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Per i testi antichi abbiamo copie di copie, infatti non abbiamo opere “firmate” da Cicerone. Grazie agli amanuensi
possiamo avere delle copie delle opere più importanti della storia. L’obiettivo dei filologi, dell’editore, ossia non la
casa editrice, ma lo studioso che ha stabilito il testo critico. Che “collazionando”, ossia confrontare, i manoscritti
disponibili costituisce, applicando il suo ingenium, il suo testo critico. Le oscillazioni tra un’edizione e un’altra non
sono molte, infatti alcuno editori optano per una soluzione, altri per un’altra. L’editore mira ad un archetipo cioè il
testo da cui deriva tutta la tradizione manoscritta che noi abbiamo, cioè sulla base dei discendenti possiamo risalire
all’opera “originale”. Tutti questi rami risalgono ad un capostipite comune. Se ogni manoscritto fosse copia di un altro,
ossia antigrafo, cioè da un codice, sarebbe semplice orientarsi nella tradizione manoscritta. Eliminatio codicum
descriputorum, i codici descritti sono copie di altri codici in nostro possesso. È raro che un codice medievale sia la
copia esclusiva del modello. Mentre l’amanuense ricopiava, è possibile che ci siano introdotte altre lezione,
sostituendo vecchi codici. Alcuni di questi codici erano annotati, perché erano oggetti di studio. Fenomeno di
“contaminazione” dei manoscritti, ossia quando da A e B si prendono diverse parti per farne un unico manoscritto.
Giorgio Pasquali.
Recentiores non deteriores Codici più recenti non sono necessariamente i peggiori, ma possono essere anche
migliori, nel senso che ci tramandano un testo migliore, meno corrotto, più corretto, un testo più affine. Può essere
corrotto perché la sintassi è sbagliata o la parola non esiste in latino, o la parola è scorretta. I vari editori procedono
con la loro mente di ipotizzare sulla base delle loro conoscenze, quale parola può aver scritto Cicerone, con l’ausilio
della propria mente. “Ope codicum, Ope ingeni”.
CICERONE
Cicerone nasce nel 106 a.C. ad Arpino, in provincia di Frosinone, ed era anche opinomus, un uomo che veniva da una
famiglia nella quale non c’erano persone che avessero ricoperto cariche nella magistratura di Roma. Morirà nel 43 a.C.
di morte violenta. Riceve u ottima formazione retorica e poi anche filosofica, egli è sostanzialmente un oratore, il più
grande oratore Romano. È stato un avvocato, chiamato in soccorso, in aiuto. Patronus. Vi è una grande differenza tra il
mondo antico e quello attuale, prima i discorsi di un avvocato avevano una finalità artistica cosa che non viene usata
oggi. Erano opere di letteratura, ma anche documenti storici, ma importanti per la loro veste artistica. Si parla di prosa
d’arte. Egli esordì già al tempo di Silla, difendendo con abilità e rischiando di andare contro il potere sillano. Esistono
tre tipi di discorsi:
- Oratoria deliberativa, vale a dire che bisogna prendere una decisione, per esempio un’oratoria politica.
Genus Deliberativum, risponde alla domanda: è utile o non è utile? Cosa è bene o cosa è male fare? Le
catilinarie appartengono
- Genus Iudiciale, ossia il genere giudiziario. Risponde alla domanda: è vero o è falso? È colpevole o innocente?
Oratoria che si ha nei tribunali in abito giudiziario.
- Genere Epidittico, Genus demostrativum che risponde alla domanda: è bello o è brutto? Serve ad elogiare o
a criticare qualcosa. Discorsi di critica, di condanna estetica nei confronti di qualcosa.
La carriera oratoria è strettamente legata alla politica, alle vicende politiche del suo tempo. Egli fu console nel 63 a.C.
e pronuncia le Catilinarie durante il suo consolato. Il consolato fu il vertice della corriera politica di Cicerone. Il suo
orientamento politico era conservatore, ma era moderatamente aperto alle novità e nella contrapposizione tra i nobili
e i popolani, lui stava dalla parte dei ceti ambienti. Mentre Cesare era tra i populares. Da quel momento in poi inizia
un processo di margenalizzazione di Cicerone, perché divennero sempre più importanti Cesare, Pompeo e Crasso. La
forza di Cicerone era la forza della parola, ma non aveva la forza politica, economica o militare del triumvirato. Ecco
perché quando venne fondando il primo triumvirato, inizia il declino di Cicerone. Egli fu condannato all’esilio, ma poi
ritornò, ma dal punto di vista politico inizia la sua fase discendente. Nella guerra civile Cicerone si schierò dalla parte di
Pompeo, senza però appoggiarlo a pieno. Aveva paura che Pompeo diventasse il tiranno di Roma. Dopo la vittoria di
Cesare fu perdonato e si riconciliò con lui, però una fase non bella fu la dittatura cesariana, perché Cesare svuotò la
vita politica romana e quindi Cicerone si ritirò nell’ozium. Ossia vita ritirata della vita pubblica e scrisse numerose
opere filosofiche. Le opere filosofiche di Cicerone sono importanti perché egli espone dottrine filosofiche ellenistiche.
Il senso della vita di Cicerone era la cultura al senso della civitas, ossia che non è fine a sé stessa, ma al bene della
repubblica, dello stato. Egli era il maestro nell’uso della parola, al servizio della civitas. Vive nel periodo in cui la
repubblica entra in crisi. L’originalità di Cicerone non è nel contenuto, ma l’importanza di queste opere è nella
creazione del lessico filosofico latino, che prima non esisteva. Che poi sarà la lingua della filosofia per secoli, ad
esempio nel medioevo, nell’età moderna.
Cesare viene ucciso nel 44 a.C., si affaccia sulla scena Ottaviano e Marco Antonio. Cicerone si schiera dalla parte di
Ottaviano, quindi il suo bersaglio delle orazioni filippiche diventa Marco Antonio. Le filippiche sono discorsi molti
severi nei confronti di qualcuno, perché Cicerone si rifaceva alle orazioni contro Filippo di Macedonia per la libertà di
Atene. Proprio a causa di questa avversione, quando Marco Antonio e Ottaviano si accordarono fece inserire il nome
di Cicerone nelle liste di . Cicerone fu ucciso dai sicari. Dicembre del 43 a. C.
