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A.A. 2015/2016
INTRODUZIONE ALL’OTTOCENTO diverso questa porta rispetto alle altre ? Intanto è collocata
su un viale che richiama questa idea dell’asse prospettico
idealmente illimitato, ma l’interasse è trattato in un modo
talmente ampio che questa porta la si vede sempre in con-
Forte connubio tra architettura e città, è difficile scindere una troluce e di notte, con la lice artificiale, appare di questa por-
storia dell’architettura da una storia della città e viceversa. ta solo la silhouette, la porta finisce per essere una cornice
I parchi pubblici delle città europee dell’800 si ispirano a due Tra i maggiori effetti della rivoluzione industriale, va annove-
modelli prevalenti, uno botanico e l’altro continentale, legati rata la reazione da essa provocati sull’habitat, e in particolare
ciascuno a tradizioni culturali, economiche e fondiarie pro- sull’igene pubblica. La diffusione delle epidemie di colera,
fondamente diverse. Il primo rapporto viene presentato al tifo, malaria e malattie infettive legate alle basse condizioni
parlamento inglese nel 1833 e fa del parco pubblico una ma- igenico-sanitarie spingono legislatori e scienziati a ripensare
teria di intervento istituzionale; non si parla esclusivamente radicalmente spazi e strutture e ad alimentare il culto per la
di parchi ma, più in generale, di aree pubbliche inedificate, pulizia. I primi obbiettivi dell’urbanistica ottocentesca sono
intendendo ciò con una vasta gamma di spazi aperti che la purezza dell’aria e dell’acqua, lo smaltimento razionale dei
vanno dagli orti botanici ai cimiteri, dai terreni di godimento rifiuti, la dotazione di spazi verdi, l’azione igenica sulle cse
collettivo ai campi da gioco. Questa nuova impostazione ac- esistenti e la costruzione di nuovi quartieri operai, informati
compagnerà l’evoluzione del parco pubblico sostanziandone e precisi standard igenico-sanitari e dimensionali.
gli stessi caratteri identitari.
Gran parte dei parchi urbani europei realizzati nel corso del
secolo corrisponde ad uno stesso shcema compositivo, co- Le utopie e le teorie urbane
stituito da una sequenza di elementi tipici:
- fitta cintura di alberi lungo il perimetro; Se è vero che alla società industriale corrisponde una società
- viale carrozzabile in posizione affiancata interna o esterna urbana, nell’800, parallelamente al processo di industrializza-
a tele cintura alberata; zione dei paesi europei si assiste ad un forte incremento de-
- serie di percorsi sinuosi che suddividono la superficie rac- mografico delle città, questa crescita senza precedenti è alla
chiusa dalla cintura arborea in distese erbose fusiformi, ovoi- base della loro profonda trasformazione e si accompagna
dali o ellittiche; alla nascita di nuove teorie urbane. Partendo da una critica
- spazio d’acqua tendenzialmente collocato in posizione radicale allo sviluppo senza regole della città, alcuni studiosi
centrale, dal contorno a serpentina, illusoriamente più gran- avanzano proposte per un habitat più armonioso, dove tut-
de della sua effettiva grandezza; ti gli individui sono uguali davanti alla legge e dove l’uomo
- serie di piccoli e bassi rilievi introdotti per movimentare il della nuova borghesia è al centro delle riflessioni filosofiche.
profilo altimetrico. Lìimmaginbazione utopica ora si sposta nel futuro avvalen-
Il disegno delle aree verdi secondo tali principi non è certo dosi della storia: al concetto di spazio è sostituito quello di
un contributo originale dell’800, le novità sono da individuare tempo; in un futuro stabilito dal progresso intellettuale e
nella reiterazione dello schema, nella divisione degli spazi sociale, le utopie urbane nascono dfall’osservazione della
in base alla loro specializzazione, nell’alternanza di piccole città fisica, offrendone allo sguardo una nuova, sospesa tra
zone nascoste e scenari di ampiezza virtualmente illimitata. utopia e realtà.
Esempi di parchi pubblici con tale sistema sono il Victoria E’ in quest’ottica che si inseriscono le proposte di utopisti,
Park e il Battersea Park a Londra. es Charles Furier, ideatore del Falansterio. Analogo al Falan-
Con queste realizzazione si pone per la prima volta la que- sterio è il Familisterio di Jean-Baptiste Godin, in funzione
stione del rapporto tra aree verdi, campi gioco e attrezzature ancora oggi, che avrebbe dovuto costituire l’unità base di
sportive, un problema che nel corso del secolo si sostan- una nuova struttura sociale supportata da un sistema assi-
zierà in tre approcci prevalenti: stenziale e pedagogico avanzato. Tutti propongono città ide-
1. inserimento nei parchi di aree e manufatti di dimensioni ali che possono essere realmente attuabili, salvo poi fallire;
e numero variabili inj funzione della domanda degli utenti nel concepote in funzione di una gestione associata di capitale
tempo; e lavoro da parte di abitanti, avranno notevoli influssi sugli
2. tendere ad un rigido isolamento di queste funzioni, con- utpisti del 900, in particolare su Le Corbusier.
centrandole in una zona circoscritta del parco, generalmente Nella seconda metà del secolo, cadute le implicxazioni poli-
periferica; tico-sociali, prevalgono le proposte tecniche atte a riordinare
3. si pone alla base di quei progetti in cui il rapporto tra sce- le città esistenti e i mezzi utili per superare le deplorevoli
nari naturali e ambientali di particolare valenza paesaggistica condizioni igenico-sanitarie.
e aree ricreative è risolto alla scala del piano d’insieme, inte- E’ evidente nella Parigi di Napoleone III e Haussmann, egli si
grando attrezzature per lo sport e natura. fa ingannare dal mito del disordine, non inventa una pianta
ideale, ma scopre nei rottami della città esistente e i segni banca, macello), ne codifica le regole compositive assecon-
della nuova società economica e tecnologica, li riordina in dando la nuova sensibilità culturale e il significato rivoluzio-
un moderno sistema urbano e li riconnette tramite un’intel- nario dell’insegnamento; i suoi schemi formali costituiscono
ligente rete di comunicazioni, ferroviaria e stradale. Degli la sistemazione dei nuovi principi architettonici, l’elevazione
stessi anni del piano parigino sono altre proposte e riforme di quelle idee ad un definitivo consolidamento e riconosci-
concrete della città, che seguono indirizzi diversi fra loro: nel mento da parte dei contemporanei.
1859 ne sono esempi il concorso per il Ring di Vienna e il Il secondo, fa un’indagine sulla natura e sul comportamento
piano per Barcellona che farà dell’urbanistica una discipilna degli edifici, condotta attraverso l’analisi di elementi struttu-
scientifica. rali e dei modelli costruttivi di base. Per tutto il secolo ambe-
Già a metà 800 si ripresentano in forma acuita i problemi due eserciteranno una profonda influenza sul lavoro profes-
delle città e l’alienazione dell’individuo all’interno delle co- sionale di architetti ed ingegnieri.
munità urbane, il dibattito teorico e culturale sul tema da Contrapponensodi alle istanze del neoclassico francese si
luogo a due approcci prevalenti: il primo di tipo progressista, afferma il revival gotico e d è soprattutto il Regno Unito ad
pone in evidenza i bisogni materiali dell’uomo; il secondo di arricchirsi di un’interessante produzione teorica che identifi-
tipo culturalista, fa prevalere le esigenze spirituali della co- ca proprio nel gotico lo stile nazionale. Augustus Pugin nei
munità umana al recupero nostalgico della tradizione urbana suoi scritti, i Contrasts, afferma che “il gotico non è uno stile
medioevale. ma una religione” e che “i veri proncipi della proporzione
architettonica si trovano solo negli edifici ogivali”.
1. Tra coloro che fanno proprio l’approccio progressista in Al pari di Pugin, l’impegno concettuale di Jhon Ruskin ruo-
Spagna è Arturo Sorìa y Mata a prefigurare una città idea- ta attorno al valore morale dell’artigianato medioevale e alla
le lineare, la Ciudad Linear, alternativa a quella a sviluppo lezione del gotico come portatore originale di contributi mo-
concentrico. L’idea di ruralizzare la città e urbanizzare la derni, di creatività e di progresso. Spetta però al socialista
campagna prende forma in un insediamento urbano che si William Morris, teorico e riformatore in senso politico del-
articola lungo una fascia di terreno larga 500 m, percorsa da la tradizione medioevalista, la nascita del movimento delle
un’arteria di comunicazione assiale, su cui il movimento si Arts and Crafts che, a cavallo dei due secoli, produrrà note-
svolge lungo una linea retta, di cui descrive principi teorici e voli effetti di rinnovamento in campo urbanistico, architeto-
pregi progettuali. La sua città ideale (ne sono stati costruiti nico ed artistico.
a Mardid solo 5 km) poteva svilupparsi all’infinito secondo Gli scritti teorici di Eugene Violet-le-Duc sono la più luci-
una triangolazione planetaria tra città esistenti, avrà maggio- da analisi dei valori oggettivi dell’opzione gotica e rilevano
re fortuna nel 900 con le proposte di Le Corbusier. In Francia come l’architettura non consista in una forma piuttosto che
è Tony Garnier con un’altra città ideale, la Citè Industrielle, in un’altra, bensì in un principio e in un coerente metodo
a proporre un nuovo equilibrio urbano basato sul progresso logico; lo stile, invece, è il prodotto di un pensiero nazionale
tecnico; ne nasce una nuova Ellade industriale - la città è ed espressione dell’opera secondo verità.
identificata con il regno del lavoro - capace di riproporre i Dall’età della Restaurazione anche negli stati italiani si dif-
valorti della classicità in una dimensione estetica urbana. fonde la ripresa degli stili medioevali, intesi come modelli
concettuali per concepire la modernità; saranno soprattutto
2. La città ideale nel Regno Unito che propone Ebenezer l’opera teorica e il pensiero di Camillo Boito a indicare agli
Howard, la Garden City of Tomorrow, nell’idea di difendere architetti una possibile via d’uscita dalle pastoie nazionaliste.
la comunità umana dagli effetti negativi della città industria- In sostanza, nella seconda metà dell’Ottocento, le teorie ar-
le, tenta di recuperare la qualità dell’abitare pre-industriale chitettoniche tendono a frantumarsi in una serie di contributi
negli assetti fisico-spaziali generati dall’industrializzazione e assai diversificati, che però conservano ambiti e metodi pro-
concepisce un insediamento che è in sistensi di due realtà - pri di ciascuna disciplina.
città e campagna - per assicurare i vantaggi e sopprimere gli
svantaggi che ciascuna comporta. Questo modello urbano
avrà diffuzione in Europa e soprattutto negli Stati Uniti d’A-
merica. Allo stesso atteggiamento critico si può ascrivere il La formazione e il ruolo dell’architetto
contributo dell’austraco Camillo Sitte. Raffinato cultore della
storia della città fa ricorso all’analisi razionale per compren- Le trasformazioni urbane e territoriali, gli sviluppi tecnologici
dere e riproporre le regole organizzative dell’antico spazio legati all’impiego dei nuovi materiali e la organizzazione dei
urbano; con attenzione alla necessità sociali e psicologiche cantieri producono, per tutto l’Ottocento, riflessi profondi
dell’individuo, fa del godimento estetico generato dagli spa- sulla formazione degli architetti.
zi della città e del senso di appartenenza della comunità a Nella Francia dell’Ottocento, la didattica dell’architettura è
quegli stessi spazi i principi fondativi dell’esperienza urbana. affidata a strutture pubbliche e private; dalle prime, l’Ecole
des Beaux-Arts è senza dubbio la più autorevole e rinomata
internazionalmente; gli allievi sono tenuti a frequentare l’E-
cole per un lunghissimo periodo (da otto fino a dodici anni),
I teorici dell’architettura a svolgere esercitazioni giornaliere e a partecipare ad una
serie di concorsi, come quello all’ammissione del Grad Prix
Le lezioni di architettura di Jean-Nicolas Louis Durant e il de Rome.
testo di Jean-Baptiste Rondelet sono i soli progetti teorici In Italia la didattica dell’architettura è affidata alle accade-
in grado di influenzare il lavoro degli architetti più sensibili mie, la cui principale finalità è “insegnare l’arte secondo il
all’esigenza di una dottrina e di un controllo razionale dell’iter dettato albertiano, nel senso di arte liberale, senza le preoc-
progettuale. cupazioni legate agli aspetti costruttivi, tecnici e economici
Il primo, pone alla base del rinnovamento urbano le nuove e ancora sulla base del disegno come elemento unificante le
tipologie d’interesse pubblico (museo, scuola, ospedale, diverse arti figurative”.
Nel 1812, sulla scorta di due provvedimenti di legge napo- applicate e dell’architettura.
leonici, si riorganizzano le scuole delle belle arti e, nel 1818, L’alto livello pratico dei costruttori di infrastrutture territoria-
si darà all’insegnamento dell’architettura una struttura de- li sposta il centro del dibattito sull’arte di edificare da una
stinata a durare tutto il secolo. Sotto i pontificati di Leone concezione essenzialmente artistica; in tal contesto gli inge-
XII, Pio VIII e Gregorio XVI, la formazione accademica si ca- gneri, forti delle competenze tecniche, godono della fiducia
ratterizza fortemente in senso morale e religioso, relegan- degli imprenditori e dei proprietari di capitali.
do sullo sfondo quei saperi tecnici e scientifici che in altre L’utopia tecnologica trova nelle esposizioni universali, e in
parti d’Europa sono sospinti dalle innovazioni tecnologiche particolare quella di Londra del 1851, l’occasione per la sua
legate all’industria. Sotto il pontificio di Pio IX, a fronte di ideale e materiale concretizzazione. Il Crystal Palace di Pa-
un’impronta segnatamente storica, si fa strada, seppur ti- xton esemplifica nella sua indefinibile architettura lo stato
midamente, una diversa attenzione per i nuovi materiali e le della scienza e delle tecnologia, imponendosi come icona
relative tecnologie costruttive. della costruzione moderna.
La riforma delle scuole di applicazione per ingegnieri e ar- Il successo di Gustave Eiffel nella realizzazione del condotto
chitetti, del 1888, non solo sopprime il diploma di architetto, di Garabit spiana la strada per la Tour dell’esposizione uni-
ma accentua il conflitto tra la figura di architetto-ingegnere e versale di Parigi del 1889, un’architettura-scultura simbiosi
quella dell’architetto-artista, bisognerà attendere l’istituzio- perfetta di arte e scienza; progetta anche l’armatura per la
ne della Regia Scuola Superiore di Architettura di Roma per Statua della Libertà, un pilone in ferro che con un’ossatura
veder attuato un ordinamento degli studi specificamente leggera tiene la pelle del colosso in rame lavorato a balzo.
destinato agli architetti, distinto dall’offerta formativa sia dei Lungo tutto il secolo il fascino tecnologico e la sublime di-
Politecnici sia delle Scuole di applicazione per ingegneri. mensione urbana e territoriale delle fabbriche colpiscono la
realtà immaginativa di pittori e architetti.
La figura dell’ingegnere
Le grandi esposizioni
Nel corso del Settecento e della prima metà dell?Ottocento
l’avanzamento scientifico e la rivoluzione industriale contri- Le sposizioni universali, che da Londra 1851 a Parigi 1900 si
buiscono a definire in senso moderno la figura dell’ingegnie- svolgono nelle maggiori capitali europee e città americane,
re. costituiscono un’eccezionale, complessa e non classificabile
In Francia la nascita dell’ingegnere come figura autonoma rappresentazione della società del secondo Ottocento: una
da quella militare e dell’architetto ha le sue radii nel secolo metafora degli ideali, delle aspettative e degli interessi del-
precedente con l’istituzione tra il 1713 e il 1716 del Corps la borghesia industriale. Attorno alle esposizioni fioriscono
des Ponts et Chaussees e dell’Ecole des Ponts et Chaus- eventi in cui l’architettira acquista via via un ruolo dominante
sees. Questa scuola diventa una scuola di specializzazione imponendo, attraverso mostre di disegni e convegni mirati,
riservata ai futui ingegneri del Corpo; il confronto con la opportune riflessioni teoriche, su cosa essa sia.
capacità innovativa e con l’intraprendenza dei colleghi bri- Nei criteri e nella scelta degli articoli esposti, Londra, Pari-
tannici alimenta in Francia una riflessione sulla preparazione gi e le città americane si distinguono: la prima privilegia la
dell’ingegnere di Stato. qualità intellettuale, la seconda promuove prodotti d’uso per
Nel 1771 nasceva a Londra la Society of Civil Engineers ad quantità e la terza valorizzano le nuove macchine per affian-
opera di Jhon Smeaton; alla sua morte, l’associazione conc- carsi all’Europa.
serverà il suo carattere di dining club. E’ però nelle architetture espositive che ogni città\nazione
La forza del modello politecnico francese determina il suo elabora il rapporto tra industria e società e ne rappresenta un
successo e la sua diffusione in Europa. immagine personale; dal singolo edificio al sistema più com-
Nell’Italia preunitaria, l’esperienza napoleonica incide pro- plesso della città nella città, l’impianto espositivo risponde
fondamente sulla formazione e sull’attività dell’ingegnere, ad alcune costanti: la produzione seriale e la prefabbricazio-
che passano dal praticantato all’istruzione tecnico-scientifi- ne, la comunicazione di massa e l’urbanizzazione.
ca, dalla professione libera a quela statale. Tra il 1802 e il Il 1° Maggion si apre a nLondran la Great Exibition of the
1805 nel Regno d’Italia la laurea, il tirocinio, la patente fissa- Works of Industry of all Nation promossa dal principe Alber-
no l’iter del libero professionista, mentre nel 1806 è istitui- to, Paxton ricostruisce in otto mesi un palazzo senza prece-
to il Corpo degli Ingegneri delle Acque, aperto agli studen- denti; l’edificio rettangolare, di metri 564 x 124, a cinque na-
ti migliori del Regno. L’unità nazionale obbliga a definire la vate interrotte da un transetto, si adatta al terreno coprendo
formazione dell’ingegnere volgendola alla modernizzazione 70.000 mq e inglobando tre gruppi di alberi, colonne cave
dello Stato, nascono così scuole di applicazione dirette alla in ghisa di altezza variabile reggono travio reticolari atte a
pubblica amministrazione, e politecnici rivolti all’industria. sostenere le architetture.
