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Lezione 2
• Quante e quali sono gli assi di variazione in linguistica?
Sono 5, ovvero:
- Variazione diacronica: indica la variazione lungo l’asse del tempo
- Variazione diatopica: indica la variazione della lingua in relazione allo spazio
- Variazione diastratica: indica la variazione della lingua condizionata dall’appartenenza dei
parlanti o diversi strati o gruppi sociali
- Variazione diafasica: indica la variazione della lingua condizionata dalla situazione
comunicativa, dalla funzione del messaggio e dal contesto globale o particolare.
Variazione diamesica: indica la variazione del mezzo di comunicazione, scritto o
parlato.
• Che cosa si intende per parlanti “bilingui” in Italia?
Si tratta di persone che, accanto all’italiano, parlano un dialetto o lingua minoritaria
ufficialmente riconosciuta.

Lezione 3

• Quando e in che modo si afferma il fiorentino trecentesco durante la “Questione della


lingua”?
Grazie al prestigio delle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio, il fiorentino del Trecento
cominciò a creare un certo influsso sulle “scriptae”, ma sarà solo nel ‘500 che il toscano si
imporrà definitivamente sui dialetti come lingua scritta.!Le ragioni le troviamo all’interno della
“Questione della lingua” di Bembo che prevedeva l’edizione della lingua degli autori
trecenteschi.

Lezione 4
• Quali sono i tratti principali dell’italiano “regionale”?
L’emergere di diversi italiani regionali è il risultato di un processo di unificazione linguistica
che ha portato molti dialettologi ad abbandonare l’idioma materno trasferendo molti tratti di
questo sulla lingua di recente acquisizione, ovvero l’italiano. Le componenti principali sono la
fonologia e il lessico.

Lezione 5

Come sono classificati i dialetti italiani? La varietà dialettale d'Italia non ha paragone nel dominio
romanzo, né negli altri spazi linguistici europei (slavo, germanico, ecc.). È possibile individuare tre
aree principali, all’interno delle quali si riscontrano ulteriori elementi di differenziazione :
1) dialetti italiani settentrionali (o alto-italiani), comprendenti al loro interno il gruppo dei dialetti
gallo-italici (piemontese, ligure, lombardo, trentino occidentale, emiliano, romagnolo, marghigiano
settentrionale a nord di Senigallia) e il gruppo veneto (veneto, trentino orientale, parlate di
Pordenone, Grado e Trieste);

2) dialetti toscani, comprendenti le varietà parlate in Toscana, con l’eccezione di Massa,


appartenente al tipo settentrionale;

3) dialetti centro-meridionali, comprendenti al loro interno tre aree:

• l’area mediana (o meridionale mediana), comprendente il marchigiano centrale, l’umbro e il


laziale (con l’eccezione del Lazio meridionale, di tipo meridionale), e il dialetto del capoluogo
dell'Abruzzo, l’Aquila;

• l’area meridionale (o meridionale intermedia), comprendente il dialetto laziale meridionale, il


marchigiano meridionale (parlato nell’area tra i fiumi Aso e Tronto, inclusa Ascoli Piceno),
l’abruzzese-molisano (con l’eccezione dell’aquilano, di tipo mediano), il pugliese (con l’eccezione
della Penisola salentina), il campano, il lucano, il calabrese settentrionale;
• l’area meridionale estrema, comprendente le varietà della Penisola salentina, della Calabria
centro-meridionale, della Sicilia.
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• Quali sono le caratteristiche principali dei dialetti centro-meridionali?


Si tratta di tre varietà: mediane, meridionali, meridionali estreme. Tutte quante
mantengono dal latino l’opposizione tra consonanti lunghe e brevi; mentre come
fenomeni innovativi abbiamo:
- L’opposizione tra consonanti lunghe e brevi
- Le assimilazioni consonantiche progressive
- La metafonesi, ovvero il fenomeno per cui il timbro delle vocali toniche medie o basse
subisce alterazioni
- La sonorizzazione delle consonanti occlusive sorde
- L’uso di tenere per avere
- Il possessivo enclitico

Lezione 6
- Quali sono gli ambiti di competenza della sociolinguistica? Sociolinguistica è che
qualunque fatto relativo alla collocazione sociale dei parlanti può essere posto in
correlazione con tratti significativi della loro lingua.
Le variabili sociali più significative ai fini dello studio della variazione interna alla lingua
sono:
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- Strato o gruppo sociale;


- Classe d’età,
- Sesso.
La prima rappresenta una variabile sociale, le altre due si definiscono come variabili
demografiche. Al confine tra variabili sociali e variabili demografiche si colloca il gruppo
etnico, che in alcune realtà sociolinguistiche ha particolare rilievo.

