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FUTURO ANTERIORE

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NOTA DELL’EDITORE

Come progetto iniziale, nato in collaborazione con il Museo Internazionale delle Ceramiche
di Faenza, la collana intendeva ospitare volumi concernenti tecniche e problematiche degli
operatori del restauro.
A due anni di distanza, in occasione dell’uscita del secondo volume, la collana modifica ed
amplia i suoi intenti, definendosi come contenitore per una manualistica utile a chi opera nel
settore della ricerca archeologica.
Massimo Pennacchioni

METODOLOGIE E TECNICHE
DEL DISEGNO ARCHEOLOGICO
Manuale per il disegno dei reperti archeologici

All’Insegna del Giglio


Illustrazioni e foto a cura dell’autore, salvo diversa indicazione.

ISBN 88-7814-242-5
© 2004 All’Insegna del Giglio s.a.s.
INDICE

PRESENTAZIONE, Marcello Piperno 9


INTRODUZIONE 11
1. Finalità 12
2. Gli strumenti per il disegno 13
3. Fase progettuale 15
4. La postazione di lavoro 16

Sezione 1 – MATERIALI LITICI 18


1. La pietra scheggiata 18
2. La pietra levigata 33
3. Impaginazione 34
4. Simbologia 36

Sezione 2 – MATERIALI CERAMICI 38


1. Elementi di geometria 38
2. Rilievo del manufatto 42
3. Impaginazione 54

Sezione 3 – MATERIALI VARI 57


1. I materiali metallici 57
2. Osso e corno 59
3. Legno 60

Sezione 4 – GRAFICA COMPUTERIZZATA 63


1. Le tecniche di rilevamento bidimensionale 64
2. Le tecniche di rilevamento tridimensionale 66

CONCLUSIONI E PROSPETTIVE 71
RINGRAZIAMENTI 73
BIBLIOGRAFIA 75
PROFILO DELL’AUTORE 77
PRESENTAZIONE

Occuparsi di Preistoria, sia a livello amatoriale che cessità dello studente di comprimere quante più no-
a livello professionale, significa entrare in un mondo zioni possibili nei tempi e modi stabiliti dagli ordina-
scomparso del quale sono giunte fino a noi talvolta menti universitari inesorabilmente riduce lo spazio
immagini artistiche di insospettabile livello, ma più dedicato ad alcuni argomenti più marginali o non li
spesso, tracce di insediamenti o di luoghi di culto, re- tratta affatto. Il campo della documentazione grafica
sti paleontologici e soprattutto oggetti della cultura ma- è certamente uno di questi e spesso viene trattato in
teriale, manufatti di selce, osso, ceramica, metallo e modo approssimativo, anche per la mancanza, fino-
talvolta legno e altre fibre vegetali. ra, di un manuale in italiano dedicato interamente al-
Un mondo scomparso, la cui comprensione richie- l’argomento. È quindi con soddisfazione che acco-
de sempre più una conoscenza di dettaglio delle tecni- gliamo questo volume che per la prima volta riassu-
che di esecuzione e delle sequenze operative che han- me in un insieme organico le tecniche ed i modi di
no condotto ai singoli manufatti e delle tracce di uti- rappresentazione dei reperti archeologici. La forma-
lizzazione che su questi si sono talvolta conservate. zione dell’Autore, archeologo e disegnatore profes-
La documentazione grafica di questo mondo, e sionista, provvisto di grande esperienza nel settore,
questo vale tanto per i rilievi delle manifestazione di come dimostrano, tra l’altro, i diplomi ottenuti in gra-
arte, che per il rilevamento delle planimetrie di strut- fica, fotografia, pubblicità, grafica computerizzata e
ture di abitato o di aree funerarie o rituali, o per la CAD, ha permesso un’ampia disamina non solo per
riproduzione di oggetti, rappresenta una fondamenta- quanto riguarda la realizzazione del disegno ma an-
le chiave di accesso alla sua migliore comprensione. che la sua presentazione con esaurienti note sulla
Tanto più essa è fedele, ma soprattutto tanto più impaginazione. La divisione in sezioni del lavoro fa-
essa segue regole codificate e immediatamente rico- cilita la ricerca dei temi e l’apprendimento da parte
noscibili dagli addetti ai lavori, tanto più l’immagine del lettore; non a caso, queste pagine sono il risultato
grafica diventa un sicuro e rapido mezzo di comuni- di una lunga serie di seminari svolti in particolare al-
cazione tra addetti ai lavori. Per raggiungere questo l’Università di Napoli “Federico II”, che hanno ri-
scopo di “comunicazione grafica” un buon disegno scosso un inaspettato successo con la partecipazione
non può che essere eseguito da chi di questa materia è appassionata e numerosa degli studenti.
conoscitore approfondito, come l’autore di questo La trentennale esperienza nel campo del disegno
manuale, anche se è spesso molto difficile riuscire a ha giocato un ruolo fondamentale nel fare risaltare le
coniugare una buona mano con un buon bagaglio di difficoltà che si possono presentare al neofita nel cor-
conoscenze scientifiche. L’autore di questo conciso ma so di una campagna di documentazione grafica. Le
completo manuale di disegno, ci conduce a scoprire i pagine dedicate al materiale tecnico occorrente non
mille segreti delle tecniche grafiche applicate al cam- sono banali: come ben spiegato, in situazioni partico-
po della preistoria, segreti che a nulla servirebbe tutta- lari o disagiate come in aree desertiche o lontane da
via conoscere se affidati poi ad una mano che si rifiuta centri abitati con impossibilità di trattenere i reperti,
di obbedire. È evidente che tutti possono disegnare, la mancanza del più comune strumento (di misura o
ma, come per la musica o per il canto, i risultati varia- di disegno) può pregiudicare i risultati di una intera
no di molto da persona a persona. missione. Questo manuale non è, quindi, solo una eser-
Un buon disegno, infine, non potrà mai essere so- citazione di tecnica o un riassunto di nozioni, ma un
stituito da una buona foto. Nel primo convergono anni compendio di esperienza, ricco di suggerimenti prati-
di esperienza che portano ad una necessaria sintesi di ci. Un apprezzamento particolare merita l’ultima se-
ciò che è utile mostrare o sottolineare; alla seconda, zione, dedicata all’informatica; lo sviluppo di questa
per quanto di autore essa possa essere, sfuggiranno componente pone l’archeologo di fronte a numerose
quasi sempre dettagli spesso importanti. scelte che, pur non escludendo il disegno manuale,
La formazione di un archeologo preistorico pas- permettono di affrontare una serie di problematiche
sa attraverso successive fasi di apprendimento deter- con strumenti differenti, in grado di minimizzare co-
minate dalla scelta delle discipline e dalla varietà e sti e tempi di realizzazione, con un livello di qualità
qualità dei corsi attivati nell’anno accademico: la ne- altissimo.
10 PRESENTAZIONE

Quella del nostro amico e collega Massimo Pen- Africa a Melka Kunture, nei suoi disegni, eseguiti non
nacchioni è una capacità di lettura e di sintesi che si solo per riproduzione di oggetti, ma anche per pro-
sposa ad una perfetta padronanza del mezzo tecni- getti di restauri e di musealizzazione, Pennacchioni è
co, sia esso la matita che il pennino a china, che i riuscito, in molte occasioni, a interpretare le mie idee
colori. incapaci di trasformarsi da sole in un progetto grafico
Con una marcia in più. Nella nostra ormai plurien- accettabile, spesso migliorandole e dandole una incon-
nale esperienza comune, sia in Italia (nel Parco del fondibile impronta personale.
Cilento e del Vallo di Diano e a Mondragone) che in MARCELLO PIPERNO
INTRODUZIONE

Da molti anni ormai la documentazione di mate- prattutto, dall’Istituto Centrale per la Catalogazione ed
riali archeologici non è più affrontata come esercizio il Restauro: a questa problematica rispondeva il Dizio-
di copia dal vero, utilizzando metodi e tecniche propri nario Terminologico, a cura di vari Autori, pubblicato a
delle discipline artistiche, ma ha assunto la connota- Roma nel 1980 che cercava di codificare una termino-
zione di supporto tecnico indispensabile alla descri- logia comune ed esemplificava con notevole apparato
zione degli antichi manufatti. Infatti, lo sviluppo della iconografico una tipologia limitata peraltro all’Età del
documentazione fotografica e l’abbassamento dei co- Bronzo finale ed al Primo Ferro. Numerosi sono poi
sti nella loro riproduzione (sia in bianco/nero che a stati i contributi di vari studiosi italiani e tra questi cite-
colori) ha notevolmente sminuito la necessità di ese- remo, per la diversa impostazione rispetto al Diziona-
guire le dettagliate riproduzioni con chiaroscuri a trat- rio Terminologico, quello di L. Sarti (SARTI 1989).
to di penna che hanno caratterizzato le pubblicazioni Negli Stati Uniti risale al 1989 un importante lavoro
ottocentesche e della prima metà del novecento. Lo mirato al disegno delle ceramiche (ADKINS, ADKINS 1989)
sviluppo delle analisi tipologiche e lo studio appro- mentre le regole per disegnare le industrie litiche sono
fondito dello strumentario preistorico ha, per contro, riassunte da Addington nel 1986. In Francia, nell’ambi-
comportato la necessità di adottare tecniche di dise- to degli studi sulla ceramica, si privilegia l’aspetto tipo-
gno adatte ai nuovi indirizzi e, di fatto, ha obbligato il logico (BALFET et alii 1983) ma non mancano numerosi
disegnatore a procedere nella riproduzione del manu- appunti sul disegno (tra gli altri, RIGOIR 1975).
fatto con la finalità di mettere in risalto tutte le parti- La descrizione delle industrie litiche in Europa si è
colarità che lo contraddistingue tramite una serie di avvantaggiata dalla pubblicazione delle liste tipologi-
accorgimenti e simboli comprensibili da tutti coloro che (DE SONNEVILLE-BORDES, PERROT 1954-55; BORDES
che, a scopo documentativo, di studio e ricerca, lo deb- 1979; LAPLACE 1968) che, assegnando a un gruppi di
bano utilizzare. manufatti peculiarità tecniche e/o funzionali, fornisce
Gli studiosi francesi sono stati tra i primi ad utiliz- implicitamente indicazioni sul modo di rappresentar-
zare in maniera massiccia il disegno come strumento li. La compilazione di una raccolta di termini delle in-
per l’illustrazione dei reperti provenienti da scavi e ri- dustrie litiche, pubblicata da Brezillon (BREZILLON
cerche in giacimenti preistorici (MARTIAL 1961) e gli 1968), fornisce l’occasione per vedere associato il di-
unici in Europa a codificare le tecniche di riproduzio- segno alla descrizione del reperto fornendo di fatto
ne dei manufatti litici preistorici. una lunga serie di esempi sulla rappresentazione dei
In Italia non si è mai dato alle stampe un manuale manufatti litici.
dedicato completamente al disegno archeologico ma Esaustivo per il disegno delle industrie litiche prei-
ci si è appoggiati a dispense o brevi articoli e appunti storiche è invece il manuale di Michel Dauvois “Precis
(PENNACCHIONI 1976; IDEM 1977), alcuni a margine di de dessin dynamique et structural des industries
pubblicazioni di materiali, a note sulla classificazione lithiques prehistoriques” edito da Fanlac con il contri-
e dizionari terminologici ed alla tradizione di disegno buto del CNRS nel 1976. Più recentemente, l’argo-
che ha una lunga storia e molti bravissimi artefici. mento è stato ripreso da Yvette Assiè (ASSIÈ 1995)
Ricorderemo in proposito, per quanto riguarda il che ha curato in maniera particolare l’aspetto pratico.
disegno della ceramica e dei reperti archeologici in In Inghilterra l’esigenza di comunicazione e coor-
generale, le otto pagine dedicate da Cairoli Giuliani dinamento ha determinato la nascita della Association
nel suo “Archeologia, documentazione grafica” pub- of Archaeological Illustrators & Surveyors (AAIS); il
blicato a Roma da De Luca nel 1976 e la dispensa, ben loro sito web contiene una bibliografia aggiornata di
più approfondita ed articolata, di Leonardi e Penello tutti i testi sull’argomento.
del 1991 (da quest’ultima è stato recentemente riassun- Purtroppo, nelle università Italiane ancora non si
to un lavoro pubblicato sul web: archeolab.lett.unitn.it/ prende troppo sul serio l’insegnamento del disegno e
04Seminari/pag_centrale_disegno_lunardelli.htm). rilievo dei reperti archeologici al contrario di quanto
Il dibattito sulla tipologia è invece stato più vivace succede in Europa o negli Stati Uniti (significativo il
anche per la necessità di una classificazione dei reperti titolo di un volume: The student’s guide to archaeological
archeologici molto sentita dalle Soprintendenze e, so- illustrating. University of California, 1985, 1992). Nel
12 INTRODUZIONE

programma dei corsi 2003-2004, ad esempio, l’Uni- puto della preparazione di una pubblicazione o sem-
versità di Liegi ha dedicato un corso esclusivamente plicemente del resoconto dello scavo, bisogna aggiun-
alle tecniche di documentazione grafica (ben pubbli- gere quel tempo che spesso difetta a chi già è impe-
cizzato sul loro sito web). gnato in mille altre cose, dall’organizzazione tecnica e
Le moderne tecnologie e, in particolare, lo svi- scientifica del lavoro alla parte economica e dei rap-
luppo della componente informatica a basso costo porti con istituzioni, persone e quant’altro. Demanda-
ma dalle grandi prestazioni, rappresentata dai Perso- re ad un disegnatore sembra allora la soluzione mi-
nal Computer e dalle relative periferiche, ha aperto gliore ma, a parte il personale tecnico impiegato pres-
nuovi orizzonti nello sviluppo della grafica e della so università e soprintendenze, spesso i risultati pos-
archiviazione dei documenti tanto da rivoluzionare sono essere insoddisfacenti ed il costo elevato.
concetti classici che fino a poco più di dieci anni fa La soluzione migliore è allora quella che l’archeo-
sembravano insostituibili. In questa prospettiva è logo faccia o segua direttamente il disegno del pezzo
ancora più importante descrivere quelle tecniche di accomunando a tale attività, ad esempio, quella di ca-
documentazione dei reperti che siano compatibili talogo e descrizione in modo da cogliere risultati sicu-
anche con i supporti informatici di acquisizione at- ri con solo un piccolo aumento di tempo.
tualmente più diffusi e creare negli studenti delle fa- Il presente manuale si occupa prevalentemente del
coltà di archeologia la mentalità per utilizzarli nella disegno di reperti pre-protostorici, ma può essere con-
normale attività cui si vanno a preparare. sultato con profitto anche per materiali più recenti in
quanto i principi di base sono uguali.
Dopo un’introduzione sui tipi di strumenti utiliz-
1. FINALITÀ zabili per il disegno e le nozioni per un loro corretto
Questo manuale di disegno è nato come naturale utilizzo, il lavoro è stato diviso in tre sezioni riguar-
evoluzione dei corsi svolti nelle università italiane e danti la prima il disegno dei manufatti litici, la seconda
rivolti agli studenti dei corsi di laurea ad indirizzo ar- il disegno delle ceramiche e la terza il disegno di ma-
cheologico; saper disegnare correttamente un reperto nufatti ricavati da materiali diversi (ossa, legno, metal-
ha come premessa fondamentale l’osservazione attenta li). Per ogni sezione, dopo aver affrontato metodi e
dell’oggetto al fine di comprenderne le caratteristiche tecniche di disegno a matita, si descriverà l’esecuzione
fondamentali e tradurle in una rappresentazione gra- ad inchiostro di china su carta lucida, l’impaginazione
fica. Ovviamente, queste operazioni presuppongono nei diversi formati e le tecniche di ingrandimento e
una profonda conoscenza delle tipologie dei materiali riduzione necessarie alla stampa.
(ed è per questo che le persone più adatte a svolgere il In una sezione a parte, si affronterà anche il pro-
lavoro sono gli stessi archeologi) ed una capacità di blema del disegno con l’ausilio degli strumenti infor-
renderle leggibili a tutti tramite anche una serie di sim- matici, la sua archiviazione e consultazione.
bologie e caratterizzazioni di uso universalmente ac-
cettato; il disegno, al di là delle tecniche da usare per la LA DOCUMENTAZIONE
riproduzione grafica, fornisce l’opportunità per un Ogni scavo, ricerca, rinvenimento fortuito di ma-
approfondimento degli aspetti morfologici del reper- teriale archeologico, costituisce un arricchimento del
to, di grande utilità per le problematiche connesse allo patrimonio storico culturale del mondo intero. La di-
studio ed alla pubblicazione dei complessi archeologi- vulgazione di ogni nuova acquisizione si avvale del
ci. A questo proposito, non citerò invano quanto scri- mezzo orale (conferenze, convegni ecc.) e scritto (ar-
veva quasi trenta anni fa il prof. C. F. Giuliani nella ticoli, monografie).
premessa del suo libro sul rilievo dei monumenti anti- La descrizione dei reperti è completa e sgombra
chi: «… ogni studioso… dovrebbe essere in grado di da incertezze solo quando il lettore è messo in grado
realizzare da sé dei rilievi precisi: questo fatto, costrin- di farsi una idea esatta del pezzo descritto. La visio-
gendolo ad una grande familiarità col monumento, ne diretta, la manipolazione e le misurazioni del re-
comporta una serie di osservazioni e di incertezze in- perto sono senza dubbio il modo più idoneo, ma
dubbiamente più completa di quanto non si verifichi quando ciò non è possibile, tutte le informazioni
utilizzando rilievi, anche completissimi, realizzati da devono essere ricavate dalle descrizioni scritte, grafi-
altri» (CAIROLI GIULIANI 1976). che e fotografiche contenute nell’articolo o nel sup-
Certamente il disegno dei reperti archeologici ri- porto informatico che illustra il reperto o il gruppo
chiede tempo e dedizione: ciò significa che nel com- di reperti.
INTRODUZIONE 13

FOTOGRAFIA O DISEGNO? LE PROSPETTIVE DI LAVORO

Il mezzo fotografico fornisce una immagine reale Non rappresenta certo una novità il fatto che un
e relativamente dettagliata dell’oggetto; in alcuni casi, laureato in archeologia abbia difficoltà a trovare un
tale mezzo è insostituibile ma l’informazione rimane lavoro attinente la sua specializzazione. Infatti, i posti
limitata alla superficie fotografata e adeguatamente il- disponibili nelle amministrazoni statali sono molto
luminata (le zone progressivamente in ombra sono via pochi, limitati fondamentalmente alle soprintendenze
via più illeggibili); inoltre, mancherà nell’illustrazione archeologiche, alle università, ai musei archeologici,
la sezione del reperto e la possibilità di individuarne stretti nella morsa di bilanci non adeguati.
esattamente le dimensioni. La qualità della riprodu- Una buona possibilità di lavoro può invece arrivare
zione dipenderà sia dalla qualità della fotografia (di- dalle attività di supporto tecnico-scientifico. Come
mensione e sensibilità del negativo, obbiettivi, tecnica noto, e lo si evince anche dalle pagine di questo ma-
di ripresa, illuminazione) che dal tipo di supporto su nuale, a fronte della crescente necessità di ricerca e
cui viene stampata e dal procedimento usato per stam- documentazione cui lo Stato non riesce a dare seguito
parla. per penuria di addetti, è possibile rispondere con la
Inoltre, così come si rende necessario seguire un costituzione di Società aventi personale e tecnologie
corso per saper disegnare correttamente un reperto all’avanguardia che, minimizzando i tempi di esecu-
archeologico, anche la tecnica fotografica si acqui- zione dei lavori, possono fornire servizi con rapporto
sisce seguendo corsi teorici e pratici. Rispetto al di- qualità/prezzo davvero interessanti.
segno c’è poi da tener conto anche del fattore costo Una delle figure chiave di queste società è proprio
per gli strumenti necessari (macchina fotografica, quella del disegnatore-rilevatore archeologo, in quan-
obbiettivi, cavalletti, luci…) e tutti sanno che non to la maggior parte del lavoro riguarda la documenta-
basta avere l’ultimo modello di reflex per raggiun- zione grafica del patrimonio archeologico (sia quello
gere il risultato di una documentazione chiara e leg- giacente nei magazzini, sia quello in fase di acquisizio-
gibile. ne per scavi e ricerche).
Più dettagliata risulta la documentazione grafica in Se il presente manuale sarà di valido aiuto al perso-
quanto estrinseca ogni particolare con la maggiore nale impegnato in questa direzione, avremo la soddi-
chiarezza possibile (si pensi alla scheggiatura di un re- sfazione di aver raggiunto uno degli obbiettivi auspi-
perto litico) e permette di rappresentare sezioni, pro- cati in queste pagine.
spetti, piante, particolari e sviluppi in un disegno or-
ganico e perfettamente leggibile anche in scale molto 2. GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO
piccole; la stampa dei disegni non esige carta di parti-
colari caratteristiche o pregio. Essenziali per il disegno sono gli strumenti per il
Ovviamente, qualsiasi tipo di colore dovrà essere rilievo dell’oggetto e quelli per la trasposizione grafi-
riprodotto a toni di grigio e può risultare complessa ca. Nel primo gruppo figurano squadre, righe, calibri,
l’elaborazione grafica di forme plastiche (statuette, sagomatori e quanto altro serve per misurare adegua-
protomi, rilievi ecc.). Come vedremo più avanti, il fat- tamente il pezzo. Nel secondo gruppo figurano es-
tore tempo ha un’importanza fondamentale specie in senzialmente matite, gomme, carta.
quei casi in cui il reperto non può essere trattenuto a
lungo dagli studiosi al termine della campagna di ri- 1° GRUPPO
cerche. Effettuare una serie di scatti fotografici è un Squadre: sono indispensabili quelle equilatere e sca-
sistema più veloce del rilievo grafico ed in casi limite lene, di diverse misure; consigliabili quelle plastiche
può essere l’unico modo per documentare in una si- trasparenti antiriflesso a basso coefficiente di dilata-
tuazione precaria. zione.
Spesso, peraltro, i due mezzi si completano; per l’im- Righe: indispensabile un righello da 20 cm ed una
portanza assunta dalle analisi tipologiche però, il dise- riga da 1 metro.
gno normalmente è preferito e si ricorre alla tavola Goniometri: è consigliato il mezzo goniometro,
fotografica solo come necessario complemento o come meglio con indice movibile.
“stacco” per rendere più piacevole la consultazione di Calibri: è indispensabile avere sia il tipo a becco,
un volume oppure nel caso il libro non sia diretto a ventesimale (Fig. 1), che quello a forcipe (detto anche
specialisti ma abbia finalità divulgative. “ballerina”).
14 INTRODUZIONE

Fig. 1 – Calibro ventesimale.