Dal 1855 in poi è Parigi a guidare l’era delle grandi esposi-
zioni; ci sono anche però altre esposizioni da tenere conto
Arte e scienza come ad esempio quella di Vienna e Philadelphia a porsi nel
panorama internazionale spettacolarizzando sempre di più
Nel 1840 l’architetto Cesar Daly fonda la “Revue Genera- tali esempi, una spettacolarità che assumerà un carattere
le de l’Architecture et des Travux Publics” con la quale in- ludico e consumistico nella World’s Columbian Exposition
tende valorizzare il ruolo dell’architetto, dimostrando che la di Chicago, dove una retorica formale e tecnologica si fonde
sua ricerca formale comprende anche il sapere scentifico e nella classicheggiante, scenograficva e artificiale della White
tecnologico, dalla meccanica apllicata alle macchine e alla City.
costruzione, allo studio del comportamento e alla resistenza Parigi 1900 chiude l’epoca delle esposizioni divenendo an-
dei materiali, fino alle sperimentazione nel campo delle arti che palestra dell’applicazione del cemento armato; il Petit
Palais e il Grand Palais segnano il culmine della dimensione
spettacolare e politica dell’evento.n
La pietra e il ferro
RUE DE RIVOLI’. C. Percier - l. Fontaine, 1811. I caratteri che cmpongono queste facciate sono:
L’Ottocento sul tema delle residenze produce diverse ri- - un edificio che propone letteralmente tutti gli elementi
sposte, la prima trasformazione che ha successo, nell’arco visti dagli architetti in un loro soggiorno a Roma e in Italia in
di tutto il secolo, è appunto l’edificazione di Rue de Rivolì. gnerale, aratteri riscontrabili nel tipico palazzo all’italiana, ciò
Percier e Fontaine formeranno un sodalizio molto importan- che viene dato ai costruttori sono una facciata e una sezione
te e affronteranno temi di ogni genere. Rue de Rivolì è im- tipo, che andranno rigorosamente seguiti per la realizzazio-
portante per noi secondo diversi aspetti, perchè dotata di ne;
un meccanismo di studio dello spazio urbano che non ha - 4 piani più un piano mansardato, portico ad arcate su pila-
più nulla dei meccanismi di produzione, spazio edificabile e stri di ampiezza costante (pari a circa 3m);
spazio urbano, messi in atto prima dell’Ottocento. Intanto si - piano terra impostato ad utilizzo per attività commerciali,
procede con l’idea di artisti rivoluzionarii che interverranno sono impedite attività che provocano fumi e cattivi odori,
puntualmente sulla città, ed è poi Napoleone che attuerà un si voleva che questa strada acquistasse un’eleganza che ri-
meccanismo che cambierà per sempre il volto di Parigi, cioè specchiasse il neonato impero napoleonico;
la Grand Croixè, che ha rappresentato lìatto concusivo di un - scansione tripartita che richiama il classico palazzo rina-
idea che nasce immediatamente dopo la rivoluzione france- scimentale, con un cornicione molto sporgente (qui i canoni
se e si conclude con l’edificazione dell’Arsc (Arco), quindi la italiani sono reinterpretati alla francese), sostituendo il ba-
rilevanza di un progetto che abbraccia due secoli. samento a bugnato con un portico continuo separandolo
Napoleone coglie l’importanza di sottolineare l’asse Est-O- nettamente dal fusto, fusto separato da basamento e coro-
vest, che partendo dalla Bastiglia e sviluppandosi verso namento mediante una sottile ringhiera appena aggettante
ovest lambisce il Louvre e poi piegando a gomito doveva e di cui gli arcgitetti disegneranno personalmente i motivi
continuare lungo l’asse dei giardini delle Tuilerì oltrepassan- della decorazione;
do poi la piazza con l’Arco di Trionfo e proseguendo poi oltre - il primo piano presenta delle aperture molto più generose
per fermarsi al parco del Puabulogne; un’asse di svariati chi- delimitate da cornici timpanate, gli ultimi due piani utilizzano
lometri, di importanza non solo urbana ma addirittura paesi- i balconi come se fossero delle fasce marcapiano che deli-
stica. mitano il piano attico, e come nel palazzo all’italiana il tetto
Si procederà con la realizzazione di questo importantissimo non si vede e quì gli architetti disegnano il tetto rientrandolo
asse “sventrando” un numero considerevole di abitazioni, e voltandolo a botte facendolo diventare così praticamente
talvolta rilasenti anche al tardo medioevo, si parla di circa invisibile, utilizzando questo espediente si fa si che la strda-
500 demolizioni, secondo l’asse rigorosamente rettilineo da diventi più luminosa.
con l’imposizione di un apparato uniforme a ridosso di quello Questo modello avrà un grandissimo successo, tanto che
che restava delle case sventrate. Dal punto di vista edilizio sarà ripreso da innumerevoli edifici avendo un largo eco in
è come se giustapponesse alla maglia muraria delle vecchie tutta la Francia e anche in Europa, le innovazioni apportate
abitaznioni una nuova facciata che risponde a quei requisi- nelle grandi capitali europee finiranno tutte più o meno ad
ti che Napoleone stesso progettò con i suoi due architetti, assomigliarsi, non attecchendo però sulle piccole e medie
requisiti intoccabili come se fossero dei regolamenti edilizi realtà
odierni.
Abbiamomparlato di case a schiera ma il portato altrettanto interessante, se non di più, dell’Ottocento è quello della casa
unifamiliare, il tipo edilizio che ha consumato più suolo in assoluto nelle nostre città. Il tema della casa unifamiliare, o villino,
è un tema di grande rilievo, ad esempio i primi piani regolatori contengono al loro interno zone di espansione per soli villini
(Piano di Londra 1809); la casa unifamiliare però è stato un ottimo laboratorio per l’Ottocento perchè in linea di massima ci
ha lasciato case molto ben costruite e soprattutto molto ben concepite dal punto di vista tecnico-strutturale e sia dal punto
di vista distibutivo, sono state un’ottima sintesi di saperi ottenendo il masssimo risultato con il minimo sforzo.
Su questo tema si misureranno anche i grandissimi architetti del tempo, ed anche questa è una novità, architetti come
Schinkel o Nash, che erano al lavoro per la corona, hanno prestato il loro servizio anche per la ricca borghesia elevando una
produzione che era stata fino a quel periodo commissionata alle maestranze, secondo questioni tramandate da generazione
in generazione.
In Inghilterra nasce la cosiddetta casa “Back to Back”, cioè unità unifamiliari poste spalla a spalla per sfruttare al massimo la
volumetria del lotto edificabile adottando un’edificazione di tipo perimetrale, spesso questo tipo di edificazione darà esiti di
eccessiva saturazione degli spazi.
RESIDENZA ESTIVA PER GUGLIELMO III DI Edificio dove sono evidenti un fronte e un fianco, edificio go-
PRUSSIA. K. F. Schinkel, 1830. Edifico molto sempli- vernato da una doppia simmetria bilaterale; sull’asse princi-
ce, come negli edifici parigini è presente una balconata con- pale ritroviamo lo stesso fronte con una loggia delimitata da
tinua con una ringhiera sottilissima, utilizzata per marcare il colonne ioniche che verrà riproposto anche sul retro, men-
passaggio tra basamento e primo piano. I suoi riferimenti tre sui fianchi variano leggermente ma anch’essi speculari.
sono sicuramente palladiani, di rinascenza meridionale data Si parla quindi di una costruzione a tipologia centrale, per
dal fatto che il tetto sembri piatto e il balconcino con la rin- marcare questa centralità, ricordando gli esempi di Palladio
ghiera in ferro, oltre alla tinta chiara, l’ordine classico, le per- che al centro metteva immancabilmente un grande spazio,
siane alla romana, cioè tutti i caratteri italiani che Schinkel Schinkel attento al funzionalismo colloca le scale, che diven-
adotta, su suggerimento di Carlo III dopo la visita a Napoli e teranno cardine e principio per la composizione.
dintorni.
RED HOUSE. P. Webb, 1859-60. Primo luogo d’appli- diana, mentre la disposizione in successione degli ambienti,
cazione della sinstesi tanto studiata da Morris è la casa che affiancati da un lungo corridoio che li mette in connessio-
egli si fa costruire da Philip Webb. In realtà la collaborazione ne, evita lo scomodo attraversamento delle diverse stanze
tra i due raggiunge un così alto livello d’integrazione da ren- e riflette i principi di “organicità” e “neutralità” ruskiniana.
dere difficile stabilire in maniera certa il peso dei rispettivi Più in generale, in tutti i suoi elementi, la Red House è im-
apporti: l’idela della pianta ad L secondo cui si dispone la prontata ad un recupero di caratteri romanici e gotici, ma
Red House (il nome deriva dai mattoni rossi lasciati a vista rivisitati secondo quei canoni di “rudezza”, “onestà” e “mu-
sulle facciate) è tuttavia senz’altro da attribbuire a Webb, tevolezza” che proprio per Ruskin costituiscono alcuni tra gli
trasformando uno schema poco articolato in un pratico im- elementi morali del gotico. Ma è soprattutto nella collettività
pianto distributivo, adatto ad incarnare le necessità della vita dell’intervento sugli arredi interni che la casa per Morris mo-
individuale moderna (non a caso questo tipo di pianta verrà stra di avsre come proprio paradigma il lavoro medioevale:
ripreso dai successivi esponenti del movimento Arts and Webb progetta - e in certi casi addirittura reinventa - i mobili,
Crafts). “solidi e pesanti come una roccia”, e gli altri oggetti d’uso.
La decisa asimmetria rappresenta una dichiarazione di indi-
pendenza dai modelli precostituiti dalla tradizione neopalla-
FAMILISTERIO. J. B. Godin, 1858-80. L’Ottocento è La tipologia è quella della casa a ballatoio con i corpi di scala
anche il secolo delle grandi utopie, da non confondere però collocati negli angoli, che servono ciascun piano del ballatoio
con quelle dei secoli precedenti, si tratta di “prefigurazioni” continuo che è l’elemento distributivo e di accesso fonda-
di un possibile futuro. mentale ai singoli alloggi. Ogni appartamento consta di un
Il Familisterio è una delle poche visioni utopistiche che si piccolo bagno, un letto ed una seconda camera, quindi due
siano avverate nella realta, si tratta di un’utopia sociale, la camere con doppio affaccio (questo dettato dalle teorie ige-
realizzazione di una specie di città operaia sorta a ridosso di nistiche che vogliono che un buon appartamento sia perfet-
un complesso industriale. Godin era un industriale e anche tamente arieggiato). Molto interessante è la soluzione della
un estimatore delle teorie socialiste, che oggi chiamerem- grandissima corte coperta dal lucernaio in ferro e vetro che
mo pre-marxiste, il socialismo utopistico. Quello che si im- trasforma questa corte in una sorta di piazza coperta.
maginava Godin era una città, o meglio, dei blocchi edilizi in Siamo di fronte ad una tipologia abitativa “ibrida”, poichè
forma di palazzo che delimitano su tre lati una grande piazza riunisce in se tipi edilizi diversi, es. dalla tipologia conven-
intesi come abitazioni semicollettive concepite unicamente tuale di concepisce più ali riunite attorno ad un cortile. con
per dormire e soggiornare nelle ore libere dal lavoro, ma pri- l’inserimento dei ballatoi continui richiama in qualche modo
ve di servizi come cucina, bagni, perchè i servizi fondamen- la ripresa della distribuzione che serve quasi a teatralizzare
tali si concentrano su volumi e corpi di fabbrica esterni insie- ciò che avviene all’interno della corte, il grande lucernaio in
me ad altri servizi fondamentali come teatro, cucina, scuola, ferro e vetro che richiama le grandi sale di esposizione; il
insomma tutti gli elementi di una buona utopia sociale. familisterio, a dispetto delle forme che ci appaiono normali
A nord della piazza, in asse, sono posizionati tre blocchi a e forse anche un po scontate, ci interessa soprattutto per
4 ali, tutti collegati tra di loro e riuniti attorno ad una corte, la concezione e il complesso di idee, quello che è molto in-
e tutti coperti da un lucernaio in ferro e vetro; al di la della teressante è l’uso e la manipolazione dei materiali, prendo
strada, cioè nell’altra metà della piazza, sono dislocati i servi- le tipologie elencate prima e riesco a tradurle in una sintesi
zi e le attrezzature per la popolazione residenziale; la strada creando un tipo edilizio nuovo ed inedito nel funzionamento,
collega questo complesso direttamente con la fabbrica, che nel significato e nelle finalità.
si trova sulla sponda opposta del fiume, ad una distanza tale E’ proprio questo il punto interessante di questo secolo, non
da consentire agli operai di raggiungerla facilmente a piedi; può essere lo stile la chiave interpretativa e di lettura delle
il tutto tenuto insieme da aree verdi che fungono da tessuto opere prodotte.
connettivo. Il familisterio e tutt’oggi esistente e utilizzato.
SIUDAD LINEAL. Soria Y Mata, 1882. Qui siamo
di fronte ad un’utopia a cui Le Corbusier presterà molta at-
tenzione.
Soria Y Mata immagina uno sviluppo lineare di Mardid su un
asse, che poi diventa un asse attrezzato, di cui elaborerà tut-
ta una serue di sezioni trasversali per far capire al meglio la
sua idea progettuale e il funzionamento di questo asse. Una
grande e larga strada dove circolano pedoni, veicoli, tram su
rotaie, tutte carreggiate divise da aiuole spartitraffico, diven-
tando quasi una strada/parco.
Un’edificazione marginale, sostanzialmente uniforme, fa-
cente capo ad una lottizzazione regolare; immaginando uno
sviluppo virtualmente infinito di Mardid, per Mata i vantaggi
di questa soluzione sono: eliminando il centro si elimina il
discorso della rendita dei lotti per posizione, cioè chi ha una
casa al centro vale di più mentre chi ha una casa in periferia
vale di meno.
Mettendo insieme diversi immobiliaristi riesce a costruire
solo un tratto della sua utopia, lungo solo 5 km, e tutt’oggi
esistente. Interessante è la sintesi con cui Mata è riuscito
a realizzare un sogno in un’impresa di successo, e anche il
tipo di edificazione, poichè si fa riferimento alla sola casa
unifamiliare.
CRYSTAL PALACE. J. Paxton, 1851. Benchè inca- Il Crystal Palace non esprimeva una soluzione formale par-
ricato all’ultimo momento di progettare il Crystal Palace, Pa- ticolare: era piuttosto un processo costruttivo reso esplicito
ton fu in grado di presentare, in soli otto giorni, un’enorme quale sistema totale, a partire dalla concezione, della prefab-
serra ortogonale a tre gradoni. Il perimetro vetrato era con- bricazione e del trasporto iniziali, fino alla costruzione e allo
tinuo, eccezion fatta per i tre portici d’ingresso disposti sim- smantellamento finale. Come gli edifici ferroviari a cui era
metricamente. Durante l’elaborazione si dovette rivedere il imoarentato, consisteva in un sistema altamente flessibile
progetto per conservare un gruppo di alberi annosi: poichè di componenti. La forma complessiva era strutturata attor-
quanro restava dell’opposizione alla Grande Esposizione del no ad un modulo fondamentale di rivestimento di 2,4 m,
1851 sollevò la questione della salvaguardia degli alberi, Pa- montato secondo una gerarchia di campate strutturali che
xton capì rapidamente che questi problemi potevano essere variavano da 7,3 m a 22 m. La sua realizzazione, che richie-
risolti con facilità da un transetto centrale con un alto tetto se appena quattro mesi, fu semplicemente un problema di
curvo; emerse così la doppia simmetria della forma defini- produzione di massa e di montaggio sistematico.
tiva.
NEOCLASSICO, ROMANTICO, PITTORESCO: CATEGORIE INTERPRETATIVE
E COMPLESSITA’ DEI LINGUAGGI. IL REGNO UNITO.
JOHN SOANE. John Soane ha operato tra gli ultimi anni del 700 e i primi dell’800, negli anni a cavallo tra i due secoli fece
la sua fortuna professionale. E’ uno di quegli architetti che ha fatto il viaggio a Roma dove studia molto approfonditamente
nei modi e nelle forme l’architettura milanese.
DULWICH GALLERY. J. Soane, 1811-12. Museo Il museo ha una distribuzione molto semplice, che diven-
che si sviluppa su un solo livello, privo di colonnato e portici; terà canonica nel corso dell’Ottocento, una serie di sale “ad
la parete presenta dei risalti, una sorta di paraste ma prive infilata” con illuminazione zenitale e pareti che fungono da
di capitelli, arcate mute e prive di cornici. Rispetto al Lincol’s piani di allestimento; sul retro invece trovano posto le stanze
Inn Field, che era un’architettura di superifici, questa è un’ar- dove si riparano le cornici, i depositi, i locali tecnici, con una
chitettura composta per giustapposizioni, come l’avancorpo netta differenziazione tra i due fronti.
centrale che è volutamente addossato e che gode di una
propia autonomia.
DOWNING COLLEGE. W. Wilkins, 1807-21. NATIONAL GALLERY. W. Wilkins, 1836. La pianta
Wilkins è uno degli architetti inglesi responsabili del revival denuncia e riecheggia i modi della composizione barocca,
greco in Inghilterra, e lo fa con il Downing College. Facciate anche se le ali, invece che essere avanzate sono arretrate,
molto solide affidate a poche membrature in rilievo, fasce c’è una tripartizione evidente del corpo di fabbrica ed un uso
marcapiano, cantonali d’angolo e unico elemento neogreco evidente degli stilemi del dorico.
l’avancorpo centrale esastilo che richiama i fronti dei templi.
Lo stile è applicato ma senza variazioni.
BRITISH MUSEUM. R. Smirke, 1823-47. Pianta. funzionali e che il gioco di luci e ombre abbia effetto i fronti
Classico edificio a quattro ali che racchiudono al centro la bi- devono essere privi di risalti in modo da esaltare, invece, il
blioteca. Gli esterni dettati dal Greek revival. Negli anni ses- riverbero dell’intelaiatura e si decide appunto di ritoccare i
santa lo spazio antistante era occupato da un parcheggio, la fronti, ciò ha richiesto una differente tinteggiatura e uso dei
sala di lettura era ispirata ai modi del Phanteon. materiali. Foster tanto è coraggioso nel senso di ridefinire
Nella ristrutturazione affidata a Foster si concentra sullo spa- la Reading Room, tanto è conservatore nel restauro degli
zio antistante e sullo spazio della Reading Room, per dife- spazi esterni che lui recupera esattamente secondo i modi
nirne l’uso, sono gli anni in cui Foster lavora sul tema della e le forme pensate da Smirke, quindi elimina il parcheggio,
grande copertura vitrea, il tema è trasformare un esterno in ricompone il parato antistante all’ingresso principale con un
un interno e anche i fronti con gli avancorpi a colonne fini- basso muro e la strada viene resa pedonale, fa quello che
scono per assumere un significato completamente diverso. noi chiamaiamo restauro conservativo, cioè ripristina esatta-
Gli effetti di luce, ad esempio l’ombra proiettata dall’arma- mente le forme originali ottocentesche, mentre si concede
tura reticolare della copertura sui fronti stessi che costitu- maggior libertà all’interno.
isce un elemento di riflessione, perchè questi fronti siano
GOTHIC REVIVAL. Il gotico in Inghilterra non ha mai parlando dell’architetto Jhon Nash. A quest’epoca è già
subito delle brusche interruzioni. Il gotico nell’Ottocento si un architetto maturo, ha quasi 60 anni. Realizzò inizialmente
sposa così con le pulsioni romantiche che si manifestano una serie di villine in Gothic Revival, il Luscombe Castle
nell’arte in generale, riuscendo ad interpretare quello che nel Devonshire; realizza anche dei cottage come il Bristol
noi oggi definiamo “Pittoresco”.
