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modulo B ‘’VERRINE’’ CICERONE

-Introduzione, contestualizzazione, struttura, stile, temi, genere:


Consente un focus nel macroambito della retorica (oratoria latina), d'altronde non c’è individuo migliore di
Cicerone per spiegarci l'oratoria, arte coadiuvata alla giurisprudenza (Cic. era avvocato) secondo la
congiunzione ciceroniana di otium (spazio privato da dedicare agli studi) e negotium (attività pubblica) che
si ritrova anche nelle altre opere, siano esse trattati come il De oratore, o orazioni come le Catilinarie.
Il periodo storico è quello dello smantellamento della costituzione sillana (82 entra con l’esercito a Roma,
dittatore e liste di proscrizione contro oppositori politici, sostegno del senato), ricordiamo che Pompeo e
Crasso consoli (71) restituiscono i poteri ai tribuni della plebe, sottratti da Silla dopo gli scontri con Gaio
Mario, come ritorno alla normalità della vita republicana, che non ci sarà mai più pienamente, dimostrata
otium e
ormai la forza privata dell’esercito. È qui che vanno collocate le orazioni contro Verre, le quali
negotium,
appartengono alla fase più giovanile, ai primordi della carriera politica e retorica di Cicerone (106-43 a.C.).
contesto
Proveniente da Arpino, egli stesso si definisce discendente di stirpe antichissima (di ordine equestre), infatti
storico
il nonno era già un notabile e molto conservatore, così il padre era di grandissima cultura con una enorme
(Silla 82-
biblioteca piena di autori greci; ed è proprio in Grecia che Cic fa molti viaggi d‘istruzione e frequenta autori
76), la vita
greci grazie ai quali affina la sua tècne retoriché: Demostene, Misocrate, Lisia (oratori) ma anche Platone e
di
Cicerone
Aristotele (filosofi). Testimoni dell’attenzione per la retorica greca sono due opere: il ‘’De inventione’’ e il
‘’De optimo genere oratorum’’, quest’ultima traduzione del dibattito tra Eschime e Demostene sulla
corona. Queste due opere rappresentano però anche la volontà di superare il pregiudizio romano sulla
Grecia, vista come disimpegno politico e velleità. Il conservatorismo politico di Cic riesce dunque a
conciliare, al contrario di Catone ad esempio, cultura e politica trovando il concetto di humanitas
(filantropia, l’uomo al centro di tutto, ma è uomo colto che pensa l’arte come strumento additivo per la
politica). Ritornato a Roma Cic inizia il suo cursus honorum con la consapevolezza di poter conciliare
filosofia e retorica, la prima infatti poteva offrire il suo contributo alla vita civile attraverso la retorica. È una
retorica che incide sulla realtà, non è un’ars avulsa dal reale, essa è strumento di utilità sociale (‘’De
oratore’’).
Nominato questore a Lilibeo (Marsala) nel 76, carica pubblica fondamentale del suo cursus honorum
(percorso verso la gloria politica più grande, il consolato), si occupa della provincia di Sicilia, il granaio di
Roma, e lo fa così bene che i siciliani 5 anni (71) dopo gli chiedono di farsi loro avvocato difensore per
sostenere l’accusa contro Verre, ex governatore siciliano che aveva sfruttato e maltrattato la loro terra con
storia del
processo
avidità (quaestio de repetundis, concussione). Cic in tempo brevissimo raccoglie testimoni, indizi e
resoconti, vuole infatti fare anticipare il processo (che si doveva tenere nel 69), perché prima è accusato
prima è condannato, inoltre nel 69 un caro amico di Verre era designato per diventare console. Lo fa
dunque svolgere nel 70. Durante il processo Verre fu subito condannato, schiacciato dalle accuse si era
infatti dato alla fuga e perciò condannato in contumacia.
All’interno delle orazioni contro Verre, molto articolate, bisogna distinguere 3 sezioni principali: la prima, la
divinatio in quintum ceciulium, è una udienza preliminare nella quale Cicerone scrive i motivi per i quali egli
merita di essere l’accusatore di Verre , questo perché Cic si contendeva la possibilità di essere accusatore
struttura
con Ceciulium, sodale in realtà di Verre; la seconda è l’actio prima in verrem, l’orazione che effettivamente
delle
Cic pronunciò in tribunale, qui evita una lunga requisitoria e, scegliendo la brevità riportando testimoni e
Verrine,
suddivisio documenti e utilizzando un tono patetico (verte a smuovere emotivamente, docère delectare flectere),
ne riesce facilmente a mettere i giudici contro Verre, il quale si autoesilia; la terza è l’actio secunda in verrem,
il secondo discorso contro quest’ultimo, che non fu mai pronunciata (la leggiamo perché è una summa dei
motivi della legittima condanna di Verre) ma che servì a dare una determinata immagine di Cic , insomma a
scopo pamphlettistico per far circolare l’idea di salvatore della Res publica.
Nell’actio secunda Cic procede per sezioni e si dimostra grande ritrattista; per catturare l’attenzione del
lettore Cic infatti riesce a concentrarsi nel ritratto del nemico ricorrendo ad escamotage di ogni tipo,
dall’ironia al pathos tragico (docere (informare), delectare (vivace e interessante), flectere (convincere) è la
regola dell’orazione). Lo stile infatti è caratterizzato dall’etopea (vivida caratterizzazione di un personaggio,
la stile
(variatio èthos e poièo) e dalla variatio, strumenti attraverso il quale delecta e flecte, mantenendo viva l’attenzione
etopea, dell’uditorio. A questi si aggiunge anche la ripetizione, il ripercorrere più è più volte personaggi e vicende;
replicatio) due sono i motivi di tale strumento, da una parte serve a Cic per rendere autonoma ogni sezione dell’actio
secunda che, in quanto scritta e mai pronunciata, poteva essere diffusa mutila di alcune sezioni, dall’altra
c’è la volontà di far memorizzare all’uditorio i tratti fondamentali del proprio discorso, aumentando
la struttura l’efficacia della propria persuasione.
della nostra Le sezioni sono 5 e hanno 5 argomenti diversi, ciò fa sì che non ci sia la struttura tipica dell’oratio, rispettata
actio invece nell’actio prima, ma che ci sia una struttura formata da sezioni narrative e poi infine la peroratio
secunda
(manca dunque l’argomentum), questo perché così fa un discorso unico e una grande peroratio.
(sottosezio
Le 5 sezioni riguardano: De pretura urbana, De pretura siciliensi, De frumento, De signis, De supplicis. La
ni 5)
prima si occupa dei primi passi della carriera di Verre e parla dell’incarico come pretore che gli permetteva
di gestire tutti i processi civili; la seconda della pretura in Sicilia; la terza che riguarda i meccanismi
attraverso i quali Verre depredò l'isola della sua ricchezza di grano; la quarta che si occupa della debolezza
di Verre di fronte alle opere d’arte, che rubò in gran quantità; e infine la quinta che parla della crudeltà di
Verre contro i suoi nemici, che fa sì che Verre sia definito da Cic come debole ed effemminato.
L’oggetto della nostra lettura sarà la digressione che vede la descrizione della statua di Diana (Artemide) a
Segesta, la quale Verre sottrasse alla città per avidità, e si trova tra la sezione o libro IV e V.
Il collezionismo di Verre era già cominciato in Grecia, in seguito infatti all’avvicinamento a Silla passa da in
CIlicia e in Grecia, dove riesce ad acquistare e ad accaparrarsi prodotti d’arte. Probabilmente Verre fu un
la vero intenditore di arte ed esteta, contrario totalmente all’idea di una cultura come base per la politica, ma
questione che soprattutto vedeva i manufatti solo come oggetti estetici belli e non come oggetti sacri, religiosi (ogni
dell'arte
creazione artistica era importante perché costituiva un aspetto della vita civile). È chiaro dunque che Cic
per Verre e
Cic, lotta vuole mettere in risalto tale aspetto, rendendo Verre, attraverso la propria etopea, un traditore dei sacri
ideale e valori religiosi e civili, che vedeva l’arte come valore supremo e non come strumento in funzione del
lotta tessuto civile. Non a caso Cic ostenta la propria ignoranza di fronte all’arte, facendo suo, nelle lunghe
politica digressioni descrittive riguardanti le opere d’arte, il punto di vista dell’uomo comune siciliano e del civis
romano.
C’è anche da dire che la lotta contro Verre è anche contro tutti quegli oligarchici ricchi che venivano meno
ai principi di giustizia dello stato romano, così come significava scagliarsi contro i reduci della dittatura
siliana; infatti la condanna di Verre e l’esaltazione del culto degli avi serve come presa di posizione per una
Repubblica più giusta.
Aristotele ci dice che ci sono 3 generi della retorica: giudiziario (riguarda i processi), epidittico (si dimostra la
il genere natura di qualcosa, o elogio o invettiva), deliberativo (riguarda le sedute di deliberazione politica); ma le
delle ‘’Verrine’’ non sono assimilabili ad uno solo di questi generi. Esse sono un incrocio di generi letterari che
Verrine, la mischiano sia tratti epidittico che giudiziari, anche se quest’ultimi sono i più frequenti. L’orazione giudiziaria
struttura
è caratterizzata da 4 parti: l’exordium, volta catturare l’attenzione e la simpatia dell’uditorio, e a definire i
aristotelica
dell'orazio contenuti che saranno oggetto dell’orazione; la narratio, cioè racconto di ciò che è avvenuto; l’argomentum
ne (quello che spesso manca nelle sezioni del l’actio secunda), dove si portano testimoni e documenti a favore
della propria parte giudiziaria; e infine la peroratio, cioè la richiesta ai giudici di votare in favore di ciò che si
chiederà.
-In Verrem Actionis Secundae, libri IV-V:
~ Segesta è una città antichissima in Sicilia, o giudici, che a quanto si dice fu fondata da Enea mentre fuggiva
da Troia e giungeva in questi luoghi.
#In realtà Virgilio, in ‘’Eneide’’ III, dice che il momento in cui Enea giunge a Segesta non è quello dopo
essere scappato da Troia, ormai data alla cenere dagli Achei, ma è quando Enea viene da Antandro, un’altra
città. È un’incongruenza voluta perché vuole designare Segesta come antichissima.
@pèrvetus, eris: agg seconda classe ,‘’super vetusto’’ perché per ha significato rafforzativo;
rigo 19-21
oppidum: sost seconda decl neutro, città fortificata militare, differente da civitas (insieme di cives sotto
un’unica costituzione), e urbs (agglomerato di persone);
iudex, iudicis: sostantivo III decl;
~ per la
in Sicilia: stato in luogo (in più abl);
traduzione,
# per la
quod: pronome relativo (all’accusativo perché c’è l’infinitiva ogg) che introduce una posizione relativa il cui
spiegazione verbo principale è demonstrant (indicare, dimostrare, ma che si traduce a quanto si racconta);
, @ per la ab Aenea: compl d’agente (ab più abl);
morfosintas fugiente (fugio, fugis, fugi, fugitum, fugere) e veniente (venio, is, i, ventum, venire): participi presenti con
si valore verbale (attributivo ha abl in -i), indicano un’azione contemporanea a quella del verbo reggente, che
in questo caso è il seguente;
conditum esse: introduce subordinata infinitiva oggettiva che ha come soggetto quod e pred verbale
conditum esse, perfetto passivo (condo, is, didi, ditum, ere) la consecutio tèmporum (se infinito perfetto
l’azione è precedente a quella della principale, se infinito presente è un’azione contemporanea a quella
della principale, se infinito futuro è successiva a quella della principale);
locus: plurale anche loca.
~E così i segestani ritengono di essere legati al popolo romano non solo da un’alleanza e un’amicizia eterne,
ma anche da una comunanza di stirpe.
@arbitrantur (arbitror, aris, arbitratus sum, arbitrari: verbo principale, deponente (forma passiva ma
significato attivo, arbitror significa ‘’io ritengo’’, fa parte dei verba existimandi/putandi, cioè che indica
opinione, danno vita a sub infinitiva oggettiva);
coniunctos esse (coniungo, is, iunxi, iunctum, ere) il suo soggetto è ‘’se’’(acc pron pers perché I soggetti):
22-24
infinito perfetto passivo, ma è più di contemporaneità che di passato (rompe la regola degli infiniti, perché
può anche essere interpretato solo come il verbo essere più l’aggettivo coniunctos, cioè come copula e
nome del predicato);
se: è soggetto (pron pers di terza persona che non è id perché riflessivo) di coniunctos, va in accusativo
perché è il soggetto della proposiz subordinata infinitiva (regola che hanno il sogg in acc);
cognatione: cum più nasco.
~Un tempo questa città, quando (quella città) combatteva con i cartaginesi per conto proprio (a suo nome)
e di sua iniziativa, dai cartaginesi fu presa con la forza e distrutta, e tutte le cose che potevano essere di
ornamento alla città furono portate via da quel luogo presso Cartagine.
#Segesta a un certo punto in un tempo imprecisato (cum bellaret è impreciso, alcuni commentatori lo
collocano tra il V e IV sec. quando i cartaginesi non facevano altro che distruggere la Sicilia) si scontrò con
Cartagine, ma lo fece per conto proprio non come alleata romana;
@quondam: avv di tempo;
cum: introduce una temporale con cong storica;
24-28
urbi: dativo di vantaggio (tutte quelle cose che potevano essere di ornamento);
vi: abl di strumento di vis, roboris;
captum (sottintende est): indicativo perfetto passivo di capio, non supino perché sottintende est,
concordato al neutro oppidum;
deletum: perfetto passivo di deleo, deles, delevi, deletum, delère;
omnia: agg II classe a due uscite, neutro plurale;
possent: imperfetto congiuntivo di possum;
Cartaginem: moto a luogo, che di solito si rende con in/ad più accusativo, che qui però è in accusativo
semplice perché nome di città (o di isola piccola);
~Si trovava presso i segestani una statua in bronzo di Diana, oggetto di grandissima e antichissima
venerazione ma anche realizzata con una straordinaria capacità artistica, questa statua trasferita a
Cartagine aveva mutato luogo e popolo, ma certamente conservava l’antico culto.
#Comincia la sezione narrativa della descrizione della statua. La scelta dell’imperfetto rende l’aspetto
dell’azione, significa che quella statua aveva dimora a Segesta da tanto tempo, sfumatura semantica che si
nota solo grazie al tempo imperfetto (i tre valori del verbo: momentaneo, continuato, compiuto);
@apud: preposiz che regge acc;
ex aere (aes, aeris neutro): complemento di materia (ex + ablativo); cum summa e antiquissima (modo);
preditum: aggettivo dal participio perfetto datus, c’è il verbo praedo, as etc. (fornito, che ha, che dispone
di);
religione (religio, religionis, III declin): in base al contesto significa cose molto diverse, sarebbe da tradurre
come ‘’religione’’, ‘’scrupolo religioso’’, ‘’superstizione’’ (che ha comunque un suo nome, cioè superstitio),
‘’culto/venerazione’’, l’etimologia ha un bivio: o rileggere (tornare su qualcosa) o legare (vis a vis con la
29-33 divinità), di sicuro l’aspetto superstizioso è importante dato che i Romani avevano i numina, frutto di un
animismo in cui bisognava propiziarsi il favore della forza divina (i più importanti Saturnus protettore della
semina, Faunus protettore dei boschi, Ops dea del raccolto, e poi i tre fondamentali, Lares protettori della
casa, Penates dei della dispensa, i Mani le anime buone dei morti che con la loro purezza santificavano il
luogo della sepoltura);
religione ci porta a un altro nome, deus (II decl.): (deus, dei, deo, deum, dive, deo);
cum tum: in correlazione tra loro;
opus, operis: opera
perfectum: supino di perficio, apofonia latina meccanica per+facio, accade perché fa- da sillaba esterna
diventa interna ed è breve;
singulari opere artificioque: endiadi (en+duo in due);
singularis, singularie: agg II classe a due uscite;
translatum: trans+fero, transfers, transtuli, translatum, transferre;
mutarat: forma sincopata di mutaverat;
homo, hominis;
pristinus: antico, primitivo.
~Infatti a causa della straordinaria bellezza sembrava anche ai nemici degna della più profonda venerazione
(sembrava opportuno venerarla in modo santissimo).
@pulcher, a, um, ior, ius, errimus;
33-35 colo, colis, colui, cultum, ere: venerare;
videbatur (videor, videris, visus sum, videri): 3 pers sing, costruzione impersonale perché significa
‘’sembrare opportuno’’.
~Alcuni secoli dopo Scipione, nella terza guerra punica, prese Cartagine.
#Publio Cornelio Scipione Emiliano anche detto l’Africano, colui che assediò e distrusse Cartagine (146 a.C.).
@aliquot saeculis (saeculum, i) post: compl di tempo indeterminato, in questo caso post non è
1
proposizione ma avverbio (dopo);
tertio (tertius): bisogna sapere tutti e tre i numeri fino al numero 10 (cardinali tres, ordinali tertius,
distributivi terni).
~In occasione di questa vittoria – vedete la virtù e la scrupolosità dell’uomo, affinché possiate gioire di
esempi di eccelsa virtù patria (affinché voi godiate di esempi domestici/nostrani di virtù eccelsa) e perciò
giudicare degna di un odio tanto più grande l’impudenza incredibile di costui – dopo avere convocato tutti i
siciliani, poiché aveva saputo che per lunghissimo tempo e spessissime volte la Sicilia era stata vessata dai
cartaginesi, ordina che sia ricercata ogni cosa.
@qua: nesso relativo;
videte, (video, es, vidi, visum, videre): prendere in considerazione, non è un vedere fisico;
ut: regge una finale (presente per contemporaneità, perfetto per anteriorita);
1-7
exemplis: dat di vantaggio;

