Sei sulla pagina 1di 2

Cesare appartiene a quella ristretta cerchia di personaggi, politici e letterari, che

come lui hanno contraddistinto da sempre la storia di Roma dal I sec. a.C. Come
suggeriscono le tappe principali della biografia di questo straordinario uomo
politico, Cesare nasce a Roma, nel 100 a.C.,da una famiglia patrizia, che da sempre
aveva vantatoun antico lignaggio (poi esaltato in epoca augustea, tanto che Cesare
stesso sarà ricondotto ad Enea), la quale famiglia però non aveva espresso
nell’ultimo periodo personaggi particolarmente importanti nella politica di Roma.
Fatto sta, che Cesare entra nel mondo della politica intorno al 70 a.C., shierandosi
per i populares, nonostante la sua sia una famiglia aristocratica, importante, di
alto ceto sociale. Sono questi gli anni in cui è Pompeo il personaggio dominante, il
quale sarà ben presto inviato in Oriente contro i Pirati, uscendone vittorioso,
proprio negli anni in cui Cesare intraprendeva le prima cariche politiche (il corsus
honorum). Cesare ha bisogno di qualche anno per affermarsi, la prima carica
significativa che gli è concessa è il pontificato: questo accade nel 63, durante gli
anni della congiura di Catilina, sono questi gli anni del Mos factionum (lo dice
Sallustio), anni nei quali Roma è dilaniata profondamente da scontri sempre più
accesi tra i vari partiti. Nel 62 Cesare è pretore in Spagna, e poi stabilisce il primo
triumvirato, con Pompeo e Crasso, grazie al quale viene mandato nelle Gallie.
Ricordiamo che Crasso è un banchiere, molto ricco, cui le risorse certo non
mancano, seppur morirà a Carre contro i Parti. Cesare senza dubbio approfitta con
lungimiranza del consolato e delle campagne in Gallia dal 58 al 50 a.C.: riesce
infatti a trasformare quella che doveva essere un’iniziativa difensiva per
proteggere i confini in una guerra di conquista, alla fine della quale (49 a.C.) riceve
l’ordine del Senato di congedare l’esercito. È qui che poi si verifica il passaggio del
Rubicone, violando l’ordine del Senato e dunque attaccando Roma in quello che
sarà un vero e proprio colpo di Stato. Cesare arriva in una Roma dove gran parte
del Senato è fuggita con Pompeo, insegue Pompeo e i pompeiani, e con loro si
scontra a Farsàlo, in una battaglia che vide da una parte Pompeo e il suo esercito
più numeroso, e dall’altra Cesare con il proprio esercito stanco e provato dalle
battaglie in Gallia, ma alla fine è Cesare a uscirne vincitore, Pompeo scappa, viene
poi ucciso in Egitto da Tolomeo. La guerra continua fino al 46,45 fino a quando
Cesare resta padrone di Roma,che lo ama, lo acclama, ma una Roma motivata
anche da forti malcontenti, che porteranno poi alla congiura del 44 a.C.

Da tutto questo riusciamo a capire che Cesare riuscì a sommare su di sé tutta una
serie di prerogative che lo portarono poi ad essere la proiezione vera e propria per
Ottaviano, che farà la stessa cosa, ottenendo in particolare il titolo di imperator.
(Cesare ottiene il titolo)

Del Cesare scrittore,invece conosciamo i Commentari, l’Epistolario ma non


conosciamo Le Orazioni e non conosciamo il de Analógia, un trattato
grammaticale. Analogìa e atticismo sono le due correnti, una linguistica e l’altra
retorica, che caratterizzeranno lo stile Cesariano.

COMMENTARI Parliamo anzitutto del commentarius, che a Roma dovette essere


uno scritto di propaganda, che deve ricalcare il ricordo di magistrati, come a dire
delle basi per opere storiche. Di Cesare se ne ricordano due :

• commentario de bello gallico


• commentario de bello civili
Anzitutto Cesare decide di narrare in 3a persona, rinunciando quindi al narratore
interno, seppur lo scritto sia in qualche modo autobiografico, I commentari
parlano di Cesare (è questo un espediente non solo riconducibile a Cesare, ma
anche a Senofonte) Dietro a questa scelta c’è la volontà di mettere a distanza il
narratore dal narrato, per rendere il tutto più obiettivo. Scrive poi, come
Senofonte, un diario di guerra, e ancora, nel de Bello Gallico, intercorrono anche
le digressioni, le etnografie. Sia nel de Bello Gallico che Civili, viene fuori il forte
legame che accomuna Cesare ai suoi soldati, e anche la virtù di questi soldati, che
viene fuori ogni volta che combattono sul suolo di guerra: una chiave di lettura
della guerra civile è proprio la fedeltà dell’esercito a Cesare. Altro elemento
interessante è la clementia cesaris, cioè il Cesare pronto a perdonare, a perdonare
i nemici, a perdonare Cicerone, aprendo la strada di una riconciliazione che i
romani cercavano da tempo. Il tutto con una scrittura che segue i dettami
dell’analogia e atticismo, scrittura semplice, lineare,nel quale non abbondano
figure retoriche, nel quale il lessico non è particolarmente variegato, uno stile
specchio di quello che era il comandante Cesare. E a farci comprendere lo stile è
proprio l’incipit del de bello gallico.

Potrebbero piacerti anche