Blaise Hamlet, il cottage è uno dei tipi edilizi responsa-
Il pittoresco in architettura segue, appunto, i modi della
bili di una grande espansione di Londra nell’Ottocento, cioè
composizione pittorica, cioè i contrasti evidenti, le volute
l’espansione delle ville isolate, questa espansione assume
asimmetrie, i ricorso alla forma-colore che definisce i diver-
nel tempo, dal punto di vista tipologico, un’espansione di-
si elementi della composizione e in architettura forma dei
versa poichè inizialmente si tratta di ville patrizie, con il tem-
volumi sufficentemente articolati, che poi troveranno vasta
po queste forme si declineranno anche a classi meno agiate
applicazione negli Stati Uniti, finendo con influenzare perfino
come quelle della media e piccola borghesia, prima non si
Wright, in particolare con le Prairie House.
era mai visto che un architetto che ha lavorato con la corona
Uno dei protagonisti di questa stagione è un gigante dell’e-
faccia anche progetti per piccole abitazione nelle campagne
poca e che firma il primo grande progetto urbano della prima
e per classi sociali così disparate.
metà dell’Ottocento a Londra, cioè il poano Regent, stiamo
PADIGLIONE REALE DI BRIGHTON. J. Nash, Non mancano però soluzioni innovative, come lo è la scala
1815-23. Nella sua planimetria riflette quelle giustapposi- interna centrale che esibisce l’armatura interna in ferro, per
zioni tra i due fronti, sia in termini distributivi che in termini la prima volta in un padiglione reale non è mascherata, ma
formali. Il fronte che da sul parco, con questa giustapposi- esibite nel suo materiale costruttivo, una manifestazione di
zione e frequenza di volumi, che alcuni critici hanno tradotto forma-struttura-materiale in segno di assoluta sincerità del
nei termini di “sequenze per blocchi ritmici”, che è una ca- procedimento; ci sono anche soluzioni fantasiose e bizzarre,
ratteristica dell’architettura di Nash (che peraltro ricompare che fanno pensare al divertimento dell’architetto nell’eser-
sotto altre forme anche nel progetto di Regent Street), ci cizio della professione, cioè le colonne in ghisa a forma di
sono dei volumi/blocchi virtualmente finiti e autonomi posti palma che sorreggono il tetto delle cucine e il lucernaio.
in sequenza, giustapposti gli uni con gli altri, tenuti insieme
da una ridondanza di alcune forme stilistiche tipicamente in-
diana che sono come degli elementi lessicali.
PIANO REGENT. J. Nash, 1811-27. Londra all’inizio Regent Park. Il progetto preliminare è un progetto come
era una colonia romana, Londinium, cioè l’area che oggi co- lo faremo noi tra le mura dei nostri studi, il progetto definiti-
nosciamo con il nome della City londinese. Nel 1766 divam- vo, invece, è un progetto di compromesso.
pa il grande incendio di Londra che ne distruggerà i 4/5 della 1. Tutti i riccioletti sono la vegetazione nel parco, la campi-
città. Dalla metà del 700 e per buona parte dell’800 a Londra tura a linee diagonali si riferisce agli specchi d’acqua; le parti
vi è una discrepanza tra crescita demografica ed edilizia, che più scure in alto il crescent, il cerchio, le barre in sequenza
non andranno mai a pari passo. sulla destra, la sorta di L in basso.
Il principe reggente, in questo nuovo quadro evolutivo del- 2. Le parti nere sono assimilate sia agli specchi d’acqua che
la città, non assiste passivo all’aggressività della borghesia le edificazioni che continuano ad essere di tipo perimetrale.
imprenditoriale nella gestione del suolo urbano, siccome la La seconda soluzione è senza dubbio un notevole salto in
corona vantava di molti possedimenti territoriali decide di avanti di maturità, il primo progetto è molto più rigido rispet-
lanciarsi in un’impresa a carattere speculativo, utilizzare al- to al secondo, il punto di attacco con l’edificato costituisce
cune aree della corona per utilizzarle come lottizzazione per l’episodio che invita lo sguardo dell’osservatore ad entrare
poi venderle sul mercato con un’edificazione privata oper un nel parco. Il progetto si articola anche dal punto di vista ti-
pubblico diversificato, dalle aree di pregio per la ricchissima pologico, Nash decide di realizzare una serie di Crescent
borghesia fino alle aree per le classi operaie, che sarà resa (successione di case a schiera mascherate da una facciata
partecipe offrendo e assicurando i propri servigi ai residenti uniforme resa tendenzialmente monumentale) che delimita-
più facoltosi. no l’intera area del parco; poi sul limite orientale del parco a
La corona vantava la proprietà di due aree, una più estesa diretto contatto con la città, due piazze mercato, e a ridosso
più a nord e un’area a sud dove vi era una residenza impor- di queste, le residenze operaie; sul limte nord un canale na-
tante, poi distrutta; l’idea del principe era di collegare l’area vigabile che consente l’arrivo delle merci prodotte nel terri-
nord con la Carlthon House attraverso un’osse viario, pos- torio e per ultimo vi è anche un terminale ferroviario nelle
sibilmente rettilineo da realizzarsi con la tecnica urbanista vicinanze dell’area.
dello Sventramento con rifacimento dei fonti, nobilitandoli. Regent Street. Il parlamento emana un decreto per l’e-
La manovra speculativa era ben definita: iniziare con la parte sproprio per pubblica utilità di quelle aree, però non tale da
nord dei due possedimenti, congelando delle aree aspettan- imporre l’esproprio anche alle potenti familie nobili londine-
do che la rendita fondiaria cresca, nell’attesa però realizzan- si, così il progetto finisce per diventare una strada con anse
do le opere di urbanizzazione primaria e facendovi arrivare e curve, per non intaccare le proprietà dei potenti. Succes-
il trasporto pubblico, a quel punto la speculazione avviene sivamente, data l’impossibilità di creare un’asse rettilineo
a macchia di leopardo, in modo da interessare l’area intera. Nash ripensa a come allestire questa quinta scenica sulla
In tutto questo Nash gioca un ruolo importante, non solo città, il risultato è che queste curve ed anse diventeranno le
dando risposte architettoniche concrete dalle domande di caratteristiche dipiche della strada. Nash non si accontenta
Giorgio IV riuscendo a sacrificare qualcosa ma lasciando, di una difformità casuale dei fronyi lungo l’asse, ma come
pressocchè inalterato, il carattere complessivo dell’impianto nel padiglione reale, immagina la strada come una sequenza
che ancora oggi rappresenta una delle parti più caratteristi- spaziale di blocchi ritmici, una sequenza di architetture con-
che di Londra; quando chiederanno a Nash di accompagnare cepite per parti, fronti stradali ritmati da membrature (colon-
con uno scritto il suo progetto egli lo descriverà come una ne , portici, finestrature e balconate.
scena teatrale dove il mormorio e il movimento dei cittadini
diventano protagonisti, la strada è diventata la vera protago-
nista dell’architettura dell’800.
ALL SOULS CHURCH. J. Nash, 1822-24. Il gusto
di Nash tra forme a reciproca opposizione è data da questa
chiesa, che ha una pianta piuttosto bizzarra. In pianta vedia-
mo una sorta di pronao tradotto nelle forme di un tempio
rotondo con peribolo interno (quasi una sorta di tempietto
rotondo come quello di Bramante) che è giustapposto ad
una pianta quadrata divisa in tre navate da una serie di esi-
li colonne; la pianta è una sorta di contrapposizione di due
figure geometriche elementari, cerchio e quadrato, senza
cercare una compenetrazione tra le due matrici, il contrasto
è reso manifesto, violento e voluto, e con assoluto coerenza
Nash riporta questo contrasto anche nell’alzato, opponendo
ad un blocco primario e compatto, una rotonda con un cor-
po sovrapposto che è un volume stridente che riecheggia
il volume sottostante ed è l’unico elemento che mette in
comunicazione in due blocchi in opposizione, tanto è aereo il
volume d’ingresso, tanto è compatto il volume della chiesa.
Eden Nesfield e Norman Shaw diventeranno famosi come architetti di case per una fascia sociale ben precisa, cioè la
borghesia arricchita che voleva vivere nei dintorni delle grandi città industriali e ciò è stato possibile soprattutto grazie alla
costruzione delle ferrovie che consentiva loro un pendolarismo giornaliero, per sfuggire ai miasmi e all’inquinamento della
città industriale.
I caratteri ricorrenti di queste case sono:
- il “tile hanging” (piastrelle pensili), che sono utilizzate per il primo piano montate a sormonto al protezione del piano sot-
togronda;
- il piano inferiore, trattato a mattoni e spesso smaltati o tinteggiati;
- le finestre sono a riquadri;
- tetti a forte spiovente;
- comignoli che spiccano di molto sopra il tetto.
SHIPLEY HALL FARM. E. Nesfield, 1860-61. Con KINMEL HALL. E. Nesfield, 1860-61. Nesfield alla
questro progetto Nesfield si fa notare. La casa richiama le fine dei suoi anni introduce delle varianti nei suoi progetti.
forme dell’architettura rurale, nello specifico, la casa rurale Mescola elementi propri del Rinascimento Inglese (timpani
incentrata su una corte. Ciò che spicca è il mattone faccia-vi- su mensole e finestre rigorosamente incorniciate, gli abbai-
sta, le fasce marcapiano semplici, i bow-window a marcare ni) fanno da contrasto alla tipica tessitura di mattoni , che
alcune testate, i tetti a forte spiovente e gli alti camini. però sono declinati in modo diverso, es. la sottolineatura dei
cantonali d’angolo.
Secondo Frampton Nesfield è testimone di una sorta di in-
terpretazione di Maniera dell’architettura di Webb, cioè la
Red House, maniera intesa come un’imitazione dell’opera
di un maestro condotta senza aggiungere nulla di origina-
le o personale, però se ci si ferma ad un’analisi solamente
esteriore allora vi è la verità sulla maniera, che è originale e
che influenzerà molta architettura dei decenni successivi, è
l’intelligenza distributiva e il modo di confezionare la pianta.
LEYSWOOD HOUSE. N. Shaw, 1866-69. Propone
il tipo di abitazione a porta aperta, a più ali affiancate attorno
ad una corte, aperta su un lato. Rispetto alla Red House, che
era organizzata su due braccia, la Leyswood è organizzata
su tre corpi di fabbrica ciascuno dei quali riunisce una serie
di ambienti omogenei e lo fa utilizzando una scala come ele-
mento cardine attorno alla quale si addensano gli ambienti.
Hitcoc scriveva “la distribuzione delle piante di Shaw mostra
una strategia agglutinante, ciò che mira a tenere insieme
alcuni ambienti ad altri per funzioni omogenee dislocandoli
nella pianta in parti distinte e giustificate del sistema di cir-
colazione.
LA FRANCIA DAL I° IMPERO ALLA BELLE E’POQUE: IL RINNOVAMENTO
DELLE STRUTTURE DELLA NAZIONE.
Una data importante nella storia di Parigi è il 48, un’idea di Nazione nasce proprio in quegli anni; dopo tre giorni di barricate
dove il popolo parigino mette a ferro e fuoco la capitale, la monarchia cade e il popolo assiste alla vittoria della II rivoluzione
francese e viene proclamata la repubblica e Luigi Napoleone Bonaparte (Napoleone III) si candida alla presidenza vincendo.
La Repubblica appena instaurata durerà poco, poichè nel 2 Dicembre 1851 fa il colpo di stato imponendo la sua dittatura per-
sonale, che durerà fino al 1870. E’ un periodo, questo, per la Francia e in particolare Parigi, pieno di sviluppi e trasformazioni
molto profonde; la dittatura infatti coincide con i “grandi lavori” di Parigi, resi possibili grazie al braccio destro di Napoleone,
il barone Hausmann, secondo gli assetti urbanistici ed edilizi.
Il PIANO HAUSSMANN, 1851-1869. I punti per il vrapporre questa intelaiatura così forte bisogna procedere
grande piano di Hausmann per Parigi sono: obbligatoriamente con sventramenti ed espropri per pub-
1_la realizzazione della “grand croise”, cioè il prolungamen- blica utilità;
to dell’asse viario delle Tuelerì verso est fino alla piazza della 3_ci sono tre tipologie stradali su cui si fonda il piano Hau-
Bastiglia, per consolidare e monumentalizzare un’asse smann: 1) il boulevard ad anelli concentrici, che sulla pianta
che aveva già tutti i caratteri per esserlo; di Parigi
2_creazione di un’asse nord-sud, procedendo attraverso la assume una forma tendenzialmente ovoidale o ellittica; 2)
tecnica dello sventramento, per collegare il nucleo di Parigi, la Grand Croisè che è l’elemento di forza centripeta; 3) per
incentrato sull’Ille de la Citè, fino a raggiungere la Gare collegare
dell’Este; questi, e dare vita ad un perfetto percorso viario cittadino,
3_isolamento dei monumenti ( che poi diventerà la norma delle radiali di collegamento.
delle pratiche del 900), attuato con l’abbattimento degli iso- Per caratterizzare questa intelaiatura in termini architettonici
lati limitrofi e urbanistici si può procedere con “l’isolamento dei monu-
e regolarizzazione dei fronti, nei quali verranno usati spes- menti” e facendo in modo che questi finiscano per essere
so dei linguaggi manieristici, trasformando i monumenti in non solo degli snodi, ma facendoli diventare anche fondali
poli visivi scenici per i grandi assi viari.Le piazze assumono la caratte-
come terminali di assi viarii tendenzialmente rettilinei; ristica di spazio dinamico dei flussi urbani di persone e cose,
4_apliamento dei grandi mercati centrali; al contrario di come erano state concepite le piazze nelle
5_realizzazione del Boulevard Sebastopol; epoche precedenti.
6_valorizzazione dei parchi cittadini, in particolare i due gran- Ma per le dimensioni della Grand Croisè, le piazze terminali
di parhci collocati ad est ed ovest di Parigi, destinandone non possono essere che parchi urbani che hanno la funzione
uno, ad di terminali monumentali; in più Hausmann incarica l’inge-
ovest, ai quartieri alti e l’altro, quello ad est, come fulcro gniere di progettare degli spazi verdi attrezzati, di dimensioni
del quartiere operaio; ridotte e da sistemane nelle grandi strade di nome Square
7_unione di tutti i terminali ferroviarii con un anello ferrovia- che nel piano svolgono da cardini/momenti prima dell’arrivo
rio; nei grandi parchi. Questo ingegniere, di nome Alfanì, fissa i
8_realizzazione di un’efficace ed efficente rete fogniaria. criteri di progettazione degli Square, come disegnare i limi-
Ma quali sono stati i ragionamenti alla base di questogran- ti, gli elementi di arredo, dove collocarli e come; che forma
dioso piano?, semplificandolo in alcuni elementi portanti: dare ai vialetti di attraversamento di queste aree attrezzate,
1_realizzazione di una maglia viaria del tutto nuova, per carat- definisce l’illuminazione, concepisce dove e come distribu-
teristiche fisico-spaziali, costruttive, geometriche e formali, ire gli specchi d’acqua, le alberature, le distese a prato e i
sovrapposta a forza sull’abitato esistente senza alcun tipo livelli altimetrici, insomma un preciso elenco enciclopedico
di mediazione; di come fare tutto.
2_le sezioni stradali, per i nuovi assi viarii, articolate in più Al termine del piano Hausmann Parigi si ritroverà con 160
corsie con isole spartitraffico attrezzate a verde, ampissimi km di nuove strade
marciapiedi e geometria rigorosamente rettilinea; per so-
TEATRO DELL’OPERA’. C. Garnier, 1857-67. rima dell’acustica, è il progetto per le norme antincendio,
Atto a celebrare lo status guadagnato dalla borchesia legata infatti l’Operà prende il posto di un più vecchio teatro andato
al mondo commerciale e finanziario. Si indice un concorso bruciato; è importante quindi capire dove collocare i muri
pubblico al quale partecipano igrandi architetti del tempo, tagliafuoco per formare delle adeguate barriere. Ma Garnier
tra cui lo stesso Violet le Duc, ma a vincere sarà Charles va oltre, progetta un teatro un cui la cavea è la decima parte
Garnier, giovanissimo architetto appena uscito dall’Ecole de dello sviluppo complessivo del teatro, e ciò non ha prece-
Bosard. denti, e tutti gli altri spazi erano studiati per essere in grado
Il progetto che presenta non susciterà unanimamente un di contenere esibizioni, piccoli concerti e mostre facendo di-
voto positivo, anzi la stampa locale non mancherà con il cri- ventare l’Operà una “macchina per l’intrattenimento” stra-
ticarlo, nell’impiego straripante di risorse; però il teatro di ordinaria.
di Garnier rifletterà perfettamente gli ideali della borghesia Al fronte principale porticato, su cui si innesta un’ampia sca-
rampante. lea che funge quasi da scala-sagrato; si oppongono sui fian-
Blocco inserito a mo di isola spartitraffico a conclusione del- chi due ingressi secondari che sono entrambi due ingressi
la Rue dell’Operà, il fronte è rigorosamente simmetrico con carrabili (denunciato dal disegno della rampa), già questa
un avancorpo fiancheggiato in posizione arretrata da due diversa organizzazione dei fronti scardina quella che era la
terminali e un’attentua accentuazione al centro, affidata alla prassi per un teatro del tempo.
semicupola che copre la cavea, il tetto a timpano che co- Proseguendo dal fronte principale abbiamo una sequenza di
pre lo spazio scenico e le vittorie alate; vi è un’accentuata marciapiedi con due lampioni, che hanno la funzione di in-
spazialità della facciata, gli elementi sono scaglionati su più quadrare la facciata e di fatto ritagliare uno spazio antistante
piani in profondità, il portico e il doppio ordine (maggiore e al teatro, il teatro non oppone brutalmente la facciata sulla
minore) dietro cui si staglia una galleria che accentua i valori strada ma viene anticipata da una serie di piccoli gesti che
plastici della facciata; un’architettura che fa dell’esaltazione ne anticipano i valori sia estetici e sia dell’uso; proseguen-
dei valori plastici l’obbiettivo primo del fare progettuale, ciò do poi troviamo scalinata, portico, vestibolo e oltre di esso
che pero costituisce il contributo originale non sono tanto troviamo un secondo corridoio trasversale che mette in
gli apparati formali ma è invece la concezione alla base della stretto contatto il vestibolo con i corridoi laterali ma soprat-
pianta. tutto quello stacco funge da muro antincendio costituendo
In questa pianta ciò che colpisce, per la sua singolarità, è la una via di fuga laterale. Subito dopo troviamo il celeberrimo
“cavea” e la scala, infatti già alla fine del 700 gli architetti si “scalone d’onore” che è una delle grandi invenzioni di Gar-
ponevano dei problemi molto precisi ad esempio quante car- nier che rappresenta un pò la punta di diamante (ogni parte
rozze possono sostare davanti gli ingressi secondari, quanto dell’edificio si aggancia alle altre attraverso spazi serventi),
tempo impiegano le carrozze a defluire e a dove la servitù ispirato alle suggestioni dei disegni delle Carceri del Pirane-
può sostare in attesa che i loro signiori finiscano di vedere si, dove la folla desiderava sostare in questo spazio poichè
lo spettacolo, quanto devono essere ampi i fioè, cioè la sala gli esponenti parigini potessero ammirarli dall’alto.
destinata ad accogliere gli spettstori tra un tempo e l’altro, Stupisce che Garnier non disegni davanti al teatro uno Squa-
quante e quali sale devono essere dotate di specchi per con- re, ma con una seri di accorgimenti di fatto articola lo spazio
sentire alle signiore di specchiarsi e tante altre. urbano antistante alla facciata, accompagnando l’osservato-
Il tema più imposrtante e urgente per un progettista di teatri, re per gradi,verso l’edificio.