iudico, iudicas, iudicavi, iudicatum, are; iubeo, es, iussi, iussum, iubère;
audacia (dal verbo semideponente audio): termine chiave del lessico dell’invettiva politica, quando c’è
audacia significa che quel politico esercita i propri diritti politici senza rispetto delle istituzioni (l’audacia
sarà di Catilina ad esempio), è un vizio terribile;
istius: agg dimostrativo usato spesso in senso dispregiativo, come ‘’codesto’’ in italiano;
convocatis siculis omnibus: abl assoluto, ripassare la consecutio del participio (presente azione contemp,
passato azione anteriore);
vexo (are): dal verbo veho, veis, vexi, vectum, ere (trasportare, italiano veicolo), con la x diventa intensivo e
simboleggia un azione aggressiva;
cognorat (cognosco, is, cognovi, cognitum, ere): forma sincopata di cognoverat, modo indicativo tempo
piuccheperfetto 3° singolare diatesi attiva;
conquiri (quaero), is, conquisivi (quaesii), conquisitum, conquirere: ricercare;
eo: avverbio, ‘’tanto più’’;
dignus: regge l’abl strumentale;
gaudeo (es, gavisus sum, gaudere): semideponente, forma attiva nel presente e passiva nel perfetto
diutinus, a, um: lungo tempo;
~Promette che sarebbe stata sua grande cura che tutte le cose che erano appartenute alle città sarebbero
stare restituite (restituire tutte le cose alle città alle quali esse erano appartenute).
7-8 @polliceor, polliceris, pollicitus sum, eri: deponente, impegnarsi per una promessa;
fore ut restiturentur: futurum esse (infinito futuro perché passivo), ut + cong imperf ha sfumatura finale,
ma prima c’è fore che ha senso di intenzionalità, ‘’stare per accadere’’;
restìtuo, restituis, restitui, restitutum, ere; quisque, quique, quidque (cuius, cui, quem, quo).
~Allora le cose che una volta erano state sottratte a Himera di cui ho parlato prima furono restituite ai
termitani (abitanti di Terme), altre ai geleti, altre agli agrigentini, tra le quali anche quel famoso toro che si
dice che il più crudele di tutti i tiranni, Falaride, aveva posseduto, nel quale era solito introdurre uomini vivi
per supplizio e accendere sotto una fiamma.
#Il toro è un grande toro di bronzo, entro il quale incastrata il condannato per farlo soffrire col caldo del
fuoco, addirittura le urla di chi stava dentro erano scambiate per un ruggito. Le cose di Himera sono
restituite a Terme perché essa fu distrutta nel 409 a.C. e ricostruita col nome di Terme.
@sublata erant: (sùb+fero subfero, subfers, sustuli, sublatum, subferre) indicativo, piuccheperfetto, 3°
plurale neutra, diatesi passiva;
9-14 de quibus: de+abl è compl di argomento;
reddo, reddis, reddidi, redditum, reddere: ridare;
ille nobilis: ha significato anche di famoso, non solo nobile, ecco perché ille;
habeo, habes, habui, habitum, habere;
soleo, es, solitus sum, solère: semidep;
demitto, demittis, demisi, demissum, demittere: mettere sotto;
subicio, subicis, subieci, subiectum, subicere: sub+iacio, porre sotto;
quem dicitur: non è solo una proposiz relativa, all’interno di essa c’è anche una proposiz infinitiva oggettiva
retta da dicitur, che ha come soggetto all’acc quem e come verbo, all’infinito, habuisse, quali sono i verbi
che danno vita ad una infinitiva oggettiva? i verba dicendi, sentiendi, affectum e voluntatis.
~Quando Scipione restituì agli agrigentini questo toro, si narra che disse che era giusto che quelli
riflettessero se fosse più utile agli agrigentini essere schiavi dei loro concittadini o essere sudditi del popolo
romano, dal momento che la stessa opera d’arte era per loro testimonianza della crudeltà di un loro
concittadino e della nostra mitezza.
#Scipione coglie l’occasione per far notare con eleganza che egli aveva piacere di restituire il toro sottratto
agli agrigentini, però quel toro stesso era un monumentum (testimonianza) della crudeltà tremenda di un
15-19 loro conterraneo (Falarid) ma anche della generosità dei romani.
@quem: è un nesso relativo ma bisogna tradurlo come dimostrativo (non ‘’il quale’’, ma ‘’questo’’);
reddo, reddis, reddidi, redditum, reddere;
utilius: comp di maggioranza neutro di utilis, e;
servio, servis, servii, servitum, servire;
monumentum: testimonianza (falso amico); mansuetudo, mansuetudinis;
dicitur dixisse: poliptoto (indicativo presente 3° sing passivo, infinito perfetto) tra l’altro notiamo come
dicitur che è verbum dicendi (proposiz principale) regge una subordinata infinitiva oggettiva, (che è dixis),
che regge un’altra subordinata infinitiva oggettiva (aecum esse), quest’ultima infine regge una infinitiva
soggettiva (illos cogitare);
idem, ipse: sono pronomi determinativi; anne: avv ‘’forse’’; obtempero vuole il dat ‘’assoggettarsi’’;
~In quel tempo, con la massima sollecitudine, quella stessa diana di cui parliamo è restituita agli abitanti di
Segesta; è riportata a Segesta, è ricollocata nella sua antica sede con grandissima gratitudine e gioia dei
cittadini.
@maximus: viene da magnus;
20-23 reporto, as, avi, atum, are;
repono, is, reposui, repositum, reponere;
sedibus: sedes, sedis è di III decl ma fa eccezione, infatti al singolare significa ‘’dimora’’ al plurale ‘’luogo di
dimora ampio’’ (in questo caso è al plurale perché la statua è enorme);
gratulatione:
~Questa era stata posta a Segesta su un piedistallo assai alto, nel quale era stato inciso a grandi lettere il
nome del l’Africano ed era stato scritto che egli, dopo aver conquistato Cartagine, l’aveva restituita. Era
venerata dai cittadini, era ammirata da tutti gli stranieri.
@erat: vale sia per perscriptum che per restituisse, perscriptum significa ‘’scrivere di seguito per intero’’,
restituisse è una subordinata infinitiva di tipo ogg che indica anteriorità rispetto alla principale (perscriptum
erat);
pono, ponis, posui, positum, ponere;
23-27 litteris: al singolare vuol dire lettera d’alfabeto, al plurale letteratura;
sane excelsa: avverbio e aggettivo (ex cellere);
incido, incidis, incidi, incisum, incidere;
perscribo, is, perscripsi, perscriptum, perscribere;
Cartagine capta: ablativo assoluto, infatti è un inciso;
visebatur (viso, is, visi, visum, visere): è un intensivo che viene da video + to (‘’vedere più volte’’);
colo, is, colui, cultum, colere: venerare;
advenio, advenis, adveni, ventum, venire: arrivare, advenis in questo caso è sostantivo di I advena.
~Quando ero questore mi venne mostrato da loro prima di questa. Era una statua oltremodo grande ed
alta con una veste lunga fino ai piedi.
#Cicerone fu questore all’Illibeo nel 75, la carica di questore poteva essere urbana o provinciale (Roma o
province); il questore era magistrato nominato dai consoli e aveva funzioni di tipo finanziario, militare e
giudiziario. Questa è l’unica testimonianza della presenza di Diana a Segesta.
signum: sostantivo neutro di III decl, deriva dall’indoeuropeo sei(q)n che in latino porta a secum, signum
27-29 può essere legato sia all’ambito militare, sia a quello astronomico (come sinonimo di siderus), sia al campo
artistico e significa statua; da questa radice vengono sigillum, signare, insignis;
@cum quaestor esse: proposiz temporale (cum+cong imperf suum);
admodum: avverbio;
prius: (comp di prior) qui ha valore temporale (prima di questo);
nemo, nihil: ripassare;
stola: veste lunga.
~In verità, tuttavia, in quella mole era presente l’età e il portamento di una giovane donna. Le frecce
prendevano dalla spalla, con la mano sinistra teneva stretto l’arco, con la destra impugnava davanti a sé
una fiaccola ardente.
#Questa descrizione di Diana/Artemide è quella tipica di una statua di tipo arcaico, questo perché ha veste
lunga e non corta come verrà poi ritratta successivamente.
@inerat: ineo (composto di sum);
praefereabat: prae+fero (fero ha 4 significati, portare, sopportare, narrare e produrre materialmente
(‘’fertile’’));
pendo, is, pependi, pensum, pendere; retineo, es, retinui, retentum, retinère;
ab umero: compl di provenienza (a/ab + abl);
sinistra manu (manus, manus): abl strumentale;
virginalis (agg da virgo, virginis): sia ad aetas che ad habitus (non veste ma ‘’portamento’’)
retineo, retines, retinui, retitentum, retinère.
~Quando questo nemico e ladro di tutto ciò che vi è di sacro e venerando, la vide, fu come percosso da
quella stessa fiaccola e iniziò a bruciare di una folle brama; comanda ai magistrati di rimuoverla dalla base e
di darla a lui; dichiara che nulla sarebbe stato a lui più gradito.
#Perchè magitratibus? Ce n’era uno solo come a Catania e quindi è un plurale retorico, oppure c’era un
collegio di magistrati a Segesta?
@religio: cose attinenti alla sfera del secro;
face (causa): fax, facis (‘’fiaccola’’), diverso da faux (‘’fauci’’’);
praedo, praedonis: maschile;
coepio, is, coepi, coeptum, coepere: cominciare;
cum: cum + cong piuccheperfetto (temporale relativa indica anteriorità);
32-3 quasi: quam+si ‘’come se’’;
cupiditate et amentia: endiadi;
magistratus, us: IV;
percussus esset: viene da percutio, is, cussi, percussum, ere (per + quatio, is, quassi, quassum, quatere);
ut: valore volitivo perché introdotta da un verbum hortandi (anche rogandi, basta che indichi un desiderio,
qualcosa che si vuole), diversa da quella dichiarativa introdotta da accadimento (fio) o effetto (facio);
demoliantur (demolior, iris, itus sum, iri): de + molior, non ‘’demolire’’ (falso amico) ma ‘’rimuovere dal
piedistallo’’, ;
gratius: comparativo neutro;
futurum (sottinteso esse): ‘’che sarebbe stato’’; do, das, dedi, datum, dare
ostendo, is, ostendi, ostentum, ostendere.
~Quelli in realtà gli dicevano che per loro sarebbe stato un sacrilegio e che essi erano trattenuti non solo da
grandissima venerazione ma anche da grandissimo delle leggi e della giustizia. Costui insisteva con minacce
e faceva balenare ora speranza ora timore.
@infiniti storici: dicere, teneri, petere, minari, ostendere; significa che manca il verbo principale e che
questo è da individuare in questi infiniti, significano il ripetersi di un evento;
nefas: neutro invariabile;
teneo, es, tenui, tentum, ère
3-6 metus, us: timore;
lex, legis;
iudicium iudicis;
peto, petis, petiit, petitum, petere: peto regge a/ab + ablativo della persona a cui si chiede (4 significati,
chiedere per ottenere, dirigersi verso, assalire, aspirare a d’una carica politica), è da contrapporre al verbo
quaero, is, quaesi, quaesitum, quaerere (chiedere per sapere); ostendo, is, di, ostentum, ostendere
(balena);
cum…tum: coordinata correlativa;
spes, spei: speranza.
~Quelli (i magistrati, i segestani) gli opponevano tavolta il nome dell’Africano; dicevano che quello (la
statua) apparteneva al popolo romano; (dicevano) che loro non avevano alcun potere su ciò che un
comandante famosissimo, dopo aver preso la città dei nemici, aveva voluto che fosse ricordo della vittoria
del popolo romano.
#Scipione lasciava dei segni della propria vittoria (monumentum) e anche questa statua aveva questa
funzione, tanto più che il suo nome era inscritto nel piedistallo. Inoltre imperator significa comandante
dell’esercito in età repubblicana, solo da Augusto in poi esso assume il carattere di monarca.
7-10 @oppono, is, opposui, oppositum, opponere;
urbe capta: abl assoluto;
habere: infinito storico regge o imperfetto o piuccheperfetto; volo, vis, volui, velle;
quod: relativa propria che per attrazione modale (dipendenza dall’infinito ed è parte integrante, non
accessoria) ha il congiuntivo;
potéstas, atis;
imperator: comandante; volo, vis, volui, velle (non ha il sistema del supino e il sistema del perfetto è
normale)
~Dal momento che costui quotidianamente incalzava, per nulla più remissivo e anzi molto più veemente, la
questione è discussa in Senato. Con forza si protesta da parte di tutti e così in quel frangente e in occasione
della prima venuta di questi, si oppone un energico rifiuto.
@pernegatur: pernego rafforzativo (per + nego); verbi intransitivi hanno la forma passiva solo alla terza
persona singolare con valore impersonale.
remissius e veementius: avverbi (remisse, vehementer) al grado comparativo (in modo più remissivo e in
10-14 modo più veemente)
senatus, us;
insto, instas, institi, instaturus, instare;
agito, as, avi, atum, are;
reclamo, as, avi, atum, are: gridare contro, protestare;
adventus, us: venuta; omnis, e (agg), omnes, omnium (s. m.);
~In seguito, di qualunque onere si trattasse, nel reclutare marinai e rematori, nell’esigere il frumento,
imponeva ai segestani più (tasse) degli altri, anzi molto più di quanto essi erano in grado di sopportare.
#Verre si vendica con le ritorsioni verso i segestani, che odia per non avergli ceduto la statua di Diana.
@in exigendi, in imperando (abl di limitazione): sono gerundivi adoperati al posto del gerundio, dovuto al
fatto che il verbo in questione è transitivo ed ha un compl ogg espresso, inoltre la proposiz in+abl c’è lo
14-17 suggerisce (aggettivo verbale che indica necessità al passivo);
post: sempre l’acc dopo, qui vale come avverbio di tempo ma può essere anche di luogo nonché preposiz;
onus, oneris: ‘’peso, onere’’; exigo, is, exegi, exactum, exigere;
remex, remigis;
fero: 4 significati (narrare, produrre, portare, sopportare);
amplius: comparativo di amplus, a, um;
~Inoltre convocava i loro magistrati, faceva venire presso di lui i più nobili e più in vista, se li portava dietro
per tutte le circoscrizioni giudiziarie della provincia, minacciava singolarmente che egli sarebbe stato per
ciascuno la rovina, minacciava tutti riuniti insieme che egli avrebbe distrutto quella città.
#descrive nel dettaglio la qualità e la quantità delle minacce che sto stronzo faceva ai segestani.
@fora: plurale di forum (circoscrizione);
magistratus, us;
evoco, as, avi, atum, are: chiamare fuori, chiamare a sé; optimum: qui vale come superlativo di bonus;
arcesso, is, ivi, itum, ere: far chiamare;
17-21
quisque: ciascuno;
rapio, is, rapui, raptum, rapere: verbo in -io della III coniug, qui in senso fig ‘’trascinare’’;
singillatim: uno a uno, singolarmente, avv;
denuntiare: ‘’minacciare’’ vuole acc+infinito, dà vita ad un’infinitiva oggettiva della posteriorità;
unicuique e calamitati: doppio dativo di effetto e persona nel cui interessa si realizza l’effetto/di relazione;
funditus: interamente;
minor, minaris, minatus sum, minari: dep e trans di IV; everro, is, everri, eversum, everrere: spazzare;
universi, orum: tutti riuniti.
~E così un giorno i segestani, vinti (piegati) da molte vessazioni e da grande timore, decisero che bisognava
conformarsi al comando (all’ordine) del pretore. Con grande tristezza e gemito dell’intera città, fra molte
lacrime e lamenti di tutti, uomini e donne, si appalta la rimozione della statua di Diana.
#Qui Cicerone si fa patetico per trasmettere il dolore dei segestani, la tecnica è quella dell’amplificatio
(multi, magni ripetuti molte volte per insistere, ridondanza)
@parendum esse: gerundivo è un aggettivo verbale che si declina come i tipi -us, a, um, qui la costruzione è
quella della perifrastica passiva (gerundivo+sum indica necessità/dovere); pareo, es, parui, paritum, parère;
vinco, is, vici, victum, vincere: qui in senso di ‘’piegato’’;
malum, i: male;
21-26
metus, us: maschile;
decerno, is, decrevi, decretum, decernere: decidere amichevolmente, verba declarandi sostiene una
infinitiva oggettiva;
multis malis: abl semplice, compl di causa;
lacrumis: arcaismo, da lacrima, ae;
gemitus, us;
totius: agg pronominale;
lamentatio, lamentationis;
vir, viri;
mulier, mulieris: donna;
luctus, us: qui nel senso di ‘’dolore’’;
locatur: diatesi passiva di loco, as, avi, atum, are significa sia ‘’metter in uno spazio’’ sia ‘’appaltare, affittare
un lavoro pubblico’’;
tollendum: tollo, is, sustuli, sublatum, tollere, ricordiamo che il gerundio è un sostantivo verbale;
simulacrum: stessa radice di similis (agg II classe a due uscite) che dà origine al verbo simulo (I coniug); il
termine simulacrum va tradotto come immagine, bisogna però tenere conto che si riferisce ad un’entità
incorporea, i simulacra si contrappone ai corpora; perché Cicerone usa questo termine? Allude al valore
religioso più profondo che questa rappresentazione significava per i segestani.
~Vedete quanta venerazione vi fu, presso i segestani, o giudici, sappiate che non si trovo nessuno, né libero
né schiavo né cittadino né straniero che osò toccare quella statua.
#Cicerone attraversa tutte le categorie degli abitanti di Segesta.
@video: sta per ‘’prendere in considerazione’’;
scio, scis, scii, scitum, scire: regge infinito+acc e al futuro ha sempre valore di presente ;
26-30 repertum (reperio, reperis, repperi, repertum, reperire) esse: ‘’ritrovare’’ infinitiva oggettiva, ricorda che è
passivo infinito perfetto, fosse stato futuro sarebbe stato reperturum esse
audeo, es, ausus sum, audere: semidep;
scitote è imperativo futuro II plur (I, II sing; I, II plur);
peregrinum: è lo straniero;
attingo, is, adtigi, adtactum, adtingere: ad+tango, is, tetigi, tactum, tangere (apofonia latina);
~Sappiate che da Lilibeo (Marsala) alcuni barbari furono condotti (a Segesta) in qualità di operai, questi
quindi ignari di tutta la faccenda e della venerazione per la dea, dopo avere accettato la paga, rimossero la
statua. E quando questa fu portata fuori dalla città immaginate che folla di donne si formò, (immaginate) il
pianto degli anziani!
@adduco, is, duxi, ductum, adducere;
operarius, operari: considerando che repertum esse è passivo, esso è compl predicativo del sogg (barbaros)
che si trova all’acc perché siamo in una infinitiva ;
barbaros (eteroclito di IV ma al dat e gen no): da intendere nell’accezione greca, cioè di persona non
parlante la lingua ellenica, quelli a cui si riferisce probabilmente erano gli autoctoni (Sicàni misti ai punici)
presenti in Sicilia prima della dominazione greca;
30-34
totius: aggettivo pronominale che al nom sing sembra I classe a tre uscite ma invece fa parte degli agg
pronominale perché al genitivo e al dativo riproducono la declinazione dei pronomi;
negotium, i;
quidam (‘’un tale’’): da ricordare acc in quendam e genitivo plur in quorundam;
merces, mercedis: salario, pagamento;
mercede accepta: ablativo assoluto (quando ci sono le incidentali chieditelo sempre);
quod: nesso relativo (quando a inizio frase, bisogna sempre scinderlo in due parti: et + is/ea/id declinato)
mulier, is;
conventus, us: assembramento, folla;
fletus, us: lamento, pianto.
~E alcuni di questi conservavano il ricordo di quel giorno quando quella stessa Diana, ricondotta da
Cartagine a Segesta, aveva annunciato col suo ritorno la vittoria del popolo romano. Quanto diverso
sembrava questo giorno rispetto a quel tempo!
#La successione di nomi propri segna il percorso della statua.

