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Erano gli anni delle guerre civili e delle liste di proscrizione. In quel periodo Cicerone esordì
come avvocato. Risale all’80 a.C. la sua prima causa famosa, la difesa di Roscio Amerino.
Crisogono (liberto vicino a Silla), voleva impadronirsi per pochi denari dei beni del padre di
Roscio, morto da poco. Perciò fece accusare da un prestanome (essendo di origine greca
non poteva discutere dire amente cause) il figlio di aver assassinato il padre. A sostenere
l’accusa fu ingaggiato Ortensio, il più famoso oratore dell’epoca.
Cicerone nonostante l’importante nome del suo avversario decise di rischiare e vinse,
riuscendo a dimostrare che le prove erano inesisten e quindi Roscio fu assolto. Cicerone
pensò bene di evitare rappresaglie partendo per la Grecia.
Ritorno dopo 2 anni, nel 77 a.C., un anno dopo la morte di Silla, e iniziò la sua carriera
poli ca.
Nel 76, divenne questore in Sicilia, e questo fu l’inizio di una serie di avvenimen che lo
portarono al centro della scena pubblica.
Nel 70, i siciliani, presso i quali la sua amministrazione onestà aveva destato un’o ma
impressione, gli affidarono una causa contro Verre, governatore dell’isola notò per la sua
corruzione e crudeltà. Verre era difeso da Ortensio ma l’arringa di Cicerone fu così decisiva
che l’accusato preferì scappare in esilio.
1.3 La fine della repubblica: i grandi processi, il consolato, l’appoggio di Pompeo
Cicerone prosegui il suo “cursus honorum” e fu ele o prima pretore e poi console
nel 64, durante il quale si verificò l’episodio più importante della sua carriera poli ca,
cioè la repressione della congiura di Ca lina.
Egli era apparteneva ad una famiglia di nobili impoveri e aveva cercato più volte di
farsi eleggere console, ma era stato bloccato più volte.
Ca lina decise di organizzare un colpo di stato, nel quale erano implica alcuni
aristocra ci impoveri , vicini ai populares. (forse anche Giulio Cesare)
Poco prima che i congiura passassero all’azione, una spia informò il console di
quando stava accadendo. Il giorno dopo Cicerone a ese Ca lina in senato, e quando
egli entro gli scagliò contro un’arringa violen ssima. Ca lina allora scappò in Etruria
dai suoi seguaci. Cicerone proseguì la sua campagna contro Ca lina rivolgendo altre
orazioni al popolo e al senato, finché non o enne provvedimen straordinari, tra cui
la condanna senza processo.
Al termine del suo mandato da console acquistò da Crasso una fastosa casa sul
Pala no e riprese la sua a vità di avvocato.
Pochi anni dopo nel 60 a.C. si formò il primo triunvirato (accordo privato tra Crasso,
Giulio Cesare e Pompeo) ed anche lui era stato chiamato a partecipare anche se
rifiuto.
Alla fine del consolato Cesare si fece assegnare, come proconsole, la provincia della
Gallia. Prima di par re invitò Cicerone a seguirlo come “legatus” ma rifiutò ancora
una volta.
Publio Clodio, nemico personale di Cicerone, come tributo della plebe fece
promulgare una legge che puniva con la morte ogni magistrato che avesse mandato
a morte ci adini romani senza processo. Era una legge retroa va e si può definire
“ad personam”. Cicerone comprese il pericolo e andò in esilio in Grecia.
L’esilio di Cicerone durò meno di un anno, fu richiamato con il consenso del senato e
l’appoggio di Pompeo. Ripresa la sua a vità di poli co e di avvocato, favorì il
riavvicinamento tra Pompeo e il par to senatorio.
Le violenze poli che erano ormai all’ordine del giorno; in uno scontro fu ucciso
Clodio e Cicerone assunse la difesa dell’uomo che aveva commissionato il suo
omicidio, Milone.
1.4 Da Cesare a O aviano: i lu priva , le sconfi e poli che, la morte (Pag. 402)
Nello scontro tra Cesare e Pompeo, Cicerone prese le par del perdente
(Pompeo).
Dopo che Pompeo fu ucciso, Cicerone dove e ritenersi fortunato che
Cesare gli risparmiò la vita e gli consen di rimanere a Roma, pur
totalmente marginalizzato. (47 a.C.)
Nel fra empo, anche la vita privata di Cicerone affrontò disgrazie. Dopo
aver divorziato dalla prima moglie Terenzia, dove e assistere con strazio
alla morte di parto dell’ama ssima figlia Tullia, che aveva sposato uno dei
collaboratori più stre di Cesare. Devastato dal dolore, Cicerone si tuffò
nella filosofia come conforto e consolazione, risalgono a ques tempi le
sue principali opere filosofiche.
