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Marco Tullio Cicerone

➢ La vita
Cicerone ha rappresentato più di ogni altro scrittore l'essenza stessa della latinità; fu un oratore è un avvocato impareggiabile, ma
anche un uomo di grande cultura. Cicerone incarna la figura dell'uomo di azione e di cultura, capace di tuffarsi negli affari politici,
ma di dedicarsi compassione anche all'interesse letterario. Fu uno dei protagonisti della sua epoca, un periodo decisivo della storia
romana; non si tirò indietro, ma affronto con coraggio i pericoli della situazione politica in cui la Repubblica si ritrovava all'epoca, e
sconfitto, pagò con la vita la difesa dell'istituzioni, contro il nuovo assetto politico che si andava imponendo sotto la guida di Giulio
Cesare. Nacque ad Arpino, piccolo in cui le antiche tradizioni si conservavano tenacemente, ma i costumi erano rimasti legati a
generazioni di civiltà contadina. Cicerone era considerato un homo novus, un “uomo nuovo” alle cariche politiche, dato che
nessuno della sua famiglia prima di lui aveva occupato un posto nella gerarchia politica di Roma. Cicerone finì ,per le sue
straordinarie qualità oratorie, per esserne il portavoce più prestigioso. I suoi genitori potevano permettersi di offrirgli
un'educazione ottima, e Cicerone ne approfitto brillantemente. A Roma si applicò allo studio dell'eloquenza e ricevette un
eccellente istruzione anche di lingua, poesia e cultura greca. Già nella giovinezza la sua passione per la filosofia occupa un posto
importante nella sua vita intellettuale; fu un uomo di cultura straordinaria e possedeva una grande biblioteca. Cicerone compì il suo
servizio militare tra il 90 e l'89, ma non lo attraevano le caserme. In quegli anni perfezionò invece i suoi studi di diritto sotto la guida
di Scevola l'augure e Scevola il pontefice; nella cerchia degli allievi di Scevola l'augure conobbe Attico che rimase per tutta la vita il
suo confidente. Dopo essere partito per la Grecia ritorno a Roma nel 77, e iniziò la carriera politica proseguendo quella di avvocato.
Nel 76 divenne questore in Sicilia pochi anni dopo, nel 70, i siciliani gli affidarono una causa contro Verre che si era reso noto per i
suoi innumerevoli furti e la sua crudeltà. La predica di Cicerone fu così decisiva che l'accusato, prima di essere condannato, preferì
andarsene in esilio con le sue mal accumulate ricchezze. Cicerone proseguì nel suo cursus honorum e fu eletto prima pretore e poi
console per l'anno successivo, durante il quale si verificò l'episodio più importante della sua carriera politica, cioè la repressione
della congiura di Catilina.
➢ Repressione della congiura di Catilina
Catilina era un nobile impoverito, che aveva tentato di farsi eleggere console per alcune volte, ma era stato bloccato con vari mezzi,
non sempre completamente leciti. Disperando di avere la meglio sugli accordi elettorali con cui a Roma si cercava di impedirgli
l'accesso al consolato, Catilina decise di organizzare un colpo di Stato, nel quale erano implicati alcuni aristocratici impoveriti, tra i
simpatizzanti pare ci fosse anche Giulio Cesare, ancora non innalzato a un ruolo politico di primaria importanza. Le vicende di
questa congiura sono raccontate, oltre che da Cicerone, da Sallustio; poco prima però che i congiurati passassero all'azione, una
spia informo Cicerone di quanto stava accadendo, ed egli prese provvedimenti del caso. Il giorno dopo Cicerone attese Catilina in
Senato, e quando questi entrò, a sorpresa, gli scagliò contro un'arringa violentissima che indusse l'accusato a partire in tutta fretta
da Roma per raggiungere i suoi seguaci radunati in Etruria. Cicerone proseguì la sua campagna contro Catilina rivolgendo altre
orazioni al popolo e al Senato, finché non ottenne provvedimenti straordinari per reprimere la congiura, tra cui la condanna senza
processo dei principali complici di Catilina, come nemici pubblici; costoro furono arrestati e giustiziati; presentandosi al popolo
radunato davanti al carcere; Cicerone portò la notizia con questa sola parola: vixerunt («vissero»). Gli eserciti consolari fecero il
resto: le milizie di Catilina furono annientate e Catilina stesso ucciso. Questo fu il momento più fortunato della carriera politica di
Cicerone. Al termine del consolato acquistò dal ricchissimo Crasso una lussuosa casa sul colle Palatino e riprese la sua attività di
grande avvocato implicato come patrono in tutti gli affari e gli scandali di Roma. Pochi anni dopo fu formato il 1° triumvirato
costituito da: Pompeo, Crasso e Giulio Cesare; anche Cicerone era stato chiamato a far parte di questo gruppo, ma rifiutò, non
volendo diventare nemico della parte degli aristocratici a cui ormai era strettamente legato. Più tardi la situazione di Cicerone
peggiorò bruscamente; Publio Clodio, nemico personale di Cicerone, come tribuno della plebe fece promulgare una legge che
puniva con la morte il magistrato che avesse mandato a morte cittadini romani senza processo. Era una legge ad personam;
Cicerone comprese il pericolo ed andò in esilio in Grecia: l'esilio durò poco; dopo meno di un anno fu richiamato con il consenso del
Senato e l'appoggio di Pompeo.ottenne anche la restituzione della casa con un'orazione piena di auto; ottenne anche la
restituzione della casa. Le violenze politiche a Roma e gli scontri tra fazioni erano ormai all'ordine del giorno; in uno scontro fu
ucciso Clodio e Cicerone assunse la difesa (ma perdendo la causa).
