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MARCO TULLIO CICERONE

BIOGRAFIA
- Nacque ad Arpino il 3 gennaio del 106 a.C.
- Ricca famiglia equestre
- Intraprende a Roma studi di retorica e filosofia con i migliori maestri del
tempo
- Affrontò lo studio del diritto e il tirocinio forense sotto la guida di Lucio
Licinio Crasso, Marco Antonio e Quinto Mucio Scevola l’Augure
- Incontro con Pomponio, un amico prezioso per tutta la vita
- Ventenne mise in luce i suoi interessi all’arte della parola con un trattatello
in due libri
- Dopo aver prestato servizio militare nell’89 a.C. nella guerra sociale, iniziò la
sua attività di giovane avvocato
- Prima causa documentata è dell 81 a.C. (Pro Quintino)
- Divenne più famoso l’anno successivo quando osò difendere dalla
gravissima accusa di parricidio un cittadino di Ameria, ponendosi contro un
potente liberto di Silla (Pro Sexto Roscio Amerino)
- Tra il 79-77 a.C. effettuò un viaggio culturale in Grecia e in Asia Minore per
perfezionare gli studi ma anche per motivi di salute
- Ad Atene ritrovò l’amico Attico e studiò filosofia
- A Rodi seguì l’insegnamento del retore Apollonio Molone
- Rientrato a Roma dopo la morte di Silla nel 77 a.C, sposò Terenzia dalla
quale ebbe due figli
- Il primo passo nel cursus honorum fu la carica di questore in Sicilia, a
Lilibeo, terminato il mandato potè accedere al senato
- Fama fu enorme e la sua carriera procedette: edile e pretore quando
appoggiò Pompeo per la guerra contro Mitridate
- Tentò la candidatura al consolato con l'appoggio del fratello Quinto e
dell’influente Attico
- Divenuto console a solo 43 anni per meriti personali
- Durante l’anno del consolato attuò una politica conservatrice in difesa degli
interessi delle classi che lo avevano condotto al potere e del mantenimento
dello status quo
- Opposizione alle proposte di riforma agraria dai populares sostenuti da
Cesare e Crasso
- L’evento culminante del suo mandato fu la scoperta e repressione della
congiura di Catilina (Catilina dopo aver perso nuovamente l’elezione al
consolato per l’anno successivo, aveva progettato un colpo di Stato
appoggiato da uomini di varia estrazione. Cicerone riuscì a sventare la
congiura)
- Dopo l’esperienza del consolato, Cicerone curò e accrebbe il suo patrimonio
privato
- Nel 60 a.C. si formò il “primo triumvirato” con cui Cicerone guardò sempre
con grande sospetto da respingere le richieste dei triumviri di appoggiare
la loro azione
- Clodio, nemico giurato di Cicerone fu eletto tribuno della plebe a approfittò
per vendicarsi: fece una legge con valore retroattivo che comminava
all’esilio e la confisca dei beni a chi avesse condannato a morte un cittadino
romano senza l’appello al popolo
- Cesare fu esiliato ed ebbe la sua casa confiscata. Passo 16 mesi lontano
- Nel 57 a.C. fu richiamato a Roma con l’aiuto di Milone e Pompeo
- Dovette difendere a malincuore alcune cause degli amici di Cesare e
Crasso; avvicinandosi alle loro posizioni
- Le vicende pubbliche subirono un’accelerazione che destabilizzò lo Stato
ed escluse Cicerone dai vertici
- A Roma climi di torbidi e disordini, venne ucciso Clodio in uno scontro con i
partigiani di Milone, che fu accusato del delitto
- Cicerone ne assunse la difesa ma la sua orazione pronunciata in una
situazione di estrema tensione e alla presenza di bande armate si rivelò
fiacca e fallimentare
- Divenne governatore della Cilicia
- Dopo la sconfitta tornò a Brindisi e al ritorno di Cesare ottenne il perdono
del vincitore ma era politicamente fuori
- Si ritirò nelle sue ville e si occupò di studi di retorici e filosofici
- Pronunciò orazioni per ottenere il perdono da Cesare e il ritorno di alcuni
suoi amici ed ex pompeiani
- Divorziò da Terenzia e sposo Publilia per motivi economici ma durarono
poco
- Morì di parto la figlia Tullianel 45 a.C., stato di profonda prostrazione, che
durò alcuni mesi
- Produzione filosofica, una sorta di consolazione personale
- Quando Cesare fu ucciso, Cicerone tornò sulla scena politica nella speranza
di contribuire a salvare le istituzioni repubblicane
- Si avvicinò a Ottaviano e attaccò Antonio, in cui vedeva il continuatore della
politica dittatoriale di Cesare; contro di lui scrisse un'orazione, le Philippicae
- Ottaviano lo abbandona e Cicerone viene raggiunto dai sicari di Antonio nel
43 a.C.; gli vennero tagliate le mani e la testa che furono esposte sui rostri, la
stessa tribuna dove aveva tenuto le sue celebre orazioni