1-4
@quorum: nesso relativo (et+eorum);
nonnulli, orum: alcuni uomini;
teneo, is, tenui, tentum, tenère: sia trans che intrans, qui intrans perché “conservare’’;
Karthagine (kartago, kartaginis): abl semplice che indica moto da luogo (non abl assoluto);
Segestam: acc semplice che traduce moto a luogo;
reveho, revehis, revexi, revectum, revehere: riportare;
nuntiasset (nuntio, as, avi, atum, are): cong piuccheperfetto (sincopato) perché consecutio con l’imperfetto
(anteriorita);
reditus, us: ritorno;
videor: regge due dativi, di solito però regge nella costruzione personale il nom+infinito.
~Allora il comandante del popolo romano, un vero eroe, riconduceva gli dei patri recuperati dalla città dei
nemici, ai segestani, adesso il pretore dello stesso popolo, abietto ed empio, dalla città degli alleati portava
via quegli stessi dei con un empio sacrilegio.
@abbiamo una proposizione su due segmenti: il primo si apre con tum e il secondo con nunc, attraverso di
essi Cicerone esprime la contrapposizione tra il passato glorioso dei tempi di Scipione (imperàtor) e il
presente vergognoso dei tempi di Verre (praetor);
deos patrios, eosdem illos deos: sono plurali retorici perché questi dei, che l’Africano aveva portato a
4-8 Segesta di nuovo e che Verre vuole portare via, stanno per Diana;
aufero, s, abstuli, ablatum, auferre: portare via;
scelus, sceleris: neutro III,’’delitto, scellerataggine’’;
nefario: viene da nefas che è indeclinabile come fas (‘’ordine divino’’) quest’ultimo è legato al verbo ‘’fari’’
(‘’parlare di ciò che è lecito’’, e quindi ‘’nefas’’ è ciò che è illecito) ma oltre ad essere un verbo autonomo
indeclinabile è anche un termine radice che si trova in molti derivati come ‘’fastus’’ (dies fasti, giorni in cui
la divinità rende lecita una determinata attività);
segestani, orum.
~E che cosa c’è di più noto (celebre) in tutta la Sicilia del fatto che tutte le matrone e le vergini si riunirono a
Segesta quando la statua di Diana veniva trasportata fuori dalla città, la unsero di unguenti la ricoprirono di
corone di fiori, accesi i profumi con l’incenso la accompagnarono fino ai confini del territorio?
#Cicerone descrive il rito religioso della processione.
@hoc: ha valore epesegetico, è preludio ad una spiegazione; quid introduce una interrogativa diretta;
virgo, virginis;
Segestae: è locativo;
9-13 ungo, is, unxi, unctum, ungere;
compleo, comples, complevi, completum, ère: ricolmare;
flos, floris;
coronis et floribus: endiadi;
unguentum, i;
ture: tus,turis (calco dal greco tuos ‘’incenso’’);
finis, is: confine; usque: ‘’fino a’’;
incendo, is, incendi, incensum, incendere: accendere; incensis odoribus è abl assoluto;
sequor, sequeris, secutus sum, sequi: dep di III, ‘’seguire, accompagnare’’.
~Se tu allora non hai avuto rispetto (non hai temuto) questa così grande venerazione quando eri investito di
potere, a causa della avidità e della impudenza, nemmeno adesso hai paura in una circostanza di così
grande pericolo per te e per i tuoi figli?
@pertimesco, is, timui, ère: temere molto;
imperium, i: abl perché stato in luogo figurato;
perhorresco, is, perhorrui, perhorrescere: ‘’inorridire, tremare’’;
liber, i: figli/libri; tuo: dativo di svantaggio/di relazione;
periodo ipotetico I tipo, indicativo in tutti i tempi determina la conseguenza oggettiva.
13-18 ~Quale uomo, dinnanzi all’ostilità degli dei immortali, o anzi quale dio, ritieni che ti sarà d’aiuto dopo così
gravi sacrilegi (dopo aver violato così tante cose sacre)?
@invitus invita invitum: la cui volontà è contraria (volo con -in che significa contrasto);
auxilio: eccezioni da ripassare;
puto, as, avi, putatum, are: regge infinitiva ogg;
dis immortalibus: dat di svantaggio
auxilium,i;
violo, as, violavi, violatum, are: abl assoluto con religionibus;
futurum: infinito futuro del verbo suum.

~Quella statua di Diana, nella pace e nell’ozio, non ti comunicò (trasmise) alcuno scrupolo religioso?
@adfero, s, attuli, allatum, adferre: fornire; tibi: dat etico;
~E questa statua, dopo che era stata collocata in queste due città, conquistate e incendiate, si salvò per due
volte dal fuoco e dalla spada (dal ferro e dal fuoco) delle due guerre; e dopo la vittoria dei cartaginesi,
avendo cambiato collocazione, non smarrì il culto, con la virtù dell’Africano recuperò il culto insieme alla
sua fede.
#Siamo in una sezione di interrogative dirette, volte a trasformare Verre da imputato a condannato. C’è una
ricorsività intenzionale (ripetizione di concetti incontrati già paragrafi pima per segnali nella mente
dell’uditorio): rubata a Segesta, anche a Cartagine aveva aura religiosa, dalla quale poi è stata sottratta da
18-24 Scipione. Verre ha un’ontologica mancanza di rispetto verso tutto ciò che è sacro.
@flamma ferroque: ex+abl (compl di separazione);
locus, i;
simul cum loco: indica contemporaneità (insieme a);
tamen: tuttavia;
ammitto, is, amisi, amissum, ammittere: ab+mittere, mandare via da sé, trascurare/perdere;
bis: avverbio (‘’due volte’’) (ripassare i numeri fino al X sia ordinali che cardinali che distributivi);
vidisset: retto da cum, che si lega a locata fuerat (due forme verbali separate tra di loro, piuccheperfetto
sarebbe locata erat);
loco mutato: abl assoluto (loco in questo caso sta per ‘’sede’’); da non confondere con lucus (‘’bosco’’);
religionem: ben 2 volte compare, qui il senso;
~Compiuto questo misfatto, quando il basamento fu vuoto e su di esso inciso il nome di Publio Africano la
situazione sembrava a tutti indegna e insopportabile, non solo che fosse stato violato il sentimento
religioso, ma anche che Caio Verre avesse eliminato la gloria delle imprese di un eroe come Publio Africano,
il ricordo della (sua) virtù, i monumenti della sua vittoria.
#In questo punto c’è una gradatio (una climax), l’intensificarsi cioè di una modalità espressiva: se all’inizio
Cic aveva fatto vedere un Verre che sembrava sacrilego, adesso è ben chiaro ed evidente che egli abbia
mancanza di rispetto non solo verso il Pantheon degli dei, ma anche verso l’Impero Romano intero, perché
ha eliminato la gloria dell’Africano.
@scelere (scelus, sceleris) suscepto (suscipio, is, suscepi, susceptum, suscipere): abl assoluto (da suscipio,
25-30 sub+capio, ‘’prendere su di sé quindi fare una cosa volontariame, quando -ca da esterna diventa interna, il
timbro cambia e diventa -ci; apofonia latina, cioè cambiamento di timbro vocalico dove in partenza
abbiamo una vocale breve che da esterna diventa interna);
inanis, is: vacuo, inanime; quidem: avv, ‘’per di più, inoltre’’;
videbatur: qui è normale, infatti videor può avere costruzione personale con nom e inf, o impersonale, ma
può anche essere un passivo normale;
nomen, is: neutro;
incido, is, incidi, incisum, incidere;
intoleranda: gerundivo, si declina come agg di I classe;
tollo, is, sustuli, sublatum, tollere: ‘’togliere, eliminare, distruggere’’ (subfero significa ‘’soffro, sopporto’’).
~Quando questo fu riferito a costui riguardo al basamento e all’iscrizione, pensò che gli uomini si sarebbero
dimenticati di tutta la faccenda (sarebbero giunti alla dimenticanza di tutta la faccenda) se egli avesse
eliminato anche il basamento, testimonianza del suo misfatto. E così (i segestani) appaltavano la rimozione

30-35
(l’atto della sottrazione) su suo ordine. E questo contratto di appalto è stato recitato a voi dagli atti ufficiali
dei segestani nel corso del primo dibattimento.
#Qui Cic fa riferimento all’actio prima, recitata storicamente e con struttura totalmente nuova (montagne
di prove e testimoni).
@existimo: regge doppio accusativo (compl pred dell’oggetto);
homo, hominis;
oblivio, oblivionis: dimenticanza, oblio (femm);
venio, is, veni, ventum, venire: venturos esse (part fut+sum) perifrastica attiva,
intenzione/imminenza/ineluttabilità;
index, indicis: segno, testimonianza; imperio: limitazione
renuntio: dare nuovamente notizia, riferire, attento perché qua è al passivo;
tollendam: rimozione, eliminazione, gerundio (finale) diverso da gerundivo (intenzione/necessità);
basim: acc particolari di III decl che hanno sia em che im.
~Adesso chiamo te Scipione, dico te talentuosissimo adolescente e ricco di virtù (ornatissimo), chiedo
fervidamente a te un compito dovuto alla tua stirpe e al tuo nome.
#Cic ora palesa di essere di fronte al nipote dell’Africano e gli chiede di prendersi la sua responsabilità
andando contro Verre per difendere il suo avo.
@lectissimum: eletto, talentuosissimo;
inquam, is, inquii: difettivo che si usa solo posposto a parole;
1-3
lectus, a, um: dal participio perfetto di legere, così come ornatus;
debeo, debes, debui, debitum, debère: dovere;
requiro, requiris, requisii, requisitum, ere (re+quaero) e flagito, are: endiadi (‘’chiedo e domando’’); i verba
rogandi sono costruiti con l’acc della cosa che si chiese e l’abl+a/ab-e/ex della persona a cui si chiede;
genus, generis: stirpe;
abs: forma arcaica di ab.
~Perché combatti in favore di costui, il quale ha depredato la lode e l’onore della vostra famiglia, perché
vuoi che questi venga difeso? perché io mi assumo il tuo ruolo? perché svolgo il tuo compito? perché
Marco Tullio chiede i monumenti dell’Africano, mentre Scipione difende colui che li ha distrutti?
#Cic se avesse potuto svolgere l’actio secunda, sarebbe stato in presenza di Scipione Nasìca, discendente
dell’Africano che fece l’avvocato (ne aveva di più) di Verre. Ecco allora l’assurdo della situazione che
addirittura Verre con la sua disponibilità economica riusciva ad avere anche esponenti importanti dalla sua
parte.
@pro+abl: compl di vantaggio non al dativo perché significa ‘’in difesa di’’;
laus, laudis;
3-8 honor, honoris;
depeculor, depecularis, depeculatus sum, ari: dep, (de+peculus viene da pecora, sottrarre così come si
toglie la lana dalle pecore);
volo, vis, volui, velle;
defendo, is, defendi, defendum, ere;
suscipio: sub+capio, sostenere, assumersi;
sustineo, es, sustinui, sustentum, sustinère; tollo (‘’rimuovere’’);
requiro, requiris, requirii, requisitum, requirere;
partis: forma arcaica dell’accusativo di partes;
munus, muneris (III decl): arcaicamente non significa ‘’dono’’ ma ‘’ufficio, compito’’.
~E mentre c’è stata consegnata dagli antenati il costume che ciascuno difenda i monumenti dei suoi avi,
affinché non sia permesso che essi siano abbelliti sotto il nome di altri, tu sosterrai (sarai a fianco) costui il
quale non danneggiò il monumento di Scipione in qualche sua parte, ma lo distrusse ed eliminò
completamente?
@ut: introduce la consecutiva (ut+congiuntivo) e lo fa grazie al correlative ‘’ita’’, diventando insieme
‘’cosicché’’;
ut: introduce la finale, si ha o presente o imperfetto cong, a seconda di contemporaneità e anteriorità;
nomine aliorum: abl compagnia;
trado, is, tradidi, traditum, tradere: trasmettere;