La congiura contro Cesare (44 a.C.) rimise in moto il meccanismo
sanguinoso delle guerre civili. Alla testa dei cesariani si pose Marco
Antonio e dei cesaricidi, Bruto e Cassio, vicini al senato. Cicerone prese
parte ovviamente a favore della fazione senatoria e pronunciò una serie di
orazioni pubbliche violen ssime contro Antonio (Le filippiche)
In un primo momento Marco Antonio fu sconfi o; Più tardi messo
d’accordo con O aviano approfi arono della partenza per la Grecia di
Bruto e degli altri congiura , creando un secondo triumvirato insieme a
Lepido. La prima mossa del trio fu la creazione delle liste di proscrizione
(elenco delle persone condannate all’esilio, o alla morte). In queste
liste venivano inseri i nomi dei maggiori nemici dello stato tra cui Marco
Tullio Cicerone.
Avver to del pericolo, Cicerone provò a scappare ma senza successo. Il 7
dicembre del 43 a.C. Marco Tullio Cicerone morì sgozzato con una spada
per ordine del vendica vo Marco Antonio. Testa e mani vennero mozzate
e esposte al foro romano come simboli.
2| Le opere (Pag. 403)
L’immensa produzione di Cicerone si può raggruppare in sei categorie:
- Orazioni poli che e giudiziarie, pronunciate in tribunale o in senato.
-Scri teorici sulla retorica: Il giovanile “De inven one” il dialogo “De
oratore”, il “Brutus” e “Orator”.
-Opere poli che: il “De republica” (c’è pervenuta solo in parte) e il “De
legibus”.
-Opere filosofiche, quando era forzatamente escluso dalla vita pubblica.
-Epistolario, formato da Circa 900 le ere scri e ai familiari e agli amici.
Cos tuiscono una importante fonte storica.
-Opere poe che, restano pochi frammen di poeme e traduzioni di
poe greci.
Brutus
Trama: sempre in forma di dialogo, ha come interlocutori Cicerone e gli
amici A co e Bruto (futuro cesaricida) a cui l’opera è in tolata e dedicata.
Dopo un excursus sull’oratoria greca, Cicerone sviluppa una storia
presentando e illustrando le cara eris che di circa duecento oratori.
Ques ritra sono dispos in ordine cronologico e quello che Cicerone
traccia di sé stesso chiude la serie.
Cicerone scrive quest’opera in un periodo storico in cui l’eloquenza aveva
perso gran parte del suo ruolo. Perché la di atura di Cesare aveva posto
fine ad ogni diba to poli co e allo stesso modo gran parte dei processi
vedeva Cesare come Giudice
L’Orator
Sempre nel 46 scrive l’Orator, anche essa dedicata a Bruto.
In quest’opera Cicerone abbandona il dialogo, a favore di un’esposizione
con nuata, condo a in prima persona e rivolta al suo des natario.
Riprendendo alcuni principi afferma nel “De Oratore”, definisce i compi
del perfe o oratore: convincere, dile are e suscitare emozioni, a cui
corrisponde la tripar zione degli s li in: umile, medio, sublime.
Cicerone per quando riguarda la ques one dello s le, quindi tra preferire
a cismo (scarno e severo) o asianesimo (elemen pate ci e sen mentali)
afferma che non si debba u lizzare esclusivamente uno dei due, ma il vero
oratore e chi li riesce a mescolare. Per Cicerone il maestro di questa
tecnica era Demostene, il quale aveva un’ampia conoscenza di entrambi i
registri.
5| Ai margini della scena: il pensatore poli co
5.1 Il De re publica e il De legibus (Pag. 413-414)
Nel 54 a.C. Cicerone, messo ai margini della vita pubblica, prova ad
adoperarsi per il bene comune percorrendo un’altra via, quella della
riflessione poli ca.
Il De re publica, composizione vasta ed ambiziosa, divisa in 6 libri.
Cicerone u lizza anche qui il dialogo come nell’omonima opera di Platone.
Tu avia il filosofo greco aveva tracciato il ritra o di uno Stato ideale,
Cicerone invece vuole definire uno Stato reale. Per questo non si tra ene
dal cri care il modello di Platone, il quale aveva proge ato uno stato
Utopico. Cicerone decide di applicare i principi della scienza poli ca alla
repubblica di Roma.
Il dialogo viene ambientato nel 129 a.C., durante i tre giorni delle feriae
la nae. I principali interlocutori sono Scipione Emiliano e il suo amico e
collaboratore Lelio. La discussione nasce dalla domanda: qual è la miglior
forma di governo?
