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03/03/2022
Gli anni scorsi tenuto un corso sulla Roma nella prima metà e nella seconda metà del ‘700,
continuità per cui quella tradizione classicista viene recuperata e traghettata nel XVIII
secolo attraverso Bellori e Maratti che si fanno portavoce dell’interesse che la città da
sempre coltiva per al tradizione classicista e sin dai primi anni del secolo definiranno la
Roma come patria dell’antico che significa anche Roma patria del disegno, gli artisti a
Roma a partire dalla scuola marattesca si formano nella tradizione dell’importanza del
disegno che non è un esercizio della mano quanto uno strumento che serve ad educare lo
spirito e che serve nella ricerca dell’idea che è un assunto che Bellori aveva portato in voga
nella produzione degli anni ’70 del ‘700 quando racconta cos’è l’idea e tutto questo si lega
all’uso del disegno, quindi Roma nel ‘700 è la patria del disegno, il luogo dove l’artista si
l’istituzione nel 1790 dell’Accademia dell’Arcadia, una vera e propria istituzione pubblica
nuova per la città, dove si pratica l’unione delle arti. Elementi che rinnovano radicalmente
il contesto artistico romano, in sintesi. Ma perché partire da questo? L’unica scuola che
contrasta l’autorevolezza delle arti a Roma è Venezia e non è un caso che nel corso del ‘700
la scuola veneziana rivendichi una propria autonomia con dei caratteri che alimentano una
contrapposizione andando incontro a quella dicotomia che risale a chi? A Vasari, il primo
a creare la giustapposizione tra la pratica del disegno (Firenze) e quella del colore
(Venezia), era lui che aveva fatto dire a Michelangelo che andando a visitare il Belvedere
disegnare. Nel ‘700, quando la scuola veneziano vuole contrastare la scuola romana c’è
questa rivendicazione da parte dei veneziani della grande abilità dell’uso del colore. Ma
c’è un altro elemento: la legittimità della fantasia, la scuola veneziana sin dall’inizio del
secolo rivendica la libertà creativa dell’artista quando a Roma l’artista viene ricondotto alla
caso che in Italia una delle ultime accademie ad essere istituite è proprio quella di Venezia,
per comprendere resistenza verso questa istituzione che nel ‘700 vuole scegliere la norma e
formare gli artsti secondo questa norma. Nel ‘700 le accademie diventano le istituzioni che
Cantiere del Palazzo Reale di Madrid, quando vengono chiamati per affrescare Mengs e
Giambattista Tiepolo perché in questo cantiere alla fine degli anni ’60 del ‘700 si volevano
mettere a confronto queste due scuole. Tiepolo muore nel 1770 a Madrid, e il figlio
Giandomenico Tiepolo, che neppure lui torna a Venezia e fu aiutante del padre in tutti i
cantieri europei, diventa un punto di riferimento importante per Venezia anche se rimane
un po' in ombra del padre ma è momento di dargli l’importanza che merita: è un artista
che si colloca in un momento cruciale della storia europea, anni della rivoluzione francese,
protagonista di quelle richieste dell’ancien regime ma chiude la sua carriera con una presa di
coscienza di una realtà storica in trasformazione che poi analizzeremo (serie di affreschi
della sua casa di campagna a Zianico dove lavorerà tornato dalla Spagna per circa 20 anni
e decorerà il portego con un dipinto intitolato “il mondo nuovo” e dedicando una delle
stanze più belle a Pulcinella (dedicare a questa figura la dice lunga se consideriamo che nei
cantieri del padre gli eroi erano stati i grandi protagonisti della storia).
Importanza di Venezia con Luca Carlevaris e Canaletto che sono i massimi rappresentanti
del vedutismo: pittura di paesaggio che ha come soggetto la città, che non è così scontato.
Chi è che introduce il genere in Italia? Vanvitelli che si trasferisce a Roma negli anni ’80
del ‘600 portando con sé un oggetto sconosciuto al contesto italiano: la camera ottica o
camera oscura, una sorta di antenata della macchina fotografica, ma quello che è
importante è che lui seleziona una serie di riprese di Roma ed è importante perché questa
selezione che riguarda le piazza più importanti, vedute del Lungotevere e dei fori romani,
rimarrà costante fino alla fine dell’800, scelta la cui fortuna rimane incontrastata, verrà
ripresa addirittura dai fotografi (Alinari, Caneva, ecc.) quindi questo è molto importante
vaccino – foro romano, Colosseo, grandi piazze barocche come piazza del popolo, san
Pietro, piazza navona). Chi sono i destinatari di questi? All’inizio quando Vanvitelli inizia
a dipingere questi temi sono le famiglie aristocratiche soprattutto romane che amano avere
questo repertorio che si presta ad essere anche usato su formati differenti (piccoli quadri o
quadri da cavalletto ma anche fino a 150 160 cm di larghezza). Poi a partire dalla fine del
‘600 questo genere trova l’interesse dei GRANTURISTI (coloro i quali effettuano il Grand
di educare i rampolli destinati a diventare figure autorevoli della politica inglese, con
un’idea altissima della politica e cioè che prima di amministrare un paese c’è una necessità
sensibilità al bello quando ancora il bello ha a che fare con l’etica e la morale). Quando poi
questi granturisti arrivano a Roma intendono tornare in Inghilterra portando una memoria
dai 15 anni di età ai 20. Cosa succede a Vanvittel? Questa fortuna del vedutismo è una
fortuna legata al Grand Tour e che quindi altre città possono rientrare nel repertorio,
prima fra tutte Venezia, che all’inizio del secolo anche per i rapporti diplomatici e politici
con l’Inghilterra è una città importante e nel 1795 Vanvittel se ne va a Venezia, e raccoglie
una serie di disegni tramite la camera ottica da tradurre poi in dipinti. Cos’è la camera
ottica?
soggetto e attraverso un
su un foglio quadrettato
che dà la possibilità di ricalcare il perimetro della veduta, sistema puntuale della ripresa
della veduta.
ha le misure di un
quadro di cavalletto e
monumenti della città (in questo caso imbocco di Canal Grande e la chiesa di Santa Maria
della Salute) c’è poi la città della vita sul canale, le gondole, le attività della città.
dimensioni di un
anche la data e la
firma e questo ci fa
capire l’importanza
si è allargato a tal
punto da avere le
della formazione degli artisti, rivendica l’importanza dei generi pittorici stabilendo una
graduatoria e in cima c’è il quadro di storia e all’ultimo gradino la natura morta e non va
molto meglio la pittura di paesaggio e quella di veduta e tanto più se l’artista si serve di
uno strumento come la camera ottica, perché? Perché passa per essere uno strumento
che è quello di rivendicare le arti del disegno come arti filosofiche, intellettuali, tutta la
storia dell’arte e tutta la critica d’arte del ‘700 tende ad elevare il livello dell’arte e del
disegno alle altre arti speculative e in questo Roma fa un lavoro straordinario perché è la
prima e l’unica che chiede all’arte del disegno di dialogare con le altre arti (poesia,
letteratura, storia, musica – quadri di Batoni). Vediamo nel powerpoint alcuni dipinti di
Vanvitelli per ricordare le sue prime prove romane. Chi erediterà il suo testimone?
GIOVANNI PANINI, stesso soggetto, stesso punto di vista, ma negli anni ’40 succede una
vere e proprie vedute atmosferiche. Ricordare Panini rivedendo una coppia di quadri
Francia a Roma che gli chiede nel 1754 due grandissime tele dove viene rappresentata
Roma antica e Roma moderna dove diversi monumenti vengono messi a fuoco con l’idea
di una galleria dove dipinti rappresentano il patrimonio straordinario della città, Roma
moderna in pendant con la Roma antica dove i monumenti sono facilmente individuabili.
Ricordiamo che Venezia all’inizio del ‘700 è una città dove è viva la tradizione dei libri a
una guida che esce nel 1700 e che racconta la città. Cerca di incentivare quella che noi oggi
definiremmo l’aspetto turistico della città, la peculiarità della città si presta a promuoverne
l’aspetto turistico con tutto quello che comporta: importanza crescente del carnevale nel
corso del ‘700, che durava settimane e settimane che era un momento di festa dove tutti i
dove morirà nel 1730, abbiamo un ritratto giovanile attribuito a Fra Galgario in cui non
iconosgrafia incosueta per un artista, non lo idintificheremmo mai come un pittore perché
qui viene rappresentato come una sorta di geografo, di cui ha gli strumenti tipici, quale il
primo piano. Capiamo che questo ritratto ha a che fare con quello che dicevamo prima:
Carlevarijs rivendica la statura di studioso e intellettuale, forse anche contro quella pratica
della camera ottica che forse lui non usa, è lo studioso di matematica, di prospettiva, è
l’artista intellettuale. Una delle sue prime opere è una serie di incisioni, 101 acqueforti
geografo, compasso,
rigida ma la raccolta ha un certo successo anche perché è la più completa che si possa
mettere a disposizione del mercato degli stranieri. Ci sono delle figure, repertorio di
monumenti e com’era nelle suite di stampe dalla metà del ‘500 in avanti i monumenti
erano suddivisi tematicamente, in questo caso le chiese ma c’è anche una VOLONTA’ DI
persone (aneddoto di
professore), centro di
Abbiamo una serie di disegni di Carlevarijs che sono dei veri e propri ritratti della città.
altro ritratto di Nazari è il ritratto del più famoso cantato dell’epoca, castrato, Farinelli
ingenti che si è fatto rappresentare come una sorta di aristocratico. Abbiamo un altro
un’Accademia privata di
rappresenta mentre
disegna, Apollo
accompagna il
committente indicando
pittura del ‘700) e c’è anche la Storia, l’arte è in grado di tramandare la memoria, in questo
fama dell’artista.
in lui c’è la vicenda di tantri artisti che con l’impegno raggiungono una posizione sociale
elevata). Corvi sullo sfondo rappresenta la Venere Medicea (celebra famiglia Medici) e i
fogli in cui si vede una testa proporzionata e due volumi di prospettiva e anatomia,
Vediamo Carlevarijs all’opera, nel 1703 realizza un dipinto che rappresenta la Riva degli
De Charmont, un quadro che racconta la città in questo rapporto diplomatico con il resto
dell’Europa e quindi un attestato dell’autorevolezza della città dal punto di vista politico
della città.
Anche un altro quadro che riprende la trafizione dei teleri e ricorda la regata su Canal
raccontare in queste immagini rappresentative della città e del suo contesto l’entrata degli
capolavori.
Canal Grande.
Raccolta che si chiama “I mestieri per strada di Venezia”, una serie di incisioni che
raccontano i mestieri che si potevano trovare a Venezia lungo le strade e ci sono dei
che stavano a Piazza San Marco e affittavano i palchi del teatro sia in occasione di
quindi), raccolta degli anni ’60 – ’70 del ‘700 di cui i quadri di Carlevarijs anticipano alcuni
L’artista più amato di capricci è Panini che produrrà centinaio di capricci dove il tema è
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Riprendiamo il discorso: nel ‘700 vige ancora l’idea della gerarchia dei generi, per cui
l’Accademia stabilisce una graduatoria che mette al primo posto la pittura di storia, fino ad
arrivare all’ultimo genere che è quello della natura morta. Ma se è vero che questa
gerarchia rimane salda anche nella considerazione dell’artista (un pittore di storia è di più
alto livello – Pompeo Batoni rimane fuori dall’Accademia di San Luca perché ad un certo
punto era diventato il ritrattista per diletto dei granturisti e questo in una città come Roma
veniva considerato come qualcosa che screditava l’artista), il successo di generi come la
perché si deve tenere conto di un aspetto fondamentale: che il mercato delle arti a Roma,
come a Venezia, come a Napoli, viene alimentato dai granturisti nel ‘700 e dagli inglesi che
essendo una nazione protestante non ha in grande simpatia la pittura sacra e non ama la
pittura di storia. C’è da fare una premessa: il contesto inglese del ‘700 vede mancare una
scuola e una pittura nazionale fino al ‘700, perché il fatto di essere stata una nazione
protestante l’ha tenuta lontano dalle arti, ci si volge ad artisti stranieri, solo quando
che l’inghilterra si pone il problema di avere una Accademia e l’artista è William Hogarth,
e i pittori di paesaggio sono quelli a cui più facilmente ci si rivolge. Il primo grande
paesaggista inglese, Hogarth, si formerà proprio in Italia, a Roma anche , in cui raccoglierà
pittori di paesaggio che si formano nella sua celeberrima scuola a Covent Garden e che
dell’Inghelterra e questo ci fa capire che quando si parla di aeti nel ‘700 bisogna avere uno
sguardo aperto sul mondo, il ‘700 è un momento di scambio reale tra la nazione italiana e
CANALETTO è il più amato forse tra i pittori veneziani, soprattutto dagli inglesi, tant’è
che si trasferirà in Inghilterra. Abbiamo un unico ritratto di Canaletto, benchè fosse molto
noto e molto ricco: ritratto che è il frontespizio di una raccolta di incisioni, la prima
raccolta delle opere di Canaletto, incisioni di traduzioni, che riproducono quadri ad olio.
Nella foto abbiamo la camera ottica che si pensa che sia stata proprio la sua (opera con la
camera ottica) e vediamo anche nella slide una incisione di una camera ottica portatile che
usata da Canaletto, perché usare la camera ottica non è così semplice, si tratta di avere una
grande capacità nella ricomposizione dei pezzi dei paesaggi inquadrati e c’è l’importanza
del PUNTO DI VISTA e della capacità di creare delle FUGHE PROSPETTICHE, che nei
suoi quadri non corrispondono quasi mai alla realtà: nelle fughe prospettiche
dell’immagine inquadrata lui si prende delle grandi libertà. Abbiamo una mese piuttosto
consistente di disegni perché il modo di usare la camera ottica è anche questo: riuscire a
riprendere il disegno che poi viene elaborato a mano libera. La collezione di Joseph Smith
mediatore tra il mercato veneziano e i suoi connazionali, è colui che mette in contatto gli
possiamo immaginare anche oggi, è uno dei primi casi che noi ben conosciamo e diventa
l’agente artistico di alcune personalità che si muovono nel contesto artistico veneziano, in
primo luogo Canaletto, ma anche una ritrattista come Alba Carriera e Francesco Zuccarelli,
paesaggista. Come tutti gli agenti, Smith aveva una collezione privata, raccoglieva le
opere, idisegni, le incisioni degli artisti che proteggeva perché erano materiali utilizzati
nella vendita di opere d’arte dei suoi artisti. Nel 1760 Giorgio III manda un agente a
Venezia chiedendo di acquistare la collezione di Smith e due anni dopo la collezione viene
acquistata (Giorgio III d’Inghilterra era un grande estimatore ed appassionato di arte, cosa
insolita se consideriamo che l’Inghilterra non aveva grande passione per le arti –
succede quando viene spodestato? Che tutta quella collezione viene dispersa attraverso
un’asta ed è il motivo per cui ad esempio la Morte della Vergine di Caravaggio finirà in
Francia). Giorgio III rivendica la necessità di circondarsi di opere d’arte e l’acquisto della
Ciò che possiamo notare nei disegni di Canaletto è la libertà del segno, che si ritroverà
anche nelle incisioni, grande tecnica di Canaletto a cui poi guarderà Piranesi (idea delle
incisioni su grande formato inaugurata da Canaletto e poi la libertà del segno, perché se
guardiamo le incisioni del ‘500 e del ‘600 i tratti sono sempre lineari, qui invece c’è una
libertà in questo). Vediamo la qualità dei disegni, l’idea di raccontare la città, la vita, i
lavori, le imbarcazioni (come Carlevarijs) e in questi disegni viene fuori un doppio registro
perché ci sono le riprese delle icone figurative della città ma c’è anche la città meno nota,
dove l’interesse è quello di scoprire punti di vista differenti, che si potrebbe mettere in
rapporto con Van Vittel (i primi acquirenti sono le famiglie aristocratiche di Roma – la
stessa cosa non succede per Canaletto, che lavora principalmente per gli inglesi e i
granturisti, più che per i veneziani). Gli acquirenti stranieri cercheranno le vedute più note
nei dipinti di Canaletto, trovare delle vedute di luoghi meno noti è cosa piuttosto rara e
soggetto raro.
Ci sono anche disegni, come quello di Berlino, che ci fa capire come Canaletto prende tutta
una serie di appunti riguardante il colore ad esempio. Il rapporto del pittore di paesaggio
con il naturale è molto importante ed è un rapporto che si modifica nella seconda metà del
‘700 quando una serie di artisti, soprattutto inglesi, decideranno che il pittore di paesaggio
deve lavorare nel contatto stretto con il naturale, con il paesaggio, osservando
direttamente la natura, senza la traduzione del disegno che viene utilizzato nella bottega,
ma sono quadri di piccolo formato o acquerelli, non una pittura di cavalletto. Disegni
pronti per essere venduti, piccoli capolavori di veduta, esempio l’allestimento a Piazza San
Marco il giovedì grasso, come anche la Veduta dei Cantori di San Marco che ci ricorda un
che questo rapporto lo mette subito in grado di usare la prospettiva e lo mette in rapporto
con il tema della veduta e del paesaggio perché le quinte avevano come soggetto o vedute
Di questo soggiorno abbiamo una serie di disegni, oggi al British Museum (esempio i fogli
romane, quidni la veduta del Colosseo con l’arco di Costantino, l’arco di Tito, ecc.). Questi
una delle primissime opere di Canaletto si deve ad un gruppo di dipinti il cui mediatore è
un agente teatrale, Mc Swiney, che aveva per un granturista inglese una trovata: incaricare
alcuni celebri pittori bolognesi e veneziani di eseguire delle grandi tele che sarebbero
dovute essere in una camera da pranzo che hanno ocme soggetto tombe allegoriche di
personaggi illustri inglesi, che hanno reso celebre l’ascesa degli wig (partito politico che è
quello che riesce a spodestare i toryes, si presentano come una classe politica nuova che
istaura la prima monarchia parlamentare in Europa, fondamentale per l’idea del potere
che cambia, non più monarca assolutista, ma circondato da un Parlamento, nuovi anche da
della chiamata in Inghilterra non solo di Canaletto ma anche dei Ricci, Arrigoni, ecc.). Una
serie di tombe allegoriche che vedono all’opera 3 artisti: pittore di figura, di architettura e
di paesaggio. Pittoni per le figure, Canaletto per le architetture e Cimaroli per il paesaggio
per la tomaba di Tillson; altra opera con gli stessi compiti nella tomba allegorica di Lord
Somers. Abbiamo delle lettere che ci parlano di queste commissioni e Mc Swiney parlando
al committente, duca di Richmond, ci fa capire che nel 1727 è già l’artista più amato per il
vedutismo nel contesto veneziano. Dobbiamo notare in questi dipinti degli anni ’20 i colori
più scuri e più terrosi, che appartiene al carattere dell’artista, adesione ad un senso
atmosferico, immagine molto polverosa ma anche una pennellata mossa. Le cose poi
dimentichiamo che il ‘700 è anche il secolo in cui si inizia a ragionare sulla necessità della
tutela e della protezione del patrimonio (a Roma quel famoso spoglio dei monumenti
antichi dei travertini, delle lastre di marmo, che per secoli vengono utilizzati per fare della
sostituisce l’autorità della storia, storia che si ricava proprio dai monumenti. Emblema del
potere politico e sede della repubblica è il palazzo ducale, davanti a cui viene
la facciata del palazzo come anche una porzione della facciata della chiesa, questo è quello
Vediamo la residenza di Smith che si fa costruire una residenza su Canal Grande come un
vero aristocratico e si fa costruire anche una villa a Mogliano, in terraferma, dove ospita gli
aristocratici inglesi e dove tiene la gran parte della sua collezione e non è un caso che una
figura importante come Robert Adam sia ospitato a Mogliano e nel 1757 Adam si trova a
scrivere che “è una delle più notevoli collezioni che io abbia mai visto”. Ecco i quadri che
Canaletto tiene in casa e che poi saranno quelli che passeranno alla Royal Collection e
capiamo come appunto probabilmente è una richiesta di Smith, come cambia lo stile
dell’artista: schiarirsi progressivo delle tinte fino a diventare brillanti e una idea di veduta
quasi fiamminga, con quella volontà meticolosa di rappresentare il singolo dettaglio, nel
primo come nel piano ultimo della veduta. Se vediamo una veduta del ‘600 e una del ‘700
le riconosciamo per lo spazio che viene dato al CIELO: in quella del ‘700 viene data la metà
se non più dello spazio al cielo, diventa fondamentale. Constable dedicherà centinaia di
Canaletto è un pittore straordinario, ha una tale capacità anche di restituire luci, ombre,
cronologicamente e andiamo di fronte alla Sala da pranzo a Bedford House del duca di
Bedford che commissiona ben 24 vedute di Venezia, dove ancora oggi sono esposte. Altri
dipinti sempre legati ad acquirenti inglesi, come Harvey e poi un quadro documentario
anceh molto importante: occasioni pubbliche per conoscere gli artisti contemporanee ma
anche le collezioni storiche della città, il giorno della festa di San Rocco che cade in agosto,
davanti alla scuola di San Rocco, le più importanti famiglie aristocratiche esibivano i loro
capolavori posseduti e gli artisti esponevano le loro opere (occasioni di presentare anche
opere che poi entrano nel mercato internazionale per famiglie aristocratiche in cattive
acque).