8-12
mos, moris: costume;
maiores: antenati;
aliqua: avv, ‘’in qualche modo’’;
obstruo, obstruis, obstruxi, obstructum, obstruere: impedire/danneggiare;
defendo, defendis, defendi, defensum, defendere;
sino, sinis, sivi, situm, sinere: lasciare, permettere;
ornari: infinitiva ogg;
alius, alia, aliud: pronome indefinito;
ex parte (pars, partis): partitivo;
funditus: avv, ‘’completamente’’;
deleo, es, delevi, deletum, delère: eliminare;
quisque: ognuno, ciascuno;
ne quidem: è una correlazione da tradurre ‘’certamente’’ e non come negazione;
~Chi mai dunque, in nome degli dei immortali, difenderà la memoria di Scipione ora che è morto, chi
difenderà i monumenti e le testimonianze della sua virtù, se tu li lasci e li abbandoni e non solo tolleri che
siano rubati, ma difendi inoltre il loro ladro e profanatore?
#Qui lo stile del passo – e così anche dopo – (che è un’apostrofe a Scipione Nasicaa) cambia perché la
strategia comunicativa di Cic utilizza sdoppiando con un sinonimo i concetti principali: reliquis ac deseris
(‘’lasciare’’ entrambi, ma il primo è più lasciare trascurare, il secondo invece indica una colpa perché è chi
lascia ciò che dovrebbe difendere) spoliatorem vexatoremque (non proprio sinonimi ma rafforzano il Verre
13-16 corrotto, lo spoliator è il ladro, il vexator è il profanatore che nel suo agire ha intento vessatorio); Cic usa
l’amplificatio attraverso la cumulatio verborum.
@tueor, eris, tuitus sum, tuèri: dep, ‘’vigilare’’;
index, indicis: m e f;
patior, pateris, passus sum, pati; dep ‘’patire, sopportare’’;
relinquo, relinquis, reliqui, relictum, relinquere: trascurare;
dèsero, dèseris, deserui, desertum, desere: abbandonare ciò che non si dovrebbe;
mortuus, i: sostantivo di II derivato dal participio perfetto di morior, moreris, mortuus sum, mori (dep);
spoliator, vexator: nomina agentis (-tor, -trix), cioè esprimono il nome di chi compie un’azione.
~Sono qui presenti i segestani tuoi clienti, alleati e amici del popolo romano, ti informano che Publio
Africano dopo aver distrutto Cartagine, restituì la statua di Diana ai suoi antenati e che essa, collocata e
dedicata al nome del suo comandante, era stata presso i segestani.
#Si capisce bene come la statua di Diana per i Romani sia simbolo di una restaurata grandiosità, della
nascita dell’egemonia Romana dopo Cartagine distrutta. Plinio ci racconterà l’evocatio: il generale romano
di fronte alla città da conquistare chiedeva agli dei della città di venire col popolo romano.
@Segestani, orum;
certioro, certioras, certioravi, certioratum, certiorare: avvertire, qui certiorem è cong pres e non imperfetto
17-21
(certiorarem);
simulacrum Dianae: positum a Segesta e dedicatum a Scipione;
fuisse: verbo sum con valore di predicato verbale ‘’trovarsi’’, ‘’stare’’ (‘’si era trovato presso i segestani’’);
imperàtor: (nomen agentis) comandante e non imperatore;
Cartagine (Carthàgo, inis) deleta: abl assoluto dell’anteriorità (‘’quando materialmente fu distrutta’’);
certiorem facere aliquem de aliqua re;
restìtuo, is, restitui, restitutum, restituere;
maiores, maioribus;
~(ti informano che) Verre si è occupato di rimuoverla e portarla via (il simulacrum) e di distruggere ed
eliminare completamente il nome dell’Africano; ti chiedono e ti supplicano di restituire, a loro l’oggetto del
loro culto, alla tua stirpe la lode e la gloria, affinché quello che recuperando dalla città dei nemici attraverso
l’Africano, possano conservarlo dalla casa del ladro grazie a te.
#Costruzione perfettamente simmetrica, Scipione antico e Scipione presente sono chiamati, il secondo è
invitato a dimostrarsi degno erede dell’Africano abbandonando la difesa di Verre; continua ad essere
presente la struttura dello sdoppiamento (ci sono 4 coppie che non sono endiadi perché non esprimo un
concetto unitario: demoliendum et trasportandum, ‘’rimuovere’’ e ‘’portare via’’; delendum e tollendum,

22-26
‘’distruggo’’ e ‘’elimino’’; oro e obsecro, ‘’ti chiedono e ti supplicano’’; laudem gloriamque, ‘’lode e gloria’’).
C’è grande differenza tra le missioni dei due Scipioni, il primo deve portare la statua ex urbe hostium, il
secondo ex praedonis domo.
@oro atque obsecro: esprime il concetto di supplica, ‘’chiedere con urgenza’’, reggono ut+cong (hortandi e
rogandi);
tollo, tollis, sustuli, sublatum, tollere: eliminare;
laus, laudis; demolior, demoliris, demolitus sum, demolìri;
ex domo: allontanamento;
religionem: qua vale come oggetto di culto;
curasse: forma sincopata di curavisse;
omnino: avv, ‘’del tutto’’
recuperarint: forma sincopata di recuperaverint;
ut (23): introduce una preposiz completiva di valore volitivo, in questo caso è volitivo perché dipende da
due verba rogandi (oro e obsecro.
~Che cosa puoi tu rispondere onestamente a questi o che cosa loro possono fare se non implorare te e la
tua protezione? Sono qui e ti implorano. Tu hai la possibilità, o Scipione, per tutelare la grandezza della
gloria della tua famiglia, ne hai la possibilità.
#I segestani ovviamente non chiedevano la protezione di Scipione, è Cicerone a sollevare la questione del
l’imperativo morale che dovrebbe smuovere Nasicaa per l’onore della stirpe.
26-29 @tu (Scipione )his (a questi segestani) illi (loro segestani) te (Scipione): costruzione perfettamente chiastica;
fides, fidei: onestà, fiducia;
ut: qui è dichiarativa perché introdotto da faccio (accadimento);
tueor, tueris, tuitus sum, tuèri: tutelare, vigilare; respondo, es, respondi, responsum, respondère;
amplitudo, amplitudinis;
potes…potes: epanadiplosi (‘’raddoppiare’’), cioè ripetizione dello stesso termine all’inizio e alla fine.
~In te sono presenti tutte le doti (qualità) che la fortuna o la natura assegnano agli uomini; non ti prevengo
nello svolgimento della tua funzione, non aspiro ad una lode che spetta ad un altro, non si addice (non è
tipico) alla mia discrezione, mentre Scipione vive nel fiore della sue età e delle sue energie, professarmi
difensore e custode dei monumenti di Scipione.
@aut fortuna aut natura: fortuna è il rango sociale nel quale si nasce, la natura invece allude alle qualità
personali degli uomini;
larigior, largiris, largitus sum, largiri: dep elargire;
30-34 laudem alienam: lode altra;
adpeto, is, adpetii, adpetitum, adpetere: desidero, agogno;di
pudori (pudos, pudoris) miei: genitivo di pertinenza (non è tipico del mio pudore);
Scipione florentissimo…: è un costrutto analogo a quello dell’abl assoluto;
flos, floris; adulescente: part perfetto dal verbo adulescens, tis, adulevi, adultum, adulescere: ‘’crescere’’
profiteor, profiteris, professus sum, profiteri: dep, professare;
praecerpo, is, praecerpsi, pracerptum, pracerpere: cogliere prima;
propugnatorem e defensorem: altra coppia di sinonimi.
~Ascoltate o giudici un altro esempio della sua cupidigia, impudenza, follia, nel profanare quelle cose sacre
che non solo non sarebbe stato lecito toccare con le mani, ma neppure violare col pensiero.
#È una climax: cupidigia, audacia (impudenza), amenzia (assenza di senno). Tutto collegato da asindeto.
@for, faris, fatus sum, fari: dep di I;
manibus: non c’entra niente con i Manes, è manus, us di IV;
23-26
praesertim: avv, ‘’particolarmente’’;
cogitatio, cogitationis;
polluo, polluis, pollui, pollutum, polluere: profanare;
attingor, attingeris, attintus sum, attingere/attingo, is, attigi, attactum, ere: ad+tango (apofonia latina), qui è
infinito presente passivo;
~A Catania vi è un santuario di Cerere {colei che ha in sé il principio della nascita, terra e fertilità e raccolti,
Demetra in Grecia} con lo stesso culto (nel senso che aveva lo stesso seguito in termini di fedeli) che a
Roma, che negli altri luoghi e in quasi tutto l’orbe terrestre (il globo).

26-2
@eadem religione: is ea id (abl femm sing);
locus, loci: II decl;
sacrarium, sacrarii: ‘’sacrario’’;
Ceres, Cereris;
Romae: locativo; ceterum, i;
orbis, orbis: globo.

~In fondo a quella cappella si trovava una statua antichissima di Cerere, di cui gli uomini ignoravano non
solo le fattezze, ma addirittura l’esistenza (che ci fosse).
@intumo (ripasso agg di deriva avverbiale): forma arcaica di intimo (agg I classe a tre uscite), è in latino un
superlativo (‘’la parte più interna’’, sarebbe da tradurre con ‘’profondissimo’’) di derivazione avverbiale: da
intra (il comparativo è interior, interius; il superlativo è intimus);
2-4 quod sciebant: relativo + pred verbale
signum, i;
scio, sciis, scii, scitum, sciire: conoscere, sapere;
esset: congiuntivo perché modo dell’irrealtà (ripassare i modi del cong indipendente);
non modo se ne quidem (correlativa): forma di antitesi greca (c’è lo dice Thomas, il commentatore più
importante del ‘’De Signis’’ delle Verrine).
~Infatti l’ingresso in quel santuario non è consentito agli uomini, i riti sacri sono in genere svolti da donne e
ragazze.
@aditus, us: s m da adeo, sostantivo di origine verbale (‘’ingresso’’);
in sacrarium: moto a luogo;
5-6 soleo, es, solitus sum, solitum, solère: semidep, essere solito;
conficio, is, confeci, confectum, conficere: qui è inf passivo ‘’essere portato a termine’’, fa parte dei verbi
composti in -io (nel Monaco non c’è, controlla l’Agazzi) come capio, facio, iacio, rupio, essi hanno
coniugazione mista: per alcune forme sono simili alla III per altre alla IV; ricorda che nel paradigma è
accìpio, àccipis e non accìpis; bisogna fare attenzione anche ai composti di specio.
~Di notte, di nascosto, i servi di costui sottrassero questa statua da quell’antichissimo e veneratissimo
luogo. Il giorno successivo le sacerdotesse di Cerere e le rettrici di quel santuario, donne anziane di
specchiati costumi e nobile famiglia, denunciano il fatto alle autorità.
@tollo, tollis, sustuli, sublatum, tollere: portare via, distruggere (diverso da subfero ‘’sopportare’’);
noctu clam: ‘’di notte di nascosto’’ opposto di luce palam (‘’di giorno davanti a tutti’’);
sacerdos, sacerdotis;
antistes, antistitis (‘’sto davanti’’, il sacerdote più importante): dovrebbe essere il nominativo antistites (III),
6-10 ma viene normalizzato nella sua declin in modo da riprodurre la I decl, è una specie di eteroclito;
fanum, fani (‘’tempio’’): secondo Tito Livio significa ‘’luogo consacrato’’, ma l’etimologia popolare lo fa
derivare da for, faris, fatus sum, fari (‘’parlo’’, è come inqua e aio, sono verbi difettivi che indicano il
parlare); da fanum deriva: fanaticus (‘’che appartiene al tempio’’, visto negativamente dai cristiani come
pagano), profanus (‘’davanti al tempio’’, cioè che non è consacrato e quindi sta fuori dal tempio);
pobatae: agg part perf di probo, as, avi, atum, are ‘’apprezzato, stimato’’;
defero, s, detuli, delatum, deferre: ‘’riferire, comunicare’’;
magistratus, us: qui accusativo plurale.
~Subito la cosa appare a tutti penosa, indegna da far piangere. Allora costui, preoccupato per l’enormità del
fatto, per allontanare da sé il sospetto di quel crimine, incarica un suo ospite di trovare qualcuno da
accusare di aver fatto ciò affinché questi fosse condannato per quel misfatto e non fosse egli stesso
accusato.
@ut (ce ne sono due): introduce una sub completiva di tipo volitivo;
videor qui è in costruzione impersonale perché regge un aggettivo neutro (acerbum);is
permoveo, is, permovi, permotum, permovère: turbato, mosso;
acerbum, i: ‘’sgradevole, penosa, crudele’’;
atrocitas, atrocitatis;
negotium, ii: faccenda;
10-16 do, das, dedi, datum, dare;
hospes, hospitis;
quidam: pronome indefinito, al dat cuidam;
demoveo, demoves, demovi, demotum, demovère: ‘’muovere da’’;
reperio, is, repperi, repertum, reperire;
quem insimularet: prepos sub relativa (impropria con sfumatura finale); insimulo, as, avi, atum, are (‘’io
accuso falsamente’’, ‘’io calunnio’’, qui al passivo);
fecisse: infinito perfetto attivo;
dare negotium/dare operam: ‘’fare in modo che’’;
crimen,criminis;
ne ipse esset in crimine: finale negativa, essa si rende con ne+cong (presente se tempo corrente, imperfetto
se tempo storico.
~La cosa non viene rimandata. Infatti dopo che costui partì da Catania, viene denunciato uno schiavo (il
nome di uno schiavo viene fornito), viene accusato, si forniscono contro di lui falsi testimoni, l’intero senato
catanese giudicava la cosa secondo le leggi.
@procifiscor, profisceris, profectus sum, proficisci: dep, ‘’allontanarsi’’;
defero, s, detuli, delatum, deferre; quisdam: viene da quidam ‘’qualcuno’’;
16-22 fictu: agg part perf da fingo, is, finxi, fictum, fingere;
testis, is;
dare in: presentare;
cunctus, i: agg I, ‘’tutto’’;
legibus: compl di limitazione, abl sempl;
senatus, us.
~Le sacerdotessa sono convocate; in udienza a porte chiuse viene chiesto loro cosa pensassero che fosse
successo, in che modo la statua fosse stata portata via. Quelle rispondono che gli schiavi del pretore sono
stati visti sul posto.
@voco, as, avi, atum, are: convocare;
iis quaeritur: quaero, eris, quaesivi, quaesitum, qùaere regge e/ex più l’abl della persona a cui si chiede, a
differenza di peto a/ab più l’abl della persona a cui si chiede;
arbitror, aris, arbitratus sum, arbitrari: dep, ‘’reputare’’;
factum esse: passivo di fio, s, factus sum, fieri infinitiva ogg;
aufero, aufers, abstuli, ablatum, auferre: portare via;
ablatum esset: piuccheperfetto, non infinito perf;
absolvo, absolvis, absolvi, absolutum, absolvere;
visos esse: propos sub infinitiva ogg.
~La situazione che già prima non era oscura, con la testimonianza delle sacerdotesse inizia ad essere chiara.
(Si delibera) Quel servo innocente viene assolto all’unanimità, perché sia più facile per voi (perché voi
possiate più facilmente) condannare all’unanimità costui.
@testimonium, i: testimonianza;
23-26
sacerdos, sacerdotis; coepio, coepis, coepere;
perspicua: agg I da per+specio ‘’guardare attraverso’’ (specio, is, spexi, spectum, specere ‘’guardare’’);
omnibus sententis: all’unanimità; absolvo, is, absolvi, absolutum, absolvere;
quo: causale soggettiva (cong e non ind che è di quelle oggettive).
~Cosa chiedi dunque Verre, che cosa speri, che cosa ti aspetti, quale uomo o dio pensi che verrà in tuo
aiuto? Hai osato introdurre in quel luogo schiavi per depredare il santuario nel quale non era lecito neppure
ai liberi entrare per abbellirlo?
Verres, is;
auxilio tibi: doppio dat (d’effetto e di interesse);
audeo, es, ausus sum, audère;
liber, liberi;
inmitto, inmittis, inmisi, inmissum, inmittere;
ornandi causa;
adire: ad+eo

