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LETTERATURA LATINA ---------------------------------------------------------------------------------- -----20/10/2022

Per i testi antichi abbiamo copie di copie, infatti non abbiamo opere “firmate” da Cicerone. Grazie agli amanuensi
possiamo avere delle copie delle opere più importanti della storia. L’obiettivo dei filologi, dell’editore, ossia non la
casa editrice, ma lo studioso che ha stabilito il testo critico. Che “collazionando”, ossia confrontare, i manoscritti
disponibili costituisce, applicando il suo ingenium, il suo testo critico. Le oscillazioni tra un’edizione e un’altra non
sono molte, infatti alcuno editori optano per una soluzione, altri per un’altra. L’editore mira ad un archetipo cioè il
testo da cui deriva tutta la tradizione manoscritta che noi abbiamo, cioè sulla base dei discendenti possiamo risalire
all’opera “originale”. Tutti questi rami risalgono ad un capostipite comune. Se ogni manoscritto fosse copia di un altro,
ossia antigrafo, cioè da un codice, sarebbe semplice orientarsi nella tradizione manoscritta. Eliminatio codicum
descriputorum, i codici descritti sono copie di altri codici in nostro possesso. È raro che un codice medievale sia la
copia esclusiva del modello. Mentre l’amanuense ricopiava, è possibile che ci siano introdotte altre lezione,
sostituendo vecchi codici. Alcuni di questi codici erano annotati, perché erano oggetti di studio. Fenomeno di
“contaminazione” dei manoscritti, ossia quando da A e B si prendono diverse parti per farne un unico manoscritto.
Giorgio Pasquali.
Recentiores non deteriores Codici più recenti non sono necessariamente i peggiori, ma possono essere anche
migliori, nel senso che ci tramandano un testo migliore, meno corrotto, più corretto, un testo più affine. Può essere
corrotto perché la sintassi è sbagliata o la parola non esiste in latino, o la parola è scorretta. I vari editori procedono
con la loro mente di ipotizzare sulla base delle loro conoscenze, quale parola può aver scritto Cicerone, con l’ausilio
della propria mente. “Ope codicum, Ope ingeni”.
CICERONE
Cicerone nasce nel 106 a.C. ad Arpino, in provincia di Frosinone, ed era anche opinomus, un uomo che veniva da una
famiglia nella quale non c’erano persone che avessero ricoperto cariche nella magistratura di Roma. Morirà nel 43 a.C.
di morte violenta. Riceve u ottima formazione retorica e poi anche filosofica, egli è sostanzialmente un oratore, il più
grande oratore Romano. È stato un avvocato, chiamato in soccorso, in aiuto. Patronus. Vi è una grande differenza tra il
mondo antico e quello attuale, prima i discorsi di un avvocato avevano una finalità artistica cosa che non viene usata
oggi. Erano opere di letteratura, ma anche documenti storici, ma importanti per la loro veste artistica. Si parla di prosa
d’arte. Egli esordì già al tempo di Silla, difendendo con abilità e rischiando di andare contro il potere sillano. Esistono
tre tipi di discorsi:
- Oratoria deliberativa, vale a dire che bisogna prendere una decisione, per esempio un’oratoria politica.
Genus Deliberativum, risponde alla domanda: è utile o non è utile? Cosa è bene o cosa è male fare? Le
catilinarie appartengono
- Genus Iudiciale, ossia il genere giudiziario. Risponde alla domanda: è vero o è falso? È colpevole o innocente?
Oratoria che si ha nei tribunali in abito giudiziario.
- Genere Epidittico, Genus demostrativum che risponde alla domanda: è bello o è brutto? Serve ad elogiare o
a criticare qualcosa. Discorsi di critica, di condanna estetica nei confronti di qualcosa.
La carriera oratoria è strettamente legata alla politica, alle vicende politiche del suo tempo. Egli fu console nel 63 a.C.
e pronuncia le Catilinarie durante il suo consolato. Il consolato fu il vertice della corriera politica di Cicerone. Il suo
orientamento politico era conservatore, ma era moderatamente aperto alle novità e nella contrapposizione tra i nobili
e i popolani, lui stava dalla parte dei ceti ambienti. Mentre Cesare era tra i populares. Da quel momento in poi inizia
un processo di margenalizzazione di Cicerone, perché divennero sempre più importanti Cesare, Pompeo e Crasso. La
forza di Cicerone era la forza della parola, ma non aveva la forza politica, economica o militare del triumvirato. Ecco
perché quando venne fondando il primo triumvirato, inizia il declino di Cicerone. Egli fu condannato all’esilio, ma poi
ritornò, ma dal punto di vista politico inizia la sua fase discendente. Nella guerra civile Cicerone si schierò dalla parte di
Pompeo, senza però appoggiarlo a pieno. Aveva paura che Pompeo diventasse il tiranno di Roma. Dopo la vittoria di
Cesare fu perdonato e si riconciliò con lui, però una fase non bella fu la dittatura cesariana, perché Cesare svuotò la
vita politica romana e quindi Cicerone si ritirò nell’ozium. Ossia vita ritirata della vita pubblica e scrisse numerose
opere filosofiche. Le opere filosofiche di Cicerone sono importanti perché egli espone dottrine filosofiche ellenistiche.
Il senso della vita di Cicerone era la cultura al senso della civitas, ossia che non è fine a sé stessa, ma al bene della
repubblica, dello stato. Egli era il maestro nell’uso della parola, al servizio della civitas. Vive nel periodo in cui la
repubblica entra in crisi. L’originalità di Cicerone non è nel contenuto, ma l’importanza di queste opere è nella
creazione del lessico filosofico latino, che prima non esisteva. Che poi sarà la lingua della filosofia per secoli, ad
esempio nel medioevo, nell’età moderna.
Cesare viene ucciso nel 44 a.C., si affaccia sulla scena Ottaviano e Marco Antonio. Cicerone si schiera dalla parte di
Ottaviano, quindi il suo bersaglio delle orazioni filippiche diventa Marco Antonio. Le filippiche sono discorsi molti
severi nei confronti di qualcuno, perché Cicerone si rifaceva alle orazioni contro Filippo di Macedonia per la libertà di
Atene. Proprio a causa di questa avversione, quando Marco Antonio e Ottaviano si accordarono fece inserire il nome
di Cicerone nelle liste di . Cicerone fu ucciso dai sicari. Dicembre del 43 a. C.
Le Catilinarie sono delle orazioni politiche e sono quattro. Il titolo Catilinarie, prende il nome da questo celebre
personaggio di Lucio Sergio Catilina. Su questa vicenda ha scritto un’opera importante anche Sallustio, la congiura di
Catilina, un’opera monografica. In parte coicidono, ma ci sono anche delle differenze, infatti Sallustio mette in ombra
l’operato di Cesare, visto che era cesariano.
Catilina era un nobile, gens sergia, patritia, ma era un nobile decaduto in grandi difficoltà economiche. Era un uomo
moralmente pessimo. Aveva compiuto omicidi, stupri, accusato di una relazione con una vergine vestale. La peggiore
rovina dello stato.
Nel 66 a. C., aveva cercato di candidarsi per il senato, ma alla fine la sua candidatura venne respinta per reato di
concussione e anche perché accusato della relazione con la vestale. Poi passa un anno e viene assolto e si candida nel
64 a.C., però viene sconfitto da Cicerone.
Egli proponeva le tabulae nove (registri contabili), ossia la cancellazione dei debiti. Le classi ambienti non erano
favorevoli, per questo si coalizzarono e votarono Cicerone, anche perché lui difendeva la nobiltà. Nel 63 a.C. Catilina si
ripresentò nuovamente con un programma ancora più rivoluzionario, perché faceva leva sugli schiavi, ma anche in
questo caso, ma grazie all’intervento di Cicerone e Catilina risultò sconfitto. Congiura di Catilina, un piano eversivo
dell’ordine costituzionale. Prevedeva l’uccisione del nemico di Catilina, cioè Cicerone. Cicerone viene a sapere di
questa congiura da Fulvia che era l’amante di una dei congiurati, a questo punto Cicerone sicuro di aver raccolto prove
sufficienti, convoca il senato e vuole denunciare pubblicamente Catilina. Egli è presente, visto che è senatore e
pronuncia la prima catilinaria. È un atto di accusa violentissimo e Cicerone lo invita a lasciare la città per non infettarla
con la sua presenza criminale.
Dopo questa seduta del senato Catilina lascia Roma, perché aveva raccolto delle truppe in Etruria, in Toscana. Il giorno
seguente Cicerone informa il popolo romano e pronuncia la seconda Catilinaria. In questo tentativo insurrezionale,
vennero coinvolti anche una popolazione Gallica, gli allobrogi, attuali svizzeri. Ai primi di dicembre del 63, i catilinari
affidano delle lettere compromettenti agli ambasciatori degli allobrogi. Cicerone fa arrestare gli ambasciatori insieme
ad altri catilinari e vengono sequestrate le lettere, infatti sono ulteriori prove dell’inserruzione. Il 3 dicembre del 63,
Cicerone rivolge un terzo discorso al popolo romano per informarlo dell’arresto degli allobrogi. Il 5 dicembre nel
senato, Cicerone pronuncia la quarta catilinaria, perché il senato deve decidere quale condanna da irrogare ai
catilinari arresati.
Un’orazione ha una struttura generale:
- L’exordium- l’esordio: in cui ci si rivolge all’assemblea. —captatio benevoletie
- La narratio: il racconto del fatto specifico
- Le argometationes: cioè gli argomenti da esporre
- Digressio: digressione, un exursus e si sofferma su qualcosa di marginale
- Conclusio: l’appello finale ai giudici o all’assemblea che deve deliberare. Forte pathos.
CONTENUTO: il senato stava giudicando cittadini romani e la legge sempronia, nessun cittadino romano poteva essere
condannato a morte senza regolare processo. Il senato non era un tribunale.
Nel dibattitto si manifestano due posizioni diverse.
In questa orazione abbiamo una sintesi di tutti i momenti, perché abbiamo una versione rielaborata, discussione degli
altri oratori
21/10/2022
L’arresto ai primi di dicembre del 63 di alcuni catilinari, Lendulo, ambasciatori degli allobrogi. Il senato è riunito per
deliberare quale pena irrogare ai catilinari, prima che cali il buio, deve rispondere. Le assemblee del senato duravano
dal mattino al tramonto, ma la riunione non poteva prolungarsi di notte, si rimandava al mattino seguente. Il discorso
è complicato dal fatto che il testo che leggiamo non è pronunciato da Cicerone, ma tiene conto di tutto il discorso ed è
stato rielaborato nel 60 a.C.
Cicerone introduce l’argomento, egli non vuole condizionare il senato ed egli in quanto console è pronto ad attuare
qualsiasi decisione scelga il senato, anche se cerca di orientare la scelta del senato.
Abbiamo notizia delle due proposte che emergono dalla discussione. La prima è di Decimo Silano che propone la
condanna a morte per i catilinari, a questa sententia, ossia opinione che significa sentire, avere un’idea, si
contrappone quella di Gaio Giulio Cesare, un personaggio in vista della parte popolare, manifestando un parere
diverso, cioè egli dice che sulla gravità del crimine non ci sono dubbi e proprio per questo la condanna a morte è una
liberazione per i colpevoli, la fine di tutti i mali. In realtà non è la pena più severa che può essere irrogata, per questo
servirebbe l’ergastolo, nei municipi italici e anche la confisca dei beni. Non c’erano strutture carcerarie e per questo
creava dei problemi. Questa è la Narratio costituita dei paragrafi 7/8. Struttura della quarta catilinaria:
1-6= esordio
7-8= narratio
9-22= l’argumentatio
23-24= conclusione/appello finaleconclusio.
Cicerone manifesta grande rispetto nei confronti di Cesare, però fa presente la difficoltà di tenere queste persone
arrestate a vita nei municipi italici e ribatte che la pena più severa è la condanna a morte ed è giusto che sia così,
altrimenti noi verremmo criticati se venissimo meno a questo dovere.
Apparentemente questa orazione è in catilinam, cioè contro Catilina, ma in realtà è pro cicerone, ossia a vantaggio di
Cicerone, dove esalta il suo operato. Egli si presenta come il salvatore della patria, colui che da magistrato civile, ha
salvato lo stato. È anche a difesa dell’operato di Cicerone, gli imputati erano cittadini romani, tutelati dal diritto
romano e la legge sempronia vietava la condanna a morte senza regolare processo giudiziario. (Il senato non è un
organo giudiziario)
Lex Valieria de provocatione, secondo la quale nessun cittadino romano poteva essere condannato a morte senza
appellarsi al popolo, ma in questa vicenda vengono violate entrambe le leggi. L’appiglio per giustificare il loro operato
è che questi arrestati non sono più cives, ma hostes, cioè nemici pubblici ai quali non si applica più il diritto romano,
questa però era un’interpretazione di Cicerone. Ecco perché Cicerone nel rielaborare queste orazioni cerca di
giustificare il suo operato. Cicerone viene condannato all’esilio, tramite una legge promulgata da Clodio (nemico
personale di Cicerone), per aver trasgredito queste due leggi. Egli non parla contro Catilina, ma esalta il proprio
operato e giustifica la sua condotta.
I catilinari furono arrestati e condannati a morte. Agli inizi del gennaio dell’anno seguente, l’esercito della repubblica
affrontò l’esercito di Catilina ed egli muore in battaglia.
La figura di Catilina è stata definita una figura paradossale, perché era pessimo, però aveva delle qualità positive come
la resistenza al freddo, alla fame, solo che risiedevano in un animo malvagio.
STILE: Cicerone uno dei massimi esempi di stile latino. Il suo stile è lo stile classico per eccellenza, caratterizzato da
periodi ampi, con molte subordinate che dipendono da una principale reggente e il verbo principale si trova alla fine
del periodo. Lui mette al primo posto la simmetria, cioè la corrispondenza tra complementi, più parole coordinate tra
di loro.
