La ricostruzione
congetturale
dell’architettura
Storia, metodi, esperienze applicative
Nunzio Marsiglia
LA RICOSTRUZIONE CONGETTURALE DELL’ARCHITETTURA.
Storia, metodi, esperienze applicative
ISBN 13 978-88-8207-539-2
EAN 9 788882 075392
Architettura e storia, 8
Prima edizione, ottobre 2013
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Indice
Nunzio Marsiglia
Introduzione........................................................................................................... p. 5
Nunzio Marsiglia
La ricostruzione del Tempio della Vittoria di Himera.......................................... ˝ 46
Manuela Milone
Solunto: la casa del Ginnasio................................................................................. ˝ 57
Giuseppe Verde
Il complesso residenziale della “villa del Casale” di Piazza Armerina................... ˝ 70
Nunzio Marsiglia
Elementi erratici lignei di epoca medievale in Sicilia............................................ ˝ 82
Vincenza Garofalo
Il rilievo per la riconfigurazione dei fronti di Palazzo Bonet a Palermo............... ˝ 93
Tommaso Abbate
Architetture perdute/Architetture ricostruite.
Ricostruzioni virtuali attraverso la fotografia d’epoca: un caso studio.................. ˝ 104
Giuseppe Verde
Casine di Caccia nella valle del Belìce................................................................... ˝ 118
3
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
Nunzio Marsiglia
Il Collegio dei Gesuiti e la chiesa di S. Maria della Scala a Messina..................... ˝ 165
Manuela Milone
Il disegno per un’ipotesi: Villa Galletti Inguaggiato............................................. ˝ 175
Mirco Cannella
Dalla prospettiva dipinta alla fruizione virtuale 3D.
Il San Girolamo nello Studio di Antonello da Messina......................................... ˝ 189
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Introduzione
Alla fine del 2013, nell’ambito della riorganizzazione dell’Ateneo palermitano, come tutte le
altre Facoltà anche quella di Architettura cesserà di esistere: i suoi compiti verranno conferiti alla
Scuola Politecnica ed al Dipartimento D’Architettura, che da qualche anno ha già sostituito quella
articolata compagine dipartimentale nella quale, per circa trent’anni, si sono sviluppate le attività
di ricerca scientifica della Scuola degli architetti nel capoluogo isolano. Nella consapevolezza di
vivere un momento di transizione che interessa la scuola nella sua interezza e nella sua complessità,
questo libro si propone quale riflessione sul lavoro svolto, con continuità nell’ultimo decennio, dai
docenti che hanno operato nell’ambito disciplinare della Rappresentazione e del Rilievo presso la
Facoltà di Architettura di Palermo. I contributi raccolti, sia pure con una apparente frammenta-
rietà, documentano un vivace confronto interno ed una evidente discontinuità rispetto a quanti,
con la loro operosa presenza, hanno caratterizzato e qualificato la didattica del Disegno e del
Rilievo e la ricerca negli ultimi decenni del XX secolo. Senza volere negare il grande apporto dato
alla rifondazione della disciplina nella Scuola di Palermo da personalità di rilievo, quali Margherita
De Simone, Rosalia La Franca e Giuseppe Pagnano, il riconoscimento di questa discontinuità
discende dal fatto che diversa era la città indagata da questi studiosi rispetto a quella che oggi è
sotto gli occhi di tutti, come del resto diversi erano la città e il territorio osservati da loro rispetto
a quanto esplorato, qualche decennio prima, da Luigi Vagnetti e da Gaspare De Fiore. Probabil-
mente diversi sono, oggi, gli occhi con cui si guarda al mondo, così come diversi sono gli strumenti
disponibili per osservare le cose del mondo. La “questione” della Rappresentazione, come l’ha de-
finita Agostino De Rosa, a partire dagli anni ’80 del secolo scorso è affiorata nel dibattito culturale
dell’architettura attraverso la contrapposizione di due fronti sui quali si erano schierati “gli strenui
esegeti del disegno a mano” ed i fautori del disegno assistito dalle macchine. I primi, quali sosteni-
tori di un sapere che per molti secoli si era espresso attraverso un paziente esercizio manuale legato
all’uso di squadra e compasso; gli altri come difensori del computer quale strumento adeguato per
superare le limitazioni imposte dal disegno tradizionale e, tra questi, quelli che hanno cominciato
a lavorare non solo con il mezzo, ma nel mezzo, considerandolo integralmente strumentale al farsi
del proprio lavoro. Nel passaggio dalla matita al digitale l’attenzione si è spostata dalla ricerca del
disegno, della forma compiuta, dell’impaginato della tavola, alla ricerca della forma dei manufatti,
dei paesaggi, degli elementi di dettaglio. Si tratta di un passaggio epocale, che ha animato un vivace
dibattito fra gli studiosi dell’area, una sorta di “querelle des anciens et des modernes” che spesso,
fino a qualche anno fa, ha animato simposi e convegni. L’opprimente evoluzione degli strumenti
digitali e la necessità di un costante aggiornamento ha impegnato negli ultimi due decenni molte
energie. Gli strumenti per il rilievo, che consentono ormai in tempi rapidissimi l’acquisizione di
simulacri tridimensionali dei manufatti, da elaborare su stazioni grafiche, ha, per certi versi, svilito
l’esperienza del rilievo del manufatto come momento di osservazione diretta e di analisi; bastano
pochi minuti per acquisire una scansione laser e poche fotografie digitali ad alta risoluzione per
5
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
estrarre un modello tridimensionale. La redazione di eidotipi si riduce così, molto spesso, allo
schema di posizionamento degli strumenti e l’osservazione del manufatto viene demandata alla fase
di elaborazione dei dati acquisiti. Ai convegni delle discipline del rilievo e della rappresentazione
si sono affiancate altre occasioni di incontro altamente specialistiche, nelle quali vengono proposte
le ultime innovazioni sulle tecniche e le procedure digitali per l’acquisizione e la modellazione 3D
ed avanzati algoritmi puntano al riconoscimento automatico di features (spigoli, elementi caratte-
rizzanti la forma geometrica), che automatizzano uno dei processi fondamentali del rilievo, ovvero
la ‘discretizzazione’ della forma. Le punte più avanzate della ricerca in tale settori molto spesso
vogliono essere predominio esclusivo degli ingegneri elettronici, degli informatici e dei topografi;
sovente, gli architetti e gli ingegneri, in queste sedi, sono i meri utilizzatori di tecnologie di cui
non conoscono i fondamenti. Una delle possibili risposte a questo momento di passaggio e di crisi
identitaria è nelle pagine di questo libro. L’uso critico dei nuovi strumenti consente una capacità
di approfondimento degli studi di architettura, sotto il profilo geometrico e morfologico, superio-
re a quella degli strumenti tradizionali; consente di indagare, come ricorda Riccardo Migliari, lo
schema progettuale delle opere attraverso osservazioni puntuali che la rappresentazione è tenuta a
verificare. I modelli e i disegni digitali consentono la rapida divulgazione degli studi eseguiti presso
la comunità scientifica. Rimane sospesa la questione della tavola, della forma grafica che tali studi
assumono, del potere evocativo del disegno; spesso ci si limita alle ‘viste’ del modello e rare sono
le sperimentazioni sul potere comunicativo delle nuove tecnologie. Talune interessanti esperienze,
quali il video di Debevec sul Partenone e le applicazioni di Nagakura e Vairani sulle architetture
di Le Corbusier e di Aalto, meritano una attenta riflessione. Presso la Scuola di Palermo, in questo
decennio, è emerso un atteggiamento interlocutorio che non ha previsto steccati insormontabili o
compartimenti stagni. Malgrado in altre sedi dell’Ateneo la Geometria Descrittiva è stata interes-
sata da una sorta di ‘crisi esistenziale’ – i Corsi di Laurea in Matematica l’hanno eliminata dai loro
piani di studio quale ramo secco della disciplina e come tale da abbandonare ad un destino privo
di significative evoluzioni – presso la Scuola di Architettura di Palermo è in essa che si continuano
a individuare i fondamenti scientifici per una Rappresentazione che non rifiuta le novità introdotte
dalle nuove tecnologie. E questo atteggiamento ha visto operare, in seno all’istituzione, un gruppo
di docenti impegnati nello studio dell’architettura attraverso l’uso di tecniche consolidate, ma
con un atteggiamento teso alla sperimentazione di strumenti nuovi e, in alcuni casi, predisposti
per settori estranei a quelli dell’architettura, come l’animazione, la multimedialità, sperimentando
la possibilità di documentare l’architettura con software in uso nell’industria automobilistica o
cinematografica. A dimostrazione di quanto il Disegno sia considerato come disciplina mutevole
ma con fondamenti teorici che permangono nella loro peculiarità, molti lavori sono stati finalizzati
a realizzare qualcosa che la fotografia, la cinematografia o altre “discipline” non possono fare del
tutto: far vedere quello che è andato perduto, si è trasformato o ancora non esiste. In questa ottica
i frammenti erratici, le architetture perdute, quelle non realizzate nel libro si costituiscono quali
oggetti di studio su cui riflettere per capire, come scriveva sempre Riccardo Migliari, in che cosa e
come questo disegno è mutato: non più solo grafite e acquerello o rendering informatico, ma tutte
queste cose assieme e molto di più. Dunque nient’affatto sostituzione di una tecnica con un’altra,
ma al contrario integrazione delle tecniche e tempo che il lavoro delle macchine restituisce ad
ulteriori processi capaci di alimentare ulteriormente la conoscenza.
Nunzio Marsiglia
6
Capitolo I
LA RICONTESTUALIZZAZIONE
DEL FRAMMENTO
Studi e ricostruzioni del Tempio G di Selinunte
L’immane cumulo di macerie che, in tuale per lo studio sistematico dei blocchi
assenza di un’attribuzione certa, viene visibili e per la loro classificazione è nata
denominato Tempio “G”, giace prossimo dalla sinergia tra docenti dell’Università
ai resti dei templi “E” ed “F” sulla col- di Palermo e del Politecnico di Catalogna.
lina orientale di Selinunte, un’area sacra Nell’estate del 2005 un gruppo di allievi
extraurbana limitrofa al porto della città. e ricercatori delle due università ha pro-
Fondata nel 650 a.C. da coloni megaresi, mosso un workshop finalizzato al rilievo
la città di Selinunte segna l’estremità oc- del tempio, al quale hanno partecipato
cidentale del mondo greco; sita al confine con impegno e passione alcuni allievi delle
con i territori controllati dai cartaginesi, è scuole italiane di dottorato in rilievo e
stata inevitabilmente coinvolta in ripetute rappresentazione dell’architettura1. Al
guerre, fino al totale annientamento nel termine dei lavori sono state acquisite circa
250 a.C.. Il crollo del tempio G non è do- 32 scansioni del tempio ed è stata realizzata
cumentato dalle fonti, ma l’esame dei resti una poligonale topografica che circoscrive
ha indotto gli studiosi ad ipotizzare che la l’area studiata (Fig. 4); circa la metà delle
distruzione sia stata causata da un evento scansioni laser sono state acquisite con
sismico di incerta datazione. Nonostante l’ausilio di un cestello elevatore, ancorato
i lavori di costruzione fossero durati più al suolo per mezzo di funi al fine di limi-
di 100 anni (530-409 a.C.), al momento tare al massimo i movimenti e le vibrazioni
del crollo il Tempio non era ancora stato della piattaforma. Al termine delle ope-
completato. La lunga durata dei lavori e razioni di registrazione e ottimizzazione
la condizione di “non-finito” fanno del delle scansioni è stata generata una nuvola
tempio G un ottimo terreno di studio per composta da circa 64 mln di punti (Fig. 5).
indagare l’evoluzione dello stile dorico e le Ulteriori scansioni sono state acquisite ne-
tecniche costruttive del cantiere greco. gli anni dal 2007 al 2010 in occasione della
Ciò che resta del tempio è lo stilobate, redazione di tesi di laurea discusse presso
sepolto da una collina costituita dall’accu- la Facoltà di Architettura di Palermo2.
mulo dei blocchi di pietra che ne costitu- Gli studi sul tempio G sono ben lontani
ivano le strutture in elevato. Il rilievo e la da una conclusione3; molti interrogativi
ricollocazione virtuale dei blocchi del tem- rimangono tutt’oggi aperti e nuove cam-
pio ha da sempre incontrato due ostacoli: pagne di rilievo dovranno essere realizzate
la frammentarietà dei blocchi visibili e l’i- per indagare le molte questioni ancora in-
naccessibilità dei blocchi sepolti all’interno solute. In assenza di elementi che consen-
del cumulo di macerie (Figg. 1-2-3). tano una ricostruzione generale dell’assetto
L’idea di utilizzare la tecnologia laser del tempio, gli studi sono stati concentrati
scanning per una documentazione pun- su alcune parti di esso; in questa sede sono
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
presentati gli esiti di due ricerche sulla Potremmo dire Il rilievo termina quan-
ricostruzione della cornice ionica e del do si esegue la rappresentazione di ciò che
peristilio, che hanno condotto alla loro è stato misurato; il disegno (o modello
ricostruzione virtuale basata sul ricono- 3D) fissa, cristallizza il patrimonio di co-
scimento dei frammenti e la loro ricollo- noscenza acquisito e lo consegna ai futuri
cazione virtuale. Viene infine presentata studiosi. È quindi un dovere giungere a
un’applicazione per la visualizzazione dei una conclusione, ancorché parziale e prov-
modelli ricostruttivi e l’accesso ad informa- visoria dei propri studi, pur nella piena
zioni ad essi collegate. consapevolezza che tale decisione impone
La lunga durata dei lavori di costruzio- la drammatica riduzione della complessità
ne fa del tempio G una perfetta metafora del problema che ci si trova ad analizzare.
degli studi avviati nel 2005. Sappiamo che Lo studio del tempio G ha eviden-
il protrarsi del cantiere per oltre 100 anni ziato un’altra delle peculiarità del rilievo
ha fatto sì che in corso d’opera fossero dell’architettura: la sua interdisciplinarietà.
recepiti i mutamenti introdotti dall’evolu- Sappiamo che il rilievo utilizza studi prece-
zione dello stile dorico; accade così che le denti e saperi diversi come base imprescin-
colonne della fronte est, costruite nelle fasi dibile per la sua corretta esecuzione e che
iniziali, abbiano forma diversa da quelle un buon rilevatore deve saper acquisire le
più tarde della fronte ovest. Allo stesso misure in modo corretto, ma soprattutto
modo, nel lungo periodo che va dal 2005 deve sapere “cosa” rilevare. Nel processo
a oggi, gli strumenti per il rilievo e la rap- di rappresentazione emergono spesso, a
presentazione digitale hanno subito una fianco delle molte conferme degli esiti di
sensibile evoluzione; le scansioni acquisite studi precedenti, significative contraddi-
nel 2005, per dimensione, risoluzione e zioni che aprono nuovi punti di vista e
qualità, appaiono obsolete rispetto a quelle prospettive di ricerca. Nel caso in esame
acquisite nel 2009, ed ancor più inadeguate la collaborazione di un archeologo esperto
se confrontate a quelle prodotte dagli stru- in tecniche costruttive di età antica4 ha
menti di ultima generazione; le difficoltà di permesso di ‘vedere’ piccole tracce scolpite
gestione e visualizzazione di una nuvola da sulla pietra, ignorate in gran parte dei pre-
64 mln di punti sono paragonabili oggi a cedenti studi sul tempio e nelle fasi iniziali
quelle di elaborazione di una nuvola di di- del rilievo; tali tracce, come risulta eviden-
mensioni dieci volte superiori; l’evoluzione te nel paragrafi dedicati alla ricostruzione
della fotogrammetria digitale e la rapida del peristilio, hanno condizionato in modo
evoluzione e diffusione dei droni rendono decisivo il processo di interpretazione dei
infine accessibile l’esecuzione di un rilievo pezzi e la loro ricollocazione virtuale. L’in-
dall’alto, che nel 2005 appariva proibitivo. terdisciplinarietà ha ovviamente carattere
La stessa incompiutezza del Tempio biunivoco e richiede una costante colla-
G appare una metafora dello studio borazione fra gli studiosi; a titolo esempli-
dell’architettura condotto con i metodi del ficativo, ricorderemo che dai primi studi
rilievo e della rappresentazione, per via sull’anastilosi di una colonna, condotti
del carattere iterativo del rilievo, che dalle dopo il workshop del 20055, è emerso che
prime acquisizioni basate sulla ricognizio- anche le colonne non scanalate del tempio
ne di studi precedenti conduce alle fasi G avessero un’entasi; tale osservazione,
di rappresentazione, nelle quali emergono consentita dalla puntuale documentazione
interrogativi che sollecitano inevitabili ap- offerta dallo scanner laser, contraddiceva
profondimenti. in modo palese la diffusa convinzione che
La ricontestualizzazione del frammento
l’entasi venisse applicata solo al momento nel loro “originario” assetto; ciò che ac-
della scanalatura della colonna. comuna questi disegni a quelli del primo
La prima fase di lavoro di studio è gruppo è la forza emotiva ed evocativa;
stata dedicata all’analisi dei rilievi e dei la rappresentazione in entrambi i casi si
disegni del tempio prodotti tra la seconda scosta dalla realtà e la sostituisce; è difficile
metà del XVIII secolo e la prima metà del oggi pensare di poter osservare le rovine
XX. In questo periodo le prime ipotesi di Selinunte nella loro effettiva consistenza
ricostruttive, condotte sulle rovine parzial- senza cercare in esse la grandezza evocata
mente sepolte dalla sabbia, vennero pro- nei disegni di ricostruzione. Il passaggio,
gressivamente corrette fino a determinare che conduce dall’esaltazione della rovina e
l’assetto planimetrico; il tempio G era uno del frammento alla celebrazione della gran-
pseudodiptero che misurava allo stilobate dezza originaria degli edifici e dei luoghi, è
circa 110*50m; aveva 8 colonne sui lati testimoniato dalla scarsa caratterizzazione
corti, 17 sui lati lunghi, cella ipetrale divisa del paesaggio e del cielo sovrastante, che
longitudinalmente in tre parti da due file di assumono il ruolo di sfondo neutrale.
10 colonne, con pronao prostilo e opisto- Fra le ricostruzioni del tempio G emer-
domo in antis6 (Fig. 6). gono, per profondità di analisi e qualità
La ricca documentazione grafica pro- dei disegni, quelle redatte dalle coppie di
dotta in quasi due secoli è costituita da studiosi Hittorff, Zanth (1870) e Hulot,
disegni che possono essere classificati in Fougères (1910). In entrambi i casi ai
tre gruppi: al primo appartengono i disegni disegni in proiezione ortogonale, che do-
nei quali le rovine del tempio sono parte cumentano piante, sezioni costruttive ed
integrante di un paesaggio naturale impo- alzati dei fronti, si accompagnano prospet-
nente, sotto un cielo incombente affollato tive nelle quali gli ambienti o gli scenari
da nubi; tali immagini aderiscono piena- urbani o paesaggistici sono ricostruiti nella
mente ai canoni estetici del tempo, nei loro compiutezza, frutto quasi sempre di
quali le dimensioni estetiche del Pittoresco invenzione, e pertanto capaci di suscitare
e del Sublime convergevano nell’esaltazio- emozione ed interesse. La prospettiva
ne nostalgica della perduta grandezza del dell’interno della cella di Hittorff e Zanth
mondo antico (Figg. 7-8). Ai disegni del (Fig. 9), la pianta della città (Fig. 10) e
secondo gruppo appartengono i disegni ancora la prospettiva aerea dal mare (Fig.
‘bidimensionali’ in proiezione parallela 11) di Hulot-Fougères evocano Selinunte
ortogonale, restituiti da rilievi in situ o così come probabilmente non è mai stata
copiati da altri disegni; a questo gruppo e costituiscono un efficace alternativa alla
appartengono le piante del tempio, le rico- vera Selinunte, di cui non conosceremo
struzioni degli alzati e le sezioni verticali. Si mai le fattezze.
tratta di disegni dal forte carattere oggetti-
vo, nei quali nulla o poco è concesso alla La cornice ionica nel tempio G di Seli-
qualità estetica o evocativa dell’immagine; nunte
tali disegni documentano in modo eviden-
te la competenza e la professionalità degli Fra le rovine del Tempio G sono state
studiosi, che con rilievi diretti riuscivano rintracciate alcune parti che gli studiosi
ad ottenere risultati di notevole precisione. attribuiscono ad una cornice ionica mo-
Al terzo gruppo appartengono infine i di- danata, posta presumibilmente nella parte
segni di “ricostruzione”, nei quali il tempio sommitale dei muri della cella (Fig. 12).
o il contesto urbano vengono rappresentati Benché il tempio G sia dorico, alcuni
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
blocchi decorati con modanature ioniche descrizione dei blocchi senza formulare
a dentelli (Fig. 13) e profili a gola rovescia alcuna ipotesi ricostruttiva.
(Fig. 14), che gli archeologi hanno iden- Hulot e Fougères (1910) sono gli ultimi
tificato come parti di una cornice, sono a menzionare la cornice Ionica del tempio
tutt’oggi rinvenibili in situ nell’area del G, riproponendo di fatto le ipotesi di
naos. Elementi dorici e ionici venivano Hittorff (fig. 16). Gli studi successivi sul
spesso combinati negli edifici della Grecia tempio G non affrontano più il tema la
occidentale; Shoe (1952) osserva che nei cornice; essa non verrà inclusa nemmeno
templi siciliani tali modanature erano quasi nell’accurato catalogo delle modanature
sempre sovradimensionate. nella Grecia occidentale redatto dell’arche-
Negli studi concernenti l’area del ologa americana Lucy Taxis Shoe (1952).
naos,fra i temi dibattuti emerge quello Dall’esame dei contributi sulla cornice
relativo alla forma e alla collocazione della ionica del tempio G emergono due im-
cornice in oggetto; le ipotesi ricostruttive portanti interrogativi: il primo riguarda
formulate tra XIX e XX secolo mostrano la posizione della cornice all’interno del
significative incongruenze. tempio; il secondo, la mutua posizione
La cornice era composta da due bloc- e l’orientamento dei due blocchi che la
chi sovrapposti, caratterizzati rispettiva- componevano.
mente da una modanatura a gola rovescia La complessità delle rovine ha imposto
e da una modanatura a dentelli. il ricorso ad una attenta analisi archeolo-
Hittorff e Zanth (1870) per primi gica dei frammenti, ed in particolare delle
identificano i frammenti della cornice nel tracce di lavorazione dei blocchi e dei rife-
corso del loro viaggio in Sicilia del 1823; rimenti utilizzati dalle maestranze durante
Hittorff descrive i blocchi rilevati in situ la costruzione del tempio, destinati ad
con modanature a dentelli e gola rovescia essere rimosse nelle fasi terminali della
ed elabora l’ipotesi secondo cui in origine costruzione. La presenza di tali riferimenti,
la cornice ionica era posta sulla parte som- dovuta alla incompiutezza del tempio, ha
mitale dei muri longitudinali della cella ed rivestito un ruolo fondamentale nel pro-
era rivolta verso l’interno; fornisce inoltre cesso di anastilosi virtuale. Roland Martin
una completa descrizione degli elementi (2003) ricorda che lo studio dei processi
che la compongono; i disegni di Zanth di costruzione va condotto attraverso
raffigurano il blocco con dentelli posto al una attenta analisi dei blocchi; Malacrino
di sopra del blocco modanato con gola (2009) propone una accurata rassegna del-
rovescia (Fig. 15). le tecniche costruttive di età greca ed una
Serradifalco (1834), in totale disaccor- classificazione delle tracce utilizzate per
do con Hittorff, pone il blocco con dentelli consentire il posizionamento dei blocchi o
al di sotto del blocco a gola rovescia e l’in- per preservarne gli spigoli durante la posa
tera cornice ionica nel colonnato interno in opera.
della cella, fra il primo ed il secondo ordine Il tempio G offre un vasto campionario
di colonne (Fig. 17). di tali tracce, che gli archeologi definiscono
Koldewey e Puchstein (1899) menzio- “superfici non finite”; nel processo di rico-
nano la cornice nella monografia dedicata struzione virtuale un ruolo fondamentale è
ai templi greci nell’Italia meridionale; essi stato svolto dalla lettura ed interpretazione
tuttavia, forse a causa del poco tempo di- delle “superfici di sacrificio”7 e di quelle
sponibile, si limitarono a fornire una breve “di riferimento”8.