1-8
~Non dubitasti di porre le mani su oggetti dai quali le sacre leggi religiose ti imponevano di tenere lontani
gli occhi? Per quanto non (ne quidem) catturato negli occhi (dalla vista della statua) sei caduto (non avesti
alcuna esitazione nel porre le mani) in un furto così scellerato e sacrilego?
#Verre qui si dimostra impudente, neanche aveva visto quella statua, il furto avviene solo per cupidigia di
avere tutto ciò che c’è di sacro e inviolabile.
@dubitasti: forma sincopata di dubitavisti;
manus, us;
adfero, s, adtuli, adlatum, adferre: portare ma anche recare/apportare;
a quibus: compl di separazione-allontanamento;
ius, iuris: neutro;
cogo, cogis, coegi, coactum, cogere: obbligare;
cohibeo, cohibes, cohibui, cohibitum, cohibère: chiudere;
decido, decidis, decidi, decidere: de+cadere (cado, cadis, cecidi, cadere), e non ‘’decidere’’ (falso amico);
capio, capis, cepi, captum, capere;
fraus, fraudis: furto;
tametsi: qui la concessiva è all’indicativo perché è un cosa reale che si pensa accaduta e non plausibile
(cong).
~Infatti tu hai desiderato qualcosa che non avevi mai visto, dico, ti sei invaghito di qualcosa che in passato
non avevi mai scorto. Con le orecchie tu hai concepito una brama così grande che né il timore né lo
scrupolo religioso né la forza degli dei né l’opinione pubblica ha trattenuto.
#Forte presenza di lessemi che asseriscono all’ambito semantico del desiderio, della brama: concupisti,
adamasti, concepisti cupiditate, ma anche videras e aspexeras (sdoppiamento). Verre ha concepito la sua
brama solo perché ne ha sentito parlare: ecco perché auribus concepisti cupiditate.
@concupisco, concupiscis, concupivi, concupitum, concupere: ‘’desiderare, bramare’’;
videras (video, vides, vidi, visum, vidère): piuccheperfetto ind;
8-12 inquam: verbo difettivo intr;
adamo: ad+amo, ‘’invaghirsi’’;
aspicio, is, aspexi, aspectum, aspicere: verbi in -io, ‘’scorgere, osservare’’;
auris, is: orecchio (f), auribus è compl di strumento (abl sempl);
concipio, concipis, concepi, conceptum, concipere: ‘’accogliere in sé’’;
ut: introduce una consecutiva, le cons possono essere separate dalle regole della consecutio;
existimatio, existimationis: giudizio;
contineo, es, continui, contentum, continère: cum+tingere ‘’tenere unito’’;
~Ma io credo che ne avevi sentito parlare da una persona per bene, da un uomo degno di fede. Come hai
potuto affermarlo dal momento che non hai potuto udirlo da un uomo? Pertanto lo hai udito da una donna,
poiché gli uomini non potevano aver visto né aver conosciuto quella statua.
@bonus: l’aggettivo qua è sarcastico;
12-15 credo, is, credidi, creditum, credere;
vir, i;
ex bono viro: moto da luogo figurato (e/ex + abl, in/ad + acc);
quoniam poternat: è una causale (sono poste in indicativo, modo della realtà);
nosco, is, novi, notum, noscere: ‘’cominciare a conoscere’’, qui nosse è alternativa di novisse.
~E allora che donna pensate che sia stata o giudici, che modello di pudicizia una che parlava con Verre, che
modello di devozione una che indicava il modo di rubare (metodo con il quale il santuario doveva essere
spogliato) in un santuario.
@porro: avv ‘’oltre’’;
quale, is: agg di II;
loquor, eris, locutus sum, loqui: dep;
ostendo, is, ostendi, ostentum, ostendere: ‘’mostrare’’;
ratio, rationis: ‘’metodo, ragione’’;
15-21 spoliandi: gerundivo (agg verbale che conferisce una sfumatura di necessità all’azione svolta) da spolio;
~Ma non c’è affatto da meravigliarsi per il fatto che i riti sacri che si svolgono nella più totale castità di
uomini e donne siano stati profanato attraverso la violenza e l’ignominia di costui.
#Cicerone adesso si rivolge all’avversario con un’apostrofe densa, come l’aveva fatta a Nasicaa prima.
minime mirum: espressione latina ellittica, ‘’minimamente sorprendente’’;
sacra: neutro plurale ‘’riti sacri’’;
fiant: ‘’si verificano, svolgono’’;
fio, fis, factus sum, fieri: anomalo (fiebam, fiam, fiam, firem)
flagitium, ii: scelleratezza.
-Il commento di Pearson (1968):
Pearson, filologo classico americano, ha individuato nelle Verrine di Cicerone un modus operandi, dei
pacchetti chiave simili – sicuramente imparato da Cic in Grecia – a quello di Demostene nell’accusa ad
modus Eschine (Atene 340-350 a.C., gli anni di Filippo di Macedonia). Qui infatti Demostene lo accusa di tracotanza
operandi (arroganza, in politica incapacità di rispettare le regole del vivere civile ponendosi al di sopra di esse) e
impudenza (mancato rispetto del decoro pubblico); lo stesso fa Cicerone accusando Verre di audacia e
impudentia.

‘’NATURALIS HISTORIA’’ PLINIO IL VECCHIO


-Coordinate di vita, l’opera e il libro 36:
L’opera (77 d.C.) è un trattato naturalistico in forma enciclopedica suddiviso in libri (37), dedicati ad ogni
ambito del sapere, l’intento infatti è quello di creare una summa del sapere scientifico antico. La passione
la vita e
di Plinio, uomo politico e militare sotto i principati di Claudio e Nerone per la conoscenza è testimoniata
l'opera
dalla sua morte, avvenuta perché si era avvicinato troppo al luogo dell’eruzione (Vesuvio distrugge Pompei
ed Ercolano 79 d.c.) rimanendo soffocato dalle ceneri laviche.
Dei libri, in particolare ci soffermiamo sul 36esimo, nel quale (ma anche il 35 e il 37) Plinio (23-79 d.C.)
approfondisce, intorno alla macrotematica della metallurgia e della mineralogia (il 36 è quello del marmo)
gli ultimi dei prodotti artistici che lo hanno colpito, importanti non solo per il periodo che vive ma anche per
libri, l’antichità (edifici famosi che non esistono più). Dopo aver trattato questioni di storia, antropologia,
colmare cosmologia, mineralogia, soffermandosi su tantissimi campi del sapere, Plinio, attraverso lo studio di
una lacuna molteplici fonti (collazione di info diverse), fa una panoramica delle arti tecniche, degli artisti più famosi del
important suo tempo e passati, dei monumenti e degli edifici (spesso distrutti) che hanno fatto la storia
dell’architettura (architetti, scultori ecc sono citati più volte: Fidia, Prassìtene, Skòpas, Lisìpo, maestri di ogni
materiale); un contributo letterario che colma la lacuna della critica dell’arte antica, della quale non c’è
traccia oltre la sua opera.
Nel libro 36 un posto speciale occupa la sezione, inserita nell’excursus sul marmo, dedicata al tempio di
Artemide ad Efeso (Artemìsion), costruito dall’architetto Chersìfrone e il figlio Metàgene (di Cnosso)
il tempio: insieme ad un altro illustre architetto Teodoro di Samo (ha costruito il tempio di Era), il quale si è occupato
3 fasi: VIII principalmente delle fondamenta. Il tempio aveva avuto 3 fasi di costruzione: la prima (VIII a.C) dove era
arcaico, solo un muro di pietra e qualche colonna; la seconda in cui si inizia una ricostruzione grandiosa di questo
560 tempio distrutto dall’alluvione del VI sec (diventa tempio di Creso, Erodoto ci dice che Creso, re Lidia, donò
tempio di e colonne); la terza infine vede la ricostruzione nel IV sec a.C. – dopo la distruzione da parte di Erostrato –
Creso, 356 da parte degli efesini incoraggiati da Alessandro Magno, a quest’ultima fase partecipa Skòpas. Il tempio
tardo
sarà distrutto dall’invasione dei Goti (200 d.C.).
classico
Della sua fase più grandiosa Plinio ci dice che iniziò ad essere costruito nel 560 a.C. e che ci vollero 120 anni
e denaro da parte di tutta l’Asia (addirittura le sue colonne erano state offerte ciascuna da un diverso re). Il
tempio è orientato ad Ovest perché Artemide è anche dea della Luna.
-Liber XXXVI:
~Una realizzazione degna di autentica ammirazione della grandiosità greca è il tempio di Diana ad Efeso,
realizzato in centoventi anni da parte di tutta l’Asia.
#La particolarità del tempio è che alla realizzazione di esso contribuirono numerose personalità
dell’Oriente, tra cui sovrani persiani.
95-97 Plinio critica le opere d’arte eccessive perché le considera vanità fini a se stesse, in questo caso invece la
grandiosità dell’Artemision come utile socialmente in quanto edificio pubblico per gli dei e non mero
sfoggio dell’artifex di turno.
@admiratio, admirationis: dal verbo admiro, as, admirare;
exsto, as, exstiti exstaturus, exstare (sto, stas, steti, statum, stare): ‘’esistere, apparire evidente’’;
Ephesiae: locativo;
~Lo realizzarono in un suolo palustre, perché non percepisse terremoti o temesse spaccature della terra,
d’altra parte, affinché le fondamenta di un così grande edificio non fossero collocate in un luogo
sdrucciolevole e instabile, posero sotto di esso frammenti di carbone, poi velli di lana.
#Il primo edificio antisismico della storia? A questo progetto ha contribuito Teodoro di Sama.
@fecere: forma parallela dell’ind perf fecerunt;
solum, i; ne: introduce finale negativa;
98-100 sentio, sentis, sensi, sensum, sentire;
timeo, times, timui, timère, i verba timendi sono sempre introdotti da complementari volitive (ne se non si
vuole che avvenga, ut se si vuole che avvenga quanto espresso nella complementare);
rursus: ‘’per di più, d’altra parte’’;
moles, is: ‘’mole, massa’’; lubricus, i;
substravere: forma parallela di substraverunt (substerno, substernis, substravi, substratum’’spargo sotto’’;
vellus, velleris: neutro;
calcatis (‘’triti’’) carbonibus: (carbo, carbonis): letteralmente è carbone frammentato.
~Di tutto il tempio la lunghezza è di 425 piedi, la larghezza di 225 piedi, 127 colonne offerte da singoli re
alte 60 piedi, fra queste 36 scolpite, una da Skòpas.
#Caratteristica di queste colonne è una cesellatura con immagini di processione, le basi avevano dei colori
100-104
molto accesi.
@universo templo: dativo di possesso, dat della persona che ha qualcosa+esse (‘’al tempio è’’);
caelo, as, avi, atum, are: ‘’scolpire, cesellare’’; pedum: accusativo di estensione;
~L’architetto Chersìfrone sovrintese i lavori, l’impresa più sorprendente fu l’aver saputo issare architravi di
dimensioni tanto imponenti.
praefuit: prae+sum ‘’sovrintendere’’(tutti i composti di sum reggono il dativo);
opus, operis: netutro;
summa miraculi: summa+genitivo sta per ‘’la parte più importante di’’;
adtollo, is, ere: ‘’innalzare’’, qui all’infinito presente passivo;
~Egli vi riuscì con sacchi pieni di sabbia su un piano dolcemente inclinato, alzato fin sopra i capitelli delle
colonne, svuotando poco a poco quelli inferiori affinché lentamente la struttura si assestava nella sua sede.
#Queste cose le sappiamo grazie al trattato scritto da Chersìfrone e Metàgene.
@consequor, eris, consecutus sum, consequi: ‘’conseguito’’;
ero, eronis: cesto di vimini, qui è abl strumentale;
plenus, i: agg I;
mollis, mollis: ‘’dolce, tenero’’;
clivus, i: pendio;
paulatim, sensim: avv, ‘’a poco a poco, pian piano’’;
exinanio, exinanis, exinanii, exinanitum, exinanire;
96-103
imos: inferiore, ultimo;
sedeo, sedes, sedi, sessum, sedère: adattarsi, assestarsi;
exagerato: exagero (ex+agger ‘’innalzare a forma di argine’’).
~Ciò accadde in maniera difficilissima sulla soglia (La questione più complessa riguardò la soglia) stessa
limitatamente alla parte che stava sulle porte (quando bisognò issare l’architrave sulle porte). Infatti
l’architrave era di mole grandissima e non aveva una base, per l’ansioso architetto come una suprema
destinazione di morte (la disperazione indusse l’angosciato architetto a pensare al suicidio).
@contingo, contingis, contigi, contactum, contingere: accadere;
limen, liminis: soglia, uscio;
foris, foris: battente della porta di un tempio (qui limitazione);
impono, is, imposui, impositum, impònere: mettere su;
cubile, is: letto, giaciglio, covile; moles, is;
artifex, artificis: creatore;
anxio: abl perché disposizione d’animo momentanea e non qualità morale (gen) o fisica;
destinatio, destinationis;
mors, mortis;
~Raccontano che durante quelle riflessioni, stanco di notte nel silenzio, Chersìfrone vide dinnanzi a sé
(presente) la dea, alla quale il tempio era dedicato, nell’atto di esportarlo a vivere, ella stessa aveva posato
l’architrave.
#Forse questo aneddoto è raccontato da Chersìfrone per confermare la benevolenza degli dei, come Omero
e altri poeti. Inoltre è anche un modo per elevare la propria arte manuale/artigianale al pari dei poeti.
@tradio, tradis, tradidi, traditum, tradere: trasmettere;
fessus, i: agg I, ‘’stanco’’;
103-106 vidisse (inf perf): subordinata infinitiva oggettiva (verba dicendi, affectum, voluntatis, putandi);
praesentem: agg dal part di praesum;
cui templum fieret: subordinata relativa propria (al cong perché forma parentetica);
horto, as, are: esortare; vivo, vivis, vixi, victum, vivere;
compono, componis, composui, compositum, componere: riporre;
lapis, lapidis: sasso, marmo;
ut: volitivo (a differenza di quello finale dipende da determinate categorie di verbi, come i verba rogandi);
se compuisse: subordinata infinitiva oggettiva.
~E così il giorno dopo si manifestò; (l’architrave) sembrava assestato in virtù del suo stesso peso. Gli altri
abbellimenti di questo edificio richiederebbero molti altri libri, ma non hanno nessun rapporto con
l’esempio/splendore della natura.
@instar plurium librorum: ‘’in numero di più libi’’
optineo, optines, optinui, optentum, optinere;
appareo, appares, apparui, appariturus, apparère: ad+pareo;
ipso: abl di causa;

FONDAMENTI DI METRICA
Modulo A
-Accenni etimologici e definizioni, regole fonetiche:
Cos’è il ritmo? Dal greco rythmòs, ‘’flusso’’ dal verbo reo (‘’io scorro’’) che è entrato in composizione con il
suffisso tmo (‘’misura’’), tecnicamente dunque: flusso all’interno del quale si individuano delle sequenze
che si ripetono, e che sono misurabili.
Ma la metrica latina i romani la studiavano come facciamo noi? Non era altro che l’alternanza delle
ritmo,
quantità, la metrica come la studiamo è un’invenzione a posteriori (observatio carminis), studio posteriore
observatio della poesia), un’indagine metodica razionale che i moderni hanno inventato per capire un concetto
carminis e incomprensibile che è la percezione della durata delle sillabe; i latini non recitavano assolutamente come
ictus, la facciamo noi, non avevano l’ictus (fosse stato così allora sarebbe errata l’affermazione di Cic secondo la
funzione quale si può fare verso mentre si parla).
della La funzione della metrica nella poesia antica è uno strumento significativo dell’intelligenza artistica (la
metrica
commedia ha metrica veloce, l’epica lunga), in grado di conformare una successione quantitativa di suoni a
ritmi e dunque stilemi ben precisi, e che perciò noi traduciamo con gli accenti, unici elementi della nostra
sensibilità fonica in grado di distinguere il ritmo
Cos’è la sillaba? La minima combinazione di suoni possibile che si emette con una sola emissione di fiato,
la sillaba di dice Agazzi.
Boldrini: i Boldrini invece fa un discorso diverso, dobbiamo anzitutto distinguere i 7 gradi di apertura orale necessaria
6 gradi, il per pronunciare la sillaba: grado 0 per la pronuncia delle consonanti occlusive fino al grado 6 di apertura
punto massima, cioè quella che serve per pronunciare la vocale a; altro concetto importante è il punto vocalico: il
vocalico, punto in cui l’emissione di suono può continuare senza limitazione, il punto cioè della vocale; questo
fonemi esp
fonema (detto tenuto) può trovarsi insieme a fonemi esplosivi (suoni gravitanti sul punto vocalico
e imp,
definizion
successivo come cr, fr, st) e implosivi (continuazione in parte del punto vocalico e opposta all’esplosione)
barba. Fatti questi preconcetti affermiamo che la sillaba è un insieme fonico inscindibile che può essere
costituito o da un fonema tenuto (vocale) o da un fonema tenuto in combinazione con un fonema esplosivo
o implosivo.
dittonghi;
semicons;
la u di qu;
occl+liqu;
h muta;
Regole di fonetica: dittonghi (ae oe au ei ui oi yi) sono sempre considerati un unicuum lungo; la
semiconsonante i è sempre consonante (maior); la u accanto a q non vale dunque non bisogna chiedersi se
è lunga o breve; occlusiva+liquida cioè patris o poples (pa-tris, po-ples) non si stacca come di solito si fa con
i nessi consonantici come magnus (mag-nus); nel caso in cui si presenta la h, essa è muta (Car-tha-go); la x si
scinde sempre nella scansione maximus, dextera (mac-si-mus, dec-ste-ra); nel caso in cui ci siano parole
formate da preposizione+parola (abfero) la preposizione sta sempre da sola (ab-fe-ro); i monosillabi uscenti
in vocale hanno quantità lunga, avremo quindi a, de, pro, tu ecc…, che in parole composte mantengono la
propria quantità (amoveo, designo) a meno che non precedono vocale e si applichi quindi la vocalis ante
vocalem (deamo, prohibeo).
La quantità è importante: malus (melo) è diverso da malus (male). Esistono sillabe aperte, che terminano
quantità tutte in vocale, e sillabe chiuse, che terminano in consonante; ma come si distingue la loro quantità? Di
sillabica < norma la sillaba aperta è breve e quella chiusa è lunga (sempre), ma nel caso di quelle aperte bisogna
quantità considerare anche la quantità delle vocali che si trovano all’interno della sillaba: in cae-lum la sillaba cae è
vocalica aperta, ma il dittongo ae è di quantità lunga quindi la sillaba, benché aperta, è di quantità lunga. È ovvio
dunque che nella metrica si misurano le quantità delle sillabe, cioè la loro durata.