“Concignitas” o “Concillittas” simmetria.
Marci Tulli Ciceronis in Lucium Catilinam oratio quarta habita in senatu. (5 dicembre del 63 a.C.)
m. (prenomen, nome della persona) tulli (nome della gens, la stirpe) ciceronis (cognomen) in (indica opposizione) l.
catilinam oratio quarta habita (forma passiva del verbo habeo) in senatu (quarta declinazione-stato in luogo).
L’orazione di marco Tullio cicerone contro lucio catilina, orazione tenuta in senato
[1] Video (prima persona del verbo vedere), patres conscripti (vocativo), in me omnium vestrum ora atque oculos
(seconda declinazione) esse conversos; video vos non solum de vestro ac rei publicae, verum (avverbio) etiam, si id
depulsum sit(protasi), de meo periculo esse sollicitos(preoccupato). Est mihi iucunda (giocondo) in malis (neutro) et
grata (gradita) in dolore vestra erga me voluntas (benevolenza); sed eam, per deos immortalis! deponite, atque, obliti
(oblio-dimenticanza) salutis meae, de vobis (argomento) ac de vestris liberis cogitate. Mihi si haec condicio consulatus
data est, ut omnis acerbitates, omnis dolores cruciatusque perferrem, feram non solum fortiter, verum etiam libenter,
dummodo meis laboribus vobis populoque Romano dignitas salusque pariatur (congiuntivo).
1. Padri coscritti (senatori), vedo i vostri volti e i vostri occhi rivolti tutti verso di me; vedo anche la vostra apprensione
non solo per i pericoli che correte voi e che corre lo Stato, ma – se pure non esistono più rischi in tal senso – anche per
quelli(pericoli) che gravano su di me. L’attenzione (voluntas) che dimostrate nei miei confronti mi è di conforto in
momenti così difficili, l’apprezzo in queste dolorose circostanze; ma, per gli dèi immortali, mettetela da parte! Non
preoccupatevi della mia incolumità! Concentratevi piuttosto su di voi e sui vostri figli! Se mi è stata conferita la carica
di console alla condizione che mi facessi carico di ogni amarezza, ogni sofferenza e afflizione, sopporterò tutto questo
non solo con fermezza ma addirittura con gioia, purché i miei sacrifici producano buona reputazione e benessere per
voi e per il popolo romano.
NOTE:
Padri coscritti= in origine i senatori erano solo di origine patrizia, mentre coscritti indicava anche quelli di origine
plebea che venivano aggiunti alle liste dei senatori.
I coscritti sono i soldati che vengono reclutati.
Il primo vedo è letterale, il secondo significa comprendo.
- Video (i breve); vides; vidi (i lunga); visum; videre (seconda coniugazione).
Cicerone era il principale nemico dei catilinari, infatti egli avevano tentato di assassinarlo.
Vestro= vostro, verum etiam= ma anche. I pericoli che corre in quanto l’uomo più esposto nella congiura. Captatio
benevolentia= cerca l’approvazione da parte del senato, per non essere accusato di aver “ignorato” due leggi
fondamentali.
Conversos= verbo composto preverbo, modifica il significato del verbo.
- converto, convertis, converti, conversum, convertĕre= cum+verto= rivolgere.
Anafora: ripetizione della stessa parola, all’inizio del verso o della proposizione, paralleli tra di loro.
Allitterazione: ripetizione del fonema iniziale di parole.
Assonanza: ripetizione di un fonema interno o finale di parola.
- dēpello, dēpellis, depuli, depulsum, dēpellĕre.  cacciare via, allontanare.
Vobis/Vestris= figura etimologica, quando due parole hanno la stessa origine.
- Depono, deponis, deposui, depoium, deponere.  deporre.
- oblīviscor, oblīviscĕris, oblitus sum, oblīvisci= verbo deponentedimenticare
- hăbĕo, hăbes, habui, habitum, hăbēre= svoltasi, tenutasi in senato.
Respublica= cosa pubblicarepubblica, ma in questo caso si intende Stato. Quando parliamo di stato tirannico
intendiamo “regnum”, mentre respublica indica un regime “democratico” o comunque gestito da più persone.
Verum etiam= significa ma, perché verum ha valore avversativo. Tradotto= ma anche.
Non solum e verum etiam sono in relazione tra loro.
Etiam è formato da et+iam= et significa e, mentre iam significa già.
Qualora esso, ciò il pericolo vostro e dello Stato sia stato allontanato= protasi, una condizione ipotetica.
Sollicitos= preoccupato sollĭcĭto, sollĭcĭtas, sollicitavi, sollicitatum, sollĭcĭtāre maschile perché il soggetto è i
senatori, patres.
Vos= fa riferimento ai senatori.
Deponite= imperativo presente.  abbandonate
Voluntas di per sé significa volontà, però in questo caso è la buona volontà= la benevolenza.
Eam è collegato a deponite.  non preoccupatevi di me
Cicerone dice che lui è pronto ad affrontare il suo destino e invoglia i senatori sul prendere la scelta giusta per salvare
lo stato, i loro interessi, i loro beni e le loro famiglie.
Sul piano retorico [De vobis ac de vestris liberis cogitate] si può notare un chiasmo, da un lato vobis (plurale di vos,
ablativo) e subito dopo abbiamo l’aggettivo corrispondente che ha la stessa etimologia, vestris= vos+vester figura
etimologica, cioè quando in una frase a breve distanza ricorrono due parole che hanno la stessa etimologia, la stessa
origine.
De+ablativo= complemento di argomento.
Grato a qualcuno per qualcosa/ gradito una cosa mi piace  in latino l’aggettivo gratus può avere entrambi i
significati. In questo caso si traduce gradito.
Mala/malorum= neutro plurale sostantivato i mali
Voluntas= voluntatis dal verbo volo, vis, volui, velle verbo anomalo, indica la benevolenza.
Verbo deponente= forma passiva, ma significato attivo.
Cogitate cogito; cogitas; cogitavi; cogitatum, cogitare pensare.
Datast al posto di data est.
Crociator crux,crucis.
Libentervolentieri
Pariatur= pario, paris, peperi, partum, parere generare. passivo.

[2] Ego sum ille consul, patres conscripti, cui non forum, in quo omnis aequitas continetur, non campus, consularibus
auspiciis consecratus, non curia, summum auxilium omnium gentium, non domus, commune perfugium, non lectus ad
quietem datus, non denique haec sedes honoris [sella curulis] umquam vacua mortis periculo atque insidiis fuit. Ego
multa tacui, multa pertuli, multa concessi, multa meo quodam dolore in vestro timore sanavi. Nunc, si hunc exitum
consulatus mei di immortales esse voluerunt, ut vos populumque Romanum ex caede miserrima, coniuges liberos-que
vestros virginesque Vestales ex acerbissima vexatione, templa atque delubra, hanc pulcherrimam patriam omnium
nostrum ex foedissima flamma, totam Italiam ex bello et vastitate eriperem, quaecumque mihi uni proponetur fortu-
na, subeatur. Etenim, si P. Lentulus suum nomen inductus a vatibus, fatale ad perniciem rei publicae fore putavit, cur
ego non laeter meum consulatum ad salutem populi Romani prope fatalem exstitisse?
2. Io sono quel console, Padri Conscripti, a cui né il Foro, sede di giustizia, né il Campo Marzio, consacrato dagli auspici
consolari, né la Curia, asilo supremo di tutte le genti, e nemmeno la casa, rifugio di tutti i mortali e il letto, fatto per il
riposo, e neppure infine questo seggio d’onore hanno mai cessato d’esser irti di pericoli e d’insidie. Ho taciuto su molte
cose, molte ne ho sopportate, a molte ho rinunciato, molte volte ho potuto superare con il mio dolore i vostri terrori.
Ora, se gli dei immortali hanno voluto che così si concludesse il mio consolato, e cioè che io riuscissi a salvare voi e il
popolo romano da un eccidio atroce, le vostre spose, i figli e le vergini Vestali da oltraggi senza nome, i templi, i
santuari e questa nostra splendida patria dalle fiamme divoratrici, e Italia tutta dalla guerra e dalla devastazione,
qualunque cosa la sorte abbia in serbo per me saprò sopportarla.
Del resto, se Publio Lentulo, indotto dai vati, ha creduto il suo nome fosse legato alla rovina totale dello Stato, per
quale motivo io non dovrei rallegrarmi nel pensare che il mio consolato sia stato voluto dal destino proprio per la
salvezza del popolo romano?
NOTE:
- tăcĕo, tăces, tacui, tacitum, tăcēre tacere.
- Pertuli perfĕro, perfĕrs, pertuli, perlatum, perfĕrre = sopportare
- concēdo, concēdis, concessi, concessum, concēdĕre
- consecro, consecras, consecravi, consecratum, consecrare
- tacĕo, tacĕs, tacui, tacitum, tacēre
- perfero, perfers, pertuli, perlatum, perferre
- volo, vis, volui, - , velle
- sano, sanas, sanavi, sanatum, sanāre
- exeo, exis, exii, exivi..., exitum, exire= verbo anomalo
- subeo, subis, subii, subitum, subire= subeatur.
- induco, inducis, induxi, inductŭm, inducĕre
- puto, putas, putavi, putatum, putāre= valutare
- laetor, laetāris, laetatus sum, - , laetari
Hunc= pronome dimostrativoquesto... ciò
Perfugium= seconda declinazione, neutro= rifugio
Commune= aggettivo seconda classe
ha rinunciato alla provincia di macedonia, ceduta al collega Antonio.
Nunc= avverbio di tempo.
vexatione 3 declinazione= vexatio, vextiones.
Delubra 2 declinazione, neutro= templi.
- Ego... ille: il pronome personale, enfatizzato dalla posizione incipitaria, è rafforzato dal dimostrativo.
- forum: verso il 250 a.C. il tribunal, dove si amministrava la giustizia, fu trasferito dal comitium al forum.
- campus: è ovviamente il campo Marzio, sede dei comitia centuriata, oltre che luogo di esercizi ginnico-militari
- consularibus auspiciis consecratus: era prassi scontata che i consoli prendessero gli auspici prima delle
votazioni
- curia: la curia Hostilia, che nel 53 a.C. fu devastata da un incendio in seguito ai disordini scoppiati per
l’uccisione di Clodio
- summum auxilium omnium gentium: locuzione enfatica a ribadire l’importanza del senato come organo
decisionale anche nei rapporti di politica estera
- commune perfugium: per la protezione offerta dai Penati, divinità protettrici della casa
- lectus: sia Cicerone (Cat. I,4,10) che Sallustio (De con. Cat. XXVIII,3) accennano al tentativo di sorprendere
Cicerone in occasione della salutatio matutina e colpirlo a morte. Lo storico riporta anche i nomi dei due
equites coinvolti: Caio Cornelio e Lucio Vargunteio.
- sella curulis: eraun sedile pieghevole, ornato d’avorio, simbolo del potere giudiziario, in memoria del tempo
in cui il capo dello stato, il rex, sedeva sul suo carro. Veniva portata dietro al magistrato con i fasci, le verghe e
le scuri ovunque intendesse erigere il suo tribunale, e fu conservata ai magistrati che in progresso di tempo
perdettero la giurisdizione capitale, quale semplice distinzione
- periculo... insidiis: ablativi di privazione retti da vacua
- multa: ripetuto in efficace anafora; si noti l’asindeto verbale
- concessi: può essere una velata allusione alla rinuncia fatta da Cicerone per la provincia di Macedonia,
ottenuta per sorteggio e scambiata con il collega Antonio, anche per impedirgli un probabile ‘ritorno di
fiamma’ verso Catilina
- hunc: con lo stesso valore di haec del § 1 -
- caede miserrima: in collocazione chiastica con il seg. acerbissima vexatione
- virginesque Vestales: Catilina era stato accusato di aver usato violenza alla vestale Fabia, sorellastra di
Terenzia, moglie di Cicerone
- ex bello et vastitate: retoricamente concepibile come un’endiadi che chiude l’ampia klimax ascendente
- subeatur: esempio di congiuntivo esortativo
- P. Lentulus: si tratta di Publio Cornelio Lentulo Sura, questore nell’81 a.C., già a tempo di Silla aveva
acquistato un certo nome come oratore; pretore nel 75, ebbe la presidenza del tribunale de repetundis, e
l’anno seguente fu governatore della Sicilia; console nel 71, fu dai censori radiato nel 70 per immoralità.
Pretore la seconda volta nel 63, non essendo riuscito a ottenere la riammissione nel senato, divenne uno dei
seguaci di Catilina, più notevoli per rango e per età, e in Roma fu considerato come capo della congiura,
quando Catilina dovette abbandonare la città. E infatti tono di capo egli assunse nella lettera che indirizzò a
Catilina in Etruria. Lasciatosi indurre a trattative dagli ambasciatori degli Allobrogi, e da questi tradito, fu fatto
arrestare da Cicerone, e nella seduta drammatica del 3 dicembre dovette confessare il suo operato, dopo di
che fu condannato a morte e giustiziato nel carcere Tulliano
- suum nomen... fatale: la confessione di Lentulo (cfr. Cat. III,9) fatta in senato motivava la partecipazione alla
congiura con il fatto di credere che, dopo Cinna e Silla, egli sarebbe stato il terzo Cornelio a dominare Roma,
secondo i libri sibillini e le predizioni degli oracoli (fatale; fatum è originariamente, presso i Latini, la parola, il
detto della divinità, quindi il destino irrevocabile fissato fin dal principio e a cui nessuno si può sottrarre
- cur... laeter: esempio di congiuntivo dubitativo
- meum consulatum: contrapposto a suum nomen; affiora l’orgoglio dell’homo novus, che può permettersi
pienamente di rintuzzare la superbia nobiliare del congiurato aristocratico
- ad salutem: come il prec. ad caedem è un complemento di fine
- fatalem: predicativo.