Le Catilinarie sono delle orazioni politiche e sono quattro. Il titolo Catilinarie, prende il nome da questo celebre
personaggio di Lucio Sergio Catilina. Su questa vicenda ha scritto un’opera importante anche Sallustio, la congiura di
Catilina, un’opera monografica. In parte coicidono, ma ci sono anche delle differenze, infatti Sallustio mette in ombra
l’operato di Cesare, visto che era cesariano.
Catilina era un nobile, gens sergia, patritia, ma era un nobile decaduto in grandi difficoltà economiche. Era un uomo
moralmente pessimo. Aveva compiuto omicidi, stupri, accusato di una relazione con una vergine vestale. La peggiore
rovina dello stato.
Nel 66 a. C., aveva cercato di candidarsi per il senato, ma alla fine la sua candidatura venne respinta per reato di
concussione e anche perché accusato della relazione con la vestale. Poi passa un anno e viene assolto e si candida nel
64 a.C., però viene sconfitto da Cicerone.
Egli proponeva le tabulae nove (registri contabili), ossia la cancellazione dei debiti. Le classi ambienti non erano
favorevoli, per questo si coalizzarono e votarono Cicerone, anche perché lui difendeva la nobiltà. Nel 63 a.C. Catilina si
ripresentò nuovamente con un programma ancora più rivoluzionario, perché faceva leva sugli schiavi, ma anche in
questo caso, ma grazie all’intervento di Cicerone e Catilina risultò sconfitto. Congiura di Catilina, un piano eversivo
dell’ordine costituzionale. Prevedeva l’uccisione del nemico di Catilina, cioè Cicerone. Cicerone viene a sapere di
questa congiura da Fulvia che era l’amante di una dei congiurati, a questo punto Cicerone sicuro di aver raccolto prove
sufficienti, convoca il senato e vuole denunciare pubblicamente Catilina. Egli è presente, visto che è senatore e
pronuncia la prima catilinaria. È un atto di accusa violentissimo e Cicerone lo invita a lasciare la città per non infettarla
con la sua presenza criminale.
Dopo questa seduta del senato Catilina lascia Roma, perché aveva raccolto delle truppe in Etruria, in Toscana. Il giorno
seguente Cicerone informa il popolo romano e pronuncia la seconda Catilinaria. In questo tentativo insurrezionale,
vennero coinvolti anche una popolazione Gallica, gli allobrogi, attuali svizzeri. Ai primi di dicembre del 63, i catilinari
affidano delle lettere compromettenti agli ambasciatori degli allobrogi. Cicerone fa arrestare gli ambasciatori insieme
ad altri catilinari e vengono sequestrate le lettere, infatti sono ulteriori prove dell’inserruzione. Il 3 dicembre del 63,
Cicerone rivolge un terzo discorso al popolo romano per informarlo dell’arresto degli allobrogi. Il 5 dicembre nel
senato, Cicerone pronuncia la quarta catilinaria, perché il senato deve decidere quale condanna da irrogare ai
catilinari arresati.
Un’orazione ha una struttura generale:
- L’exordium- l’esordio: in cui ci si rivolge all’assemblea. —captatio benevoletie
- La narratio: il racconto del fatto specifico
- Le argometationes: cioè gli argomenti da esporre
- Digressio: digressione, un exursus e si sofferma su qualcosa di marginale
- Conclusio: l’appello finale ai giudici o all’assemblea che deve deliberare. Forte pathos.
CONTENUTO: il senato stava giudicando cittadini romani e la legge sempronia, nessun cittadino romano poteva essere
condannato a morte senza regolare processo. Il senato non era un tribunale.
Nel dibattitto si manifestano due posizioni diverse.
In questa orazione abbiamo una sintesi di tutti i momenti, perché abbiamo una versione rielaborata, discussione degli
altri oratori
21/10/2022
L’arresto ai primi di dicembre del 63 di alcuni catilinari, Lendulo, ambasciatori degli allobrogi. Il senato è riunito per
deliberare quale pena irrogare ai catilinari, prima che cali il buio, deve rispondere. Le assemblee del senato duravano
dal mattino al tramonto, ma la riunione non poteva prolungarsi di notte, si rimandava al mattino seguente. Il discorso
è complicato dal fatto che il testo che leggiamo non è pronunciato da Cicerone, ma tiene conto di tutto il discorso ed è
stato rielaborato nel 60 a.C.
Cicerone introduce l’argomento, egli non vuole condizionare il senato ed egli in quanto console è pronto ad attuare
qualsiasi decisione scelga il senato, anche se cerca di orientare la scelta del senato.
Abbiamo notizia delle due proposte che emergono dalla discussione. La prima è di Decimo Silano che propone la
condanna a morte per i catilinari, a questa sententia, ossia opinione che significa sentire, avere un’idea, si
contrappone quella di Gaio Giulio Cesare, un personaggio in vista della parte popolare, manifestando un parere
diverso, cioè egli dice che sulla gravità del crimine non ci sono dubbi e proprio per questo la condanna a morte è una
liberazione per i colpevoli, la fine di tutti i mali. In realtà non è la pena più severa che può essere irrogata, per questo
servirebbe l’ergastolo, nei municipi italici e anche la confisca dei beni. Non c’erano strutture carcerarie e per questo
creava dei problemi. Questa è la Narratio costituita dei paragrafi 7/8. Struttura della quarta catilinaria:
1-6= esordio
7-8= narratio
9-22= l’argumentatio
23-24= conclusione/appello finaleconclusio.
Cicerone manifesta grande rispetto nei confronti di Cesare, però fa presente la difficoltà di tenere queste persone
arrestate a vita nei municipi italici e ribatte che la pena più severa è la condanna a morte ed è giusto che sia così,
altrimenti noi verremmo criticati se venissimo meno a questo dovere.