-Prosodia, regole di accenti e quantità:


Cos’è la prosodia? È il termine greco da cui deriva la parola latina accentus (ad+cantus, pros+osodé),
tecnicamente: una branca della fonetica formata dall’insieme di regole che riguardano l’accentazione e la
quantità delle vocali e delle sillabe.
correctio
Peculiare della lingua arcaica è la correptio iambica (abbreviamento del giambo): un fenomeno che
iambica
permette di valutare, in certe condizioni, come due sillabe brevi ( pirricchio) una sequenza di sillaba
breve e lunga
( giambo). Le condizioni per questa possibilità sono due: che la brevianda (lunga) non sia sillaba tonica, e
che la brevis (breve) e la brevianda appartengano alla stessa parola grammaticale (anche in sinalefe).
Importante è poi la vocalis ante vocalem brevis est, cioè la tendenza ad abbreviare vocali che precedono
altre vocali (così troveremo deamo, pendeo).
C’è poi la sinizesi, cioè considerare come unica sillaba due vocali contigue, come se costituissero un solo
fonema tenuto (così troveremo aurea, meum, duobus, eaedem), rendendo dunque possibile – nel caso in
vocalis ante cui si trovassero in fine di parola e ci fosse poi un attacco vocalico – una enorme sinalefe.
vocalem, Ma cos’è la sinalefe o elisione? Un fenomeno per cui la quantità di una sillaba finale uscente in vocale o in
sinizesi dittongo o in -m non viene percepita se seguita da parola iniziate con vocale o con h (così troveremo
(sineresi), nem(o) haec, qu(ae) ego, bell(um) aequis, palm(am) esse).
sinalefe, Abbiamo poi l’aferesi o prodelisione, cioè la perdita della quantità della e- nelle forme es ed est – che
aferesi, iato
dunque si riducono a ‘s e ‘st – quando esse seguono una parola terminate in vocale, in -m, o in -us/-is (così
troveremo missum (e)st, interea (e)st, meritus (e)s).
Infine c’è lo iato, assai raro, che consiste nell’incontro di due fonemi vocalico (o di -m con vocale), uno in
fine di parola ed uno all’inizio della successiva, senza che nessuno dei due perda la propria fisionomia,
dunque l’esatto contrario della sinalefe (così troveremo si-eas, quem-ames, qui-amant).
-Prosodia, regole del verso:
Se il ritmo poetico italiano si basa sulla ripetizione di accenti in determinate posizioni, quello latino si basa
su schemi di successione quantitativa, schemi sillabici che ripetono determinate successioni di quantità.
Le unità minime che compongono il verso sono chiamate elementa: abbiamo l’elementum breve ( ),
l’elementum longum ( ), e infine l’elementum indifferens ( ) cioè una sillaba per la quale quantità non
cambia nulla allo schema metrico ed è l’ultimo elementum.
L’esametro dattilico ( –uu –uu –uu –uu –uu –A ), introdotto da Ennio nei suoi Annales e divenuto il verso
dell’epoca latina, è una successione di 5 dattili più un piede in cui la prima sillaba è sempre lunga e la
il ritmo
poetico, le
seconda è indiferente. L’esametro è costituito di elementa longa ( – ) accostati ai bicipitia (tante coppie di
unità del brevi) , in cui però il biceps ( uu ) può anche essere realizzato da un solo elementum longum. Un esametro
verso, può dunque essere fatto: di dattili ( –uu ) e spondei ( – – ), di fatti il nome dattilico viene dalla quantità del 5
l’esametro e
i suoi
componenti,
le cesure
piede, che è quello più importante. L’esametro virgiliano è olodattilico (tutti dattili), qui l’accento va posto
su ogni elementum longum, nel caso in cui i biceps siano longum comunque l’accento va sul primo
elementum, che è sempre longum.
Bisogna poi considerare la cesura ( | ), cioè la pausa della voce che può essere di tre diversi tipi: la cesura
pentemimera, cioè quella che cade dopo la sillaba che realizza il quinto elemento (contare fino a 5 lunghe);
la cesura tritemimera e quella eftemimera, cioè dopo le sillabe che realizzano il terzo e settimo elemento,
che dividono dunque il verso in tre parti e non in due, dato che se fosse diviso in due capiterebbe in centro
di parola come nel secondo esempio. C’è poi da tenere in conto anche la cesura o dieresi bucolica, quella
che cade dopo l’ottavo tempo. Si ricordi infine che gli elementi davanti alle incisioni possono essere trattati
come indifferenti, ed essere dunque realizzati, oltre che da sillaba lunga, anche da sillaba breve.
-Esempi:
quadripedante putrem sonitu quatit ungula campum -> schema sintattico
qua-dri-pe-dan-te-pu-trem-so-ni-tu-qua-ti-tun-gu-la-cam-pum -> schema prosodico (qua e dripe due tempi)
quàdripedànteputrém||sonitùquatitùngulacàmpum -> schema metrico (quàdripe è un metron)
---------------------------------------------------------------------
hic templum Iunoni ingens Sidonia Dido
hic-tem-plum-Iu-no-nin-gens-si-do-ni-a-di-do -> tutti spondei tranne l’ultimo metron che è dattilico
hìctemplùm||iunòningénssi||dòniadìdo -> trite ed eftemimere vanno sempre insieme

‘’AENEIDE’’ VIRGILIO
-Mecenate e le altre opere, Eneide
L’Eneide (I sec d.C.) è il poema epico (in esametri) nazionale romano, tale opera contribuisce a costruire
l’identità romana. Virgilio, uno dei poeti maggiori dell’età augustea, vi lavora per dieci anni (29-19 a.C.); egli
fu amico di Mecenate (intellettuale che radunava intorno a sé artisti di spicco, una sorta di ministro della
cultura), dal quale si fece notare per avere scritto le Ècloghe (bucoliche, 42 a.C.) e le Georgiche (37 a.C.).
La prima opera è una raccolta di dieci egloghe (componimento poetico della poesia pastorale) che
mostrano una vita campestre idilliaca, dove i pastori modulano canti silvestri immersi in un locus amoenus,
Ècloghe lontani dalla tragicità della campagna vera e dalla complessità della città. Il motivo di questo distacco è il
(42) e contesto nel quale nasce l’opera, infatti l’Italia del I sec a.C. è scossa dalla guerra civile tra Cesare e Pompeo
Georgiche (cesariani e pompeiani dopo il 44) ma anche dalle nefandezze di Ottaviano che espropria le terre ai
(37): il
contadini per darle ai suoi veterani – per Virgilio questa fu una barbarie enorme. La seconda opera invece,
contesto e i
contenuti
pur continuando a trattare la vita agricola (georgica neutro plurale che viene dall’agg greco ‘’agricoltura’’)
sotto forma di poema, adombra in parte l’idealizzazione delle Bucoliche con una polarità contraddittoria:
divisa tra il senso del lavoro come lotta faticosa contro la natura e la visione idilliaca della natura . I IV libri,
benché rimangano poema didascalico, non vogliono solo spiegare il lavoro dei campi o fornire indicazioni
tecniche sull’agricoltura, ma vogliono anche esaltare l’attività agricola come palestra di virtù civili e
partecipazione del cittadino alla collettività, in accordo con l’ideologia augustea; il poema dunque comunica
poeticamente i nuovi ideali che avrebbero dovuto guidare l’Impero sotto Augusto (27 a.C. diventa Augusto,
titolo quasi divino).
Eneide: gli L’Eneide (29-19) era fortemente attesa all’interno del circolo di Mecenate e nel periodo dell’aurea pax
anteceden augustea, era infatti desiderio dell’imperatore un poema così, in grado di narrare le sue gesta. Gli
ti, un antecedenti di Virgilio furono gli Annales di Ennio (poema epico storico) nonché i grandi poemi omerici.
poema Virgilio non solo riesce a imitare, ma riesce anche a sostituire Ennio e Omero nelle idee culturali, negli
celebrativ, stilemi ecc… Ci sono però ovviamente tantissime analogie. Il poema si sviluppa in XII libri, il protagonista è
un eroe Enea, eroe troiano riuscito a scampare all’incendio di Troia (1250 a.C.) e a salvare il vecchio padre Anchise;
modello,
l’eroe, nella sua attenzione alla tradizione di dei e familiare, si mostra come modello portatore di pìetas
la stirpe
divina
(devozione sia religiosa che patriottico-familiare) per la cultura romana, e non a caso è un semidio il
fondatore di Roma, figlio infatti di Anchise e Afrodite. Dunque la gens Iulia, cominciata con Ascanio Iulio
figlio di Enea e poi Giulio Cesare e proseguita da Ottaviano Augusto, è di stirpe divina.
Il poema prende le mosse dalla partenza di Enea dalla propria città in fiamme, il quale dovrà cercare una
nuova città da fondare fatta di esuli troiani (così dice la profezia). Numerose sono le peripezie del viaggio,

l'intreccio
dei XII
libri, dalla
partenza
prima fra tutte l’effetto della rabbia di Giunone, adirata in generale per gli schieramenti di dei che si erano
già visti nella guerra di Troia, ma anche per aver perso la gara di bellezza con Afrodite (dea Eris, dea della
discordia lancia la mela al banchetto del matrimonio tra Pelèo e Teti, Paride sceglie Afrodite, e non Atena o
Era, perché promette Elena). La dea adirata dunque convince Eolo re dei venti a scatenare una tempesta
che sarà placata da Nettuno. Enea perde numerosi compagni ma riesce ad arrivare a Cartagine (città in
costruzione) dove Venere fa sì che suo figlio Cupido faccia innamorare Didone, regina, di Enea, al fine di
riservargli un’accoglienza calorosa: e così è, dato che ella organizza un grandissimo banchetto dove invita
l’eroe a raccontare la sua storia (ed è qui che scopriamo la narrazione dell’incendio, dato che all’inizio la
narrazione era partita in medias res con Enea già in viaggio). I due vivono un breve idillio amoroso, ma Enea
non si lascia distrarre e quando Mercurio, inviato da Giove, gli ricorda il suo nobile compito di discendenza,
il nostro eroe parte lasciando Didone che si suicida e giura ostilità del proprio popolo a Roma (quasi un
eziologia delle guerre puniche). Enea dunque approda in Sicilia, poi giunge negli Inferi dove incontra il
padre Ascanio che gli preannuncia le guerre che dovrà sostenere, e infine approda alla foce del Tevere. Nel
Lazio si scontra con le popolazioni italiche autoctone, in particolare quella dei Rutuli guidati da Turno, tale
scontro genera una guerra sanguinosissima che coinvolge tutte le popolazioni italiche (anche gli etruschi) e
che vede infine la vittoria di Enea. Quest’ultimo potrà dunque far prosperare la sua stirpe: Ascanio Iulo
fonderà Alba Longa (XII sec) e suo discendente sarà Numitore padre di Rea Silvia madre di Romolo e Remo.

-Aenis I 441:
I versi del libro I (in totale XII) che prendiamo in esame trattano un momento in cui Enea non ha ancora
conosciuto Didone ma è già approdato a Cartagine. Qui infatti l’eroe, insieme all’amico guerriero Acàte
(argonauta insieme a Giàsone), si ritrova all’interno di un boschetto sacro dinnanzi ad un tempio grandioso
il I libro, il
che i punici avevano dedicato a Giunone e dove, sulle pareti, sono raffigurate scene dipinte della caduta di
tempio a
Giunone e Troia. La caduta della città è dunque un omaggio alla dea. Mentre Enea è dentro, entra la regina di
la parete Cartagine Didone che riceve affettuosamente la delegazione di naufraghi troiani e invita l’eroe a trovare
dipinta ristoro con lei. Così Enea ordina al figlio Ascanio di portare dei doni a Didone, quest’ultimo però viene
sostituito da Venere con Amore/Cupido che fa innamorare la regina, la quale invita Enea a raccontare la sua
storia.
l'interpret La visione pittorica può essere interpretata come parte di quel messaggio iconografico augusteo: Augusto
azione avvia una profonda restaurazione di Roma non solo architettonica ma anche artistico-letteraria (Mecenate),
delle c’è una nuova sensibilità. Il punto di vista di Enea troiano è diverso da quello che appare nel tempio come
visioni sola celebrazione della vittoria achea, Enea infatti vive le rappresentazioni pittoriche con partecipazione,
pittoriche
quasi fossero simbolo della comunione cartaginese alla sofferenza del popolo troiano. Quello che dovrebbe
essere un tributo alla dea, diventa omaggio alla sofferenza per antonomasia, testimoniata dalla scena di
Minerva che rifiuta il dono delle sacerdotesse, emblema della sconfitta di Troia (certo quest’interpretazione
ci è suggerita da Virgilio, che sceglie le scene per noi manipolandole).
Siamo dunque di fronte ad una parete dipinta, un’opera pittorica. L’edizione critica che usiamo di
apparato Geymonat è più filologica e meno congetturale rispetto a quella di Giambiagio Conte, essa infatti tiene
critico conto solo delle varianti reali e non ipotetiche, avendo quindi un apparato critico (strumento volto a
contestualizzare le scelte critiche operate all’interno della tradizione del manoscritto) più preciso.
~Al centro della città vi era un bosco, rigoglioso d’ombra, nel quale da prima gettati dalle onde e dal
turbine, i punici scavarono un segno che la regale Giunone aveva indicato: la testa di un cavallo da guerra;
così sarebbe stato un popolo forte in guerra e prosperoso (facile vitto) attraverso i secoli.
@lucus: è boschetto sacro;
primum: avverbio e non agg;
turben, turbinis;
iacto, as, avi, atum, are: gettare con forza;