LETTERATURA LATINA ---------------------------------------------------------------------------------------27/10/2022
[3] Quare (per la qual cosa), patres conscripti, consulite vobis; prospicite(imperativo) patriae; conservate vos
(accusativo), coniuges, liberos fortunasque vestras; populi Romani nomen salutemque defendite; mihi parcere
(risparmiare qualcuno) ac de me cogitare desinite. Nam primum (per prima cosa) debeo sperare omnis (accusativo
plurale) deos, qui huic urbi praesident (segno di breve sulla penultima), pro eo (ablativo) mihi, ac mereor (verbo
deponente, cioè ha forma passiva, ma significato attivo), relaturos esse(infinito futuro attivo) gratiam (espressione
tipica latinarendere grazia); deinde (parola bisillabica, significa poi, in relazione con primum), si quid(pronome
neutro) obtigerit, aequo animo paratoque moriar. Nam neque turpis (disdicevole, vergognosa) mors forti viro potest
accidere (capitare), neque immatura consulari, nec misera sapienti. Nec tamen ego sum ille ferreus, qui fratris
carissimi atque amantissimi praesentis maerore (dolore, tristezza) non movear (forma passiva, congiuntivo presente)
horumque omnium lacrimis, a quibus me circumsessum videtis. Neque meam mentem non domum (accusativo, moto
a luogo) saepe revocat exanimata (senza vitaiperbole) uxor, et abiecta(abbattuta) metu (paura) filia, et parvolus
filius, quem mihi videtur amplecti(verbo deponente) res publica tamquam obsidem(accusativo) consulatus mei, neque
ille, qui exspectans huius exitum diei(quinta declinazione) stat in conspectu meo, gener. Moveor(sono toccato) his
rebus omnibus, sed in eam partem(direzione, sensosegue una proposizione consecutiva), uti salvi sint vobiscum
omnes, etiam si me vis (violenza) aliqua oppresserit, potius quam et illi et nos una rei publicae peste
pereamus(congiuntivo presente).
3. Per questo motivo, Padri coscritti, abbiate cura di voi stessi (consulite); provvedete del benessere della patria;
salvaguardate le vostre persone, le mogli, i figli, i vostri beni; difendete il nome (la gloria) e la vita stessa del popolo
romano; smettete (desinite) di avere riguardo per me, di pensare a me. Per prima cosa, devo sperare che tutti gli dèi,
posti a tutela (praesident) di questa città, mi ricompenseranno (esse gratiam) per ciò che merito; in secondo luogo, se
dovesse capitarmi qualcosa, morirò con animo sereno e pronto. La morte, infatti, non è una cosa indegna per l’uomo
forte, né prematura per chi è stato console, né una infelice per il saggio. Tuttavia, io non sono fatto di ferro (insensibile
alla sofferenza dei suoi familiari), tanto da rimanere indifferente alla sofferenza dimostrata dal mio carissimo e
amatissimo fratello (che mi ama), qui presente, e al pianto di tutti coloro dai quali mi vedete circondato. Né la mia
mente si trattiene dal pensare spesso alla casa, dove mia moglie è molto afflitta, mia figlia è avvilita dalla paura, il mio
figlioletto mi sembra sia avvinghiato alle braccia dello Stato, quasi come se fosse ostaggio del mio consolato, e mio
genero, che è qui dinanzi a me, aspetta trepidante la conclusione (l’esito) di questa giornata. Tutto ciò mi tocca
profondamente e fa sì che io cerchi di metterli in salvo insieme a tutti voi, anche a costo di rischiare la vita, purché non
ci si lasci travolgere, noi e loro, dalla rovina totale dello Stato.
Note:
Siamo sempre nell’ambito dell’exordium.
In questo periodo si conservano tutti imperativi, che sono tutti accentati sulla penultima sillaba, tranne conservate,
perché in gran parte sono tutti verbi di terza coniugazione. L’imperativo è come quello di legite.
Quare= deriva da res-rei, che appartiene alla quinta declinazione, dove res significa cosa. In questo caso abbiamo
l’ablativo di res e alla lettera significa per la qual cosa. Ha un valore causale.
Consulite= appartiene alla stessa radice di consul-consulis, che sarebbe colui che provvede. Infatti consulo significa
provvedere a qualcuno, da cui in italiano ricaviamo consulto.
- consulo, consulis, consului, consultŭm, consulĕre (paradigma).
Dice di provvedere, perché il senato deve decidere per i catilinari, ma anche per la salvezza dello Stato.
Prosicio è uno dei verbi vivendi, ossia che significa vedere e in questo caso ha lo stesso valore di consuli, siccome
significa badare a.., provvedere a…
Da prospicio derivano termini come prospetto, cioè guardare avanti o guardare a favore di qualcosa.
- prospicio, prospicis, prospexi, prospectŭm, prospicĕre
La preposizione pro, può significare sia a vantaggio di qualcosa, sia guardare in avanti.
Conservate= salvate= servo= salvare.
Le fortune= i beni, ha un valore concreto visto che significa le ricchezze. Si rivolge a persone benestanti, infatti si deve
ricordare che il programma politico di Catilina si basava sulla cancellazione dei debiti, di conseguenza la “confisca” dei
beni.
Lui fa un appello al senato, affinché prenda la decisione giusta sui catilinari e affinché protegga lo Stato e il popolo.
Parcere= avere riguardo per qualcuno.
La poesia didascalica ripete spesso gli stessi concetti, per fare in modo che il concetto sia compreso, così vale anche
per l’assemblea. Richiede delle strategie retoriche particolari. Ecco perché parla delle stesse cose per sei paragrafi,
perché deve avere il consenso della platea.
Specio, è imparentato etimologicamente con species, che significa vedere.
Climax= vos, coniuges, liberos fortunasque vestras. Abbiamo una gradatio. Significa scala, abbiamo una gradazione
ascendente, cioè i termini sono sempre più rilevanti.
Parcere è intransitivo, infatti regge il dativo.
- parco, parcis, peperci o parsi, parsŭm, parcitŭm..., parcĕre (intransitivo)
Parco, che in italiano significa una persona che non è incline a spendere troppo, una persona parsimoniosa
- defendo, defendis, defendi, defensŭm, defendĕre
I dittonghi sono tutti sillabe chiuse, tutti discendenti, cioè la vera vocale è la prima e quindi l’accento va sulla prima
vocale, perché la seconda vocale svolge funzione consonantica.
Pro eo ac mereor= in rapporto a ciò che io merito.
Proporzione= pro+porzioin rapporto a…
Omnis, accusativo plurale maschile, è una forma arcaica, perché normalmente dovrebbe essere omnes. L’arcaismo
serviva per rendere più solenne, più sublime lo stile.
Prae= significa sia prima, sia sedere a capo di… (presidente, presiedere…)
- praesidĕo, praĕsidĕs, praesedi, -, praesidēre
- obtingo, obtingis, obtigi, obtangum, obtingĕre
deriva da tango, che significa toccare
- tango, tangis, tetigi, tactŭm, tangĕre (tangente, tangenziale…)
aequs significa pianeggiante, ma riferito all’animo, significa che non è né esaltato né abbattuto, appunto
sereno. Assenza di turbamento che potesse alterare la serenità dell’animo.
Paratus= participio perfetto del verbo paro, di prima coniugazione, che significa preparare, per questo lo
traduciamo con pronto.
- morior, morĕris, mortuus sum, mortua sum, mortuum sum..., -, mori, morite.
È di terza coniugazione.
Nam […] sapienti è un periodo breve, ma che presuppone alcuni concetti importanti del pensiero antico, in
particolare in relazione alla morte, che gran parte del pensiero antico è relativa alla morte.
Turpis= vergognosa, ma in questo caso la morte non è qualcosa di vergognoso per l’uomo forte. Infatti secondo l’etica
militare romana, il soldato, anche quando la battaglia era perduta, doveva morire sul posto del combattimento, la
cosa peggiore era fuggire.
Consulari= è l’ex console, quindi colui che ha ricoperto la carica. In italiano si può tradurre il consolare. La carica di
console non si ricopriva mai prima dei 34, calcolando anche il fatto che la vita ai quei tempi non era molto longeva.
Il saggio di per sé, in quanto saggio, è felice, soddisfatto della sua vita, quindi la differenza non la fa la lunghezza della
sua vita, ma la qualità di essa. In questo caso Cicerone fa riferimento agli stoici e agli epicurei, infatti gli stoici
sostenevano che la morte è indifferente dal punto di vista morale. Perché per gli stoici il bene sono solo le virtù, il
bene interiore. Invece, Epicureo, diceva che la morte non ci riguarda in quanto quando ci siamo noi, non c’è la morte,
quando c’è la morte non ci siamo noi. La morte è la disgregazione degli atomi e quindi quell’organismo non esiste più,
nonostante gli atomi siano immortali ed eterne. La nascita è l’aggregazione degli atomi, mentre la morte è la
disgregazione di essi, sia del corpo che dell’anima.
- accido, accidis, accidi, -, accidĕresignifica accadere, capitare.
Nec […] videtis inizia il periodo con tuttavia, perché vuole esprimere un concetto che è leggermente in opposizione
con ciò che ha detto prima. Fino a quel momento ha detto che lui è sereno, risoluto ad affrontare le avversità, persino
la morte.
Amans, amantis, amantissimi che mi ama moltissimo.
- Moveo, moves, movi, motum, movere= muovere
- circumsedĕo, circumsedĕs, circumsedi, circumsessum, circumsedēre
Neque […] gener fa riferimento ai suoi familiari stretti, cioè alla moglie Terenzia, alla figlia Tullia, il figlioletto Marco
e infine il genero Gaio Calpurnio Pisone Frugi. Serve per accrescere il pathos.
Uxoruxoricidiomoglie/uccisione della moglie.
[…] et parvolus filius, quem mihi videtur amplecti res publica tamquam obsidem consulatus mei gli sembra che
questo Stato abbia preso il figlio, come se fosse l’ostaggio del suo consolato.
- conspicior, conspicĕris, conspectus sum, - , conspici altro verbo che significa “vedere”
mentem non domum è un moto a luogo metaforico, perché in questo caso casa, significa famiglia. Abbiamo il
semplice accusativo senza nessuna preposizione.
Abiecta è il participio perfetto del verbo abicio.
- abicio, abicis, abieci, abiectŭm, abicĕre= abbattere.
Questa parola in italiano è abietta, che significa pessima, moralmente indegna, spregevole. È capace delle peggiori
azioni. Significa gettato da parte, separato dal resto della società in quanto spregevole.
Stat= stare in piedi.
Moveor […] pereamus egli vuole che sia i familiari, che i senatori siano salvi, piuttosto che morire in un’unica rovina
dello Stato, anche se io dovessi essere schiacciato da qualche forza ostile.
- pereo, peris, perii, peritum, perire
opprimo, opprimis, oppressi, oppressŭm, opprimĕre il verbo è un composto di premo. In questo caso opprimo
significa uccidere, eliminare fisicamente. Il sinonimo corretto in italiano è sopprimere e non opprimere.
LETTERATURA LATINA ---------------------------------------------------------------------------------------28/10/2022
[4] Quare, patres conscripti (vocativo), incumbite (imperativo con penultima breve) ad salutem (parola chiave) rei pu-
blicae; circumspicite omnis (non è nominativo, è coordinato con procella, sta per omnes) procellas (vicenda dolorosa),
quae impendent, nisi providetis (la penultima è lunga). Non Ti. (Tiberius) Gracchus, quod (per il fatto che) iterum
(seconda) tribunus plebis fieri(passivo di facio) voluit(indicativo perfetto), non C. (Gaius) Gracchus, quod agrarios
concitare(sollevare contro) conatus est (tentò), non L. (Lucius) Saturninus, quod C.(Gaium) Memmium (accusativo)
occidit, in discrimen(processo) aliquod atque in vestrae severitatis iudicium adducitur; tenentur(sono trattenuti) ii, qui
ad urbis incendium, ad vestram(femminile) omnium caedem, ad Catilinam accipiendum(gerundivo), Romae (locativo)
restiterunt(indicativo perfetto); tenentur litterae, signa, manus, denique (segno di breve sulla penultima)
uniuscuiusque(di ciascuno di loro) confessio; sollicitantur Allobroges (segno di breve sulla penultima), servitia
excitantur; Catilina arcessitur(passivo), id est initum(indicativo perfetto del verbo ineo) consilium, ut, interfectis
omnibus (ablativo assoluto), nemo ne ad deplorandum quidem(certamente) populi Romani nomen atque ad
lamentandam(gerundivo) tanti imperi calamitatem relinquatur.
4. Dunque (per la qual cosa), Padri coscritti, adoperatevi con tutte le forze per la salvezza dello Stato; vi rendete conto
(badate) di quante tempeste rischiano di travolgerci, se non lo impedirete. Non si tratta di discutere e di sottoporre al
vostro rigoroso giudizio il caso di Tiberio Gracco, che aspirò ad essere rieletto per la seconda volta tribuno della plebe,
né di Caio Gracco, che cercò di portare alla rivolta coloro che appoggiavano la legge agraria, né Lucio Saturnino,
colpevole di aver ucciso Caio Memmio. Sono in mano nostra coloro che sono rimasti a Roma per (al fine di) metterla a
ferro e fuoco, per uccidervi tutti, per accogliere Catilina; sono in mano nostra le lettere, i sigilli, gli scritti e, infine, ogni
loro singola confessione; sono stati sobillati gli Allobrogi e incitati alla rivolta gli schiavi; si richiama Catilina, si
stabilisce di far fuori tutti in modo da non lasciare in vita nessuno per piangere sulla cancellazione del nome del popolo
romano e per dolersi della sciagura abbattutasi su di un impero tanto vasto.