L’OPERA
- Eccellente oratore, avvocato e filosofo eclettico; divulgatore a Roma del
pensiero greco e dei valori dell’humanitas
- Rappresentare la massima espressione della fusione della cultura greca
con quella latina
LE ORAZIONI
- L’oratoria è classificata in generi, ognuno con norme stilistiche e strutturali:
docere, delectare e flectere.Il valido oratore deve svolgere uns triplice
azione nei confronti del pubblico
➔ docere et probare: cioè informare l’uditorio e dimostrare in modo
convincente la propria tesi
➔ delectare: cioè catturare l’attenzione e il favore del pubblico
attraverso un discorso piacevole
➔ movere (o flectere): cioè commuovere il pubblico
A queste tre azioni corrispondono tre diversi livelli artistici: umile, medio e
sublime
L’oratoria del mondo greco e latino si suddivide in tre grandi generi:
➔ genere giudiziario: l’orazione è l’arringa del difensore o
dell’accusatore
➔ genere deliberativo: comprende i discorsi di natura politica di fronte
al senato o al popolo
➔ genere dimostrativo (o epidittico): elogio di persone vive o morte,
benemerite nei confronti della patria
La preparazione dell’orazione segue cinque fasi:
➔ inventio: ricerca delle idee, degli argomenti adatti a sviluppare la tesi
prefissata
➔ dispositio: la scelta e la disposizione organizzata di argomenti e
ornamenti all’interno del discorso
➔ elocutio: espressione linguistica dei contenuti, scelta di un lessico
appropriato, un efficace disposizione sintattica
➔ memoria: tecniche di memorizzazione del discorso da recitare
➔ actio: declamazione del discorso, accompagnata da un’opportuna
modulazione della voce e da una gestualità adeguata
La seconda fase di preparazione dell’orazione (dispositio) affronta la
struttura del discorso:
➔ exordium: introduzione con cui l’autore cerca di accattivarsi subito
l’interesse dell’uditorio
➔ narratio: esposizione dei fatti che mira a informare; in stile semplice,
chiaro. Può seguire l’ordo naturalis o l’ordo artificialis
➔ argumentatio (demonstratio): dimostrazione delle prove atte a
sostenere i fatti ricostruiti o la tesi appena esposta, rappresenta il
cuore del discorso, la parte più importante e deve essere
convincente
➔ peroratio: conclusione del discorso, l’oratore mette in gioco tutti i
procedimenti atti a sviluppare il pathos nell’ascoltatore e che
termina proprio con un appello ai giudici o al pubblico
- Cicerone scrisse e pronunciò più di 100 orazioni
- A noi sono giunte 58 orazioni (28 argomento politico e le altre giudiziarie
- Cicerone stesso curò la pubblicazione dei suoi discorsi all’aiuto del fedele e colto
schiava Tirone
- Le orazioni pubblicate non corrispondevano esattamente a quelle pronunciate;
dopo aver pronunciato il discorso, risistemava i suoi appunti, procedeva alla
stesura, intervenendo anche con modifiche rilevanti e infine affidava all’editore

PRIMA FASE: L’AFFERMAZIONE DI UN GIOVANE AVVOCATO


- Come patronus (avvocato) risale alla fine degli anni 80 a.C. sua prima causa
penale: Pro Sexto Roscio Amerino
- Difese Roscio di Ameria ingiustamente accusato di parricidio da Crisogono
(un potente liberto di Silla)
- Cicerone riuscì a dimostrare che erano gli accusatori ad aver compiuto il
delitto
- Quello che gli diede vera notorietà fu il processo ‘de repetundis’ intentato
dai Siciliani contro Verre
- Cicerone svolge un'accurata inchiesta sull’isola e scrisse sette orazione, le
‘Verrinae’ di cui soltanto le prime due vennero pronunciate in tribunale
- La prima è la ‘Divinatio in Q. Caecilium’ e la seconda è ‘l’Actio prima in
Verrem’
- Dopo l’Actio prima l’accusato scelse l’esilio volontario prevedendo la sicura
condanna
- Le ‘Verrinae’ sono ritenute un esempio brillante di eloquenza giudiziaria