La ricontestualizzazione del frammento
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
una fascia orizzontale incassata con una interno dei dentelli; tale allineamento por-
profondità di circa 2 cm, che corre per tut- ta la faccia posteriore del blocco a gola ro-
ta la lunghezza del margine inferiore come vescia in una condizione di aggetto rispetto
guida per l’esatto allineamento del blocco a quella del blocco a dentelli. Dal rilievo
sul piano di attesa del filare sottostante; le dei blocchi dei muri della cella risulta uno
superfici di protezione sono costituite da spessore inferiore a quello di entrambi i
due fasce verticali poste alle estremità della blocchi della cornice; è stato ipotizzato
faccia del blocco, larghe 4,5 cm e con un in questa sede che la faccia posteriore
aggetto pari a circa 1,5 cm (Fig. 22). del blocco superiore a dentelli fosse alli-
Nel blocco con gola rovescia (Fig. 21), neata ad una delle due facce del muro; il
la faccia posteriore presenta solamente blocco inferiore a gola rovescia, secondo
la bugna di sollevamento; l’assenza di questa ipotesi, doveva aggettare rispetto
superfici di riferimento conduce ad ipo- ad entrambe le facce del muro della cella.
tizzare che la faccia posteriore del blocco L’assenza di superfici di riferimento sul
non fosse allineata con quella sottostante. piano di posa del blocco a dentelli sembra
A differenza del blocco con dentelli, la avallare tale ipotesi (Fig. 24).
superficie di protezione consiste in questo L’ipotesi formulata in questa sede trova
caso in un ispessimento costante della gola conferma negli studi di Hittorff, che aveva
rovescia in corrispondenza dei bordi di correttamente individuato la relazione
contatto con i blocchi adiacenti, realizzata reciproca tra i due blocchi, benché con
per preservarne gli spigoli durante le fasi piccoli scostamenti imputabili alla minore
di posizionamento. L’esame della faccia accuratezza degli strumenti utilizzati per la
superiore del blocco rivela infine, in cor- misura. (vedi Fig. 15)
rispondenza della fascia soprastante la Hittorff rivolge le superfici modanate
modanatura, la presenza di una superficie verso l’interno della cella, ma alla luce degli
ribassata di pochi millimetri dal piano di studi finora eseguiti non riteniamo possibi-
attesa del blocco; si tratta probabilmente le avallare o smentire tale ipotesi; appare
una superficie di scarico, la cui funzione invece più debole la proposta di ricostru-
era quella di preservare la parte superiore zione della cornice formulata da Serradi-
della gola rovescia da carichi di contatto falco. In una sezione di dettaglio di Hulot
trasmessi dal blocco soprastante (Fig. 23). e Fougères viene infine riproposta l’ipotesi
L’esame delle superfici di riferimento e di Hittorff, con una significativa differenza
di protezione ha permesso di ricostruire il relativa all’aggetto della faccia anteriore del
posizionamento relativo dei i due blocchi blocco a gola rovescia rispetto al piano del
prima del crollo: la superficie di scarico del muro della cella (vedi fig. 16); tale ipotesi è
blocco a gola rovescia suggerisce la presen- stata confermata in questo studio.
za di un blocco sovrastante; escludendo la
possibilità di una ripresa del muro della Ricostruzione del peristilio e della tra-
cella in una condizione di aggetto, si può beazione
ipotizzare che il blocco sovrastante sia
proprio il blocco a dentelli; la presenza in Lo studio sulla peristasi si è concen-
entrambi i blocchi delle bugne di solleva- trato sul fronte sud del tempio ed in
mento nelle facce opposte a quelle moda- particolare su due ambiti di significativa
nate conferma l’ipotesa appena avanzata. importanza per il buono stato di conserva-
Si è quindi proceduto ad allineare il bordo zione dei reperti. In corrispondenza dell’
superiore della gola rovescia con il piano angolo sud-est sono stati riconosciuti un
La ricontestualizzazione del frammento
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
profilo dell’echino dalla nuvola di punti. (Fig. 32), in ottimo stato di conservazione,
La costruzione del modello ha evidenziato è stato rilevato anch’esso tramite procedu-
l’inclinazione dell’asse della colonna, pari re fotogrammetriche; i suoi valori dimen-
ad un valore angolare medio di 1,2 deg, e sionali si sono rivelati congruenti con i
la presenza dell’entasi; si può quindi ipotiz- frammenti del fronte Sud.
zare che, a differenza di quanto riportato Il triglifo, elemento caratterizzante
nella letteratura sull’argomento, nel caso del fregio dorico, è stato riconosciuto nei
del tempio G le correzioni ottiche siano pressi delle colonne nella parte centrale del
state imposte al fusto, già nello stadio di fronte sud. La nuvola di punti della parte
lavorazione preliminare a quello della frontale del triglifo presentava significative
scanalatura. lacune; per questo motivo si è proceduto
Terminata la ricostruzione della colon- ad una integrazione con rilievo fotogram-
na, si è proceduto alla ricognizione degli metrico a prese stereoscopiche. La nuvola
elementi appartenenti alla parte inferiore di punti ottenuta è stata allineata alla
della trabeazione: sono stati identificati precedente individuando punti omologhi
tre frammenti di dimensioni compatibili e applicando un algoritmo di rifinitura
lungo il fronte sud e anche per questi ele- dell’allineamento che minimizza gli scarti
menti sono state utilizzate le operazioni di fra le nuvole di punti. I dati integrati sono
rototraslazione necessarie a ricondurre le stati quindi elaborati secondo le procedure
facce dei blocchi alla stessa giacitura dei
già descritte ed è stato costruito il modello
piani coordinati. I blocchi sono stati quindi
del triglifo.
sezionati secondo le tre direzioni principali
Un blocco del geison è stato ricono-
e le sezioni sono state utilizzate per la co-
sciuto in prossimità della parte centrale
struzione di modelli discreti. Il confronto
del fronte sud. In questo caso il modello
con blocchi simili è servito a ricomporre la
è stato realizzato utilizzando un rilievo fo-
forma ideale dei blocchi, ricomponendone
togrammetrico; la geometria del blocco ha
i frammenti e ricostruendo le parti erose o
degradate. suggerito l’esecuzione del raddrizzamen-
Il passo successivo è consistito nello to14 della faccia laterale, utile a ricostruire
studio della parte sommitale della trabe- il profilo da sottoporre ad estrusione; la
azione, con la modellazione dei blocchi messa in scala è stata eseguita sulla base di
a tenia, regula e guttae. A questo scopo misure desunte dalla scansione laser.
sono stati utilizzati due frammenti rinve- L’ultimo elemento analizzato è un bloc-
nuti lungo il fronte sud e uno nei pressi co estruso con una faccia che presenta una
del fronte nord. La nuvola di punti è stata modanatura a becco di civetta. Pur essen-
come sempre isolata, orientata e sezionata do molto diffuso fra le rovine del tempio,
per studiarne forma e dimensione. Uno dei il suo riconoscimento nella scansione laser
frammenti del fronte sud, non adeguata- è risultato difficoltoso a causa delle sue di-
mente documentato dalle scansioni laser, mensioni notevolmente ridotte. Le nuvole
è stato rilevato tramite dense-matching di punti si sono rivelate difficili da orienta-
fotogrammetrico con blocco a prese con- re e inadatte alla ricerca dei piani di posa,
vergenti13 (Fig. 31). a causa della loro inadeguata risoluzione.
La nuvola di punti estratta secondo Si è scelto, come nel caso precedente, di
il procedimento fotogrammetrico è stata ricavare il modello attraverso il raddrizza-
orientata, sezionata e studiata con i metodi mento della faccia laterale, dimensionato
già descritti. Il frammento del fronte nord con misure dirette (Fig. 33).
La ricontestualizzazione del frammento
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
3
pannelli interattivi, sono state inoltre colle- Fra le pubblicazioni sugli esiti degli studi condot-
ti fra il 2005 e il 2010 si segnalano: Agnello et al.,
gate finestre navigabili in cui è presente la
2006; Giammusso, 2012.
sovrapposizione dei modelli generati con i 4 Gli autori desiderano ringraziare vivamente il
dati del rilievo (Fig. 38). Prof. Carlo Zoppi, archeologo e docente presso
l’Università del Piemonte orientale, Diparti-
mento di Studi umanistici, che da anni conduce
ricerche sui siti di Agrigento e Selinunte. La sua
Note competenza sulle tecniche costruttive del mondo
antico, la sua profonda conoscenza del tempio
1 Il Workshop su “Tecniche Innovative per il G e il suo spirito di fattiva collaborazione hanno
rilevamento dei beni archeologici” si è tenu- consentito agli studi sul tempio di raggiungere
to a Selinunte dal 20 al 29 giugno del 2005; obiettivi altrimenti impensabili.
hanno coordinato le attività Ernesto Redondo, 5 Agnello, Lo Meo (2007).
Joaquim Regot e Joan Font del Politecnico di 6 Per una accurata e completa rassegna dell’icono-
Catalogna (ETSAB-ETSAV), Fabrizio Agnello grafia del tempio G di Selinunte si rimanda ad
e Nunzio Marsiglia dell’Università di Palermo Amari (2010).
(UNIPA). Al workshop hanno partecipato 7 L’Apergon (superficie protettiva, o di sacrificio) è
i ricercatori: Andrés de Mesa (ETSAB), Fa- un residuo della superficie grezza dei blocchi che
brizio Avella e Manuela Milone (UNIPA); i viene lasciato in fase di sbozzatura, a protezione
Dottori di Ricerca Giuseppe Azzaro, Giacinto degli spigoli o delle parti fragili, per garantirne
Barbera, Antonio Gaziano, Giuseppe Verde l’integrità durante il trasporto o durante le opera-
(UNIPA) e Pasquale Argenziano della Seconda zioni di posizionamento, (Malacrino, 2009, p. 38).
Università di Napoli (UNINA2); gli allievi di 8 La Periteneia (superficie di riferimento) è una fa-
corsi di dottorato: Genís Ävila, Eloi Coloma, scia in sottosquadro nella superficie sbozzata del
Lluís Jimenez, Pau Majó, Rodrigo Alvarado blocco che facilitava l’allineamento del blocco
(ETSAB-ETSAV), Valentina Favaloro, Claudia con il filare sottostante; guidava inoltre la fase di
Fiore, Germana Lo Meo, Marcella Moavero e finitura del blocco, indicando il limite massimo
Francesco Paolo Triscari (UNIPA), Valentina per la rimozione delle superfici grezze (Malacri-
Castagnolo e Anna Christiana Maiorano del no, 2009, p. 102).
Politecnico di Bari (POLIBA). Sono interve- 9 Remondino, 2006.
nuti nel corso del Workshop i docenti Angelo 10 Per il rilievo sono stati utilizzati gli scanner Leica
Ambrosi (POLIBA), Roberto De Rubertis ScanStation2, Leica C10.
dell’Università di Roma “La Sapienza”, Raffa- 11 Per la restituzione fotogrammetrica delle nuvole
ello Frasca (UNIPA), Carmine Gambardella, di punti è stato utilizzato il software commerciale
Sabina Martusciello e Ciro Robotti (UNINA2), Photomodeler Scanner.
Fausto Pugnaloni del Politecnico delle Marche. 12 L’elaborazione delle scansioni laser è stata ese-
Il Workshop è stato patrocinato dalla Elsa Pe- guita con il software Inus Rapidform XOS.
retti Foundation e dall’Assessorato ai BB.CC. 13 L’elaborazione fotogrammetrica è stata eseguita
AA. della Regione Sicilia. con il software Photomodeler Scanner.
2 Maria Luisa Schiera “Il tempio G di Selinunte. 14 Il raddrizzamento delle prese fotografiche è stato
Analisi storica e rilievo per l’anastilosi virtuale eseguito con il software Rollei MSR 4.0.
di una porzione della peristasi” (a.a. 2007/2008), 15 L’acronimo HMD (Head Mounted Displays)
relatore Fabrizio Agnello, correlatore Mirco indica caschi virtuali, ampiamente diffusi fra gli
Cannella; Federico Maria Giammusso “Rilievo utenti di videogiochi, nei quali due piccoli moni-
e lettura archeologica per l’anastilosi virtuale di tor sono posti davanti agli occhi dell’osservatore;
una porzione del Tempio G di Selinunte” (a.a. per le applicazioni di realtà aumentata è richiesta
2009-2010), relatore Fabrizio Agnello, correlato- anche una piccola telecamera che inquadra la
ri Mirco Cannella e Carlo Zoppi; Marco Carella scena reale.
“Tempio G di Selinunte. Rilievo ed anastilosi 16 L’applicativo è stato realizzato in Adobe Flash
virtuale del fronte sud”(a.a. 2009-2010), relatore con linguaggio actionscript 3.0, con il motore di
Fabrizio Agnello, correlatore Mirco Cannella. real time rendering “Sophie 3D”.
La ricontestualizzazione del frammento
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Sistemi di rappresentazione ed anastilosi virtuale del tempio di
Castore e Polluce di Agrigento
Il tempio dei Dioscuri (Castore e Pol- III), “Il quale era di bello artificio, e di
luce) era completamente in rovina fino al maravigliosa architettura”.
1836, quando Valerio Villareale e Fran- Tommaso Fazzello, per quanto riguar-
cesco Saverio Cavallari, per conto della da il tempio dei Dioscuri, aggiunse che:
Commissione delle Antichità della Sicilia, “Gli agrigentini fecero questo tempio,
ne ricostruirono l’angolo nord-ovest. Que- perché eglino avevano Càstore e Polluce
sto gruppo, inizialmente di tre colonne, in grandissima venerazione, e facevano in
divenne di lì a poco uno dei simboli di onor loro le feste, dette Teogenie o Feste
Agrigento per la sua collocazione nella Ospitali. Ma in che parte della città fusse-
valle dei templi e il suo aspetto pittoresco. ro io non l’ho potuto sapere per vestigio
Lo studio effettuato si prefigge come alcuno”3.
compito quello di completare il processo Nel 1750, la costruzione del molo di
di anastilosi virtuale del tempio iniziato Porto Empedocle fu fatta a spese del tem-
nel XIX secolo con l’ausilio delle attuali pio di Giove Olimpico e molto probabil-
tecnologie attraverso l’uso di un modello mente del tempio dei Dioscuri.
Parte delle condizioni attuali sono co-
digitale.
munque dovute alle conquiste devastanti
della città avvenute ad opera dei cartagi-
nesi e dei romani, poi al periodo che vide
La valle dei templi di Agrigento e il tem-
un crescente fervore religioso che portò
pio di Càstore e Polluce
all’edificazione di tante chiese e monasteri.
Il crescente bisogno di materiale da
Il tempio di Càstore e Polluce, detto costruzione fece si, infatti, che i templi ve-
anche dei Dioscuri o identificato anche nissero utilizzati come vere e proprie cave
come “Tempio I”, è sito sulla collinetta di pietra.
che delimita a sud la “Valle dei Templi” di Alla fine del 1836 il professore Vale-
Agrigento1. rio Villareale e gli architetti Domenico e
Vi è comunque da precisare che le de- Francesco Saverio Cavallari, per conto
nominazioni con le quali i templi vengono della Commissione delle Antichità della
indicati furono proposte nel Cinquecento Sicilia, ricostruirono l’angolo nord-ovest
dallo storico saccense Tommaso Fazzello del Tempio.
ma alcune di esse sono infondate o non Comunemente detto “Tempio delle Tre
sufficientemente provate2. Colonne”, nel 1842, per problemi di stati-
Diodoro fece menzione di un tempio cità, si aggiunse una quarta colonna.
dedicato a “Càstore e Polluce” come si Il Lo Faso scrive: “L’intera trabeazione
evince da Pindaro nelle sue Olimpie (Inno conserva ancora gli avanzi degli antichi co-
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
lori (…) la cornice con la cimasa fornita di il dimensionamento del tempio e per avere
teste lionine, (…) un’altra cornice di forma una buona descrizione delle condizioni
diversa, la cui cimasa vedesi sgraffiata e della calcaranite di cui è composto.
vagamente dipinta a meandri e palmette Il rilievo costituisce il primo mezzo di
di rosso e di azzurro, anch’essa fornita di conoscenza e indagine dell’architettura
teste di lioni”4. attraverso “la capacità di scegliere, tra le
Nel 1887 il tedesco Giulio Schubring infinite possibili, l’insieme più efficace del-
affermò che: “È cosa sicura che fosse pe- le misure e delle informazioni”7.
ripetro con cella in antis e verosimile che Il rilievo architettonico è quindi una
fosse esastilo”5. forma di conoscenza complessa, che ci
L’ultimo grande archeologo che si consente di documentare il bene architet-
occupò del tempio fu Pirro Marconi con tonico nelle sue caratteristiche metriche
gli scavi iniziati nel 1927: “Nel 1928 la e dimensionali, nella sua storia, nella sua
fondazione venne integralmente scavata realtà strutturale e costruttiva così come in
e liberata dai detriti; nel 1932 ne furono quella formale e funzionale.
scoperti i lati. Allo stato attuale rimane Riguardo la scansione laser è giusto
quasi esclusivamente lo stereobate, come precisare che questa è stata gentilmente
complesso di incisioni praticate sul banco fornita dall’Ente Parco di Agrigento che
di tufo quasi piano. si è avvalsa per la sua realizzazione della
Tale incisioni corrispondono alla fon- società Geogrà.
dazione della peristasi e della cella; le mi- La nuvola di punti è stata trattata
sure esterne del vero e proprio stereobate successivamente eliminando elementi su-
del tempio sono di m. 34, 59 x 16, 63 e se perflui o non pertinenti il tempio, infine, è
dunque la nostra ricostruzione è esatta, stata orientata.
avremmo una cella normalmente tripartita, Lo scanner laser effettua misurazioni
fornita di colonne all’ingresso del pronao automatiche attraverso l’acquisizione di
e dell’opistodomo, e all’ingresso fiancheg- un grande numero di punti sull’oggetto da
giata da due piloni in cui si allocano le sca- rilevare.
lette di accesso al tetto, elemento canonico L’elevata quantità di dati è però sia
nell’architettura templare agrigentina. Essa punto di forza del metodo che elemento
misura nelle incisioni di fondazione una di criticità.
lunghezza di m.23,75 ed una larghezza di Nel nostro caso, vista la natura dell’og-
m. 8,76”6. getto in esame e la particolarità della
Secondo le ipotesi più recenti il tempio pietra arenaria che presenta un grado di
fu riadattato dai romani come è già prova- conservazione variabile e grande porosità
to lo furono quelli detti di Giunone e di si è presentato il problema del non voler
Ercole. decimare la nuvola per non avere perdita
di informazioni, mantenendo, quindi, un
alto livello di dettaglio.
Il rilievo Si è scelto di adoperare due metodolo-
gie alternative.
La complessità dell’argomento trattato Il primo approccio è stato quello di rea-
ha richiesto l’uso di più sistemi integrati di lizzare una triangolarizzazione della nuvola
rilevamento. di punti senza nessuna riduzione ottenen-
Il rilievo con lo scanner laser ha pro- do una mesh molto densa di poligoni, e
dotto una nuvola di punti utile per capire quindi di informazioni, ma di difficilissima
La ricontestualizzazione del frammento
gestione, da cui si è ottenuto in seguito la di gestibilità della mesh è stata una delle
un modello gestibile pur senza perdita di problematiche da risolvere.
informazioni in fase di rappresentazione. Per un uso statico, come ad esempio
Contemporaneamente si è operato di- rendering tradizionali, una mesh, anche se
rettamente sulla nuvola, da cui sono state molto onerosa dal punto di vista compu-
ricavate le sezioni necessarie alla costru- tazionale, può essere accettabile nei limiti
zione di un modello ideale attraverso le delle tempistiche del rendering, ma in
classiche procedure di modellazione. ambito real-time occorre trovare un siste-
ma che, pur senza un’eccessiva perdita di
qualità e quindi informazioni sull’oggetto
Triangolarizzazione e mesh garantisca una buona resa.
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
La ricontestualizzazione del frammento
è stata teorizzata già nel 1996 da Kri- misura probabilmente utilizzato, il “piede
shnamurty e Levoy durante la conferenza dorico”.
sulla grafica computerizzata, SIGGRAPH, Studi comprovati da ricerche archeo-
nell’articolo “Fitting Smooth Surface to logiche farebbero pensare ad un’unità di
Dense Polygon Meshes”12. Ciò diede luogo misura di circa cm 31 come riferimento
alla nascita delle displacement map13. utilizzato.
Nel 1998, venne presentata l’idea di Facendo un esempio possiamo dire che
trasferire tramite una mappa, normal il tempio classico di 6 x 13 colonne era
mapping, dettagli da maglie di modelli costruito su uno stilobate a scacchiera in
poligonali complessi a modelli composti da base alle colonne e agli intercolumni. Per
pochi poligoni, attraverso una proiezione la larghezza (6 colonne) erano necessari
geometrica che veniva memorizzata in una quindi 11 blocchi: 6 per le colonne e 5
texture in toni di blu e viola. per gli intercolumni. Per la lunghezza (13
L’algoritmo presentato non vincola la colonne) ci volevano invece: 25 blocchi: 13
maglia ad alta concentrazione poligonale a per le colonne e 12 per gli intercolumni.
quella a bassa concentrazione poligonale. Se questi blocchi erano di 4 piedi in
Ciò permette di creare dettagli in modo quadrato, le dimensioni dello stilobate sa-
indipendente dal modo in cui il modello rebbero: larghezza: 11 x 4 piedi = 44 piedi;
a bassa concentrazione poligonale è stato lunghezza: 25 x 4 piedi = 100 piedi.
creato, e permettendo quindi l’uso della Aggiungendo i gradini arriviamo ad
mappa su una geometria qualsiasi che ten- avere: 44 + 4 gradini x 1 piede = 48 piedi;
terà di conformarsi a quella utilizzata come 100 +4 gradini x 1 piede = 104 piedi.
proiezione iniziale. Applicando le giuste proporzioni e
adottando un piede dorico leggermente
variabile in centimetri si ottiene una rico-
Anastilosi e modello ideale struzione del tempio di Castore e Polluce
molto particolare ed attendibile anche raf-
Accanto al modello ricavato dalla frontata all’area di sedime delle fondazioni.
mesh, è stata effettuata un’anastilosi vir- Le colonne presentano 20 scalanature
tuale del tempio partendo dalla scansione come da canone classico e presentano alla
laser per ottenere le dimensioni e le sezioni base un diametro di 4 piedi, considerando
corrette da utilizzare. quindi un valore da 0,29 cm a 0,32 cm
Le ricostruzioni effettuate nell’800° otteniamo una misura totale che varia da
rendono difficile il compito di distinguere 1,16 m a 1,28 m che corrisponde a quella
fra i dati reali e attendibili e quelli ricava- di rilievo ritrovata. Tale procedimento è
bili da un’operazione effettuata senza il stato portato avanti su tutti gli elementi
rigore scientifico che sarebbe stato oppor- significativi del tempio.
tuno adottare. Secondo tali indicazioni il tempio en-
Il processo di anastilosi infatti fu con- tra perfettamente all’interno dell’area di
dotto utilizzando come moduli e misure sedime e corrisponde ai canoni del tempio
i “palmi” siciliani pari a cm 25,8 circa e i ideale di 100 piedi x 44 piedi che in metri
multipli e i sottomultipli14. secondo la nostra stima diviene di circa
Per tale ragione per l’anastilosi sono 30,84 x 13,27.
state utilizzate le dimensioni dei rocchi, Aggiungendo lo stereobate notiamo su-
dei capitelli e dell’area effettiva di sedi- bito che da rilievo le sue dimensioni sono
me del tempio, ed utilizzato il sistema di di circa 1,34 m per la lunghezza e in altezza
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
La ricontestualizzazione del frammento
4
Conclusioni Domenico Lo Faso Duca di Serradifalco, Le An-
tichità della Sicilia esposte ed illustrate, Palermo
1832-42
Le procedure utilizzate rappresentano 5 Giulio Schubring, Topografia Storica di Agrigen-
una sperimentazione su come più ambiti to, Torino 1887
6 Pirro Marconi, Agrigento, Firenze 1929
scientifici possano confluire in un unico 7 B.P.Torsello, “Editoriale, Tema, 1996, p. 3.
prodotto o in un insieme di prodotti affini 8 Le mesh poligonali possono essere viste ocme
e che hanno come proposito ultimo la “co- caso estremo di rappresentazione formata da
noscenza”, intesa non solo come “sapere”, elementi semplici a forma libera nello spazio(...)
ma anche come la possibilità di accedere per loro stessa natura sono idonee a rappresentare
ogni tipo di oggetto, dal solido delimitato da su-
alle informazioni in modo semplice ed perfici piane alle forme geoemtriche libere. M.Ga-
immediato anche per utenti non abituati iani,Della riunificazione di due mondi separati in
all’uso di strumenti informatici complessi. casa:modellazione e rendering, «DDD, Disegno e
Design Difgitale» anno 1, n.2 2002, p. 10
9 Per frame rate si intende la frequenza di foto-
grammi cioè di cattura o riproduzione di immagi-
Note ni che compongono un filmato o un’animazione al
computer in real-time. Un filmato o un’animazio-
1 Càstore e Polluce sono figli gemelli di Giove e di ne è infatti composta da una sequenza di immagi-
Leda, detti an¬che Dioscuri (dal greco Diòskoroi ni ad una velocità sufficientemente alta da fornire
(kùroi) composto da Diòs = Zeus cioè Giove + all’occhio umano l’illusione del movimento. Tale
kòroi (kuròi) = figli e pertanto la parola vuol velocità è espressa in fotogrammi per secondo
dire: figli di Giove. Furono immaginati presenti cioè fps e si aggira di solito intorno ai 25 fps.
alle più grandi imprese come nella spedizione 10 A valori più alti di bianco corrisponde un mag-
degli argonauti, dove, “nel bel mezzo della più gior rilievo dell’oggetto dal punto di vista visivo
terribile delle tempeste”, quando la nave Argo mentre le zone più scure indicano depressioni.
stava per affondare, la loro potenza divina calmò, 11 Rette perpendicolari ad un piano tangente la
d’un tratto, le acque. Assunti finalmente in cielo, superficie in un punto.
formarono la costellazione dei Gemelli. (Vanni 12 Vedi www.graphics.stanford.edu/papers/surfa-
Manfredo: Breviario di mitologia, Milano 1948). cefitting/surf_fit. pdf
Scrisse Tucidide (6,4,4): Circa 108 anni dopo 13 Tecnica utilizzata per la modellazione degli
la fondazione della loro città, i Geloi fondaro- oggetti non utilizzando strumenti standard di
no Akragas, denominando la città dal fiume; modifica, ma attraverso l’elaborazione di imma-
furono scelti come ecisti Aristinoo e Pistilo, gini in scala di grigio. In modo del tutto simile al
e alla colonia vennero date le istituzioni, che bump mapping utilizza lo stesso principio, con
erano proprie di Gela. Akragas nasce, dunque, la differenza che il displacement interviene diret-
intorno al 580 a.C. A un decennio della nasci- tamente sulla geometria del modello, modifican-
ta di Akragas, la sua definizione territoriale dola. Agendo nella direzione perpendicolare alla
e la sua organizzazione sono legate al nome superficie, la mappa provoca uno scostamento
del tiranno Falaride (571 – 556 a.C.). Ma è positivo dei punti del modello corrispondenti al-
con Terone (488 – 472 a.C.) che, grazie alla le zone chiare dell’immagine, e in senso negativo
splendida vittoria sui cartaginesi nei pressi del in quelli corrispondenti alle zone scure con una
fiume Imera del 480 a. C., i confini di Akragas reale deformazione della mesh.
si dilatarono fino allo stesso fiume Imera e la 14 Tra i multipli utilizzati nella ricostruzione del tem-
città raggiunse il suo massimo splendore. Mi- pio vi sono le “canne”, pari a 8 palmi quindi circa
gliaia di schiavi furono condotti nella Polis che 2 metri e se si considerano 16 canne, abbiamo una
con il loro lavoro, come riferisce Diodoro nel “corda” pari a m 33 circa. Da qui si comprendono
II libro, l’abbellirono di nuove opere come gli le dimensioni ipotizzate dal Villareale e dal Caval-
acquedotti e di templi come quello di Giove e lari che vedono il tempio lungo circa una corda e
dei Dioscuri (480 – 460 a.C.) le colonne poste fra esse con una distanza imposta
2 Fazzello Tommaso, De Rebus Siculis, Palermo
di 1,3 metri cioè esattamente di 5 palmi.