NOTE:
Ritroviamo di nuovo quare all’inizio del paragrafo e patres conscripti.
Incumbite= incombere, si trova sopra, un pericolo incombente, cioè che ci minaccia.
- incumbo, incumbis, incubui, incubitŭm, incumbĕre
incumbite ad salutem= badate a, dedicarsi a, dedicarsi a, provvedete a…
procellas= tempesta, ma in senso figurato, sono le tempeste che si abbattono sullo stato.
impendent= pendere su, incombono su
Quare[…]providetistutto l’esordio insiste molto sulla responsabilizzazione del senato. Tutto questo discorso è
orientato a responsabilizzare i senatori, da cui dipende la salvezza dello Stato, per questo viene utilizzata la retorica,
perché è un mezzo per convincere gli altri.
Res pubblica= significa “cosa pubblica”, cioè lo stato, ma in latino res pubblica non si riferisce a un regno, a una
monarchia, invece si riferisce ad uno Stato che ha una forma repubblicana “democratica”.
Democrazia è una parola greca, ma per antichi la democrazia era qualcosa di differente da come la intendiamo oggi,
perché ai tempi la democrazia escludeva gli schiavi, le donne, in ambito romano poi era basata anche sul censo. Il
diritto di voto era basato sul censo, quindi sulle ricchezze.
Si una nisi, che significa se non, quando il non è riferito a tutta la frase ipotetica. Si può tradurre anche con “a meno
che”.
Providetis deriva dal verbo video; da cui in italiano abbiamo provvedere
- providĕo, providĕs, providi, provisum, providēre
Nel secondo periodo ci sono dei riferimenti storici, fa riferimento ad agitazioni varie che si verificarono ai tempi dei
gracchi e anche dopo, nella parte finale del II a.C. I due fratelli Gracchi, Tiberio e Gaio, furono, in anni diversi, tribuni
della plebe. Tiberio nel 133, del II a.C., nonostante ciò avevano lasciato una certa impronta nella memoria di Cicerone,
anche se egli non aveva vissuto in maniera diretta quegli avvenimenti siccome era nato nel 106, però non erano fatti
remotissimi. Mentre Gaio nel 123 e nel 122 era stato tribuno e la sua politica consisteva nel proporre delle riforme
agrarie per far fronte al problema delle masse di cittadini romani che erano nullatenenti, disoccupati, in una
condizione di miseria che affollavano la città di Roma. I gracchi proposero il così detto “ager pubblicus”, però queste
riforme incontrarono l’opposizione della classe aristocratica ed i due fratelli vennero uccisi, questo fu un fatto grave
perché la violenza prese piede nella politica romana. Inoltre il I secolo a.C., vedrà ancora questa violenza nella lotta
politica romana, ad esempio la guerra civile tra Mario e Silla o tra Pompeo e Cesare e così via. Cicerone decide di
menzionare i Gracchi, perché essi furono soppressi, eliminati, eppure non avevano costituito un pericolo così grave
come i catilinari che, invece, minacciano la distruzione di Roma. In passato furono uccisi delle persone, che però, per
volere del senato, dell’aristocrazia, non costituivano una minaccia così grave. Quindi a maggior ragione, voi oggi
dovete essere severi nel condannare i catilinari.
Ti= Tiberius; T= Titus.
Adducitur= condurre, nel senso di sottoposti.
- adduco, adducis, adduxi, adductŭm, adducĕre;
- duco, ducis, duxi, ductŭm, ducĕre.
Dux=colui che guida stando avanti.
Agrari= sono i fautori, i sostenitori delle riforme agrarie, proposte dai gracchi.
Lucio Saturnino era un uomo politico romano, della fine del II secolo a.C., tribuno della plebe e uccise Gaio Memmio,
che era il console designato, perché sosteneva al consolato Servilio Glaucia. Alla fine sulla base di una decisione del
senato, Gaio Mario, alla guida di un esercito represse, perché Saturnino si voleva presentare di nuovo al tribunato,
uccidendolo nel 100 a.C., era un tribuno della plebe, sostenitore dei populares, ovviamente ostile all’aristocrazia.
Tiberio Gracco fu ucciso perché voleva presentarsi una seconda volta, alle elezioni per tribuno della plebe.
- fio, fis, factus sum, facta sum, factum sum..., -, fieri (l’accento si pone sulla i, perché la penultima è breve).
Concitare= agitazione, in questo caso agitazione politica, movimento più o meno insurrezionale.
- concito, concitas, concitavi, concitatum, concitāre
Occido= la i di occido è lunga, perché deriva da un dittongo e i dittonghi sono tutti lunghi, perché sono sillabe chiuse.
Significa uccidere. Deriva da un verbo semplice, perché questo è un verbo composto, da ob+caedo, che significa
tagliare, fare a pezzi.
- occido, occidis, occidi, occisŭm, occidĕre;
- caedo, caedis, cecidi, caesŭm, caedĕre.
Grazie al fenomeno dell’assimilazione, la b è diventata c, che in questo caso si chiama assimilazione regressiva, perché
la lettera che viene dopo, assimila a sé la lettera di prima.
Discrimen= il discrimine, significa ciò che fa la differenza, situazione critica e può significare anche processo.
tenentur ii[…] relinquaturCicerone decide di paragonare i tentativi rivoluzionari dei fratelli Gracco a quelli
dei catilinari e ribadisce il concetto che i catilinari siano il male maggiore. C’è una sorta di antitesi.
Ad urbis; ad vestram; ad catiliniam= complementi o proposizioni con valore finale.
Accipiendum= è un gerundivo, cioè un aggettivo verbale. Infatti si declina come un aggettivo della prima classe.
Accipienda-accipiendus-accipiendum, si concorda con il nome di riferimento, in questo caso catilinam. Il gerundivo
indica idea di dovere.
- accipiendi, accipiendo, accipiendum, accipiendo (paradigma al gerundio)
ad+ accusativo ha un valore finale, esempio ad urbis incendium.
Con vestram caedem abbiamo un’enallage, cioè quando un aggettivo viene riferito sul piano grammaticale ad un
nome diverso da quello al quale si riferisce sul piano logico. In questo caso vestram sul piano grammaticale si riferisce
a caedem, mentre sul piano logico a omnium.
Il linguaggio di Cicerone è un linguaggio poetico, alterato, perché il lettore o chi ascolta deve restare scosso, deve
colpire. Questo si chiama effetto di straniamento, cioè ci sono alcuni effetti anomali, che inducono a fermarsi, a
riflettere.
- resto, restas, restiti, , restaturum, restāre.
tenentur […]relinquatur ora Cicerone fa riferimento all’arresto dei Catilinari, presso il ponte Milvio,
poiché erano diretti in Etruria. Grazie a questo arresto Cicerone era venuto in possesso di lettere autografe,
compromettenti.
- tenĕo, tenĕs, tenui, tentum, tenēre.
In questo periodo ritroviamo un’anafora, perché sono frasi parallele che iniziano con la stessa parola, cioè tenentur.
Confessio deriva da un verbo deponente, vale a dire confideor
- confido, -is - confisus sum - confidere = confidare
sollicitantursobillati= indurre qualcuno a ribellarsi contro qualcun altro.
Gli allobrogi erano un popolo della Gallia che dovevano consegnare queste lettere compromettenti a Catilina, ma
vennero fermati a Roma.
Excitantur ha la stessa etimologia di concito.
Il coinvolgimento degli schiavi, nell’aiutare Catilina, spaventava molto il senato. Anche perché alcuni anni
prima c’era stata la rivolta degli schiavi, guidata da Spartaco, che poi era stata repressa con la crocifissione
degli insorti, che però avevano dato filo da torcere all’esercito romano. Che era partita da Capua.
- ineo, inis, inii, initum, inire significa entrare, ma in questo caso significa concepito.
Cicerone esagera nel delineare il progetto dei catilinari.
Relinquatur relinquo, relinquis, reliqui, relictŭm, relinquĕre = è un verbo composto e significa abbandonato.
Ne (…) quidem= neppure
Lamentandam calamitatem= lamentadam concorda alla lettera è alla calamità da lamentarsi, che deve essere
lamentata, pianta.
Interfectis= significa uccidere, è un sinonimo di occido.

LETTERATURA LATINA ----------------------------------------------------------------------------------------------03/11/2022


[5] Haec omnia indices detulerunt (riferito), rei confessi sunt, vos multis iam iudiciis iudicavistis, primum quod mihi
gratias (rendere grazia, mi avete ringraziato) egistis singularibus verbis et mea virtute(ablativo di causa) atque
diligentia (diligenza) perditorum (mandare in rovina) hominum coniurationem patefactam esse decrevistis, deinde
(avverbio di tempo) quod P(Publium) Lentulum(accusativo) se abdicare praetura(ablativo) coegistis, tum quod eum et
ceteros, de quibus iudicastis(indicativo perfetto), in custodiam dandos(arrestare) censuistis (ritenere,stabilire),
maximeque quod meo nomine supplicationem decrevistis, qui honos (il quale onore) togato habitus(participio
perfetto del verbo habeo) ante me (ha un valore temporale) est nemini (dativo di nemo); postremo hesterno die
praemia legatis Allobrogum Titoque Volturcio dedistis (indicativo perfetto) amplissima. Quae sunt omnia eius modi, ut
ii (significa essi), qui in custodiam nominatim (ognuno nome per nome, è un avverbio) dati sunt, sine ulla dubitatione a
vobis damnati esse videantur.
5. Tutte queste informazioni sono state rivelate dagli accusatori, confessate dagli incriminati, giudicate da voi come
attestato dalle misure già prese, in un primo momento quando mi esprimeste la vostra riconoscenza con toccanti
parole e dichiaraste apertamente che era stato grazie alla mia bravura e alla mia diligenza che la congiura di questi
individui malvagi (scellerati) era stata sventata; poi, quando avete costretto Publio Lentulo a dimettersi dalla pretura;
successivamente, quando decideste di metterlo agli arresti insieme con gli altri uomini giudicati colpevoli; in modo
particolare, quando avete decretato una preghiera pubblica in mio onore, un atto di considerazione che nessun
magistrato civile aveva mai ricevuto prima di me; in ultimo ieri, quando avete conferito grosse ricompense agli
ambasciatori degli Allobrogi e a Tito Volturcio. Stando così le cose, appare senza ombra di dubbio che gli uomini
formalmente messi agli arresti siano già stati da voi condannati.
NOTE:
Indices=gli accusatori, perché index è colui che indica.
Vos multis iam iudiciis iudicavistis voi senatori non vi dovete stupire, perché con le decisioni precedenti avete già
ammesso che questa congiura c’è stata, adesso dovete semplicemente confermare ciò che voi avete già deciso, con
decisioni simili precedenti.
Primum quod ricorda le decisioni precedenti
Deinde quod= un’altra proposizione coordinata con la precedente per asindeto
Agere gratia= mi avete ringraziato, rendere grazie
Patefacio è un verbo composto, che significa rendere manifesto. C’è anche il verbo pate.
- patefacio, patefacis, patefeci, patefactŭm, patefacĕre
Ago, (portare avanti, spingere avanti, il pastore che si trova dietro il gregge, mentre per chi sta avanti si usa il verbo
ducere.)
- ago, agis, egi, actŭm, agĕre
- duco, ducis, duxi, ductŭm, ducĕre
Confessi= verbo deponente, hanno forma passiva, ma traduzione attiva.
- confiteor, confitēris, confessus sum, confessa sum, confessum sum..., -, confiteri
Iudiciis e iudicavistis, hanno la stessa etimologia e significano rispettivamente giudizio e giudicare.
- iudico, iudicas, iudicavi, iudicatum, iudicāre
Suplicatiouna pregheria rivolta agli dei di ringraziamento, in onore del console per la sua azione, per questo il
senato aveva reso grazie al console.
Virtus, virtutis= l’etimologia di virtus, deriva da vir, che significa uomo, maschio adulto. Questo dice molto sulla
concezione romana, dove la virtù apparteneva solo agli uomini, dei soldati. In questo caso la virtus appartiene al
console. Poi con Seneca acquista un’accezione filosofica, che significa la virtù del saggio, ma anche qui per saggio lui
intendeva Socrate, quindi pensa comunque a degli uomini. Anche se Seneca dedicherà alcune pagine a delle donne,
che hanno dimostrato particolari virtù, per esempio alla madre, Marcia.
Diligentia deriva dall’aggettivo diligens, diligentis, che è il participio presente del verbo diligo che significa amare,
scegliere, accurato, vigile. E da questo aggettivo si forma il nome femminile diligentia.
- diligo, diligis, dilexi, dilectŭm, diligĕre
Perditorum (mandare in rovina), in questo caso è alla forma passiva. Mentre nella frase significa uomini perduti, ma
che hanno perduto la morale, l’etica e di conseguenza sono diventati malvagi, sono scellerati. Questo è un participio
perfetto, che poi ha la funzione di aggettivo, infatti si traduce “uomo perduto, malvagio”
- perdor, perdĕris, perditus sum, -, perdi.
La frase successiva dipende sempre da iudicavistis ed è coordinata con la proposizione precedente.
Publio Lentulo= dopo Catilina era il congiurato più famoso, infatti era pretore di una magistratura importante, quella
della pretura, che fu costretto, dal senato, a dimettersi dalla pretura.
La pretura era questa magistratura che veniva prima del consolato.
Se abdicare abdicare= dimettersi.
- abdico, abdicas, abdicavi, abdicatum, abdicāre.
Coegistis= indicativo perfetto del verbo cogo. Questo verbo è l’esito cum+ago, che significa spingere insieme, in
questo caso significa costringere. È uno dei composti di ago.
In italiano abbiamo coazione, cogente, che significano costringere e derivano da cogo.