SECONDA FASE: I DISCORSI DEL CONSOLE


- La prima orazione politica di Cicerone pretore fu pronunciata per
appoggiare la proposta di attribuire a Pompeo l’imperium sui mari
- La sua attività come console si apre con i quattro discorsi di ‘De lege
agraria’
- Con queste orazioni si schierava in difesa degli interessi degli optimates
(suoi grandi elettori) e in opposizione di una sorta di riforma agraria,
sostenuta dai populares
- Il vertice delle orazioni consolari è rappresentato delle quattro ‘Catilinariae’
- La scoperta della congiura per tentare il colpo di stato mise Cicerone nella
necessità di agire in fretta e con decisione
- Le due coppie di discorsi si differenziano per la maggiore asciuttezza delle
orazioni rivolte al popolo e la maggiore argomentazione di quelle rivolte al
senato
- Discorsi forti e decisi sono tra le orazioni politiche migliori in particolare la
prima: ottene la fuga di Catilina e la condanna a morte dei suoi complici
- I toni sono sempre accesi e spaziano dal sublime, al drammatico, al
patetico, l’autore introduce l’artificio retorico della prosopopea
- ‘Pro Murena’: orazione giudiziaria vivace e a tratti spiritosa con la quale
difende il console

TERZA FASE: PRIMA E DOPO L’ESILIO, LE ORAZIONI DELLA MATURITÀ


- A questo periodo risalgono i discorsi più maturi di Cicerone in cui affrontò
una grande varietà di cause e temi politici, con una padronanza perfetta
dell’arte oratoria
- All’esilio l’orazione più interessante è la ‘Pro Archia’ in difesa del poeta
Archia di Antiochia, accusato di godere illegittimamente della cittadinanza
romana
- Prima riflessione sull’ideale di humanitas e sull’importanza dell’impegno
culturale oltre che politico
- Al ritorno dell’esilio scrisse due discorsi di ringraziamento che contengono
un'appassionata difesa del proprio operato, ‘ De domo sua’
- ‘Pro Sestio’ è un'orazione giudiziaria con la quale difese il tribuno della
plebe Sestio dall’accusa di avere organizzato bande armate da
contrapporre a quelle di Clodio; prospetta il consensus omnium bonorum
cioè l’accordo di tutti i cittadini
- ‘Pro Caelio’ in difesa di Celio Rufo, in primo tempo amante e poi nemico
della celebre Clodia. L’imputato era accusato dell’assassinio di Dione; la
regia di tutte le manovre contro Celio è attribuita dall’autore a Clodia. Celio
fu assolto
- Il più importante processo di quegli anni derivò da una resa dei conti tra
fazioni politiche e bande armate: nel 52 a.C. un scontro tra i seguaci di
Milone e di Clodio (Clodio viene ucciso)
- Contro l’accusadi omicidio Cicerone assunse la difesa di Milone (che anni
prima si era impegnato per farlo tornare dall’esilio)
- Nel giorno del processo, spaventato dalle intemperanze dei clodiani
presenti in aula, pronunciò un’orazione poco efficace, subendo uno dei suoi
pochissimi falimenti giudiziari
- Milone così viene condanato all’esilio
- Ciò spinse l’oratore a rivedere e riscrivere completamente ‘Pro Milone’

QUARTA FASE: LE ORAZIONI “CESARIANE”