Apparentemente questa orazione è in catilinam, cioè contro Catilina, ma in realtà è pro cicerone, ossia a vantaggio di
Cicerone, dove esalta il suo operato. Egli si presenta come il salvatore della patria, colui che da magistrato civile, ha
salvato lo stato. È anche a difesa dell’operato di Cicerone, gli imputati erano cittadini romani, tutelati dal diritto
romano e la legge sempronia vietava la condanna a morte senza regolare processo giudiziario. (Il senato non è un
organo giudiziario)
Lex Valieria de provocatione, secondo la quale nessun cittadino romano poteva essere condannato a morte senza
appellarsi al popolo, ma in questa vicenda vengono violate entrambe le leggi. L’appiglio per giustificare il loro operato
è che questi arrestati non sono più cives, ma hostes, cioè nemici pubblici ai quali non si applica più il diritto romano,
questa però era un’interpretazione di Cicerone. Ecco perché Cicerone nel rielaborare queste orazioni cerca di
giustificare il suo operato. Cicerone viene condannato all’esilio, tramite una legge promulgata da Clodio (nemico
personale di Cicerone), per aver trasgredito queste due leggi. Egli non parla contro Catilina, ma esalta il proprio
operato e giustifica la sua condotta.
I catilinari furono arrestati e condannati a morte. Agli inizi del gennaio dell’anno seguente, l’esercito della repubblica
affrontò l’esercito di Catilina ed egli muore in battaglia.
La figura di Catilina è stata definita una figura paradossale, perché era pessimo, però aveva delle qualità positive come
la resistenza al freddo, alla fame, solo che risiedevano in un animo malvagio.
STILE: Cicerone uno dei massimi esempi di stile latino. Il suo stile è lo stile classico per eccellenza, caratterizzato da
periodi ampi, con molte subordinate che dipendono da una principale reggente e il verbo principale si trova alla fine
del periodo. Lui mette al primo posto la simmetria, cioè la corrispondenza tra complementi, più parole coordinate tra
di loro.
“Concignitas” o “Concillittas” simmetria.
Marci Tulli Ciceronis in Lucium Catilinam oratio quarta habita in senatu. (5 dicembre del 63 a.C.)
m. (prenomen, nome della persona) tulli (nome della gens, la stirpe) ciceronis (cognomen) in (indica opposizione) l.
catilinam oratio quarta habita (forma passiva del verbo habeo) in senatu (quarta declinazione-stato in luogo).
L’orazione di marco Tullio cicerone contro lucio catilina, orazione tenuta in senato
[1] Video (prima persona del verbo vedere), patres conscripti (vocativo), in me omnium vestrum ora atque oculos
(seconda declinazione) esse conversos; video vos non solum de vestro ac rei publicae, verum (avverbio) etiam, si id
depulsum sit(protasi), de meo periculo esse sollicitos(preoccupato). Est mihi iucunda (giocondo) in malis (neutro) et
grata (gradita) in dolore vestra erga me voluntas (benevolenza); sed eam, per deos immortalis! deponite, atque, obliti
(oblio-dimenticanza) salutis meae, de vobis (argomento) ac de vestris liberis cogitate. Mihi si haec condicio consulatus
data est, ut omnis acerbitates, omnis dolores cruciatusque perferrem, feram non solum fortiter, verum etiam libenter,
dummodo meis laboribus vobis populoque Romano dignitas salusque pariatur (congiuntivo).
1. Padri coscritti (senatori), vedo i vostri volti e i vostri occhi rivolti tutti verso di me; vedo anche la vostra apprensione
non solo per i pericoli che correte voi e che corre lo Stato, ma – se pure non esistono più rischi in tal senso – anche per
quelli(pericoli) che gravano su di me. L’attenzione (voluntas) che dimostrate nei miei confronti mi è di conforto in
momenti così difficili, l’apprezzo in queste dolorose circostanze; ma, per gli dèi immortali, mettetela da parte! Non
preoccupatevi della mia incolumità! Concentratevi piuttosto su di voi e sui vostri figli! Se mi è stata conferita la carica
di console alla condizione che mi facessi carico di ogni amarezza, ogni sofferenza e afflizione, sopporterò tutto questo
non solo con fermezza ma addirittura con gioia, purché i miei sacrifici producano buona reputazione e benessere per
voi e per il popolo romano.
NOTE:
Padri coscritti= in origine i senatori erano solo di origine patrizia, mentre coscritti indicava anche quelli di origine
plebea che venivano aggiunti alle liste dei senatori.
I coscritti sono i soldati che vengono reclutati.
Il primo vedo è letterale, il secondo significa comprendo.
- Video (i breve); vides; vidi (i lunga); visum; videre (seconda coniugazione).
Cicerone era il principale nemico dei catilinari, infatti egli avevano tentato di assassinarlo.
Vestro= vostro, verum etiam= ma anche. I pericoli che corre in quanto l’uomo più esposto nella congiura. Captatio
benevolentia= cerca l’approvazione da parte del senato, per non essere accusato di aver “ignorato” due leggi
fondamentali.
Conversos= verbo composto preverbo, modifica il significato del verbo.
- converto, convertis, converti, conversum, convertĕre= cum+verto= rivolgere.
Anafora: ripetizione della stessa parola, all’inizio del verso o della proposizione, paralleli tra di loro.
Allitterazione: ripetizione del fonema iniziale di parole.
Assonanza: ripetizione di un fonema interno o finale di parola.
- dēpello, dēpellis, depuli, depulsum, dēpellĕre. cacciare via, allontanare.
Vobis/Vestris= figura etimologica, quando due parole hanno la stessa origine.
- Depono, deponis, deposui, depoium, deponere. deporre.
- oblīviscor, oblīviscĕris, oblitus sum, oblīvisci= verbo deponentedimenticare
- hăbĕo, hăbes, habui, habitum, hăbēre= svoltasi, tenutasi in senato.
Respublica= cosa pubblicarepubblica, ma in questo caso si intende Stato. Quando parliamo di stato tirannico
intendiamo “regnum”, mentre respublica indica un regime “democratico” o comunque gestito da più persone.
Verum etiam= significa ma, perché verum ha valore avversativo. Tradotto= ma anche.
Non solum e verum etiam sono in relazione tra loro.
Etiam è formato da et+iam= et significa e, mentre iam significa già.
Qualora esso, ciò il pericolo vostro e dello Stato sia stato allontanato= protasi, una condizione ipotetica.
Sollicitos= preoccupato sollĭcĭto, sollĭcĭtas, sollicitavi, sollicitatum, sollĭcĭtāre maschile perché il soggetto è i
senatori, patres.
Vos= fa riferimento ai senatori.
Deponite= imperativo presente. abbandonate
Voluntas di per sé significa volontà, però in questo caso è la buona volontà= la benevolenza.
