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Nunzio Marsiglia

La ricostruzione
congetturale
dell’architettura
Storia, metodi, esperienze applicative
Nunzio Marsiglia
LA RICOSTRUZIONE CONGETTURALE DELL’ARCHITETTURA.
Storia, metodi, esperienze applicative

ISBN 13 978-88-8207-539-2
EAN 9 788882 075392

Architettura e storia, 8
Prima edizione, ottobre 2013

Stampato con il contributo del MURST ex 40% 1998

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Indice

Nunzio Marsiglia
Introduzione........................................................................................................... p. 5

Capitolo I - La ricontestualizzazione del frammento

Fabrizio Agnello, Marco Carella, Federico Maria Giammuso


Studi e ricostruzioni del Tempio G di Selinunte................................................... ˝ 9

Giuseppe Dalli Cardillo


Sistemi di rappresentazione ed anastilosi virtuale
del tempio di Castore e Polluce di Agrigento........................................................ ˝ 31

Nunzio Marsiglia
La ricostruzione del Tempio della Vittoria di Himera.......................................... ˝ 46

Manuela Milone
Solunto: la casa del Ginnasio................................................................................. ˝ 57

Giuseppe Verde
Il complesso residenziale della “villa del Casale” di Piazza Armerina................... ˝ 70

Nunzio Marsiglia
Elementi erratici lignei di epoca medievale in Sicilia............................................ ˝ 82

Vincenza Garofalo
Il rilievo per la riconfigurazione dei fronti di Palazzo Bonet a Palermo............... ˝ 93

Tommaso Abbate
Architetture perdute/Architetture ricostruite.
Ricostruzioni virtuali attraverso la fotografia d’epoca: un caso studio.................. ˝ 104

Giuseppe Verde
Casine di Caccia nella valle del Belìce................................................................... ˝ 118

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

Capitolo II - Architetture perdute

Gian Marco Girgenti, Mauro Filippi


Sistemi di rappresentazione virtuale integrata e suoi
applicativi: il caso di Piazza Croci a Palermo......................................................... p. 133

Fabrizio Agnello, Mariangela Licari


La ricostruzione della città perduta: l’Esposizione Nazionale
di Palermo (1891-1892)......................................................................................... ˝ 145

Nunzio Marsiglia
Il Collegio dei Gesuiti e la chiesa di S. Maria della Scala a Messina..................... ˝ 165

Manuela Milone
Il disegno per un’ipotesi: Villa Galletti Inguaggiato............................................. ˝ 175

Capitolo III - Unbuilt Architecture

Mirco Cannella
Dalla prospettiva dipinta alla fruizione virtuale 3D.
Il San Girolamo nello Studio di Antonello da Messina......................................... ˝ 189

Fabrizio Avella, Claudio Moltalto


Il progetto di Giuseppe Damiani Almeyda per il teatro Massimo di Palermo...... ˝ 202

Gian Marco Girgenti, Francesca Mangano


Palermo anni ’20: i cinematografi di Salvatore Caronia Roberti........................... ˝ 213

Francesco Maggio, Chiara Scali


Un disegno per Isola delle Femmine. Indagini digitali su Gianni Pirrone........... ˝ 222

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Introduzione

Alla fine del 2013, nell’ambito della riorganizzazione dell’Ateneo palermitano, come tutte le
altre Facoltà anche quella di Architettura cesserà di esistere: i suoi compiti verranno conferiti alla
Scuola Politecnica ed al Dipartimento D’Architettura, che da qualche anno ha già sostituito quella
articolata compagine dipartimentale nella quale, per circa trent’anni, si sono sviluppate le attività
di ricerca scientifica della Scuola degli architetti nel capoluogo isolano. Nella consapevolezza di
vivere un momento di transizione che interessa la scuola nella sua interezza e nella sua complessità,
questo libro si propone quale riflessione sul lavoro svolto, con continuità nell’ultimo decennio, dai
docenti che hanno operato nell’ambito disciplinare della Rappresentazione e del Rilievo presso la
Facoltà di Architettura di Palermo. I contributi raccolti, sia pure con una apparente frammenta-
rietà, documentano un vivace confronto interno ed una evidente discontinuità rispetto a quanti,
con la loro operosa presenza, hanno caratterizzato e qualificato la didattica del Disegno e del
Rilievo e la ricerca negli ultimi decenni del XX secolo. Senza volere negare il grande apporto dato
alla rifondazione della disciplina nella Scuola di Palermo da personalità di rilievo, quali Margherita
De Simone, Rosalia La Franca e Giuseppe Pagnano, il riconoscimento di questa discontinuità
discende dal fatto che diversa era la città indagata da questi studiosi rispetto a quella che oggi è
sotto gli occhi di tutti, come del resto diversi erano la città e il territorio osservati da loro rispetto
a quanto esplorato, qualche decennio prima, da Luigi Vagnetti e da Gaspare De Fiore. Probabil-
mente diversi sono, oggi, gli occhi con cui si guarda al mondo, così come diversi sono gli strumenti
disponibili per osservare le cose del mondo. La “questione” della Rappresentazione, come l’ha de-
finita Agostino De Rosa, a partire dagli anni ’80 del secolo scorso è affiorata nel dibattito culturale
dell’architettura attraverso la contrapposizione di due fronti sui quali si erano schierati “gli strenui
esegeti del disegno a mano” ed i fautori del disegno assistito dalle macchine. I primi, quali sosteni-
tori di un sapere che per molti secoli si era espresso attraverso un paziente esercizio manuale legato
all’uso di squadra e compasso; gli altri come difensori del computer quale strumento adeguato per
superare le limitazioni imposte dal disegno tradizionale e, tra questi, quelli che hanno cominciato
a lavorare non solo con il mezzo, ma nel mezzo, considerandolo integralmente strumentale al farsi
del proprio lavoro. Nel passaggio dalla matita al digitale l’attenzione si è spostata dalla ricerca del
disegno, della forma compiuta, dell’impaginato della tavola, alla ricerca della forma dei manufatti,
dei paesaggi, degli elementi di dettaglio. Si tratta di un passaggio epocale, che ha animato un vivace
dibattito fra gli studiosi dell’area, una sorta di “querelle des anciens et des modernes” che spesso,
fino a qualche anno fa, ha animato simposi e convegni. L’opprimente evoluzione degli strumenti
digitali e la necessità di un costante aggiornamento ha impegnato negli ultimi due decenni molte
energie. Gli strumenti per il rilievo, che consentono ormai in tempi rapidissimi l’acquisizione di
simulacri tridimensionali dei manufatti, da elaborare su stazioni grafiche, ha, per certi versi, svilito
l’esperienza del rilievo del manufatto come momento di osservazione diretta e di analisi; bastano
pochi minuti per acquisire una scansione laser e poche fotografie digitali ad alta risoluzione per

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

estrarre un modello tridimensionale. La redazione di eidotipi si riduce così, molto spesso, allo
schema di posizionamento degli strumenti e l’osservazione del manufatto viene demandata alla fase
di elaborazione dei dati acquisiti. Ai convegni delle discipline del rilievo e della rappresentazione
si sono affiancate altre occasioni di incontro altamente specialistiche, nelle quali vengono proposte
le ultime innovazioni sulle tecniche e le procedure digitali per l’acquisizione e la modellazione 3D
ed avanzati algoritmi puntano al riconoscimento automatico di features (spigoli, elementi caratte-
rizzanti la forma geometrica), che automatizzano uno dei processi fondamentali del rilievo, ovvero
la ‘discretizzazione’ della forma. Le punte più avanzate della ricerca in tale settori molto spesso
vogliono essere predominio esclusivo degli ingegneri elettronici, degli informatici e dei topografi;
sovente, gli architetti e gli ingegneri, in queste sedi, sono i meri utilizzatori di tecnologie di cui
non conoscono i fondamenti. Una delle possibili risposte a questo momento di passaggio e di crisi
identitaria è nelle pagine di questo libro. L’uso critico dei nuovi strumenti consente una capacità
di approfondimento degli studi di architettura, sotto il profilo geometrico e morfologico, superio-
re a quella degli strumenti tradizionali; consente di indagare, come ricorda Riccardo Migliari, lo
schema progettuale delle opere attraverso osservazioni puntuali che la rappresentazione è tenuta a
verificare. I modelli e i disegni digitali consentono la rapida divulgazione degli studi eseguiti presso
la comunità scientifica. Rimane sospesa la questione della tavola, della forma grafica che tali studi
assumono, del potere evocativo del disegno; spesso ci si limita alle ‘viste’ del modello e rare sono
le sperimentazioni sul potere comunicativo delle nuove tecnologie. Talune interessanti esperienze,
quali il video di Debevec sul Partenone e le applicazioni di Nagakura e Vairani sulle architetture
di Le Corbusier e di Aalto, meritano una attenta riflessione. Presso la Scuola di Palermo, in questo
decennio, è emerso un atteggiamento interlocutorio che non ha previsto steccati insormontabili o
compartimenti stagni. Malgrado in altre sedi dell’Ateneo la Geometria Descrittiva è stata interes-
sata da una sorta di ‘crisi esistenziale’ – i Corsi di Laurea in Matematica l’hanno eliminata dai loro
piani di studio quale ramo secco della disciplina e come tale da abbandonare ad un destino privo
di significative evoluzioni – presso la Scuola di Architettura di Palermo è in essa che si continuano
a individuare i fondamenti scientifici per una Rappresentazione che non rifiuta le novità introdotte
dalle nuove tecnologie. E questo atteggiamento ha visto operare, in seno all’istituzione, un gruppo
di docenti impegnati nello studio dell’architettura attraverso l’uso di tecniche consolidate, ma
con un atteggiamento teso alla sperimentazione di strumenti nuovi e, in alcuni casi, predisposti
per settori estranei a quelli dell’architettura, come l’animazione, la multimedialità, sperimentando
la possibilità di documentare l’architettura con software in uso nell’industria automobilistica o
cinematografica. A dimostrazione di quanto il Disegno sia considerato come disciplina mutevole
ma con fondamenti teorici che permangono nella loro peculiarità, molti lavori sono stati finalizzati
a realizzare qualcosa che la fotografia, la cinematografia o altre “discipline” non possono fare del
tutto: far vedere quello che è andato perduto, si è trasformato o ancora non esiste. In questa ottica
i frammenti erratici, le architetture perdute, quelle non realizzate nel libro si costituiscono quali
oggetti di studio su cui riflettere per capire, come scriveva sempre Riccardo Migliari, in che cosa e
come questo disegno è mutato: non più solo grafite e acquerello o rendering informatico, ma tutte
queste cose assieme e molto di più. Dunque nient’affatto sostituzione di una tecnica con un’altra,
ma al contrario integrazione delle tecniche e tempo che il lavoro delle macchine restituisce ad
ulteriori processi capaci di alimentare ulteriormente la conoscenza.

Nunzio Marsiglia

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Capitolo I

LA RICONTESTUALIZZAZIONE
DEL FRAMMENTO


Studi e ricostruzioni del Tempio G di Selinunte

Fabrizio Agnello, Marco Carella, Federico Maria Giammusso

L’immane cumulo di macerie che, in tuale per lo studio sistematico dei blocchi
assenza di un’attribuzione certa, viene visibili e per la loro classificazione è nata
denominato Tempio “G”, giace prossimo dalla sinergia tra docenti dell’Università
ai resti dei templi “E” ed “F” sulla col- di Palermo e del Politecnico di Catalogna.
lina orientale di Selinunte, un’area sacra Nell’estate del 2005 un gruppo di allievi
extraurbana limitrofa al porto della città. e ricercatori delle due università ha pro-
Fondata nel 650 a.C. da coloni megaresi, mosso un workshop finalizzato al rilievo
la città di Selinunte segna l’estremità oc- del tempio, al quale hanno partecipato
cidentale del mondo greco; sita al confine con impegno e passione alcuni allievi delle
con i territori controllati dai cartaginesi, è scuole italiane di dottorato in rilievo e
stata inevitabilmente coinvolta in ripetute rappresentazione dell’architettura1. Al
guerre, fino al totale annientamento nel termine dei lavori sono state acquisite circa
250 a.C.. Il crollo del tempio G non è do- 32 scansioni del tempio ed è stata realizzata
cumentato dalle fonti, ma l’esame dei resti una poligonale topografica che circoscrive
ha indotto gli studiosi ad ipotizzare che la l’area studiata (Fig. 4); circa la metà delle
distruzione sia stata causata da un evento scansioni laser sono state acquisite con
sismico di incerta datazione. Nonostante l’ausilio di un cestello elevatore, ancorato
i lavori di costruzione fossero durati più al suolo per mezzo di funi al fine di limi-
di 100 anni (530-409 a.C.), al momento tare al massimo i movimenti e le vibrazioni
del crollo il Tempio non era ancora stato della piattaforma. Al termine delle ope-
completato. La lunga durata dei lavori e razioni di registrazione e ottimizzazione
la condizione di “non-finito” fanno del delle scansioni è stata generata una nuvola
tempio G un ottimo terreno di studio per composta da circa 64 mln di punti (Fig. 5).
indagare l’evoluzione dello stile dorico e le Ulteriori scansioni sono state acquisite ne-
tecniche costruttive del cantiere greco. gli anni dal 2007 al 2010 in occasione della
Ciò che resta del tempio è lo stilobate, redazione di tesi di laurea discusse presso
sepolto da una collina costituita dall’accu- la Facoltà di Architettura di Palermo2.
mulo dei blocchi di pietra che ne costitu- Gli studi sul tempio G sono ben lontani
ivano le strutture in elevato. Il rilievo e la da una conclusione3; molti interrogativi
ricollocazione virtuale dei blocchi del tem- rimangono tutt’oggi aperti e nuove cam-
pio ha da sempre incontrato due ostacoli: pagne di rilievo dovranno essere realizzate
la frammentarietà dei blocchi visibili e l’i- per indagare le molte questioni ancora in-
naccessibilità dei blocchi sepolti all’interno solute. In assenza di elementi che consen-
del cumulo di macerie (Figg. 1-2-3). tano una ricostruzione generale dell’assetto
L’idea di utilizzare la tecnologia laser del tempio, gli studi sono stati concentrati
scanning per una documentazione pun- su alcune parti di esso; in questa sede sono


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

presentati gli esiti di due ricerche sulla Potremmo dire Il rilievo termina quan-
ricostruzione della cornice ionica e del do si esegue la rappresentazione di ciò che
peristilio, che hanno condotto alla loro è stato misurato; il disegno (o modello
ricostruzione virtuale basata sul ricono- 3D) fissa, cristallizza il patrimonio di co-
scimento dei frammenti e la loro ricollo- noscenza acquisito e lo consegna ai futuri
cazione virtuale. Viene infine presentata studiosi. È quindi un dovere giungere a
un’applicazione per la visualizzazione dei una conclusione, ancorché parziale e prov-
modelli ricostruttivi e l’accesso ad informa- visoria dei propri studi, pur nella piena
zioni ad essi collegate. consapevolezza che tale decisione impone
La lunga durata dei lavori di costruzio- la drammatica riduzione della complessità
ne fa del tempio G una perfetta metafora del problema che ci si trova ad analizzare.
degli studi avviati nel 2005. Sappiamo che Lo studio del tempio G ha eviden-
il protrarsi del cantiere per oltre 100 anni ziato un’altra delle peculiarità del rilievo
ha fatto sì che in corso d’opera fossero dell’architettura: la sua interdisciplinarietà.
recepiti i mutamenti introdotti dall’evolu- Sappiamo che il rilievo utilizza studi prece-
zione dello stile dorico; accade così che le denti e saperi diversi come base imprescin-
colonne della fronte est, costruite nelle fasi dibile per la sua corretta esecuzione e che
iniziali, abbiano forma diversa da quelle un buon rilevatore deve saper acquisire le
più tarde della fronte ovest. Allo stesso misure in modo corretto, ma soprattutto
modo, nel lungo periodo che va dal 2005 deve sapere “cosa” rilevare. Nel processo
a oggi, gli strumenti per il rilievo e la rap- di rappresentazione emergono spesso, a
presentazione digitale hanno subito una fianco delle molte conferme degli esiti di
sensibile evoluzione; le scansioni acquisite studi precedenti, significative contraddi-
nel 2005, per dimensione, risoluzione e zioni che aprono nuovi punti di vista e
qualità, appaiono obsolete rispetto a quelle prospettive di ricerca. Nel caso in esame
acquisite nel 2009, ed ancor più inadeguate la collaborazione di un archeologo esperto
se confrontate a quelle prodotte dagli stru- in tecniche costruttive di età antica4 ha
menti di ultima generazione; le difficoltà di permesso di ‘vedere’ piccole tracce scolpite
gestione e visualizzazione di una nuvola da sulla pietra, ignorate in gran parte dei pre-
64 mln di punti sono paragonabili oggi a cedenti studi sul tempio e nelle fasi iniziali
quelle di elaborazione di una nuvola di di- del rilievo; tali tracce, come risulta eviden-
mensioni dieci volte superiori; l’evoluzione te nel paragrafi dedicati alla ricostruzione
della fotogrammetria digitale e la rapida del peristilio, hanno condizionato in modo
evoluzione e diffusione dei droni rendono decisivo il processo di interpretazione dei
infine accessibile l’esecuzione di un rilievo pezzi e la loro ricollocazione virtuale. L’in-
dall’alto, che nel 2005 appariva proibitivo. terdisciplinarietà ha ovviamente carattere
La stessa incompiutezza del Tempio biunivoco e richiede una costante colla-
G appare una metafora dello studio borazione fra gli studiosi; a titolo esempli-
dell’architettura condotto con i metodi del ficativo, ricorderemo che dai primi studi
rilievo e della rappresentazione, per via sull’anastilosi di una colonna, condotti
del carattere iterativo del rilievo, che dalle dopo il workshop del 20055, è emerso che
prime acquisizioni basate sulla ricognizio- anche le colonne non scanalate del tempio
ne di studi precedenti conduce alle fasi G avessero un’entasi; tale osservazione,
di rappresentazione, nelle quali emergono consentita dalla puntuale documentazione
interrogativi che sollecitano inevitabili ap- offerta dallo scanner laser, contraddiceva
profondimenti. in modo palese la diffusa convinzione che


La ricontestualizzazione del frammento

l’entasi venisse applicata solo al momento nel loro “originario” assetto; ciò che ac-
della scanalatura della colonna. comuna questi disegni a quelli del primo
La prima fase di lavoro di studio è gruppo è la forza emotiva ed evocativa;
stata dedicata all’analisi dei rilievi e dei la rappresentazione in entrambi i casi si
disegni del tempio prodotti tra la seconda scosta dalla realtà e la sostituisce; è difficile
metà del XVIII secolo e la prima metà del oggi pensare di poter osservare le rovine
XX. In questo periodo le prime ipotesi di Selinunte nella loro effettiva consistenza
ricostruttive, condotte sulle rovine parzial- senza cercare in esse la grandezza evocata
mente sepolte dalla sabbia, vennero pro- nei disegni di ricostruzione. Il passaggio,
gressivamente corrette fino a determinare che conduce dall’esaltazione della rovina e
l’assetto planimetrico; il tempio G era uno del frammento alla celebrazione della gran-
pseudodiptero che misurava allo stilobate dezza originaria degli edifici e dei luoghi, è
circa 110*50m; aveva 8 colonne sui lati testimoniato dalla scarsa caratterizzazione
corti, 17 sui lati lunghi, cella ipetrale divisa del paesaggio e del cielo sovrastante, che
longitudinalmente in tre parti da due file di assumono il ruolo di sfondo neutrale.
10 colonne, con pronao prostilo e opisto- Fra le ricostruzioni del tempio G emer-
domo in antis6 (Fig. 6). gono, per profondità di analisi e qualità
La ricca documentazione grafica pro- dei disegni, quelle redatte dalle coppie di
dotta in quasi due secoli è costituita da studiosi Hittorff, Zanth (1870) e Hulot,
disegni che possono essere classificati in Fougères (1910). In entrambi i casi ai
tre gruppi: al primo appartengono i disegni disegni in proiezione ortogonale, che do-
nei quali le rovine del tempio sono parte cumentano piante, sezioni costruttive ed
integrante di un paesaggio naturale impo- alzati dei fronti, si accompagnano prospet-
nente, sotto un cielo incombente affollato tive nelle quali gli ambienti o gli scenari
da nubi; tali immagini aderiscono piena- urbani o paesaggistici sono ricostruiti nella
mente ai canoni estetici del tempo, nei loro compiutezza, frutto quasi sempre di
quali le dimensioni estetiche del Pittoresco invenzione, e pertanto capaci di suscitare
e del Sublime convergevano nell’esaltazio- emozione ed interesse. La prospettiva
ne nostalgica della perduta grandezza del dell’interno della cella di Hittorff e Zanth
mondo antico (Figg. 7-8). Ai disegni del (Fig. 9), la pianta della città (Fig. 10) e
secondo gruppo appartengono i disegni ancora la prospettiva aerea dal mare (Fig.
‘bidimensionali’ in proiezione parallela 11) di Hulot-Fougères evocano Selinunte
ortogonale, restituiti da rilievi in situ o così come probabilmente non è mai stata
copiati da altri disegni; a questo gruppo e costituiscono un efficace alternativa alla
appartengono le piante del tempio, le rico- vera Selinunte, di cui non conosceremo
struzioni degli alzati e le sezioni verticali. Si mai le fattezze.
tratta di disegni dal forte carattere oggetti-
vo, nei quali nulla o poco è concesso alla La cornice ionica nel tempio G di Seli-
qualità estetica o evocativa dell’immagine; nunte
tali disegni documentano in modo eviden-
te la competenza e la professionalità degli Fra le rovine del Tempio G sono state
studiosi, che con rilievi diretti riuscivano rintracciate alcune parti che gli studiosi
ad ottenere risultati di notevole precisione. attribuiscono ad una cornice ionica mo-
Al terzo gruppo appartengono infine i di- danata, posta presumibilmente nella parte
segni di “ricostruzione”, nei quali il tempio sommitale dei muri della cella (Fig. 12).
o il contesto urbano vengono rappresentati Benché il tempio G sia dorico, alcuni


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

blocchi decorati con modanature ioniche descrizione dei blocchi senza formulare
a dentelli (Fig. 13) e profili a gola rovescia alcuna ipotesi ricostruttiva.
(Fig. 14), che gli archeologi hanno iden- Hulot e Fougères (1910) sono gli ultimi
tificato come parti di una cornice, sono a menzionare la cornice Ionica del tempio
tutt’oggi rinvenibili in situ nell’area del G, riproponendo di fatto le ipotesi di
naos. Elementi dorici e ionici venivano Hittorff (fig. 16). Gli studi successivi sul
spesso combinati negli edifici della Grecia tempio G non affrontano più il tema la
occidentale; Shoe (1952) osserva che nei cornice; essa non verrà inclusa nemmeno
templi siciliani tali modanature erano quasi nell’accurato catalogo delle modanature
sempre sovradimensionate. nella Grecia occidentale redatto dell’arche-
Negli studi concernenti l’area del ologa americana Lucy Taxis Shoe (1952).
naos,fra i temi dibattuti emerge quello Dall’esame dei contributi sulla cornice
relativo alla forma e alla collocazione della ionica del tempio G emergono due im-
cornice in oggetto; le ipotesi ricostruttive portanti interrogativi: il primo riguarda
formulate tra XIX e XX secolo mostrano la posizione della cornice all’interno del
significative incongruenze. tempio; il secondo, la mutua posizione
La cornice era composta da due bloc- e l’orientamento dei due blocchi che la
chi sovrapposti, caratterizzati rispettiva- componevano.
mente da una modanatura a gola rovescia La complessità delle rovine ha imposto
e da una modanatura a dentelli. il ricorso ad una attenta analisi archeolo-
Hittorff e Zanth (1870) per primi gica dei frammenti, ed in particolare delle
identificano i frammenti della cornice nel tracce di lavorazione dei blocchi e dei rife-
corso del loro viaggio in Sicilia del 1823; rimenti utilizzati dalle maestranze durante
Hittorff descrive i blocchi rilevati in situ la costruzione del tempio, destinati ad
con modanature a dentelli e gola rovescia essere rimosse nelle fasi terminali della
ed elabora l’ipotesi secondo cui in origine costruzione. La presenza di tali riferimenti,
la cornice ionica era posta sulla parte som- dovuta alla incompiutezza del tempio, ha
mitale dei muri longitudinali della cella ed rivestito un ruolo fondamentale nel pro-
era rivolta verso l’interno; fornisce inoltre cesso di anastilosi virtuale. Roland Martin
una completa descrizione degli elementi (2003) ricorda che lo studio dei processi
che la compongono; i disegni di Zanth di costruzione va condotto attraverso
raffigurano il blocco con dentelli posto al una attenta analisi dei blocchi; Malacrino
di sopra del blocco modanato con gola (2009) propone una accurata rassegna del-
rovescia (Fig. 15). le tecniche costruttive di età greca ed una
Serradifalco (1834), in totale disaccor- classificazione delle tracce utilizzate per
do con Hittorff, pone il blocco con dentelli consentire il posizionamento dei blocchi o
al di sotto del blocco a gola rovescia e l’in- per preservarne gli spigoli durante la posa
tera cornice ionica nel colonnato interno in opera.
della cella, fra il primo ed il secondo ordine Il tempio G offre un vasto campionario
di colonne (Fig. 17). di tali tracce, che gli archeologi definiscono
Koldewey e Puchstein (1899) menzio- “superfici non finite”; nel processo di rico-
nano la cornice nella monografia dedicata struzione virtuale un ruolo fondamentale è
ai templi greci nell’Italia meridionale; essi stato svolto dalla lettura ed interpretazione
tuttavia, forse a causa del poco tempo di- delle “superfici di sacrificio”7 e di quelle
sponibile, si limitarono a fornire una breve “di riferimento”8.


La ricontestualizzazione del frammento

La ricostruzione virtuale della cor- L’analisi geometrica degli elementi, ese-


nice ionica è stata elaborata in cinque guita con un software per l’elaborazione di
fasi:analisi archeologica degli elemen- scansioni laser12, è stata eseguita attraverso
ti individuati;acquisizione dei dati il seguente processo:orientamento secondo
metrici;analisi geometrica degli elemen- piani di riferimento corrispondenti ai piani
ti rilevati;formulazione delle ipotesi di posa o di attesa; rotazione del blocco
ricostruttive;elaborazione del modello intorno all’asse “z” per assegnare alle facce
tridimensionale. laterali la medesima giacitura dei piani co-
La lettura archeologica è stata preva- ordinati; estrazione e ridisegno di sezioni
lentemente condotta sul campo, attraverso piane caratteristiche.
l’osservazione diretta delle superfici non Le sezioni piane ridisegnate sono state
finite rinvenute nei blocchi. L’indagine è utilizzate per la costruzione del modello
stata ristretta allo studio di due elementi geometrico tridimensionale; al fine di ve-
modanati adiacenti, che giacciono sulla rificare l’accuratezza del modello, è stato
sommità di un cumulo di blocchi presu- valutato lo scarto fra le sue superfici e la
mibilmente appartenente al muro setten- nuvola di punti rilevata (Fig. 19).
trionale della cella, in una zona prossima al In generale il tempio G presenta un
naiskos della cella (Fig. 18). duplice problema interpretativo, poiché è
L’individuazione e lo studio delle un edificio al tempo stesso incompiuto e
superfici non finite dei due blocchi della diruto. Si impongono pertanto due distinti
cornice ha fornito importanti informazioni progetti di ricostruzione: l’anastilosi vir-
per il loro riposizionamento, consentendo tuale della configurazione del tempio in-
l’individuazione dei piani di posa e di atte- compiuto prima del crollo; la ricostruzione
sa e la definizione di un’ipotesi circa il loro virtuale della configurazione che il tempio
posizionamento. avrebbe assunto se i lavori di costruzione
L’acquisizione dei dati metrici è stata fossero stati completati.
eseguita attraverso la combinazione di me- Le ipotesi ricostruttive vengono quindi
todi di modellazione tridimensionale ran- formulate tenendo in considerazione la po-
ge-based e image-based9; il laser scanner10 è sizione di caduta relativa e assoluta di ogni
stato utilizzato per il rilievo dell’area della elemento, l’interpretazione delle superfici
cella, ad integrazione delle nuvole di punti di riferimento e il confronto dimensionale
acquisite nel 2005; il rilievo fotogram- degli elementi.
metrico è stato utilizzato per aumentare La posizione di caduta degli elementi
la risoluzione della nuvola di punti degli e il confronto dimensionale con i resti dei
elementi appartenenti alla cornice. Al fine muri longitudinali suggeriscono l’appar-
di estrarre una nuvola di punti dettagliata tenenza dei blocchi della cornice ai muri
delle parti visibili dei blocchi, sono state della cella, ma non chiariscono il loro mu-
acquisite diverse immagini fotografiche, tuo posizionamento, che è stato ipotizzato
facendo compiere alla camera un giro sulla scorta dell’analisi delle superfici non
completo intorno al blocco; le prese sono finite.
state suddivise in coppie stereoscopiche11. In particolare, dall’esame della faccia
La definizione dei modelli geometrici con la bugna di sollevamento (opposta alla
dei singoli elementi ha consentito di vali- faccia modanata) del blocco con dentelli
dare, mediante il confronto dimensionale, (Fig. 20) è emersa la presenza di superfici
le ipotesi emerse durante l’analisi archeo- di riferimento e di superfici di protezione.
logica. La superficie di riferimento è costituita da


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

una fascia orizzontale incassata con una interno dei dentelli; tale allineamento por-
profondità di circa 2 cm, che corre per tut- ta la faccia posteriore del blocco a gola ro-
ta la lunghezza del margine inferiore come vescia in una condizione di aggetto rispetto
guida per l’esatto allineamento del blocco a quella del blocco a dentelli. Dal rilievo
sul piano di attesa del filare sottostante; le dei blocchi dei muri della cella risulta uno
superfici di protezione sono costituite da spessore inferiore a quello di entrambi i
due fasce verticali poste alle estremità della blocchi della cornice; è stato ipotizzato
faccia del blocco, larghe 4,5 cm e con un in questa sede che la faccia posteriore
aggetto pari a circa 1,5 cm (Fig. 22). del blocco superiore a dentelli fosse alli-
Nel blocco con gola rovescia (Fig. 21), neata ad una delle due facce del muro; il
la faccia posteriore presenta solamente blocco inferiore a gola rovescia, secondo
la bugna di sollevamento; l’assenza di questa ipotesi, doveva aggettare rispetto
superfici di riferimento conduce ad ipo- ad entrambe le facce del muro della cella.
tizzare che la faccia posteriore del blocco L’assenza di superfici di riferimento sul
non fosse allineata con quella sottostante. piano di posa del blocco a dentelli sembra
A differenza del blocco con dentelli, la avallare tale ipotesi (Fig. 24).
superficie di protezione consiste in questo L’ipotesi formulata in questa sede trova
caso in un ispessimento costante della gola conferma negli studi di Hittorff, che aveva
rovescia in corrispondenza dei bordi di correttamente individuato la relazione
contatto con i blocchi adiacenti, realizzata reciproca tra i due blocchi, benché con
per preservarne gli spigoli durante le fasi piccoli scostamenti imputabili alla minore
di posizionamento. L’esame della faccia accuratezza degli strumenti utilizzati per la
superiore del blocco rivela infine, in cor- misura. (vedi Fig. 15)
rispondenza della fascia soprastante la Hittorff rivolge le superfici modanate
modanatura, la presenza di una superficie verso l’interno della cella, ma alla luce degli
ribassata di pochi millimetri dal piano di studi finora eseguiti non riteniamo possibi-
attesa del blocco; si tratta probabilmente le avallare o smentire tale ipotesi; appare
una superficie di scarico, la cui funzione invece più debole la proposta di ricostru-
era quella di preservare la parte superiore zione della cornice formulata da Serradi-
della gola rovescia da carichi di contatto falco. In una sezione di dettaglio di Hulot
trasmessi dal blocco soprastante (Fig. 23). e Fougères viene infine riproposta l’ipotesi
L’esame delle superfici di riferimento e di Hittorff, con una significativa differenza
di protezione ha permesso di ricostruire il relativa all’aggetto della faccia anteriore del
posizionamento relativo dei i due blocchi blocco a gola rovescia rispetto al piano del
prima del crollo: la superficie di scarico del muro della cella (vedi fig. 16); tale ipotesi è
blocco a gola rovescia suggerisce la presen- stata confermata in questo studio.
za di un blocco sovrastante; escludendo la
possibilità di una ripresa del muro della Ricostruzione del peristilio e della tra-
cella in una condizione di aggetto, si può beazione
ipotizzare che il blocco sovrastante sia
proprio il blocco a dentelli; la presenza in Lo studio sulla peristasi si è concen-
entrambi i blocchi delle bugne di solleva- trato sul fronte sud del tempio ed in
mento nelle facce opposte a quelle moda- particolare su due ambiti di significativa
nate conferma l’ipotesa appena avanzata. importanza per il buono stato di conserva-
Si è quindi proceduto ad allineare il bordo zione dei reperti. In corrispondenza dell’
superiore della gola rovescia con il piano angolo sud-est sono stati riconosciuti un


La ricontestualizzazione del frammento

capitello e frammenti del fregio in buono zioni probabilmente ascrivibili ai dissesti


stato di conservazione (Fig. 25); nella par- causati dal crollo, pari a 6,60 m.
te mediana del fronte sud sono presenti La sovrapposizione del modello alla nu-
quattro colonne di cui è ancora riconosci- vola di punti ha confermato le ipotesi fatte;
bile la successione dei rocchi, frammenti ripetendo la misura dell’intercolumnio per
della trabeazione e un elemento del geison tutta la lunghezza del fronte, le posizioni
(Fig. 26). ipotizzate sono risultate congruenti con le
Nel corso dei sopralluoghi, dopo aver posizioni delle ulteriori colonne dedotte
è proceduto alla individuazione degli ele- dalla nuvola di punti (Fig. 28).
menti appartenenti alla colonna e all’archi- L’indagine finalizzata alla restituzione
trave (Fig. 27) è stato eseguito il loro rilievo di un modello discreto della colonna è
di dettaglio con metodi laser scanning e stata effettuata sui rocchi delle quattro co-
fotogrammetrici. lonne nella zona mediana del fronte sud; le
L’anastilosi virtuale del peristilio è stata nuvole di punti acquisite ad alta risoluzio-
condotta in due fasi: nella prima è stato ne sono state riferite ai rilievi eseguiti nel
individuato il piano di posa dei blocchi ed 2005 con misure topografiche eseguite dai
è stato eseguito l’orientamento secondo i vertici della poligonale esterna al tempio.
piani orizzontali individuati; nella seconda I rocchi delle colonne sono stati isolati
si è proceduto alla giustapposizione degli dalla nuvola di punti e per ciascuno di essi
è stato costruito, per interpolazione di pun-
elementi. L’anastilosi e la ricostruzione
ti, un piano di riferimento corrispondente
virtuale della peristasi del tempio G è stata
al piano di attesa; è stata infine eseguita la
preceduta dalla determinazione della di-
rototraslazione dei rocchi secondo i piani
mensione esatta del crepidoma, dell’inter-
individuati. Sono state tracciate una serie
columnio e della distanza della colonna dal
di sezioni orizzontali poi approssimate a
bordo dello stilobate. Le dimensioni del
circonferenze; i centri delle circonferenze
crepidoma sono state ricavate misurando
non appartengono ad una retta verticale;
le distanze secondo le normali a due piani dalla proiezione delle circonferenze su un
verticali corrispondenti ai bordi Ovest ed unico piano orizzontale è stato possibile
Est, e quindi fra analoghi piani sui bordi determinare la retta che passa per le proie-
Nord e Sud. Si è così giunti a dimensionare zioni dei centri e quindi misurare l’angolo
i lati dello stilobate in 112,80 x 50,90 m. che tale retta forma con una ulteriore retta
L’altezza massima dello stilobate è stata adottata come riferimento (Fig. 29); tale
misurata costruendo per interpolazione il angolo è stato determinato per ciascun
piano di riferimento passante per punti ri- rocchio e le variazioni rilevate fra rocchi
conoscibili della sua superficie orizzontale consecutivi hanno entità compatibile con
e misurandone la distanza in più punti ri- la dinamica del sisma. Sono state quindi
spetto al livello del terreno. L’altezza media imposte alle nuvole di punti dei singoli
rilevata, pari a 1,76 m, risulta congruente rocchi le rotazioni inverse di valore pari
con quella ipotizzata da Hulot e Fougères agli angoli misurati. Le nuvole dei singoli
(1,80 m). Le distanze tra la peristasi e il rocchi, correttamente orientate, sono state
bordo dello stilobate sono state individua- quindi giustapposte secondo i piani di atte-
te sezionando la nuvola di punti al livello sa dei blocchi, restituendo così la colonna
dell’imoscapo; è stata dedotta una distanza nella sua interezza (Fig. 30). Il modello
media pari a 25 cm, ed una misura media del capitello è stato eseguito misurando
dell’intercolumnio, suscettibile di varia- le dimensioni dell’abaco ed estraendo il


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

profilo dell’echino dalla nuvola di punti. (Fig. 32), in ottimo stato di conservazione,
La costruzione del modello ha evidenziato è stato rilevato anch’esso tramite procedu-
l’inclinazione dell’asse della colonna, pari re fotogrammetriche; i suoi valori dimen-
ad un valore angolare medio di 1,2 deg, e sionali si sono rivelati congruenti con i
la presenza dell’entasi; si può quindi ipotiz- frammenti del fronte Sud.
zare che, a differenza di quanto riportato Il triglifo, elemento caratterizzante
nella letteratura sull’argomento, nel caso del fregio dorico, è stato riconosciuto nei
del tempio G le correzioni ottiche siano pressi delle colonne nella parte centrale del
state imposte al fusto, già nello stadio di fronte sud. La nuvola di punti della parte
lavorazione preliminare a quello della frontale del triglifo presentava significative
scanalatura. lacune; per questo motivo si è proceduto
Terminata la ricostruzione della colon- ad una integrazione con rilievo fotogram-
na, si è proceduto alla ricognizione degli metrico a prese stereoscopiche. La nuvola
elementi appartenenti alla parte inferiore di punti ottenuta è stata allineata alla
della trabeazione: sono stati identificati precedente individuando punti omologhi
tre frammenti di dimensioni compatibili e applicando un algoritmo di rifinitura
lungo il fronte sud e anche per questi ele- dell’allineamento che minimizza gli scarti
menti sono state utilizzate le operazioni di fra le nuvole di punti. I dati integrati sono
rototraslazione necessarie a ricondurre le stati quindi elaborati secondo le procedure
facce dei blocchi alla stessa giacitura dei
già descritte ed è stato costruito il modello
piani coordinati. I blocchi sono stati quindi
del triglifo.
sezionati secondo le tre direzioni principali
Un blocco del geison è stato ricono-
e le sezioni sono state utilizzate per la co-
sciuto in prossimità della parte centrale
struzione di modelli discreti. Il confronto
del fronte sud. In questo caso il modello
con blocchi simili è servito a ricomporre la
è stato realizzato utilizzando un rilievo fo-
forma ideale dei blocchi, ricomponendone
togrammetrico; la geometria del blocco ha
i frammenti e ricostruendo le parti erose o
degradate. suggerito l’esecuzione del raddrizzamen-
Il passo successivo è consistito nello to14 della faccia laterale, utile a ricostruire
studio della parte sommitale della trabe- il profilo da sottoporre ad estrusione; la
azione, con la modellazione dei blocchi messa in scala è stata eseguita sulla base di
a tenia, regula e guttae. A questo scopo misure desunte dalla scansione laser.
sono stati utilizzati due frammenti rinve- L’ultimo elemento analizzato è un bloc-
nuti lungo il fronte sud e uno nei pressi co estruso con una faccia che presenta una
del fronte nord. La nuvola di punti è stata modanatura a becco di civetta. Pur essen-
come sempre isolata, orientata e sezionata do molto diffuso fra le rovine del tempio,
per studiarne forma e dimensione. Uno dei il suo riconoscimento nella scansione laser
frammenti del fronte sud, non adeguata- è risultato difficoltoso a causa delle sue di-
mente documentato dalle scansioni laser, mensioni notevolmente ridotte. Le nuvole
è stato rilevato tramite dense-matching di punti si sono rivelate difficili da orienta-
fotogrammetrico con blocco a prese con- re e inadatte alla ricerca dei piani di posa,
vergenti13 (Fig. 31). a causa della loro inadeguata risoluzione.
La nuvola di punti estratta secondo Si è scelto, come nel caso precedente, di
il procedimento fotogrammetrico è stata ricavare il modello attraverso il raddrizza-
orientata, sezionata e studiata con i metodi mento della faccia laterale, dimensionato
già descritti. Il frammento del fronte nord con misure dirette (Fig. 33).


La ricontestualizzazione del frammento

Attraverso la giustapposizione dei corrispondente immagine prospettica del


modelli discreti dei frammenti ricono- modello. Possibili applicazioni di realtà
sciuti è stato possibile giungere all’ipotesi aumentata possono essere realizzate in situ
di anastilosi virtuale della peristasi. La con HMD15, pannelli informativi e marker
ricollocazione di tali frammenti ha per- posti sia all’interno delle sale espositive che
messo di estrarre la sezione costruttiva lungo il percorso di visita; ulteriori appli-
dell’architrave e del fregio; tale sezione è cazioni potrebbero essere realizzate anche
stata confrontata con il modello digitale per utenti web, attraverso l’uso di webcam
del tempio costruito secondo l’ipotesi e marker (Fig. 36).
di Hulot e Fougères (Fig. 34); le lacune Per la realtà virtuale vengono abi-
emerse dal confronto della sezione dei due tualmente utilizzati software di real time
modelli hanno sollecitato un’ulteriore in- rendering, dotati di funzioni che consen-
dagine sul campo al fine di ritrovare pezzi tono l’esplorazione della scena virtuale. Il
che corrispondessero alle caratteristiche vantaggio di questi sistemi, rispetto alle
dimensionali e geometriche degli elementi animazioni virtuali, consiste nella libertà di
mancanti. Questa fase ha rappresentato il poter scegliere il proprio percorso di na-
momento forse più interessante del lavo- vigazione all’interno del modello; il limite
ro, poiché il riconoscimento di tali pezzi, risiede ad oggi nella minore qualità delle
la loro modellazione e ricollocazione, ha immagini renderizzate.
consentito di giungere ad un’ipotesi rigo- La sperimentazione sulla realtà vir-
rosa della forma della peristasi del tempio tuale ha condotto all’elaborazione di un
(Fig. 35). applicativo per la fruizione di contenuti16,
suddiviso in due aree tematiche: nell’area
Visualizzazione dei modelli di ricostru- “informativa” è possibile consultare la
zione galleria di fotografie del sito e i disegni di
Selinunte prodotti tra XVIII e XX secolo,
La sperimentazione sui metodi per la visualizzare ed esplorare la nuvola di punti
visualizzazione dei modelli, e per la consul- 3D del tempio ed infine accedere ad una
tazione delle informazioni emerse nel corso pagina interattiva nella quale i frammenti
dello studio, è stata condotta attraverso lo utilizzati per la ricostruzione sono visualiz-
sviluppo di applicazioni di realtà aumenta- zati all’interno delle rovine e nel modello
ta e di realtà virtuale. ricostruttivo. Nella sezione “Virtual Re-
La realtà aumentata, come noto, è ality” è presentato il modello del tempio
un sistema di grafica interattiva che con- G di Selinunte secondo la ricostruzione di
sente l’inserimento di oggetti virtuali in Hulot e Fougères, arricchito e commenta-
una scena reale, attraverso l’allineamento to sulla scorta degli esiti di questo studio
della scena reale e di quella virtuale. Il (Fig. 37).
problema fondamentale dell’allineamento La singolarità dell’applicativo risiede
è costituito dalla determinazione in tem- nella possibilità di eseguire la navigazione
po reale della posizione dell’osservatore in tempo reale ed accedere contestual-
rispetto all’oggetto virtuale, comunemente mente a informazioni riguardanti gli
denominata tracking; tale posizione viene elementi architettonici; è possibile inoltre
determinata abbinando l’oggetto virtuale escludere dalla visualizzazione alcune parti
ad un marker codificato; il software di del tempio per esplorarne la struttura
realtà aumentata interpreta la deforma- architettonica. Alle aree di studio del tem-
zione prospettica del marker e proietta la pio, evidenziate sul modello con appositi


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

3
pannelli interattivi, sono state inoltre colle- Fra le pubblicazioni sugli esiti degli studi condot-
ti fra il 2005 e il 2010 si segnalano: Agnello et al.,
gate finestre navigabili in cui è presente la
2006; Giammusso, 2012.
sovrapposizione dei modelli generati con i 4 Gli autori desiderano ringraziare vivamente il
dati del rilievo (Fig. 38). Prof. Carlo Zoppi, archeologo e docente presso
l’Università del Piemonte orientale, Diparti-
mento di Studi umanistici, che da anni conduce
ricerche sui siti di Agrigento e Selinunte. La sua
Note competenza sulle tecniche costruttive del mondo
antico, la sua profonda conoscenza del tempio
1 Il Workshop su “Tecniche Innovative per il G e il suo spirito di fattiva collaborazione hanno
rilevamento dei beni archeologici” si è tenu- consentito agli studi sul tempio di raggiungere
to a Selinunte dal 20 al 29 giugno del 2005; obiettivi altrimenti impensabili.
hanno coordinato le attività Ernesto Redondo, 5 Agnello, Lo Meo (2007).
Joaquim Regot e Joan Font del Politecnico di 6 Per una accurata e completa rassegna dell’icono-
Catalogna (ETSAB-ETSAV), Fabrizio Agnello grafia del tempio G di Selinunte si rimanda ad
e Nunzio Marsiglia dell’Università di Palermo Amari (2010).
(UNIPA). Al workshop hanno partecipato 7 L’Apergon (superficie protettiva, o di sacrificio) è
i ricercatori: Andrés de Mesa (ETSAB), Fa- un residuo della superficie grezza dei blocchi che
brizio Avella e Manuela Milone (UNIPA); i viene lasciato in fase di sbozzatura, a protezione
Dottori di Ricerca Giuseppe Azzaro, Giacinto degli spigoli o delle parti fragili, per garantirne
Barbera, Antonio Gaziano, Giuseppe Verde l’integrità durante il trasporto o durante le opera-
(UNIPA) e Pasquale Argenziano della Seconda zioni di posizionamento, (Malacrino, 2009, p. 38).
Università di Napoli (UNINA2); gli allievi di 8 La Periteneia (superficie di riferimento) è una fa-
corsi di dottorato: Genís Ävila, Eloi Coloma, scia in sottosquadro nella superficie sbozzata del
Lluís Jimenez, Pau Majó, Rodrigo Alvarado blocco che facilitava l’allineamento del blocco
(ETSAB-ETSAV), Valentina Favaloro, Claudia con il filare sottostante; guidava inoltre la fase di
Fiore, Germana Lo Meo, Marcella Moavero e finitura del blocco, indicando il limite massimo
Francesco Paolo Triscari (UNIPA), Valentina per la rimozione delle superfici grezze (Malacri-
Castagnolo e Anna Christiana Maiorano del no, 2009, p. 102).
Politecnico di Bari (POLIBA). Sono interve- 9 Remondino, 2006.
nuti nel corso del Workshop i docenti Angelo 10 Per il rilievo sono stati utilizzati gli scanner Leica
Ambrosi (POLIBA), Roberto De Rubertis ScanStation2, Leica C10.
dell’Università di Roma “La Sapienza”, Raffa- 11 Per la restituzione fotogrammetrica delle nuvole
ello Frasca (UNIPA), Carmine Gambardella, di punti è stato utilizzato il software commerciale
Sabina Martusciello e Ciro Robotti (UNINA2), Photomodeler Scanner.
Fausto Pugnaloni del Politecnico delle Marche. 12 L’elaborazione delle scansioni laser è stata ese-
Il Workshop è stato patrocinato dalla Elsa Pe- guita con il software Inus Rapidform XOS.
retti Foundation e dall’Assessorato ai BB.CC. 13 L’elaborazione fotogrammetrica è stata eseguita
AA. della Regione Sicilia. con il software Photomodeler Scanner.
2 Maria Luisa Schiera “Il tempio G di Selinunte. 14 Il raddrizzamento delle prese fotografiche è stato
Analisi storica e rilievo per l’anastilosi virtuale eseguito con il software Rollei MSR 4.0.
di una porzione della peristasi” (a.a. 2007/2008), 15 L’acronimo HMD (Head Mounted Displays)
relatore Fabrizio Agnello, correlatore Mirco indica caschi virtuali, ampiamente diffusi fra gli
Cannella; Federico Maria Giammusso “Rilievo utenti di videogiochi, nei quali due piccoli moni-
e lettura archeologica per l’anastilosi virtuale di tor sono posti davanti agli occhi dell’osservatore;
una porzione del Tempio G di Selinunte” (a.a. per le applicazioni di realtà aumentata è richiesta
2009-2010), relatore Fabrizio Agnello, correlato- anche una piccola telecamera che inquadra la
ri Mirco Cannella e Carlo Zoppi; Marco Carella scena reale.
“Tempio G di Selinunte. Rilievo ed anastilosi 16 L’applicativo è stato realizzato in Adobe Flash
virtuale del fronte sud”(a.a. 2009-2010), relatore con linguaggio actionscript 3.0, con il motore di
Fabrizio Agnello, correlatore Mirco Cannella. real time rendering “Sophie 3D”.