- ‘Pro Marcello’, ‘Pro Ligario’ e ‘Pro rege Deiotaro’ sono le tre orazioni definite
“cesariane”, testimonianza della crisi politica di Cicerone
- Nella prima ringrazia Cesare per aver richiamato dall’esilio di Mitilene
Marcello, ex seguace di Pompeo
- Nella seconda difende Ligario dall’accusa di alto tradimento
- Nella terza difende Deiotaro dall’accusa di attentato alla vita di Cesare
- Di tutte la più interessante è ‘Pro Marcello’ un discorso pronunciato in
senato, un ringraziamento
- L’oratore tenta un bilancio della cruenta guerra civile e cerca di guidare
Cesare a riportare la concordia nello Stato attraverso il rispetto delle
istituzioni repubblicane
QUINTA FASE: L’ULTIMA BATTAGLIA
- Alla morte di Cesare, Cicerone pensò di poter rientrare sulla scena politica e
contribuire a restaurare l’autorità del senato e delle magistrature
repubblicane
- Affrontò con entusiasmo la sua ultima battaglia politica, cercando di
conquistare alla causa senatoria Ottaviano (figlio adottivo di Cesare) e
individuando in Antonio il nuovo nemico della libertas repubblicana
- Nascono le ‘Philippicae’: 14 orazioni politiche scritte contro Antonio
- Toni aggressivi, violenti e appassionati
- Cicerone incita il popolo romano e il senato a rivendicare la propria libertà
contro le mire tiranniche di Antonio
- Cicerone denuncia apertamente i vizi di Antonio, i suoi misfatti e le sue
illegalità
- Per tutta risposta Antonio inserì Cicerone nella lista di proscrizione e inviò i
suoi sicari a ucciderlo

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- Il valore della prosa oratoria di Cicerone fu efficacemente riassunto dal


celebre giudizio di Quintiliano
- Le sue orazioni rivelano una grande competenza giuridica sostenuta da
una vasta preparazione culturale e attenzione all’aspetto psicologico
- Uso sapiente degli strumenti retorici è finalizzato a raggiungere gli scopi di
docere, delectare e movere cioè informare e convincere, catturare
l’attenzione e commuovere il pubblico
- Cicerone impiega uno stile vario e duttile; adattò il suo modo di scrivere ai
diversi contesti e alternò passaggi magniloquenti e carichi retoricamente
ad altri più bravi e stringenti
- Buona capacità di usare l’ironia e quando necessario il sarcasmo
- cura nell’architettura formale del discorso: la sintassi è articolata ma
perfettamente gestita; i periodi sono armonici e caratterizzati da
parallelismi, simmetrie, compattezza
- concinnitas ciceroniana: un’armoniosa simmetria del periodo

LE OPERE RETORICHE
➢ ‘De oratores’: sua opera più originale, un lavoro ampio in tre libri. Un dialogo
sul modello platonico, ambientato nella villa tuscolana dell’oratore Licinio
Crasso. Ha come sfondo un'ambientazione idealizzata, un convito di colti e
raffinati oratori della generazione precedente. I due interlocutori principali
sono Crasso e Marco Antonio, maestri d’eloquenza del Cicerone. Da questo
dialogo emerge l’ideale ciceroniano di un oratore che deve possedere una
buona tecnica del discorso e deve essere anche dotato di una cultura
versatile e vasta. Per Cicerone la competenza dell’oratore deve essere
universale soprattutto perché egli possa incidere con la forza persuasiva
della parola in ogni settore dell’esistenza umana. Più la conoscenza della
filosofia morale, insegnando a leggere intus (dentro) essa si rivela la
massima utilità per agire con efficacia sull’animo degli ascoltatori. Dominio
delle tecniche della persuasione che può essere fornito solo da un’arte
retorica di alto livello
➢ ‘Brutus’: uno studio sulla storia dell’eloquenza latina, in forma dialogica e
ambientato nella villa tuscolana di Cicerone, che partecipa al dibattito con
l’amico Pomponio Attico e Marco Bruto. Nel trattato viene passata la storia
dell’oratoria greca e romana, l’esito più alto si identifica nelle figure di
Quinto Ortalo, presentato come il maggiore esponente dell’oratoria in stile
‘asiano’. Egli risponde anche alle critiche che gli erano mosse dalla nuova
generazione di oratori; Cicerone risponde esaltando l’originalità e la libertà
del suo stile e valorizzando gli aspetti che lo caratterizzano. Il suo modello
principale è Demostene, che non può essere ingabbiato nella definizione di
uno stile, ma che adatta le proprie modalità espressive a quanto richiesto
dalle circostanze
➢ ‘Orator”: dedicata a Bruto e volta all’esame dello stile oratorio, Lo scopo
principale è quello di tracciare un ritratto dell’oratore perfetto cioè che sa
adeguare il proprio stile all’argomento. Nella trattazione insiste sulla teoria
dei tre stili che fa coincidere con le tre funzioni cui l’oratore deve assolvere