Un paio di anni prima del grande piano Hausmann fa la sua apparizione un’opera che sancisce, diciamo, quello che potremmo
definire un primo esempio di razionalismo in architettura.
La Germania ha una storia molto diversa dalla Francia, alla fine del 700 e inizi dell’800 aveva una confederazione di Stati
Sovrani, ci vorrà del tempo perchè sia sancita la nascita del II° Raich. L’architetto di Stato di Berlino sarà Friedrick Shinckel,
responsabile di tutti i lavori publici dello Stato Prussiano, la sua architettura avrà un peso politico enorme, l’autorità morale e
culturale di Shinckel ispirerà l’opera delle generazioni successive, i suoi insegnamenti saranno presi da esempio e l’eco della
sua architettura sarà vastissimo.
Berlino è attraversata dalla Sprea, a nord c’è l’abitato storico e a sud la colonia riferibile interamente alla corte reale con il
castello e i lust garden. Nel 1804 a sud si costruirà un nuovo quartiere; a Berlino non è dato operare come a Parigi, tramite
gli sventramenti, ma attraverso punti, affideranno la regia ad un unico architetto; è una delle capitali che per prima si pone
il problema di offrire abitazioni a buon mercato alla manodopera della classe operaia con le cosidette Mitkasermen, cioè ca-
serme d’affitto, con fronte limitato sulla strada e sviluppo interno, bracci interni affiancati su piccole corti, che costituiscono
ora la parte storica di Berlino.
Per disciplinare l’edificazione, nel 1853, era stato emanato il regolamento edilizio, il piano sarà approvato solo nel 1873,
quando Berlino è già capitale. Nel piano, un sistema a rete di strade radiali e anulari organizza gli isolati nei quali è possibile
inserire grandi quantità d’abitazioni, per lo più lasciate all’iniziativa imprenditoriale.
Con l’adozione del nuovo piano regolatore e la previsione delle linee ferroviarie inizia la trasformazione della città storica con
opere di allargamento, allineamento e raccordo di strade mediante sventramenti. Di speciale interesse sono il completa-
mento dell’aulico asse territoriale dell’Unter den Linden, e la modifica dell’arteria del Kurfurstendamm in un ampio viale. Si
consolidano le aree destinate alle sedi di governo, degli affari, del commercio e della cultura.
Una serie di regolamenti edilizi accompagna la massiccia urbanizzazione esterna della città storica, affiancata dalla riorganiz-
zazione delle infrastrutture, dei servizi pubblici, dei trasporti e del sistema delle vie d’acqua. Dalla critica a questo sistema
abitativo nasce un’interessante rielaborazione del concetto di “isolato”, che apre a innoivative tipologie insediative a blocco
edilizio lineare lungo le strade e con ampi spazi verdi all’interno, i “Wohnanlagen”.
Accanto a questa Berlino di pietra, quando nuove correnti di pensiero urbanistico improntano il modello proposto dal movi-
mento inglese per la città-giardino, in città iniziano a formarsi nuovi quartieri decentrati a bassa densità.
Nei primi anni del Novecento la città si estende intorno ad un nucleo antico. La struttura funzionale e sociale della città si è
considerevolmente ampliata e arricchita, l’ormai estesa metropoli si svilupperà in modo coerente solo dopo l’unificazione
amministrativa dei tanti nuclei del policentrico conglomerato berlinese, che avverrà all’inizio degli anni venti del Novecento.
KARL FRIEDRICK SHINCKEL. Si forma a Berlino e decide di fare tre Grandtour, il primo “classico” attraverso il luoghi
e i monumenti dell’Italia, tale viaggio sarà molto importante per lui perchè non avrà delle suggestioni formali per il linguaggio
degli elementi ma guardando all’intero paesaggio, urbano e rurale che dà motivo di riflessioni, per Shinckel ciò che importa
è cogliere gli edifici nell’ambiente e nel paesaggio che li ha prodotti in un binomio inscindibile tra architettura e natura. I suoi
schizzi di viaggio testimoniano questi studi, schizzi mai a distanza ravvicinata, ma le emrgenze che emergono dalla città
storica, è la qualità dell’insieme ed il punto di vista che gli interessano. Ma non sono solo queste le fonti dell’architettura
di Shinckel, vi sono anche le suggestioni che emergono dall’Inghilterra, cioè quelle tecnologiche e di utilizzo dei materiali e
in particolare l’architettura del ferro, era affascinato nel vedere associare ad una struttura muraria massiva una più libera e
leggera in ghisa capace di lavorare per grandi luci.
TEATRO DELLA GENDARMENMARKT. K. F. Qui abbiamo una scelta coerente di due momenti della sto-
Schinkel, 1818-21. Il pronao che marca l’ingresso è ria dell’architettura, da un lato quella trilitica fondata su una
esastilo con un timpano recante strutture in bassorilievo, è stretta corrispondenza tra forma e struttura e dall’altro una
notevolmente rialzato dal piano stradale da un’alto zoccolo produzione architettonica che ha fatto dell’ossatura e della
trattato a bugnato, davanti il pronao si stende un’ampia e smaterializzazione della parete per denunciare ciòche era
ripida scalinata serrata da due ante murarie con dei modi portato a ciò che non era portante; guarda alla storia con
di tradizione romana. Quello che coglie la nostra attenzione atteggiamento critico e coniuga forma-efficenza e funzio-
non è però l’uso di elementi della tradizione classica ma ben- ne-design. Fa un’uso della decorazione in ghisa per nobilita-
sì il modo di trattare l’involucro murario perimetrale con una re gli interventi.
fittissima sequenza di bucature che erodono la continuità
dell’involucro murario rendendolo molto più trasparente che
rivela una propenzione architettonica di provenienza gotica,
sceglie di associare la grecia classica al gotico per la loro
“Sincerità Costruttiva”, cioè la forma è struttura e la strut-
tura è la forma.
ALTES MUSEUM. K. F. Schinkel, 1822-28. Que- con un bugnato gentile a leggeri ricorsi, i due ordini di fine-
sto è il suo pezzo da 90, uno degli edifici rappresentativi stre sono separati da una leggera fascia marcapiano e un
della Germania. Shinckel lo contrappone al castello, così da cornicione appena accennato senza alcun elemento plastico
definire le due quinte della vasta area che si apre sui Lust o decorativo, in più quel dado che sporge dalla linea sommi-
Garden; grande museo che si apre su una vasta piazza, i tale da la giusta centralità all’edificio. (Chi se ne ricorderà?
riferomenti sono l’architettura greca e gotica perchè en- Mies nell’HIT di Chicago)
trambe rappresentano quella sintesi di forma e struttura che L’invenzione di questo edificio è che dietro un’apparente
per Shinckel sono elemnti imprescindibili del suo operare. Il elementarità delle forme si nascondono dei dispositivi ori-
fronte richiama la tipologia architettonica della Stohà perchè ginalissimi, come ad esempio lo scalone a rampe contrap-
efficace su una piazza ma al tempo stesso non così banale. poste addossate ad una galleria a C che parte dalle ante
Dai fianchi apprendiamo che è un edificio che si articola su murarie terminali che si affacciano sul pronao con il doppio
due livelli, ma il fronte con il suo colonnato a tutt’altezza con colonnato che permette, da parte del fruitore, di sbirciare il
ordine gigante restituisce un’immagine omogenea ritmata paesaggio esterno al museo tra colonna e colonna facendo
unicamente dalla serie di colonne, racchiuse da due ante da incorniciatura per il paesaggio; notevole è l’uso dell’om-
murarie che vengono in avanti richiamando la tipologia del bra che viene creato dalle colonne.
tempio in antiis; sul fianco, però, l’edificio si fa molto più La pianta, desunta probabilmente dai manuali dell’architet-
funzionale e asciutto, quasi moderno, con uno zoccolo con tura francese, la rotonda diventa il fulcro della composizione
delle finestrature che danno luce al piano interrato, trattato che riecheggia la forme del museo Clementino a Roma.
SCHLOSS TEGEL. K. F. Schinkel, 1820-24. La Progetto molto più bloccato, rispetto alle altre, contrappone
classica residenza estiva di svago dei regnanti, le case che una sorta di grande aula centrale coperta a tetto due facciate
farà hanno tutte caratteri abbastanza riconoscibili e che mol- turrite, come se fosse una facciata romanica.
to si ispirano al viaggio di Schinkel in Italia.
MILANO
Napoleone Bonaparte vuole fare di Milano la capitale d’Italia e dotarla di tutte quelle strutture, servizi ed attrezzature che
il moderno stato francese si dota ergendosi a modello tra le capitali europee, teatri, scuole, terme, dogane, cinte daziarie,
macelli, carceri, ospedali, uffici, polizia e caserme. Nel 1801 l’architetto bolognese Giovanni Antolini presenta a Napoleone il
progetto di un nuovo foro, l’intento è quello di riunire con unità di segno e sulla concezione tutte quelle attrezzature elencate
precedentemente.
FORO BONAPARTE. G. Antolini, 1801. Antolini vi si distacca anche con l’intento di costruire e realizzare la
immagina un’enorme piazza a pianta circolare come termi- città contemporanea, che ha modi, forme e caratteristiche
nale di Corso Sempione, costruito attorno ad un fulcro che opposte a quelle della città storica, tanto è dilatata la città
è il Castello Sforzesco; attorno al castello, che riveste con contemporanea nei suoi spazi quanto è compatta la città tra-
marmi e aggiorna sul piano stilistico secondo i modi del tem- dizionale.
po, costruisce un gigantesco anello costituito da una serie di La Dogana, edificio di grande interesse, era pensato costru-
edifici che sono caserme, dogane, eccetera...; sono prece- ito sull’acqua e si interpone tra il canale esterno e il canale
dute all’interno da un canale d’acqua collegato in due punti anulare interno; vi sono forme inedite, quella che sembre-
al sistema dei navigli milanesi. rebbe essere una pianta a tipologia centrale come quella di
La pianta fa capire il sistema dell’attacco della “nuova città” un teatro solo che al posto della cavea ritroviamo uno spec-
a quella esistente, grandi edifici a blocco con in sequenza chio d’acqua, li dove ci si aspetterebbe un grane pieno co-
di torricini, l’attacco con la città fa capire che si era pensato perto invece troviamo un vuoto. Il Foro Bonaparte non verrà
ad una crescita della città per gemmazione come se il cor- mai realizzato, perchè quando Napoleone si accorgerà delle
po antico della città avesse gemmato una nuova entità che ingenti risorse per realizzarlo si procederà per vie moderate
alla fine finisce con essere altro rispetto al corpo originario e nell’ammodernamento della città.
LA ROTONDA ad INVERIGO. L. Cagnola, 1813-
33. Villa che ha nelle facciate dei modi quasi palladiani, ma
che in pianta poi dimostra inventiva e capacità di adattamen-
to, che è l’esito di un mix di suggestioni venutegli da Palladio
e i modi dell’architettura tardo barocca nelle forme neogre-
che. Nelle altre parti userà dei motivi e delle forme desunti
da diverse età dell’antichità, dal classico a persino l’egizio.
PIANO DI RISANAMENTO DI NAPOLI, 1885. to bassi, ed altre condizioni specili di favore a vantaggio dei
Nuove case sorgono come per incanto. Non è solo la so- poveri. Ma sia la necessità di far presto, si la speranza vana
cietà del Risanamento che la vora ma anche i privati ed altre che la società, guadagnando da un lato, la proposta non fu
società. Nuove strade, nuove piazze, nuove linee di tram, accettata e le case dei poveri furono imposte “come one-
nuove funicolari si aprono; in molti luoghi si alza il livello del- re della concessione, ma dovettero far parte della specula-
la città, e molti operai sono occupati in sfittati lavori, ma in zione”. Quando la nazione aveva concesso tanti milioni per
mezzo a questa rimane un domanda che sorge spontanea: migliorare l’igene della città, qualcuno di quei milioni poteva
mentre il piccone demolisce così rapidamante, mentre con andare a beneficio esclusivo dei poveri, per soccorrere i qua-
uguale rapidità sorgono i nuovi palazzi e le ampie vie, ciò li la legge era stata più spiacevolmente votata.
vorra suppore che la nazione abbia fatto così grandi sacrifici Un altro errore, sebbene di minor importanza, fu l’idea di
solo per i ricchi o per abbellire la città? poter utilmente costruire una specie di quartiere operaio per
E’ questo il punto nero,le condizioni dei poveri non miglio- accogliervi tutta la bassa plebe. Lasciando da parte ogni di-
reranno affatto, anzi peggioreranno. Molti sono gli errori scussione sulla utilità sociale di separare gli operai del resto
commessi, il più grave però fu commesso fin dall’inizio dal della cittadinanza, e riunirli tutti in un solo luogo, questo si-
Municipio che iniziò una speculazione di questo genere. stema è possibile solo in una città che abbia grandi officine
Uno dei più ardui problemi in tutte le grandi città, è stato ed e con una popolazione veramente operaia, ma non a Napoli.
è sempre quello delle abitazioni dei poveri, a Napoli, dove Non si pone un freno alla troppo rapida demolizione, e non si
così scarso è lo spazio, così fitta la popolazione, così povera costruiscono intanato le case dei veri poveri, nel solo modo,
la plebe, è semplicemente ridicolo sperare che la specula- in cui è possibile averle, quando i 100 milioni saranno finiti,
zione privata posaa, anche in piccola parte, risolve il pro- noi avremo abbellito la città, e l’avremo per ricchi resa più
blema. Quello che succede in questi casi è ben noto, nelle igienica e comoda assai; ma quanto ai poveri, avremo com-
nuove abitazioni, che si dicono fatte per i poveri, questi non piuto un’impresa inumana, incivile più dei tuguri che sono
entrano e preferiscono rimanere nei loro tuguri. E quando i stati distrutti. Più si tarda, maggiore sarà la miseria, e mag-
tuguri sono demoliti, allora i poveri o si rintanano, in numero giori i sacrifici necessari per portatrle sollievo.
sempre maggiore, nei tuguri che restano in piedi, peggio-
rando così le loro condizioni, molte famiglie si accatastano in
una sola stanza delle nuove abitazioni, che diventano fondi
spesso peggiori di quelli che furono demoliti, perchè essen-
do più cari la gente povera deve entrare in più numero in
poco spazio.
La necessità di fare con la Società del Risanamento un con-
tratto speciale per le case dei poveri, imponendo affitti mol-
LIVORNO_PADOVA_TRIESTE
CISTERNONE. G. Poccianti, 1828-42. Vi sono CAFFE’ PEDROCCHINO. G. Jappelli, 1826-42.
chiari richiami alle architetture classiche, come ad esempio Primo vero caffè vincolato e riconosciuto come uno dei mi-
la mezza cupola che richiama il ìfrigidarium delle terme ro- gliori esempi de patrimonio storico della nostra nazione.
mane, in questo caso i modelli formali costituiscono la chia-
ve di lettura per questo edificio. Quì la novità che Poccianti
introduce è quella di aver esibito in facciata una sezione,
che in questi ani è un fatto innovativo, fare di una sezione
un prospetto.
TAGLIO DI VIA NAZIONALE. G. Valadier, dere con il tracciamento di nuovi assi seguito poi da una
1859-76. Primo esempio di una Roma moderna, ciò che mirata divisione del suolo (lottizzazione), vendita ai privati e
ha dato il via all’espansione di Roma oltre le mura, ed è un aseguire l’azione delle amministrazioni he procedono con la
intervento speculativo, condotto da un prelato. realizzazione delle opere di urbanizzazione.
Denerode, ricco investitore straniero, da il via al rinnova-
mento e quindi alla speculazione di questa area. Parte da un
disegno con una grande esedra affacciata su Santa Maria
degli Angeli. Via Nazionale è il primo intervento, soprattutto
nella tipologia, che poi diventerà tipico in Italia, cioè proce-
CORSO VITTORIO & PIAZZA VITTORIO EMA- ne commerciale, e tre/quattro piani superiori per civile abita-
NUELE II. La tipologia attuata è quella dello sventramen- zione per lo più dati in affitto;
to. Aveva l’intento di collegare Trastevere e i nuovi quartieri - i caratteri architettonici sono molto semplici e quasi nor-
realizzati subito dopo l’Unità al di là del Tevere; esigenza di malizzati, finestre contornate da cornici sormontate da tim-
collegare la stazione Termini e i terreni al di là del Tevere sui pani che riprendono i modi e le forme dell’architettura rina-
quali si concentrano le attenzioni di tutti gli speculatori e di scimentale;
tutte le imprese. - la piazza può essere “minerale” (cioè pavimentata) o trat-
I modelli architettonici-urbanistici presi a modelli sono quelli tata a “verde”, e in questo casi i vialetti sinuosi richiamano
sabaudi e quasi la copia fedele di piazza Vittorio Veneto a un pò la sistemazione a verde degli square.