La ricontestualizzazione del frammento

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Foto nadirale del Tempio


2. Foto del tempio dall’angolo sud-est
3. Foto del tempio dall’angolo sud-ovest
4. Vista prospettica della nuvola di punti e della poligonale topografica
5. Viste della nuvola di punti: Planimetria e fronte sud del Tempio
6. “Temple G – Plan restauré”, Hulot et Fougères (1910), p. 251
7. “Vue d’une partie des Ruines du grand Temple de Jupiter à Selinunte” Saint-Non (1783),
Libro IV, Capitolo VIII, Tavola 77
8. “Vue generale des debris du plus grande des temples de Selinunte”, Houel (1784), Vol. I,
Planche XX
9. “Vue de la cella restituée du temple T”, Hittorff e Zanth (1870), Tav. 74.
10. “Sélinonte. Plan d’ensemble restauré”, Houlot et Fougères (1910), Planche III, pag. 145.
11. “Sélinonte. Aspect general reconstitué”, Planche II, pag. 62
12. L’area esaminata
13. Blocco a dentelli
14. Blocco a gola rovescia
15. “Détails des ordres de l’intérieur du temple T”, Hittorff e Zanth (1870), tav. 78, figg. 1-2
16. “Détail de l’Ordre”, Hulot e Fougères (1910), p. 254.
17. Cornice ionica e sezione trasversale del tempio, Serradifalco (1834), tavv. 24 e 24b
18. Localizzazione degli elementi studiati
19. Orientamento della nuvola di punti e costruzione del modello geometrico
20. Blocco con dentelli
21. Blocco con gola rovescia
22. Blocco con dentelli: superfici non finite
23. Blocco con gola rovescia: superfici non finite
24. Anastilosi virtuale
25. Tempio G: angolo sud-est
26. Tempio G: parte mediana del fronte sud
27. Localizzazione di alcuni dei frammenti analizzati
28. Identificazione delle colonne studiate e particolare di una scansione laser
29. Procedura di isolamento, sezione e orientamento dei rocchi
30. Ricostruzione della colonna
31. Sintesi del processo fotogrammetrico dense-matching
32. Frammento del blocco a reguale e gutta rinvenuto lungo il fronte Nord
33. Dimensionamento del geison con fotoraddrizzamento
34. Modello digitale del tempio secondo l’ipotesi di Hulot e Fougères
35. Confronto sezioni e completamento della trabeazione
36. Sperimentazione di applicazioni di realtà aumentata in loco e su supporti cartacei (marker
tracking)
37. Contenuti informativi dell’applicativo
38. Realtà virtuale, localizzazione dei frammenti utilizzati, interrogazione del modello e fruizione
del risultato dell’anastilosi


Sistemi di rappresentazione ed anastilosi virtuale del tempio di
Castore e Polluce di Agrigento

Giuseppe Dalli Cardillo

Il tempio dei Dioscuri (Castore e Pol- III), “Il quale era di bello artificio, e di
luce) era completamente in rovina fino al maravigliosa architettura”.
1836, quando Valerio Villareale e Fran- Tommaso Fazzello, per quanto riguar-
cesco Saverio Cavallari, per conto della da il tempio dei Dioscuri, aggiunse che:
Commissione delle Antichità della Sicilia, “Gli agrigentini fecero questo tempio,
ne ricostruirono l’angolo nord-ovest. Que- perché eglino avevano Càstore e Polluce
sto gruppo, inizialmente di tre colonne, in grandissima venerazione, e facevano in
divenne di lì a poco uno dei simboli di onor loro le feste, dette Teogenie o Feste
Agrigento per la sua collocazione nella Ospitali. Ma in che parte della città fusse-
valle dei templi e il suo aspetto pittoresco. ro io non l’ho potuto sapere per vestigio
Lo studio effettuato si prefigge come alcuno”3.
compito quello di completare il processo Nel 1750, la costruzione del molo di
di anastilosi virtuale del tempio iniziato Porto Empedocle fu fatta a spese del tem-
nel XIX secolo con l’ausilio delle attuali pio di Giove Olimpico e molto probabil-
tecnologie attraverso l’uso di un modello mente del tempio dei Dioscuri.
Parte delle condizioni attuali sono co-
digitale.
munque dovute alle conquiste devastanti
della città avvenute ad opera dei cartagi-
nesi e dei romani, poi al periodo che vide
La valle dei templi di Agrigento e il tem-
un crescente fervore religioso che portò
pio di Càstore e Polluce
all’edificazione di tante chiese e monasteri.
Il crescente bisogno di materiale da
Il tempio di Càstore e Polluce, detto costruzione fece si, infatti, che i templi ve-
anche dei Dioscuri o identificato anche nissero utilizzati come vere e proprie cave
come “Tempio I”, è sito sulla collinetta di pietra.
che delimita a sud la “Valle dei Templi” di Alla fine del 1836 il professore Vale-
Agrigento1. rio Villareale e gli architetti Domenico e
Vi è comunque da precisare che le de- Francesco Saverio Cavallari, per conto
nominazioni con le quali i templi vengono della Commissione delle Antichità della
indicati furono proposte nel Cinquecento Sicilia, ricostruirono l’angolo nord-ovest
dallo storico saccense Tommaso Fazzello del Tempio.
ma alcune di esse sono infondate o non Comunemente detto “Tempio delle Tre
sufficientemente provate2. Colonne”, nel 1842, per problemi di stati-
Diodoro fece menzione di un tempio cità, si aggiunse una quarta colonna.
dedicato a “Càstore e Polluce” come si Il Lo Faso scrive: “L’intera trabeazione
evince da Pindaro nelle sue Olimpie (Inno conserva ancora gli avanzi degli antichi co-


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

lori (…) la cornice con la cimasa fornita di il dimensionamento del tempio e per avere
teste lionine, (…) un’altra cornice di forma una buona descrizione delle condizioni
diversa, la cui cimasa vedesi sgraffiata e della calcaranite di cui è composto.
vagamente dipinta a meandri e palmette Il rilievo costituisce il primo mezzo di
di rosso e di azzurro, anch’essa fornita di conoscenza e indagine dell’architettura
teste di lioni”4. attraverso “la capacità di scegliere, tra le
Nel 1887 il tedesco Giulio Schubring infinite possibili, l’insieme più efficace del-
affermò che: “È cosa sicura che fosse pe- le misure e delle informazioni”7.
ripetro con cella in antis e verosimile che Il rilievo architettonico è quindi una
fosse esastilo”5. forma di conoscenza complessa, che ci
L’ultimo grande archeologo che si consente di documentare il bene architet-
occupò del tempio fu Pirro Marconi con tonico nelle sue caratteristiche metriche
gli scavi iniziati nel 1927: “Nel 1928 la e dimensionali, nella sua storia, nella sua
fondazione venne integralmente scavata realtà strutturale e costruttiva così come in
e liberata dai detriti; nel 1932 ne furono quella formale e funzionale.
scoperti i lati. Allo stato attuale rimane Riguardo la scansione laser è giusto
quasi esclusivamente lo stereobate, come precisare che questa è stata gentilmente
complesso di incisioni praticate sul banco fornita dall’Ente Parco di Agrigento che
di tufo quasi piano. si è avvalsa per la sua realizzazione della
Tale incisioni corrispondono alla fon- società Geogrà.
dazione della peristasi e della cella; le mi- La nuvola di punti è stata trattata
sure esterne del vero e proprio stereobate successivamente eliminando elementi su-
del tempio sono di m. 34, 59 x 16, 63 e se perflui o non pertinenti il tempio, infine, è
dunque la nostra ricostruzione è esatta, stata orientata.
avremmo una cella normalmente tripartita, Lo scanner laser effettua misurazioni
fornita di colonne all’ingresso del pronao automatiche attraverso l’acquisizione di
e dell’opistodomo, e all’ingresso fiancheg- un grande numero di punti sull’oggetto da
giata da due piloni in cui si allocano le sca- rilevare.
lette di accesso al tetto, elemento canonico L’elevata quantità di dati è però sia
nell’architettura templare agrigentina. Essa punto di forza del metodo che elemento
misura nelle incisioni di fondazione una di criticità.
lunghezza di m.23,75 ed una larghezza di Nel nostro caso, vista la natura dell’og-
m. 8,76”6. getto in esame e la particolarità della
Secondo le ipotesi più recenti il tempio pietra arenaria che presenta un grado di
fu riadattato dai romani come è già prova- conservazione variabile e grande porosità
to lo furono quelli detti di Giunone e di si è presentato il problema del non voler
Ercole. decimare la nuvola per non avere perdita
di informazioni, mantenendo, quindi, un
alto livello di dettaglio.
Il rilievo Si è scelto di adoperare due metodolo-
gie alternative.
La complessità dell’argomento trattato Il primo approccio è stato quello di rea-
ha richiesto l’uso di più sistemi integrati di lizzare una triangolarizzazione della nuvola
rilevamento. di punti senza nessuna riduzione ottenen-
Il rilievo con lo scanner laser ha pro- do una mesh molto densa di poligoni, e
dotto una nuvola di punti utile per capire quindi di informazioni, ma di difficilissima


La ricontestualizzazione del frammento

gestione, da cui si è ottenuto in seguito la di gestibilità della mesh è stata una delle
un modello gestibile pur senza perdita di problematiche da risolvere.
informazioni in fase di rappresentazione. Per un uso statico, come ad esempio
Contemporaneamente si è operato di- rendering tradizionali, una mesh, anche se
rettamente sulla nuvola, da cui sono state molto onerosa dal punto di vista compu-
ricavate le sezioni necessarie alla costru- tazionale, può essere accettabile nei limiti
zione di un modello ideale attraverso le delle tempistiche del rendering, ma in
classiche procedure di modellazione. ambito real-time occorre trovare un siste-
ma che, pur senza un’eccessiva perdita di
qualità e quindi informazioni sull’oggetto
Triangolarizzazione e mesh garantisca una buona resa.

Una fase successiva alla scansione e


propedeutica alla modellazione è stata la Retopology
trasformazione della nuvola di punti in
una mesh. Nonostante le grandi potenzialità at-
Molte geometrie tridimensionali sono tuali, il calcolo computazionale per realiz-
spesso riconducibili a solidi elementari, in zare un rendering real-time è sempre limi-
altri casi si utilizzano superfici complesse tato al numero dei poligoni che è possibile
come le NURBS (Non Uniform Rational rappresentare in scena senza eccessivi cali
B-Spline). di frame rate9 per evitare che il flusso video
La difficoltà degli elaboratori a gestire d’immagini risulti poco fluido.
superfici complesse come le NURBS ha Gli algoritmi automatici utilizzano vari
prodotto l’esigenza di creare un sistema di approcci per decimare il numero di poligo-
approssimazione della forma per elementi ni di una mesh.
piani. Questa modalità permette di descri- Tuttavia, questi strumenti limitano il
vere qualsiasi forma tramite suddivisione controllo sul processo di elaborazione e
in triangoli o quadrangoli8. non sempre forniscono risultati con elevati
La superficie che si ottiene prende la livelli di qualità poiché spesso si utilizzano
denominazione di mesh poligonale. strategie di resampling (riallocazione e
La trasformazione in mesh implica ridisegno) che forniscono nuvole ridotte
due aspetti complessi. Se la superficie è, aventi punti diversi dagli originali.
infatti, molto semplice e quasi piana, può Inoltre sarebbe opportuno considerare
essere descritta bene da un basso numero che bisogna limitare la perdita di informa-
di poligoni senza perdita di qualità. Nel zioni nelle zone più importanti.
caso di oggetti molto complessi, come nel Tale problematica è stata affrontata da
caso del tempio la semplificazione in facce industrie esterne a quelle che si occupano
piane comporta intuitivamente la necessità di grafica per il rilevo e progettazione per
di dover approssimare con molti elementi l’architettura, come quella dai videogiochi
semplici una superficie complessa. Ciò può o del cinema.
avvenire solo attraverso l’uso di un grande Nel caso del tempio dei Dioscuri, con-
numero di poligoni con difficoltà oggettive siderando la natura archeologica del sito,
computazionali. è importante che la mesh prodotta abbia
La difficoltà nel bilanciare la necessità caratteristiche il più possibile conformi
di conservare la forma desiderata con quel- all’oggetto originale.


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

Un modello architettonico o archeo- Il sistema a disegno diretto consente


logico tridimensionale deve infatti servire di tracciare i poligoni o i triangoli diretta-
come strumento di lettura e analisi di tutti mente sulla mesh originale semplicemente
gli aspetti dell’oggetto. disegnando su di essa.
In tale ottica ciò non è facilmente at- L’ultimo sistema si basa sulla creazione
tuabile con una mesh “disordinata” come di una forma geometrica semplice come
quella che proviene direttamente dalla un cilindro o un parallelepipedo opportu-
triangolazione di una nuvola di punti. namente suddiviso in poligoni più piccoli.
Si è deciso quindi di adoperare la tec- Tale elemento verrà “adattato” alla super-
nica del retopology, già cara all’industria ficie sottostante di cui diverrà geometria
cinematografica: consiste in un sistema che inviluppante.
genera nuovi poligoni, meglio, una nuova Tale tecnica ha permesso di ridurre
mesh che si adatta a quella esistente tenuta drasticamente il numero di poligoni.
come base e riferimento. Nonostante la mesh ottenuta sia di
I nuovi poligoni generati in modo buona qualità è indubbio che non potrà
manuale e quindi con il totale controllo mai essere identica a quella originale nei
da parte dell’operatore, seguono appunto particolari più minuti. Per ovviare a tale
una nuova “topologia”, ordinata, precisa problematica già nel 2001 si sperimenta-
e solitamente con un numero più basso va una nuova tecnica di mappatura che
di triangoli poiché ottimizzata in base alle permetteva a partire da un oggetto molto
aree da “ricalcare”. complesso di essere come “proiettato” su
Durante il retopology vi sono varie un altro utilizzato come base, ma a basso
possibilità di intervento manuali o semi- numero di poligoni. Tale tecnica si basa
automatiche. sull’uso di mappe particolari dette normal
Il sistema per punti consiste nel trac- map.
ciare sulla mesh originale tre o quattro
punti per formare un nuovo triangolo o un
nuovo poligono che avrà per vertici quelli Normal mapping
indicati sulla mesh.
Il sistema per linee consiste nel disegna- La tecnica del bump mapping nei ren-
re sulla mesh dei vettori guida che andran- dering aumenta apparentemente la com-
no suddivisi a maglie creando con delle plessità degli oggetti realizzati senza ef-
linee una scacchiera. Questa scacchiera, fettivamente variare il numero di poligoni
una volta formata, se congrua all’oggetto, attraverso una texture in toni di grigio che
si trasformerà in una maglia poligonale il motore di rendering utilizza per simulare
ordinata. asperità e solchi10.
Il metodo per sezioni è utilizzabile In ambito real-time, l’effetto del bump
esclusivamente se la mesh ha un profilo mapping viene in parte vanificato dalla
chiuso e facilmente riconoscibile. Vengono possibilità di muoversi liberamente all’in-
tracciate delle linee che rappresentano terno della scena. Per evitare tale limite,
degli ipotetici piani di sezione, ortogonal- si è ricorso all’uso del normal mapping
mente a queste si tracciano vettori guida che per generare un “inganno” simile, ma
che indicano il verso di tracciamento dei più evoluto, utilizza i vettori normali11 alla
lati dei quadrangoli, quindi in automatico superficie nel punto.
verrà creata una maglia a contatto con L’idea di aggiungere dettagli ad un
quella originale topologicamente corretta. modello poligonale tramite l’uso di mappe


La ricontestualizzazione del frammento

è stata teorizzata già nel 1996 da Kri- misura probabilmente utilizzato, il “piede
shnamurty e Levoy durante la conferenza dorico”.
sulla grafica computerizzata, SIGGRAPH, Studi comprovati da ricerche archeo-
nell’articolo “Fitting Smooth Surface to logiche farebbero pensare ad un’unità di
Dense Polygon Meshes”12. Ciò diede luogo misura di circa cm 31 come riferimento
alla nascita delle displacement map13. utilizzato.
Nel 1998, venne presentata l’idea di Facendo un esempio possiamo dire che
trasferire tramite una mappa, normal il tempio classico di 6 x 13 colonne era
mapping, dettagli da maglie di modelli costruito su uno stilobate a scacchiera in
poligonali complessi a modelli composti da base alle colonne e agli intercolumni. Per
pochi poligoni, attraverso una proiezione la larghezza (6 colonne) erano necessari
geometrica che veniva memorizzata in una quindi 11 blocchi: 6 per le colonne e 5
texture in toni di blu e viola. per gli intercolumni. Per la lunghezza (13
L’algoritmo presentato non vincola la colonne) ci volevano invece: 25 blocchi: 13
maglia ad alta concentrazione poligonale a per le colonne e 12 per gli intercolumni.
quella a bassa concentrazione poligonale. Se questi blocchi erano di 4 piedi in
Ciò permette di creare dettagli in modo quadrato, le dimensioni dello stilobate sa-
indipendente dal modo in cui il modello rebbero: larghezza: 11 x 4 piedi = 44 piedi;
a bassa concentrazione poligonale è stato lunghezza: 25 x 4 piedi = 100 piedi.
creato, e permettendo quindi l’uso della Aggiungendo i gradini arriviamo ad
mappa su una geometria qualsiasi che ten- avere: 44 + 4 gradini x 1 piede = 48 piedi;
terà di conformarsi a quella utilizzata come 100 +4 gradini x 1 piede = 104 piedi.
proiezione iniziale. Applicando le giuste proporzioni e
adottando un piede dorico leggermente
variabile in centimetri si ottiene una rico-
Anastilosi e modello ideale struzione del tempio di Castore e Polluce
molto particolare ed attendibile anche raf-
Accanto al modello ricavato dalla frontata all’area di sedime delle fondazioni.
mesh, è stata effettuata un’anastilosi vir- Le colonne presentano 20 scalanature
tuale del tempio partendo dalla scansione come da canone classico e presentano alla
laser per ottenere le dimensioni e le sezioni base un diametro di 4 piedi, considerando
corrette da utilizzare. quindi un valore da 0,29 cm a 0,32 cm
Le ricostruzioni effettuate nell’800° otteniamo una misura totale che varia da
rendono difficile il compito di distinguere 1,16 m a 1,28 m che corrisponde a quella
fra i dati reali e attendibili e quelli ricava- di rilievo ritrovata. Tale procedimento è
bili da un’operazione effettuata senza il stato portato avanti su tutti gli elementi
rigore scientifico che sarebbe stato oppor- significativi del tempio.
tuno adottare. Secondo tali indicazioni il tempio en-
Il processo di anastilosi infatti fu con- tra perfettamente all’interno dell’area di
dotto utilizzando come moduli e misure sedime e corrisponde ai canoni del tempio
i “palmi” siciliani pari a cm 25,8 circa e i ideale di 100 piedi x 44 piedi che in metri
multipli e i sottomultipli14. secondo la nostra stima diviene di circa
Per tale ragione per l’anastilosi sono 30,84 x 13,27.
state utilizzate le dimensioni dei rocchi, Aggiungendo lo stereobate notiamo su-
dei capitelli e dell’area effettiva di sedi- bito che da rilievo le sue dimensioni sono
me del tempio, ed utilizzato il sistema di di circa 1,34 m per la lunghezza e in altezza


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

1,48 m che possono essere considerate simulato. Le animazioni sono un’evoluzio-


pari rispettivamente a 4,5 piedi e 5 piedi ne del rendering statico, in cui la camera si
che grosso modo corrispondono sempre ai muove attraverso gli ambienti.
canoni del tempio ideale che prevede per Per quanto complessa, un’animazione
i gradini un totale di circa 4 piedi. Stessi prevede sempre un punto d’inizio e di fine
ragionamenti possono essere fatti per tutti impostato dall’operatore.
gli elementi del tempio come la cella e le I motori real-time suppliscono a tali
aperture delle scale laterali. limiti consentendo la massima libertà di
Passando all’alzato si ritrovano le misu- movimento e decisone all’utente finale.
razioni anche qui in piedi, con ad esempio Gli oggetti da rappresentare sono po-
echino ed abaco di rispettivamente 1 e 1/3 sizionati all’interno di uno spazio comune,
di piede e di 1 piede pari quindi a circa detto world space, in cui essi sono mesi in
30,1 cm e 41,3 cm orientativamente come reciproca relazione spaziale.
si evince dalla nuvola di punti. In questo ambiente si definiscono an-
Sima e geison sono di dimensioni che che le proprietà dei singoli oggetti e delle
vanno dai 0,34 m a 0,36 m quindi più loro superfici, il tipo di animazione e di
grandi dei piedi dorici ipotizzati ma pro- illuminazione.
babilmente la parte superiore è di epoca Successivamente si deve stabilire un
romana. punto di vista creando l’osservatore vir-
L’altezza totale del timpano dovrebbe tuale.
invece, in base al calcolo dell’angolo e A queste operazioni preliminari si af-
dei paragoni con i templi di Agrigento, fiancano quelle di generazione di materiali
attestarsi intorno ai 7 piedi, quindi circa detti shader che saranno poi i responsabili
2,10 m. dell’aspetto degli oggetti in scena.
Alla ricostruzione metrica è succeduta Il prodotto che si ottiene è caratte-
anche quella materica utilizzando materiali rizzato da un’ampia scelta di opzioni di
che rispettano le possibili ipotesi croma- interattività, dovute al fatto che nulla è pre-
tiche schematizzate da studi più specifici. calcolato, ma tutto avviene in tempo reale.
Ogni particolare del tempio aveva un È possibile così far “apparire” il model-
colore o una serie di colori da poter essere lo ricostruito del tempio in sovrapposizio-
utilizzati: blu, ad esempio potevano essere ne a quello di rilievo, passando da un mo-
triglifi, mutuli e regulae. Di rosso erano dello all’altro con la semplice pressione di
spesso tinteggiati tenia e collarino ma an- un tasto e di “camminare” al suo interno.
che timpano e metope. Il bianco era il co- Oltre alla realizzazione di un modello
lore base dell´originario rivestimento e ca- real-time liberamente navigabile e interat-
ratterizzava architravi e mura della cella15. tivo, un sistema di facile utilizzo realizzato
è la visualizzazione in augmented reality.
Questo è una metodologia che con-
Motori di rendering Real-time sente l’inserimento di oggetti virtuali nel
mondo reale attraverso particolari imma-
Rendering è il termine riferito alla grafi- gini (marker) utilizzate come sistema di
ca computerizzata che identifica il proces- riferimento.
so di generazione di un’immagine attraver- Quando la webcam inquadra il mondo
so formule matematiche che definiscono reale il software cerca nel flusso video in
il colore, le caratteristiche fisiche delle ingresso il marker memorizzato e calcola la
superfici e l’illuminazione dell’ambiente deformazione prospettica.


La ricontestualizzazione del frammento

4
Conclusioni Domenico Lo Faso Duca di Serradifalco, Le An-
tichità della Sicilia esposte ed illustrate, Palermo
1832-42
Le procedure utilizzate rappresentano 5 Giulio Schubring, Topografia Storica di Agrigen-
una sperimentazione su come più ambiti to, Torino 1887
6 Pirro Marconi, Agrigento, Firenze 1929
scientifici possano confluire in un unico 7 B.P.Torsello, “Editoriale, Tema, 1996, p. 3.
prodotto o in un insieme di prodotti affini 8 Le mesh poligonali possono essere viste ocme
e che hanno come proposito ultimo la “co- caso estremo di rappresentazione formata da
noscenza”, intesa non solo come “sapere”, elementi semplici a forma libera nello spazio(...)
ma anche come la possibilità di accedere per loro stessa natura sono idonee a rappresentare
ogni tipo di oggetto, dal solido delimitato da su-
alle informazioni in modo semplice ed perfici piane alle forme geoemtriche libere. M.Ga-
immediato anche per utenti non abituati iani,Della riunificazione di due mondi separati in
all’uso di strumenti informatici complessi. casa:modellazione e rendering, «DDD, Disegno e
Design Difgitale» anno 1, n.2 2002, p. 10
9 Per frame rate si intende la frequenza di foto-
grammi cioè di cattura o riproduzione di immagi-
Note ni che compongono un filmato o un’animazione al
computer in real-time. Un filmato o un’animazio-
1 Càstore e Polluce sono figli gemelli di Giove e di ne è infatti composta da una sequenza di immagi-
Leda, detti an¬che Dioscuri (dal greco Diòskoroi ni ad una velocità sufficientemente alta da fornire
(kùroi) composto da Diòs = Zeus cioè Giove + all’occhio umano l’illusione del movimento. Tale
kòroi (kuròi) = figli e pertanto la parola vuol velocità è espressa in fotogrammi per secondo
dire: figli di Giove. Furono immaginati presenti cioè fps e si aggira di solito intorno ai 25 fps.
alle più grandi imprese come nella spedizione 10 A valori più alti di bianco corrisponde un mag-
degli argonauti, dove, “nel bel mezzo della più gior rilievo dell’oggetto dal punto di vista visivo
terribile delle tempeste”, quando la nave Argo mentre le zone più scure indicano depressioni.
stava per affondare, la loro potenza divina calmò, 11 Rette perpendicolari ad un piano tangente la
d’un tratto, le acque. Assunti finalmente in cielo, superficie in un punto.
formarono la costellazione dei Gemelli. (Vanni 12 Vedi www.graphics.stanford.edu/papers/surfa-
Manfredo: Breviario di mitologia, Milano 1948). cefitting/surf_fit. pdf
Scrisse Tucidide (6,4,4): Circa 108 anni dopo 13 Tecnica utilizzata per la modellazione degli
la fondazione della loro città, i Geloi fondaro- oggetti non utilizzando strumenti standard di
no Akragas, denominando la città dal fiume; modifica, ma attraverso l’elaborazione di imma-
furono scelti come ecisti Aristinoo e Pistilo, gini in scala di grigio. In modo del tutto simile al
e alla colonia vennero date le istituzioni, che bump mapping utilizza lo stesso principio, con
erano proprie di Gela. Akragas nasce, dunque, la differenza che il displacement interviene diret-
intorno al 580 a.C. A un decennio della nasci- tamente sulla geometria del modello, modifican-
ta di Akragas, la sua definizione territoriale dola. Agendo nella direzione perpendicolare alla
e la sua organizzazione sono legate al nome superficie, la mappa provoca uno scostamento
del tiranno Falaride (571 – 556 a.C.). Ma è positivo dei punti del modello corrispondenti al-
con Terone (488 – 472 a.C.) che, grazie alla le zone chiare dell’immagine, e in senso negativo
splendida vittoria sui cartaginesi nei pressi del in quelli corrispondenti alle zone scure con una
fiume Imera del 480 a. C., i confini di Akragas reale deformazione della mesh.
si dilatarono fino allo stesso fiume Imera e la 14 Tra i multipli utilizzati nella ricostruzione del tem-
città raggiunse il suo massimo splendore. Mi- pio vi sono le “canne”, pari a 8 palmi quindi circa
gliaia di schiavi furono condotti nella Polis che 2 metri e se si considerano 16 canne, abbiamo una
con il loro lavoro, come riferisce Diodoro nel “corda” pari a m 33 circa. Da qui si comprendono
II libro, l’abbellirono di nuove opere come gli le dimensioni ipotizzate dal Villareale e dal Caval-
acquedotti e di templi come quello di Giove e lari che vedono il tempio lungo circa una corda e
dei Dioscuri (480 – 460 a.C.) le colonne poste fra esse con una distanza imposta
2 Fazzello Tommaso, De Rebus Siculis, Palermo
di 1,3 metri cioè esattamente di 5 palmi.
1558, Libro VI, pag. 332 e seguenti dell’edizione 15 Alessandro Carlino (a cura di), La Sicilia e il
del 1817 Grand Tour, la riscoperta di Akragas 1700-1800,
3 Fazzello, op.cit. pag. 343
Gangemi editore, Roma 2009.


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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La ricontestualizzazione del frammento

2 4


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

5 6


La ricontestualizzazione del frammento


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

10 11

12


La ricontestualizzazione del frammento

DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Veduta del tempio di Castore e Polluce di Agrigento


2. Iconografia storica
3. Nuvola di punti
4. Trasformazione in mesh
5.-6. Metodologie di retopology e configurazione finale della mesh
7. Sovrapposizione delle due mesh dopo il processo di retopology
8. Pianta con ombreggiatura del tempio dei Dioscuri (modello ideale)
9. Rendering ed inserimento nell’ambiente reale del tempio dei Dioscuri con ipotesi di colore
10. Visualizzazione modello ricostruito del tempio dei Dioscuri in real-time
11. Modello visualizzato in augmented reality
12. Rendering modello di rilievo


La ricostruzione del Tempio della Vittoria di Himera

Nunzio Marsiglia

Nel 409 a. C. i Cartaginesi intrapresero do i canoni dell’architettura dorica, nel


una campagna militare in Sicilia, al fine 480 a.C. per celebrare la vittoria nella bat-
di confermare, su una vasta area insulare, taglia di Himera degli eserciti di Siracusa
il controllo messo in discussione dalle ed Agrigento sulle truppe cartaginesi. A
colonie greche dopo la sconfitta subita da partire dal 1964 poi, per iniziativa dell’I-
Amilcare Magone nella battaglia di Hime- stituto di Archeologia dell’Università degli
ra, circa 70 anni prima. Nell’ambito di tale Studi di Palermo, è iniziata una fortunata
spedizione, furono distrutte due città, Se- stagione di scavi, ancora in corso, attra-
linunte ed Himera, che erano state fondate verso la quale è stato possibile riportare in
quasi contestualmente, circa due secoli luce gran parte della città, con il maestoso
prima e che con il loro sviluppo avevano Tempio di Atena e una serie di necropoli
ridimensionato nell’assetto politico isolano dislocate nell’immediato intorno dei siti
il ruolo strategico di Segesta, storica alleata interessati dagli insediamenti urbani. Gra-
dei nordafricani. Tali eventi comportarono zie a questi studi è stato possibile identifi-
la ‘sparizione’ dalla topografia dell’isola care l’impianto della città arcaica nonché
della città di Himera i cui resti, in diver- le modificazioni introdotte nel VI secolo
se occasioni, sono stati successivamente a. C., a testimonianza della particolare for-
riconosciuti, a partire dal XVI secolo, da tuna economica e politica di una comunità
diversi studiosi che a vario titolo si sono che si avviava a rivestire una straordinaria
interessati dell’esplorazione del territorio importanza strategica nella organizzazione
siciliano. Dopo Claudio Mario Arezzo, politica ed economica dell’isola. Attraver-
storiografo di Carlo V, che nella sua opera so questi recenti scavi è stato possibile ri-
“De situ insulae Siciliae” sembrò ricono- conoscere la città bassa con isolati disposti
scere per primo le rovine di Himera in una lungo la direttrice Nord-Sud e la città alta
vasta pianura triangolare posta ad ovest con un orientamento degli isolati lungo
del fiume Torto e ad est del fiume Imera la direzione Est-Ovest. Contestualmente
settentrionale, per circa tre secoli i resti sono stati identificate le tracce di un in-
della gloriosa colonia greca furono coperti sediamento extraurbano costruito nel VI
da una sorta di diffusa obsolescenza. Bi- sec. a. C. ed abbandonato nel 480 a. C. Le
sognò poi attendere fino al XIX secolo per acquisizioni finora disponibili non hanno
avere conferma del ritrovamento dei resti consentito l’individuazione del nucleo
della città e, successivamente, gli scavi centrale dell’insediamento urbano, l’agorà;
intrapresi nel 1927 dalla Soprintendenza altrettanto incerta, a causa delle straor-
alle Antichità e Belle Arti di Palermo dinarie trasformazioni della costa e della
nell’ambito dei quali Pirro Marconi mise diffusa infrastrutturazione del territorio,
in luce i resti del Tempio costruito, secon- risulta a tutt’oggi la localizzazione del


La ricontestualizzazione del frammento

porto e la dislocazione delle attrezzature Palermo diede inizio alla rimozione degli
ad esso connesse. Nell’ambito dell’inse- otto edifici e del terreno di riporto che
diamento coloniale di Himera, una delle nell’arco di tre secoli avevano occupato
aree di maggiore interesse è costituita il suolo sacro. Da queste dismissioni sono
dal sito destinato ad ospitare, in forma via via affiorate le basi dei piloni della
distinta rispetto all’insediamento urbano, cella, l’interno del pronao con le ante ed
gli edifici sacri di più grande imponenza. il rocchio inferiore delle sue due colonne,
Nella città alta, all’interno del “Temenos la peristàsi, il crepidoma, resti di sima
di Athena”, è stato possibile riconoscere con una ricca serie di elementi scultorei
i resti del tempio A, altri tre edifici reli- costituenti la struttura decorativa del ma-
giosi ( templi B, C e D) ed un altare. Di nufatto templare. Tutto ciò ed altre parti
particolare importanza nella città bassa il emerse durante gli scavi hanno consentito
Tempio della Vittoria dedicato probabil- a Pirro Marconi - che nel frattempo aveva
mente ad Athena, come del resto il tempio assunto la direzione dei lavori - di rico-
A. Già sul finire del XVIII secolo, come noscere con adeguata sicurezza i resti del
documentato nel suo “Voyage pittoresque Tempio della Vittoria. A questa prima fase,
des isles de Sicile,…», Jean Houel aveva ultimata nel 1930, seguì nel 1966 una ulte-
riconosciuto nel sito su cui sorgeva questo riore campagna di esplorazione attraverso
tempio “… les debris du soubassement d’un la quale è stato possibile identificare, con
chateau qui parait un ouvrage des anciens, maggiore puntualità, il perimetro dell’area
à en juger par la grosseur des pierres qui archeologica e la destinazione d’uso delle
le composent…” (J. Houel, 1782-87). In fabbriche introdotte sul sito sacro a partire
effetti, verso la metà del Seicento, le ro- dalla distruzione della città.
vine del tempio della Vittoria erano state
interessate da un processo di edificazione
tendente a trasformare il sito sacro in un Dal rilievo alla modellazione 3D
borgo rurale munito di torre e destinato
ad assolvere compiti più direttamente con- Posto ai piedi della collina e in prossi-
nessi con la gestione agricola del territorio mità della sponda occidentale del fiume
(produzione di manufatti in argilla, colti- Imera, il tempio con pronao, cella e opi-
vazione e trasformazione della canna da stodomo è stato realizzato in materiale tu-
zucchero e del grano). Bisogna arrivare al faceo. Le prime operazioni di rilevamento
1823 perché lo studioso termitano Nicola hanno interessato i quattro gradini com-
Palmeri riconosca nei fabbricati del borgo ponenti il crepidoma, differenti sia nell’al-
seicentesco i resti della colonia greca. A zato che nella pedata. Il quarto ed ultimo
questa intuizione fece seguito, nel 1861, gradino costituisce il piano di posa delle
la documentazione di Giuseppe Meli il colonne della peristasi, ed è composto da
quale, dopo una accurata visita sull’altipia- un doppio filare di conci; la giacitura di
no di Himera, ebbe a segnalare al Regio questi elementi coincide quasi con l’asse
Commissario delle Antichità e delle Belle delle colonne. I gradini, esternamente ri-
Arti in Sicilia l’esistenza, tra le fabbriche sultano lisci, a spigolo vivo, senza alcuna
del casale, di un tempio periptero esastilo. decorazione e i conci che li compongono
Finalmente, a conclusione di una laboriosa sono tutti di lunghezza differente l’uno
e complessa procedura di espropriazione dall’altro. Il crepidoma, mancante di tutto
durata qualche decennio, nel 1927 la So- il lato est e con alcune lacune sugli altri tre
printendenza alle Antichità e Belle Arti di lati, ormai esposto tutto a vista, ha una


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

estensione in pianta di m. 58,53 x 25,07. mana, sono stati collocati, a secco, dei
La base dell’elevato del tempio ha una di- conci di misura irregolare al fine di realiz-
mensione di m. 55,91 x 22,45. La peri- zare i muri di tompagno delle nuove fab-
stàsi, insiste su una base avente una lar- briche; di conseguenza a tali interventi, le
ghezza di m. 2,10 ed è formata da due se- colonne interessate sono state modificate
rie di conci, ognuno dei quali di m. 1,05 in in maniera grossolana. All’interno, su uno
larghezza; in coincidenza con gli angoli é stilobate di m. 1,35 di larghezza nei lati
costituita da un unico blocco di pietra maggiori, è collocata la cella. Su tale ele-
quasi quadrato, avente le dimensioni di m. mento si innalzano le colonne del pronao
2,00 x 2,05, al cui centro è sistemata la e dell’opistodomo, con un diametro mino-
colonna angolare. Data la notevole corro- re di m. 1,77, venti scanalature e un’altezza
sione del tufo da cui sono state ricavate le media del primo rocco di m. 1,32. L’inte-
colonne, nonché l’erosione delle scanala- rasse centrale ha una dimensione di m.
ture, le dimensioni originarie delle stesse 3,84 mentre gli spazi laterali misurano m.
sono state desunte dagli studi di Pirro 2,31. In termini distributivi il tempio è
Marconi. In origine la fabbrica era caratte- caratterizzato da una cella tripartita, dove,
rizzata da sei colonne sui lati minori e da il pronao misura m. 7,74 di lunghezza e m.
quattordici su quelli maggiori; in atto, è 8,95 di larghezza, l’opistodomo ha le di-
possibile constatare la presenza di alcuni mensioni di m. 7, 12 di lunghezza e m.
monconi delle stesse che raggiungono 8,95 di larghezza, mentre la cella è lunga
un’altezza di m. 1,35, con un diametro alla m. 20,00 e larga m. 8,95. I muri sono costi-
base di m. 1,91. Sul lato Ovest solo due tuiti da un doppio filare di blocchi di pie-
rocchi sono ancora sul loro alloggiamento tra squadrata, lunghi m. 2,18, alti m. 1,20
originario, mentre sul lato Est esiste un e larghi m. 0,50, a cui si sovrappongono
solo moncone di colonna sorretto da alcu- conci lunghi m. 1,10, alti m. 0,46 e larghi
ni mattoni posti in opera in occasione di m. 1,00, disposti a scacchiera. Il muro
una delle ultime campagne di scavo. Sul manca totalmente lungo il lato meridiona-
lato Nord mancano del tutto le due colon- le della cella, mentre sul lato settentrionale
ne estreme, mentre delle altre esistono so- si mantiene continuo, fino a raggiungere a
lo i rocchi erosi dagli agenti atmosferici in tratti anche l’altezza di tre conci sovrappo-
quanto le colonne sono state risagomate sti; tali conci resistono ancora, sia nel
per l’impostazione dei muri delle fabbri- pronao che nell’opistodomo, alla stessa
che moderne. Infine sul lato Sud rimango- altezza della cella, con opera perfettamen-
no molti dei rocchi inferiori di tutte le co- te isodoma. L’ingresso alla cella è ripartito
lonne tranne che per le due estreme di est in tre ambiti. Quello centrale, che costitu-
e di ovest. In ogni colonna e in ogni punto isce l’accesso alla cella vera e propria,
della peristàsi dove le stesse erano colloca- presenta un ordine di quattro conci dise-
te, rimane un foro quadrato avente il lato guali tra loro; gli ambiti laterali, invece,
di m 0,13 e la profondità di m. 0,12; tali ospitano le scalette per l’accesso, l’ispezio-
fori, malgrado l’assenza delle colonne, ne e la manutenzione dei tetti. Di queste
consentono di calcolare con precisione scalette, larghe m. 0,75, quella a Nord è
l’intercolumnio, che a causa della correzio- formata da sette gradini: quattro costitui-
ni ottiche risulta minore man mano che ci scono la prima rampa mentre gli altri tre la
si allontana dal centro. Dal rilievo è pure seconda. E’ presente un pianerottolo in-
emerso che in taluni intercolumni dei due termedio quadrato. Della scala posta a
lati maggiori, probabilmente in epoca ro- Sud è rimasta solo la prima rampa, compo-


La ricontestualizzazione del frammento

sta da tre gradini. Per quanto riguarda la ratterizzato da una serie di elementi plasti-
pavimentazione, si sono scoperti resti di ci applicati alle lastre della sima raffigu-
lastre di pietra bianca, spessi quanto l’in- ranti delle ‘teste leonine’ e da ulteriori altri
casso realizzato sullo spigolo superiore in- elementi scultorei. Dall’esame delle 56 te-
terno del gradino, su cui dovevano essere ste leonine ritrovate, oggi collocate nella
fissate le lastre stesse. L’elevato del Tempio ‘sala delle metope’ del Museo Archeologi-
è del tutto crollato e sono andati perduti co Salinas di Palermo, si evince “il fatto,
per sempre elementi fondamentali per la raro nella scultura decorativa ellenica, della
conoscenza completa dell’intero edificio, presenza di due prototipi fondamentali,
quali colonne e capitelli. L’unico esempla- ciascuno dei quali aveva servito di modello
re di capitello esistente è molto degradato; per tutte le maschere di uno dei lati maggio-
di tale elemento è possibile riconoscere ri del tempio; modello seguito con libertà
solo la superficie superiore dell’abaco e, secondo la capacità e il vigore artistico di
grazie al foro centrale realizzato per l’alli- ogni plasmatore. Fra le maschere recuperate
neamento delle colonne, il piano di posa. alcune sono opere di grande altezza d’arte e
Di questo capitello è stato possibile acqui- di grande bellezza” (Enciclopedia Trecca-
sire solo l’altezza di ca. m. 1,10, in quanto ni, 1933). Di particolare rilievo, ai fini
la superficie esterna è rovinata a tal punto della configurazione visiva dell’edificio
da non consentire la individuazione delle religioso, oltre a questi ed altri elementi
dimensioni dell’abaco e della curvatura plastici, la complessa policromia che do-
dell’echino. Di particolare rilevanza risul- veva caratterizzare parti importanti della
tano anche i segni lasciati sulla struttura trabeazione. Considerate le condizioni at-
dall’inserimento degli edifici seicenteschi. tuali del tempio, al fine di potere procede-
Si è rinvenuto, infatti, un taglio effettuato re alla sua ricostruzione virtuale, per le
sui blocchi di pietra squadrata nella parete parti mancanti o gravemente danneggiate
est dell’opistodomo, utile per la realizza- dall’usura del tempo e dalle asportazioni
zione di un sottopassaggio che consentisse che ne hanno alterato i caratteri plastici e
il collegamento della torre, costruita dimensionali, ci si è avvalsi dei dati desun-
sull’opistodomo, con l’abitazione adiacen- ti dai documenti elaborati da Pirro Marco-
te; sono stati altresì rinvenuti i resti di tre ni in occasione della prima campagna di
gradini incavati sui blocchi della parete scavi e degli studi di molti archeologi e, in
sud che consentivano il collegamento del particolare, di quelli di Jos De Waele sulla
torrione con i magazzini. Nella parte occi- “progettazione dei templi dorici”. La esplo-
dentale lo stilobate presenta la mancanza razione della vasta letteratura disponibile
del primo concio sottostante la colonna sull’argomento e la contestuale acquisizio-
estrema. Sul muro settentrionale della cel- ne delle caratteristiche geometriche-di-
la, invece, sono state trovate due nicchie mensionali del manufatto architettonico,
scavate nel penultimo e terzultimo blocco così come emerso dagli scavi del XX seco-
di pietre. Da quanto sopra descritto di- lo, ha innanzitutto consentito di compren-
scende la configurazione di un tempio dere che per la costruzione del manufatto
esastilo, periptero, fondato su un robusto è stato utilizzato, quale unità di misura, un
basamento, con una cella tripartita e sud- piede pari a mm. 296 (1p.= 30 cm.). Con-
divisa in pronao, naos e opistodomo. Due siderato l’interasse usato all’interno della
piloni posti tra pronao e cella ospitavano fabbrica per la collocazione delle colonne
gli elementi di risalita verso i tetti. Il coro- pari a m. 4,20 (= 14 p.), per la peristàsi è
namento dell’edificio era fortemente ca- stato possibile desumere le seguenti di-


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

mensioni: 68 p. x 180 p. per la distanza tra ghezza dello stilobate e l’altezza comples-
gli interassi estremi; 75 p. x 187 p. per lo siva della fabbrica.
stilobate. Per quanto attiene all’elevazio-
ne, è stato possibile ipotizzare una altezza
complessiva di 60 p. Da tali dimensioni I grafici sono stati elaborati dall’arch.
risulta una proporzione di 5:4 tra la lar- Maria Catania

BIBLIOGRAFIA

Claudio Mario Arezzo, De situ insulae Siciliae, Panormi, 1537.


Jean Houel, Vojage pittoresque des Isle de Sicile, de Malte et de Lipari, Paris, 1782-87.
Nicola Palmeri, Cenni sull’agricoltura di alcune campagne di Sicilia e sulle rovine di Himera, Paler-
mo, 1828.
Antonio Salinas, Le grondaie del Tempio di Himera, Archivio Storico Siciliano, Palermo, 1876.
Pirro Marconi, Himera: lo scavo del tempio della Vittoria e del Temenos, Società Magna Grecia,
Roma, 1931.
Voce “Imera”, Enciclopedia Treccani, Roma, 1933.
AA. VV., Himera I, Roma, 1970.
AA. VV., Himera II, Roma, 1976.
R. Falus, T. Mezos, Scales and Proportions on Doric Buildings, Acta, 1979
AA. VV., Quaderno Imerese, Roma, 1982.
AA. VV., Secondo Quaderno Imerese, Roma, 1982
Jos De Waele, La progettazione dei templi dorici di Himera, Segesta e Siracusa, Roma, 1982.
AA.VV., Himera, Zona archeologica e Antiquarium, Palermo, 1986.
AA. VV., Himera III, Roma, 1988-2003.
Maria Catania (Tesi di laurea di), Un silenzio urlante… di gloriose memorie, relatore prof. Nunzio
Marsiglia, Facoltà di Architettura, Palermo, 2011.

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La ricontestualizzazione del frammento

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Il rilievo del tempio


2. Il sito archeologico, veduta
3. Himera, la città antica
4. I ruderi del Tempio della Vittoria I
5. I ruderi del Tempio della Vittoria II
6. I ruderi del Tempio della Vittoria III
7. Scorcio del Tempio della Vittoria
8. Il borgo seicentesco, planimetria 1908
9. Pianta del borgo seicentesco
10. Pianta del borgo seicentesco e del Tempio della Vittoria
11. Il borgo seicentesco, ricostruzione 3D I
12. Il borgo seicentesco, ricostruzione 3D II
13. Il Borgo (foto di P. Marconi, 1931)
14. Il Borgo (foto di P.Marconi, 1931)
15. Il Tempio della Vittoria, ricostruzione prospetto sud
16. Il Tempio della Vittoria, ricostruzione
17. Teste leonine del Tempio della Vittoria (Museo Archeologico Regionale “A. Salinas”,
Palermo)
18. Scorcio del coronamento del tempio, ricostruzione 3D
19. Le mesh della testa leonina e il modello 3D


Solunto: la casa del Ginnasio

Manuela Milone

Le particolari caratteristiche dell’area La città di Solunto sembra avere subito


archeologica di Solunto, la sua importanza un destino assai simile a quello delle città
nella storia, ma soprattutto la mancanza di di Olinto in Calcidica e di Mileto in Asia
un’opportuna valorizzazione sono le cor- Minore, le quali, distrutte come Solunto
rette motivazioni per utilizzare le potenzia- durante la fine del sec. V a.C., vennero
lità offerte dalle nuove tecnologie per una interamente ricostruite secondo un piano
migliore fruizione, tutela e valorizzazione urbanistico assolutamente unitario.
del sito archeologico. Solunto si presentava ripartita perfet-
tamente, in diverse zone: quella privata
che si sviluppava prevalentemente lungo le
Sistema modulare le insulae. La città e le vie trasversali, quella pubblica posizionata
sue architetture nella parte terminale della via principale,
prospiciente il mare, e quella religiosa
Le rovine dell’antica città di Solunto si posta come zona intermedia di passaggio
trovano a circa 20 chilometri di distanza dal settore privato (le abitazioni) al settore
da Palermo, verso est su una collina, deno- pubblico (l’agorà).
minata monte Catalfano, nel Comune di S. La rete viaria ha una predominante
Flavia; proteso sul mare con un rapido de- unidirezionale nel senso Nord-Sud; la città
clivio, il monte è fortemente caratterizzato è infatti attraversata longitudinalmente
da una struttura orografica complessa, for- da una grande via, via dell’Agorà, la cui
mata da spessi strati calcarei e dall’ assenza, dimensione trasversale è di metri 8,00.
salvo che per la terrazza dell’ agorà, tagliata Quest’ultima costituiva il vero fulcro della
artificialmente lungo le curve del livello, di vita cittadina; su di essa si affacciavano
zone pianeggianti. le principali botteghe, le terrazze delle
Dalla sommità del monte si domina dimore degli abitanti più illustri, gli edifici
tutta la fascia costiera fino a Cefalù; ai pubblici e di culto, tra i quali l’agorà ed il
piedi del monte si apre il piccolo molo di teatro con tutti i servizi annessi. Il sistema
Porticello, nel sito forse dell’antico porto, viario della città presentava un’organizza-
in posizione ben riparata ma di limitate zione piuttosto complessa, legata ad una
porzioni. La scelta del sito fu per i fondato- precisa gerarchia tra i percorsi urbani. Le
ri di Solunto dettata anzitutto da ragioni di vie di Solunto sono classificabili in due
difesa. La tessitura dell’organismo urbano diverse categorie: i percorsi primari, ed i
soluntino fa perno su un sistema modulare percorsi secondari, classificazione effet-
in cui l’insula è il modulo, il tessuto urbano tuata in base alla larghezza delle strade e
è disposto secondo un impianto regolare. al differente designo delle pavimentazioni.