La prima raccolta di incisioni di Canaletto: Antonio Visentini incide le opere in realtà,
Venezia 1735, 14 incisioni e nel 1742 una seconda edizione fino ad arrivare a 40 tavole.
Perché le incisioni? Si sta sviluppando un mercato “borghese” che non può attingere al
quadro ad olio e si accontenta delle incisioni + nel ‘700 le incisioni hanno uno spazio
aggiornata sui repertori di incisioni che escono a Parigi ed in Italia e dice che il suo più
grande diletto è sfogliare questi grandi album di incisioni. MA nel 1744, dopo la seconda
edizione visentiniana, Canaletto decide di fare da solo, sarà lui ad incidere le sue incisioni,
non una terza persona e non saranno più le traduzioni di opere ad olio ma la veduta come
strumento di osservazione del contesto (il frontespizio non parla “Da Antonio Canal” ma
di vedute studiate nel contesto geografico di Venezia e della sua terraferma, alcune ideali
cos’è diventato il segno del bulino sulla lastra nella mano di Canaletto? Osserviamo il
dettaglio del terreno, grande capacità tecnica, utilizza il bulino come se fosse una matita.
“Torre di Malghera” uno dei massimi capolavori incisori di tutti i tempi (preferito del
prof), intanto per il soggetto che è una torre medievale che sta nella laguna veneziana e lui
rappresenta questa torre con intorno una serie di pescatori con il dettaglio della gondola
ripresa per metà che sembra uscire o entrare nell’inquadratura con un occhio quasi
fotografico e poi guardiamo il segno dell’acqua che sembra far avvertire il tremolio della
austriaca che taglia in due l’Europa dal 1740 al 1748 e finisce il flusso di granturisti
dall’Inghilterra e allora Canaletto nel 1746 decide di trasferirsi a Londra, dove rimane fino
a molti anni dopo, nel 1755, ha trovato una serie di committenti che fanno la sua fortuna, è
ricevuto come il Grande Maestro della pittura internazionale e questo gli dà fortuna ed
agio. Abbiamo una serie di disegni magnifici e le sue opere più celebri sono quelle
dedicate al Tamigi, non a caso, in quanto era abituato a rappresentare Canal Grande.
Vicenda di grande fascino perché permette a Canaletto di entrare in contatto con l’alta
borghesia (Inghilterra nel ‘700 è l’unica vera nazione che ha una borghesia
imprenditoriale, con grandi patrimoni) che non era abituata al Grand Tour e la presenza di
Canaletto a Londra gli darà la possibilità di entrarci in contatto, che è interessata ad altri
parlando, ma cosa lo rendeva straordinario? L’ampiezza delle arcate che erano frutto di
calcoli straordinari e Canaletto nel 1747 col ponte ancora in costruzione esegue disegni ed
opere ad olio e il suo quadro più celebre ed originale è quello che riprende la city vista da
un’arcata del ponte quando ancora ci sono le cèntine che sorreggono l’arcata e il secchio
appeso ad una corda che poteva essere uno spunto reale del momento della costruzione
dell’arcata, è uno strumento di confronto (il quadro è La city di Londra vista da un’arcata del
Il personaggio che vediamo nel busto all’antico è il busto di Thomas Hollis che G. B.
di petto e di spalle”]ed era un imprenditore che aveva avuto un’idea straordinaria, ovvero
quella di dotare la città di uno spazio di ritrovo, un palco dove si esibiscono cantori,
fondamentale per avviare il genere del vedutismo in Inghilterra stessa. Committenza che
non può arrivare a Canaletto e che si accontenta di Scott o Marlow, di cui abbiamo un
dalle rive del Tamigi, 1789 ca.,): l’Adelphi, un edificio costruito dal grande architetto Adam,
con suo fratello, che si inventa una cosa che avrà un successo straordianario del corso
dell’800: edificio con appartamenti di lusso da dare in affitto o da acquistare, non più il
palazzo aristocratico di ubicazione urbana ma un grande edificio dove sono ubicati degli
appartamenti di gran lusso per cui chi non si può permettere la residenza aristocratica ha
la possibilità di distinguersi attraverso un’abitazione di lusso che non ha i costi di un
palazzo aristocratico (Gerryc, attore shakespiriano che acquisterà qui il suo appartamento).
Capriccio con edifici palladiani che appartiene alla collezione Algarotti, possessore di una
grande collezione ben nota ai suoi tempi, come Smith. Panini aveva fatto del capriccio un
genere celeberrimo.
Nel 1742 sarà da quei disegni che abbiamo visto inizialmente giovanili di vedute romane
che Canaletto realizzerà una serie di dipinti che avranno come soggetto la Roma di Campo
Vaccino che finiranno poi nelle collezioni reali: quando Smith capisce quanto fosse grande
soggetto ma non gli riesce questa trovata commerciale perché questi quadri rimangono
mai di comprare una veduta di Roma a Venezia, perché a Roma c’era una gran
Negli stessi anni a Pavia, il nipote di Canaletto Bernardo Bellotto si servirà di quei disegni
15/03/2022
Ricordiamo che avevamo parlato del gruppo di incisioni ricordando come nel ‘700 si faccia
strada l’interesse per le scene di genere che vede rappresentato il popolo nelle sue attività
e in questo tipo di rappresentazioni (ed è questo l’aspetto inedito) i soggetti diventano non
tanto e non solo soggetti popolari ma questo interesse per i mestieri di strada che sono una
rappresentazione esiste una serie celebre che è quella di Bouchardon che si forma a Roma
e non è da escludere che questo interesse possa nascere dalla conoscenza delle traduzioni
in incisioni dei disegni di Annibale Carracci. Bouchardon è uno scultore e nei suoi disegni
c’è uno sguardo inedito per Parigi. Questo tipo di rappresentazioni lo troviamo anche in
uno sguardo sulle condizioni sociali della città e di Londra in particolare. Alla metà del
secolo Sandby fa una serie di disegni che vengono tradotti in iscrizioni. La stessa cosa
avviene anche a Venezia ad opera di Gaetano Zompini che eseguirà un vasto numero di
disegni usati poi per una serie di incisioni che verrà intitolata “Le Arti che vanno per Via”
con in particolare la raffigurazione dell’ammaestratore di cani (in Tiepolo c’è uno sguardo
critico verso questa pratica dell’ammaestratore perché è sensibile nei confronti degli
animali) e il mondo novo (diorama che attraverso questa piccola finestrella si osservavano
le proiezioni con paesaggi ed animali esotici oppure i paesaggi che venivano proiettati
nelle diverse ore del giorno ed era uno spettacolo molto apprezzato al punto che da questa
immagine uscirà fuori un’immagine più urticante del ‘700 che questo famoso mondo
nuovo che Tiepolo eseguirà nel portego della sua villa di campagna).
Cavadenti, che era anch’esso un mestiere di strada e questa è l’occasione per rappresentare
alcuni caratteri della città, quidni la coppia aristocratica, due donne di servizio e una serie
di figure che rendono questo quadro un quadro di CARATTERE. Nella produzione legata
al tema della città e dei divertimenti ci sono il Rinoceronte di Longhi (documentato dai
giornali veneziani) e Il gigante Magrat sempre di Longhi (diventa una sorta di occasione di
Entriamo all’interno di uno dei tanti palazzi nobiliari di Venezia e troviamo i passatempi
degli aristocratici: La moscacieca e il Gioco della pentola di Longhi entrambi; poi a metà
del secolo abbiamo di nuovo i mestieri, in questo caso non di strada ma i mestieri
particolarmente diffusi e legati alla committenza di cui abbiamo già parlato (La Crestaia che
protagonisti. Nel quadro Donne che lavorano di Ceruti c’è tutt’altro, ricerca di riscatto
sociale. I quadri di Longhi diventano dei preziosi documenti di interni, ad esempio una
farmacia con un aloe in primo piano, e l’indovino che diventa l’occasione di rappresentare
una scena di intrattenimento. Qualche volta Longhi esegue delle serie con un impegno
diverso, forse con una finalità differente, come il caso dei Sette sacramenti cosa che abbiamo
visto nei dipinti del bolognese Cresti che hanno una forza morale, qui nella pittura di
Longhi tutto assume un po' il carattere “frivolo”, di scenetta, diventano quasi degli ex voto
dove c’è il gusto narrativo ingenuo, c’è anche un po' di questo nella pittura di Longhi.
Altro quadro importante, una serie in realtà, è la rappresentazione del RIDOTTO (una
sorta di casinò, la più importante sala da gioco di Venezia ed era un luogo molto amato
dai granturisti) ed era anche il luogo dove proliferava la prostituzione, per questo spesso
veniva chiuso e riaperto. Il Grand Tour guarda alle città riconoscendo alcuni caratteri delle
città, diventa occasione anche per acquisti e Roma diventa un serbatoio di acquisti, dove
dalle collezioni romane escono i quadri più amati dal Grand Tour, nel corso del ‘700
spariscono dalle collezioni tutti i quadri di Lorrain che diventa il maestro del passato
legato al genere del paesaggio che più viene amato e amato a tal putno che ci sono dei
del passato, quadri che rappresentano una sorta di Arcadia. Roma significa fare anche
incetta di sculture antiche. A Venezia invece non c’è un grande interesse per la pittura del
passato, quindi è principalmente la città del divertimento (per ascoltare la musica, per il
Carnevale che sarà sempre più lungo fino a durare anche due mesi), nel ‘700 le città
incrementano i loro guadagni proprio sul turismo, che comincia ad essere una
Ancora Francesco Guardi con il Parlatoio delle suore di San Zaccaria, convento dove
venivano monacate le figlie delle famiglie aristocratiche e qui si capisce come anche il
parlatoio delle suore può diventare un luogo ameno dove i bambini aristocratici vengono
intrattenuti da un teatrino di marionette. Questi due ultimi quadri non sono di Longhi ma
di Francesco Guardi, di cui abbiamo un ritratto eseguito da Pietro Longhi: artista che nasce
nel 1712 e muore nel 1793 ed è un pittore di paesaggio e iniziamo a vedere una serie di
dipinti che si legano ad un doge, Alvise IV Mocenigo, che celebrano fatti storici (abbiamo
visto anche i casi di Canaletto e di Carlevarjis). Capiamo bene come la sua pittura sia
diversa da questi due pittori, è una pittura meno lenticolare, più materica, più di
impressione, quello che interessa a Guardi è fissare con una velocità straordinaria che è
anche velocità di segno quello che lui vede di fronte a sé, è un pittore che non va incontro
smagliante, lenticolare di Canaletto. Nel ‘700 non hanno una gran fortuna i suoi quadri ma
l’impressione che dà è che il suo sguardo è uno sguardo che dialoga con il paesaggio,
l’anima è nel paesaggio (Leopardi). Il quadro più “romantico” di Guardi è Gondola sulla
laguna di cui capiamo la suggestione di questa laguna, con la città sullo sfondo,
immersione nel paesaggio che sarà poi una caratteristica della pittura romantica. Altro
artista simile è TURNER, il più importante paesaggista inglese che nel 1840 fa un viaggio a
Venezia, sebbene sia stato già in Italia, eleggerà Venezia come la sua città, a Roma aveva
fatto una mostra ed era stato aspramente criticato perché in una concezione del paesaggio
che si aveva a Roma un’immagine di luce come quella di Turner non può essere concepita.
I disegni del viaggio a Venezia verranno tradotti in dipinti ad olio ed è indubbio che i
quadri di Guardi possono essere stati osservati con interesse dallo stesso Turner. Nel 1842
un quadro come Battello a vapore nella tempesta di neve era un qualcosa di impensabile e
nonostante questo venne eletto come maestro dagli inglesi. Non sono immagini inventate,
non sono immagini oniriche ma sono solo il frutto della sensibilità che Turner ha nel
restituire ciò che vede. È un paesaggio in cui l’elemento acqua spesso prevale, elemento
professore su Ferrara nel ‘700 che era odiata da tutti per l’atmosfera e poi negli anni di
Turner diventa amatissima, luogo che prende l’animo del visitatore, sensibilità differenti.
volta della Galleria Spada): i Bonaccorsi che allora erano una famiglia danarosa e
intendono promuovere la loro immagine nello stato pontificio decide di allestire il nuovo
palazzo con la galleria mettendo a confronto artisti dello stesso periodo, veneziani,
romani, napoletani. Idea di mettere a confronto le diverse scuole e per la scuola veneziana
due pittori? Pittori che da un lato guardano alla tradizione (ricordo dei chiariscuri
non rinunciano all’idea del colore ma si sente anche la tradizione del disegno, la pittura di
inizio ‘700 a Venezia è una pittura che non rinuncia alle qualità disegnative di un disegno
accademico sentite come necessarie. In questo contesto si innesta un pittore che ha altre
ambizioni e altre qualità da un punto di vista artistico: SEBASTIANO RICCI, passa tutta la
vita dietro alle donne, mette incinta due ragazze, poi fugge, condannato a morte per tutte
queste vicende ma aveva i Farnese come protettori. Autoritratto con aria sprezzante da
1671 è a Venezia, scappa a Bologna nel 1681, dopodichè nel 1687 – 88 esegue una serie di
tele che ha come tema i fasti farnesiani (uno dei pittori prediletti dai Farnesi tanto che ce lo
troviamo a Roma con una patente ch elo definisce pittore di casa Farnese), poi va a Milano
nel 1694, a Vienna nel 1701, torna in Italia e nel 1706 – 07 va a Firenze e poi c’ è una lunga
stagione in Inghilterra, nel 1711 va a Londra (stipendi da star) ed è chiamato dal nipote
Marco Ricci che era lì come pittore di paesaggio, successivamente rientra a Venezia, si
ferma a Parigi, entra nell’Accademia di Francia e torna a Venezia nel 1718. Alcuni passaggi
critici di Zanetti che è lo storico dell’arte di Venezia e nel 1771 scrive una storia pittorica di
Venezia, dalle origini ai giorni contemporanei che registra un fatto importante: legittimità
di un artista del ‘700 di alienare il proprio sguardo sulla tradizione, guarda al passato
come ad un serbatoio (Zanetti dice che il suo sguardo ha un non so che di troppo forzato).
Mariuz, critico contemporaneo, scrive invece che Ricci è colui che all’inizio del ‘700 apre la
scuola veneziana a delle assolute novità e stabilisce la supremazia del colore sul disegno e
questo lo emtte in assonanza su quanto stava accadendo a Parigi e il rococò aveva scelto la
supremazia del colore (partito dei rubensiani). Campaspe e Alessandro nello studio di
Apelle, di cui abbiamo un disegno, che è una cosa impressionante, linea spezzata,
velocissima, che è il contrario della tradizione accademica. Pascoli lamenta che sia un
artista poco attento al naturale ma soprattutto questa libertà fantastica che riguarda lo stile
e Lacombe parla dei quadri di Ricci come quadri spiritosi e tutto fuoco anche se sottolinea
la poca aderenza alla natura; tutto fuoco perché le figura di Campaspe sembra quasi una
fiamma. Altri elementi sono la facilità di invenzione, di inventarsi storie, soggetti, ecc., la
Vediamo ora un dipinto, il Ratto di Europa di Ricci con il dipinto di Veronese in Palazzo
Ducale a Venezia (1575 – 80): c’è il richiamo ma c’è una sostanza diversa, cambiano i colori
che non sono quelli brillanti e vivaci di Veronese (viene dopo la pittura tonale che era stata
cambio evidente è che non c’è volontà prospettica in Ricci, tutto è in primo piano (nel caso
di Veronese c’è una sorta di imbuto prospettico che dà profondità alla scena) e cambia il
essenza del paesaggio che compare solo nel ‘700 soprattutto nel contesto veneziano che lo
predilige forse per il tronco chiaro e per il fatto che alleggerisce la scena, vedremo una Via
Crucis di Tiepolo dove la croce è realizzata con dei rami di pioppi. Apertura sul passato
che in questo continuo spostarsi ha possibilità di vedere diversi pittori ed autori, a Firenze
Pietro da Cortona, a Roma sono gli anni in cui si costruisce lo spettacolo della visione
barocca, la chiesa del Gesù che è una sorta di manifesto conclusivo della stagione barocca
romana.
Facciamo un passo indietro per ricordare Ricci a servizio dei Farnese di Parma: ciclo di
dipinti in collaborazione con altri artisti in cui vengono presi a soggetto i Fasti Farnese (il
tema dei Fasti è una invenzione iconografica della metà del ‘500, promossa a Roma dai
Farnese che raccontano le glorie familiari all’interno del palazzo di città e a Firenze dei
Medici nel palazzo della Signoria, raccontare i fatti contemporanei che celebrano potenza e
impegno della famiglia) e viene rappresentato Paolo III Farnese che indice il concilio
Tridentino, poi Paolo III che nomina il figlio …, poi Paolo III che riconcilia Francesco I e
Paolo V, strizza l’occhio alla pittura manierista e non è un caso perché siamo a Parma dove
c’è la tradizione viva di Parmigianino. A Roma, nella sagrestia della Basilica dei SS.
Tiziano ma anche le volte del barocco romano – capacità di reinventarsi con un risultato
straordinario), dove si porta dietro una serie di esempi che reinterpreta. Quando si
trasferisce a Firenze e comincia a lavorare in Palazzo Pitti il suo stile cambia di nuovo e qui
possiamo dire che questo è una sorta di quadro rococò, Commiato di Venere e Adone,
anche dal punto di vista cromatico, leggerezza del tono rosato. Ma soprattutto a Firenze,
Ricci è noto per gli affreschi in un palazzo che oggi è la sede dell’istituto di storia dell’arte,
Palazzo Marucelli, con affreschi dedicati a diversi temi con ad esempio l’episodio di Ercole
soggetto del modello in cui questa figura muscolosa e queste allegorie del Vizio e della
Virtù hanno un carattere disegnativo forte, potenza muscolare che è un tutt’uno con la
, il Vizio e la Virtù sono due fanciulle che starebbero bene nel ridotto di Venezia. La volta
della sala di Ercole con il trionfo di Ercole, immagine di Ercole e Caco di cui abbiamo
anche il bozzetto, è consapevole che c’era la celebre scultura dell’Ercole Farnese tanto che
nel progetto originale dell’affresco c’era una copia dell’Ercole farnesiano ma quando poi
realizza l’affresco cambia e c’è una rinuncia a questo modello. Ercole e Nesso è una delle
immagini più belle e probabilmente si ispira al gruppo del Gianbologna che ancora oggi si
trova nella Loggia dei Lanzi. Punizione d’Amore in cui ricompare la forza del disegno,
nudi che sembrano nudi accademici, ed è questo il motivo per cui Zanetti sottolinea la
grande prensilità dell’artista nei confronti dell’antico, è un grande artista ma con una
17/03/2022
utilizzati da Ricci sono soggetti che fanno riferimento al mito, il ‘700 è un secolo dove il
mito torna di frequente ma va tenuto presente che il mito nel ‘700 è associato al tema
allegorico. Winkelmann dopo il suo arrivo in Italia nel 1752, una delle prime cose che
scrive riguarda l’allegoria e ricorda come l’allegoria sia fondamentale perché è il modo che
gli artisti hanno per esprimere dei pensieri. Il mito diventa uno strumento che quando
viene associato all’allegoria diventa uno strumento che apre un dialogo con chi guarda e
apre un dialogo con la celebrazione del committente. La figura di Ercole è una figura
molto utilizzata sia in ambito veneziano ma soprattutto in ambito romano, in un certo qual
modo è l’emblema di quella fatica e di quella scelta virtuosa che poi dà la possibilità ad
Ercole di presentarsi al cospetto degli dei ed è una figura adatta ad esprimere il senso di
un percorso virtuoso che sebbene estremamente faticoso porta ad un successo. Figura che
celebra l’impegno, la scelta virtuosa. Il tema di Ercole al bivio è stato raffigurato anche da
Annibale Carracci. Ercole è una figura amata nel contesto romano, spesso associata agli
artisti, quando si dipingono le allegorie delle arti non è raro che si presenti la figura di
Ercole, perché si cerca di dichiarare la fatica nel praticare le arti in un contesto dove il tema
della formazione artistica ha a che fare anche con il tema della formazione intellettuale
dell’artista, che usa la mano ma anche la storia, i soggetti, con una serie di strumenti che
rendono difficile il percorso di un artista. MA c’è un altro tema nel ‘700: LA STORIA, ED
tema nuovo (pensiamo alla figura di Lucrezia che già compare nel ‘400 quando viene
l’istituzione della repubblica, viene violentata dal figlio di Tarquinio il Superbo e si uccide
e Bruto porterà il cadavere di Lucrezia nel Foro e chiederà ai Romani di sollevarsi contro la
tirannide – figura a cui si associa anche la virtù femminile, pur di mantenere fede al voto
virtù, Roma ha un’assoluta centralità in un discorso come questo, qui “la storia è di casa”,
dal 1702 sono istituiti i Premi Clementini che premia artisti giovanissimi che si cimentano
in una prova di disegno e per molto tempo i soggetti scelti per la prova sono legati a Tito
Livio, e questo allena i giovani artisti a mettersi a confronto con le fonti antiche. Ma questo
tema della storia non è un tema solo romano, Roma rivendica questo processo ma non
succede solo qui, succede anche a Venezia. I tre quadri in foto (sopra) devono essere
riferiti al soggiorno romano di Ricci che entra in contatto con una città dove la storia era
uno strumento da utilizzare il più possibile. I soggetti sono Cincinnato che lascia la
campagna, la continenza di Scipione (uno dei temi + frequenti nel ‘700) e poi Mario Curo
Dentato che rifiuta i doni dei Sanniti (inizio storia di Roma quando tentano di corrompere
questo Mario e tradire Roma portando nella sua casa povera tutta una serie di doni). Il
comandante romano, vive fra il 234 e il 183 a.C., pone fine alla Guerra Punica con una serie
ricordato da Petrarca; il soggetto che vediamo si lega alla sua clemenza, riportato da Tito
Livio nell’Ab Urbe Condita, che dopo aver conquistato Nuova Cartagine ricevette anche una
bellissima fanciulla come bottino e venuto a sapere che era promessa ad un giovane la
morale dei Romani. Scipione è rappresentato qui e ai piedi ha una serie di oggetti di
bottino e di fronte a lui la fanciulla ed il fidanzato sono inginocchiati e sarà questo gesto a
rendere evidente la moralità dei Romani. Invece, il nostro CINCINNATO chi è? Vissuto ai
tempi della Prima Repubblica Romana (personaggi come questi non sempre funzionano
quando si tratta di una committenza reale dove è più facile cercare personaggi di età
imperiale, i personaggi sono legati a ciò che si vuole esprimere), cerca di conciliare vita
militare e potere politico conducendo una vita semplice. Celebrare etica morale e virtù che
celebrano il committente di questi dipinti e non è raro che il mito e la storia si mescolino:
da una parte la storia celebra le virtù etiche e morali, e il mito è uno strumento di
esaltazione del committente e in questo c’è una grande differenza tra Roma e Venezia:
piuttosto che alla storia, troveremo Olimpi, figure di Giove, di Apollo soprattutto.