441-445
effodio, is, effodi, effossum, effodere: ex+fodere, ‘’estrarre, scava’’, effodere è forma parallela di
effoderunt;
acer, acris: acuto, aguzzo, tenace, vigoroso;
signum: equivale al greco omen (presagio del destino);
monstrarat: forma sincopata di mostraverat;
caput, capitis;
victus, us: nutrimento, vitto;
egregia, ae: eccellente;
bello: ablativo di limitazione (Giulia è brava a pallavolo);
fore: forma parallela di futurum esse, infinito futuro di sum, l’infinito sottintende un verbo reggente
sottinteso; fore è verbo di oratio obliqua cioè un discorso indiretto/interpretazione che non è realtà (sennò
si userebbe l’indicativo che è il modo della realtà);
~Qui la Sidonia Didone fondava un tempio maestoso a Giunone, ricco di offerte e della potenza della dea
sui cui gradini sorgevano soglie di bronzo e travi connesse di bronzo, il cardine strideva su battenti di
bronzo.
@Sidonia: fenicia della provincia di Sidone (Libano);
Dido, Didonis;
condo, condis, condidi, conditum, condere: fondare, istituire (ricorda Ab Urbe condita);
446-449
ingens, ingentis (neutro): ‘’ingente, vasto’’, è diviso da templum al quale si riferisce (iperbato);
donum, i: qui compl di abbondanza;
gradus, us;
surgo, is, surrexi, surrectum, surgere: è intransitivo, attenzione;
limen, liminis: neutro
aereum, aerei: bronzo;
trabs, trabis;
nitor, niteris, nixi, nitus/nixus sum, niti: dep, ‘’sostenersi su etc.’’;
cui: forma apocopata di cuius (metri causa);
strideo, strides, stridi, stridère;
foris, is: f, ‘’battente della porta’’;
aena, ae: agg I, ‘’bronzeo’’.
~In questo bosco dapprima l’apparire di un fatto inatteso lenì il timore, qui Enea per la prima volta osò
sperare la salvezza e avere miglior fiducia fra le avversità.
@obfero, s, obtuli, oblatum, obferre: ‘’mostrare, offrire, presentare’’
lenio, is, lenii, lenitum, lenire;
450-452
ausus: sottintende est
audeo, es, ausus sum, ausum, audère: semidep;
confido, is, confisus sum, confisum, confidere: porre fiducia, vuole il dat per la pers e l’abl per l’ogg;
adfligo, is, adflixi, adflictum, adfligere rebus: abl;
~E infatti mentre nel tempio maestoso osserva ogni cosa aspettando la regina, mentre ammira quale
sarebbe stata la fortuna della città e le mani degli artefici e l’industria delle opere, vede le battaglie iliache
per ordine e la guerra già nota per fama in tutto il mondo, gli Atrìdi e Priamo e Achille crudele verso
entrambi.
#La fama della guerra di Troia è così grande che già qualche settimana dopo la sua fine, Enea ritrova delle
scene della guerra in un tempio di tutt’altro popolo.
@sub ingenti templo: stato in luogo;
sub: può significare anche ‘’dentro’’ e vuole in questo caso l’abl di stato in luogo;
lustrat singula: guarda ogni singola cosa;
453-458 opperior, opperiris, oppertus sum, oppertum, opperiri: dep di IV ‘’attendere, aspettare’’;
miror, miraris, miratus sum, mirari: dep ‘’meravigliarsi’’;
fortuna del 454: è una vox media, cioè che in base al contesto assume funzione o positiva o negativa;
sit urbi: dat di possesso (sum+dativo);
inter se: accusativo di azione reciproca, sottintende il participio certantes (certo, as, avi atum, are);
pugna, ae; ordo, ordinis;
volgo, as, avi, atum, are: diffondere;
fama: abl di causa;
ambo, amborum, ambobus, ambos, ambobus: agg numerale, qui dat di interesse;
saevom: acc dove la u si è aperta in o; Achille è feroce perché si scontra con Agamennone fin dal proemio
(perché Agamennone pretende Briseide, la schiava di Achille), ma anche perché uccide Ettore.
~E si ferma piangendo: <<Ormai, o Acate>> disse <<quale luogo, quale ragione sulla terra non è piena della
nostra fatica? Ecco Priamo, vi sono qui attestazioni della sua gloria, vi sono le lacrime sulle sventure umane
e le vicende mortali toccano la mente. Lascia (sciogli) il timore; questa fama ti porterà salvezza>>.
@consto, as, constiti, constaturus, constare;
Achates, ae, ae, en, e, a: m di I decl;
inquam is it, inquii inquisti inquit: difettivissimo;
lacrimae rerum: sarebbe ‘’lacrime delle situazioni umane’’(gen soggettivo), ma bisogna tradurre ‘’lacrime
sulle sventure umane’’ (gen oggettivo);
459-463 sua premia laudi: attestazione/premio non della lode ma della gloria, le lodi vengono dopo (gloria di
Priamo);
nostri laboris: iperbato (labor è falso amico, fatica e non lavoro);
laus, laudis;
mortale, is: neutro;
tango, is, tetigi, tactum, tangere: ‘’turbano, toccano’’;
solvo, is, solvi, solutum, solvere;
metus, us;
salutis: falso amico, salvezza e non salute.
~Così dice e nutre l’animo nella vana pittura, gemendo molto e bagna il volto di largo pianto. E infatti
vedeva come, lottando attorno alla rocca di Troia, da una parte fuggivano i greci mentre li inseguiva la
gioventù troiana, dall’altra (fuggivano) i Frigi (sarebbero i troiani) mentre Achille li incalzava crestato sul
carro.
#La pittura è vana perché da solo l’immagine, come il ricordo non può interferire nel presente. Le due scene
raccontate simmetricamente (greci che fuggono prima, troiani inseguiti da Achille dopo) servono a far
464-468 comprendere l’alternanza delle vittorie e delle sconfitte, lo stallo che caratterizza la guerra di 10 anni e che
porta alla fine i greci a poter vincere solo con l’inganno.
@aio, ais, aisti: ‘’dire’’;
animus, i;
pasco, is, pavi, pastum, pascere
inanis, is: agg ‘’vuoto, vacuo’’;
multa: come fosse multum (avverbio) acc neutro plurale;
voltus, us;
flumeni, fluminis: neutro coniugato a largum, i
gemo, is gemui, gemitum, gemere;
uti: ut complementare diretta dichiarativa (regge solo cong e segue consecutio);
Pergama, Pergamorum: neutro di II;
pergama circum: anastrofe e compl di moto circoscritto (viene dal greco Purgos, che è una torre che stava
sulla rocca della città, non a caso Troia si chiama anche Pergamo, è una sineddoche);
hac…hac (avv): anafora, serve ad indicare la diversità delle cose che vede Enea (e qua c’era questo e qua
quest’altro);
fugio, is, fugi, fugitum, fugere;
Grai, Graorum: m di II;
premo, is, pressi, pressum, premere;
iuventus, iuventutis: f di III;
currus, us: m di IV, ‘’carro’’;
insto, as, institi, instare: ‘’stare sopra, incalzare’’;
~Non lontano da qui le tende bianche di Reso Enea riconosce piangendo, le quali, tradite dal primo sonno, il
Tidide {e anche Ulisse} devastava cruento con grande strage e riportava gli ardenti cavalli
nell’accampamento prima che avessero gustato i pascoli di Troia e avessero bevuto l’acqua dello Xanto.
#Tidide sarebbe Diomède, figlio di Tidèo e valoroso guerriero acheo secondo solo ad Achille.
Reso (presente in numerose tragedie) è un eroe della Tracia intervenuto a Troia per dare manforte ai
troiani nel decimo anno, ucciso da Ulisse e Diomède, era celebre per i suoi cavalli bianchi bellissimi e veloci
come il vento; egli partecipa praticamente solo per un giorno ma è così forte da uccidere un sacco di
uomini, dunque Ulisse e Diomède decidono di fare un assalto notturno per uccidere Reso nel sonno,
portandogli via anche i cavalli. Tale morte era stata prevista da un oracolo che aveva detto a Reso che se i
suoi cavalli si fossero nutriti dei pascoli di Troia e avessero bevuto l’acqua del fiume Xanto/Scamandro
(fiume che bagnava Troia), allora la città non sarebbe mai stata espugnata. Dunque l’intervento di Ulisse e
Diomède forse è stata suggerita da questa profezia, volevano insomma evitare di fargli bere ste benedette
acque. Nell’Iliade però c’è solo la sortita notturna, la profezia è una congettura dovuta alla
drammatizzazione posteriore di fatti contenuti nel poema omerico.
@hinc: avv, ‘’da qui’’;
tentorium, i: ‘’tenda da accampamento’’;
adgnosco, is, adgnovi, adgnitum, adgnoscere: ‘’riconoscere’’;
primo somno: abl di tempo det;
prodo, is, prodidi, proditum, prodere: ‘’tradire’’;
caedis, is: f, ‘’strage, massacro’’;
averto, is, averti, aversum, avertere: ‘’volgere’’;
ardeo, es, arsi, arsum, ardère;
prius: avv comp di prior;
bibo, is, bibi, bibitum, bibere;
castrum ‘’fortino’’, castra ‘’accampamento di tende’’;

~Dall’altra parte, fuggente perdute le armi, Troilo, sventurato ragazzo, ìmpari allo scontro con (misurato a)
Achille e trascinato dai cavalli e supino pende dal carro vuoto tenendo ancora le briglie, a costui sia la nuca
sia i capelli sono trascinati per terra e la polvere è rigata dall’asta capovolta.
#Trolio è uno dei 50 figli di Priamo
@armis amissis (amitto, amittis, amisi, amissum, amittere): abl assoluto (part+nome entrambi all’abl);
parte alia: altro deittico;
fugio, is, fugi, fugitum, fugere;
congredior, congrederis, congressus sum, congredi: cum+gradior (gradior, graderis, gressus sum, gradi)
474-478 (unione+muoversi), il part perfetto regge dat;
equis: compl d’agente al dat (perché passivo);
haereo, haeres, haesi, haesum, haère: pendere;
lorum, i: ‘’briglie, cinghie’’;
traho, trahi, traxi, tractum, trahere;
per terram: moto per luogo;
pulvis, pulveris;\
inscribo, is, inscripsi, in scriptum, inscribere;
hasta versa (o, as, avi, atum, are): abl di causa efficiente con versa che è participio congiunto di hasta;
~Nel frattempo le iliadi (donne di Ilio) con i capelli sciolti andavano presso il tempio dell’inclemente
(ingiusta) Pàllade e portavano supplici il peplo, tristi battendosi i petti con le palme (della mani). La dea
incurante (voltata) teneva gli occhi fissi al suolo.
#Siamo a Troia in un momento di stallo, Elena consiglia dunque ad Ettore e Paride di organizzare una
processione e di far offrire alle matrone troiane un peplo (veste per le processioni religiose molto sacra) ad
Atena/Pàllade, dea che stava contro di loro.

479-482
Questa è un’altra scena accoppiata alla precedente. Dunque i filologia hanno ipotizzato che Enea guardasse
un po’ a destra e un po’ a sinistra scoprendo scene speculari (greci che fuggono-troiani che fuggono; Ulisse
e Diomède e Reso-Troilo e Achille).
@pando, is, pandi, pansum, pandere: passus è part perf congiunto;
Pallas, Palladis: la dea Atena come lanciatrice d’asta (dal greco ‘’scagliare’’);
suppliciter: avv, ‘’supplichevolmente’’;
palma, ae;
tundo, is, tutudi, tunsum, tundere: ‘’battere, percuotere’’;
pectus, pectoris;
figo, is, fixi, fixum, figere: ‘’fissare lo sguardo’’.
~Dopo avere per tre volte trascinato Ettore attorno alle mura di Ilio, Achille vendeva il corpo esanime a
peso d’oro. Allora emise un gran gremito nel profondo del petto quando vide le spoglie, il carro, e lo stesso
corpo dell’amico e Priamo che tendeva le mani inermi (prive di armi).
È la scena della restituzione del corpo massacrato di Ettore a Priamo in cambio di oro.
@murus, i;
vendo, is, vendidi, venditum, vendere;
corpus, corporis: neutro;
do, das, dat, davi, datum, dare: significa anche ‘’emettere’’;
483-488
gemitus, us: neutro;
imum, imi: ‘’punto più profondo, fondo’’;
ut: introduce temporali con valore iterativo
conspicio, is, conspexi, conpectum, conspicere cum+specio (‘’oosservare’’, quindi ‘’contemplare’’);
spolia, ae;
tendo, is, tetendi, tentum, tendere;
tendentem: consecutio tèmporum del participio che è sempre contemporaneo al verbo della reggente, in
traduzione è reso con l’imperfetto per questo.
~Enea riconobbe anche se stesso, misto ai primi fra gli Achei e le schiere orientali e le armi del nero
Memnone {forte guerriero etiope}.
#Enea si riconosce nel dipinto che celebra la fine di Troia, ma forse la sua presenza è indice di continuità col
489 passato, non è tutto finito con Troia, la storia continua (così come Augusto continua la storia di Roma) e
fonderà la celebre Roma. Chiaramente Enea è anche Virgilio, che continua l’epica dalle polveri greche del
mondo classico (Omero). Tra l’altro c’è una eco evidente poco più avanti tra l’intervento di Venere per
rendere bellissimo Paride nell’Iliade e l'intervento di Afrodite per rendere bellissimo Enea davanti Didone.
@permisceo, es, permiscui, permixtum, permiscère: ‘’mettere insieme’’;
princeps, principis: agg; Achivi, Achivorum; acies, aciei: V decl, ‘’schiera, fila’’; Eoa, Eoae: ‘’orientale’’.
‘’DE ARCHITECTURA’’ VITRUVIO
-Contesto e trattato:
In un periodo dell’età augustea in cui ebbero grande slancio gli studi eruditi e le discipline tecniche, il
trattato di Vitruvio (27 a.C.) in X libri affronta le questioni più disparate: dai luoghi più adatti alle costruzioni,
alla storia delle tecniche e dei materiali, agli edifici sacri e civili, l’edilizia privata, la misurazione del tempo,
i temi la meccanica di ordigni idraulici e bellici (quest’ultima importante perché Vitruvio già con Cesare aveva
trattati, costruito macchine belliche). L’architetto per Vitruvio è un’intellettuale, non è solo uno specialista-operaio,
l'architett l’artifex è specialista sì ma non alieno suggestioni e letture di altro tipo, è un poco come l’oratore
o ciceroniano, che deve sapere un po’ di tutto: deve conoscere ciascun aspetto che avrebbe migliorato o
vitruvian peggiorato la qualità dell’edificio.
o L’esempio di Vitruvio è l’ennesimo di un progetto di cultura unitaria, un sapere vasto che si dirama verso
tutte le direzioni.
Il libro che leggeremo è il IV, quello dedicato all’edilizia sacra, e il paragrafo IX, che racconta il famoso
aneddoto.
-Vitr.41.12:
~Il terzo genere (meglio stile), che è chiamato corinzio, ha le esili sembianze di una fanciulla, poiché a causa
della giovane età le fanciulle raffigurate, in ragione delle membra più gracili, risultano (ottengono risultati)
più eleganti nell’aspetto ornamentale.
@tertium: sottintende ‘’genus’’;
quod corinthium diciur: relativa propria;
imitatio, imitationis;
virginal is, is: agg II a 2, ‘’da fanciulla’’;
gracilitas, gracilitatis;
membrum, i;
quod virginis(es): il quod è causale, propter(ob)+acc introduce compl di causa (in mezzo c’è il genitivo
aetatis, che in italiano starebbe alla fine e non al centro, è la teoria dei termini chiudenti e del termine
chiuso, gruppi sintagmatici che dunque non possono essere separati);
recipiunt effectus: sarebbe ‘’recepiscono risultati’’, recipio, is, recepi, receptum, recipere;
venustiores: comparativo di maggioranza di venustus, i, ‘’grazioso’’;
ornatus, us: acc di IV, complemento di relazione o accusativo alla greca;
gracilioribus: comparativo di maggioranza (fa il superlativo in -illimus);
recipio: apofonia latina, re+capio.
~L’origine (la scoperta) di questo capitello si ricorda così (è ricordata che fu fatta così). Una fanciulla
cittadina di Corinto, ormai in età da marito, si ammalò e morì.
@virgo civis corintia: sintagma del soggetto (civis è apposizione);
16-18 autem: congiunzione, ‘’inoltre’’;
matura nuptis: nuptae, arum è pluralia tantum, abl di limitazione forse;
implicata morbo (us, i): è participio congiunto, non abl assoluto perché coincide il soggetto con la reggente;
decedo, is, decessi, decessum, decedere;
~Dopo la sua sepoltura le bambole, con le quali quella fanciulla da viva si dilettava, la nutrice le raccolse e
mise dentro ad un cestello, le portò sulla tomba e le collocò in cima e, affinché quegli oggetti potessero
durare più a lungo, li coprì con una tegola.
@eius: genitivo di ea;
pupula, ae: bambola, abl strumentale con quibus;
colligo, is, collegi, collectum, colligere: raccogliere;
compono, is, composui, componitum, componere: riunire;
18-22
perfero, s, pertuli, perlatum, perferre: consegnare;
calathus, i: è calco del greco, ‘’cesto’’;
tegula: abl di strumento;
diutius: comp di diu, ‘’più a lungo’’;
permaneo, es, permansi, permansum, permanère;
tego, is, texi, tectum, tegere: coprire;
uti ea permanerent: finale.
~Questo cesto casualmente era stato collocato sopra una radice di àcanto, nel frattempo la radice di àcanto
premuta al centro dal peso (del cesto), fece sbocciare foglie e teneri steli in primavera, gli steli di questa
crescendo vicino ai lati del cestello e premuti dal peso, per necessità, dagli angoli della tegola furono
costretti a produrre volute alle estremità.
fortuito: valore avverbiale;
supra: regge l’acc;
collocatus fuerat: giustapposizione di verbi (‘’era stato collocato’’);
pondus, ponderis: neutro, ‘’peso’’;
premo, premis, pressi, pressum, premere;
22-27 profundo, profundis, profudi, profusum, profundere: ‘’produrre’’ (di piante), sennò ‘’riversare, spandere’’;
cauliculus, i: stelo tenero;
folium, i;
vernum, i tempus: stagione della primavera (aestatem, auctumnus, hibernum);
latus, lateris: neutro;
cresco, is, crevi, cretum, crescere;
necessitate: abl di causa;
flexura, ae: curvatura;
cogo, cogis, coegi, coactum, cogere: costringere; i verba iubendi hanno forma attiva (infinitiva o ut volitivo)
e forma passiva (costruzione personale e impersonale) guardare Vitr.
~Allora Callimaco, che per l’eleganza e la raffinatezza dell’arte marmorea era stato soprannominato dagli
ateniesi ‘’Katatexìtechnos’’ (meticoloso), passando davanti a questo monumento si accorse del cesto e le
tenere foglie che nascevano intorno, e piacevolmente colpito (dilettato) dallo stile e dalla novità della
forma, produsse colonne presso i Corinzi su quel modello e ne fissò le proporzioni e, da quello, stabilì i
canoni per la realizzazione dell’opera di genere (stile) corinzio.
subtilitas, subtilitatis: sottilità, finezza;
praetereo, praeteris, praeterii, praeteritum, praeterire: (praeter+eo, ‘’oltre andare’’) passare davanti;
animadverto, is, animadverti, animadversum, animadvertere ‘’rivolgere l’anima a, fare attenzione’’;
folium, folii: neutro; nascor, nasceris, natus sum, nasci: dep di III;
novitate, genere: compl di limitazione?
id exemplar: acc di fine?
constituo, constituis, tui, constitutum, constituere: fissare
distribuo, is, ui, utum, ere: regolare, ordinare;
ratio, rationis: anche ‘’proporzione’’;
perfectio, perfectionis: realizzazine;