Il calibro a becco si compone di una parte fissa ed Fig. 2a


un nonio scorrevole.
La lettura viene effettuata: per la parte intera sulla
scala fissa, verificando la posizione assunta dal primo
tratto della scala incisa sul nonio scorrevole; per la parte
decimale (decimi e centesimi di millimetro), verifican-
do dove cade la corrispondenza perfetta tra una tacca
del nonio ed una tacca della scala fissa. La lettura sul
nonio è la misura della parte decimale.
Si riportano, a titolo esemplificativo, alcune misu-
razioni (Figg. 2a, 2b, 2c).
Compasso: consigliabile quello con i due bracci
snodabili e con possibilità di prolunga. Fig. 2b
Sagomatori: sono di due tipi, a pettine oppure a
fettuccia di piombo o filo di alluminio ricotto. Il sago-
matore a pettine (conosciuto anche come MIMIC dal
nome della marca più diffusa) è formato da una fila di
sottili barrette di metallo tenute insieme da un corpo
centrale. Esercitando una pressione le barrette si spo-
stano e rilevano il profilo dell’oggetto (Fig. 3). Un li-
mite grave è posto sia dalla lunghezza dello strumen-
to, inferiore a 20 cm, sia dal fatto che non può essere
usato su materiali fragili.
La fettuccia di piombo è più economica e facile da
trovare ma occorre molta attenzione, dopo averla Fig. 2c
modellata sul reperto, a non alterare il profilo durante
il trasporto sul foglio di carta ed il ripasso a matita.
L’alluminio ricotto è tradizionalmente usato nelle tec-
niche bonsai ed è disponibile, nei vivai o nei negozi di
piante, in varie sezioni. Questi due materiali si presta-
no al rilievo dei profili per il loro basso coefficiente di
elasticità (vale a dire che mantengono la forma rileva-
ta), non hanno la limitazione della lunghezza, come
nel sagomatore, essendo venduti in rocchetti di alcuni
metri ed hanno un basso costo.
INTRODUZIONE 15

gio di questa scelta risiede nel fatto che la mina ha


sezione costante e, in rapporto alla grandezza del re-
perto, lo spessore può essere trascurabile. In generale,
la durezza della mina durante le operazioni di rilievo
potrà variare da HB ad H.
Gomma: deve essere utilizzata esclusivamente
gomma bianca per matita di ottima qualità. Per casi
particolari (oggetti piccoli o di disegno complicato) si
potrà far uso della “gomma a matita” che permette di
avere una superficie di gomma molto piccola.
Carta: è consigliabile carta bianca dura e compat-
ta, perfettamente liscia. ottima quella dei moduli per
stampanti dei computer. È sconsigliata quella millime-
trata che alla lunga può dar fastidio alla vista e rende il
Fig. 3 – Rilievo del profilo di un manufatto con il pettine
(da DAUVOIS 1976) segno meno leggibile.

Strumenti per la trasposizione in carta lucida


Attrezzature complesse Con le moderne tecnologie si è abbandonato l’uso
dei pennini e si utilizza il rapidograph nella sua gamma
Sono marchingegni, spesso di produzione artigia-
completa di punte.
nale, che permettono di rilevare rapidamente un re-
Le larghezze delle tracce variano da 0.1 mm ad ol-
perto tramite misurazioni simultanee (un esempio noto,
tre 1 mm e coprono tutte le esigenze.
in campo antropometrico, è il “craniometro” di Ser-
Le gomme per cancellare l’inchiostro di china sono
gi). Una semplice attrezzatura, costruibile da tutti, è
poco usate al contrario di sgarzini e lamette che per-
quella visualizzata nella Sezione 2 – Materiali cerami-
mettono cancellature più precise ma a patto che sulla
ci, in Fig. 55.
superficie trattata si passi una gomma da matita che
Un’attrezzatura commerciale frequentemente usa-
ha il compito di ricompattare la trama della carta.
ta è invece la fotocopiatrice che serve principalmente
La carta lucida deve essere della massima gramma-
ad effettuare rapidamente ingrandimenti e riduzioni
tura disponibile in commercio (rotoli da 110-115 g/
dei disegni al posto dei lenti e spesso imprecisi sistemi
mq, fogli formato A4 da 90-95 g/mq) per risentire
meccanici. A questo proposito bisogna accennare al
meno possibile della dilatazione e sopportare meglio
fatto che la carta comune utilizzata per le fotocopie ha
le cancellature e l’usura del tempo.
un coefficiente di dilatazione che la rende inaffidabile
In particolari casi è consigliabile usare, al posto della
nei grandi formati; infatti, l’azione combinata del ca-
carta lucida, dei film di poliestere praticamente esenti
lore e del passaggio tra i rulli deforma il supporto, di
da dilatabilità e più robusti; In questo caso l’inchiostro
conseguenza il disegno fotocopiato non è identico al-
di china deve essere cambiato con l’inchiostro specia-
l’originale: l’errore, quantificabile intorno a 1%, è tra-
le per film di poliestere. Entrambi questi materiali han-
scurabile in soggetti di piccole dimensioni (compresi
no un costo elevato.
nel formato A5) ma raggiunge limiti inaccettabili nel
Altri materiali e strumenti che è bene tenere a por-
formato A3.
tata di mano sono: scotch di carta zigrinata per fissare
la carta da disegno e scotch traslucido per la carta da
2° GRUPPO
lucido, uno stick di colla, forbici dritte da sarto, lam-
Matita: uno dei modi più semplici di prendere il padina tascabile, plastilina per fissare gli oggetti, lente
profilo di un reperto è quello di poggiarlo su un foglio d’ingrandimento tascabile o fissa.
e far scorrere la punta di una matita, tenuta vertical-
mente, aderente al suo bordo. È intuitivo che per fare
3. FASE PROGETTUALE
ciò è preferibile utilizzare matite con mine sottili (mi-
cromine da 0.5 o 0.7 mm) e dure per evitare che si Completato l’elenco delle attrezzature, si può ini-
rompano troppo facilmente (più il reperto è spesso, ziare a progettare la realizzazione del disegno. Come
tanto più grande sarà la porzione di mina che fuorie- prima cosa, è necessario sapere che un reperto archeo-
sce dal portamine e quindi la sua fragilità). Il vantag- logico deve comunque essere rappresentato con un
16 INTRODUZIONE

Fig. 5

Il disegno di oggetti tridimensionali necessita della


definizione di una sorgente luminosa per eseguire le
Fig. 4 ombreggiature che conferiranno al reperto, oltre al-
l’effetto profondità ed un tocco di realismo, anche la
possibilità di caratterizzare il materiale e introdurre dati
suo orientamento, reale o convenzionale, in modo da sulle caratteristiche tecniche. Come vedremo, in linea
produrre tavole grafiche omogenee e non dare adito a generale si sceglie una fonte di illuminazione che, ri-
problemi di interpretazione. È intuitivo, ad esempio, spetto all’oggetto da disegnare, sia posizionata in alto
disegnare un vaso con la base in basso e l’imboccatura a sinistra. Tale fonte viene immaginata, a secondo dei
in alto: un coperchio dovrà essere disegnato nella po- casi, con angolazioni diverse per porre in risalto gli
sizione d’uso e cioè con l’imboccatura verso il basso. elementi che ci interessano: così, per far risaltare de-
Meno intuitiva, e perciò basata su una convenzione, è corazioni graffite, si sceglierà una luce radente. Quale
la posizione da assegnare a reperti litici, armi, monili, che sia la scelta, dovrà essere applicata a tutti gli og-
ecc. getti da disegnare così da ottenere tavole omogenee.
Una descrizione dettagliata di un reperto richiede
inoltre una serie di viste: piante, sezioni, viste laterali e
4. LA POSTAZIONE DI LAVORO
particolari notevoli a seconda della complessità del-
l’oggetto e delle peculiarità da evidenziare. In generale L’ergonomia del posto di lavoro è un fattore fon-
possiamo indicare nel prospetto ed una sezione la for- damentale tanto che le specifiche riguardanti misure,
ma minima di rappresentazione. distanze, posizione del corpo ecc., sono espresse a li-
Si tenga presente che a volte la quantità di reperti vello di leggi comunitarie; inoltre, numerose norme
da disegnare può essere limitata dal numero delle ta- attengono alla sicurezza (shock, schermature, luce ecc.)
vole di disegno messe a disposizione dall’editore, come In generale, il tavolo da disegno può essere sia del
spesso avviene nelle pubblicazioni degli atti dei con- tipo fisso che basculante, di dimensioni tali da accoglie-
vegni; è opportuno quindi fare scelte preliminari sulla re la strumentazione da disegno e posizionato in ma-
quantità/necessità di disegni per una documentazio- niera che la luce o i suoi riflessi non disturbino l’opera-
ne equilibrata in relazione allo spazio disponibile. tore. Sul tavolo e nelle immediate vicinanze troverà po-
Altra variabile da prendere in considerazione pri- sto l’attrezzatura da disegno: non dovrà mancare un
ma di affrontare il disegno di un reperto è la sua desti- rotolo di carta assorbente per la pulizia dei rapidograph
nazione e di conseguenza la scala in cui verrà ridotto ed innumerevoli altri usi non ultimi la pulizia del tavolo,
per la stampa; spesso le stampe evanescenti di alcune delle mani ecc.
figure sono il risultato di una riduzione troppo forte La sedia dovrà essere del tipo regolabile in altezza,
di un disegno fatto per essere stampato in dimensioni comoda e stabile. Esistono in commercio sedie con-
maggiori; alcuni tratti del disegno si assottigliano tal- formi agli standard europei relativi alla postura ed al-
mente da svanire completamente. l’antinfortunistica.
INTRODUZIONE 17

Per poter lavorare bene, il disegnatore dovrà di- importanti, fascicoli, raccoglitori e libri ed una casset-
sporre anche di un paio di luci da tavolo mobili con tiera per le attrezzature più delicate e minute comple-
cono di luce ben definito (faretti) ed una luce diffusa terà la postazione rendendola comoda ed efficiente.
posizionata ad una certa altezza, comandata da un reo- La documentazione cartacea può essere conserva-
stato in modo da modificare la quantità di luce am- ta molto a lungo a patto che si rispettino le seguenti
biente. Modificando la direzione dei due coni di luce condizioni: assenza di polvere, assenza di luce, limita-
prodotti dai due faretti e regolando la luce ambiente, te oscillazioni di umidità e temperatura, protezione da
si potrà scegliere l’inquadratura in cui il pezzo da dise- insetti ed altri animali che possano deteriorare il sup-
gnare riveli la totalità degli elementi morfologici e/o porto cartaceo.
decorativi che lo compongono (Fig. 4). Per il disegno Quando gli originali a matita e a penna non vengano
di reperti piccoli è indispensabile disporre di una lente consegnati ad archivi appositamente attrezzati, si dovrà
di ingrandimento da tavolo con luce incorporata (Fig. disporre di contenitori in plastica ben chiusi disposti in
5). Una scaffalatura per accogliere gli strumenti più ambienti arieggiati e facilmente accessibili e pulibili.
Sezione 1
MATERIALI LITICI

In generale è possibile affermare che il disegno è la quando tratteremo della differenza tra asse del distac-
visualizzazione su carta dell’oggetto esistente. Non di co ed asse morfologico.
rado talune indagini su materiali non facilmente repe- Peraltro, il risultato di un disegno eseguito con tali
ribili nei magazzini, vuoi per lontananza che per diffi- criteri diventa l’immagine della struttura dell’industria stu-
coltà di altro genere, sono effettuate sui disegni e, con- diata, un lavoro prettamente da archeologo specialista.
siderata la mole di documentazione che si accumula e Da qui, deriva la responsabilità di chi effettua questi rilie-
la difficoltà di accedere ai pezzi, si dovrà prevedere vi nei confronti del committente che non deve essere
che in futuro lo strumento documentale grafico, sia inferiore alla fiducia che il committente deve riporre nel
pure informatizzato, sarà sempre più usato (in questo disegnatore. Come accennato, la cosa migliore è che ar-
senso, GALIBERTI 1977). cheologo e disegnatore siano la stessa persona; nel caso
Per le industrie litiche preistoriche la rappresenta- contrario si evince, da quanto finora detto, che in un la-
zione grafica comprende anche la riproduzione della voro di documentazione di materiali archeologici il con-
tecnica e del modo di lavorazione nonché il tipo e la tributo del disegnatore ha una responsabilità pari a chi
materia del supporto usato con tutte le sue caratteri- firma la parte scritta e non sarebbe sbagliato che questa
stiche ed eventuali imperfezioni. Per raggiungere que- responsabilità si riflettesse nel far figurare con evidenza il
sto scopo si adottano particolari tecniche che combi- suo nome (eventualmente tra gli autori del contributo)
nano la resa del chiaroscuro con rappresentazioni gra- invece di relegarlo ad un ringraziamento in nota o, come
fiche appositamente codificate. È anche vero che nu- spesso capita, dimenticare di menzionarlo.
merosi autori considerano sufficiente, nella vista in
La pietra può essere lavorata con due distinte tec-
pianta, il solo rilievo del perimetro del manufatto e i
niche: la scheggiatura e la levigatura (in alcuni casi le
contorni delle scheggiature: così ad esempio SCHMIDER
tecniche sono tra loro combinate). Prenderemo in
1971 o BARFIELD, BAGOLINI 1976. Per le motivazioni
considerazione ora la pietra scheggiata, che rappre-
già addotte e per le prospettive indicate in queste pa-
senta il tipo di manufatto di più lunga durata in asso-
gine, non si può essere d’accordo su questi metodi.
luto, dai primordi all’avvento dei metalli.
Avremo modo di tornare sull’argomento nella parte
riguardante il ripasso ad inchiostro di china su carta
lucida. 1. LA PIETRA SCHEGGIATA
L’orientamento del manufatto è la cosa più diffici-
ORIENTAMENTO DEL REPERTO
le da decidere poiché riflette la funzione che noi im-
maginiamo per quell’oggetto. In molti casi l’utilizzo Morfologia della scheggia
del manufatto, in base alla tipologia, non pone dubbi:
ad esempio, una scheggia di selce con stacchi ortogo- Partendo da un pezzo di pietra (nucleo) si ottengo-
nali che creano un robusto spigolo è identificata come no manufatti staccando delle schegge per mezzo di
bulino, uno strumento per incidere. Un oggetto con colpi inferti con un altro oggetto (percussore); il pro-
dei ritocchi disposti su lati convergenti invece può es- dotto finito può derivare dall’utilizzo della pietra così
sere identificato come una punta oppure come un ra- sbozzata (chopper, chopper bifacciale, bifacciale, rabot,
schiatoio convergente, il che significa che in fase di poliedro…) o dall’utilizzo di una scheggia o da una
disegno si deve scegliere un diverso orientamento sul ulteriore lavorazione che modifichi una delle schegge
foglio a seconda che sia l’uno o l’altro tipo di stru- tratte dal nucleo ottenendo uno strumento con deter-
mento. Compito del disegnatore archeologo è di iden- minate caratteristiche morfologiche.
tificare il pezzo tramite una valutazione dettata, ad Una scheggia di selce presenta solitamente le se-
esempio, dall’applicazione di una tipologia. Problemi guenti caratteristiche:
maggiori derivano dalla difficoltà di identificare stru- – un piano di percussione (o tallone), che è l’area che
menti frammentari o non riconducibili a tipologie cer- ha subito l’impatto del percussore, che può essere,
te, come porremo in evidenza in seguito, ad esempio nell’ordine, liscio, diedro, puntiforme, a faccette,
naturale (Fig. 6);
MATERIALI LITICI 19

Fig. 6

– una faccia ventrale caratterizzata, in corrisponden- di percussione è stato scelto come punto di riferimento
za del piano di percussione, da un “bulbo” (o cono) per orientare la scheggia: normalmente, il piano di per-
più o meno accentuato che si attenua sempre più cussione viene posizionato in basso. Nella terminolo-
man mano che ci si allontana dal punto di impatto gia corrente la zona del tallone è chiamata “estremità
(Fig. 7); prossimale”, la parte opposta “estremità distale”.
In seguito verranno descritte le eccezioni ed i pro-
blemi, di non poco conto, che ne derivano.

Asse del distacco ed asse morfologico

Di solito, la scheggia rappresenta il supporto da


Fig. 7
cui ricavare, tramite un lavoro di modellazione esegui-
to per mezzo di “ritocchi”, uno strumento; può acca-
– una faccia dorsale caratterizzata dalla presenza del- dere allora che l’asse della scheggia non ritoccata sia
la superficie originale della pietra (cortice o super- diverso dall’asse dello strumento finito.
ficie naturale) e/o da nervature derivanti dal prece- In questi casi, il pezzo da disegnare verrà orientato
dente distacco di altre schegge (Fig. 8). secondo l’asse morfologico e, se necessario, si ricorre-
rà ad un simbolo per indicare l’originario asse di di-
stacco (Fig. 9).
A volte, ad esempio nel caso di cuspidi di freccia,
la punta è ricavata sull’estremità prossimale previo as-
sottigliamento del bulbo di percussione. In questo caso
Fig. 8 il reperto si disegnerà con la punta in alto ed un sim-
bolo indicherà ove era il piano di percussione; tale ac-
Poiché il bulbo di percussione e le relative onde con- corgimento non sarà strettamente necessario se si di-
centriche, che possono essere più o meno evidenti, sono segnerà tutta o in parte la faccia ventrale poiché saran-
una caratteristica delle pietre compatte usate dall’uomo no le linee stesse del chiaroscuro ad indicare l’origine
per fabbricare strumenti (selce, diaspro, basalto, ossi- del colpo che ha prodotto la scheggia. È bene che sin
diana ecc.), anche in presenza di un frammento si può dalla fase del disegno a matita siano riportati quei sim-
stabilire la direzione dell’impatto e per questo il piano boli che indicano la presenza del tallone. I simboli uti-

Fig. 9 – Punta; accetta campignana.