Il dipinto di Ricci Cincinnato, troviamo il giogo, il bue e ci ricolleghiamo a quanto
raccontato dal testo di Tito Livio, dipinto di ambito parmense eseguito piuttosto tardi,
oggi nella Pinacoteca di Parma. Ancora un Ratto delle Sabine datato al 1709, committente un
veneziana e faceva pendant con un dipinto di Balestra con Coriolano e le donne. Confronto
con il contesto romano si tiene vivo, ancora una volta vediamo la Continenza di Scipione
ma siamo nel 1768-70 e capiamo che la complessità del tema che si arricchisce nelle mani
di Batoni di quello che è un elemento molto caro nel contesto romano, cioè l’espressione
degli affetti, questi soggetti tanto più sono complessi tanto più diventano un’occasione per
Massimo. Dario riuscì a fuggire ma la madre e la moglie Statira e le due figlie vennero
catturate da Alessandro, la sua clemenza nei loro confronti è simile a quella di Scipione.
Presenti alcuni servi, soldati e altri spettatori. Diadoro siculo e altri raccontano che la
benevolmente sull’errore. Qui troviamo una serie di figure utilizzate per la volontà di
episodio di benevolenza.
dipinto commissionato da una
esprime un concetto
la filologia della storia, in Tiepolo c’è ben poco di filologico perché i personaggi indossano
addirittura abiti cinquecenteschi, mentre Ricci ha una volontà di ambientare tutto nel
militari.
Monaco di Baviera, nel nuovo castello di Schleissheim dove viene chiamato JACOPO
storie di Enea.
primo luogo per questo, anche se siamo in un momento in cui l’aspetto disegnativo
GUSTO perché in questo momento in quell’area della Germania a ridosso delle Alpi, dove
si è diffusa con rapidità lo stile rococò (decorazione in stucco di uno degli ambienti), la
pittura dei veneziani si sposa particolarmente bene, funzionano bene a livello di gusto
l’ariosità delle composizioni e le brillantezza dei colori. Se guardiamo dipinti come Flora e
Zefiro e Venere e Adone di Amigoni, in questa seduzione, erotismo seduttivo e nella grazia
leggera c’è una adesione anche dei pittori veneziani anche al rococò.
Certamente capiamo bene che se prendiamo due ritratti come questi i veneziani fanno
A Schonbrunn, a Vienna, troviamo Ricci con l’Allegoria della virtù con al centro la figura
celebrata e le figure allegoriche che vanno dalla Fama ad altre figure per raccontare le
suggestive.
di teorico del recupero della classicità in Inghilterra. Si rifà a Carracci. È evidente che in
questo dipinto di Ricci c’è un’impostazione disegnativa marcata, un affievolirsi delle tinte
verso toni meno squillanti che probabilmente è una richiesta dettagliata del committente.
Nella scala di accesso tema mitologico di Diana e le Ninfe dove ritorna la memoria della
Galatea di Raffeallo, Ricci quindi pittore al quale si può chiedere di essere un po' meno
veneziano e un po' più romano. Sebastiano collaborerà con il nipote Marco all’opera
Resurrezione di Cristo nel catino della cappella del Chelsea Hospital e la collaborazione dei
due la ritroveremo anche in quel ciclo di tombe di uomini illustri, il ciclo Mexuini (?)
realizzato con l’idea di individuare maestri veneziani e bolognesi in una serie di tele che
Abbiamo visto l’iconografia e i soggetti e ora andiamo su un altro tema partendo da questi
di ombrecciare attraverso
che si affida alla fantasia e alla libertà (“tutto fuoco”) e l’altra alla sapienza e alla
conoscenza della natura attraverso un esercizio calibratissimo del disegno dal naturale.
Bozzetto del dipinto di Ricci con l’Ercole al Bivio, affrontiamo il discorso del BOZZETTO
partendo dalla lettera di Ricci al conte Giacomo Tassi nell’agosto e novembre del 1731 (il
conte è un committente).
bozzetto oggi a Berlino, il
ed è un dipinto più finito, molto vicino anche nel ductus pittorico alla pala d’altare.
Torniamo alla lettera in cui Ricci dice che quello piccolo (il bozzetto) è l’originale e quello
grande è la copia: successo del collezionismo dei bozzetti nel ‘700, si è detto ecco che il ‘700
prende atto del bozzetto come di un momento fondamentale della creazione artistica
perché è lì che si è di fronte al momento creativo dell’artista. Le cose non stanno come è
stato sostenuto dalla critica: ancora nel ‘700 la pratica artistica ha un grande per cui il
bozzetto può essere uno strumento interessante, tant’è che abbiamo nel ‘700 un grande
numero di bozzetti a differenza del ‘600, ma è l’opera finale che rimane il prodotto più
importante, c’è solo una sensibilità differente per cui il bozzetto è un’opera che vale la
pena conservare (non più solo materiale di bottega come negli anni precedenti).
Assunzione di Vienna del 1733 in cui non c’è una grande differenza tra il bozzetto e la pala
d’altare, la liberà di Ricci sposa questa idea di una identità più libera della scuola
veneziana e anche lui perde il carattere disegnativo che abbiamo visto in alcune sue opere.
Esempio altro: BOZZETTI DI CANOVA, vediamo i due bozzetti che sono la fase
progettuale del gruppo dell’Amore e Psiche del Louvre, cosa succede a proposito di quello
che abbiamo detto adesso nella storia critica di Canova? Arriva a roma negli anni ’80 del
‘700, si forma nel contesto romano e diventa artista celebrato in tutta Europa. Poi cosa
succede? Ha fortuna nel corso dell’800, riferimento per la scultura purista dell’800 ma poi
inizia ad essere guardato con un certo disappunto a cominciare da quando verso gli anni
’70 dell’800 macchiaioli e impressionisti guardano all’arte come un qualcosa che esprime
una libertà anche espressiva e formale (pensiamo a Medardo Rosso e capiamo che Canova
era un esercizio di stile poco congeniale alla sua sensibilità e al suo gusto), poi con le
Attraverso i bozzetti perché si capisce che era necessario rivalutarlo e a questo punto, nella
seconda metà del ‘900, l’unico modo per rivalutarlo è recuperare i bozzetti, dove si trova lo
[se andiamo a vedere Jago, dove c’è la Pietà vediamo il bozzetto in terracotta ed è
interessante da guardare perché è molto diverso rispetto all’opera finita, è più simile alla
fotografia che viene presa a ispirazione ovvero quella del padre che tutto chiuso sta a
proteggere il corpo del figlio morto. Nell’opera finita, tenendo conto della Pietà di
Michelangelo, la posizione chiusa scompare e la figura diventa più rigida e c’è la volontà
di mostrare il corpo morto del bambino e c’è la volontà di presentazione e non più un
qualcosa di intimo.]
Questo ci riconduce ad un passo più indietro, per arrivare addirittura a Filippo Lippi, di
cui vediamo il disegno preparatorio per la Madonna col Bambino che oggi si trova agli
Uffizi. Il disegno ha una impostazione simile al disegno per Maratti, ovvero il disegno è
una elaborazione finita dell’idea. Con chi cambia? Con Leonardo, che concepisce il
dell’idea, è lì che nasce il discorso sul bozzetto, è questo il luogo in cui si può seguire la
fase inventiva e la messa a punto dell’idea e i due disegni per la Madonna del Gatto fanno
continuamente la sua idea, non dipinge ad affresco l’Ultima cena ma piuttosto un olio
bruciare prima di morire tutti i suoi disegni perché si conoscesse “solo la perfezione
il risultato finale.
Il dipinto di Carlevarijs è da questo arrivo che cominciano a spostarsi in Inghilterra i
pittori. Nel 1708 Pellegrini si sposta a Londra e rappresenta le figlie dell’ambasciatore che
inglesi (storie dalle Metamorfosi di Ovidio con un linguaggio simile a quello di Sebastiano
a diffondere il fatto che è necessario rifarsi alla storia romana per celebrare il momento che
l’Inghilterra sta vivendo (l’unico che riesce a soddisfare le richieste è Sebastiano Ricci, che
Roma l’aveva vista). La libertà della pennellata, i colori dei dipinti di Pellegrini sono
affascinanti, dà il meglio di sé quando abbandona il tema storico per trattare temi diversi,
disegno che educano Amore, due figure femminili (una la Pittura che ha in mano la
tavolozza, l’altra il Disegno che ha in mano il fanciullino che tiene la penna e disegna), le
due allegorie dell’arte che in quel momento detiene il primato seduce ed educa Amore, il
tema dell’Arte è ricondotto nel tema della seduzione amorosa, il gioco amoroso che è tanto
caro al rococò.
Qualche anno dopo nel contesto romano a proposito di Pompeo Batoni troviamo Mercurio
incorona la Filosofia madre delle Arti (se nel quado precedente le arti sono a servizio del
contesto amoroso, nel contesto romano le arti sono arti filosofiche, hanno un ruolo ben +
prestigioso, attraverso due esempi iconografici vediamo una concezione diversa delle arti
Vediamo l’ingresso della country house di Cooke, Holkham Hall (esempio calibrato
sull’antico e questo linguaggio sarà portato avanti da altri architetti ingelsi come i fratelli
Adam che sono gli artefici di Syon House e Newby Hall dove il richiamo all’antichità e in
particolare al Pantheon è una presa di posizione). Gli inglesi nella ritrattistica a mezzo
busto si liberano delle parrucche e diventano generali romani (Raysbrack con Daniel Finck,
Alessandro Albani, che cerca di vendere la sua collezione di ritratti, questo non gli riesce
perché il papa lo blocca e sistema la collezione nel Palazzo Nuovo del Campidoglio dove
apre nel 1733 un Museo, fino a diventare il museo più copiato dell’Europa intera. A
proposito del punto dove siamo partiti nel 1781 il dipinto di Zoffany, Charles Townley nella
sua biblioteca, ci fa capire cosa era divenuto l’antico per gli inglesi ed è la prova schiacciante
che non è Venezia ad aver avuto la meglio ma è Roma, che diventa punto di riferimento
Vasari mette in bocca a Michelangelo che di fronte alla Danae di Capodimonte di Tiziano
dice “bel quadro peccato che i veneziani non sappiano disegnare”, ovviamente è di sua
invenzione.
22/03/2022
Oggi parliamo nel pittore che vediamo nell’immagine che forse è stato identificato come il
suo autoritratto: Piazzetta, di cui Zanetti scrive “gran maestro d’ombra e di lume” con cui
intende un pittore che sceglie questa idea del colore, ripristina la brillantezza di colore che
artistica del ‘500 (scelta insolita). Noi abbiamo già visto che alcuni pittori che si muovono
tra la seconda metà del ‘600 e la prima del ‘700 che scelgono una pittura tenebrosa,
chiaroscuro elemento importante dell’espressione pittorica. Con l’avvio del ‘700 questo
indirizzo stilistico va scomparendo, fatta eccezione per Piazzetta ed è questo che vuole
sottolineare Zanetti. Piazzetta è un pittore veneziano che nasce nel 1683 e muore nel 1754
che non si muove da Venezia, stagione artistica prettamente veneziana, non è un freschista
chiama Antonio Molinari e ad un certo punto si sposta a Bologna (Venezia nel ‘600
esaurisce l’idea di una scuola autonoma e ha bisogno di guardare ad altri contesti che
hanno portato avanti una sperimentazione artistica e questo guardare altrove significa
guardare a Bologna o guardare a Roma), che si presta ad essere una città dove ci si può
aggiornare da un punto di vista storico artistico e per Piazzetta essere qui significa mettersi
a confronto con la pittura di Crespi (pittura tenebrosa che avevamo presentato attraverso
due dipinti che appartengono alla serie dei sette sacramenti); nel 1711 si iscrive alla fraglia
dei pittori (associazione dei mestieri che raduna i pittori, considerando che non esiste una
accademia a Venezia fino al 1769 mi pare, a differenza di Roma, con tutto ciò che ne
consegue. L’Accademia di Venezia si inizia a cercare dagli anni ’20 del ‘700 e si impiegano
circa 40 anni per aprirla e questo significa aprire una istituzione pubblica che venga posta
sotto la tutela dello stato, un punto di riferimento per gli artisti. Il secolo delle Accademie è
il ‘700, quando non c’è stato che pensi che un’Accademia non sia necessaria: arti strumento
legato al potere, strumento di cui lo stato si serve per promuovere se stesso, le proprie
scelte e per rappresentare il proprio potere. Tutto questo a Venezia trova molti ostacoli,
con il risultato che in Italia l’Accademia di Venezia è una delle ultime ad essere fondate.);
nel 1722 è presente nella galleria di quadri di una chiesa che si chiama San Stae; dal 1750
direttore della Scuola del Nudo (perché l’Accademia viene aperta dopo, ma viene aperta
Giambattista Piazzetta, Autoritratto (?), cm. 39,4x31,3 Madrid, Museo Thissen Bornemisza
Antonio Molinari (lavora molto per il collezionismo privato e lo capiamo dal formato delle
opere, quadro rettangolare dove le figure sono quasi rappresentati a mezzo busto. Venezia
ha una grande tradizione dal punto di vista collezionistico, ed è qui che ci si rivolgerà per
acquistare opere d’arte dalle collezioni private) era il suo maestro e vediamo 2 dipinti, un
storie bibliche e storia romana. Che tipo di pittore è Molinari? Che noi oggi lo
definiremmo barocco, c’è una grande gestualità, un grande movimento, capiamo bene che
è un barocco che trova una sorta di declinazione secondo una impostazione più classica
pennellata nella testa della figura di spalle), è un pittore di mediazione, che mette insieme
partire dagli anni ’80 grazie alla presenza di un pittore come Carlo Maratti (presenza e
intesa dagli stessi artisti che sanno che a Roma esiste un pittore considerato una sorta di
Raffaello redivivo).
All’inizio del ‘700 Venezia vede una particolare fortuna per quello che riguarda la
costruzione di nuovi edifici religiosi, che diventano delle gallerie di dipinti e San Stael è
una di queste, è una chiesa che viene ristrutturata su progetto di Domenico Rossi nel 1706
grazie ad un lascito testamentario della famiglia del Mocenico e la facciata che vediamo è
del 1706 e il linguaggio architettonico si capisce bene, una sorta di recupero del modello
tiene presente della fortuna della scultura nel corso del ‘600 (sculture a tutto tondo e
bassorilievi in cui c’è un recupero dell’altorilievo all’antica): facciata all’antica. Negli anni
corredi pittorici che riguarda le pale delle cappelle laterali (vediamo Bambini con una
gloria, artisti che sono stati a Roma nella bottega del Maratti e quindi c’è una scelta precisa
in questa cronologia – Venezia nel primo decennio del ‘700 sposa l’inidrizzo classicista che
fa di Roma un punto di riferimento – apertura del secolo con un schieramento preciso che
non dura moltissimo, poco più di 15 anni). Vediamo due pale celeberrime presenti a
Roma:
- Maratti, Madonna con Bambino e santi, Santa Maria in Vallicella, 1675 circa
Linguaggio raffaellesco ma in tutto questo c’è una volontà di recuperare come modello
Raffaello, in alternativa alla fortuna che negli anni ’70 del ‘600 aveva la pittura cortonesca e
la pittura barocca. Stella Rudolf ricorda che Roma è caratterizzata dal fatto che ogni
pontefice fa una scelta di artisti, attorno al pontefice c’è una cerchia di cardinali e di
famiglie aristocratiche che si serve più o meno degli stessi artisti; morto il papa la corte
cambia artisti e capita che possano favorire artisti connazionale (i Rezzonico vanno
incontro al desiderio di sempre di un artista come Piranesi che per una vita si era firmato
l’unica opera costruita da Piranesi grazie alla committenza di un papa che è un Rezzonico,
che dà spazio ad un artista che viene da Venezia). La fortuna degli artisti è una fortuna
sempre degli stessi artisti, fondamentalmente Bernini e Pietro da Cortona, perché? Perché
fondamentalmente Bernini interpreta fin dall’inizio l’idea della chiesa trionfante, dopo la
Controriforma c’è bisogno di un artista che celebri la chiesa, che è effettivamente la chiesa
trionfante che ha avuto la meglio sulle critiche mosse dai Protestanti (cos’è San Pietro se
non il trionfo della chiesa). Ma se tutto questo è vero, come è vero, la committenza
comincia a considerare che il linguaggio di pittori come Maratti possa essere adeguata a
vaticane e la loggia della Farnesina), ma nel quadro della Vallicella vediamo anche il
recupero del ‘600 bolognese: Maratti guarda all’antico, a Raffaello ma anche agli artisti
vicini a lui (spiccato naturalismo, pala che va incontro a tutto il dibattito sull’idea per cui
Bellori ad un certo punto aveva detto che si parte dalla natura per poi idealizzarla) e se
notiamo le teste vediamo una pittura molto simile a Guercino (guardare alla natura,
diventato un pittore che selezionava il meglio dalla natura). Così capiamo che artisti come
Bambini e Balestra risentono del linguaggio di Maratti, anche se è una pittura un po'
debole, si capisce che c’è alle spalle una tradizione classicista (è evidente soprattutto in
Bambini) ma sono artisti che guardano anche a Correggio, che è il tramite per cui si entra
dentro quella “leziosità” che è tipica di certa pittura del ‘700. Nel contesto veneziano la
fortuna di questo tipo di pittura è soprattutto dell’inizio del secolo, poi si riprenderà solo
negli anni ’70 quando personaggi come Zanetti si lamenteranno che la scelta che ha fatto
Venezia ha funzionato bene intorno alla metà del secolo ma che alla fine del secolo non è
stata una scelta che ha favorito la fama dei pittori veneziani e Zanetti si lamenterà del fatto
che i pittori veneziani si sono allontanati troppo dalla realtà (Venezia ha rivendicato un
proprio stile e una volontà di autonomia rispetto a Roma che in quel momento ha
Nella stessa chiesa di San Stael troviamo anche un quadro di Jacopo Amigoni, Santa
Caterina e Sant’Adrea, 1719. Come dicevamo prima la cosa importante di questa chiesa non
sono tanto le pale quanto un’occasione di committenza che finisce per essere una
straordinaria occasione per capire cos’è la pittura a Venezia nel 1722. Cosa succede?