Torino. A Roma il problema è la compreenza di diverse caratteristi-
Gli elementi fondamentali sono: che, cioè la citta del Papa, del Comune e la città Capitale,
- una piazza con di mensioni notevoli contornata da quinte già la disposizione dei ministeri darà luogo ad ampi dibattiti.
edilizie uniformi, con alti portici al pianterreno per destinazio-
MONUMENTO NAZIONALE A VITTORIO EMA- positivo ciò che ci appare duro a digerire, o strano, è che
NUELE II. G. Sacconi, 1885-1925. Questo mo- il tempio terminale si erge alla quota dei tetti degli edifici
numento ha vissuto un destino analogo a quello della Tour adiacenti, come se il tempio fosse stato appoggiato su un
Eiffel, prima odiato e poi uno dei più visitati in Italia. Viene palazzo con un podio altissimo.
indetto un corncorso e a vincerlo sarà Giuseppe Sacconi. Il sistema di terrazzamenti Sacconi lo ha preso in prestito
Il primo problema che ha generato una struttura di questo dai santuari laziali, il terrazzamento non trova giustificazio-
tipo, cioè quello del cedimento delle fondazioni, in questi ni; un’altra critica è la compresenza di stili molto remoti e
casi i tempi di cantiere si allungano a dismisura, per quasi 40 lontani tra loro, ad esempio il tempio in alto richiama l’altare
anni. In antichità li c’era un antico foro romano e oggi si at- di Pergamo, la tipologia per una architetto eclettico si por-
testa vicino a tre luoghi importantissimi per la città di Roma, ta dietro anche il linguaggio; il sotto richiama una tradizione
vale a dire i Fori Imperiali, il Campidoglio e a via del Corso, molto più recente, quasi contemporanea, che è l’architet-
si trova in un crogiuolo di immagini e simboli privilegiati per tura di Charles Garnier; il doppio salone affrontato richiama
riunire le culture, stili e pensieri diversi in un unico esempio quelle del Campidoglio di Michelangelo.
unificante. A livello della linea di coronamanto fa capolino una tettoiet-
Il monumento ha diuverse suggestioni, ciò che ci colpisce è ta che metallo che altri non è che il terminale di copertura
innanzitutto il colore bianco (prima critica), dovuto al marmo dell’ascensore panoramico realizzato sul retro. La cosa in-
utilizzato per il rivestimento, quello Botticino, che è estraneo teressante è ripensare al concetto di monumento nell’età
alla cultura romana, che con il suo bagliore era dissonante contemporanea e anche come l’architettura Barocca possa
dai colori romani, in maggioranza rossi; furono criticati anche integrarsi con quella contemporanea, si pongono nuovi tipi
i linguaggi e gli elementi stilistici, dal punto di vista com- di problemi.
STABILIMENTO BOCCONI. G. De Angelis,
1886-89. Primi veri magazzini generali realizzati a Roma.
L’aspetto più innovativo di questa struttura è che la struttu-
ra resistente è del tutto indipendente dall’involucro, con un
approccio al progetto molto contemporaneo, cioè è il primo
che intuisce l’autoniìomia progettuale e spaziale tra due mo-
menti fondamentali del progetto, l’involucro e la struttura
resistente.
La struttura interna, staccata dall’involucro, fatta da colonni-
ne in ghisa che consentono un’ampia spazialità e una grande
trasparenza, l’involucro esterno porta solo se stesso e ciò è
denunciato chiaramente dalle arcate al livello basamentale.
TORINO
PIAZZA VITTORIO EMANUELE (OGGI VENE-
TO). G. Frizzi, 1817-25. Piazza molto particolare
perchè su questo modello si edificherà Piazza Vittorio Ema-
nuele II a Roma. La piazza si presenta con una facciata dal
partito di portici al piano terra, sopra, una sequenza semplice
e regolare di finestrature.
I portici quì hanno un grande significato urbanistico, poichè
dalla piazza si può arrivare al palazzo reale camminando sem-
pre al coperto sotto i portici, dandone un preciso significato
nello spazio pubblico, quasi delle strade al coperto.
La piazza si attesta alla quota dei muraglioni del Po facen-
dola diventare un tipo a “piazza pensile”, che non è così
frequente nel panorama delle città italiane.
ALESSANDRO ANTONELLI. Alessandro Antonelli richiama i modi di operare di Guarino Guarini, l’architetto-ingegne-
re, per le finalità e l’approccio al proggetto; con la costruzione della Mole richiama tutti i saperi del periodo eclettico italiano,
ma anche di molte altre nobili architetture.
Il carattere delle sue costruzioni erano architetture all’insegna della sincerità costruttiva, la struttura è forma e viceversa, e
dove anche il rapporto tra decorazione e struttura è mirato e concepito con estrema coerenza; l’ossatura portante dei suoi
edifici non è mai dissimulata, anczi esaltata con soluzioni e dispositivi di estrema originalità che non trovano riscontri nella
nostra nazione nè in altre parti d’Europa.
Verso la fine dell’Ottocento lo storicismo, nel quale si snodano tutte le vicende che abbiamo visto fin’ora, lega tutte le pro-
poste; per storicismo intendiamo un approccio e una filosofia che presuppone che le proposte nel campo dell’architettura
siano giustificate in ragione all’aderenza, più o meno intelligente, più o meno sofisticata, alle fonti originarie, cioè il classici-
smo. Lo storicismo presuppone una limitazione, ed è così che intorno agli anni ‘80 si manifesta quella che universalmente
ancora oggi definiamo “Art Nouveau”, un fenomeno a scala europea manifestatosi per la prima volta in Belgio e lo si deve
a Gustave Seruvì Bovì (che realizza un numero sconcertante di mobili che mettono insieme diversi stili) e Paul Anchar (che
lavora come architetto), l’emergenza è più a carico di infissi e accessori in genere, ma la strutura muraria non fa registrare
grandi cambiamenti.
E’ Victor Hortà il vero protagonista della scena belga, ha una biografia ed una vicenda che lo porteranno al successo mol-
to particolare, dopo gli studi sta 7 anni senza fare nulla, legge, riflette, schizza, per poi esordire con un’opera che rispecchia
in maniera perfetta le idee e la volontà di nuovo del tempo, un’opera praticamente perfetta.
HÔTEL TASSEL. V. Horta, 1892-96. La casa viene In sezione, ed è ciò che rende diversa la proposta di Hor-
realizzata su un tipico lotto bruxcellese stretto e lungo, 7,20 ta, cè un altro dettaglio cioè quello di utilizare delle finestre
x 30 m circa con rapporto 1:5, con il vincolo di rispettare le a bocca di lupo per illuminare il piano seminterrato, solita-
altezze degli edifici circostanti. Il compito è arduo e incarna mente nell’edilizia residenziale il piano emerge oltre il limite
alcuni problemi non di poco conto, come ad esempio, in un stradale in modo significativo, Horta rinuncia a questo e gli
lotto con così pochi affacci, il tema di portare la luce naturale permette di inserire un piano in più; in sezione si mette bene
all’interno di tutta la casa. in evidenza questo rapporto ed inoltre compare anche un
L’esterno ci comunica già delle scelte importanti, la muratu- altro episodio caratteristico qi questa casa, cioè la scala, ed
ra richiama i parametri tipici di Bruxell ma allo stesso tempo anche la differente altezza dei piani con i loro affacci.
quel bow-window centrale è trattato con grande elegan- PIANTA_Come nel prospetto anche la pianta si articola so-
za ed alcune accortezze ne fanno un episodio non affatto stanzialmente per tre fasce, una centrale e due laterali mo-
scontato. Nell’attacco con la muratura presuppone un’idea dulate con una certa libertà e con una grande esperienza,
diversa dagli esempi di allora, non è tanto un corpo giustap- esempio le due campate assegnate alla scala e allo studiolo
posto, ma sembra quasi che la parete fuoriesca in avanti con al piano terra. Per la prima volta Horta esibisce la struttura,
gli angoli trattati molto dettagliatamente che ne faranno la non la nasconde nella muratura, ma nazi ne fa la cifra carat-
differenza, il tutto si presenta molto flessuoso e da questa teristica della sua proposta, assunta quasi come elemento
predilezione delle linee sinuose, che caratterizzerà poi tutta di decorazione.
l’Art Nouveau, ma anche il contrasto tra l’ampiezza vitra del La famosissima scala, dove notiamo una straordinaria cura
bow-window e le finestre laterali trattate come se fossero per il dettaglio, ogni elemento è stato studiato e progget-
delle feritoie, esaltando così ancora di più il bow-window. tato ed è assolutamente nuovo, non vi è nulla che richiami
esperienze passate, sia la forma degli elementi che lo studio
attento e maniacale della rivettatura con cui giunta i diversi
profili. Il rapporto tra diversi materiali ed elementi, corrimano
in legno, ringhiera in ferro, decorazione parietale in mosaico,
tutto interamente disegnato da Horta.
MAISON DE PEUPLE. V. Horta, 1897-1900. ESTERNO_Sui prospetti ricorre a soluzioni standard, come
Considerato il suo capolavoro, la casa del partito socialista. ad esempio la disarticolazione degli angoli, non sono mai
La facciata curva e le due ali sono spiegate dalla necessità di trattati in modo massiccio ma come snodi di un’articolazio-
adattare l’edificio alle stradi circostanti, inoltre sono presen- ne, la parete divena quasi un bow-window che serve a far
te diverse acclività sulla giacitura del lotto che Horta seppe posto ad un ingresso secondario e l’intelaiatura metallica
risolvere con una grande padronanza della tecnica. che caratterizza il prospetto denuncia anche la struttura resi-
PIANTA_La pianta si basa su uno schema molto semplice stente dell’edificio. Anche la balconata sommitale continua,
e logico, una vasta campata centrale, la sala da caffè, tanto da l’idea di un coronamento dell’edificio, anche se reinven-
ampia quanto misura l’intera profondità del lotto, , quest’am- tato completamente, serve a sottolineare l’uso differenziato
pia campata è fiancheggiata da due campate minori tenden- dell’ultimo piano con l’auditorium.
zialmente simmetriche che raccolgono spazi e funzioni ac-
cessorie a servizio dello spazio principale, cioè le sale che
conducono ai piani superiori con la hall, a destra abbiamo
una cucinauna sala da gioco e delle sale di servizio, e queste
due separano la sala centrale dalle altre funzioni come il for-
no, i magazzini e le altre funzioni accessorie che consentono
di mettere a reddito e di tenere in vita questa costruzione;
dal punto di vista distributivo, e quindi strutturale, la pianta
è una perfetta sintesi di verità programmatica e verità co-
struttiva.
La struttura è in ferro, e quei disegni che si vedono a terra
altro non sono che la proiezione delle travi di sostegno della
sala da caffè, le travature in ferro sono esibite senza parti-
colari se non nessuno infingimento, sia le mensole che le
travature hanno gli spessori più o meno costanti; all’ultimo
piano, ciò che è insolito e sorpredne, grazie alla struttura
metallica e ad un dominio della pianta, inverte l’orientamen-
to e impegna per tutta la lunghezza dell’edificio una grande
sala-auditorium dove si svolgevano le manifestazioni, e che
costituisce uno degli spazi caratteristici di questo edificio,
caratterizzato da una copertura che esibisce tutta la struttu-
ra potante leggermente inflessa, travature longitudinali che
appoggiano sulle reticolari che come scheletri si agganciano
a quelle forcelle dislocate lungo il perimetro, le due galle-
rie sono a servizio della manutenzione e servono a svuotare
il prospetto per far entrare la luce naturale nella sala, così
Horta inizia a porsi dei problemi che diventeranno contem-
poranei.
VAN DE VELDE, 1863-1957. Artista a tuttotondo, pittore, designer e architetto. Chiarezza della forma, razionalità
strutturale, etica del lavoro, fiducia nell’ingegneria, fiducia nella civiltà delle macchine, fiducia nell’estetica che dominerà le
tecniche, ma allo stesso tempo si si dichiara un tenace oppositore alla standardizzazione, sostiene con una certa incoerenza
l’individualità della creazione artistica e artigianale, sostiene che la verità e la bontà della composizione architettonica la si
misura in base alle sensazioni psicologiche.
CASA AD UCCLE. V. de Velde, 1895. Nella pian- TEATRO DEL WERKBUND. V. de Velde, 1914.
ta ha, come accade ad Horta, la tendenza a scontornare gli Il teatro, estremamente espressivo ma effimero, rappresen-
angoli creando una tendenziale continuità tra i fronti, la net- tò il culmine di tutta la sua attività anteriore sulla guerra.
tezza delle forme è data dall’uso dell’intonaco chiaro con Calcestruzzo usato in stile Art Nouveau, ma vigoroso nella
gli infissi scuri. Qui Vand de Velde estenderà il suo campo concezione e nell’espressione. I volumi emergenti del tea-
d’azione ad ogni minima cosa della casa, dagli arredi agli ac- tro rivelano il magistrale controllo della forma; così ammi-
cessori, e persino agli abiti, che farà indossare alla moglie. rato, sarebbe stata l’utima formulazione dell’estetica della
“forma-forza” enunciata da Van de Velde. Fondendo l’attore
con il pubblico e l’edificio con il paesaggio, come nelle arene
all’aperto del Neolitico, il teatro mostrava una forza espres-
siva unica, empatica, una forza espressiva che non poteva
manifestarsi nella modesta casa unifamiliare.
ANTONI GAUDÌ, 1861-1947. Gli scritti di Violet le Duc, di Ruskin e di Richard Wagner facevano tutti parte del retro-
terra culturale di Gaudì. Le sue realizzazioni sembrano essere scaturite da due impulsi piuttosto contrastanti, il desiderio di
far rinascere l’architettura locale e la spinta a cercare forme completamente nuove.
Martorell aveva tre alievi prediletti, e uno dei quali era proprio Gaudì, i tre giovani allievi lavorano insieme al maestro e ma-
turano un elemento che fa lasua comparsa per la prima volta nella Casa Provincial de Maternidad y Expositàs, cioè l’arco
parabolico, quì esibito in facciata, l’arco parabolco è la sintesi tra due archi, quello a sesto acuto e a tuttosesto, e proprio da
questo arco che nascerà la tipica “volta catalana”, che verrà anche utilizzato in seguito da Eladio Dieste e dallo stesso Le
Corbusier nel periodo dei linguaggi spontanei.
PALAZZO STOCLET. J. Offmann, 1905-11. Ri- Il trattamento degli interni, poi, era stato curati con materiali
tenuto il suo capolavoro: Ritrovaiamo tutti gli elementi mes- pregiatissimi, marmi, mosaici, mobili in ebano massello e
si in campo nel Sanatorio: superifi bianche, finestre montate pannelli artistici realizzati in materiali pregiati, ed è proprio
a filo parete, disegno delle finestre articolate in rettangoli e per questi eccessi dei costi che la Secessione dai vicini in-
gruppi di quadrati, bande metalliche lungo gli elemenyìti di glesi e scozzesi, tali palazi non potevano che essere rea-
connessione delle superfici orizzontali e verticali; in più si ag- lizzati per una cerchia ristrettissima della popolazione, cioè
giunge una predilezione per una composizione spiccatamen- l’altissima borghesia, e non riuscendo ad avere una eco in
te asimmetrica, che ne fa di questo edificio un capolavoro. tutte le classi.
METROPOLITANA. O. Wagner, 1905-11.Wagner MAJOILIKAHAUS. O. Wagner, 1911. Un immobi-
ottiene l’incarico per il piano della metropolitana di Vienna, le per molti versi ancora un pò tradizionale che si caratterizza
una delle più celebri metropolitane storiche europee. per il rivestimento in facciata con un disegno di maioliche, e
Il progetto si compone di oltre 2000 disegni, prodotti da Wa- da qui prende proprio il suo nome.
gner ed il suo studio in meno di un anno, progettando sia la Grande dominio di forme e proporzioni che fano di Wagner il
linea ferrata che differenziando i progetti di tutte le stazion- più talentuoso degli Schinkel Schule.
cine della metro; gli strumenti di controllo utilizzati sono le La Majolikahaus, a dispetto del trattamento, rivela un’atten-
prospettive a volo d’uccello. zione particolare al contesto, basti guardare il trattamento
Le stazioni tendono, inoltre, ad assimilare i caratteri del luo- dell’angolo in prossimità dell’incrocio, con il bow-window
go dove sono costruite, andando a guardare l’intorno della sullo spazio commerciale, il rafforzamento della decorazione
parte della città. che concorre sull’angolo, la loggia terminale, tutta una serie
di elementi che testimoniano grande sensibilità ed attenzio-
ne per il contesto.
In facciata manca una tripartizione netta, le aperture sono
tutte uguali a formare un impiano seriale, i balconi agli estre-
mi della facciata sono inusuali, gli angoli tendono ad essere
svuotati, la balconata è continua ed il murosulla strada è un
cieco basamento.
POSTSPARKASSE. O. Wagner, 1903-12. Pesner licale con un corpo centrale più ampio e due navate minori
la definisce l’opera più significativa di Wagner, con un carat- ai lati dove posiziona gli sportelli per il pubblico. Elementi di
tere poetico. novità si riscontrano anche nella cura dei dettagli, dall’illumi-
Pianta molto bloccata e simmetrica, ali, corpo centrale e nazione a gas che si trova nella parte centrale della colonna,
avancorpo, forse così formata per attenersi ai dintorni delle l’eliminazione dei caloriferi e il posizionamento dell’aria con-
strade. dizionata con bocchette che escono dalla pavimentazione
La facciata, invece, ha delle caratteristiche molto originali, e assumono forme di sfiatatoi dell’aria o l’utilizzo della pa-
lastre di granito Sterzing rivettate e montate in modo mira- vimentazione, sotto al lucernaio, in vetrocemento così da
to, nella parte centrale il rivetto costituisce il vero elemento permettere la penetrazione della luce anche ai magazzini e
decorativo, che con la sua geometria caratterizza il fronte depositi sottostanti. Inoltre ci sono alcuni elementi di detta-
di ingresso, il resto del rivestimento è uguale a quello della glio secondari, come le colonnine in ferro all’ingresso, o il
parte centrale con l’unica eccezione che le rivettatire sono corrimano delle scale che potrebbero benissimo essere di
di minor numero e quindi meno evidenti lasciando vedere in questi anni.
modo più accurato il rivestimento delle lastre in marmo, che
sembra quasi richiamare un bugnato liscio.
E’ però all’interno che troviamo, nella sala con gli sportelli,
la vera innovazione, questo è un luogo che oramai non ha
più nulla di ascendenza classica, è un’architettura industriale
vera e propria, con ferro smaltato e verniciato, la pilastratu-
ra rastremata, i colori, richiamano tutti l’architettura navale.
Non è solo l’armatura e il lucernaio sommitale, tra l’altro co-
perto da un velario così da non far edere lo sporco che ci
cade sopra; l’impianto della sala ha quasi un richiamo basi-
KIRKE AM STEINHOF. O. Wagner, 1905-07. VILLA WAGNER. O. Wagner, 1912-13. Nella sua
Una chiesa molto criticata, anche quì sono presenti le lastre casa di abitazione Wagner sembra quasi fare un passo in-
in marmo rivettate e la decorazione delle vetrate è invece in dietro, dagli esempi visti prima questa realizzazione appare
stile secessionista. molto più semplice e bloccata, quasi come se fosse stato
L’interno no ha nulla a che vedere con gli iterni delle archi- esautiro il lessico e l’inventiva della Secessione.
tetture religiose del rinascimento, ma in pianta si nota, e
si vede soprattutto sugli angoli, un richiamo al modello del-
la chiesa di S. Pietro di Bramante con i pilastri a 45° sugli
angoli, gli si rimprovera proprio questo, il fatto di non aver
inventato nulla e di aver semplicemente riproposto, nella
concezione dell’impianto, qualcosa di già visto.
