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Della Corea del Nord sappiamo sempre poco o niente: studiato spesso
frettolosamente sui banchi di scuola come parte del programma di storia
contemporanea (in relazione alla Guerra di Corea, parte dello scontro tra Stati Uniti
e URSS negli anni ’50), il Paese asiatico era conosciuto per la sua impenetrabilità,
la mancanza di democrazia e il possesso di armi nucleari; tuttavia, fino a qualche
anno fa, non sembrava che la Corea del Nord avesse più un peso determinante
nello scenario geopolitico internazionale. Le cose sono cambiate con l’arrivo del
dittatore Kim Jon-Un al potere, figlio del precedente leader nordcoreano, Kim Jon-Il,
morto nel 2011. Il giovane successore ha incentrato tutta la sua politica
sull’armamento nucleare ed è famoso per le sue doti da desposta assoluto,
ordinando l’eliminazione non solo di qualsiasi oppositore politico, ma anche di
familiari (incluso il fratello) e di chiunque ritenga lo abbia offeso.
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Il Joffrey dei noialtri ha subito risposto: a luglio, la Corea del Nord ha dichiarato di
avere testato due missili balistici che sarebbero stati in grado di arrivare negli Stati
Uniti, azione che il Consiglio di Sicurezza Onu ha deciso di punire con sanzioni
economiche, decisione appoggiata anche dalla Cina (tradizionalmente alleata della
Corea del Nord). In particolare modo, Kim Jong-Un ha minacciato di attaccare
l’isola di Guam, situata nell’Oceano Pacifico, dove si trova una base militare
statunitense. Trump ha ribadito che in caso di attacco le conseguenze per la Corea
del Nord saranno molto serie.
Le minacce non sono certo terminate e sembrano farsi sempre più serie: il 29
agosto 2017, la Corea del Nord ha lanciato un missile che sorvolato il Giappone a
bassa quota, mentre pochi giorni fa, il sesto esperimento nucleare ha causato un
terremoto di grado 6,3 e poi di magritudo 4,6. La Corea del Sud è in allarme,
mettendosi in allerta nel caso di un attacco militare, così come si dicono
preoccupati Vladimir Putin, la Cina e tutta l’Unione Europea. Mentre Trump
minaccia un attacco alla Corea, tutti sono concordi nel preferire la strada della
diplomazia vista la pericolosità di una guerra nucleare.