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

La via dell’Agorà presenta una tri- topografia della zona faceva si che ogni
partizione individuata dai diversi tipi di abitazione si sviluppasse su diversi piani
materiale utilizzati: nel tratto periferico collegati da scale interne, circostanza que-
la strada è lastricata con larghi lastroni di sta che faceva spesso coincidere la copertu-
pietra arenaria locale ben squadrata; nel ra di un vano con il livello di calpestio del
tratto centrale, è di tipo romano ed è re- piano più elevato.
alizzata mediante un’interessante tessitura Tra le infrastrutture è di notevole
di mattonelle laterizie quadre, che scandi- interesse il complesso sistema di approv-
scono la sede stradale in tre zone, quasi a vigionamento idrico, costituito da un gran
delimitarne le corsie di traffico; nella parte numero di cisterne, per lo più private e
terminale della strada mattoni a forma di solo in qualche caso pubbliche. Una rete di
losanghe formano una stella a sei punte distribuzione che sfruttava, con opportuni
inscritta in un cerchio, che individua l’in- accorgimenti, il flusso delle acque piovane
gresso alla grande agorà. incanalate negli ambitus, dove veniva con-
L’asse principale (plateia) è incrociato, vogliato anche il sovrappieno dell’acqua
a intervalli regolari di metri 40, da strade nella varie cisterne private, provvedeva tra
ortogonali (stenopoi) in forte pendenza (in l’altro ad alimentare un piccolo impianto
alcuni casi il 25%), sulle quali si aprono gli termale sito alla periferia della città.
ingressi alle abitazioni; esse determinano, La zona delle attrezzature collettive,
insieme alle strade carrabili, la griglia urba- piazzata magistralmente in una sella pia-
na e costituiscono una rete esclusivamente neggiante del colle, comprende oltre all’a-
pedonale, sono pavimentate con grossi gorà con annessa stoà, una grande cisterna
blocchi lapidei e presentano una sezione pubblica coperta, un teatro, un piccolo
trasversale di metri 5,50. odeon e un gymnasium, non si svincola
La successione delle strade trasversali, dalla scansione modulare su cui si struttura
l’esistenza di altri due grandi assi; paralleli tutto il piano, ma si inserisce perfettamente
a quello mediano ed equidistanti da esso, nella organizzazione reticolare, costituen-
a monte e a valle, insieme al sistema degli do la dimensione di ciascun organismo
stenopoi costituisce una maglia regolaris- pubblico un multiplo esatto del modulo
sima che ritaglia degli isolati rettangolari base dell’insula.
i cui lati presentano un rapporto costante. Le analisi sui resti di Solunto mostrano
Si ha pertanto un’articolazione viaria che la città nasce e si sviluppa secondo i
modulata sull’insula (metri 40x80); ma og- criteri e direttrici di sviluppo costantemen-
gi, attraverso alcuni studi effettuati sull’ar- te controllati, che avevano trovato nell’ago-
gomento, appare attendibile l’ipotesi che il rà e nel teatro, sede dell’ecclesia, la loro più
modulo urbano avesse dimensioni di metri propria e più alta traduzione urbanistica.
20x20 e che pertanto tale misura costituiva Dopo un’analisi globale con un approc-
la dimensione dei lotti della città. cio sul sito archeologico di Solunto, l’at-
A Solunto le zone private erano costi- tenzione si è riversata in particolare sulla
tuite da aree prevalentemente destinate tema della modellazione tridimensionale
a edilizia residenziale e occupavano la su parte di un isolato, Casa del Ginnasio,
maggior parte della superficie totale della comprendente edifici con differenti unità
città. Le porte d’ingresso delle case soluti- funzionali (abitazioni, botteghe). Il proget-
ne si aprivano di solito sulle vie trasversali to mira a denotare, attraverso le forme pro-
mentre sulla principale si aprivano le porte dotte, una riconfigurazione che non vuole
dei vani destinati a botteghe. La particolare proporre tout-court una riconfigurazione,


La ricontestualizzazione del frammento

seppure sommaria, né una invenzione to- pubblico, considerando che l’ingresso e


tale, libera, autonoma e volta a soddisfare la disposizione dell’atrio non sono certa-
le esigenze inderogabili della vita moderna, mente tipologicamente attribuibili ad uno
ma vuole discernere da una indagine-veri- stabilimento pubblico. Iscrizione che die-
fica continua del manufatto da conservare, de origine alla denominazione erronea di
fornendo una delle possibili iconografie. “Ginnasio” per questa casa, in realtà una
Permettere al visitatore di potere leggere le delle abitazioni più sfarzose della città.
pavimentazioni ed i muri non come su una La casa c.d. Ginnasio è un esempio di
pianta, ma in uno spazio a tre dimensioni, ricca casa a peristilio tipica di Solunto. Le
che dia l’idea della volumetria e degli spazi grandi case a peristilio sono situate soprat-
interni ed esterni. tutto lungo la via dell’ Agorà, con orienta-
Lo studio, a cura di Markus Wolf, del- mento nord-sud. A metà strada si trova la
la casa a peristilio di Solunto nota con il casa c.d. Ginnasio, come la maggior parte
nome di Ginnasio, nato da un progetto di delle case di Solunto, l’abitazione è adagia-
collaborazione tra l’Istituto Archeologico ta al pendio in forte declivio, è articolata
Germanico di Roma e la Soprintendenza ai in vari terrazzamenti, con un dislivello,
Beni Culturali e Ambientali di Palermo, ha all’interno della stessa casa, di non meno
richiesto molti anni di paziente lavoro sul di 11 metri. La casa è disposta su tre livelli
campo ed è stato condotto con indiscusso principali. Sulla via dell’Agorà si apre
rigore scientifico: rappresenta, quindi, un un’area adibita a funzioni commerciali
importante punto di partenza per l’analisi con quattro botteghe. Sul retro esse pre-
dettagliata del complesso architettonico sentano ambienti secondari sopraelevati,
e un’ottima base per la rappresentazione raggiungibili per mezzo di scale. La prima
3D. Un riesame di tutti gli elementi archi- bottega è un ampio ambiente pressoché
tettonici riferibili alla sontuosa casa — ori- quadrato a cui si accedeva dalla via prin-
ginariamente arricchita da pitture parietali cipale tramite un ingresso a tre gradini.
e pavimenti a mosaico — e, quindi, una All’estremità superiore di codesto ambien-
corretta rilettura del complesso edilizio te troviamo un piccolo vano rettangolare
permette di potere formulare un’ipotesi che forse accoglieva una scaletta destinata
ricostruttiva. Si cerca di capire in confor- a collegare il vano della bottega con un
mità a quello che rimane oggi e allo studio ambiente superiore. La seconda e terza
delle fonti come poteva essere l’oggetto di bottega sono due vani rettangolari con dei
studio. Così si arriva a una proposta, che dislivelli all’interno che forse individuano
però non ha mai la pretesa di essere la vera due piccoli vani di servizio delle botteghe,
e unica ricostruzione. di entrambe queste botteghe non è identi-
L’unità abitativa complessiva indivi- ficabile con precisione l’ingresso sulla via
dua uno dei più rappresentativi edifici di dell’Agorà. L’ultima bottega è anch’essa
Solunto, denominato Gymnasium. Tale un grande vano pressoché quadrato con
denominazione di Gymnasium, impropria, annesso un ambiente più piccolo forse an-
fu dovuta al ritrovamento, all’interno di che questo destinato ad ospitare una scala
questa unità di una iscrizione con dedica di collegamento con un piano superiore. Il
ad un gimmasiarca da parte di alcuni piano principale della casa si trova circa 4
soldati. Questa iscrizione, se anche prova metri sopra il livello delle botteghe, e pre-
l’esistenza di un edificio adibito a ginna- senta ambienti raggruppati attorno ad un
sio a Solunto, in realtà non accerta che peristilio quadrato con 4 colonne per lato.
l’unità abitativa esaminata sia un edificio A questo piano si accede dalla via Cavallari


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

mediante un vestibolo. Di fronte all’en- erano probabilmente dodici, quattro per


trata, sulla parte nord del cortile, si trova ogni lato, mentre nell’opera di restauro
un’ampia esedra, arricchita da pitture ne sono state elevate tre, con architrave,
parietali di cui si conservano resti. Su uno fregio con metope e triglifi, e cornice con le
sperone roccioso si conservano ambienti grondaie, come risulta dalla ricostruzione
del piano superiore, situato circa 5.70 basata su un sufficiente numero di ele-
metri sopra il livello del piano principale menti architettonici conservati. Tra questi
ed esteso all’intera superficie della casa. spiccano elementi di mezze colonne con
L’edificio era probabilmente una ricca delle balaustre decorate da un caratteristi-
residenza privata, scavata dal Perez verso co motivo a losanghe nonché delle cornici
metà 800, caratterizzata da un grande modanate con gocciolatoi e protomi leoni-
peristilio centrale, restaurato dal Cavallari ne. Il colonnato ionico più piccolo poggia-
nel 1866 mediante un discutibile anastilosi va sulla cornice del colonnato inferiore ed
e di ricostruzione parziale di colonne e aveva transenne scolpite “a cancello” tra le
trabeazione. Così A. Salinas commentò colonne, alcuni blocchi sono tuttora visibili
tale intervento: “Il gruppo di colonne che in sito. Il piano di questo secondo ordine
vedete elevate, non fu altrimenti trovato di colonne corrispondeva al secondo piano
in questa guisa, ma ricostruito nel 1886 di elevazione dell’abitazione: sviluppatosi
dal professor Saverio Cavallari con pezzi lungo la pendenza del declivio, infatti, era
antichi e con pezzi nuovi, in modo che a caratteristica comune alla maggior parte
me non pare accettabile, non perché io non delle abitazioni solutine quella di avere il
abbia l’ipocrisia di negare che una colonna secondo piano dell’edificio corrispondente
caduta si possa, anzi, si debba rialzare, ma al primo di quello soprastante (spesso an-
perché siffatto lavoro stimo doversi tenere che quando trattava di edifici differenti),
metodo diverso di esecuzione. per cui una costruzione, pur costretta nella
L’errata identificazione di questo edi- larghezza dai limiti degli ambitus e delle
ficio, unitamente al gusto dell’epoca, ha strade, poteva ampiamente svilupparsi
contribuito a ricostruire l’edificio, e in in lunghezza seguendo l’inclinazione del
particolare il peristilio, in maniera altret- monte. Oltre all’angolo nord-ovest del sud-
tanto errata. Nel vecchio archivio della detto colonnato, si conserva ancora oggi di
Soprintendenza archeologica della Sicilia questo peristilio la pavimentazione centra-
occidentale si conserva tutta la documen- le in cocciopesto con piastrelle romboidali
tazione dei lavori e del materiale impiegato di marmo. Al grande vano del peristilio
per il restauro. Da questi documenti si si accedeva attraverso un piccolo vano di
rileva l’elenco delle opere che consistettero ingresso munito di soglie da entrambe le
principalmente in “ritoccare” delle super- parti, il vano ad esso adiacente potrebbe
fici di contatto tra i vari pezzi e rifacimenti avere avuto la funzione di stanza del por-
di vari pezzi con pietra locale con conse- tiere. Attorno al grande ambiente centrale,
guente lavoro dell’intagliatore per scolpire zona fulcro della casa, si sviluppavano tutti
le scanalature e i triglifi. Un successivo re- gli altri ambienti dell’abitazione: i cubicula
stauro del tale peristilio è datato 1985, ope- camere da letto pavimentati e intonacati,
rato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali l’ocus il soggiorno che presenta pavimento
di Palermo. Originariamente tale peristilio a mosaico con tessere bianche e pareti in-
era quasi certamente in un doppio ordine tonacate e decorate. Una scala tutt’oggi in
sovrapposto, con colonnato dorico inferio- perfetto stato di conservazione collegava
re e colonnato ionico superiore; le colonne il livello inferiore della casa con quello


La ricontestualizzazione del frammento

superiore, che probabilmente si estendeva visive e rilievi fotografici. Questa prima


attorno al peristilio del secondo ordine di fase, ha permesso una lettura di insieme
colonne. E’ presente in questo livello un dei resti, individuando svariate tipologie
ampio vano di servizio collegato diretta- costruttive delle murature e non meno
mente con la via Cavallari ed attraversato interessanti, le tipologie di rifinitura, quali
trasversalmente da un canale di scarico ad esempio, le pavimentazioni (realizzate
dell’acqua piovana; l’ambiente ad esso at- in mosaico, cocciopesto, signinum, cerami-
tiguo, infatti presenta l’imboccatura di una che) e gli intonaci, che testimoniano quelle
cisterna nella quale far confluire l’acqua che sono state le tradizioni costruttive
proveniente dalla strada. Praticamente la del periodo corrispondente. In particolar
zona più alta della casa formava la zona modo l’edizione “DIE HÄUSER VON
di servizio, munita di cortile e cisterna. SOLUNT UND DIE HELLENISTI-
L’impianto di questo livello è comunque SCHE WOHNARCHITEKTUR “, a cura
illeggibile, dato anche la mancanza dell’ele- di Markus Wolf, della casa a peristilio di
vazione del colonnato superiore e dunque Solunto nota con il nome di Ginnasio,
la possibilità di comprendere come gli altri presenta uno studio della casa dettagliato,
ambienti si raccordassero a quest’ultimo e condotto con indiscusso rigore scientifico.
si distribuissero attorno ad esso. Rappresentando, quindi, un importante
Il declivio naturale viene, quindi, sfrut- punto di partenza per l’analisi dettagliata
tato, in modo molto organico, per una e circostanziata dei singolo complesso
suddivisione della casa nelle sue diverse architettonico.
aree funzionali. Quello che rimane della casa, portato
La facciata del ginnasio sulla via dell’A- alla luce dai disegni di rilievo di M. Wolf,
gorà raggiungeva con i suoi tre piani prin- si presenta in uno stato tale da permettere
cipali la ragguardevole altezza di circa 15 la lettura, con buona attendibilità, degli
metri. Alcuni notevoli frammenti architet- ambienti che la compongono e degli ele-
tonici, appartenenti a modanature nonché menti in essa contenuti. Dalla ricognizione
a dei frontoni, permettono di formulare degli archeologi e dal tipo di struttura
varie ipotesi ricostruttive. muraria, la casa è databile intorno al sec.
III a.C., ma la costruzione ha subito nel
tempo piccole trasformazioni. Molte delle
Rilievo e ipotesi a cura di Markus Wolf informazioni ripetono quello già descritto
precedentemente ma con maggior rigore e
Dopo aver portato alla luce attraver- precisione descrittiva dandone ampia giu-
so una fase di anamnesi i dati desunti stificazione anche con riferimenti esterni
dall’analisi storica, attuata tramite le fonti di paragone.
bibliografiche, e dopo avere individuato la La casa è divisa in due parti ben distin-
zona attraverso la sua collocazione urbana, te, una pubblica rivolta a sud-est ed una
con le varie cartografie e planimetrie stori- privata a nord-ovest; la parte pubblica,
che, si è passati a studiare le caratteristiche in cui si svolgevano attività di commercio
fisiche dell’organismo architettonico, in (botteghe), comunicava mediante scale
modo da cogliere gli aspetti formali, metri- interne con il resto dell’abitazione, la
ci e costruttivi della zona oggetto di studio. quale si svolge ad un livello diverso data
La conoscenza diretta con l’oggetto la pendenza delle strade trasversali su cui
di studio ha visto come prima fase dei so- si allinea. Dette botteghe sono a Solunto
pralluoghi, accompagnata da osservazioni aperte per tutta l’ampiezza della facciata

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

come quelle di Pompei o di Ostia, così riguarda la trabeazione è stato adottato un


come ci testimonia l’ing. Salvatore Caval- rapporto di circa ½ tra trabeazione ionica
lari su una planimetria storica datata 1875. e dorica così come ipotizzato nel teatro di
L’abitazione privata presenta un ingresso Solunto. Poi ipotizzando per le falde un
avente larghezza di m 1,40, posto sulla angolo di circa 17° rispetto all’orizzontale,
strada trasversale, la cosidetta via Caval- che determina una pendenza di copertura
lari, e parallelamente ad essa presenta la del 30% è stata determinata la linea di col-
maggiore dimensione, come avviene ad mo. Si è analizzato il sistema di coperture,
Olinto e Piene. non tralasciando quei parametri di ordine
La tormentata topografia del luogo fa statico, funzionale ed estetico ritenute sin
sì che l’abitazione si svolga su due piani, dall’inizio fondanti e non secondari. E’
come testimoniato dalla presenza di una stata prevista la confluenza delle coperture
scala e da un doppio ordine di colonne: del peristilio verso l’interno, al fine di ga-
doriche al primo livello ed ioniche al rantire un adeguato approvvigionamento
secondo. Poiché la copertura di ciascun idrico autonomo e l’utilizzo delle due
piano doveva trovarsi quasi al medesimo cisterne presenti nella casa.
livello di calpestio del piano più elevato, Sulla base dei dati rilevati, si ipotizza
è presumibile che le coperture fossero che i muri esterni fossero intonacati, dato
praticabili in modo che l’abitazione ri- che la forma del pietrame risulta informe e
sultasse ampiamente dotata di terrazze e così pure i muri interni, dato il ritrovamen-
la configurazione dell’edificio risultasse to lacunoso di stucchi. La disposizione
caratterizzata dalla successione di tali delle porte è stata stabilita facilmente in
orizzontamenti degradanti. Ma poiché base al ritrovamento di stipiti e di soglie,
nessun elemento archeologico è finora mentre per la loro altezza e per la forma si
intervenuto a suffragare la nostra ipotesi, è fatto riferimento a tipi correnti nell’anti-
che deriva unicamente da una presumibile chità. Le finestre erano piccole per motivi
ricostruzione basata sulla logica e suffraga- di sicurezza.
ta in qualche modo dall’ analogia con ciò La restituzione grafica (bidimensionale
che si è dedotto dai resti della stoà, in cui e con tecnica manuale), effettuata da M.
la copertura, certamente praticabile, costi- Wolf, del rilievo eseguito attraverso me-
tuiva un ampio terrazzamento panoramico todologie diretta ci è servita come base
tra il teatro e l’agorà, restiamo per questo di supporto per poter procedere con la
riguardo nel campo delle cose possibili ma ricostruzione digitale 3D del manufatto,
non documentabili. constatando che le sue ipotesi sono le più
L’altezza dell’imposta di gronda è stata recenti e quelle con maggior consenso fa-
determinata in relazione allo spessore dei vorevole nel mondo dell’archeologia.
muri, alla consistenza, alla geometria delle Tutto il materiale prodotto è stato
coperture e dando alla colonna ionica, utilizzato per portare a termine una nuova
non più esistente, un rapporto , tra dia- lettura, in modo da esplorare l’architettura
metro di base ed altezza di 1/8, rapporto esistente/distrutta e l’architettura scom-
ottenuto confrontando le colone ioniche parsa. Dal punto di vista della comunica-
della stoà, ricostruite e quelle del teatro zione e dell’interpretazione questo lavoro,
soluntino, anch’esse ricostruite; oltretutto anche se ipotetico di un ambiente storico,
l’assegnazione di otto diametri all’altezza è proprio quello che manca al pubblico
della colonna è stata citata da Vitruvio durante una visita a un sito archeologico.
così come usata dagli antichi. Per quanto Di solito si è affascinati dall’immaginario

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La ricontestualizzazione del frammento

ma non c’è nessuno strumento per aiutarti approccio umanistico e approccio pura-
a comprendere qual era la relazione tra gli mente tecnologico, ciò che mi auguro è
spazi, che tipo di significato poteva avere che la realtà virtuale non arrivi a soppian-
la presenza di una costruzione in una cer- tare la realtà reale, non riuscendo più a
ta posizione. E’ possibile “andare oltre” distinguere tra ciò che deve continuare a
la parola scritta, di riuscire a superare i essere strumento di studio e ciò che deve
vincoli della lingua per comunicare con- essere l’obiettivo dello studio.
cetti, ma soprattutto sensazioni e contesti E’ bene comunque ricordare l’assunto
altrimenti inesprimibili e oggi la tecnologia fondamentale per il quale la realtà virtuale
multimediale ci aiuta in questa direzione. non intende sostituire la realtà fisica, piut-
Superando dunque la vecchia antitesi tra tosto facilitarne la comprensione.

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La ricontestualizzazione del frammento

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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La ricontestualizzazione del frammento

DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Ortofoto con schema viario principale


2. Planimetria con individuazione di alcune aree
3. Foto della casa a peristilio detta del Ginnasio
4. Anastilosi in sito
5. Piante ale varie quote
6. Sezione trasversale
7. Rendering esterno
8. Rendering esterno
9. Rendering interno peristilio
10. Rendering interno peristilio
11. Rendering peristilio piano superiore
12. Rendering modellazione capitello dorico
13. Rendering modellazione capitello ionico
14. Rendering peristilio ordini sovrapposti


Il complesso residenziale della “villa del Casale” di
Piazza Armerina

Giuseppe Verde

Nella tarda antichità si sviluppò su Il complesso di Piazza Armerina rap-


tutto il territorio dell’impero romano una presenta un esempio eccezionale di resi-
struttura abitativa extraurbana che in denza a cui pochi altri edifici coevi posso-
riferimento alle sue caratteristiche prese no essere paragonati; nei singoli elementi
il nome di “villa”1. Questa presentava che compongono la struttura è possibile
due componenti essenziali: una funzione trovare un campionario dei sistemi edilizi
produttiva (agricoltura e allevamento) ed presenti in molte altre strutture coeve,
una di carattere residenziale espresso dalla ma mai così assemblate. La villa sorse su
qualità e dal lusso delle decorazioni, cosa strutture più antiche, datate al I-II secolo
che già Varrone nel terzo volume del suo d. C., le cui tracce sono state individuate
libro “de re rustica” riportava2; questa, pur sotto la palestra, sotto il corridoio della
essendo utilizzata con diverse modalità, grande traccia, nell’area dell’ingresso, sot-
costituiva il nucleo principale di un orga- to lo xistus ovoidale ed anche nello scavo
nismo economico-produttivo, che poteva condotto a circa 100 metri in direzione sud
trovarsi in rapporto gerarchico con altri dall’Università di Roma5 (Fig. 2).
tipi di edifici, che si sviluppavano intorno. Secondo A. Di Vita la villa “rustica”
La villa di campagna era il luogo ideale sarebbe stata distrutta da un violento
dove beneficiare dell’esercizio di quell’o- terremoto verificatosi tra il 306 e il 3106.
tium che per i Romani significava potersi Le strutture preesistenti presentavano,
dedicare nella massima quiete a occupa- in parte, il medesimo orientamento della
zioni di tipo intellettuale oltre che fisico, successiva strutture termale, non restau-
tra cui la caccia3. rate fecero, solo in parte, da fondazione
Tra la fine del III e l’inizio del IV seco- al complesso delle nuove terme. Il mate-
lo d.C. nelle provincie romane avvennero riale più nobile della precedente villa fu
delle trasformazioni sia nell’occupazione reimpiegato nella costruzione della nuova
dei territori che nell’amministrazione delle edificata tra il 320~325/330 d. C.7.
proprietà, che toccavano varie funzioni tra Alcuni ambienti della villa continuaro-
le quali la raccolta dei canoni pagati dai no a essere utilizzate fino almeno all’VIII
coloni e il coordinamento della gestione secolo d.C.8, nei secoli a seguire i muri
della proprietà terriera4; ad uno studio demoliti fecero da cava di materiale per
approfondito le ville di questo periodo la realizzazione di un nuovo abitato com-
presentano, in genere, una prima fase di posto di modeste casupole; si trattava di
impianto a cui ne segue una seconda in cui un villaggio datato all’età di Guglielmo
si ampliano e trasformano radicalmente II e Federico II, dal XII al XIII secolo.
dal punto di vista architettonico e deco- Il sito della villa non fu mai abbandonato
rativo. completamente almeno fino al XV secolo,


La ricontestualizzazione del frammento

quando l’ultima di una serie di frane e marmo bianco venivano vendute per 100
smottamenti, venuti giù da monte Mango- once alla chiesa Madre, contestualmente
ne, coprì del tutto l’area. scomparivano altri frammenti di mosaici11.
Alla metà del XVIII secolo, in seguito Nel 1877 in seguito al nuovo ordina-
all’emergere di strutture frammentarie, mento del commissario per le antichità
alcuni studiosi e cercatori di antichità indi- della Sicilia si progettarono dei saggi nel
viduavano e descrivevano le rovine9. noccioleto che ricopriva l’intera area, ma
Per la salvaguardia delle zone archeo- per la prima vera campagna sistematica di
logiche della Sicilia, dal 1778-79 vennero scavo sul sito della villa si dovette aspettare
promulgate delle ordinanze, e venne creata il 1881ad opera dell’ing. Pappalardo che
una commissione addetta al controllo del ricevette l’incarico dal sindaco di Piazza
territorio, con lo scopo di evitare sac- Armerina comm. Antonio Crescimanno.
cheggi e scavi clandestini in questi siti. Nel Nella sua relazione conclusiva venivano
1803 quale Regio Custode dell’antichità di descritti uno scavo principale e altri tre
Val Demone e Val di Noto fu incaricato saggi; lo scavo si era sviluppato nel vano
Saverio Landolina; a lui si devono le prime centrale del triclinio, e dalla relazione si
denunce di atti vandalici ai danni della riporta che dopo lo strato superficiale “si
Villa del Casale, in una missiva datata 20 incontrò un potentissimo banco sabbioso,
gennaio 1804 mandata al Regio Segreto di misto e una grande quantità di tegole e
Piazza cav. Gaetano M. Trigona ordinava pietre di varia grandezza, specie verso il
“d’impedire che il canonico D. Francesco fondo. Ne mancarono i frammenti delle an-
Trigona continuasse a distruggere il pavi- forette di terracotta destinate alle aperture
mento di mosaico, ch’esiste in quel territo- a cupola. Alla profondità di m. 2,10 viene
rio nella contrada nominata Casale dentro individuato il pavimento policromo di tes-
un’antica fabbrica” (Fig. 3). Un ulteriore serine cubiche di mm. 6 di lato, inserite in
atto di questi fu di inviare il 28 febbraio uno strato di malta spesso cm. 8 posto su un
1804, la richiesta di comunicare la consi- sottofondo di pietre di buona malta di cm.
stenza del patrimonio musivo trovato, non 14”12. Degli altri tre saggi uno risultò par-
ricevendone però risposta. Perseverante ticolarmente interessante; a m. 60 a nord
si recò sul posto non riuscendo, però a del triclinio, nelle immediate vicinanze di
visionare i mosaici in quanto un’alluvione un rudere affiorante dal terreno e ad una
aveva coperto gli scavi, come attesta un profondità di m. 3,90 dalla superficie, un
documento del 27 marzo 180410. pavimento, forse in opus sectile, sotto cui
La spoliazione della struttura continuò si sviluppava una seconda pavimentazio-
anche quando, il primo marzo 1808, il ne marmorea, si trovava all’interno della
console generale britannico in Sicilia, Ro- basilica13. Pappalardo così lo descriveva “
berto Fagan, che aveva ottenuto dal re la pare che sia uno dei disegni centrali, essen-
concessione di eseguire campagne di scavo dovi in mezzo un tondo di marmo bianco
in tutta l’isola con l’unico obbligo di elen- del diametro di m.0,62 con in giro una
care al sovrano la consistenza dei reperti, riquadratura di strisce di marmo azzurro,
delegò per la zona di Piazza Armerina Sa- larghe m.0,10 …. Immediatamente sotto il
batino del Muto; questi, anziché consegna- pavimento scovertosi, e senza la interposi-
re ciò che aveva recuperato, vendette i ma- zione di verun cemento, ma diviso soltanto
teriali asportati: si ritrovò, addirittura, un da uno straterello di sciolta sabbia, esiste un
atto stipulato il 16 novembre 1810, in cui secondo suolo di marmo, non meno fine del
due colonne di granito d’Egitto ed altre in primo e a lastre ben levigate”14. Per salva-

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

guardarne la conservazione, gli scavi furo- sostegno sui muri antichi il cui progetto
no quindi rinterrati per cui di essi rimase fu redatto dall’architetto Piero Gazzola
solo la relazione che magnificava i mosaici. (Fig. 4).
Di buona parte dei mosaici della villa La campagna di scavo che permise di
si era già fatta incetta, uno storico locale riportare alla luce l’intero sito cominciò
Alceste Roccella15, che scriveva nel 1882, solo nel marzo 1950 quando l’Amministra-
riportava che maestranze locali dopo ave- zione Comunale di Piazza Armerina con-
re individuato e scavato alcuni ambienti ferì l’incaricò all’archeologo Gino Vinicio
mosaicati, ne avevano asportato parti per Gentili; questi procedette dallo xystus in
essere ricomposte nelle case nobili piaz- direzione del “Corridoio della Grande
zesi, tra le quali, una camera del palazzo Caccia”, poi verso l’ingresso principale.
Trigona di Geraci, da cui in seguito fu Questi lavori avevano asportato quasi
smontato; inoltre due lastre di verde antico completamente le strutture medievali che
furono donate dal vescovo Parisi di Piazza insistevano su quelle della villa tardoanti-
Armerina nel 1832, a re Ferdinando II ca, di questa presenza ben poco rimane al
per decorare due tavoli della sua reggia a di là di una scarsa documentazione grafi-
Palermo. ca. Nel 1952 era già completato lo scavo
Nel periodo in cui Paolo Orsi fu So- dell’intero peristilio e vennero ricollocare
printendente alle antichità della Sicilia sulle basi le colonne; si procedette quindi
(1929), dopo una prima ispezione alle allo scavo dei vani settentrionali che vi si
falde del retrostante monte Mangone, in affacciano. Nel 1954 si completò lo scavo
cui era stato segnalato un sepolcreto già in del complesso, e tra il 1955 ed il 1963,
buona parte devastato dai lavori agricoli, si cominciarono a realizzare le opere per
s’iniziò una campagna di scavi che interes- la fruizione ed il consolidamento delle
sò l’area del Triclinio e il cortile ovoidale strutture e dei mosaici. Del progetto delle
(xistus); anche in questo caso concluso lo coperture venne incaricato l’arch. Franco
scavo tutto fu ricoperto. Da quanto visto Minissi, che aveva appena concluso la
l’Orsi formulò l’ipotesi che si trattasse di realizzazione delle opere a salvaguardia
“una sontuosissima villa romana distrutta delle mura greche di capo Soprano a Gela
durante le guerre servili e in ogni modo (Fig. 5).
riattata e rioccupata da bizantini e arabi, Il lavoro degli archeologi non si è fer-
che avrebbero dato origine con le masse mato e da allora molti sono stati i saggi
di operai terrieri ad una ricca borgata, che eseguiti nel contesto della villa, miranti
sembrava scomparsa coi tempi normanni”. a datare con più certezza le fasi e meglio
Solo nel 1935 grazie all’interessamento definire il grande villaggio medievale, già
di Biagio Pace, Presidente del Consiglio individuato da Orsi. Con gli ultimi inter-
Superiore delle Belle Arti, si ebbe una venti, dal 2004 a tutt’oggi, si sono scavate
nuova, ma breve, campagna di scavi strutture medievali fino al fiume Gela,
diretta da Giuseppe Cultrera; il terreno oltre l’ingresso a circa duecento metri a
fu acquistato dal comune di Piazza tra il nord, mentre a sud si sviluppano almeno
1937 e il 1943. Con la seconda campagna per altri 150 metri oltre la villa. Si tratta
di scavo, svoltasi nel 1938 si riuscì a ripor- di resti di piccoli edifici ad un piano con
tare alla luce l’intero Triclinio, nel 1941 a al massimo un soppalco, caratterizzati da
conclusione della terza campagna di scavi unità abitative quadrangolari, in taluni
si realizzò la copertura a protezione della casi dotate di un settore per animali e di
sala tri-absidata impostando i pilastri di un portichetto antistante; i muri erano


La ricontestualizzazione del frammento

costruiti con pietrame informe legato da alle nuove strutture che negli ultimi anni
malta terrosa e rinzeppati da frammenti stanno venendo alla luce (campagne di
di tegole striate bizantine reimpiegate, si scavo dal 2004 al 2013), dai nuovi saggi
aprivano intorno a cortili, ed erano coperti a sud completerebbero un sistema “villa”
da travi in legno e tegole. Le strutture ben più complesso di quanto ad oggi sia
dell’insediamento furono poi abbandonate stato valutato.
e lentamente caddero in disuso, coperte La ricostruzione volumetrica degli
da successive alluvioni. Sopra gli strati ambienti che è stata eseguita valutando lo
di terra depositati, si impostarono alcuni spessore murario dei brani ancora presenti
tratti di muri, costituiti da filari di pietra- ed i rapporti metrici tra il diametro delle
me singoli o doppi, che costituiscono una colonne e la trabeazione ha permesso, con
recinzione attorno alla zona dell’insedia- buona approssimazione, di riconfigurare
mento; tali muri probabilmente erano solo correttamente buona parte degli ambienti
una cinta di tipo agricolo, da collegare alla della villa.
fattoria che, secondo documenti di archi- Sull’apparato musivo, il rilievo è stato
vio, era attiva nella zona “Casale” tra XIV condotto per ricalco delle parti che non
e XV secolo16. avevano subito strappi e restauri invadenti,
Allo scopo di poter riconfigurare in scala 1:1 dopo che l’intero piano di posa
quanto più prossimi alla realtà gli spazi era stato rilevato con lo strumento laser
della villa tardoantica, con i suoi pregevoli oltre all’applicazione del foto raddrizza-
mosaici, sono state analizzate le struttu- mento (Fig. 6-7).
re valutando i paramenti murari che, in Molti studiosi20 affermano l’unicità
molte parti, erano state restaurate ed in- delle fasi costruttive della villa, visti i
tegrate dalle opere di Minissi. Per ovviare risultati dei saggi eseguiti intorno alle
a problemi interpretativi si è studiato per strutture, ma da un’analisi delle murature
prima la documentazione grafica, redatta in molti punti queste si presentano non
durante le fasi di scavo e in sede di lavori ammorsate tra loro e con soluzione non
di consolidamento, attenzionando anche i coerenti a strutture romane di questo
rapporti metrici che la struttura conserva. periodo storico. Si potrebbe supporre che
Nella villa del Casale vari sono gli schemi durante la fase di costruzione delle diverse
geometrici che si possono individuare, parti del complesso, le maestranze siano
anche se tutti legati alla metrica romano- state costrette a modificare direzione o per
punico in uso nel periodo (cubito, piede, presenza di strutture preesistenti ancora
digito)17. affioranti in superficie o variazione di com-
Il rilievo diretto e strumentale, che mittenza. Questi ambienti, posti a “cer-
ha dato una restituzione grafica con un niera” o “frizione” tra i diversi corpi che
margine di errore di qualche millimetro18, compongono la villa, presentano soluzioni
ha permesso di creare una banca dati che adottate “casuali”; nel caso del passaggio
fornisce una congrua base di materiali che dal peristilio alle terme: differenza notevo-
opportunamente analizzati ed assemblati le di quota, muri non ammorsati tra loro21
ha permesso una corretta ricostruzione e ingresso non in asse con l’ambiente. La
grafica, sia delle strutture che degli ap- stessa difformità di soluzione si ritrova
parati musivi oltre che degli intonaci che anche dall’altra parte del peristilio, in
completavano gli ambienti19. L’immagine corrispondenza dello xistus ovoidale, cosa
generale, oggi ancora in parte non com- che potrebbe far supporre che vista la pre-
pleta per la mancanza dei dati relativi senza, già realizzate entrambe dello xistus

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

e delle terme, il complesso centrale della e con pavimento lastricato di vario marmo” in A.
villa si sia “adeguato” allo spazio, inseren- Leanti, Lo stato presente della Sicilia, Palermo
1761
dosi tra i due corpi, andando a coprire il 10 Gentili 1999 vol. I p. 18.
canale che scendeva da monte Mangone in 11 Gentili 1999 vol. I p. 19.
direzione del fiume Gela. La ricostruzione 12 Gentili 1951; p. 292.
13 Gentili 1951; p. 292.
grafica proporzionata ai ritrovamenti e agli 14 Gentili 1951; p. 293.
schemi metrici dimostra che il complesso 15 Brancato F. S., Mingoia R. 2002; p. 25.
funziona geometricamente per elementi, i 16 Dalla relazione di scavo del dott. Paolo Barresi.
quali seguivano le regole di corpi a se stan- 17 Per la partizione metrica e l’individuazione del
ti senza un legame con quelli circostanti modulo è sta presa in considerazione la tavola
(Fig.8-14). mensuaria rinvenuta nel mercato augusteo di
Leptis Magna. La metrica sopra incisa era quella
utilizzata nel bacino del mediterraneo nel pe-
riodo imperiale, datata al II secolo d. C. è stata
Note studiata e pubblicata da Joppolo nel 1967.
18 Si è proceduto al rilievo topografico realizzando
1 Mar, Verde 2006, pp. 49-83. una poligonale chiusa con settanta vertici geore-
2 Carandini 1985, p. 116; Sfameni 2006, p. 9. ferenziati, riferiti alla rete IGM 95 con l’ausilio
3 Tale tipo di villa suburbana è quella descritta da
del GPS; da questi vertici avvalendosi di stazioni
Vitruvio nel suo VI 5, 3 libro del De Architeotura. totali Laica TCR 307 si è proceduti al rilievo dei
Vitruvio, pur occupandosi in modo non appro- singoli ambienti, si sono inoltre applicati due
fondito delle residenze di campagna, affermava laser scanner a scansione, uno Callidius e l’altro
che queste avrebbero dovuto avere caratteristi- Riegel LPM-25 HA per un più puntuale rilievo,
che simili alle domus urbane; inoltre avrebbero infine si è proceduto al rilievo diretto senza il
indicato la posizione sociale dei proprietari. quale l’interpretazione delle strutture non sareb-
4 Sfameni 2006, p.19.
be stata possibile.
5 Il 18 marzo 2004, nel contesto dei finanziamenti
19 Per gli intonaci, solo oggi restaurati con il
per il progetto POR Sicilia 2000 da parte della progetto di realizzazione delle nuove coperture
Soprintendenza BB. CC. AA. veniva iniziata una completato nel 2011, ci si è avvalsi dei disegni,
campagna di scavi per “Esplorazione archeolo- riportati dall’equipe del prof. Gentili, redatti in
gica della pars fructuaria della Villa Imperiale del
fase di scavo e pubblicati nella sua monografia
Casale di Piazza Armerina” sotto la direzione
sulla villa del 1999.
scientifica del prof. Patrizio Pensabene Perez 20 Gentili 1959, p. 13: “Indubbiamente un piano
dell’Università la Sapienza di Roma.
6 Di Vita 1972-73, p. 256. organico ed unitario ha presieduto alla costruzione
7 Ampolo-Carandini-Pucci-Pensabene 1971, in dei suoi corpi di fabbrica in quello scorcio di tem-
questo testo datava la villa al 310-320 d.C. da po che sta a cavallo tra il III e il IV secolo d.C.”.
studi sui saggi stratigrafici condotti dall’equipe La interpreta allo stesso modo anche S. Settis
del prof. Carandini nel 1970; Carandini, Ricci, (1975) che scriveva “la stretta complementarietà
De Vos, 1982, p. 54, lo stesso autore rivede i dati funzionale delle varie parti della villa la fa apparire
e sposta in avanti la fondazione della villa. come un organismo progettato secondo un disegno
8 Ampolo-Carandini-Pucci-Pensabene 1971, p. unitario, perché fosse al più presto, com’era ed è
141, la datazione è determinata dal rinvenimento abitudine, realizzato e abitato”; Di Vita l972-73,
di una moneta sotto un mosaico restaurato all’in- p.258, ribadisce l’unità di concezione della villa;
terno della sala del frigidario. Carandini, Ricci, De Vos 1982, p. 331, si riporta-
9 Verso e Alegamnbe, Memorie di Piazza; G. P. no i dati di un saggio esterno che ha datato alla
Chiaranda Piazza, città di Sicilia, Messina 1754, stessa fase le due strutture.
che riferivano delle vestigia e menzionavano i 21 Brancato, Mingoia 2002, p. 70, anche quest’au-
primi ritrovamenti del 1761 “Vestigia di antico tore ha costatato il fatto che alcune strutture
tempio, lavorato a musaico, con alcune colonne fossero solo appoggiate tra loro.


La ricontestualizzazione del frammento

BIBLIOGRAFIA

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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La ricontestualizzazione del frammento

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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La ricontestualizzazione del frammento

DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Foto aerea dell’area della villa con gli scavi recenti


2. Planimetria della villa con in verde le tracce sottostanti della villa rustica di I-II sec. d.C.
3. Carta del 1782 del territorio di Piazza Armerina, in cui al numero 43-44 sono indicate
l’acquedotto ancora in uso ed un “paratore dei Romani presa del Casale”
4. Prima copertura sullo xistus, antecedente allo scavo del peristilio
5. Cantiere per la realizzazione delle opere a salvaguardia dei mosaici
6. Studio su mosaico del Larario;
A. rilievo per ricalco in scala 1:1; B. vettorializzazione dei disegni con programma CAD
C. foto dello stato di fatto; D. ricostruzione grafo-cromatica dell’apparato musivo
7. Ricostruzione delle pavimentazioni della villa
8. Ricostruzione della tarsia dell’abside della basilica
9. Riconfigurazione dell’ingresso alla basilica
10. Spaccato assonometrico ricostruttivo basilica peristilio
11. Profilo sull’asse basilica-peristilio-adventus
12. Ricostruzione dell’ambiente cosiddetto delle “bagnanti” con il mosaico precedente
13. Foto della fase di ricollocazione del mosaico delle “bagnanti”
14. Ricostruzione cromatica del mosaico strappato, al di sotto di quello delle “bagnanti”


Elementi erratici lignei di epoca medievale in Sicilia

Nunzio Marsiglia

La conquista della Sicilia da parte dei coinvolge anche i centri maggiori. Nella
musulmani fu completata nell’anno 902, dettagliata descrizione di Palermo di Ibn
vale a dire dopo più di due secoli di incur- Hawqal del X secolo si parla della presen-
sioni, scaramucce e insediamenti puntifor- za, nel capoluogo isolano, di una Grande
mi che, a partire dal VII secolo, avevano Moschea e di almeno trecento moschee/
sottolineato l’importanza strategica che oratori. Di questo straordinario patrimo-
l’isola rivestiva ai fini del controllo del nio architettonico restano poche tracce
Mediterraneo. Ma già a partire dai primi riconoscibili. Resta la sala dell’attuale cap-
decenni del IX secolo, nell’ambito delle pella di Santa Maria l’Incoronata, presso
comunità sottomesse al dominio arabo, la Cattedrale e la sala a due navate nel
i conquistatori avevano avuto modo di lato sudorientale del cortile della chiesa di
far valere la loro capacità organizzativa San Giovanni degli Eremiti. In entrambi i
sul piano politico, su quello economico, casi citati la configurazione spaziale della
nonché su quello culturale. Quale conse- sala, ipostila ed estesa in larghezza, rinvia
guenza diretta del nuovo sistema ammi- ad una non improbabile relazione con la
nistrativo introdotto nel territorio isolano sala di preghiera di una moschea. Proba-
e della riorganizzazione della produzione bilmente le colonne decorate con cartigli
agraria, ampiamente diversificata rispetto epigrafici, o coronate da bande con ele-
alla monocultura cerealicola che aveva ganti caratteri cufici del portico orientale
caratterizzato i secoli precedenti, sotto la del Duomo, dell’interno della Magione,
dominazione araba fu possibile consta- della Martorana e quelle conservate presso
tare uno straordinario sviluppo culturale la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis
capace di produrre diffuse testimonianze sono collegabili a qualcuno dei numerosi
sia nel campo artistico che in quello più oratori di quartiere o alla Grande Moschea
propriamente architettonico. Malgrado di cui parla Ibn Hawqal. Non si hanno
la toponomastica ancora lasci intuire la maggiori informazioni, per la esiguità delle
capillarità delle iniziative prodotte sul testimonianze, nel merito della produzione
territorio siciliano dall’amministrazione di tipo artigianale e artistica (manufatti
islamica, nei centri minori restano poche lignei, metallici, ecc.) dello stesso periodo.
tracce di questa presenza: l’inadeguatezza Bisogna attingere ai reperti del periodo
delle indagini archeologiche, che hanno normanno per colmare tale vuoto. Fino
tradizionalmente teso a privilegiare i siti agli inizi del XIII secolo infatti, dapprima
interessati dalla colonizzazione greca e ro- sotto i re normanni e successivamente
mana, probabilmente, si costituisce come durante la dominazione sveva, una folta
la causa primaria di questa pesante lacuna comunità musulmana continuò a vivere e
culturale. E la stessa inerzia nella ricerca ad operare in Sicilia consentendo con ciò


La ricontestualizzazione del frammento

la sopravvivenza di un apparato culturale cupando campi più larghi, mentre quelle


direttamente mutuato dalla tradizione geometriche e vegetali sono relegate quasi
islamica. I nuovi governanti, infatti, con sempre in spazi di risulta e di riempitivo. Il
grande lungimiranza politica e culturale, motivo epigrafico svolge un ruolo esclusi-
continuarono ad utilizzare gli epigoni di vamente decorativo con pseudo iscrizioni
quella civiltà che pur avevano combat- in caratteri cufici elaborati e arricchiti di
tuto e sconfitto e che traeva linfa da una intrecci. Anche da questo particolare do-
ultramillenaria tradizione orientale. La cumento si evince il grande sviluppo che
Cuba, la Zisa, la Torre Pisana del palazzo ebbero tutte le arti al tempo della domina-
dei Normanni, un ambito cruciforme del zione normanna in Sicilia; straordinario fu,
Palazzo dell’Uscibene ad Altarello di Bai- infatti, l’apporto dato a questo processo
da, la Magione, il Duomo di Monreale, la evolutivo dalla comunità araba per effetto
Cattedrale di Palermo e molti altri edifici della illuminata capacità politica, ma an-
del medesimo periodo tradiscono organiz- che della tolleranza religiosa, che i conqui-
zazione spaziale e tecniche di costruzione statori cristiani mostrarono nel garantire
tutte rinviabili all’esperienza architettonica ai vinti opportunità di integrazione nella
islamica. E ancora, nelle chiese di epoca società siciliana del tempo.
normanna, i pavimenti in marmo di tipo
cosmatesco e alcuni elementi decorativi in
mosaico come cornici, merlature, anche a Le tematiche decorative
forma di palma stilizzata, pannelli di varie
dimensioni, ripropongono i complessi L’Islam, nella sua rapida espansione,
intrecci geometrici formati dall’interse- venne in simultaneo contatto con un im-
zione di nastri e bande cari al repertorio menso patrimonio di tradizioni artistiche
musulmano. Infine nella decorazione di afferenti a contesti antropogeografici mol-
un edificio religioso è possibile constatare to diversi tra di loro e, in particolare, quella
il documento pittorico più importante in tardo-classica bizantina del Mediterraneo
assoluto di tutta l’arte araba in Sicilia; si orientale e quella iranico-mesopotamica
tratta del soffitto della Cappella Palatina, dell’impero sasanide. Come ha molto op-
all’interno del Palazzo Reale di Palermo portunamente annotato il teologo Louis
iniziata nel 1132 per volontà di Ruggero Massignon, definito da Pio IX il “cattolico
II e portata a termine prima del 1150. La musulmano”, l’unità estetica della civiltà
complessa struttura lignea, con cassettoni artistica delle popolazioni islamiche è da
che includono cupolette lobate e si raccor- ricercare nella unitarietà della loro cultura
dano alle pareti d’ambito mediante muqar- religiosa. “Non ti farai idolo , né immagine
nas, è rivestita da un sottile strato di gesso alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di
sul quale è stata poi applicata, a tempera, quanto è quaggiù sulla terra, né di ciò che
la decorazione. In quest’opera, unica nel è nelle acque sotto terra”, ordina esplici-
suo genere, i cassettoni di varia sagoma e tamente il secondo comandamento (Odi-
dimensione, le cupole lobate, i raccordi ad freddi, 2011). In ossequio a tale prescri-
alveoli offrono il supporto ideale per pre- zione nelle aree di influenza islamica, così
sentare il variegato repertorio decorativo come del resto in quelle di influenza ebrai-
frantumandolo in immagini, tutte diverse ca, non si svilupperà una vera e propria
e tutte accuratamente racchiuse entro iconografia religiosa. A dire il vero, questo
cornici. Le figure umane e di animali sono rifiuto della rappresentazione figurativa
le più numerose e risultano più in vista oc- di esseri viventi, avrà carattere più teorico