1558, Libro VI, pag. 332 e seguenti dell’edizione 15 Alessandro Carlino (a cura di), La Sicilia e il
del 1817 Grand Tour, la riscoperta di Akragas 1700-1800,
3 Fazzello, op.cit. pag. 343
Gangemi editore, Roma 2009.
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La ricostruzione del Tempio della Vittoria di Himera
Nunzio Marsiglia
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porto e la dislocazione delle attrezzature Palermo diede inizio alla rimozione degli
ad esso connesse. Nell’ambito dell’inse- otto edifici e del terreno di riporto che
diamento coloniale di Himera, una delle nell’arco di tre secoli avevano occupato
aree di maggiore interesse è costituita il suolo sacro. Da queste dismissioni sono
dal sito destinato ad ospitare, in forma via via affiorate le basi dei piloni della
distinta rispetto all’insediamento urbano, cella, l’interno del pronao con le ante ed
gli edifici sacri di più grande imponenza. il rocchio inferiore delle sue due colonne,
Nella città alta, all’interno del “Temenos la peristàsi, il crepidoma, resti di sima
di Athena”, è stato possibile riconoscere con una ricca serie di elementi scultorei
i resti del tempio A, altri tre edifici reli- costituenti la struttura decorativa del ma-
giosi ( templi B, C e D) ed un altare. Di nufatto templare. Tutto ciò ed altre parti
particolare importanza nella città bassa il emerse durante gli scavi hanno consentito
Tempio della Vittoria dedicato probabil- a Pirro Marconi - che nel frattempo aveva
mente ad Athena, come del resto il tempio assunto la direzione dei lavori - di rico-
A. Già sul finire del XVIII secolo, come noscere con adeguata sicurezza i resti del
documentato nel suo “Voyage pittoresque Tempio della Vittoria. A questa prima fase,
des isles de Sicile,…», Jean Houel aveva ultimata nel 1930, seguì nel 1966 una ulte-
riconosciuto nel sito su cui sorgeva questo riore campagna di esplorazione attraverso
tempio “… les debris du soubassement d’un la quale è stato possibile identificare, con
chateau qui parait un ouvrage des anciens, maggiore puntualità, il perimetro dell’area
à en juger par la grosseur des pierres qui archeologica e la destinazione d’uso delle
le composent…” (J. Houel, 1782-87). In fabbriche introdotte sul sito sacro a partire
effetti, verso la metà del Seicento, le ro- dalla distruzione della città.
vine del tempio della Vittoria erano state
interessate da un processo di edificazione
tendente a trasformare il sito sacro in un Dal rilievo alla modellazione 3D
borgo rurale munito di torre e destinato
ad assolvere compiti più direttamente con- Posto ai piedi della collina e in prossi-
nessi con la gestione agricola del territorio mità della sponda occidentale del fiume
(produzione di manufatti in argilla, colti- Imera, il tempio con pronao, cella e opi-
vazione e trasformazione della canna da stodomo è stato realizzato in materiale tu-
zucchero e del grano). Bisogna arrivare al faceo. Le prime operazioni di rilevamento
1823 perché lo studioso termitano Nicola hanno interessato i quattro gradini com-
Palmeri riconosca nei fabbricati del borgo ponenti il crepidoma, differenti sia nell’al-
seicentesco i resti della colonia greca. A zato che nella pedata. Il quarto ed ultimo
questa intuizione fece seguito, nel 1861, gradino costituisce il piano di posa delle
la documentazione di Giuseppe Meli il colonne della peristasi, ed è composto da
quale, dopo una accurata visita sull’altipia- un doppio filare di conci; la giacitura di
no di Himera, ebbe a segnalare al Regio questi elementi coincide quasi con l’asse
Commissario delle Antichità e delle Belle delle colonne. I gradini, esternamente ri-
Arti in Sicilia l’esistenza, tra le fabbriche sultano lisci, a spigolo vivo, senza alcuna
del casale, di un tempio periptero esastilo. decorazione e i conci che li compongono
Finalmente, a conclusione di una laboriosa sono tutti di lunghezza differente l’uno
e complessa procedura di espropriazione dall’altro. Il crepidoma, mancante di tutto
durata qualche decennio, nel 1927 la So- il lato est e con alcune lacune sugli altri tre
printendenza alle Antichità e Belle Arti di lati, ormai esposto tutto a vista, ha una
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estensione in pianta di m. 58,53 x 25,07. mana, sono stati collocati, a secco, dei
La base dell’elevato del tempio ha una di- conci di misura irregolare al fine di realiz-
mensione di m. 55,91 x 22,45. La peri- zare i muri di tompagno delle nuove fab-
stàsi, insiste su una base avente una lar- briche; di conseguenza a tali interventi, le
ghezza di m. 2,10 ed è formata da due se- colonne interessate sono state modificate
rie di conci, ognuno dei quali di m. 1,05 in in maniera grossolana. All’interno, su uno
larghezza; in coincidenza con gli angoli é stilobate di m. 1,35 di larghezza nei lati
costituita da un unico blocco di pietra maggiori, è collocata la cella. Su tale ele-
quasi quadrato, avente le dimensioni di m. mento si innalzano le colonne del pronao
2,00 x 2,05, al cui centro è sistemata la e dell’opistodomo, con un diametro mino-
colonna angolare. Data la notevole corro- re di m. 1,77, venti scanalature e un’altezza
sione del tufo da cui sono state ricavate le media del primo rocco di m. 1,32. L’inte-
colonne, nonché l’erosione delle scanala- rasse centrale ha una dimensione di m.
ture, le dimensioni originarie delle stesse 3,84 mentre gli spazi laterali misurano m.
sono state desunte dagli studi di Pirro 2,31. In termini distributivi il tempio è
Marconi. In origine la fabbrica era caratte- caratterizzato da una cella tripartita, dove,
rizzata da sei colonne sui lati minori e da il pronao misura m. 7,74 di lunghezza e m.
quattordici su quelli maggiori; in atto, è 8,95 di larghezza, l’opistodomo ha le di-
possibile constatare la presenza di alcuni mensioni di m. 7, 12 di lunghezza e m.
monconi delle stesse che raggiungono 8,95 di larghezza, mentre la cella è lunga
un’altezza di m. 1,35, con un diametro alla m. 20,00 e larga m. 8,95. I muri sono costi-
base di m. 1,91. Sul lato Ovest solo due tuiti da un doppio filare di blocchi di pie-
rocchi sono ancora sul loro alloggiamento tra squadrata, lunghi m. 2,18, alti m. 1,20
originario, mentre sul lato Est esiste un e larghi m. 0,50, a cui si sovrappongono
solo moncone di colonna sorretto da alcu- conci lunghi m. 1,10, alti m. 0,46 e larghi
ni mattoni posti in opera in occasione di m. 1,00, disposti a scacchiera. Il muro
una delle ultime campagne di scavo. Sul manca totalmente lungo il lato meridiona-
lato Nord mancano del tutto le due colon- le della cella, mentre sul lato settentrionale
ne estreme, mentre delle altre esistono so- si mantiene continuo, fino a raggiungere a
lo i rocchi erosi dagli agenti atmosferici in tratti anche l’altezza di tre conci sovrappo-
quanto le colonne sono state risagomate sti; tali conci resistono ancora, sia nel
per l’impostazione dei muri delle fabbri- pronao che nell’opistodomo, alla stessa
che moderne. Infine sul lato Sud rimango- altezza della cella, con opera perfettamen-
no molti dei rocchi inferiori di tutte le co- te isodoma. L’ingresso alla cella è ripartito
lonne tranne che per le due estreme di est in tre ambiti. Quello centrale, che costitu-
e di ovest. In ogni colonna e in ogni punto isce l’accesso alla cella vera e propria,
della peristàsi dove le stesse erano colloca- presenta un ordine di quattro conci dise-
te, rimane un foro quadrato avente il lato guali tra loro; gli ambiti laterali, invece,
di m 0,13 e la profondità di m. 0,12; tali ospitano le scalette per l’accesso, l’ispezio-
fori, malgrado l’assenza delle colonne, ne e la manutenzione dei tetti. Di queste
consentono di calcolare con precisione scalette, larghe m. 0,75, quella a Nord è
l’intercolumnio, che a causa della correzio- formata da sette gradini: quattro costitui-
ni ottiche risulta minore man mano che ci scono la prima rampa mentre gli altri tre la
si allontana dal centro. Dal rilievo è pure seconda. E’ presente un pianerottolo in-
emerso che in taluni intercolumni dei due termedio quadrato. Della scala posta a
lati maggiori, probabilmente in epoca ro- Sud è rimasta solo la prima rampa, compo-
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sta da tre gradini. Per quanto riguarda la ratterizzato da una serie di elementi plasti-
pavimentazione, si sono scoperti resti di ci applicati alle lastre della sima raffigu-
lastre di pietra bianca, spessi quanto l’in- ranti delle ‘teste leonine’ e da ulteriori altri
casso realizzato sullo spigolo superiore in- elementi scultorei. Dall’esame delle 56 te-
terno del gradino, su cui dovevano essere ste leonine ritrovate, oggi collocate nella
fissate le lastre stesse. L’elevato del Tempio ‘sala delle metope’ del Museo Archeologi-
è del tutto crollato e sono andati perduti co Salinas di Palermo, si evince “il fatto,
per sempre elementi fondamentali per la raro nella scultura decorativa ellenica, della
conoscenza completa dell’intero edificio, presenza di due prototipi fondamentali,
quali colonne e capitelli. L’unico esempla- ciascuno dei quali aveva servito di modello
re di capitello esistente è molto degradato; per tutte le maschere di uno dei lati maggio-
di tale elemento è possibile riconoscere ri del tempio; modello seguito con libertà
solo la superficie superiore dell’abaco e, secondo la capacità e il vigore artistico di
grazie al foro centrale realizzato per l’alli- ogni plasmatore. Fra le maschere recuperate
neamento delle colonne, il piano di posa. alcune sono opere di grande altezza d’arte e
Di questo capitello è stato possibile acqui- di grande bellezza” (Enciclopedia Trecca-
sire solo l’altezza di ca. m. 1,10, in quanto ni, 1933). Di particolare rilievo, ai fini
la superficie esterna è rovinata a tal punto della configurazione visiva dell’edificio
da non consentire la individuazione delle religioso, oltre a questi ed altri elementi
dimensioni dell’abaco e della curvatura plastici, la complessa policromia che do-
dell’echino. Di particolare rilevanza risul- veva caratterizzare parti importanti della
tano anche i segni lasciati sulla struttura trabeazione. Considerate le condizioni at-
dall’inserimento degli edifici seicenteschi. tuali del tempio, al fine di potere procede-
Si è rinvenuto, infatti, un taglio effettuato re alla sua ricostruzione virtuale, per le
sui blocchi di pietra squadrata nella parete parti mancanti o gravemente danneggiate
est dell’opistodomo, utile per la realizza- dall’usura del tempo e dalle asportazioni
zione di un sottopassaggio che consentisse che ne hanno alterato i caratteri plastici e
il collegamento della torre, costruita dimensionali, ci si è avvalsi dei dati desun-
sull’opistodomo, con l’abitazione adiacen- ti dai documenti elaborati da Pirro Marco-
te; sono stati altresì rinvenuti i resti di tre ni in occasione della prima campagna di
gradini incavati sui blocchi della parete scavi e degli studi di molti archeologi e, in
sud che consentivano il collegamento del particolare, di quelli di Jos De Waele sulla
torrione con i magazzini. Nella parte occi- “progettazione dei templi dorici”. La esplo-
dentale lo stilobate presenta la mancanza razione della vasta letteratura disponibile
del primo concio sottostante la colonna sull’argomento e la contestuale acquisizio-
estrema. Sul muro settentrionale della cel- ne delle caratteristiche geometriche-di-
la, invece, sono state trovate due nicchie mensionali del manufatto architettonico,
scavate nel penultimo e terzultimo blocco così come emerso dagli scavi del XX seco-
di pietre. Da quanto sopra descritto di- lo, ha innanzitutto consentito di compren-
scende la configurazione di un tempio dere che per la costruzione del manufatto
esastilo, periptero, fondato su un robusto è stato utilizzato, quale unità di misura, un
basamento, con una cella tripartita e sud- piede pari a mm. 296 (1p.= 30 cm.). Con-
divisa in pronao, naos e opistodomo. Due siderato l’interasse usato all’interno della
piloni posti tra pronao e cella ospitavano fabbrica per la collocazione delle colonne
gli elementi di risalita verso i tetti. Il coro- pari a m. 4,20 (= 14 p.), per la peristàsi è
namento dell’edificio era fortemente ca- stato possibile desumere le seguenti di-
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
mensioni: 68 p. x 180 p. per la distanza tra ghezza dello stilobate e l’altezza comples-
gli interassi estremi; 75 p. x 187 p. per lo siva della fabbrica.
stilobate. Per quanto attiene all’elevazio-
ne, è stato possibile ipotizzare una altezza
complessiva di 60 p. Da tali dimensioni I grafici sono stati elaborati dall’arch.
risulta una proporzione di 5:4 tra la lar- Maria Catania
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Solunto: la casa del Ginnasio
Manuela Milone
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La via dell’Agorà presenta una tri- topografia della zona faceva si che ogni
partizione individuata dai diversi tipi di abitazione si sviluppasse su diversi piani
materiale utilizzati: nel tratto periferico collegati da scale interne, circostanza que-
la strada è lastricata con larghi lastroni di sta che faceva spesso coincidere la copertu-
pietra arenaria locale ben squadrata; nel ra di un vano con il livello di calpestio del
tratto centrale, è di tipo romano ed è re- piano più elevato.
alizzata mediante un’interessante tessitura Tra le infrastrutture è di notevole
di mattonelle laterizie quadre, che scandi- interesse il complesso sistema di approv-
scono la sede stradale in tre zone, quasi a vigionamento idrico, costituito da un gran
delimitarne le corsie di traffico; nella parte numero di cisterne, per lo più private e
terminale della strada mattoni a forma di solo in qualche caso pubbliche. Una rete di
losanghe formano una stella a sei punte distribuzione che sfruttava, con opportuni
inscritta in un cerchio, che individua l’in- accorgimenti, il flusso delle acque piovane
gresso alla grande agorà. incanalate negli ambitus, dove veniva con-
L’asse principale (plateia) è incrociato, vogliato anche il sovrappieno dell’acqua
a intervalli regolari di metri 40, da strade nella varie cisterne private, provvedeva tra
ortogonali (stenopoi) in forte pendenza (in l’altro ad alimentare un piccolo impianto
alcuni casi il 25%), sulle quali si aprono gli termale sito alla periferia della città.
ingressi alle abitazioni; esse determinano, La zona delle attrezzature collettive,
insieme alle strade carrabili, la griglia urba- piazzata magistralmente in una sella pia-
na e costituiscono una rete esclusivamente neggiante del colle, comprende oltre all’a-
pedonale, sono pavimentate con grossi gorà con annessa stoà, una grande cisterna
blocchi lapidei e presentano una sezione pubblica coperta, un teatro, un piccolo
trasversale di metri 5,50. odeon e un gymnasium, non si svincola
La successione delle strade trasversali, dalla scansione modulare su cui si struttura
l’esistenza di altri due grandi assi; paralleli tutto il piano, ma si inserisce perfettamente
a quello mediano ed equidistanti da esso, nella organizzazione reticolare, costituen-
a monte e a valle, insieme al sistema degli do la dimensione di ciascun organismo
stenopoi costituisce una maglia regolaris- pubblico un multiplo esatto del modulo
sima che ritaglia degli isolati rettangolari base dell’insula.
i cui lati presentano un rapporto costante. Le analisi sui resti di Solunto mostrano
Si ha pertanto un’articolazione viaria che la città nasce e si sviluppa secondo i
modulata sull’insula (metri 40x80); ma og- criteri e direttrici di sviluppo costantemen-
gi, attraverso alcuni studi effettuati sull’ar- te controllati, che avevano trovato nell’ago-
gomento, appare attendibile l’ipotesi che il rà e nel teatro, sede dell’ecclesia, la loro più
modulo urbano avesse dimensioni di metri propria e più alta traduzione urbanistica.
20x20 e che pertanto tale misura costituiva Dopo un’analisi globale con un approc-
la dimensione dei lotti della città. cio sul sito archeologico di Solunto, l’at-
A Solunto le zone private erano costi- tenzione si è riversata in particolare sulla
tuite da aree prevalentemente destinate tema della modellazione tridimensionale
a edilizia residenziale e occupavano la su parte di un isolato, Casa del Ginnasio,
maggior parte della superficie totale della comprendente edifici con differenti unità
città. Le porte d’ingresso delle case soluti- funzionali (abitazioni, botteghe). Il proget-
ne si aprivano di solito sulle vie trasversali to mira a denotare, attraverso le forme pro-
mentre sulla principale si aprivano le porte dotte, una riconfigurazione che non vuole
dei vani destinati a botteghe. La particolare proporre tout-court una riconfigurazione,
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ma non c’è nessuno strumento per aiutarti approccio umanistico e approccio pura-
a comprendere qual era la relazione tra gli mente tecnologico, ciò che mi auguro è
spazi, che tipo di significato poteva avere che la realtà virtuale non arrivi a soppian-
la presenza di una costruzione in una cer- tare la realtà reale, non riuscendo più a
ta posizione. E’ possibile “andare oltre” distinguere tra ciò che deve continuare a
la parola scritta, di riuscire a superare i essere strumento di studio e ciò che deve
vincoli della lingua per comunicare con- essere l’obiettivo dello studio.
cetti, ma soprattutto sensazioni e contesti E’ bene comunque ricordare l’assunto
altrimenti inesprimibili e oggi la tecnologia fondamentale per il quale la realtà virtuale
multimediale ci aiuta in questa direzione. non intende sostituire la realtà fisica, piut-
Superando dunque la vecchia antitesi tra tosto facilitarne la comprensione.
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Il complesso residenziale della “villa del Casale” di
Piazza Armerina
Giuseppe Verde
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quando l’ultima di una serie di frane e marmo bianco venivano vendute per 100
smottamenti, venuti giù da monte Mango- once alla chiesa Madre, contestualmente
ne, coprì del tutto l’area. scomparivano altri frammenti di mosaici11.
Alla metà del XVIII secolo, in seguito Nel 1877 in seguito al nuovo ordina-
all’emergere di strutture frammentarie, mento del commissario per le antichità
alcuni studiosi e cercatori di antichità indi- della Sicilia si progettarono dei saggi nel
viduavano e descrivevano le rovine9. noccioleto che ricopriva l’intera area, ma
Per la salvaguardia delle zone archeo- per la prima vera campagna sistematica di
logiche della Sicilia, dal 1778-79 vennero scavo sul sito della villa si dovette aspettare
promulgate delle ordinanze, e venne creata il 1881ad opera dell’ing. Pappalardo che
una commissione addetta al controllo del ricevette l’incarico dal sindaco di Piazza
territorio, con lo scopo di evitare sac- Armerina comm. Antonio Crescimanno.
cheggi e scavi clandestini in questi siti. Nel Nella sua relazione conclusiva venivano
1803 quale Regio Custode dell’antichità di descritti uno scavo principale e altri tre
Val Demone e Val di Noto fu incaricato saggi; lo scavo si era sviluppato nel vano
Saverio Landolina; a lui si devono le prime centrale del triclinio, e dalla relazione si
denunce di atti vandalici ai danni della riporta che dopo lo strato superficiale “si
Villa del Casale, in una missiva datata 20 incontrò un potentissimo banco sabbioso,
gennaio 1804 mandata al Regio Segreto di misto e una grande quantità di tegole e
Piazza cav. Gaetano M. Trigona ordinava pietre di varia grandezza, specie verso il
“d’impedire che il canonico D. Francesco fondo. Ne mancarono i frammenti delle an-
Trigona continuasse a distruggere il pavi- forette di terracotta destinate alle aperture
mento di mosaico, ch’esiste in quel territo- a cupola. Alla profondità di m. 2,10 viene
rio nella contrada nominata Casale dentro individuato il pavimento policromo di tes-
un’antica fabbrica” (Fig. 3). Un ulteriore serine cubiche di mm. 6 di lato, inserite in
atto di questi fu di inviare il 28 febbraio uno strato di malta spesso cm. 8 posto su un
1804, la richiesta di comunicare la consi- sottofondo di pietre di buona malta di cm.
stenza del patrimonio musivo trovato, non 14”12. Degli altri tre saggi uno risultò par-
ricevendone però risposta. Perseverante ticolarmente interessante; a m. 60 a nord
si recò sul posto non riuscendo, però a del triclinio, nelle immediate vicinanze di
visionare i mosaici in quanto un’alluvione un rudere affiorante dal terreno e ad una
aveva coperto gli scavi, come attesta un profondità di m. 3,90 dalla superficie, un
documento del 27 marzo 180410. pavimento, forse in opus sectile, sotto cui
La spoliazione della struttura continuò si sviluppava una seconda pavimentazio-
anche quando, il primo marzo 1808, il ne marmorea, si trovava all’interno della
console generale britannico in Sicilia, Ro- basilica13. Pappalardo così lo descriveva “
berto Fagan, che aveva ottenuto dal re la pare che sia uno dei disegni centrali, essen-
concessione di eseguire campagne di scavo dovi in mezzo un tondo di marmo bianco
in tutta l’isola con l’unico obbligo di elen- del diametro di m.0,62 con in giro una
care al sovrano la consistenza dei reperti, riquadratura di strisce di marmo azzurro,
delegò per la zona di Piazza Armerina Sa- larghe m.0,10 …. Immediatamente sotto il
batino del Muto; questi, anziché consegna- pavimento scovertosi, e senza la interposi-
re ciò che aveva recuperato, vendette i ma- zione di verun cemento, ma diviso soltanto
teriali asportati: si ritrovò, addirittura, un da uno straterello di sciolta sabbia, esiste un
atto stipulato il 16 novembre 1810, in cui secondo suolo di marmo, non meno fine del
due colonne di granito d’Egitto ed altre in primo e a lastre ben levigate”14. Per salva-
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
guardarne la conservazione, gli scavi furo- sostegno sui muri antichi il cui progetto
no quindi rinterrati per cui di essi rimase fu redatto dall’architetto Piero Gazzola
solo la relazione che magnificava i mosaici. (Fig. 4).
Di buona parte dei mosaici della villa La campagna di scavo che permise di
si era già fatta incetta, uno storico locale riportare alla luce l’intero sito cominciò
Alceste Roccella15, che scriveva nel 1882, solo nel marzo 1950 quando l’Amministra-
riportava che maestranze locali dopo ave- zione Comunale di Piazza Armerina con-
re individuato e scavato alcuni ambienti ferì l’incaricò all’archeologo Gino Vinicio
mosaicati, ne avevano asportato parti per Gentili; questi procedette dallo xystus in
essere ricomposte nelle case nobili piaz- direzione del “Corridoio della Grande
zesi, tra le quali, una camera del palazzo Caccia”, poi verso l’ingresso principale.