- cogo, cogis, coegi, coactŭm, cogĕre
Censuistisritenere, stabilire.
- censĕo, censĕs, censui, censum, censēre.
Tum quod […] censuistis in questo periodo Cicerone ci tiene a ricordare al Senato le decisioni che ha già preso in
merito alla faccenda di Catilina e dei catilinari.
Iudicastisforma sincopatica, cioè è quel fenomeno fonetico che si ha quando cade una sillaba interna di parola.
Periculum, deriva pericolo, ma in latino abbiamo una forma sincopata, ossia periclum.
Qui honos qui è coordinato con honos, che è un nome maschile della terza declinazione e al nominativo è honos,
nel seguito diventa honoris etc.
Togato propriamente significa vestito con la toga, in italiano questo si adopera in ambito giuridico, per distinguerli
dai giudici popolari nelle corti. La toga era l’abito tradizionale romano maschile. La parola toga deriva
etimologicamente da tego, ed è la stessa etimologia di tetto. Nel linguaggio romano la toga indica le magistrature
civili, perché il generale indossava abiti militari.
- tego, tegis, texi, tectŭm, tegĕre.
Il magistrato civile è in contrapposizione ai generali, ai quali, in genere, si concedeva la supplicatio, per delle imprese
militari. Perché per i romani le imprese militari erano le imprese più importanti, più rilevanti, che meritavano un
maggior riconoscimento.
Habitus habeor, habēris, habitus sum, - , haberi.
Hesterno è un aggettivo che deriva dall’avverbio di tempo heri, che è l’antenato del nostro ieri.
Tito Volturcio era uno dei congiurati, che però aveva confessato ed era stato il primo a farlo. Era uno degli arrestati,
che viene menzionato in particolare nella terza catilinaria.
Postremo, in questo caso ha valore avverbiale, ma esso è anche un aggettivo superlativo di post. Non si deve unire ad
hesterno die, perché non avrebbe senso.
Dedistis do, das, dedi, datum, dāre, che significa dare, assegnare, conferire.
Amplissima è il superlativo di amplius, che significa ampio.
Eius modi dopo abbiamo una consecutiva.
Quae […] videantur ciò dimostra che voi (senatori) li avete già condannati, quindi la decisione odierna, come ormai
ho ripetuto più volte, non deve suscitare perplessità, perché si trattava di condannare a morte senza regolare
processo e senza appello al popolo, quindi era veramente un abuso di potere da parte del senato. Cicerone, però,
faceva leva sul fatto che non erano più cives, cioè cittadini romani con il diritto di cittadinanza, ma hostes, nemici
pubblici dello stato. Ecco perché cita anche Lentulo, perché essendo lui pretore, era impossibile far dimmettere un
pretore in carica, infatti in un altro passaggio dirà che Lentulo non è più civis, ma hostes.
Damnati verbo regolare di prima coniugazione.
- damno, damnas, damnavi, damnatum, damnāre.
Noi in italiano utilizziamo il composto, condannare, che c’è anche in latino, solo che in latino è comdemno.
Questa prosa, non solo questa di Cicerone, si definisce prosa ritmica, cioè questa prosa ha un suo ritmo. Il ritmo latino
è dato dall’alternanza delle lunghe e delle brevi, esattamente come il ritmo poetico. Come ci sono degli schemi metrici
che sono tipici poetici, ad esempio l’esametro, così ci sono dei metri o piedi metrici, che sono adatti alla prosa e sono
diversi da quelli poetici. Nella prosa il ritmo si nota in clausola, cioè nella parte finale, nella parte conclusiva, perché è
quella che resta maggiormente impressa. È noto Cicerone amava questo tipo di clausola, in questo caso esse
videantur, anziché esse videtur. Infatti questa clausola ricorre tantissime volte all’interno delle opere di Cicerone.
[6] Sed ego institui referre ad vos, patres conscripti(vocativo), tamquam integrum (impregiudicato, non decisa), et de
facto quid iudicetis, et de poena quid censeatis. Illa praedicam (la penultima è lunga), quae sunt consulis
(sunt+genitivo). Ego magnum in re publica versari (c’era) furorem (furore) et nova quaedam misceri (infinito passivo)
et concitari mala iam pridem videbam; sed (congiunzione avversativa) hanc tantam, tam exitiosam haberi
coniurationem a civibus (complemento d’agente) numquam (mai) putavi. Nunc quicquid est, quocumque vestrae
mentes inclinant (segno di lunga sulla i) atque sententiae (è l’opinione), statuendum vobis ante noctem est. Quantum
facinus ad vos delatum sit, videtis. Huic si paucos putatis adfines (persone coinvolte) esse, vehementer erratis. Latius
opinione disseminatum est hoc malum; manavit non solum per Italiam, verum etiam transcendit Alpes et obscure
serpens (participio presente) multas iam provincias occupavit. Id opprimi (segno di breve sulla penultima) sustentando
aut prolatando (sono gerundi) nullo pacto potest; quacumque ratione placet, celeriter vobis vindicandum est.
6. Io, tuttavia, ho ritenuto opportuno rendervi partecipi, Padri coscritti, come se il caso fosse ancora impregiudicato,
chiedendovi di esprimere un giudizio e di stabilire la pena. Mi permetterò soltanto di dire quanto spetta (sono proprie)
ad un console. Già da molto tempo mi ero reso conto che nello Stato era presente una diffusa agitazione e che si
andavano fomentando e preparando tentativi di sovversione; ma che una congiura tanto funesta e di così vaste
dimensioni fossero proprio dei cittadini a tramarla non l’avrei mai creduto possibile! Ora, qualsiasi cosa succeda,
qualsiasi siano le vostre considerazioni e le vostre decisioni in merito, dovete pronunciarvi prima che sia notte. Avete
ormai sotto gli occhi le ingenti proporzioni del crimine su cui siete chiamati a deliberare. Se pensate che le persone
coinvolte siano poche, vi sbagliate di grosso. Questa calamità si è estesa più di quanto si possa credere; si è propagata
non solo in Italia, ma ha varcato addirittura le Alpi (perché ha coinvolto gli allobrogi) e, insinuandosi di nascosto, ha
ormai pervaso molte province. Non la si può in nessun modo sgominare con rinvii e indugi. Qualunque soluzione
prendiate, dovete agire rapidamente.
NOTE:
Integer la questione non è stata toccata ancora, cioè non è stata ancora trattata.
Institui instituo, instituis, institui, institutŭm, instituĕre= significa stabilire, da cui deriva istituto, istituzione, istituire.
Et de facto quid iudicetis, et de poena quid censeatis in questa frase possiamo vedere una simmetria, abbiamo de
facto che è complemento di argomento, coordinato con de poena.
Iudicetis e censeatis sono parole tematiche, che ricorrono spesso all’interno della catilinaria e quindi servono per
fissare concetti chiave.
Quid iudicetis= è una consecutio tempo, cioè dipende da un verbo principale presente o futuro o da un tempo storico.
Censeo da questo verbo deriva il nome censo, da qui deriva anche la carica del censore, cioè il magistrato che
poteva condurre il censimento, ossia si preoccupava della condotta morale dei cittadini.
Censeo di per sé significa “io penso”, “ritengo”.
Predico è un composto di dico, che ha la i lunga.
- praedico, praedicis, praedixi, praedictum, praedicere.
Il costrutto sum+ genitivo si trova spesso in latino, in questo caso è un genitivo di pertinenza, perché le mansioni
svolte da Cicerone spettano ad un console.
Misceri= significa alla lettera mescolare, in questo caso significa si organizzava, si agitava, si preparava.
Miscio=mescolare
- miscĕo, miscĕs, miscui, mixtum, miscēre
Versari= significa trovarsi, sinonimo di essere.
Furorem= indica la follia collettiva che è la causa della guerra civile romana, quindi non parliamo di qualcosa di
individuale. È sempre connotata negativamente.
Nova mala= mali mai visti prima d’ora.
Civibus= concittadini.
In questo passo, cicerone stesso, fa la differenza tra le vicende del passato e la situazione attuale, che segna un salto
di qualità in negativo, quindi una sorta di precipitare della congiura.
Tantam-tantus-tantum= non si traduce tanto, ma tanto grande. Mentre il nostro tanto si traduce con tot.
Stessa cosa vale per quantus, che significa tanto grande.
Exitiosam deriva da exitum, che significa rovina totale, da cui l’aggettivo con il suffisso in –osus, che indica
abbondanza.
Statuendum vobis ante noctem est perifrastica passiva.
Sul piano della strategia retorica di Cicerone notiamo che quando lui dice “qualunque opinione voi abbiate”, è
un’affermazione falsa. Questo perché nei paragrafi precedenti cerca di orientare il senato verso la condanna dei
catilinari, facendo esempi, nominando altri personaggi storici, facendo paragoni, solo per sottolineare il fatto che
quello che hanno fatto i catilinari sia qualcosa di inammissibile.
Statuendum stabilire
- statuo, statuis, statui, statutŭm, statuĕre.
Delatum da cui deriva la parola delatore, cioè una spia. Oppure deferire, che significa “venire segnalati”.
Facinus= deriva da facio, che significa fare. Facinus propriamente è un’azione, ma è un’azione connotata
negativamente, significherebbe il delitto, cattive azioni, crimini. Infatti da facinus deriva l’aggettivo facinoroso, cioè un
agitatore, che crea disordini.
Latius comparativo di maggioranza, deriva dall’avverbio late che significa ampiamente.
Manavit il verbo è un verbo regolare di prima coniugazione, significa diffondersi.
- mano, manas, manavi, manatum, manāre.
Trans= significa andare oltre.
Le alpi era la barriera naturale che proteggeva l’Italia, solo che era stata violata da Annibale.
Gli antichi, i romani in particolare, non amavano le montagne, perché erano luoghi selvaggi, inospitali, che
ostacolavano anche la diffusione dell’impero.
Serpo serpo, serpis, serpsi, serptŭm, serpĕre.
Vindicandum est significa rivendicare, in questo caso punire.
Opprimi opprimo, opprimis, oppressi, oppressŭm, opprimĕre.
Stustetando, prolatando= rinviare, differire.
LETTERATURA LATINA -------------------------------------------------------------------------------------------04/11/2022
[7] Video duas adhuc esse sententias, unam D. Silani, qui censet eos, qui haec delere conati sunt, morte esse
multandos, alteram C. Caesaris, qui mortis poenam(prima declinazione) removet, ceterorum suppliciorum omnis
acerbitates amplectitur. Uterque et pro sua dignitate et pro rerum magnitudine in summa severitate versatur. Alter
eos, qui nos omnis, [qui populum Romanum] vita privare conati sunt, qui delere imperium, qui populi Romani nomen
extinguere, punctum temporis frui vita et hoc communi spiritu non putat oportere atque hoc genus poenae saepe in
inprobos civis in hac re publica esse usurpatum recordatur. Alter intellegit mortem ab dis inmortalibus non esse
supplicii causa constitutam, sed aut necessitatem naturae aut laborum ac miseriarum quietem esse. Itaque eam
sapientes numquam inviti, fortes saepe etiam lubenter oppetiverunt. Vincula vero, et ea sempiterna, certe ad
singularem poenam nefarii sceleris inventa sunt. Municipiis dispertiri iubet. Habere videtur ista res iniquitatem, si
imperare velis, difficultatem, si rogare. Decernatur tamen, si placet.
7. Finora, mi sembra che siano due le mozioni presentate, una di Decimo Silano il quale sostiene che sia necessario
condannare a morte chi ha cercato di abbattere le nostre istituzioni; l’altra di Caio Cesare, il quale disapprova la scelta
della pena di morte e propende per la durezza di altri tipi di condanne. Entrambi, in conformità con la loro posizione e
la gravità delle accuse, sono orientati verso soluzioni improntate alla massima intransigenza. L’uno è convinto che
neppure per un momento si debba consentire di continuare a vivere e respirare la nostra stessa aria a chi ha cercato di
togliere la vita a tutti noi, di annientare l’impero, di cancellare dalla memoria il nome del popolo romano e ricorda che
questo tipo di pena fu spesso previsto, nel nostro Stato, per cittadini colpevoli. L’altro, invece, è del parere che la morte
sia stata creata dagli dèi immortali non come castigo, ma come necessità naturale e cessazione di travagli e
sofferenze. Per questo motivo, i saggi non le sono andati mai incontro con riluttanza e spesso i forti addirittura
volentieri. Diversamente il carcere, in special modo quello a vita, è stato introdotto come pena eccezionale per una
colpa davvero esecrabile. Propone, dunque, che i criminali siano sparpagliati in vari municipi. Una iniziativa del genere
sembra una forma di prevaricazione, se si ha l’intenzione di imporla ai municipi, una misura difficile da attuare, se ne
chiediamo loro il permesso. Se, tuttavia, la condividete, approvatela pure.
NOTE:
L’exordium è terminato, cioè la parte introduttiva, da questo punto in poi inizia la narratio, vale a dire il nucleo
centrale della vicenda.
- Esse verbo essere= siano
- Censet censĕo, censes, censui, censum, censēre= ritiene opportuno
- Delere dēlĕo, dēles, delevi, deletum, dēlēre= distruggere
- Removet rĕmŏvĕo, rĕmŏves, removi, remotum, rĕmŏvēre= rimuovere
Suppliciorum supplicium, supplicii = sostantivo neutro II declinazione
- Amplectitur amplector, amplectĕris, amplexus sum, amplectĕre propendere= verbo deponente.
- Conati sunt hanno provato.