LE OPERE POLITICHE

- Cicerone cominciò a scrivere le sue opere politiche negli anni del primo
triumvirato
- Posizione secondaria nella vita pubblica
- L’intenso lavoro di teoria politica che egli svolse fu la sua personale risposta
alla grave crisi dello Stato romano: stava crollando quella res pubblica
aristocratica nella quale aveva sempre creduto e attraverso i suoi scritti lottò
per ribardinire necessità
- Lavorò intensamente per comporre un trattato di filosofia politica in sei
libri: ‘De re publica” (lo Stato)
- In forma di dialogo platonico affrontava i problemi dello Stato e della
costituzione romana
- Fino all’Ottocento si conosceva solo la parte finale del VI libro tramandata
como ‘Somnium Scipionis’
- Nel 1820 Angelo Mai ritrovò un codice raschiato e riscritto del trattato nella
Biblioteca Vaticana di Roma
- Tre conversazioni, narrate ognuna in due libri dell’opera
- Ambientate nel 129 a.C. nella villa suburbana di Scipione Emiliano e
avvengono tra alcuni membri della sua cerchia
- È il padrone di casa il vero protagonista dell’opera. quell’Emiliano che
Cicerone ammirava
- La data individuata non è casuale
- Il dialogo è collocato negli ultimi potenziare giorni di vita di Scipione
Emiliano per il valore del messaggio
- Il dialogo ciceroniano sviluppa un discorso teorico finalizzato ad affrontare i
concreti problemi istituzionali dello Stato romano
- I temi trattati da Cicerone richiedono l’approfondimento di alcuni punti
chiave
- La riflessione sulla forma di governo più durevole e perfetta è ripresa
dall’opera dello storico greco Polibio che a partire dalla teoria aristotelica
della degenerazione delle forme più semplici di governo aveva individuato
la superiorità della costituzione mista di Roma
- Nel ‘De re publica’ l’autore modifica la teoria polibiana e sottolinea como
l’equilibrio delle tre forze (aristocratica, popolare, consolare) non sia totale
- Nelle orazioni politiche Cicerone aveva espresso la necessitá dell’impegno
comune delle classi più alte, il ‘consensus omnium bonorum’
- Si trattava dell'accordo tra i membri delle aristocrazie, gli esponenti del
rango equestre e il ceto possidente della penisola italica per governare
congiuntamente la res publica attraverso la discussione in senato
- Il senato poteva fornire al governo dello Stato una maggiore stabilità e
continuità politica, offrendo così ai ceti abbienti, romani e italici, una
condizione di pacifica e stabilità
- Cicerone cerca dunque la soluzione alla crisi dello Stato in una visione
politica di più ampio respiro, in cui le classe agiate stringessero una solida
alleanza e trovassero un punto di convergenza per governare la cosa
pubblica, senza affidarsi a forme personalistiche di potere
- Cicerone dedica quasi un libro alla questione della giustizia applicata
all’imperialismo romano
- Il filosofo accademico Carneade aveva sostenuto che la giustizia non avesse
un fondamento naturale e che dunque anche la conquista romana nasce
dalla sete di dominio e non può essere giustificata dall’idea di “guerra
giusta”
- Cicerone afferma che la giustizia ha un fondamento naturale e divino e
prosegue asserendo che anche una guerra può essere legittima se
compiuta in difesa degli alleati o per il bene degli stessi sottoposti
- Così dunque Cicerone giustifica l’imperialismo romano
- Molto delicato appare il tema del princeps (introdotto nel 9 libro)
- Secondo alcuni, Cicerone nel princeps avrebbe previsto in qualche modo la
svolta augustea nel controllo dello Stato romano
- Appare più convincente la tesi di chi legge l’incarnazione del governo ideal
- Dentro di questa visione idealizzata l’autore ricorre alla figura di Scipione
Emiliano
- Non è escluso che su questo ritratto cercasse di proiettare anche la propria
esperienza di uomo di Stato
- Il Somnium Scipionis si ispira al finale della Repubblica platonica, dove si
colloca il mito di Er
- Cicerone chiude la sua opera con un elemento visionario: l’ombra
dell’Africano rivela all”Emiliano la beatitudine che attende nell’aldilà le
anime dei grandi uomini di Stato
- L’ambizione dell’uomo politica trova senso nella tensione ad aderire
all’ordine universale e a realizzarlo nella ricerca del bene comune e nel
servizio alla collettività
- Venne scritto l’altro trattato politico ciceroniano, il ‘De legibus’ che
idealmente avrebbe dovuto completare il De re publica
- Sono giunti tre libri ma l’opera non fu terminata
- Dialogo ambientato nella villa ciceroniana di Arpino fra Cicerone stesso, il
fratello Quinto e Pomponio Attico; sull’origine naturale del diritto,
sull’evoluzione storica della legislazione pubblica, civile e religiosa e sui
doveri dei magistrati e dei cittadini