Andrea Stazio commissiona 12 tele con i 12 apostoli, oggi nelle pareti laterali del
Venezia, scegliendo pittori della “Vecchia scuola” e pittori giovanissimi che portano avanti
impostazione classicista, quadro di ambito marattesco) e tra l’altro in questi stessi anni c’è
una committenza simile per il cantiere di San Giovanni in Laterano a Roma, diretto da
Maratti (chiesa restaurata da Borromini durante il ‘600 ma le nicchie nelle navate erano
rimaste vuote e vengono realizzate statue a ‘700 iniziato sotto il controllo di Maratti, in un
momento in cui gli artisti francesi sono molto considerati nel contesto romano, che poi
perderanno questa considerazione a causa della Guerra di Secessione con l’Austria in cui
la Francia si pone in una posizione scomoda per la Chiesa) e poi vengono commissionate
una serie di tele che sono le tele che stanno sopra la navata a chiudere gli oculi che
Borromini aveva lasciato aperti per lasciare intravedere il muro della basilica costantiniana
incontro a quel tipo di cantiere, figure di apostoli (Sebastiano Ricci con San Pietro liberato
dal carcere e Pittoni con Martirio di San Tommaso) e capiamo bene che questi sono quadri
diversi, ci sono già 2 diversi indirizzi: libertà della pennellata filamentosa, con una
costruzione animata (Sebastiano Ricci) e dall’altra parte con Pittoni che sposa la pittura
tenebrosa, rivedere con una maggiore libertà di pennellata la pittura dei tenebrosi
guardando al modello che abbiamo visto per esempio nella pittura di Molinari. Poi ci sono
artisti come Bambini in cui c’è una dichiarazione di adesione al dettato marattesco, poi
Pellegrini che sente la necessità di una pittura più libera, che schiarisce i toni, dove l’idea
della fantasia è già in qualche modo declinata (si tratta di generazioni diverse). Poi c’è
anche un giovane Giovanbattista Tiepolo che aderisce per pochissimo alla pittura dei
tenebrosi ma soprattutto c’è Piazzatta con San Giacomo condotto al martirio che potrebbe
essere benissimo un quadro caravaggesco, artista che si rifà alla pittura di Crespi,
guardiamo cos’è la rappresentazione del corpo nudo del santo con questa
rappresentazione così vicina al reale, potenza della pittura e dell’espressione del santo in
rappresentato e poi c’è il dettaglio nell’angolo (che poi ritroveremo molto nella pittura
piano con protagonisti san Giacomo e un altro personaggio, tutto emerge da uno sfondo
Nel 1750 il Fonteghetto della farina è sede di una scuola pubblica di Disegno e poi sarà
all’accademia del disegno. Vediamo una serie di due nudi accademici dello scultore
francese Edme Bouchardon a Roma dal 1723 al 1732 (accademia di Francia) e del pittore
Domenico Corvi maestro del nudo nella scuola del nudo in Campidoglio (matita e
sanguigna). Studi del nudo di Pompeo Batoni, maestri romani grandissimi disegnatori. Se
andiamo a vedere come Piazzetta disegna il nudo capiamo che siamo su un altro fronte,
intanto nella posa: le pose del modello messo in posa a Roma spesso si rifanno agli ignudi
delle volte di Carracci e di Michelangelo, ma spesso sia che si tratti di una posizione più o
meno diversa si guarda a tutta quella serie di nudi che erano stati dipinti da Michelangelo
nella Sistina o da Carracci nella galleria di Palazzo Farnese e capiamo che quel ricorso di
all’antico, tradizione della copia idealizzata, cosa che non c’è in nessun modo nei disegni
di Piazzetta, dove c’è un aspetto fondamentale, che è la volontà di studiare quegli effetti di
luce e di ombra (nudo maschile di spalle). C’è anche una copia del modello femminile,
cosa molto rara nel ‘700 e che non avveniva nella Accademie pubbliche ma si faceva in
Palazzo Barberini, un rarissimo olio con questa figura meravigliosa di spalle e questo
studio sensibilissimo alla luce e c’è una cosa che sicuramente ci fa capire che non è una
cosa nell’800 in ambito di attribuzione: i piedi, che un pittore dell’800 non farebbe in
questo modo, qui c’è una sorta di ingentilimento della forma proprio in memoria di quella
grazia che non c’è e non ci sarebbe in un pittore dell’800, necessità di ingentilire la forma e
questa cosa la troviamo solo nel ‘700). Non è il soggetto che cambia le cose tra romani e
veneziani ma una maggiore attenzione nella scuola veneziana per l’idea del calare la
Tintoretto che è il pittore della luce vediamo che fa la stessa operazione e quando studia il
nudo è sempre un tratto tormentato che restituisce l’idea di un corpo immerso nella luce e
Veniamo ora a questa incisione del 1728 che è una traduzione di un disegno di Maratti
eseguito intorno al 1680-82 che è una sorta di disegno programmatico che va in coppia col
disegno successivo nella slide. Il disegno porta un titolo “ai giovani studiosi del disegno”
che devono essere degli artisti che conoscono alcune discipline: la matematica e la
geometria quanto basta, l’ottica, l’anatomia, lo studio dell’antico che qui è rappresentato
attraverso le sculture (Apollo Farnese) e poi queste 3 figure “senza di noi ogni figura è
vana” che sono le Grazie e già Maratti indica nella Grazia un elemento fondamentale delle
arti. La successiva “agli amatori delle belle arti” è un’allegoria dell’ignoranza che insidia la
disegni e si tratta di carboncino e gessetto bianco, altri disegni con delle teste a confronto o
quello con due ragazze e un ragazzo con un gioco di seduzione e poi vediamo come questi
disegni sono stati tradotti in incisioni a partire dal 1743 da parte di Giovanni Cattini.
Troviamo in questi disegni quell’amore per il popolo che avevamo visto in Pietro Longhi
(si capisce che non sono semplicemente studi, ma sono disegni che vengono messi sul
mercato, sono una produzione autonoma). Alcuni di questi disegni possono essere stati
utilizzati per realizzare dei piccoli disegni ad olio, probabilmente dovuti al successo che i
disegni avevano avuto. Naturalmente quello studio legato al popolo si presta poi ad essere
utilizzato anche per disegni che diventano qualcosa d’altro, come questa testa superlativa
ritratta dal vero che finisce per essere individuabile come una Santo Stefano (palma del
martirio) oppure come il San Simone con la sega che ricorda il suo martirio.
Entriamo dentro il catalogo dei dipinti di Piazzetta e faremo un excursus dove vedremo
prima le prime opere legate a pale d’altare, la sua pittura ha una produzione di soggetti di
genere, pittura di pale d’altare e una produzione di quadri da collezione. La Madonna col
Bambino è un dipinto che potrebbe essere una piccola pala d’altare ma forse un quadro da
collezione, siamo nel 1715-20 ma già c’è quell’interesse ad una pittura chiaroscurale e
quella dimensione in cui c’è una attenzione al popolo e al quotidiano finisce per avere una
ricaduta sulla sua produzione sacra e badiamo bene che non è un fatto scontato perché nei
pittori che osserveremo c’è una tendenza opposta, la pittura sacra esalta l’aspetto
mondano del soggetto sacro, invece Piazzetta sceglie di tradurre il messaggio religioso in
un quotidiano (un po' come Caravaggio) e lo vediamo nella Madonna che ha un aspetto
un po' popolano e del bambino accanto che è uno di quei ragazzi di strada che abbiamo
visto nei disegni. Questo dipinto è stato fatto probabilmente per una pala con la Madonna
col Bambino e l’Angelo custode. Lo stile dell’artista: scompare qualsiasi riferimento, come
senso del quotidiano in dettagli che sono delle vere e proprie nature morte (piatto di
asparagi, fiasco di vino). Stessa datazione circa una Susanna e i Vecchioni, pittura sporca,
con questa pennellata terrosa. Unico affresco che abbiamo di lui è del 1727 con la Gloria di
San Domenico, concorso pubblico per la cappella di San Domenico nella chiesa di San
Giovanni e Paolo, abbiamo un bozzetto del 1723 che presenta al concorso e in cui ci sono
delle differenze: in particolar modo il gruppo di figure in primo piano che fa capire come
l’artista voglia dimostrare la sua capicità nella resa prospettica dal sotto in su. Ecco poi una
delle prime pale d’altare nel 1724 circa dove in una grande pala rappresenta
L’Apparizione della Vergine a San Filippo Neri (volti bruciati dal solo come dovevano
essere i volti dei popolani veneziani che magari lavoravano all’aperto o sul mare, un po'
quello che emoziona quando si guardano le sculture di Donatello in cui è come vedere i
fiorentini dell’epoca che si acconciano in modo da essere identificati come Profeti ma altro
non sono ch efiorentini che Donatello vede per strada – parliamo del campanile di Giotto)
che è messo a confronto con un quadro di Tipolo di due decenni più tardi (colori
squillanti, bellezza idealizzata). Vediamo le due opere successive del 1725 e l’Estasi di San
Francesco del 1729 che è il suo massimo capolavoro nelle pale d’altare, è un quadro che ha
la forza dell’estasi di Santa Teresa di Bernini, angelo che tira su il santo con questo
dove c’entra anche un po' l’artificio se guardiamo i panneggi o la resa della testa (non si
dimentica di essere artefice di una immagine dove dettagli come il panneggio o la ciocca di
capelli mossi dal vento sono degli esercizi di bravura e di tecnica pittorica). Uno dei lavori
che finiscono all’estero è l’Assunzione della Vergine oggi al Louvre in cui vediamo come la
sua pittura si schiarisce, come studiare una gamma cromatica nei diversi toni. Chiesa dei
Gesuati di Venezia in cui troviamo una pala di Sebastiano Ricci, una pala di Piazzetta e poi
Dopodiche ci sono una serie di quadri di grande fascino in cui trasporta quei disegni in
soggetti di genere, oli e dipinti piuttosto importanti anche nelle misure, come
ancora importante, Scena pastorale oppure stessa declinazione di soggetto, personaggi ecc.
Corsini. Il tema di Giuditta e Oloferne si trova anche in una grande tela che si trova a
Venezia e siamo arrivati al 1748. Raramente troviamo nel catalogo di Piazzetta l’exemplum
cui è un tema che lascia sconcertati, corpo di Dario abbandonato con questo cavallo che in
quadro di 240x480 del 1745 assai difficile da capire come possa averlo eseguito, potrebbe
essere uno di quei dipinti da ‘800, è un dipinto un po' alla Fattori, di quei pittori che nella
seconda metà dell’800 registrano il dramma delle battaglie e delle guerre. Chiudiamo con
un ritratto, anch’esso sorprendente, di un’amica del pittore, una donna pittrice veneziana
che si chiama Giulia Lama di cui sappiamo molto poco, ritratto con una sensualità
sorprendente. Giulia Lama che a sua volta riprende il tema di Giuditta e Oloferne
producendo un capolavoro assoluto con questa idea di questo corpo contorto con una
24/03/2022
chiamata di artisti. Sottolineare l’internazionalità dei pittori inglesi, che sono adatti a
coniugare il loro linguaggio con lo spirito e il gusto rococò che muove dall’inizio del ‘700
Carriera aveva legami in Francia ed era apprezzata lì). Anche Pellegrini verrà ammesso nel
1730 all’Accademie Royale di Parigi, c’è una autonomia della pittura veneziana dalla
pittura francese? Se è vero come è vero che a Venezia si frequenta il mito e la storia,
nell’arte francese dello stesso periodo quel tema della seduzione e dell’arte erotica è un
tema che da un certo punto di vista è l’elemento che caratterizza il rococò dei primi
decenni del ‘700 e già qui c’è una prima differenza. Quello che mette in rapporto Venezia
con il rococò è il gusto, lo stile, e in particolar modo non c’è artista che + di Pellegrini
elabora uno stile veloce, dove la pennellata è molto fluida, è una scelta di colori brillanti, è
una pittura libera, soprattutto libera dai precetti accademici (coltivati in Italia, dove si
voleva che il disegno fosse alla base di ogni progetto artistico). L’interesse della Francia è
quello di istituire uno stile nazionale che possa fare scuola e non è un caso che i Veneziani
momento entrare in quell’accademia e non è un caso che quasi nessuno o nessuno dei
Riprendiamo il discorso si Pellegrini dal suo autoritratto (foto) conservato alla National
Gallery di Londra per ricordare l’importanza di questo pittore in Inghilterra che è ancora
alla ricerca di uno stile nazionale. Ad un certo punto l’esigenza di uno stile nazionale
spazzerà via tutti questi artisti che avevano rivestito un ruolo importante, perché
che per molto tempo era stato un punto di riferimento. L’idea dell’autoritratto è di un
aristocratico, gli strumenti del mestiere sono messi in ombra così che ci si possa
l’artista celebra non il suo aspetto mondano ma l’aspetto professionale che qualifica
l’artista come intellettuale e uno degli elementi cardini è l’idea di segnalare la qualità di
una prassi che è quella del disegno (Mengs in un ritratto mangifico si rappresenterà con la
cartella dei disegni, Corvi fa delle dichiarazioni di scuola con accanto testi che possono
Soggiorni all’estero: viaggi in Europa attestati tra il 1696 e il 1695, Londra post 1709,
Dusseldorf 1713, Anversa 1716, Aja 1718, Parigi 1719, Dresda 1725, Vienna 1725 e 1730,
Mannheim 1736.
Libertà di interpretazione della pittura, libertà dello stile che nell’ottica del pittore
identifica la scuola veneziana per una sua specifica identita. Peraltro cosciente il pittore di
muoversi in un contesto dove la scuola veneziana negli stessi anni guarda a Roma e
una autonomia che va ricercata in quella straordinaria capacità che i veneziani hanno
sempre avuto nell’utilizzo del colore. Sembra una scelta programmatica la sua. Biblioteca
antoniana di Padova dove opera nel 1702 con Ferdinando Fochi che è l’autore delle
veneziani), che non sempre si adeguano alla libertà del pittore figurista, quella struttura
con la finta architettura risponde ad una tradizione ancora seicentesca che potremmo
definire un po' barocca ad inquadrare al centro della volta quella libertà e quel colore che
si schiarisce e una libertà nell’impaginazione della scena con le nuvole che creano un senso
tradizione dell’affresco romano dove c’è una pittura che sente molto l’aspetto didascalico
della comunicazione, è importante che chi osserva veda chiarezza didascalica della
secondario rispetto alla capacità del pittore di creare il vortice e di creare in maniera
fantasiosa gli elementi che diventano in qualche modo una regia della visione, dove la
ad un impaginato compositivo
costruire l’impaginato dei soggetti scelti – il modello che aveva fatto scuola nella
decorazione della villa fuoriporta nel Veneto risaliva al Veronese, soprattutto nella Villa
Barbaro a Maser che è assolutamente diverso da quello che propone Pellegrini) e una
leggerezza che è anche un improvviso schiarirsi dei colori, sono colori pastello (una delle
pittrici più amate di questi primi decenni del ‘700 a Venezia è Rosalba Carriera che è la
maestra dell’utilizzo del pastello in Europa), cambio di passo. Cosa viene rappresentato?
raccolta la tradizione mitologica greca attraverso una narrazione unica che parte dal caos
primordiale fino ad arrivare ai tempi di Ovidio, per celebrare Augusto ed è un testo con
una concatenazione di episodi che ha come cardine della narrazione l’idea della
in corpi nuovi, che risponde all’ottica del mito greco di trovare nella natura quel rapporto
stretto con la storia dell’uomo, si ritrova l’anima della natura ritrovando negli elementi
naturali il rapporto fra l’uomo e la divinità e quindi questo senso panico tipico della
Grecia). Vediamo alcuni soggetti: Apollo e Dafne, Venere e Adone è forse una delle
realizzazioni più straordinarie intanto nell’impaginato (a prescindere dai colori che sono
una dichiarazione di stile) con Venere che è una donna “smaterializzata”, la leggerezza del
panneggio crea un senso di smaterializzazione del corpo (tutto il contrario di ciò che
capire la profonda differenza tra lo stile dei due. Stile dove l’aspetto
Roma, ma qui entra in contatto con Luca Giordano quindi un pittore della tradizione
capolavoro dal punto di vista compositivo, perché questo giovane abbandonato nel punto
della morte con la testa riversa. [Tiepolo ad un certo punto userà composizioni inedite,
drappo che disorienta in Pellegrini, cosa che non c’è assolutamente in Sebastiano Ricci
dove la figura di Venere crea una sorta di Z che è un tema tipico e caro alla pittura
manierista. Se dovessimo definire con una parola chiave Sebastiano Ricci useremmo il
termine NEOMANIERISMO.
bellezza.
canne con il vento gli piacque così tanto che ne tagliò alcune
tema di Dafne che sfugge da Apollo). Le protagoniste sono le canne che si muovono al
proprio per animare la scena e dargli un senso di movimento straordinario. La resa degli
incarnati, incarnato perlaceo per Deianira e per il personaggio che cerca di rapirla, Nesso,
un incarnato bruno. [C’è un altro quadro con lo stesso tema, che è di Guido Reni, eseguito
intorno al 1620 e oggi al Louvre in cui vediamo il senso di una pittura classica in cui tutto è
risolto in primo piano, studio di nudo quasi accademico]. Ercole e Deianira giunsero ad un
fiume in cui si doveva farsi trasportare il centauro Nesso che cercò di far violenza alla
donna e Ercole gli scaglia una freccia e lo uccide (nell’affresco di Pellegrini non vediamo
Ercole che scaglia la freccia, come se l’interesse del pittore fosse quello di rappresentare il
movimento, il senso della natura – non dimentichiamoci che siamo in una villa di
tradizionale, si perde la libertà e la leggerezza della stanza precedente per entrare in una
dimostrando come Pellegrini si senta a suo agio quando gli si chiede di rappresentare con
figurativi perde di forza. Questo tema della storia e del mito negli stessi anni diventano i
suoi filoni di produzione: la storia romana con Muzio Scevola con un dipinto che si data
più o meno agli anni di Villa Alessandri e di nuovo le Metamorfosi di Ovidio con un
frequente nelle Metamorfosi e a soccombere è quasi sempre il genere femminile che ottiene
la metamorfosi per sottrarsi ad uno stupro, qui invece Ovidio sceglie un soggetto in cui si
invertono le parti: Ermafrodito è un ragazzino che cerca di sottrarsi alle mira di Sarmace e
subisce questa metamorfosi per cui in questo abbraccio della ninfa i due corpi si fondono.
Pellegrini, Betzabea, 1708-09, i suoi personaggi sembrano sempre degli adolescenti, dei
giovani che godono della bellezza di questi corpi perfetti. Chi era Betzabea? Non c’è nulla
del tema religioso di cui in realtà farebbe parte questa figura, Pellegrini usa il tema per
rappresentare una scena di seduzione (pensiamo ad esempio alla figura di Lucrezia), una
scena nuda e qui sullo sfondo c’è Davide che osserva ma tutto diventa una scena di grande
seduzione anche con l’aggiunta del moro che l’assiste e la fanciulla che le presenta lo
specchio e lei osserva acconciadosi le chiome. Lo stesso soggetto 15 anni dopo da parte di
Sebastiano Ricci in cui vediamo come il tono sia profondamente differente, l’impianto
una narrazione portata in primo piano e dove al centro della rappresentazione c’è il corpo
di spalle).
alla testa mozzata di Pompeo, 1720 circa, capacità di rompere la linea e trasformare
l’immagine dalla pennellata fluida e mossa anche quando si tratta di raccontare con un
discipline privilegiate. Quello che è importante è la figura che si rivolge alla Pittura, che è
la Poesia con due testi appoggiati (uno è Omero) e quello che è importante è il
collegamento tra la Poesia e le Arti per dichiarare l’aspetto filosofico della professione e
peraltro insieme al Disegno, alla letteratura a supporto, c’è la Musica, altra componente
essenziale nel contesto romano di quell’idea di artista colto (il teatro in questo momento è
divinità greca, figlio del dio Sole, tanto temerario di voler guidare il carro del padre. Qui il
tema non è scelto a caso, è una dichiarazione di modestia, in pratica il proprietario di casa
dice che non intende assimilarsi al patriziato (Aurora simbolo dell’alba di un nuovo
periodo importante per la famiglia Baglioni, dato dal matrimonio). Vediamo in alto
l’Aurora e poi Fetonte che chiede ad Apollo di guidare il Carro del Sole, di fronte alle 4
stagioni. Soluzioni delle ore che stanno per imbrigliare i capelli (?) al carro ed hanno delle
ali di libellula. L’Aurora con novità nell’impaginato, fanciulla dalle carni eburnee che
emana una luce chiara, del mattino, ci sono le due figure sotto che dovrebbero essere Eolo
con un vaso con l’acqua che rappresenta la rugiada del mattino e la figura del Tempo
mattina.
Per capire come siamo in una soluzione figurativa nuova e inedita, forse l’Aurora più
celebre è quella di Guido Reni del Casino Borghese in cui vediamo il Carro del Sole
Ancora una volta un confronto con Sebastiano Ricci: La caduta di Fetonte, in origine sul
capolavoro di arte barocca, è un soffitto che tranquillamente potrebbe esser stato realizzato
a metà del ‘600, l’illusionismo, il colore, tutto celebra la capacità e l’artificio, la meraviglia
dell’arte barocca, fatta eccezione forse per il corpo di Fetonte che ci denuncia l’interesse
per il corpo, finendo per essere un vero e proprio studio di nudo accademico (pluralità
Vediamo ancora un confronto tra Ricci e Pellegrini, un Ricci per una pala d’altare con la
Madonna con Bambino e un Pellegrini con un Martirio di Santa Caterina per la Basilica del
Santo a Padova. Ricci ricorda alcune soluzioni compositive di Veronese anche nelle scelte
cromatiche (rossi e azzurri accesi) e c’è anche nella composizione un volersi collocare in
Tutto questo scompare in Pellegrini, si rompe l’unità spaziale della pala d’altare
tradizionale per una libertà che è reinvenzione di un linguaggio comunicativo in cui
Pellegrini si mette come capo fila di una necessità di reinventare l’arte veneziana, di
29/03/2022
Difficoltà di riuscire a stabilire un discorso chiaro tra pittori rococò e pittori del periodo, si
trova in linea con soluzioni stilistiche degli anni ’20 della Francia. Abbiamo anche detto
che rococò in che senso, qual è il portato della pittura veneziana a questo stile?
capiamo che ci sono delle date con cui fare anche i conti.