20 SEZIONE 1

Tallone presente tallone mancante tallone ridotto/ 2 bulbi adiacenti 2 bulbi opposti bulbo bifacciale
bulbo assottigliato

Fig. 10

lizzati dalla maggior parte degli autori sono riferiti a 6 re la funzionalità di certe categorie di strumenti (recen-
casi (Fig. 10): temente, il contributo in PERETTO 1998).
Alcuni autori indicano con un cerchietto la posizio- Nel caso di reperti che non hanno un loro specifi-
ne del colpo; il cerchietto bianco indica l’assenza del co orientamento (schegge ritoccate, denticolati, ecc.)
tallone e un cerchietto pieno la sua presenza (Fig. 10). si porrà il manufatto orientato secondo l’asse del di-
Maggiori problemi li pongono altri tipi di strumenti. stacco.
Benché a volte risulti arduo determinare la differenza Nel caso poi di reperti troppo frammentati, è sem-
tra una punta musteriana ed un raschiatoio dejeté, quan- pre prudente rappresentare il pezzo secondo l’asse del
do tale strumento dovrà essere disegnato il suo orien- distacco (in questi casi la descrizione analitica indica
tamento renderà esplicita la scelta del tipo: infatti la tipologie generiche: frammenti ritoccati, frammenti di
punta dovrà essere rappresentata seguendo l’asse mor- lame o punte a dorso, ecc). Per quanto riguarda i nu-
fologico, il raschiatoio seguendo l’asse del distacco; clei, l’orientamento è determinato dalla posizione del
con questo modo Bordes ha esemplificato la differen- piano di percussione, che deve essere posizionato in
za tra raschiatoio convergente e punta (BORDES 1979, basso. Nei nuclei con più piani di percussione (oppo-
tav. 11 nn. 3, 8; tav. 22 nn. 1, 10, 11) anche se, quando sti, centripeti ecc.) si posizionerà in basso il piano di
questi due assi coincidono, la distinzione non è più percussione più utilizzato o utilizzato per l’ultimo di-
tanto chiara (tav. 11 n. 1, punta; tav. 20, n. 3, raschiatoio stacco (Fig. 11).
convergente). Si elencano di seguito gli orientamenti che, secon-
Il problema riguardante la determinazione funzio- do consuetudine, vengono seguiti per alcune tipologie
nale è sempre di grande attualità malgrado le ricerche in di reperti ove non sempre l’asse morfologico coincide
questo senso siano in atto da decenni (cfr. ad es. SEMENOV con l’asse di distacco:
1964); le contestazioni che seguirono la presentazione – strumenti a punta (bifacciali, punte, pugnali…): con
delle liste tipologiche per quanto riguardava le denomi- la punta verso l’alto;
nazioni dei raggruppamenti dei manufatti non sono state
seguite da ampi dibattiti anche se, in special modo per – strumenti a tranciante trasversale (hacheraux, pun-
talune industrie molto antiche, sarà ben difficile stabili- te a tagliente…): tranciante in alto;

Fig. 11
MATERIALI LITICI 21

Fig. 12 – p = profondo; m = marginale.

– strumenti a tranciante trasversale (accette campi- 1983 pag. 117). Nel disegno, le smussature d’uso ven-
gnane): tranciante in basso; gono evidenziate con puntini disposti parallelamente
– strumenti a muso (grattatoi): con il muso in alto. al bordo del manufatto (Fig. 13 a); sul reperto, si di-
stinguono agevolmente con la lente di ingrandimento
Poiché è stato introdotto il concetto di ritocco, per e spesso presentano gli spigoli arrotondati. Il ritocco
opportuna conoscenza si ricorda in questa sede che i marginale, anche se di ampiezza minima, ha invece
ritocchi sono stati ordinati, in una tipologia general- quelle caratteristiche di regolarità e continuità che lo
mente accettata, secondo il modo (semplice, S; erto, A; rende non confondibile con il ritocco inframarginale.
piatto, P; sopraelevato, SE), l’ampiezza (marginale, pro- A livello di realizzazione grafica è però impossibile
fondo o invadente), l’andamento (continuo, denticola- caratterizzare differentemente i ritocchi marginali da
to, incavo), l’orientamento (diretto, inverso, bifacciale) quelli inframarginali a meno di procedere ad elevati
(Fig. 12) (LAPLACE 1968). ingrandimenti. Si propone in questa sede di adottare
Recentemente, a proposito dell’industria di Passo per il ritocco inframarginale un simbolo a zig-zag la
di Corvo, con la dizione “ritocco inframarginale”, sono cui ampiezza sia proporzionale alla sbrecciatura rile-
stati definiti «… manufatti caratterizzati dalla presen- vata (Fig. 13 b). Altre tracce d’uso (una bella docu-
za sui bordi non di un vero e proprio ritocco, ma di mentazione in questo senso in LONGO 1994), rilevabili
sbrecciature irregolari, spesso alterne, o stacchi molto al microscopio, si presentano come abrasioni dei bor-
minuti, talora parziali, dovuti con tutta probabilità ad di e vengono visualizzati nel disegno con opportuni
una loro qualche utilizzazione: tanto più che vi si os- simboli (DAUVOIS 1976, fig. 29 pag. 131; vedi elenco
servano di frequente smussature d’uso» (RONCHITELLI dei simboli alla fine della sezione 1).

Le viste

Un disegno deve descrivere dettagliatamente tutti


gli aspetti del reperto; conterrà quindi il pezzo in pianta,
con una o più sezioni e/o una vista laterale; inoltre,
quante altre viste integrali o parziali (eventualmente
ingrandite) per mettere in luce particolarità altrimenti
nascoste (vedi ad esempio in Fig. 14 con evidenziata
la parte frontale di un grattatoio ed una troncatura pros-
Fig. 13a Fig. 13b simale opposta ad un ritocco marginale inverso).
22 SEZIONE 1

La sequenza delle viste segue la sequenza del ribal-


tamento del manufatto come nell’esemplificazione se-
guente (Fig. 15).
L’asse del ribaltamento può essere sia ortogonale
(come nell’esempio di Figg. 15 ed 16-1) oppure può
variare a seconda dei particolari che si devono mettere
in risalto, come nell’esempio seguente (Fig. 16-2).
Questa schematizzazione non è rigida: nel paragrafo
che riguarda l’impaginazione vedremo che, per motivi di
spazio, è possibile variare la disposizione delle viste.
Ricordiamo, ancora, che una buona conoscenza
Fig. 14 – Da DE LUMLEY-WOODYEAR 1969.
della tipologia litica (ad esempio, quella proposta da
G. Laplace nella versione più utilizzata in Italia, del
1968) aiuta ad eseguire un disegno mettendo nel giu-
sto risalto particolarità tecniche e morfologiche del
Un supporto litico, come abbiamo visto, presenta reperto; parimenti, la comprensione dei concetti che
generalmente due facce: quella dorsale e quella ven- stanno alla base delle tecniche di scheggiatura, potran-
trale. A volte, particolari manufatti possono presenta- no aiutare a visualizzare un manufatto correttamente
re più facce (dorsi, troncature, poliedri, nuclei, bulini (vedi, ad es., gli studi sull’evoluzione e diversità delle
ecc.). In tutti questi casi si dovrà decidere quante e tecniche di scheggiatura nel Paleolitico in TEXIER 1996:
quali rappresentazioni eseguire. ivi ulteriore bibliografia sull’argomento).

Fig. 16 – Visualizzazione dei particolari utilizzando assi


Fig. 15 di ribaltamento ortogonali (1) e non (2).
MATERIALI LITICI 23

Concetti di altezza, larghezza, spessore, incli- in considerazione (di distacco o morfologico); si noti
nazione (Fig. 17) che le misure della massima larghezza e lunghezza ri-
ferite all’asse del distacco possono assumere un signi-
Come tutti gli oggetti, anche i manufatti litici sono
ficato tipometrico importante.
contraddistinti da grandezze geometriche.
L’inclinazione da riprodurre nel disegno si riferi-
Trattando della differenza tra asse del distacco ed
sce alla posizione del reperto rispetto ad un riferimen-
asse morfologico, sono state introdotte le nozioni ne-
to. Come vedremo più avanti il rilievo di un manufat-
cessarie al corretto posizionamento del reperto. Si con-
to deve rispondere a criteri geometrici: l’inclinazione
sidera altezza di un reperto la distanza massima fra la
rispetto al piano di riferimento (il piano del tavolo da
zona della percussione e l’estremo opposto lungo l’asse
disegno) è cruciale per il corretto rilievo ed il successi-
del distacco. Ove però ci sia stata una modifica della
vo posizionamento del disegno sulla tavola delle figu-
forma della scheggia e l’asse morfologico sia dunque
re (Fig. 18).
diverso dall’asse del distacco, si considera altezza la di-
Le dimensioni di un manufatto sono parte fonda-
stanza tra i due estremi dell’asse morfologico.
mentale del disegno e devono essere riportate con la
Per spessore si intende invece lo spessore massimo
massima accuratezza; l’espressione analitica delle mi-
del reperto. Tale misura è importante quando si verifi-
sure serve alla descrizione dell’industria, alle indagini
cano alcuni rapporti di grandezza (ad esempio tra i
statistiche ed alla definizione di taluni indici.
bifacciali oppure, nelle schegge, per distinguere quelle
sottili da quelle spesse). La luce
Per larghezza si intende la larghezza massima di un
manufatto misurandola ortogonalmente all’asse preso Come in tutti i reperti che necessitano di un chia-
roscuro, anche i manufatti litici necessitano di una fonte
di luce che, convenientemente orientata, metta in ri-
salto le scheggiature e le linee concentriche derivanti
dal distacco. Convenzionalmente, si considera una luce
posizionata in alto a sinistra: le scheggiature più na-
scoste verranno quindi eseguite infittendo le linee,
quelle più esposte, diradandole (ad es. come nelle
Figg. 8, 11, 18). Alcuni artifici consentiranno inoltre
di rendere lo spessore del manufatto e/o la sua “ripi-
dità”, intendendo con questo termine l’angolatura del
ritocco rispetto alla faccia ventrale: un ritocco erto può
infatti essere “ripido” (come in taluni raschiatoi e grat-
tatoi) oppure no (come nella classe dei dorsi). Per rag-
giungere lo scopo, normalmente, si scurisce la parte
Fig. 17 più bassa della scheggia infittendo le linee che verran-
no man mano diradate verso la sommità (Fig. 18). Lo

Fig. 18
24 SEZIONE 1

spostamento della fonte di luce ci permette di sceglie- Tenendo la matita verticale, così da effettuare la
re quella inclinazione più favorevole a porre in risalto proiezione dei punti, si segue il contorno del pezzo.
tutte le scheggiature o, perlomeno, ad individuarle per Se non si è sicuri della propria mano, un semplice at-
poi poterle trasporre nel disegno. trezzo che tenga in posizione una matita (un esempio
può essere quello della Fig. 19b), può risolvere il pro-
GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO blema. Prima di rimuovere il reperto si segnano, con
Sono quelli classici, elencati nelle pagine preceden- un trattino, l’origine delle principali scheggiature. Si
ti. È essenziale, stante la complessità e le dimensioni toglie il pezzo e si ripassano i contorni in modo da
che generalmente presentano questi reperti, una estre- averli ben netti; è molto importante evidenziare tutti i
ma precisione e quindi è raccomandabile una matita a particolari: le parti incavate spesso denotano, ad esem-
micromina da 0.5 mm di durezza non inferiore ad H e pio, la presenza di un ritocco mentre gli spigoli, di so-
l’uso di carta bianca dura e liscia. Per le correzioni, è lito, corrispondono al perimetro della scheggia (ner-
consigliata una gomma a matita sempre ben affilata. vature). Per pezzi molto piccoli, dopo aver eseguito il
Per reperti di dimensioni talmente piccole da mettere rilievo del contorno lo si ingrandisce (per esempio,
a repentaglio la chiarezza del disegno, è opportuno con l’ausilio di una fotocopiatrice). Si passa quindi a
operare a dimensione doppia ingrandendo fotostati- disegnare i contorni delle scheggiature e dei ritocchi
camente il solo contorno. (Fig. 19c, da PALMA DI CESNOLA 1978).
I metodi che si possono seguire sono numerosi: la
RILIEVO DEL MANUFATTO scelta è legata a preferenze personali ma anche al tipo
di manufatto da disegnare. Ad esempio, per manufatti
Passiamo ora a descrivere in maniera dettagliata le ampi e piatti si può anche usare il metodo, un po’ la-
fasi del disegno in scala al vero (scala 1:1) di un ipoteti- borioso, della triangolazione: con l’ausilio di una luce
co manufatto litico. più o meno radente per meglio identificare le nervatu-
re, si triangolano alcuni punti (che chiameremo “punti
Rilievo in pianta di una scheggia
notevoli”) che serviranno di riferimento al rilievo di
Si appoggia il manufatto precedentemente ben pu- tutte le tracce presenti sul reperto (Fig. 20). Verranno
lito mettendo la faccia ventrale parallela al piano del quindi disegnati i contorni di tutte le scheggiature pre-
tavolo da disegno su cui è fissato il foglio di carta (Fig. senti. È da tener presente che l’occhio umano ha un
19a); per raggiungere lo scopo si usano distanziatori alto potere risolutivo che si accresce man mano che
di gomma o materiale morbido facilmente sagomabi- l’area sottoposta a rilievo diventa più piccola. Non sarà
le (ad esempio la “gomma pane”). Per molti manufatti quindi necessario triangolare un numero troppo gran-
su lama o scheggia basta trovare una posizione stabile de di punti ma quanto basta a redigere un rilievo suffi-
(un artificio consiste nel mettere un foglio di cartonci- cientemente preciso. Un altro sistema molto seguito,
no sotto il foglio di carta in modo da avere un piano dopo aver tracciato il contorno su un foglio fissato al
morbido che accetti la pressione esercitata sul pezzo tavolo, è quello di posizionarsi con la matita sul punto
e, deformandosi, lo mantenga in posizione). da rilevare, spostare il reperto tenendo la matita ferma

b c

Fig. 19
MATERIALI LITICI 25

Fig. 20 – Sequenza delle operazioni di rilievo tramite triangolazioni e risultato finale: sono evidenziati con un numero
i “punti notevoli” e con un trattino e le lettere dell’alfabeto la posizione delle nervature ripresa durante il ricalco del
manufatto. Il compasso da usare è quello a bracci snodabili avendo cura di prolungare la mina della matita posta
sull’asta snodata per recuperare lo spessore del pezzo.

e poi calarla a segnare il punto rilevato. Al posto della margine di una scheggiatura che invece va a morire
matita può essere usato un piombo ben appuntito che impercettibilmente. Per quanto possibile si deve cer-
all’atto dello spostamento del reperto, calando, pro- care di rappresentare le situazioni così come appaio-
vocherà sul foglio di carta un segno. no, a costo di redigere un disegno un poco meno chia-
Per schegge sufficientemente piatte, si può procedere ro, piuttosto che “inventare” un qualcosa che non ha
a misurazioni dirette sul pezzo (con il calibro o una attinenza con la realtà (Fig. 21).
squadretta) senza pregiudicare l’esattezza del disegno.
Questa è comunque la fase più difficile e complica-
ta del lavoro: alle difficoltà del rilievo si aggiunge an-
che il fatto che spesso i contorni delle scheggiature
sono difficilmente visibili; per ovviare a ciò si usa tal-
volta passare la mina di una matita morbida (il colore
verrà scelto in modo da contrastare con quello del-
l’oggetto da disegnare) sulle costolature che si voglio-
no evidenziare.
Le operazioni di rilevamento possono presentare
margini di incertezza o porre il disegnatore nella con-
Fig. 21 – I margini delle scheg-
dizione di dover interpretare gli andamenti delle scheg- giature non hanno un contorno
giature: a volte si prende per una costolatura una on- ben definito (da DE LUMLEY -
dulazione più accentuata oppure si tende a chiudere il WOODYEAR 1969).
26 SEZIONE 1

Si tenga comunque presente che in un futuro sem- nufatto piuttosto che accorgersi alla fine di aver male
pre più vicino il rilievo dei manufatti sarà eseguito con impostato il disegno.
l’uso di tecnologie avanzate comprendenti anche la In fase di esecuzione del disegno a matita, è bene
componente informatica: questo aspetto è trattato nella disegnare l’andamento dell’impronta della scheggia,
sezione 4. con chiaroscuro oppure tramite simboli (Fig. 23a), in
modo da sapere sempre come deve essere reso il chia-
Rilievo in pianta di altre tipologie roscuro ad inchiostro. Qualora si debba porre in evi-
denza direzione e consecutività dei distacchi nell’am-
Anche per le varie tipologie di manufatti si adotte- bito del supporto prescelto (succede spesso negli stu-
ranno procedimenti simili a quelli già descritti cercan- di di complessi Levallois), si può fare riferimento ad
do di volta in volta di adattare le modalità di rilievo una serie di rappresentazioni schematiche (un esem-
alla particolare conformazione dell’oggetto: ad esem- pio recente in PERESANI 1996).
pio, un bifacciale avrà bisogno di un supporto di pla- I manufatti fratturati dovranno riportare la coppia
stilina indurita per rimanere in posizione ed una com- di trattini di prolungamento della parte mancante
binazione degli accorgimenti descritti per rilevare i (Fig. 23b).
margini del manufatto ed i particolari interni. Si tenga Per i nuclei e tipologie simili, come i rabots, è neces-
presente che, seppure più lento ed elaborato, uno dei sario ricorrere sia al prospetto che alla vista dell’area
mezzi migliori per il rilievo di manufatti di considere- del piano di percussione o di una sezione vicina in
vole spessore (chopper, bifacciali, rabot, nuclei…) è modo da avere la visione del tipo di preparazione del
rappresentato dall’esecuzione di una serie di sezioni, nucleo e della successione dei distacchi (Fig. 23c).
di solito una longitudinale ed alcune trasversali, pas-
santi per punti notevoli, come esemplificato nella se- Rilievo delle sezioni
guente Fig. 22.
Le sezioni si possono rilevare con vari metodi:
È molto importante che il pezzo in fase di rilievo
non si muova per non falsare le misure; in particolare, a) con un sagomatore o con la fettuccia di piombo
gli oggetti non su scheggia spesso presentano proble- oppure l’alluminio ricotto (Fig. 3);
mi di posizionamento corretto e stabile. È preferibile b) con la proiezione sul foglio dei margini come per il
perdere un poco più di tempo per fissare bene il ma- rilievo in pianta (Fig. 19b);

Fig. 22
MATERIALI LITICI 27

Fig. 23a Fig. 23b Fig. 23c

c) con la misurazione assoluta per mezzo di un cali- zioni sul tipo di superficie e dal taglio come in Fig. 22
bro di punti già posti in evidenza in pianta. (come detto, il taglio di un bifacciale indica i proce-
dimenti di scheggiatura ed è indicativo di talune in-
A secondo delle tipologie, si possono eseguire se- dustrie e della loro antichità).
zioni trasversali oppure longitudinali; ad esempio, di Sulla opportunità di ricorrere a sezioni (trasversali
un manufatto su lama normalmente si esegue la se- e/o longitudinali) oppure a profili e sulle modalità di
zione trasversale: di un grattatoio quella longitudina- rappresentazione di casi particolari, si consulti lo stu-
le. A volte, alla sezione longitudinale si preferisce una dio approfondito compiuto da una delle figure più rap-
vista laterale semplificata ovvero composta dal solo presentative del disegno archeologico francese
profilo (Fig. 24) eventualmente integrato da indica- (LAURENT 1970).