- rĕcordo, rĕcordas, recordavi, recordatum, rĕcordāre recordatur= ricordare
- intellegit intellĕgo, intellĕgis, intellexi, intellectum, intellĕgĕre= rendersi conto
- oppetiverunt oppĕto, oppĕtis, oppetii, oppetitum, oppĕtĕre= andare incontro a
- dispertiri dispertĭor, dispertīris, dispertitus sum, dispertīri
nefarii sceleris= crimine atroce
- rogare rŏgo, rŏgas, rogavi, rogatum, rŏgāre= chiedere
- imperare impĕro, impĕras, imperavi, imperatum, impĕrāre= comandare
- D. Silani: Decimo Giunio Silano; il suo cursus honorum iniziò con la carica di edile nel 70 a.C. Nel 63 si candidò
al consolato, però senza successo; ritentò con successo l’anno seguente e fu eletto assieme a Lucio Licinio
Murena. In qualità di consul designatus fu richiesto del parere da Cicerone nel dibattito in Senato in merito
alla punizione dei complici di Catilina. Dapprima si espresse a favore della pena di morte contro i congiurati,
ma poi scelse solamente di farli imprigionare sino a quando non fosse stato catturato Catilina: Resoconto in
Sall. De con. Cat. L,5e Plut. Cic. XX,3
- haec: deittico, riassume con un gesto tutto l’in-sieme che costituisce lo stato
- morte... multandos: costrutto allitterante; perifrastica passiva personale
- alteram: regolare trattandosi di due proposte
- C. Caesaris: Cesare era allora praetor designatus, nonché fresco di nomina a pontifex maximus
- removet... amplectitur: asindeto avversativo, rafforzato dall’immagine plastica del secondo predicato
- versatur: efficace frequentativo
- Alter: Silano
- [, qui populum Romanum]: considerato una glossa viene abitualmente espunto; si noti comunque l’anafora
del relativo
- vita: ablativo di privazione
- punctum temporis: locuzione con valore di tempo continuato. a indicare uno spazio brevissimo
- hoc communi spiritu: l’aria, elemento vitale per tutti (commune)
- hoc genus poenae: la morte
- Alter: Cesare
- supplicii causa: complemento di fine
- necessitatem... quietem: si osservi la disposizione chiastica dei termini. L’affermazione è così ricostruita da
Sallustio (De con. Cat. LI,20) in luctu atque miseriis mortem aerumnarumrequiem, non cruciatum esse; eam
cuncta mortalium maladissolvere; ultra neque curae neque gaudio locum esse.
- numquam inviti: in funzione predicativa; correlato con il seg. etiam lubenter
- et ea: il pronome dimostrativo preceduto da et, atque, nec, neque, sed serve a introdurre un attributo che
mette in rilievo le qualità del termine cui si riferisce
- dispertiri: sott. eos - videtur: sott. mihi
- si... velis: il ‘tu’ generico può risolversi nella traduzione con il ‘si’ passivante
- decernatur: esempio di congiuntivo esortativo; l’invito del console è quello di decidere tra le due proposte
LETTERATURA LATINA-------------------------------------------------------------------------------------08/11/2022
[8] Ego enim suscipiam et, ut spero, reperiam (i ed a non costituiscono dittongo), qui id, quod salutis omnium causa
(genitivo) statueritis, non putent esse suae dignitatis recusare. Adiungit gravem poenam municipiis (dativo), si quis
eorum (colpevoli) vincula (catene) ruperit; horribiles custodias circumdat et dignas scelere hominum perditorum;
sancit, ne quis eorum poenam, quos condemnat, aut per senatum aut per populum levare possit; eripit etiam spem
(quinta declinazione), quae sola homines in miseriis consolari solet. Bona praeterea (inoltre) publicari iubet, vitam
solam relinquit nefariis hominibus; quam (pronome relativo) si eripuisset, multas uno dolore animi atque corporis
miserias et omnis scelerum poenas ademisset. Itaque ut aliqua in vita formido (segno di lunga sulla “i”) inprobis esset
posita apud inferos eius modi quaedam illi antiqui supplicia impiis constituta esse voluerunt, quod videlicet
intellegebant his remotis (ablativo assoluto) non esse mortem ipsam pertimescendam.
8. Quanto a me, mi impegnerò e, mi auguro, troverò chi considererà conforme alla sua posizione non respingere
l’attuazione di un provvedimento preso per la salvaguardia di tutti. Cesare inserisce anche pesanti ammende per quei
municipi che agevolassero la fuga di uno dei prigionieri; li obbliga ad una sorveglianza orribile, adeguata al crimine
compiuto da questi uomini scellerati; stabilisce, inoltre, che nessuno possa ridurre la pena dei condannati né con un
intervento del Senato, né del popolo; toglie loro, in questo modo, anche la speranza, la sola in grado di offrire
consolazione all’uomo nella disgrazia. Dispone anche la confisca dei beni; concede a questi delinquenti solo la vita; del
resto, se avesse sottratto loro anche questa, li avrebbe liberati in un solo momento di molte pene sia morali sia fisiche,
insieme a tutti i castighi per la loro malvagità. Proprio nella prospettiva di infondere nei cattivi un qualche timore
durante la vita, i nostri antenati hanno affermato che negli inferi ci fossero dei supplizi per coloro che si macchiassero
di crimini, evidentemente convinti che, se non ce ne fossero stati, non avrebbero avuto paura della morte.
NOTE:
qui id=è soggetto della relativa che segue. Non ci sta eos, perché è sottointeso.
Recusare= significa ricusare, respingere. Da cui il nome ricusazione, che significa rifiutare.
- rĕcūso, rĕcūsas, recusavi, recusatum, rĕcūsāre.
Suscipiam composto di capio, che significa prendere su di sé, addossarsi.
- suscĭpĭo, suscĭpis, suscepi, susceptum, suscĭpĕre
Statueritis= decidere
- statuo, statuis, statui, statutŭm, statuĕre
reperiam significa reperibile, trovare.
- rĕpĕrĭo, rĕpĕris, repperi, repertum, rĕpĕrīre.
Nel primo caso ha omesso eos, nel secondo caso ha esplicitato il pronome relativo, per evitare la sequenza qui-quod,
che avrebbe potuto generare dei dubbi, delle incertezze.
Adiungit soggetto sotto inteso che è Cesare.
Aggiunge una grave punizione per i municipi, qualora qualcuno li faccia fuggire.
Scelere scelus significa scellerato, orribile.
Ad+iungo= adiungo, adiungis, adiunxi, adiunctŭm, adiungĕre
Circumdat= è un verbo atematico, cioè la “a” non indica il fatto che faccia parte della prima coniugazione, ma è la “a”
che appartiene alla coniugazione del verbo.
- circumdo, circumdas, circumdedi, circumdatum, circumdāre
condemnat è un composto di damno.
- rapio, rapis, rapui, raptŭm, rapĕre
soleo= semideponente, in parte hanno forma attiva, in parte forma passiva, significa sono solito.
- soleo, soles, solitus sum, solita sum, solitum sum..., -, solere
videlicet= deriva da videre e licet, che significa essere lecito.
Morte liberatrice, quindi in questo caso verrebbero meno le pene per i reati da loro commessi= idea di Cesare.
Morteestirpare il male maggiore, dare la giusta pena ai catilinari= idea di Cicerone.
[9] Nunc (ora), patres conscripti, ego mea(ablativo) video quid intersit. Si eritis secuti sententiam C. (Caio) Caesaris,
quoniam hanc is in re publica viam, quae popularis habetur, secutus est, fortasse (forse) minus erunt hoc auctore et
cognitore huiusce (rafforzatore, huius) sententiae mihi populares impetus pertimescendi(vanno insieme); sin illam
alteram (accusativo), nescio an (non so se) amplius mihi negotii contrahatur. Sed tamen(tuttavia) meorum
periculorum rationes utilitas rei publicae vincat (congiuntivo esortativo). Habemus enim a Caesare, sicut ipsius
(genitivo) dignitas et maiorum eius amplitudo postulabat, sententiam tamquam obsidem perpetuae in rem publicam
voluntatis. Intellectum est, quid interesset inter levitatem contionatorum et animum vere popularem saluti populi
consulentem (provvedere a).
9. Ebbene, Padri coscritti, io mi rendo conto benissimo di quale sia la decisione più consona alla mia persona. Se
accoglierete la posizione di Caio Cesare, dal momento che nelle vicende politiche appoggia il partito che si chiama
popolare (democratica), è plausibile che debba temere di meno le critiche dei popolari, essendo stato lui il fautore
nonché l’ideatore di questa mozione; se, al contrario, propenderete per l’altra, può essere che io vada incontro a
problemi maggiori. In ogni caso, è importante che l’interesse dello Stato abbia la meglio sull’evidenza dei rischi che
potrei correre io. Da parte di Cesare, come si conviene al suo stato e alla nobiltà dei suoi avi, è stata avanzata una
proposta che è la conferma della sua inestinguibile dedizione allo Stato. È risultata ben chiara la profonda differenza
che intercorre tra l’inconsistenza dei demagoghi e un sentimento realmente democratico, rivolto a preservare il
benessere del popolo.
NOTE:
Con il paragrafo nove inizia l’argumentatio, perché i paragrafi sette ed otto costituiscono la narratio, l’esposizione
delle due proposte, mentre adesso le argomenta elencando i pro e i contro.
ego mea video quid intersit= questo è un costrutto tipico latino, perché in italiano diciamo “interessa a me”, ma in
latino si traduce con “a me interessa”. Quindi si usa meus in ablativo.
Intersit= composto di sum
- intersum, interes, interfui, interesse.
Cicerone giudica le due proposte, in particolare quella di Cesare, su ciò che è più conveniente per lui. Se fosse passata
la proposta di Cesare, anche Cicerone avrebbe corso meno rischi e non sarebbe stato condannato all’esilio.
Se passerà il parere di Cesare, che è un democratico, anche io dovrò temere meno gli attacchi dei populares. A
Cicerone, quindi, converrebbe l’approvazione del parere di Cesare. In questo modo non potrebbe essere accusato. In
questa prima ipotesi Cicerone esprime il concetto secondo il quale converrebbe l’approvazione del parere di Cesare.
illam alteram c’è l’accusativo, perché è sottointeso seguti eritis.
È molto probabile che questa parte sia stata scritta dopo, in una rielaborazione successiva, anche perché negli anni
successivi circolavano delle critiche sull’operato di Cicerone.
Secutus est= verbo deponente, che significa seguire, perseguire
- sequor, sequĕris, sequutus sum, secutus sum, sequuta sum, secuta sum, sequutum sum, secutum sum..., -,
sequi
Res pubblica può significare anche “vita pubblica”.
Fortasse= fors,fortis, da non confondere con l’aggettivo forte, mentre in questo caso significa la fortuna. Si trova
soprattutto all’ablativo, che poi è diventato un avverbio.
Auctor= significa il promotore, colui che inizia.
Impetus= è il movimento contro qualcuno o qualcosa, assalto.
- vinco, vincis, vici, victŭm, vincĕre
La famiglia di Cesare proveniva da una famiglia patrizia, nobile, anche se poi era esponente dei populares.
Obsidem= garanzia, nome della terza declinazione.
Quid interesset= proposizione interrogativa indiretta, infatti c’è il congiuntivo che dipende da intellectum est.
LETTERATURA LATINA ---------------------------------------------------------------------------------------------10/11/2022
[10] Video de istis (complemento partitivo), qui se populares haberi volunt, abesse non neminem, ne de capite
videlicet civium Romanorum sententiam ferat. Is (egli) et nudius tertius in custodiam cives Romanos dedit (è il
perfetto) et supplicationem mihi decrevit et indices hesterno die maximis praemiis adfecit. Iam hoc nemini dubium est
qui reo custodiam, quaesitori (dativo) gratulationem, indici praemium decrerit, quid de tota re et causa iudicarit
(proposizione interrogativa indiretta). At vero C. (Caius) Caesar intellegit legem Semproniam esse de civibus Romanis
constitutam; qui autem rei publicae sit hostis, eum civem esse nullo modo posse; denique ipsum latorem Semproniae
legis iniussu (iussu) populi poenas rei publicae dependisse. Idem (si riferisce a Cesare) ipsum Lentulum, largitorem et
prodigum, non putat, cum de pernicie (complemento di argomento) populi Romani, exitio huius urbis tam acerbe, tam
crudeliter cogitarit, etiam appellari posse popularem. Itaque (per tanto) homo mitissimus atque lenissimus non
dubitat P. Lentulum aeternis tenebris vinculisque mandare et sancit in posterum, ne quis huius supplicio levando
(gerundivo) se iactare et in pernicie populi Romani posthac (è un ossitonia secondaria) popularis esse possit. Adiungit
etiam publicationem bonorum, ut omnis animi cruciatus et corporis etiam egestas ac mendicitas consequatur.
10. Constato, comunque, che alcuni di quelli che si presentano come democratici sono assenti, probabilmente per non
esporsi nell’esprimere un giudizio di condanna a morte di cittadini romani. In realtà, l’altro ieri costoro hanno fatto
arrestare dei cittadini romani e hanno decretato una cerimonia di ringraziamento in mio onore, mentre ieri si sono
espressi a favore di numerosi ricompense per i nostri informatori. Dunque, non mi sembra che ci siano dubbi su quale
sia la posizione presa sull’intera vicenda e sugli aspetti giuridici da parte di coloro che hanno manifestato la propria
approvazione per l’arresto dei colpevoli, la cerimonia di ringraziamento per il magistrato che ha indagato, la
ricompensa per l’accusatore. In realtà, Caio Cesare è consapevole del fatto che la legge Sempronia è stata emanata per
cautelare i cittadini romani e che chiunque si comporti come nemico dello Stato non possa più conservare i diritti da
cittadino; è consapevole, inoltre, che proprio il fautore della legge Sempronia è stato condannato a morte per le sue
colpe contro lo Stato, senza potersi appellare al popolo. Non considera(Cesare) che lo stesso Lentulo, pur così prodigo e
generoso, avendo progettato con tanta crudeltà, con tanta violenza l’annientamento del popolo romano e la
distruzione di Roma, non possa più considerarsi un democratico. Cesare, da uomo oltremodo pacato e indulgente, non
ha alcun dubbio circa la necessità di rinchiudere per sempre Lentulo nel buio di una prigione e stabilisce che a nessuno
sia consentito, in futuro, affermare di avergli alleviato la pena e, trattandosi del tentativo di provocare la rovina del
popolo romano, di farsi considerare ancora democratico. Chiede, per di più, la confisca dei beni, affinché si aggiunga
alla sofferenza dell’animo e del corpo anche l’indigenza più cupa.
