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VITA

Cicerone nasce ad Arpino, vicino a Roma.

La sua famiglia appartiene al ceto dei cavalieri, non è quindi un nobile.

A roma studia diritto e percorre da HOMO NOVUS il cursus honorem, coprendo quasi tutte le
cariche raggiungendolo solo ed esclusivamente per merito.

Egli esordì nel foro romano come AVVOCATO. Decise di difendere un determinato potere, anse se
entrò in contrasto con il partito di Silla (colui che pubblicò le liste di proscrizione e spostò il limite
del rubicone).

Siccome entrò in contrasto con questa persona decise di partire per la Grecia, dove studiò la
retorica.

Silla abdicò e decide di passare la guida dell’impero POMPEO e CRASSO. In questo periodo si
divisero particolarmente le fazioni fra optimates (massimi esponenti: Cicerone) e populares
(massimi esponenti: Cesare e Catilina)

Nella sua vita si sposò ed ebbe 2 gli.

Nel 75 a.C. Diventa questore in Sicilia, distinguendosi per la sua onestà (smascherò Verre).

Scrive il t13 dove dichiarò le colpe commesse da Verre. Lo descrive in modo molto minuzioso
sottolineando che Verre sia particolarmente attratto dai materiali e quindi dalla ricchezza.

LA CONGIURA DI CATILINA, 63 a.C.

Cicerone rivela allo stato che Catilina sta progettando un esercito per manipolare lo stato e
diventare console.

A questo punto i congiurati vennero condannati a morte senza provocativo ad populum


(Processarli davanti al popolo). L’unico che si oppose fu Cesare (sostenitore di Catilina). Catilina
però scappò e morì l’anno dopo.

Cicerone scrisse dei testi a riguardo alla posizione di Catilina, CATILINARIE.

IL PRIMO TRIUMVIRATO

Il primo triumvirato fu nel 60 a.C tra Pompeo (territori per i veterani), Cesare (spedizioni in Gallia) e
Crasso (appalti in Asia minore).

Crasso morì e con lui cadde anche il triumvirato.

CLODIO e MILONE furono altre due persone importati tra i populares e gli optimates.

-Clodio ottenne la condanna all’esilio di Cicerone, in quanto sosteneva di avere mandato Catilina
in esilio senza processo.

-MILONE con le sue bande scon gge Clodio, uccidendolo. Fu inoltre difeso da Cicerone, che nel
frattempo tornò dall’esilio.

—> nel 49 a.c ci fu il passaggio del rubicone che scatenò le guerre civili tra Cesare e Pompeo.
Pompeo fu assassinato e allora Cicerone iniziò a ritirarsi a vita privata (in quegli anni morì anche
Tullia).

Cesare morì 5 anni dopo e da questo momento Cicerone capì di poter ricominciare a fare politica.

Nel 43 a.c ci fu il secondo triumvirato tra Antonio, Lepido e Ottaviano. Pubblicano ancora le liste
proscrizione (tra questi anche Cicerone). Così nel 43 cicerone muore, vittima delle liste di
proscrizione.

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IDEOLOGIE E TESTI

Perchè lo stato funzioni è necessaria la CONCORDIA ORDINUM, grazie a questa si creerebbe una
classe unica de nita illuminata (unione tra cavalieri e senatori in concordia). Era infatti molto
attento alle esigenze dei cavalieri, che devono essere però onesti (principio del mos maiorum).

Non era molto interessato ai nullatenenti, era più schierato agli optimati. Lo stato deve essere per
lo più repubblicano.

Diventa quindi autore di:

- lettere

- Trattati

- Discorsi (tra cui Catilinarie)

Cicerone è oratore anche perchè è politico.

Abbiamo 58 orationes preparati per il senato o assemblee popolari. Tra i discorsi che studiamo
abbiamo:

- le Verrine, orazioni contro Verre (governatore della Sicilia).

- La Catilinarie, 4 discorsi contro Catilina

- La pro MILONE, in difesa di MILONE

- Filippiche, che hanno portato alla morte Cicerone.

LE VERRINE

Divisa in due parti:

- actio prima in Verrem: introduzione dei capi di accusa.

- Actio secunda in verrem: esposizione dettagliata dei crimini commessi.

È un importante documento storico in quanto ci permette di poter conoscere l’amministrazione


delle province.

Abbiamo una vittoria di Cicerone contro Q. Ortensio Ortalo.