Fig. 24 – Sezioni trasversali di una punta e longitudinali di un grattatoio e un bifacciale (da DE LUMLEY-WOODYEAR 1969).
28 SEZIONE 1

Fig. 25 – Esempi di viste per un bulino e un dorso (da PENNACCHIONI, TOZZI 1984), una scheggia ritoccata (da DE
LUMLEY-WOODYEAR 1969).

Prospetti e viste laterali Rilievo della faccia ventrale: il piano


e il bulbo di percussione
Le regole generali che si seguono per queste rap-
presentazioni sono quelle delle proiezioni ortogonali. Per eseguire velocemente il contorno della faccia
Si tenga presente che per esigenze di impaginazione ventrale, si ricalca, utilizzando la carta da lucido, il con-
ovvero per recuperare spazio entro una tavola di dise- torno della vista dorsale quindi si capovolge e posizio-
gni, è ammessa qualche variazione. na; si ferma con liste di scotch e quindi si ricalca il
Talune tipologie richiedono tassativamente altri profilo ottenendo così sul foglio una traccia che è la
angoli di visualizzazione: nuclei, bulini, grattatoi erti, copia speculare della vista dorsale. Si provvede subito
dorsi, bifacciali ecc.; ritocchi localizzati possono richie- a delineare bene i contorni e poi si disegnano i parti-
dere rappresentazioni parziali (Fig. 25). Volta per vol- colari interni. Il procedimento vale anche per rappre-
ta, il disegnatore/archeologo dovrà decidere il tipo e sentazioni parziali.
la quantità di rappresentazioni che servano a descrive- Come accennato in precedenza, il piano di percus-
re in modo adeguato il pezzo (si confrontino le solu- sione riveste una particolare importanza e può essere
zioni adottate volta per volta in questo manuale). necessario disegnarlo, con i metodi già descritti e po-
Le sezioni possono essere posizionate sia sulla si- sizionarlo in prossimità della base (Fig. 26). Sulla fac-
nistra (preferibile) che sulla destra del prospetto nel cia ventrale ci possono essere ondulazioni più o meno
rispetto delle norme contemplate nel paragrafo sulle visibili e/o bruschi cambiamenti della direzione del-
viste; l’eccezione alla sequenza di ribaltamento è inve- l’onda conseguenti imperfezioni del supporto; inol-
ce rappresentata da casi particolari come i dorsi in cui tre, a seconda del tipo di percussore utilizzato, della
il prospetto del lato abbattuto può essere posizionato tecnica adottata per il distacco e del materiale utilizza-
accanto al lato interessato dalla vista. Per sottolineare
queste eccezioni alla regola del ribaltamento, eccezio-
ni che possono coinvolgere anche altri tipi di manu-
fatti come i grattatoi, si usa un trattino (questo siste-
ma è stato generalizzato ed utilizzato per intere pub-
blicazioni: cfr. ad es. la nostra Fig. 25 in basso al cen-
tro. In Fig. 34, il primo manufatto in alto manca del
trattino e ciò costituisce un errore anche se è intuitivo,
nel caso specifico, il riferimento al lato ritoccato). Fig. 26
MATERIALI LITICI 29

to, il supporto può presentare una curvatura più o


Fig. 27 meno accentuata. Il bulbo di percussione, a seconda
delle tecniche di distacco e del tipo di percussore, può
essere unico o doppio ed avere la convessità più o meno
pronunciata. Molto importante è anche la presenza di
distacchi secondari sul bulbo e in sua prossimità e le
linee di stress che a volte si individuano nei pressi del
bulbo e/o, a raggiera, lungo il contorno della scheggia
(Fig. 27).

Rappresentazioni miste
In qualche caso è possibile sovrapporre alla se-
zione trasversale il prospetto del piano di percussio-
ne (Fig. 28).

Rappresentazioni particolari
Particolari situazioni richiedono interventi grafici
fuori dalla norma: è il caso delle riproduzioni di parti-
colari importanti come le tracce di usura, i rimasugli
di mastice dei manufatti immanicati, i rimontaggi dei
nuclei, ecc.; alcuni esempi, tratti da DE L UMLEY -
WOODYEAR 1969, sono riportati in Fig. 29; ove si adot-
tino simboli, alla fine della sezione 1.

Fig. 28

a) tracce di usura
su un raschiatoio

b) rimontaggio
di un nucleo

Fig. 29
30 SEZIONE 1

Scala grafica

Si intende per scala grafica l’indicazione di riferimen-


to della lunghezza espressa, a secondo delle dimensioni
dell’oggetto, in millimetri, centimetri o metri. Nel no-
stro caso la più usata è espressa in centimetri.
Graficamente è possibile scegliere tra diverse rap-
presentazioni ma sono preferibili quelle più semplici e
lineari possibile, da porre ben in evidenza nella tavola
(Fig. 30).

Fig. 30

Doppia patina e rotture recenti

Succede a volte che manufatti più antichi siano sta-


ti rielaborati in età successive. Questa eventualità è ri-
levabile dalla presenza di patine diverse sullo stesso
pezzo. Il sistema migliore che possiamo suggerire per
rappresentare questa situazione è probabilmente quello
di disegnare due volte lo stesso profilo evidenziando
con il chiaroscuro le scheggiature più antiche sul pri-
mo e le recenti sul secondo (Fig. 31): la didascalia del-
la figura servirà a chiarire al lettore il perché della dop-
pia rappresentazione.
La presenza di rotture accidentali (ad esempio per
lavori agricoli) è invece posta in evidenza lasciando in
bianco le aree interessate e tratteggiando la ricostruzio-
ne ideale del profilo eventualmente asportata (Fig. 32). Fig. 33 – Da BARFIELD, BAGOLINI 1976.

glio lucido un disegno grande nel quale è possibile in-


serire senza difficoltà ogni particolare che tentare di
lavorare su un piccolo disegno. Come noto, la riduzio-
ne fotografica elimina molti inconvenienti come pic-
cole correzioni o linee appena tremolanti e riduce con
precisione anche lo spessore del tratto (le punte più
sottili sono da 0.1 mm) che per manufatti piccoli è
sempre troppo grande. Ne consegue che nell’impo-
stazione del disegno a matita ci troveremo ad eseguire
con maggiore frequenza degli ingrandimenti di dise-
Fig. 31 Fig. 32
gni piuttosto che riduzioni.
Esecuzione del ripasso a china – chiaroscuri In conseguenza di quanto detto ed in considera-
zione del tipo di industria, della quantità di reperti ri-
Il ripasso ad inchiostro di china viene eseguito so- levati e del formato della pubblicazione su cui verran-
vrapponendo al foglio di carta, su cui abbiamo fatto il no presentati, si decideranno gli spessori di punte di
disegno a matita, un foglio di carta lucida, ben fissato rapidograph da utilizzare: infatti, il risultato a stampa
al primo con listarelle di scotch di carta zigrinata (che deve risultare omogeneo su tutte le tavole e ben leggi-
non strappa il foglio al momento di rimuoverla). I pezzi bile. Industrie di piccole dimensioni, come quelle del
minuti di cui si è fatto l’ingrandimento verranno luci- Paleolitico superiore, possono andare in stampa in scala
dati tenendo presente che dovranno poi essere ridotti: 1:1 oppure 2:3 mentre industrie ipermicrolitiche in scala
si tenga presente che è sempre meglio riportare su fo- ingrandita (ad es. 2:1). Ne consegue che per le scale al
MATERIALI LITICI 31

mento e direzione può variare a seconda delle ondula-


zioni, dell’andamento e dell’inclinazione dell’impron-
ta della scheggia (vedi figure precedenti). Si tenga pre-
sente che per evitare che l’inchiostro da stampa si im-
pasti provocando una chiazza nera è bene che le linee
del chiaroscuro siano distanziate tra loro con distanza
non inferiore allo spessore delle linee stesse. Per una
realizzazione più uniforme, non di rado, alcuni autori
usano il compasso; questa tecnica può però portare
ad una eccessiva schematizzazione poiché le ondula-
zioni non sono mai perfettamente concentriche anzi,
risentendo delle imperfezioni dei materiali, variano
lungo tutta l’ampiezza del supporto.
Un aiuto circa la realizzazione del chiaroscuro la
potremo avere posizionando il reperto con varie an-
golazioni di luce e scegliendo quelle posizioni in cui si
possono mettere maggiormente in evidenza i partico-
lari. Anche la scala grafica verrà riprodotta con la mag-
giore accuratezza possibile e di dimensioni tali da es-
sere sempre ben leggibile.
Alcuni autori, per numerosi motivi, non eseguono
il chiaroscuro (Fig. 33) o lo eseguono solo in parte
(Fig. 34). Noteremo che per i ritocchi minuti (come
quelli che caratterizzano i dorsi del Paleolitico Supe-
riore) o dove sono previste riduzioni consistenti della
scala del disegno ciò è praticamente indispensabile in
quanto il chiaroscuro rischia di trasformarsi in una
macchia informe. In generale, però, la mancata esecu-
zione del chiaroscuro priva l’osservatore di numerose
informazioni, come precedentemente descritto. In
Fig. 34 – Da CALATTINI 1978.
questa logica, per quanto possibile è preferibile ricor-
rere a ingrandimenti, anche parziali, per mostrare la
vero e le piccole riduzioni si potrà utilizzare uno spes- successione e l’andamento delle scheggiature piutto-
sore di pennino di 0.10-0.15 mm, mentre per reperti sto che lasciarle in bianco anche per non ingenerare
molto grandi che necessitano di grande riduzione (1:2 confusione poiché, come già detto, questa caratteriz-
oppure 1:3) il pennino sarà da 0.3 mm. zazione è riservata alle rotture.
Dopo il ripasso dei contorni del reperto e delle Una nota a parte la riserviamo alla cura dei mate-
scheggiature, si passa al chiaroscuro. Come spiegato riali: i pennini del rapidograph devono essere sempre
in precedenza, il distacco di una scheggia lascia una puliti; se non utilizzati, anche per pochi giorni, devo-
impronta formata da ondulazioni concentriche al pun- no essere svuotati dell’inchiostro, lavati e asciugati. Le
to di impatto: tale curvatura dovrà essere mantenuta boccette per la ricarica non devono essere scadute e
nel chiaroscuro, tracciando una linea continua per i bisogna agitarle prima di riempire la cartuccia: infatti,
reperti in selce, tratteggiata con tratti più o meno lun- il pigmento dell’inchiostro tende facilmente a precipi-
ghi per quelli in calcare o basalto, da eseguire puntan- tare, il sedimento rende malfunzionante la penna e la
do il rapidograph a contatto con la costolatura in om- traccia non è ben netta ma di colore grigiastro.
bra ed eseguendo la curva cercando man mano di di- Da alcuni anni sono anche disponibili penne a in-
minuire la pressione della punta del rapidograph sul chiostro di china con punte in fibra con spessore di
foglio fino a staccarla in prossimità della costolatura traccia da 0.1 mm in poi; ai molti pregi (prezzo conte-
opposta, in modo da ottenere uno spessore della linea nuto, facilità d’uso), fa riscontro il difetto della rapidi-
sempre più sottile ed avere l’effetto chiaroscuro su tutta tà con cui si secca la punta se tenuta allo scoperto (senza
l’area. A questa curva ne seguiranno altre il cui infitti- il cappuccio) ed alla durata della punta.
32 SEZIONE 1

La caratterizzazione c. Il piano di percussione


Il disegno di un manufatto in pietra esige una serie Il punto di impatto tra percussore e nucleo, quan-
di rappresentazioni convenzionali che illustrino le par- do non evidente nel disegno, può essere indicato
ticolarità sia del supporto che dello strumento: con un simbolo come precedentemente spiegato
oppure si posiziona in basso vicino alla base in
a. Il materiale modo che le estremità della vista in pianta e della
I manufatti in selce od ossidiana necessitano della vista del piano di percussione siano evidentemente
rappresentazione delle lavorazioni (distacchi, ritoc- coincidenti. Se si teme che nell’impaginazione non
chi) con chiaroscuro eseguito a tratto con linea con- risulti evidente l’appartenenza del disegno di un
tinua, come precedentemente descritto; materiali particolare ad un determinato oggetto, si disegnerà
in rocce meno compatte (basalto, calcari, ecc.) ven- un trattino in asse tra le due rappresentazioni.
gono rappresentate con tratteggio interrotto Quando si disegna schematicamente l’angolo tra
(Fig. 22 a destra). La superficie originale della pie- piano di percussione e faccia ventrale, il piano di
tra (cortice) viene invece rappresentata con ombreg- percussione si evidenzia con una linea più spessa
giatura a puntinato. Laddove i contorni delle scheg- (Fig. 25 a destra).
giature sono evanescenti non viene riportata la li-
nea continua che le delimita ma si procede diretta- La presenza di mastice (bitume, resina ecc.) su og-
mente al chiaroscuro (Fig. 21). Un discorso a parte getti immanicati viene reso con lo scurimento dell’area
merita la caratterizzazione di rocce che si frattura- occupata dalla sostanza collosa. Per altre particolarità,
no in maniera irregolare (rocce ignee, calcari ecc) la lista delle simbologie contiene numerose soluzioni
per le quali si utilizzerà una caratterizzazione parti- alla rappresentazione di abrasioni, rotture recenti ecc.;
colare come esemplificato in Fig. 28 che pone in materiali levigati per effetto di consunzione naturale
risalto le gibbosità divergenti dall’asse del distacco possono essere rappresentati con chiaroscuro a trat-
che caratterizzano questo tipo di pietre. teggio molto breve mentre il chiaroscuro a puntinato
va riservato, come più volte detto, solo alla rappresen-
b. Sezioni e rappresentazioni laterali tazione del cortice e, come vedremo più avanti, alla
pietra levigata.
La sezione di uno strumento litico spesso contiene
informazioni che vanno adeguatamente evidenzia- Stile di disegno
te. La superficie originaria della pietra (cortice) in
sezione può essere rappresentata con un caratteri- La consultazione di numerose tavole di disegni di
stico tratteggio (Fig. 24) oppure, in particolari oc- industrie litiche ci farà apprezzare talune differenze di
casioni (ad es. per illustrare industrie su ciottolo in realizzazione che denotano uno stile di esecuzione ti-
cui il cortice rappresenta gran parte del manufatto: pico di questo o quel disegnatore: c’è chi predilige raf-
ciò per non appesantire troppo il disegno) con una figurazioni semplici e schematiche, chi punta sui con-
linea molto spessa; nel caso dei bifacciali, il lato trasti del chiaroscuro, chi tenta di riprodurre anche i
tagliente (da cui partono i distacchi: si noti che dal riflessi della luce con colpi di lametta (tecnica ormai
grado di sinuosità è possibile sapere la tecnica di molto diffusa; Fig. 35). Qualunque sia la nostra scelta,
scheggiatura e la natura del percussore) verrà indi- dovremo sempre tenere a mente che il nostro scopo è
cato con un tratto spesso. A volte, è sufficiente in- di dare la possibilità a chi legge di farsi una idea per
dicare lo spessore del manufatto tramite una o più quanto possibile esatta del manufatto raffigurato, sen-
sezioni trasversali, mentre sezioni parziali possono za incertezze di identificazione.
essere usate, per esempio, ad esemplificare l’ango-
lo tra il piano di percussione e la faccia ventrale del
manufatto (Figg. 24 e 29).
Per quanto riguarda i bulini, questi dovranno ri-
portare tutti i distacchi, contrassegnati ognuno da
una freccetta che avrà la direzione del colpo di bu-
lino. Normalmente bastano due viste ed una sezio-
ne per esemplificare questa tipologia di manufatti
(Fig. 25 a sinistra). Fig. 35
MATERIALI LITICI 33

2. LA PIETRA LEVIGATA scolari, vale a dire una proiezione composita in cui la


metà sinistra della raffigurazione è riservata alla sezio-
Rientrano in questa classe di materiali tipologie di- ne e la metà a destra al prospetto (Fig. 36).
verse tra loro: asce, accette, lisciatoi, coti, macine, ma- Manufatti di grandi dimensioni come statue-stele
cinelli, oggetti di ornamento e manufatti artistici (sta- ma anche oggetti più piccoli possono essere rappre-
tuette, protomi, bassorilievi…). La tecnica generalmen- sentati sia con chiaroscuro a puntinato che in maniera
te usata è il chiaroscuro a puntinato tenendo ben pre- semplificata lasciando ad una buona fotografia il com-
sente che tanto più il materiale è levigato tanto più il pito di illustrare l’oggetto nei suoi particolari (Fig. 37).
puntinato deve essere omogeneo. Per le varie viste e le Le sezioni degli oggetti in pietra sono generalmente
sezioni vale quanto detto precedentemente. Per gli campite da tratteggio (esempi in Fig. 38), al contrario
anelli in pietra si usa un tipo di rappresentazione che dei manufatti in pietra scheggiata per i quali è pratica
troveremo caratteristico dei disegni di ceramiche va- corrente non campire la sezione.

Fig. 36

Fig. 37
34 SEZIONE 1

Fig. 38

3. IMPAGINAZIONE I disegni eseguiti a lucido vengono ritagliati rispet-


tando un adeguato margine intorno alla traccia a china
I reperti disegnati nella loro veste definitiva devo-
e posizionati su di un cartoncino entro il riquadro che
no essere approntati per la stampa.
delimita il formato facendo attenzione alla posizione,
Normalmente, l’Editore provvede a fornire all’Au-
quindi fissati ad esso tramite delle listarelle di scotch
tore, in tempo debito, i formati di stampa e quindi le
trasparente non lucido.
dimensioni massime delle tavole dei disegni. La dispo-
In generale, le sezioni devono essere posizionate vici-
sizione dei disegni entro queste tavole deve rispettare
no al corrispondente segno di sezione ma esigenze di
alcune regole sia di ordine tipologico che di ordine
spazio possono determinare il suo posizionamento in altro
tecnico.
modo; la stessa cosa vale per i particolari. Peraltro, si cer-
I reperti litici vengono di solito raggruppati seguen-
ca sempre di adottare rappresentazioni omogenee. La serie
do l’ordine di descrizione della lista tipologica in uso;
di viste di uno stesso oggetto, può essere disposta sia in
per quanto riguarda la tipologia proposta da Laplace
orizzontale che in verticale (Figg. 39, 40 e 41).
(1968) per il Paleolitico Superiore, si disporranno per
primi i bulini e poi i grattatoi, gli erti differenziati, i
ASSE DI RIBALTAMENTO
foliati, gli strumenti a ritocco semplice, gli erti indiffe-
renziati, i nuclei. Nella disposizione in verticale, per rispetto delle
La distanza tra un reperto e l’altro deve essere tale regole esposte nel paragrafo sulle viste e l’esemplifica-
da non generare confusione nella identificazione dei zione di Fig. 15, il pezzo dovrebbe essere ruotato di
pezzi e relative sezioni e viste; ogni reperto deve avere 180° lungo l’asse di ribaltamento orizzontale (Fig. 40).
un numero di identificazione e deve essere sempre Peraltro, è consuetudine incolonnare le due viste ef-
presente la scala grafica. fettuando il trasporto della faccia disegnata ribaltando
All’interno di una stessa tavola possono essere rap- il pezzo sull’asse verticale (Fig. 41).
presentati reperti in scale diverse ma devono essere ben Si tenga presente che questa soluzione deriva dal
distanziati ed ognuno deve riportare la scala grafica. fatto che, normalmente, le facce dei reperti vengono
Se entro la tavola devono essere inserite scritte o disegnate con ribaltamento del pezzo sull’asse verti-
commenti, bisogna prevedere lo spazio necessario al cale: quando per motivi di impaginazione o di spazio
loro inserimento. si è costretti ad un montaggio verticale, se si effettuas-
MATERIALI LITICI 35

Fig. 39 – Montaggio orizzontale delle due viste.

Fig. 40 – Montaggio in verticale:


viste ruotate sull’asse orizzontale.