Trigona di Geraci, da cui in seguito fu Questi lavori avevano asportato quasi
smontato; inoltre due lastre di verde antico completamente le strutture medievali che
furono donate dal vescovo Parisi di Piazza insistevano su quelle della villa tardoanti-
Armerina nel 1832, a re Ferdinando II ca, di questa presenza ben poco rimane al
per decorare due tavoli della sua reggia a di là di una scarsa documentazione grafi-
Palermo. ca. Nel 1952 era già completato lo scavo
Nel periodo in cui Paolo Orsi fu So- dell’intero peristilio e vennero ricollocare
printendente alle antichità della Sicilia sulle basi le colonne; si procedette quindi
(1929), dopo una prima ispezione alle allo scavo dei vani settentrionali che vi si
falde del retrostante monte Mangone, in affacciano. Nel 1954 si completò lo scavo
cui era stato segnalato un sepolcreto già in del complesso, e tra il 1955 ed il 1963,
buona parte devastato dai lavori agricoli, si cominciarono a realizzare le opere per
s’iniziò una campagna di scavi che interes- la fruizione ed il consolidamento delle
sò l’area del Triclinio e il cortile ovoidale strutture e dei mosaici. Del progetto delle
(xistus); anche in questo caso concluso lo coperture venne incaricato l’arch. Franco
scavo tutto fu ricoperto. Da quanto visto Minissi, che aveva appena concluso la
l’Orsi formulò l’ipotesi che si trattasse di realizzazione delle opere a salvaguardia
“una sontuosissima villa romana distrutta delle mura greche di capo Soprano a Gela
durante le guerre servili e in ogni modo (Fig. 5).
riattata e rioccupata da bizantini e arabi, Il lavoro degli archeologi non si è fer-
che avrebbero dato origine con le masse mato e da allora molti sono stati i saggi
di operai terrieri ad una ricca borgata, che eseguiti nel contesto della villa, miranti
sembrava scomparsa coi tempi normanni”. a datare con più certezza le fasi e meglio
Solo nel 1935 grazie all’interessamento definire il grande villaggio medievale, già
di Biagio Pace, Presidente del Consiglio individuato da Orsi. Con gli ultimi inter-
Superiore delle Belle Arti, si ebbe una venti, dal 2004 a tutt’oggi, si sono scavate
nuova, ma breve, campagna di scavi strutture medievali fino al fiume Gela,
diretta da Giuseppe Cultrera; il terreno oltre l’ingresso a circa duecento metri a
fu acquistato dal comune di Piazza tra il nord, mentre a sud si sviluppano almeno
1937 e il 1943. Con la seconda campagna per altri 150 metri oltre la villa. Si tratta
di scavo, svoltasi nel 1938 si riuscì a ripor- di resti di piccoli edifici ad un piano con
tare alla luce l’intero Triclinio, nel 1941 a al massimo un soppalco, caratterizzati da
conclusione della terza campagna di scavi unità abitative quadrangolari, in taluni
si realizzò la copertura a protezione della casi dotate di un settore per animali e di
sala tri-absidata impostando i pilastri di un portichetto antistante; i muri erano
La ricontestualizzazione del frammento
costruiti con pietrame informe legato da alle nuove strutture che negli ultimi anni
malta terrosa e rinzeppati da frammenti stanno venendo alla luce (campagne di
di tegole striate bizantine reimpiegate, si scavo dal 2004 al 2013), dai nuovi saggi
aprivano intorno a cortili, ed erano coperti a sud completerebbero un sistema “villa”
da travi in legno e tegole. Le strutture ben più complesso di quanto ad oggi sia
dell’insediamento furono poi abbandonate stato valutato.
e lentamente caddero in disuso, coperte La ricostruzione volumetrica degli
da successive alluvioni. Sopra gli strati ambienti che è stata eseguita valutando lo
di terra depositati, si impostarono alcuni spessore murario dei brani ancora presenti
tratti di muri, costituiti da filari di pietra- ed i rapporti metrici tra il diametro delle
me singoli o doppi, che costituiscono una colonne e la trabeazione ha permesso, con
recinzione attorno alla zona dell’insedia- buona approssimazione, di riconfigurare
mento; tali muri probabilmente erano solo correttamente buona parte degli ambienti
una cinta di tipo agricolo, da collegare alla della villa.
fattoria che, secondo documenti di archi- Sull’apparato musivo, il rilievo è stato
vio, era attiva nella zona “Casale” tra XIV condotto per ricalco delle parti che non
e XV secolo16. avevano subito strappi e restauri invadenti,
Allo scopo di poter riconfigurare in scala 1:1 dopo che l’intero piano di posa
quanto più prossimi alla realtà gli spazi era stato rilevato con lo strumento laser
della villa tardoantica, con i suoi pregevoli oltre all’applicazione del foto raddrizza-
mosaici, sono state analizzate le struttu- mento (Fig. 6-7).
re valutando i paramenti murari che, in Molti studiosi20 affermano l’unicità
molte parti, erano state restaurate ed in- delle fasi costruttive della villa, visti i
tegrate dalle opere di Minissi. Per ovviare risultati dei saggi eseguiti intorno alle
a problemi interpretativi si è studiato per strutture, ma da un’analisi delle murature
prima la documentazione grafica, redatta in molti punti queste si presentano non
durante le fasi di scavo e in sede di lavori ammorsate tra loro e con soluzione non
di consolidamento, attenzionando anche i coerenti a strutture romane di questo
rapporti metrici che la struttura conserva. periodo storico. Si potrebbe supporre che
Nella villa del Casale vari sono gli schemi durante la fase di costruzione delle diverse
geometrici che si possono individuare, parti del complesso, le maestranze siano
anche se tutti legati alla metrica romano- state costrette a modificare direzione o per
punico in uso nel periodo (cubito, piede, presenza di strutture preesistenti ancora
digito)17. affioranti in superficie o variazione di com-
Il rilievo diretto e strumentale, che mittenza. Questi ambienti, posti a “cer-
ha dato una restituzione grafica con un niera” o “frizione” tra i diversi corpi che
margine di errore di qualche millimetro18, compongono la villa, presentano soluzioni
ha permesso di creare una banca dati che adottate “casuali”; nel caso del passaggio
fornisce una congrua base di materiali che dal peristilio alle terme: differenza notevo-
opportunamente analizzati ed assemblati le di quota, muri non ammorsati tra loro21
ha permesso una corretta ricostruzione e ingresso non in asse con l’ambiente. La
grafica, sia delle strutture che degli ap- stessa difformità di soluzione si ritrova
parati musivi oltre che degli intonaci che anche dall’altra parte del peristilio, in
completavano gli ambienti19. L’immagine corrispondenza dello xistus ovoidale, cosa
generale, oggi ancora in parte non com- che potrebbe far supporre che vista la pre-
pleta per la mancanza dei dati relativi senza, già realizzate entrambe dello xistus
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
e delle terme, il complesso centrale della e con pavimento lastricato di vario marmo” in A.
villa si sia “adeguato” allo spazio, inseren- Leanti, Lo stato presente della Sicilia, Palermo
1761
dosi tra i due corpi, andando a coprire il 10 Gentili 1999 vol. I p. 18.
canale che scendeva da monte Mangone in 11 Gentili 1999 vol. I p. 19.
direzione del fiume Gela. La ricostruzione 12 Gentili 1951; p. 292.
13 Gentili 1951; p. 292.
grafica proporzionata ai ritrovamenti e agli 14 Gentili 1951; p. 293.
schemi metrici dimostra che il complesso 15 Brancato F. S., Mingoia R. 2002; p. 25.
funziona geometricamente per elementi, i 16 Dalla relazione di scavo del dott. Paolo Barresi.
quali seguivano le regole di corpi a se stan- 17 Per la partizione metrica e l’individuazione del
ti senza un legame con quelli circostanti modulo è sta presa in considerazione la tavola
(Fig.8-14). mensuaria rinvenuta nel mercato augusteo di
Leptis Magna. La metrica sopra incisa era quella
utilizzata nel bacino del mediterraneo nel pe-
riodo imperiale, datata al II secolo d. C. è stata
Note studiata e pubblicata da Joppolo nel 1967.
18 Si è proceduto al rilievo topografico realizzando
1 Mar, Verde 2006, pp. 49-83. una poligonale chiusa con settanta vertici geore-
2 Carandini 1985, p. 116; Sfameni 2006, p. 9. ferenziati, riferiti alla rete IGM 95 con l’ausilio
3 Tale tipo di villa suburbana è quella descritta da
del GPS; da questi vertici avvalendosi di stazioni
Vitruvio nel suo VI 5, 3 libro del De Architeotura. totali Laica TCR 307 si è proceduti al rilievo dei
Vitruvio, pur occupandosi in modo non appro- singoli ambienti, si sono inoltre applicati due
fondito delle residenze di campagna, affermava laser scanner a scansione, uno Callidius e l’altro
che queste avrebbero dovuto avere caratteristi- Riegel LPM-25 HA per un più puntuale rilievo,
che simili alle domus urbane; inoltre avrebbero infine si è proceduto al rilievo diretto senza il
indicato la posizione sociale dei proprietari. quale l’interpretazione delle strutture non sareb-
4 Sfameni 2006, p.19.
be stata possibile.
5 Il 18 marzo 2004, nel contesto dei finanziamenti
19 Per gli intonaci, solo oggi restaurati con il
per il progetto POR Sicilia 2000 da parte della progetto di realizzazione delle nuove coperture
Soprintendenza BB. CC. AA. veniva iniziata una completato nel 2011, ci si è avvalsi dei disegni,
campagna di scavi per “Esplorazione archeolo- riportati dall’equipe del prof. Gentili, redatti in
gica della pars fructuaria della Villa Imperiale del
fase di scavo e pubblicati nella sua monografia
Casale di Piazza Armerina” sotto la direzione
sulla villa del 1999.
scientifica del prof. Patrizio Pensabene Perez 20 Gentili 1959, p. 13: “Indubbiamente un piano
dell’Università la Sapienza di Roma.
6 Di Vita 1972-73, p. 256. organico ed unitario ha presieduto alla costruzione
7 Ampolo-Carandini-Pucci-Pensabene 1971, in dei suoi corpi di fabbrica in quello scorcio di tem-
questo testo datava la villa al 310-320 d.C. da po che sta a cavallo tra il III e il IV secolo d.C.”.
studi sui saggi stratigrafici condotti dall’equipe La interpreta allo stesso modo anche S. Settis
del prof. Carandini nel 1970; Carandini, Ricci, (1975) che scriveva “la stretta complementarietà
De Vos, 1982, p. 54, lo stesso autore rivede i dati funzionale delle varie parti della villa la fa apparire
e sposta in avanti la fondazione della villa. come un organismo progettato secondo un disegno
8 Ampolo-Carandini-Pucci-Pensabene 1971, p. unitario, perché fosse al più presto, com’era ed è
141, la datazione è determinata dal rinvenimento abitudine, realizzato e abitato”; Di Vita l972-73,
di una moneta sotto un mosaico restaurato all’in- p.258, ribadisce l’unità di concezione della villa;
terno della sala del frigidario. Carandini, Ricci, De Vos 1982, p. 331, si riporta-
9 Verso e Alegamnbe, Memorie di Piazza; G. P. no i dati di un saggio esterno che ha datato alla
Chiaranda Piazza, città di Sicilia, Messina 1754, stessa fase le due strutture.
che riferivano delle vestigia e menzionavano i 21 Brancato, Mingoia 2002, p. 70, anche quest’au-
primi ritrovamenti del 1761 “Vestigia di antico tore ha costatato il fatto che alcune strutture
tempio, lavorato a musaico, con alcune colonne fossero solo appoggiate tra loro.
La ricontestualizzazione del frammento
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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
La ricontestualizzazione del frammento
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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
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La ricontestualizzazione del frammento
Elementi erratici lignei di epoca medievale in Sicilia
Nunzio Marsiglia
La conquista della Sicilia da parte dei coinvolge anche i centri maggiori. Nella
musulmani fu completata nell’anno 902, dettagliata descrizione di Palermo di Ibn
vale a dire dopo più di due secoli di incur- Hawqal del X secolo si parla della presen-
sioni, scaramucce e insediamenti puntifor- za, nel capoluogo isolano, di una Grande
mi che, a partire dal VII secolo, avevano Moschea e di almeno trecento moschee/
sottolineato l’importanza strategica che oratori. Di questo straordinario patrimo-
l’isola rivestiva ai fini del controllo del nio architettonico restano poche tracce
Mediterraneo. Ma già a partire dai primi riconoscibili. Resta la sala dell’attuale cap-
decenni del IX secolo, nell’ambito delle pella di Santa Maria l’Incoronata, presso
comunità sottomesse al dominio arabo, la Cattedrale e la sala a due navate nel
i conquistatori avevano avuto modo di lato sudorientale del cortile della chiesa di
far valere la loro capacità organizzativa San Giovanni degli Eremiti. In entrambi i
sul piano politico, su quello economico, casi citati la configurazione spaziale della
nonché su quello culturale. Quale conse- sala, ipostila ed estesa in larghezza, rinvia
guenza diretta del nuovo sistema ammi- ad una non improbabile relazione con la
nistrativo introdotto nel territorio isolano sala di preghiera di una moschea. Proba-
e della riorganizzazione della produzione bilmente le colonne decorate con cartigli
agraria, ampiamente diversificata rispetto epigrafici, o coronate da bande con ele-
alla monocultura cerealicola che aveva ganti caratteri cufici del portico orientale
caratterizzato i secoli precedenti, sotto la del Duomo, dell’interno della Magione,
dominazione araba fu possibile consta- della Martorana e quelle conservate presso
tare uno straordinario sviluppo culturale la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis
capace di produrre diffuse testimonianze sono collegabili a qualcuno dei numerosi
sia nel campo artistico che in quello più oratori di quartiere o alla Grande Moschea
propriamente architettonico. Malgrado di cui parla Ibn Hawqal. Non si hanno
la toponomastica ancora lasci intuire la maggiori informazioni, per la esiguità delle
capillarità delle iniziative prodotte sul testimonianze, nel merito della produzione
territorio siciliano dall’amministrazione di tipo artigianale e artistica (manufatti
islamica, nei centri minori restano poche lignei, metallici, ecc.) dello stesso periodo.
tracce di questa presenza: l’inadeguatezza Bisogna attingere ai reperti del periodo
delle indagini archeologiche, che hanno normanno per colmare tale vuoto. Fino
tradizionalmente teso a privilegiare i siti agli inizi del XIII secolo infatti, dapprima
interessati dalla colonizzazione greca e ro- sotto i re normanni e successivamente
mana, probabilmente, si costituisce come durante la dominazione sveva, una folta
la causa primaria di questa pesante lacuna comunità musulmana continuò a vivere e
culturale. E la stessa inerzia nella ricerca ad operare in Sicilia consentendo con ciò
La ricontestualizzazione del frammento
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
La ricontestualizzazione del frammento
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
originaria restano solo alcuni elementi che Analisi geometrica del pannello ligneo
formavano una composizione geometri-
ca. Tali motivi entrano nel caratteristico Ai fini della ricostruzione della com-
repertorio islamico e, pertanto, possono plessa geometria attraverso la quale sono
essere riscontrati nelle ceramiche, negli stati generate le decorazioni che ornano
avori, negli stucchi e nei tessuti. Tuttavia i manufatti lignei studiati, per il rilievo
l’aspetto di alcuni elementi vegetali, co- sono stati utilizzati rispettivamente per
me la semipalmetta con fitte nervature il pannello uno scanner ottico (sistema
parallele e di alcuni uccelli accomunano Mephisto della 4D Dynamics), mentre
il nostro pannello a prodotti di origine per gli stipiti e l’architrave lo scanner laser
ispanica. Il tipo di ornato che unisce ele- “Leica ScanStation 2”. Considerato che la
menti geometrici ad elementi naturalistici struttura decorativa del pannello ligneo
ebbe molto successo in Occidente dove si è divisibile in parti uguali e simmetriche,
ritrova, ad esempio, su prodotti di metallo per lo studio dell’analisi geometrica è
e su tarsie marmoree. bastato prendere in esame una sola metà
del pannello. La decorazione geometri-
ca si basa sul principio di rotazione del
Stipiti e architrave lignei di una porta di quadrato, da cui discende la stella a otto
casa Martorana punte. La rotazione del quadrato inscritto
ad una circonferenza si ripete all’infinito,
Gli stipiti e l’architrave lignei proven- fino a quando non si trova la dimensione
gono da una porta della casa di Goffredo esatta da cui si genera la stella. Trovata
di Martorana, attigua alla Chiesa di S. Ma- tale dimensione e ruotata la figura di 45° si
ria dell’Ammiraglio, dove Eloisa Martora- individuano le dimensione delle losanghe
na nel 1193 aveva fondato un monastero. e quindi la stella. All’interno del quadrato
Questi elementi decorativi, tanto possenti di base e anche di quello ruotato a 45°
per spessore quanto raffinati nell’intaglio si individuano altri quattro quadrati di
a motivo geometrico, hanno una altezza dimensioni minori. Considerando il sin-
di 457 cm. e una larghezza di 27 cm. e golo elemento geometrico e ruotandolo di
sono collocati nel primo ambiente a piano 45° si individua lo spessore della cornice.
terra, la Sala I, della Galleria Regionale. I Sovrapponendo la costruzione di questi
manufatti presentano un fregio decorativo quadrati ed eliminando le linee di costru-
piuttosto complesso: due bordi a girali zione è possibile identificare il disegno
inquadrano una larga fascia ornata da un geometrico del pannello.
intreccio geometrico, generato da un listel-
lo perlato, da ottagoni stellati alternati a
doppi pentagoni opposti e collegati da se- Analisi geometrica degli stipiti edell’ar-
micerchi che incorniciano girali simmetrici chitrave lignei
di palmette. Il motivo dei doppi poligoni
allungati collegati da semicerchi era già Gli stipiti e l’architrave lignei, prove-
documentato fra gli stucchi di Samarra. nienti da una porta di casa Martorana, pre-
Sebbene gli stipiti di Palazzo Martorana sentano la stessa decorazione geometrica,
siano tipici della cultura fatimide si ha, simmetricamente ripetuta più volte. Anche
tuttavia, l’impressione che questi manufat- in questo caso è stato sufficiente prendere
ti possano essere attribuiti a una bottega in considerazione una sola porzione di
siciliana. uno dei due stipiti comprensiva di tutti gli
La ricontestualizzazione del frammento
elementi compositivi. La decorazione geo- dai listelli perlati prima individuati. Elimi-
metrica si basa sull’utilizzo delle tre figure nando le linee di costruzione è possibile
geometriche pure, il quadrato, il triango- scorgere il disegno geometrico degli stipiti
lo e il cerchio. Dall’intersezione di due e dell’architrave.
triangoli rettangoli isosceli si genera un
quadrato, dalla cui rotazione, a sua volta,
emerge la stella a otto punte. La rotazione Conclusione
del quadrato viene più volte ripetuta oltre
che per individuare la stella a otto punte, I dati acquisiti con lo scanner ottico e
anche in questo caso, per individuare i li- con il laser scanner hanno costituito la ba-
stelli perlati delle figure geometriche sopra se per la definizione della struttura geome-
e sottostanti la stella e la dimensione stessa trica e dimensionale dei pannelli lignei in
della fascia decorativa centrale. I bordi esame e per la produzione di un modello
interni ed esterni dei listelli perlati che digitale tridimensionale, che si costitui-
inquadrano le figure geometriche sopra sce quale documento tecnico utile per la
e sottostanti la stella ottagonale, vengono programmazione di attività finalizzate allo
individuati dai prolungamenti dei triangoli studio, alla conservazione e al restauro.
inscritti in un quadrato. Dall’intersezione
dei prolungamenti dei triangoli si indivi-
dua un asse di simmetria da cui si diparto-
no due cerchi inscritti ad un quadrato che I grafici sono stati elaborati dall’arch.
collegano le figure geometriche contornate Daniela Foderà
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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
Elementi decorativi di arte islamica: pannelli lignei del secolo XII. Il rilievo per la conoscenza, Tesi
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La ricontestualizzazione del frammento
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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
1. Pannello ligneo del Palazzo Reale di Palermo (Galleria Regionale Palazzo Abatellis)
2. Porta Chiesa di S. Maria dell’Ammiraglio
3. Stipiti della porta di Palazzo Martorana (Galleria Regionale Palazzo Abatellis)
4. Pannello ligneo del Palazzo Reale, ricostruzione geometrie
5. Stipiti della porta del Palazzo Martorana, ricostruzione geometrie
6. Pannello ligneo del Palazzo Reale, modello 3D
7. Stipiti della porta del Palazzo Martorana, modello 3D
8. Porta palazzo Martorana, modello 3D
ll rilievo per la riconfigurazione dei fronti di Palazzo Bonet
a Palermo
Vincenza Garofalo
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
lavanderia e stenditoio coperto del con- pur approssimativa, delle singole parti
vento. In seguito ai danni causati dal terre- murarie10.
moto del 1823, venne demolito il campa- L’analisi della pezzatura e della natura
nile che si ergeva sulla torre d’angolo. Dal geologica dei conci ha reso manifesto che
1818 il convento fu sede delle Regie Scuole le parti basamentali dell’edificio sono state
normali, nel 1866 fu espropriato e, a parti- interessate, in epoca non facilmente da-
re da tale data, venne destinato ad usi civili tabile, da interventi di sostituzione mura-
e fu oggetto di alterazioni volumetriche, ria11. L’edificazione del piano ammezzato,
strutturali e distributive7: fu quartiere del- avvenuta presumibilmente nel XIX secolo,
le Guardie Daziarie Municipali e Ufficio ha modificato notevolmente i prospetti,
amministrativo dei Dazi Comunali e del a causa della realizzazione di balconi
Saggio del Gas, nel 1870; sede del Liceo originariamente non esistenti e di diverse
Ginnasio Umberto I dal 1878. Parte del nuove aperture, che si sono sovrapposte
convento venne restituita ai frati france- alle finestre “alla catalana” del livello più
scani del Terzo Ordine a partire dal 1929. basso, delle quali si parlerà più avanti12.
Nel 1982 è stata avviata la redazione di Dell’originario assetto dei fronti su via
un progetto di restauro realizzato a partire Sant’Anna e su vicolo dei Corrieri sono
dal 19968. state rinvenute, al piano nobile, tracce ri-
conoscibili e ricostruibili di sei bifore, tre
Durante le operazioni di restauro, in su via Sant’Anna, poste a distanze variabili
seguito alla completa rimozione degli in- l’una dall’altra, e tre su vicolo dei Corrieri,
tonaci che rivestivano le murature e alla con interasse costante. Tali bifore, in una
demolizione delle superfetazioni, sono delle tante manomissioni della fabbrica,
emerse la struttura in muratura portante erano state trasformate in grandi finestre
dell’edificio, realizzata in pietra da taglio architravate, per essere poi chiuse e so-
squadrata grossolanamente e le tracce stituite da una sequenza di aperture più
delle differenti configurazioni del palazzo, piccole. La bifora n. 2 su via Sant’Anna
fino ad allora nascoste e sconosciute. ha conservato integralmente la sottile
A seguito di tali ritrovamenti, e al fine colonnina centrale in marmo di Carrara,
di conoscere la reale consistenza materico- completa di base e capitello (Fig. 3). Al
strutturale del palazzo, l’Amministrazione livello inferiore di entrambi i fronti sono
Comunale ha predisposto l’esecuzione di state rinvenute, pur se con notevoli lacune,
rilievi di approfondimento in corso d’o- alcune finestre “alla catalana”, architravate
pera9. e dotate di cornice a bastone con decori
E’ stato rilevato l’intero apparecchio terminali a guisa di capitello, che rappre-
murario dei fronti esterni del palazzo su sentano il viso di un puttino all’interno
via Sant’Anna e su vicolo dei Corrieri, di una margherita, testimonianza della
documentando in dettaglio l’esatta posi- raffinata arte stereotomica delle maestran-
zione di ogni concio, compresi quelli di ze quattrocentesche che lavoravano nei
calcarenite grigia squadrata dei cantonali, cantieri palermitani. Le tre finestre sul
la cornice marcapiano e le cornici delle fi- fronte di vicolo dei Corrieri hanno tutte lo
nestre realizzate con la stessa pietra (Figg. stesso piano di imposta, che appare tutta-
1 e 2). L’analisi attenta delle murature ha via differente da quello dell’unico esempio
permesso inoltre la classificazione delle rinvenuto in via Sant’Anna.
tipologie costruttive, dei materiali e delle Sul prospetto di vicolo dei Corrieri è
dimensioni dei conci e la datazione, se stato rintracciato pure l’accesso alla corte
La ricontestualizzazione del frammento
interna, già menzionato nella perizia esti- dell’arco, a sesto ribassato, che origina-
mativa, firmata dall’ingegnere del Regno riamente definiva la parte alta del vano
Mariano Smiriglio e dal capomastro delle finestra. Tale arco rilevato nella bifora n.
fabbriche di Senato Vico Di Blasi, allegata 4 di vicolo dei Corrieri, è stato inserito nel
ad un atto notarile del 6 novembre 161813. disegno.