Rococò si dice trivialmente di generi ornamentali, di stile e disegno, che appartengono alla
scuola di Luigi XV e dell’inizio di quello di Luigi XVI… si dice di tutto ciò che è vecchio e
formato con riferimento alla parola rocaille, che disegna in origine un gusto ornamentale
legato alla decorazione di grotte e decorazioni da giardino. Uso dei termini “genre
contrappone al gran gusto, che è quello che fa riferimento allo stile classicista e ora
capiremo come nel ‘700 anche in quelle aree dove si fa strada il gout nouveau troviamo un
interesse al classicismo e a quella che può essere una scelta di stile, diversa da questo
genere alla moda che si diffonde nella prima metà del ‘700 in alcune aree). Meissonnier
pubblica il libro di ornamenti negli anni ’40 del ‘700 che è stato molto importante nella
diffusione di questo gusto. C’è da dire che il rococò fondamentalmente è uno stile
importante per l’Europa perché progetta un nuovo modo di abitare, è la prima volta nel
corso dei secoli a partire dal ‘400 che si mette in discussione la planimetria di un
architettonica, nel ‘700 si cerca invece una dimensione molto più domestica e privata, dove
il tema della rappresentanza (tipico del Barocco) viene messo in disparte. Con la
progettazione rococò intanto le stanze diventano più piccole (vediamo l’Hotel de Soubise
di Parigi progettato da Boffrand intorno al 1735 e sotto una consolle di Meissonnier –
ambiente molto più piccolo, altezza ribassata, cupola, ambiente dove lo spazio raccolto
relegata in piccoli quadri mistilinei che stanno al di sotto della volta, per il resto l’elemento
ornamentale sono i tralci floreali decorati. Salone esemplare di quello che si intende per
Nymphenburg 1734-39 in un casino di caccia, che viene ricordato come Amalienburg dal
nome del committente, e la decorazione è la stessa, non ci sono dipinti di soggetto storico o
mitologico, ma un partito decorativo che è quello a tralci floreali che abbiamo visto anche a
questo gusto è il regno sabaudo con le residenze torinesi, Palazzo Reale di Torino 1730-40,
gusto simile a quello che abbiamo visto anche se una ricchezza di oro e nella volta di
decorazione pittorica non consueta in altri contesti, fa i conti con la tradizione barocca; gli
arredi lignei sono di Luigi Prinotto e Pietro Piffetti: grande spazio alle arti minori o arti
suntuarie dato dal rococò. Il rococò ad un certo punto incontra il gusto per l’Oriente, le
ceramiche sono importate dalla Cina e sono portatrici di motivi decorativi realizzati come
motivi. Genova, Villa della Rovere, metà del ‘700, questo gusto riguarda anche il giardino,
rapporto con la natura, film che raccontano il ‘700 pensiamo a quante scene vengono
rappresentate nella passeggiata nella natura. Immagini di Tiepolo che hanno per soggetto
la passeggiata all’aperto. Non c’è altro secolo come il ‘700 che ami la pittura di paesaggio
che passa per l’esperienza e con il contesto soprattutto romano. Quello che vediamo
accanto è l’appartamento settecentesco, anni ’60, del palazzo Doria Pamphilij dove
gusto rococò (specchi, ambienti ridotti, decorazione della volta) e dobbiamo tener conto
che Roma non è particolarmente recettiva per quel che riguarda il rococò e gli unici
Maria Amalia di Sassonia, 1750-59, Capodimonte, già Reggia di Portici, decorazione che va
ad incontrare il gusto per l’oriente in questa sorte di piccoli altorilievi che traducono in
porcellana scene di gusto orientaleggiante, la committente si porta a Napoli quel gusto che
da vent’anni era diventato il gusto della Baviera e dei paesi transalpini. Interessante
produzione come questa ad una produzione di porcellane all’antica che fanno capire la
compresenza di questi due gusti che è un fattore evidente). Anche quando si tratta di
riprendere scene dal mito capiamo che si lavora ad unificare i due gusti, si lavora
nell’ottica di recuperare una dimensione ed un gusto in cui rococò e gusto orientato alla
grande rappresentante di questa pittura con idea di natura rigogliosa, una sorta di nuova
arcadia dove non c’è spazio per il tema mitologico o il tema arcadico ma c’è una scena di
sull’altalena e con il suo fidanzato che le osserva le gambe scoperte dal vento in questo
sempre ricordato della pittura, della prospettiva e dello studio dell’anatomia vengono
completamente abbandonati per ricreare un senso di una pittura dove c’è una sorta di
quindi come se fossimo accolti in questo giardino. Tuttavia, già nel 1747 La Font de Saint-
Yenne nel trattato sulla pittura contemporanea francese muove qualche perplessità sullo
stile rococò, che caratterizza la Francia, stile che nasce e che viene diffuso da Parigi,
identità che per la prima volta diventa uno stile esportabile fuori dalla Francia e in grado
di dettare un gusto internazionale. Nel 1747 Roma aveva già fatto un bel percorso e aveva
decretato già l’importanza di un’arte che fosse di impegno etico e morale, guardare
all’antico non era solo un discorso di stile e di gusto, ma guardare ad un’epoca che potesse
essere un modello e uno specchio per la contemporaneità e non è un caso che in questo
testo che abbiamo appena citato il genere più importante è quello di storia, se l’arte deve
essere modello è la storia che deve essere recuperata e non è quello stile disimpegnato,
quello stile di seduzione che comincia ad essere condannato dalla Francia stessa a
cominciare d aDenis Diderot che non perderà occasione per condannare l’arte rococò e per
rafforzare la carriera di quegli artisti che cercano di svincolarsi dallo stile rococò. Anche a
livello pubblico qualcosa stava cambiando a partire dal marchese di Marigny, che aveva
viaggiato in Italia tra il 1740 e il 1741, viaggio sostenuto da Madame de Pompadour (che
vediamo in un dipinto di Boucher che è il trionfo del rococò) con l’idea che fosse arrivato il
parte delle autorità governative quando Marigny diventa direttore generale degli edifici,
arti, accademie e manifatture reali. Come si esce? Il primo che fa un tentativo è Vien, che
nel 1763 proprio al Salon del ’63 presenta il dipinto “La mercante di amorini” che è una
traduzione in pittura di una incisione che traduce un affresco ritrovato a Stabiae nella Villa
Arianna e edito nel terzo volume delle Pitture Antiche di Ercolano del 1762 (che
diffondono la conoscenza dell’antico e il risultato degli scavi come mai era successo in
precedenza, scavi che vennero subito visti dal resto dell’Europa come una occasione
particolarmente impegnato (signora con gli amorini nel cesto di tono leggero), ma negli
anche una differenza di stile rispetto ad esempio a Fragonard dove vedevamo la libertà
della pennellata e la rinuncia completa al disegno. Stile classicista e che Roma ha elaborato
nel 1763 ormai da 70 anni grazie alla fortuna di Maratti e Bellori e delle loro scuole. Non va
dimenticato che Vien aveva soggiornato a Roma dal 1744 al 1750 e in cui tornerà quando
David che alla fine del secolo sarà colui che porterà avanti la grandezza dell’antico e la
grandezza di uno stile improntato all’antico. Se c’è un ciclo che decreta un cambio di passo
anche in Francia è quello commissionato da Luigi XV per il castello di Choysy dove una
serie di pittori vengono chiamati ad esercitarsi su temi di storia romana e che vengono
utilizzati per celebrare le virtù del sovrano, ed ecco la storia come maestra di vita ed una
scelta politica che sceglie di rispecchiarsi nell’antico (capiamo che non corrisponde alla
realtà dei fatti, è un motivo di propaganda). Tra questi pittori c’è anche Vien che però in
questo genere non si esprime al meglio, a questo punto è evidente che quando si parla di
questi dipinti un modello indiscutibile è quello delle stanze di Raffaello. David dirà che le
arti devono aiutarci a far avanzare il progresso dello spirito umano, devono contribuire
all’istruzione pubblica ed è necessario quindi che l’artista sia filosofo, grande conoscenza
della natura: il compito delle arti è l’educazione del popolo e le arti sono fondamentali in
popolo che non ha strumenti per alfabetizzarsi. È a Roma nel 1784 che David elaborerà il
quadro Il Giuramento degli Orazi, oggi al Louvre, in cui rappresenta un tema nuovo,
quello del padre gli Orazi che consegna le spade ai figli prima del combattimento con i
Curiazi; dipinto eseguito nel 1784 ma sarà destinato a fare scuola alla generazione di
giovani artisti che si legherà alla rivoluzione francese e che sceglierà di essere pittore-
filosofo.
Quello che vediamo è una delle ville venete più famose del ‘700, Villa Pisana a Stra, su
commissione del doge Alvise Pisani e affidata a Francesco Maria Preti. I Pisani sono una
famiglia di antico lignaggio e si fanno costruire una villa sulla linea di Versailles e della
Reggia di Caserta, la villa verrà poi venduta a Napoleone. Lo stile è uno stile palladiano in
qualche modo, recupera nel prospetto principale tutti gli elementi del discorso
costruzioni vitruviane (le parti angolari ripetono l’idea del timpano, ordine gigante delle
colonne). Ma se entriamo dentro, il Salone da ballo si presenta decorato tra il 1760 e il 1762
foglia d’oro che impreziosisce la decorazione) Tiepolo. La volta affrescata con il gusto
leggero, arioso e vaporoso, dove il soggetto è quello dell’apoteosi della famiglia Pisani, i
cui membri sono rappresentati in una vasta allegoria dove compaiono anche le figure
del palazzo Pamphilij qual è il soggetto che verrà utilizzato? La storia di Enea perché i
Pamphilij rivendicano un’origine antichissima che li porta ad avere rapporti parentali con
Enea, colui che secondo la tradizione fonda Roma. Questo ci fa capire come il senso della
storia cambia, a Stra non c’è un eroe romano, qui si celebra la potenza economica di una
famiglia, nata dai commerci. Nella stessa villa uno dei primissimi pittori chiamati ad
intervenire è Iacopo Amigoni con il Giudizio di Paride che celebra l’attività mecenatizia
nei confronti delle arti e in cui il mito diventa un’occasione per ricordare l’importanza che
queste famiglie hanno nella diffusione del gusto del bello. A lungo si è creduto che
Amigono fosse nato a Napoli, ma ora si sa che nasce a Venezia nel 1682 e muore a Madrid
nel 1752; 1711 iscritto alla fraglia dei pittori veneziani; in Baviera tra il 1719 e il 1728 dove
Inghilterra tra il 1729 e il 1739; c’è un passaggio per Parigi e torna poi a Venezia dal 1739 al
1747; a Madrid dal 1747 al 1752. Se Pellegrini aveva avuto una notevole fortuna a Parigi,
non succede la stessa cosa per Amigoni. Vediamo alcune delle opere che lascia nel suo
gli appartamenti su commissione del principe elettore Max Emanuel, con un tema storico,
in cui torna la Storia, storie di Enea e Turno (1721-23) in cui ritroviamo la leggerezza,
perimetri del soffitto per lasciare spazio ai cieli che si aprono, a questo senso di vertigine. Il
dipinto si tratta di mescolare la storia con il mito che è un’altra caratteristica di questa
pittura di inizio secolo, idea di filologia dell’antico che è qui assente, come rimarrà assente
nei quadri di storia romana di Tiepolo e che invece aveva costituito la fortuna della pittura
a Roma dello stesso periodo. Pittura portata avanti senza nessun tipo di preoccupazione di
filologia fino a quando saranno gli stessi veneziani, Zanetti soprattutto, a lamentarsi di
questa libertà, che decreterà la sfortuna dei pittori che interpretano la storia in questo
modo. Episodio di Enea ricevuto da Didone, dove Didone con il suo amore sventurato è
un tema che rientra nelle corde di Amigoni. Abbiamo detto dell’abbazia di Ottobeuren, in
veterotestamentario della cacciata di Adamo ed Eva: lo stile però non cambia, tutto torna a
celebrare la freschezza della pittura che è tipica dello stile di Amigoni. Flora e Zefiro e
Venere e Adone sono esemplari di cos’è Amigoni e la sua pittura: non c’è una grande
personaggi, ecc. Sempre della stagione inglese come i precedenti, il quadro Enea davanti a
Didone appartenente al National Trust, torna un tema storico con una necessità di
filologia. Amigoni come Pellegrini è uno di quei pittori che va in Inghilterra quando i
committenti inglesi wig (coloro che hanno istituito la monarchia parlamentare e che si
la cacciata degli Stuart a Roma, nel tentativo di istaurare il cristianesimo come religione di
stato e non il protestantesimo) capiscono che è necessario dipingere soggetti che si rifanno
ad un’etica morale che l’Inghilterra vuole portare avanti, ma quando ci si rivolge a pittori
come loro il risultato non è ottimale. Il ritratto di Pietro il Grande di Amigoni è uno dei
primi attestati dell’apertura della Russia verso la cultura artistica europea, sono gli anni
1732-34; la Russia fino a Pietro il grande è una nazione chiusa su sé stessa e segue una
tradizione artistica che si rifà al medioevo, invece Pietro il grande ricerca uno sguardo
verso l’Europa, cerca di far migrare il gusto di tipo occidentale, sono gli anni in cui si
cominciano ad acquistare le prime sculture antiche. È importate che si scelga Amigoni per
questo ritratto, in cui Pietro il Grande è accompagnato da Minerva che tiene in mano una
lancia, poi ci sono tamburi, cannoni, vascelli militari ed è la celebrazione della forza
Farinelli, il più famoso castrato dell’epoca, che lo accompagnerà anche a Madrid dove
soggiornerà presso la corte spagnola e lo ritrae in un ritratto allegorico, con la Musica che
lo incorona. Soggetto che ritroviamo anche in altri ritratti eseguiti in Spagna, ed un ritratto
e la cantante Teresa Castellini, gruppo di italiani che si trasferisce a Madrid che fa migrare
tutto quello nel quale l’Italia si identifica nel ‘700 (il Bel Canto era un tema fondamentale,
una cosa tipicamente italiana e nella pratica del Grand Tour spesso si faceva coincidere il
viaggio con dei concerti pubblici tenuti da Farinelli, e Bologna era una tappa fondamentale
perché si poteva trovare questo cantante, che era il più grande cantante dell’epoca).
Vediamo Amigoni nel Ritratto dell’Infanta di Spagna, 1750 circa; altro ritratto madrileno è un
soggetto sacro, Il Volto Santo, che ci fa capire cos’è il gusto che il pittore porta con sé, è un
tradizione, in quel volto santo c’è la spagna, c’è quella cultura spagnola profondamente
religiosa, c’è quella pittura di devozione quasi di superstizione (non dimentichiamo la
interessante come questi pittori portano con sé un gusto, uno stile ed una estetica che
riesce a farci capire quel passo avanti che le arti propongono rispetto ai retaggi culturali
del passato.
Chiudiamo la lezione ricordando un altro cantiere in Spagna: palazzo reale della Granja di
San Ildefonso, nuovo palazzo reale costruito a partire dal 1721 e prima della costruzione di
quello di Madrid. Dietro c’è Juvarra e peraltro per questo palazzo si acquistano in
abbondanza sculture antiche dalle collezioni romane, è una delle prime grosse fuoriuscite
luogo dove rispecchiarsi. Su questa linea si inseriscono anche delle tele che decorano gli
ambienti di San Ildefonso e i pittori sono tutti grandi pittori della scuola romana e della
scuola napoletana, non c’è Venezia per il momento e tutti i pittori sono suggeriti da
Juvarra. Francesco Fernandi detto l’Imperiali, Alessandro Magno premia gli ufficiali; i
soggetti sono gli imperatori romani associati ad una virtù che deve essere assolutamente
legata al sovrano spagnolo. C’è anche un pittore bolognese, se ci si spinge verso nord non
è per entrare a Venezia ma a Bologna dove la tradizione classicista era in mano a Donato
Creti che qui dipinge Alessandro, Apelle e Campaspe (Temperanza) e poi i grandi pittori
come Sebastiano Conca, di impostazione napoletana nel dipinto Alessandro nel tempio di
Valore.
31/03/2022
la via che papa Peretti fa aprire alla fine del ‘500 partendo da Trinità dei Monti per creare
un tragitto che si congiunge con Santa Maria Maggiore e con San Giovanni in Laterano.
Palazzo Barberini è una sorta di palazzo di città e villa di campagna, ascesa di un membro
della famiglia con un nuovo palazzo di città e con una nove villa di campagna e loro
occupano un palazzo già esistente e ricostruiscono il palazzo con la facciata che si affaccia
sulla odierna piazza Barberini. Se guardiamo la pianta, un altro corpo viene costruito come
fosse una sorta di H sull’altro lato e un elemento di raccordo, la famosa facciata iniziata da
Maderno e poi portata avanti da Bernini. Facciata straordinaria con questa idea di tre
ordini, l’ordine del pianterreno è un ordine di arcate che dà la possibilità di accedere sul
retro dove in origine c’era un grande giardino seguito da una sorta di parco e questo
caratterizza l’idea di un palazzo che diventa anche una sorta di dimora legata ad uno
spazio verde (conosciamo la passione del cardinale Francesco Barberini). Questo non è
l’ingresso principale ma un cortile laterale e questo era un corpo laterale del palazzo.
Piccola porzione di un giardino all’italiana che era una sorta di parterre prima che si
convivialità e poi c’era una parte destinata ad orto, alle derrate alimentari. Dalla seconda
metà del ‘700, giardino all’inglese, a Roma villa Borghese e il giardino di Villa Pamphilij.
della chiesa di Sant’Ignazio, la cui decorazione si deve ad un pittore gesuita che è Andrea
Pozzo che la realizza tra il 1691 e il 1694. La differenza rispetto al Gaulli è sostanzialmente
un maggior uso della prospettiva in Pozzo. Inoltre nella chiesa decorata da Pozzo c’è
anche la finta cupola, che viene affrescata con l’idea di una apertura sui cieli dove
ambientare paradisi, visioni, idea di questo artificio per cui la pittura riesce a scardinare
anche uno spazio chiuso e riesce a creare uno spazio altro dallo spazio reale; Pozzo invece
facendo appello alla virilità prospettica dipinge su una grande tela questa architettura
dipinta che funziona come una visione illusionistica perché si ha l’impressione di essere di
fronte ad una cupola vera e questo lo rese molto celebre, ne realizza diverse in diverse
chiese d’Italia e ad un certo punto lascia l’Italia chiamato dalla corte imperiale di Vienna,
dove rimane dal 1702 al 1709, anno della morte. Realizza a Vienna la finta cupola nella
chiesa dei Gesuiti, finta cupola che decora la navata della chiesa: tamburo con nicchia con
l’architettura. Pozzo lo ritroviamo anche nel Palazzo Lichtenstein a Vienna dove c’è l’idea
qui l’architettura si limita a fare la cornice per lasciare spazio ad una visione ariosa in cui
siamo davanti ad una ripresa classicista, con la finta architettura, le colonne con i capitelli
corinzi, ecc. ma ci sono anche gli elementi in stucco dorato che ci fanno capire che entra
anche il cosiddetto stile e gusto rococò. Torniamo su questo aspetto capendo che l’Austria,
la Baviera e la Franconia sono aree di ricezione del linguaggio rococò. Pozzo finisce per
essere una sorta di tributo di quell’area all’arte italiana ma in particolare all’arte barocca,
che è uno stile accolto con benevolenza soprattutto dalle corti perché nella magnificenza si
trova l’espressione di propaganda politica (come era stato per la Chiesa a Roma, dove
l’arte magniloquente vuole rendere omaggio alla gloria e alla potenza della Chiesa). In un
altro edificio di Vienna che è il Belvedere, un allievo di Gaulli, Martino Altomonte, esegue
Apollo, in cui il principe è rappresentato in nudità come una sorta di divinità, Apollo è
una figura che si presta alla celebrazione di un committente o di una casata perché Apollo
è da sempre considerato colui che protegge le Arti e colui che dà la possibilità di
identificarsi con una attività mecenatizia. Siamo nel 1716 e riconosciamo come la cornice
architettonica dipinta è una memoria di Padre Pozzo. Nel 1733, quando arriva il rococò e
raffigurazione e questo tripudio di ogni cosa. Gusto ricchissimo con una sorta di orror
vacui.
Esistono in queste aree dei feudi
parte o dall’altra comporta anche scelte artistiche e dichiarazioni di adesioni che hanno a
che fare anche con le arti. Principe guerriero nel ritratto con l’armatura ma presentato
all’interno di una sorta di studio. Questo signore è colui che fa costruire a partire dal 1715
quando rientra da un lungo esilio a seguito della Guerra di Secessione Spagnola, il Nuovo
Castello di Schleisseim e capiamo bene che il corpo centrale del Castello riprende un po' il
modello di Versailles perché è il palazzo del re. Gli stucchi interni sono disegnati da Effner
e sono di gusto rococò, sui due prospetti corti ci sono dipinti di Joachim Beich con episodi
militari che celebrano le vittorie del principe e il soffitto è decorato da Amigoni con storie
di Enea e Turno, tra il 1720 e il 1723 e c’è una sorta di volontà di creare un parallelo tra la
storia del proprietario di casa e uno dei massimi eroi della storia antica: da un lato
architettonico del castello, gusto rococò nella decorazione in stucco e potremmo dire che in
questo momento in questo territorio si è in grado di acquisire elementi da tendenze
differenti.
straordinaria di Tiepolo, che tra l’altro lo ricorderemo sempre in Baviera a Diessen con una
pala d’altare nel 1739 per una chiesa agostiniana con un Martirio di San Sebastiano dove è
questi elementi angolari tra l’altro timpanati. Ma se si entra all’interno della residenza di
economiche e dai viaggi di scoperta, pensiamo all’Inghilterra con i viaggi di Thomas Cook.