Fig. 41 – Montaggio in verticale: seconda


vista trasportata sotto la prima.

se il ribaltamento sull’asse orizzontale si avrebbe l’ine- una documentazione di riserva che ci può salvare da
vitabile risultato di una non corretta rappresentazione possibili incidenti.
della direzione della luce sulla seconda vista (Fig. 40); La raccolta sia degli originali che delle copie deve
effettuando invece il trasporto della seconda faccia essere tenuta in un luogo fresco ed asciutto, in parti-
sotto la prima si manterrà la stessa direzione di luce colare gli originali per evitare stress alla carta da luci-
per ambedue le viste (Fig. 41). do a causa dell’umidità oppure lo scioglimento della
Una volta eseguito il montaggio dei disegni, inseri- colla dello scotch per il caldo. Anche la luce gioca un
ta la scala grafica e la numerazione progressiva dei re- brutto scherzo alla carta da lucido ingiallendola e quindi
perti, è possibile riporre al sicuro la tavola, meglio en- è meglio prevedere contenitori chiusi per riporre i di-
tro le buste di plastica trasparente provviste di fori per segni.
l’inserimento nei contenitori ad anelli. Un buon suggerimento è quello di riporre in un luo-
Poiché i disegni devono essere consegnati alla ti- go sicuro anche i disegni a matita in quanto rappresen-
pografia, è sempre bene effettuare una buona copia tano l’originale del rilievo e spesso contengono infor-
fotostatica di tutte le tavole in modo di conservare mazioni che non sono più rintracciabili nel lucido.
36 SEZIONE 1

Fig. 42

4. SIMBOLOGIA manuale di Dauvois (DAUVOIS 1976, fig. 29). Da que-


sta tavola riportiamo (Fig. 44) i simboli che denuncia-
L’utilizzo di simbologie per evidenziare caratteri
no la presenza delle abrasioni sia direzionali che mul-
particolari di taluni manufatti corredano spesso le ta-
tidirezionali; di seguito, il sistema di rappresentazione
vole di numerose pubblicazioni. Si riassume di segui-
dei resti di mastice rilevabile a volte sui manufatti im-
to quanto già accennato nelle pagine precedenti ed al-
manicati (come gli elementi di falcetto).
tre indicazioni non in contrasto tra loro. I nostri punti
Per quanto riguarda i simboli utilizzati per le tipo-
di riferimento sono, ovviamente, con gli autori che più
logie di tallone, si rimanda alla Fig. 10.
dettagliatamente hanno affrontato l’argomento.
I simboli che si usano normalmente nelle rappre-
G. Fabbri, nell’illustrare i materiali dell’industria li-
sentazioni di bulini, sono freccette ognuna delle quali
tica di Passo di Corvo (RONCHITELLI 1983), utilizza al-
indica la direzione del distacco; un puntino all’estremità
cuni simboli che vengono spiegati in didascalia:
del segmento della freccetta indica la presenza del pun-
– «i puntini esterni al profilo del pezzo indicano la to di impatto, la freccetta semplice significa che il punto
smussatura d’uso: a punti di maggiori dimensioni di impatto non è più visibile/determinabile, la linea del-
corrispondono smussature più intense» (tav. 135); la freccetta tratteggiata indica un residuo di probabile
– «la freccia tratteggiata indica la presenza di un di- stacco di bulino. Questa ultima rappresentazione è uti-
stacco di bulino su un ritaglio. Il cerchietto bianco lizzata anche per altre tipologie di distacchi (vedi il già
indica l’estremità prossimale nei pezzi non orienta- citato lavoro di Ronchitelli, 1983, tav. 137).
ti secondo l’asse di debitage» (tav. 137); Un ulteriore approfondimento nella rappresenta-
– «il punteggiato sulle superfici ventrale e dorsale del zione delle fratture non intenzionali riguarda la distin-
pezzo indica la zona interessata dalla lustratura» zione tra quelle antiche e moderne: le prime rappre-
(tav. 139, elementi di falcetto). sentate con tratteggio lungo, le seconde con tratteg-
gio corto (DAUVOIS 1976, fig. 29). La evidente difficol-
In precedenza, autori che si sono interessati alla fun- tà che si può incontrare in questo tipo di distinzione ci
zionalità degli strumenti avevano sviluppato simbolo- induce a ritenere questa ulteriore simbologia super-
gie simili o più dettagliate come nell’esempio seguente: flua demandando alla descrizione del pezzo l’osserva-
– usura (lustratura) d’uso su lama: i puntini indicano zione su questa eventualità.
la zona interessata dallo sfregamento, le lineette la
direzione (da SEMENOV 1964).

Quando si ha sovrapposizione di più lavorazioni/


tracce d’uso, si ricorre a rappresentazioni multiple
(Fig. 43):
– presenza contemporanea di smussatura d’uso e lu-
stratura su un elemento di falcetto (da RONCHITEL-
LI 1987, fig. 2 n. 6).

Una tavola completa delle simbologie utilizzabili


nei disegni dei reperti è contenuta nel più volte citato Fig. 43 1 2
MATERIALI LITICI 37

Abrasione unidirezionale abrasione


resti di mastice colpi di bulino
(perpendicolare/parallela al bordo) multidirezionale

Fig. 44 – Simbologia (da DAUVOIS 1976).

ANALISI DELLE TRACCE D’USO gine tagliente rientrando in questo modo nella classe
degli “strumenti” (LONGO 1994).
L’analisi delle tracce d’uso su di un reperto litico Recenti contributi su questo tema hanno ampliato
può essere di ausilio, in associazione con numerose le metodiche di ricerca con risultati che, in qualche
altre analisi, all’identificazione delle attività svolte nel caso, permettono di risalire anche al tipo di materiale
sito preistorico ed alla ricerca della funzione d’uso dello lavorato (osso, legno, carne…) ed al tipo di lavorazio-
strumento. ne (taglio, raschiamento…) (LONGO, JOVINO, LEMORI-
Lo svolgimento di una attività che implichi l’uso NI 2001).
di uno strumento litico lascia tracce sul margine atti- Volendo trasporre in disegno questo tipo di manu-
vo (cioè quello utilizzato per il lavoro) rilevabili con fatti è evidente che nelle figure debba essere adottata
indagine sia visiva per i casi più evidenti (ad esempio una idonea simbologia. Quella riportata in LONGO
gli elementi di falcetto) che microscopica per altri. 1994, è il risultato di uno studio molto dettagliato, che
La pratica dell’osservazione al microscopio di nume- non si discosta molto dalle simbologie già proposte
rose industrie ha già rivelato un dato significativo vale da altri autori per quanto, come accennato preceden-
a dire che molti manufatti apparentemente privi di temente, sarebbe conveniente distinguere con simboli
ritocco sono invece stati utilizzati per sfruttare il mar- diversi il ritocco d’utilizzo dal microritocco.

Margine attivo

Grado di politura

Strie parallele al margine attivo

Strie oblique al margine attivo

Strie perpendicolari al margine attivo

Ritocco di utilizzo / microritocco

Fig. 45 – Becco assiale con tracce di politura e riconoscimento di un margine attivo.


Sezione 2
MATERIALI CERAMICI

«Le pubblicazioni di ceramica si servono largamente Nelle pagine seguenti cercheremo di fornire tutte
della documentazione grafica (e fotografica): ora… ci si le nozioni necessarie ad affrontare la descrizione gra-
domanda quali elementi in più, tranne il colore dell’argil- fica di un reperto ceramico, ponendo particolare en-
la e ben poco d’altro, dia la scheda descrittiva… perché fasi sulla ceramica vascolare che rappresenta la tipolo-
non risparmiare il testo limitandolo solo a quei pochissi- gia più comune tra quelle che si rinvengono sul terre-
mi elementi non desumibili da un grafico completo?». no durante ricerche e scavi.
Con queste parole F. C. Giuliani esprime l’impor-
tanza del disegno dei materiali archeologici, in parti- Nel momento in cui ci accingiamo ad affrontare il
colare delle ceramiche (CAIROLI GIULIANI 1976). disegno della ceramica ed in particolare delle tipologie
Un disegno ben fatto mette lo studioso nella con- vascolari, è necessario ripercorrere un minimo di no-
dizione di poter utilizzare i dati con criteri oggettivi zioni di costruzioni geometriche che ci permetteran-
sia per confronti che per statistiche rivolte anche solo no di affrontare i problemi relativi alla ricostruzione
a porzioni della geometria del reperto (forme, dimen- della forma di un vaso partendo da una porzione si-
sioni, rapporti dimensionali, indici…). gnificativa di essa.

1. ELEMENTI DI GEOMETRIA

È da premettere che, teoricamente, un vaso ese-


guito al tornio altro non è che un solido di rivoluzio-
ne: ciò significa che il suo volume è definito da una
figura piana che ruota di 360° su un lato. Tale lato
corrisponde all’asse di simmetria (Fig. 46). Ogni pun-
to del perimetro della figura, con il movimento di ri-
voluzione, descrive un cerchio. Da qui, le soluzioni di
seguito descritte.
Innanzi tutto, la costruzione dell’asse di un seg-
mento perpendicolare per il suo punto medio: sia dato
il segmento AB. Si centra con il compasso in A e successiva-
mente in B con apertura invariata maggiore della presunta metà
Fig. 46
del segmento. Si descrivono gli archi di cerchio 1-2 e 3-4. L’asse
cercato è la retta che unisce i punti di incrocio dei due archi
tracciati (Fig. 47).
È evidente che, quando il segmento è breve, l’aper-
tura di compasso deve essere più ampia possibile (fino
a coincidere con la lunghezza del segmento): questo
perché più i punti da congiungere sono lontani, mino-
re sarà l’errore di allineamento.
Conseguente al problema grafico risolto preceden-
temente è la ricerca del centro di un arco di circonfe-
renza: si segnano sull’arco tre punti A, B, C, distanti tra loro.
Si unisce A con B e B con C. Si tracciano gli assi dei segmenti
AB e BC che si incontrano in O che rappresenta il centro della
circonferenza cui appartiene l’arco di cerchio (Fig. 48a). Poi-
ché non è vincolante che vi sia un punto comune
Fig. 47 (B), medesimo risultato si ottiene segnando sull’arco
MATERIALI CERAMICI 39

due coppie di punti a-b e c-d e costruendo assi dei


segmenti passanti per ab e cd (Fig. 48b).
È evidente che il nostro arco di cerchio altro non
è che una delle tracce dei punti costituenti il profilo
della porzione di vaso di cui vogliamo trovare la cir-
conferenza.
Come abbiamo visto, in via teorica la caratteristi-
ca principale di un vaso costruito al tornio è la sim-
metria: qualsiasi piano passante per l’asse del vaso lo
taglia in due parti uguali. Sui piani orizzontali, la pa-
Fig. 48a rete del vaso è costituita da infinite circonferenze che
ne determinano il profilo (Fig. 49).
Come è intuibile (lo vedremo in dettaglio succes-
sivamente), l’inclinazione della parete di un vaso può
essere quindi ricostruita determinando il valore di un
numero sufficiente di diametri distanti tra loro e fa-
cendo passare il profilo ricavato con strumenti ap-
positi attraverso i punti rilevati (Fig. 49). Le circon-
ferenze estreme sono quelle dell’imboccatura e della
base del recipiente e sono di particolare importanza
Fig. 48b quando si analizza un frammento dal quale si voglio-
no ricavare indizi sulla forma vascolare cui apparte-
neva.
Gli stessi principi si applicano a vasi costruiti a
mano, di forma regolare, assimilabili anch’essi a soli-
di di rivoluzione.
Per maggiore chiarezza, si riporta la sequenza di
operazioni che servono a determinare il diametro di
un vaso e la conseguente ricostruzione grafica
Fig. 49
(Fig. 50).

2. tracciamento del bordo sul foglio:


se ne ricava un arco di cerchio

1. frammento di cui si vuole ricostruire il diametro

3. con adeguata apertura di compasso si divide l’arco di cerchio in


due porzioni uguali A-B e C-D. Puntando in A con ampiezza A-B si
descrive il primo arco di cerchio; si ripete l’operazione puntando
con la stessa apertura in B, C e D. Si uniscono le intersezioni
ottenute dalle coppie di archi di cerchio passanti pe A e B, C e D; il
punto di incontro delle due linee così tracciate è il centro O della
Fig. 50 circonferenza al bordo esterno del nostro vaso.
40 SEZIONE 2

Fig. 51

L’illustrazione di una forma vascolare si basa su Un altro sistema veloce per stabilire l’inclinazione
una proiezione composita realizzata utilizzando l’asse del di un frammento è descritto in CAIROLI GIULIANI 1976
vaso quale elemento separatore tra la metà a sinistra pag. 82, fig. 118 che riportiamo, con marginali modifi-
assegnata alla sezione ed alla parete interna e quella a che, in Fig. 53.
destra assegnata al prospetto e profilo; la pianta, ove si Una forma vascolare può essere assimilata ad un
ritenga di disegnarla, la si disegnerà in alto se si tratta solido geometrico o ad una serie/combinazione di soli-
di una vista dall’alto (guardando cioè l’imboccatura del di geometrici: alcune definizioni tipologiche prendono
vaso), dal basso se si vogliono evidenziare particolari- spunto da ciò: scodella tronco conica, ciotola emisferi-
tà presenti nelle zone di fondo del recipiente (Fig. 51). ca, vaso biconico ecc. (AA.VV. 1980; SARTI 1989). Poi-
Per la realizzazione del disegno è necessario determi- ché può essere necessario disegnare lo sviluppo di parti
nare l’inclinazione del frammento. significative di un vaso (ad esempio perché vi sono im-
portanti decorazioni), bisogna essere in grado di effet-
INCLINAZIONE DI UN FRAMMENTO tuare la costruzione geometrica di questi sviluppi.
Prendiamo il semplice esempio di una porzione di
Per determinare la giusta inclinazione di un fram-
vaso di forma troncoconica (Fig. 54a): lo sviluppo della
mento ceramico esistono vari metodi che sfruttano i
figura geometrica, che conterrà il motivo decorativo, è
principi della geometria. Uno, già accennato, parte dal
rappresentato in Fig. 54b; le relazioni che legano gli
presupposto che la linea del profilo, rilevata con un
elementi geometrici della figura sono:
profilografo, passa per due punti assegnati: i due punti
possono essere presi a scelta sulla parete del vaso e su angolo a = 360° × R/G
di essi si rileva l’arco di cerchio da cui ricavare il dia- In realtà dobbiamo considerare che le forme vasco-
metro (Fig. 52). lari, anche al tornio ma ancor di più quelle foggiate a

Fig. 52

rilievo profili ricerca del raggio ricostruzione


MATERIALI CERAMICI 41

Fig. 53 – 1) il margine aderisce: il frammento è ben posizionato; 2) passa luce al centro:


il frammento è troppo coricato; 3) passa luce ai due estremi: il frammento è troppo
sollevato; 4) frammento in posizione per il rilievo; 5) misura dei valori utili per determi-
nare l’inclinazione; 6) disegno del frammento con sezione correttamente inclinata.

Fig. 54a Fig. 54b

mano, sono afflitte da imperfezioni insorte durante la lo stato di conservazione del pezzo, desumibili dal di-
fabbricazione, la cottura, la giacitura nel deposito ar- segno: un frammento di bordo regolare di dimensioni
cheologico. Ciò significa che rispetto al nostro modello vicine o superiori ad un quarto di vaso consentirà un
teorico, i procedimenti geometrici esposti, soprattutto errore ragionevole sulla misurazione del reale diame-
quelli riguardanti la ricostruzione grafica a partire da un tro del recipiente, al contrario di un bordo rovinato o
frammento, forniranno misure indicative. irregolare o di piccole dimensioni.
Questo stato di cose non costituisce un ostacolo Non dobbiamo perciò nascondere che tentativi di
insormontabile anche e soprattutto perché ognuno di ricostruzione grafica a partire da frammenti troppo
noi è perfettamente a conoscenza del problema e mai piccoli o irregolari o rovinati costituiscono un vero e
si sognerebbe di introdurre speculazioni sulle esatte proprio falso.
dimensioni di un vaso. Questo non significa che sono perduti per le inda-
Il lettore è inoltre messo in guardia sul margine di gini archeologiche: come vedremo più avanti anche
errore semplicemente controllando la dimensione e loro trovano spazio nelle pubblicazioni scientifiche.
42 SEZIONE 2

2. RILIEVO DEL MANUFATTO Il perimetro del frammento si traccia nell’area a destra


dell’asse di simmetria facendo attenzione a tenerlo po-
sizionato con la giusta inclinazione con una mano e
IL DISEGNO A MATITA
facendo contemporaneamente scorrere la mina della
I vasi interi o di cui rimangono grandi porzioni (ol- matita, tenuta verticale, contro il bordo del frammen-
tre metà recipiente) possono essere rilevati con stru- to con l’altra (Fig. 58b): avremo così realizzato la rico-
menti appositamente creati per lo scopo. Tali strumenti struzione della forma vascolare cui appartiene il fram-
devono avere una parte fissa che rappresenti gli assi mento (Fig. 58c).
graduati del piano cartesiano ed una parte mobile in Si tenga presente che la sezione deve sempre esse-
grado di misurare il profilo e le ampiezze (Fig. 55). È re chiusa; uno o più trattini indicheranno la prosecu-
così possibile impostare la griglia con le dimensioni zione ideale del profilo vascolare.
principali dell’oggetto (altezza massima, larghezza
massima, diametro alla bocca ed alla base). Ovviamente, il risultato è un rilievo in scala 1:1 che
Questo sistema di rilevazione deve essere integra- potrà essere portato in scala adeguata tramite riduzio-
to con l’impiego di altre attrezzature come il profilo- ne o ingrandimento fotomeccanico/informatico. I
grafo o la fettuccia di piombo che permetteranno il grandi vasi, le cui dimensioni non permettono sposta-
tracciamento dell’intero profilo nella maniera più pre- menti agevoli come dolii, anfore, ecc., dovranno esse-
cisa. Per i frammenti si userà direttamente il re rilevati sul posto con metodi di misurazione ade-
profilografo (Fig. 57) o la fettuccia. Gli spessori ver- guati: risulterà fondamentale l’uso del filo a piombo e
ranno misurati con il calibro: nei vasi interi, con il ca- di un metro rigido fornito di bolla per individuare gli
libro a forcipe (Fig. 56) si misureranno gli spessori della assi x ed y entro cui inserire il disegno.
parete, con una stecca graduata, per sottrazione all’al- Se il tornio permette la fabbricazione di vasi con
tezza totale, si otterrà lo spessore della base. Più sem- caratteristiche di regolarità e simmetria soddisfacen-
plice il rilievo degli spessori di un frammento, otteni- ti, la fabbricazione a mano può denunciare difetti più
bile per ricalco, semplici misurazioni dirette con ri- o meno evidenti. Il rilievo di un vaso parte dal pre-
ghello o calibro ventesimale o tracciando il profilo in- supposto che tale oggetto si sviluppi a partire da una
terno ottenuto con profilografo o fettuccia passante base d’appoggio e quindi questo sarà il nostro punto
per due punti misurati. di riferimento principale. L’asse del nostro vaso pas-
Determinata l’inclinazione del frammento con uno serà quindi per il centro della base anche se la forma
dei metodi precedentemente descritti e conoscendo il si sviluppa in maniera più o meno accentuatamente
diametro del bordo del vaso, si posiziona la sezione sbilenca (Fig. 59). In casi estremi e per tipologie par-
ed il profilo del frammento rispetto all’asse (Fig. 58a). ticolari (vasi askoidi) ciò potrebbe comportare una

Fig. 55
MATERIALI CERAMICI 43

Fig. 56

Fig. 57
44 SEZIONE 2

Fig. 59

Fig. 60
c
Fig. 58

riduzione drastica di un’area della nostra proiezione


rispetto all’altra (Fig. 60); in questo caso si possono
adottare accorgimenti che esulano dalla codifica con-
tenuta nel presente manuale (ma, spesso, una visione
dall’alto riesce a risolvere molti problemi: irregolari-
tà del diametro, forme geometriche o lobate dell’im-
boccatura ecc.). Fig. 61
Anche quando la bocca del vaso risulti inclinata ri-
spetto al piano di appoggio, l’asse di simmetria dovrà
ANSE, MANICI, PRESE
essere quello relativo al piano di appoggio (Fig. 61).
Sia nel caso di recipienti integri sia nei frammenti, Gli elementi da presa su un vaso possono variare
si usa porre in evidenza gli spigoli vivi interni ed ester- in numero, funzionalità, forma. Si conoscono vasi sen-
ni presenti nel vaso raccordandoli con l’asse di sim- za oppure con uno, due, tre, quattro o più elementi da
metria (Fig. 62). presa; tali elementi possono essere semplici sporgen-
Altre particolarità, legate a forma (vasi gemini, ze (bugne, prese) oppure manici, più spesso anse. Si
zoo/antropomorfi…) o funzionalità dell’oggetto ce- conoscono anche forme composite (ansa sormontata
ramico (bracieri, urne a capanna…) saranno prese in da un manico). Per la differenziazione e la definizione
considerazione più avanti con alcuni esempi di rea- di manico ed ansa, si veda PERONI, FUGAZZOLA 1969
lizzazione. pag. 94 nota 4.