Il rilievo approfondito a cantiere aper- La figura 6 mostra gli studi per la
to ha contribuito a individuare e leggere le ricostruzione delle parti mancanti delle
tracce esistenti, gli indizi delle successive bifore rinvenute. E’ stata disegnata l’ul-
stratificazioni e le relazioni tra le parti e tima configurazione corrispondente allo
ha permesso di redigere alcune ipotesi di stato di fatto rinvenuto in cantiere. Sono
ricostruzione, laddove possibile. Il rilievo visibili le manomissioni, le nuove aperture
dei paramenti murari è stato condotto per che hanno preso il posto delle bifore e le
via fotogrammetrica con la elaborazione di lacune intervenute nel tempo. In tre casi
fotopiani attraverso il raddrizzamento e la sono leggibili le dimensioni e la cornice di
mosaicatura delle immagini fotografiche. I finestroni seicenteschi che sono stati man-
fotopiani sono stati elaborati con il softwa- tenuti ad opera completata. Per ciascun
re Rollei “MSR 4.0”. Laddove la presenza esempio sono indicate in rosso le parti ri-
di impalcature ha impedito l’acquisizione costruite, a completamento delle aree lacu-
di prese fotografiche, è stato effettuato nose; in grigio sono rappresentate le parti
solo il rilievo diretto. La restituzione gra- totalmente mancanti, la cui configurazione
fica del rilievo dei fronti ha incluso anche risulta dall’analisi di parti analoghe già
la rappresentazione dettagliata del profilo note e misurate in altre bifore. L’ipotesi di
dei conci, che è stata utile alla lettura di ricostruzione ha incluso anche la cornice
tutte le tracce e delle sedimentazioni inter- marcapiano, sulla quale insistono le bifore.
venute nel tempo. Si è inoltre ipotizzata la ricostruzione delle
Il rilievo di dettaglio, condotto con me- colonnine mancanti nelle due bifore non
todo diretto e fotogrammetrico, ha docu- manomesse dai finestroni seicenteschi.
mentato l’esatta collocazione e geometria Il rilievo di dettaglio della finestra
delle sei bifore, della cornice marcapiano “alla catalana” n. 4 su vicolo dei Corrieri
tra il livello inferiore e il piano nobile e ha incluso anche la cornice modanata e
delle finestre “alla catalana” con relative gli elementi scultorei antropomorfi (Fig.
modanature ed elementi lapidei scultorei. 7). La restituzione del rilievo ha incluso
Di tali rilievi è stata effettuata una restitu- anche una ipotesi di ricostruzione delle
zione grafica in scala 1:1. parti mancanti.
Il rilievo di dettaglio della bifora n. 2 su La figura 8 mostra gli studi per la
via Sant’Anna ha incluso anche il capitello ricostruzione delle parti mancanti delle
e la base dell’unica colonnina rinvenuta in finestre “alla catalana” rinvenute. Anche
marmo di Carrara che sostiene il concio in questo caso sono visibili le manomissio-
centrale “a punta di lancia” (Figg. 3, 4 e ni e le lacune intervenute nel tempo. Per
5). Il suo assetto interno ha rivelato tracce ciascun esempio sono indicate in rosso le
del sedile in pietra da taglio e dell’allog- parti ricostruite, a completamento delle
giamento degli infissi. La restituzione aree lacunose; in grigio sono rappresentate
del rilievo ha incluso anche una ipotesi le parti totalmente mancanti, la cui confi-
di ricostruzione delle parti mancanti. A gurazione risulta dall’analisi di parti analo-
tale scopo il disegno dell’assetto interno ghe già note e misurate in altre finestre. Si
della bifora riporta anche la ricostruzione è inoltre ipotizzato il completamento della
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
cornice a bastone e gli elementi scultorei Il nuovo progetto ha avuto per “obiet-
sono stati riproposti nella loro configura- tivo la conservazione della leggibilità
zione geometrica complessiva. formale dell’edificio nel rispetto delle sue
Le dimensioni delle bifore, secondo caratteristiche distributive, funzionali ed
un comune principio di emulazione dell’e- architettoniche”16 mediante il recupero
sistente, sono quasi uguali, con scarto dell’ultima configurazione architettonica
inferiore al centimetro, a quelle di Palazzo leggibile e risalente al XVIII secolo. I
Speciale, di qualche decennio antecedente progettisti hanno ritenuto, infatti, che le
al Palazzo Bonet14. L’emulazione e la ripe- modificazioni che hanno interessato in
tizione in serie di elementi uguali richiede- maniera radicale l’edificio, nei suoi aspetti
va, da parte dei fabricatores15 dell’epoca, strutturali, volumetrici e distributivi, siano
grande padronanza della geometria, del state quelle causate da un suo utilizzo
rilievo diretto e della sua corretta restitu- improprio e cioè quelle operate a partire
zione, delle tecniche del disegno ed abilità dal 1818, e pertanto hanno stabilito l’e-
nell’arte della stereotomia. liminazione di strutture e tracce risalenti
L’analisi grafica, condotta sulla bifora, a quel periodo17. Sono stati stabiliti il
ne rivela le matrici geometriche (Fig. 9). ripristino delle parti alterate o mancanti,
Ribaltando la diagonale del quadrato, quali le finestre “alla catalana” del livello
inscritto nella dimensione compresa tra inferiore e la cornice marcapiano, la ria-
la mezzeria della bifora e l’estradosso di pertura delle bifore al piano nobile e degli
una delle sue ghiere interne, si ottiene la arconi all’ultimo livello, il mantenimento
dimensione totale della luce. Ribaltando la delle aperture seicentesche e, al contrario,
diagonale del quadrato, inscritto nella di- il tompagnamento di tutte quelle aperture
mensione compresa tra il piedritto dell’ar- realizzate per via della costruzione tarda
co a e il centro di curvatura B dell’arco b, del piano ammezzato. Il restauro ha ri-
si ottiene l’estradosso della ghiera interna proposto il completamento delle cornici a
dell’arco a; analogamente avviene per l’ar- bastone nelle finestre “alla catalana”, e di
co b. Un rettangolo in diatessaron, i cui lati alcune colonnine delle bifore, scegliendo,
stanno in rapporto reciproco pari a 3:4, tuttavia, di non ricostruire il dettaglio della
inscrive la luce della bifora dalla sua base al finitura e dell’ornato, ma mantenendone
piano d’imposta degli archi. Inoltre ribal- solo il carattere geometrico complessivo.
tando la diagonale del quadrato, inscritto Tra le altre indicazioni, il nuovo pro-
nella dimensione compresa tra la base della getto ha previsto anche di mantenere in
bifora e il piano d’imposta degli archi, si vista la muratura in pietra dei fronti, per
ottiene l’estradosso delle ghiere interne. consentire la lettura sia della tessitura
Analogamente, l’analisi grafica, con- muraria originaria, sebbene di qualità ma-
dotta sulla finestra “alla catalana”, rivela terico-costruttiva inferiore rispetto a quel-
l’uso di rettangoli aurei, dinamici e in dia- la dei cantonali, che di tutte le aperture
tessaron per il dimensionamento del suo tompagnate che, in tal modo, continuano
vano (Fig. 9). a fornire informazioni sulle trasformazioni
che hanno interessato l’organismo archi-
La nuova e approfondita conoscenza tettonico nel tempo (Figg. 10 e 11). In
dell’edificio, ottenuta in fase di cantiere, corrispondenza dell’ultimo livello, i fronti
grazie anche ai rilievi puntuali, ha condi- sono stati intonacati per distinguere l’ag-
zionato l’elaborazione, in corso d’opera, giunta seicentesca dall’originario palazzo
del progetto di restauro. Bonet.
La ricontestualizzazione del frammento
5
In conclusione, il restauro ha portato cfr V. Verchiani Tor, La Chiesa e il convento S.An-
na in Palermo, Palermo 1988.
alla luce un palinsesto di segni di diverse 6 cfr. G. Di Benedetto, Convento di Sant’Anna
epoche e, in alcuni casi, ha preferito non della Misericordia, pp. 62-63.
operare una scelta che privilegiasse una 7 cfr. M. Li Castri, La dimora di Gaspare Bonet a
configurazione ad un’altra e che avrebbe Palermo, studi e ipotesi di restauro, tesi di laurea,
Università degli Studi di Palermo, Facoltà di
portato a cancellare inevitabilmente alcune Architettura, relatore prof. G. Cardamone, A.A.
tracce. Rispetto ad un restauro reale, una ri- 1998-99.
costruzione grafica virtuale può permettersi 8 La società Italter ha elaborato un progetto di re-
di portare alla luce, per livelli successivi, un cupero dell’intera fabbrica che è stato appaltato
al Consorzio Cooperative Costruzioni di Bolo-
ripristino totale di differenti configurazioni gna. Tale recupero, iniziato nel 1996, riveduto in
della fabbrica, consentendo una lettura corso d’opera, a seguito di ritrovamenti inattesi
“ordinata” della sua storia. L’elaborazione in fase di cantiere, è stato diretto dall’Assessorato
grafica ha infatti il vantaggio di poter elide- al Centro Storico del Comune di Palermo.
9 L’incarico per i rilievi e la rappresentazione
re del tutto parti estranee al momento sto- delle modalità di intervento disposte dalla Dire-
rico che si intende ricostruire e può altresì zione Lavori, è stato affidato all’Arch. Fabrizio
proporre ricostruzioni multiple che, quan- Agnello, nel giugno del 1997. Chi scrive ha
do combinate in un unico edificio, rendono collaborato ai rilievi architettonici e alla rela-
tiva restituzione grafica con disegno CAD del
difficile la lettura della forma della fabbrica. palazzo e dell’adiacente cortile quattrocentesco
annesso al convento della Chiesa di Sant’Anna
della Misericordia.
10 cfr. M. Li Castri, Palermo e la sua Galleria d’Arte
Note
Moderna.
11 Ibidem
1 Con atto del 16 aprile 1487, Bonet commissionò, 12 Ibidem
al maestro lombardo, Nicolò Longobardo l’edifi- 13 cfr. G. Di Benedetto, Convento di Sant’Anna
cazione del palazzo nel piano della Guzzetta. cfr.
della Misericordia, nota 4, p. 73.
G. Di Benedetto, Convento di Sant’Anna della 14 cfr. A. Gaeta, Disegno e arte del Trait nel cantiere
Misericordia – Palazzo Bonet sede della Civica
Tardo Gotico Siciliano: il caso di Palermo, in M.
Galleria d’Arte Moderna “E. Restivo”, in G. Di
D’Alessandro (a cura di), L’architettura di età
Benedetto (a cura di), La città che cambia. Re-
aragonese nell’Italia centro-meridionale. Verso la
stauro e riuso del Centro Storico di Palermo, vol.
costituzione di un sistema informativo territoriale
I, Palermo 2000, pp. 61-74.
2 cfr. M. Li Castri, Palermo e la sua Galleria d’Arte documentario ed iconografico. L’architettura di
età aragonese nel Val di Mazara, Palermo 2007,
Moderna: da domus rinascimentale a spazi musea-
p. 163; S. Petrucci, Palazzo Speciale, in E. Ga-
li, (in corso di stampa).
3 Del contratto stipulato tra il Longobardo e il rofalo e M. R. Nobile (a cura di), Palermo e il
Gotico, pp. 96-100.
Mancino in data 10 aprile 1488 si trova notizia 15 cfr. F. Meli, Matteo Carnilivari.
in F. Meli, Matteo Carnilivari e l’architettura del 16 M. Li Castri, Palermo e la sua Galleria d’Arte
Quattro e Cinquecento in Palermo, Palermo 1958,
Moderna.
pp. 269-270. 17 I progettisti hanno ritenuto invece solo super-
4 cfr. D. De Angelis Ricciotti, Palazzo Bonet, in E.
ficiali le modifiche che hanno interessato il pa-
Garofalo e M. R. Nobile (a cura di), Palermo e il
lazzo in seguito alla sua annessione al convento.
Gotico, Palermo 2007, pp. 73-78.
Ibidem
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
La ricontestualizzazione del frammento
4 5
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
La ricontestualizzazione del frammento
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
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La ricontestualizzazione del frammento
1. Il rilievo del fronte su vicolo dei Corrieri (F. Agnello, V. Garofalo) con il ridisegno dell’appa-
recchiatura muraria (V. Garofalo)
2. Eidotipi di rilievo dell’apparecchiatura muraria del fronte su vicolo dei Corrieri (V. Garofalo)
3. Il rilievo della bifora n. 2 su via Sant’Anna durante le fasi di liberazione dalle murature aggiun-
te (Rilievo F. Agnello, restituzione grafica V. Garofalo)
4. Eidotipi di rilievo della colonnina marmorea con base e capitello (F. Agnello)
5. La riconfigurazione della bifora e il rilievo della colonnina marmorea con base e capitello e
della cornice marcapiano (Rilievo F. Agnello, restituzione grafica V. Garofalo)
6. Il rilievo per la riconfigurazione: studi sulle bifore (Rilievo F. Agnello, ricostruzione grafica V.
Garofalo)
7. Rilievo e ricostruzione della finestra n.4 “alla catalana” su vicolo dei Corrieri (Rilievo F. Agnel-
lo, restituzione grafica V. Garofalo)
8. Il rilievo per la riconfigurazione: studi sulle finestre “alla catalana” (Rilievo F. Agnello, rico-
struzione grafica V. Garofalo)
9. Analisi grafica di una bifora e di una finestra “alla catalana” (V. Garofalo)
10. Il rilievo del fronte su via Sant’Anna (F. Agnello, R. Corsale)
11. Il progetto di restauro del fronte su via Sant’Anna (Ufficio del Centro Storico di Palermo)
Architetture perdute/Architetture ricostruite
Ricostruzioni virtuali attraverso la fotografia d’epoca:
un caso studio
Tommaso Abbate
La ricontestualizzazione del frammento
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
La ricontestualizzazione del frammento
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
costante (condotto dall’operatore) durante ne che manterrà pressoché invariata fino alla fine
tutte le fasi del processo. dell’Ottocento.
7 Tale denominazione è visibile nei disegni di
Più in generale, nell’ambito della ri- Francesco Negro, una pianta e una prospettiva
costruzione congetturale di architetture a volo d’uccello risalenti al 1638. Cfr. L. Dufour
dirute, non sembra possibile definire una Atlante storico della Sicilia. Le città costiere nella
sequenza di procedure universalmente cartografia manoscritta 1500 – 1823, Palermo
1992.
applicabili: l’attendibilità e l’esaustività 8 I primi fotografi arrivano in Sicilia dopo il 1846;
degli esiti attesi dipendono della quantità tra i professionisti più rinomati si ricordano Eu-
e qualità delle fonti impiegate. Sembra gene Sevaistre, Ferrier & Soulier, Chauffourier,
invece possibile definire una metodologia Sommer, Interguglielmi e i fratelli Alinari.
9 Fotografia facente parte di una raccolta edita
univoca e al contempo versatile27 che, dallo Stabilimento di Costruzioni Aeronautiche
attraverso procedure calibrate in ragione di Roma (archivio Barbera Azzarello).
delle fonti, sia adattabile alle contingenze 10 Uno di essi, sul quale è situato il pennone per la
è successiva alla metà del secolo XVI, periodo in di Palermo e l’archivio Valenti nella Biblioteca
cui il forte raggiunge la sua massima espansione; Comunale di Palermo.
16 Cfr. R. La Duca, Il Castello a mare..., cit.; R.
assai più rare sono invece le raffigurazioni prece-
denti, nelle quali è documentata la presenza di Santoro, La fortezza del Castellammare…, cit.; A.
un impianto quadrangolare provvisto di torri ai Torricelli, Il Castello a Mare di Palermo, Palermo
salienti; tale configurazione rimane invariata fino 1993.
17 W. Ferri, La qualità dell’immagine fotografica:
agli inizi del Cinquecento, quando il presidio
viene dotato di nuovi sistemi difensivi e di un elemento base del rilievo fotogrammetrico, in
elegante palazzetto destinato al viceré Ferrante L’immagine nel rilievo, atti del seminario di stu-
Gonzaga; il forte assume quindi la configurazio- dio (Lerici, 10 - 11 maggio 1988; Roma, 10 - 22
La ricontestualizzazione del frammento
febbraio 1989), a cura di C. Cundari, Roma 1992, alla bisettrice che la direzione ribaltata della retta
pp. 334-347. forma con la linea d’orizzonte. Tracciando per
18 L. Paris, Il problema inverso della prospettiva, tali punti di fuga due rette che intercettano gli
Roma 2000, pp. 95-96. estremi di un segmento sulla retta in prospettiva,
19 Ivi, p. 103. si ottiene sulla linea di terra la dimensione del
20 La linea d’orizzonte è stata tracciata congiungen- segmento. Ovviamente ad ogni direzione di rette
do i punti di fuga di rette orizzontali individuati corrisponde un punto di misura.
sulla fotografia. Attraverso l’individuazione di 22 Cfr. G. Parisi, Elementi di architettura militare, 4
una coppia di rette orizzontali, ortogonali tra voll., Napoli 1786, II, pp. 168-172.
loro, è possibile tracciare una semicirconferenza 23 L’elaborazione è avvenuta per mezzo del softwa-
che ha come diametro il segmento intercettato re McNeel Rhinoceros 4; le procedure di textu-
sulla linea d’orizzonte dai rispettivi punti di ring sono state eseguite con il software Autodesk
fuga. Il ribaltamento sul quadro del centro di Maya 2011.
proiezione V, che come è noto appartiene a tale 24 A titolo esemplificativo, per la modellazione del
semicirconferenza, è determinato in tre possibili rivellino, dei fossati e delle opere difensive avan-
modi: a. individuando una seconda coppia di zate, solo parzialmente visibili nelle fotografie, è
rette orizzontali ortogonali tra loro (ma non stato impiegato l’atlante dell’ingegnere militare
parallele alle precedenti) e tracciando una se- B. Schauroth (Cfr. M. C. Lenzo, La rappresen-
conda semicirconferenza; l’intersezione tra le tazione del Castello…, cit.). I disegni contenuti
due semicirconferenze individua il ribaltamento nell’atlante redatto da Francesco Negro sono
sul quadro del centro di proiezione. b. nel caso invece stati utili a documentare il sistema di ram-
in cui la fotografia sia riprodotta nella sua inte- pe di accesso ai bastioni e visionare i prospetti
rezza, il punto centrale dell’immagine è il punto interni dei fabbricati del fronte nord-ovest (Cfr.
principale ; la retta passante per tale punto e L. Dufour, Atlante storico della Sicilia…, cit.).
ortogonale alla linea d’orizzonte individua sulla 25 A titolo esemplificativo Autodesk ImageMode-
semicirconferenza il ribaltamento del centro di ler.
proiezione. c. individuando una coppia di rette 26 Cfr. Q. Shan et al., The Visual Turing Test for
orizzontali incidenti, per le quali è noto l’angolo Scene Reconstruction, Communications of Inter-
da esse formato; la semicirconferenza viene in national Conference on 3D Vision, Washington
questo caso individuata in funzione dell’angolo 29 - 30 giugno 2013; Y. Furukawa et al., Building
al centro corrispondente; il ribaltamento del cen- rome in a day. Communications of the ACM, pp.
tro di proiezione è ancora il punto d’intersezione 105–112, Ottobre 2011; A. Grün, F. Remondino,
dei due archi di circonferenza. Essendo nota an- L. Zhang, Photogrammetric reconstruction of the
che la direzione della linea di terra (parallela alla Great Buddha of Bamiyan, Afghanistan, in «The
linea d’orizzonte) è stato sufficiente determinare Photogrammetric Record» 19(107): September
la posizione sul quadro di un punto di tale retta, 2004, pp. 177-199.
come intersezione tra la proiezione prospettica e 27 Tale linea di indagine, percorsa dal Laboratorio
il ribaltamento di una medesima retta. di Computer Grafica del Dipartimento di Archi-
21 I punti di misura sono punti di fuga che vengono tettura di Palermo, ha condotto a soddisfacenti
ottenuti attraverso il ribaltamento sulla linea d’o- esiti nella ricostruzione congetturale di archi-
rizzonte del centro di proiezione, con centro nel tetture dirute (cfr. F. M. Giammusso, 2012) o
punto di fuga e raggio equivalente alla distanza profondamente alterate (cfr. M. Cannella, 2011),
tra esso e il centro di proiezione ribaltato. Il pun- di progetti mai realizzati o occultati nel tempo da
to di fuga ottenuto è quello delle rette ortogonali successivi interventi (cfr. F. Agnello, 2006).
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
BIBLIOGRAFIA
[1786] G. Parisi, Elementi di architettura militare, 4 voll., Napoli 1786, vol. II.
[1992] W. Ferri, La qualità dell’immagine fotografica: elemento base del rilievo fotogrammetrico,
in L’immagine nel rilievo, atti del seminario di studio (Lerici, 10 - 11 maggio 1988; Roma, 10 - 22
febbraio 1989), a cura di C. Cundari, Roma 1992, pp. 334-347.
[1997] C. Trevisan, Programma EUCLID. Restituzione prospettica funzione di regole compositive,
1997, reperibile online su http://www.iuav.unive.it/dpa/ricerche/trevisan/euclid.htm.
[2000] L. Paris, Il problema inverso della prospettiva, Roma 2000.
[2004] A. Grün, F. Remondino, L. Zhang, Photogrammetric reconstruction of the Great Buddha of
Bamiyan, Afghanistan, in «The Photogrammetric Record» 19(107): September 2004, pp. 177-199.
[2006] F. Remondino, S. El-Hakim, Image-based 3D modeling. A review, in «The photogrammetric
record», vol. 21, 2006, pp. 269-291.
[2006] F. Agnello, Tecniche integrate di rilevamento per l’analisi morfologica del fronte principale di
palazzo Aiutamicristo, in Matteo Carnilivari, Pere Compte 1506-2006. Due architetti del gotico nel
Mediterraneo, a cura di M. R. Nobile, Noto 2006, pp. 148-153.
La ricontestualizzazione del frammento
[2007] F. Agnello, G. Lo Meo, Il rilievo con scanner laser del tempio G di Selinunte. Elaborazione
delle scansioni e metodo per l’anastilosi virtuale di una colonna, in «Sistemi informativi per l’archi-
tettura», Ancona, 2007.
[2010] R. Migliari, La prospettiva: una conversazione su questioni solo apparentemente banali, in
Attualità della geometria descrittiva, a cura di L. Carlevaris, L. De Carlo, R. Migliari, Roma 2010,
pp. 99-142.
[2011] Y. Furukawa et al., Building rome in a day, Communications of the ACM, pp. 105–112,
Ottobre 2011.
[2011] M. Cannella, La Cappella Palatina di Palermo. Misura, interpretazione, rappresentazione, tesi
di Dottorato, Dipartimento di Rappresentazione, Palermo 2011.
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
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Casine di Caccia nella valle del Belìce
Giuseppe Verde
Alla fine del XVI secolo la Sicilia figlio primogenito a questi si aggiungevano
era amministrata da un potere spagnolo i debiti determinati dall’alto tenore di vita,
periferico che non riusciva più a gestire dallo sfarzo e dal lusso (primo tra tutti i
una crisi dovuta a carestie, pestilenze e palazzi principeschi costruiti in città) che
pirateria che imperversava lungo le coste la mentalità corrente esigeva e a cui non ci
dell’isola. Con un considerevole aumen- si poteva sottrarre. Questo sistema feudale
to della popolazione, la classe baronale, creava un’economia improduttiva a favore
anch’essa ormai in fase di decadenza dei possessori di capitali; il proprietario
economica, nel tentativo di migliorare la che doveva godere del denaro non pote-
sua condizione economica, si impegnò a va generalmente farlo fruttare perché lo
mettere a cultura terreni che fino ad allora doveva impiegare per mantenere i suoi ob-
erano stati trascurati, facendo richiesta alla blighi di stato3. Sempre più si assistette a
corona di poter fondare nuovi centri urba- casi in cui i baroni erano giudiziariamente
ni. Queste nuove fondazioni richiesero un incalzati dai creditori, che li costringevano
consistente aumento di “terre comuni”, spesso a chiedere l’autorizzazione alla ven-
offerte per attirare popolazioni nei centri dita. Questa situazione finiva sempre con
di nuova fondazione al fine di coltivarne agevolare la nuova borghesia ed in modo
le terre. Nello stesso periodo si assisteva particolare i gabelloti4.
all’esodo della classe baronale che abban- Mentre per taluni grandi baroni si
donava le campagne per andare a vivere assistette ad una disgregazione dei loro
in città, vicino alla corte, dove avevano patrimoni, dall’altra parte si ebbe una
possibilità e opportunità di ottenere dai proliferazione di nuovi piccoli feudatari
sovrani, incarichi remunerativi con i quali che nonostante il peso politico del grande
supplire alla carenza di capitali, cosa che feudatario cresceva in parlamento per po-
li aveva fatti indebitare in maniera sempre ter disporre di un maggior numero di voti,
più rilevante. riequilibravano la pressione della feudalità
Nelle città demaniali e nei nuovi casali all’interno della società5. I nuovi arrivati
si era fatta avanti una nuova classe fornita provenivano da ceti sociali diversi, che
di capitali, quella dei gabelloti che sosti- avevano esercitato ruoli di rilievo nell’alta
tuivano i proprietari nell’impresa agricola burocrazia, e avevano acquistato feudi e
e che godevano dei vantaggi derivanti titoli, tra essi i Beccadelli-Bologna e Cesare
dall’aumento del prezzo del grano1. I de- Lanza, entrambi presenti già dalla fine del
biti dei baroni erano stati causati dalle sog- ‘400 e rappresentanti di una società nuova
giogazioni2, a cui avevano sottoposto i beni che presto si era adeguata agli usi e costu-
feudali che per legge, non potevano essere mi della nobiltà che li aveva preceduti. I
alienati e che restavano nel patrimonio del Bologna, come altre nobili famiglie, inizia-
La ricontestualizzazione del frammento
rono la politica dei matrimoni che presto colo da concedere in enfiteusi, a tenuta o
li portò ad essere imparentati con i rap- a borgesato. Il concessionario spesso anti-
presentanti delle famiglie più importanti cipava bestiame, sementi e piccoli capitali
del regno6. La terra continuava a essere la in denaro. I baroni avevano scelto di spez-
base fondamentale della potenza economi- zettare in piccoli lotti il terreno, facendo
ca e politica e il tramite del formarsi di un quindi molte concessioni; si creò in tal
nuovo ceto: il borgesato7, che mirava alla modo in poco tempo, un nuovo ed esteso
proprietà. strato di piccolissima borghesia rurale, cui
Alla crisi che travagliava il regno si ag- si aggiunse la categoria di “li iurnateri” che
giungevano le richieste del re di donativi, era rimasta senza terra.
per finanziare le guerre in cui la Spagna In questo periodo storico si gettarono
si trovava coinvolta; nell’ultima decade i presupposti per una struttura sociale più
di maggio del 1647 il popolo di Palermo articolata e stratificata la cui traduzione
insorse contro le esose gabelle. Seguirono formale si rifletteva nella realizzazione di
la rivolta palermitana molte Università, tra grossi complessi architettonici di forte
cui Corleone8. impatto urbano.