Lezione 7
- Quali sono le caratteristiche principali dell’italiano «giovanile»?
La componente principale del linguaggio giovanile è stata individuata nell’italiano
colloquiale e informale, che ne costituisce la base. Su questa si innestano: uno strato
dialettale, che si nutre di elementi tratti sia dal dialetto parlato in famiglia, la cui presenza è
più ampia di quanto si pensi, sia da altri, come il milanese, il napoletano e soprattutto il
romanesco (da cui proviene per esempio fico con valore apprezzativo); uno strato gergale,
che attinge termini ai gerghi tradizionali (da quello studentesco a quello militare o a quello
della malavita) o ne conia di nuovi per usarli, come forma di riconoscimento, all’interno del
gruppi; uno strato proveniente dalla lingua della pubblicità e dei mass media, ricco anche di
parole straniere, soprattutto anglicismi (okay, oops!); i termini propri di linguaggi settoriali,
a volte “accorciati”, spesso usati con valori traslati, metaforici (come arterio, da
arteriosclerotico, per indicare i genitori, o scannerizzare cioè guardare con insistenza).
I fenomeni più caratteristici sono gli accorciamenti e le retroformazioni (si pensi allo storico
matusa, dal biblico Matusalemme, a schizzo da schizofrenico, a spino per spinello), l’uso di
sigle e acronimi, l’iperbole, anche antifrastica (mitico, bestiale, pazzesco, sei uno schianto!,
troppo forte!)ed il gioco di parole.

Lezione 9
- Che cosa si intende per «italiano dell’uso medio»?
Il concetto di “italiano dell’uso medio” è stato presentato per la prima volta da Francesco
Sabatini in un suo omonimo saggio pubblicato nel 1985. In esso, fu avanzata l’ipotesi che in
tutta la Nazione si fosse diffusa una varietà di italiano in parte diversa dallo standard, che era
usata prevalentemente nella comunicazione orale ma poteva essere impiegata anche nello
scritto. Questo italiano dell’uso medio presenta una serie di tratti diffusi su tutto il territorio
italiano che sono usati da persone di ogni ceto e non sono limitati al discorso orale-non
pianificato e si configura come una varietà della lingua nazionale distinta sia dall’italiano
standard che dalle varietà regionali.

Lezione 10
- Che cosa si intende per fono e per grafema e quali sono le loro relazioni? Il grafema è la
minima unità grafica di un sistema alfabetico, il fono è un suono concreto adoperato
nel linguaggio, essi devono essere in corrispondenza biunivoca, cioè ad ogni segno
devo corrispondere un solo fono e viceversa
- Come sono le possibili classificazioni delle vocali? Le vocali sono classificate a seconda
della posizione delle labbra, della posizione della lingua su asse verticale e
orizzontale. Possono essere arrotondate e non arrotondate, possono essere anteriori,
centrali, posteriori e alte, medio alte, medio basse e basse.

Lezione 11
- Che cosa si intende per sillaba e quali sono le sue caratteristiche linguistiche?
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Si tratta di una unità fonologica che consiste di almeno di un elemento sillabico detto nucleo.
Il nucleo è formato da una vocale. I foni consonantici che precedono il nucleo sono detti onest
o attacco. I foni consonantici che seguono il nucleo sono detti coda. La sequenza nucleo+coda
viene indicata rima.

Lezione 12
- Che cosa sono i fenomeni di inserzione e cancellazione?
Inserzione: aggiunta di vocale o consonante per aiutare la pronuncia. All’inizio avremo
protesi, alla fine epitesi, all’interno epentesi.
Cancellazione di uno o più segmenti vocalici o consonantici: inizio aferesi, fine apocopo, in
mezzo sincope.
Lezione 15
• Che cosa si intende per morfema? Si intende la più piccola unità linguistica dotata di
significato.
• Inmorfologia, che cosa si intende per allomorfo? Rappresenta la variante di un morfema
determinata dal fonema iniziale della parola seguente, oppure da un morfema
precedente.
• Quali sono le caratteristiche del processo di flessione? La flessione aggiunge alla parola di
base informazioni relative alle categorie flessive, che in italiano sono: genere e
numero per i nomi; numero, persona, tempo, modo e aspetto per i verbi.