Fig. 62
MATERIALI CERAMICI 45

Fig. 63

La quantità di elementi da presa deve essere imme-


diatamente individuabile sul disegno; la lunga tradi-
zione di disegno di reperti archeologici ha fornito una
serie di soluzioni a questo problema: cercheremo in
questa sede di proporre uno standard del metodo di
rappresentazione più comune.

Recipienti con un elemento da presa


Lo schema ricorrente, ove si tratti di vasi integri (a
volte anche per i frammenti) è quello che prevede l’ansa
Fig. 64
di profilo ed il prospetto accanto sulla destra (Fig. 63)
Nel caso di porzioni di vaso su cui è impostata
un’ansa o manico, si ricorre alla schematizzazione di
Fig. 64 in cui il prospetto dell’ansa è posto in posizio-
ne centrale (in corrispondenza dell’asse di simmetria)
ed il profilo è impostato sulla sezione.
In alternativa a quanto mostrato in Fig. 63, questo
sistema è più utile in considerazione del poco spazio a
disposizione nelle tavole riservate ai disegni ed inoltre
ha il pregio di indicare la grandezza del frammento
rapportata alla dimensione del vaso.
Si deve ricordare, a questo proposito, che il calcolo
del diametro eseguito su una porzione di vaso su cui è
impostata un’ansa può essere variamente falsato (Fig.
65). Infatti, l’applicazione dell’ansa può deformare in
maniera più o meno accentuata la curvatura del reci-
piente su cui è impostata.
Chi vede la tavola di disegni deve essere messo in
grado di valutare se la ricostruzione del diametro è
attendibile o se bisogna considerare un margine di er-
rore: tale valutazione si attua considerando la gran-
dezza del frammento rispetto alla dimensione del vaso
ricostruito, la regolarità della curvatura e la presenza
di elementi che possano disturbare questa regolarità Fig. 65 – differente indicazione del raggio su frammento
(appunto le anse, manici, prese, ecc.). con o senza ansa.
46 SEZIONE 2

Recipienti con due elementi da presa no rappresentati con la porzione sopravvissuta con-
tenente l’ansa di prospetto nel quadrante destro del-
Nel caso di recipienti integri, la rappresentazione la griglia ricostruttiva ed i profili ai due lati della rico-
è quella esemplificata in Fig. 66, eventualmente con struzione vascolare (Fig. 67); nel caso di anse impo-
la sezione o il prospetto dell’ansa riportato accanto state orizzontalmente si rappresenterà la sezione nello
sulla destra. I recipienti biansati in frammenti vengo- sviluppo del quadrante sinistro (Fig. 68).

Fig. 66

Fig. 67

Fig. 68
MATERIALI CERAMICI 47

Recipienti con tre elementi da presa Ove possibile la rappresentazione è quella esem-
plificata in Fig. 69; l’alternativa può essere una vista
È certamente uno dei casi meno frequenti, indivi- dall’alto.
duabile solo in presenza di recipienti integri o rappre- Un problema analogo si presenta per le basi a tre
sentati da ampie porzioni. piedi (si vedano le esemplificazioni in Fig. 82).

Fig. 69 – Scodella con tre prese equidistanti.

Recipienti con quattro elementi da presa con prese o altri elementi decorativi a rilievo (Fig.
71). Negli esemplari integri come in quelli in fram-
È un caso tutt’altro che infrequente: spesso sul menti, la rappresentazione vede gli elementi da presa
recipiente sono impostate quattro anse (Fig. 70) ma posizionati sul profilo, l’asse di mezzeria e la sezio-
possono esserci casi in cui le anse si intervallano ne (Fig. 72).

Fig. 70 – Vaso quadriansato.

Fig. 71
Fig. 72
48 SEZIONE 2

LA DECORAZIONE
Il rilievo di una decorazione presente su una forma
vascolare ci introduce al problema della visualizzazio-
ne su una superficie piana di un disegno eseguito su
una superficie curva. Per la sua risoluzione è necessa-
rio ricorrere alle proiezioni.
Esaminiamo il semplice caso di una decorazione
incisa a zig-zag sulla spalla di un vaso. Una rappresen-
tazione reale dell’andamento del motivo decorativo è
possibile effettuarla disegnando il vaso in pianta (Fig.
73); proiettando i punti corrispondenti ai vertici delle
linee sul prospetto e congiungendoli, si otterrà una
rappresentazione che tiene conto dell’inclinazione del
manufatto.
Per decorazioni complesse o di particolare interes-
se, può essere necessario ricorrere allo sviluppo su su-
perficie piana dell’intero tema decorativo, come accen-
nato in precedenza (si veda l’esempio in Fig. 54 a-b).
Nell’ambito della preistoria italiana questa necessi-
tà si presenta però abbastanza raramente e normal-
mente si riproduce una porzione sufficientemente
ampia della superficie decorata.
Fig. 73

Fig. 74 – a: decorazione incisa; b: solcature; c: cardium; d: rotella impressa; e: cordicella.


MATERIALI CERAMICI 49

Decorazioni incise/solcate/impresse
La riproduzione delle decorazioni vascolari rien-
trano nell’ambito della “copia dal vero”; peraltro, la
necessità di far capire immediatamente la tecnica di
decorazione unitamente al bisogno di eseguire rapida-
mente i disegni, ha portato ad adottare rappresenta-
zioni semplificate che riducano al minimo i chiaroscu-
ri e quindi i tempi di esecuzione. Così, le incisioni, le
linee solcate e le impressioni di qualsivoglia stampo
(cardium, rotella dentata, cordicella, ecc.) verranno rap-
presentate con due linee ci cui la superiore più marca-
ta e quella inferiore più sottile (incisione profonda,
solcatura, cardium) con l’aggiunta di tratti trasversali per
identificare la rotella dentata e la cordicella. L’incisio- Fig. 75 – Vaso neolitico dipinto a bande rosse.
ne sottile ed il graffito con linea singola (Fig. 74).
Decorazioni plastiche
Decorazione dipinta
La decorazione dipinta viene eseguita con sfumatu- Rientrano in questo tipo di decorazione i cordoni
re più o meno accentuate che verranno rese, in fase di sia lisci (es. Fig. 78) che digitati (es. Fig. 77), le superfi-
lucidatura a china, con puntinato più o meno fitto così ci rese scabre da riporti di argilla (ad es. i “vasi squa-
da rendere le tonalità di colore (Fig. 75). mati), le protomi, le figure applicate ecc.; la resa di
Come accennato precedentemente, alcune sintassi questi elementi è affidata ad un leggero chiaroscuro
(Fig. 77).
di vasi decorati, in particolare quelli dipinti, assumono
caratteristiche di particolare complessità ed interesse Ove gli elementi plastici assumono andamenti ver-
ticali (festoni, reticoli ecc.) si disegna lo spessore del-
e può essere necessario riportare lo schema decorati-
l’elemento plastico sulla sezione (Fig. 78).
vo a parte come nell’esempio seguente riguardante un
vaso miceneo, ove si è ricostruito anche il motivo de-
corativo (da LISANDRI 1984). I FRAMMENTI NON RICOSTRUIBILI
Lo sviluppo di un solido geometrico, al quale pos- Spesso accade che la documentazione di quanto
siamo assimilare il vaso o parte di esso, segue regole rimane di un insediamento sia ridotto a pochi fram-
ben precise, come spiegato negli elementi di geome- menti di modeste dimensioni; è molto importante cer-
tria all’inizio della sezione 2; per esigenze di visualiz- care di ricostruire da questi pochi elementi la tipologia
zazione però, può essere necessario adottare alcune originale ma spesso ciò non è possibile: gli unici ele-
tecniche, una delle quali, chiamata proiezione rettifi- menti che si possono fissare su carta sono quindi il
cata, come nel caso della Fig. 76b, permette di inserire prospetto del frammento e la sua sezione che verran-
entro un parallelogramma gli elementi decorativi rile- no disposti uno accanto all’altro (con la sezione sem-
vati e la eventuale ricostruzione di essi. pre sulla sinistra del prospetto) (Fig. 79).

Fig. 76a – Forma del vaso. Fig. 76b – Sviluppo della decorazione in proiezione rettificata.
50 SEZIONE 2

Fig. 77

Fig. 78

Fig. 79
MATERIALI CERAMICI 51

Fig. 80

ALTRE TIPOLOGIE B – Urne a capanna, calefattoi, coperchi,


piedistalli, colini, fornelli, bollitoi, ecc.
A – Fusaiole, pesi
Si vedano gli esempi riportati in Fig. 81 e nella pa-
Si applica la proiezione composita già descritta even-
gina seguente in Fig. 82, certamente non esaustivi di
tualmente integrata da una vista in pianta: si veda in
tutte le forme conosciute: il tipo di rappresentazione
proposito gli esempi riportati in Fig. 80.
parte sempre dal principio della proiezione composita
con adattamenti o aggiunte di volta in volta necessari
per una più chiara comprensione del pezzo. I vasi con
piede traforato, così come i vasi polipodi, necessitano
di rappresentazioni appropriate.

2 3 4

Fig. 81 – 1. Urna a capanna: 2. piedistallo; 3. coppa su piede traforato; 4. calefattoio; 5. coperchio.


52 SEZIONE 2

3-4

Fig. 82 – 1-2. Vasi polipodi; 3-4. vasi gemini; 5. vaso con beccuccio; 6. vaso a bocca quadrata.
MATERIALI CERAMICI 53

Fig. 83 – Vaso ricostruibile. Fig. 85

Fig. 84 – Vaso non ricostruibile.


Fig. 86 – Da CAPOFERRI, TRUCCO 1994.

LA DECORAZIONE INTERNA IL RIPASSO A CHINA


La decorazione sulle pareti interne di un vaso è Convenzioni
presente in molte tipologie sin dal primo neolitico; tale La rappresentazione definitiva viene effettuata su
decorazione può interessare solo il bordo oppure tut- carta lucida della massima grammatura utilizzando
to l’interno e può essere dipinta, graffita, ecc. rapidograph con punte comprese tra 0.10 e 0.4 mm. È
Nel nostro schema di presentazione basato sulla importante, a questo proposito, informarsi della de-
proiezione composita, la decorazione della parete in- stinazione dei disegni e se questi sono destinati alla
terna di un vaso è posizionata nel quadrante di sinistra stampa sapere a quale riduzione vanno incontro in
(Figg. 83-84). In quell’area verrà riprodotta la porzio- modo da evitare che riduzioni troppo forti determini-
ne di vaso nella vista interna e la decorazione even- no la scomparsa di linee troppo sottili. In particolare,
tualmente presente. i pennini indicati, possono reggere riduzioni massime
Nel caso la decorazione sia difficilmente visibile di 2/3. Per riduzioni della metà della grandezza natu-
con la proiezione, così come nel caso di decorazioni rale si useranno spessori non inferiori a 0.2, per ridu-
complesse o particolarmente significative, si ricorrerà zioni di 1/3 le righe più sottili dovranno essere ese-
ad una visione dall’alto (Fig. 85). guite con pennino 0.3 e le altre proporzionali a queste,
All’interno del vaso potranno trovare posto anche e via dicendo. Si riporta, in Fig. 87 uno schema esem-
decorazioni plastiche di vario tipo come si evince da- plificativo per la stampa in grandezza naturale – ridu-
gli esempi riportati di seguito (Fig. 86). zione massima di 2/3.

Fig. 87
54 SEZIONE 2

L’ombreggiatura prese o semplicemente sottolineare la sporgenza del


labbro o andamenti della forma del vaso. Materiali
Dopo aver ripassato i contorni a china utilizzando non vascolari (pesi, fusaiole, protomi) traggono gio-
il rapidograph, bisogna mettere in evidenza con il chia- vamento da una sia pur rada ombreggiatura così come
roscuro eventuali particolarità. È bene ricordare che forme particolari od elaborate (fornelli, colini, cuc-
l’ombreggiatura dipende dalla direzione, distanza ed chiai ecc.).
intensità della luce e che per convenzione la luce si
intende proveniente dall’alto a sinistra. Nell’assono-
metria si ricorre ad una puntinatura più o meno fitta 3. IMPAGINAZIONE
eseguita secondo la direzione degli assi prospettici in Le tavole contenenti raffigurazioni di ceramiche
modo da evidenziare con la variazione di tono le zone devono essere composte fissando le singole figure con
via via più nascoste alla luce (più in ombra e quindi listelli di scotch, evitando addensamenti caotici a fa-
più scure). La puntinatura è eseguita con una punta vore di una linearità che se anche ruba un poco più di
abbastanza piccola di rapidograph (solitamente quella spazio migliora chiarezza ed estetica.
con cui si esegue il profilo) e può interessare tutto l’og- Prima di fare questo è indispensabile informarsi
getto oppure parte di esso: nelle aree più in ombra si delle dimensioni che l’editore riserva alle tavole di di-
eseguirà una puntinatura più fitta che si diraderà man segni: nei libri a grande formato lo spazio concesso
mano ci si sposta in zone più illuminate. non crea normalmente grandi problemi alla disposi-
Il chiaroscuro di un vaso risponde in definitiva ad zione dei pezzi mentre in volumi di dimensioni più
uno standard che tiene conto della superficie curva contenute può essere una buona idea comporre tavo-
del corpo e della sporgenza (se c’è) del bordo. Sotto le differenziate con reperti disposti in verticale su al-
questo punto di vista la sua esecuzione ha solo un va- cune (es. in Fig. 89) ed in orizzontale (le forme aperte:
lore estetico. Il chiaroscuro di elementi plastici (anse, ciotole, piatti, ecc.; Fig. 90) le altre.
prese, protomi, cordoni ecc.) indica invece con molta La grande variabilità delle forme e delle dimensioni
chiarezza la profondità dell’elemento ed il suo anda- dei recipienti di ceramica possono determinare la ne-
mento. Partendo da questi principi e considerando che cessità di raffigurazioni con rapporti di riduzione diver-
il lavoro di puntinatura è lungo e laborioso (quindi si; in questo caso la suddivisione di oggetti ridotti in
costa) è sempre più utilizzato il sistema di lasciare in scale diverse deve essere ben netta e leggibile per evita-
bianco la geometria del vaso e ricorrere al chiaroscuro re malintesi ed errori, eventualmente unendo in singole
solo per quegli elementi aggiuntivi che devono essere tavole gli oggetti con identica riduzione; si tenga pre-
posti in rilievo (Fig. 88). sente che la scala di riduzione deve essere evidenziata
Normalmente si ricorre al chiaroscuro puntinato graficamente, come già visto per i reperti litici, ma non
anche per conferire profondità o spessore ad anse, sarà inutile indicarla anche nella didascalia della figura.

Fig. 88
MATERIALI CERAMICI 55

Come più volte accennato, un catalogo anche mol- fici (scabre, lisce) o al tipo di decorazione (incisa, im-
to curato non potrà mai sostituire un buon disegno; è pressa…).
prassi comune, nell’ambito degli studi paletnologici, Una volta composta la tavola si procederà alla nu-
istituire paralleli tra forme ceramiche in base al con- merazione dei singoli oggetti disegnati così da poterli
fronto dei disegni contenuti nelle pubblicazioni. facilmente individuare dal testo e nella didascalia. I
Per facilitare questi confronti è bene disporre i di- numeri possono essere scritti in bella calligrafia con
segni nelle tavole seguendo una logica che può riferir- l’inchiostro di china oppure applicati utilizzando i “tra-
si alle classi di impasto (fine, semifine, grossolano…), sferibili”, presenti con diverse marche in qualsiasi ne-
alle forme (aperte, chiuse), al trattamento delle super- gozio di cartoleria.

Fig. 89 – Esempio di impaginazione con disposizione dei


reperti in verticale (da D’ERCOLE, PENNACCHIONI, 1977).
56 SEZIONE 2

Fig. 90 – Esempio di impaginazione con disposizione dei reperti in orizzontale


(da D’ERCOLE, PENNACCHIONI 1977).
Sezione 3
MATERIALI VARI

In questa sezione vengono presi in considerazione si adotta la proiezione composita già descritta in pre-
i materiali più comuni utilizzati fin dalla preistoria per cedenza ma la sezione del manufatto viene riportata
costruire utensili, armi, monili e quant’altro. con sezione piena.
L’adozione della sezione piena scaturisce da una
considerazione pratica: infatti, la sezione del vasella-
1. I MATERIALI METALLICI me metallico è nella maggioranza dei casi molto esi-
gua (tranne che le parti fuse, più consistenti) e quindi
RAME, BRONZO, METALLI PREZIOSI
il contorno, che nei manufatti ceramici è tracciato
Le regole per il disegno dei materiali metallici (con con tratto più spesso, è qui impossibile da ottenere
esclusione del ferro che tratteremo a parte) non diffe- (Fig. 91).
riscono molto da quelle per la ceramica se non per Anche i reperti più massicci (accette, fibule, anse,
alcune piccole ma sostanziali differenze. ecc.) verranno disegnati con sezione piena (Fig. 92).
La prima riguarda, a parte pochi casi, la fragilità del I monili, che molto spesso sono composti da più
manufatto che sconsiglia tutti quei metodi di rilevamento elementi, saranno disegnati nella loro interezza, even-
che prevedono l’uso del pettine metallico a favore della tualmente con rappresentazioni di dettaglio eviden-
fettuccia di rame ricotto e del rilievo con squadra e riga. ziate accanto all’elemento prescelto (Fig. 93).
La seconda differenza riguarda la tecnica di dise- Il chiaroscuro, quando adottato, sarà eseguito con
gno: nello specifico, per quel che riguarda il vasellame, un fitto puntinato omogeneo.