Nella seconda metà del ‘700 veniva Sotto questi auspici la programmazio-
eliminata la figura del gabelloto inter- ne mirante al profitto, vista dalla classe
mediario per passare ad una gestione baronale come condizione di sopravviven-
economica con un amministratore, detto za diede il via alla nuova ondata coloniz-
secreto, che riscuoteva i censi e i diritti zatrice che produrrà nella valle del Belìce
feudali. Dal 1685 e fino al 1730 si ebbe l’edificazione di altri paesi, come Menfi,
il periodo più critico per la storia della Montevago, Poggioreale e Santa Ninfa.
campagna siciliana; la rendita cominciò a In seguito alla firma dei trattati di
risalire solo dopo il 1720 e si ebbero al- Utrecht, Filippo V di Spagna aveva ceduto
cune buone annate che però provocarono a Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, la
una crisi di sovrapproduzione superata Sicilia, ma nel giugno 1718 gli spagnoli
la quale, nel 1784-85, si ebbe la punta tornavano ad attaccare l’isola occupando
massima di ripresa. Nonostante già dalla Palermo; dal 1718 al 1720 i due eserciti si
prima metà del XVII secolo si era conclusa affrontarono per tutta la regione. Nel 1720
la prima fase delle imprese colonizzatrici per punire uno degli alleati degli spagnoli,
(jus aedificandi concesse ai baroni) e i gli austriaci di Carlo V invadevano e di-
resoconti mostrarono quanto fallimentare struggevano i possedimenti di don Nicolò
fosse stata l’avventura finanziaria dei nuovi Pignatelli duca di Monteleone a Castelve-
insediamenti, si costatò che l’abbandono trano. L’amministrazione dei Savoia per
delle città continuava, con le promesse di quanto breve e approfittatrice delle casse
“terre da coltivare e case da costruire” che dello stato, fu oculata e precisa portando
non avevano perso efficacia; visto ciò la un notevole contributo; fu risanato in
classe baronale credette opportuno seguire parte, il grave indebitamento che le guerre
ancora questo filone, correggendo i difetti e la gestione spagnola aveva portato al
organizzativi e facendo risultare economi- crescente mercato, e ciò durò fino al 1734
camente più vantaggiosi i capitoli9. Il si- quando il loro dominio venne a cessare10.
stema adottato per costruire si sviluppava La politica economica che mirava a
seguendo un piano urbanistico. Venivano risanare i conti continuò il suo corso facen-
costruite delle case da vendere o affittare, do un atto che avrebbe dato un notevole
ed infine assegnati dei lotti di terreno agri- impulso. Con ordine regio del 31 ottobre
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
La ricontestualizzazione del frammento
struzione delle fontane sugli assi di accesso centro di nuova fondazione l’altra rimase
alla città di Partanna. (Fig. 2-3) sempre luogo isolato per l’otium.
Gli Aragona Tagliavia, feudatari impa- La prima struttura è il grosso baglio
rentati con la casa di Spagna, non volendo costruito dal barone Morso di Gibellina
venir meno alla moda europea dei padi- nel suo feudo di Bagnitelle. La sua mole
glioni di caccia, se ne fecero realizzare uno e il suo disegno ci vengono descritti per
nel loro feudo di Belìce sulla riva sinistra la prima volta, in occasione di una battuta
del fiume, in prossimità di ciò che restava di caccia a cui partecipò Iacopo Scrigno,
dell’antico bosco omonimo. Si trattava di che in un atto redatto nel gennaio 1591,
un “baglio rurale” con tutte le connotazio- dava indicazioni per la costruzione di un
ni di struttura agricola, che aveva stanze baglio nei suoi possedimenti di Xilana
e saloni in rustico e come separata strut- (località tra Maredolce e Porta di Termini)
tura, un grande magazzino ad archi; gli indicando come modello quest’edificio:“
unici elementi decorativi, se si esclude lo lo volle maestoso, con l’ingresso in pietra da
stemma sull’arco di ingresso, si trovavano taglio come quello del baglio del Marchese
nella chiesa, di ragguardevoli dimensioni di Gibellina, con i quattro spigoli in pietra
per una cappella di campagna, dedicata da taglio, merli e lo stemma in marmo”18.
a Nostra Signora di Caravaggio. Questa Uno storico locale attribuisce la costru-
struttura ospitò i maggiorenti del regno zione, posta in “ un parco ed un bosco
dove si allevavano daini, capri selvatici,
in sontuose cacce e banchetti servendo
cervi e cinghiali allo scopo di allietare le
inoltre come riserva da cui attingere per
caccie della famiglia e dei loro ospiti, con
imbandire le tavole della nobile famiglia,
mute di falchi e di cani”19 a don Francesco
residente a Castelvetrano, anche quando
Marchisio e Morso in una data prossima al
non era frutto di battute di caccia dello
1643, quando lo stesso ottenne il titolo di
stesso principe16. (Fig. 4-5)
principe di Poggioreale, datato 4 febbraio
L’attività edilizia di questi signori in
164320; si riferisce a lavori sulla struttura
un territorio considerato “linea di confine che questo fece per adeguare la sua casina
tra gli ambiti di pertinenza e diffusione di di caccia a palazzo di città. Il 17 maggio
due città che tendono a esportare modelli, 1642 il marchese Antonio Morso, con
progetti e progettisti: Palermo e Trapani”; l’ambizione di un migliore posto in par-
in cui i progettisti trapanesi esportavano lamento, chiese ed ottenne da re Filippo
le loro professionalità fuori dalla città fino IV, lo jus aedificandi per questo feudo21. Si
alla capitale dell’isola17, influenzarono no- fabbricarono intorno al “castello” le prime
tevolmente anche la piccola committenza 200 case lasciando degli spazi liberi a “po-
contadina che nel realizzare le sue modeste nente e mezzodì del castello..”, “…Unica la
strutture rurali, spesso non disdegnava di loro struttura. Case terrane sotto tegole, le
inserire elementi barocchi. (Fig. 6-7) cui porte sono lavorate ad intaglio liscio e
La moda del tempo di avere dei padi- delle quali tutt’ora se ne vedono moltissime,
glioni di caccia influenzò anche altri nobili con le cantonate di grosse pietre fornite di
della vallata, che realizzarono le proprie. apposito zoccolo…”22.
Tra queste ne analizzeremo due, entram- L’abitato di Poggioreale nato intorno
be realizzate nel basso Belìce in questo alla masseria, rimase per decenni appendi-
momento storico ed entrambe costruite ce del comune di Gibellina, da cui ottenne
su strutture preesistenti. Ma mentre una solo nel 1779 l’indipendenza amministra-
diventò il punto di aggregazione per un tiva, quando la chiesa del nuovo centro
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
diventò arcipretura e gli abitanti poterono due maschere rappresentanti due dame, al
eleggere i propri giurati23. centro un grande mascherone raffigurante
Nella sua fase iniziale, il grande baglio un mostro molto vicino come soggetto
quadrato, era stato realizzato isolato nella a quello dei mostri di villa Palagonia a
campagna, posto su un declivio che scen- Bagheria. Oggi il disegno completo delle
deva verso sud. L’impianto si presentava metope non è ricostruibile in quanto dai
rigido ma con schema organico, fondato blocchi salvati dal terremoto del 1968 non
su una maglia geometrica in cui le finestre si risale alla corretta posizione iniziale.
e le porte dei diversi ambienti si aprivano, Da una lettura accurata delle murature si
sempre con il medesimo modulo, sia in costata che questo è stato inserito in una
dimensioni che interasse. Il progetto segue seconda fase, quando l’edificio subì un
un disegno redatto da un architetto pro- rilevante maquillage; si nota che la linea di
babilmente appartenete a qualche ordine coronamento su cui si trovavano i merli, è
religioso poiché lo schema è molto simile interrotta in corrispondenza del portale e
a quello di una struttura religiosa. Nell’im- le modanature che lo disegnano seguono
pianto ippodameo del nuovo centro una diversa metrica rispetto a quella che
abitato, diviso in lotti, il baglio risultava avevano le finestre e l’arco ribassato po-
leggermente ruotato rispetto all’orienta- sto sul lato interno della struttura. L’arco
mento del nuovo sistema viario urbano. interno, nonostante anch’esso sembri non
Vi si accedeva da ovest da una via che organicamente inserito nella struttura, nel-
nel nuovo tracciato urbano aveva preso il le sue modanature segue quelle delle fine-
nome di via Abita24, in seguito interrotta stre; è a sesto ribassato, completato da una
dalla realizzazione di un giardino che il chiave di volta leggermente aggettante,
proprietario ritagliò nella maglia regolare impostato su due pilastri con modanature
del nuovo centro, davanti al suo palazzo simili al resto dell’elemento architettonico,
(Fig. 8-12). in fase con la prima struttura. Da questo
Con la realizzazione del nuovo impian- spazio coperto a crociera attraverso due
to era stato spostato l’accesso, consenten- eleganti porte, si accedeva all’edificio. Da
dolo dal corso su cui un pesante terrapieno destra si accedeva alle stanze di rappre-
aveva permesso di creare anche il giardino. sentanza della casa, mentre a sinistra negli
Era stato costruito un nuovo tocchetto ambienti di servizio. Sempre alla sinistra
d’accesso, alla quota della strada maestra, dell’ingresso, nell’angolo dell’edificio si
composto da un arco con ambienti sovra- apriva all’esterno una porta25 con finestra
stanti su cui uniformando i balconi, era circolare in asse sopra la stessa che permet-
stato inserito lo stemma in tufo dei Morso. tevano l’accesso alla cappella coperta con
L’antico tocchetto d’ingresso era co- volta a botte.
perto da una volta a crociera e apriva a Alla struttura edilizia, che sicuramen-
ovest; il disegno del portale si presentava te presentava un impianto diverso sia
molto simile a quello che il Vignola aveva planimetricamente che altimetricamente,
realizzato per palazzo Farnese a Caprarola, era stata aggiunta una stecca di ambienti
inserendolo nel suo trattato che, pubbli- all’interno sul lato che si apriva sul nuovo
cato, era arrivato presso la biblioteca dei corso, mentre il piano del pavimento aveva
Gesuiti a Palermo. Si presentava con bu- subito un rialzamento di m. 0,6026. Nel
gne squadrate e elegantemente completato recente crollo della volta ottocentesca è
da una fascia di metope e triglifi, nella cui venuto alla luce un brano della volta af-
rappresentazione sono riconoscibili leoni, frescata con architetture in prospettiva, un
La ricontestualizzazione del frammento
trompe l’oeil del tutto simile a quello dei na vide più volte le battute di caccia di re
palazzi palermitani del ‘600 con balconata Ferdinando (la prima il 15 aprile 1811),
e porticato prospettico, di elegante e com- che ne fece base spostandosi o nel bosco
plessa fattura. di Santa Maria del Bosco di Calatamauro
Al palazzo era stata costruita accanto o nel feudo Carruba32.
la chiesa di Sant’Antonio, per sostituire la Ubicata su uno sperone roccioso che
piccola cappella, rispettando il possibile guarda la valle del Belìce, vi si accede at-
accesso dall’appartamento padronale. Sul traverso un viale delimitato da un duplice
lato nord vi erano locali di servizio a un filare di imponenti cipressi. All’interno dei
unico livello (stalle, magazzini, ributteria). due cortili si aprivano gli ambienti di ser-
Ne era stato escluso l’angolo, dove era sta- vizio, stalle nel primo, mentre nel secondo
to realizzato un piccolo teatro con quinte vi era un salone dei trofei, saloni per ban-
e palcoscenico. Le aperture che permet- chetti, una cappella ed alloggi, sotto que-
tevano di prendere luce dall’esterno sul sti, ambienti utilizzati come magazzini e
lato del corso erano in antico solo finestre, residenza per la servitù, nel primo cortile si
che in questa fase furono trasformate in trovavano, magazzini, palmento e scuderie
grandi ed eleganti balconi con gattoni di capaci di ospitare 30 cavalli33. L’impianto
pregevole fattura. del primo cortile presenta un modello già
L’altro grande impianto fu realizzato presente nelle immediate vicinanze, nella
nella contrada S. Nicola del feudo Aquila, Casina di Dunrasita, meno elegante ma
appartenente alla baronia del Miserendi- formalmente e dimensionalmente simile.
no, per volontà di Alessandro II Filangeri. Costituito da un edificio chiuso a
Il feudo era passato a casa Filangeri per te- ferro di cavallo, con un primo tocchetto
stamento della zia Maria Corbera, che non da cui, forse realizzazione successiva, “si
avendo eredi il 30 aprile 1661, con atto dipartivano due sinuosi bracci”34 a una sola
redatto dal notaio G. Calderone di Paler- elevazione. Un elegante struttura costituita
mo, lo donava a Alessandro I Filangeri Bo- da barocchi piloni completati da vasi e
logna27 (Fig. 13-17). Il luogo era già stato raccordati sinuosamente da bassi muretti
abitato in antico28 e le strutture di edifici rivestiti da modanature a motivi geometri-
preesistenti, forse in seguito al terremoto ci faceva da ingresso.
del 1727 erano crollate. Con l’investitura La parte nobile del complesso, come
di Girolamo II Filangeri della baronia del detto posta nel primo cortile, si presentava
Miserendino il 5 gennaio 171530, questi completata da un portico retto da colonne
iniziò una cospicua politica costruttiva tra su cui dovevano arrampicarsi delle piante,
cui il “nobile palazzo della caccia chiamato dietro questo era il prospetto che presen-
Veneria”. Dell’edificio, reso famoso da tava una rialzamento a volute con oculo
Tommasi Lanza di Lampedusa31 che ne centrale e campanile in asse con l’ingresso
parla ampiamente nel “Gattopardo”. Nel alla sala dei trofei. La cappella era posta
1750 il principe completava la costruzione, in uno dei vani laterali all’esterno il baglio
come attestato in una epigrafe posta nel si apriva su un’ampia terrazza con sedili
II cortile del complesso. Veniva utilizzata in pietra che guardava sulla valle con una
oltre che come casina di caccia anche co- vista a 360 gradi.
me residenza di villeggiatura della famiglia Degli ambienti all’interno del comples-
Filangeri, come riferiva lo storico Vito so ci rimane un inventario relativo ai beni
Amico, “fornita di ogni campestre delizia” mobili esistenti, datato al 1806, che con-
e “degna di singolare riguardo”29. La casi- sente di ricostruire, almeno parzialmente,
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
7
l’esistenza dei diversi ambienti, presenti Era composto da borgesi, magistrati, avvocati,
gabelloti e soggiogatari.
anche al piano inferiore35. 8 Marrone 1987, II, p. 357.
A completare il complesso vi erano una 9 I capitoli, con cui erano fondati questi comuni,
grande fontana, con cascata, che attingeva continuarono sulla falsariga dei precedenti tanto
acqua da una vasca a monte di notevole sul piano economico quanto su quello giuridico.
Ma i contenuti si manifestarono in maniera molto
dimensione, collocata geometricamente più gravosa per i contadini.
in asse a formare un unico disegno con 10 Martini 1989, p. 25.
11 ASS Serie III vol. IX (1957-58) p. 71. L’espulsio-
rampe che raccordavano le diverse quote,
ne dei gesuiti nel Regno delle due Sicilie segue
pavimentate con ciottoli formanti disegni quelle avvenute negli anni precedenti in Porto-
geometrici. A una quota inferiore, un gallo (1759), Francia (1762) e Spagna (1767). Le
laghetto fungeva da luogo di meditazione scuse erano l’accaparramento dei loro beni; in
e allevamento di pesci, completato da una Portogallo ad esempio il marchese Pombal scri-
veva al papa Benedetto XVI “rappresentandogli
piccola rimessa per le barche. che lo eccessivo abuso, ch’eglino facevano delle
Non è facile attribuire la paternità loro ricchezze, e di quelle podestà, che avevano
dell’opera, cosi elegantemente raccordata sulle coscienze, cominciava ad essere dannoso per
lo stato”.
nelle sue parti concave e convesse, che 12 Il baglio è una struttura chiusa intorno a un corti-
accostano a questa struttura villa Larderia le centrale acciottolato o lastricato, a uso privato,
a Bagheria (1749-1753), ciò è plausibile su cui si aprono gli ambienti in cui si svolgono le
attività agricole inerenti il feudo o parte di esso
visto che l’architetto Giovanni Del Frago
(stalle, magazzini, forni, etc), ed in cui è sempre
stava lavorando per il Filangeri al progetto presente un appartamento ad uso padronale o
di ampliamento del palazzo di famiglia in del campiere, posto in genere ad un livello supe-
via Maqueda a Palermo36. riore, raggiungibile da una scala esterna in quelli
più antichi interna in quelli più recenti.
Il modello casina di caccia venne 13 Già Federico II aveva fatto erigere i suoi castelli
ancora sontuosamente applicato quando con la doppia funzione di controllo del territorio
nel 1803 Ferdinando IV di Borbone fece e come padiglioni di caccia per le sue battute.
14 Da tenere presente che questi aveva estese pro-
costruire, nella tenuta reale di Ficuzza, prietà in altre parti della Sicilia.
dando mandato all’architetto regio Carlo 15 O. Cancila 1983, p. 118 tavola.
Chenchi e completata poi da Giuseppe Ve- 16 ASN Scaffo II, gruppo IV, 73, il 10 ottobre 1712
nanzio Marvuglia, una palazzina di caccia il dipendente Francesco Dinaro inviava una mis-
siva in cui rendeva conto al signore di Castelve-
in stile neoclassico, con stalle e magazzini. trano della caccia eseguita per imbandire i tavoli
del pranzo di nozze del figlio di questi, elencando
la selvaggina ed il numero dei cacciatori.
17 Nobile 2008, pp. 8-9.
Note 18 O. Cancila 1993, p. 85.
19 Caronna 1901, pp. 9-10.
1 O. Cancila 1983. 20 Mango di Casalgerardo 1915, voce Morso.
2 Soggiogazione - credito garantito da bene immo- 21 Garufi 1948, p. 122, prot. Del R. v. 580 f. 95.
bile. 22 Caronna 1901, pp. 10-11.
3 Tricoli 1996, pp. 24-25.
23 Costanza 1980, p. 21.
4 Tricoli 1966, p. 75. 24 Questo nome indicava la via che proveniva da
5 O. Cancila 1983, pp. 143-144, Giovanni Taglia-
Gibellina e conduceva al baglio.
via intorno al 1520, accrebbe il suo patrimonio 25 Nella chiave di volta dell’arco era incisa, oggi
sposando Antonia Concessa d’Aragona, signora non più leggibile, 1632.
di innumerevoli titoli e feudi, matrimonio che 26 Dati rilevati in seguito al crollo di parte della
costò al casato la perdita del proprio cognome; struttura che ha messo in luce una vecchia volta
loro figlio Carlo divenne uno degli uomini politi- sotto il pavimento del piano nobile, e un lambris
ci più prestigiosi del suo tempo con vari incarichi di circa m. 0,60 sotto il nuovo pavimento, pre-
a livello Europeo. sentante un motivo a balconata tripartita retta da
6 O. Cancila 1983, pp. 149-151. colonnine.
La ricontestualizzazione del frammento
27 San Martino de Spuches 1927, V, quadro 592, p. 15 maggio 1882. Per tutto il secolo la Veneria fu
90. utilizzata come casina di caccia.
28 Giuffrida 1971. 32 Scuderi, Scuderi 2003, pp. 190 e 193.
29 Amico 2000, II, p. 42 33 Scuderi, Scuderi 2003, pp. 169-173.
30 R. Conserv. 1700-1721, f. 128. 34 Scibilia 2008, p. 90.
31 Cacioppo 2002, p. 110; Scuderi, Scuderi 2003, p. 35 Scibilia 2008, p. 94; Piazza 2005, p. 62.
363, è raccontata una gita fatta dallo scrittore il 36 Scibilia 2008, p. 96.
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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
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Capitolo II
ARCHITETTURE PERDUTE
Sistemi di rappresentazione virtuale integrata e suoi
applicativi: il caso di Piazza Croci a Palermo
A poco più di mezzo secolo dalla velocità di calcolo dei chip. Il modello
fabbricazione del primo computer, a qua- maggiormente seguito è quello dell’”in-
rant’anni dalla nascita del primo sistema formazione dinamica”, di quella cioè che,
operativo con interfaccia grafica e di inter- giocando soprattutto sulla sua interattività
net, ad una trentina d’anni dallo sviluppo e multimedialità, consente un rapido e per-
delle prime scene virtuali e ad appena una sonale accesso diretto ai contenuti ed una
decina d’anni dall’ideazione dei sistemi consultazione intuitiva ed immediata di
misti, oggi il ventaglio delle possibilità tutti gli archivi. Un’informazione capillare
offerte dal virtuale a chi si occupa di rap- dunque che, attraverso internet, investe il
presentazione è potenzialmente illimitato. globo intero a velocità crescente.
Nel corso degli ultimi anni lo sviluppo Fin dall’introduzione dei GIS e dalle
esponenziale di tecnologie informatiche sue prime integrazioni con i sistemi GPS
ed elettroniche ha permesso di raggiunge- l’intento generale è stato piuttosto chiaro:
re in tempi record risultati inaspettati in sintetizzare la maggior quantità possibile
vari campi del sapere. Dalla medicina alla di dati relativi ad una specifica area geo-
comunicazione, dall’ingegneria alla lettera- referenziata, organizzando le informazioni
tura, oggi le possibili applicazioni si pro- in layer consultabili in modo semplice e
spettano infinite e quanto mai accessibili. diretto. La sintesi dell’informazione e la
Il progresso tecnologico galoppa a ritmi semplicità della sua comunicazione co-
vertiginosi, lasciandosi alle spalle processi stituiscono l’obiettivo di base dei nuovi
culturali con un grado di obsolescenza modelli sociali che impongono un rinno-
sempre maggiore e stimolando contestual- vato modo di pensare alla conoscenza, di
mente una sete di innovazione smisurata. condividerla e di proporla. L’informazione
Siamo nell’era dei dispositivi palmari e moderna è multimediale, multisensoriale,
dei tablet-computer, dei LED e dei sistemi interattiva, per certi versi totalizzante.
multi-touch, insomma del trionfo indiscus- L’offerta è sempre più personale e persona-
so dell’informatica applicata a tutti i campi lizzante, individuale e collettiva allo stesso
del sapere. tempo. E’ l’era di internet, della comuni-
Gli studi più aggiornati sulla percezio- cazione globale, della mobilità planetaria
ne dello spazio mediante dispositivi di vi- e dei flussi di informazione in tempo reale.
sualizzazione digitale hanno incrementato Tutto assume dunque la configurazione di
esponenzialmente le esperienze in questo una rete e l’imperativo diviene quello di
ramo di ricerca applicata. Allo sviluppo di connettere, o meglio, inter-connettere. In
tali tecnologie contribuiscono, tra l’altro, questo nuovo spazio informativo il dato è
diversi altri fattori come la miniaturizzazio- multimodale, il testo è ipertesto, e lo spazio
ne dei calcolatori elettronici e l’accresciuta diviene cyberspace. I sistemi open source
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
Architetture perdute
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
Architetture perdute
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1. Inquadramento generale dell’area del piano delle Croci: Planimetria della città di Palermo.