Il De re publica non ci è pervenuto per intero. Fino agli inizi del 1800 esso
era noto soltanto in modo frammentario, grazie a citazioni di Agos no e
La anzio. Fu Angelo Mai, intorno al 1820 a rinvenire una parte cospicua
dell’opera in un codice palinsesto (testo originale raschiato e scri o di
sopra un secondo testo) nella biblioteca va cana.
I primi due libri coprono il primo dei tre giorni in cui è avvenuto il dialogo.
In essi Scipione, esortato da Lelio a indicare la migliore forma di governo,
inizia descrivendo la monarchia, l’aristocrazia e la democrazia, e le loro
rispe ve degenerazioni rannia, oligarchia e demagogia.
La forma migliore, secondo Scipione è però quella mista, nella quale le tre
forme di governo sono mescolate per evitare la degenerazione.
Il terzo e il quarto libro sono più frammenta e sono rela vi al secondo
giorno di conversazione e tra ano il conce o di gius zia e dell’educazione
dei ci adini.
Il libro quinto, quasi interamente perduto, introduceva la figura del
princeps. È probabile che Cicerone vedesse il princeps come una figura
poli ca ideale, capace di tenere saldi i poteri della repubblica
cos tuzionale.
Dietro la figura del princeps, uomini pres giosi dota di saggezza,
moderazione, temperanza; possiamo capire che Cicerone rivedeva sé
stesso.
La parte conclusiva dell’opera, nota come “Somnium Scipionis”, viene
tramandata in modo indipendente. Qui Scipione Emiliano rievoca un
sogno di ven anni prima, in cui proprio il suo avo Scipione Africano gli
aveva rivelato la piccolezza delle cose terrene e mostrato la ricompensa
per gli uomini benefa ori dello Stato.
Il De legibus
Come Platone aveva fa o seguire “Leggi” alla sua opera, nello stesso
modo Cicerone dopo la pubblicazione del “De re publica” compose il “De
legibus”.
Anche quest’opera è posta so oforma di dialogo e i maggiori interlocutori
sono lui, il fratello Quinto e l’amico A co. La finalità dell’opera è quella di
mostrare che giusto e ingiusto sono principi di diri o naturale, radica
nella coscienza di tu gli uomini.
Era composto da 5 libri ma ne arrivano a noi soltanto 3.
6| Ai margini della scena: il pensiero filosofico
6.1 La filosofia greca diventa la na (Pag. 416)
La produzione filosofica di Cicerone risale agli ul mi anni della sua vita.
Cicerone conosceva bene la filosofia, da giovane aveva studiato ad Atene.
In realtà, per lui come per gli uomini della sua era la filosofia era una
guida e un conforto. Per questo Cicerone u lizza la filosofia per scappare
dalla realtà.
Rendendo la filosofia greca anche la na. Cicerone si fa inventore del
linguaggio filosofico la no. Cicerone non si occupò di semplici traduzioni,
a par re da fon greche, applicò i problemi e le risposte della filosofia
greca alla realtà della vita a Roma.
Cicerone affrontava i vari temi servendosi del metodo dossografico:
rassegne di opinioni, su determina argomen e problemi.
Nel complesso, secondo il panorama filosofico ciceroniano, la verità
andava cercata omnium gen um, vale a dire cercare una conciliazione tra
pensiero stoico e aristotelico. Bersaglio ne o fu per l’appunto
l’epicureismo.
6.2 Alla ricerca della felicità: il De finibus e le Tusculanae (Pag. 417)
Il sommo Bene, a cui l’uomo deve tendere e che è in grado di dargli
felicità? A questa domanda Cicerone dedica la sua produzione di filosofia
morale, con due opere scri e nel 45 a.C.: “De finibus bonorum et
malorum” “Tusculanae dispunta ones”.
De natura deorum
Trama: Il De natura deorum è un dialogo dedicato alle varie posizioni
filosofiche sulla natura degli dèi: indifferen alle cose umane (come
diceva l’epicureismo). Il razionalismo di Cicerone lo induceva a un
a eggiamento sce co il punto di vista stoico all’inizio, ma alla fine questa
posizione viene ritenuta la più verosimile. Infa , Cicerone riteneva la
religione fondamentale per la solidità dello stato.
De divina one
Trama: dialogo in due libri tra Cicerone e suo fratello Quinto sulla
divinazione nelle sue varie forme. Cicerone, si divide tra la razionale
esigenza di denunciare il cara ere falso e supers zioso, e la necessità di
mantenerle.
De fato
Trama: inteso come des no inevitabile, tema da cui discende quello della
libertà dell’uomo e della sua responsabilità rispe o alle sue azioni.
Cicerone si distacca dal provvidenzialismo stoico e cerca di dimostrare che
per gli uomini esiste la possibilità di operare scelte libere e consapevoli.