Fig. 91
58 SEZIONE 3

Fig. 92

Fig. 93
MATERIALI VARI 59

FERRO 2. OSSO E CORNO


Tra i materiali metallici, il ferro occupa una posi- Numerosi oggetti preistorici sono ottenuti da por-
zione particolare perché normalmente si rinviene for- zioni di questa materia: tra i manufatti più antichi basti
temente ossidato tanto che a volte è arduo riconosce- ricordare i bifacciali tratti da grandi ossa rinvenuti prin-
re la tipologia dell’oggetto. cipalmente in Centro Italia (Castel di Guido, Malagrot-
In queste condizioni, il disegno del reperto deve testi- ta, …), gli arponi del Paleolitico Superiore, punteruo-
moniare da un lato il degrado subito dal materiale (che è li, aghi, spatole, ornamenti e via dicendo.
pur sempre un dato) e dall’altro cercare di presentare, fin Il metodo di rilevamento è lo stesso descritto per i
dove possibile, l’originaria struttura dell’oggetto. materiali litici e ceramici e comprende generalmente
In effetti, solo chi ha l’opportunità di osservare at- un prospetto ed una o più sezioni. Su osso e corno
tentamente il reperto, possibilmente durante o con chi sono anche ricavati oggetti d’arte quali statuine e bas-
ha effettuato lo scavo, può scorgere eventuali partico- sorilievi oppure tale materia è utilizzata quale suppor-
lari che forniscono indizi sull’originaria tipologia (spes- to per incisioni e pitture. È normale, in questi ultimi
so sul terreno il contorno originale del reperto è testi- casi, eseguire il disegno a scala opportunamente in-
moniato da un velo di ossido, impossibile da recupe- grandita.
rare: è il tipico caso in cui allegare una fotografia del- Non meno importante è la presenza sulle ossa di
l’oggetto al momento del rinvenimento può risultare tagli o di colpi inferti che a volte, specialmente duran-
più che utile indispensabile) con la quale è possibile te il Paleolitico, sono l’unica testimonianza delle attivi-
estrapolare tecnologie, cronologia o testimoniare con- tà di macellazione e indiziano la tipologia di strumenti
tatti con gruppi umani e aree geografiche distanti. utilizzati allo scopo: queste tracce, quando sicuramen-
Il rilievo di questi indizi deve essere adeguatamen- te riconosciute, dovranno essere documentate il più
te documentato in modo da trasmettere i dati al letto- dettagliatamente possibile (Figg. 95 e 96).
re. Anche i segni della lavorazione dell’osso e del cor-
Dal punto di vista tecnico, il rilievo a matita dovrà no per ricavarne strumenti oppure oggetti artistici, quali
contenere con chiaroscuri e linee tratteggiate rispettiva- tagli, sfaccettature, lisciature ed altro, dovranno essere
mente le deformazioni della struttura metallica e le ri- riportati con molta cura.
costruzioni di quelle parti che per la fragilità del mate-
riale sono andate perse. Nel ripasso a china, il chiaro-
scuro andrà effettuato con un fitto puntinato (Fig. 94).

a b

Fig. 95 – a: omero sinistro di pecora; b: osso lungo spaccato


Fig. 94 intenzionalmente (da BARONE 1974).
60 SEZIONE 3

a b

Fig. 96 – a: frammento osseo con segni di taglio e raschiatura; b: rappresentazione di ago e punteruolo.

Il sistema di chiaroscuro più indicato per una buo-


na visualizzazione è senza dubbio quello a puntinato
utilizzando una punta più possibile sottile (ad es. 0.15),
compatibilmente con il grado di riduzione o di in-
grandimento previsti; peraltro, in campo paleontolo-
gico, le ossa vengono spesso raffigurate con chiaro-
scuro a tratto (Fig. 95a). Riteniamo che tale tecnica,
trasferita in campo archeologico, sia meno indicata
in quanto pone problemi nel riportare ed esaltare l’in-
tervento umano che a volte è indiziato da tagli sotti-
li, scheggiature, segni di lisciatura, raschiamento ecc.
(Figg. 95 e 96).
La stesura definitiva del disegno dovrà compren-
dere il prospetto, la vista laterale oppure una o più
sezioni trasversali eseguite a tratto grosso (Fig. 96b)
oppure la proiezione composita nel caso dei manufat-
ti che la richiedano, quali bottoni, rondelle, fusaiole,
ecc.

3. LEGNO
Malgrado sia possibile ipotizzare (ma in numero-
si casi, dal Neolitico in poi, ciò è ormai ampiamente Fig. 97
confermato) che tale materiale era il più utilizzato
per ottenere un numero elevato di utensili, i reperti a
noi pervenuti sono relativamente rari poiché, tranne varia tipologia relativi ad insediamenti impiantati su
in poche occasioni, il legno va incontro ad una rapi- bonifiche o palafitte.
da decomposizione. Ambienti favorevoli ad una con- La maggior parte degli utensili ricavati dal legno
servazione del legno sono sia quelli estremamente ricalcano tipologie già conosciute nella ceramica, nel-
freddi (aree perennemente ghiacciate) che quelli mol- l’osso e corno, nei metalli. Esclusiva di questo mate-
to secchi (aree desertiche); i sedimenti lacustri inol- riale è ovviamente la tipologia di pali e tavolati, oltre
tre, grazie alla mancanza di ossigeno, hanno nella che le imbarcazioni ed elementi collegati a questi re-
maggior parte dei casi conservato reperti lignei di perti (incastri, cunei, travature, ecc.). Inoltre, molte
MATERIALI VARI 61

Le regole generali da rispettare per il disegno dei


manufatti lignei non differiscono da quanto esposto
diffusamente per gli altri materiali. Ciò che cambia è
invece la caratterizzazione del reperto (tramite la qua-
le il lettore ha subito la percezione del materiale di cui
è fatto).
In una classica rappresentazione con proiezione
composita, la sezione potrà essere eseguita sia dise-
gnandone il perimetro a tratto spesso, come per le ce-
ramiche, senza alcuna campitura, sia con campitura a
tratteggio sottile. Quest’ultima rappresentazione è ge-
neralmente seguita quando si effettua il disegno con
prospetto + sezione come esemplificato in Fig. 99 (di-
segni V. Corona in ACANFORA 1970).
Per quanto riguarda il prospetto o altre viste (in
pianta, da sotto, particolari di anse o protomi, ecc.), si
tenderà a mettere in evidenza in primo luogo i segni
della lavorazione (tagli, sfaccettature, spianamenti, ecc.)
e poi, ma solo se ciò non complica l’interpretazione
del disegno, i segni caratteristici del legno quali vena-
ture e nodi (Figg. 97 e 99).
Il chiaroscuro, nella trasposizione ad inchiostro di
Fig. 98
china su carta lucida, sarà effettuato tramite un fitto
puntinato sottile (Fig. 98) oppure a tratto continuo con
punta più sottile possibile: questa ultima tecnica richie-
de molta esperienza, colpo d’occhio e mano sicura,
tipologie collegate all’immanicamento di utensili sono doti che non tutti hanno ma che evidentemente non
ricavate in legno: tra queste le aste delle lance e delle facevano difetto ad un artista quale V. Corona del quale
frecce, i manici di falcetto e di asce e zappe, i sup- riproduciamo (Fig. 99) alcuni esempi di disegni di re-
porti per arpioni, ecc. perti lignei da Polada (ACANFORA 1970).
62 SEZIONE 3

Fig. 99 – Immanicatura d’ascia, ruota con raggi ed immanicatura di falcetto (disegni V. Corona, non in scala).
Sezione 4
GRAFICA COMPUTERIZZATA

«Gli strumenti informatici sono destinati ad assolve-


re un ruolo fondamentale nell’archeologia.»
Francois Djindjian, 1986

In questa sezione tratteremo quegli aspetti del dise- IMMAGINI BITMAP E VETTORIALI: CARATTERISTICHE,
gno archeologico in cui entri una componente infor- VANTAGGI E SVANTAGGI
matica: in questo campo rientra sia il rilievo vero e pro-
prio del reperto sia la possibilità di acquisizione, catalo- Le immagini sul piano, gestibili da un sistema in-
gazione ed archiviazione di documentazione grafica. formatico quale è, ad esempio, un Personal Compu-
Alcune voci, troppo specialistiche (specie nel cam- ter, possono essere distinte in bitmap e vettoriali.
po 3D), saranno trattate solo per brevi cenni in quan- Nel primo caso, lo spazio è composto da tanti punti
to rientrano nel campo di applicazione di settori spe- la cui quantità determina l’accuratezza dell’immagine:
cializzati dell’informatica. semplificando, un disegno può essere rappresentato
Si dà per scontato che il lettore comprenda, senza da file di punti scuri variamente disposti per rappre-
ulteriori informazioni, la parte più banale del linguag- sentare un oggetto su un fondo di punti bianchi che
gio informatico. Per gli approfondimenti riguardanti campiscono l’intera area considerata.
specifici campi di interesse (banche dati, analisi mate- Nel secondo caso l’immagine è ottenuta utilizzan-
matiche e statistiche, ecc.) si rimanda ai volumi della do dei vettori la cui caratteristica geometrica è data da
rivista «Archeologia e Calcolatori», operante sin dal 1990. una origine, una lunghezza ed una direzione.
Il vantaggio, nel primo caso, è che il bitmap rap-
L’ INFORMATICA APPLICATA ALL ’ ARCHEOLOGIA : presenta il formato sorgente di numerose periferiche
CAMPI DI APPLICAZIONE come ad esempio macchine fotografiche e scanner ed
è perciò immediatamente disponibile per l’elaborazio-
Come molte altre discipline anche l’archeologia ha ne. Lo svantaggio è la “pesantezza” in termini di
ritagliato dal campo informatico una bella fetta di ap- Megabyte del file ricavato, variabile a secondo dell’ac-
plicazioni che vanno dalla fotografia alla scannerizza- curatezza dell’immagine (corrispondente alla quantità
zione, al rilievo ed all’archiviazione di documenti e di pixel da cui è composta).
grafici, dallo scambio di dati sul web al disegno e tan- Il vantaggio del secondo caso è l’accuratezza del-
to altro ancora (MOSCATI P. 1987). In questo breve excur- l’immagine e la “leggerezza” del file ricavato (tipica-
sus tratteremo i campi di applicazione inerenti il dise- mente un file DWG se si usa Autocad). Lo svantaggio
gno dei reperti riservando solo pochi cenni alle tecni- deriva dal fatto che nessun dispositivo di rilievo di quelli
che di rilievo monumentale e topografico. normalmente commercializzati fornisce dati diretta-
mente in formato vettoriale.
INFORMATICA E DISEGNO
È bene dire subito che il disegno eseguito tramite CONVERSIONE DI FORMATI
l’impiego di periferiche quali puntatori, mouse, penne,
tavolette grafiche e simili non è più molto utilizzato in Per ottenere i vantaggi di immagini derivate da
quanto sorpassato da sistemi più veloci e precisi. Una periferiche di acquisizione commerciali in formato
prima distinzione deve essere fatta sul formato di na- vettoriale alcune software house hanno implementa-
scita dei dati, che possono essere numerici o digitali. to i loro prodotto con pacchetti che svolgono il com-
Nel primo caso si userà un software in grado di pito di trasformare geometrie bitmap in vettoriale:
convertire dati numerici in elementi geometrici (linee, uno di questi è, ad esempio, GTX Raster Cad ® (ge-
curve, angoli ecc.): un esempio tipico è Autocad®. Nel stione e vettorializzazione dei file raster). È uno stru-
secondo caso si utilizzerà un software in grado di ge- mento che permette il passaggio e la gestione dei di-
stire sorgenti digitali quali macchine fotografiche o segni da formato cartaceo (bitmap) a formato elet-
scanner: un esempio tipico è Photoshop®. tronico (vettori).
64 SEZIONE 4

1. LE TECNICHE DI RILEVAMENTO
BIDIMENSIONALE
L’IMMAGINE FOTOGRAFICA DIGITALE
Negli ultimissimi anni abbiamo assistito alla esplo-
sione delle vendite delle fotocamere digitali, un feno-
meno al quale ha contribuito l’abbassamento dei costi
di tali attrezzature insieme ad una sempre migliore
qualità di immagine. Il funzionamento di una fotoca-
Fig. 100 – Scheggia in selce chiara. Immagine realizzata
mera digitale, può essere riassunto così: l’immagine con fotocamera digitale da 3.1 Mpixel, alla massima riso-
ripresa dall’obbiettivo viene “letta” da sensori e tra- luzione e riduzione a disegno.
mutata in cariche elettriche che opportunamente am-
plificate portano l’informazione alla scheda di memo-
ria; più sono i sensori, più sono le informazioni e quindi
più dettagliata risulterà l’immagine. Logicamente, più presente però che la compressione è una operazio-
sono le informazioni e più grande sarà la dimensione ne non reversibile che peggiora la qualità dell’im-
del file da memorizzare e questo è evidentemente un magine. Si tratta quindi di arrivare ad un compro-
ostacolo che le case produttrici stanno aggirando con messo soddisfacente anche se la tendenza dei pro-
la costruzione di supporti di memoria sempre più ca- duttori di schede di memoria è quella di aumentare
pienti. Ai nostri giorni non è difficile trovare fotoca- la capacità dei supporti ed in un futuro sicuramen-
mere digitali con risoluzioni di oltre 3 Mpixel a prezzi te breve questo non sarà più un problema. La suc-
inferiori ai 500 euro. Nel campo archeologico è bene cessiva operazione consiste nello scaricare su di-
orientarsi verso un prodotto che garantisca una riso- sco fisso le fotografie ed eventualmente elaborarle.
luzione alta (almeno 1600×1200, corrispondente ad – Trattamento dell’immagine. L’immagine ripresa può
un sensore con almeno 2.1 Mpixel) e la possibilità di essere trattata tramite specifici software commer-
eseguire riprese a distanze ravvicinate, eventualmente ciali per renderla adatta allo scopo che ci prefiggia-
ricorrendo ad obiettivi intercambiabili. mo: archiviarla, stamparla ad una data dimensione,
Si espongono di seguito alcune nozioni base riman- ritagliarla o sezionarla, tramutarla in disegno, uti-
dando ai manuali tecnici delle attrezzature e dei softwa- lizzarla per sfondi, ricostruzioni 2/3D, ecc.
re, oltre che alle riviste del settore, gli approfondimen- – Riduzione in scala. Una immagine che contenga un
ti e gli aggiornamenti. segnalino indicante le dimensioni può essere ridot-
– Hardware e software. Le fotocamere digitali si di- ta o ingrandita a piacimento per essere accoppiata
stinguono per molte caratteristiche. Le più impor- ad altre immagini oppure per stampare una imma-
tanti riguardano la risoluzione, misurata in pixel, gine in scala.
che deve essere elevata; il tipo e le caratteristiche – Trasformazione in disegno B/N. Il sistema è spes-
dell’obiettivo, che deve garantire la possibilità di so usato quando al posto dell’immagine si voglia
riprese da varie distanze tramite uno zoom ottico pubblicare un disegno: molti software permettono
affidabile non inferiore a 3×; il tipo e la capacità sia la trasformazione che il ritocco della figura in
del supporto di memoria, la più capiente possibile. modo da avere una immagine nitida e completa.
La gestione delle immagini è invece affidata ad un
– Aggiunta di particolari (sezioni, scritte,…). I siste-
software specifico che provvede a memorizzare i
mi di tracciamento e scrittura offrono la possibilità
dati in un formato in grado anche di comprimerli
di aggiungere al disegno o all’immagine sia delle
ed occupare meno spazio (ad es. TIFF oppure JPG).
scritte che dei particolari (sezioni in punti specifi-
A titolo esemplificativo, una immagine ripresa con
ci) o altri elementi quali la scala metrica.
una risoluzione 1280×1024 genera un file non com-
presso di circa 4 Mb; le schede di memoria attual- – Composizione di tavole. La possibilità del taglia/
mente fornite a corredo delle fotocamere vanno incolla è ampiamente sfruttata per la composizio-
da 8 a 256 Mb (con notevoli variazioni di prezzo) e ne di tavole contenenti più figure, avendo cura, in
quindi, alla massima risoluzione, possiamo fare da anticipo, di portarle tutte alla stessa scala.
2 a 64 scatti. Con una compressione dati limitata si – Archiviazione e stampa. Una delle scelte che ci si
può arrivare anche a raddoppiare gli scatti. Si tenga trova normalmente ad affrontare in questa fase è
GRAFICA COMPUTERIZZATA 65

– Scanner. È una periferica in grado di trasformare


in formato elettronico una qualsiasi immagine: di-
segno, fotografia, pagina dattiloscritta, oggetto. Lo
scanner è come una fotocopiatrice (o, meglio, una
macchina fotografica) ed invia alla memoria una
serie di informazioni su quello che “vede” grazie
ad una fila con numero più o meno grande di sen-
sori disposti in orizzontale (che determinano la ri-
soluzione orizzontale) che misurano l’intensità della
luce riflessa o trasmessa dal soggetto posto nel-
l’area del rivelatore mentre si muovono in verticale
ad una velocità costante (motori molto precisi de-
terminano una risoluzione verticale normalmente
Fig. 101 – Fotocamera digitale 2.1 Mpixel, massima riso-
maggiore di quella orizzontale). Queste informa-
luzione, sfondo grigio perla, illuminazione artificiale.
zioni sono tradotte in una mappa di punti (pixel)
che, a seconda della qualità dello scanner, può es-
sere più o meno densa. Gli scanner che più ci inte-
ressano sono di due tipi: quelli piani, di formato
se archiviare in formato compresso per risparmia- A4 ed A3, molto economici, e quelli a rullo, più
re spazio a spese della qualità oppure non com- costosi ed ingombranti ma con la possibilità di ri-
presso in modo da avere tutte le qualità dell’imma- prendere immagini molto grandi (ad esempio la pla-
gine disponibili. Considerando che i supporti di ar- nimetria di un monumento). Vedremo che questa
chiviazione (CD-ROM, DVD, ecc.) divengono via particolare periferica è, anche nella sua veste più
via più capienti a costi sempre più contenuti, oggi economica, uno strumento indispensabile per una
la scelta è ovviamente la seconda. Questa scelta in- vasta tipologia di interventi che vanno dal rilievo di
fluirà positivamente anche sulla stampa che potrà un oggetto sufficientemente piatto alla acquisizio-
avvalersi della qualità fotografica. ne di una foto o un disegno per elaborarlo o archi-
viarlo.
Dal punto di vista operativo il rilievo di un oggetto
tramite la fotocamera digitale avviene impostando al-
RIPRODUZIONI DIGITALI DI DOCUMENTI ESISTENTI
cuni parametri fondamentali quali: l’illuminazione del
soggetto, la distanza tra questo e l’obiettivo, il posizio- – Lo scanner: caratteristiche, formati. Uno degli am-
namento di una scala metrica di dimensioni appro- biti ove lo scanner trova maggiore applicazione è
priate. la conversione in formato elettronico di disegni esi-
Ovviamente la fotocamera sarà fissata su un solido stenti; infatti, essendo le tecnologie informatiche
cavalletto: il soggetto (o i soggetti) dovrà risultare cen- una conquista recente, la maggior parte della do-
trato. Agendo in questo modo, avremo serie di imma- cumentazione in nostro possesso è disponibile nella
gini raffiguranti oggetti da cui potremo ricavare le di- sua veste “storica”, vale a dire su supporto carta-
mensioni o facilmente individuare le proporzioni. ceo. Ad esempio, lo studio di un complesso archeo-
logico presuppone andare in biblioteca e sfogliare
ALTRI STRUMENTI DI DIGITALIZZAZIONE decine di testi, individuare le cose di interesse e
farne una o più fotocopie, con i rischi che tale ope-
– Trasposizione dati geometrici da tastiera e mouse.
razione comporta, come sgualcire il libro, e con ri-
È un sistema spesso usato trattando con formati
sultati a volte di cattiva qualità. Una raccolta infor-
vettoriali; tramite l’immissione di dati X Y sul pia-
matizzata può invece essere consultata anche via
no cartesiano si ottengono ricostruzioni accuratis-
web (ove tale servizio sia disponibile) ed il file con-
sime. È molto usato per i rilievi monumentali e to-
tenente le informazioni cercate può essere visua-
pografici anche se sempre più in disuso per l’au-
lizzato velocemente e stampato senza alcun rischio
mentare di software dedicati che intervengono nelle
per l’originale. Quanto originato su carta da parte
operazioni di interfaccia tra strumento di rilievo e
del disegnatore può quindi essere archiviato o con-
P. C., gestendo in automatico lo scaricamento dei
segnato alla committenza o all’editore anche su
dati geometrici.
66 SEZIONE 4

supporto informatico ed andrà ad aggiungersi ai discorso quando le informazioni archiviate raggiun-