‘’Ab Urbe Condita’’, Tito Livio


-L’opera, i criteri, i libri rimasti, il XXIV:
Leggeremo la descrizione del tempio di Crotone dedicato a Giunone.
Sappiamo che Livio (59-17) visse tra I a.C. e I d.C., ed è ricordato per essere uno degli storiografi più
importanti della storia latina. La sua opera magistrale Ab urbe condita libri si concentra sulla storia di Roma
partendo dalla fondazione e dispiegandosi in 142 libri. Copre quindi un numero di anni ampissimo, dalla
dalla mitica fondazione da parte di Enea all’età augustea (9 d.C., morte di Druso figlio di Augusto). Il criterio della
fondazione, divulgazione della sua opera, Livio procede per decadi (dieci libri alla volta).
metodo
Livio studia tantissime fonti, decidendo poi di selezionare quelle più attendibili sui fatti principali, è un
annalistico e
tematico, i
fedele seguace del metodo annalistico: i primi autori storici come Fabio Pittore consultavano i libri ufficiali
frammenti in cui di anno in anno i pontefici (massima autorità religiosa che ha anche potere politico) registravano gli
compendi avvenimenti più importanti nella vita della città dei pontefici. Certo però Livio alterna al metodo annalistico
anche un metodo tematico, dove isola sezioni autonome all’interno delle decadi, magari dedicandogli
anche 4 libri – e lo fa per segnalare il ciclico susseguirsi degli eventi storici –. I libri a noi giunti sono i primi
10 e poi dal 21 al 45 (tra questi il nostro brano), anche se comunque sono rimasti compendi e riassunti degli
altri libri perduti.
Il 24esimo libro (terza decade 21-30) si concentra sulla seconda guerra punica (202 a.C.), e non può che
focalizzarsi sulla grande figura di Annibale, di cui l’autore riconosce il genio e la grandezza, pur ovviamente
riconoscendo la superiorità di Roma, fatta di un esercito di cives romani e tollerante con i conquistati.
In questa decade vi è un continuo riferimento a popolazioni italiche nei confronti delle quali i romani
avevano dimostrato una certa diplomazia, ed è proprio attraverso essa che Roma aveva legato a sé tali
l'esercito popolazioni. Ma la città italica di Cròton (Calabria, fondata nel 708 a.C. dai coloni greci dell’Acaia) che
romano e
origine mitica ha? Servio (commentatore di Virgilio) e Diodoro Siculo (autore della Biblioteca) ci dicono che
la
tolleranza-
essa prese nome da un uomo chiamato Cròton, il quale diede ristoro ad Eracle dopo che egli aveva
diplomazia pascolato le pecore di Gerìone (fatica X, cattura della mandria di Gerìone); accadde però che il genero di
con gli Cròton, un tale Lacinio, gli rubò la mandria, Eracle dunque volendolo punire con la morte, lo uccise,
autoctoni, accorgendosi però di aver ucciso l’amico Cròton al posto del ladro. Alla fine, rammaricato, Eracle vendica
la nascita Cròton sconfiggendo Lacinio nella zona dell’attuale città, fondando poi il tempio di Hera (Giunone) Lacinia. Il
di Cròton e culto di Era nell’Italia meridionale del versante ionico era molto diffuso (molte erano le colonie greche
il rapporto
con i Greci,
il santuario
fondate tra VII e VI sec a. C. e che avevano rapporti con le popolazioni autoctone), ma la figura di Eracle
(carissimo ad Era anche dal nome si vede) testimonia il passaggio, lo scambio tra civiltà greca e quella italica
autoctona, come santuario di frontiera dove culture diverse sacralizzano i loro rapporto in modo da
superare conflitti (Eracle è quasi un bovaro, Era inoltre era sempre stata chiamata anche con l’epiteto
boopis ‘’dall’occhio bovino’’).
Il santuario che Livio ci descrive aveva estensione considerevole, all’interno c’erano mandrie che
pascolavano ma anche monumenti come stoài ed estatèrion (portici e zone adibite ai banchetti); esso ebbe
due fasi, una arcaica e una classica (che ci descrive Livio), ma la colonna dorica aurea famosa (da cui deriva
il nome di Capocolonna) secondo gli archeologi era molto simile a quelle del tempio di Atena a Siracusa
(opulento).
-Livio, 2431.12:
~La città di Crotone ebbe un muro che si estendeva in un perimetro di dodicimila passi prima dell’arrivo di
Pirro in Italia; dopo la devastazione causata da quella guerra, appena metà di essa era abitata.
#Urbs accenna al senso di agglomerato abitato, non va confuso come oppidum e civitas;
Pirro: re dell’Epiro che sbarca in Italia nel 280 chiamato ad aiutare Taranto, il suo sogno è un regno che
unisca la grecità della Sicilia e dell’Italia meridionale, ma finirà per perdere a Malaventum (poi
Beneventum).
1-8
@murum (us, i) patentem (pateo, es, patui, patère): part presente (contemporaneità rispetto ad habuit);
milia, ium, ibus (al sing mille, e, e, e) passus, us: milia è sempre seguito dal gen;
post vastitatem: compl di tempo, post regge sempre accusativo;
adventus, us: sostantivo di origine verbale da advènio, is, venui, ventum, ire;
in Italiam: compl di moto a luogo;
vasitatas, vastitatis: deriva dal verbo vasto (fare piazza pulita), quindi devastazione e non vastità;
vix: avv, ‘’a malapena, a stento’’; pars, partis;

~Il fiume che un tempo scorreva in mezzo alla città, lambiva nel suo scorrere l’esterno di luoghi ricchi di
case (tetti), e la rocca era lontana dai luoghi che erano abitati.
@fluo, fluis, fluxi, fluxum, fluere: scorrere;
praeterfluo, praeterfluis, praeterfluere: scorrere presso;
locus, i: il nom plurale è loca;
tego, is, texi, tectum, tegere;
frequentia, ae: ‘’gran numero’’;
arx, arcis: rocca, apice;
procul: lontano;
eis: si riferisce a loca ed è in abl perché compl di distanza (di estensione è in acc);
~Poi distava seimila passi dalla città un tempio, ancora più nobile della stessa città, di Giunone Lacinia,
luogo santo per tutti i popoli intorno.
@absum, abes, afui, afuturus, abesse: essere via, lontano;
nobilis (nobili è poliptoto): comp maggioranza neutro;
urbe: all’abl perché col comparativo senza quam (stesso caso del primo termine);
Iuno, Iunonis (Iuppiter, Iovis);
circa: avverbio;
omnibus…populis, i: iperbato.
~Lì un bosco sacro, cinto da una fitta foresta e da alti alberi di abete, aveva nel mezzo ricchi pascoli dove,
bestiame di ogni specie sacro alla dea, si nutriva senza alcun pastore. E separatamente le mandrie di
ciascuna specie di notte ritornavano alle stalle, mai profanati (i gregge) dalle insidie delle belve o dalla frode
degli uomini.
#Quello descritto è una sorta di locus amoenus (topos letterario), un luogo felice e quasi leggendario in
questo caso, con le mandrie di ciascuna specie che pascolano da sole e nessuna belva che attacca.
@lucus, i: boschetto sacro;
ibi: avv, ‘’qui, là’’;
saepio, is, saepsi, saeptum, saepire: ‘’cingere con una siepe’’;
silva, ae: ‘’foresta’’, abl di causa efficiente;
frequens, frequentis: ‘’fitto’’;
procèrus, i: ‘’alto’’ fisicamente, anche ‘’alto’’ socialmente, i Proci di Itaca infatti sono i notabili che vogliono
conquistare Penelope;
arbor, arboris: femm;
abies, abietis: femm;
laeta, ae: lieto, allegro;
pascuum, i;
pecus, pecoris: ‘’bestiame, gregge’’;
pascor (passivo di pasco, pascis, pavi, pastum, pascere): ‘’nutrirsi’’;
ullus: è l’agg corrispondente al pronome quisquam, come esso si usa nelle frasi negative e introduce il
compl di privazione con sine;
separatim: avv;
grex, gregis: m e f;
quisque: ciascuno;
remeo, as, avi, atum, remeare: ritornare;
nox, noctis;
stabulum, stabuli: neutro;
violati insidiis: dat d’agente (non solo con la perfifrastica passiva, ma anche con in presenza di verbi passivi
o part perfetti come in questo caso);
vìolo, as, avi, atum, are;
fraus, fraudis; fera, ae;

~Pertanto grandi (furono) i proventi ricavati da quel bestiame, e una colonna di oro massiccio in seguito fu
realizzata e consacrata; e il tempio fu rinomato anche per le ricchezze non solo per la santità. E (poi) si
tramandano certi fatti religiosi come (accade) alla maggior parte dei luoghi così illustri: si dice che vi fosse
un altare nel vestibolo del tempio la cui cenere non è mai mossa da alcun vento.
@fructus, us;
inde: dopo, poi;
ìnclitum: celebre;
divitiae, arum: ‘’ricchezze’’, dal s di III pluralia tantum dives, es.
adfingo, is, adfinxi, adfictum, adfingere: attribuire erroneamente;
insignis, is;
plerusque, plerique: la maggior parte;
fama est: si comporta come un verbum dicendi e quindi introduce una inf ogg;
ara, ae: altare;
cinis, cineris;
nullo: nessun (vento); unquam: mai; Nemo (solo persona, pron/agg), Nihil (solo pron), Nullus, a , um (agg);
moveo, es, movi, motum, movère:

Domenico Marino, ‘’Il bosco sacro e le sue meraviglie’’


-Dei e giardini:
Archeologo di Crotone, si è occupato di boschi sacri nell’antichità, ma anche popolazioni indigene italiane e
minoici- civiltà greca in contatto.
micenei e L’Heraion del Lacinio (Capocolonna) ha probabilmente origini pre-greche: tratti egei (micenei) che si vanno
indigeni a mescolare a caratteristiche indigene. A favore di questa ipotesi non solo ci sono manufatti di natura
(manufatti indigena rinvenuti con gli scavi, ma anche il fatto dell’esistenza del bosco sacro alla dea; infatti la presenza
e abeti)

Hera
arcaica
protettrice
degli esuli
(inviolabilit
di abeti (difformità rispetto al paesaggio mediterraneo) ha probabilmente influenzato le comunità indigene
stimolandone il riconoscimento del luogo come sacro, così come sarà per i coloni greci dell’VIII sec.
La Dea del Lacinio ha numerosi attributi che ne fanno una divinità dai tratti arcaici: essa è signora delle
armi, detentrice del potere di vita e morte sulla natura selvaggia, protettrice degli esuli/fuggitivi, protettrice
della donna e, soprattutto, della donna-madre. Il termine sanctus usato da Livio per il Tempio, va ben oltre
il concetto di sacro-consacrato, poiché contiene in sé l’idea dell’inviolabilità, l’essere luogo di asilo.
Nell’Heraion prigionieri e schiavi potevano ritrovare la libertà grazie a Hera liberatrice.
Ma insieme ad Hera, un altro dio è importante: Apollo. Egli infatti è legato alla fondazione delfica di Kroton,
e proprio nella seconda Rande area sacra del Lacinio compaiono manufatti con delfini rappresentati
Apollo
pitagorico
(animale sacro ad Apollo). Da una parte quindi Hera, che affonda le radici nei tempi del mito, dall’altra
Apollo, legato alla fondazione storica di Kroton e al periodo del governo pitagorico (da Samo a Crotone nel
520 a.C.).
il dono di
Riguardo alla fondazione mitica c’è anche da sottolineare che il giardino fu piantato da Teti, Nereide moglie
Teti del re dei Tessali, che lo donò poi ad Hera, ma cosa le chiese in cambio? Forse la cura dei riti funebri in
onore del figlio, ucciso da Paride (come dice l’Odissea).
Chiara Michelini, ‘’Patrimonio artistico di alcune poleis siceliote nel De Signis’’
-Il valore, le interpretazioni:
La parte del IV libro dell’actio secunda offre la possibilità di valutare la quantità degli oggetti di valore di
tipo privato, mettendo al tempo stesso in evidenza la ricchezza e il ‘’gusto artistico’’ delle famiglie di ceto
elevato siceliote (greche), che da generazioni, in una mescolanza di tradizione familiare e religiosità, si
tramandavano oggetti di questo tipo. È il caso di Gaio Elio, che possedeva nella sua casa una cappella molto
i beni
antica nella quale erano conservato quattro statue che, rubate da Verre, Elio richiede denunciando il
privati,
tradizione
pretore (de repetundis); esse infatti rappresentano per il cittadino (così come sarà nella seconda parte
religione riguardante i furti di opere pubbliche) segni di sentimento religioso tramandati che non solo onorano gli
dei, ma anche gli antichi, in quanto ricevute dagli antenati. Fa ovviamente tutto parte del passato dei
sicelioti, ormai assoggettati da tempo dai romani ma ancora fedeli alle tradizioni patrie, fatte di patrimonio
passato e artistico vissuto come bene inalienabile della polis (diverso da Roma).
presente L’esaltazione in negativo dei reati di Verre viene realizzata con abili confronti tra un passato di potenza e
(ricchezza-
povertà,
ricchezza dell’isola e un presente che vede una terra impoverita di ogni suo bene, un passato saggio e
rispetto e rispettoso sia delle proprie leggi che dei costumi dei popoli assoggettati, e la degenerazione morale e la
audacia bramosia di cui Verre si macchia.
Tra le asportazioni illegittime di statue di divinità riguardanti varie città del territorio siciliano, è possibile
monumenti
enucleare un gruppo di episodi unito da un comune denominatore: si tratta dei furti compiuti da Verre in
precedenti quelle poleis travolte da Cartagine nel V sec a.C. Qui Verre si invaghisce di opere appartenute alle comunità
restituiti in un periodo precedente alla loro distruzione e restituite da loro da Scipione dopo il saccheggio di
(146) Cartagine (146). Il caso segestano è di particolare importanza in quanto la ricchezza delle info e il dettaglio
del racconto danno risalto alla vicenda.
Tra queste informazioni, valida è di sicuro quella che vede Segesta in lotta contro Cartagine per proprio
due
conto e di propria iniziativa che, se confrontata con le notizie raccontate da Cic poco prima (alleata di
momenti:
prima del Roma), ci permette di ricostruire forse due momenti: uno precedente che vede i Segestani da soli e un altro
260 e dopo; (prima guerra punica 260) dove i Segestani sono con Roma.
il legame
Altra informazione di rilievo è la descrizione di Diana, la quale si qualifica nel suo duplice aspetto di
con le cacciatrice e ‘’lunare’’, da una parte l’arco (e a volte in altre raffigurazioni di questo tipo c’era anche un
donne: la cane), dall’altra la fiaccola simbolo forse della luce della luna (con la quale la dea è identificata) ma ancora
maternità, meglio come accessorio della cerimonia del matrimonio, in grado perciò di ricondurre la dea al mondo
solo donne
alla femminile, al suo ciclo vitale e alla sua fertilità; ecco allora perché sono solo donne quelle presenti nella
procession processione raccontata da Cicerone, una particolarità che si ritrova anche nel santuario di Demetra a
Catania dove le cerimonie sacre sono eseguite solo da donne.
propaganda
romana: Ultima informazione è l'iscrizione presente sul piedistallo del monumentum, indice non solo del profondo
gesto di significato che il simulacro ridedicato dovette assumere, ma anche chiaro segno di come la restituzione
amicizia e fosse parte di una propaganda romana (non a caso tutti gli altri monumenta sono monumenta Scipionis),
tolleranza
della
che lasciava monumenti tangibili della vittoria definitiva su Cartagine, riconfermando il proprio dominio
tradizione
nella provincia con un gesto di amicizia che ricollegava, mediante simboli importanti per le poles, il passato
al presente.

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