LE OPERE FILOSOFISCHE
- Nel suo percorso di formazione, negli anni giovanili, Cicerone era stato a
Roma e in Grecia
- Appassionato allievo dei maestri delle varie scuole filosofiche
come:epicurea, stoica, accademica e peripatetica
- Decise di scrivere opere filosofiche solo negli anni 45-44 a.C.
- Unica eccezione furono i ‘Paradoxa stoicorum’: trattato nel quale tentò di
rendere plausibili sei affermazioni stoiche in contrasto con il buon senso
comune
- Escluso questo testo la produzione filosofica di Cicerone si concentrò nel
biennio 45-44
- Anni per lui di dolore privato e pubblico
➔ morte dell’amata figlia Tullia - scrive una ‘consolatio’
➔ drammatico esito della guerra civile e l’esclusione della vita politica
- Il suo ritorno a studi filosofici ha diversi scopi
➔ la ricerca di un conforto personale
➔ il desiderio di impegnare il tempo in un lavoro utile per far conoscere
attraverso opere scritte in latino, la riflessione delle grandi scuole
filosofiche greche (fino ad allora inaccessibile a chi non poteva
leggere i testi in lingua originale)
- Il pubblico che vuole raggiungere è abbastanza ampio: costituito da
studiosi e da quella classe dirigente che impegnata nel negotium pubblico
e privato non aveva a disposizione strumenti culturali specializzati e né
molto tempo da dedicare all’approfondimento filosofico
- Sceglie il genere del trattato divulgativo e soprattutto il dialogo
➔ in parte sul modello dei dialoghi platonici
➔ in parte sul modello aristotelico
- Il dialogo è sempre ambientato in una cornice letteraria in cui Cicerone
colloca la conversazioni filosofiche
- I personaggi non sono mai filosofi professionisti ma uomini nobili che si
impegnano in un dibattito, indicando attraverso la loro stessa presenza il
legame tra filosofia e politica
- La forma espositiva risulta elegante, scorrevole e accattivante
- Gli argomenti sono soprattutto etici e teologici con una premessa che
mirava a spiegare il senso dell’impegno e la validità del metodo filosofico
- Continuo sforzo di adattare i concetti della filosofia greca al pensiero latino
- La filosofia si poneva come regolatrice dell’azione pratica perché forniva
argomentazioni di carattere etico ai principi che regolavano da sempre
l’agire del cives romano
- Non elabora una dottrina filosofica autonoma
- Procede attraverso l’esposizione e il confronto delle teorie espresse, su temi
diversi, dalle principali scuole di epoca ellenistica
- Premessa fondamentale è l’adesione alla gnoseologia (studio della
conoscenza) della nuova Accademia, secondo l’uomo si avvia alla ricerca
della verità attraverso un procedimento probabilistico
- Questa è una posizione antidogmatica che permette a Cicerone di
indagare in tutte le direzioni e accettare soluzioni ragionevoli ai diversi
problemi umani
- Libertà di movimento tra le varie scuole filosofiche, il suo eclettismo e la sua
fondamentale tolleranza culturale
- L’unica filosofia nei cui Cicerone mostra una radicale e programmatica
avversione è l’epicureismo di cui è in contrasto con il sistema di valori
tradizionali del civis romano
- Fine pedagogico delle sue opere cioè la volontà di educare e formare quei
boni cives a cui aveva rivolto il suo programma politico
- Ostacolo di natura lessicale e semantica: come riportare nei testi latini la
ricchezza e la complessità della terminologia filosofica greca
- Problema viene risolto creando un vocabolario filosofico romano
- Cicerone ricorre a vocaboli già esistenti, ampliandole il significato, adotta
perifrasi, crea nuove modalità espressive
- In questo modo arricchisce enormemente le potenzialità della lingua latina,
costruendo un vero e proprio linguaggio filosofico
- Dopo i ‘Paradoxa stoicorum” e la ‘consolatio’ la prima vera opera è un
dialogo intitolato “Hortensius”
- È un’esortazione allo studio della filosofia che risultò efficace se entusiasmò
e indirizzo verso tali studi Agostino, come leggiamo nelle sue Confessiones
- Incompleti sono gli ‘Academica” o ‘Academici libri’ che trattano i problemi
della conoscenza esponendo le tesi di un filosofo neoaccademico, Antioco
di Ascalona e di uno scettico Filòne di Larissa
- Lo scopo degli ‘Academica’ era impostare il problema della conoscenza
preliminare a ogni trattazione filosofica
- Affrontò subito i grandi temi etici in due opere: ‘De finibus bonorum et
malorum’ e le ‘Tusculanae disputationes’
- ‘De finibus bonorum et malorum’: tre dialoghi distinti
➔ 1: ambientato nella villa ciceroniana di Cuma e vi sono esposte le tesi
epicuree sul sommo bene (piacere) e sul sommo male (dolore)
➔ 2: si svolge nella villa tuscolana di Lucullo, introduce la figura di
Catone l’Uticense, il quale espone la tesi stoica secondo cui il sommo
bene risiede nella virtù
➔ 3: avviene nell’Accademia di Atene alla presenza di alcuni amici
dell’autore ma anche del fratello e del cugino. Vengono presentate le
teorie accademiche in base alle quali il sommo bene risiede nella
perfezione dello spirito, non disgiunta però dai beni materiali
➔ Un’opera che imposta le basi teoriche del discorso morale,
esaminando le diverse proposte delle scuole filosofiche
- ‘Tusculanae disputationes’
➔ analizza problemi concreti a cui applicare i principi dell’etica; mosso
dalle drammatiche vicende personali, ricerca nella filosofia conforto
e certezza
➔ ambientata nella villa ciceroniana di Tuscolo, introduce una
discussione tra l’autore e un anonimo interlocutore relativa a diversi
argomenti, uno per ciascun dei 5 libri
➔ Opera molto curata stilisticamente, sembra avvicinare Cicerone al
rigorismo della dottrina stoica e si conclude con l’affermazione che le
virtù morali sono in grado da sole di rendere felice il sapiente
- L’ultimo trattato filosofico del 45 è il “De natura deorum”
➔ sposta l’attenzione sul piano teologico e affronta il problema
dell’essenza della divinità e dei rapporti con gli uomini
➔ un solo dialogo e in ciascuno dei tre libri si espone la dottrina delle
tre principali correnti filosofiche
➔ Vengono confutate sia le tesi epicuree sia quelle stoiche
➔ Cicerone conclude affermando di essere “più propenso ad
ammettere como verosimile” la dottrina stoica
- Legato al tema religioso è il ‘De divinatione’, scritto in due libri nel 44 a.C.
per dimostrare la falsità della cosiddetta “scienza divinatoria”
- Trattatello ‘De fato’ scritto nel 44 a.C. ha come argomento la questione del
rapporto tra fato e libero arbitrio dell’uomo. In esso l’autore sostiene che
l’uomo possa essere arbitro del proprio destino
- Queste due opere sono tra gli scritti più razionalistici e illuministici di
Cicerone
- Più originali e significativi sono ‘Cato Maior de senectute’ e il ‘Laelius de
amicitia’
- ‘Cato Maior de senectute’:
➔ elogio della vecchiaia, età serena e feconda, sull’esempio di come la
visse Catone il Censore
- ‘Laelius de amicitia’
➔ affronta il tema della natura dell’amicizia e riflette su quali norme di
comportamento debbano regolare
➔ .
- Ultimo testo filosofico ciceroniano, ‘De officiis’
➔ dedicato al figlio Marco
➔ scritto alla fine del 44 a.C. in tre libri che illustrano l’honestum, l’utile
e il conflitto che si può creare tra questi due valori
➔ l’honestum coincide con il bene morale e si manifesta in 4 virtù
fondamentali: sapienza, giustizia, magnanimità e temperanza
➔ l’utile è l’applicazione pratica dei precetti morali dell’honestum, ossia
il conseguimento e la conservazione dei vantaggi necessari alla vita
➔ Cicerone introduce il concetto di deorum, concepto come armonia
tra mente e corpo, ovvero tra pensieri, gesti e parole
➔ 1 e 2 libro: ispirati alle dottrine del filosofo stoico Panezio di Rodi
➔ 3 libro: presenta i possibili contrasti tra honestum e utile
➔ l’utile e la moralità non possono entrare mai in contraddizione
➔ l’opera è una sorta di testimonianza spirituale con cui Cicerone
intende fornire ai giovani un modello di comportamento etico e utile
allo Stato
➔ quest’opera contribuisce alla diffusione di quell’ideale di humanitas
➢ si tratta di una concezione dell’uomo come essere dotato di
ragione
➢ sottomette gli istinti naturali, affina le proprie qualità innate
con lo studio della letteratura e della filosofia, che ama la
cultura, equilibrato e di buone maniere, dedicato all’impegno
politico che persegue il bene dello Stato