Eam è collegato a deponite. non preoccupatevi di me
Cicerone dice che lui è pronto ad affrontare il suo destino e invoglia i senatori sul prendere la scelta giusta per salvare
lo stato, i loro interessi, i loro beni e le loro famiglie.
Sul piano retorico [De vobis ac de vestris liberis cogitate] si può notare un chiasmo, da un lato vobis (plurale di vos,
ablativo) e subito dopo abbiamo l’aggettivo corrispondente che ha la stessa etimologia, vestris= vos+vester figura
etimologica, cioè quando in una frase a breve distanza ricorrono due parole che hanno la stessa etimologia, la stessa
origine.
De+ablativo= complemento di argomento.
Grato a qualcuno per qualcosa/ gradito una cosa mi piace in latino l’aggettivo gratus può avere entrambi i
significati. In questo caso si traduce gradito.
Mala/malorum= neutro plurale sostantivato i mali
Voluntas= voluntatis dal verbo volo, vis, volui, velle verbo anomalo, indica la benevolenza.
Verbo deponente= forma passiva, ma significato attivo.
Cogitate cogito; cogitas; cogitavi; cogitatum, cogitare pensare.
Datast al posto di data est.
Crociator crux,crucis.
Libentervolentieri
Pariatur= pario, paris, peperi, partum, parere generare. passivo.
[2] Ego sum ille consul, patres conscripti, cui non forum, in quo omnis aequitas continetur, non campus, consularibus
auspiciis consecratus, non curia, summum auxilium omnium gentium, non domus, commune perfugium, non lectus ad
quietem datus, non denique haec sedes honoris [sella curulis] umquam vacua mortis periculo atque insidiis fuit. Ego
multa tacui, multa pertuli, multa concessi, multa meo quodam dolore in vestro timore sanavi. Nunc, si hunc exitum
consulatus mei di immortales esse voluerunt, ut vos populumque Romanum ex caede miserrima, coniuges liberos-que
vestros virginesque Vestales ex acerbissima vexatione, templa atque delubra, hanc pulcherrimam patriam omnium
nostrum ex foedissima flamma, totam Italiam ex bello et vastitate eriperem, quaecumque mihi uni proponetur fortu-
na, subeatur. Etenim, si P. Lentulus suum nomen inductus a vatibus, fatale ad perniciem rei publicae fore putavit, cur
ego non laeter meum consulatum ad salutem populi Romani prope fatalem exstitisse?
2. Io sono quel console, Padri Conscripti, a cui né il Foro, sede di giustizia, né il Campo Marzio, consacrato dagli auspici
consolari, né la Curia, asilo supremo di tutte le genti, e nemmeno la casa, rifugio di tutti i mortali e il letto, fatto per il
riposo, e neppure infine questo seggio d’onore hanno mai cessato d’esser irti di pericoli e d’insidie. Ho taciuto su molte
cose, molte ne ho sopportate, a molte ho rinunciato, molte volte ho potuto superare con il mio dolore i vostri terrori.
Ora, se gli dei immortali hanno voluto che così si concludesse il mio consolato, e cioè che io riuscissi a salvare voi e il
popolo romano da un eccidio atroce, le vostre spose, i figli e le vergini Vestali da oltraggi senza nome, i templi, i
santuari e questa nostra splendida patria dalle fiamme divoratrici, e Italia tutta dalla guerra e dalla devastazione,
qualunque cosa la sorte abbia in serbo per me saprò sopportarla.
Del resto, se Publio Lentulo, indotto dai vati, ha creduto il suo nome fosse legato alla rovina totale dello Stato, per
quale motivo io non dovrei rallegrarmi nel pensare che il mio consolato sia stato voluto dal destino proprio per la
salvezza del popolo romano?
NOTE:
- tăcĕo, tăces, tacui, tacitum, tăcēre tacere.
- Pertuli perfĕro, perfĕrs, pertuli, perlatum, perfĕrre = sopportare
- concēdo, concēdis, concessi, concessum, concēdĕre
- consecro, consecras, consecravi, consecratum, consecrare
- tacĕo, tacĕs, tacui, tacitum, tacēre
- perfero, perfers, pertuli, perlatum, perferre
- volo, vis, volui, - , velle
- sano, sanas, sanavi, sanatum, sanāre
- exeo, exis, exii, exivi..., exitum, exire= verbo anomalo
- subeo, subis, subii, subitum, subire= subeatur.
- induco, inducis, induxi, inductŭm, inducĕre
- puto, putas, putavi, putatum, putāre= valutare
- laetor, laetāris, laetatus sum, - , laetari
Hunc= pronome dimostrativoquesto... ciò
Perfugium= seconda declinazione, neutro= rifugio
Commune= aggettivo seconda classe
ha rinunciato alla provincia di macedonia, ceduta al collega Antonio.
Nunc= avverbio di tempo.
vexatione 3 declinazione= vexatio, vextiones.
Delubra 2 declinazione, neutro= templi.
- Ego... ille: il pronome personale, enfatizzato dalla posizione incipitaria, è rafforzato dal dimostrativo.
- forum: verso il 250 a.C. il tribunal, dove si amministrava la giustizia, fu trasferito dal comitium al forum.
- campus: è ovviamente il campo Marzio, sede dei comitia centuriata, oltre che luogo di esercizi ginnico-militari
- consularibus auspiciis consecratus: era prassi scontata che i consoli prendessero gli auspici prima delle
votazioni
- curia: la curia Hostilia, che nel 53 a.C. fu devastata da un incendio in seguito ai disordini scoppiati per
l’uccisione di Clodio
- summum auxilium omnium gentium: locuzione enfatica a ribadire l’importanza del senato come organo
decisionale anche nei rapporti di politica estera
- commune perfugium: per la protezione offerta dai Penati, divinità protettrici della casa
- lectus: sia Cicerone (Cat. I,4,10) che Sallustio (De con. Cat. XXVIII,3) accennano al tentativo di sorprendere
Cicerone in occasione della salutatio matutina e colpirlo a morte. Lo storico riporta anche i nomi dei due
equites coinvolti: Caio Cornelio e Lucio Vargunteio.