➢ Le opere
La produzione di Cicerone si può raggruppare in 6 categorie:
-Orazioni politiche e giudiziarie (Scritti di tribunale o senato in occasione di processi o eventi politici)
-Scritti teorici sulla retorica
-Opere pubbliche
-Opere filosofiche (Scritte quando Cicerone era escluso forzatamente dalla vita pubblica)
-Epistolario (lettere scritte ai familiari e agli amici) Opere poetiche
➢ Il grande avvocato
Cicerone recitava le sue orazioni in tribunale, in senato o davanti al popolo riunito nei comizi. Si trattava di una vera e propria
performance, durante la quale l'oratore doveva commuovere uditorio, farlo divertire, convincerlo con una solida quantità di
argomenti e di prove; Siri chiedeva che fosse quasi un attore per quella che si chiamava l'actio, che era necessario fosse
accompagnata da gesti e un tono di voce adatto alle circostanze, infatti Cicerone prese lezioni di recitazione. Di Cicerone restano,
intere o frammentarie, 58 orazioni.
➢ Le Verrine (Orazioni politiche e giudiziarie)
Cicerone vi sostiene l’accusa contro Gaio Verre, governatore della Sicilia dal 73 al 71 a.C. Verre è accusato dai Siciliani di averli
derubati e depredati. Essi chiedono a Cicerone di difenderli nel processo intentato contro Verre. Verre era il prototipo del politico
avido e corrotto, il cui principale scopo era depredare i suoi amministrati.
➢ Le Catilinarie (Orazioni politiche e giudiziarie)
Le quattro orazioni contro Catilina rappresenta il momento più alto della carriera politica di Cicerone. Cicerone e Caterina erano
stati rivali per il consolato dell'anno precedente; della presentazione delle candidature Cicerone aveva violentemente attaccato il
rivale per i suoi misfatti e l'aveva accusato di comportamento morale con sua cognata Fabia. Cicerone vinse le elezioni con una
maggioranza schiacciante; Caterina si rappresentò l'anno successivo, ma fu ancora sconfitto; nel frattempo si organizzò un colpo di
stato. È plausibile che le ultime due Catilinarie siano state modificate per fare apparire Cicerone un uomo moderato e partigiano
della legalità, quando già stavano addentandosi su di lui li accuse di aver arbitrariamente messo a morte cittadini romani senza
regolare processo.
➢ Le Filippiche (Orazioni politiche e giudiziarie)
L'ultima battaglia di Cicerone è costituita dalle 14 orazioni pronunciate dopo l'assassinio di Giulio Cesare, quando la lotta politica a
Roma aveva raggiunto livelli violentissimi. Il nome di filippiche è una citazione: allude ai discorsi pronunciati dall'ateniese
Demostene, contro il re Filippo II di Macedonia. Come Demostene, anche Cicerone fu sconfitto e pago con la vita la sua audacia.
➢ Il De Oratore (Scritti teorici sulla retorica)
Il De Oratore (sull’oratore) è un’opera retorica scritta intorno al 55 a.C., che analizza il contesto successivo al Primo Triumvirato e
alla campagna in Gallia di Cesare. È composto da tre libri, che si sviluppano sotto forma di un dialogo che l’autore immagina di
avere con Licinio Crasso (il suo braccio destro), Marco Antonio e altri personaggi minori che immagina di avere come interlocutori.
Vengono qui delineate le caratteristiche del perfetto oratore: deve avere una conoscenza vasta, una preparazione enciclopedica e
deve padroneggiare il diritto, che si unisce alla conoscenza della filosofia che forma la mente umana e all’ottima retorica che gli
consente di parlare bene e convincere il pubblico.
➢ Il Brutus (Scritti teorici sulla retorica)
Cicerone scrive queste parole in momento storico in cui l'eloquenza aveva perso gran parte del suo ruolo la dittatura di Cesare
aveva posto fine a ogni reale dibattito politico, dal momento che tutto veniva deciso da un solo.parte dei processi vedeva Cesare
come giudice.inoltre, tra i giovani, tra cui lo stesso bruto parentesi ecco spiegata la ragione della dedica parentesi si andava
affermando il neoatticismo rispetto al asianesimo a cui Cicerone veniva accostato dai suoi detrattori, che gli rimproveravano uno
stile superato e ridondante. In questo senso il Brutus andava andrebbe considerato in termini di autodifesa.