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

che pratico, in quanto l’atteggiamento principio di mimetizzazione e scorporiz-


integralista, che proibiva l’uso di immagini zazione degli oggetti nonché alla stilizza-
antropomorfe non è stato rispettato in tutti zione delle forme. Praticamente è dalla
i tempi e in tutti i luoghi; tuttavia la figura, assimilazione dell’esperienza iranica che
specialmente quella umana, salvo rarissime discendono il gusto per la simmetria, gli
eccezioni, non entrerà nella decorazione schemi araldici e, probabilmente, tutto il
degli edifici destinati al culto. Ciò spiega bestiario islamico delle forme decorate con
il motivo per cui, per realizzare il suo grande e raffinata sensibilità. L’altro tema
programma ornamentale l’Islam si valse molto presente nella decorazione islamica
in particolare di tre tematiche decorative: è quello geometrico. Questo sviluppo del
quella vegetale, quella geometrica e quella tema della geometria riflette il progresso
epigrafica. Talune interpretazioni trovano delle scienze matematiche nel mondo
nella decorazione vegetale una chiara evo- islamico e se si considera la ricorrenza dei
cazione del paradiso quale “Giardino di poligoni a stella in questa decorazione, si è
Delizie”, “di Felicità”, “pieno di verde”, anche tentati di trovarci, ancora una volta,
nel quale “scorreranno ruscelli”, “un giar- un richiamo al mondo celeste che costi-
dino sublime i cui frutti saranno a portata tuisce come un contrappunto di quello
di mano” e dove i devoti “non sperimen- naturale. Queste interpretazioni restano
teranno mai la morte”. Del resto l’idea del comunque delle congetture e non possono
giardino, che discende dalla cultura persia- essere applicate in modo generalizzato. È
na e che è stata metabolizzata all’interno più probabile che la decorazione geometri-
dell’esperienza artistica islamica, identifica ca sia un sistema formale senza un proprio
tale impianto come uno spazio delimitato significato, ma la cui ricchezza semantica
da muri quale rappresentazione terrena di corrisponde esattamente alla capacità di
una residenza celeste; suadente alternativa prestarsi, a seconda dell’uso che se ne
all’arido deserto nel quale è nata la religio- fa, per decorare un soffitto, una porta, o
ne musulmana. La decorazione con motivi il frontespizio di un Corano, a significati
vegetali, comunque, non è patrimonio molteplici. La calligrafia è la terza tema-
esclusivo dell’Islam e la si ritrova in molte tica fondamentale dell’arte islamica e può
culture artistiche, come probabile auspicio essere ritenuta sotto molti aspetti l’arte
universale di fertilità. L’arte islamica è dell’Islam per eccellenza, perché seppure
tuttavia quella che certamente l’ha svilup- l’alfabeto arabo preesisteva all’Islam, con
pata maggiormente traendo i suoi motivi l’Islam esso trova i suoi più squisiti affi-
ispiratori dal repertorio ellenistico-romano namenti formali. Questi temi ornamentali
conosciuto nelle sue realizzazioni siriache. vengono impiegati isolatamente, ma più
L’incontro con l’arte iranica, che già aveva spesso insieme, e non soltanto sullo stesso
elaborato per proprio conto la tematica oggetto o monumento, ma addirittura nel-
ellenistica, accelererà senza dubbio la lo stesso partito decorativo. Questa è una
spinta alla ricerca di forme più stilizzate e caratteristica di stile dell’Islam, pur non
astratte. Tale processo di assimilazione si essendo a esso solo peculiare, ma esclusiva
perfezionerà a partire dalla metà dell’VIII ne fu la costante applicazione attraverso
secolo per concludersi nell’XI secolo. Le tutti i tempi e luoghi e la coerenza con
raffinate elaborazioni discese da queste cui se ne perseguirono gli effetti. Queste
esperienze porteranno ad accentuare il tre grandi tematiche che, quasi sempre
rapporto di ambiguità fra superficie e associate, evocano l’universo naturale, il
struttura alla cui logica risponde pure il mondo astratto delle forme matematiche


La ricontestualizzazione del frammento

e la parola divina, sono state a volte in- Pannello ligneo


terpretate dagli storici dell’arte come una
conseguenza dell’interdizione della figura Questo elemento ligneo del Palazzo
nell’Islam: non potendo far ricorso alla Reale di Palermo, venne donato al Museo
rappresentazione di scene umane, gli ar- Nazionale della stessa città, oggi Galleria
tisti musulmani sarebbero stati costretti a Regionale della Sicilia, da Vittorio Ema-
rivolgersi al repertorio formale prescritto nuele II ed è attualmente esposto nella
dai testi sacri, cioè quello puramente or- cosiddetta Sala III del suddetto museo. È
namentale. da notare che, sulla datazione di questo
elemento, Antonino Salinas e Raffaello
Delogu hanno espresso diverso giudizio.
I legni di Palermo Secondo il primo studioso il manufatto
risale al periodo della dominazione sveva,
Il legno scolpito ha costituito una parte considerato che «fra i molti ornati si scor-
essenziale dell’arredamento delle case pri- ge un’aquila bicipite»; il Delogu, invece,
vate, dei palazzi e delle moschee. I legni lo ha attribuito ad artigiani siculo-arabi
di Palermo individuati nell’ambito della del XII secolo. Inoltre, non è facile af-
presente ricerca sono un tipico prodotto fermare con certezza da quale ambiente
della tarda arte fatimide da cui hanno mu- medievale del Palazzo esso provenga. R.
tuato tutte le caratteristiche fondamentali. La Duca lo colloca all’interno della Torre
Non è possibile affermare con certezza se Pisana dalla quale, probabilmente, fu
siano stati eseguiti da artisti arabo-sicilia- rimosso nel corso di una delle tante tra-
ni, o siano opere d’importazione, o più sformazioni che hanno interessato il com-
probabilmente di operatori coinvolti nei plesso monumentale per essere in seguito
lavori realizzati durante la dominazione depositato in un magazzino dello stesso
normanna. Nella fattispecie trattasi di palazzo, sede dalla quale fu poi tratto
alcuni elementi erratici conservati presso per trasferirlo al Museo Nazionale. Nella
la Pinacoteca Regionale di Palazzo Aba- nuova sede museale fu dapprima conferito
tellis: un pannello proveniente dal Palazzo al settore archeologico e successivamente
reale e gli stipiti, con l’architrave, di una alla Galleria Regionale di Sicilia, in quanto
porta dalla Casa Martorana, edificio che non riconducibile all’antichità classica.
fino all’ultimo decennio del XX secolo Il pannello ligneo, molto probabilmente
ha ospitato la Facoltà di Architettura di il succielo di una porta, presenta una
Palermo. Come ha osservato molto oppor- larghezza pari a cm. 74 ed una lunghezza
tunamente Giovanni Cardamone, le due di cm. 134 ed è un pezzo piuttosto raro
ante della suddetta porta, ridimensionate, in cui la decorazione geometrica é definita
sono state invece riposizionate nell’ingres- da larghe cornici a modanature multiple
so meridionale della chiesa di S. Maria e racchiude dei piccoli pannelli scolpiti
dell’Ammiraglio, costruita da Giorgio di in altorilievo con serie di animali su un
Antiochia nel 1143. Su questi elementi fondo a girali di palmette. Il rilievo affiora
gli ornati sono distribuiti, secondo un come un lavoro d’intaglio profondo di
tradizionale dispositivo, inclusi in una eccellente qualità; i corpi degli animali
semplice cornice che, seppure ricostruita, presentano le caratteristiche decorazioni
è simile a quella originaria, come si ricava ad arabesco sulle articolazioni e tutte le
dal confronto con altre porte databili fra superfici in rilievo sono trattate con un ac-
l’XI e il XII secolo. curato lavoro di cesello. Della decorazione


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

originaria restano solo alcuni elementi che Analisi geometrica del pannello ligneo
formavano una composizione geometri-
ca. Tali motivi entrano nel caratteristico Ai fini della ricostruzione della com-
repertorio islamico e, pertanto, possono plessa geometria attraverso la quale sono
essere riscontrati nelle ceramiche, negli stati generate le decorazioni che ornano
avori, negli stucchi e nei tessuti. Tuttavia i manufatti lignei studiati, per il rilievo
l’aspetto di alcuni elementi vegetali, co- sono stati utilizzati rispettivamente per
me la semipalmetta con fitte nervature il pannello uno scanner ottico (sistema
parallele e di alcuni uccelli accomunano Mephisto della 4D Dynamics), mentre
il nostro pannello a prodotti di origine per gli stipiti e l’architrave lo scanner laser
ispanica. Il tipo di ornato che unisce ele- “Leica ScanStation 2”. Considerato che la
menti geometrici ad elementi naturalistici struttura decorativa del pannello ligneo
ebbe molto successo in Occidente dove si è divisibile in parti uguali e simmetriche,
ritrova, ad esempio, su prodotti di metallo per lo studio dell’analisi geometrica è
e su tarsie marmoree. bastato prendere in esame una sola metà
del pannello. La decorazione geometri-
ca si basa sul principio di rotazione del
Stipiti e architrave lignei di una porta di quadrato, da cui discende la stella a otto
casa Martorana punte. La rotazione del quadrato inscritto
ad una circonferenza si ripete all’infinito,
Gli stipiti e l’architrave lignei proven- fino a quando non si trova la dimensione
gono da una porta della casa di Goffredo esatta da cui si genera la stella. Trovata
di Martorana, attigua alla Chiesa di S. Ma- tale dimensione e ruotata la figura di 45° si
ria dell’Ammiraglio, dove Eloisa Martora- individuano le dimensione delle losanghe
na nel 1193 aveva fondato un monastero. e quindi la stella. All’interno del quadrato
Questi elementi decorativi, tanto possenti di base e anche di quello ruotato a 45°
per spessore quanto raffinati nell’intaglio si individuano altri quattro quadrati di
a motivo geometrico, hanno una altezza dimensioni minori. Considerando il sin-
di 457 cm. e una larghezza di 27 cm. e golo elemento geometrico e ruotandolo di
sono collocati nel primo ambiente a piano 45° si individua lo spessore della cornice.
terra, la Sala I, della Galleria Regionale. I Sovrapponendo la costruzione di questi
manufatti presentano un fregio decorativo quadrati ed eliminando le linee di costru-
piuttosto complesso: due bordi a girali zione è possibile identificare il disegno
inquadrano una larga fascia ornata da un geometrico del pannello.
intreccio geometrico, generato da un listel-
lo perlato, da ottagoni stellati alternati a
doppi pentagoni opposti e collegati da se- Analisi geometrica degli stipiti edell’ar-
micerchi che incorniciano girali simmetrici chitrave lignei
di palmette. Il motivo dei doppi poligoni
allungati collegati da semicerchi era già Gli stipiti e l’architrave lignei, prove-
documentato fra gli stucchi di Samarra. nienti da una porta di casa Martorana, pre-
Sebbene gli stipiti di Palazzo Martorana sentano la stessa decorazione geometrica,
siano tipici della cultura fatimide si ha, simmetricamente ripetuta più volte. Anche
tuttavia, l’impressione che questi manufat- in questo caso è stato sufficiente prendere
ti possano essere attribuiti a una bottega in considerazione una sola porzione di
siciliana. uno dei due stipiti comprensiva di tutti gli


La ricontestualizzazione del frammento

elementi compositivi. La decorazione geo- dai listelli perlati prima individuati. Elimi-
metrica si basa sull’utilizzo delle tre figure nando le linee di costruzione è possibile
geometriche pure, il quadrato, il triango- scorgere il disegno geometrico degli stipiti
lo e il cerchio. Dall’intersezione di due e dell’architrave.
triangoli rettangoli isosceli si genera un
quadrato, dalla cui rotazione, a sua volta,
emerge la stella a otto punte. La rotazione Conclusione
del quadrato viene più volte ripetuta oltre
che per individuare la stella a otto punte, I dati acquisiti con lo scanner ottico e
anche in questo caso, per individuare i li- con il laser scanner hanno costituito la ba-
stelli perlati delle figure geometriche sopra se per la definizione della struttura geome-
e sottostanti la stella e la dimensione stessa trica e dimensionale dei pannelli lignei in
della fascia decorativa centrale. I bordi esame e per la produzione di un modello
interni ed esterni dei listelli perlati che digitale tridimensionale, che si costitui-
inquadrano le figure geometriche sopra sce quale documento tecnico utile per la
e sottostanti la stella ottagonale, vengono programmazione di attività finalizzate allo
individuati dai prolungamenti dei triangoli studio, alla conservazione e al restauro.
inscritti in un quadrato. Dall’intersezione
dei prolungamenti dei triangoli si indivi-
dua un asse di simmetria da cui si diparto-
no due cerchi inscritti ad un quadrato che I grafici sono stati elaborati dall’arch.
collegano le figure geometriche contornate Daniela Foderà

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Beat Brenk (a cura di), La Cappella Palatina di Palermo, Modena 2010.


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

Elementi decorativi di arte islamica: pannelli lignei del secolo XII. Il rilievo per la conoscenza, Tesi
di laurea di Daniela Foderà,relatore prof. N. Marsiglia, Facoltà di Architettura, Palermo 2010.
M. Cannella, La cappella Palatina di Palermo: misura, interpretazione, rapprentazione, sta in “Dise-
gnare idee immagini”, n.43/2011.
P. Odifreddi, Una via di Fuga, Milano, 2011.
G. Cardamone, La Scuola di Architettura di Palermo nella Casa Martorana, Palermo, 2012.


La ricontestualizzazione del frammento

2 3


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative


La ricontestualizzazione del frammento

7 8


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Pannello ligneo del Palazzo Reale di Palermo (Galleria Regionale Palazzo Abatellis)
2. Porta Chiesa di S. Maria dell’Ammiraglio
3. Stipiti della porta di Palazzo Martorana (Galleria Regionale Palazzo Abatellis)
4. Pannello ligneo del Palazzo Reale, ricostruzione geometrie
5. Stipiti della porta del Palazzo Martorana, ricostruzione geometrie
6. Pannello ligneo del Palazzo Reale, modello 3D
7. Stipiti della porta del Palazzo Martorana, modello 3D
8. Porta palazzo Martorana, modello 3D


ll rilievo per la riconfigurazione dei fronti di Palazzo Bonet
a Palermo

Vincenza Garofalo

Il Palazzo Bonet fu edificato a Palermo alto basamento, delimitato in alto da una


nella seconda metà del XV secolo per vole- cornice marcapiano aggettante sulla quale
re del mercante catalano Gaspare Bonet1. si impostavano le grandi bifore del piano
La sua edificazione avvenne in un periodo nobile; la parte terminale dei fronti era co-
di floridezza economica della città, dovuta ronata da merli. Il basamento aveva aper-
alle fiorenti attività commerciali che richia- ture rettangolari, dotate di cornici lapidee
marono maestranze dall’Italia peninsulare decorate, che servivano probabilmente per
e dalla penisola iberica e lapicidi lombardi illuminare dall’alto gli ambienti di servizio.
che importarono nuovi modelli e linguaggi L’edificio, nel corso dei secoli, è stato
architettonici2. Tali nuovi apporti si misce- oggetto di varie stratificazioni e ha subito
larono alle tradizioni locali influenzandole. diversi interventi, dovuti anche alle sue
I palazzi, simili per tipologia, manifestaro- destinazioni d’uso che si sono avvicendate
no un notevole eclettismo negli apparati e che ne hanno alterato, rendendola irrico-
decorativi, dovuto alle differenti matrici noscibile, la configurazione originaria.
culturali dei lapicidi e delle maestranze. Nel 1549 il palazzo fu acquisito dai
A Palazzo Bonet lavorarono due figure di Padri Gesuiti per essere rivenduto suc-
prestigio, già note a Palermo e impegnate cessivamente alla famiglia Bologna5. Nel
in altri importanti cantieri della città, il 1618 venne acquistato dai Padri del Terzo
maestro lombardo Nicolò Longobardo e Ordine di San Francesco, per ampliare il
il lapicida Andrea Mancino, della bottega convento della Chiesa di Sant’Anna della
dei Gagini, che si occupò della realizzazio- Misericordia, edificata nei pressi del pa-
ne di tutte le opere decorative in pietra e lazzo, su progetto di Mariano Smiriglio.
marmo3. In seguito all’annessione del palazzo al
Per altre residenze di famiglie aristo- convento, il giardino interno lasciò il posto
cratiche, quali Palazzo Abatellis, edificato al chiostro visibile ancora oggi; nel 1648 fu
nel 1490, Palazzo Bonet divenne un rife- completato lo scalone monumentale che
rimento del quale andavano emulate le portava al piano nobile e la torre angolare,
caratteristiche tipologiche, morfologiche caratteristica anche di altri palazzi di età
e distributive, e riproposti gli elementi posteriore, divenne torre campanaria6.
simbolo del potere e della ricchezza dei Appartengono probabilmente allo stesso
proprietari4. periodo anche l’eliminazione dei merli con
Il volume compatto di palazzo Bonet l’abbassamento dell’ultimo solaio per la
era delimitato da cantonali in pietra, dotati realizzazione di un livello sopra al piano
di colonna d’angolo con stemma araldico, nobile, segnato da ampi archi su vicolo dei
giardino interno e loggiato, torre angola- Corrieri e da aperture rettangolari su via
re. I fronti esterni erano costituiti da un Sant’Anna, e destinato, probabilmente, a


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

lavanderia e stenditoio coperto del con- pur approssimativa, delle singole parti
vento. In seguito ai danni causati dal terre- murarie10.
moto del 1823, venne demolito il campa- L’analisi della pezzatura e della natura
nile che si ergeva sulla torre d’angolo. Dal geologica dei conci ha reso manifesto che
1818 il convento fu sede delle Regie Scuole le parti basamentali dell’edificio sono state
normali, nel 1866 fu espropriato e, a parti- interessate, in epoca non facilmente da-
re da tale data, venne destinato ad usi civili tabile, da interventi di sostituzione mura-
e fu oggetto di alterazioni volumetriche, ria11. L’edificazione del piano ammezzato,
strutturali e distributive7: fu quartiere del- avvenuta presumibilmente nel XIX secolo,
le Guardie Daziarie Municipali e Ufficio ha modificato notevolmente i prospetti,
amministrativo dei Dazi Comunali e del a causa della realizzazione di balconi
Saggio del Gas, nel 1870; sede del Liceo originariamente non esistenti e di diverse
Ginnasio Umberto I dal 1878. Parte del nuove aperture, che si sono sovrapposte
convento venne restituita ai frati france- alle finestre “alla catalana” del livello più
scani del Terzo Ordine a partire dal 1929. basso, delle quali si parlerà più avanti12.
Nel 1982 è stata avviata la redazione di Dell’originario assetto dei fronti su via
un progetto di restauro realizzato a partire Sant’Anna e su vicolo dei Corrieri sono
dal 19968. state rinvenute, al piano nobile, tracce ri-
conoscibili e ricostruibili di sei bifore, tre
Durante le operazioni di restauro, in su via Sant’Anna, poste a distanze variabili
seguito alla completa rimozione degli in- l’una dall’altra, e tre su vicolo dei Corrieri,
tonaci che rivestivano le murature e alla con interasse costante. Tali bifore, in una
demolizione delle superfetazioni, sono delle tante manomissioni della fabbrica,
emerse la struttura in muratura portante erano state trasformate in grandi finestre
dell’edificio, realizzata in pietra da taglio architravate, per essere poi chiuse e so-
squadrata grossolanamente e le tracce stituite da una sequenza di aperture più
delle differenti configurazioni del palazzo, piccole. La bifora n. 2 su via Sant’Anna
fino ad allora nascoste e sconosciute. ha conservato integralmente la sottile
A seguito di tali ritrovamenti, e al fine colonnina centrale in marmo di Carrara,
di conoscere la reale consistenza materico- completa di base e capitello (Fig. 3). Al
strutturale del palazzo, l’Amministrazione livello inferiore di entrambi i fronti sono
Comunale ha predisposto l’esecuzione di state rinvenute, pur se con notevoli lacune,
rilievi di approfondimento in corso d’o- alcune finestre “alla catalana”, architravate
pera9. e dotate di cornice a bastone con decori
E’ stato rilevato l’intero apparecchio terminali a guisa di capitello, che rappre-
murario dei fronti esterni del palazzo su sentano il viso di un puttino all’interno
via Sant’Anna e su vicolo dei Corrieri, di una margherita, testimonianza della
documentando in dettaglio l’esatta posi- raffinata arte stereotomica delle maestran-
zione di ogni concio, compresi quelli di ze quattrocentesche che lavoravano nei
calcarenite grigia squadrata dei cantonali, cantieri palermitani. Le tre finestre sul
la cornice marcapiano e le cornici delle fi- fronte di vicolo dei Corrieri hanno tutte lo
nestre realizzate con la stessa pietra (Figg. stesso piano di imposta, che appare tutta-
1 e 2). L’analisi attenta delle murature ha via differente da quello dell’unico esempio
permesso inoltre la classificazione delle rinvenuto in via Sant’Anna.
tipologie costruttive, dei materiali e delle Sul prospetto di vicolo dei Corrieri è
dimensioni dei conci e la datazione, se stato rintracciato pure l’accesso alla corte


La ricontestualizzazione del frammento

interna, già menzionato nella perizia esti- dell’arco, a sesto ribassato, che origina-
mativa, firmata dall’ingegnere del Regno riamente definiva la parte alta del vano
Mariano Smiriglio e dal capomastro delle finestra. Tale arco rilevato nella bifora n.
fabbriche di Senato Vico Di Blasi, allegata 4 di vicolo dei Corrieri, è stato inserito nel
ad un atto notarile del 6 novembre 161813. disegno.
Il rilievo approfondito a cantiere aper- La figura 6 mostra gli studi per la
to ha contribuito a individuare e leggere le ricostruzione delle parti mancanti delle
tracce esistenti, gli indizi delle successive bifore rinvenute. E’ stata disegnata l’ul-
stratificazioni e le relazioni tra le parti e tima configurazione corrispondente allo
ha permesso di redigere alcune ipotesi di stato di fatto rinvenuto in cantiere. Sono
ricostruzione, laddove possibile. Il rilievo visibili le manomissioni, le nuove aperture
dei paramenti murari è stato condotto per che hanno preso il posto delle bifore e le
via fotogrammetrica con la elaborazione di lacune intervenute nel tempo. In tre casi
fotopiani attraverso il raddrizzamento e la sono leggibili le dimensioni e la cornice di
mosaicatura delle immagini fotografiche. I finestroni seicenteschi che sono stati man-
fotopiani sono stati elaborati con il softwa- tenuti ad opera completata. Per ciascun
re Rollei “MSR 4.0”. Laddove la presenza esempio sono indicate in rosso le parti ri-
di impalcature ha impedito l’acquisizione costruite, a completamento delle aree lacu-
di prese fotografiche, è stato effettuato nose; in grigio sono rappresentate le parti
solo il rilievo diretto. La restituzione gra- totalmente mancanti, la cui configurazione
fica del rilievo dei fronti ha incluso anche risulta dall’analisi di parti analoghe già
la rappresentazione dettagliata del profilo note e misurate in altre bifore. L’ipotesi di
dei conci, che è stata utile alla lettura di ricostruzione ha incluso anche la cornice
tutte le tracce e delle sedimentazioni inter- marcapiano, sulla quale insistono le bifore.
venute nel tempo. Si è inoltre ipotizzata la ricostruzione delle
Il rilievo di dettaglio, condotto con me- colonnine mancanti nelle due bifore non
todo diretto e fotogrammetrico, ha docu- manomesse dai finestroni seicenteschi.
mentato l’esatta collocazione e geometria Il rilievo di dettaglio della finestra
delle sei bifore, della cornice marcapiano “alla catalana” n. 4 su vicolo dei Corrieri
tra il livello inferiore e il piano nobile e ha incluso anche la cornice modanata e
delle finestre “alla catalana” con relative gli elementi scultorei antropomorfi (Fig.
modanature ed elementi lapidei scultorei. 7). La restituzione del rilievo ha incluso
Di tali rilievi è stata effettuata una restitu- anche una ipotesi di ricostruzione delle
zione grafica in scala 1:1. parti mancanti.
Il rilievo di dettaglio della bifora n. 2 su La figura 8 mostra gli studi per la
via Sant’Anna ha incluso anche il capitello ricostruzione delle parti mancanti delle
e la base dell’unica colonnina rinvenuta in finestre “alla catalana” rinvenute. Anche
marmo di Carrara che sostiene il concio in questo caso sono visibili le manomissio-
centrale “a punta di lancia” (Figg. 3, 4 e ni e le lacune intervenute nel tempo. Per
5). Il suo assetto interno ha rivelato tracce ciascun esempio sono indicate in rosso le
del sedile in pietra da taglio e dell’allog- parti ricostruite, a completamento delle
giamento degli infissi. La restituzione aree lacunose; in grigio sono rappresentate
del rilievo ha incluso anche una ipotesi le parti totalmente mancanti, la cui confi-
di ricostruzione delle parti mancanti. A gurazione risulta dall’analisi di parti analo-
tale scopo il disegno dell’assetto interno ghe già note e misurate in altre finestre. Si
della bifora riporta anche la ricostruzione è inoltre ipotizzato il completamento della


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

cornice a bastone e gli elementi scultorei Il nuovo progetto ha avuto per “obiet-
sono stati riproposti nella loro configura- tivo la conservazione della leggibilità
zione geometrica complessiva. formale dell’edificio nel rispetto delle sue
Le dimensioni delle bifore, secondo caratteristiche distributive, funzionali ed
un comune principio di emulazione dell’e- architettoniche”16 mediante il recupero
sistente, sono quasi uguali, con scarto dell’ultima configurazione architettonica
inferiore al centimetro, a quelle di Palazzo leggibile e risalente al XVIII secolo. I
Speciale, di qualche decennio antecedente progettisti hanno ritenuto, infatti, che le
al Palazzo Bonet14. L’emulazione e la ripe- modificazioni che hanno interessato in
tizione in serie di elementi uguali richiede- maniera radicale l’edificio, nei suoi aspetti
va, da parte dei fabricatores15 dell’epoca, strutturali, volumetrici e distributivi, siano
grande padronanza della geometria, del state quelle causate da un suo utilizzo
rilievo diretto e della sua corretta restitu- improprio e cioè quelle operate a partire
zione, delle tecniche del disegno ed abilità dal 1818, e pertanto hanno stabilito l’e-
nell’arte della stereotomia. liminazione di strutture e tracce risalenti
L’analisi grafica, condotta sulla bifora, a quel periodo17. Sono stati stabiliti il
ne rivela le matrici geometriche (Fig. 9). ripristino delle parti alterate o mancanti,
Ribaltando la diagonale del quadrato, quali le finestre “alla catalana” del livello
inscritto nella dimensione compresa tra inferiore e la cornice marcapiano, la ria-
la mezzeria della bifora e l’estradosso di pertura delle bifore al piano nobile e degli
una delle sue ghiere interne, si ottiene la arconi all’ultimo livello, il mantenimento
dimensione totale della luce. Ribaltando la delle aperture seicentesche e, al contrario,
diagonale del quadrato, inscritto nella di- il tompagnamento di tutte quelle aperture
mensione compresa tra il piedritto dell’ar- realizzate per via della costruzione tarda
co a e il centro di curvatura B dell’arco b, del piano ammezzato. Il restauro ha ri-
si ottiene l’estradosso della ghiera interna proposto il completamento delle cornici a
dell’arco a; analogamente avviene per l’ar- bastone nelle finestre “alla catalana”, e di
co b. Un rettangolo in diatessaron, i cui lati alcune colonnine delle bifore, scegliendo,
stanno in rapporto reciproco pari a 3:4, tuttavia, di non ricostruire il dettaglio della
inscrive la luce della bifora dalla sua base al finitura e dell’ornato, ma mantenendone
piano d’imposta degli archi. Inoltre ribal- solo il carattere geometrico complessivo.
tando la diagonale del quadrato, inscritto Tra le altre indicazioni, il nuovo pro-
nella dimensione compresa tra la base della getto ha previsto anche di mantenere in
bifora e il piano d’imposta degli archi, si vista la muratura in pietra dei fronti, per
ottiene l’estradosso delle ghiere interne. consentire la lettura sia della tessitura
Analogamente, l’analisi grafica, con- muraria originaria, sebbene di qualità ma-
dotta sulla finestra “alla catalana”, rivela terico-costruttiva inferiore rispetto a quel-
l’uso di rettangoli aurei, dinamici e in dia- la dei cantonali, che di tutte le aperture
tessaron per il dimensionamento del suo tompagnate che, in tal modo, continuano
vano (Fig. 9). a fornire informazioni sulle trasformazioni
che hanno interessato l’organismo archi-
La nuova e approfondita conoscenza tettonico nel tempo (Figg. 10 e 11). In
dell’edificio, ottenuta in fase di cantiere, corrispondenza dell’ultimo livello, i fronti
grazie anche ai rilievi puntuali, ha condi- sono stati intonacati per distinguere l’ag-
zionato l’elaborazione, in corso d’opera, giunta seicentesca dall’originario palazzo
del progetto di restauro. Bonet.


La ricontestualizzazione del frammento

5
In conclusione, il restauro ha portato cfr V. Verchiani Tor, La Chiesa e il convento S.An-
na in Palermo, Palermo 1988.
alla luce un palinsesto di segni di diverse 6 cfr. G. Di Benedetto, Convento di Sant’Anna
epoche e, in alcuni casi, ha preferito non della Misericordia, pp. 62-63.
operare una scelta che privilegiasse una 7 cfr. M. Li Castri, La dimora di Gaspare Bonet a

configurazione ad un’altra e che avrebbe Palermo, studi e ipotesi di restauro, tesi di laurea,
Università degli Studi di Palermo, Facoltà di
portato a cancellare inevitabilmente alcune Architettura, relatore prof. G. Cardamone, A.A.
tracce. Rispetto ad un restauro reale, una ri- 1998-99.
costruzione grafica virtuale può permettersi 8 La società Italter ha elaborato un progetto di re-

di portare alla luce, per livelli successivi, un cupero dell’intera fabbrica che è stato appaltato
al Consorzio Cooperative Costruzioni di Bolo-
ripristino totale di differenti configurazioni gna. Tale recupero, iniziato nel 1996, riveduto in
della fabbrica, consentendo una lettura corso d’opera, a seguito di ritrovamenti inattesi
“ordinata” della sua storia. L’elaborazione in fase di cantiere, è stato diretto dall’Assessorato
grafica ha infatti il vantaggio di poter elide- al Centro Storico del Comune di Palermo.
9 L’incarico per i rilievi e la rappresentazione
re del tutto parti estranee al momento sto- delle modalità di intervento disposte dalla Dire-
rico che si intende ricostruire e può altresì zione Lavori, è stato affidato all’Arch. Fabrizio
proporre ricostruzioni multiple che, quan- Agnello, nel giugno del 1997. Chi scrive ha
do combinate in un unico edificio, rendono collaborato ai rilievi architettonici e alla rela-
tiva restituzione grafica con disegno CAD del
difficile la lettura della forma della fabbrica. palazzo e dell’adiacente cortile quattrocentesco
annesso al convento della Chiesa di Sant’Anna
della Misericordia.
10 cfr. M. Li Castri, Palermo e la sua Galleria d’Arte
Note
Moderna.
11 Ibidem
1 Con atto del 16 aprile 1487, Bonet commissionò, 12 Ibidem
al maestro lombardo, Nicolò Longobardo l’edifi- 13 cfr. G. Di Benedetto, Convento di Sant’Anna
cazione del palazzo nel piano della Guzzetta. cfr.
della Misericordia, nota 4, p. 73.
G. Di Benedetto, Convento di Sant’Anna della 14 cfr. A. Gaeta, Disegno e arte del Trait nel cantiere
Misericordia – Palazzo Bonet sede della Civica
Tardo Gotico Siciliano: il caso di Palermo, in M.
Galleria d’Arte Moderna “E. Restivo”, in G. Di
D’Alessandro (a cura di), L’architettura di età
Benedetto (a cura di), La città che cambia. Re-
aragonese nell’Italia centro-meridionale. Verso la
stauro e riuso del Centro Storico di Palermo, vol.
costituzione di un sistema informativo territoriale
I, Palermo 2000, pp. 61-74.
2 cfr. M. Li Castri, Palermo e la sua Galleria d’Arte documentario ed iconografico. L’architettura di
età aragonese nel Val di Mazara, Palermo 2007,
Moderna: da domus rinascimentale a spazi musea-
p. 163; S. Petrucci, Palazzo Speciale, in E. Ga-
li, (in corso di stampa).
3 Del contratto stipulato tra il Longobardo e il rofalo e M. R. Nobile (a cura di), Palermo e il
Gotico, pp. 96-100.
Mancino in data 10 aprile 1488 si trova notizia 15 cfr. F. Meli, Matteo Carnilivari.
in F. Meli, Matteo Carnilivari e l’architettura del 16 M. Li Castri, Palermo e la sua Galleria d’Arte
Quattro e Cinquecento in Palermo, Palermo 1958,
Moderna.
pp. 269-270. 17 I progettisti hanno ritenuto invece solo super-
4 cfr. D. De Angelis Ricciotti, Palazzo Bonet, in E.
ficiali le modifiche che hanno interessato il pa-
Garofalo e M. R. Nobile (a cura di), Palermo e il
lazzo in seguito alla sua annessione al convento.
Gotico, Palermo 2007, pp. 73-78.
Ibidem


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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La ricontestualizzazione del frammento

4 5

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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La ricontestualizzazione del frammento


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

10

11


La ricontestualizzazione del frammento

DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Il rilievo del fronte su vicolo dei Corrieri (F. Agnello, V. Garofalo) con il ridisegno dell’appa-
recchiatura muraria (V. Garofalo)
2. Eidotipi di rilievo dell’apparecchiatura muraria del fronte su vicolo dei Corrieri (V. Garofalo)
3. Il rilievo della bifora n. 2 su via Sant’Anna durante le fasi di liberazione dalle murature aggiun-
te (Rilievo F. Agnello, restituzione grafica V. Garofalo)
4. Eidotipi di rilievo della colonnina marmorea con base e capitello (F. Agnello)
5. La riconfigurazione della bifora e il rilievo della colonnina marmorea con base e capitello e
della cornice marcapiano (Rilievo F. Agnello, restituzione grafica V. Garofalo)
6. Il rilievo per la riconfigurazione: studi sulle bifore (Rilievo F. Agnello, ricostruzione grafica V.
Garofalo)
7. Rilievo e ricostruzione della finestra n.4 “alla catalana” su vicolo dei Corrieri (Rilievo F. Agnel-
lo, restituzione grafica V. Garofalo)
8. Il rilievo per la riconfigurazione: studi sulle finestre “alla catalana” (Rilievo F. Agnello, rico-
struzione grafica V. Garofalo)
9. Analisi grafica di una bifora e di una finestra “alla catalana” (V. Garofalo)
10. Il rilievo del fronte su via Sant’Anna (F. Agnello, R. Corsale)
11. Il progetto di restauro del fronte su via Sant’Anna (Ufficio del Centro Storico di Palermo)


Architetture perdute/Architetture ricostruite
Ricostruzioni virtuali attraverso la fotografia d’epoca:
un caso studio
Tommaso Abbate

Introduzione nell’ambito della comprensione e valoriz-


zazione del patrimonio culturale.
Il disegno e la fotografia, intesi nell’ac- Lo studio ha interessato il Castello a ma-
cezione di modelli, costituiscono strumenti re di Palermo, fortezza un tempo situata a
indispensabili alla formazione di un pen- ridosso della Cala e demolita nei primi anni
siero critico sull’architettura, sia per la del Novecento2. Sotto il profilo metodologi-
prefigurazione di una forma possibile che co, la collezione fotografica è stata impiegata
per lo studio di manufatti perduti o pro- in primo luogo come corpus documentario
fondamente alterati nel tempo. In quest’ul- per l’analisi della morfologia del manufatto;
timo caso tali modelli costituiscono le successivamente come strumento per la
uniche tracce superstiti, e pertanto le sole validazione dimensionale delle ipotesi rico-
su cui fondare un’ipotesi di ricostruzione struttive. È stato infine prodotto un modello
congetturale. La principale difficoltà nel digitale texturizzato del manufatto: le imma-
processo ricostruttivo è costituita proprio gini della fortezza sono state proiettate sulle
dall’analisi delle fonti, poiché la natura corrispondenti superfici digitali, restituendo
delle rappresentazioni è ovviamente deter- sul modello i caratteri cromatici e materici
minata dalle finalità che ne hanno ispirato visibili nelle fotografie d’epoca.
la realizzazione: i disegni per la commit-
tenza, le ricostruzioni di luoghi diruti, gli
atlanti militari e le fotografie storiche sono Il sito attraverso la documentazione
tra loro diversi sotto il profilo della tecnica fotografica
utilizzata per la loro produzione e della
distanza tra modello e dato “rappresen- Nel luglio 1922, allo scopo di ampliare
tato”. Ciò rende necessaria la definizione l’area di approdo a ridosso del porto di Pa-
di una metodologia che tenga conto delle lermo, veniva approvata la demolizione del
peculiarità di fonti eterogenee e che risulti Castello a mare sulla scorta di un progetto
adattabile sotto il profilo procedurale. di massima elaborato dell’ingegnere Simon-
Sulla scorta di queste iniziali consi- cini3 (Fig. 1). Alcuni mesi dopo, a seguito
derazioni, due obiettivi hanno guidato dei moniti lanciati dalla Società Siciliana
l’indagine che viene esposta in questa sede: per la Storia Patria4 e solo quando buona
mettere a punto una metodologia scienti- parte della fortezza era già stata rasa al suo-
fica1 per la ricostruzione congetturale di lo, si tentava di porre rimedio ai danni cau-
edifici perduti attraverso procedure basate sati, restaurando i manufatti superstiti. A
sull’analisi della documentazione foto- supervisionare tali restauri era l’architetto
grafica disponibile; testare le potenzialità Francesco Valenti, Soprintendente ai mo-
del processo di restituzione prospettica numenti della Sicilia, che documentava le


La ricontestualizzazione del frammento

opere eseguite attraverso una serie di prese (probabilmente un pallone aerostatico), è


fotografiche5. I lavori interessavano in pre- visibile per intero l’insediamento fortifi-
valenza: la monumentale porta d’ingresso al cato e il contesto urbano limitrofo (fig. 6).
forte; il torrione San Pietro, rinvenuto all’in- Durante l’indagine è stata impiegata
terno del bastione ovest del castello; i resti una pianta in scala 1:500, prodotta a segui-
di una torre medievale denominata Maschio to di una campagna di rilievi eseguiti dal
Arabo-Normanno, fagocitata dalle strutture Genio Militare nel 1909 e oggi custodita
difensive cinquecentesche e pertanto scam- all’ISCAG di Roma (Fig. 7). Nella prima
pata alla distruzione (Fig. 2). fase dello studio si è proceduto alla catalo-
Quanto sia andato perduto durante gazione delle immagini d’archivio al fine di
le demolizioni è documentato dalle fonti determinare, per grandi approssimazioni, i
iconografiche 6, che restituiscono una punti di presa delle fotografie e le aree del
complessa e stratificata configurazione castello raffigurate. La posizione dei punti
del forte (oggi non più deducibile dall’os- di presa è stata progressivamente affinata
servazione del sito); l’area, pressoché nelle fasi successive; i centri di proiezione
pentagonale, era delimitata da circuiti mu- delle fotografie sono stati riportati sulla
rari perimetrali muniti di porte, avamposti, pianta dell’ISCAG.
torri e bastioni. In posizione centrale era Da tale analisi è emerso che l’interesse
situato un nucleo fortificato, denominato dei fotografi era prevalentemente rivolto
Cavaliere7, costituito da due alte fabbriche al Cavaliere e al fronte sud-est. Del primo
a pianta quadrata alle quali si addossavano è documentato l’ingresso sulla piazza d’ar-
edifici minori (Fig. 3). mi, incorniciato tra i due possenti volumi
Le fotografie del castello abbracciano scarpati10 ai quali sono addossate costru-
un arco temporale di circa sessant’anni, zioni di minore entità; un cortile delimita-
a partire dalla seconda metà dell’Ot- to da modesti edifici ad una elevazione, su
tocento, e sono prodotte dai principali cui si affaccia uno scalone11 sostenuto da
studi fotografici attivi in Sicilia durante archi rampanti e pilastri, è posto sul retro
quel periodo8. I primi dagherrotipi della del Cavaliere (Figg. 8-9).
fortezza risalgono al giugno 1860, in oc- Sul fronte sud-est particolare interesse
casione dell’assedio garibaldino, durante destano il palazzetto viceregio, arricchito
il quale fu distrutta parte delle strutture da un loggiato a sette fornici con affaccio
difensive del castello (Fig. 4); gli scatti di sulla Cala, e la chiesa del castello, dedi-
Giuseppe Incorpora (Fig. 5), prodotti a cata a S. Giovanni (Figg. 10-11). In altre
cavallo fra i due secoli, raffigurano l’intero fotografie è visibile il corpo d’ingresso al
fronte sud-est prospiciente la Cala da un forte, costituito dal rivellino e dalla monu-
punto di vista a quota elevata. Ampia do- mentale Porta Aragonese; il coronamento
cumentazione è rintracciabile ancora nel della porta, diverso da quello visibile at-
Fondo Valenti della Biblioteca Comunale tualmente12, è costituito da una balaustra
di Palermo e nella Soprintendenza ai Be- continua, dotata di feritoie per armi di
ni Culturali di Palermo: le foto, in parte piccolo calibro13.
precedenti le demolizioni, in parte suc-
cessive ad esse, raffigurano scorci interni
ed esterni della fortezza in quel periodo La restituzione prospettica
adibita a caserma militare. Infine, da una
rara fotografia della citta di Palermo9, Sebbene approfonditi studi sull’icono-
prodotta nel 1910 a bordo di un velivolo grafia storica siano stati divulgati in altre


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

sedi14, poco interesse ha finora riscosso il e. il centro del fotogramma è equi-


patrimonio documentario custodito negli parabile al punto principale;
archivi fotografici di Palermo15; tale col- Per ogni fotografia è stato individuato
lezione fotografica, pur essendo presente l’orientamento interno19, ossia il sistema di
in numerose pubblicazioni16, non è ancora dati utili a definire univocamente la scena
stata utilizzata come strumento per rico- prospettica: il ribaltamento sul quadro del
struire le configurazioni perdute del forte. centro di proiezione, la linea d’orizzonte e
Prima della formulazione di ipotesi la linea di terra20 (Fig. 12).
ricostruttive è stato utile distinguere gli Con il metodo dei punti di misura21 è
elementi che ricorrono nelle raffigurazioni stato possibile stabilire la corretta relazio-
del forte da quelli introdotti solo occasio- ne dimensionale tra immagine fotografica
nalmente; al fine di definire tali elementi e pianta, orientando quest’ultima secondo
l’esame delle immagini fotografiche è stato le direzioni tracciate dal ribaltamento
condotto anche con l’ausilio di confronti sul quadro delle rette prospettiche; il
con la documentazione iconografica. confronto tra queste rette e le omologhe
Sono state quindi selezionate quel- raffigurate nella pianta ha prodotto scarti
le immagini fotografiche che meglio si accettabili, tali da ritenere il processo fin
prestano ad operazioni di restituzione qui attendibile.
prospettica; poiché sotto il profilo proce- A seguito di tale procedura sono
durale la restituzione si basa sul riconosci- stati ricavati i dati dimensionali per ogni
mento di rette di cui sia nota la direzione, soggetto architettonico, che sono stati
la selezione è stata eseguita adottando i confrontati, ove possibile, con i manufatti
seguenti criteri: assenza di deformazioni superstiti; le prime ad essere processate
e aberrazioni ottiche; assenza di difetti di sono state le immagini raffiguranti la Porta
stampa e di riproduzione delle fotografie; Aragonese: lo stato di conservazione del
condizioni di nitidezza e luminosità entro manufatto nella sua veste originaria (al net-
range definiti17. Sono state inoltre escluse to di non significative modifiche apportate
quelle immagini nelle quali il manufatto durante i restauri) ha infatti permesso di
appare in fase avanzata di demolizione. validare gli esiti delle procedure applicate.
La letteratura sul tema chiarisce che Confrontando i dati ottenuti dalla restitu-
la restituzione «presuppone una perfetta zione delle superfici inclinate nella Porta
analogia tra fotografia e proiezione pro- Aragonese (scarpe basamentali) con i valo-
spettica»18, per mezzo delle relazioni che ri acquisiti durante il rilievo diretto, sono
tra esse intercorrono: stati rintracciati scarti trascurabili.
a. le rette proiettanti sono rappre- Se nel caso del manufatto appena
sentate dai raggi luminosi che imprimono descritto è stato possibile condurre una
l’immagine sulla pellicola; validazione, privi di riscontri sono invece
b. il centro di proiezione da cui gli esiti delle restituzioni condotte sui
passano tutti i raggi proiettanti è il centro manufatti perduti: le relative ricostruzioni
dell’obiettivo fotografico; pertanto contengono un certo grado di
c. il quadro corrisponde al piano aleatorietà. La letteratura storiografica in
della pellicola; materia militare ha contribuito ad integra-
d. la distanza principale, ossia la di- re l’indagine geometrica, offrendo valori
stanza del centro di proiezione dal quadro, dimensionali di riferimento22 che sono
coincide con la distanza focale dell’obietti- stati adottati come strumento di verifica
vo; per le ipotesi ricostruttive.


La ricontestualizzazione del frammento

A causa delle esigue tracce documen- Considerazioni


tarie non è stato possibile condurre sod-
disfacenti restituzioni sui sistemi difensivi Da alcuni anni l’elaborazione di imma-
del fronte nord-ovest; per l’inclinazione gini per la ricostruzione virtuale è preva-
dei muri di difesa, in assenza di dati certi, è lentemente affidata a software dedicati25,
stata adottata la medesima inclinazione del capaci di estrarre dati tridimensionali
fronte sud-est: tali valori non dovrebbero di un oggetto da immagini fotografiche
tuttavia discostarsi da quelli reali, dal mo- grazie alle proprietà delle rette epipolari
mento che entrambi i fronti obbediscono in viste convergenti; fissata la terna trior-
alle medesime strategie di progetto. togonale di riferimento, è possibile quindi
produrre il modello digitale dei volumi
raffigurati nelle fotografie.
Il modello digitale La nascita dei cloud services ha esteso
a dismisura gli orizzonti nel campo della
L’elaborazione del modello digitale23 ricostruzione digitale da immagini fotogra-
ha richiesto valutazioni preliminari sul fiche. Studi recenti sulle tecniche di struc-
livello di dettaglio raggiungibile per mezzo ture from motion (SfM)26 hanno dimostra-
della documentazione fotografica disponi- to come sia possibile (anche con tempi di
bile; le finalità dell’indagine hanno sugge- calcolo relativamente ridotti) ricostruire
rito di focalizzare l’attenzione sullo status scenari virtuali utilizzando l’enorme mole
quo ante le demolizioni del 1922. di fotografie contenuta nel web (Fig. 17).
Al fine di colmare i vuoti dovuti alla Tali metodologie offrono l’evidente van-
mancanza di documentazione fotografica, taggio di automatizzare le procedure per
l’ipotesi ricostruttiva è stata supportata il riconoscimento di immagini eterogenee
dall’indagine storica e dal ricorso alle fonti (viste dal satellite, immagini da Google
iconografiche24, nonché dal confronto con Street View, fotografie prodotte con came-
architetture tipologicamente affini, allo re compatte e obiettivi non calibrati).
scopo di definire soluzioni plausibili per Sulla scorta di tali considerazioni ci si
le aree non documentate nelle immagini. è chiesti quali vantaggi possa offrire oggi
Il modello ha infine permesso di rico- la restituzione prospettica nell’ambito
struire le scene prospettiche visibili nelle dello studio e della valorizzazione del
fotografie; una camera posizionata all’in- patrimonio culturale. Senza alcun dubbio,
terno del modello in una posizione analoga nel caso di manufatti esistenti, per i quali
a quella desunta dalla fotografia, ha con- sia possibile arricchire i dati necessari alla
sentito di generare viste del modello analo- ricostruzione digitale (nuove campagne
ghe a quelle ritratte nella documentazione fotografiche, aumento della quantità di
fotografica. Le viste del modello digitale immagini processate), la restituzione pro-
texturizzato sono state infine confrontate spettica sarebbe eccessivamente dispen-
con le fotografie di riferimento, al fine di diosa in termini di tempo e risorse umane.
determinare la distanza tra modello e dato Nel caso di architetture perdute o pro-
“rappresentato” (Figg. 13-14-15-16). Da fondamente alterate, la documentazione
tale analisi è emerso che il modello digi- fotografica (quando disponibile) è invece
tale possiede un buon grado di coerenza, limitata e non più integrabile: l’impiego
ma necessita di ulteriori integrazioni che della restituzione prospettica consente
potranno essere ottenute da nuovi scavi il controllo diretto dei soggetti della re-
archeologici. stituzione e un contributo interpretativo


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

costante (condotto dall’operatore) durante ne che manterrà pressoché invariata fino alla fine
tutte le fasi del processo. dell’Ottocento.
7 Tale denominazione è visibile nei disegni di
Più in generale, nell’ambito della ri- Francesco Negro, una pianta e una prospettiva
costruzione congetturale di architetture a volo d’uccello risalenti al 1638. Cfr. L. Dufour
dirute, non sembra possibile definire una Atlante storico della Sicilia. Le città costiere nella
sequenza di procedure universalmente cartografia manoscritta 1500 – 1823, Palermo
1992.
applicabili: l’attendibilità e l’esaustività 8 I primi fotografi arrivano in Sicilia dopo il 1846;
degli esiti attesi dipendono della quantità tra i professionisti più rinomati si ricordano Eu-
e qualità delle fonti impiegate. Sembra gene Sevaistre, Ferrier & Soulier, Chauffourier,
invece possibile definire una metodologia Sommer, Interguglielmi e i fratelli Alinari.
9 Fotografia facente parte di una raccolta edita
univoca e al contempo versatile27 che, dallo Stabilimento di Costruzioni Aeronautiche
attraverso procedure calibrate in ragione di Roma (archivio Barbera Azzarello).
delle fonti, sia adattabile alle contingenze 10 Uno di essi, sul quale è situato il pennone per la

del caso in esame. bandiera, è denominato Torre Mastra.