LE CATILINARIE

Scritte nel 63 a.C.

La prima fu successiva al fatto che Cicerone scopre tutte le trame che Catilina sta facendo. È
particolarmente e importante perchè non si rivolge ai senatori, ma direttamente a Catilina. Per
questo si parla di EXORDIO EX ABRUPTO DERECTUM, ovvero l’esordio diretto.

Cicerone cerca di fare capire ai senatori che non devono preoccuparsi solo dello stato, ma anche
di loro stessi.

Cicerone era maestro della CONCINNITAS (equilibrio/armonia). Lui utilizza questo tipo di armonia
nei suoi testi, ovvero un continuo elencare elementi simmetrici.

Nei primi testi prevale più che altro il popolo che incita Cicerone a non avere paura ed a rontare
Catilina, in quanto il popolo era stufo dei diritti di Catilina.

Solo nella IV Catilinaria Cicerone parla in senato.

LE PARTI DELL’ORAZIONE

Ogni discorso di Cicerone è ben studiato ed è diviso in 4 parti:

- exordium: apertura del discorso e ricerca del favore degli autori

- Narratio: esposizione dei fatti chiara e concisa.

- Argumentatio: Cicerone fornisce delle prove riguardo ciò che sta dicendo ed allo stesso tempo
cerca di muovere i sentimenti (attraverso le gure retoriche).

- Peroratio: riassume tutto e cerca di convincere de nitamente il lettore.

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De oratore Brutus Orator

Dialogo sul tema del perfetto Sempre in forma dialogica Trattato sulla formazione dell’
oratore presenta la storia dell’eloquenza oratore
romana

Queste opere parlano dell’arte della parola e quindi Cicerone si so erma molto sulla politica. Parla
quindi di:

- negotium: l’uomo non deve concentrarsi solamente sulla politica.

- Otium: Cicerone dice che questo è il tempo dedicato allo studio della loso a, che è alla base
degli studi umanistici.

Queste due devono coesistere e dice che una senza l’altra non reggono.

L’uomo politico deve essere integro moralmente e che sia capace di parlare.

Le parti della retorica:

- inventio: reperimento delle argomentazioni

- Dispositio: disposizione consequenziale

- Elocutio: scelta del lessico, stile..

- Memoria: tecnica di memorizzazione

- Actio: esposizione.

Le opere politiche

- de repubblica: cicerone dice che Roma è la città migliore del mondo perchè tutte le guerre che
Roma combatte sono guerre giuste. Le conquiste romane sono sempre giusti cate perchè
Roma è la migliore.

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Paragrafo 1, prima catilinaria

(1) Quo usque tandem abutere , Catilina, Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della
patientia nostra? Quam diu etiam furor iste nostra pa-rienza? Per quanto a lungo ancora
tuus nos eludet? Quem ad finem sese codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino
effrenata iactabit audacia ? Nihilne te a che punto si spingerà la tua sfrenata arro-
nocturnum praesidium Palati , nihil urbis ganza? Per nulla il presidio notturno sul
vigiliae , nihil timor populi, nihil concursus
Palatino, per nulla le Fonde notturne in città,
bonorum omnium, nihil hic munitissimus
habendi senatus locus , nihil horum ora per nulla il panico diffuso tra il popolo, per nulla
voltusque moverunt? Patere tua consilia non il riunirsi di tutte le persone oneste, per nulla il
sentis, constrictam iam horum omnium luogo forti cato in cui il senato è convocato, per
scientia teneri coniurationem tuam non vides? nulla gli sguardi e i volti di costoro ti hanno
Quid proxima , quid superiore nocte egeris, impensierito'? Non capisci che i tuoi piani sono.
ubi fueris, quos convocaveris, quid consilii evidenti? Non vedi che la tua congiura è tenuta
ceperis, quem nostrum ignorare arbitraris? bloccata dal fatto che tutti questi ne sono
consapevoli? Che cosa hai fatto la notte
scorsa, che cosa quella precedente, dove sei
stato, chi hai convocato, che cosa hai deciso,
chi di noi tu credi che lo ignori?