IL FUTURISMO
Di fronte ai valori classici e passatisti dell?italia, il Futurismo Il messaggio firmato da Antonio Sant’Elia afferma:
proclamava la supremazia culturale di quell’ambiente mec-
canizzato che, più tardi, influenzò allo stesso modo lìestet- Il problema dell’architettura moderna non è un proble-
ica architettonica del Futurismo italiano e del Costruttivismo ma di rimaneggiamento lineare. Non si tratta di trova-
russo. re nuove sagome, nuove marginature di finestree di
Nel 1910, con il contributo determinante di Umberto Boccio- porte, di sostituire colonne, pilastri, mensole con caria-
ni, il Futurismo iniziò ad estendere la sua polemica “anticul- tidi, mosconi, rane,....., ma di creare di sana pianta la
turale” al campo delle arti plastiche. Per ottenere la simul- casa nuova, costruita tesoreggiando ogni risorsa della
taneità nella scultura Boccioni aveva già raccomandato, nel scienza e della tecnica,......, determinando nuove for-
suo manifesto del 1912, che da allora in poi gli scultori esclu- me, una nuova armonia di profili e volumi, un’archi-
dessero il nudo, i contenuti elevati e l’uso di materiali nobili tettura che abbia la sua ragione d’essere solo nelle
come il marmo o il bronzo, in favore di mezzi eterogenei. condizioni speciali della vita moderna, e la sua rispon-
Questa pura visione di splendore meccanico trovava un pa- denza come valore estetico nella nostra sensibilità.
rallelo aeguato nei contemporanei progetti di centrali elettri-
che del giovane architetto Antonio Sant’Elia. Giuseppe Il calcolo della resistenza dei materiali, l’uso del cemen-
sommaruga sembra aver esercitato un’influenza particolare to armato e del ferro escludono l’architettura intesa nel
sulla formazione di Sant’Elia. Molti degli elementi caratte- senso classico e tradizionale. I materiali moderni di co-
ristici del “dinamismo architettonico” di Sant’Elia furono struzione e le nostre nozioni scientifiche, non si presta-
senza dubbio anticipati dall’albergo di Sommaruga a Campo no assolutamente alla disciplina degli studi storici [...].
dei Fiori, il Grand Hotel Tre Croci, e il Mausoleo Faccanoni, Sentiamo di non essere più gli uomini delle cattedrali
semvra essere servito da punto di vista di partenza per il e degli arengari, ma dei grandi alberghi, delle stazioni
progetto elaborato da Sant’Elia per un cimitero a Monza. ferroviarie, delle strade immense, dei porti colossali, dei
mercati coperti, delle gallerie luminose, dei rettilinei, de-
gli sventramenti salutari. Noi dobbiamo inventare e fab-
bricare Ex Novo la città moderna simile ad un immenso
cantiere tumultuante, agile , mobile, dinamico in ogni
sua parte, e la casa moderna simile ad una macchina
gigantesca. Gli ascensori non devono rincantucciarsi
come vermi solitari nei vani delle scale; ma le scale -
divenute inutili - debbono essere abolite, e gli ascensori
debbono inerpicarsi come serpenti di ferro e vetro lungo
le facciate. La casa di cemento, di vetro, di ferro, senza
pittura e senza scultura, ricca soltanto della bellezza con-
genita alle sue linee e ai suoi rilievi; straordinariamente
brutta nella sua meccanica semplice, alta e larga quan-
to più è necessario, e non quanto prescritto dalla legge
municipale, deve sorgere sull’orlo di un abisso tumul-
tuante; la strada, la quale non si stenderà più come un
soppendaneo al livello delle portinerie, ma si spofnderà
nella terra su più piani che accoglierannoil traffico me-
tropolitano e saranno congiunti, per i transiti necessari,
da passerelle metalliche e da velocissimi tapis roulant.
LA SCUOLA DI CHICAGO
America_non si può parlare di America senza iniziare a parlare di Chicago, che è la città dove per convenzione sarebbe nato il
primo grattacielo, con sistemi, anche se agli albori, per la protezione contro il fuoco. A Chicago nel 1804 l’esercito americano
erige un forte; nel 1812 gli indiani assalgono il forte distruggendolo e nello stesso anno l’esercito americano lo ricostruisce
portando dei pionieri che dovevano insediare la zona. Tra il 1812 e il 1830 questa comunità di pionieri pian piano si assesta
e raggiunge una dimensione tale che la municipalità ritiene sia giunto il momento di redigere un “piano di sviluppo”, quan-
tomeno un piano che dia una forma o un’assetto alla maglia viaria, ed è così che nel tipico spirito americano si disegna una
maglia a scacchiera su un modulo ripetuto a partire dall’area originaria dell’insediamento dei pionieri (che poi diverrà il celebre
Loop di Chicago), virtualmente infinita e divisa l’area la città si svilupperà raggiungendo la sua maglia inusitata.
Le costruzioni tipiche del periodo sono più quelle della produzione in legno, Balloonframe, che poi porterà qualcosa anche
nella progettazione dei grattacieli. Il Balloonframe è radicalmente diverso dalle costruzioni in legno di produzione europea
perchè, l’enclipedia americana dell’epoca la descrive come una struttura che per la sua leggerezza e rigidità l’accomuna alla
palla, semplicità della costruzione e uniformità del guscio, ma sarebbe più esatto chiamarle basket frame (cioè strutture a
cesto); il balloon frame consisteva e consiste ancora utilizzando elementi normalizzati, listelli di legno di dimensione uniforme
prodotte su scala tendenzialmente industriale, sono accostate a distanze modulari, un modulo concordato e convenuto e
va da se che questo modulo finisce con l’essere anche il modulo delle aperture, lo stesso elemento ligneo funziona sia da
montante sia da trave e sia da elementi di controventamento, con un approccio molto semplice partendo da un elemento
normalizzato che reiterato in tutta la struttura assolve a funzioni diverse.
Chi sono i protagonisti di questa vicenda? Nella prima gene- Quali sono i fattori che determinano la nascita del grattacielo
razione di architetti che operano a Chicago e a cui si deve il in America? L’ascensore, la struttura in acciaio a scheletro
merito di aver messo a punto per primi la struttura a schele- indipendente, l’invenzione della posta pneumatica (che con-
tro in acciaio sviluppata su più piani, e quindi il merito di aver sentiva di far pervenire in tempi rapidissimi elementi anche
introdotto un nuovo metodo edilizio del tutto sconosciuto, ad altezze elevate), in più in questi anni Le Baron si associa
il Grattacielo, sono quasi tutti architetti e ingegneri formati- ad un ingegnere che studia gli effetti dei carichi concentrati
si in Francia all’Ecole Politecnique o Ecole de BouxArt e in sulle fondazioni e quindi un sistema per evitare i cedimenti
America questi artefici sono anche coloro che occuperanno differenziali, che inizialmente si verificavano, nasce infatti
un posto di rilievo nel genio militare, soprattutto nelle guerre in questi anni il sistema del “caesson” che è l’antesignano
di secessione, su tutti emerge una personalità di enorme del sistema a pali, la particolarità è che in questo periodo le
statura che è considerato il padre di tutti gli architetti della fondazioni tipiche erano quelle a platea e invece il sistema
scuola di Chicago che è William Le Baron Jenney, si segnala a pali oltrepassava tutto il terreno senza buona resistenza
già nel corso della guerra civile americana e si deve a lui la meccanica e si arrestava sulla roccia; tutti questi elementi
messa a punto con criteri scientifici nel ’79 con il First Lei- consentono uno sviluppo rapidissimo del grattacielo ma an-
ter Building in ossatura d’acciaio e protetta da materiali che perchè le aree a ridosso del Loop aumentavano il loro
di rivestimento per la difesa contro gli incendi. Quello che valore nel corso del tempo e quindi i produttori erano co-
sorprende della vicenda americana di Chicago è che dopo stretti ad ottimizzare i loro investimenti non estendendo le
l’incendio, nell’arco di meno di un trentennio, gli americani in costruzioni in superficie ma limitandosi su lotti di dimensioni
questa particolare città mettono a punto tutto ciò che serve contenuti e sviluppandosi in altezza, mettendo insieme tutti
per realizzare un moderno grattacielo in acciaio. questi fattori e tutto questo contesto favorisce la nascita del
Grattacielo.
In questo caso “la forma e struttura”, si vede benissimo
qual’è la struttura primaria, che è quella dettata dagli spesso-
ri maggiori e soprattutto lo spazio della campata è riempito
uniformemente da quella che è possiamo considerare l’an-
tesignana della finestratura continua di Le Corbusier, questa
trasparenza e leggerezza denuncia chiaramente la tipologia
strutturale utilizzata sia la coerenza del metodo progettuale.
Le Baron Jenney realizza tutta una serie di edifici che fanno
scuola a Chicago, ad esempio l’Home Insurance Bu-
ilding o il Secondo Letier Building, gli edifici per
uffici con queste caratteristiche se ne faranno tantissimi.
UNITY TAMPLE. F. L. WRIGHT, 1904-06. Ha una Lo spazio interno della chiesa non ha nulla a che fare con
pianta molto singolare, avancorpo che richiama la pianta gli interni delle altre chiese in Europa, gli alzati della chiesa
del Larkin, ma ridotta, che funge da sacrestia, unito da uno sono totalmente identici su ogni lato simboleggiando unità,
stretto passaggio vetrato su entrambi i lati. Il corpo vero e illuminazione dall’alto e laterale, gallerie laterali, lampadari
proprio della chiesa è un vano a pianta centrale, rigorosa- disegnati da Wright stesso e altare che sembra più un palco.
mente simmetrico. Lo Unity Tample era dotato di condotti incorporati per il ri-
scaldamento ad aria.
LARKIN BUILDING. F. L. WRIGHT, 1904. Questo Concentra sui fianchi e sugli angoli gli elementi serventi,
edificio conferma la dicotomia tra edifici pubblici e privati, vani scala e bagni, e in quei grossi setti cavi concentra, per
pietra-mattone-copertura piana per gli edifici pubblici nelle la prima volta in un edificio per uffici, l’aria condizionata, sia
città. Edificio introverso e organizzato attorno ad una stretta calda che fredda. Nelle sue vedute, o prospettive scorciatis-
corte centrale a tutt’altezza, illuminata dall’alto dal lucerna- sime, si nota un chiaro riferimento nel metodo di rappresen-
io, dove trovano posto le scrivanie degli impiegati su cui si tazione con quello di Otto Wagner. Wright disegnerà tutto
affacciano, a mo di corridoi anulari, degli open-space adibiti nell’edificio, fino addirittura ai telefoni, ma mai realizzati.
a ufficio, , Wright è stato il primo a pensare agli uffici senza
le pareti divisorie.
ROBIE HOUSE. F. L. WRIGHT, 1908. Il tetto si fa
sempre più basso, con il sembrare un piano in aggetto privo
di sostegni, iniziano a comparire gli oggetti pronunciati così
caratteristici delle sue architetture. Lo sviluppo longitudinale
è ulteriormente rafforzato dallo svettare della zona centrale
della casa del monumentale camino.
Proprio il camino è il perno su cui ruotano le composizioni
dell ville Wraightiane; il camino ha un ruolo tanto all’esterno
quanto all’interno, rammentando che l’intento di Wright è
quello di portare “the inside outside” e “the outside inside”.
In questo senso i setti murari interni presentano spesso
lo stesso trattamento di quelli esterni, così come i volumi
esterni denunciano con esattezza l’articolazione interna. Ciò
nondimeno gli ambienti interni acquistano un’impareggiabi-
le sontuosità grazie alla concatenazione degli spazi, attuata
mediante compenetrazioni volumetriche, passaggi, scale,
balconate, e all’uso di rigorose partizioni delle pareti, che ne
scandiscono la continuità orizzontale e verticale.
Essenziale inoltre risulta il controllo operato da Wright sul-
le fonti luminose, artificiali e naturali; queste ultime sono
spesso moltiplicate e dislocate a diverse altezze all’interno
di uno stesso locale, come file continue di finestre o come
lucernari.
MIDWAY GARDENS. F. L. WRIGHT, 1914. Sono
concepiti un pò sull’esempio delle birrerie a cielo aperto te-
desche, visitate da Wright, che erano organizzate attorno
ad un grande recinto dove venivano sistemati i tavolini, e
all’occorrenza trasformarsi in una pista da ballo, con un pic-
colo palcoscenico e un grande corpo attrezzato per gli spazi
di servizio.
Più o meno i Midway Gardens si basano sulla stesa conce-
zione, organizzati attorbo ad una vasta corte organizzata a
giardino, sul fondo al centro, coperto da una tettoia, lo spa-
zio per l’orchestra, sul fronte, invece, un ristorante/albergo.
Una composizione rigorosamente simmetrica, matura, pun-
ti e linee orizzontali rimarcati dall’utilizzo della pietra chiara,
che rinforza l’orizzontalità della costruzione, coperture piane.
Con la repressione prussiana della rivolta sassone del 1849 Gottfrid Semper, architetti e rivoluzionario liberale, abbandonò
Dresda, prima alla volta di Parigi, e successivamente due anni a Londra. Qui in occasione dell’Esposizione del 1851, scrisse
il suo famoso saggio Scienza, Industria, Arte, nel quale analizzava l’impatto dell’industrializzazione e dei consumi di massa su
tutto il campo delle arti applicate e dell’architettura. Semper fissò in definitiva la sua critica della civiltà industriale: “Abbiamo
degli artisti ma non un’arte effettiva.”
Alla Philadelphia Centennial Exhibithion del 1876, i prodotti industriali e delle arti applicate tedeschi furono considerati infe-
riori, erano di scarso valore e di cattivo gusto. L’industria tedesca deve rinunciare ai principi della sola competitività dei prezzi
e deve invece servirsi delle facoltà intellettuali e delle abilità dei lavoratori per perfezionare il prodotto, e ciò ad un livello
sempre più alto quanto più esso si avvicina all’arte.
Nel 1896 fu inviato a Londra Hermann Muthesius, come addetto diplomatico presso l’ambasciata tedesca, con l’incarico
di studiare l’architettura e il desgin inglese. Egli fece ritorno in Germania nel 1904 e assunse il posto di consigliere privato
del Ministero prussiano del Commercio, con l’incarico speciale di riformare il programma nazionale di istruzione nel campo
delle arti apllicate. Questo movimento ufficiale per la riforma della Scuola di arti e mestieri. Nel 1903 , il movimento nel suo
complesso aveva raggiunto un notevole impulso grazie alla nomina di Peter Behrens a direttore della Scuola d’arte e mestieri
di Dusseldorf.
Nel 1906 Muthesius stesso si alleò con Naumann e Schmidt contro il gruppo di artisti e artigiani conservatore e protezionista,
l’anno seguente i tre fondarono il Deutsche Werkbund.
I membri del Werkbund si dedicarono al miglioramento dell’istruzione artigianale ad alla istituzione di un centro per l’avan-
zamento degli scopi dell’associazione. Il successivo sviluppo del Werkbund, in particolare nei rapporti con l’industria, non è
scindibile da quella fase della carriera di Behrens che inizia del 1907, con l’incarico di architetto progettista dell’AEG, per la
quale egli elaborò uno stile del costruire, che andava dalla grafica dell’industrial design, agli stabilimenti industriali.
TURBINEN FABRIK. PETER BEHRENS, 1909-
12. Chiamato a realizzare tutto il complesso per l’AEG, l’or-
ganizzazione generale ci fa pensare al modello di azienda
agricola, con un copro principale-direttivo e con vari annessi
riuniti attorno al centro direzionale.
La Turbinen Fabrik è un “capannone industriale”, ma con
dei caratteri ben precisi, nei caratteri generali riecheggia un
tempio, in questo caso un tempio alla modernia industria,
un tempio all’AEG, dove nel Partenonec’era il bassorilievo
qui troviamo il marchio della società. Del tempio ha molte
reminiscenze, il ritmo serrato della pilastratura in acciaio che
sorregge la trave di copertura, c’è anche qualcosa nel fronte,
il timpano reso segmentato, l’aspetto eterodosso di questo
fronte sovverte le leggi che governano imodi e le forme del
tempio classico, rastrema gli angoli verso l’interno lasciando
la grande vetrata a filo timpano, una soluzione “atettonica”
(la logica strutturale non viene espressa); il fronte segmenta-
to altri non è che la proiezione della copertura interna.
Sul fianco il pilastro traduce alla lettera la cerniera, per con-
sentire le deformazioni e i movimenti differenziati nel corso
dell’anno con il variare delle temperature, questi pilastri si
muovono sui cuscinetti. L’assenza dell’ingresso sul fronte,
che lo pone lateralmente, è una scelta voluta.
Il Bauhaus fu il risultato di uno sforzo costante per riformare l’insegnamento delle arti applicate in Germania intorno alla fine
del secolo.
Nonostante le ambizione strutture che progettò sia per l’edificio delle Belle Arti che per la scuola delle Belle Arti e mestieri,
Van de Velde, nel suo periodo di incarico, non fece molto di più che itituire un modesto seminario rivolto agli artigiani; dopo
le sue forzate dimissioni in quanto straniero egli consigliò come validi sistituti Walter Gropius, Hermann Obrist o August
Endell. Gropius era favorevole ad un insegnamento progettuale basato sui laboratori sia per i designer che per gli artigiani.
I principi su cui si basava il programma del Bauhaus del 1919 erano stati anticipati dal programma di architettura di Bruno
Taut, egli sosteneva che si sarebbe potuta raggiungere una nuova unità culturale soltanto grazie ad una nuova arte del co-
struire, all’interno della quale ogni singola disciplinaavrebbe contribuito alla forma finale.
Gropius raccomandava vivamente ai membri del Bauhaus di “creare una nuova comunità di artefici, senza le distinzioni di
classe che provocano un’arrogante barriera tra artigiano ed artista”. Persino il termine Bauhaus, che Gropius convinse il
riluttante governo di Stato ad adottare come nome ufficiale della nuova istituzione, richiamava volutamente il termine medio-
evale Bauhutte, che sifìgnificava “loggia di muratori”.
Per i primi tre anni della sua esistenza, il Bauhaus fun dominato dalla presenza carismatica del pittore e docente svizzero
Johannes Itten. L’insegnamento che Itten istituì al Bauhaus, derivava da Cizek, anche se Itten arricchì il metodo con la teoria
della forma e del colore del suo maestro Adolf Holzel. Le finalità del corso di base di Itten, che era obbligatorio per tutti gli
studenti del primo anno, consistevano nella possibilità di liberare la creatività dell’individuo e di mettere in grado ogni studen-
te di valutare le proprie capacità personali. La posizione anti-autoritaria di Itten fu notevolmente rafforzata dal suo soggiorno
al centro mazdeista.
La crescente frattura fra Gropius e Itten fu esacerbata dalla comparsa a Weimar di due personalità ugualmente forti: Theo
van Doesburg, che postulava un’estetica razionale e anti-individualista; Wassily Kandinsky, che insegnava un’approccio
all’arte emotivo e mistico. Nel 1922, dopo che van Doesburg aveva fatto proseliti per nove mesi, la generale soìituazione
socio-economica, ormai critica, costrinse Gropius a modificare l’orientamento artigianale del programma originale; cauta ar-
gomentazione della riconciliazione della progettazione artigianale e della produzione industriale provocò immediatamente le
dimissioni di Itten. Il suo posto fu assunto dall’artista Laszlo Moholy-Nagy. Al suo arrivo a Berlino Nagy era venuto in contatto
con l’architetto El Lissitsky, questo incontro lo spinse a proseguire nella sua personale tendenza costruttivista, e da allora in
poi i suoi quadri rilevarono elementi suprematisti.