Lezione 17
• Come si formano - in generale - le parole derivate con prefissi?
Ci possono essere due casi:
Prefissati morfologicamente opachi: ovvero composti che non si sono formati in italiano,
ma sono stati ereditati dal latino, quindi il verbo che costituisce la base non è più
riconoscibile.
Semanticamente opachi: ovvero le parole derivate per precisazione non sono
composizionali ovvero prescindibili sulla base della composizione dei significati degli
elementi che le costituiscono.

Lezione 18
- Nella formazione delle parole in che cosa consiste il processo di composizione?
Consiste nella formazione di parole nuove a partire da due parole esistenti
indipendentemente nel lessico

Lezione 20
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- In quanti tipi sono classificati i sintagmi?


I sintagmi o costituenti sono le unità intermedie tra la frase e le singole parole e sono
classificati in: sintagmi nominali, sintagmi aggettivali, sintagmi verbali, sintagmi
preposizionali e sintagmi avverbiali.
- Che cosa si intende per «sintagma»?
Un sintagma è definibile come la minima combinazione di parole che funzioni come
un’unità della struttura frasale. I sintagmi sono costruiti attorno ad una Testa, sulla cui base
vengono classificati e da cui prendono il nome.

Lezione 21
- Quali sono le caratteristiche principali della «frase semplice»?
La frase semplice o proposizione è un insieme di parole di senso compiuto usate per dire
qualcosa e organizzate intorno ad un solo verbo detto predicato. Formano una
proposizione due elementi necessari e sufficienti: l’argomento o sintagma nominale, cioè il
nome o altra parte del discorso in funzione nominale, il predicato o sintagma verbale, cioè
il verbo. La frase semplice presenta le seguenti caratteristiche.

Lezione 22
- Che cosa si intende in linguistica per «oggetto diretto»?
L’oggetto diretto in linguistica è il complemento oggetto. È realizzato da un sintagma
nominale, da una proposizione o da un pronome.
- Che cosa si intende in linguistica per «soggetto»?
Il soggetto di una frase è qualsiasi parte della frase a cui è riferito il predicato: se il
predicato è singolare, anche il soggetto sarà singolare.

Lezione 24
- In che cosa si differenziano i «verbi inaccusativi» dai «verbi non-accusativi»?
I verbi non-transitivi, a loro volta, si suddividono in due classi: Inaccusativi (o “non transitivi
essere”) e Non-accusativi (o “non transitivi avere” o semplicemente intransitivi). I verbi
inaccusativi sono accomunati tutti da una proprietà morfo-sintattica: nei tempi composti
hanno tutti l’ausiliare essere. Le costruzioni inaccusative possono essere di tre tipi: la
costruzione passiva; la costruzione del si passivo; la costruzione copulativa.

Lezione 25
- In italiano, quali sono gli ausiliari del passivo?
Nella costruzione passiva italiana i verbi ausiliari usati più frequentemente sono i verbi
essere e avere, ma questi non sono gli unici ausiliari usati dalla lingua italiana. È utilizzato
anche il verbo venire al posto di essere nella forma passiva dei tempi semplici, per esempio
“viene chiamato” al posto di “è chiamato”; oppure il verbo andare, combinato al passivo,
indica una necessità: “il direttore va chiamato” equivale a dire “il direttore deve essere
chiamato”.

Lezione 26
- In italiano, quali sono i due valori fondamentali del pronome clitico si?
Il pronome clitico si ha in italiano due valori fondamentali: impersonale-passivo solo alla
terza persona singolare del verbo, e riflessivo-reciproco, usato per tutte e sei le persone.

Lezione 28
• Quali sono le caratteristiche del paradigma del verbo?
Il paradigma del verbo propone le voci fondamentali del verbo da cui derivano tutte le
altre.

Lezione 29
• Quali sono gli usi del “presente indicativo”?
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Il presente indicativo esprime la simultaneità di un’azione rispetto al momento


dell’enunciazione.
Es. Arrivo proprio ora..!In combinazione con avverbi o SP con valore temporale può esprimere
posteriorità rispetto al momento dell’enunciazione, al posto del futuro:!es. Domani vado a
fare la spesa.
• Quali sono le caratteristiche dell’ ”aspetto perfettivo” del verbo?
Si suddivide in aoristico e compiuto:
Aoristico: fa riferimento ad un evento singolo, considerato nella sua globalità e gli effetti della
situazione espressa dal verbo sono non perduranti nel momento di riferimento:
Es. Giovanni si tuffò in piscina.
Compiuto: esprime il perdurare, nel momento di riferimento, del risultato di un evento
compiutosi in precedenza.
Es. Giovanni si è tuffato in piscina da alcuni minuti.