dati già acquisiti in archivio. La qualità della ripro- gono le centinaia quando non le migliaia. In questo
duzione dipende dal tipo di immagine (disegno in caso è obbligatorio organizzare i propri documenti
b/n, fotografia), dall’accuratezza della scansione, gerarchicamente o fare affidamento ad uno dei tanti
dal formato di salvataggio. Il disegno b/n non ne- database presenti sul mercato; alcuni di questi, ri-
cessita di grandissima definizione in quanto si com- volti in particolare agli archivi di immagini, forni-
pone esclusivamente di zone nere e bianche senza scono un velocissimo anteprima delle immagini
alcuna sfumatura: una scansione a 100 dpi è nella contenute nella cartella trovata semplificando il
maggior parte dei casi sufficiente. Per la fotografia compito dell’utente. Per quanto riguarda la stam-
il discorso cambia in quanto entra in gioco, oltre la pa, la scelta dovrebbe ricadere sulle stampanti a
definizione, la gamma dinamica del colore sovente getto di inchiostro (inkjet), ad alta risoluzione, con
indicata nelle caratteristiche come “profondità di sei inchiostri (esacromia), capaci di raggiungere
colore”. Di base vengono utilizzati 24 bit che ba- l’accuratezza fotografica: di queste il mercato of-
stano teoricamente a descrivere tutte le sfumature fre un vastissimo assortimento per diversi forma-
fino a circa 16.8 milioni di colori; per ottenere un ti (A4, A3 ed anche a rullo per rilievi di grandi
passaggio più graduale tra le sfumature, molte case dimensioni) con prezzi interessanti. Ricordiamo
produttrici di scanner adottano gamme dinamiche qui alcune regole generali da tenere presente al
maggiori (32-36 bit) ma questi prodotti, denomi- momento della stampa: una immagine ripresa con
nati di fascia alta, costano di più. Anche il formato risoluzione alta, ad esempio 1600×1200 punti, può
ha la sua importanza in quanto può mantenere in- fornire una copia a stampa di dimensioni massi-
tatta o no la gamma dei colori rilevata oppure com- me 14×20 cm senza perdita apprezzabile di quali-
primerla secondo parametri a volte di dubbia vali- tà; avendo a disposizione una stampante in grado
dità. Dal nostro punto di vista è raccomandabile di arrivare 720 dpi, il risultato migliore si ottiene
utilizzare per gli archivi il formato TIFF non com- impostando la nostra immagine digitale ad 1/3 della
presso: una foto 10×15 cm scannerizzata a 300 dpi risoluzione della stampante, vale a dire 240 dpi, il
con profondità di colore 24 bit è un classico esem- che vuol dire avere una stampa delle dimensioni di
pio anche se il file “pesa” oltre 6 Mb. Per lavorare, 10×12,5 cm in qualità fotografica; da questo esem-
se non si dispone di computer con una sezione gra- pio si capisce anche che tanto più aumentiamo la
fica potente e sufficiente RAM, si può utilizzare il definizione di stampa tanto più piccola sarà l’area
JPG (che è il formato attualmente più diffuso) even- stampata, un particolare da tenere in debito conto
tualmente con livello di compressione non troppo già al momento della foto.
spinto.
– I software di gestione. Esistono in commercio nu- 2. LE TECNICHE DI RILEVAMENTO
merosi software di gestione con prestazioni e prezzi TRIDIMENSIONALE
molto differenti. Per anni il mercato ha visto la con-
tesa tra due-tre note case produttrici di software Nell’ambito archeologico il rilievo di reperti archeo-
ma ultimamente anche altri prodotti offrono gran- logici nelle tre dimensioni è stato fin’ora un campo di
di possibilità a prezzo modico. Da un buon software applicazione poco battuto in quanto ritenuto costoso,
bisogna aspettarsi la possibilità di una gestione sem- complicato e con risultati difficilmente divulgabili se
plice ma completa con possibilità di interventi sul- non allegando un CD-ROM alle riviste del settore.
le immagini sia a livello di qualità che di dimensioni Eppure, le moderne tecniche di rilevamento sono
e di salvataggio e conversione nei formati più dif- promettenti sia in termini di costi che di semplicità e
fusi (TIFF, JPG, GIF, ecc.): nel campo dell’archeo- pure la divulgazione tramite supporti di memorizza-
logia alcune operazioni sono preminenti come la zione è cosa attuata ormai da anni da numerose rivi-
possibilità di variare la scala dimensionale, conver- ste.
tire da colore in bianco/nero, disegnare elementi Come già ricordato nelle prime pagine di questo
aggiuntivi, aggiungere scritte, ritagliare ed accop- manuale, lo scopo principale del disegno è quello di
piare immagini, ecc. mettere il lettore nelle condizioni di avere una idea pre-
– Archivi, ricerca e stampa. Quando si ha a che fare cisa del manufatto oggetto della descrizione. Proprio il
con pochi files il problema dell’archiviazione e del- modello tridimensionale raggiunge appieno lo scopo in
la ricerca praticamente non esiste; ben diverso il quanto è come se avessimo il reperto tra le nostre mani,
GRAFICA COMPUTERIZZATA 67

lo possiamo vedere da diverse angolazioni e con diver- LE ATTREZZATURE


se luci ed ogni sua parte può essere esplorata.
Come accennato in precedenza, si tratterà di que- – Personal computer e sistemi portatili: tutti e tre i
sto argomento senza particolari approfondimenti in sistemi adottano, per l’elaborazione dei dati, un Per-
quanto, vuoi per la preparazione specifica nel campo sonal Computer con installato un particolare
informatico che per la gestione delle attrezzature e dei software. Per il lavoro di campagna, che prevede
relativi software, non è da ritenersi campo abituale sostanzialmente l’immagazzinamento dei dati ac-
dell’archeologo anche se, in un prossimo futuro, sa- quisiti, è indispensabile dotarsi di un computer
rebbe auspicabile la nascita della nuova figura profes- portatile di adeguata potenza (ogni sistema richie-
sionale dell’archeologo informatico. de certe caratteristiche dettate dal produttore) men-
tre il lavoro di elaborazione dei dati è normalmen-
LE APPLICAZIONI te svolto con un sistema fisso dotato di un monitor
ad alta risoluzione da almeno 21 pollici.
– Disegno e catalogazione: il modello tridimensio- – Apparecchi fotografici digitali: sono del tipo già esa-
nale di un reperto archeologico può essere utiliz- minato per il disegno bidimensionale. Sovente, pe-
zato per ricavarne un disegno classico o una vista raltro, le case produttrici dei sistemi di rilevamento
prospettica sia in bianco e nero che a colori e può che utilizzano fotocamere digitali offrono una at-
entrare a far parte di cataloghi alla stessa stregua trezzatura già assemblata per ridurre al minimo gli
delle immagini bidimensionali. errori di ripresa ed ottimizzare la ripresa ed il flus-
– Restauro e riproduzione di copie: un modello tri- so di dati verso l’elaboratore.
dimensionale è caratterizzato da una geometria in – Apparecchiature complementari (luci, cavalletti,
cui ogni punto è individuabile da triplette di nume- traguardi…): anche in questo caso è la casa pro-
ri; con questo principio è possibile ricavare modelli duttrice ad indirizzare l’acquirente verso determi-
tridimensionali delle parti mancanti i cui dati geo- nati prodotti quando questi non facciano già par-
metrici, inviati ad una macchina sagomatrice a con- te dell’attrezzatura compresa nel pacchetto in ven-
trollo numerico, servono alla costruzione del pez- dita.
zo da utilizzare nell’integrazione. Allo stesso modo
è possibile fare copie fedeli del modello originale,
utilizzando svariati materiali (plastiche, resina, gom- I SOFTWARE
ma ecc.). Ogni sistema hardware dispone di un proprio
software ottimizzato in grado di rilevare e gestire l’im-
LE TECNICHE magine, analizzarla, elaborarla e visualizzarla sullo
schermo. Normalmente questi software dispongono
– I sistemi a palpatrice: sono macchinari solitamente
di una struttura flessibile che offre supporto a diverse
molto ingombranti che adottano una o più testine i
librerie grafiche (come ad es. le Open GL) ed a nume-
cui movimenti nello spazio corrispondono a posi-
rose interfacce per il trasferimento dei dati.
zioni sui tre assi, leggibili su un display. Necessita-
no di un ambiente protetto sia dalle vibrazioni che
dagli sbalzi termici (non sono quindi portatili) ma I FORMATI
hanno il pregio di rilevare con estrema precisione
I formati generati dai software sono legati al tipo
modelli di varie dimensioni.
di prodotto impiegato: la scelta del produttore è in
– I sistemi laser: sono sistemi, utilizzati in particolare relazione alla destinazione del lavoro. Avremo, per
per rilievi monumentali, che sfruttano la capacità esempio, macchinari che generano files in formato
di misurare le distanze e gli angoli sfruttando i “tem- IGES o STL quando si presuppone un utilizzo verso
pi di ritorno” (back scattering) di un raggio laser macchine a controllo numerico per la realizzazione di
opportunamente controllato. modelli in svariati materiali. Peraltro, per ottenere la
– I sistemi stereoscopici digitali: il sistema permette massima flessibilità della strumentazione in rapporto
di avere una serie di informazioni di tipo geometri- al tipo di lavoro da effettuare, possono essere impor-
co tridimensionale tramite l’uso di due macchine tati o generati files anche di differente formato: tra i
fotografiche digitali che riprendono un oggetto in più diffusi, ASCII XYZ, IGES, STL, DXF, BMP stan-
posizione nota nello spazio. dard, ecc.
68 SEZIONE 4

IL RILIEVO convenienza (avere, ad esempio, un file più legge-


ro) o dalla necessità di visionare la sola forma op-
Possiamo immaginare di fare il rilevamento 3D di
pure anche il colore della superficie; nel primo caso
un recipiente sottoponendolo a scansione con un si-
si utilizzeranno le mesh, con quantità di facce più o
stema di rilevazione fisso. Mentre il macchinario rile-
meno fitta; nel secondo si tratterà di un solido 3D
va la superficie, il motore grafico si incarica di geome-
con applicata una “pelle” che riproduce la superfi-
trizzare i dati che vengono inviati allo schermo: il ri-
cie reale del pezzo.
sultato sarà un modello 3D che potremo visualizzare
in ogni angolazione, ingrandire o rimpicciolire, inve-
LA RIPRODUZIONE 3D
stigare anche nei dettagli.
– Riproduzioni al vero ed in scala: come accennato
L’IMMAGINE gran parte dei macchinari che rilevano oggetti nel-
L’immagine così acquisita potrà essere sottoposta le tre dimensioni sono in grado di fornire dati in
anche ad ulteriori analisi. In particolare: formati utilizzabili da macchine a controllo nume-
rico per la incisione e modellazione solida. È quin-
– analisi strutturale dell’oggetto: identifica i volumi
di possibile fare copie per studio o per esposizione
dell’oggetto e i materiali di cui è composto, valu-
nei musei di reperti di grande fragilità (si pensi ai
tandone anche le caratteristiche; identifica la sua
reperti ossei degli ominidi, al vasellame metallico
posizione nello spazio ed è suscettibile di tagli in
afflitto da corrosione ecc.) evitando di dover fare
qualsiasi direzione in modo da ricavare sezioni del-
un calco sull’originale. Anche la realizzazione di
l’oggetto; può ricavare semplici profili, utili per le
modelli di architetture o di topografie può avvaler-
operazioni di confronto; può calcolare valori per-
si di questi sistemi, guadagnando in tempi di ese-
centuali (ad esempio il rapporto altezza/larghezza,
cuzione ed in accuratezza.
inclinazioni, ecc.).
– Riduzione a disegno 3D: il modello ottenuto a
schermo si presenta con diversi aspetti dettati dalla
GRAFICA COMPUTERIZZATA 69

Fig. 102 – Esempio di realizzazione di un modello 3D di una ciotola, a partire dal rilievo della sola sezione del vaso,
sfruttando la caratteristica che hanno i recipienti costruiti al tornio di poter essere assimilati, con margine di errore
pressocchè trascurabile, a solidi di rivoluzione (software utilizzato: Autocad 2000).
CONCLUSIONI E PROSPETTIVE

L’istituzione di brevi corsi di disegno e documen- mica egizia a cura dell’University College, London),
tazione all’interno delle facoltà universitarie ad indi- preferito dal pubblico non specializzato, dall’altro i siti
rizzo archeologico, attuata da un numero sempre mag- specialistici gestiti sia da archeologi che da organizza-
giore di docenti negli ultimi anni, riflette una esigenza zioni museali ed universitarie dovranno per forza di
che, per l’accumulo di migliaia di reperti inediti, si sta cose scambiarsi informazioni rimettendosi a tavole di
lentamente trasformando in vera e propria emergen- disegni ben eseguiti, tra l’altro più facilmente veicola-
za. Chi ha avuto modo di cimentarsi in esercitazioni di bili per il poco peso in termini di Kbyte rispetto alle
tipologia (in particolar modo per la preistoria) sa che foto a colori.
la scarsa documentazione disponibile, derivata dall’edi- Si citano qui alcuni siti: il primo, creato in conco-
zione di scavi e ricerche, troppo spesso lascia margini mitanza con le riprese degli scavi nella Valle dei Re a
di incertezza inaccettabili. Tebe (thebanmappingproject.com), conduce in forma
Questo manuale è solo un punto di partenza per del tutto gratuita il visitatore sia in intinerari storico
chi si vuole dedicare alla documentazione dei reperti culturali corredati da mappe, note e fotografie sia in
archeologici e sostanzialmente ne rappresenta l’aspet- progressivi aggiornamenti (1997-2003) sull’andamen-
to tecnico; come ben evidenziato in precedenza, chi si to degli scavi corredati da documentazione anche spe-
assume l’impegno della realizzazione del disegno si cialistica (rilievi, disegni, fotografie); un altro racco-
assume anche grandi responsabilità. Molte pagine del glie, in formato pdf, i testi completi delle pubblicazio-
grande libro sulla evoluzione dell’uomo sono state ni del prof. Denis Geraads, uno tra i più famosi ed
scritte grazie alla costruzione di associazioni e con- insigni paleontologi francesi, che ha in questo modo
fronti istituiti sulla base dei disegni dei reperti archeo- messo a disposizione gratuitamente il frutto dei suoi
logici: una documentazione inesatta può portare a ri- numerosi ed importanti lavori, alcuni di difficile repe-
sultati fuorvianti. ribilità (ivry.cnrs.fr/deh/geraads/publi.htm).
Alla problematica concernente l’oggettività della I siti creati da musei locali sono molto numerosi
trasposizione grafica viene ora in soccorso l’informa- anche se, nella maggior parte dei casi, purtroppo, con
tica, alla quale abbiamo voluto dedicare alcune pagine documentazione poco soddisfacente.
che offrono gli spunti per percorrere con successo Anche le aree archeologiche possono essere cono-
questa strada innovativa. sciute ed apprezzate grazie al web: si invita il lettore
L’acquisizione e l’elaborazione di immagini da con- ad ammirare il sito allestito per la grotta Chauvet (Pont
vertire in disegni o modelli 3D, la loro archiviazione e d’Arc), con importanti manifestazioni artistiche e cul-
divulgazione, sono i campi di crescita su cui dovrà ap- tuali paleolitiche.
puntarsi l’interesse degli ambienti preposti ai beni cul- Per la Preistoria, ed il Paleolitico in particolare, esi-
turali (soprintendenze, università, centri di ricerca). ste molto poco: in Italia alcuni tentativi stentano a de-
Un altro grande cambiamento in atto riguarda la collare (ad esempio, un sito con numerosi link che rag-
possibilità di accedere in tempi brevissimi ad immen- gruppa notizie su località preistoriche di rilievo è:
se quantità di informazioni contenute nel web tramite www.unipv.it/webbio/antropit.htm#siti).
Internet. Un evento importante, indizio del forte interesse
Anche se al momento, per la Preistoria, molte in- dei ricercatori italiani per lo sviluppo in questo cam-
formazioni specialistiche non sono disponibili a causa po, è la pubblicazione, a partire dal 1990, della rivista
di uno scarso interesse dei singoli studiosi per questo «Archeologia e Calcolatori», a cadenza annuale, diret-
veicolo di informazione (ma ci sono delle eccezioni), ta da Paola Moscati; i numerosi contributi, che hanno
il futuro sarà dominato dalle relazioni sempre più stret- trovato spazio nelle sue pagine, potranno essere con-
te che sarà possibile intrattenere usando la Rete (si spera sultati da chi vorrà approfondire i temi toccati nell’ul-
in maniera del tutto gratuita). tima sezione di questo manuale.
In questo panorama, se da un lato sarà utilizzato Possiamo concludere quindi con una nota di otti-
frequentemente il veicolo fotografico con didascalie e mismo: esiste l’interesse, la tecnologia offre già da ora
brevi descrizioni (ad esempio la tipologia della cera- tutte le soluzioni. Tocca a noi sfruttarle.
RINGRAZIAMENTI

Questo lavoro conclude una ricerca durata da quan- In quell’occasione, per dotare gli studenti di un sup-
do, studente di archeologia a Roma, mi pagavo gli stu- porto valido ed aiutarli nell’apprendimento delle tec-
di disegnando in uno studio tecnico che eseguiva la- niche, ho impostato il presente manuale, inizialmente
vori, commissionati da soprintendenze ed università, sotto forma di schede, poi via via più ampio e discor-
riguardanti Beni Archeologici e Monumentali. Cercan- sivo.
do modelli da seguire nell’esecuzione dei disegni mi Alle persone sunnominate devo aggiungere un rin-
colpì la scarsità di manualistica specialmente per quanto graziamento a tutti gli studenti (sempre molto nu-
riguardava il rilievo dei reperti preistorici e mi impe- merosi) che con passione hanno seguito i corsi negli
gnai a scrivere una dispensa sulle tecniche di disegno ultimi cinque anni: i loro suggerimenti hanno avuto
dei manufatti litici, poi stampata a ciclostile. un ruolo fondamentale nella stesura di queste pagi-
A quel primo lavoro ne seguirono altri due, minu- ne.
scoli, il primo dedicato ancora all’industria litica, il se- Altre revisioni, aggiunte e tagli, sono frutto di di-
condo alla ceramica (in collaborazione con il compian- scussioni con colleghi archeologi; un ringraziamento
to Domenico Angelotti). agli amici di sempre: Alessandro Guidi, Vincenzo d’Er-
Occasionalmente ebbi anche modo di fare brevis- cole, Francesco di Gennaro e Marco Pacciarelli, per
simi corsi sia all’interno dell’Università di Roma che gli scambi di idee avuti in più occasioni sul tema della
durante i numerosi scavi cui ho partecipato. documentazione. Devo molto anche a chi, come me,
L’esperienza maturata in tanti anni (oltre quattro- disegnava e disegna ancora (tra gli altri, Emiliano
mila disegni che corredano molte pubblicazioni e tra Licastro).
queste l’Enciclopedia Archeologica edita dall’Enciclo- Infine, un grazie a tutti quei disegnatori che hanno
pedia Italiani Treccani, con la quale ho collaborato per destato il mio interesse tanti anni fa ed ispirato il mio
anni) mi ha consentito, grazie all’interessamento di lavoro: Paolo Parenzan ed Henry Puech per le indu-
Marcello Piperno, di avviare un programma di semi- strie litiche; V. Corona per il legno; Robert Barone per
nari sul disegno dei reperti archeologici sia presso l’Uni- le ossa; Cesare Placidi per la ceramica.
versità di Napoli “Federico II” che presso l’Università
Roma, 31 maggio 2004
di Roma “La Sapienza”.
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PROFILO DELL’AUTORE

Massimo Pennacchioni (Roma 1954) è laureato in Lettere e specializzato in Archeologia


nell’indirizzo Preistoria e Protostoria presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Ha dedicato gran
parte dell’attività lavorativa, privatamente e nella Pubblica Amministrazione, al disegno, sperimen-
tando numerose tecniche. Ha frequentato corsi e conseguito diplomi in grafica, fotografia, pubblicità,
informatica, programmazione e disegno computerizzato. L’intensa attività archeologica è documentata
dalla costante presenza a congressi e scavi sia in Italia che all’estero, dalla pubblicazione di numerosi
contributi scientifici, note divulgative e illustrazioni nonché dall’attività didattica in varie università
italiane. Membro dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria collabora con numerose Soprinten-
denze Archeologiche ed, attualmente, è cultore della materia presso la facoltà di Lettere dell’Università
di Roma “La Sapienza”.
Potete contattare l’autore via e-mail al seguente indirizzo:
massimopenna@tiscali.it
Stampa: - Firenze
Settembre 2004

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