L’ESPISTOLARIO
- Testimonianza di straordinario valore per conoscere la personalità e il
carattere di Cicerone
- Composto in 864 lettere e pubblicato dopo la sua morte
- Le raccolte sono 4:
➔ 16 libri di Epistulae ad Atticum - 68-44 a.C.
➔ 16 libri di Epistulae ad familiares (moglie Terenzia, i figli, gli amici e
politici) - 62-43 a.C.
➔ 3 libri di Epistulae ad Quintum fratrem (fratello Quinto) - 60-54 a.C.
➔ 2 libri di Epistulae ad Marcum Brutum (Marco Bruto, uno degli
uccisori di Cesare) - fra l’aprile e luglio del 43 a.C.
- Cicerone quando componeva le sue lettere già pensava alla loro futura
pubblicazione
- A confermare il progetto della pubblicazione è l’autore stesso, che ne parla
ad Attico in una lettera ma questo intento non sembra aver compromesso
la spontaneità e la freschezza del contenuto e dello stile
- Immagine di un Cicerone che emerge dagli scritti in modo poco brillante,
per via della tendenza all'autocommiserazione o dell’aperta manifestazione
di dubbi e debolezza
- Per queste caratteristiche la testimonianza umana offerta dall’epistolario è
preziosa e significativa
- Le lettere private svelano un Cicerone intimo, con le sue fragilità, il suo
umorismo, i suoi odi e affetti
- Le lettere offrono una straordinaria documentazione sulla vita quotidiana e
sulle vicende politiche dell’epoca
- La lingua utilizzata ha caratteri di originalità: è prevalentemente paratattica
e fa ricorso a una stile medio, semplice e piano
- Compaiono anche numerosi neologismi e molti diminutivi