- sella curulis: eraun sedile pieghevole, ornato d’avorio, simbolo del potere giudiziario, in memoria del tempo
in cui il capo dello stato, il rex, sedeva sul suo carro. Veniva portata dietro al magistrato con i fasci, le verghe e
le scuri ovunque intendesse erigere il suo tribunale, e fu conservata ai magistrati che in progresso di tempo
perdettero la giurisdizione capitale, quale semplice distinzione
- periculo... insidiis: ablativi di privazione retti da vacua
- multa: ripetuto in efficace anafora; si noti l’asindeto verbale
- concessi: può essere una velata allusione alla rinuncia fatta da Cicerone per la provincia di Macedonia,
ottenuta per sorteggio e scambiata con il collega Antonio, anche per impedirgli un probabile ‘ritorno di
fiamma’ verso Catilina
- hunc: con lo stesso valore di haec del § 1 -
- caede miserrima: in collocazione chiastica con il seg. acerbissima vexatione
- virginesque Vestales: Catilina era stato accusato di aver usato violenza alla vestale Fabia, sorellastra di
Terenzia, moglie di Cicerone
- ex bello et vastitate: retoricamente concepibile come un’endiadi che chiude l’ampia klimax ascendente
- subeatur: esempio di congiuntivo esortativo
- P. Lentulus: si tratta di Publio Cornelio Lentulo Sura, questore nell’81 a.C., già a tempo di Silla aveva
acquistato un certo nome come oratore; pretore nel 75, ebbe la presidenza del tribunale de repetundis, e
l’anno seguente fu governatore della Sicilia; console nel 71, fu dai censori radiato nel 70 per immoralità.
Pretore la seconda volta nel 63, non essendo riuscito a ottenere la riammissione nel senato, divenne uno dei
seguaci di Catilina, più notevoli per rango e per età, e in Roma fu considerato come capo della congiura,
quando Catilina dovette abbandonare la città. E infatti tono di capo egli assunse nella lettera che indirizzò a
Catilina in Etruria. Lasciatosi indurre a trattative dagli ambasciatori degli Allobrogi, e da questi tradito, fu fatto
arrestare da Cicerone, e nella seduta drammatica del 3 dicembre dovette confessare il suo operato, dopo di
che fu condannato a morte e giustiziato nel carcere Tulliano
- suum nomen... fatale: la confessione di Lentulo (cfr. Cat. III,9) fatta in senato motivava la partecipazione alla
congiura con il fatto di credere che, dopo Cinna e Silla, egli sarebbe stato il terzo Cornelio a dominare Roma,
secondo i libri sibillini e le predizioni degli oracoli (fatale; fatum è originariamente, presso i Latini, la parola, il
detto della divinità, quindi il destino irrevocabile fissato fin dal principio e a cui nessuno si può sottrarre
- cur... laeter: esempio di congiuntivo dubitativo
- meum consulatum: contrapposto a suum nomen; affiora l’orgoglio dell’homo novus, che può permettersi
pienamente di rintuzzare la superbia nobiliare del congiurato aristocratico
- ad salutem: come il prec. ad caedem è un complemento di fine
- fatalem: predicativo.
LETTERATURA LATINA ---------------------------------------------------------------------------------------27/10/2022
[3] Quare (per la qual cosa), patres conscripti, consulite vobis; prospicite(imperativo) patriae; conservate vos
(accusativo), coniuges, liberos fortunasque vestras; populi Romani nomen salutemque defendite; mihi parcere
(risparmiare qualcuno) ac de me cogitare desinite. Nam primum (per prima cosa) debeo sperare omnis (accusativo
plurale) deos, qui huic urbi praesident (segno di breve sulla penultima), pro eo (ablativo) mihi, ac mereor (verbo
deponente, cioè ha forma passiva, ma significato attivo), relaturos esse(infinito futuro attivo) gratiam (espressione
tipica latinarendere grazia); deinde (parola bisillabica, significa poi, in relazione con primum), si quid(pronome
neutro) obtigerit, aequo animo paratoque moriar. Nam neque turpis (disdicevole, vergognosa) mors forti viro potest
accidere (capitare), neque immatura consulari, nec misera sapienti. Nec tamen ego sum ille ferreus, qui fratris
carissimi atque amantissimi praesentis maerore (dolore, tristezza) non movear (forma passiva, congiuntivo presente)
horumque omnium lacrimis, a quibus me circumsessum videtis. Neque meam mentem non domum (accusativo, moto
a luogo) saepe revocat exanimata (senza vitaiperbole) uxor, et abiecta(abbattuta) metu (paura) filia, et parvolus
filius, quem mihi videtur amplecti(verbo deponente) res publica tamquam obsidem(accusativo) consulatus mei, neque
ille, qui exspectans huius exitum diei(quinta declinazione) stat in conspectu meo, gener. Moveor(sono toccato) his
rebus omnibus, sed in eam partem(direzione, sensosegue una proposizione consecutiva), uti salvi sint vobiscum
omnes, etiam si me vis (violenza) aliqua oppresserit, potius quam et illi et nos una rei publicae peste
pereamus(congiuntivo presente).
3. Per questo motivo, Padri coscritti, abbiate cura di voi stessi (consulite); provvedete del benessere della patria;
salvaguardate le vostre persone, le mogli, i figli, i vostri beni; difendete il nome (la gloria) e la vita stessa del popolo
romano; smettete (desinite) di avere riguardo per me, di pensare a me. Per prima cosa, devo sperare che tutti gli dèi,
posti a tutela (praesident) di questa città, mi ricompenseranno (esse gratiam) per ciò che merito; in secondo luogo, se
dovesse capitarmi qualcosa, morirò con animo sereno e pronto. La morte, infatti, non è una cosa indegna per l’uomo
forte, né prematura per chi è stato console, né una infelice per il saggio. Tuttavia, io non sono fatto di ferro (insensibile
alla sofferenza dei suoi familiari), tanto da rimanere indifferente alla sofferenza dimostrata dal mio carissimo e
amatissimo fratello (che mi ama), qui presente, e al pianto di tutti coloro dai quali mi vedete circondato. Né la mia
mente si trattiene dal pensare spesso alla casa, dove mia moglie è molto afflitta, mia figlia è avvilita dalla paura, il mio
figlioletto mi sembra sia avvinghiato alle braccia dello Stato, quasi come se fosse ostaggio del mio consolato, e mio
genero, che è qui dinanzi a me, aspetta trepidante la conclusione (l’esito) di questa giornata. Tutto ciò mi tocca
profondamente e fa sì che io cerchi di metterli in salvo insieme a tutti voi, anche a costo di rischiare la vita, purché non
ci si lasci travolgere, noi e loro, dalla rovina totale dello Stato.