11 Il fatto che lo scalone, realizzato certamente

su modello della cinquecentesca escalera de-


scubierta progettata per lo Steri , conduca alle
Note terrazze delle due torri e sia del tutto privo di
apparati decorativi (ricorrenti invece in altre
1 La generazione del modello congetturale forni- scale tipologicamente affini), ne manifesta il
sce informazioni confrontabili scientificamente carattere spiccatamente militare. Cfr. M. Vesco,
con altre ipotesi ricostruttive. La scala nell’architettura palaziale cinquecentesca
2 Per la storia del Castello a mare di Palermo
palermitana: continuità e innovazione, in Le scale
cfr. R. La Duca, Il Castello a mare di Palermo, in pietra a vista nel Mediterraneo, a cura di G.
Palermo 1980; R. Santoro, La fortezza del Ca- Antista, M. M. Bares, Palermo 2013, pp. 55-71.
stellammare in Palermo. Primi scavi e restauri 12 Le odierne merlature sono state ricostruite “in
(1988 – 1994), In «Quaderno del B.C.A. Sicilia», stile” da Valenti durante i restauri degli anni
n. 21. Palermo 1996. Recenti acquisizioni sugli Venti.
interventi cinquecenteschi in M. Vesco, Pietro 13 Tale tipologia è simile a quella adottata nella
Antonio Tomasello de Padua: un ingeniero militar coeva falsabraga (avamposto dentro il fossato a
véneto en la Sicilia de Carlos V, in «Revista del la
difesa della porta), portata alla luce in occasione
facultad de geografia e historia separata: Espacio,
di scavi archeologici condotti alla fine degli anni
tiempo y forma : Historia del Arte», Madrid
Ottanta del Novecento dalla Soprintendenza di
2009, pp. 45-73.
3 Si ringrazia Cesare Barbera Azzarello per aver Palermo.
14 Cfr. F. Scibilia, Il Castello a mare di Palermo at-
concesso la documentazione fotografica in suo
traverso l’iconografia storica, in «Lexicon. Storie
possesso ai fini di tale studio.
4 Cfr. P. Merenda, Edifici monumentali dell’ex For- e architettura in Sicilia e nel Mediterraneo», n.
te Castellammare in Palermo. In Archivio Storico 4, Palermo 2007, pp. 45-50; M. C. Lenzo, La
Siciliano, N.S., anno XLV, Palermo 1924, pp. rappresentazione del Castello a Mare di Palermo
322-368. dal XII al XIX secolo. Analisi grafica ed ipotesi di
5 La documentazione fotografica è custodita nel ricostruzione dai disegni di B. Scharouth (1825),
Fondo Valenti della Biblioteca Comunale di Tesi di dottorato, Dipartimento di Rappresenta-
Palermo. zione. Palermo 2004;
6 Gran parte delle fonti iconografiche del castello 15 Tra gli altri la Soprintendenza dei Beni Culturali

è successiva alla metà del secolo XVI, periodo in di Palermo e l’archivio Valenti nella Biblioteca
cui il forte raggiunge la sua massima espansione; Comunale di Palermo.
16 Cfr. R. La Duca, Il Castello a mare..., cit.; R.
assai più rare sono invece le raffigurazioni prece-
denti, nelle quali è documentata la presenza di Santoro, La fortezza del Castellammare…, cit.; A.
un impianto quadrangolare provvisto di torri ai Torricelli, Il Castello a Mare di Palermo, Palermo
salienti; tale configurazione rimane invariata fino 1993.
17 W. Ferri, La qualità dell’immagine fotografica:
agli inizi del Cinquecento, quando il presidio
viene dotato di nuovi sistemi difensivi e di un elemento base del rilievo fotogrammetrico, in
elegante palazzetto destinato al viceré Ferrante L’immagine nel rilievo, atti del seminario di stu-
Gonzaga; il forte assume quindi la configurazio- dio (Lerici, 10 - 11 maggio 1988; Roma, 10 - 22


La ricontestualizzazione del frammento

febbraio 1989), a cura di C. Cundari, Roma 1992, alla bisettrice che la direzione ribaltata della retta
pp. 334-347. forma con la linea d’orizzonte. Tracciando per
18 L. Paris, Il problema inverso della prospettiva, tali punti di fuga due rette che intercettano gli
Roma 2000, pp. 95-96. estremi di un segmento sulla retta in prospettiva,
19 Ivi, p. 103. si ottiene sulla linea di terra la dimensione del
20 La linea d’orizzonte è stata tracciata congiungen- segmento. Ovviamente ad ogni direzione di rette
do i punti di fuga di rette orizzontali individuati corrisponde un punto di misura.
sulla fotografia. Attraverso l’individuazione di 22 Cfr. G. Parisi, Elementi di architettura militare, 4
una coppia di rette orizzontali, ortogonali tra voll., Napoli 1786, II, pp. 168-172.
loro, è possibile tracciare una semicirconferenza 23 L’elaborazione è avvenuta per mezzo del softwa-
che ha come diametro il segmento intercettato re McNeel Rhinoceros 4; le procedure di textu-
sulla linea d’orizzonte dai rispettivi punti di ring sono state eseguite con il software Autodesk
fuga. Il ribaltamento sul quadro del centro di Maya 2011.
proiezione V, che come è noto appartiene a tale 24 A titolo esemplificativo, per la modellazione del
semicirconferenza, è determinato in tre possibili rivellino, dei fossati e delle opere difensive avan-
modi: a. individuando una seconda coppia di zate, solo parzialmente visibili nelle fotografie, è
rette orizzontali ortogonali tra loro (ma non stato impiegato l’atlante dell’ingegnere militare
parallele alle precedenti) e tracciando una se- B. Schauroth (Cfr. M. C. Lenzo, La rappresen-
conda semicirconferenza; l’intersezione tra le tazione del Castello…, cit.). I disegni contenuti
due semicirconferenze individua il ribaltamento nell’atlante redatto da Francesco Negro sono
sul quadro del centro di proiezione. b. nel caso invece stati utili a documentare il sistema di ram-
in cui la fotografia sia riprodotta nella sua inte- pe di accesso ai bastioni e visionare i prospetti
rezza, il punto centrale dell’immagine è il punto interni dei fabbricati del fronte nord-ovest (Cfr.
principale ; la retta passante per tale punto e L. Dufour, Atlante storico della Sicilia…, cit.).
ortogonale alla linea d’orizzonte individua sulla 25 A titolo esemplificativo Autodesk ImageMode-
semicirconferenza il ribaltamento del centro di ler.
proiezione. c. individuando una coppia di rette 26 Cfr. Q. Shan et al., The Visual Turing Test for
orizzontali incidenti, per le quali è noto l’angolo Scene Reconstruction, Communications of Inter-
da esse formato; la semicirconferenza viene in national Conference on 3D Vision, Washington
questo caso individuata in funzione dell’angolo 29 - 30 giugno 2013; Y. Furukawa et al., Building
al centro corrispondente; il ribaltamento del cen- rome in a day. Communications of the ACM, pp.
tro di proiezione è ancora il punto d’intersezione 105–112, Ottobre 2011; A. Grün, F. Remondino,
dei due archi di circonferenza. Essendo nota an- L. Zhang, Photogrammetric reconstruction of the
che la direzione della linea di terra (parallela alla Great Buddha of Bamiyan, Afghanistan, in «The
linea d’orizzonte) è stato sufficiente determinare Photogrammetric Record» 19(107): September
la posizione sul quadro di un punto di tale retta, 2004, pp. 177-199.
come intersezione tra la proiezione prospettica e 27 Tale linea di indagine, percorsa dal Laboratorio
il ribaltamento di una medesima retta. di Computer Grafica del Dipartimento di Archi-
21 I punti di misura sono punti di fuga che vengono tettura di Palermo, ha condotto a soddisfacenti
ottenuti attraverso il ribaltamento sulla linea d’o- esiti nella ricostruzione congetturale di archi-
rizzonte del centro di proiezione, con centro nel tetture dirute (cfr. F. M. Giammusso, 2012) o
punto di fuga e raggio equivalente alla distanza profondamente alterate (cfr. M. Cannella, 2011),
tra esso e il centro di proiezione ribaltato. Il pun- di progetti mai realizzati o occultati nel tempo da
to di fuga ottenuto è quello delle rette ortogonali successivi interventi (cfr. F. Agnello, 2006).


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

BIBLIOGRAFIA

Sul Castello a Mare (storia, fonti iconografiche)

[1924] P. Merenda, Edifici monumentali dell’ex Forte Castellammare in Palermo. In «Archivio


Storico Siciliano», N.S., anno XLV, Palermo 1924, pp. 322-368.
[1980] R. La Duca, Il Castello a mare di Palermo, Palermo 1980.
[1992] L. Dufour, Atlante storico della Sicilia. Le città costiere nella cartografia manoscritta 1500 –
1823, Palermo 1992.
[1993] A. Torricelli, Il Castello a Mare di Palermo, Palermo 1993.
[1996] R. Santoro, La fortezza del Castellammare in Palermo. Primi scavi e restauri (1988 – 1994),
In «Quaderno del B.C.A. Sicilia», n. 21, Palermo 1996.
[2004] M. C. Lenzo, La rappresentazione del Castello a Mare di Palermo dal XII al XIX secolo.
Analisi grafica ed ipotesi di ricostruzione dai disegni di B. Scharouth (1825), Tesi di dottorato, Di-
partimento di Rappresentazione, Palermo 2004.
[2007] F. Scibilia, Il Castello a mare di Palermo attraverso l’iconografia storica, in «Lexicon. Storie
e architettura in Sicilia e nel Mediterraneo», n. 4, Palermo 2007, pp. 45-50.
[2009] M. Vesco, Pietro Antonio Tomasello de Padua: un ingeniero militar véneto en la Sicilia de
Carlos V, in «Revista del la facultad de geografia e historia separata: Espacio, tiempo y forma :
Historia del Arte», Madrid 2009, pp. 45-73;
[2013] M. Vesco, La scala nell’architettura palaziale cinquecentesca palermitana: continuità e inno-
vazione, in Le scale in pietra a vista nel Mediterraneo, a cura di G. Antista, M. M. Bares, Palermo
2013, pp. 55-71.

Sui contenuti metodologici

[1786] G. Parisi, Elementi di architettura militare, 4 voll., Napoli 1786, vol. II.
[1992] W. Ferri, La qualità dell’immagine fotografica: elemento base del rilievo fotogrammetrico,
in L’immagine nel rilievo, atti del seminario di studio (Lerici, 10 - 11 maggio 1988; Roma, 10 - 22
febbraio 1989), a cura di C. Cundari, Roma 1992, pp. 334-347.
[1997] C. Trevisan, Programma EUCLID. Restituzione prospettica funzione di regole compositive,
1997, reperibile online su http://www.iuav.unive.it/dpa/ricerche/trevisan/euclid.htm.
[2000] L. Paris, Il problema inverso della prospettiva, Roma 2000.
[2004] A. Grün, F. Remondino, L. Zhang, Photogrammetric reconstruction of the Great Buddha of
Bamiyan, Afghanistan, in «The Photogrammetric Record» 19(107): September 2004, pp. 177-199.
[2006] F. Remondino, S. El-Hakim, Image-based 3D modeling. A review, in «The photogrammetric
record», vol. 21, 2006, pp. 269-291.
[2006] F. Agnello, Tecniche integrate di rilevamento per l’analisi morfologica del fronte principale di
palazzo Aiutamicristo, in Matteo Carnilivari, Pere Compte 1506-2006. Due architetti del gotico nel
Mediterraneo, a cura di M. R. Nobile, Noto 2006, pp. 148-153.


La ricontestualizzazione del frammento

[2007] F. Agnello, G. Lo Meo, Il rilievo con scanner laser del tempio G di Selinunte. Elaborazione
delle scansioni e metodo per l’anastilosi virtuale di una colonna, in «Sistemi informativi per l’archi-
tettura», Ancona, 2007.
[2010] R. Migliari, La prospettiva: una conversazione su questioni solo apparentemente banali, in
Attualità della geometria descrittiva, a cura di L. Carlevaris, L. De Carlo, R. Migliari, Roma 2010,
pp. 99-142.
[2011] Y. Furukawa et al., Building rome in a day, Communications of the ACM, pp. 105–112,
Ottobre 2011.
[2011] M. Cannella, La Cappella Palatina di Palermo. Misura, interpretazione, rappresentazione, tesi
di Dottorato, Dipartimento di Rappresentazione, Palermo 2011.


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

3 4


La ricontestualizzazione del frammento


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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
La ricontestualizzazione del frammento

12


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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
La ricontestualizzazione del frammento

DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Progetto di ampliamento della Cala (ing. Simoncini, 1922)


2. Castello a mare, vista dall’alto: a. Porta Aragonese; b. torre San Pietro; c. Maschio Ara-
bo-Normanno
3. Castello a mare, prospettiva a volo d’uccello di Francesco Negro (1638)
4. Il rivellino del castello e sullo sfondo il Cavaliere (Lit. Terzaghi, 1860)
5. Fronte sud-est del castello (Incorpora, fine secolo XIX)
6. Vista dall’alto del Castello a mare (Archivio Barbera Azzarello, 1910)
7. Pianta del castello redatta dal Genio militare (ISCAG, 1909)
8. Viste del Cavaliere prima e durante la demolizione; si noti lo scalone visibile sul retro (Ar-
chivio Valenti, 1910 – 1922)
9. Viste del cortile interno del Cavaliere (Archivio Valenti, 1910 – 1922)
10. Fronte sud-est del castello, vista sul palazzetto viceregio (Archivio Valenti, 1910 – 1922)
11. Facciata della chiesa di S. Giovanni al Castello a mare (Soprintendenza ai beni culturali,
1920 ca.)
12. Procedimento di restituzione prospettica (elaborazione dell’autore)
13-14. Porta Aragonese, confronti tra foto d’epoca e modello digitale texturizzato
15-16. Fronte sud-est, confronti tra foto d’epoca e modello digitale texturizzato
17. Tecniche di structure from motion: modelli digitali a confronto, elaborati dalle fotografie
dell’anfiteatro Flavio (Roma) disponibili sul web (Qi Shan, 2013)


Casine di Caccia nella valle del Belìce

Giuseppe Verde

Alla fine del XVI secolo la Sicilia figlio primogenito a questi si aggiungevano
era amministrata da un potere spagnolo i debiti determinati dall’alto tenore di vita,
periferico che non riusciva più a gestire dallo sfarzo e dal lusso (primo tra tutti i
una crisi dovuta a carestie, pestilenze e palazzi principeschi costruiti in città) che
pirateria che imperversava lungo le coste la mentalità corrente esigeva e a cui non ci
dell’isola. Con un considerevole aumen- si poteva sottrarre. Questo sistema feudale
to della popolazione, la classe baronale, creava un’economia improduttiva a favore
anch’essa ormai in fase di decadenza dei possessori di capitali; il proprietario
economica, nel tentativo di migliorare la che doveva godere del denaro non pote-
sua condizione economica, si impegnò a va generalmente farlo fruttare perché lo
mettere a cultura terreni che fino ad allora doveva impiegare per mantenere i suoi ob-
erano stati trascurati, facendo richiesta alla blighi di stato3. Sempre più si assistette a
corona di poter fondare nuovi centri urba- casi in cui i baroni erano giudiziariamente
ni. Queste nuove fondazioni richiesero un incalzati dai creditori, che li costringevano
consistente aumento di “terre comuni”, spesso a chiedere l’autorizzazione alla ven-
offerte per attirare popolazioni nei centri dita. Questa situazione finiva sempre con
di nuova fondazione al fine di coltivarne agevolare la nuova borghesia ed in modo
le terre. Nello stesso periodo si assisteva particolare i gabelloti4.
all’esodo della classe baronale che abban- Mentre per taluni grandi baroni si
donava le campagne per andare a vivere assistette ad una disgregazione dei loro
in città, vicino alla corte, dove avevano patrimoni, dall’altra parte si ebbe una
possibilità e opportunità di ottenere dai proliferazione di nuovi piccoli feudatari
sovrani, incarichi remunerativi con i quali che nonostante il peso politico del grande
supplire alla carenza di capitali, cosa che feudatario cresceva in parlamento per po-
li aveva fatti indebitare in maniera sempre ter disporre di un maggior numero di voti,
più rilevante. riequilibravano la pressione della feudalità
Nelle città demaniali e nei nuovi casali all’interno della società5. I nuovi arrivati
si era fatta avanti una nuova classe fornita provenivano da ceti sociali diversi, che
di capitali, quella dei gabelloti che sosti- avevano esercitato ruoli di rilievo nell’alta
tuivano i proprietari nell’impresa agricola burocrazia, e avevano acquistato feudi e
e che godevano dei vantaggi derivanti titoli, tra essi i Beccadelli-Bologna e Cesare
dall’aumento del prezzo del grano1. I de- Lanza, entrambi presenti già dalla fine del
biti dei baroni erano stati causati dalle sog- ‘400 e rappresentanti di una società nuova
giogazioni2, a cui avevano sottoposto i beni che presto si era adeguata agli usi e costu-
feudali che per legge, non potevano essere mi della nobiltà che li aveva preceduti. I
alienati e che restavano nel patrimonio del Bologna, come altre nobili famiglie, inizia-


La ricontestualizzazione del frammento

rono la politica dei matrimoni che presto colo da concedere in enfiteusi, a tenuta o
li portò ad essere imparentati con i rap- a borgesato. Il concessionario spesso anti-
presentanti delle famiglie più importanti cipava bestiame, sementi e piccoli capitali
del regno6. La terra continuava a essere la in denaro. I baroni avevano scelto di spez-
base fondamentale della potenza economi- zettare in piccoli lotti il terreno, facendo
ca e politica e il tramite del formarsi di un quindi molte concessioni; si creò in tal
nuovo ceto: il borgesato7, che mirava alla modo in poco tempo, un nuovo ed esteso
proprietà. strato di piccolissima borghesia rurale, cui
Alla crisi che travagliava il regno si ag- si aggiunse la categoria di “li iurnateri” che
giungevano le richieste del re di donativi, era rimasta senza terra.
per finanziare le guerre in cui la Spagna In questo periodo storico si gettarono
si trovava coinvolta; nell’ultima decade i presupposti per una struttura sociale più
di maggio del 1647 il popolo di Palermo articolata e stratificata la cui traduzione
insorse contro le esose gabelle. Seguirono formale si rifletteva nella realizzazione di
la rivolta palermitana molte Università, tra grossi complessi architettonici di forte
cui Corleone8. impatto urbano.
Nella seconda metà del ‘700 veniva Sotto questi auspici la programmazio-
eliminata la figura del gabelloto inter- ne mirante al profitto, vista dalla classe
mediario per passare ad una gestione baronale come condizione di sopravviven-
economica con un amministratore, detto za diede il via alla nuova ondata coloniz-
secreto, che riscuoteva i censi e i diritti zatrice che produrrà nella valle del Belìce
feudali. Dal 1685 e fino al 1730 si ebbe l’edificazione di altri paesi, come Menfi,
il periodo più critico per la storia della Montevago, Poggioreale e Santa Ninfa.
campagna siciliana; la rendita cominciò a In seguito alla firma dei trattati di
risalire solo dopo il 1720 e si ebbero al- Utrecht, Filippo V di Spagna aveva ceduto
cune buone annate che però provocarono a Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, la
una crisi di sovrapproduzione superata Sicilia, ma nel giugno 1718 gli spagnoli
la quale, nel 1784-85, si ebbe la punta tornavano ad attaccare l’isola occupando
massima di ripresa. Nonostante già dalla Palermo; dal 1718 al 1720 i due eserciti si
prima metà del XVII secolo si era conclusa affrontarono per tutta la regione. Nel 1720
la prima fase delle imprese colonizzatrici per punire uno degli alleati degli spagnoli,
(jus aedificandi concesse ai baroni) e i gli austriaci di Carlo V invadevano e di-
resoconti mostrarono quanto fallimentare struggevano i possedimenti di don Nicolò
fosse stata l’avventura finanziaria dei nuovi Pignatelli duca di Monteleone a Castelve-
insediamenti, si costatò che l’abbandono trano. L’amministrazione dei Savoia per
delle città continuava, con le promesse di quanto breve e approfittatrice delle casse
“terre da coltivare e case da costruire” che dello stato, fu oculata e precisa portando
non avevano perso efficacia; visto ciò la un notevole contributo; fu risanato in
classe baronale credette opportuno seguire parte, il grave indebitamento che le guerre
ancora questo filone, correggendo i difetti e la gestione spagnola aveva portato al
organizzativi e facendo risultare economi- crescente mercato, e ciò durò fino al 1734
camente più vantaggiosi i capitoli9. Il si- quando il loro dominio venne a cessare10.
stema adottato per costruire si sviluppava La politica economica che mirava a
seguendo un piano urbanistico. Venivano risanare i conti continuò il suo corso facen-
costruite delle case da vendere o affittare, do un atto che avrebbe dato un notevole
ed infine assegnati dei lotti di terreno agri- impulso. Con ordine regio del 31 ottobre


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

1767 furono alienati i beni ecclesiastici: I baroni siciliani, che possedevano


quelli dell’arcivescovato di Monreale, feudi in luoghi dove ancora rimanevano
dei gesuiti ma anche quelli demaniali e cospicui lembi dei quei boschi che in an-
ciò permise con gli introiti finanziari resi tico ricoprivano l’isola, vollero adeguarsi
disponibili, la costruzione di vascelli e alla nobiltà europea edificandovi edifici di
fortificazioni per la difesa delle coste dai rappresentanza, abbelliti o costruiti secon-
pirati barbareschi. Furono realizzate le do gli stilemi barocchi e che rispondevano
strade che fino allora erano del tutto as- a precise funzioni, qui infatti trovavano
senti nell’isola; fu creato inoltre dal presi- spazio le stalle e i canili. La casa doveva
dente della giunta del Real Patrimonio, G. avere ampie stanze per accogliere gli ospiti
B. Asmundo Paternò, nel 1789, il catasto del signore, che con lui partecipavano alle
fondiario11. Il pontefice protestò ma non battute di caccia, saloni per le feste e cap-
andò oltre anche perché Madrid, Parigi, pelle per il culto. Questi edifici trovarono
Lisbona e Napoli avevano adottato la stes- la loro massima espressione nel ‘700, sotto
sa linea politica; per i beni rurali si pensò il regno di Carlo III di Borbone e del figlio
di concederli in enfiteusi per promuovere Ferdinando IV.
la piccola proprietà contadina. Il Belìce, che presentava grossi fondi,
In questo particolare momento storico molto fertili, aveva reso possibile l’inse-
in cui, la crisi aveva limitato gli investi- diamento di una cerchia di baroni che dai
primi decenni del ‘600 ebbero un’illumi-
menti nelle campagne e la classe baronale
nante capacità imprenditoriale, atta a fare
aveva sempre meno potere economico,
crescere la produttività nei loro territori.
questa particolare area della Sicilia occi-
Erano: gli Aragona Tagliavia principi di
dentale presentava un territorio costellato
Castelvetrano con un reddito annuo di
di nuove strutture rurali12 che in relazione
once 25.200 e che figuravano al IV posto
al proprietario, al luogo dove sorgevano e
nell’elenco dei redditi della feudalità sici-
al tipo di cultura preminente nell’azien-
liana14. Al XXII dello stesso elenco, con
da, avevano modelli costruttivi diversi. I reddito di once 2400 annue, era il barone
baroni, nei loro feudi dove si fermavano Morso di Gibellina, e al XXIII, il barone
per brevi periodi avevano costruito queste Graffeo di Partanna, con once 200015.
strutture, dove invece vi risiedevano stabil- I ricchi signori di Castelvetrano e
mente il campiere o il gabelloto. A volte, Partanna, forti di una notevole copertura
quando queste costruzioni si trovavano finanziaria, intrapresero una campagna
in territori boschivi o prossimi ad essi, il di miglioramenti fondiari, adeguando
barone vi si fermava più frequentemente lo sfruttamento idrico del territorio, per
per praticarvi quello che era divenuto uno renderlo fruibile ai cittadini. Il principe
dei maggiori passatempi per l’aristocrazia di Castelvetrano, Giovanni III d’Aragona
europea: la caccia. Praticata da sempre da nel 1615 commissionò a Orazio Nigrone
sovrani e nobili di tutta l’Europa, dalla me- la splendida fontana della Ninfa (Fig. 1) in
tà del XVI secolo ebbe un vero e proprio cui versava l’acqua incanalata dall’acque-
exploit13. Tra XVI e XVII secolo, nella vita dotto di Bigini mentre il barone Guglielmo
dell’aristocratico europeo maggiore spazio Il Graffeo, che aveva ottenuto nel 1627 il
e dignità fu riservata all’otium, che aveva titolo di principe, aveva reso possibile il
precisi momenti nel corso dell’anno e raggiungimento del considerevole numero
luoghi deputati e in cui la caccia si affermò di diecimila unità all’interno dell’abitato.
sempre più come attività privilegiata. Allo stesso periodo è da far risalire la co-


La ricontestualizzazione del frammento

struzione delle fontane sugli assi di accesso centro di nuova fondazione l’altra rimase
alla città di Partanna. (Fig. 2-3) sempre luogo isolato per l’otium.
Gli Aragona Tagliavia, feudatari impa- La prima struttura è il grosso baglio
rentati con la casa di Spagna, non volendo costruito dal barone Morso di Gibellina
venir meno alla moda europea dei padi- nel suo feudo di Bagnitelle. La sua mole
glioni di caccia, se ne fecero realizzare uno e il suo disegno ci vengono descritti per
nel loro feudo di Belìce sulla riva sinistra la prima volta, in occasione di una battuta
del fiume, in prossimità di ciò che restava di caccia a cui partecipò Iacopo Scrigno,
dell’antico bosco omonimo. Si trattava di che in un atto redatto nel gennaio 1591,
un “baglio rurale” con tutte le connotazio- dava indicazioni per la costruzione di un
ni di struttura agricola, che aveva stanze baglio nei suoi possedimenti di Xilana
e saloni in rustico e come separata strut- (località tra Maredolce e Porta di Termini)
tura, un grande magazzino ad archi; gli indicando come modello quest’edificio:“
unici elementi decorativi, se si esclude lo lo volle maestoso, con l’ingresso in pietra da
stemma sull’arco di ingresso, si trovavano taglio come quello del baglio del Marchese
nella chiesa, di ragguardevoli dimensioni di Gibellina, con i quattro spigoli in pietra
per una cappella di campagna, dedicata da taglio, merli e lo stemma in marmo”18.
a Nostra Signora di Caravaggio. Questa Uno storico locale attribuisce la costru-
struttura ospitò i maggiorenti del regno zione, posta in “ un parco ed un bosco
dove si allevavano daini, capri selvatici,
in sontuose cacce e banchetti servendo
cervi e cinghiali allo scopo di allietare le
inoltre come riserva da cui attingere per
caccie della famiglia e dei loro ospiti, con
imbandire le tavole della nobile famiglia,
mute di falchi e di cani”19 a don Francesco
residente a Castelvetrano, anche quando
Marchisio e Morso in una data prossima al
non era frutto di battute di caccia dello
1643, quando lo stesso ottenne il titolo di
stesso principe16. (Fig. 4-5)
principe di Poggioreale, datato 4 febbraio
L’attività edilizia di questi signori in
164320; si riferisce a lavori sulla struttura
un territorio considerato “linea di confine che questo fece per adeguare la sua casina
tra gli ambiti di pertinenza e diffusione di di caccia a palazzo di città. Il 17 maggio
due città che tendono a esportare modelli, 1642 il marchese Antonio Morso, con
progetti e progettisti: Palermo e Trapani”; l’ambizione di un migliore posto in par-
in cui i progettisti trapanesi esportavano lamento, chiese ed ottenne da re Filippo
le loro professionalità fuori dalla città fino IV, lo jus aedificandi per questo feudo21. Si
alla capitale dell’isola17, influenzarono no- fabbricarono intorno al “castello” le prime
tevolmente anche la piccola committenza 200 case lasciando degli spazi liberi a “po-
contadina che nel realizzare le sue modeste nente e mezzodì del castello..”, “…Unica la
strutture rurali, spesso non disdegnava di loro struttura. Case terrane sotto tegole, le
inserire elementi barocchi. (Fig. 6-7) cui porte sono lavorate ad intaglio liscio e
La moda del tempo di avere dei padi- delle quali tutt’ora se ne vedono moltissime,
glioni di caccia influenzò anche altri nobili con le cantonate di grosse pietre fornite di
della vallata, che realizzarono le proprie. apposito zoccolo…”22.
Tra queste ne analizzeremo due, entram- L’abitato di Poggioreale nato intorno
be realizzate nel basso Belìce in questo alla masseria, rimase per decenni appendi-
momento storico ed entrambe costruite ce del comune di Gibellina, da cui ottenne
su strutture preesistenti. Ma mentre una solo nel 1779 l’indipendenza amministra-
diventò il punto di aggregazione per un tiva, quando la chiesa del nuovo centro


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

diventò arcipretura e gli abitanti poterono due maschere rappresentanti due dame, al
eleggere i propri giurati23. centro un grande mascherone raffigurante
Nella sua fase iniziale, il grande baglio un mostro molto vicino come soggetto
quadrato, era stato realizzato isolato nella a quello dei mostri di villa Palagonia a
campagna, posto su un declivio che scen- Bagheria. Oggi il disegno completo delle
deva verso sud. L’impianto si presentava metope non è ricostruibile in quanto dai
rigido ma con schema organico, fondato blocchi salvati dal terremoto del 1968 non
su una maglia geometrica in cui le finestre si risale alla corretta posizione iniziale.
e le porte dei diversi ambienti si aprivano, Da una lettura accurata delle murature si
sempre con il medesimo modulo, sia in costata che questo è stato inserito in una
dimensioni che interasse. Il progetto segue seconda fase, quando l’edificio subì un
un disegno redatto da un architetto pro- rilevante maquillage; si nota che la linea di
babilmente appartenete a qualche ordine coronamento su cui si trovavano i merli, è
religioso poiché lo schema è molto simile interrotta in corrispondenza del portale e
a quello di una struttura religiosa. Nell’im- le modanature che lo disegnano seguono
pianto ippodameo del nuovo centro una diversa metrica rispetto a quella che
abitato, diviso in lotti, il baglio risultava avevano le finestre e l’arco ribassato po-
leggermente ruotato rispetto all’orienta- sto sul lato interno della struttura. L’arco
mento del nuovo sistema viario urbano. interno, nonostante anch’esso sembri non
Vi si accedeva da ovest da una via che organicamente inserito nella struttura, nel-
nel nuovo tracciato urbano aveva preso il le sue modanature segue quelle delle fine-
nome di via Abita24, in seguito interrotta stre; è a sesto ribassato, completato da una
dalla realizzazione di un giardino che il chiave di volta leggermente aggettante,
proprietario ritagliò nella maglia regolare impostato su due pilastri con modanature
del nuovo centro, davanti al suo palazzo simili al resto dell’elemento architettonico,
(Fig. 8-12). in fase con la prima struttura. Da questo
Con la realizzazione del nuovo impian- spazio coperto a crociera attraverso due
to era stato spostato l’accesso, consenten- eleganti porte, si accedeva all’edificio. Da
dolo dal corso su cui un pesante terrapieno destra si accedeva alle stanze di rappre-
aveva permesso di creare anche il giardino. sentanza della casa, mentre a sinistra negli
Era stato costruito un nuovo tocchetto ambienti di servizio. Sempre alla sinistra
d’accesso, alla quota della strada maestra, dell’ingresso, nell’angolo dell’edificio si
composto da un arco con ambienti sovra- apriva all’esterno una porta25 con finestra
stanti su cui uniformando i balconi, era circolare in asse sopra la stessa che permet-
stato inserito lo stemma in tufo dei Morso. tevano l’accesso alla cappella coperta con
L’antico tocchetto d’ingresso era co- volta a botte.
perto da una volta a crociera e apriva a Alla struttura edilizia, che sicuramen-
ovest; il disegno del portale si presentava te presentava un impianto diverso sia
molto simile a quello che il Vignola aveva planimetricamente che altimetricamente,
realizzato per palazzo Farnese a Caprarola, era stata aggiunta una stecca di ambienti
inserendolo nel suo trattato che, pubbli- all’interno sul lato che si apriva sul nuovo
cato, era arrivato presso la biblioteca dei corso, mentre il piano del pavimento aveva
Gesuiti a Palermo. Si presentava con bu- subito un rialzamento di m. 0,6026. Nel
gne squadrate e elegantemente completato recente crollo della volta ottocentesca è
da una fascia di metope e triglifi, nella cui venuto alla luce un brano della volta af-
rappresentazione sono riconoscibili leoni, frescata con architetture in prospettiva, un


La ricontestualizzazione del frammento

trompe l’oeil del tutto simile a quello dei na vide più volte le battute di caccia di re
palazzi palermitani del ‘600 con balconata Ferdinando (la prima il 15 aprile 1811),
e porticato prospettico, di elegante e com- che ne fece base spostandosi o nel bosco
plessa fattura. di Santa Maria del Bosco di Calatamauro
Al palazzo era stata costruita accanto o nel feudo Carruba32.
la chiesa di Sant’Antonio, per sostituire la Ubicata su uno sperone roccioso che
piccola cappella, rispettando il possibile guarda la valle del Belìce, vi si accede at-
accesso dall’appartamento padronale. Sul traverso un viale delimitato da un duplice
lato nord vi erano locali di servizio a un filare di imponenti cipressi. All’interno dei
unico livello (stalle, magazzini, ributteria). due cortili si aprivano gli ambienti di ser-
Ne era stato escluso l’angolo, dove era sta- vizio, stalle nel primo, mentre nel secondo
to realizzato un piccolo teatro con quinte vi era un salone dei trofei, saloni per ban-
e palcoscenico. Le aperture che permet- chetti, una cappella ed alloggi, sotto que-
tevano di prendere luce dall’esterno sul sti, ambienti utilizzati come magazzini e
lato del corso erano in antico solo finestre, residenza per la servitù, nel primo cortile si
che in questa fase furono trasformate in trovavano, magazzini, palmento e scuderie
grandi ed eleganti balconi con gattoni di capaci di ospitare 30 cavalli33. L’impianto
pregevole fattura. del primo cortile presenta un modello già
L’altro grande impianto fu realizzato presente nelle immediate vicinanze, nella
nella contrada S. Nicola del feudo Aquila, Casina di Dunrasita, meno elegante ma
appartenente alla baronia del Miserendi- formalmente e dimensionalmente simile.
no, per volontà di Alessandro II Filangeri. Costituito da un edificio chiuso a
Il feudo era passato a casa Filangeri per te- ferro di cavallo, con un primo tocchetto
stamento della zia Maria Corbera, che non da cui, forse realizzazione successiva, “si
avendo eredi il 30 aprile 1661, con atto dipartivano due sinuosi bracci”34 a una sola
redatto dal notaio G. Calderone di Paler- elevazione. Un elegante struttura costituita
mo, lo donava a Alessandro I Filangeri Bo- da barocchi piloni completati da vasi e
logna27 (Fig. 13-17). Il luogo era già stato raccordati sinuosamente da bassi muretti
abitato in antico28 e le strutture di edifici rivestiti da modanature a motivi geometri-
preesistenti, forse in seguito al terremoto ci faceva da ingresso.
del 1727 erano crollate. Con l’investitura La parte nobile del complesso, come
di Girolamo II Filangeri della baronia del detto posta nel primo cortile, si presentava
Miserendino il 5 gennaio 171530, questi completata da un portico retto da colonne
iniziò una cospicua politica costruttiva tra su cui dovevano arrampicarsi delle piante,
cui il “nobile palazzo della caccia chiamato dietro questo era il prospetto che presen-
Veneria”. Dell’edificio, reso famoso da tava una rialzamento a volute con oculo
Tommasi Lanza di Lampedusa31 che ne centrale e campanile in asse con l’ingresso
parla ampiamente nel “Gattopardo”. Nel alla sala dei trofei. La cappella era posta
1750 il principe completava la costruzione, in uno dei vani laterali all’esterno il baglio
come attestato in una epigrafe posta nel si apriva su un’ampia terrazza con sedili
II cortile del complesso. Veniva utilizzata in pietra che guardava sulla valle con una
oltre che come casina di caccia anche co- vista a 360 gradi.
me residenza di villeggiatura della famiglia Degli ambienti all’interno del comples-
Filangeri, come riferiva lo storico Vito so ci rimane un inventario relativo ai beni
Amico, “fornita di ogni campestre delizia” mobili esistenti, datato al 1806, che con-
e “degna di singolare riguardo”29. La casi- sente di ricostruire, almeno parzialmente,


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

7
l’esistenza dei diversi ambienti, presenti Era composto da borgesi, magistrati, avvocati,
gabelloti e soggiogatari.
anche al piano inferiore35. 8 Marrone 1987, II, p. 357.
A completare il complesso vi erano una 9 I capitoli, con cui erano fondati questi comuni,

grande fontana, con cascata, che attingeva continuarono sulla falsariga dei precedenti tanto
acqua da una vasca a monte di notevole sul piano economico quanto su quello giuridico.
Ma i contenuti si manifestarono in maniera molto
dimensione, collocata geometricamente più gravosa per i contadini.
in asse a formare un unico disegno con 10 Martini 1989, p. 25.
11 ASS Serie III vol. IX (1957-58) p. 71. L’espulsio-
rampe che raccordavano le diverse quote,
ne dei gesuiti nel Regno delle due Sicilie segue
pavimentate con ciottoli formanti disegni quelle avvenute negli anni precedenti in Porto-
geometrici. A una quota inferiore, un gallo (1759), Francia (1762) e Spagna (1767). Le
laghetto fungeva da luogo di meditazione scuse erano l’accaparramento dei loro beni; in
e allevamento di pesci, completato da una Portogallo ad esempio il marchese Pombal scri-
veva al papa Benedetto XVI “rappresentandogli
piccola rimessa per le barche. che lo eccessivo abuso, ch’eglino facevano delle
Non è facile attribuire la paternità loro ricchezze, e di quelle podestà, che avevano
dell’opera, cosi elegantemente raccordata sulle coscienze, cominciava ad essere dannoso per
lo stato”.
nelle sue parti concave e convesse, che 12 Il baglio è una struttura chiusa intorno a un corti-
accostano a questa struttura villa Larderia le centrale acciottolato o lastricato, a uso privato,
a Bagheria (1749-1753), ciò è plausibile su cui si aprono gli ambienti in cui si svolgono le
attività agricole inerenti il feudo o parte di esso
visto che l’architetto Giovanni Del Frago
(stalle, magazzini, forni, etc), ed in cui è sempre
stava lavorando per il Filangeri al progetto presente un appartamento ad uso padronale o
di ampliamento del palazzo di famiglia in del campiere, posto in genere ad un livello supe-
via Maqueda a Palermo36. riore, raggiungibile da una scala esterna in quelli
più antichi interna in quelli più recenti.
Il modello casina di caccia venne 13 Già Federico II aveva fatto erigere i suoi castelli
ancora sontuosamente applicato quando con la doppia funzione di controllo del territorio
nel 1803 Ferdinando IV di Borbone fece e come padiglioni di caccia per le sue battute.
14 Da tenere presente che questi aveva estese pro-
costruire, nella tenuta reale di Ficuzza, prietà in altre parti della Sicilia.
dando mandato all’architetto regio Carlo 15 O. Cancila 1983, p. 118 tavola.

Chenchi e completata poi da Giuseppe Ve- 16 ASN Scaffo II, gruppo IV, 73, il 10 ottobre 1712

nanzio Marvuglia, una palazzina di caccia il dipendente Francesco Dinaro inviava una mis-
siva in cui rendeva conto al signore di Castelve-
in stile neoclassico, con stalle e magazzini. trano della caccia eseguita per imbandire i tavoli
del pranzo di nozze del figlio di questi, elencando
la selvaggina ed il numero dei cacciatori.
17 Nobile 2008, pp. 8-9.
Note 18 O. Cancila 1993, p. 85.
19 Caronna 1901, pp. 9-10.
1 O. Cancila 1983. 20 Mango di Casalgerardo 1915, voce Morso.
2 Soggiogazione - credito garantito da bene immo- 21 Garufi 1948, p. 122, prot. Del R. v. 580 f. 95.
bile. 22 Caronna 1901, pp. 10-11.
3 Tricoli 1996, pp. 24-25.
23 Costanza 1980, p. 21.
4 Tricoli 1966, p. 75. 24 Questo nome indicava la via che proveniva da
5 O. Cancila 1983, pp. 143-144, Giovanni Taglia-
Gibellina e conduceva al baglio.
via intorno al 1520, accrebbe il suo patrimonio 25 Nella chiave di volta dell’arco era incisa, oggi
sposando Antonia Concessa d’Aragona, signora non più leggibile, 1632.
di innumerevoli titoli e feudi, matrimonio che 26 Dati rilevati in seguito al crollo di parte della
costò al casato la perdita del proprio cognome; struttura che ha messo in luce una vecchia volta
loro figlio Carlo divenne uno degli uomini politi- sotto il pavimento del piano nobile, e un lambris
ci più prestigiosi del suo tempo con vari incarichi di circa m. 0,60 sotto il nuovo pavimento, pre-
a livello Europeo. sentante un motivo a balconata tripartita retta da
6 O. Cancila 1983, pp. 149-151. colonnine.


La ricontestualizzazione del frammento

27 San Martino de Spuches 1927, V, quadro 592, p. 15 maggio 1882. Per tutto il secolo la Veneria fu
90. utilizzata come casina di caccia.
28 Giuffrida 1971. 32 Scuderi, Scuderi 2003, pp. 190 e 193.
29 Amico 2000, II, p. 42 33 Scuderi, Scuderi 2003, pp. 169-173.
30 R. Conserv. 1700-1721, f. 128. 34 Scibilia 2008, p. 90.
31 Cacioppo 2002, p. 110; Scuderi, Scuderi 2003, p. 35 Scibilia 2008, p. 94; Piazza 2005, p. 62.
363, è raccontata una gita fatta dallo scrittore il 36 Scibilia 2008, p. 96.

BIBLIOGRAFIA

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nostri giorni, Tip. Boccone del Povero Palermo, 1924 1941.
C. A. Garufi, Patti agrari e comuni feudali di nuova fondazione dal sec. XI agli albori del settecento,
in ASS serie III vol. II, Boccone del Povero Palermo, 1948.
G. Tricoli, La deputazione degli stati e la crisi del baronaggio siciliano, Tip. Renna Palermo, 1966.
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M. Nobile, Barocco perduto, barocco diementicato, in Belice 1968-2008 Barocco perduto barocco
dimenticato a cura di G. Antista e C. Sutera. Ed. Caracol Palermo, 2008.
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G. Antista e C. Sutera. Ed. Caracol Palermo, 2008.

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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La ricontestualizzazione del frammento

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Fontana della Ninfa, Castelvetrano


2-3. Fontane/bevai a Partanna
4. Pianta della Casina di Caccia della principessa d’Aragona
5. Prospetto laterale della Casina di Caccia della principessa d’Aragona
6-7. Prospetto della cappella del baglio Scaminaci-Pardo in contrada Seggio a Partanna
8. Pianta del baglio di Bagnitelle
9. Foto dell’affresco della volta del salone del baglio Bagnitelle
10. Particolari delle finestre del baglio di Bagnitelle
11. Prospetto principale del baglio di Bagnitelle
12. Sezione del baglio di Bagnitelle
13. Foto aerea del casina della Veneria
14. Prospetto dell’ingresso della Veneria
15. Sezione sul primo cortile del baglio della Veneria
16. Pianta della Venaria
17. Assonometria della Veneria


Capitolo II

ARCHITETTURE PERDUTE


Sistemi di rappresentazione virtuale integrata e suoi
applicativi: il caso di Piazza Croci a Palermo

Gian Marco Girgenti, Mauro Filippi

A poco più di mezzo secolo dalla velocità di calcolo dei chip. Il modello
fabbricazione del primo computer, a qua- maggiormente seguito è quello dell’”in-
rant’anni dalla nascita del primo sistema formazione dinamica”, di quella cioè che,
operativo con interfaccia grafica e di inter- giocando soprattutto sulla sua interattività
net, ad una trentina d’anni dallo sviluppo e multimedialità, consente un rapido e per-
delle prime scene virtuali e ad appena una sonale accesso diretto ai contenuti ed una
decina d’anni dall’ideazione dei sistemi consultazione intuitiva ed immediata di
misti, oggi il ventaglio delle possibilità tutti gli archivi. Un’informazione capillare
offerte dal virtuale a chi si occupa di rap- dunque che, attraverso internet, investe il
presentazione è potenzialmente illimitato. globo intero a velocità crescente.
Nel corso degli ultimi anni lo sviluppo Fin dall’introduzione dei GIS e dalle
esponenziale di tecnologie informatiche sue prime integrazioni con i sistemi GPS
ed elettroniche ha permesso di raggiunge- l’intento generale è stato piuttosto chiaro:
re in tempi record risultati inaspettati in sintetizzare la maggior quantità possibile
vari campi del sapere. Dalla medicina alla di dati relativi ad una specifica area geo-
comunicazione, dall’ingegneria alla lettera- referenziata, organizzando le informazioni
tura, oggi le possibili applicazioni si pro- in layer consultabili in modo semplice e
spettano infinite e quanto mai accessibili. diretto. La sintesi dell’informazione e la
Il progresso tecnologico galoppa a ritmi semplicità della sua comunicazione co-
vertiginosi, lasciandosi alle spalle processi stituiscono l’obiettivo di base dei nuovi
culturali con un grado di obsolescenza modelli sociali che impongono un rinno-
sempre maggiore e stimolando contestual- vato modo di pensare alla conoscenza, di
mente una sete di innovazione smisurata. condividerla e di proporla. L’informazione
Siamo nell’era dei dispositivi palmari e moderna è multimediale, multisensoriale,
dei tablet-computer, dei LED e dei sistemi interattiva, per certi versi totalizzante.
multi-touch, insomma del trionfo indiscus- L’offerta è sempre più personale e persona-
so dell’informatica applicata a tutti i campi lizzante, individuale e collettiva allo stesso
del sapere. tempo. E’ l’era di internet, della comuni-
Gli studi più aggiornati sulla percezio- cazione globale, della mobilità planetaria
ne dello spazio mediante dispositivi di vi- e dei flussi di informazione in tempo reale.
sualizzazione digitale hanno incrementato Tutto assume dunque la configurazione di
esponenzialmente le esperienze in questo una rete e l’imperativo diviene quello di
ramo di ricerca applicata. Allo sviluppo di connettere, o meglio, inter-connettere. In
tali tecnologie contribuiscono, tra l’altro, questo nuovo spazio informativo il dato è
diversi altri fattori come la miniaturizzazio- multimodale, il testo è ipertesto, e lo spazio
ne dei calcolatori elettronici e l’accresciuta diviene cyberspace. I sistemi open source


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

garantiscono espandibilità e possibilità di in real-time di scene architettoniche, urba-


implementazione illimitata e gratuita ed i ne e/o immaginate utili a mostrare elementi
nuovi software sono progettati per essere aggiuntivi di scene reali, permettendo una
sempre più interoperabili e complemen- migliore comunicazione, valorizzazione e
tari. Lo scenario informatico dunque, in fruizione dei beni rappresentati. La Realtà
ultima analisi, pare in questo momento Aumentata dunque va vista come strumen-
storico, terreno fertile da sfruttare sapien- to di comunicazione diretto e pratico al
temente; i frutti che può dare sono davvero servizio di sistemi informativi semplici,
infiniti, quindi, spendersi nella ricerca sul intuitivi ed in real-time.
digitale è assolutamente un investimento
lungimirante. Nel tentativo di proporre un’utile ri-
La sfida è rendere interattivo il virtuale cerca applicativa delle tecnologie fin qui
con modalità che superino la semplice descritte si è provato a sperimentare a Pa-
simulazione per giungere all’immersione lermo un prototipo di “Hyper-City” calato
totale in scene reali “aumentate”. “Aumen- su un ristretto campo di indagine. La scelta
tare” è proprio la parola chiave, l’obiettivo dell’area di sperimentazione è ricaduta su
principale. “Aumentare” la realtà fisica un noto sito urbano della città di Palermo:
di oggetti virtuali (“Augmented Reality”) piazza Francesco Crispi. Per l’importanza
o, al contrario, quella virtuale di oggetti storica che contraddistingue la sua stra-
fisici (“Augmented Virtuality”) genera in tificazione urbanistica, per l’importanza
entrambi i casi quella che in gergo viene artistica degli oggetti architettonici che
definita “Mixed Reality”, con lo scopo di l’hanno circoscritta e che in minima parte
elaborare e fornire ulteriori informazioni continuano a farlo, e non ultimo, per l’im-
aggiuntive richieste. Le nuove scene sono portanza socio-politica che le sue vicende
“ibride”, scene in cui la rappresentazione dagli anni ‘60 in poi hanno assunto, questo
dell’oggetto può giungere a fondersi con spazio si presta perfettamente ad essere
l’oggetto stesso. Elementi architettonici esplorato, studiato e fruito direttamente
reali e virtuali coesistono in un continuum sul posto. L’idea di base è stata quindi
che partendo dalla realtà fisica e passando quella di elaborare un’ipotesi integrata di
attraverso la “Realtà Mista” approda a sviluppo culturale mediante l’applicazione
quella virtuale. La “storica” contrapposi- di tecnologie avanzate per una fruizione
zione tra reale e virtuale oggi perde molto complessa e significativa del luogo.
del suo significato e nel concetto di “Mi- Palermo presenta oggi una buona
xed Reality” i due termini con-vivono in offerta di risorse artistiche distribuite sul
una continua osmosi di entità facenti capo territorio, manca però di un adeguato
contestualmente ai due mondi. supporto organizzativo capace di riunire
La prospettiva stereoscopica, con l’av- e coordinare i vari ambiti urbani in veri
vento del real-time, rende la vista dinamica e propri itinerari d’arte. La proposta di
per mezzo di quel famoso effetto “live” che un’applicazione mobile specifica per l’area
permette di vedere le scene “aumentate” si propone come punto di partenza di una
nelle quattro dimensioni e cioè contempla più interessante e complessa operazione
anche la funzione/tempo in un’esperienza culturale volta a leggere la città contempo-
di pura immersione. Non c’è più rivalità tra ranea attraverso un percorso arricchito, o
le due sfere, adesso esse si compenetrano meglio “aumentato”, della rappresentazio-
co-abitando il medesimo “spazio”. Display ne delle molteplici vicissitudini che hanno
stereoscopici consentono oggi esplorazioni caratterizzato la sua lunga storia.