Cappella di Wuzburg di Hildebrandt realizzata tra il 1735 e il 1743 con la colonna tortile
che è memoria del baldacchino di Bernini. Tiepolo nel 1750 viene chiamato a Wuzburg e
gli viene inviato a Venezia un contratto nell’ottobre del 1750 e a seguito di questo contratto
Risenti registrazione
05/04/2022
pittore che si chiama Pittoni, è un
veneziano nella prima metà del ‘700, come accade in qualsiasi altro contesto. In alcuni casi,
come quello romano, la presenza di un pittore o di una scuola pittorica forte (Maratti e due
successivi, a Venezia questo manca e c’è quindi una maggiore libertà di espressione.
Passiamo in rassegna 3 dipinti che fanno parte di una stessa commissione, commissionati
per la chiesa dei Cappuccini di Parma, che non è nuova alla pittura veneziana (ha operato
Sebastiano Ricci) ed è uno di quei territori che guarda con interesse ad un pittore di
estrazione veneziana. Tra il 1730 e il 40 Pittoni esegue questa Maddalena per la chiesa, un
diversi elementi. Non ha maestri riconosciuti se non lo zio, Francesco, le cui prime opere
Pellegrini, conosce bene la pittura di Ricci e questi pittori hanno un punto di riferimento
nella pittura bolognese (da tenere presente che qui c’è un filone classicista e un filone
ch ela presenza di Correggio a Parma è una presenza che li mette in stretto rapporto con
tipicamente settecentesca nei colori pastello dell’abito (rosa, azzurri, violetto, grigio, ecc.) e
c’è una volontà come di rinnovare la tavolozza e non dimentichiamo che a Venezia era
stato pubblicato il “Newtonismo per le dame” (Newton aveva scritto un trattato sulla
rifrazione della luce, trattato scientifico che aveva studiato la rifcrazione della luce sui
corpi e riguarda il colore), semplificato da uno studioso veneziano, Algarotti, che ne aveva
fatto un trattato con un linguaggio più semolice e che aveva fornito indicazioni anche ai
pittori. In un dipinto come questo dove incarnati così perlacei e un abbigliamento con una
cromia così elegante parla il linguaggio del ‘700 veneziano perché cromie così difficilmente
le troviamo altrove. Dipinto di grande interesse anche per fli elementi di forte naturalismo
Crespi). Coniugare la tradizione dei pittori “tenebrosi” che tornano e riportano in auge il
naturalismo con uno stile che per comodità chiameremo rococò (attenzione però alla
declinazione del termine che di volta in volta va rapportato con soluzioni che sono
profondamente differenti).
tipico di Tiepolo: inserzioni del tutto inedite, la sua natura è tipicamente settecentesca, per
cui alle querce della tradizione si sostituiscono i pini marittimi e i pioppi. Anche in questo
caso c’è in questi sai rattoppati un desiderio di natura, così come nelle bellissime teste, ma
dell’equilibrio e della giustapposizione. Ma questo non è uno dei quadri più innovativi di
Tiepolo, vedremo tra poco cosa è in grado di fare anche nella pala d’altare.
e a quell’intento naturalista. Qual è la storia di Piazzetta? Nei primi 20 anni del ‘700
tratterà di riflettere sul colore, sentito come un elemento fondante del colore, anche lui
schiarirà le tinte (dipinto della chiesa dei Cappuccini) ma il suo sarà uno schiarirsi senza
inserire i colori nuovi ma giocando sulle sfumature e sui passaggi di tono dei colori
“terrosi” (marroni, ocra, verdi scuri). Sottolineare anche nella scelta delle tinte come
Tiepolo e Pittoni siano simili dal punto di vista dei colori, ma Pittoni sceglie un sotto in su
mentre Tiepolo con un dipinto che sceglie una diagonale e di riportare tutto il gruppo in
primo piano come se non sentisse la necessità di una fuga prospettica se non, come al
solito, attraverso i piccoli dettagli che già compaiono come frammenti (tema della porzione
essere direttore
vediamo è quello delle tombe allegoriche di Mexuini, ciclo importante per far capire la
fama del pittore perché è quel ciclo di dipinti che l’impresario teatrale Metsuini ancora
prima che il console Smith avesse il controllo sui pittori veneziani da destinare al mercato
del Grand Tour, si inventa questa idea di un ciclo di dipinti dove chiamare pittori della
scuola veneziana e bolognesi sul tema della tombe degli uomini illustri della storia
britannica, accomunati dall’essere in qualche modo legati al partito degli Wig, il partito
progressista, perché il ciclo era destinato al Duca di Richmond, espondente degli Wig, che
li avrebbe collocati nella sala da pranzo della sua Country House. Dal 1730 lo troviamo,
Pittoni, ad esportare tele dal nord Europa, non si sposta lui, non è un grande freschista ma
collezione, quadri da galleria, e i soggetti alternano soggetti epici (come Didone ordina di
fondare Cartagine o Venere e Enea che riceve le armi forgiate da Vulcano) oppure soggetti
più inconsueti (come il caso della Regina Gige che ordina l’omicidio del marito Candaule, re
libico che aveva disonorato la moglie perché aveva permesso al capo delle guardie di
poterla vedere nuda, era orgoglioso della bellezza della moglie che fa entrare la guardia
negli appartamenti della moglie per farla vedere nuda, ma la moglie, dopo averlo
diversi motivi: la figura di Candaule riprende i nudi accademici romani [si sente a Venezia
questa tradizione – anche qui disegnavano corpi nudi, magari non in accademie però],
vede perché è una visione frontale ma al tempo stesso presa dal sotto in su ed è in grado di
creare una spazialità tutta in primo piano ma abbiamo al contempo anche dei piani
successivi, senza una definizione spaziale vera e propria ma con la capacità di usare il
panneggio creando delle sequenze che sono delle sequenze anche cromatiche che vanno
dal bianco del primo piano allo scalare prospettico degli altri colori. Notiamo bene che un
tale modo di usare il panneggio nella cultura romana non lo troveremo mai, perché per
moglie che scopre il letto sul quale dorme il marito ed invita il soldato ad affondare la
fronte al tema della storia, storia mitica, ed è cruciale della storia di Enea perché è
l’incontro con la madre che gli dà le armi (quando Virgilio racconta di questo incontro
ricorderà che insieme all’armatura gli offre uno scudo, dove sono rappresentate tutta una
serie di scene che raccontano la storia romana: anche in questo incontro c’è un predire
della storia di Roma attraverso gli episodi che fregiano lo scudo. Qui di tutto questo non
c’è nulla, tema di seduzione, di erotismo a cominciare dal corpo nudo di Venere
(paradossale quasi l’erotismo in una scena di rapporto madre – figlio) e anche il gioco di
putti si accorda con il tono giocoso e seduttivo che abbiamo ricordato più volte.
Diana, ma la dea le sovrastava tutte con la testa, che venne sorpresa senza la veste e allora
gettò l’acqua sulla faccia dell’uomo e disse “ora se puoi dì pure che mi hai visto senza
veli” e trasformò l’uomo in un cervo. Melanco e Cnomaco, i cani, lanciano il segnale e gli
vanno incontro decine di cani che Ovidio descrive e si odono latrati dei cani che uccidono
il cervo, quindi Atteone. I suoi compagni ignari, gli aizzano i cani e gridano il nome
dell’amico che per pigrizia, secondo loro, si perde la scena. Per alcuni la dea fu più che
crudele, altri la lodano dicendo che fu degno di una vergine il suo comportamento.
Particolarità del racconto, simile a quello di Apollo e Dafne, in questo caso Atteone è
consapevole di ciò che gli accade, vive nella doppia dimensione di avere alcune
Racconto crudelissimo. Pittoni utilizza il racconto per presentare nudi femminili, dove
l’altro co-protagonista, Atteone, è una piccola figurina sullo sfondo con dei cani che
sembrano odorarlo più che sbranarlo, è necessario quindi conoscere il testo di Ovidio. Non
è interessato alla fonte però, quanto piuttosto costruire un quadro di grande erotismo e
seduzione dove al centro di tutto c’è l’esposizione del corpo di Diana, bellissima,
stesso soggetto, quadro in cui lui si avvicina al racconto delle Metamorfosi, ricordando che
il bagno avviene in una grotta e si inventa quindi questa arcata che diventa un gioco della
natura che gli dà la possibilità di inquadrare in questa luce quasi lunare la figura di
Atteone che sta subendo la trasformazione. Poi crea il bagno di ninfe, con Diana
rappresentata con la mano nel gesto che ha buttato l’acqua e c’è memoria del racconto di
Ovidio ma certamente anche qui è come se osservassimo una scena di bagno, di erotismo,
che riprende il dramma del testo di Ovidio è un’opera scultorea: la fontana di Diana e
Atteone della Reggia di Caserta, 1769, di Paolo Solari, Pietro Persico e Angelo Brunelli.
Nello specchio d’acqua della cascata i due gruppi, da una parte Diana circondata dalle
ninfe, dall’altra parte Atteone assalito dai cani e se ci avviciniamo capiamo di più lo spirito
drammatico della scena. Nelle figure si coglie il momento delle ninfe esterrefatte e anche la
figura che si erge con tutta la sua auteorevolezza di Diana è perfettamente rappresentata in
testa di cervo e c’è l’espressione di questo animale (gli scultori devono proprio aver
disegnato la testa di un cervo morto perché c’è questo senso di morte, di sconcerto, di
Ma subito dopo lo troviamo in uno schiarirsi di tinte e la stessa grafia per una pala per la
Belgi.
Uno dei dipinti più celebri della serie è la tomba allegorica di Isaac Newton, del quale
vengono ricordati gli studi scientifici sulla rifrazione del raggio luminoso che vediamo in
un dettaglio. Anche qui è il pittore delle figure, è il pittore figurista di questo ciclo di
pitture.
capacità dei pittori romani di lavorare alla resa degli affetti per cui ogni gesto, ogni postura
Presenza di Pittoni in un altro ciclo interessante, per il duomo di Bergamo, siamo nel 1744
e si decide di rinnovare l’arredo dopo la ricostruzione dell’edificio conclusa nel 1710 con
dipinti che mettono a confronto pittori veneziani e pittori bolognesi (è un tipo di esercizio
frequente nel ‘700, sia in contesti pubblici che in contesti privati per vedere come si
espressionista del quadro. La testa è reclinata e vediamo solo la punta del naso, un quadro
di tradizione come prima cosa fa vedere il volto del santo, qui invece è tutto giocato sul
gesto di remissione al destino del martirio, sulle lunghe braccia. Qui c’è già quell’esercizio
che Baxandall e la Alpers hanno ragionato sulla capacità che Tiepolo ha di attirare
dettagli di un naturalismo
Venezia come una bella donna che tiene lo scettro, sull’acqua e su questo carro a forma di
conchiglia con i leoni alati che lo trascinano e tutt’intorno un discorso allegorico con Riva
degli Schiavoni sullo sfondo. A venezia c’è il doge Loredan (1501-22) e accompagna
Venezia, che sotto di lui aveva vissuto una stagione di pace assoluta in un contesto dove le
guerre erano all’ordine del giorno, questo quadro celebra la pace e la scelta di Repubblica
di Venezia (c’è la Storia, la Fama e c’è Mercurio che dona a 6 saggi capeggiati da Platone
un trattato, scritto da Gasparo Contarini, il De Repubblica, e sono gli antichi che tributano
questo organismo politico nel ‘500. E vediamo Minerva che presenta i 4 putti che stanno
giocando con i simboli delle Arti (pittura, scultura, architettura, musica e poesia): Venezia
come rappresentazione di una città che ha goduto anche di una libertà garantita dalla
scelta politica, che ha garantito la grandezza stessa della città. Un quadro come questo,
così colto, non può che essere richiesto ed essere garantito da un pittore del contesto
con Venere che consegna le armi a Enea (qui, a differenza di Pittoni, il peso della storia è
madre che compare sotto la quercia e la vicenda dello scudo di Enea che sono gli stessi di
07/04/2022
Oggi parliamo di RITRATTO. Stranamente Venezia non è particolarmente fortunata in
questo genere, a Venezia i ritrattisti non hanno avuto la stessa fortuna che hanno avuto a
Roma o in altri contesti e questo non è facile da capire. Qui matura una professionista del
ritratto, che non ha in Italia altre figure con la sua abilità: il ritratto a pastello, aspetto che
non ci sorprende, nel senso che nella storia delle donne pittrici ad un certo qual modo sono
destinate ai generi “minori” (sono ricamatrici, miniaturiste, ecc.), fatta eccezione per rari
casi (esempio la mostra a Galleria Corsini di Plautilla Bricci, architettrice, progetto per la
rapporto delle donne con l’arte, pensiamo che durante il processo verso Agostino Tassi di
Artemisia Gentileschi viene citato il suo mestiere per definirla una donna di facili
costumi). Invece, alla Carriera vengono conferiti subito riconoscimenti pubblici, entra in 3
Accademia), nel 1720 entra a far parte dell’Accademia Reale di Francia e successivamente
Carracci è considerata una delle scuole più importanti del contesto italiano. Vediamo qual
sorta di ritratto di nobil uomo ma con gli strumenti che ne documentano la professione.
la sua tecnica, ha quindi una produzione vasta di ritratti, che un po' si ripetono e questo
rende difficile datare le opere, al tempo stesso però abbiamo 2 strumenti: in primo luogo
un suo DIARIO (lo tiene tra gli anni ’20 e gli anni ’30) e i soggiorni documentati dei
granturisti inglesi che si facevano ritrarre da lei. Lei si autorappresenta più e più volte,
abbiamo diversi autoritratti (ci fa pensare a Rembrandt, ricerca condotta sul proprio volto).
Verrà chiamata a Vienna e ritrarrà i personaggi della corte imperiale e tornata da questo
soggiorno è stato ipotizzato che potesse aver inviato a Vienna l’autoritratto del 1730 circa,
conservato a Dresda, in cui è ritratta con una pelliccia che usa per le allegorie dell’inverno.
Nel suo diario lei parla dell’aspetto tecnico dei suoi pastelli, che ha molto a che fare con la
conoscenza della materia (lei ad esempio si sofferma a descrivere che tipo di materiali usa
per gli incarnati e scrive come dosa la biacca e tutta una serie di colori che vengono
mescolati, perché non si tratta di un colore industriale già pronto). Capacità di cogliere la
personaggio. C’è un ultimo autoritratto, del 1750 circa, di cui Zanetti dice “autoritratto
come Tragedia”, perché nel 1746 (?) circa ha una grave malattia agli occhi, perde la vista,
viene operata e poi diventa completamente cieca, quindi passa gli ultimi anni della sua
capiamo da questo tema quanto guardi da subito, in queste opere preziosissime, allo stile
rococò, a questa preziosità anche materica del rococò. La fortuna della Carriera è una
fortuna che nasce non tanto in patria, quanto in Francia, dove si reca nel 1720, in
compagnia di Domenico Pellegrini, marito della sorella. È proprio a Parigi che la Carriera
viene celebrata come pittrice di grande fama e qualità, la cosa strana è che se guardiamo il
suo catalogo dal 1710 al 1720 noi non abbiamo un gran numero di opere e non sappiamo
quindi come arriva ad utilizzare la capacità della pittrice di utilizzare questa tecnica.
italiana e l’arte francese). Sono talmente tante le richieste come ritrattista che non ha tempo
di fare altro, ma si capisce che lei ami anche raffigurare soggetti che non stiano
necessariamente dentro il genere del ritratto, che sono per lo più soggetti di
femminili del quale si coglie l’elemento della seduzione del corpo femminile (Primavera,
Primavera di Joseph Smith probabilmente di cui osserviamo il dettaglio del festone di fiori
e la bellezza della materia, oppure le Quattro parti del Mondo, conservata a Dresda con
queste 4 donne). Se vogliamo vedere esempi di questa tecnica del pastello li possiamo
Rarissimo nel suo catalogo sono i personaggi religiosi. Figure di un foglio che lei utilizza
(50 di larghezza per 70 di altezza). Torniamo alla Carriera ritrattista, tornata da Parigi la
ritroviamo a Modena, dove esegue una serie di ritratti di personaggi femminili della corte
(Enrichetta d’Este, Anna Amalia Giuseppa d’Este, Ernestina d’Este in un ritratto che è
licenziosità che si può concedere solo ad una cantante, abbiamo anche un ritratto di
qualche anno dopo (se vediamo come è ritratta da Nazari capiamo qual è la differenza di
sensibilità).
identificata da una iscrizione, dove abbiamo la mamma (Cecilia), le due figlie (una
Caterina forse quella con il vestito blu e l’altra Marina, ma le identificazioni non sono
precise). Questa famiglia Sagredo era molto particolare, grande intelligenza di queste
donne che partecipano alla vita mondana di Venezia, gradi conoscitrici il che le rende
ritratto identificato da poco (ritratto di fanciulla in veste turche) è un dipinto degli Uffizi,
identificato come il ritratto di Felicita Sartori, allieva della pittrice che si trasferirà a Vienna
ed avrà una sua carriera lì (travestimento carnevalesco che va incontro al gusto per
l’orientalismo che c’èera all’epoca). Accanto c’è un geniale ritratto di un uomo, in vesti
anche lui.
di interesse orientaliste.
Rosalba Carriera ritrae anche il Cardinale Melchiorre de Polignac, nel 1732, che passa
appositamente a Venezia per farsi ritrarre dalla Carriera. Siamo di fronte ad un capolavoro
Blond. Dobbiamo cogliere la grandezza dei ritratti e dei dettagli, c’è qui una carica umana
che lascia senza parola. Poi comincia una “sfilata” dei granturisti inglesi, uno dei primi ad
essere identificati è il ritratto di Sidney Beucler, poi il ritratto di Lord Hamilton 1730-31
(non sappiamo se sia veramente lui, l’identità del personaggio è stata più volte dibattuta
maschera ed è partecipe della mondanità che la città in quel momento offriva), Henry
Clinton (guardiamo in questo caso non tanto e non solo il volto ma la capacità di accordi
cromatici tra l’abbigliamento e lo sfondo con una sensibilità che lascia senza parole),
Charles Sackville (solita maschera che vediamo sul cappello, volto coperto dal pizzo che
qui è scostato e vediamo l’accordo tra il broccato della giacca e il tono dello sfondo),
ritratto virile con costume da pellegrino (personaggio inglese con il bastone e l’abito da
pellegrino, legato probabilmente ad una carnevalata) che viaggia in coppia con il ritratto
femminile probabilmente una sposa, un ultimo granturista è Francis Whithed del 1741.