OPERE MINORI
- Tra le opere perdute abbiamo notizia di alcuni testi in prosa come: ‘Laus
Catonis’ o il ‘De gloria’
- Scrisse tre poemi epico-storici: il ‘Marinus’, il ‘De consulatu suo’ e il ‘De
temporibus suis’ (esaltò la gesta del suo consolato)
- I contemporanei non apprezzarono Cicerone come poeta, ridicolizzando
alcuni suoi versi
- Ancora della sua composizione possiamo citare alcuni poemetti: ‘Glaucus’
(mito del pescatore Glauco trasformato in dio marino), ‘Limon’ e il carme
scherzoso ‘Uxorius’
- Per quanto riguarda le traduzioni artistiche dal greco, la sua opera in versi
più famosa è l’Aratea’, versione latina dei Fenomeni di Arato di Soli
- Ancora dal greco tradusse l’Economico’ di Senofonte, nonché il Protagora e
il Timeo di Platone

STILE
- La prosa ciceroniana si serve di molteplici registri stilistici
- Lo stile è più intenso e coinvolgente nelle orazioni che mirano a docere ma
soprattutto a delectare e movere
- Il carattere comune dello stile di Cicerone si rivela essere la celebre
concinnitas, ovvero l’armonica simmetria del periodare, in grado di
esprimere sia la musicalità e il piacere della parola sia l’efficacia semantica
- La struttura sintattica privilegiata nettamente è l’ipotassi ossia il
collegamento fra proposizioni basato su rapporti di subordinazione, con
l’utilizzo di parallelismi del periodare che conferiscono un andamento
fluente ed euritmico alla prosa
- Dedicò un cura particolare al numerus, la misura ritmica del discorso ,
ovvero un sistema di regole metriche applicate alla prosa che prevede
l’impiego di alternanze di sillabe brevi e lunghe per costituire delle vere e
proprie sequenze metriche all’interno del testo in prosa, in particolare nelle
clausulae, o chiusure del periodo
- Lessico ricchissimo è costituito da circa 10.000 vocabol

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