NOTE:
In questo periodo iniziale, Cicerone aveva notato nella riunione del Senato, l’assenza di qualcuno che non voleva
esporsi, non manifestando il proprio parere sui catilinari.
Non neminem= neminem è accusativo di nemo.
Sentetia de capite= sentenza di morte, sentenza capitale.
Abessecomposto di sum, che significa lontano, mancanza.
- absum, abes, afui, -, abesse.
Is si riferisce a non neminem.
Et supplicationem mihi decrevit et indices questi due et si possono tradurre con sia.
Nudius tertius è un’espressione avverbiale, che si traduce con l’altro ieri. Deriva da nunc dius tertius, dove nunc
significa ora, dius è collegato etimologicamente a dies, quindi è come se fosse “oggi ora è il giorno terzo da che hanno
fatto qualcosa”. Si dice il giorno terzo, perché i romani contavano diversamente da noi, perché calcolavano anche il
giorno iniziale, diversamente da noi.
Adfecit è un verbo composto che deriva da facio, in questo caso significa premiare, ma di per sé ha un significato
diverso. Infatti significa fornire qualcuno di qualcosa, provvedere. Si adopera quando il soggetto condiziona,
mondifica, incide sullo stato di qualcosa.
- adficio, adficis, adfeci, adfectŭm, adficĕre
indici= indexgli accusatori.
Hoc= è prolettico, cioè si riferisce a ciò che viene dopo, cioè a quid de tota re et causa iudicarit.
Iam […] iudicarit Per nessuno è incerto, che cosa abbia giudicato, quale idea si sia fatto su tutta la vicenda, su tutta
la questione, colui che ha decretato la carcerazione per i colpevoli, il rendimento di grazia per il magistrato che ha
indagato, cioè per il sottoscritto (Cicerone) e il premio per l’accusatore. (Traduzione di Lanzarone, che onestamente io
non ho capito).
Qui riprende i tre aspetti che ha menzionato poco prima, cioè la decisione della custodia per i colpevoli, la decisione
del ringraziamento e terzo punto il premio per gli informatori.
Quaesitori è un nome deverbativo, cioè che deriva dal verbo quaero, che significa chiedere per ottenere.
- quaero, quaeris, quaesii, quaesitum, quaerĕre.
Gratulationem corrisponde a supplicatio, ma la supplicatio è la pregheria di ringraziamento agli dei, mentre la
gratulatio è il rendimento di grazia al magistrato o al console.
Iudicarit forma sincopata.
At= avversativa, ma più forte di sed.
Legem Semproniam= legge Sempronia cioè questa legge che parlava sulla vita e sulla condanna a morte dei cittadini
romani, che si chiamava sempronia perché il magistrato promotore di questa legge era stato Sempronio, il secondo
dei fratelli gracchi.
Qui autem rei publicae sit hostis, eum civem esse nullo modo posse  punto cruciale della vicenda, perché lui insiste
sul fatto che chi ha tradito la patria, lo Stato, non può più essere considerato cittadino romano e di conseguenza i
condannati possono essere uccisi senza chiedere il consenso del popolo, visto che sono nemici pubblici dello stato.
Latoremlatore, che significa colui che presenta una proposta di legge.
Iniussu= senza l’ordine del popolo
Iussu= per ordine del popolo;
- Viene tradotto con Iniussu e non iussu, per seguire il ragionamento fatto da Cicerone.
- Intellego, intellegis, intellexi, intellectŭm, intellegĕre.
- Constituo, constituis, constitui, constitutŭm, constituĕre.
Hostis significa nemico pubblico, mentre nemicum significa nemico personale.
Dopo intellegit segue un’oggettiva, mentre dopo qui sit hostis è una relativa, dove il qui dipende da eum.
Eum= colui.
Qui è il soggetto della proposizione relativa.
Dependisse= espiare la pena
- dēpendo, dēpendis, dependi, depensum, dēpendĕre
Elargire= quando lo stato elargisce una sovvenzione a beneficio di una categoria disagiata.
Lentulo non può essere considerato davvero un democratico, perché meditato, insieme con gli altri, in maniera così
crudele, la distruzione di Roma e del popolo romano.
Pernicie= nome della quinta declinazione, significa rovina.
Tenebris= dice tenebre perché le carceri erano buie.
Sancit= sancire
- sancĭo, sancis, sanxi, sanctum, sancīre.
Se iactare= possa vantarsi.
C’è contraddizione, anche sul piano linguistico, tra populus e popularis.
Mandare= in questo caso significa condannare.
Egestas= estrema miseria
Mendicitas= deriva dall’aggettivo mendico, è sinonimo di mendicante. In latino significa essere poverissimo.
Consequatur= è un composto di sequor, da cui in italiano conseguire, ottenere.
consĕquor, consĕquĕris, consecutus sum, consĕqui.
Latino 11-11.-22
11. Quam ob rem, sive hoc statueritis, dederitis mihi comitem ad contionem populo carum atque iucundum, sive Silani
sententiam sequi malueritis, facile me atque vos a crudelitatis vituperatione populo Romano purgabo atque obtinebo
eam multo leniorem fuisse. Quamquam, patres conscripti, quae potest esse in tanti sceleris inmanitate punienda
crudelitas? Ego enim de meo sensu iudico. Nam ita mihi salva re publica vobiscum perfrui liceat, ut ego, quod in hac
causa vehementior sum, non atrocitate animi moveor (quis enim est me mitior?), sed singulari quadam humanitate et
misericordia. Videor enim mihi videre hanc urbem, lucem orbis terrarum atque arcem omnium gentium, subito uno
incendio concidentem, cerno animo sepulta in patria miseros atque insepultos acervos civium, versatur mihi ante
oculos aspectus Cethegi et furor in vestra caede bacchantis.
11. Se voterete a favore di tale proposta, mi affiancherete come alleato in assemblea un uomo che è molto amato dal
popolo; se, invece, opterete per la mozione di Silano, il popolo romano assolverà facilmente me e voi dall’accusa di
crudeltà e riuscirò a provare che si sia trattato della proposta di condanna senz’altro più lieve. Ma poi, Padri coscritti,
quale azione può essere considerata davvero brutale quando si tratta di punire un crimine di tale portata? Il giudizio
che esprimo scaturisce dai miei sentimenti. Mi sia permesso rallegrarmi insieme a voi per la salvezza dello Stato e se in
questi momenti posso apparirvi più impulsivo, in realtà non sono spinto dal desiderio di vendetta (chi è più pacato di
me?), ma da un forte sentimento di indulgenza e comprensione. Ho l’impressione di vedere questa città, luce del
mondo e difesa di tutte le genti, venir giù all’improvviso per le fiamme di un devastante incendio; mi vado
immaginando, in una patria ormai in rovina, i cadaveri di poveri cittadini insepolti accatastati l’uno sull’altro; davanti
agli occhi si materializza la figura di Cetego e della sua furia delirante sui vostri corpi trucidati.
NOTE:
comitem: accusativo di comes, comitis poiché deriva da cum + eo= andare insieme= nome della terza declinazione=
compagno. Comitem è diventato conte, titolo nobiliare. Conte deriva da comitem. N ambito carolingio comites
palatini= compagni del re. In francese comtes presenta la m.
comizio , comitato derivano ca cum+ eo. In italiano concionare= parlare in assemblea. Significa parlare
demacogicamente. Alla fine del paragrafo 9 = contionatorum = coloro che parlano in assemblea.
Populo caro = caro e gadito al popolo = iucundus= piacevole,. Malo da non confondere da malus = cattivo, malvagio.
Malo , mavis= verbo composto di movo = deriva da magisvolo = voglio di più, mai significa di più. Magiuvolo=malo,
preferisco
Malo, mavis, malui, malle.
Statuo ??
sequor= deponente sequor, sequeris, sequtus sum, sequire 3 coniugazione
Vituperatio= crudeltà in italiano abbiamo vituperare -= rimproverare, offendere,
facile = accusativo neutro dell’aggettivo : qui ha un valore avverbiale. L’accusativo neutro degli aggettivi può avere un
valore avverbiale.
Facilis significa che si può fare deriva da facio, is, feci, factum, fare
Obtinebo da obtineo, obtines ( arretra, la penultima è breve), obtini, obtentm, obtinere. Eam si riferisce a
sententiam= opinione.
Fuisse= infinito perfetto di sum. Multo leniorem= molto più mite.
Leniorem da lines, quanquam= congiunzione concessiva = benché, nonostante=è concessiva perché io ammetto ma
tuttavia .. ecc.. non è congiunzione ma è avverbio e si traduce come = quantunque, eppure= nonostante ciò.
Introduce una proposizione indipendente.
Quae= aggettivo interrogativo non pronome e si riferisce a crudelitas. Quale crudeltà ci può essere nella ferocia di sì
grande crimine? ( in latino si può permettere una figura retorica molto evidente = iperbato= separare un nome da un
aggettivo). Quae è nominativo singolare femminile e anche crudelitas. Per questo il latino si può permettere l’iperbato
forte iperbato poiché nel mezzo ci sono molte parole. Crudeltà resta impressa nella mente degli ascoltatori, per
enfatizzare.
In ita poco frequente : il di lui corpo. Poiché restiamo sospesi, non abbiamo gli elementi sufficienti per comprendere il
discorso.
Immanitas= nome femminile astratto , in italiano= immane. Immane strage: terribile. Qui significa ferocia, non è solo
grandezza ma anche barbarie.
Tantus= così grande, tot= tanti
Scelus, sceleris= crimine, nome neutro della terza.
DIFFERENZA TRA LATINO ED ITALIANO:
IN PUNIENDA immanitate= nella ferocia da punire = nel punire la ferocia. Punienda è il gerundivo di punio = aggettivo
verbale. Che ci voglia l’ablativo lo stabilisce il gerundivo. Si potrebbe usare il gerundio = in puniendo. Il gerundio è la
declinazione dell’infinito come fosse un nome. Puniendos è l’aggettivo verbale. In latino si può dire con il gerundio: in
puniendo
Oppure in puniendis hominibus = ablativo plurale maschile= ma è più elegante in +ablativo e quello che dovrebbe
essere complemento oggetto = immanitate va nello stesso caso di punienda
Punienda= femminile singolare ablativo. un nome che dovrebbe andare in accusativo come immanitate è in ablativo
poiché dipende da in.
Punienda= passivo , noi lo rendiamo nella traduzione nel punire.
Ego enim de meo sensu iudico: Io giudico secondo il mio modo di vedere, il mio sentimento.
Sentus= 4 declunazione, ablativo in u. sentire ma non udire che è audio ma in base al sentimento.
Enim va sempre in seconda posizione, dopo la pirma parola della frase mentre nam all’inizio.
Nam ita mihi salva re publica vobiscum perfrui liceat, ut ego, quod in hac causa vehementior sum, non atrocitate animi
moveor (quis enim est me mitior?), sed singulari quadam humanitate et misericordia: di fatti a me (mihi) sia
consentito (liceat, permesso) godere con voi (vobiscum) della salvezza dello stato così come (ut ego) è vero che io
(alore convcessivo)= benchè sia in questa vicenda troppo impetuoso (veames), non sono mosso da severità
(atrocitas) dell’animo (chi infatti è più mite di me? Cicerone infatti era un magistrato civile non un uomo d’armi) ma
sono mosso da un’eccezionale (singolari) umanità e misericordia. Vuole dire che vuole godere con loro della salveza
dello stato.
Misericordia: Misericos: misere cor: cuore misericordioso.
Perflui= godere da fruor: [frŭĕris, fructus sum, frŭi]: composto di fluor che poi in ita fruire, usufruire. questo preverbio
vuol dire fino in fondo. Per vicino ad un verbo ha un valore perfettivo. Perficio = condurre a termine, completare, in ita
poi perfetto.
Liceat= congiuntivo di licet= ??= sia consentito = valore esortativo. Congiuntivo indipendente. LEGGA!! Congiuntivo
esortativo, educato rispetto al comando dell’imperativo. Da licet deriva licenza.
Ut in correlazione con ita. Ci sono due affermazioni coordinate tra di loro. 1) io voglio con tutto il mio animo gioire con
voi della salvezza dello Stato e altrettanto vero che io non sono mosso da severità dell’animo: ribalta l’accusa di essere
troppo severo sostenendo la condanna a morte; ma sono mosso da umanità e misericordia. Infatti dopo farà
l’esempio di un padre di famiglia che vede i figli uccisi dagli schiavi e stabilisce la pensa. Nel punire i catilinari egli dice
di essere giusto e severo. Negli anni successivi sarà poi condannato all’esilio.
VOBISCUM= cum vobis
Quod= non è il pronome relativo neutro ma una congiunzione causale, dichiarativa. In questo caso ha una sfumatura
concessiva: benché io sia in questa vicenda vementio= morfologicamente è un comparativo di maggioranza. Si
stabilisce un confronto ma non c’è un secondo termine di paragone infatti in latino questo è un tipo di comparativo
assoluto e in italiano non si traduce : più impetuoso poiché sarebbe obbligatorio utilizzare un secondo termine.
Corrisponde al nostro troppo, alquanto.
Me mitior= chi è più mite di me: ablativo. Il secondo termine di paragone va in caso ablativo oppure magis + il secondo
termine nello stesso caso del primo ma in genere si usa l’ablativo.