Note:
Siamo sempre nell’ambito dell’exordium.
In questo periodo si conservano tutti imperativi, che sono tutti accentati sulla penultima sillaba, tranne conservate,
perché in gran parte sono tutti verbi di terza coniugazione. L’imperativo è come quello di legite.
Quare= deriva da res-rei, che appartiene alla quinta declinazione, dove res significa cosa. In questo caso abbiamo
l’ablativo di res e alla lettera significa per la qual cosa. Ha un valore causale.
Consulite= appartiene alla stessa radice di consul-consulis, che sarebbe colui che provvede. Infatti consulo significa
provvedere a qualcuno, da cui in italiano ricaviamo consulto.
- consulo, consulis, consului, consultŭm, consulĕre (paradigma).
Dice di provvedere, perché il senato deve decidere per i catilinari, ma anche per la salvezza dello Stato.
Prosicio è uno dei verbi vivendi, ossia che significa vedere e in questo caso ha lo stesso valore di consuli, siccome
significa badare a.., provvedere a…
Da prospicio derivano termini come prospetto, cioè guardare avanti o guardare a favore di qualcosa.
- prospicio, prospicis, prospexi, prospectŭm, prospicĕre
La preposizione pro, può significare sia a vantaggio di qualcosa, sia guardare in avanti.
Conservate= salvate= servo= salvare.
Le fortune= i beni, ha un valore concreto visto che significa le ricchezze. Si rivolge a persone benestanti, infatti si deve
ricordare che il programma politico di Catilina si basava sulla cancellazione dei debiti, di conseguenza la “confisca” dei
beni.
Lui fa un appello al senato, affinché prenda la decisione giusta sui catilinari e affinché protegga lo Stato e il popolo.
Parcere= avere riguardo per qualcuno.
La poesia didascalica ripete spesso gli stessi concetti, per fare in modo che il concetto sia compreso, così vale anche
per l’assemblea. Richiede delle strategie retoriche particolari. Ecco perché parla delle stesse cose per sei paragrafi,
perché deve avere il consenso della platea.
Specio, è imparentato etimologicamente con species, che significa vedere.
Climax= vos, coniuges, liberos fortunasque vestras. Abbiamo una gradatio. Significa scala, abbiamo una gradazione
ascendente, cioè i termini sono sempre più rilevanti.
Parcere è intransitivo, infatti regge il dativo.
- parco, parcis, peperci o parsi, parsŭm, parcitŭm..., parcĕre (intransitivo)
Parco, che in italiano significa una persona che non è incline a spendere troppo, una persona parsimoniosa
- defendo, defendis, defendi, defensŭm, defendĕre
I dittonghi sono tutti sillabe chiuse, tutti discendenti, cioè la vera vocale è la prima e quindi l’accento va sulla prima
vocale, perché la seconda vocale svolge funzione consonantica.
Pro eo ac mereor= in rapporto a ciò che io merito.
Proporzione= pro+porzioin rapporto a…
Omnis, accusativo plurale maschile, è una forma arcaica, perché normalmente dovrebbe essere omnes. L’arcaismo
serviva per rendere più solenne, più sublime lo stile.
Prae= significa sia prima, sia sedere a capo di… (presidente, presiedere…)
- praesidĕo, praĕsidĕs, praesedi, -, praesidēre
- obtingo, obtingis, obtigi, obtangum, obtingĕre
deriva da tango, che significa toccare
- tango, tangis, tetigi, tactŭm, tangĕre (tangente, tangenziale…)
aequs significa pianeggiante, ma riferito all’animo, significa che non è né esaltato né abbattuto, appunto
sereno. Assenza di turbamento che potesse alterare la serenità dell’animo.
Paratus= participio perfetto del verbo paro, di prima coniugazione, che significa preparare, per questo lo
traduciamo con pronto.
- morior, morĕris, mortuus sum, mortua sum, mortuum sum..., -, mori, morite.
È di terza coniugazione.
Nam […] sapienti è un periodo breve, ma che presuppone alcuni concetti importanti del pensiero antico, in
particolare in relazione alla morte, che gran parte del pensiero antico è relativa alla morte.
Turpis= vergognosa, ma in questo caso la morte non è qualcosa di vergognoso per l’uomo forte. Infatti secondo l’etica
militare romana, il soldato, anche quando la battaglia era perduta, doveva morire sul posto del combattimento, la
cosa peggiore era fuggire.
Consulari= è l’ex console, quindi colui che ha ricoperto la carica. In italiano si può tradurre il consolare. La carica di
console non si ricopriva mai prima dei 34, calcolando anche il fatto che la vita ai quei tempi non era molto longeva.
Il saggio di per sé, in quanto saggio, è felice, soddisfatto della sua vita, quindi la differenza non la fa la lunghezza della
sua vita, ma la qualità di essa. In questo caso Cicerone fa riferimento agli stoici e agli epicurei, infatti gli stoici
sostenevano che la morte è indifferente dal punto di vista morale. Perché per gli stoici il bene sono solo le virtù, il
bene interiore. Invece, Epicureo, diceva che la morte non ci riguarda in quanto quando ci siamo noi, non c’è la morte,
quando c’è la morte non ci siamo noi. La morte è la disgregazione degli atomi e quindi quell’organismo non esiste più,
nonostante gli atomi siano immortali ed eterne. La nascita è l’aggregazione degli atomi, mentre la morte è la
disgregazione di essi, sia del corpo che dell’anima.
- accido, accidis, accidi, -, accidĕresignifica accadere, capitare.
Nec […] videtis inizia il periodo con tuttavia, perché vuole esprimere un concetto che è leggermente in opposizione
con ciò che ha detto prima. Fino a quel momento ha detto che lui è sereno, risoluto ad affrontare le avversità, persino
la morte.
Amans, amantis, amantissimi che mi ama moltissimo.