Sembra che questa spettacolare dimostrazione di una produzione artistica artigianale programmata avesse fatto impressione
su Gropius, poichè l’anno seguente invitò Nagy a dirigere sia il corso propedeutico che il laboratorio del metallo. Sotto la
guida di Nagy, i prodotti di quest’ultimo si orientarono subito verso un “elementarismo costruttivista” che negli anni fu tem-
perato da una più matura preoccupazione per la funzionalità degli oggetti produttivi. Egliintrodusse nel corso propedeutico
degli esercizi sull’equilibrio di strutture realizzate in tutta una gamma di materiali; l’obbiettivo non era più quello di dimostrare
una sensibilità per il contrasto di materiali e forme ma piuttosto quello di rilevare la proprietà statica ed estetica di strutture
asimmetriche autoportanti e libere nello spazio.
Gli ultimi due anni della direzione di Gropius furono caratterizzati da tre avvenimenti principali: lo spostamento ben orche-
strato dalla situazione politica, da Weimar a Dessau, la realizzazione del Bauhaus di Dessau, ed infine, il graduale affermarsi
di un riconoscibile “approccio Bauhaus”. I laboratori di produzione di mobili, sotto la briullante direzione di Marcel Breuer
iniziarono a produrre sedie e tavoli in tubolari di aciaio a struttura leggera, che erano comodi, facili da pulire ed economici.
Questi pezzi insieme agli apparecchi di illuminazione prodotti dal laboratorio di metalli, furono usati per arredare l’interno dei
nuovi edifici del Bauhaus. Anche la tipografia del Bauhaus giunse a completa maturazione con la rigorosa impaginazione e
il carattere tipografico a stampatello di Bayer, ormai prossimo a diventare famoso in tutto il mondo per la sua eliminazione
delle lettere maiuscole.
All’inizio del 1928, Gropius presentava le sue dimissioni al sindaco di Dessau e indicava come suo successore Meyer, que-
sta decisione trasformò radicalmente il Bauhaus. Per tutta una serie di ragioni, Nagy, Breuer e Bayer seguirono la decisione
di Gropius e rassegnarono anche loro le dimissioni. Nagy non era affato d’accordo con l’insistenza manifestata da Meyer
a proposito dell’assunzione di un rigoroso metodo progettuale; Meyer riuscì ad indirizzare l’attività del Bauhaus verso un
programma di progettazione più “responsabile da un punto di vista sociale”. Divennero attuali mobili semplici, smontabili,
poco costosi e fu prodotta inoltre tutta una serie di carte da parati; Meyer organizzò il Bauhaus in quattro sezioni principali:
architettura, pubblicità, produzione in legno e metallo, e tessuti.
Nonostante la preoccupazione di Meyer di evitare che il Bauhaus diventasse uno strumento della politica partitica di sinistra,
una spietata campagna contro di lui costrinse alla fine il sindaco a chiedere le sue dimissioni. Il disperato tentativo del sindaco
di Dessau di difendere il Bauhaus, nel nome della democrazia liberale, affidando la scuola alla direzione paternalista di Mies
van der Rohe, era destinato a fallire. Il Bauhaus restò a Dessau per soli altri due anni, nell’ottobre del 1932, ciò che restava
della scuola si trasferì in un magazzino nella periferia di Berlino, ma ormai l’ondata reazionaria si era scatenata e nove mesi
più tardi il Bauhaus fu definitivamente chiuso.
SEDE DEL BAUHAUS A DESSAU. W. GRO-
PIUS, 1925-26. All’elaborazione del progetto provvede
Gropius, con la collaborazione di Carl Fieger, Ernst Neufert
e altri.
La concezione architettonica della nuova sede poggia, pro-
grammaticamente, sull’idea di “unità”: unità dell’edificio per
l’istituzione che predica l’unità delle arti. Le numerose fun-
zioni sono distribuite in un edificio articolato in diversi corpi
ben identificati e differenziati dal punto di vista dell’organiz-
zazione spaziale e del trattamento delle facciate, ma al tem-
po stesso raccordati tra loro a formare un unico organismo,
disposto planimetricamente secondo uno schema a “giran-
dola”, composto da quattro bracci perpendicolari.
Sulla distinzione funzionale e linguistica delle varie parti ripo-
sa l’unitarietà dell’intervento:
- la facciata interamente vetrata dell’ala dei laboratori, deli-
mitata lungo i margini inferiore e superiore da due lunghe fa-
sce di intonaco bianco e dalla scritta in verticale “Bauhaus”
in corrispondenza di una testata, possiede l’acuminata net-
tezza e la regolarità di un cristallo piano;
- il corpo amministrativo disposto a ponte sulla strada, ap-
poggiato su due coppie di pilastri in cemento armato e ta-
gliato orizzontalmente da due finestre a nastro, ha l’inelutta-
bile chiarezza di un diagramma;
- la palazzina di sei piani riservata agli studi-alloggi studente-
schi, scandita dagli stretti e profondi balconi sul prospetto,
diventa invece il paradigma di una modernità di routine.
Gli interni sono frutto della comunità operosa di maestri,
apprendisti e lavoranti della scuola, all’interno dei quali si
segnalano i contributi di Moholy-Nagy per l’illuminazione,
di Breuer per gli arredi e di Hinnerk Scheper per la pittura
murale.
L’insediamento è completato dalla casa del direttore e dalle
tre case doppie dei maestri, progettate sotto la supervisione
di Neufert, divenuto responsabile dello studio di architettu-
ra di Gropius. Impostate su planimetrie movimentate, a S
quelle doppie, le case giocano sull’effetto plastico creato dai
bianchi blocchi stereometrici, soltanto accostati fra di loro,
bucati da finestre tradizionali disposte asimmetricamente o
da ampie pareti vetrate, cui fanno da contrappunto gli alti fu-
sti degli alberi in mezzo ai quali le abitazioni sorgono. Manca
a queste case la forza dirompente del manifesto costruito, la
capacità di elevarsi al livello di icona di una modalità proget-
tuale o di un’epoca - cioò che riesce perfettamente invece è
l’edificio del Bauhaus.
TOTAL THEATER. W. GROPIUS, 1926-28. L’ope-
ra di Gropius più schiettamente Neue Sachlickeit, è rappre-
sentata da questo edificio.
Il teatro di Gropius era concepito per soddisfare, nel miglior
modo possibile, le esigenze di un palcoscenico “biomecca-
nico”, per creare uno spazio per un “teatro d’azione”. L’atto-
re-acrobata era il tipo ideale per questo genere di teatro, nel
quale veniva rappresentato uno spettacolo meccanizzato,
simile a quello di un circo, su un palcoscenico aperto, non
separato dal pubblico. Gropius scriveva:
ERICH MENDELSOHN. Per Mendelsohn la forma è qualità sintetica. Nasce dall’immediatezza del gesto ma sopravvive
anche nella successiva fase di riflessione e rielaborazione. Se rispetto all’intuizione futurista la linea mendelshoniana si muo-
ve ancora più libera, meno definita nei dettagli e con minor carica monumentale, ma in compenso dotata di una maggiore
articolazione plastica, rispetto alle “forme-forza” vandeveldiane essa si mostra invece meno fine a se stessa, più necessaria.
TORRE EINSTEIN. ERICH MENDELSOHN,
1914. La fluidificazione dello svettante profilo di una torre
si materializza nel 1920 nell’Einstenium a Potsdam.
Alla sommità la torre ospita un osservatorio dotato di un
telescopio, e nella parte basamentale, disposta longitudi-
nalmente, un laboratorio astrofisico. L’effetto complessivo
è quello di un pezzo di materia solida portata allo stato di
fusione: bucature di porte e finestre, parapetti delle scale,
doccioni perdono la consueta rigidità e scatolarità per as-
sumere un andamento irregolare, sinuoso, una consistenza
dall’apparenza malleabile.
Concepito in un primo momento in funzione delle possibi-
lità espressive del calcestruzzo armato, l’edificio viene poi
realizzato in mattoni, dando dimostrazione in tal modo del
ruolo parimenti importante rivestito in esso da due fattori: la
ristrettezza di mezzi a cui deve sottostare l’architettura tede-
sca dei primi anni venti, e la strenua convinzione di Mendel-
sohn nel raggiungere a qualsiasi costo il primo obbiettivo, al
punto da fargli dissimulare il materiale impiegato. Ma la Tor-
re Einstein è assai più una “rappresentazione” che non una
diligente oggettivazione delle funzioni che accoglie. Ciò che
essa compie nel nome di Albert Einstein è piuttosto la tra-
sposizione “more architecttonico” della teoria della relatività
generale: l’edificazione di un Continuum spazio temporale, e
nel necessario deformarsi di un corpo al suo interno.
L’architettura si presenta come un corpo duttile ed elastico.
FABBRICA DI CAPPELLI. ERICH MENDEL-
SOHN, 1921-23. Mendelsohn tenta di rendere evoca-
tivi i padiglioni destinati alle diverse fasi della produzione,
operando una facile analogia della forma delle coperture e
quella dei copricapi che in essi sono prodotti.
L’esito però è poco felice, nella Fabbrica di Cappelli risulta
spigoloso, forzato, se non addirittura sgraziato.
SIEDLUNG HELLERHOF. M. STAM, 1926. Un non di attraversamento, che sono invece quelle orientate
episodio molto importante nella storia delle residenze a bas- nord-sud; sui fronti opposti la serie degli orti delle singole
so costo, che sono state per molti aspetti,e lo sono anche unità abitative.
tutt’ora, uno dei temi centrali di dibattito nell’operare degli Il distacco tra una schiera e l’altra viene fissato in una misura
architetti nel mondo. che non sia mai inferiore al doppio dell’altezza delle singole
Nell’arco di 5-6 anni Francoforte realizzò la bellezza di 15.000 schiere, per garantire una perfetta illuminazione non solo de-
alloggi, una dato record che non trova riscontro in Europa, gli spazi liberi ad orto, ma anche e soprattutto delle stesse
uno sforzo straordinario avvenuto in pochissimi anni reso abitazioni, evitando quell’insolubrità che era tipica dei quar-
possibile, non tanto e solo da una municipalità efficente, ma tieri di ascendenza medioevale; una distribuzione seriale che
soprattutto di una squadra di tecnici che riuscì a tradurre nel se per un lato con la grande strada di collegamento alla cit-
concreto gli enormi e stretti vincoli di budjet. tà di Francoforte ripropone l’estetica della strada corridoio
Mart Stam mette mano ad uno dei quartieri realizzato nella fiancheggiata da cortine edilizie, dall’altro lato le unità op-
valle del Nidda, quartiere edificato a schiera, con un disegno pongono una testata muta e quindi l’immagine stessa della
che si è reso testimone di una realtà urbana. città cambia radicalmente, sia per le altezze, per le coperture
Unità a schiera caratterizzate da un fronte di servizio, cioè piane, per un lessico elementale e un verde curato.
lambito da una strada di servizio e di distribuzione interna al
quartiere e di stratta pertinenza alla sola unità d’abitazione,
SIEDLUNG CELLE. OTTO HAESLER, 1923. Qui
il colore assume una funzione importante, questo cromati-
smo così acceso, unito alla volumentria più mossa, assicura
una variabilità ed una mobilità dell’immagina urbana diversa;
in più Haesler è l’unico che in Germania insisten sul tipo in
linea, edifici a 3-4 piani, con un corpo scala che serve due
alloggi per piano.
SIEDLUNG HOHENBLICK-PRAUNHEIM-WE-
STHAUSEN. E. MAY, 1927-31. In may c’è una
maggiore attenzione per il rapporto di continuità tra fronte
dell’edificio e la strada, mentre Stam oppone brutalmente
la testata. Caratteri tipici della concezione di May dei nuovi
quartieri sono: un uso del colore, la serialità, il rapporto tra
edilizia alta in linea e quella bassa a schiera, ma soprattutto i
procedimenti standardizzati e industrializzati.
May fa della prefabbricazione e della razionalità la chiave per
una produzione industrializzata a basso costo, es. l’allinea-
mento rigido lungo le strade consente di inserire una rotaia
su cui scorre un braccio gru che deposita pannelli in calce-
struzzo armato, cavi e prodotti industrialmente, che consen-
tono tempi e costi irrisori per la realizzazione di case.
LE CORBUSIER (CHARLES-EDOUARD JANNERET)_pt 1
Charles-Edouard Jeanneret nasce nel 1887, in Svizzera, a La
Chaux-de-Fonds: compie i suoi studi superiori all’Ecole d’Art
municipale, dove entra in contatto con Charles L’Eplattenier,
insegnante di disegno e in seguito direttore della scuola,
che lo inizia all’architettura. La formazione di Le Corbusier
è basata su un sapere tecnico-pratico ma improntata al con-
tempo a una vena di idealismo, come risulta dalle sue letture
giovanili.
I viaggi compiuti tra il 1907 e il 1911 in Italia, Austria, Francia,
Germania, Paesi Balcanici, Turchia e Grecia costituiscono
per lui un’”iniziazione” a un mondo di forme architettoniche
e di esperienze culturali che l’ambiente ristretto della sua cit-
tà natale non potevano fornirgli. Il 1907 può essere conside-
rato come il punto cruciale della vita di Le Corbusier, poichè
quell’anno non solo egli incontro Garnier, ma compì anche
una visita determinante alla Certosa di Ema in Toscana. Là
egli sperimentò per la prima volta la “comunità” vivente che
doveva diventare il modello socio-fisico della sua personale
reinterpretazione di quelle idee utopiche socialiste che ave-
va ereditato in parte da L’Eplattenier e in parte da Garnier.
Vienna entra in contatto con Hoffmann, a Parigi lavora per
alcuni mesi nello studio dei fratelli Perret, venendo “fulmi-
nato” dalle possibilità costruttive del cemento arcmato e da
un approccio logico-razionale al progetto. I suoi contatti con
Garnier sono soltanto induttivi, mentre accertate sono le co-
noscenze di Theodor Fischer a Monaco di Baviera, di Heinri-
ch Tessenow e di Hermann Muthesius e Peter Behrens, nel
cui studio lavorò per un breve periodo a Berlino.
Ma non solo soltanto gli aspetti culturalmente più avanzati
e moderni a destare il suo interesse: non minore impres-
sione suscita in lui la visione del Partenone. Tuttavia, più
che una sensibilità per l’antico, ciò attesta la sua profonda
venerazione per la perfezione - nè antica nè moderna, ben-
sì semplicemente eterna - delle forme geometriche solide
meticolosamente connesse fra loro, “un gioco sapiente, ri-
goroso e magnifico di volumi assemblati sotto la luce”. Ma
è significativo pure che il Partenone gli appaia come una
terribile macchina, che possiede l’esattezza di una matema-
tica evidente e la precisione che un tornitore conferisce alla
propria opera.
VILLA FALLET. LE CORBUSIER, 1905. A soli 17
anni progetta la sua prima casa, un semplice chalet. Con
questa casa dimostrava già una notevole perizia, il modello
di riferimento è quello del tipico chalet alpino, basamento in
pietra, struttura in legno, tetti molto spioventi in tegole, in
più Le Corbusier aggiunge una decorazione, di gusto vaga-
mente Art Nouveau, con motivi floreali e faunistici tratti dal
luogo, già in questa villa Le Corbusier manifesta un modo di
aggredire le questioni caratterizzeranno un pò tutta la sua
carriera, qualcuno ha definito questo approccio al progetto di
tipo “Tipologico”, il suo talento era legato all’estrema chia-
rezza con cui a decriprate la realtà, restituiendo una realtà
complessa nelle sue forme più elementari e fondamenta-
li, poi rimescolandone e fornendo una versione originale di
quanto aveva visto, perfetta consapevolezza di vivere una
realtà fatta di tipi e l’approccio al progetto è di tipo tipologico.
La pianta, per certi versi, sembra ancora ingenua, però ha
già molte soluzioni che poi affinerà nel tempo, ad esempio
l’alternanza di campata stretta e campata larga - vedi Palla-
dio.
ATELIER D’ART-PROGETTO. LE CORBUSIER,
1907. L’impatto di tutte le influense subite da LC possono
essere misurate nel progetto che lui farà per la sua scuola,
al ritorno a La Chaux-de-Founds nel 1909. Questo edificio,
evidentemente pensato in cemento armato, consisteva in
tre ordini di studi di artisti disposti a gradoni, ogniuno con
un proprio giardino separato, disposto attorno ad uno spa-
zio centrale comune coperto da un tetto piramidale di ve-
tro. Questo libero adattamento delle celle certosine, con le
loro connotazioni comunitarie, fu la prima occasione in cui
LC reinterpretò un tipo tradizionale al fine di conformarlo al
programma di un tipo completamente nuovo: trasformazioni
tipologiche del genere, con i loro riferimenti spaziali e ideo-
logici, sarebbero diventate una caratteristica intrinseca del
suo metodo di lavoro.
Poichè questo procedimento sintetico si basava sulla “con-
taminazione”, la scuola d’arte deve essere vista tanto come
un’erede del Familisterio di Godin, quanto come una rein-
terpretazione di Ema. Nondimeno Ema sarebbe rimasta im-
pressa nella mente di LC come un’immagine di Armonia,
reinterpretata innumerevoli volte, dapprima su vasta scala.
negli Immueble-Villa, e poi a scala ridotta, nei decenni suc-
cessivi in cui progetto i suoi diversi piani per le città.
PIANO PER ZLIN. LE CORBUSIER, 1935. La co nucleo, disponendo su un lato, dove la morfologia del sito
concezione dell’Unitè d’Abitation, sparsa nel verde, inizia a presentava una notevole acclività, tante unità di abitazione
prendere corpo proprio in questi poìiano. Il progetto gli viene disposte in ordine sparsxo sulle pendici delle colline; e al di
commissionato dall’industriale che poi fonderà la fabbrica di quà della ferrovia degli insediamenti per la nuova industria e
scarpe Bata, concepire un piano per un nuovo insediamento i villaggi operai.
compreso tra l’antico nucleo medioevale e un aeroporto da Del piano non se ne farà nulla, ma l’idea alla base di questo
collocare su un altopiano a diversi chilometri di distanza. piano, di un complesso di edifici aventi tutti le stesse carat-
Le Corbusier sviluppa questa proposta concependo un’asse teristiche architettoniche, strutturali, formali e distributive,
veicolare e ferroviario di collegamento tra aeroporto ed anti- avrà grande successo nelle periferie di tutta Europa.
PADIGLIONE DEI TEMPI NUOVI. LE CORBU-
SIER, 1937. Progetto, che per certi versi rivoluzionario,
utilizzava una struttura resistente affidata a piloni in forma di
travi reticolari montate in verticale, una serie di tiranti me-
tallici che sostengono un involucro in tela, sostanzialmente
una tenda, che viene ispirata alle tende dei beduini nel Ma-
greb, che lui aveva visitato.