Architetture perdute

È stata elaborata l’impalcatura di un Realtà Aumentata a telefoni UMTS, mobile


sistema multimediale che approfondisce in devices e tablet-computer. Il sistema diventa
via sperimentale solo alcuni degli aspetti così una vera e propria interfaccia di comu-
peculiari della piazza mediante l’analisi nicazione tra operatore ed archivio, sem-
delle due esperienze progettuali ritenute plificando notevolmente la consultazione
più significative nella vicenda della sua ipertestuale del materiale raccolto. Una
evoluzione: la costruzione di villa Deliella soluzione particolarmente “democratica”
di Ernesto Basile (1904/05), in luogo del- ed attuale, applicabile a qualsiasi livello
la quale oggi purtroppo alberga solo un di ricerca professionale o semplicemente
anonimo parcheggio a raso, e l’ideazione conoscitiva sulla città.
dell’edificio multimediale di Mario Botta L’esito finale è un’esperienza semi-
(1988), vincitore di un concorso pubblico immersiva, in cui si combinano virtuale
mai concretizzato. Due esempi di architet- e reale, che attraverso l’utilizzo di uno
ture “invisibili” che riassumono il passato, specifico hardware si pone l’obiettivo di
il presente ed un “possibile” futuro della mostrare all’osservatore la storia, anche
piazza: una storia che racconta di commit- quella non scritta, della piazza, con una
tenti, epoche, cronache, architetti, idee, fruizione in real-time.
aspirazioni e nessun superstite. A partire dai dati relativi la situazione
La costruzione del modello digitale politico-sociale che diede origine all’espan-
tridimensionale dei due progetti e del sione della città si è poi anche cercato di
contesto che circonda la piazza, nella sua ricostruire e raccontare l’evoluzione della
configurazione attuale e passata, è stato il piazza nel tempo e nello spazio. L’esempio
primo dei passi compiuti nella costruzione di piazza Crispi nasce dunque come modello
di un ipotetico “atlante digitale informa- ripetibile, modo alternativo di conoscere la
tivo” di Palermo. Il modello 3D digitale storia e le vicende dei diversi luoghi delle
diviene quindi l’”impalcatura” alla quale città seguendo itinerari tematici interattivi
vengono agganciate tutte le informazioni che aggiungano informazioni di natura mul-
relative alla storia ed all’evoluzione nel timediale “aumentando” il ventaglio delle
tempo del progetto. Una volta reso dispo- offerte. Uno spazio carico di storia e storie
nibile on-line il modello 3D, e collegato al che ha tanto da raccontare e mostrare, dove
data-base contenente tutte le informazioni i vuoti si riempiono di architetture invisibili
multimediali (testi, foto, video, disegni, passate ed ipotizzate ed il tempo sembra
planimetrie, particolari ecc.), il fruitore, essersi congelato in un esatto momento in
mediante ramificazioni di ipertesti speciali cui si agitano fantasmi di ipotesi e previsioni
appigliati ad appositi “punti caldi”, ha la mai finalizzate. Uno spazio pregno di spunti,
possibilità di visitare l’edificio, “interro- la cui formazione rimanda a tempi e temi i
gandolo”, e costruendo un proprio perso- più disparati della storia dell’Architettura,
nale percorso di indagine. Unendo poi il rappresentando uno degli snodi emblema-
web alle tecnologie multimediali, diviene tici dell’espansione urbana di Palermo negli
infine possibile integrare l’applicazione di ultimi due secoli e forse più.


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative


Architetture perdute

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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Architetture perdute

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Inquadramento generale dell’area del piano delle Croci: Planimetria della città di Palermo.
Sovrapposizione di cartografia, ortofoto e modello tridimensionale
2. Collage fotografico di Piazza F. Crispi, ieri e oggi
3. Sovrapposizione della foto panoramica del fondale orientale di Piazza F.Crispi e della sua
ricostruzione tridimensionale
4. Piano Regolatore della città di Palermo dell’ing. F. Giarrusso. Particolare e ricostruzione tridi-
mensionale
5. Sezione longitudinale, disegno originale custodito dalla Dotazione Basile
6. Sezione prospettica verticale sulla hall
7. Vista ad occhio di pesce della hall
8. Vista da piazza F. crispi, dei fronti Sud-Est e Sud-Ovest, subito dopo la costruzione. Foto,
inizio ‘900
9. Vista da piazza F. crispi, dei fronti Sud-Est e Sud-Ovest. Modellazione tridimensionale
10. Esploso assonometrico della villa, analisi del sistema distributivo
11. Progetto di Mario Botta. Sezione trasversale sull’ambiente cilindrico centrale, disegno origina-
le del progetto di massima
12. Progetto di Mario Botta. Sezione trasversale sull’ambiente cilindrico centrale, restituzione
tridimensionale
13. Esempi di applicazione della tecnologia QR integrata all’architettura
14. Esempi di applicazioni della tecnologia della realtà aumentata per smartphone
15. Simulazione dell’applicazione della realtà aumentata nel sito di piazza Croci mediante specifi-
co software per smart-phone integrato al sistema dei QR-code
16. Simulazione di esplorazione live del sito di piazza F. Crispi


La ricostruzione della città perduta: l’Esposizione Nazionale
di Palermo (1891-1892)

Fabrizio Agnello, Mariangela Licari

L’Esposizione Nazionale, dedicata memoria dell’avvenimento è affidata oggi


all’industria, al commercio, all’agricoltura esclusivamente alle fonti documentarie e
e alle Belle Arti, si svolse a Palermo tra il ad alcuni modelli di opere di architettura
novembre 1891 e il giugno del 18921. Il esposti nel Padiglione delle Belle Arti.
progetto venne affidato nel 1888 al giovane Lo studio intende definire una metodo-
Ernesto Basile2, coadiuvato dagli ingegneri logia per la ricostruzione virtuale di luoghi
Ernesto Armò, Lodovico Biondi e Alfredo della città che hanno perduto la loro con-
Raimondi. figurazione originaria, ed altresì costruire
Il complesso architettonico occupa- interfacce e strumenti che consentano la
va una vasta area non edificata lungo il visualizzazione e navigazione di ”luoghi”
margine ovest del viale della Libertà, asse virtuali. Nel corso dello studio è stata
portante dell’espansione della città fuori le eseguita la ricostruzione della volumetria
mura, realizzato tra la fine del XIX secolo e e dei fronti esterni dell’intero Complesso
gli inizi del XX come prolungamento della dell’Esposizione e ancora la ricostruzione
Via Maqueda3. L’Esposizione occupava dell’interno della Galleria della Sicilia Mo-
per intero l’area del “Firriato” di Villa- numentale nel Padiglione delle Belle Arti.
franca4, delimitata a Nord dal Piano delle
Croci (oggi Piazza Crispi) e a Sud da Piaz-
za Castelnuovo, per una estensione lineare Le fonti iconografiche e documentarie
complessiva di circa seicento metri (Fig. 1).
L’area era attraversata diagonalmente da Per la ricostruzione congetturale della
una linea ferroviaria che fu utilizzata come volumetria e dei fronti esterni del Com-
ausilio al trasporto dei materiali, agevolan- plesso dell’Esposizione sono state utilizza-
do la realizzazione del complesso, durata te fonti iconografiche (disegni e fotografie
meno di otto mesi. dell’epoca) (Fig. 3) e fonti documentarie
I padiglioni espositivi avevano caratte- (cronache, descrizioni coeve all’evento e
re effimero poiché era previsto che l’area atti ufficiali). Per la ricostruzione dell’in-
venisse totalmente liberata al termine terno della Galleria delle Belle Arti sono
dell’Esposizione e fosse lottizzata per state utilizzate, oltre ad alcune foto d’e-
l’edificazione di edifici residenziali. Molti poca, i rilievi di alcuni di alcuni modelli
dei palazzi realizzati al termine dell’Espo- esposti nella Galleria ed oggi custoditi
sizione sono stati nel tempo sostituiti nella presso istituzioni pubbliche.
seconda metà del XX secolo da edifici Le fasi di progettazione5 sono docu-
multipiano (Fig. 2). A differenza di altre mentate dai numerosi disegni dell’impian-
Esposizioni europee, a Palermo nessuna to generale dell’Esposizione e dei fronti dei
traccia delle strutture è sopravvissuta; la singoli edifici che Ernesto Basile redige tra


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

il 1888 e il 1891: schizzi di studio, piante, svolgimento e al bilancio conclusivo. Per


prospetti, disegni di dettaglio di elementi l’occasione furono ancora pubblicate di-
decorativi, prospettive (Figg. 4a-4b). verse guide turistiche11 che, oltre a notizie
Da un primo esame dei disegni appare relative all’Esposizione, descrivevano i
che il lavoro di elaborazione progettuale principali beni architettonici e naturalistici
(fatto di ripensamenti e revisioni)6 riguardi di Palermo e della Sicilia.
prevalentemente la definizione dell’im- Per completare il quadro e integrare
pianto planimetrico; gli unici disegni dei le informazioni fin qui descritte è stata
fronti sono quelli della versione definitiva. consultata la vasta produzione letteraria
La ridotta disponibilità di tempo e il carat- su Ernesto Basile, nonché i recenti studi
tere ideologico dell’opera hanno probabil- eseguiti in occasione della celebrazione del
mente suggerito a Basile l’adozione di un centenario dell’esposizione (1991-1992).
repertorio stilistico desunto dai progetti di
edifici coevi realizzati nell’ambito di altre
Esposizioni internazionali e da rilievi e Il progetto dell’Esposizione
studi sull’architettura siciliana eseguiti dal
padre e da lui stesso7 (Fig. 5). Il processo che conduce ad una ri-
I disegni di Basile hanno consentito di costruzione congetturale, anche quando
definire con precisione la planimetria e i è basato su una ricca documentazione,
fronti esterni del complesso dell’Esposi- costituisce un’utile occasione per indagare
zione; la definizione degli alzati degli am- ed esplicitare le matrici geometriche e lin-
bienti interni e degli allestimenti espositivi guistiche di un progetto di architettura, gli
è stata desunta dalle fotografie d’epoca. intenzionali riferimenti ad altre architettu-
Il Comitato organizzatore dell’Espo- re, gli esiti formali del progetto.
sizione affidò al fotografo Eugenio Inter- Nella prima fase l’analisi del progetto
guglielmi l’incarico di realizzare un album è stata focalizzata sul tracciato planime-
fotografico che documentasse il complesso trico; come già accennato in premessa, la
dell’Esposizione; alle vedute d’insieme definizione del tracciato è stata oggetto
del complesso espositivo segue un ampio di riflessioni e ripensamenti da parte di
repertorio d’ immagini dedicate agli alle- Basile; in tutte le versioni appare evidente
stimenti dei singoli padiglioni. L’album, la ricerca di una forma “moderna”, ispirata
in pessimo stato di conservazione, è stato alle più aggiornate tendenze nel panorama
recentemente restaurato e restituito alla europeo, che Basile studia nel corso dei
comunità degli studiosi8. suoi viaggi o trae dalla più aggiornata trat-
A questa preziosa documentazione fo- tatistica coeva; Basile visita l’Esposizione
tografica si aggiungono le foto e i disegni di Barcellona e conosce quella di Parigi
editi su giornali e periodici9; dagli appunti del padre; nella biblioteca
gli articoli dedicati all’Esposizione, personale di Ernesto figuravano il “Recueil
pubblicati al loro interno, contengono et Parallèle des édifices de tout genre…” e
importanti descrizioni degli ambienti, de- il “Précis des leçons d’architecture…” J.
gli oggetti esposti e degli eventi principali N. L. Durand12.
della manifestazione. I documenti redatti Basile produce ben quattro versioni
dal Comitato Esecutivo dell’Esposizio- dell’impianto; le tre versioni preliminari
ne10 contengono ulteriori informazioni di sono denominate “A”, “B” e “C”.
carattere tecnico-amministrativo relative Nella soluzione “A”un organismo
all’organizzazione dell’Esposizione, al suo compatto con tre corti interne occupa


Architetture perdute

l’angolo sud-ovest dell’area ed ha il corpo ni formali degli alzati corrispondevano in


d’ingresso sulla bisettrice dell’angolo tra pianta diverse modulazioni della griglia
la via Libertà e la piazza Castelnuovo; strutturale (Fig. 7).
da questo edificio si diparte in direzione Come già accennato in premessa, i
nord un elemento di collegamento, lun- disegni degli alzati non sembrano ogget-
go il quale sono posizionati altri quattro to di riflessioni e ripensamenti; in piena
padiglioni; ulteriori edifici isolati sono aderenza ai canoni dell’eclettismo Basile
posizionati all’interno dell’area dell’Espo- sembra optare per l’adozione di repertori
sizione; uno di essi, di forma semicircolare, formali congruenti alla destinazione d’uso
è allineato lungo la direzione del tracciato degli edifici o all’espressione di un conte-
ferroviario. Nella soluzione “B” il grande nuto simbolico; per il primo blocco, il più
edificio che occupa l’angolo sud-ovest, importante e rappresentativo, il linguaggio
con due corti, ha l’ingresso rivolto verso formale è desunto dalle architetture me-
la via Libertà; lungo l’asse nord-sud è dievali e rinascimentali di Sicilia15, simbo-
posizionato un grande edificio a ferro di lo di un passato glorioso nel quale Palermo
cavallo; due piccoli edifici sono allineati era stata capitale di un Regno e poi sede
lungo l’asse ferroviario. La terza soluzione, Vicereale. Si accedeva all’Esposizione da
detta “C”, è del tutto analoga alla seconda, un portico con tre fornici inquadrato da
tranne che per l’orientamento del corpo due torri; da esse si dipartivano ulteriori
d’ingresso, che è rivolto verso piazza Ca- portici curvi che davano forma ad un’e-
stelnuovo13 (Fig. 6). La quarta e definitiva sedra (Figg. 8-9). Il portico con torri
versione comprende tre blocchi edilizi, ripropone uno dei temi caratteristici delle
che definiscono un bordo compatto lungo chiese normanne di Sicilia; nelle Cattedrali
la via Libertà e la piazza Castelnuovo e di Monreale e Cefalù, ad esempio, il fronte
delimitano un’unica grande corte interna d’ingresso, chiuso da due torri campana-
che contiene tre edifici isolati; il corpo rie, venne arricchito nel XVI secolo da un
d’ingresso riprende l’orientamento della portico. Il portico d’ingresso dell’Esposi-
prima versione e il tracciato ferroviario zione è con ogni evidenza ispirato ad un
viene interrato. In fase di esecuzione viene ulteriore portico, quello posto sul fianco
modificata solo la sistemazione della corte meridionale della cattedrale di Palermo,
interna, che diventa un giardino con gran- realizzato nel XV secolo. Dal confronto
de fontana “luminosa” al centro14. Nella tra il ridisegno del portico dell’Esposizio-
versione definitiva i tre blocchi principali ne e il rilievo di quello della cattedrale di
sono destinati a temi espositivi diversi: il Palermo (Fig. 10) emerge una stringente
primo blocco, con funzioni di rappresen- analogia formale e dimensionale; sembra
tanza, conteneva il corpo d’ingresso e il dunque che Basile abbia optato per una
Salone delle Feste; i suoi alzati erano in riproduzione fedele del modello, desunta
stile neo-medievale; il secondo blocco, che da rilievi commissionati per l’occasione
chiudeva il bordo ovest del complesso, era o eseguiti da lui stesso nel corso dei suoi
destinato alla galleria del lavoro e i suoi studi sull’architettura siciliana. L’ordine
alzati richiamavano padiglioni espositivi e inferiore delle torri che delimitano il
architetture ferroviarie coeve; il terzo bloc- portico è caratterizzato da una fascia ba-
co, che occupava l’estremità nord dell’a- samentale su cui poggia una monofora ad
rea, conteneva i padiglioni delle Belle Arti arco acuto con ghiera costituita da bugne
ed aveva alzati in stile neo-rinascimentale; a guancialetto, come quelle riscontrabili
alle differenti destinazioni d’uso e soluzio- nei portali della chiesa della Magione, nel


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

campanile di S. Maria dell’Ammiraglio alle grandi dimensioni dei macchinari


e in alcune finestre del titolo della Cat- esposti; la Galleria superava per dimensio-
tedrale. Nell’ordine superiore delle torri ni tutte le Gallerie espositive costruite in
sono presenti delle bifore acute, le cui de- precedenza18 (Fig. 12).
corazioni a zig zag con rosone decorato a Lungo il viale della Libertà era posizio-
motivi geometrici richiamano quelle dello nato il terzo blocco, destinato al Palazzo
Steri. Nel fregio che separa il primo dal delle Belle Arti; una galleria arretrata
secondo livello della torre sono presenti rispetto all’asse viario collegava il terzo
archetti pensili semplici e altri sorretti da blocco al primo. Infine, su via della Liber-
colonnine, che richiamano quelli presenti tà, vi era il padiglione delle Belle Arti. Il
nella cattedrale di Palermo, e il tema della posizionamento, il linguaggio e ancor più
soluzione d’angolo con colonna incassata la presenza di un ingresso monumentale
comune a molte fabbriche presenti in città. gli conferivano la fisionomia di sede au-
Le piccole cupole emisferiche che sormon- tonoma rispetto al resto dell’Esposizione.
tano le torri sono a sesto rialzato di tipo Il modello a cui fa preciso riferimen-
arabo16, come quelle di S. Giovanni degli to il palazzo delle Belle Arti è l’edificio
Eremiti e San Cataldo. dell’Esposizione di Filadelfia del 187619
Dal portico d’ingresso, attraversando (Figg. 13-14).
alcuni vestiboli, si giungeva al grande sa-
lone delle feste, un ambiente quadrato co-
perto da una grande cupola, che si dilata in La Galleria della Sicilia Monumentale
tre sale semicircolari coperte da semicupo- e Artistica
le di dimensioni inferiori. Il grande salone
delle feste richiamava spazialità e repertori La Galleria era uno dei padiglioni del
bizantini declinati secondo il linguaggio Palazzo delle Belle Arti (Fig. 15); in essa
siculo-normanno. La cupola centrale con furono esposti alcuni modelli materici dei
nervature e tamburo finestrato le tre ese- principali monumenti siciliani.
dre semicircolari denunciano un chiaro La mostra esponeva riproduzioni par-
riferimento alla chiesa di S. Sofia a Istan- ziali o intere dei principali monumenti
bul (Fig. 11); il raccordo tra il quadrato di siciliani e “voleva rappresentare una sorta di
base e la cupola avviene tramite pennacchi biglietto da visita offerto dall’Isola”20.
a muqarnas17, citazione delle volte di La sala era divisa in tre sezioni: “la
matrice islamica presenti in diversi edifici prima de’ gessi, degli archetipi e de’ facsi-
normanni; un soffitto a muqarnas copre mili; la seconda de’ quadri che ritraggono
tutt’oggi la navata centrale della Cappella alcuni punti cospicui dell’isola in ispecie gli
Palatina e il modello di una porzione di ambienti de’ monumenti; la terza, in fine,
questo soffitto era esposto nella galleria delle grandi fotografie (m 0,50 x 0,60) de’
della Sicilia Monumentale all’interno del monumenti siciliani”21.
Palazzo delle Belle Arti. In questa sala dell’Esposizione era pos-
Il blocco destinato alla Galleria del La- sibile visitare in modo “virtuale” luoghi e
voro chiudeva il lato ovest del complesso; beni collocati altrove o non più esistenti,
il suo fronte principale era rivolto a sud attraverso le riproduzioni di modelli. Al-
verso la via Dante. Lo schema compositivo cuni degli elementi esposti al suo interno
degli alzati è qui evidentemente ispirato ad sono tutt’oggi esistenti e dunque rileva-
edifici realizzati per le grandi esposizioni. bili per giungere alla costruzione di un
La maglia strutturale si dilata per adattarsi modello della Sala secondo il suo assetto


Architetture perdute

durante l’Esposizione, e riproporne la Osservando la foto in esame si osserva che


visita virtuale. tutte le rette verticali sono parallele tra
loro; si può quindi ipotizzare che la presa
sia stata effettuata con asse orizzontale e
Restituzione prospettica che la prospettiva abbia quindi quadro
verticale. In primo luogo si è determinata
In assenza di disegni dell’alzato della la linea di orizzonte (L.O.)23; prolungando
Galleria della Sicilia Monumentale e Arti- le rette orizzontali visibili nell’immagine,
stica, il modello è stato elaborato applican- probabilmente ortogonali al quadro, si
do tecniche di restituzione prospettica a ottiene dalla loro intersezione il punto
fotografie dell’epoca. In particolare è stata principale (P.P.): per esso è stata condotta
utilizzata una foto di E. Interguglielmi che la linea d’orizzonte con direzione ortogo-
ritrae la Sezione dei “gessi, archetipi” dalla nale a quella delle rette verticali. Noto il
sua estremità Ovest (Fig. 16); fra i pezzi punto principale, al fine di determinare la
esposti si riconoscono: a) due modelli in posizione del centro di proiezione e quindi
pietra delle strutture voltate della chiesa la distanza principale, occorre conoscere
di San Giovanni degli Eremiti, custoditi i punti di fuga di almeno due distinte
presso il Dipartimento di Architettura direzioni di rette e conoscere altresì l’an-
dell’Università di Palermo; il modello del golo da esse formato. A tale scopo è stato
Telamone del tempio di Zeus ad Agrigen- individuato, all’imposta delle capriate, un
to, oggi disteso all’interno delle rovine rettangolo orizzontale formato da quattro
del tempio nel parco archeologico di campate. Noti gli angoli che la diagonale
Agrigento; il modello dell’arco nella chiesa del rettangolo forma con i lati interni, con
dell’Annunziata a Trapani; un plastico procedimenti noti, è stata determinata la
del tempio “G” di Selinunte; modelli di posizione del punto principale24 (Fig. 18).
capitelli dorici (Fig. 17). Nella prima fase Tale punto si trova in posizione asimme-
è stata eseguita la restituzione prospettica trica rispetto al baricentro dell’immagine
della foto di Interguglielmi al fine di deter- e ciò conduce a supporre che la fotografia
minare proporzioni e dimensioni della sala utilizzata sia una porzione dell’immagine
e dei piedistalli che sorreggono i modelli; originale. Le dimensioni generali della
nella seconda fase sono stati realizzati o Galleria sono state estratte dalle piante e
acquisiti i modelli digitali di alcuni dei dai fronti esterni; è stato quindi possibile
pezzi esposti nella sala e si è proceduto alla determinare la posizione della linea di
loro ricollocazione virtuale. Il processo di terra corrispondente alla scala adottata per
restituzione prospettica richiede prelimi- la restituzione. La verifica dell’impianto
narmente la determinazione dei parametri prospettico, condotta utilizzando i dati di-
di orientamento interno, ossia la posizione mensionali relativi all’Arco della Cappella
del punto principale22 e la distanza princi- dell’Annunziata di Trapani ha dato esito
pale, e di orientamento esterno, quale ad positivo.
esempio la retta di fuga e la retta traccia
di un piano, e la misura di un segmento
appartenente ad esso. Nella prospettiva Rilievo dei modelli
fotografica il punto principale si trova al
centro dell’immagine, il quadro coincide La modellazione digitale dei modelli
con la pellicola e la distanza principale cor- stereotomici della Chiesa di Santa Maria
risponde alla distanza focale dell’obiettivo. dell’Ammiraglio, di San Giovanni degli


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

Eremiti e dell’arco dell’Annunziata è stata no poggiati gli elementi esposti; si è quindi


eseguita tramite rilievo fotogrammetrico proceduto a “riallestire” virtualmente la
con tecniche denominate Image-based 3D sala (Fig. 21). Il modello congetturale ha
modeling25. assunto così il ruolo di contenitore, all’in-
Le tecniche IBM consentono l’estra- terno del quale sono stati collocati i modelli
zione di un modello numerico tridimen- tridimensionali degli oggetti esposti.
sionale (point cloud) di un oggetto o di Lo scopo conoscitivo e divulgativo che
una scena da un set di riprese fotografiche sta alla base di questo lavoro è lo stesso
eseguite con camere munite di ottiche ca- che animava l’Esposizione Nazionale. Ciò
librate. L’estrazione della nuvola di punti che allora fu possibile attraverso modelli
richiede l’abbinamento tra due immagini materici è stato da noi riproposto in forma
dell’oggetto che abbiano una adeguata zo- virtuale. Il concetto di rendere possibile la
na di sovrapposizione; la corrispondenza fruizione di oggetti non altrimenti fruibili,
tra le immagini, ovvero il riconoscimento perché lontani o non più esistenti, è, infat-
di punti omologhi, avviene oggi tramite ti, comune ad entrambi.
procedure automatiche o semi-automati- La ricostruzione congetturale dell’E-
che denominate photo-matching. sposizione Nazionale è stata condotta
Per estrarre tali corrispondenze vanno su due distinti binari: la ricostruzione
in primo luogo definiti i punti da referen- dei fronti esterni e della volumetria; la
ziare nei fotogrammi; una volta definita ricostruzione della Sala dei gessi. Tali
la corrispondenza tra le coppie di punti ricostruzioni, ed in particolare quella del
omologhi e possibile giungere alla defini- contesto urbano, si prestano ad applica-
zione del modello stereoscopico (Fig. 19). zioni di “Realtà Aumentata” attraverso la
Ė possibile adottare il metodo IBM anche sovrapposizione dell’attuale scenario ur-
in assenza di una camera semi-metrica bano a quello esistente durante il periodo
grazie allo sviluppo di alcuni software, che dell’Esposizione.
consentono la fotomodellazione anche me- A partire dal modello ricostruito sono
diante l’utilizzo di una comune fotocamera state generate alcune visualizzazioni stati-
digitale, che può essere calibrata dall’uten- che riproducenti i punti di vista di alcune
te. Le nuvole di punti estratte da ciascuna fotografie storiche, utili anche a verificare
coppia stereoscopica sono state registrate l’accuratezza della ricostruzione. Per le im-
con software commerciali26. Dalle nuvole magini dell’interno è stata applicata al mo-
di punti sono state estratte sezioni piane dello anche una texture desunta dalle foto
utili alla definizione delle matrici geome- e dai modelli rilevati (Fig. 22). È stato poi
triche dei modelli e alla costruzione del realizzato un video che riproduce una se-
modello digitale. Il modello digitale è stato quenza animata di fotogrammi secondo un
infine sottoposto a texturing (Fig. 20). percorso ad altezza variabile e con punto
di vista in movimento, che dall’esterno del
palazzo delle Belle Arti si spinge all’inter-
Metodi di visualizzazione no attraverso la galleria principale e giunge
nella Galleria della Sicilia monumentale e
Sulla scorta dei dati estratti con i pro- Artistica dove viene indicata la posizione
cedimenti sopra descritti è stato costruito il del fotografo Interguglielmi; l’animazione
modello tridimensionale della Galleria del- prosegue oltre la posizione del fotografo,
la Sicilia Monumentale e sono state deter- compie un’inversione per riposizionarsi
minate le posizioni dei piedistalli su cui era- sul punto dal quale l’immagine fotografica


Architetture perdute

è stata acquisita. Sono state infine prodotte il permesso ad edificare l’area una volta conclusa
l’esposizione.
alcune immagini equirettangolari da prese 5 L’archivio dei disegni è oggi custodito presso la
fotografiche in situ e simulando la presen- “Dotazione Basile-Ducrot” del Dipartimento di
za di una camera nella stessa posizione Architettura di Palermo. La consultazione dei
dentro la scena virtuale; tali immagini, che disegni è stata agevolata dalla cortese disponibi-
lità del Responsabile Scientifico della Dotazione,
per il loro ridotto carico computazionale, Prof. Ettore Sessa e dell’Arch. Patrizia Miceli.
si prestano anche alla loro visualizzazione I centoventisei disegni relativi all’Esposizione
su dispositivi portatili, permettono di appartengono alla serie VIII dell’archivio, deno-
poter visitare, oltre alla città reale, le città minata “Edifici della IV Esposizione Nazionale
italiana di arti e industrie di Palermo”.
possibili che sono comparse (Fig. 23) o 6 L’incarico fu affidato ad Ernesto Basile nel 1888 e
ancora quelle che non si sono mai inverate. nel dicembre dello stesso anno realizza il progetto
di massima. Il progetto definitivo risale al 1889.
7 G. B. F. Basile e successivamente il figlio Ernesto,
nell’ambito della loro attività di docenza condus-
Note sero lo studio diretto dei principali monumenti
1
siciliani attraverso rilievi e disegni dal vero. Inol-
L’Esposizione Nazionale di Palermo fu la quarta tre Ernesto Basile visita personalmente nel 1878
Esposizione Nazionale in Italia, successiva a quelle l’Esposizione Universale di Parigi e nel 1888
di Firenze (1861), Milano (1881) e Torino (1884). l’Esposizione Universale di Barcellona.
2 Ernesto Basile (1857-1932) è uno dei riconosciuti 8 L’album realizzato da Eugenio Interguglielmi
protagonisti del Liberty in Italia; figlio dell’ar- (1850-1911) è conservato presso la biblioteca
chitetto Giovan Battista Filippo (1825-1891), del Palazzo Reale di Palermo e consta di diciotto
protagonista dell’ecclettismo italiano, Ernesto pagine in cui trovano posto trentanove fotografie
si forma negli ambienti della cultura positivista di vario formato. Un sentito ringraziamento va
palermitana; durante il decennio che lo vede alla biblioteca dell’A.R.S., in particolare alla
impegnato nell’attività di docente universitario Dott.ssa Giovanna Mazzei e alla restauratrice
a Roma frequenta i cenacoli artistici della città. Dott.ssa Stefania Ruello per avere agevolato la
L’esordio nella attività professionale lo vede a consultazione dei documenti durante il restauro.
fianco del padre nel cantiere del Teatro Massimo 9 Uno dei periodici che dedica maggiore atten-
di Palermo, che Ernesto porterà a compimento zione all’Esposizione è “L’illustrazione italiana”,
dopo la morte di Giovan Battista Filippo nel pubblicata dai Fratelli Treves a Milano; nei
1891. Realizza numerose opere a Palermo e in numeri del II semestre del 1891 e del primo
città meridionali; a Roma dove realizza l’aula del semestre del 1892 furono pubblicate le foto
Parlamento nell’ala nuova di Montecitorio. di G. Incorpora e E. Interguglielmi nonché i
3 L’apertura della via Maqueda, asse della città
disegni di Gennaro Amato, Aleardo Terzi, An-
storica in direzione nord-sud, ha inizio alla fine tonio Bonamore e Gennaro Amato; alcuni di
del XVI secolo; la via Maqueda intersecava orto- essi ricalcavano fotografie, altri erano eseguiti
gonalmente il più antico asse viario di Palermo, “dal vero”. Altri disegni e fotografie, insieme
la via Toledo, o Cassaro (oggi Corso Vittorio a notizie di vario genere sono reperibili ne “L’
Emanuele). All’incrocio così formatosi, veniva esposizione nazionale illustrata di Palermo,
edificato nel 1609 il complesso monumentale 1891-92”, edita E. Sonzogno, Milano 1892, ed
detto “Quattro Canti”. La direttrice di espansio- ancora ne “L’esposizione Nazionale di Palermo
ne della città verso la Piana dei Colli fu prolunga- (1891–1892) nelle corrispondenze coeve a THE
ta fuori le mura e fino al Piano di Santa Oliva con TIMES di Londra”, pubblicato dall’Accademia
la realizzazione della via nuova, oggi via Ruggero Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Palermo,
Settimo, tracciata dal marchese di Regalmici alla Palermo 1991. Il “Giornale di Sicilia” pubblica
fine XVIII secolo. Da qui venne tracciata la un supplemento quotidiano per l’intera durata
“Real Strada della Favorita”, rinominata viale dell’Esposizione.
della Libertà dal governo rivoluzionario siciliano, 10 Il comitato promotore, divenuto in un secondo
presieduto da Ruggero Settimo, che arrivava al momento esecutivo, era costituito dai membri
Piano delle Croci.
4 L’area di circa 120.000 metri quadri era stata
del Circolo Artistico di Palermo e da personalità
autorevoli come Ignazio Florio Senior; il Comita-
venduta nel 1844 dal principe di Villafranca a Er- to era presieduto dal parlamentare Pietro Paolo
nesto Wilding, principe di Radaly, che la cedette Beccadelli e Acton Principe di Camporeale; fra i
ad uso gratuito al comune ottenendo in cambio consiglieri figurava il padre di Ernesto Basile. Gli


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

atti del Comitato sono raccolti in “Relazione sui 20 Cfr. Giuffrè M. (1994), p. 102.
lavori del comitato esecutivo, dalla sua istituzio- 21 Cfr. “L’Esposizione Nazionale Illustrata di Paler-
ne a tutt’oggi”, Palermo 1889. Il regolamento del mo, 1891-92” (1892), p.2. “Nella prima sezione
Comitato venne pubblicato col titolo “Esposi- fra i gessi esposti vi erano: l’arco della cappella
zione generale nazionale 1891 in Palermo, Rego- dell’Annunziata di Trapani, vari capitelli di Seli-
lamento generale”, Palermo, 1889. Il “Catalogo nunte, il telamone del tempio di Giove Olimpico
generale dell’Esposizione, compilato dal Prof. di Agrigento , un becco di civetta e due dettagli
Camillo Perricone di Siracusa” venne stampato di capitelli del tempio di Giove Olimpico di
nel 1898 dalla tipografia Virzì e a conclusione Agrigento; il gruppo dell’Annunziata, il busto di
dell’evento fu edito un consuntivo dal titolo: Pietro Speciale e la Natività di Pollina di Gagini,
“Relazione sul bilancio di chiusura presentata al la base della statua della Madonna di Francesco
Comitato Promotore Generale”. di Laurano; la Colonna rostrata di Cajo Duilio; il
11 Una di queste conteneva tre carte topografiche e Sarcofago di Grignano, quello di Petrulla e la base
dieci incisioni raffiguranti l’Esposizione, Alfano della statua di S. Giovanni di Marsala; il Nettuno
(1891). di Montorsoli, l’architrave della porta del Reclu-
12 La presenza dei libri di Durand nella biblioteca sorio delle ree pentite, la base del pulpito, quattro
di Basile è riportata da Eliana Mauro in “Un mu- capitelli della chiesa degli Alemanni, la trabeazio-
seo per Atene”, Pirrone (1989), pag.63. ne e capitello della chiesa de’ Catalani di Messina;
13 Se si confronta la soluzione “C” con il museo un capitello del Duomo di Cefalù, un dettaglio
progettato da Durand per il secondo Grand della porta del San Carcere in Catania. Vi erano
Prix (1779) si può notare un’evidente analogia inoltre gli archetipi del tempio G di Selinunte, il
nell’impostazione generale di un sistema spa- fac-simile di un dettaglio della cappella palatina,
ziale a galleria, con una o più corti, scandito da un fac-simile al naturale di una finestra del chio-
elementi ripetitivi. Ulteriori analogie riguardano stro di Monreale, della cupola della chiesa di San
la conformazione dell’ingresso, costituito da un Giovanni degli Eremiti e di quella della chiesa
porticato concavo che si dilata angolarmente in di Santa Maria dell’Ammiraglio e riproduzioni a
due piccoli ambienti ad emiciclo. mosaico di vari soggetti.”
14 La fontana luminosa, progettata da Emilio Piazzoli, 22 Con la locuzione “punto principale” si indica il
abbinava al getto d’acqua dei giochi di luce otte- punto di intersezione con il quadro della retta
nuti con vetri colorati abbinati a lampade ad ener- proiettante (passante per il centro di proiezione)
gia elettrica, introdotta in Sicilia pochi anni prima. ortogonale ad esso.
15 Nobile, M. R. (2002). 23 La linea d’orizzonte è la retta di intersezione con
16 Nel periodo normanno si riscontrano due tipi di il quadro di un piano orizzontale proiettante.
cupole: a semplice calotta del tipo greco o di tipo 24 Noto l’angolo (α) formato da due rette, si pro-
arabo a sesto sopralzato. cede alla determinazione del ribaltamento sul
17 Suddivisione a più livelli di un arco contenente quadro del centro di proiezione tracciando rette
una nicchia mediante piccoli pennacchi o nicchie che passano per i punti di fuga e intersecandosi
che formano una struttura a forma di alveare, sottendono l’angolo (α).
con funzione decorativa e non di sostegno. 25 La restituzione fotogrammetrica è stata eseguita
18 Cfr. Sessa E. (2002), p. 93. con il software Photomodeler Scanner.
19 Il Palazzo di Filadelfia fu progettato da J. Schwarz- 26 L’elaborazione e la registrazione delle nuvole di
mann in posizione isolata e con materiali adatti a punti sono state eseguite con il software Rapi-
permanere nel tempo. Cfr. Sessa E. (2002), p. 93. dform XOS.

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Ortofoto di Palermo. In evidenza: il perimetro del centro storico (verde); l’asse est-ovest
(arancione); l’asse nord-sud (giallo); l’area occupata dall’Esposizione (rosso)
2. Veduta del tratto di via Libertà da piazza Castelnuovo a piazza Crispi
3. Il complesso dell’Esposizione da piazza Castelnuovo in una foto di E. Interguglielmi
4a.-4b. Prospettiva della quarta variante, acquerello monocromo su cartoncino, 470x1763 mm,
s.d., s.t.; denominazione del progetto, china. (D.B.D., VIII, n.9)
5. Immagine stereoscopica di E. Sevaistre, “Palermo. Piccola Cuba. Il Prof. Basile che disegna il
monumento sopra detto”, 1860-1863. (Civico Archivio Fotografico di Milano, LV_25/65)
6. E. Basile, piante dell’ impianto generale, soluzioni “A”, “B” e “C” (D.B.D., VIII, n. 4, 5, 6),
Roma 1888
7. E. Basile, planimetria definitiva del complesso (D.B.D., VIII, nn. 6 e 7), Roma 1888-1889,
e individuazione dei tre nuclei dell’Esposizione, distinti per ritmo della maglia geometrica,
destinazione d’uso e linguaggio stilistico
8. Il corpo d’ingresso in una foto di E. Interguglielmi
9. Il modello digitale del corpo d’ingresso
10. Sovrapposizione del portico d’ingresso dell’Esposizione e del portico della cattedrale di Paler-
mo
11. Santa Sofia a Istanbul e la Sala delle feste dell’Esposizione
12. La galleria delle macchine nell’Esposizione Universale di Parigi (1867) e nell’Esposizione
Nazionale di Palermo
13. Palazzo delle Belle Arti nell’Esposizione Universale di Filadelfia (1876) e nell’Esposizione
Nazionale di Palermo
14. Modello del Palazzo delle Belle Arti
15. Il modello del Palazzo delle Belle Arti. In rosso la Galleria della Sicilia monumentale
16. La Galleria della Sicilia Monumentale e Artistica nella foto di E. Interguglielmi
17. Allestimento della Galleria della Sicilia Monumentale: a) Telamone del Tempio di Zeus ad
Agrigento; b) Modelli della cupola di San Giovanni degli Eremiti a Palermo; c) Portale della
chiesa dell’Annunziata a Trapani; d) Modello del Tempio G di Selinunte
18. Metodo di restituzione prospettica applicato alla fotografia di E. Interguglielmi. A destra lo
schema planimetrico della Galleria con individuazione del rettangolo servito a determinare la
posizione del centro di proiezione e la distanza principale
19. Il modello delle nicchie angolari nella cupola di San Giovanni degli Eremiti e lo schema delle
prese per il rilievo fotogrammetrico
20. Modello di San Giovanni degli Eremiti: vista della nuvola di punti estratta con procedimento
fotogrammetrico, del modello digitale e de modello texturizzato
21. Ricostruzione virtuale della Galleria della Sicilia Monumentale; vista assonometrica
22. Ricostruzione virtuale della Galleria della Sicilia Monumentale; vista prospettica
23. Sovrapposizione delle immagini equirettangolari estratte dal modello digitale e riprese in situ
dallo stesso punto di vista


Il Collegio dei Gesuiti e la chiesa di S. Maria della Scala a
Messina

Nunzio Marsiglia

Molto spesso, con riferimento all’archi- dalla convinzione che in arte si può avere il
tettura del XIX e del XX secolo “la storia bello, il nobile ed il nuovo, senza bisogno
è stata scritta finora seguendo il criterio d’innovare dalle radici, ma infondendo alla
dell’esclusione. L’aggettivo moderno ha of- materia che il passato ci offre il proprio spi-
ferto (è uno dei numerosi e ben dissimulati rito, per rifarla viva della nostra personalità,
tranelli) il termine di paragone per le esclu- trattare insomma il passato come puro mez-
sioni e per le inclusioni, sottraendo non solo zo, come veicolo per raggiungere l’espressio-
alla glorificazione , ma anche alle analisi e ne personale” (G. Samonà, 1929). In pochi
alla comprensione, una vastissima area di si sono adoperati per comprendere, senza
cose progettate e realizzate“(P. Portoghesi, con ciò necessariamente condividerle, le
1987). E dire che in molti casi questa ragioni di quanti hanno vissuto, con gran-
“esclusione” ha interessato manufatti e de tensione morale e culturale, la crisi di
complessi architettonici che hanno signifi- linguaggio che aveva attraversato tutto il
cativamente contribuito alla costruzione XIX secolo. Di contro sono stati parecchi
della struttura ed alla configurazione della tra gli artisti, gli architetti, i politici, i criti-
forma della città. A sostanziare tale stato di ci, gli storici, quelli che si sono invece im-
cose, con riferimento alla produzione ar- pegnati dapprima per isolare e poi per eli-
chitettonica dei primi decenni del XX se- minare molte tracce della memoria colletti-
colo, c’è stato un diffuso atteggiamento va. “Demoliamur, renovabimus!”, “Incipit
critico condizionato da pesanti pregiudizi vita Nova”, ecc. erano gli slogan con i
storiografici che ha determinato una sorta quali nei primi anni del XX secolo si tentò
di disinteresse nei confronti delle opere di di costruire il consenso attorno alle opera-
quanti non avevano aderito ai principi del zioni demolitorie che hanno cancellato
razionalismo, movimento che aveva già edifici e parti di città che avevano, comun-
permeato molti tra i protagonisti del dibat- que, assunto la dignità di documento della
tito architettonico internazionale. E questa storia dell’architettura e come tali testimo-
discriminazione, secondo quanto ha scritto niavano dei modi e delle forme con cui
nel 1929 G. Samonà, ha interessato “l’ar- l’uomo, in un determinato tempo, si è inse-
chitetto tradizionalista moderno (che) cerca diato sul territorio. La demolizione dell’ar-
nel passato l’espressione concreta di un suo chitettura, come è stato molto opportuna-
particolare stato d’animo, e la ricava, la pi- mente scritto da G. Muratore, è stata
glia ove gli capita, senza preoccuparsi che spesso voluta dagli “opinion leaders” che
questo sia barocco, romano, greco o roman- organizzano il consenso nel merito delle
tico. E’ quindi una sorta di nuovo ecletti- decisioni che interessano il controllo delle
smo, da distinguere bene da quello accade- trasformazioni del territorio per cancellare
mico a forme prestabilite; eclettismo fatto “la memoria di un fenomeno, di un evento,


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

di una situazione, di un disegno, di un pro- artistici del mestiere di architetto. In parti-


getto, di un’idea, di una presenza non condi- colare, sulla sua formazione, influì la lezio-
visi, quindi inutili e pertanto condannati ne del maestro Damiani Almeyda, a sua
all’assenza fisica, da quello specifico conte- volta particolarmente impegnato nello stu-
sto”. E questa rimozione fisica discende dal dio dal vero dell’antico, nell’esercizio del
“diritto di eliminare per motivi quasi sem- disegno quale strumento privilegiato nella
pre inconfessati e altrettanto spesso incon- rappresentazione dell’architettura, nonché
fessabili un oggetto, una realtà che avrebbe nel dominio delle tecniche di costruzione.
potuto testimoniare con la sua utile soprav- Di tale lezione quel che affiora nei progetti
vivenza il tracciato di una storia che si vuole, di Zanca sono una particolare sensibilità
invece, interrotta”. E tutto ciò accade senza urbanistica nel costruire in continuità con
avere avuto a capacità di individuare prima la città esistente, la ricerca di un significati-
“la soglia discriminante oltre la quale un vo rapporto tra innovazione tipologica e
oggetto qualsiasi diventa, ad un certo punto tecnologica ed una buona capacità di leg-
della sua storia, un reperto, una testimo- gere e interpretare le architetture del pas-
nianza, un documento, un ‘monumento’ (G. sato ai fini della elaborazione progettuale.
Muratore, 2003). Tra le ‘vittime di questi Zanca sviluppa la sua intensa attività, a
atteggiamenti, in quanto architetto ‘tradi- partire dal 1877, partecipando a molti con-
zionalista’ orientato verso la ricerca di una corsi locali e nazionali, nonché attraverso
possibile identità nazionale attraverso la la realizzazione di parecchi edifici per com-
proposizione di tipi e linguaggi architetto- mittenze pubbliche e private fino alle so-
nici direttamente mutuati dalle diverse glie della metà del XX secolo: si ricordano,
tradizioni regionali in Sicilia tra la fine del in particolare, il palazzo Municipale di
XIX secolo e la prima metà del successivo, Messina, i molti edifici progettati per l’U-
spicca il nome di Antonio Zanca. Protago- niversità di Palermo e per il Banco di Sici-
nista tra i più interessanti dello scenario lia, il palazzo Paternò a Palermo, i progetti
professionale siciliano otto-novecentesco, per i conti di Mazzarino. Ma l’impegno
Zanca è stato particolarmente abile nel professionale che lo coinvolto per molta
tradurre in un linguaggio decisamente col- parte della sua vita è stata la cattedrale di
to l’adesione ad un’ideologia architettonica Palermo, rilevata a partire dal 1896 e sulla
che affondava le sue radici nella tradizione quale, ultranovantenne, ha pubblicato un
del luogo quale generatrice del progetto. ponderoso volume di studi e approfondi-
Formatosi in un contesto culturale partico- menti progettuali, nel 1952. Da tale appas-
larmente attivo per la presenza di alcune sionata ricerca, molto probabilmente, sono
delle personalità più interessanti del pano- discesi gli orientamenti culturali che hanno
rama architettonico siciliano, quali Giu- permeato parte importante della sua attivi-
seppe Damiani Almeyda, Giovan Battista tà professionale e in particolare il progetto
Filippo Basile, Giuseppe Patricolo, Miche- per il complesso architettonico costituito
langelo Giarrizzo, ecc., Zanca acquisì una dal Collegio di Sant’Ignazio e dall’annessa
puntuale conoscenza della storia, un stra- chiesa di S. Maria della Scala a Messina:
ordinaria attenzione per il disegno ed una orientamenti, questi, solidamente ancorati
rigorosa conoscenza degli aspetti tecnici al mito mai dismesso della civiltà norman-
della professione; e questi requisiti gli con- na. La costruzione di questi manufatti ar-
sentirono un esercizio professionale parti- chitettonici va inquadrata nell’ambito del
colarmente interessante sia con riferimento periodo di ricostruzione della città deva-
agli aspetti tecnici sia con riguardo a quelli stata dal terremoto del 1908 che, a partire

