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aveva colpito: si trattava, del resto, di una concezione molto diffusa nella filosofia ellenistica
che – con le scuole epicurea, scettica e stoica – si era appunto proposta come modo per
garantire all’uomo la felicità, allontanando passioni e turbamenti. Per Cicerone, tuttavia, la
riflessione filosofica non significava una fuga nel privato e un allontanamento dalla realtà: lo
scopo dell’impegno filosofico, anzi, era quello di costruire una nuova cultura che potesse
costruire le basi per una rifondazione della Repubblica romana. In questa concezione è
evidente la costante attenzione di Marco Tullio Cicerone per l’impegno civile: per questo
motivo, egli rifiutò nettamente la dottrina epicurea, che sosteneva il disimpegno politico e
sociale e affermava la necessità di allontanarsi dalla vita pubblica per vivere appartati in
campagna. Nelle diverse parti dell’opera, egli indicò come mezzi per raggiungere la felicità il
disprezzo della morte, la sopportazione del dolore, l’attenuazione degli affanni e dei
turbamenti dell’animo e, infine, il riconoscimento dell’importanza della virtù.
-Verrinae: sono sette orazioni composte nel 70 a.C. contro Verre, governatore della Sicilia,
accusato di concussione.
-Pro Archia Poeta: è un’orazione del 62 a.C., nella quale vengono esaltate la cultura e la
poesia.
-Pro Sestio: è un’orazione del 56 a.C., nella quale difende un suo protetto, accusato di aver
rubato gioielli alla sorella di Clodio.
-Pro Milone: è un’orazione del 52 a.C., in difesa di Milone per la morte di Clodio, che
Cicerone non tenne per circostanze avverse.