Sovrapposizione di cartografia, ortofoto e modello tridimensionale
2. Collage fotografico di Piazza F. Crispi, ieri e oggi
3. Sovrapposizione della foto panoramica del fondale orientale di Piazza F.Crispi e della sua
ricostruzione tridimensionale
4. Piano Regolatore della città di Palermo dell’ing. F. Giarrusso. Particolare e ricostruzione tridi-
mensionale
5. Sezione longitudinale, disegno originale custodito dalla Dotazione Basile
6. Sezione prospettica verticale sulla hall
7. Vista ad occhio di pesce della hall
8. Vista da piazza F. crispi, dei fronti Sud-Est e Sud-Ovest, subito dopo la costruzione. Foto,
inizio ‘900
9. Vista da piazza F. crispi, dei fronti Sud-Est e Sud-Ovest. Modellazione tridimensionale
10. Esploso assonometrico della villa, analisi del sistema distributivo
11. Progetto di Mario Botta. Sezione trasversale sull’ambiente cilindrico centrale, disegno origina-
le del progetto di massima
12. Progetto di Mario Botta. Sezione trasversale sull’ambiente cilindrico centrale, restituzione
tridimensionale
13. Esempi di applicazione della tecnologia QR integrata all’architettura
14. Esempi di applicazioni della tecnologia della realtà aumentata per smartphone
15. Simulazione dell’applicazione della realtà aumentata nel sito di piazza Croci mediante specifi-
co software per smart-phone integrato al sistema dei QR-code
16. Simulazione di esplorazione live del sito di piazza F. Crispi
La ricostruzione della città perduta: l’Esposizione Nazionale
di Palermo (1891-1892)
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è stata acquisita. Sono state infine prodotte il permesso ad edificare l’area una volta conclusa
l’esposizione.
alcune immagini equirettangolari da prese 5 L’archivio dei disegni è oggi custodito presso la
fotografiche in situ e simulando la presen- “Dotazione Basile-Ducrot” del Dipartimento di
za di una camera nella stessa posizione Architettura di Palermo. La consultazione dei
dentro la scena virtuale; tali immagini, che disegni è stata agevolata dalla cortese disponibi-
lità del Responsabile Scientifico della Dotazione,
per il loro ridotto carico computazionale, Prof. Ettore Sessa e dell’Arch. Patrizia Miceli.
si prestano anche alla loro visualizzazione I centoventisei disegni relativi all’Esposizione
su dispositivi portatili, permettono di appartengono alla serie VIII dell’archivio, deno-
poter visitare, oltre alla città reale, le città minata “Edifici della IV Esposizione Nazionale
italiana di arti e industrie di Palermo”.
possibili che sono comparse (Fig. 23) o 6 L’incarico fu affidato ad Ernesto Basile nel 1888 e
ancora quelle che non si sono mai inverate. nel dicembre dello stesso anno realizza il progetto
di massima. Il progetto definitivo risale al 1889.
7 G. B. F. Basile e successivamente il figlio Ernesto,
nell’ambito della loro attività di docenza condus-
Note sero lo studio diretto dei principali monumenti
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siciliani attraverso rilievi e disegni dal vero. Inol-
L’Esposizione Nazionale di Palermo fu la quarta tre Ernesto Basile visita personalmente nel 1878
Esposizione Nazionale in Italia, successiva a quelle l’Esposizione Universale di Parigi e nel 1888
di Firenze (1861), Milano (1881) e Torino (1884). l’Esposizione Universale di Barcellona.
2 Ernesto Basile (1857-1932) è uno dei riconosciuti 8 L’album realizzato da Eugenio Interguglielmi
protagonisti del Liberty in Italia; figlio dell’ar- (1850-1911) è conservato presso la biblioteca
chitetto Giovan Battista Filippo (1825-1891), del Palazzo Reale di Palermo e consta di diciotto
protagonista dell’ecclettismo italiano, Ernesto pagine in cui trovano posto trentanove fotografie
si forma negli ambienti della cultura positivista di vario formato. Un sentito ringraziamento va
palermitana; durante il decennio che lo vede alla biblioteca dell’A.R.S., in particolare alla
impegnato nell’attività di docente universitario Dott.ssa Giovanna Mazzei e alla restauratrice
a Roma frequenta i cenacoli artistici della città. Dott.ssa Stefania Ruello per avere agevolato la
L’esordio nella attività professionale lo vede a consultazione dei documenti durante il restauro.
fianco del padre nel cantiere del Teatro Massimo 9 Uno dei periodici che dedica maggiore atten-
di Palermo, che Ernesto porterà a compimento zione all’Esposizione è “L’illustrazione italiana”,
dopo la morte di Giovan Battista Filippo nel pubblicata dai Fratelli Treves a Milano; nei
1891. Realizza numerose opere a Palermo e in numeri del II semestre del 1891 e del primo
città meridionali; a Roma dove realizza l’aula del semestre del 1892 furono pubblicate le foto
Parlamento nell’ala nuova di Montecitorio. di G. Incorpora e E. Interguglielmi nonché i
3 L’apertura della via Maqueda, asse della città
disegni di Gennaro Amato, Aleardo Terzi, An-
storica in direzione nord-sud, ha inizio alla fine tonio Bonamore e Gennaro Amato; alcuni di
del XVI secolo; la via Maqueda intersecava orto- essi ricalcavano fotografie, altri erano eseguiti
gonalmente il più antico asse viario di Palermo, “dal vero”. Altri disegni e fotografie, insieme
la via Toledo, o Cassaro (oggi Corso Vittorio a notizie di vario genere sono reperibili ne “L’
Emanuele). All’incrocio così formatosi, veniva esposizione nazionale illustrata di Palermo,
edificato nel 1609 il complesso monumentale 1891-92”, edita E. Sonzogno, Milano 1892, ed
detto “Quattro Canti”. La direttrice di espansio- ancora ne “L’esposizione Nazionale di Palermo
ne della città verso la Piana dei Colli fu prolunga- (1891–1892) nelle corrispondenze coeve a THE
ta fuori le mura e fino al Piano di Santa Oliva con TIMES di Londra”, pubblicato dall’Accademia
la realizzazione della via nuova, oggi via Ruggero Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Palermo,
Settimo, tracciata dal marchese di Regalmici alla Palermo 1991. Il “Giornale di Sicilia” pubblica
fine XVIII secolo. Da qui venne tracciata la un supplemento quotidiano per l’intera durata
“Real Strada della Favorita”, rinominata viale dell’Esposizione.
della Libertà dal governo rivoluzionario siciliano, 10 Il comitato promotore, divenuto in un secondo
presieduto da Ruggero Settimo, che arrivava al momento esecutivo, era costituito dai membri
Piano delle Croci.
4 L’area di circa 120.000 metri quadri era stata
del Circolo Artistico di Palermo e da personalità
autorevoli come Ignazio Florio Senior; il Comita-
venduta nel 1844 dal principe di Villafranca a Er- to era presieduto dal parlamentare Pietro Paolo
nesto Wilding, principe di Radaly, che la cedette Beccadelli e Acton Principe di Camporeale; fra i
ad uso gratuito al comune ottenendo in cambio consiglieri figurava il padre di Ernesto Basile. Gli
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atti del Comitato sono raccolti in “Relazione sui 20 Cfr. Giuffrè M. (1994), p. 102.
lavori del comitato esecutivo, dalla sua istituzio- 21 Cfr. “L’Esposizione Nazionale Illustrata di Paler-
ne a tutt’oggi”, Palermo 1889. Il regolamento del mo, 1891-92” (1892), p.2. “Nella prima sezione
Comitato venne pubblicato col titolo “Esposi- fra i gessi esposti vi erano: l’arco della cappella
zione generale nazionale 1891 in Palermo, Rego- dell’Annunziata di Trapani, vari capitelli di Seli-
lamento generale”, Palermo, 1889. Il “Catalogo nunte, il telamone del tempio di Giove Olimpico
generale dell’Esposizione, compilato dal Prof. di Agrigento , un becco di civetta e due dettagli
Camillo Perricone di Siracusa” venne stampato di capitelli del tempio di Giove Olimpico di
nel 1898 dalla tipografia Virzì e a conclusione Agrigento; il gruppo dell’Annunziata, il busto di
dell’evento fu edito un consuntivo dal titolo: Pietro Speciale e la Natività di Pollina di Gagini,
“Relazione sul bilancio di chiusura presentata al la base della statua della Madonna di Francesco
Comitato Promotore Generale”. di Laurano; la Colonna rostrata di Cajo Duilio; il
11 Una di queste conteneva tre carte topografiche e Sarcofago di Grignano, quello di Petrulla e la base
dieci incisioni raffiguranti l’Esposizione, Alfano della statua di S. Giovanni di Marsala; il Nettuno
(1891). di Montorsoli, l’architrave della porta del Reclu-
12 La presenza dei libri di Durand nella biblioteca sorio delle ree pentite, la base del pulpito, quattro
di Basile è riportata da Eliana Mauro in “Un mu- capitelli della chiesa degli Alemanni, la trabeazio-
seo per Atene”, Pirrone (1989), pag.63. ne e capitello della chiesa de’ Catalani di Messina;
13 Se si confronta la soluzione “C” con il museo un capitello del Duomo di Cefalù, un dettaglio
progettato da Durand per il secondo Grand della porta del San Carcere in Catania. Vi erano
Prix (1779) si può notare un’evidente analogia inoltre gli archetipi del tempio G di Selinunte, il
nell’impostazione generale di un sistema spa- fac-simile di un dettaglio della cappella palatina,
ziale a galleria, con una o più corti, scandito da un fac-simile al naturale di una finestra del chio-
elementi ripetitivi. Ulteriori analogie riguardano stro di Monreale, della cupola della chiesa di San
la conformazione dell’ingresso, costituito da un Giovanni degli Eremiti e di quella della chiesa
porticato concavo che si dilata angolarmente in di Santa Maria dell’Ammiraglio e riproduzioni a
due piccoli ambienti ad emiciclo. mosaico di vari soggetti.”
14 La fontana luminosa, progettata da Emilio Piazzoli, 22 Con la locuzione “punto principale” si indica il
abbinava al getto d’acqua dei giochi di luce otte- punto di intersezione con il quadro della retta
nuti con vetri colorati abbinati a lampade ad ener- proiettante (passante per il centro di proiezione)
gia elettrica, introdotta in Sicilia pochi anni prima. ortogonale ad esso.
15 Nobile, M. R. (2002). 23 La linea d’orizzonte è la retta di intersezione con
16 Nel periodo normanno si riscontrano due tipi di il quadro di un piano orizzontale proiettante.
cupole: a semplice calotta del tipo greco o di tipo 24 Noto l’angolo (α) formato da due rette, si pro-
arabo a sesto sopralzato. cede alla determinazione del ribaltamento sul
17 Suddivisione a più livelli di un arco contenente quadro del centro di proiezione tracciando rette
una nicchia mediante piccoli pennacchi o nicchie che passano per i punti di fuga e intersecandosi
che formano una struttura a forma di alveare, sottendono l’angolo (α).
con funzione decorativa e non di sostegno. 25 La restituzione fotogrammetrica è stata eseguita
18 Cfr. Sessa E. (2002), p. 93. con il software Photomodeler Scanner.
19 Il Palazzo di Filadelfia fu progettato da J. Schwarz- 26 L’elaborazione e la registrazione delle nuvole di
mann in posizione isolata e con materiali adatti a punti sono state eseguite con il software Rapi-
permanere nel tempo. Cfr. Sessa E. (2002), p. 93. dform XOS.
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Architetture perdute
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1. Ortofoto di Palermo. In evidenza: il perimetro del centro storico (verde); l’asse est-ovest
(arancione); l’asse nord-sud (giallo); l’area occupata dall’Esposizione (rosso)
2. Veduta del tratto di via Libertà da piazza Castelnuovo a piazza Crispi
3. Il complesso dell’Esposizione da piazza Castelnuovo in una foto di E. Interguglielmi
4a.-4b. Prospettiva della quarta variante, acquerello monocromo su cartoncino, 470x1763 mm,
s.d., s.t.; denominazione del progetto, china. (D.B.D., VIII, n.9)
5. Immagine stereoscopica di E. Sevaistre, “Palermo. Piccola Cuba. Il Prof. Basile che disegna il
monumento sopra detto”, 1860-1863. (Civico Archivio Fotografico di Milano, LV_25/65)
6. E. Basile, piante dell’ impianto generale, soluzioni “A”, “B” e “C” (D.B.D., VIII, n. 4, 5, 6),
Roma 1888
7. E. Basile, planimetria definitiva del complesso (D.B.D., VIII, nn. 6 e 7), Roma 1888-1889,
e individuazione dei tre nuclei dell’Esposizione, distinti per ritmo della maglia geometrica,
destinazione d’uso e linguaggio stilistico
8. Il corpo d’ingresso in una foto di E. Interguglielmi
9. Il modello digitale del corpo d’ingresso
10. Sovrapposizione del portico d’ingresso dell’Esposizione e del portico della cattedrale di Paler-
mo
11. Santa Sofia a Istanbul e la Sala delle feste dell’Esposizione
12. La galleria delle macchine nell’Esposizione Universale di Parigi (1867) e nell’Esposizione
Nazionale di Palermo
13. Palazzo delle Belle Arti nell’Esposizione Universale di Filadelfia (1876) e nell’Esposizione
Nazionale di Palermo
14. Modello del Palazzo delle Belle Arti
15. Il modello del Palazzo delle Belle Arti. In rosso la Galleria della Sicilia monumentale
16. La Galleria della Sicilia Monumentale e Artistica nella foto di E. Interguglielmi
17. Allestimento della Galleria della Sicilia Monumentale: a) Telamone del Tempio di Zeus ad
Agrigento; b) Modelli della cupola di San Giovanni degli Eremiti a Palermo; c) Portale della
chiesa dell’Annunziata a Trapani; d) Modello del Tempio G di Selinunte
18. Metodo di restituzione prospettica applicato alla fotografia di E. Interguglielmi. A destra lo
schema planimetrico della Galleria con individuazione del rettangolo servito a determinare la
posizione del centro di proiezione e la distanza principale
19. Il modello delle nicchie angolari nella cupola di San Giovanni degli Eremiti e lo schema delle
prese per il rilievo fotogrammetrico
20. Modello di San Giovanni degli Eremiti: vista della nuvola di punti estratta con procedimento
fotogrammetrico, del modello digitale e de modello texturizzato
21. Ricostruzione virtuale della Galleria della Sicilia Monumentale; vista assonometrica
22. Ricostruzione virtuale della Galleria della Sicilia Monumentale; vista prospettica
23. Sovrapposizione delle immagini equirettangolari estratte dal modello digitale e riprese in situ
dallo stesso punto di vista
Il Collegio dei Gesuiti e la chiesa di S. Maria della Scala a
Messina
Nunzio Marsiglia
Molto spesso, con riferimento all’archi- dalla convinzione che in arte si può avere il
tettura del XIX e del XX secolo “la storia bello, il nobile ed il nuovo, senza bisogno
è stata scritta finora seguendo il criterio d’innovare dalle radici, ma infondendo alla
dell’esclusione. L’aggettivo moderno ha of- materia che il passato ci offre il proprio spi-
ferto (è uno dei numerosi e ben dissimulati rito, per rifarla viva della nostra personalità,
tranelli) il termine di paragone per le esclu- trattare insomma il passato come puro mez-
sioni e per le inclusioni, sottraendo non solo zo, come veicolo per raggiungere l’espressio-
alla glorificazione , ma anche alle analisi e ne personale” (G. Samonà, 1929). In pochi
alla comprensione, una vastissima area di si sono adoperati per comprendere, senza
cose progettate e realizzate“(P. Portoghesi, con ciò necessariamente condividerle, le
1987). E dire che in molti casi questa ragioni di quanti hanno vissuto, con gran-
“esclusione” ha interessato manufatti e de tensione morale e culturale, la crisi di
complessi architettonici che hanno signifi- linguaggio che aveva attraversato tutto il
cativamente contribuito alla costruzione XIX secolo. Di contro sono stati parecchi
della struttura ed alla configurazione della tra gli artisti, gli architetti, i politici, i criti-
forma della città. A sostanziare tale stato di ci, gli storici, quelli che si sono invece im-
cose, con riferimento alla produzione ar- pegnati dapprima per isolare e poi per eli-
chitettonica dei primi decenni del XX se- minare molte tracce della memoria colletti-
colo, c’è stato un diffuso atteggiamento va. “Demoliamur, renovabimus!”, “Incipit
critico condizionato da pesanti pregiudizi vita Nova”, ecc. erano gli slogan con i
storiografici che ha determinato una sorta quali nei primi anni del XX secolo si tentò
di disinteresse nei confronti delle opere di di costruire il consenso attorno alle opera-
quanti non avevano aderito ai principi del zioni demolitorie che hanno cancellato
razionalismo, movimento che aveva già edifici e parti di città che avevano, comun-
permeato molti tra i protagonisti del dibat- que, assunto la dignità di documento della
tito architettonico internazionale. E questa storia dell’architettura e come tali testimo-
discriminazione, secondo quanto ha scritto niavano dei modi e delle forme con cui
nel 1929 G. Samonà, ha interessato “l’ar- l’uomo, in un determinato tempo, si è inse-
chitetto tradizionalista moderno (che) cerca diato sul territorio. La demolizione dell’ar-
nel passato l’espressione concreta di un suo chitettura, come è stato molto opportuna-
particolare stato d’animo, e la ricava, la pi- mente scritto da G. Muratore, è stata
glia ove gli capita, senza preoccuparsi che spesso voluta dagli “opinion leaders” che
questo sia barocco, romano, greco o roman- organizzano il consenso nel merito delle
tico. E’ quindi una sorta di nuovo ecletti- decisioni che interessano il controllo delle
smo, da distinguere bene da quello accade- trasformazioni del territorio per cancellare
mico a forme prestabilite; eclettismo fatto “la memoria di un fenomeno, di un evento,
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dal 1922, ha coinvolto interventi pubblici e seconda guerra mondiale, nel 1974 chiesa e
iniziativa privata e che nell’arco di circa un collegio sono stati venduti dai Gesuiti ad
ventennio è riuscito a colmare, in buona una società immobiliare che li demolì con
misura, i guasti prodotti dall’evento cala- grande urgenza per realizzare sulla medesi-
mitoso. Tra le realizzazioni di questo perio- ma area un edificio multipiani destinato ad
do a Messina, in particolare, si ricordano le ospitare esercizi commerciali, uffici e resi-
infrastrutture del più importante snodo denze. Il complesso monumentale demoli-
ferroviario dell’isola, 500 isolati residenzia- to, era stato costruito quale nuova sede
li per un ammontare complessivo di 6.000 della Compagnia di Gesù che già era pre-
abitazioni, l’impianto fieristico, il Palazzo sente nella città di Messina, fin dal 1909,
di Giustizia di Marcello Piacentini, parte con una costruzione temporanea donata
della monumentale ‘palazzata a mare’ di da Pio X, il Collegio dedicato per l’appun-
Giuseppe Samonà, Camillo Autore, Raffa- to allo stesso Papa. La realizzazione del
ele Leone e Giulio Viola e molti dei più nuovo Collegio prese l’avvio nel 1923 e la
importanti edifici religiosi (la Chiesa dei sua dimensione monumentale era anche
Catalani, il Duomo, la Chiesa S. Maria rappresentativa dell’importanza che la
Alemanna, ecc.). Il progetto di Zanca per Compagnia del Gesù, già dal XVI secolo,
il Collegio dei Gesuiti viene realizzato tra il aveva riconosciuto alla città di Messina in
1922 ed il 1933 per volontà dei vertici della accoglimento della richiesta del Senato di
Compagnia di Gesù. Collocati in un luogo istituire in città un insegnamento pubblico:
centrale della città, piazza Cairoli, il colle- “Scala troppo opportuna a navigar per l’O-
gio e la chiesa di S. Maria della Scala per riente e a passar in qualunque altra parte del
molti anni hanno rappresentato un grande mondo”, l’aveva infatti definita Ignazio di
motivo di orgoglio per i messinesi, deside- Loyola davanti ai dieci gesuiti che nel di-
rosi di riconoscere nella città nuova quella cembre del 1547 stavano per lasciare Roma
dignità artistica e monumentale che era alla volta di Messina. I disegni di Antonio
stata ampiamente compromessa dai disa- Zanca, datati a partire dal 1922, sono at-
strosi eventi del 1908. Nell’opera di Zanca tualmente conservati presso l’archivio
è possibile cogliere la tensione che nello Zanca del Dipartimento d’Architettura
stesso periodo coinvolgeva molti architetti dell’Università di Palermo e documentano
decisi a “mantenere attiva la relazione fra di un iter progettuale particolarmente lun-
passato e presente, in sintonia con le identità go nelle procedure ma altresì dell’attenzio-
culturali e tradizionali di ciascun ambito ne al dettaglio con la quale l’artefice illu-
storico-geografico, in relazione al tipo archi- strò e sviluppò la sua proposta progettuale.
tettonico da realizzare e nel rispetto dell’in- I due edifici vennero concepiti come orga-
dividualità del progettista e del nismi indipendenti e autonomi, sia per la
committente”(M. L. Neri, 1977). In diversa destinazione d’uso, sia per il fatto
quest’opera, in particolare, un linguaggio che furono costruiti in tempi diversi: il
mutuato in forma palese dall’esperienza collegio prima, e la chiesa dopo. L’edificio
costruttiva arabo-normanna ha il compito destinato allo svolgimento dell’attività pe-
di rendere meno incombenti le esi¬genze dagogica presentava una pianta trapezoi-
tecniche discese dalle rigide norme sismi- dale che assecondava la dimensione geo-
che prudentemente predisposte dopo il metrica dell’isolato, si sviluppava attorno
devastante terremoto che aveva raso al ad una corte, secondo schemi ed impianti
suolo la città dello stretto. Sopravvissuti in già sperimentati altrove per strutture con
forma integrale ai bombardamenti della analoghe funzioni e si articolava in quattro
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
corpi di fabbrica disposti lungo i lati dell’i- più di 500 fedeli. Al suo interno sono stati
solato. I prospetti, come precisa Zanca, ri- previsti pilastri a croce di sezione ottagona-
chiamavano il “partito architettonico deco- le con capitelli e pulvini sormontati da ar-
rativo dell’architettura siciliana del XII e chi acuti. La costruzione del modello digi-
XIII secolo” ed erano caratterizzati da un tale del Collegio dei Gesuiti e della Chiesa
sistema di bifore, lesene ed archeggiature di Santa Maria della Scala di Messina, data
cieche di chiara ascendenza normanna. Per la indisponibilità del manufatto, è discesa
quanto attinente agli aspetti strutturali, direttamente dallo studio dei materiali
l’edificio è stato concepito con rigorosa d’archivio donati dalla famiglia Zanca
adesione alle nuove norme vigenti in mate- all’Università di Palermo nel 1997. In
ria di sicurezza sismica, emanate dopo il questo fondo sono conservate parecchie
devastante terremoto del 1908: un sistema migliaia di disegni, carteggi, documenti
costruttivo che prevede una struttura in fotografici, computi metrici, libri, riviste e
cemento armato con muratura di riempi- quant’altro documenta della vastità degli
mento in pietrame calcareo e laterizi. La interessi culturali nonché dell’attività pro-
costruzione della Chiesa si collocava all’in- fessionale e didattica dello studioso. Di un
terno dell’iniziativa promossa dall’arcidio- progettista particolarmente attento alla
cesi per la riedificazione delle chiese di- storia dei luoghi ed alle dinamiche evoluti-
strutte. I lavori furono iniziati verso la fine ve del progetto d’architettura, con un
del 1926, prima ancora che fossero com- grande interesse per l’evoluzione tecnolo-
pletati i locali della sagrestia, della torre gica; che è stato, al contempo, molto rigo-
campanaria e della scala di accesso alla tri- roso nel rilievo dei monumenti e nella
buna ed alle gallerie (lavori questi compre- pratica del restauro e che si è distinto per
si, tutti, nel progetto del Collegio), e furo- l’appassionata partecipazione al dibattito
no completati il 30 giugno 1933. La cap- architettonico che animava il suo tempo.
pella di S. Maria della Scala si rifà in ma- Dopo la digitalizzazione di piante, sezioni
niera decisa ai modelli normanni, e in par- e prospetti la costruzione del modello digi-
ticolare alla chiesa palermitana di S. Catal- tale ha proceduto tramite l’estrusione delle
do. Era possibile accedere all’interno per superfici, mentre per i solidi complessi so-
mezzo di tre ingressi; uno principale sulla no state fatte operazioni booleane: unione,
via Nicola Fabrizi e due secondari, di cui il sottrazione e intersezione. Sono poi stati
primo sulla via Ugo Bassi, e l’altro, interno, aggiunti i particolari costruttivi e gli appa-
sotto il portichetto che chiude a nord il rati decorativi che definiscono dettagliata-
grande cortile del collegio. La quota alti- mente i prospetti. Disegni e documentazio-
metrica della chiesa era la stessa di quella ne fotografica sono stati molto utili ai fini
del cortile del Collegio. Delle tre navate, della ricostruzione dello spazio interno la
quella centrale era larga 6,00 m. e termina- cui descrizione è stata sviluppata attraverso
va con l’abside, mentre le navate laterali tecniche di rendering capaci di consentire
misuravano 3.40 m. di larghezza e termina- una rappresentazione foto realistica
vano con la protasi e il diaconico; in tal dell’oggetto architettonico.
maniera, la pianta assumeva un impianto
basilicale. La lunghezza massima della
chiesa era di 26.80 m. e la sua larghezza I grafici sono stati elaborati dagli arch.