- Moveo, moves, movi, motum, movere= muovere
- circumsedĕo, circumsedĕs, circumsedi, circumsessum, circumsedēre
Neque […] gener fa riferimento ai suoi familiari stretti, cioè alla moglie Terenzia, alla figlia Tullia, il figlioletto Marco
e infine il genero Gaio Calpurnio Pisone Frugi. Serve per accrescere il pathos.
Uxoruxoricidiomoglie/uccisione della moglie.
[…] et parvolus filius, quem mihi videtur amplecti res publica tamquam obsidem consulatus mei gli sembra che
questo Stato abbia preso il figlio, come se fosse l’ostaggio del suo consolato.
- conspicior, conspicĕris, conspectus sum, - , conspici altro verbo che significa “vedere”
mentem non domum è un moto a luogo metaforico, perché in questo caso casa, significa famiglia. Abbiamo il
semplice accusativo senza nessuna preposizione.
Abiecta è il participio perfetto del verbo abicio.
- abicio, abicis, abieci, abiectŭm, abicĕre= abbattere.
Questa parola in italiano è abietta, che significa pessima, moralmente indegna, spregevole. È capace delle peggiori
azioni. Significa gettato da parte, separato dal resto della società in quanto spregevole.
Stat= stare in piedi.
Moveor […] pereamus egli vuole che sia i familiari, che i senatori siano salvi, piuttosto che morire in un’unica rovina
dello Stato, anche se io dovessi essere schiacciato da qualche forza ostile.
- pereo, peris, perii, peritum, perire
opprimo, opprimis, oppressi, oppressŭm, opprimĕre il verbo è un composto di premo. In questo caso opprimo
significa uccidere, eliminare fisicamente. Il sinonimo corretto in italiano è sopprimere e non opprimere.
LETTERATURA LATINA ---------------------------------------------------------------------------------------28/10/2022
[4] Quare, patres conscripti (vocativo), incumbite (imperativo con penultima breve) ad salutem (parola chiave) rei pu-
blicae; circumspicite omnis (non è nominativo, è coordinato con procella, sta per omnes) procellas (vicenda dolorosa),
quae impendent, nisi providetis (la penultima è lunga). Non Ti. (Tiberius) Gracchus, quod (per il fatto che) iterum
(seconda) tribunus plebis fieri(passivo di facio) voluit(indicativo perfetto), non C. (Gaius) Gracchus, quod agrarios
concitare(sollevare contro) conatus est (tentò), non L. (Lucius) Saturninus, quod C.(Gaium) Memmium (accusativo)
occidit, in discrimen(processo) aliquod atque in vestrae severitatis iudicium adducitur; tenentur(sono trattenuti) ii, qui
ad urbis incendium, ad vestram(femminile) omnium caedem, ad Catilinam accipiendum(gerundivo), Romae (locativo)
restiterunt(indicativo perfetto); tenentur litterae, signa, manus, denique (segno di breve sulla penultima)
uniuscuiusque(di ciascuno di loro) confessio; sollicitantur Allobroges (segno di breve sulla penultima), servitia
excitantur; Catilina arcessitur(passivo), id est initum(indicativo perfetto del verbo ineo) consilium, ut, interfectis
omnibus (ablativo assoluto), nemo ne ad deplorandum quidem(certamente) populi Romani nomen atque ad
lamentandam(gerundivo) tanti imperi calamitatem relinquatur.
4. Dunque (per la qual cosa), Padri coscritti, adoperatevi con tutte le forze per la salvezza dello Stato; vi rendete conto
(badate) di quante tempeste rischiano di travolgerci, se non lo impedirete. Non si tratta di discutere e di sottoporre al
vostro rigoroso giudizio il caso di Tiberio Gracco, che aspirò ad essere rieletto per la seconda volta tribuno della plebe,
né di Caio Gracco, che cercò di portare alla rivolta coloro che appoggiavano la legge agraria, né Lucio Saturnino,
colpevole di aver ucciso Caio Memmio. Sono in mano nostra coloro che sono rimasti a Roma per (al fine di) metterla a
ferro e fuoco, per uccidervi tutti, per accogliere Catilina; sono in mano nostra le lettere, i sigilli, gli scritti e, infine, ogni
loro singola confessione; sono stati sobillati gli Allobrogi e incitati alla rivolta gli schiavi; si richiama Catilina, si
stabilisce di far fuori tutti in modo da non lasciare in vita nessuno per piangere sulla cancellazione del nome del popolo
romano e per dolersi della sciagura abbattutasi su di un impero tanto vasto.
NOTE:
Ritroviamo di nuovo quare all’inizio del paragrafo e patres conscripti.
Incumbite= incombere, si trova sopra, un pericolo incombente, cioè che ci minaccia.
- incumbo, incumbis, incubui, incubitŭm, incumbĕre
incumbite ad salutem= badate a, dedicarsi a, dedicarsi a, provvedete a…
procellas= tempesta, ma in senso figurato, sono le tempeste che si abbattono sullo stato.
impendent= pendere su, incombono su
Quare[…]providetistutto l’esordio insiste molto sulla responsabilizzazione del senato. Tutto questo discorso è
orientato a responsabilizzare i senatori, da cui dipende la salvezza dello Stato, per questo viene utilizzata la retorica,
perché è un mezzo per convincere gli altri.
Res pubblica= significa “cosa pubblica”, cioè lo stato, ma in latino res pubblica non si riferisce a un regno, a una
monarchia, invece si riferisce ad uno Stato che ha una forma repubblicana “democratica”.
Democrazia è una parola greca, ma per antichi la democrazia era qualcosa di differente da come la intendiamo oggi,
perché ai tempi la democrazia escludeva gli schiavi, le donne, in ambito romano poi era basata anche sul censo. Il
diritto di voto era basato sul censo, quindi sulle ricchezze.
Si una nisi, che significa se non, quando il non è riferito a tutta la frase ipotetica. Si può tradurre anche con “a meno
che”.