Una realizzazione apparentemente banale, un sistema di ti-
ranti e la chiusura dell’involucro telato, soprattutto sugli spi-
goli, è debitore ad alcune soluzioni prese in prestito dall’are-
onautica, per sopportare la tenuta al vento e all’acqua; e lo
stesso la tensione data ai cavi e l’inclinazione è frutto di un
attento calcolo.
Padiglione che verrà montato in pochissimi giorni, volumi
interni posizionati liberamente, questa è l’ultima opera della
face pre bellica di Le Corbusier.
LUDWING MIES VAN DER RHOE_pt 1
Mi fu allora chiaro che no era compito dell’architettura 3. il Suprematismo di Kasimir Malevich.
quello di inventare le forme. Cercai di capire quale fosse Mentre l’estetica wrightiana poteva essere facilmente as-
allora il suo compito. Provammo un grande piacere nel sorbita in accordo con i livelli più alti della pratica europea
trovare una definizione nel vero in San Tommaso d’Aqui- della costruzione in muratura, il Suprematismo ebbe l’ef-
no: “La verità è l’espressione della realtà”. fetto di incoraggiare Mies a sviluppare la pianta libera. Una
Berlage era un uomo di grande serietà che non avrebbe lenta sensibilità espressionista si può ancora intravvedere
mai accettato alcuna cosa falsa e fu proprio lui a dire che nell’Esposizione della Weissenhofsiedlung del Werkbund.
niente dovrebbe essere realizzato che non sia costruito Il culmine della prima parte della carriera di Mies si ebbe con
con chiarezza, Berlage fece esattamente questo, e lo tre capolavori, che egli progettò in sequenza: il Padiglione
fece a tale livello che il suo edificio della Borsa ad Amster- della Germania all’Esposizione mondiale di Barcellona del
dam aveva un carattere medioevale senza essere medio- 1929, la casa Tugendhat a Brno del 1930 e la casa Model-
evale. L’idea di una costruzione chiara mi venne in mente lo realizzata per la Mostra della Costruzione di Berlino del
da li, come uno dei fondamenti che dobbiamo accettare. 1931. In tutte e tre queste opere una organizzazione spazia-
Parlare di questo è facile, ma realizzarlo è difficile. le centrifuga in senso orizzontale era suddivisa e articolata
da piani e pilastri liberi. Sebbene questa estetica fosse so-
Mies van der Rohe stanzialmente wrightiana, i muri portanti della casa in cam-
pagna in mattoni di Mies erano disposti a girandola come
All’età di quattordici anni entrò nella bottega di scalpellino di gli elementi a grappolo del dipinto di Van Doesburg, Ritmi di
suo padre e nel 1905 lasciò la città natale di Aachen alla volta una danza russa.
di Berlino. Seguì un periodo di apprendistato nello studio di L’idealismo di Mies, e la sua naturale affinità con il Classici-
Bruno Paul, un noto disegnatore di mobili, prima di avven- smo romanico tedesco, servirono chiaramente ad allonta-
turarsi brevemente a lavorare da solo, nel 1907, costruendo narlo dall’approccio alla produzione di massa che caratteriz-
la sua prima casa in una misurata maniera inglese, la Casa zava la Neue Sachlickeit. Questo interesse neoclassico per
Riehl. L’anno seguente si associà a Peter Behrens il cui stu- il valore spirituale sembra che abbia portato direttamente
dio iniziava a sviluppare uno stile complessivo per la società alla idealizzata monumentalità della proposta di Mies per la
elettrica AEG. Reichsbank, l’Elementarismo-Suprematismo che gli aveva
Durante i tre anni trascorsi nello studio di Behrens, Mies ispirato la sua versione della pianta libera, ora apriva il via ad
venne a conoscenza della tradizione delli Schinkelschuler, una impassibile monumentalità.
la Bauakademie di Schinkel a Berlino, un edificio rivestito a Questa sensibilità suprematista doveva restare repressa
mattoni, con il suo trattamento di particolari simile a quello nell’opera di Mies fino al 1939, quando, dopo essere emi-
di un magazzino, fu più tardi paragonato da Mies all’artico- grato negli USA, essa riapparve provvisoriamente nei primi
lata costruzione di Berlage. Una volta lasciato lo studio di schizzi per il campus dell’IIT di Chicago.
Behrens aprì il proprio studio iniziando con la Casa Perls;
questa fu la prima di una serie di cinque case in stile neo-
schinkeliano progettate da Mies nel periodo anteriore allo
scoppio della prima guerra mondiale. Nel 1912 prese il posto
di Behrens come architetto della signora Kroller, che desi-
derava costruire una galleria e una casa a L’Aja per ospitare
la famosa collezione Kroller-Muller. Lo stesso anno vide alla
luce il suo Monumento a Bismarck, alla maniera di Boullè,
che doveva essere l’ultimo progetto significativo del periodo
pre-bellico della sua carriera.
Nel 1919 prese a dirigere la sezione architettonica del No-
vembergruppe, di orientamento radicale. L’appartenenza a
questo gruppo lo portò in contatto con la Catena di Vetro di
Taut, e non vi è dubbio che il primo progetto di grattacielo
del 1920 fosse elaborato in risposta alla Glalarckitektur di
Paul Scheerbart. Lo stesso tema del grattacielo sfaccettato
in cristallo si ripresenta nel suo progetto per il concorso della
Friedrichstrasse, e la pubblicazione di entrambi questi pro-
getti riconferma la sua adesione all’Espressionismo. In que-
sto momento l’intenzione di Mies era quella di interpretare
il vetro come una complessa superficie riflettente, costante-
mente soggetta e trasformazioni sotto l’impatto della luce.
In questo contesto è significativo il confronto del progetto di
Mies con quello diHugo Haring.
Il cosidetto periodo G di Mies iniziò nel 1923 con la sua par-
tecipazione al primo numero della rivista G.
L’attività di Mies successiva al 1923 presenta tre principali
influenze:
1. la tradizione dell’architettura in mattoni di Berlage;
2. l’opera del periodo prebellico di Wright, un’influenza rico-
noscibile nei profili orizzontali;
CASA RIEHL. L. MIES VAN DER ROHE, 1907. un’altra simmetria sulla testata verso la vallata, che poi fini-
Esordisce a 23 anni con questa casa, nonostante l’ampia sce con essere il vero fronte della casa. Questa ambivalenza
possibilità di trovare architetti affermati il signor Riehl decide dei i fronti e delle soluzioni è un tratto distintivo di questo
di affidare a Mies il progetto della sua villa. edificio, ma lo sraà anche in tanti altri di Mies.
Dalla strada il terreno inizia a scendere, Mies colloca l’edifi- Il prospetto che da sulla vallata, dal punto di vista costitutivo,
cio su di un piano terrazzato. La casa si articola in tre campa- è straordinario, quì il terrazzamento sembra essere trattato
te di dimensioni diverse e tendenzialmente simmetriche e come un podio delle architetture greche, che offre sia un
compare un carattere che poi si troverà in molte sue opere terreno artificiale alla casa sia la possibilità di ampliare il fron-
successive, intanto la duplice simmetria fa si che non ci sia te e fa si che quella che fosse stata una banalissima testata,
un’unico asse a cui asservire sia il disegno della distribu- venisse assimilata allo zoccolo e sottolineando il punto di at-
zione interna sia il disegno delle facciate; la casa presenta tacco, la trasforma quasi fosse un tempio tetrastilo con una
una simmetria apparente sul lato dell’ingresso principale e loggia aperta sul paesaggio. Da qui noi cogliamo il metodo di
Mies che si basa su una apparente riduzione degli elementi
in gioco, ma con un controllo geniale dando luogo a delle
composizioni inedite.
Gli interni, con quelle quadrettature, ricordano un pò gli
esperimenti che fanno i viennesi, visibili in tutta Europa at-
traverso le riviste; interessante è il trattamento della bua-
serie con le armadiature e le porte che riportano le stesse
quadrettature, trattando in modo uniforme l’intera stanza e
facendo così risaltare il volume.
PROGETTO DI CITTA’ LINEARE. N. A. MILYU- 1848, tutta l’istruzione secondaria e tecnica doveva essere
TIN, 1930. La proposta di gran lunga più astratta, dal pun- fornita sul posto di lavoro, assicurando così lìunità di teoria
to di visrta teorico, era costituita da questo progetto, che so- e pratica.
steneva la validità di una città continua che comprendesse
sei fasce o zone parallele.
Queste dovevano essere organizzate secondo questa se-
quenza:
1. zona ferroviaria;
2. una zona industriale, che conteneva al suo interno, oltre
alla produzione, centri per l’istruzione e la ricerca;
3. una zona verde, che ospitava l’autostrada;
4. una zona residenziale, suddivisa in istituzioni collettive,
abitazioni, e un’area destinata ai giovani contenente scuole
e giardini d’infanzia;
5. una zona a parco con attrezzature sportive;
6. una zona agricola.
Una specifica intenzionalità politica ed economica infiorma-
va questa organizzazione spaziale. Sia i lavoratori dell’indu-
stria che quelli dell’agricoltura dovevano essere integrati
nella stessa zona residenziale, mentre tutta la prosuzione in
eccedenza, proveniente sia dall’industria che dall’agricoltu-
ra, doveva affluire direttamente ai depositi situati nella zona
ferroviaria o nella zona verde, e successivamente ridistribu-
ita per tutto il paese. In conformità con lo stesso modello
“biologico”, i rifiuti solidi provenienti dalla zona residenziale
sarebbero stato direttamente incanalati nella zona agricola
per essere riciclati per la concimazione dei prodotti alimenta-
ri. Secondo i principi contenuti nel Manifesto comunista del
FRANK LLOYD WRIGHT_pt.2
La seconda fase significativa della carriera di Wright iniziò Per Wright il termine “organico” venne a significare l’uso
con il completamento della sua ultima casa in blocchi di cal- dello sbalzo in cls come se si trattasse di una forma natu-
cestruzzo, realizzata a Tulsa, in Oklahoma, nel 1929, e con il rale, simile ad un albero; sembra aver concepito tale forma
primo dei suoi progetti tesi a sfruttare al massimo la capaci- come una diretta estensione della metafora vitalista di Sulli-
tà di carico a sbalzo del cemento armato, gli Elizabeth Noble van e del “germoglio in embrione”, ampliata ora da lui fino
Apartments, concepiti per Los Angeles.. L’estetica cristalli- ad includere l’intera struttura piuttostio che la sola decora-
na di questa casa ad appartamenti era già stata anticipata nel zione.
suo Nathional Life Insurance Building, progettato per Chica-
go nel 1924, la cui scintillante facciata in rame e vetro era
una diretta traduzione in vetro della sua estetica del “blocco
in calcestruzzo lavorato”.
La produzione di massa dell’automobile economica e l’im-
patto della depressione, sembrano aver avuto l’effetto di NATIONAL LIFE INSURANCE BUILDING. F. L.
risvegliare Wright dai suoi sogni di un Eldorado. Influenzato WRIGHT, 1924. Progetto molto diverso dai grattacieli
dal ruolo allora giocato dalla Neue Sachlichkeit in Europa, contemporanei che si stavano realizzando in quel periodo,
Wright fu indotto a formulare un nuovo ruolo per l’architet- si distacca dalla tradizione Chicagoana, una la ma che fa da
tura, individuandolo nella ristrutturazione dell’ordine sociale supporto e fa da piano di attacco per le quattro torri di uffici
negli Stati Uniti. che fanno da avamposto per l’intero isolato, se si elimina
Però non fu prima della metà degli anni Venti che Wright la lama di attacco di quelle quattro torri, con tutto l’affastel-
prese in considerazione l’assemblaggio di intere struttu- lamento di volumi, di varie forme e dimansioni retrostanti,
re a partire da elementi aryificiali prodotti in serie, quali ad inizia a diventare più complicato.
esempio il mosaico in blocchi di calcestruzzo delle sue case Se vediamo nei dettagli, cioò che colpisce, è la sequenza
californiane o il sistema modulare a CurtainWall che egli pro- simmetrica degli ingressi alle torri collocti tra le torri che
gettò per le pareti di chiusura di strutture monolitiche in cls. conducono su una grande hall; la voluta simmetria e il tratta-
Essendo costretto da problemi di economicità a riconoscere mento superficiale, che pur trattandosi in una pelle di ferro e
i limiti dei materiali e metodi costruttivi tradizionali, Wright vetro, nella diversa scansione modulare rivela una tensione
grazie ad una singolare combinazione di calcestruzzo arma- decorativa che richiama quella del suo maestro Sullivan, ma
to e vetro, creò un’architettura prismatica, sfaccettata, il cui a differenza di Sullivan, viene risolta con motivi geometrici.
esterno in vetro sorretto da un’armatura di piani galleggianti
dava l’illusione di assoluta assenza di peso.
Nel 1928 Wright coniò il ternime USONIA, per denotare una
cltura ugualitaria che sarebbe emersa spontaneamente ne-
gli Stati Uniti; con questo termine non intendeva soltanto un
individualismo di origine rurale, ma anche la realizzazione di
una nuova forma dispersa di civiltà, resa allora possibile dalla
proprietà generalizzata dell’automobile. L’auto come mezzo
di locomozione democratico per eccellenza doveva essere il
deus ex machina - divinità che scende dalla macchina - del
modello antiurbano di Wright, della sua idea della Broadacre
City, dove la concentrazione della città del 19esimo secolo
doveva essere ridistribuita su una griglia reticolare agraria
a scala territoriale. Il fatto che la Broadacre City aderisse in
modo più sostanziale di qualsiasi altra forma di urbanistica ra-
dicale ai concetti centrali espressi dal Manifesto comunista
del 1848, costituisce uno dei paradossi del nostro secolo. In
esso si sosteneva la graduale abolizione della distinzione tra
città e campagna mediante una più uniforme distribuzione
della popolazione della terra.
Ciò nonostante, i primi progetti edilizi di Wright che esprime-
vano questa nuova cultura usoniana, la torre ad appartamen-
ti St Mark erano di tono più urbano che rurale: realizzati poi
nella Price Tower e nel Johnos Wax Administration Building,
entrambi questi progetti consistevano di sistemi a sbalzo in
cemento armato ricoperti da una membrana cristallina. A
un livello simbolico, essi incarnavano la sostanziale polarità
che era stata evidente nell’opera di Wright fin dalla Martin
House e dal Larkin Building, cioè la rigorosa assimilazione
della casa d’abitazione ai processi della natura, e dell’edificio
destinato a luogo di lavoro all’idea di un sacramento. Questa
polarizzazione doveva essere brillantemente formulata da
Wright nel suo periodo usoniano in due capolavori di insu-
perata ricchezza e generosità: la Falling Water e il Johnson
Wax Administration Building.
GORDON STRONG AUTOMOBILE OBJECTIVE
AND PLANETARIUM. F. L. WRIGHT, 1924-25.
L’architettura di Wright dalla metà degli anni ‘20, fino alla sua
scomparsa, diventa un’architettura multiforme che ha dato
luogo ad indiscutibili e straordinari capolavori, affiancata tal-
volta da alcune imprese veramente chich, come se avesse
deciso di dar forma alle sue fantasticherie.
Un edificio pensato per un magnate, il signor Gordon, che
gli commissiona questo edificio, una sorta di ziggurat che
doveva sorgere sulla cima di una collina, per consentire alle
famiglie di trascorrere il tempo libero. Due rampe elicoidali
che si avvolgono attorno ad un nucleo centrale per avere,
in alto, una visione privilegiata del paesaggio, con una dota-
zione adeguata di punti di ristoro e negozi. L’ultima versione
prevedeva al centro un planetario, una grande cupola che,
oltre a coprire lo spazio del planetario, faceva anche da ele-
mento resistente della struttura a rampe. Questo progetto
in parte ritornerà nella formulazione del Guggenheim Mu-
seum di New York.
WESTHOPE-RICHARDSON LLOYD JONES RE-
SIDENCE. F. L. WRIGHT, 1929. Questp è un periodo
particolare della storia americana, sono gli anni di un grande
periodo di depressione economica, e ciò si risente anche e
inevitabilmente in architettura e nelle produzioni contempo-
ranee. Proprio nel ‘29 Wright inizia ad abbracciare una tecno-
logia costruttiva che non aveva mai utilizzato, cioè quella dei
blocchi prefabbricati in calcestruzzo, però decorati, montati
a formare intere strutture. Il curtain-wall e la struttura a bloc-
chi di calcestruzzo armati saranno gli elementi preponderan-
ti della secondaparte della carriera di Wright.
SABAUDIA. CANCELLOTTI-MONTUORI-PIC-
CINATO, 1934. Per il piano fondativo di Sabaudia vie-
ne bandito un concorso da cui risultano vincitori Cancellotti,
Montuori e Picinato. Ai tre è affidata l’esecuzione del piano
e la progettazione di tutti gli edifici costituenti il nucleo prin-
cipale della città.
Il tracciato della città ha origine dalla direttrice della strada di
bonifica Migliara 53 e da quella perpendicolare in direzione
Terracina, che sono gli assi generatori della trama urbana.
Il nucleo principale della città è costituito da edifici disposti
in modo da formare un sistema articolato di piazze e spazi
aperti che si dilatano in vedute panoramiche. La rimanen-
te edificazione, prevalentemente residenziale, procede dal
centro e dalle direttrici principali a maggiore densità verso le
aree periferiche.
I progettisti non pensano alle aree verdi come un elemento
urbano interno, ma lo dispongono in continuità con l’ambien-
te circostante in corrispondenza delle aperture verso l’ester-
no o ai margini della città meno densamente edificati.
VILLETTA PESTARINI. F. ALBINI, 1937-38. Si
rintraccia un’affinità con l’architettura avanguardista cen-
tro-europea, specialmente tedesca e scandinava, riscontra-
bile soprattutto nella soluzione escogitata per la scala inter-
na.
Regola strutturante l’edificio di due piani è la separazione
netta in due fasce, una servente posta verso la strada de-
stinata ad accogliere i percorsi, la cucina e il bagno; l’altra
servita che dà verso il giardino interno e ci troviamo lo stu-
dio, un salone e la sala da pranzo. I due volumi si sviluppano
longitudinalmente e quello servente è leggermente slittato,
non soltanto per conferire una certa dinamicità plastica, ma
per accogliere sia l’ingresso principale, protetto dal balcone,
sia quello di servizio.
L’interno è caratterizzato dalla stessa fluidità e dinamicità de-
gli spazi, e gli ambienti ospitati nella fascia servita possono
essere lasciati in comunicazione tra loro oppure divisi per
mezzo di pareti scorrevoli.
La scala assume un ruolo di perno dell’intera composizione
planimetrica, alleggerita grazie a gradini in marmo bianco di
Carrara è resa ancor più diafana dalla luce calibrata e diffusa
dalla parete retrostante, realizzata in vetrocemento.
Il prospetto verso strada è rivestito con superfici dure e sta-
gne incise nettamente da strette aperture, mentre verso il
giardino si articola un fronte forato da ampie finestrature a
tutta altezza e addolcito da un terrazzo con pergolato.