Paragrafo 2, prima catilinaria

O tempora, o mores ! Senatus haec Che tempi


intellegit. Consul videt; hic tamen vivit. Vivit ? Che modi di fare! Il senato intuisce queste
Immo vero etiam in senatum venit, fit publici trame, il console le vede; costui tuttavia non è
consilii particeps, notat et designat oculis ad ancora morto. Non è morto? Anzi, al contrario
caedem unum quemque nostrum. Nos autem viene anche in senato, è al corrente delle
fortes viri satis facere rei publicae videmur, si
pubbliche delibere, esamina e candida alla
istius furorem ac tela vitemus. Ad mortem te,
Catilina, duci iussu consulis iam pridem morte ciascuno di noi. D'altra parte sembra che
oportebat, in te conferri pestem, quam tu in nos noi, gente coraggiosa, facciamo già
[omnes iam diu] machinaris. abbastanza per lo Stato, se evitiamo le
pugnalate folli di costui. Già da un pezzo
sarebbe stato necessario che tu, Catilina, fossi
condannato a morte per ordine del console,
sarebbe stato necessario che la sciagura, che
ormai da lungo tempo tu stai macchinando
contro tutti noi, fosse rivolta contro di te

T2: nel terzo paragrafo della prima catilinaria Cicerone accusa apertamente Catilina sostenendo
che un tempo lo stato era più autorevole. si basa sulla profonda contraddizione esistente tra lo
stato delle cose (Catilina vive e compie le proprie malefatte sotto lo sguardo delle istituzioni,
consapevoli dei suoi delitti) e come le cose stesse dovrebbero andare (Catilina dovrebbe essere
stato ucciso già da tempo).

Catilinarie 1, 8-10: Dopo aver citato altri esempi storici di nemici pubblici giustiziati senza
esitazione e aver giusti cato la propria scelta di non arrestare Catilina no a che non vi sia più
alcuno disposto a difenderlo e a mettere in discussione la legittimità della sua condanna,
Cicerone rivela le informazioni sulla congiura di cui è venuto a conoscenza.

Sappiamo da Sallustio che era stata Fulvia, amante del congiurato Quinto Curio, a mettere
Cicerone al corrente dei particolari del complotto: su questa delazione, e non su prove certe, si
basavano le sue accuse e ciò spiega perché alla denuncia non sia seguito subito l'arresto di
Catilina. Lo scopo dell'oratore, infatti, era spingere quest'ultimo a fuggire da Roma e raggiungere
Manlio in Etruria dimostrando a tutti, inconfutabilmente, che aveva piani cato un vero e proprio
colpo di Stato
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T3-T4: Dopo l'enfatico esordio della Catilinaria, Cicerone invita con toni accorati Catilina a lasciare
Roma: «vattene una buona volta dalla città». Questo, in fondo, è quello che più sta a cuore al
console, che non dispone di prove suf cienti per esiliare con un provvedimento d'autorità
l'avversario e desidera perciò indurlo a portare allo scoperto la cospirazione. Dopo aver ripetuto
più volte l'invito, sottolineando che ormai molti cittadini hanno in odio il rivoltoso, Cicerone
immagina che sia la Patria in persona a parlare a Catilina per esortarlo ad andarsene
Allo stesso modo, verso la ne del discorso, l'oratore immagina che la Patria si rivolga
direttamente a lui, al console, e lo accusi di inerzia per non aver ancora preso provvedimenti

T8-T9: All'inizio di dicembre del 63 a. C. Cicerone ha modo di entrare in possesso di documenti


che comprovano con certezza che di li a pochi giorni i congiurati rimasti a Roma dopo la partenza
di Catilina avrebbero messo in atto il colpo di stato. Cicerone convoca immediatamente il senato e
i responsabili, ignari del fatto che le loro trame siano state scoperte; viene data lettura dei
documenti, che sono riconosciuti autentici, e vengono interrogate le persone coinvolte
nell'episodio. Di fronte alle confessioni rese dagli imputati, il senato decreta che nove persone, tra
cui alcuni membri dell'aristocrazia senatoria, vengano arrestati e af dati in custodia (in case private
o, in alcuni casi, in carcere) in attesa di essere processati
Cicerone, in quanto console, convoca immediatamente il popolo nel foro e da notizia dell'accaduto:
sottolinea che, grazie al suo intervento, una gravissima congiura si è risolta senza spargimenti di
san-que, ma solo con il fermo di nove persone. Di seguito riportiamo il passo della III Catilinaria, il
discorso pronunciato da Cicerone di fronte al popolo il 3 dicembre del 63 a.C., in cui il console
riferisce degli interrogatori dei congiurati e dei provvedimenti presi dal senato
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