Lezione 31
• Come si struttura il “sintagma nominale”?
L’elemento principale è detto testa, questa appartiene ad una categoria lessicale. Oltre a
questa troviamo dei modificatori, i quali si vengono a trovare in un rapporto di
dipendenza rispetto alla categoria modificata; questi possono trovarsi prima o dopo la
testa, nel primo caso sono chiamati specificatori, nel secondo caso, complementi.
• All’interno del sintagma nominale, cosa indicano “genere” e “numero”
I nomi sono morfologicamente marcati per le categorie
Genere: maschile o femminile
Numero: singolare o plurale

Lezione 32
- Come possono essere classificati gli articoli?
Gli articoli sono uno dei modificatori prenomininali, cioè quegli elementi che nel SN possono
occupare la posizione di specificatore. Gli articoli si suddividono in due gruppi: definiti e
indefiniti. La maggior parte diessi presenta degli allomorfi (es. il, lo, i, gli).
L’articolo definito si usa quando il parlante ritiene che l’ascoltatore sia in grado di
individuare il referente al quale il SN che contiene l’Art def rimanda. L’articolo indefinito,
invece, introduce un referente (da parte del parlante) di cui non viene richiesta all’ascoltatore
l’identificazione.

Lezione 33
- Che cosa esprimono, rispettivamente, il «superlativo assoluto» e il «comparativo»?
Il superlativo assoluto indica il grado massimo della proprietà indicata: es. bellissimo
‘bello al sommo grado’, ecc. Il comparativo, invece, indica un grado di una proprietà messa
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al rapporto rispetto ad un'altra(es. più bello <rispetto a…>). Mentre in latino il comparativo di
maggioranza era generalmente sintetico,cioè formato attraverso l’aggiunta di suffissi
derivativi specifici all’A (-ior/-ius ), in italiano è espresso in modo analitico, cioè attraverso la
giustapposizione di parole distinte, l’avverbio più e l’aggettivo (vedi esempio prec.)

Lezione 34
- Quali sono le caratteristiche delle preposizioni polisillabiche?
Le P polisillabiche (o improprie o avverbiali) constano di due o più sillabe e sono portatrici di
accento (sono cioè toniche). Al contrario delle P monosillabiche, possono occorrere
senza complemento e hanno un significato lessicale più preciso, e dunque meno legato al
contesto (es. lontano da casa, accanto al tavolo,ecc.)

Lezione 36
- Quali caratteristiche hanno i pronomi «clitici»?
I pronomi clitici occupano una posizione fissa nella frase, sono cioè sempre contigui al
verbo. Più precisamente: hanno una posizione preverbale (PROCLISI) con le forme finite del
verbo, ad eccezione che con l’imperativo: ti chiamo domani; gli parlerei, se lo conoscessi.
Hanno una posizione postverbale (ENCLISI) con le forme non finite del verbo (infinito,
participio e gerundio) e con l’imperativo.
Diversamente dai pronomi liberi, i clitici non possono essere usati in isolamento.
I pronomi clitici si differenziano secondo tre parametri: il caso (si distingue tra Accusativo e
Dativo), la persona (I-III singolare e plurale) e il genere (maschile e femminile).

Lezione 37
- Indicare a che cosa corrispondono, dal punto della funzione sintattica, i pronomi «clitici
accusativi»? Fare qualche esempio.
I clitici accusativi corrispondono dal punto di vista della funzione sintattica a dei sintagmi
nominali (= SN)con funzione di Oggetto diretto. Alcuni esempi di pronomi clitici accusativi
sono: Ho visto te e lui a teatro ->Vi ho visti a teatro / Continuava a chiamare
l’infermiera -> Continuava a chiamarla. Al clitico lo può corrispondere anche una
proposizione del tipo [che + verbo di modo finito] o [di + infinito] (= proposizione oggettiva
esplicita o implicita), es: Ieri ho deciso di partire -> Ieri l’ho deciso.
- Indicare a che cosa corrispondono dal punto della funzione sintattica i pronomi «clitici
dativi»? Fare qualche esempio.
pronomi clitici dativi corrispondono a dei SP del tipo [a + SN]. Ma non tutti i SP [a + SN]
possono essere resic on i clitici dativi. Il clitico dativo corrisponde solo all’Oggetto indiretto
(es. A me interessa molto il cinema -> Mi interessa molto il cinema / A noi piace
molto la pittura fiamminga -> Ci piace molto la pittura fiamminga / Ho regalato
un libro a Mario -> Gli ho regalato un libro). Il clitico dativo non può
pronominalizzare i SP [a + SN] selezionati da verbi come pensare, rinunciare, aggiungere,
aspirare, abituarsi,ecc. né da verbi di movimento.
- Indicare a che cosa corrispondono dal punto della funzione sintattica i pronomi «clitici
locativi»? Fare qualche esempio.
Il clitico locativo ci (o vi, meno usato) viene classificato nella grammatica tradizionale come un
avverbio di luogo, ma il suo comportamento sintattico è analogo a quello di un
pronome personale clitico. Puòs ostituire, infatti, diversi tipi di SP che corrispondono a
complementi differenti: luogo (es. Passo raramente per Milano -> Ci passo raramente) /
preposizionali (es. Voglio ragionare sui dati -> Ci voglio ragionare).
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Lezione 38
- Quali sono le caratteristiche dei pronomi «riflessivi»?
I pronomi riflessivi si presentano in due serie, una di pronomi liberi e una di pronomi clitici. I
riflessivi liberi corrispondono a dei SN, hanno solo funzione di caso obliquo e si usano
quando il riflessivo è retto da una preposizione o quando il riflessivo è focalizzato,
contrastato o contrapposto. I clitici riflessivi, invece, hanno valore accusativo o dativo e
corrispondono a un oggetto diretto o indiretto. I pronomi riflessivi hanno un uso solo e, in
particolare, vengono usati quando sono co referenziali (cioè si riferiscono allo stesso
referente) con il Soggetto della frase in cui si trovano.