12.80 m. L’edificio era in grado di ospitare Valeria Biundo e Renato Pino
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BIBLIOGRAFIA
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1. Pianta e sezione-prospetto del Collegio dei Gesuiti e della Chiesa di S. Maria della Scala
2. Collegio dei Gesuiti e Chiesa di S. Maria della Scala, prospetto su via Fabrizi
3. Collegio dei Gesuiti, prospetto su piazza Cairoli
4. Chiesa di S. Maria della Scala, prospetto su via Dogali
5. Collegio dei Gesuiti, sezione trasversale
6. Chiesa di S. Maria della Scala: prospetto su via U. Bassi
7. Chiesa di S. Maria della Scala, veduta absidi
8. Collegio dei Gesuiti, cortile interno
9. Collegio dei Gesuiti, scala interna
10. Collegio e Chiesa modello 3D, veduta esterni
11. Collegio e Chiesa, modello 3D, veduta su via Fabrizi
12. Chiesa S. Maria della Scala. Modello 3D, prospetto su via U. Bassi
13. Collegio e Chiesa, modello 3D, veduta esterni
14. Collegio dei Gesuiti, modello 3D, cortile interno
15. Collegio dei Gesuiti, modello 3D, scorcio cortile interno
16. Collegio dei Gesuiti, modello 3D, dettaglio
17. Collegio e Chiesa di S. Maria della Scala, modello 3D, scorcio coperture
18. Collegio e Chiesa di S. Maria della Scala, modello 3D, interno chiesa
Il disegno per un’ipotesi: Villa Galletti Inguaggiato
Manuela Milone
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Architetture perdute
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1. Planimetria del centro storico di Bagheria con individuazione delle ville storiche
2. Villa Galletti Inguaggiato -Pianta piano terra a quota +2,70m
3. Villa Galletti Inguaggiato -Pianta piano nobile a quota +7,50m
4. Pianta del corpo basso con ipotesi ricostruttiva
5. Prospetto principale
6. Prospetti laterali
7. Sezioni longitudinali
8. Prospetto posteriore
9. Sezione trasversale posteriore
10. Ricostruzione stato di fatto- ipotesi ricostruttiva 1
11. Ricostruzione stato di fatto- ipotesi ricostruttiva 2
12. Ricostruzione stato di fatto- ipotesi ricostruttiva 3
13. Ricostruzione stato di fatto- ipotesi ricostruttiva 4
14. Foto interna stato di fatto
15. Ricostruzione foto interna fig.14
16. Foto interna stato di fatto
17. Ricostruzione foto interna fig.16
18. Foto interna stato di fatto
19. Ricostruzione foto interna fig.18
20. Ricostruzione interna
21. Ricostruzione interna
Capitolo III
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Dalla prospettiva dipinta alla fruizione virtuale 3D.
Il San Girolamo nello Studio di Antonello da Messina
Mirco Cannella
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Si nota come tale punto appartiene a una ne a sostegno della volta visibile oltre lo
retta verticale che, come una bisettrice, di- studiolo e la porzione inferiore visibile
vide perfettamente il dipinto in due parti. attraverso il varco ricavato nella libreria;
La retta di fuga di tutti i piani paralleli al questa soluzione, dettata forse dalla neces-
pavimento ha una direzione orizzontale e sità di dare maggior respiro alla finestra
passa per il punto trovato. sullo sfondo, denota come una corretta
Nota la retta di fuga dei piani orizzon- costruzione prospettica sia sacrificata a
tali e la posizione del centro di proiezione, favore dell’efficacia della rappresentazione
occorre stabilire la distanza di quest’ulti- scenica. Questo escamotage, come vedre-
mo rispetto al quadro. Questa incognita è mo, sarà più volte adoperato dal pittore.
facilmente determinata se s’individuano al- A seguito dei processi di restituzione
meno una coppia di rette di cui si conosce prospettica dell’impianto planimetrico
con certezza l’essere tra loro ortogonali. dell’interno della fabbrica, si dimostra
Naturalmente essendo in prospettiva le come lo sviluppo in profondità sia costi-
rette in questione non saranno nel dipinto tuito da tre campate inscritte in quadrati
normali tra loro, ma occorre rintracciare e intervallate da archi trasversi. Questa
degli elementi architettonici di cui è nota soluzione sembra non concordare con la
l’originaria forma geometrica. Nel San Gi- rappresentazione nel dipinto, in quanto,
rolamo il pittore messine riproduce un pa- secondo una ricostruzione prospettica
vimento maiolicato costituito da azulejos rigorosa i pilastri polistili della seconda
quadrati: questa soluzione ci consente, campata, prossimi all’osservatore, dovreb-
tracciando e prolungando le diagonali del bero essere visibili all’interno della scena,
quadrato (nel caso specifico viene preso ma ancora una volta il pittore sceglie di
in considerazione un quadrato costituito ometterli in favore di una più razionale
da cinque mattonelle per lato) sino a in- composizione bidimensionale del quadro
tercettare la retta di fuga, di individuare (Fig. 6).
due ulteriori punti di fuga (F’1 e F’2). Altre considerazioni possono essere
Adoperando una semplice proprietà geo- avanzate per ciò che riguarda l’alzato,
metrica per cui in ogni circonferenza l’an- dove il pittore impiega lo stesso modulo
golo al centro è il doppio dell’angolo alla planimetrico del quadrato per imporre
circonferenza che insiste sullo stesso arco, l’altezza dei piloni. I centri che consentono
è possibile ricavare la distanza del punto di tracciare gli archi a sesto acuto, sono
principale. Infatti, tracciando il cosiddetto posti rispettivamente a 1/3 e ai due 2/3
cerchio delle distanze avente come dia- dell’interasse tra le colonne.
metro i due punti di fuga, in precedenza Le volte a crociera presentano una con-
trovati, la distanza del centro proiezione è formazione che si discosta dal linguaggio
data dalla lunghezza del segmento che da gotico che interessa l’intera fabbrica. Infat-
F’n, si estende lungo la verticale sino alla ti, nella prassi costruttiva gotico-catalana
circonferenza. gli archi della crociera posti sulle diagonali
Da una prima osservazione si nota una presentano un profilo a tutto sesto mentre,
mancanza di assialità tra il portale e l’in- gli archi perimetrali della crociera, costru-
terno della fabbrica, infatti, le campate e la iti utilizzando lo stesso raggio di curvatura
bifora centrale sul fondo sono leggermente dei profili sulle diagonali, a causa della
poste a sinistra. Va osservato, inoltre, come minore corda presentano uno sviluppo a
il primo pilastro polistilo a sinistra subisca sesto acuto. Tale condizione predisponeva
una deviazione verso destra tra la porzio- a una quota maggiore il concio di chiave
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Il progetto di Giuseppe Damiani Almeyda per il teatro
Massimo di Palermo
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zio urbano nel caso in cui l’edificio fosse Man mano che il modello prende
stato realizzato, per fornire all’osservatore, forma cominciano a delinearsi le varie
non necessariamente in possesso di cono- volumetrie che il semplice disegno su carta
scenze di settore, uno strumento di sup- non permette di apprezzare, come le viste
porto alla ricostruzione ed alla valutazione dell’interno, che vanno a completare quel-
di uno spazio immaginario, confrontato le informazioni che il progetto originale
con la realtà esistente. non fornisce.
Fin qui ci si è voluti soffermare sul La modellazione tridimensionale di un
Damiani architetto che affronta il progetto organismo architettonico consente, infatti,
secondo considerazioni non solo relative di disporre di svariati punti di osserva-
alla tipologia dell’edificio, ma anche alle zione, ognuno possibile riferimento per
relazioni che esso instaura con la città. differenti istantanee del progetto.
La fase successiva, quella riguardante lo Particolarmente interessante è, suc-
studio degli interni, rivela, però, come la cessivamente, l’applicazione alle superfici
volontà progettuale sia comunque quella del modello di textures, che simulano i
di costruire un edificio di qualità, con presunti materiali che Almeyda avrebbe
spazi consoni ad un teatro di una città che potuto utilizzare, cercando di avere una
in quel momento era una capitale della rappresentazione realistica.
cultura.
La simulazione dei materiali di questo
progetto si è fermata alle informazioni
desumibili dai disegni originali e dal con-
La ricostruzione degli spazi interni
fronto con progetti coevi, in un processo
di ermeneusi che lascia poco spazio all’in-
L’acquisizione di dati complessi riferi-
venzione o all’ipotesi non verificata10.
bili al volume di un corpo è l’esito di una
Per quanto riguarda l’aspetto formale
ricostruzione compiuta a seguito di una
ci si trova di fronte ad un sobrio classi-
sintesi intellettiva eseguita sulla base di
un mosaico di informazioni di carattere cismo. Del suo progetto Damiani scrive:
bidimensionale, e sulla base di una serie di “Trattandosi d’un edificio da elevare in
osservazioni semplici (o semplificate) che Italia dovea tutta ricercarsi nel classicismo
su di esso è stato possibile, in vario modo, italiano quell’arte più consona ai nostri
effettuare. bisogni ….”11.
Una volta costruito il modello, la gra- Le piante, rappresentate in due tavo-
fica computerizzata lo può arricchire di le, fanno leggere con chiarezza la grande
connotazioni cromatiche e materiche, e la compattezza dell’edificio e la semplicità
ricerca metodologica sulle procedure di dell’organismo, ricercata attraverso un’o-
intervento è intesa come estensione delle perazione razionale e analitica delle fun-
procedure di modellazione e di comunica- zioni e degli usi.
zione del linguaggio tipiche della rappre- Esaminandole dettagliatamente, pos-
sentazione. siamo capire le varie volumetrie, gli spazi e
Dopo aver analizzato nei dettagli i dise- le scelte fatte da Damiani, riscontrando, in
gni originali, e dopo averli riportati su un primis, le tre aree dalle quali il teatro pren-
piano bidimensionale digitale, si è passato de forma: gli accessi, il teatro e la scena.
alla modellazione tridimensionale del pro- La disposizione interna riprende il
getto, curando la geometria delle piante e disegno della maggior parte dei teatri del
le relazioni tra le sezioni. periodo.
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Palermo anni ’20: i cinematografi di Salvatore Caronia Roberti
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re lungo la direttrice via Ruggiero Settimo/ del mappamondo virtuale offerto dalla
via della Libertà: gli isolati impaginati piattaforma simil-GIS di Google Earth.
secondo una rigida scacchiera ottocentesca L’intenzione finale è quella di riconfigurare
si punteggiarono di questi edifici, immersi l’immagine dell’intero quartiere così come
nei giardini di precedenti ville o bagli e appariva agli inizi del ‘900, ai fini di una
portatori di un’idea di città passeggiata, documentazione e catalogazione virtuale.
ludica, filtrante nelle sue cadenti laterali Entrambi sorgevano all’interno del
rispetto agli assi principali destinati al traf- quadrilatero delimitato a sud dalla attuale
fico carrabile. Convertendo il verde privato via Cavour (e dalla presenza del Teatro
in verde pubblico e restituendolo alla città Massimo) e a nord dalla piazza Politeama,
in una pur breve stagione: condannandolo e avente come baricentro la “Croce Re-
irrimediabilmente a essere l’appannaggio galmici”, l’intersezione tra le vie Ruggiero
immediato della crescente densità edilizia Settimo e Mariano Stabile, nota come i
nel momento stesso in cui le architetture “quattro canti di campagna”. Riteniamo
che lo connotavano chiudevano o venivano che entrambi riassumano bene la storia di
demolite per dar luogo a nuove tipologie tali architetture e le vicende legate al con-
(banche, uffici, condomini) che andavano testo urbano che caratterizzavano.
disegnando e trasformando l’immagine
del quartiere in quello di una “city” dal
carattere esclusivamente amministrativo- Il Modernissimo
residenziale.
Salvatore Caronia Roberti (1887-1970) Costruito su una superficie che già era
è stato uno dei grandi protagonisti di occupata dal ritrovo estivo all’aperto del
questa stagione, ne ha attraversato prati- cinema-teatro Trianon (1913) e sull’area di
camente tutte le fasi e ha firmato non solo pertinenza del Cinorkestron di Ernesto Ar-
le architetture più significative del periodo mò, vi si poteva accedere o dal giardino di
Liberty ma anche quelle più legate al Mo- palazzo Cerda in via Stabile oppure da un
vimento Moderno e alla nuova immagine passaggio ricavato nell’androne di palazzo
della città. Tagliavia da via Ruggiero Settimo.
Nello studio qui condotto ci si è È una delle prime importanti com-
soffermati su due suoi progetti per cine- missioni dell’allora ventisettenne allievo
matografi: il Modernissimo (1914) e il di Ernesto Basile, che mostra ancora forti
Nuovo Excelsior Supercinema (1924), che legami con le forme derivate dal maestro
ben riflettono la storia e la sorte di que- pur nel tentativo di affrontare - e risolve-
ste architetture. Il primo fu demolito nel re - le problematiche legate a un ambiente
1973, il secondo è tuttora in piedi anche destinato allo spettacolo secondo vincoli
se profondamente stravolto negli interni e e caratteristiche differenti dall’edificio
nelle sue relazioni con il contesto urbano teatrale (assenza del boccascena e del
ed è stato ridestinato a centro commerciale palcoscenico, platea organizzata secondo
multimediale. le esigenze della proiezione e non della
Il lavoro è consistito in una puntuale ri- rappresentazione, presenza del loggione
configurazione tridimensionale di entram- in chiave esclusivamente ornamentale).
bi i progetti, ricavata dai disegni autografi L’impianto ad ambiente unico di notevole
di Caronia Roberti e dai dati desunti dalle ampiezza e con forma rettangolare allun-
foto d’epoca, con l’inserimento e la geolo- gata, capace di circa 600 posti a sedere,
calizzazione dei modelli ottenuti all’interno necessitava di una struttura in cemento
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armato non indifferente. Caronia ne indi- era collocato su un palco dove potevano
viduò le potenzialità formali ideando una muoversi anche attori e musicanti.
sala fortemente ritmata a tre “navate”, con Sorse su un lotto di circa 1000 mq
telaio a otto campate formato da travi e all’interno del giardino di palazzo Galati,
pilastri a vista e dalla corrispondente tra- e la sua presenza frazionò il giardino stesso
vatura del soffitto a membrature rette. La in due porzioni: una che venne destinata al
cabina di proiezione, ad uno dei lati della pubblico per le rappresentazioni all’aperto
sala, svolgeva parimenti una funzione di (tabarin e cafè-chantant), l’altra di perti-
sostegno strutturale, essendo incastonata nenza privata del principe e ancorata alla
tra due robusti setti in cemento armato. struttura del nuovo cinematografo median-
Il protorazionalismo che pervadeva la te un’ampia terrazza pensile che affacciava
disposizione d’insieme degli elementi era sulla via Cavour ma che aveva il suo acces-
comunque “annegato” in un pur tempe- so dalla retrostante via Narciso Cozzo.
rato decorativismo di superficie, con una E, a leggere le forme del progetto, si
scelta di ornamentazioni più severe e clas- evince come la matrice progettuale dell’in-
sicheggianti rispetto alle leziosità basiliane tero complesso sia proprio la terrazza-
ma pur sempre ancorate al filone europeo belvedere, che “duplica” l’area quadrata
dell’Art Nouveau. del palazzo Galati proponendo un vuoto
Il progetto è ampiamente illustrato di pari entità e dalla rilevanza urbana
monumentale, e disegnandone i prospetti
nelle tavole dell’archivio Caronia Roberti
del nuovo edificio come “false quinte”
conservato al Dipartimento di Architettura
affacciate sul terrazzo privato del principe.
(DARCH) dell’Università degli Studi di
Gli interni dell’Excelsior subirono una
Palermo. È presente una tavola a matita
continua opera di revisioni e rimaneggia-
e carboncino su carta da lucido incollata
menti, dovuta principalmente all’esigenza
su cartoncino con i disegni del prospetto
di adeguare la sala alle nuove modalità di
principale, di una sezione trasversale e una
proiezione e di resa acustica del sonoro:
sezione longitudinale in scala 1:100, e in lo stesso Caronia Roberti “firmò” il primo
più tre fotografie: due dell’interno del ci- stravolgimento interno nel 1950, elimi-
nema e una del prospetto sulla via Mariano nando tutte le sovrastrutture ornamentali
Stabile. e foderando le pareti con materiali fonoi-
solanti. Il carattere stilistico-architettonico
dell’edificio ne risultò ampiamente modi-
Il Nuovo Excelsior Supercinema ficato ma, come si è detto, le esigenze tec-
nologiche dell’industria cinematografica
Aperto nel 1924, a differenza del condizionavano fortemente la forma del
Modernissimo presentava una destina- contenitore.
zione mista, dedicata cioè non soltanto
alla proiezione cinematografica ma anche Nel corso degli stessi anni l’architetto
a rappresentazioni musicali, di operetta e ebbe modo di realizzare una versione più
di rivista. Questo comportò una maggiore contemporanea del cinematografo nelle
aderenza del disegno degli interni alla forme ormai assorbite dal Movimento Mo-
tipologia teatrale, con un loggione “rea- derno del cinema Astoria (1953), che sorse
le” e articolato sia alle pareti laterali che nella grande porzione di ristrutturazione
nella profonda pensilina aggettante sullo urbana delimitata dal quadrilatero del rio-
sfondo, e un boccascena in cui lo schermo ne Villarosa. Questo, come altre precedenti
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
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Un disegno per Isola delle Femmine. Indagini digitali
su Gianni Pirrone1
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(Figg. 2-5) che prevedeva un graduale inutili performances digitali, vuole, con as-
sviluppo della Praja caratterizzato da un soluta discrezione, analizzare il progetto e
rimboschimento che rivelava un felice implementare il suo corpus grafico al fine
connubio tra natura e architettura ben di restituire alla critica ulteriori spunti di
espresso da Pirrone nella rappresentazione studio e di riflessione sul pensiero dell’ar-
del profilo-sezione con il mare (Fig. 6). chitetto palermitano.
Gli aspetti architettonici relativi all’e- Il modello digitale è pertanto da inten-
dificio centrale del Centro di soggiorno dersi come ‘punto di partenza’ per l’analisi
sono trattati con proiezioni ortogonali grafica dell’architettura e non come esito
- piante, prospetti e sezione - alla scala finale; ad esso, infatti, si associano altri
1:100 e attraverso viste prospettiche (Figg. grafici, talvolta non ‘dedotti’ dal modello,
7-10), mentre l’elemento-tipo isolato e utili alla comprensione/traduzione dell’ar-
l’edificio posto alle spalle di quello princi- chitettura. La costruzione del modello non
pale sono rappresentati soltanto in sezione è la costruzione di una semplice immagine,
orizzontale, rispettivamente alle scale 1:50 operazione che molto spesso viene condot-
e 1:200 (Figg. 11-12). Tra i documenti gra- ta per la rappresentazione del progetto, ma
fici contenuti in archivio, oltre ai disegni è l’esito ermeneutico e critico del disegno
succitati e allo schema, in sezione, dell’in- tendente sostanzialmente all’analisi della
telaiatura delle armature delle strutture in forma, il vero oggetto della imitazione. Il
cemento armato, è presente un disegno controllo della forma attraverso rappre-
straordinario che riguarda lo studio, in sentazioni simultanee è una delle peculia-
prospettiva, delle diverse possibilità di rità dei software dedicati al disegno alla
chiusura e apertura di un infisso dell’edifi- quale bisogna aggiungere quella della loro
cio principale rispetto alle condizioni me- versatilità verso la precisione intesa non
tereologiche di sole, giorno, notte, pioggia solo come esattezza ma anche come coe-
e vento13 (Fig. 13). renza dell’atto interpretativo.
I numerosi passaggi di scala non evi- L’utilità del modello digitale per lo stu-
denziano soltanto un ‘minuzioso’ controllo dio dell’architettura non è, infatti, legata
del progetto ma sottolineano le modalità alla produzione di immagini accattivanti;
di approccio, in quel periodo, della Scuola questo non deve essere assolutamente il
di Architettura di Palermo alle problema- suo fine.
tiche inerenti un tema compositivo che Vittorio Ugo, in uno dei suoi ultimi
spaziavano dagli aspetti urbanistici a quelli illuminanti saggi, ha con molta lucidità
edilizi sino ad affrontare i problemi strut- delineato gli aspetti insidiosi del digitale
turali e di dettaglio; la scelta dei metodi affermando che «…Nessuno può conte-
della rappresentazione era legata proba- stare l’estrema versatilità strumentale del
bilmente a vecchie eredità ‘scolastiche’ in computer nei settori della firmitas e della
cui era esclusa l’assonometria in favore di utilitas, delle elaborazioni pratiche, dei
prospettive e schemi prospettici14. computi, del rilievo metrico etc. Molto
diversamente vanno invece le cose per
quanto riguarda la venustas, i modi del
La ricostruzione digitale progetto, il pensiero dello spazio, l’inter-
pretazione dei monumenti, l’estetica, la
La ricostruzione congetturale degli conoscenza. Mirabolanti effetti speciali,
edifici progettati da Gianni Pirrone nella rendering, fotorealismo, modellazione so-
tesi di laurea (Figg. 14-30)15, al di là di lida… in realtà nascondono quasi sempre
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un vuoto di contenuti, un’assenza di critica ancora una ‘certezza’ per lo studio dell’ar-
e una povertà espressiva direttamente pro- chitettura e soprattutto se essa, come auto-
porzionali, appunto, al prevalere dell’im- noma forma della critica, possa aggiungere
magine sulla forma, della Darstellung sulla qualcosa di nuovo alla parola scritta.
Vorstellung»16.
La rappresentazione, settore nodale
della critica architettonica, assume, in tal Note
senso, un ruolo sostanziale nel momento in
1 Pur nella condivisione delle posizioni espresse
cui essa indaga il progetto di architettura,
nall’articolo, frutto di elaborazioni comuni, la re-
‘luogo’ centrale della sua vera espressione. dazione del paragrafo Ridisegnare è da attribuire a
L’analisi grafica è quel settore della rap- Francesco Maggio, mentre quella del paragrafo La
presentazione che più si avvicina alla sfera ricostruzione digitale è da attribuire a Chiara Scali.
2 M. Proust, La strada di Swann, in Alla ricerca
della critica e che si accosta alle «estese
del tempo perduto, Einaudi, Torino 1978, vol. I,
trattazioni di carattere estetico e filosofico parte I, p. 22.
che si presentano sotto il titolo di “Teorie 3 T.S. Khun, La struttura delle rivoluzioni scientifi-
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative
15 I disegni interpretativi sono stati eseguiti da i suoi doppi, in Fondamenti della rappresentazione
Claudio Sola per la stesura della propria tesi di architettonica, Bologna 2002, ristampa corretta,
laurea; v. nota 6. pp. 9-14).
16 V. Ugo, μίμησις- mímēsis. Sulla critica della rap-
17 V. Fasolo, Analisi grafica dei valori architettonici,
presentazione dell’architettura, Milano 2004, p.
8. (Per un approfondimento dei termini Darstel- s.d., p. 3.
lung e Vorstellung si veda V. Ugo, L’architettura e 18 ibidem.
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Alla fine del 2013, nell’ambito della riorganizzazione dell’Ateneo
palermitano, come tutte le altre Facoltà anche quella di Architettura
cesserà di esistere: i suoi compiti verranno conferiti alla Scuola
Politecnica ed al Dipartimento D’Architettura, che da qualche anno
ha già sostituito quella articolata compagine dipartimentale nella
quale, per circa trent’anni, si sono sviluppate le attività di ricerca
scientifica della Scuola degli architetti nel capoluogo isolano. Nella
consapevolezza di vivere un momento di transizione che interessa
la scuola nella sua interezza e nella sua complessità, questo libro si
propone quale riflessione sul lavoro svolto, con continuità nell’ultimo
decennio, dai docenti che hanno operato e continuano a lavorare
nell’ambito disciplinare della Rappresentazione e del Rilievo presso la
Facoltà di Architettura di Palermo. I contributi raccolti, sia pure con
una apparente frammentarietà, documentano un vivace confronto
interno ed una evidente discontinuità rispetto a quanti, con la loro
operosa presenza, hanno caratterizzato e qualificato la didattica del
Disegno e del Rilievo e la ricerca negli ultimi decenni del XX secolo.
Senza volere negare il grande apporto dato alla rifondazione della
disciplina nella Scuola di Palermo da personalità di rilievo, quali
Margherita De Simone, Rosalia La Franca e Giuseppe Pagnano, il
riconoscimento di questa discontinuità discende dal fatto che diversa
era la città indagata da questi studiosi rispetto a quella che oggi è
sotto gli occhi di tutti, come del resto diversi erano la città e il terri-
torio osservati da loro rispetto a quanto esplorato, qualche decennio
prima, da Luigi Vagnetti e da Gaspare De Fiore. Probabilmente
diversi sono, oggi, gli occhi con cui si guarda al mondo, così come
diversi sono gli strumenti disponibili per osservare le cose del mondo.
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