Providetis deriva dal verbo video; da cui in italiano abbiamo provvedere
- providĕo, providĕs, providi, provisum, providēre
Nel secondo periodo ci sono dei riferimenti storici, fa riferimento ad agitazioni varie che si verificarono ai tempi dei
gracchi e anche dopo, nella parte finale del II a.C. I due fratelli Gracchi, Tiberio e Gaio, furono, in anni diversi, tribuni
della plebe. Tiberio nel 133, del II a.C., nonostante ciò avevano lasciato una certa impronta nella memoria di Cicerone,
anche se egli non aveva vissuto in maniera diretta quegli avvenimenti siccome era nato nel 106, però non erano fatti
remotissimi. Mentre Gaio nel 123 e nel 122 era stato tribuno e la sua politica consisteva nel proporre delle riforme
agrarie per far fronte al problema delle masse di cittadini romani che erano nullatenenti, disoccupati, in una
condizione di miseria che affollavano la città di Roma. I gracchi proposero il così detto “ager pubblicus”, però queste
riforme incontrarono l’opposizione della classe aristocratica ed i due fratelli vennero uccisi, questo fu un fatto grave
perché la violenza prese piede nella politica romana. Inoltre il I secolo a.C., vedrà ancora questa violenza nella lotta
politica romana, ad esempio la guerra civile tra Mario e Silla o tra Pompeo e Cesare e così via. Cicerone decide di
menzionare i Gracchi, perché essi furono soppressi, eliminati, eppure non avevano costituito un pericolo così grave
come i catilinari che, invece, minacciano la distruzione di Roma. In passato furono uccisi delle persone, che però, per
volere del senato, dell’aristocrazia, non costituivano una minaccia così grave. Quindi a maggior ragione, voi oggi
dovete essere severi nel condannare i catilinari.
Ti= Tiberius; T= Titus.
Adducitur= condurre, nel senso di sottoposti.
- adduco, adducis, adduxi, adductŭm, adducĕre;
- duco, ducis, duxi, ductŭm, ducĕre.
Dux=colui che guida stando avanti.
Agrari= sono i fautori, i sostenitori delle riforme agrarie, proposte dai gracchi.
Lucio Saturnino era un uomo politico romano, della fine del II secolo a.C., tribuno della plebe e uccise Gaio Memmio,
che era il console designato, perché sosteneva al consolato Servilio Glaucia. Alla fine sulla base di una decisione del
senato, Gaio Mario, alla guida di un esercito represse, perché Saturnino si voleva presentare di nuovo al tribunato,
uccidendolo nel 100 a.C., era un tribuno della plebe, sostenitore dei populares, ovviamente ostile all’aristocrazia.
Tiberio Gracco fu ucciso perché voleva presentarsi una seconda volta, alle elezioni per tribuno della plebe.
- fio, fis, factus sum, facta sum, factum sum..., -, fieri (l’accento si pone sulla i, perché la penultima è breve).
Concitare= agitazione, in questo caso agitazione politica, movimento più o meno insurrezionale.
- concito, concitas, concitavi, concitatum, concitāre
Occido= la i di occido è lunga, perché deriva da un dittongo e i dittonghi sono tutti lunghi, perché sono sillabe chiuse.
Significa uccidere. Deriva da un verbo semplice, perché questo è un verbo composto, da ob+caedo, che significa
tagliare, fare a pezzi.
- occido, occidis, occidi, occisŭm, occidĕre;
- caedo, caedis, cecidi, caesŭm, caedĕre.
Grazie al fenomeno dell’assimilazione, la b è diventata c, che in questo caso si chiama assimilazione regressiva, perché
la lettera che viene dopo, assimila a sé la lettera di prima.
Discrimen= il discrimine, significa ciò che fa la differenza, situazione critica e può significare anche processo.
tenentur ii[…] relinquaturCicerone decide di paragonare i tentativi rivoluzionari dei fratelli Gracco a quelli
dei catilinari e ribadisce il concetto che i catilinari siano il male maggiore. C’è una sorta di antitesi.
Ad urbis; ad vestram; ad catiliniam= complementi o proposizioni con valore finale.
Accipiendum= è un gerundivo, cioè un aggettivo verbale. Infatti si declina come un aggettivo della prima classe.
Accipienda-accipiendus-accipiendum, si concorda con il nome di riferimento, in questo caso catilinam. Il gerundivo
indica idea di dovere.
- accipiendi, accipiendo, accipiendum, accipiendo (paradigma al gerundio)
ad+ accusativo ha un valore finale, esempio ad urbis incendium.
Con vestram caedem abbiamo un’enallage, cioè quando un aggettivo viene riferito sul piano grammaticale ad un
nome diverso da quello al quale si riferisce sul piano logico. In questo caso vestram sul piano grammaticale si riferisce
a caedem, mentre sul piano logico a omnium.
Il linguaggio di Cicerone è un linguaggio poetico, alterato, perché il lettore o chi ascolta deve restare scosso, deve
colpire. Questo si chiama effetto di straniamento, cioè ci sono alcuni effetti anomali, che inducono a fermarsi, a
riflettere.
- resto, restas, restiti, , restaturum, restāre.
tenentur […]relinquatur ora Cicerone fa riferimento all’arresto dei Catilinari, presso il ponte Milvio,
poiché erano diretti in Etruria. Grazie a questo arresto Cicerone era venuto in possesso di lettere autografe,
compromettenti.
- tenĕo, tenĕs, tenui, tentum, tenēre.
In questo periodo ritroviamo un’anafora, perché sono frasi parallele che iniziano con la stessa parola, cioè tenentur.
Confessio deriva da un verbo deponente, vale a dire confideor
- confido, -is - confisus sum - confidere = confidare
sollicitantursobillati= indurre qualcuno a ribellarsi contro qualcun altro.
Gli allobrogi erano un popolo della Gallia che dovevano consegnare queste lettere compromettenti a Catilina, ma
vennero fermati a Roma.
Excitantur ha la stessa etimologia di concito.
Il coinvolgimento degli schiavi, nell’aiutare Catilina, spaventava molto il senato. Anche perché alcuni anni
prima c’era stata la rivolta degli schiavi, guidata da Spartaco, che poi era stata repressa con la crocifissione
degli insorti, che però avevano dato filo da torcere all’esercito romano. Che era partita da Capua.
- ineo, inis, inii, initum, inire significa entrare, ma in questo caso significa concepito.
Cicerone esagera nel delineare il progetto dei catilinari.
Relinquatur relinquo, relinquis, reliqui, relictŭm, relinquĕre = è un verbo composto e significa abbandonato.
Ne (…) quidem= neppure
Lamentandam calamitatem= lamentadam concorda alla lettera è alla calamità da lamentarsi, che deve essere
lamentata, pianta.
Interfectis= significa uccidere, è un sinonimo di occido.