Che succede a Roma? Succede che se a Venezia Rosalba conquista tutti i viaggiatori con
quei suoi ritratti che sono la quintessenza dello stile rococò (nel tratto, libertà e seduzione
legata a tutto quello che rappresenta, non è solo la ripresa di un personaggio e di una
ritrattista dei granturisti e questo gli costerà caro perché per questa sua scelta il Batoni non
verrà mai ammesso all’Accademia Nazionale di San Luca, gli viene rimproverato il fatto
che un pittore così dotato si dedichi al ritratto (a Roma, per l’Accademia, il genere super
partes era la pittura di storia). Lui lo fa anche per motivi economici. Ed è lui che elabora un
ritratto tipicamente romano, quello di documentare questi granturisti nel rapporto con
l’antichità romana, ed è per questo che Robert Clemets si fa ritrarre con il busto di Omero
(questo busto si trovava in questa data già nelle collezioni capitoline). Quando si tratta di
ritratti a figura intera la sua capacità è ancora maggiore, come il ritratto di Thomas Dundas
del 1764 rappresentato in un luogo ideale ma che contiene le sculture vaticane (i musei
vaticani?). nei ritratti di Batoni il levriero è una presenza assolutamente consueta. Il ritratto
può essere ancora più complesso quando si intende ricordare la visita di monumenti e di
complessi celebri (tempio della Sibilla di Tivolo nel ritratto di Sir Windham). Uno dei
massimi capolavori di Batoni è il ritratto che si trova in una collezione privata a Wills Hill
Pittore che negli anni ’60 – ’70 è diventato il vero protagonista della pittura inglese:
REYNOLDS. Pittore che diventa IL pittore nell’Inghilterra della seconda metà del secolo
che acquisisce la capacità di “fronteggiare” altri pittori di altre zone. Un pittore che nel ’49
si trasferisce a Roma, dove sta per molto tempo, che torna in Inghilterra e si dà al ritratto
ed è colui che spingerà nel 1768 per la formazione di un’accademia nazionale, finalmente,
in Inghilterra. Ha una tecnica in cui la materia sembra farsi forma “come se fosse un
miracole”, quando la materia di Batoni è una materia piatta, quasi smaltata, oltre ai
contesto incredibile, per cui Reynolds dopo l’apertura dell’Accademia inglese nei discorsi
ricorderà più nessuno e non ha detto qualcosa di sbagliato in effetti, anche se cattivo
12/04/2022
Oggi parlaremo di una sequanza di pittori che si potrebbero definire “pittori eccentrici”,
Zanetti che begli anni ’70 dedica alla pittura veneziana una storia della pittura sottolinea
più volte la libertà nel contesto veneziano, libertà favorita dall’assenza di un’accademia
fino alla metà del ‘700. Potremmo anche dire che questa libertà viene rivendicata come un
carattere della scuola veneziana, forse anche in contrasto con quell’idea di normalizzare il
linguaggio artistico, che è molto evidente nel confronto con il contesto romano, dove
grazie alla presenza delle due accademie e alla presenza di Maratti, si tende ad identificare
un linguaggio che possa essere un linguaggio che identifichi la scuola romana sia dal
punto di vista stilistico sia dal punto di vista dei contenuti. Quando Roma diventerà il
modello per l’Europa intera, diventando la città cosmopolita per eccellenza, la stessa
Venezia sentirà quella scelta di libertà come un qualcosa che ha impedito il perdurare
della fama internazionale della scuola veneziana, realtà di cui prendono atto negli anni ’70
del ‘700. I pittori di cui parliamo oggi sono pittori che sono ancora pittori che hanno
bisogno di essere messi bene a fuoco, non solo per la loro anomalia nel contesto veneziano
quanto per la difficoltà di mettere insieme, per alcuni artisti, un catalogo coerente.
recentemente si sostiene che fosse nato a Venezia ma di origini dalmate, poi si ritirerà a
Gorizia, dove muore nel 1756. Ancora una volta dobbiamo far riferimento a Bologna per la
sua formazione, ma con qualcosa di anomalo perché sappiamo che ad un certo punto è
nella bottega di Carlo Cignani, che si ricollega a quel classicismo seicentesco che anche a
quando la città rivedica in quella sua tradizione di pittori classicisti un punto di forza e
quindi l’accademia sprona a fare di quei pittori dei modelli (negli stessi anni Malvasia
scriverà una storia che sarà uno strumento di promozione di quella tradizione). Però
sappiamo che Benchovic lascia la bottega di Cignani e si sposta da Crespi, pittore che
interessa molto i veneziani soprattutto verso la fine del ‘600, quando si deve rinnovare la
pittura tenebrista (nel corso della seconda metà del ‘600 Venezia si muove con interesse
verso la pittura dei “pittori tenebrosi” per questa volontà di dar forza agli elementi e quei
pittori che più guardano con interesse il naturalismo e Crespi è uno dei principali
provenienza nordica). Benchovic incontra a Bologna Piazzetta e con lui tornerà, dopo un
lungo soggiorno, a Venezia, dove esegue le sue prime opere. Ma non trova un grande
favore nel contesto veneziano, tant’è vero che lo vediamo muoversi spesso in più
soggiorni tra Venezia e Vienna (1710-16, 1730, 1743) e il suo successo più grande è che il
vescovo di Bamberga e Wuzburg lo nomina pittore di corte nel 1733 ma poi verrà
chiamato Tiepolo che sostituirà Benchovic. Prima di entrare nel suo catalogo vediamo 2
quadri che possono essere esemplari della pittura di Crespi: un quadro di soggetto
mitologico, Enea e la Sibilla e Caronte, in cui capiamo qual è la sua operazione, anche nel
fatto che non c’è la sodezza di forme e l’aspetto disegnativo che ha caratterizzato pittori
come Caravaggio, c’è una pennellata liquida, plastica che ci fa pensare che Crespi non
Tintoretto e l’ultima stagione di Tiziano. Nel dipinto con l’estasi di Santa Margherita da
Cortona non c’è mai il cedere al disimpegno della pittura di genere, sempre forte
permanenza di senso etico. Sacrificio di Isacco di Zagabria di Benchovic ci fa capire come sia
diventato naturale per lui guardare a Piazzetta, dipinto che in passato è stato attribuito
proprio a Piazzetta, punto di riferimento per questi pittori eccentrici, pittore che sollecita
gli interessi di una generazione di pittori poco più giovani di lui. capiamo già bene la
grandezza di un pittore come Benchovic, che va dalla libertà compositiva (come sono
accademico) ma al tempo stesso interesse per il nudo e per il chiaroscuro, che tende a
creare una sorta di regia all’interno del dipinto (volto di Isacco completamente in ombra
per dare forza al corpo di fanciullo che è l’oggetto che muove la commozione all’interno
del racconto e della rappresentazione). Più o meno dello stesso periodo è il dipinto
Adorazione dei pastori a Castelvecchio e capiamo che se non conoscessimo Benchovic non
sarebbe difficile collocare questo dipinto alla metà del ‘600, con questo interesse a
modulare la narrazione del dipinto attraverso la luce, con il fondo scuro, il panneggio
bianco che scopre il bambino e che rimanda a siluzioni figurative di Tintoretto (in
particolar modo nella scuola di San Rocco). Tra il 1715 e il 1716 per una chiesa bolognese,
la Madonna del Piombo, esegue una tela con i santi Andrea, Bartolomeo ecc. con uno
schiarimento delle tinte ma rimane il fatto della sua grande libertà e grande capacità di
impaginare la narrazione (si tratta di una pala d’altare e in questa organizzazione ci sono
delle novità, come la rinuncia a costruire intorno alle figure un ambiente leggibile, c’è
piuttosto l’idea che il colore possa da solo restituire il senso spaziale e atmosferico della
rappresentazione). Al tempo stesso non sfugge a Luigi Lanzi lo sguardo sulla natura che
disegnativo sul corpo nudo che è una sigla proprio della pittura accademica settecentesca,
è un pittore di cultura complessa e articolata che trova a Bologna l’idea di una pittura
componenti gli danno la possibilità di muoversi con la libertà che questa pala rende
evidente. Da Venezia nel 1715 invia una serie di tele, alcune distrutte durante la guerra; ne
rimangono due: Agar e Ismaele nel deserto dove c’è un altro elemento che va sottolineato,
ovvero che questi sono pittori che hanno un grande interesse per il manierismo e che
hanno una curiosità e un grande interesse per la pittura del manierismo emilinao, Parma
con Parmigianino è una città dove ritrovare degli esempi a cui legare una ricerca pittorica
nuova. In questo sfaldarsi delle figure, in questi panneggi che sembrano delle lame, c’è
interesse a disintegrare l’immagine che può aver trovato un punto di riferimento anche nel
manierismo. Sacrificio d’Ifigenia è uno dei suoi quadri più importanti, era un quadro per
un soffitto e capiamo bene la libertà di questo pittore che nel 1715, eseguendo questa
opera, ha già un suo stile riconoscibile soprattutto nelle tipologie femminili (arti affusolati,
visi allungati che sono un riferimento ad un pittore come Parmigianino) e un’altra
caratteristica del pittore è l’uso abbondante del panneggio, ma non un panneggio che
modula i corpi, che lascia intravedere la forma dei corpi e diventa un elemento [nella
tradizione accademica uno degli esercizi dei pittori era la copia del panneggio, c’è un
esercizio di copia che serve a formare il pittore soprattutto nel saper fare le figure, questo
comporta anche una conoscenza dettagliata del corpo umano tant’è che nel ‘700 ci sono
tanti repertori didattici che sono illustrati con una serie di tavole con dettagli del corpo
umano – repertorio degli anni ’70 a Roma in cui sono ripresi corpi, mani, piedi dalle stanze
di Raffaello. Detto questo c’è un altro esercizio importante che è quello del panneggio,
quasi sempre però si lavora su un panneggio che dialoga con il corpo, perché il panneggio
è un modo per connotare la gestualità della figura umana e diventa un tutt’uno con la
elemento quasi che disturba l’immagine ed è l’esperienza visiva che trova degli elementi
chiede chiarezza e leggibilità immediata, un ordine che restituisca anche l’ordine supremo
dell’universo], i veneziani del ‘700 chiedono una volontà di chi osserva di decifrare
l’immagine, entrare nella logica compositiva dell’immagine, fino ad arrivare a pittori come
Tiepolo che lavorano a scomporre quasi l’immagine in un esercizio che sovrappone figure
e dettagli così che ci sia la necessità di ricomporre l’immagine stessa. TANTI LINGUAGGI
QUANTI SONO GLI ARTISTI. Stesso soggetto, pittore diverso, Tiepolo con il Sacrificio di
Capiamo bene che se il tono, i colori schiariti, la sua lucentezza ne fanno un pittore
chiesa di Borgo san Giacomo, Cristo deposto adorato dai Santi, in cui c’è la memoria di
Piazzetta, con l’unico dettaglio di colore che è la mantellina rossa, per il resto un
tenebrismo portato alle estreme conseguenze. Un altro dipinto è l’Adorazione dei Magi di
Stoccarda e torniamo poi un attimo a Piazzetta, che ritrae Giulia Lama, pittrice vicina a
Benchovic. Giulia nasce nel 1681 e muore nel 1747 ed è ancora tutta da studiare perché è
stata una delle prime allieve di Piazzetta, quindi molte opere del catalogo del pittore in
realtà potrebbero essere della Lama. Era una ricamatrice, destinata ad un mestiere
“artistico” che è più vicino all’artigianato, ma è una personalità colta, una figura femminile
che si interessa alle arti ma anche alla letteratura e alle scienze, ma quando lei consegnerà
intorno al 1720 l’autoritratto agli Uffizi troviamo la vicinanza con Piazzetta (abbiamo il
ritratto eseguito da Piazzetta e l’autoritratto, c’è un mondo tra i due, il tono del dipinto
diventa un tono in cui riconosciamo l’esempio di Piazzetta ma non la qualità del suo stile e
della sua pennellata). Tuttavia, l’abilità nel periodo di formazione di Lama emerge in una
serie di dipinti di nudi, abilità nello studio anatomico e uso del chiaroscuro, di gessetto, di
matita, di biacca, di elementi tecnici che ritroviamo nel disegno veneziano dal ‘500 in
avanti (ricollegarsi ad una tradizione che è anche tradizione tecnica). Tutte le opere di
Piazzetta che conosciamo sono opere senza errori, un po' come Batoni, “pittore fatto dalla
natura”, Studio ardimentoso di Lama, ma non tutto torna esattamente come deve tornare,
di Venezia ha aperto la sezione del ‘700. [ad una donna non era consentito copiare la
nudità del modello dal vivo ed è anche per questo che le donne nel ‘700 non entrano nelle
Accademie]. Una pala d’altare che si data tra 1720 e 1730, la Crocifissione con gli Apostoli
al di sotto della croce, con forte l’esempio piazzettesco, nel caso del panneggio
modulazione differenza, qui non è il panneggio per lame di Benchovic ma questa libertà
compositiva, questi fondi scuri e questo chiaroscuro fanno rientrare la pittrice nel gruppo
di “pittori della tenebra” che si muovono nei primi 30 anni del ‘700 nel contesto veneziano.
Ancora un quadro, il Martirio di S. Eurosia, vena horror che è piuttosto ostentata e che fa
comune ed approdare a esiti diversi. È il fratello di Francesco Guardi, che abbiamo citato
quando abbiamo parlato di pittura di paesaggio, perché lui è l’altro volto del vedutismo
veneziano. Comunque, anche Gianantonio che nasce a Vienna nel 1699 in maniera del
tutto fortuita, lì si trovava il padre che era un pittore ma poi torna a Venezia, muore a
Venezia nel 1760. Anche lui pittore tenebroso, elementi che ritornano e che abbiamo già
commentato, anche se tuttavia in un quadro come Ultima Cena che si inquadra in quel
di Lama (in una rappresentazione come questa il chiaroscuro serve a modulare la forma e
in questo elemento che è tipico di Piazzetta, c’è un’adesione alla tradizione classica; se è
vero come è vero che questi sono pittori di colore, capiamo bene che il colore può essere
usato in modo diverso, può costruire la forma nel contrasto tonale chiaro-scuro e
accostarsi ad una pittura che guarda la tradizione classica o ci può essere una pennellata
più libera e mossa che tende ad avere una libertà per cui questa libertà finisce per
disintegrare la forma). Anche il nostro Gianantonio Guardi ad un certo punto viene notato
di qualità alta e la cosa particolare è che questo personaggio sarà colui che chiederà a
Tiepolo quelle turcherie di cui abbiamo parlato quando abbiamo visto quelle della
Carriera. Fa una quarantina di dipinti che possono rientrare in questo genere di gusto
orientalista e che sminuisce l’idea del pittore intellettuale e l’idea del pittore libero. Nel
1746 Madonna del Rosario e Santi in cui le tinte si schiariscono e la pennellata diventa
sempre più fluida. Ma il capolavoro di Guardi sono una serie di pannelli di una cantoria,
per la chiesa di San Raffaele di Venezia, dove il tema è quello delle storie di Tobia e
Il fratello Francesco, poco più giovane di Gianantonio, è noto per la sua produzione
vedutistica perché occupa il posto lasciato libero da Canaletto, che si era trasferito a
Londra e c’era spazio per una produzione di vedute di Venezia che continuavano ad
essere richieste. Tuttavia, prima di dedicarsi solo alla pittura di veduta abbiamo opere di
soggetto storico, come il Santo che adora l’eucarestia che è una copia da Piazzetta (i santi
Ludovico, Bernardo), ma anche lui in una delle poche opere di soggetto sacro che abbiamo
e che oggi si trova a Vienna, Miracolo di un santo domenicano, c’è una visionarietà nella
sua pittura che denuncia una personalità che va alla ricerca di un linguaggio che
suo mercato perché continuerà a lavorare con questa libertà quando entrerà nel genere del
vedutismo negli anni ’50 con una pittura radicalmente opposta a quella pittura lenticolare,
quasi fiamminga, di Canaletto. Per capire come tutto questo possa stridere con una pittura
realtà non è pittore eccentrico ma sembrava interessante. È uno di quei pittori legato a
Joseph Smith, che è l’agente di alcuni pittori veneziani (3 sono soprattutto quelli che segue
e promuove: Canaletto per la veduta, Carriera per il ritratto e Zuccarelli per la pittura di
paesaggio). non è un caso che piacerà tantissimo ai turisti inglesi, pennellata fluida e
arcadico, mentre nel ‘600 i pittori paesaggisti lavorano in un paesaggio che è lo spazio
dove ambientare il mito e dove ricostruire l’idea di un paesaggio mitico, allora nel ‘700 a
26/04/2022
1718 – 1719 affreschi della Villa Baglioni a Massanzago (la sua carriera è segnata
viene la parola))
1722 partecipazione alla serie di dipinti di San Stae (importante perché c’è una sorta di
1724 disegni, incisi da Andrea Zucchi, per la “Verona illustrata” di Maffei (la “Verona
Illustrata” di Maffei, Tiepolo fornisce i disegni che poi verranno incisi da Antonio Zucchi e
attesta l’interesse che Tiepolo ha per l’esercizio del disegno, che è sempre da segnalare
colto perché Scipione Maffei è un grande uomo colto del tempo e lavorare qui lo mette in
contatto con l’antico, che ha una ricaduta significativa sulla formazione del pittore)
1726 post, dipinti per Palazzo Dolfin su richiesta di Daniele III (qui in qualche modo, in
questa serie di dipinti per la sala da ballo incentrati sulla storia romana, c’è una
dimestichezza con il repertorio all’antica che Tiepolo utilizza appena può; il rapporto con
la famiglia Dolfin, che è una famiglia importantissima che ha dato generali alla Repubblica
di Venezia e uno è arcivescovo e patriarca del Patriarcato di Aquileia, parte con la serie di
dipinti per il palazzo di città, su Canal Grande, ma continua poi nel 1726 con gli affreschi
1726 post, affreschi per l’Arcivescovado di Udine, committente il patriarca Dioniso Dolfin
1730-31 affreschi (perduti) per Palazzo Archinto a Milano (di questo primo cantiere
milanese abbiamo solo foto in bianco e nero perché gli affreschi sono andati perduti
1732 esecuzione della Pala d’altare con l’Educazione della Vergine per Santa Maria della
1733-38 dipinti per le chiese di Udine, su richiesta del patriarca Dolfin (dipinti che si
scalano su diversi anni, dipinti in particolar modo per il Duomo della città)
1734 esecuzione dell’Immacolata Concezione per la chiesa dell’Aracoeli di Vicenza (ora nel
Museo Civico)
1734 primi contatti per l’esecuzione della pala con il Martirio di Sant’Agata per la basilica di
Sant’Antonio a Padova (come vediamo comincia ad allargarsi la sua fama come pittore di
1737-39 affreschi per la chiesa dei Gesuati a Venezia (questo è il primo cantiere in una
chiesa importante di Venezia, dipingerà una serie di affreschi nella volta della navata che
saranno uno spettacolo straordinario, cantiere che porta all’interno di una chiesa quella
1739 Visione di San Clemente commissionata dal principe elettore Clemente Augusto per la
1739 Martirio di San Sebastiano per la chiesa degli agostiniani di Diessen in Bavaria
1739-40 soffitto per la Scuola Grande dei Carmini (quindi l’ingresso, considerabile un
attestato di grande fama professionale, in una delle Scuole, e abbiamo ricordato quanto
In questo momento, la fine del ‘600, Bologna è una città di riferimento estremamente
importante perché ja una grande scuola nel ‘600, è la Bologna di Carracci, di Guido Reni,
di Guercino, a differenza di Venezia che aveva avuto una stagione straordinaria di pittori
nel ‘500 (Tintoretto, Tiziano, Paolo Veronese, ecc.). selezionare quali sono gli elementi
quindi di costruire dei contesti dove le figure concorrono a creare una narrazione ed un
rapporto (Gregorio Lazzarini e l’alunnati di Tiepolo). Abbiamo poi un disegno dello stesso
Tiepolo del 1716 circa che è la copia del modello dal naturale. Pittore che lavora nelle
invenzioni delle storie con facilità e delicità eseguite (Pietro Guarienti, 1753), un pittore
quasi per natura, invenzione nella messa in scena delle sue opere. Il primo che
sicuramente è considerato un suo autoritratto è quello che troviamo nel quadro Apelle,
Alessandro e Campaspe del 1725 circa, in cui lui si rappresenta nella figura di Apelle
(rapporto felice tra le arti e il sovrano, tra il pittore e lo stato, quando la pittura diventa
espressione dello stato, della nazione). Villa Baglioni a Massanzago è il suo primo
rapporto con la nobiltà di cambia, qui è il pittore dirompente, per la prima volta qui
diventa quello che le fonti ricordano, questa felicità dell’invenzione, questa capacità di
creare mondi fantastici che hanno grande forza nella verosimiglianza. Torniamo a San Stae
con il Martirio di San Bartolomeo che ci fa capire che tra il 1719 e il 1722 il pittore si muove
senza aver fatto una scelta precisa: nella Villa già il colore ha preso piede, si accende,
stilizzazione delle forme e invenzione di una sua estetica personale, ma nel 1722 c’è nella
Galleria di San Stae un tributo alla pittura dei tenebristi e uno sguardo puntuale su un suo
collega più anziano, Piazzetta. Vediamo le foto di Palazzo Archinto e poi il Trionfo
dell’eloquenza in Palazzo Sardi che è il suo primo attestato di mettere in scena soggetti
complessi dal punto di vista iconografico; opera da vedere come una collaborazione tra
l’avvocato Vettore Sardi, che ha la necessità di mettere in scena qualcosa legato alla sua
professione, e Tiepolo, che qui inizia a sciorinare le sue conoscenze del mito, le sue
conoscenze iconografiche. Il pittore si deve abituare a fare quello che ai ricchi piace, perché
i denari vengono dai ricchi che ci fa capire che Tiepolo è in una posizione tutto sommato
di sudditanza, continua a vivere il suo mestiere come un mestiere da suddito; tant’è vero
che quando il re di Spagna chiede a Tiepolo di trasferirsi a Madrid per decorare le sale del
nuovo Palazzo Reale, Tiepolo non vuole andare perché non si voleva allontanare da
Venezia e dalla sua famiglia perché era vecchio e perché fondamentalmente era un pittore
già ricco, che poteva vivere quegli ultimi anni tranquillo, ma è costretto dalla Repubblica
di Venezia ad andare a Madrid, che spedisce il pittore lì. Nel contesto romano
probabilmente siamo in una situazione differente, questa capacità che il contesto romano
ha avuto di pensare al pittore come un intellettuale trova una sua veridicità, un pittore
come Mengs che se ne va a Madrid per fatti suoi e fa avanti e indietro tra Roma e Madrid.
Tele che decoravano le pareti di Palazzo Sardi, oggi disperse in diverse collezioni.
Frequentazioni della storia con la famiglia Zenobio, che addirittura ritrova nella regina
un repertorio iconografico che è già maturo di quello che sarà il suo stile: grande abilità
momenti dell’Antico Testamento. Nella pittura di Tiepolo da questo momento in poi tutto
diventa teatro, a cominciare dai costumi, la vecchia Sara è vestita con un costume del ‘500
come era sia in teatro sia nelle feste in maschera (grande fortuna dei costumi
cinquecenteschi). Nei ritratti di Batoni spesso i lord inglesi si facevano ritrarre con costumi
del ‘500. Nel quadro Rachele nasconde gli idoli il gruppo dietro ci fa pensare alla poesia di
paesaggio arcadico. Poi c’è la soluzione incredibile della Lotta di Giacobbe con l’Angelo, in
monocromo che è una rappresentazione nei toni del grigio, quasi a raffigurare la pietra.