Lezione 40
• Che cosa si intende per “frase complessa”?
La frase complessa è l’intera struttura rasale che contiene tra i suoi costituenti una
proposizione; all’interno di questa, ogni singola frase che contiene una proposizione è detta
matrice.

Lezione 42
• Come può essere descritto il “periodo ipotetico”?
É una costruzione formata da due frasi, la matrice, detta apodosi, che esprime la
conseguenza; e una proposizione condizionale introdotta dalla congiunzione “se”, detta
protasi, che esprime la condizione. Generalmente la protasi precede l’apodosi:
Es. Se hai fame, c’è un bar aperto dietro l’angolo.

Lezione 43
• Che cosa si intende per “ordine marcato” delle parole nella frase?
Si intende che l’ordine delle parole, sulla base delle proprietà sintattiche, sono strutturate in
modo basico nella frase.
Es. I piatti, li lava Maria.

Lezione 45
• Che cosa riguarda la “deissi temporale”?
Riguarda le espressioni che fanno riferimento al momento dell’enunciazione. Abbiamo, ad
esempio, gli avverbi di tempo “ora, adesso ecc.”, espressioni temporali contenenti un
sintagma nominale di tempo: “fra tre giorni, ecc.” E riguarda anche i tempi della flessione
verbale che permettono di localizzare un determinato evento sull’asse temporale a partire dal
momento dell’enunciazione: es “Non so se piove”
• Che cosa riguarda la “deissi spaziale”?
Riguarda quelle espressioni che fanno riferimento al luogo in cui si trova il parlante nell’atto
di comunicare. Ad esempio gli avverbi “qui, qua,” e gli aggettivi e pronomi dimostrativi come
“questo, quello”. É un sistema binario orientato sul parlante.
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Lezione 46
- Quali sono i principali tratti fonologici dell’italiano dell’uso medio?
- Neutralizzazione dell’opposizione tra vocali medio basse e medio alte al di fuori della
Toscana: pèsca /pska/ vs. pésca/pesca;
- Neutralizzazione dell’opposizione tra s sorda e sonora (/s/: /z/) in contesto intervocalico al
di fuori della Toscana;
- Assenza del raddoppiamento fonosintattico;
- Assenza della prostesi di i- davanti a ‘s +consonante’;
- Ricorso limitato alle varianti eufoniche ed. ad.
- Scarsa produttività dei fenomeni di elisione e troncamento.

Lezione 48
- Che cosa si intende per «calco»?
Il calco è la riproduzione di un elemento linguistico alloglotto nel solo aspetto del
significato: prima analisi modello dei suoi costituenti e poi la traduzione in italiano di questi
retro +terra.
- Che cosa si intende per «prestito»?
Il prestito, o forestierismo, è la riproduzione di un elemento linguistico alloglotto nel
duplice aspetto del significato e significante.
- Di che tipo può essere un «prestito»?
Prestiti non adattati, parole identiche alla lingua originale: SMOG;
prestiti adattati fonologicamente, soddisfano le restrizioni fonologiche della lingua di
arrivo: BRINDISI
prestiti adattati morfologicamente, inseriti nei paradigmi della coniugazione verbale o della
flessione nominale: GUERRA.

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