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Architetture perdute

dal 1922, ha coinvolto interventi pubblici e seconda guerra mondiale, nel 1974 chiesa e
iniziativa privata e che nell’arco di circa un collegio sono stati venduti dai Gesuiti ad
ventennio è riuscito a colmare, in buona una società immobiliare che li demolì con
misura, i guasti prodotti dall’evento cala- grande urgenza per realizzare sulla medesi-
mitoso. Tra le realizzazioni di questo perio- ma area un edificio multipiani destinato ad
do a Messina, in particolare, si ricordano le ospitare esercizi commerciali, uffici e resi-
infrastrutture del più importante snodo denze. Il complesso monumentale demoli-
ferroviario dell’isola, 500 isolati residenzia- to, era stato costruito quale nuova sede
li per un ammontare complessivo di 6.000 della Compagnia di Gesù che già era pre-
abitazioni, l’impianto fieristico, il Palazzo sente nella città di Messina, fin dal 1909,
di Giustizia di Marcello Piacentini, parte con una costruzione temporanea donata
della monumentale ‘palazzata a mare’ di da Pio X, il Collegio dedicato per l’appun-
Giuseppe Samonà, Camillo Autore, Raffa- to allo stesso Papa. La realizzazione del
ele Leone e Giulio Viola e molti dei più nuovo Collegio prese l’avvio nel 1923 e la
importanti edifici religiosi (la Chiesa dei sua dimensione monumentale era anche
Catalani, il Duomo, la Chiesa S. Maria rappresentativa dell’importanza che la
Alemanna, ecc.). Il progetto di Zanca per Compagnia del Gesù, già dal XVI secolo,
il Collegio dei Gesuiti viene realizzato tra il aveva riconosciuto alla città di Messina in
1922 ed il 1933 per volontà dei vertici della accoglimento della richiesta del Senato di
Compagnia di Gesù. Collocati in un luogo istituire in città un insegnamento pubblico:
centrale della città, piazza Cairoli, il colle- “Scala troppo opportuna a navigar per l’O-
gio e la chiesa di S. Maria della Scala per riente e a passar in qualunque altra parte del
molti anni hanno rappresentato un grande mondo”, l’aveva infatti definita Ignazio di
motivo di orgoglio per i messinesi, deside- Loyola davanti ai dieci gesuiti che nel di-
rosi di riconoscere nella città nuova quella cembre del 1547 stavano per lasciare Roma
dignità artistica e monumentale che era alla volta di Messina. I disegni di Antonio
stata ampiamente compromessa dai disa- Zanca, datati a partire dal 1922, sono at-
strosi eventi del 1908. Nell’opera di Zanca tualmente conservati presso l’archivio
è possibile cogliere la tensione che nello Zanca del Dipartimento d’Architettura
stesso periodo coinvolgeva molti architetti dell’Università di Palermo e documentano
decisi a “mantenere attiva la relazione fra di un iter progettuale particolarmente lun-
passato e presente, in sintonia con le identità go nelle procedure ma altresì dell’attenzio-
culturali e tradizionali di ciascun ambito ne al dettaglio con la quale l’artefice illu-
storico-geografico, in relazione al tipo archi- strò e sviluppò la sua proposta progettuale.
tettonico da realizzare e nel rispetto dell’in- I due edifici vennero concepiti come orga-
dividualità del progettista e del nismi indipendenti e autonomi, sia per la
committente”(M. L. Neri, 1977). In diversa destinazione d’uso, sia per il fatto
quest’opera, in particolare, un linguaggio che furono costruiti in tempi diversi: il
mutuato in forma palese dall’esperienza collegio prima, e la chiesa dopo. L’edificio
costruttiva arabo-normanna ha il compito destinato allo svolgimento dell’attività pe-
di rendere meno incombenti le esi¬genze dagogica presentava una pianta trapezoi-
tecniche discese dalle rigide norme sismi- dale che assecondava la dimensione geo-
che prudentemente predisposte dopo il metrica dell’isolato, si sviluppava attorno
devastante terremoto che aveva raso al ad una corte, secondo schemi ed impianti
suolo la città dello stretto. Sopravvissuti in già sperimentati altrove per strutture con
forma integrale ai bombardamenti della analoghe funzioni e si articolava in quattro

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

corpi di fabbrica disposti lungo i lati dell’i- più di 500 fedeli. Al suo interno sono stati
solato. I prospetti, come precisa Zanca, ri- previsti pilastri a croce di sezione ottagona-
chiamavano il “partito architettonico deco- le con capitelli e pulvini sormontati da ar-
rativo dell’architettura siciliana del XII e chi acuti. La costruzione del modello digi-
XIII secolo” ed erano caratterizzati da un tale del Collegio dei Gesuiti e della Chiesa
sistema di bifore, lesene ed archeggiature di Santa Maria della Scala di Messina, data
cieche di chiara ascendenza normanna. Per la indisponibilità del manufatto, è discesa
quanto attinente agli aspetti strutturali, direttamente dallo studio dei materiali
l’edificio è stato concepito con rigorosa d’archivio donati dalla famiglia Zanca
adesione alle nuove norme vigenti in mate- all’Università di Palermo nel 1997. In
ria di sicurezza sismica, emanate dopo il questo fondo sono conservate parecchie
devastante terremoto del 1908: un sistema migliaia di disegni, carteggi, documenti
costruttivo che prevede una struttura in fotografici, computi metrici, libri, riviste e
cemento armato con muratura di riempi- quant’altro documenta della vastità degli
mento in pietrame calcareo e laterizi. La interessi culturali nonché dell’attività pro-
costruzione della Chiesa si collocava all’in- fessionale e didattica dello studioso. Di un
terno dell’iniziativa promossa dall’arcidio- progettista particolarmente attento alla
cesi per la riedificazione delle chiese di- storia dei luoghi ed alle dinamiche evoluti-
strutte. I lavori furono iniziati verso la fine ve del progetto d’architettura, con un
del 1926, prima ancora che fossero com- grande interesse per l’evoluzione tecnolo-
pletati i locali della sagrestia, della torre gica; che è stato, al contempo, molto rigo-
campanaria e della scala di accesso alla tri- roso nel rilievo dei monumenti e nella
buna ed alle gallerie (lavori questi compre- pratica del restauro e che si è distinto per
si, tutti, nel progetto del Collegio), e furo- l’appassionata partecipazione al dibattito
no completati il 30 giugno 1933. La cap- architettonico che animava il suo tempo.
pella di S. Maria della Scala si rifà in ma- Dopo la digitalizzazione di piante, sezioni
niera decisa ai modelli normanni, e in par- e prospetti la costruzione del modello digi-
ticolare alla chiesa palermitana di S. Catal- tale ha proceduto tramite l’estrusione delle
do. Era possibile accedere all’interno per superfici, mentre per i solidi complessi so-
mezzo di tre ingressi; uno principale sulla no state fatte operazioni booleane: unione,
via Nicola Fabrizi e due secondari, di cui il sottrazione e intersezione. Sono poi stati
primo sulla via Ugo Bassi, e l’altro, interno, aggiunti i particolari costruttivi e gli appa-
sotto il portichetto che chiude a nord il rati decorativi che definiscono dettagliata-
grande cortile del collegio. La quota alti- mente i prospetti. Disegni e documentazio-
metrica della chiesa era la stessa di quella ne fotografica sono stati molto utili ai fini
del cortile del Collegio. Delle tre navate, della ricostruzione dello spazio interno la
quella centrale era larga 6,00 m. e termina- cui descrizione è stata sviluppata attraverso
va con l’abside, mentre le navate laterali tecniche di rendering capaci di consentire
misuravano 3.40 m. di larghezza e termina- una rappresentazione foto realistica
vano con la protasi e il diaconico; in tal dell’oggetto architettonico.
maniera, la pianta assumeva un impianto
basilicale. La lunghezza massima della
chiesa era di 26.80 m. e la sua larghezza I grafici sono stati elaborati dagli arch.
12.80 m. L’edificio era in grado di ospitare Valeria Biundo e Renato Pino

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Architetture perdute

BIBLIOGRAFIA

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1929.
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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Pianta e sezione-prospetto del Collegio dei Gesuiti e della Chiesa di S. Maria della Scala
2. Collegio dei Gesuiti e Chiesa di S. Maria della Scala, prospetto su via Fabrizi
3. Collegio dei Gesuiti, prospetto su piazza Cairoli
4. Chiesa di S. Maria della Scala, prospetto su via Dogali
5. Collegio dei Gesuiti, sezione trasversale
6. Chiesa di S. Maria della Scala: prospetto su via U. Bassi
7. Chiesa di S. Maria della Scala, veduta absidi
8. Collegio dei Gesuiti, cortile interno
9. Collegio dei Gesuiti, scala interna
10. Collegio e Chiesa modello 3D, veduta esterni
11. Collegio e Chiesa, modello 3D, veduta su via Fabrizi
12. Chiesa S. Maria della Scala. Modello 3D, prospetto su via U. Bassi
13. Collegio e Chiesa, modello 3D, veduta esterni
14. Collegio dei Gesuiti, modello 3D, cortile interno
15. Collegio dei Gesuiti, modello 3D, scorcio cortile interno
16. Collegio dei Gesuiti, modello 3D, dettaglio
17. Collegio e Chiesa di S. Maria della Scala, modello 3D, scorcio coperture
18. Collegio e Chiesa di S. Maria della Scala, modello 3D, interno chiesa


Il disegno per un’ipotesi: Villa Galletti Inguaggiato

Manuela Milone

L’architettura del settecento, soprattut- dalla presenza a Palermo di Ferdinando


to quella di fine secolo, è caratterizzata da Fuga e dalla circolazione delle incisioni di
una pluralità di linguaggi artistici, espres- J.B. Fischer von Erlach, riprese in appunti
sione di un atteggiamento sperimentale, grafici dal Piranesi.
che non risparmia neanche i più fedeli La Villa Galletti (Fig. 1) è l’opera su cui
esponenti del rinnovato classicismo. Que- si sono dirette le osservazioni degli studiosi
sta tendenza ad uno stile classicheggiante è per un giudizio critico su Andrea Gigante
più visibile a Palermo che altrove nell’isola architetto neoclassico, infatti si tratta di un
per gli stretti contatti che vi erano con Na- manufatto che, inserito nella tradizione ar-
poli e Roma. chitettonica dell’edilizia nobiliare siciliana,
Andrea Gigante è considerato, assieme mostra nell’insieme un profondo legame
al contemporaneo Giuseppe Venanzio con le elaborazioni italiane ed europee2.
Marvuglia, esponente di questo particolare I tempi della redazione del progetto e
momento di transizione. della costruzione della villa da parte del Gi-
Nel 1763 Gigante aveva già realizzato gante possono essere individuati negli anni
impegnativi progetti, ponendosi come 1769-75; al tradizionalismo della struttura
esponente di punta dello sperimentalismo muraria della villa, un corpo a C caratte-
tardobarocco, e singolare rielaboratore di rizzato dal nodo compositivo dello scalone
tematiche di ascendenze rococò: la ricon- realizzato all’interno della fabbrica, si
figurazione del palazzo Bonagia con l’in- aggrega il repertorio innovativo della deco-
serimento dello scalone e l’ampliamento razione a trofei sul prospetto; i riferimenti
e trasformazione del palazzo Valguarnera culturali, che gravitano nell’area francese,
Ganci1. sono pervenuti attraverso l’Accademia
E’ in questi anni che si colloca l’aper- francese di Roma e attraverso la diffusione
tura del Gigante verso le tematiche svolte delle pubblicazioni del Piranesi. Quest’ul-
dalla cultura antibarocca che si andava time insieme alla chiesa di S. Maria del
progressivamente imponendo. L’inizio del Priorato (Fig. 2) a Roma costituiscono una
cantiere di palazzo Costantino corrisponde fonte di ispirazione per il prospetto esterno
ad altri episodi considerati come le prime della villa Galletti, sia nell’elaborazione di
tappe della cultura neoclassica a Palermo, alcuni motivi ornamentali, sia nel metodo
tra cui l’apertura del cantiere di villa Vil- compositivo operante per intersezioni di
larosa a Bagheria. In coincidenza con il piani, sovrapposizioni ordinate di diverse
ritorno di Marvuglia a Roma, sembra ma- impaginazioni architettoniche3.
turare in senso neoclassico la personalità di Andrea Gigante, nella villa Galletti,
Andrea Gigante. Per lui il rapporto con il lascia traccia della sua versatilità profes-
classicismo romano-napoletano è mediato sionale, oscillante tra il ruolo di architetto


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

e quello di vero e proprio decoratore, e dinamiche, alla grandiosità della imposta-


di cui è prova il repertorio rovinistico zione planimetrica, alla scenografia dello
offerto dagli affreschi nei saloni di rappre- scalone esterno che tanto peso ebbe nelle
sentanza, realizzati da Benedetto Cotardi intenzioni formali dei prospetti, si oppone
dietro la regia dello stesso architetto. No- qui una composizione lineare e serena, po-
tevoli affinità tra villa Galletti e villa Tasca: tremmo dire forse una modesta costruzio-
il motivo francese del partito mediano a ne ad un piano con una severa scala interna
padiglione, le alte lesene e le decorazioni ed un cortile. E’ probabile che Gigante
a trofei, le specchiature con bassorilievi, abbia voluto farne, più che una residenza
le cornici a dentelli, il tema del bugnato di campagna, una palazzina di caccia e che
piatto marcato in senso orizzontale da li- in seguito sia stata ampliata dai proprietari
stature a giunti vuoti. Ed ancora troviamo stessi; di sicuro traspare quel carattere di
notevoli affinità compositive e decorative palazzotto di città con quegli stessi attributi
con il progetto della villa ed il disegno di riscontrabili nell’ambito cittadino. Un mo-
un parterre (Fig. 3) attribuito al Gigante, desto blocco a base rettangolare potrebbe
per il palazzo dei principi di Partanna a essere considerato il primo nucleo primiti-
Palermo, probabilmente da identificare vo. L’osservazione delle strutture murarie,
con un palazzo esistente a piazza Marina chiuse e serrate nella rigida composizione
distrutto nell’ultima guerra. Un grande del rettangolo, rende legittima questa ipo-
frontone triangolare, forato da un occhio tesi. Il prospetto che si gode da via Butera
ellissoidale e decorato con scene mitolo- presenta il carattere di una facciata di città;
giche, sovrasta un portico sorretto da ele- il partito centrale disposto più con cura
ganti colonne con fusti scanalati e capitelli geometrica che con aulica scenograficità,
corinzi; la parete retrostante si articola in presenta uno stretto legame verticale tra
spazi finestrati, sovrastata da una cornice il portone ed il balcone centrale. Diviso in
con timpani triangolari e curvi su mensole tre episodi principali, ricordiamo quello
allungate, e in riquadri decorati a trofei, centrale, composto in senso orizzontale
mentre sull’asse una nicchia semicircolare in tre partiti. Quello inferiore, ai lati di un
che avvolge una figura femminile ed in alto ingresso con arco ribassato (Fig. 4) ornato
un tondo circondato da ghirlanda a guisa da fogliami raccolti in fasci, si aprono nel
di stemma, costituiscono il perno della muro due profonde nicchie sferiche in cui
composizione. La struttura della villa come sono inserite vasi da giardino ricavati da
per questo disegno può essere scomposta un unico blocco di tufo decorativamente
in diversi strati o piani semantici- a partire ricchi e raffinati.
da quello delle colonne le cui ombre si pro- Il partito centrale (Fig. 5), concepito
iettano sul fondo- in analogia a un processo in stretto legame con quello inferiore, è
progettuale nel quale interagiscono le vaste ritmato dal susseguirsi di quattro paraste,
culture dell’autore. concluse nella parte superiore da capitelli
Di impostazione chiusa e serrata, è più corinzi di raffinatissima fattura, entro cui
legata alla stesura del palazzo cittadino, che sono inserite, con quelle particolari pro-
non all’impianto aperto delle costruzioni porzioni eleganti e slanciate, proprio del
villerecce caratteristiche dell’agro palermi- gusto di Gigante, tre alte finestre. Il partito
tano. Questa villa forse è la prima del ciclo superiore, presenta il motivo del timpano
barocco che con le precedenti mostra una triangolare a conclusione di questo insie-
profonda frattura, sia come impostazione me che, possiamo affermare, compare per
che come concezione. Alle curve fluttuanti la prima volta nella tipologia delle ville


Architetture perdute

palermitane. Questo motivo verrà ripreso propaggine evidentemente addossata al


inseguito in altre opere del Gigante ma blocco di cui si è detto. Il collegamento,
soprattutto nelle opere del Marvuglia. non eccessivamente vistoso, parte con due
Le alte lesene coronate in sommità dai rampe simmetriche ai lati dell’androne,
capitelli corinzi, il doppio filare di dentelli, considerato come un passaggio carraio, si
sotto la impanatura delle aperture, sono unisce poi, in una unica rampa che porta
tutti elementi che denunziano questa nuo- al pianerottolo di accesso all’appartamento
va tematica greca riscoperta che a Palermo centrale, mentre altre due laterali, di di-
trova la sua prima manifestazione nella mensioni minori permettono l’accesso alle
villa Galletti. All’interno del timpano di ali della villa4.
copertura ritroviamo lo stemma coronato Il cortile interno infine nascerebbe
della famiglia Galletti, circondato da armi dall’annessione di due ali simmetriche di
svettanti verso l’alto, bandiere e tralci flo- cui una, raggiunge parzialmente l’eleva-
reali che rendono fortemente chiaroscura- zione del piano nobile, l’altra perviene a
to il blocco decorativo. questa esclusivamente nei primi tre piani
Ai lati del partito centrale, compaiono che limitano il blocco, nella parte poste-
due campi simmetrici, divisi in una fascia riore, dal lato sinistro rispetto all’asse. Al
inferiore orizzontale ritmaticamente arti- piano terreno le due ali allontanandosi dal
colata, che funge da basamento interrotta nucleo centrale si chiudono in un grande
da aperture, ed una superiore dove hanno vano che presenta, all’interno, tre grandi
luogo i balconi del piano nobiliare, inseriti pilastri e sui fronti esterni cinque aperture.
in cortine di fondo, incorniciate da lesene, Il piano terreno offre una disposizione
divise le une dalle altre da elementi deco- di vani tipica per i locali di servizio, non
rativi, panoplie riccamente intagliate nel disimpegnati, molto spesso bui. Ma quello
tufo. In questa villa siamo di fronte ad una su cui ci si sofferma è che l’ingresso prin-
monocromia dovuta all’assenza dell’in- cipale della villa, avrebbe potuto trovarsi
tonaco, dato il gusto per la pietra a vista dalla parte opposta rispetto quello che noi
introdotta proprio da Gigante, per cui l’ef- oggi consideriamo principale. A sostegno
fetto decorativo è affidato esclusivamente di questa tesi ci viene in ausilio l’osser-
al movimento o alla disposizione delle mas- vazione della stesura planimetrica che
se. La parte superiore del muretto d’attico presenta molti punti di contatto con quella
è infine coronata, sul fronte, da quattro alti più antica di villa Cutò5. L’appartamento
vasi da giardino di raffinata eleganza. principale del piano nobile presenta un
I prospetti laterali ripetono gli stessi vano d’ingresso di dimensioni modeste con
motivi presenti nel prospetto principa- funzione di disimpegno al grande locale
le, ma non concludono i ritmi descritti che si affaccia con tre balconi sul corso
nell’ambito di quello che si ritiene essere il Butera e che molto probabilmente doveva
nucleo più antico. Infatti l’interrotta conti- essere riservato alla rappresentanza. Quat-
nuità dei fronti laterali potrebbe essere una tro muri di spina dividono parallelamente
prova dell’esistenza di un nucleo primitivo con ordine geometrico in senso trasversale,
a base rettangolare. L’osservazione delle questo piano, in una serie di vani che ri-
strutture murarie, come prima descritte, petono la medesima disposizione, rispetto
rende legittima questa ipotesi (Fig. 6). Il all’asse fondamentale dell’impianto, tre
corpo dello scalone, chiuso nell’ambito prospicienti sui fronti laterali, due inseriti
della costruzione, ha inizio all’interno del tra questi ed il vano centrale, unitamente
blocco per svilupparsi poi in un ampia a quello che funge da disimpegno(Fig. 7).

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

La formulazione di una ipotesi di ri- Note


configurazione del manufatto sulla base di 1 S. Piazza, Note sull’avvento del neoclassicismo
alcuni dati acquisiti per mezzo del rilievo a Palermo, in G. Pagnano, Dal tardobarocco ai
diretto dell’ammorsamento delle murature neostili, Sicilia, Messina 2000, p. 46.
e di riferimenti tipologici già citati tra cui 2 La Napoli Borbonica, la Roma delle Accademie
lo studio dell’impianto a “C” di alcune e di Piranesi, la Parigi di A.J. Gabriel e degli stili
Luigi XV-XVI, la Vienna degli Asburgo.
ville suburbane, e l’inquadramento storico 3 M. Giuffrè, Dal Barocco al Neoclassicismo: An-
culturale dell’architetto. drea Gigante architetto di frontiera, in: «Le Arti in
Dato lo stato di forte degrado della Sicilia nel Settecento: Studi in memoria di Maria
villa oltre ad un ipotesi ricostruttiva del Accascina» Palermo, Regione Siciliana 1985,
p. 132.
corpo basso, si è proceduto anche con 4 Per la scala verrà utilizzata la pietra di Castel-
delle visualizzazioni rendering utilizzando lazzo della contrada della Milicia, mentre per la
gli stessi coni ottici di foto effettuate nel pavimentazione dell’androne d’ingresso al cortile
la pietra della Montagnola sopra la casina del
medesimo luogo analizzato in maniera
Principe di Ramacca.
bidimensionale(Fig. 8). Infine la visualiz- 5 Anche qui siamo in presenza di un cortile in
zazione dell’intero corpo di fabbrica nello terno di brevi dimensioni, limitato nei lati lunghi
stato attuale e con l’ipotesi di riconfigura- dalle ali, mentre il corpo di fondo è costituito dal
nucleo principale che sul cortile offre il fronte
zione visualizzata su tutti e quattro i fronti dello scalone, che si manifesta in prospetto
(Fig. 9), raggiungendo un grado notevole attraverso le grandi aperture che illuminano le
di possibile configurazione originaria. rampe.

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DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Planimetria del centro storico di Bagheria con individuazione delle ville storiche
2. Villa Galletti Inguaggiato -Pianta piano terra a quota +2,70m
3. Villa Galletti Inguaggiato -Pianta piano nobile a quota +7,50m
4. Pianta del corpo basso con ipotesi ricostruttiva
5. Prospetto principale
6. Prospetti laterali
7. Sezioni longitudinali
8. Prospetto posteriore
9. Sezione trasversale posteriore
10. Ricostruzione stato di fatto- ipotesi ricostruttiva 1
11. Ricostruzione stato di fatto- ipotesi ricostruttiva 2
12. Ricostruzione stato di fatto- ipotesi ricostruttiva 3
13. Ricostruzione stato di fatto- ipotesi ricostruttiva 4
14. Foto interna stato di fatto
15. Ricostruzione foto interna fig.14
16. Foto interna stato di fatto
17. Ricostruzione foto interna fig.16
18. Foto interna stato di fatto
19. Ricostruzione foto interna fig.18
20. Ricostruzione interna
21. Ricostruzione interna


Capitolo III

UNBUILT ARCHITECTURE


Dalla prospettiva dipinta alla fruizione virtuale 3D.
Il San Girolamo nello Studio di Antonello da Messina

Mirco Cannella

Il san Girolamo nello Studio di Anto- Colantonio venne a contatto dunque


nello da Messina rappresenta l’estrema con i più influenti pittori fiamminghi
sintesi tra la pittura rinascimentale italiana dell’epoca come Barthélemy d’Eyck,
e quella la fiamminga. Dipinto assai pro- anch’egli pittore di corte di Re Renato, e
babilmente intorno al 14701, quest’opera in seguito, salito al trono Alfono V d’Ara-
ha catturato l’attenzione di molti studiosi, gona, ebbe modo di frequentare gli allievi
soprattutto per quanto riguarda l’interpre- di Jan van Eyck e il pittore valenziano
tazione dello spazio interno riprodotto nel Jaime Baço (detto anche Jaume o Jaco-
dipinto (Fig. 1). mart, 1410-1461) che, sebbene originario
A partire da un’attenta lettura del di Valencia, fu influenzato profondamente
background formativo del pittore messine- dalla pittura fiamminga3. La pittura a
se, e dall’analisi nel san Girolamo come in olio nell’Italia del Quattrocento era già
altre opere, degli influssi provenienti da d’uso comune, ma Antonello a Napoli
culture differenti, il presente contributo ebbe modo di apprendere i procedimenti
propone, attraverso le tecniche della resti- tecnici della stesura del colore (miscelato
tuzione prospettica e l’esame comparativo con olii di lino o di noce) per successione
di architetture coeve, una possibile con- di leggere velature secondo una tecnica
figurazione della misteriosa architettura2 affinata per la prima volta da Jan van Eyck
raffigurata nel dipinto, finalizzata alla (1340-1441) e resa nota nella penisola
realizzazione di un modello digitale per la italiana dai suoi allievi e seguaci come Pe-
costruzione di un sistema per la fruizione trus Christus (1410-1475). Ed è proprio
virtuale. con quest’ultimo che i legami della pittura
Antonello da Messina, com’è noto, di Antonello appaiono più stretti sia dal
si formò presso la bottega di Colantonio punto di vista delle tecniche pittoriche che
(Niccolò Antonio 1420-1460) pittore at- stilistiche, sebbene non sia affatto sicuro
tivo presso la corte napoletana dapprima che tra i due pittori ci sia stato un contatto
per il Re Renato D’Angiò (1435-1442) diretto4.
e in seguito per Alfonso V di Aragona Petrus Christus è il primo pittore
(1442-1458). Entrambi i sovrani, grandi fiammingo a utilizzare la costruzione pro-
estimatori della pittura fiamminga, favo- spettica “corretta all’italiana” a differenza
rirono l’arrivo nella città partenopea di di quanto avviene comunemente nella
opere e artisti provenienti dal nord-ovest pittura nord europea del Quattrocento
dell’Europa, facendo di Napoli un centro dove la prospettiva non ha un valore di
di fertili incontri e la sede privilegiata per misura dello spazio ma è finalizzata all’in-
uno scambio di conoscenze e tecniche clusione dell’osservatore all’interno della
pittoriche tra artisti fiamminghi e italiani. scena dipinta con accorgimenti come, ad


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

esempio, l’uso di più punti di fuga per tonello coerentemente contestualizzarlo


rette equamente parallele ma appartenenti con l’edificio rappresentato. Il portale ad
a diversi piani, o ponendo l’osservatore in arco ribassato, di chiara matrice gotico-
alto rispetto alla scena rappresentata. catalana, è il varco di accesso a un edificio
Al contempo nelle sue opere Petrus in pietra da taglio, le cui caratteristiche
Christus ricorre a un espediente pittorico formali e stilistiche sono rintracciabili
abbastanza ricorrente nella pittura fiam- nell’arte edificatoria che contraddistingue
minga, ossia, quello del portale arcuato l’area meridionale del Mediterraneo tra il
che funge da arco-diaframma5 tra il di- XV e il VXI secolo.
pinto e l’osservatore. Al di là del portale Il piccolo studiolo ligneo che accoglie
le figure umane si possono articolare in il santo assorto nella lettura di un testo, è
spazi architettonici molto semplici come situato all’interno di un edificio ripartito
nel caso della nella Natività di Washington da campate formate da alti piedritti po-
(1465) (Fig. 2), dove un portale con arco listili dai quali si diramano archi a sesto
riccamente intagliato e colonnine di mar- acuto che fungono da imposta per le volte
mo rosso addossate ai piedritti, introduce a crociera di copertura. Azulejos valenzani
a una semplice capanna costituita da travi ne rivestono il pavimento.
di legno e delimitata sullo sfondo da un In asse con ogni campata, nella zona
edificio diruto, oppure, piccole e semplici sommitale della parete di fondo, si aprono
architetture come nel caso della Madonna delle bifore polilobate che probabilmen-
con il bambino di Budapest (1445) in cui te fanno parte di un registro di finestre
l’elemento architettonico si riduce a un che corre lungo i muri perimetrali della
pavimento a scacchiera (con rombi e qua- fabbrica. Ancora sulla parete di fondo,
drati), interrotto da una seduta di legno, nella parte bassa della campata di sinistra,
o ancora, nell’Annunciazione di Bruges è possibile scorgere una grande finestra
(1452) in cui, superato il portale, si arti- rettangolare con sedili in pietra posti nella
cola un piccolo vano, illuminato da grandi parte sottostante; mentre a destra da un’a-
finestre, formato da due campate coperte pertura con arco a tutto sesto si intravede
con volte a crociera. Infine, ma non meno un ambiente, che si estende in profondità,
raro, dietro i portali si sviluppano architet- definito da una serie di campate, forse una
ture molto complesse come, ad esempio, sala colonnare, conclusa sul fondo da una
la cattedrale gotica dipinta da Rogier van parete finestrata. Attraverso le finestre, in
der Weyden nella Pala dei Sette Sacramenti analogia con i dipinti di Christus su citati,
(1450) (Fig. 3). lo spazio concluso dell’interno della sala si
Osservando il San Girolamo nello stu- espande, tramite le finestre, verso la cam-
dio si notano delle analogie assai evidenti pagna retrostante animata da scene di vita
con quanto si è detto a proposito della quotidiana con persone a cavallo o intente
pittura fiamminga e non solo per la tecnica a navigare, con una piccola imbarcazione,
pittorica impiegata o la cura minuziosa dei il corso di un fiume.
dettagli, ma anche per l’utilizzo di temi Molti studiosi hanno interpretato
compositivi che il pittore messinese assimi- questo edificio come una sala capitolare
la e fa propri fondendoli con la razionale annessa a un monastero, ma in realtà le
spazialità italiana. analogie più stringenti si denotano con
Il Portale, che come nei dipinti di Chri- le logge pubbliche come, ad esempio,
stus o van der Weyden funge da cornice, quella di Palma di Maiorca o la loggia dei
nel San Girolamo nello studio viene da An- mercanti della seta di Valencia anche se


Unbuilt Architecture

quest’ultima, com’è noto, è stata costruita messinese abbia o no conosciuto le opere


a partire dal 1482 ovvero un decennio do- di Piero della Francesca: la sua alta padro-
po che Antonello da Messina dipingesse nanza del mezzo prospettico infatti, fa pre-
il San Girolamo (Fig. 4). Non è chiaro se supporre una sua frequentazione dell’am-
Antonello abbia mai visto direttamente biente romano6, come è stato accennato
queste sale adibite in genere alla contratta- da Vasari, probabilmente negli anni tra il
zione delle merci, ma è chiaro come la pre- 1458-1459, periodo nel quale Piero della
senza di maestranze iberiche specializzate Francesca si trasferì a Roma a servizio di
nei grandi cantieri dell’Italia meridionale, papa Pio II. Non esiste una documenta-
e in particolare in Sicilia, abbiano avuto zione certa che testimonia l’incontro tra
un ruolo fondamentale nel trasmettere i due pittori ma è chiaro come Antonello
modelli architettonici da una regione del da Messina, nella sua maturità artistica,
Mediterraneo ad un’altra. raggiunga un dominio e un controllo dello
Nello stesso periodo in cui Antonello spazio e della volumetria dei corpi parago-
da Messina dipingeva il San Girolamo nel- nabile solo al più illustre collega7.
lo studio, Piero della Francesca lavorava Il San Girolamo nello Studio, nono-
al De prospectiva pingendi, un trattato, stante le sue dimensioni contenute (45,7
scritto in volgare e corredato da ricche x 36,2 cm), presenta un’accurata costru-
illustrazioni grafiche e esempi pratici, in zione prospettica che non è rigidamente
cui vengono affrontate problematiche ine- intesa dal pittore ma, come vedremo in
renti la rappresentazione di figure umane seguito, è finalizzata alla costruzione di un
e del loro posizionamento nello spazio in impianto scenico che accoglie il santo e il
prospettiva. Va osservato come la tecnica suo studiolo.
della rappresentazione prospettica sia or- Come già accennato in premessa attra-
mai, alla fine del Quattrocento, di dominio verso i processi di restituzione prospettica,
comune tra i pittori del centro e del nord- è possibile ripercorrere a ritroso i pro-
est della penisola italiana. Il rinato interes- cedimenti che hanno condotto il pittore
se per questa forma di rappresentazione, nella costruzione della prospettiva fino a
sorprendentemente utilizzata dai romani restituire gli schemi planimetrici e in alzato
già dal I a.C. in affreschi di ville e palazzi, probabilmente utilizzati dallo stesso.
fu favorito dagli studi condotti da Filippo Per eseguire una restituzione prospet-
Brunelleschi prima e Leon Battista Alberti tica è necessario rintracciare dei parametri
dopo. Il loro contributo fu finalizzato alla fondamentali quali la posizione e la distan-
codificazione e alla trasposizione grafica za dell’osservatore rispetto a quadro pro-
di un sapere basato sui principi dell’ottica spettico (Fig. 5). La posizione del centro
e i fondamenti teorici della scienza del di proiezione (osservatore) è individuata
misurare lo spazio tra le cose attraverso se sono note alcune rette ortogonali al
l’osservazione. Tale sapere giunse ai filoso- quadro. Tali rette essendo tra loro parallele
fi rinascimentali tramite i trattati medievali convergono in unico punto di fuga (F’nπ)
che riecheggiano, attraverso la mediazione che, in una prospettiva a quadro verticale
della cultura araba, le teorie dei matema- come nel caso preso in esame, questo
tici greci. coincide con la proiezione sul quadro del
Non è chiaro come Antonello da Mes- punto di osservazione. Infatti, tracciando
sina abbia appreso la tecnica della rappre- le rette che marcano le fughe delle mat-
sentazione prospettica, molti studiosi si tonelle queste, s’intersecano in un unico
sono posti l’interrogativo se mai il pittore punto posto poco sopra le mani del santo.


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

Si nota come tale punto appartiene a una ne a sostegno della volta visibile oltre lo
retta verticale che, come una bisettrice, di- studiolo e la porzione inferiore visibile
vide perfettamente il dipinto in due parti. attraverso il varco ricavato nella libreria;
La retta di fuga di tutti i piani paralleli al questa soluzione, dettata forse dalla neces-
pavimento ha una direzione orizzontale e sità di dare maggior respiro alla finestra
passa per il punto trovato. sullo sfondo, denota come una corretta
Nota la retta di fuga dei piani orizzon- costruzione prospettica sia sacrificata a
tali e la posizione del centro di proiezione, favore dell’efficacia della rappresentazione
occorre stabilire la distanza di quest’ulti- scenica. Questo escamotage, come vedre-
mo rispetto al quadro. Questa incognita è mo, sarà più volte adoperato dal pittore.
facilmente determinata se s’individuano al- A seguito dei processi di restituzione
meno una coppia di rette di cui si conosce prospettica dell’impianto planimetrico
con certezza l’essere tra loro ortogonali. dell’interno della fabbrica, si dimostra
Naturalmente essendo in prospettiva le come lo sviluppo in profondità sia costi-
rette in questione non saranno nel dipinto tuito da tre campate inscritte in quadrati
normali tra loro, ma occorre rintracciare e intervallate da archi trasversi. Questa
degli elementi architettonici di cui è nota soluzione sembra non concordare con la
l’originaria forma geometrica. Nel San Gi- rappresentazione nel dipinto, in quanto,
rolamo il pittore messine riproduce un pa- secondo una ricostruzione prospettica
vimento maiolicato costituito da azulejos rigorosa i pilastri polistili della seconda
quadrati: questa soluzione ci consente, campata, prossimi all’osservatore, dovreb-
tracciando e prolungando le diagonali del bero essere visibili all’interno della scena,
quadrato (nel caso specifico viene preso ma ancora una volta il pittore sceglie di
in considerazione un quadrato costituito ometterli in favore di una più razionale
da cinque mattonelle per lato) sino a in- composizione bidimensionale del quadro
tercettare la retta di fuga, di individuare (Fig. 6).
due ulteriori punti di fuga (F’1 e F’2). Altre considerazioni possono essere
Adoperando una semplice proprietà geo- avanzate per ciò che riguarda l’alzato,
metrica per cui in ogni circonferenza l’an- dove il pittore impiega lo stesso modulo
golo al centro è il doppio dell’angolo alla planimetrico del quadrato per imporre
circonferenza che insiste sullo stesso arco, l’altezza dei piloni. I centri che consentono
è possibile ricavare la distanza del punto di tracciare gli archi a sesto acuto, sono
principale. Infatti, tracciando il cosiddetto posti rispettivamente a 1/3 e ai due 2/3
cerchio delle distanze avente come dia- dell’interasse tra le colonne.
metro i due punti di fuga, in precedenza Le volte a crociera presentano una con-
trovati, la distanza del centro proiezione è formazione che si discosta dal linguaggio
data dalla lunghezza del segmento che da gotico che interessa l’intera fabbrica. Infat-
F’n, si estende lungo la verticale sino alla ti, nella prassi costruttiva gotico-catalana
circonferenza. gli archi della crociera posti sulle diagonali
Da una prima osservazione si nota una presentano un profilo a tutto sesto mentre,
mancanza di assialità tra il portale e l’in- gli archi perimetrali della crociera, costru-
terno della fabbrica, infatti, le campate e la iti utilizzando lo stesso raggio di curvatura
bifora centrale sul fondo sono leggermente dei profili sulle diagonali, a causa della
poste a sinistra. Va osservato, inoltre, come minore corda presentano uno sviluppo a
il primo pilastro polistilo a sinistra subisca sesto acuto. Tale condizione predisponeva
una deviazione verso destra tra la porzio- a una quota maggiore il concio di chiave


Unbuilt Architecture

posto all’intersezione degli archi sulle la loggia valenciana, da 5x3 moduli. Ed è


diagonale rispetto alle chiavi degli archi con quest’ultima che il modello di Anto-
perimetrali, pertanto, le unghie della cro- nelliano sembra avere maggiori punti di
ciera sono realizzate tramite delle superfici contatto, dove oltrepassato il portale tre
di raccordo approssimabili a delle rigate, campate si succedono in sequenza fino al
dove i giunti tra i conci costituiscono le portale contrapposto mentre delle finestre,
rette sghembe di tali superfici. Osservando come nel caso del San Girolamo, si apro-
le volte dipinte da Antonello, si nota come no nelle campate adiacenti ed è pertanto
i filari dei conci sono marcati da rette pa- proposta una ricostruzione virtuale di un
rallele e ciò dimostra che le crociere sono edificio composto di un numero di cam-
il risultato dell’intersezione tra superfici pate alla fabbrica valenciana (Fig. 9). Il
generate da una semplice estrusione linea- modello digitale, texturizzato con mappe
re di curve estratte dagli archi perimetrali campionate direttamente dal dipinto, è
a sesto acuto (Fig. 7 e 8). stato concepito come uno strumento per la
L’edificio rappresentato nel San Girola- navigazione virtuale e fruizione interattiva
mo nello Studio sembra quindi rispondere di questo ambiente. Nello specifico è stato
a geometrie, moduli e proporzioni ben costruito un sistema costituito da una se-
precise; per quanto riguarda l’impianto quenza d’immagini sferiche, tra loro in col-
planimetrico abbiamo già detto a propo- legamento, che consentono di esaminarne
sito delle tre campate poste in asse con il le fattezze da specifici punti prestabiliti
portale d’ingresso: sia a destra che a sini- (Fig. 10). A tale scopo sono state realizzate
stra di tali campate si osserva il principio sei immagini equirettangolari (Fig. 11) da
di ulteriori archi e volte che fanno pre- altrettanti distinti punti di ripresa attraver-
suppore il ripetersi di tale modulo. so processi di rendering del modello 3D8.
È possibile in prima analisi ipotizzare Tali immagini, sono state impiegate per la
dunque, un edificio composto da tre cam- costruzione del tour virtuale che nel caso
pate per lato e quindi a pianta quadrata. specifico, è stato realizzato con il software
Si è già detto come questo edificio Kolor Panotour. Questo software consen-
possiede molte analogie con le logge per le te di creare dei percorsi utilizzando una
contrattazioni dell’area iberica. Tali logge successione di panorami, o ancora, di as-
si presentano all’interno come delle grandi
sociare informazioni multimediali a punti
sale rettangolari composte da una serie di
sensibili predisposti in specifiche aree e in-
campate caratterizzate da alte colonne che
fine, permette di creare specifici pacchetti
sostengono volte a crociere di copertura.
applicativi che consentono di visualizzare
All’esterno questi edifici si configurano
e interagire con il tour virtuale su diversi
come blocchi compatti, al contrario delle
dispositivi come PC, smartphone e tablet.
logge italiane caratterizzate da arcate libe-
re, su cui si aprono delle finestre e due o
più grandi portali allineati su lati contrap-
Note
posti. Dunque la forma quadrata dell’edi-
ficio proposta appare assai improbabile, in 1 Gli storici concordano sul fatto che il quadro fu
analogia con le citate logge, si è preferito dipinto durante il soggiorno veneziano del pitto-
optare per l’ipotesi di un edificio a pianta re tra il 1474 e il 1476.
2 M.R. Nobile, Uno spazio del Quattrocento. San
rettangolare. È possibile ipotizzare, alla Girolamo nello studio, in Matteo Carnilivari,
luce di queste osservazioni, un edificio Pere Compte 1506-2006, a cura di M.R. Nobile,
costituito 4x3 campate o, in attinenza con Ed. Caracol, 2006, p. 118.


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

3 La figura di Jaime Baço è particolarmente 5 E. Panofsky, Early Netherlandish Painting: its


interessante per la sua abilità nel recepire e Origins and Character, Harvard University Press,
rielaborare le tecniche e i moduli pittorici Boston, 1953, pp. 58-59.
fiamminghi, conosciuti grazie ai dipinti fatti 6 L. Puppi, Antonello da Messina, San Girolamo
pervenire dalle Fiandre, dallo stesso Alfonso nello Studio, Ed. Silvana Editoriale, 2003, pag.17.
V d’Aragona, e soprattutto attraverso la cono- 7 Il San Sebastiano di Dresda è l’opera di Antonello
scenza di Luís Alimbrot (1400-1460), pittore da Messina in cui l’influsso dei modelli derivati
originario di Bruges che lavorò e visse nella da Piero della Francesca è maggiormente riscon-
città di Valencia. trabile.
4 Non è chiaro se i due pittori abbiano mai avuto 8 Un panorama equirettangolare è un particolare
rapporti diretti ma alcuni studiosi propendono tipo di rappresentazione che consente di svi-
per un viaggio del pittore fiammingo in Italia luppare sul piano l’immagine sferica attraverso
nel quale probabilmente entra in contatto con il la trasformazione di longitudine e latitudine in
pittore siciliano. Per maggiori approfondimenti coordinate planari orizzontali e verticali; così
si rimanda a M. G. Paolini, Problemi antonellia- facendo i poli della sfera saranno rappresentati
ni, i rapporti con la pittura fiamminga, in Storia da due linee rette e parallele di lunghezza pari
dell’Arte n° 38, 1980, pp. 7-15. alla circonferenza.

BIBLIOGRAFIA

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F. Camerota, La prospettiva del Rinascimento. Arte, architettura, scienza, Milano, Electa, 2006.
M.A. Malleo a cura di, Antonello e la pittura del Quattrocento nell’Europa mediterranea, Palermo,
Kalós, 2006.
M.R. Nobile a cura di, Matteo Carnilivari, Pere Compte, 1506-2006, due maestri del gotico nel Me-
diterraneo, Palermo, Caracol, 2006.
M. Kemp, La scienza dell’Arte. Prospettiva e percezione visiva da Brunelleschi a Seurat, Firenze,
Giunti, 2005.
L. Scalabroni, Forme e ruoli della cornice nella rappresentazione pittorica, in www.ec-aiss.it n. 2 -
2005.
Puppi, Antonello da Messina, San Girolamo nello Studio, Milano, Silvana Editoriale, 2003.
E. Battisti, R. Pacciani a cura di, Antonello. Il teatro sacro, gli spazi, la donna, Palermo, Novecento,
1985.
M.G. Paolini, Problemi antonelliani, i rapporti con la pittura fiamminga, in Storia dell’Arte 38
(1980), pp. 7-15.
E. Panofsky, Early Netherlandish Painting: its Origins and Character, Boston, Harvard University
Press, 1953.