Nei monocromi Tiepolo si inventa l’uso della foglia d’oro che impreziosisce la
rappresentazione, il prof si è fatto convinto che questa cosa lui la ricava dai quadri di
Mantegna, che ad un certo punto esegue, anche per Venezia, dei finti bassorilievi dove i
fondi sono trattati come se fossero dei marmi preziosi. La Galleria è stretta e c’era la
necessità di creare una prospettiva ardimentosa dove il pittore non perde il controllo
assoluto dell’immagine ma dove si diverte già a creare quello che sarà un esercizio
supremo della pittura ad affresco e cioè quel disintegrare l’immagine per lasciare il
compito di ricomporla al fruitore. Guardiamo la forza delle teste che sono quasi dei ritratti,
per cui è veramente un pittore eccezionale perché sviluppa il massimo della fantasia senza
dimenticare la sua radice di pittore che guarda alla natura, per cui le teste sembrano in
qualche modo dei ritratti e qui vediamo tanto anche lo sguardo sui disegni di teste di
Vediamo le pale con l’Immacolata Concezione che potrebbe ricordare in qualche modo
certa pittura di Guido Reni, ma qui c’è qualcosa di più mondano, a cominciare dal vestito
di raso (in Reni ricordiamo l’eleganza della Vergine che si allunga alla ricerca di una
estetica del bello ma non c’è l’insistenza sulla preziosità delle stoffe, che è una cosa tipica
di Veronese).
Con San Clemente papa adora la Trinità, capacità di impaginare la scena, se dovessimo
sorta di proscenio, poi abbiamo il santo inginocchiato, ma l’attributo del santo che è di
nuovo un esercizio di prospettiva che crea spazialità, un terzo piano con le figure che sono
come elementi di raccordo tra i primi piani e una profondità giocata sui contrasti
chiaroscurali, per cui c’è una figura in ombra, la figura di Cristo in piena luce e lo spazio
che sprofonda nel fondo con questa nicchia cassettonata che è un capolavoro).
era stata ristrutturata da Giorgio Massari tra il 1726 e il 1735: CHIESA DEI GESUATI,
(rifatta sullo stile palladiano, tutte le chiese rifatte nel’700 sono fatte in stile palladinao),
anche all’interno un linguaggio palladiano quasi da manuale e sulla volta gli affreschi di
Tiepolo con l’Istituzione del Rosario. Nessuno aveva mai sperimentato con questa forza
questi sotto in sù così arditi ma in cui non si perde mai niente della dimensione reale
Particolare produzione che abbiamo già visto a Massanzago e nel Palazzo Archinto e che
ritroviamo poi in quella produzione per le ville in terraferma soprattutto nel vicentino che
parte da Villa Loschi a Biron di Monteviale (VC) con affreschi realizzati intorno al 1734 su
richiesta di Niccolò Loschi che aveva acquisito il titolo nobiliare nel 1729. Sappiamo che a
Roma quando sale al soglio pontificio un membro di una famiglia è d’obbligo che la
per la decorazione di questo palazzo (succede a tutti, questa idea che quando si ha un
pontefice in casa si crei un palazzo all’altezza di questa carica, palazzo che diventa in un
certo qual modo una corte). A Venezia succede la stessa cosa ma in una dimensione
sociale nobiliare perché i nobili nel ‘700 sbrigano gli affari nel palazzo di città ma vivono
nella villa di campagna. Ed è fondamentale anche perché nel ‘700 le famiglie veneziane, sia
che siano aristocratiche o “nuovi arricchiti”, posseggono terre nella terraferma e i
guadagni di queste famiglie sono spesso legate ai fondi terreni. I Loschi grande villa in
terraferma che hanno solitamente una struttura ricorrente: galleria centrale e degli
ambienti laterali. Tiepolo affresca sia lo scalone con una serie di dipinti che costituiscono
una sorta di galleria; per la volta esegue il Tempo che scopre la Verità (è il tempo che
mostrerà che quel titolo nobiliare acquistato non è solo una questione di status sociale, ma
che è un qualcosa che il tempo mostrerà che la famiglia si merita, ci sarà bisogno di tempo
perché la verità sul valore della famiglia sia una verità conosciuta da tutti) e tutta la
l’iconografia tende ad esprimere il concetto di come la famiglia sia degna del titolo (Gloria,
Fama, Virtù Cardinali, la Nobiltà e il Merito, la Virtù che incorona l’Onore e la Concordia
Maritale che è una celebrazione dei legami familiari e che in Ripa è descritta esattamente
così). Ma c’è chi fa di più da un punto di vista iconografico: Galleria di Palazzo Clerici a
Milano deocrata nel 1740 in occasione delle nozze del marchese di Cavenago Giorgio
qui ruota intorno al carro di Apollo con divinità dell’Olimpo e scene dei 4 continenti, il
tema iconografico che è diventato l’emblema della potenza (Apollo). Una cosa nuova, che
non avremmo trovato in un dipinto con Apollo del ‘600, sono le scene dei 4 continenti
intorno. Anticipa a Palazzo Clerici quello che poi risperimenterà in una dimensione più
magniloquente a Wuzburg.
L’ingresso è stavolta su una stanza di raccordo, dove Tiepolo realizza il Trionfo della
Nobiltà sull’Errore, tra il 1743 e il 1744. Virtù e Nobiltà come due bellissime donne, il
Trionfo e l’Errore che precipita come nella caduta degli angeli ribelli. Sulle pareti tema
precisa del committente. Cordellina era entrato nel merito delle leggi, aveva scritto diversi
trattati ed era entrato in un dibattito molto sentito in quegli anni, quello del diritto naturale
e del diritto positivo (quale rapporto ci possa essere tra il diritto dello stato e quello del
cittadino, può il diritto del privato avere un’importanza come quello dello stato? Quando
lo stato può retrocedere davanti al diritto del cittadino?). capiamo bene la posizione
dell’avvocato perché se sceglie due soggetti in cui i due protagonisti romani restituiscono,
benchè vincitori, personaggi prigionieri alle loro famiglie, fa capire che il diritto del
cittadino va tenuto nella giusta considerazione. Intorno, sopra le porte le 4 parti del mondo
e sul soffitto, nei monocromi, una serie di allegorie che rinforzano il tema e celebrano lo
stato che punta a difendere il cittadino, a migliorarne le condizioni di vita attraverso anche
Nel 1745 esegue un dipinto per villa Contarini – Pisani a Mira, eseguito in occasione delle
nozze tra Vincenzo Pisani e Lucrezia Corner. Viene rappresentato un episodio storico,
Enrico III che era passato in Veneto e aveva visitato proprio villa Contarini. Nella
rappresentazione torna il gusto teatrale che connota, con tanto di buffoni di corte e mori, la
pittura di Tiepolo. In questo caso l’affresco della villa è stato staccato nel 1890 circa e
nella casa museo di questo personaggio). Per capire cos’è la storia nella mani di Tiepolo
andiamo a vedere il ricco salone da ballo di Palazzo Labia, diventati ricchi tramite la
Decorazione della sala da ballo con le quadrature del solito Mengozzi Colonna.
28/04/2022
Riprendiamo dalla Scuola Grande dei Carmini, come si faccia strada per Tiepolo un
impegno nella pittura in contesti sacri. Ingresso in una delle scuole veneziane in questo
caso, dove esegue le tele della volta della Sala Capitolare che ruotano intorno alla
Madonna del Carmelo al centro e ai lati episodi che tendono a celebrare in forma
allegorica le cirtù che si collegano all’immagine religiosa, virtù che vengono proposte ai
confratelli nella Sala Del Capitolo, sala delle riunioni dei membri della confraternita. Al
centro la Madonna del Carmelo (1749), un’immagine prodigiosa per la sua capacità
prospettica che è unica per la pittura del ‘700 (guardiamo la figura messa ad angolo,
prospettive ardite che non perdono mai nulla della verosimiglianza di un’immagine), la
cromia è accesa e brillante anche se non si perde ancora quella memoria della pittura di
Piazzatta, che è stato, forse più di Bellucci, il suo vero maestro. Le figure d’angolo,
al genere femminile a cominicare dalla bellezza delle Sante, tributo alla grazia e alla
bellezza della donna (scelta di celebrare il genere femminile, un po' quello che
Michelangelo aveva fatto al contrario, celebrando per tutta la vita il corpo maschile). Virtù
teologali: Fede (tiene in mano il calice e la croce), Fortezza (tiene in mano l’ancora, il
simbolo tradizionale) e Carità (una mamma che tiene in braccio un bambino); Penitenza
(croce con due bastoni messi insieme e il volto bruciato dal sole, perché l’incarnato
trasparente dell’umiltà è diverso da questo volto bruciato dal sole), Umiltà (in primo piano
con in braccio l’agnello), Verità (si ricollega ad un tema romano, Volummia, sacerdotessa
che fu accusata di non aver rispettato la castità e per dimostrare che non era vera prende
un crivello e ci butta l’acqua del Tevere ma questa acqua non passa oltre). Baciccio e i
pennacchi della chiesa di Sant’Agnese in Agone con la bellezza del colore e delle forme,
trova qualcosa che ricorda la capacità straordinaria di Tiepolo. Altre immagini: Prudenza,
un angelo che salva un ragazzo che cade dall’impalcatura: un miracolo, forte sottinsù
dell’edificio con la colonna, la scala di cui vediamo solo un piolo, l’impalcatura lignea che
frana e il giovane abbracciato dall’angelo, forza emotiva straordinaria. Poi l’angelo che
presenta lo scapolare ai fedeli. Cos’è di preciso lo scapolare? È una sorta di piccolo borsellino,
Torniamo a Tiepolo freschista: la sua attività in ville e palazzi (attività laica, a differenza di
Della Villa Cordellina abbiamo commentato il significato delle pareti con la famiglia di
Dario e la Continenza di Scipione. Abbiamo chiuso con la decorazione della sala da ballo
di Palazzo Labia con le storie di Antonio e Cleopatra. Torniamo ora sulla residenza di
Wuzburg, dove è insieme ai due figli Giandomenico e Lorenzo e decora la volta dello
scalone d’ingresso e quella del salone capitolare e mentre si sale la scalinata si trova il
ritratto del committente portato in gloria con una serie di figure allegoriche e tutto intorno
una messe di figure che stanno a rappresentare le 4 parti del mondo. Per Tiepolo la
celebrazione delle famiglie alle quali si lega con i suoi lavori, prevede sempre una
mescolanza di realtà e di fantasia, quindi sempre, sia che si tratti di celebrare di personaggi
ritratti sia che si tratti di ricordare regni, nazioni, ecc., c’è sempre l’esigenza di scomodare
gli dei dell’Olimpo, che concorrono in questa rivisitazione della storia per cui la
invenzione. Lo fa fino a che non inciampa in questa sua inclinazione, ovvero quando
1751-52 (committente il principe vescovo Karl Philipp …) e questo sulla volta. Sulle pareti,
ocn l’idea di una sorta di palcoscenico con tendaggi aperti da due putti, le nozze di
Federico Barbarossa con Beatrice di Borgogna e l’investitura del vescovo Herold, episodi
Capacità di rappresentare le diverse nazioni attraverso i dettagli che vanno dalla presenza
della Chiesa come figura allegorica che contraddistingue l’Europa, con tutto quello che c’è
intorno, le Arti ad esempio. Nel ‘700 le Arti del disegno vanno di pari passo con la musica.
Poi l’America rappresentata come l’esotismo, un po' come lo è nello stesso periodo la Cina,
ed è anche la ricchezza del mercato; l’Africa con i suoi animali esotici, lo struzzo in primo
piano, anche con l’interesse per rappresentare i nativi africani in maniera più o meno
fantastica (non dimentichiamo che a questa data Propaganda Fide che aveva colonizzato il
mondo intero era stata una mediatrice tra questi paesi e l’Europa) e l’Asia (mercato degli
schiavi).
Villa Valmarana ai Nani, San Sebastiano di Vicenza: non è un edificio complesso, l’edificio
figlio maggiore di Gianbattista Tiepolo. Qui il padre gli lascia spazio, ma c’è da
decorati con temi unici (Eneide, Iliade, Orlando Furioso e la sala della Gerusalemme
- Nella foresteria c’è un salone di ingresso principale dove non ci sono decorazioni,
fingono dei porticati con delle colonne di ordine ionico, da un lato si affacciano delle figure
[?]) che aveva molto fortuna nel ‘700, con una fonte preferita, ovvero le Metamorfosi di
commozione. Quello che è straordinario è il dettaglio della cerva sulla nuvola che sembra
librarsi nello spazio della galleria e che sembra invadere lo spazio di chi osserva la scena.
Osserviamo il modo nel quale riesce a dare profondità all’animale, è tutta una questione
cromatica, lascia più chiara le parti sottostanti ma la resa della testa è straordinaria, per cui
Nella stanza dell’Iliade c’è un episodio che si lega a Briseide, la schiava di Achille che
viene scelta per essere donata ad Agamennone ed imbonirla e Achille questa cosa non la
stampo palladiano. Le cose cambiano radicalmente già nella stanza dell’Eneide, ma ancora
più nelle altre due. Già qui c’è un cambiamento, le volute vegetali fanno sentire un cambio
di passo ma ci sono dei medaglioni con monocromi e la lesena che ricorda le decorazioni a
grottesca, tipica degli ambienti romani. Della vicenda di Enea si sceglie il momento nel
quale lui è a Cartagine e lo vediamo mentra presenta il figlio Ascanio a Didone e Mercurio
che ordina a Enea di lasciare Cartagine. Vediamo i dettagli, pittura con una tale capacità di
conoscere il colore nella sua capacità, cogliamo nello spalliere dell’armatura il baluginare
del ferro dell’armatura se lo vedo da lontano ma se ci avviciniamo vediamo che sono dei
tocchi di colore, quindi capacità di conoscere l’effetto che l’accostamento dei colori può
fare nella ricomposizione dell’immagine (ha a che fare con la pittura tonale veneziana
introdotta da Giorgione). Nella Stanza della Gerusalemme Liberata gli episodi ruotano
intorno all’amore di Rinaldo e Armida che doveva sedurre Rinaldo e distoglierlo dalla
guerra ma lei si innamora al punto che lo rapisce e qui vediamo la scena in cui Armida
vede Rinaldo addormentato presso il fiume Oronte e l’episodio in cui Armida ha già rapito
Rinaldo. Qui Tiepolo si prende delle libertà per cui c’è Armida che arriva su un carro
Armida rimane folgorata dalla sua bellezza. Dall’altra parte il soggetto di Rinaldo che è
stregato dalla donna e viene portato nel suo giardino ma i commilitoni lo scoprono e lo
toglieranno dal sortilegio e lo riporteranno in guerra. In questo caso c’è un legame con i
soggetti precedenti, perché Enea e Didone si tratta di un momento in cui Enea perde la
testa per lei ma poi viene richiamato all’ordine e quindi ritroviamo quel tema che c’era
anche a Villa Cardellina in una dimensione diversa: quando bisogna rinunciare al proprio
interesse personale per un bene superiore. Poi c’è il momento in cui Rinaldo abbandona
Armida, nonostante lei lo implori e cerchi di sedurlo con la sua superba nudità.
respirare l’aria che poi ritroveremo nella foresteria. Questa invenzione e rilettura della
personaggi del teatro, dimensione di spazio di chi osserva invaso dai protagonisti ricorda
il teatro, che vince su tutto. Quando si tratta di fondali è possibile riconoscere la campagna
soprattutto nella rappresentazione di Angelica che scopre Medoro ferito e si rifugiano dai
contadini, che sono contadini del tempo, in abiti del tempo. Immagini iniziali e finali
dell’episodio, prima di allontanarsi dalla capanna dei contadini Angelica scrive il nome
dei due amanti sulla corteccia di un albero. Momento nel quale i due amanti si allontanano
Angelica. Vediamo l’immagine dei due contadini, all’altezza di un Ceruti, dove c’è
sicuramente la mano di Giandomenico, è opera sua. Anche Cupido, emblema di questo
amore travolgente, rappresentato mentre tiene la faretra con le frecce ma al di sotto c’è una
veduta della campagna padana con dei contadini che rientrano dalla campagna verso il
borgo. Giandomenico lo troviamo poi nella FORESTERIA, dove dedica un’intera sala alla
rappresentazione di vita quotidiana dei contadini. Intorno c’è quella che poteva essere
l’immagine di un contesto reale, addirittura la zucca che è tipica di quelle zone. Ancora
più straordinari i dettagli dei contadini a riposo e dall’altra parte la campagna in una zona
limitrofa al borgo, c’è qualcosa che ricorda il Leopardi che racconta la natura marchigiana,
e la contadina con un cesto di uova che è diretta verso il borgo per venderle e diventa
un’immagine di una forza straordinaria, come fosse una figura antica. Il popolo nella
tradizione, a partire dalle bambocciate, è rappresentato in modo irridente, sono pochi i casi
in cui c’è una partecipazione nella rappresentazione, fino a che nel ‘700, quando la
è rappresentata. In questo caso Giandomenico osserva una campagna dove c’è anche
spazio per una dimensione di serenità, non è la campagna arcadica di Zuccarelli e del
rococò, ma è la partecipazione a questa realtà che diventa mitica davanti a figure come
queste, ad esempio la contadina che sembra una Pizia tratta dalla storia antica. Accanto
alla stanza dei contadini c’è il mondo altro, quello padronale, con queste passeggiate di
una struttura neogotica che è forse uno dei primissimi esempi della ripresa del gotico nel
torna nella stanza dedicata all’Oriente e alla Cina, con temi dedicati alla riscoperta
dell’Oriente. Infine, stanza con dei piccoli riquadri che è la sala della scene carnevalesche,
soggetti replicati più e più volte da Giandomenico: il ciarlatano con il popolo in maschera
che si affanna intorno a questa figura (sguardi sui contesti cittadini e di piazza che
restituiscono un’immagine quasi sociale) e poi la prima versione del Mondo Nuovo, che poi
ritroveremo nella villa della famiglia Tiepolo, presenza di diorama che lasciavano
intravedere all’interno dei mondi lontani, anche in questo caso era un divertimento legato
agli altri mondi, di solito si potevano vedere le terre d’Africa o d’America, tutti paesi che
iniziavano ad essere noti attraversi i viaggi intercontinentali e le incisioni frutto di appunti
di viaggio, è il viaggio del popolo, per coloro che non potevano affrontare viaggi.
Nel 1756 ritroviamo la “ditta Tiepolo” in un’altra villa importante, VILLA PISANI a Stra,
Giambattista e Giandomenico tra il 1760-62 e in alto, fra divinità e figure alleoriche di ogni
genere, il trionfo della famiglia Pisani. Mentre sta terminando la decorazione di questa
villa, riceve l’invito a trasferirsi a Madrid per la decorazione del Palazzo Reale che era
stato ultimato da pochi decenni. È un cantiere a cui Tiepolo non vorrebbe partecipare, non
il 1762 a Venezia Gianbattista realizza il bozzetto con la Gloria della Spagna, inviato prima
della sua partenza e incontra i favori dei reali di Spagna e dei personaggi di corte che si
occupavano di ideare il complesso iconografico del Palazzo. Tant’è vero che quando
inizierà i lavori ci saranno dei cambiamenti. Ricordiamo uno di questi intellettuali di corte,
che ad un certo punto scrive una lettera in cui dice che la mitologia non è parte della storia,
c’è quindi un rifiuto della mitologia. Rappresentazione di tutte le province spagnole, una
serie di figure che attraverso vessilli rappresentano le province spagnole: affresco che nel
diverse nazioni. Dopo una grande parte, dove troviamo la data di conclusione dei lavori e
la firma di Tiepolo. Nella “Saletta” il tema scelto è l’apoteosi della monarchia spagnola, qui
però torna l’Olimpo e si capisce che ci deve essere stato un dibattito all’interno della corte
su cosa dovesse essere rappresentato. Questa cosa viene ribadita nella sala della guardia,
dove l’apoteosi di Enea viene presentata con accanto due figure mitologiche, la madre
Venere e Vulcano, ma questi sono gli spazi che hanno maggiore rappresentatività, nella
sala del trono si cerca di ridurre. Ma dobbiamo introdurre un’altra presenza, quella di
MENGS, c’è una maggiore adesione alla storia ma c’è una dimensione disegnativa che
pone in diretto confronto quella tradizione legata al colore con la scuola romana, dove la fa
quella dimensione accademica che dall’arrivo in Spagna nel 1762 Mengs porta avanti come
l’unica vera scuola che può portare avanti l’arte del presente e quelle del futuro. Mengs
- Nel 1769 Mengs esegue un quadro con la Flagellazione di Cristo, una composizione di
modello. Nel 1769 Mengs realizza la Salita di Cristo al Calvario, che è ancora di più
un manifesto di stile, l’idea della scuola romana tutta impostata sulla classicità che
- A Madrid nel 1772 arriva una serie di 8 dipinti con stazioni della Via Crucis inviati
da Giandomenico per la chiesa di San Francesco di Madrid, oggi al Prado. Sono due