➢ L'Orator (Scritti teorici sulla retorica)
La terza opera teorica di Cicerone è l'Orator dedicata a Marco bruto, con le precedenti. Qui Cicerone abbandona la forma dialogica
a favore di un'esposizione condotta in prima persona ed è rivolto il suo destinatario. Riprendendo alcuni principi già enunciati nel
De Oratore Cicerone definisce i compiti del perfetto oratore.
➢ Il De Republica (Opere filosofiche)
Cicerone, messo ai margini della vita pubblica, si dedica alla composizione di un'opera in cui affronta alcuni problemi:
l'organizzazione dello Stato, la miglior forma di governo, le istituzioni politiche. Nasce così il De re publica, dialogo in sei libri ispirato
all'opera di Platone.
Mentre Platone aveva tracciata il ritratto di uno Stato ideale, Cicerone vuole definire uno Stato reale.
Il De re publica non ci è pervenuto per intero.
➢ Il De legibus (Opere filosofiche)
Come Platone aveva fatto seguire alla sua Repubblica un'opera intitolata Leggi, in cui venivano indicate le leggi adatte al suo Stato
ideale, allo stesso modo Cicerone dopo la pubblicazione del De re pubblica compose il De legibus. Si tratta anche in questo caso di
un'opera in forma dialogica in cui la conversazione è ambientata nel presente e si svolge nella villa di Cicerone ad Arpino. Gli
interlocutori sono lo stesso Cicerone, il fratello Quinto e l'amico Attico. La Finalità dell'opera è quella di mostrare che giusto e
ingiusto sono principi di diritto naturale, radicati nella coscienza di tutti gli uomini. Il De legibus era composto di 5 libri, ma solo 3 ce
ne sono pervenuti.
➢ Il pensiero filosofico
La produzione filosofica di Cicerone risale agli ultimi anni della sua vita. Cicerone conosceva bene la filosofia, che da giovane aveva
studiato ad Atene. Si dice però che non avesse mente di filosofo, e che quindi il suo pensiero non sia originale. Per lui la filosofia era
una guida e un confronto per la vita. Quando Cicerone decide di dedicarsi alla filosofia non considera questo nuovo impegno come
una semplice fuga da una realtà triste. Egli attribuisce un significato ben preciso: rendersi utile ai propri concittadini, mettendo a
disposizione una disciplina con cui i Romani avevano sempre evitato di confrontarsi.
Rendendo anche latina quella filosofia che fino ad allora era stata solo greca, Cicerone compie un'opera: si fa inventore del
linguaggio filosofico latino. Cicerone applicò i problemi e le risposte della filosofia greca alla realtà storica e culturale della civiltà
romana. Questo sforzo è reso esplicito nel Proemio del De finibus bonorum et malorum (è un dialogo filosofico in 5 libri dove
cicerone si pone il problema di cosa sia il sommo bene), Inoltre Cicerone riesce a stabilire le diverse dottrine in dialogo costruttivo.
In sostanza, l'impegno filosofico di Cicerone più che essere finalizzato alla creazione di un pensiero originale, si concentra sulla
proposizione chiave romana di quei temi che ritiene utili a rifondare una società romana ora schiacciata dalla dittatura di Cesare.
➢ Gli epistolari
Degli uomini del mondo antico girone e anche quello che conosciamo meglio, dal momento che l'unico personaggio di cui ci siano
giunte una quantità imponente di lettere private. Cicerone a una produzione epistolare "reale", vale a dire che sono state tutte
effettivamente spedite ai destinatari. Questa straordinaria fonte, che comprende quasi 900 lettere, copre gli anni che vanno dal 68
a.C. al 44 a.C. e ci permette di conoscere quel periodo storico decisivo (il declino della Repubblica, l'ascesa e la caduta di Cesare, il
comparire sulla scena politica di Ottaviano). Le 864 lettere di Cicerone sono state suddivise in 4 raccolte:
1)Epistulae ad Atticum: vi sono qui radunate, il ordine cronologico, le lettere indirizzate all'amico di sempre, Attico. Scorgiamo qui il
cicerone più intimo, vero e spontaneo.
2)Epistulae ad familiares: sono la sezione di Cicerone contenente le lettere indirizzate a personaggi della vita pubblica, come
Pompeo, Cesare e Catone, e privata, come la moglie Terenzia o al fedele liberto Tirone.
3)Epistulae ad Quintu, Fratrem: Si tratta di 28 lettere, divise in 3 libri, che coprono un arco cronologico che va dal 60 al 54 a.C.
4)Epistulae ad Marcum Brutum: 2 libri scritti tutti dopo l'uccisione di Cesare, quando Bruto era fuggito in Oriente: Da una lettera ad
attico sappiamo che Cicerone intendeva rivedere e poi pubblicare 70 delle sue lettere, forse le più interessati dal punto di vista
politico. La morte però gli impedì di realizzare questo progetto. Gli epistolari infatti furono pubblicati postumi, un compito a cui
lavorarono sostanzialmente due persone: Attico, e il fedele compagno di tante battaglie, il segretario Tirone.

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