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DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Antonello da Messina, San Girolamo nello Studio


2. Rogier van der Weyden, Pala dei sette sacramenti
3. Petrus Christus. A sinistra: Natività, 1465. Al centro: Madonna col bambino, 1445. A destra:
Annunciazione, 1452
4. A destra: G. Velázquez, loggia di Palma di Maiorca, pianta e sezione longitudinale, 1813. A
sinistra: R. M. Ximènez, loggia di Valencia, tavola con prospetto, pianta e sezione, 1876. (di-
segni tratti da M.R. Nobile, Matteo Carnalivari…, 2006.)
5. Schema della restituzione prospettica. In alto a destra: schema in alzato di un’arcata
6. Vista prospettica della ricostruzione virtuale. Sulla destra si nota il pilone polistilo omesso da
Antonello da Messina
7. Particolare delle volte: i filari dei conci sono rappresentati con delle linee parallele
8. Ricostruzione virtuale di una delle campate
9. Pianta e sezione della configurazione congetturale
10. Vista interna da uno dei punti prefissati. Il fruitore può far roteare la visuale di 360°
11. Panorama equirettangolare


Il progetto di Giuseppe Damiani Almeyda per il teatro
Massimo di Palermo

Fabrizio Avella, Claudio Montalto

Piazza Verdi secondo Damiani Almeyda l’elaborazione del modello tridimensionale


con un programma di CAD, usato come
La storia del Teatro Massimo di Paler- base per le fasi successive.
mo è nota. L’attuale saggio si pone come La costruzione del modello tridimen-
obiettivo lo studio delle relazioni tra il sionale si è svolta in due fasi: la prima si
progetto di Damiani e il contesto urbano è limitata alla ricostruzione dell’involucro
in cui è inserito1, nonché la visualizzazione murario, a partire dal ridisegno in 2D
dei principali ambienti interni. in cui si sono vettorializzati la pianta del
Il concorso è vinto da Giovan Battista piano terra ed i prospetti5. In questa prima
Filippo Basile su verdetto della giuria del fase non si è modellata la parte interna,
2 settembre 18682, ed il suo progetto, operazione avvenuta successivamente
marcato dal motto Quod potui feci faciant dopo un attento studio delle sezioni e
meliora potentes, è giudicato quarto. della congruenza delle informazioni in esse
A cinque anni dal concorso Damiani, contenute con quelle desunte dalle piante
propone al Comune un progetto, dai costi e dai prospetti6.
più contenuti rispetto a quello presentato Sia per gli esterni che per gli interni si
al concorso, denominato da lui stesso Pro- è passati alla costruzione di textures, desu-
getto riduzione, ed è quello che è preso in mendo informazioni dai disegni e da pro-
considerazione in questo saggio in quanto getti coevi. Spesso Damiani ipotizzava rive-
pensato per la realizzazione dell’opera con stimenti ad intonaco per le pareti esterne,
uno spirito più “esecutivo” rispetto a quel- materiale che, nella tradizione costruttiva
lo presentato in sede di concorso3. siciliana del tempo consentiva la realizza-
Il progetto è disegnato su 10 tavole di zione di finte bugne e di modanature per
cartoncino, a matita e a penna, con l’ag- aperture, marcapiani ed altri elementi di
giunta di campiture ad acquerello per le decorazione esterna, mentre per gli interni
parti sezionate, per le ombreggiature e per sono presenti spesso intonaci matti, alter-
i particolari decorativi. Il corpus di disegni nati a finiture a stucco lucido policrome.
di questo progetto presenta le piante del Per le viste esterne si è scelto di uti-
piano terra e del primo piano, il prospet- lizzare un sistema di simulazione di luce
to principale due sezioni trasversali, una solare7, per le viste diurne, e l’uso di luci
sezione longitudinale, il prospetto laterale, “calde” per simulare l’attuale sistema di
una sezione trasversale semplificata con la illuminazione urbana, che ha una gradazio-
struttura metallica di copertura, la seconda ne molto vicina al giallo-arancio.
versione del prospetto principale, l’inseri- L’attenzione all’aspetto materico e lu-
mento topografico4. Il materiale presente minoso del modello è stata finalizzata alla
nelle tavole è stato ritenuto sufficiente per volontà di costruire viste prospettiche per


Unbuilt Architecture

il fotoinserimento del modello, al fine di su cui avrebbe dovuto sorgere il prospetto


valutare lo spazio urbano nel caso in cui la secondario, trattato più come paramento
storia avesse voluto la vittoria del concorso murario di delimitazione di una strada che
da parte di Almeyda piuttosto che di Gio- come prospetto che avesse necessità di uno
van Battista Filippo Basile. spazio antistante.
L’operazione non è soltanto un virtuo- Guardando l’ortofoto dello stato at-
sismo tecnico, ma vuole dimostrare come tuale si ha ben chiaro come la demolizione
fossero differenti gli approcci da un punto dei due monasteri e di parte del tessuto
di vista urbanistico dei due progetti. storico esistente abbia consentito a Basile
Il progetto di Damiani, infatti, tende ad di posizionare il teatro al centro di uno am-
instaurare con il contesto circostante una pio spazio che circonda tutto il perimetro
relazione basata sulla ricucitura del trac- dell’edificio, a vantaggio della monumenta-
ciato urbano, senza sventramenti eccessivi, lità dello stesso e della ridefinizione urbana
con particolare attenzione alle preesistenze dell’area di sedime.
architettoniche. Il progetto, infatti, preve- Il confronto tramite ortofoto fornisce
de di non demolire il Monastero di San informazioni preziose su come sarebbe
Giuliano e del Monastero delle Stimmate, stato questo brano di città se fosse stato
edifici ritenuti di alto valore storico e ar- realizzato il progetto di Damiani, ma non
chitettonico, che, invece, nel progetto di è sufficiente e, per avere un’idea di cosa
Basile sono demoliti per dare vita all’ampio sarebbe stato percepito, si è passato agli
spazio che circonda l’attuale teatro8. studi prospettici.
La posizione progettuale di Damiani Per ottenere foto inserimenti che ri-
è, se vogliamo, poco in linea con i tempi sultassero credibili si è attuato il seguente
in cui il teatro è stato realizzato, che, pur procedimento: si sono decisi, innanzi
sottolineando l’importanza del primo te- tutto, i punti di vista da cui effettuare le
atro cittadino, non cede ad una eccessiva viste prospettiche e si sono realizzate delle
monumentalità, cercando, al contrario, dì prese fotografiche, segnando con precisio-
instaurare un rapporto di dialogo con il ne, sull’ortofoto, i punti da cui sono state
tessuto storico-urbano, effettuate le fotografie. In corrispondenza
Il primo metodo per evidenziare le di essi, ad una quota di circa 1,6 m., cioè
differenze è stato quello di accostare un all’altezza media di un punto di vista all’al-
estratto della tav. n. 10 in cui è riportata la tezza dell’occhio umano, si sono posiziona-
planimetria contestualizzata del progetto, te le fotocamere.
con l’ortofoto della piazza attuale, ripor- Per posizionare l’asse visivo, si sono
tati alla stessa scala di rappresentazione, riportate le coordinate del target conside-
in cui è ben visibile il teatro di Basile9. Il rando che la sua posizione è desumibile
confronto chiarisce con chiarezza la scelta individuando, in pianta, il punto in cui si
di Damiani di salvaguardare le preesistenze intersecano, sulla foto, le diagonali dell’im-
storiche, anche se questo lo costringe sia magine.
a ridurre le dimensioni del perimetro del Una volta impostata la camera, e de-
teatro, che risulta di molto più piccolo ri- terminati i parametri dei materiali e delle
spetto a quello di Basile, sia a posizionarlo luci, si è proceduto alla realizzazione del
più a ridosso dell’asse viario principale, rendering, che, in fase di post-produzione
l’attuale via Maqueda. Anche sull’altro asse è stato inserito nell’immagine fotografica.
si può osservare quanto sia più vicino alla La ricerca di un inserimento “mimeti-
parte carrabile dell’attuale Piazza Verdi, co” è data dalla volontà di simulare lo spa-

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

zio urbano nel caso in cui l’edificio fosse Man mano che il modello prende
stato realizzato, per fornire all’osservatore, forma cominciano a delinearsi le varie
non necessariamente in possesso di cono- volumetrie che il semplice disegno su carta
scenze di settore, uno strumento di sup- non permette di apprezzare, come le viste
porto alla ricostruzione ed alla valutazione dell’interno, che vanno a completare quel-
di uno spazio immaginario, confrontato le informazioni che il progetto originale
con la realtà esistente. non fornisce.
Fin qui ci si è voluti soffermare sul La modellazione tridimensionale di un
Damiani architetto che affronta il progetto organismo architettonico consente, infatti,
secondo considerazioni non solo relative di disporre di svariati punti di osserva-
alla tipologia dell’edificio, ma anche alle zione, ognuno possibile riferimento per
relazioni che esso instaura con la città. differenti istantanee del progetto.
La fase successiva, quella riguardante lo Particolarmente interessante è, suc-
studio degli interni, rivela, però, come la cessivamente, l’applicazione alle superfici
volontà progettuale sia comunque quella del modello di textures, che simulano i
di costruire un edificio di qualità, con presunti materiali che Almeyda avrebbe
spazi consoni ad un teatro di una città che potuto utilizzare, cercando di avere una
in quel momento era una capitale della rappresentazione realistica.
cultura.
La simulazione dei materiali di questo
progetto si è fermata alle informazioni
desumibili dai disegni originali e dal con-
La ricostruzione degli spazi interni
fronto con progetti coevi, in un processo
di ermeneusi che lascia poco spazio all’in-
L’acquisizione di dati complessi riferi-
venzione o all’ipotesi non verificata10.
bili al volume di un corpo è l’esito di una
Per quanto riguarda l’aspetto formale
ricostruzione compiuta a seguito di una
ci si trova di fronte ad un sobrio classi-
sintesi intellettiva eseguita sulla base di
un mosaico di informazioni di carattere cismo. Del suo progetto Damiani scrive:
bidimensionale, e sulla base di una serie di “Trattandosi d’un edificio da elevare in
osservazioni semplici (o semplificate) che Italia dovea tutta ricercarsi nel classicismo
su di esso è stato possibile, in vario modo, italiano quell’arte più consona ai nostri
effettuare. bisogni ….”11.
Una volta costruito il modello, la gra- Le piante, rappresentate in due tavo-
fica computerizzata lo può arricchire di le, fanno leggere con chiarezza la grande
connotazioni cromatiche e materiche, e la compattezza dell’edificio e la semplicità
ricerca metodologica sulle procedure di dell’organismo, ricercata attraverso un’o-
intervento è intesa come estensione delle perazione razionale e analitica delle fun-
procedure di modellazione e di comunica- zioni e degli usi.
zione del linguaggio tipiche della rappre- Esaminandole dettagliatamente, pos-
sentazione. siamo capire le varie volumetrie, gli spazi e
Dopo aver analizzato nei dettagli i dise- le scelte fatte da Damiani, riscontrando, in
gni originali, e dopo averli riportati su un primis, le tre aree dalle quali il teatro pren-
piano bidimensionale digitale, si è passato de forma: gli accessi, il teatro e la scena.
alla modellazione tridimensionale del pro- La disposizione interna riprende il
getto, curando la geometria delle piante e disegno della maggior parte dei teatri del
le relazioni tra le sezioni. periodo.

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Unbuilt Architecture

Area degli accessi lo stesso artista, occasioni per sperimentare


L’accesso principale del teatro è il Pro- una regolazione ambientale. La copertura
nao, posto centralmente; ai lati troviamo ha una struttura principale metallica; in
il Portico delle carrozze, sulla destra, e il essa la catena sorregge l’impalcatura della
Caffè, sulla sinistra; questi tre ambienti scenografia, ma soprattutto essa si trova in
sono collegati tra loro dal Peristilio, una corrispondenza della sala, composta da un
sala composta da tre campate con volte a telaio sferico a scompartimenti con costole
crociera ribassate, sorrette da coppie di di ferro a T. Di questa copertira Damiani
colonne, e archi policentrici. scrive: “in grazia alla convessità della faccia
Attraverso un Ambulatorio comune si vista la calotta di ferro avrà luce da tutti i
accede nell’area del teatro. versi e si otterrebbe un effetto molto bril-
Al piano superiore troviamo la Sala da lante”12.
ballo, contraddistinta da tre lucernai in
copertura, l’Ambulatorio annesso all’aula La soluzione permette di risolvere sia
da ballo, la Sala di abbigliamento per le si- gli aspetti dell’areazione, sia gli aspetti
gnore, la Sala da gioco e la Sala di refezione dell’illuminazione diurna e notturna:
e cena, l’unica decorata con una copertura
cassettonata. Inoltre uno stacco esistente tra la calotta di vetro
e i muri d’ambito determinerebbe con sicurezza un
Area del teatro continuo ricambio d’aria. La calotta progettata per
In quest’ area la sala più importante è la la copertura della sala è in ogni sua parte trasparente
Platea, a ferro di cavallo, e l’Orchestra, su per cui attraverso essa è assicurata la luce diurna
cui si affacciano 145 palchetti, più quello nella sala: ma nello stesso tempo, essendo lo spazio
reale, suddivisi in sei ordini. tra la calotta e il tetto indipendente da ogni altro
Esternamente ai palchetti, troviamo i servizio, … s’adatta alla collocazione degli apparec-
corridoi e le scale dei palchi, i camerini e i chi a gas, divenendo così la calotta l’unica sorgente
bagni dei palchi, i foyers, la scala del casinò di luce notturna ordinaria della sala, come al Lirico
o Club, i servizi del caffè, gli ambulatori e di Parigi13.
le scale della sesta fila.
Questa descrizione è riferita al progetto
Area della scena originario e non vi sono documentazioni
In quest’ultima zona abbiamo il Palco, che facciano intendere l’utilizzo di que-
la Scena, i corridoi a più ordini della sce- sta tipologia di copertura nel progetto
na, i camerini delle prime parti, la sala di riduzione; tuttavia tale descrizione ci fa
concerto, magazzini delle quinte, le scale capire il grande interesse del Damiani per
della scena e il nicchione con sopra la casa l’utilizzazione architettonica del materiale
del custode. tecnologico.
Da tutti questi ambienti, si può intuire Altro dato che in questo progetto non
come Damiani abbia cercato di racchiu- è presente è la magnifica magia dei fregi e
dere nel teatro un mondo autosufficiente. delle decorazioni che Damiani prediligeva
La copertura della grande sala di spet- nei suoi progetti acquerellati. Le uniche
tacolo e il problema della sua ventilazione testimonianze sarebbero le tavole presen-
ed illuminazione diurna e notturna hanno tate al concorso, che allo stato attuale, pur-
rappresentato un problema che Damiani troppo, non si sa se siano ancora esistenti
ha dovuto affrontare in relazione alla com- e, anche se lo fossero, in quale stato di
posizione geometrica, e sono diventate, per conservazione.

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

Si ricorda, però, che il presente pro- ni di Palermo, e gentilmente messe a disposizio-


ne dall’Ing. Mario Damiani.
getto aveva lo scopo di proporre all’am- 4 Tutte le tavole presentano una scala di rappre-
ministrazione una soluzione, alternativa sentazione di 0,01, tranne le tavole IV e IX, il cui
a quella del Basile, che fosse anche più fattore di scala indicato nelle tavole è di 0,015, e
economica. la X, con indicata una scala di 0,003.
5 Il modello tridimensionale dell’involucro mura-
Non sorprende, dunque, la semplicità e rio ed i rendering sono stati redatti da Giuseppe
la compattezza delle forme architettoniche Dalli Cardillo, sulla base dei disegni vettorializza-
che non vanno interpretate come povertà ti eseguiti da chi scrive.
6 Il modello tridimensionale ed i rendering degli
espressiva quanto piuttosto volontà di
interni sono stati eseguiti da Claudio Montalto,
realizzare, con costi contenuti, un edificio che ha curato anche i foto inserimenti dei fronte
che avesse, comunque, il giusto decoro per principale verso via Ruggero Settimo e verso Via
presentarsi come Teatro lirico di una città Pignatelli Aragona.
7 Si è utilizzato un Daylight System che consente
di rilievo com’era, allora, Palermo.
di simulare le caratteristiche luminose in un pun-
to di cui sono noti i dati geografici di latitudine e
longitudine, per una corretta e precisa simulazio-
Note ne della luce.
8 La tavola X, in cui è indicato l’inserimanto
1 Il presente saggio è pensato come completamen- urbano, è nominata “Topografia del locale delle
to di un precedente studio, in cui la ricostruzione Stimmate indicante l’impianto del teatro”, quasi a
del modello consentiva la visualizzazione dell’e- sottolineare la necessità della coesistenza dell’anti-
sterno dell’edificio e della relazione del fronte co e del “moderno”.
9 Il tracciato disegnato da Almeyda presenta, ov-
principale con la piazza. Cfr. F. Avella, G. Dalli
Cardillo, Giuseppe Damiani Almeyda. Il “Progetto viamente, alcune differenze con il tracciato viario
riduzione “ del teatro Massimo di Palermo. In: desumibile dall’ortofoto dello stato attuale. Si
Gambardella Carmine. Le vie dei Mercanti. Rap- sono,pertanto, scelti dei capisaldi scelti come
presentare la conoscenza, Capri, 4-6 giugno 2009, punti di riferimento per la sovrapposizione della
Napoli: La Scuola di Pitagora editrice, 2010. planimetria di Damiani all’ortofoto.
2 10 Si è evitato, ad esempio di immaginare affreschi
Per la storia del concorso per il teatro Massimo
cfr. Fundarò A. M., Il concorso per il Teatro neanche accennati nelle tavole di progetto, pur
Massimo di Palermo: storia e progettazione, Stass, sapendo che in molti progetti di Damiani sono
Palermo 1974 e Barbera P., Giuseppe Damiani presenti e che nel progetto presentato al concor-
Almeyda, artista architetto ingegnere, Pielle Edi- so erano previsti.
11 A. M. Fundarò, Palermo 1860-1880, Una analisi
zioni, Palermo 2008.
3 La figura di Jaime Baço è particolarmente inteLe urbana attraverso progetti ed architetture di G.
tavole sono conservate presso l’Archivio Damia- Damiani Almeyda, Palermo 1974, p. 20.

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Pianta del piano terra (tav. or. N. 01)


2. Prospetto principale (tav. or. N. 03)
3. Sezione trasversale sul pronao, particolare (tav. or. N. 04)
4. Sezione trasversale sulla sala, particolare della struttura di copertura (tav. or. N. 05)
5. Modello digitale decontestualizzato
6. Modello digitale del fronte d’ingresso
7. Modello digitale del fronte d’ingresso, particolare della loggia al livello superiore
8. Inserimento sull’ortofoto della planimetria generale originale e punti di vista dei foto inseri-
menti
9. Vista diurna da via Maqueda (P01), stato attuale e foto inserimento del modello digitale
10. Vista diurna da via Cavour (P02), stato attuale e foto inserimento del modello digitale
11. Vista notturna da via Cavour (P02), stato attuale e foto inserimento del modello digitale
12. Vista diurna da via Pignatelli Aragona (P03), stato attuale e foto inserimento del modello
digitale
13. Spaccato prospettico
14. Vista prospettica del Caffè
15. Vista prospettica della Sala di refezione e cena
16. Vista prospettica della Sala da ballo


Palermo anni ’20: i cinematografi di Salvatore Caronia Roberti

Gian Marco Girgenti, Francesca Mangano

Le principali trasformazioni urbane a questo momento della sua storia è oggi


della Palermo Liberty interessarono, co- irrimediabilmente trasformato e compro-
me è noto, l’area immediatamente a nord messo rispetto a quella che era la sua “vo-
delle mura del Centro Storico, segnata cazione” originaria.
dall’asse d’espansione del boulevard di Via È accaduto, in altre parole, un pro-
della Libertà e dalla spinta architettonica- cesso di trasformazione urbana molto più
mente “propulsiva” delle nuove tipologie repentino e radicale di quelli che hanno
monumentali dei grandi edifici per lo interessato la superficie del centro più an-
spettacolo: il Teatro Massimo Vittorio tico: e, dettaglio non irrilevante, tutto ciò
Emanuele (1870-97) e il Teatro Politeama è avvenuto (a differenza delle precedenti
Garibaldi (1874). La nuova città in espan- mutazioni) senza grandi stravolgimenti dei
sione potè permettersi di essere tracciata tracciati viari o dei grandi sistemi urbani-
in una porzione di territorio praticamente stici. È avvenuto in maniera puntiforme e,
scevra di edificazioni preesistenti e di rigidi aggiungiamo, “spontanea”, in quanto –a
condizionamenti di tracciato: le direttrici ben leggere- è un fenomeno che ha riguar-
urbanistiche principali erano le “trazzere” dato principalmente le singole architetture.
extraurbane di collegamento con i vicini Architetture nuovissime nel panorama
sobborghi (Borgo di S.Lucia e borgate di allora, terreno di sperimentazione per
settentrionali) e con i paesi limitrofi (nella nuove tipologie e nuove tecnologie di co-
direzione verso Carini che partiva dalla struzione, legate ai primi coerenti sistemi
omonima porta). costruttivi offerti dal cemento armato e
In tale situazione di libertà compositiva –soprattutto- dalle nuove “forme simboli-
il volto della nuova città, moderno, mo- che” in cui la città borghese rispecchiava la
dernista e aperto agli stimoli internazionali sua weltanschauung: forme “di passaggio”
della Belle Époque, lasciava agli architetti e “di transizione”, da entrambi i punti di
la possibilità di esprimere al meglio le vista, “leggere” e segnate da una conna-
intenzioni progettuali del rinnovato senti- turata propensione all’obsolescenza. Ci
mento borghese e aristocratico di una delle si riferisce alle architetture destinate allo
maggiori capitali dell’Italia postunitaria di svago e allo spettacolo: chioschi, coffee-
allora. house, kursaal, sale per la proiezione cine-
Nel rileggere, attraverso il lavoro di matografica; nuovi protagonisti della scena
ridisegno e ricostruzione degli edifici del urbana e tipologie di riferimento della città
passato, le produzioni architettoniche co- borghese.
eve a tale rinnovato fervore edificatorio, ci Molto più del teatro monumentale,
si accorge che, molto più della città storica “evento” urbano isolato e predominante,
intra-moenia, il volto della città relativo tali presenze connotarono il nuovo quartie-


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

re lungo la direttrice via Ruggiero Settimo/ del mappamondo virtuale offerto dalla
via della Libertà: gli isolati impaginati piattaforma simil-GIS di Google Earth.
secondo una rigida scacchiera ottocentesca L’intenzione finale è quella di riconfigurare
si punteggiarono di questi edifici, immersi l’immagine dell’intero quartiere così come
nei giardini di precedenti ville o bagli e appariva agli inizi del ‘900, ai fini di una
portatori di un’idea di città passeggiata, documentazione e catalogazione virtuale.
ludica, filtrante nelle sue cadenti laterali Entrambi sorgevano all’interno del
rispetto agli assi principali destinati al traf- quadrilatero delimitato a sud dalla attuale
fico carrabile. Convertendo il verde privato via Cavour (e dalla presenza del Teatro
in verde pubblico e restituendolo alla città Massimo) e a nord dalla piazza Politeama,
in una pur breve stagione: condannandolo e avente come baricentro la “Croce Re-
irrimediabilmente a essere l’appannaggio galmici”, l’intersezione tra le vie Ruggiero
immediato della crescente densità edilizia Settimo e Mariano Stabile, nota come i
nel momento stesso in cui le architetture “quattro canti di campagna”. Riteniamo
che lo connotavano chiudevano o venivano che entrambi riassumano bene la storia di
demolite per dar luogo a nuove tipologie tali architetture e le vicende legate al con-
(banche, uffici, condomini) che andavano testo urbano che caratterizzavano.
disegnando e trasformando l’immagine
del quartiere in quello di una “city” dal
carattere esclusivamente amministrativo- Il Modernissimo
residenziale.
Salvatore Caronia Roberti (1887-1970) Costruito su una superficie che già era
è stato uno dei grandi protagonisti di occupata dal ritrovo estivo all’aperto del
questa stagione, ne ha attraversato prati- cinema-teatro Trianon (1913) e sull’area di
camente tutte le fasi e ha firmato non solo pertinenza del Cinorkestron di Ernesto Ar-
le architetture più significative del periodo mò, vi si poteva accedere o dal giardino di
Liberty ma anche quelle più legate al Mo- palazzo Cerda in via Stabile oppure da un
vimento Moderno e alla nuova immagine passaggio ricavato nell’androne di palazzo
della città. Tagliavia da via Ruggiero Settimo.
Nello studio qui condotto ci si è È una delle prime importanti com-
soffermati su due suoi progetti per cine- missioni dell’allora ventisettenne allievo
matografi: il Modernissimo (1914) e il di Ernesto Basile, che mostra ancora forti
Nuovo Excelsior Supercinema (1924), che legami con le forme derivate dal maestro
ben riflettono la storia e la sorte di que- pur nel tentativo di affrontare - e risolve-
ste architetture. Il primo fu demolito nel re - le problematiche legate a un ambiente
1973, il secondo è tuttora in piedi anche destinato allo spettacolo secondo vincoli
se profondamente stravolto negli interni e e caratteristiche differenti dall’edificio
nelle sue relazioni con il contesto urbano teatrale (assenza del boccascena e del
ed è stato ridestinato a centro commerciale palcoscenico, platea organizzata secondo
multimediale. le esigenze della proiezione e non della
Il lavoro è consistito in una puntuale ri- rappresentazione, presenza del loggione
configurazione tridimensionale di entram- in chiave esclusivamente ornamentale).
bi i progetti, ricavata dai disegni autografi L’impianto ad ambiente unico di notevole
di Caronia Roberti e dai dati desunti dalle ampiezza e con forma rettangolare allun-
foto d’epoca, con l’inserimento e la geolo- gata, capace di circa 600 posti a sedere,
calizzazione dei modelli ottenuti all’interno necessitava di una struttura in cemento


Unbuilt Architecture

armato non indifferente. Caronia ne indi- era collocato su un palco dove potevano
viduò le potenzialità formali ideando una muoversi anche attori e musicanti.
sala fortemente ritmata a tre “navate”, con Sorse su un lotto di circa 1000 mq
telaio a otto campate formato da travi e all’interno del giardino di palazzo Galati,
pilastri a vista e dalla corrispondente tra- e la sua presenza frazionò il giardino stesso
vatura del soffitto a membrature rette. La in due porzioni: una che venne destinata al
cabina di proiezione, ad uno dei lati della pubblico per le rappresentazioni all’aperto
sala, svolgeva parimenti una funzione di (tabarin e cafè-chantant), l’altra di perti-
sostegno strutturale, essendo incastonata nenza privata del principe e ancorata alla
tra due robusti setti in cemento armato. struttura del nuovo cinematografo median-
Il protorazionalismo che pervadeva la te un’ampia terrazza pensile che affacciava
disposizione d’insieme degli elementi era sulla via Cavour ma che aveva il suo acces-
comunque “annegato” in un pur tempe- so dalla retrostante via Narciso Cozzo.
rato decorativismo di superficie, con una E, a leggere le forme del progetto, si
scelta di ornamentazioni più severe e clas- evince come la matrice progettuale dell’in-
sicheggianti rispetto alle leziosità basiliane tero complesso sia proprio la terrazza-
ma pur sempre ancorate al filone europeo belvedere, che “duplica” l’area quadrata
dell’Art Nouveau. del palazzo Galati proponendo un vuoto
Il progetto è ampiamente illustrato di pari entità e dalla rilevanza urbana
monumentale, e disegnandone i prospetti
nelle tavole dell’archivio Caronia Roberti
del nuovo edificio come “false quinte”
conservato al Dipartimento di Architettura
affacciate sul terrazzo privato del principe.
(DARCH) dell’Università degli Studi di
Gli interni dell’Excelsior subirono una
Palermo. È presente una tavola a matita
continua opera di revisioni e rimaneggia-
e carboncino su carta da lucido incollata
menti, dovuta principalmente all’esigenza
su cartoncino con i disegni del prospetto
di adeguare la sala alle nuove modalità di
principale, di una sezione trasversale e una
proiezione e di resa acustica del sonoro:
sezione longitudinale in scala 1:100, e in lo stesso Caronia Roberti “firmò” il primo
più tre fotografie: due dell’interno del ci- stravolgimento interno nel 1950, elimi-
nema e una del prospetto sulla via Mariano nando tutte le sovrastrutture ornamentali
Stabile. e foderando le pareti con materiali fonoi-
solanti. Il carattere stilistico-architettonico
dell’edificio ne risultò ampiamente modi-
Il Nuovo Excelsior Supercinema ficato ma, come si è detto, le esigenze tec-
nologiche dell’industria cinematografica
Aperto nel 1924, a differenza del condizionavano fortemente la forma del
Modernissimo presentava una destina- contenitore.
zione mista, dedicata cioè non soltanto
alla proiezione cinematografica ma anche Nel corso degli stessi anni l’architetto
a rappresentazioni musicali, di operetta e ebbe modo di realizzare una versione più
di rivista. Questo comportò una maggiore contemporanea del cinematografo nelle
aderenza del disegno degli interni alla forme ormai assorbite dal Movimento Mo-
tipologia teatrale, con un loggione “rea- derno del cinema Astoria (1953), che sorse
le” e articolato sia alle pareti laterali che nella grande porzione di ristrutturazione
nella profonda pensilina aggettante sullo urbana delimitata dal quadrilatero del rio-
sfondo, e un boccascena in cui lo schermo ne Villarosa. Questo, come altre precedenti


La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

elaborazioni (cinematografo Utveggio, preferire la riedificazione ex-novo alle ri-


1915; cinematografo Finocchiaro, 1923; strutturazioni. Questo comporta parimenti
palazzo-cinematografo Massimo, 1924; un decentramento dei ruoli urbani, nel
cinema Imperia, 1925; cinema Orfeo, momento in cui si preferisce ancorare le
1925) presentava quella che sarebbe stata nuove sale (i “multiplex”) ai grandi centri
negli anni a venire la versione compiuta e commerciali che scelgono come aree di
“definitiva” di tale tipologia architettonica: predilezione le periferie esterne all’abitato.
una “macchina per le proiezioni cinemato- La struttura dell’Excelsior, dopo un
grafiche” ad aula teatrale, disponibile alla lungo periodo di chiusura dovuto alla
diversificazione dell’offerta degli spettacoli crisi del settore cinematografico, è stata
proposti, e abbinata a una struttura resi- recentemente riadibita a “mediastore”,
denziale a condominio. Una struttura soli- centro commerciale polifunzionale nato
da e radicata al contesto urbano, resistente inizialmente come libreria e negozio per
a qualsiasi tentazione di demolizione e ri- articoli musicali, e ampliatasi nel tempo. Il
costruzione; sorte che segnò invece, in ma- progetto di distribuzione degli interni si è
niera ineluttabile e inesorabile, il destino dovuto confrontare con esigenze comple-
dei cinematografi sorti come edifici singoli tamente diverse da quelle della grande sala
e aventi dichiarate pretese di monumenta- teatrale che ne hanno giocoforza negato
lità urbana, emuli del modello maggiore profondamente la spazialità e l’immagine.
dell’architettura teatrale da cui derivavano Gli esterni, anche se apparentemente
come filiazione. L’immagine “iconologica” rimasti “incolumi” rispetto all’operazione
di tale declino è bene riassunta nella nota di trasformazione, hanno parimenti perdu-
scena finale del film “Nuovo Cinema Pa- to la loro pregnanza, dovuta alle relazioni
radiso” di Giuseppe Tornatore: la demoli- urbane date dai percorsi limitrofi e dai col-
zione di questi edifici segnò anche un mo- legamenti con la via Cozzo, con il palazzo
mento di radicale mutazione del carattere Galati e con il giardino adiacente in cui
urbano dei luoghi dove sorgevano. erano immersi. L’ambizione del lavoro di
Soltanto per inciso sottolineiamo il fatto riconfigurazione virtuale sta principalmen-
che oggi si sta verificando un fenomeno ab- te nel tentativo di rendere un’immagine
bastanza simile che riguarda l’architettura della città che oggi è profondamente cam-
per il cinema: i nuovi sistemi di proiezione biata, e poterne rifruire nelle sue visuali
tridimensionale e dolby-surround rendono prospettiche, nel suo impianto e nei suoi
ormai inadeguate le sale tradizionali, sì da significati.

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
La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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Unbuilt Architecture

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

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DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Localizzazione dei lotti nelle mappe catastali dell’epoca


2. Aerofoto dei primi del ‘900
3. Aerofoto dello stato attuale dei luoghi
4-5. Il cinema Modernissimo in due foto d’epoca
6. Spaccato prospettico del cinema Modernissimo: ricostruzione virtuale
7. Ricostruzione del fronte esterno del cinema Modernissimo
8. Interno del Nuovo Excelsior Supercinema in una foto d’epoca
9-13. Ricostruzione virtuale e studi sul modello 3 D relativi al Nuovo Excelsior Supercinema.


Un disegno per Isola delle Femmine. Indagini digitali
su Gianni Pirrone1

Francesco Maggio, Chiara Scali

Ridisegnare un corpo architettonico in absentia, è un ve-


ro e proprio atto ermeneutico; questa con-
Ridisegnare architetture mai realiz- siderazione permette di scacciare un antico
zate progettate da architetti del recente equivoco di fondo per il quale il disegno
passato è un’operazione concettualmente di architettura è soltanto uno strumento
complessa perché l’atto percettivo della inteso come semplice mezzo e non come
conoscenza del progetto, capita sovente, qualcosa, affinata, usata per il raggiungi-
è compromesso dalla conoscenza stessa mento di uno scopo. L’operazione del ridi-
dell’autore. Lo scrittore francese Marcel segno di un progetto, naturale conseguenza
Proust (1871-1922) scriveva: «…Anche dell’osservazione, non può prescindere
l’atto così semplice da noi detto ‘vedere dalla lettura e, soprattutto, dalla schedatura
una persona che conosciamo’ è in parte dei grafici originali4; essi oltre ad informare
un atto intellettuale. L’apparenza fisica il lettore degli aspetti legati alle tecniche di
dell’essere che vediamo è da noi colmata rappresentazione, fanno si che si instauri un
di tutte le nozioni che abbiamo su di lui, e, rapporto tangibile tra soggetto e oggetto,
nell’aspetto totale che ci rappresentiamo, tra il lettore e il contenuto del supporto.
queste nozioni sono certo prevalenti»2. Il verbo schedare significa «prendere
Ciò che uno vede dipende quindi sia da nota degli argomenti, di piani e simili che
ciò che uno guarda sia da «ciò che la sua più interessano»5; in tal senso è possibile,
precedente esperienza visivo-concettuale secondo un procedimento analogico, asso-
gli ha insegnato a vedere»3. ciare l’operazione di schedatura a quella
L’azione del ridisegnare un progetto di rilievo, rasoio affilato che affonda nella
di Gianni Pirrone (1924-2004) non può realtà e la seziona per svelarne il mistero,
compiersi senza che il soggetto indagante lama oggettiva tenuta ben salda dalla ma-
possa escludere non solo le architetture no del soggetto che la affonda in un altro
‘tangibili’ dell’architetto palermitano, ma soggetto che è quello dell’ambiente fisico
anche il ricordo delle sue disquisizioni da conoscere. Ma tra i sinonimi di rilevare
sull’architettura. Se tali influenze possono, troviamo i verbi congetturare, dedurre,
in un certo senso, fortemente orientare il arguire, rimarcare che denotano come il
processo conoscitivo è anche pur vero che, rilievo non sia un’operazione asettica ma
essendo il progetto il campo privilegiato vera e propria prassi conoscitiva del pro-
d’indagine, si esplorano, di fatto, mag- getto di architettura. Schedare può signi-
giormente gli aspetti formali piuttosto che ficare, allora, svelare i misteri del progetto
quelli legati al pensiero dell’autore. e dell’autore e, quando l’opera non è stata
Il disegno è uno degli strumenti della realizzata ma soltanto progettata, invitare
critica architettonica e, quando esso indaga gli studiosi a produrre ulteriori grafici per


Unbuilt Architecture

arricchire la conoscenza dell’idea di archi- lucido, riguardanti il progetto di laurea9


tettura di personaggi autorevoli come è il che viene affrontato dall’allievo attraverso
caso di Gianni Pirrone. disegni che a partire dalla scala 1:50000
Questo studio, che riguarda il ridisegno definiscono gli organismi alla scala 1:50.
del progetto di laurea di Pirrone, nasce da Questo procedimento di verifica dello
una ricerca ben più ampia che si è occu- spazio permette di comprendere come
pata di ordinare e schedare l’archivio6 e «le diverse scale… non sono solamente
da un lavoro successivo che ha riguardato istruzioni per la realizzazione o rappresen-
l’approfondimento del “Piano urbanistico tazioni in piccolo, rispetto al vero, di un
di valorizzazione turistica della spiaggia di oggetto preesistente nell’immaginazione o
Isola delle Femmine con il progetto di un nella realtà, ma funzionano come diverse
Centro di soggiorno”7. scritture, con distinti piani di indagine per
In tal senso è utile una riflessione, ossia la costruzione della cosa architettonica.
considerare che un archivio può esser visto Queste diverse scritture possiedono regole
come ‘luogo’ della formazione piuttosto che diverse di strutturazione e diversi signifi-
della mera informazione; luogo attivo dove cati per rapporto al sistema di proiezioni
cose che sembrano appartenere a un passa- ortogonali in cui vengono usate»10.
to più o meno remoto possono invece in- Questo modo di procedere caratterizza
durre a ulteriori e attuali sviluppi e a spunti tutta l’attività professionale di Gianni Pir-
di riflessione sulle ‘cose’ dell’architettura. rone11 che non privilegiava mai una scala
I progetti dell’architetto panormita, di rappresentazione rispetto ad un’altra
quelli realizzati, mostrano l’evoluzione proprio perché essa «…non può in alcun
di un pensiero coerente che manifesta modo essere esclusiva, proprio perché il
una corrente successiva al razionalismo progetto di architettura… resta, in ogni
ortodosso ma che non si trasforma mai modo, per ciascun nuovo caso un’avven-
in architettura organica come avviene per tura esplorativa speciale, in cui la scala
tanti altri autori coevi; il progetto di laurea prende valore proprio dal confronto tra
per Isola delle Femmine è ‘luogo’ di spe- diversi obiettivi ottici di osservazione e
rimentazione di un linguaggio e offre al rappresentazione, dal paesaggio e confron-
lettore spunti di riflessione per un’analisi to tra visioni ravvicinate e visioni lontane
dell’architettura contemporanea a Paler- senza possibilità di deduzione delle une
mo tra gli anni ’50 e gli anni ’70. dalle altre»12.
Per tentare un primo approccio alla Il progetto di laurea individua le pro-
lettura del pensiero architettonico del blematiche e gli aspetti progettuali a parti-
periodo è sembrato utile prendere spunto re da una planimetria alla scala 1:50000 in
proprio dal primo ‘lavoro’ di Gianni Pirro- cui Pirrone, ‘epurando’ la cartografia per
ne, la sua tesi di laurea del 1950 di cui sono sottolineare le caratteristiche salienti del
stati relatori Edoardo Caracciolo e Luigi territorio - la città storica e le sue espan-
Epifanio. Il ridisegno critico non solo fa sioni, le borgate e il complesso sistema
prendere corpo al pensiero del giovane Pir- orografico della Conca d’Oro - individua
rone ma evidenzia, attraverso la schedatura quello che Edoardo Caracciolo chiamava
dei disegni, l’approccio, a quel tempo, della “Il Teatro marittimo” evidenziando le
Scuola di Architettura di Palermo ai temi spiagge che da Fondachello raggiungono
della progettazione architettonica e urbana. Isola delle Femmine, luogo oggetto della
L’archivio Pirrone8 contiene diciotto tesi (Fig. 1). Altri schemi planimetrici rac-
fogli, con rappresentazioni su carta da contano le tre fasi di sviluppo del progetto

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

(Figg. 2-5) che prevedeva un graduale inutili performances digitali, vuole, con as-
sviluppo della Praja caratterizzato da un soluta discrezione, analizzare il progetto e
rimboschimento che rivelava un felice implementare il suo corpus grafico al fine
connubio tra natura e architettura ben di restituire alla critica ulteriori spunti di
espresso da Pirrone nella rappresentazione studio e di riflessione sul pensiero dell’ar-
del profilo-sezione con il mare (Fig. 6). chitetto palermitano.
Gli aspetti architettonici relativi all’e- Il modello digitale è pertanto da inten-
dificio centrale del Centro di soggiorno dersi come ‘punto di partenza’ per l’analisi
sono trattati con proiezioni ortogonali grafica dell’architettura e non come esito
- piante, prospetti e sezione - alla scala finale; ad esso, infatti, si associano altri
1:100 e attraverso viste prospettiche (Figg. grafici, talvolta non ‘dedotti’ dal modello,
7-10), mentre l’elemento-tipo isolato e utili alla comprensione/traduzione dell’ar-
l’edificio posto alle spalle di quello princi- chitettura. La costruzione del modello non
pale sono rappresentati soltanto in sezione è la costruzione di una semplice immagine,
orizzontale, rispettivamente alle scale 1:50 operazione che molto spesso viene condot-
e 1:200 (Figg. 11-12). Tra i documenti gra- ta per la rappresentazione del progetto, ma
fici contenuti in archivio, oltre ai disegni è l’esito ermeneutico e critico del disegno
succitati e allo schema, in sezione, dell’in- tendente sostanzialmente all’analisi della
telaiatura delle armature delle strutture in forma, il vero oggetto della imitazione. Il
cemento armato, è presente un disegno controllo della forma attraverso rappre-
straordinario che riguarda lo studio, in sentazioni simultanee è una delle peculia-
prospettiva, delle diverse possibilità di rità dei software dedicati al disegno alla
chiusura e apertura di un infisso dell’edifi- quale bisogna aggiungere quella della loro
cio principale rispetto alle condizioni me- versatilità verso la precisione intesa non
tereologiche di sole, giorno, notte, pioggia solo come esattezza ma anche come coe-
e vento13 (Fig. 13). renza dell’atto interpretativo.
I numerosi passaggi di scala non evi- L’utilità del modello digitale per lo stu-
denziano soltanto un ‘minuzioso’ controllo dio dell’architettura non è, infatti, legata
del progetto ma sottolineano le modalità alla produzione di immagini accattivanti;
di approccio, in quel periodo, della Scuola questo non deve essere assolutamente il
di Architettura di Palermo alle problema- suo fine.
tiche inerenti un tema compositivo che Vittorio Ugo, in uno dei suoi ultimi
spaziavano dagli aspetti urbanistici a quelli illuminanti saggi, ha con molta lucidità
edilizi sino ad affrontare i problemi strut- delineato gli aspetti insidiosi del digitale
turali e di dettaglio; la scelta dei metodi affermando che «…Nessuno può conte-
della rappresentazione era legata proba- stare l’estrema versatilità strumentale del
bilmente a vecchie eredità ‘scolastiche’ in computer nei settori della firmitas e della
cui era esclusa l’assonometria in favore di utilitas, delle elaborazioni pratiche, dei
prospettive e schemi prospettici14. computi, del rilievo metrico etc. Molto
diversamente vanno invece le cose per
quanto riguarda la venustas, i modi del
La ricostruzione digitale progetto, il pensiero dello spazio, l’inter-
pretazione dei monumenti, l’estetica, la
La ricostruzione congetturale degli conoscenza. Mirabolanti effetti speciali,
edifici progettati da Gianni Pirrone nella rendering, fotorealismo, modellazione so-
tesi di laurea (Figg. 14-30)15, al di là di lida… in realtà nascondono quasi sempre

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Unbuilt Architecture

un vuoto di contenuti, un’assenza di critica ancora una ‘certezza’ per lo studio dell’ar-
e una povertà espressiva direttamente pro- chitettura e soprattutto se essa, come auto-
porzionali, appunto, al prevalere dell’im- noma forma della critica, possa aggiungere
magine sulla forma, della Darstellung sulla qualcosa di nuovo alla parola scritta.
Vorstellung»16.
La rappresentazione, settore nodale
della critica architettonica, assume, in tal Note
senso, un ruolo sostanziale nel momento in
1 Pur nella condivisione delle posizioni espresse
cui essa indaga il progetto di architettura,
nall’articolo, frutto di elaborazioni comuni, la re-
‘luogo’ centrale della sua vera espressione. dazione del paragrafo Ridisegnare è da attribuire a
L’analisi grafica è quel settore della rap- Francesco Maggio, mentre quella del paragrafo La
presentazione che più si avvicina alla sfera ricostruzione digitale è da attribuire a Chiara Scali.
2 M. Proust, La strada di Swann, in Alla ricerca
della critica e che si accosta alle «estese
del tempo perduto, Einaudi, Torino 1978, vol. I,
trattazioni di carattere estetico e filosofico parte I, p. 22.
che si presentano sotto il titolo di “Teorie 3 T.S. Khun, La struttura delle rivoluzioni scientifi-

dell’architettura”»17. Vincenzo Fasolo, che, Einaudi, Torino 1969, cap. X, p. 141.


4 Molto spesso, per questioni logistiche, il ridise-
alla fine degli anni ‘50 del Novecento,
gno viene effettuato a partire da riproduzioni
in una raccolta di proprie lezioni tenute fotografiche pubblicate su libri e riviste.
alla Facoltà di Architettura dell’Universi- 5 Cfr. N. Zingarelli, Vocabolario della lingua italia-

tà di Roma, proponendo l’analisi grafica na, Zanichelli, Bologna 1922.


6 Cfr. M.L. Scozzola, Gianni Pirrone. Disegni ine-
come metodo di studio dell’architettura,
diti di architettura, Aracne, Roma 2012.
auspicava «...una storia dell’architettura... 7 Cfr. C. Sola, Un progetto mai realizzato per Isola
disegnata, anziché parlata... [e scriveva delle Femmine, tesi di laurea, Università degli
che] il metodo di studio che ci proponia- Studi di Palermo, Facoltà di Architettura, A.A.
mo tende a suscitare un autoesame dei 2012-2013. Relatore: prof. Francesco Maggio,
correlatore: arch. Maria Luisa Scozzola.
valori architettonici in ciò che in essi vi è di 8 Il “Fondo Librario Arch. Giovanni Pirrone”,
permanente, di comune, tanto per l’antico inaugurato nel 2008, ha sede a Sinagra (ME)
quanto per il moderno. È precisamente presso la Biblioteca Comunale.
9 È possibile consultare la schedatura di dieci dei
uno studio dell’antico fatto in funzione del
diciotto fogli relativi al progetto nel sito http://
moderno che tanto maggiore validità ac- archivia.unict.it/handle/10761/947 che contiene
quisterà per quanto in essa vi trapassi della la tesi dottorale di M.L. Scozzola dal titolo L’ar-
esperienza e nobiltà di epoche di artefici chivio Pirrone. Disegni inediti di architettura.
10 V. Gregotti, Scale della rappresentazione, in «Ca-
di elevata secolare civiltà. Quanto ora si
sabella», n. 504, luglio-agosto 1984.
propone non va a discapito del moderno 11 Per verificare come Gianni Pirrone usasse molte-
metodo critico; anzi lo integra, e ne suscita plici scale della rappresentazione per il controllo
l’interesse. Perché questo “disegnare” è un del progetto, basti consultare i due tomi di sche-
osservare, e quindi un pensare»18. datura elaborati da M.L. Scozzola; v. nota 8.
12 V. Gregotti, cit.
Si vuole riproporre, quindi, con un 13 Le cinque prospettive sono disegnate a china su
certo timore, una metodologia di studio carta da lucido (mm 460x547); il foglio è inven-
‘antica’ con gli strumenti ‘attuali’ del tariato in archivio alla posizione 4-PU-12.
14 Non può non farsi riferimento ai modi di rap-
disegno con la certezza che essi possano
presentazione del progetto da parte di Salvatore
coadiuvare, o addirittura ‘limare’ alcuni Caronia Roberti, allievo di Ernesto Basile e
momenti della critica architettonica. fondatore nel 1946 della Facoltà di Architettura
Attraverso un ‘implemento’ digitale di Palermo, e all’attività didattica e progettuale
della storiografia si vuole tentare di veri- di Edoardo Caracciolo, Luigi Epifanio, Vittorio
Ziino e altri docenti della Facoltà di Architettura
ficare se l’analisi grafica, oggi, può essere negli anni ’50.

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La ricostruzione congetturale dell’architettura. Storia, metodi, esperienze applicative

15 I disegni interpretativi sono stati eseguiti da i suoi doppi, in Fondamenti della rappresentazione
Claudio Sola per la stesura della propria tesi di architettonica, Bologna 2002, ristampa corretta,
laurea; v. nota 6. pp. 9-14).
16 V. Ugo, μίμησις- mímēsis. Sulla critica della rap-
17 V. Fasolo, Analisi grafica dei valori architettonici,
presentazione dell’architettura, Milano 2004, p.
8. (Per un approfondimento dei termini Darstel- s.d., p. 3.
lung e Vorstellung si veda V. Ugo, L’architettura e 18 ibidem.

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DIDASCALIE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Planimetria della città di Palermo e dintorni


2. Schema planimetrico della Praja. Stato attuale
3. Schema planimetrico della Praja. 1° fase
4. Schema planimetrico della Praja. 2° fase
5. Schema planimetrico della Praja. 3° fase
6. Profilo-Sezione con il mare
7. Centro di soggiorno. Pianta piano terra
8. Centro di soggiorno. Pianta piano primo
9. Centro di soggiorno. Prospetti e sezione
10. Centro di soggiorno. Vedute prospettiche
11. Elemento isolato. Pianta e prospetto
12. Albergo della gioventù. Piante
13. Vedute prospettiche di un infisso
14. Centro di soggiorno. Assonometria (elab. C. Sola)
15. Centro di soggiorno. Assonometria (elab. C. Sola)
16. Centro di soggiorno. Prospettiva (elab. C. Sola)
17. Centro di soggiorno. Prospettiva (elab. C. Sola)
18. Centro di soggiorno. Sezione prospettica (elab. C. Sola)
19. Centro di soggiorno. Sezione prospettica (elab. C. Sola)
20. Centro di soggiorno. Sezione prospettica (elab. C. Sola)
21. Centro di soggiorno. Sezione prospettica (elab. C. Sola)
22. Centro di soggiorno. Sezione prospettica (elab. C. Sola)
23. Albergo della gioventù. Pianta piano terra (elab. C. Sola)
24. Albergo della gioventù. Pianta piano primo (elab. C. Sola)
25. Albergo della gioventù. Spaccato assonometrico (elab. C. Sola)
26. Albergo della gioventù. Prospetto sud (elab. C. Sola)
27. Albergo della gioventù. Prospetto nord (elab. C. Sola)
28. Albergo della gioventù. Prospetti ovest ed est (elab. C. Sola)
29. Albergo della gioventù. Prospettiva (elab. C. Sola)
30. Elemento isolato. Prospettive (elab. C. Sola)


Alla fine del 2013, nell’ambito della riorganizzazione dell’Ateneo
palermitano, come tutte le altre Facoltà anche quella di Architettura
cesserà di esistere: i suoi compiti verranno conferiti alla Scuola
Politecnica ed al Dipartimento D’Architettura, che da qualche anno
ha già sostituito quella articolata compagine dipartimentale nella
quale, per circa trent’anni, si sono sviluppate le attività di ricerca
scientifica della Scuola degli architetti nel capoluogo isolano. Nella
consapevolezza di vivere un momento di transizione che interessa
la scuola nella sua interezza e nella sua complessità, questo libro si
propone quale riflessione sul lavoro svolto, con continuità nell’ultimo
decennio, dai docenti che hanno operato e continuano a lavorare
nell’ambito disciplinare della Rappresentazione e del Rilievo presso la
Facoltà di Architettura di Palermo. I contributi raccolti, sia pure con
una apparente frammentarietà, documentano un vivace confronto
interno ed una evidente discontinuità rispetto a quanti, con la loro
operosa presenza, hanno caratterizzato e qualificato la didattica del
Disegno e del Rilievo e la ricerca negli ultimi decenni del XX secolo.
Senza volere negare il grande apporto dato alla rifondazione della
disciplina nella Scuola di Palermo da personalità di rilievo, quali
Margherita De Simone, Rosalia La Franca e Giuseppe Pagnano, il
riconoscimento di questa discontinuità discende dal fatto che diversa
era la città indagata da questi studiosi rispetto a quella che oggi è
sotto gli occhi di tutti, come del resto diversi erano la città e il terri-
torio osservati da loro rispetto a quanto esplorato, qualche decennio
prima, da Luigi Vagnetti e da Gaspare De Fiore. Probabilmente
diversi sono, oggi, gli occhi con cui si guarda al mondo, così come
diversi sono gli strumenti disponibili per osservare le cose del mondo.

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