Quadam= una certa , humanitas= collegata ad homo, umanità
Misericordia: da mis ?? e cor, cordis.
Videor enim mihi videre hanc urbem, lucem orbis terrarum atque arcem omnium gentium, subito uno incendio
concidentem, cerno animo sepulta in patria miseros atque insepultos acervos civium, versatur mihi ante oculos
aspectus Cethegi (penultima è lunga) et furor in vestra caede bacchantis.
Passo di grande enfasi retorica. Qui abbiamo una tecnica molto diffusa: evidentia: si descrive l’incendio e la strage. Si
descrive un fatto come se fosse sotto gli occhi dell’ascoltatore. Lo si descrive con una tale attenzione ai particolari
macabri come se il fatto fosse concretamente presente sotto gli occhi di legge o ascolta. Molto presente nella
descrizione degli assedi, evidenziando i dettagli per raggiungere questo risultato. Vogliono presentare l’evento o la
cosa in maniera tale che il lettore stia assistendo in prima persona. Tecnica molto cara agli storiografi. perché Cicerone
dice: io in realtà non sono severo ma umano e misericordioso (nei confronti delle vittime del crimine). Mi sembra
infatti di vedere questa città, luce del mondo (faro, lucem orbis) protezione di tutte le genti che vedo cadere
improvvisamente (subito), per un unico incendio. Cerno (vedere), vedo nel mio animo ( si prefigura i crimini compiuti
dai catilinari). Vedo nel mio animo in una patria sepolta, cumuli (acerbos) di cittadini sventurati e insepolti. Si presenta
a me dinanzi gli occhi la vista e la follia di Cetego che impazza come una baccante sui vostri cadaveri.
Arcem= arx, arics= femminile terza declinazione= dove c’erano edifici politici e religiosi principali: rocca protettiva,
sommità delle città antiche. LA CITTADELLA. Qui si traduce protezione
Videor,??= mi sembra di vedere= ciceorne esagere le immagini di stragi.
Cred’io, ch’ei crdette, ch’io credessi=poliptoto = Dante
Versatur: è presente a me , si presente ante oculos= davanti agli occhi. Si fa sempre riferimento al vedere, ascoltare.
Questo lessico è molto importante. Uno degli aspetti più interessanti della civiltà latina. I romani avevano un grande
gusto per la spettacolarizzazione anche per gli eventi cruenti come la morte o la guerra. E questa tendenza si accentua
poi in età imperiale
Orbis terrarum= terra.
Subito= improvvisamente
Uno incendio= uno per dire unico, un incendio che fa precipitare ( lo capisco poiché non uso cado ma un suo
composto concito: cum è perfettivo come per. Concito indica lo stramazzare a terra per esempio dell’animale che è
vittima sacrificata. Quindi precipitare a terra, distrutto.
Cerno= vedo , cerno animo= precisa nell’animo = cicerone si prefigura
Sepulta in patria= in una patria sepolta. Acervus è il mucchio, cumulo di cadaveri. Nella storiografia latina si trova in
termini militari per indicare soldati caduti in battaglia. Qui c’è una leggera enallage=gli aggettivi miseros e insepultos
sono coordinati con acervos (in ita coacervo)= quindi dovremmo tradurre cumuli insepolti ma in realtà sono i cittadini.
Quando un aggettivo viene coordinato con un altro nome a cui in realtà si riferisce. La patria sepolta è metaforica,
invece acervos senso letterale.
Per gli antichi era un evento da evitare assolutamente che un cadavere restasse insepolto. Era un dovere antichissimo
dare sepoltura ai cadaveri. Quindi bisogna tener conto anche di questo aspetto. Anche a noi fa effetto i cittadini
insepolti però a maggior ragione alle orecchie di un romano o un greco. Era un dovere sacro. Sin dall’Iliade quando gli
eroi combattono, prima del duello c’è un breve dialogo e spesso o prima o anche dopo quando uno dei due soccombe,
sta per morire allora le ultime parole del vinto sono quasi sempre= permetti che i miei cari diano sepoltura al mio
cadavere. Questa è sempre la preoccupazione degli eroi sin dall’Iliade.
Seperio, is seperiri, sepultum, seperire = da cui l’ita seppellire.
Ad spectus: vista
Furor= termine molto pregnante in latino, è la follia della guerra civile. Di per sé è il furore, la pazzia, l’ira è il male
peggiore. Cadere preda del furor è il male peggiore. Ma è la follia legata al dissidio civile , alla guerra non come quella
che abbiamo oggi. È un termine chiave anche in Virgilio e nel Bellum Civile di Lucano. Questi catilinari volevano il male
della loro patria, il loro è un tentativo contro la patria. Pensavano di uccidere, fare strage di senatori anziani, crimine
quindi ancora peggiore.
Cede = qui ha un valore concreto, un’accezione concreta. Cedes significa strage qui però è concretamente i cadaveri.
In latino termini astratti possono anche avere un valore concreto. Quindi qui cedes ha valore concreto di cadaveri che
furoreggiano come le baccanti quando sono invasate dal Dio Bacco (fa riferimento ai riti bacchici dove le Menadi
invasate dal Dio erano fuori di sé, sembravano in preda al furor divino).
Cum vero mihi proposui regnantem Lentulum, sicut ipse se ex fatis sperasse confessus est, purpuratum esse huic
Gabinium, cum exercitu venisse Catilinam, tum lamentationem matrum familias, tum fugam virginum atque puerorum
ac vexationem virginum Vestalium perhorresco
In verità ( cum congiunzione quando nel momento in cui) vedo nella mia mente, mi prefiguro Lentulo che regna
(immagina le brutte conseguenze) come egli stesso ha confessato di aver sperato secondo i vaticini. Il suo nome era
fatale.
Gabinio (congiurato) rivestito di porpora quindi come dignitario assegnato a costui: Lentulo. Mi immagino l’arrivo di
Catilina con l’esercito, allora (tum) perhorresco ( verbo principlae) inorridisco all’idea dei lamenti delle madri di
famiglia, la fuga delle fanciulle e dei fanciulli e la violenza perpetrata sulle Vergini vestali.
Riferimento a stragi di ogni sorta. Quando pensa all’eventuale successo della congiura immagina tuttte queste
conseguenze negative.
et, quia mihi vehementer haec videntur misera atque miseranda, idcirco in eos, qui ea perlicere voluerunt, me
severum vehementemque praebeo
E poiché (quia: causale) sicuramente questi eventi mi sembrano smisurati e miserandi (degni di
commiserazione),perciò io mi mostrerò severo e inflessibile contro (in eos = in con un nome di perosna significa
contro) coloro che hanno voluto realizzare queste cose, compiere questi crimini.7
Giustifica e chiarisce il suo pensiero nel senso della severità contro i catilinari.
Proposui: da propono : [prōpōno], prōpōnis, proposui, propositum, prōpōnĕre
Qui fatis vuol dire vaticini, profezie: significa dire , profetizzare. Fatus ciò che è detto da Dio mediante l’oracolo, le
profezie. Purpuratum: rivestito di porpora. Con l’accezione di dignitario di corte (uomo importante
nell’amministrazione dello Stato). I tessuti di porpora sono nel mondo antico segno di potere regale. L’altro è l’oro e
questi due segni sono rimasti nella tradizione della chiesa cattolica. I cardinali infatti si chiamano porporati. Il rosso
significa sacrificio fino alla morte. Nel mondo antico si ricavava da un mollusco, quella di Tiro, oggi città fenicia, Libano,
era molto cara ai Romani, sinonimo di potere poiché pregiata:
Tum= quando
Perhorresco= provare orrore , inorridire. Allitterazione: vexatione, virginum, vestalium: per sottolineare.
Mater familias: genitivo arcaico.
Id circo: perciò
Veemens, veementis= inflessibile
In eos= contro coloro che hanno voluto compiere questi crimini.
[12] Cum vero mihi proposui regnantem Lentulum, sicut ipse se ex fatis sperasse confessus est, purpuratum esse huic
Glabinium, cum exercitu venisse Catilinam, tum lamentationem matrum familias, tum fugam virginum atque
puerorum ac vexationem virginum Vestalium perhorresco et, quia mihi vehementer haec videntur misera atque
miseranda, idcirco in eos, qui ea perlicere voluerunt, me severum vehementemque praebeo. Etenim quaero, si quis
pater familias liberis suis a servo interfectis, uxore occisa, incensa domo supplicium de servo non quam acerbissumum
sumpserit, utrum is clemens ac misericors an inhumanissimus et crudelissimus esse videatur. Mihi vero inportunus ac
ferreus, qui non dolore et cruciatu nocentis suum dolorem cruciatumque lenierit. Sic nos in his hominibus, qui nos, qui
coniuges, qui liberos nostros trucidare voluerunt, qui singulas unius cuiusque nostrum domos et hoc universum rei
publicae domicilium delere conati sunt, qui id egerunt, ut gentem Allobrogum in vestigiis huius urbis atque in cinere
deflagrati imperii collocarent, si vehementissimi fuerimus, misericordes habebimur; sin remissiores esse voluerimus,
summae nobis crudelitatis in patriae civiumque pernicie fama subeunda est.
12. E veramente, quando rappresento Lentulo in veste da re- è questo che s’aspettava dal fato, a quanto confessò lui
stesso- e al suo fianco Gabinio coperto di porpora, e vedo sopraggiungere Catilina con l’esercito, allora inorridisco al
pensiero delle madri gementi, delle vergini e degli adolescenti in fuga e gli stupri commessi sulle vestali: fatti così
orrendi e strazianti m’inducono a mostrarmi severo e violento verso coloro che s’erano proposti di attuarli. E in verità vi
chiedo: se un padre di famiglia trova i figli massacrati, la moglie uccisa da uno schiavo, la casa distrutta dalle fiamme,
e a quello schiavo non infligge il supplizio più atroce, voi lo giudicate un uomo clemente, misericordioso, o più
insensibile, il più disumano che mai si vede? Per conto mio giudicherò detestabile, insensibile, chi non avrà cercato di
lenire il suo dolore con le sofferenze e le torture di chi gli ha fatto del male. Così noi saremo giudicati clementi solo se
saremo inflessibili verso coloro che hanno meditato di trucidare noi, le spose, e i figli e si sono proposti di radere al
suolo le nostre case e questa città, sede di tutta la repubblica, e volevamo porre sulle macerie di questa città, sulla
cenere dell’impero abbattuto degli Allobrogi. Se vorremmo mostrarci indulgenti, dovremmo sentirci dire che siamo
stati crudeli nel momento in cui la patria e i cittadini erano in pericolo.
NOTE:
- regnantem: participio predicativo; verbo non casuale, ricordando l’avversione dei Romani per qualsiasi
adfectatio regni
- Cum: ha qui valore iterativo
- ex fatis: cfr. Sall. De con. Cat. XLVII,2 ex libris Sibyllinis regnum Romae tribus Corneliis portendi; Cinnam atque
Sullam antea, se tertium esse, cui fatum foret urbis potiri. I libri sibillini bruciarono nell’incendio che devastò
il Campidoglio nell’anno 83 a.C. e vennero restituiti ad opera di una commissione, inviata espressamente ad
Eritre. Augusto li fece trasferire nel tempio di Apollo Palatino, racchiusi entro due stipi d'oro, e messi sotto la
statua del nume. Nel 367 a.C. fu costituito il collegio vero e proprio da una delle leggi Licinie, composto di
dieci membri (decemviri sacris faciundis), dei quali cinque patrizi e cinque plebei, presieduto da un magister.
Nel sec. I a.C., forse da Silla, il riorganizzatore dei grandi collegi sacerdotali, il numero dei membri del collegio
fu portato a 15 (quindecemviri)
- sperasse: sincopato per speravisse - purpuratum: con valore di sostantivo: L’allusione a un potere assoluto
porta con sé l’immagine del fasto distintivo dei dignitari di corte
- lamentationem... vexationem: concetto già espresso supra I,2: coniuges liberosque vestros virginesque
Vestales ex acerbissima vexatione
- matrum familias: si osservi la forma arcaica del genitivo, abituale in questi casi; cfr. infra ancora pater
familias
- virginum atque puerorum: per sottrarsi alle prevedibili violenze
- vexationem virginum Vestalium: allitterazione; il riferimento alle vestali non è certo casuale, perché Catilina
era stato processato ocn l’accusa di tentata violenza ad una di esse, Fabia; sorellastra di Terenzia, moglie di
Cicerone
- misera atque miseranda: coppia allitterante e paronomastica, a suggerire emozione e sdegno
- severum vehementem: predicativi di praebebo
- liberis... interfectis: ablativo assoluto come i seguenti uxore occisa e incensa domo (questi ultimi disposti a
chiasmo)
- quam acerbissumum: forma rafforzata di superlativo, con l’arcaismo del suffisso
- utrum... an: introducono l’interrogativa indiretta doppia
- Mihi vero: sott. videtur - qui... lenierit: proposizione relativa impropria, con sfumatura causale; il perfetto
congiuntivo è sincopato
- dolore... cruciatumque: disposizione chistica dei concetti e sequenza poliptotica dei vocaboli
- in his hominibus: Lentulo e i suoi complici
- qui: si osservi l’anafora del pronome relativo, a stigmatizzare il comportamento degli imputati
- nostrum: genitivo partitivo retto da unius cuiusque
- hoc... domicilium: perifrasi solenne a indicare Roma
- id: prolettico di ut... collocarent
- in cinere: cfr. supra § 11 uno incendio, qui richiamato da deflagrati
- fuerimus... habebimur: i due futuri sono conseguenza della c.d. ‘legge dell’anteriorità’
- remissiores: esempio di comparativo assoluto
- subeunda est : esempio di perifrastica passiva in costruzione personale.

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