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Marco Tullio Cicerone

vita :
● nasce ad Aprino il 3 gennaio del 106 a.C. (famiglia agiata equestre)
● educazione alto livello
○ migliori maestri greci di retorica e di filosofia.
■ frequentò ad Atene scuole filosofiche e tutte le più importanti scuole di retorica in Asia Minore
● dal 75 a.C. intraprende vita politica
○ è homo novus (primo uomo di famiglia a entrare in politica)
■ 75 a.C. fu questore in Sicilia.
■ DIVIENE CONSOLE NEL 63 a.C. → vittoria schiacciante su Quinto Ortensio Ortalo.
● sventa la congiura ordita da Lucio Sergio Catilina → è favorevole alla condanna dei congiurati
senza processo → CARRIERA POLITICA DANNEGGIATA E VIENE ESILIATO
(esilio: 58 a.C.- 57 a.C.)
● rientrato dall’esilio (grazie a Pompeo e all’amico Milone) si avvicina ai Triumviri (Cesare, Pompeo
e Crasso)
■ 51 a.C. è proconsole in Cilicia, Asia Minore
■ scoppia guerra civile (più o meno 50 a.C.) tra Cesare e Pompeo, Cicerone schierato dalla parte di Pompeo
● dopo la sconfitta a Farsalo nel 47 a.C.si riconcilia con Cesare
○ rappresenta la reazione dell’aristocrazia senatoria contro:
■ demagogia dei populares, Cicerone alleato con gli optimates (senatori e cavalieri)
■ chiunque aspirasse a una gestione personalistica del potere, nonostante ciò durante la guerra civile tra
Cesare e Pompeo
● giudizio politico su cicerone è difficile :
appunti di C.L.
○ difende a oltranza le istituzioni repubblicane attraverso:
■ la concordia ordinum (accordo tra il senato e la parte migliore dei cavalieri)
■ il consensus omnium bonorum (allargamento alleanza ai cittadini perbene appartenenti a ogni ambito
socioeconomico)
○ è incapace di accorgersi del tramonto della res pubblica
● 46 a.C. → divorzio dalla moglie Terenzia, cade in rovina e sposa Publilia (orfana) per interesse
● 45 a.C. → morte figlia Tullia
● dopo uccisione Cesare, Cicerone schierato dalla parte di Ottaviano (indurlo a restaurare autorità senato, Ottaviano alleanza
per far legalizzare dal senato la sua posizione irregolare) contro Antonio
○ 43 a.C. Antonio e Ottaviano uniti per far fronte ai cesaricidi → Cicerone in lista di proscrizione (Antonio,
approvata da Ottaviano).
■ Cicerone ucciso il 7 dicembre 43 a.C.

le orazioni:
Cicerone è autore :
● orazioni giudiziarie
○ Verrinae → discorsi contro Verre (70 a.C.)
■ actio prima → requisitoria
■ actio secunda → 5 orazioni mai pronunciate contenenti materiale delle indagini
○ Pro Sestio ( 56 a.C.)
■ appello alla difesa degli interessi comuni contro i tentativi eversivi
○ Pro Caelio ( 56 a.C.)
■ violento attacco contro Clodia, sorella del tribuno Clodio
○ Pro Milone ( 52 a.C.)
■ orazione migliore secondo gli antichi
■ orazione in difesa di Milone
appunti di C.L.
● orazioni deliberative
○ Catilinariae ( novembre-dicembre 63 a.C.)
■ 4 discorsi in occasione della scoperta e della repressione della congiura di Catilina
○ Philippicae ( 44-43 a.C.)
■ 14 discorsi per far dichiarare Antonio nemico pubblico

Funzioni orazioni di cicerone:


1. DOCERE
a. informare o dimostrare la sua tesi nel modo più convincente dal p.o.v. razionale
2. DELECTARE
a. conciliarsi con le simpatie del pubblico procurandogli piacere, ricorrendo alle sue doti di narratore
3. MOVERE o FLECTERE
a. trascinare gli uditori al consenso suscitando varie emozioni e ricorrendo agli effetti “patetici” (nelle parti conclusive
del discorso)

opere retoriche:
opere tecniche su come si scrive
● de oratore ( 55 a.C.)
○ dialogo di tipo platonico-aristotelico in 3 libri
○ confronto 2 tipi di oratore
○ protagonisti: oratori Licinio Crasso e Marco Antonio
○ perfetto oratore necessita doti naturali e cultura
● Brutus ( 46 a.C.)
○ dialogo tra Cicerone, Attico e Bruto (dedicato a questi)
○ grandiosa storia dell’oratoria romana
○ presenta e illustra 200 oratori in ordine cronologico
● Orator ( 46 a.C.)
appunti di C.L.
○ dedicato a Bruto
○ no dialogo ma esposizione continuata della teoria dello stile oratorio
○ distinzione 3 stili: umile, medio e sublime
opere politiche:
● de republica ( 54 a.C.)
○ dialogo in 6 libri che affronta in modo concreto i problemi politico istituzionali
○ testo conservato in parte
○ protagonista: Scipione l’Emiliano che dialoga con amici
○ nel 1° libro viene definito lo stato e sono presentate le tre forme di governo ( monarchia, repubblica e aristocrazia) e
le rispettive degenerazioni (tirannide, oclocrazia e oligarchia)
○ Scipione → migliore forma di governo quella mista come la costituzione romana :
■ potere monarchico → consoli
■ potere aristocratico → senato
■ potere democratico → popolo

opere filosofiche:
● de finibus bonorum et malorum
○ 5 libri sullo scopo supremo della vita dell’uomo
● tusculanae disputationes
○ 5 libri sulla felicità e sugli ostacoli che impediscono di raggiungerla
○ tema paura morte
● de natura deorum
○ natura dei
● de divinationem
○ respinge razionalisticamente la fede della divinazione nelle sue varie forme
● cato maior de senectute

appunti di C.L.
○ elogio vecchiaia
● laelius de amicitia
○ concezione romana dell’amicizia
○ amicizia solo tra uomini virtuosi
Epistolari
900 lettere reali e non fittizie pubblicate post-mortem
● 16 libri Epistulae ad Atticum
● 16 libri Epistulae ad familiares
● 3 libri Epistulae ad Quintum fratem
● 2 libri Epistulae ad Marcum Brutum

Stile:
● eclettismo = pescare elementi tra scuole diverse e provare a rifonderli in una dottrina omogenea
● metodo “dossografico” discussione problemi mediante una rassegna delle diverse opinioni espresse dai filosofi precedenti
● ideale dell’humanitas → concezione uomo che emerge dall’insieme della produzione ciceroniana, sintesi complessa e originale
del pensiero filosofico greco e dell’esperienza morale e politica romana.

l’esordio più famoso T46 (pag 240) .


(1) Quo usque tandem ( valore conclusivo, allude all’impudenza di Catilina) abutere ( abuteris, futuro semplice), Catilina, patientia
nostra (ablativo retto abutor)? Quam (avverbio interrogativo) diu etiam furor (temerarietà, si contrappone alla pazienza del senato)
iste (valore dispregiativo) tuus nos eludet? Quem ad finem (ANASTROFE) sese effrenata iactabit audacia(vox media,valore negativo)
(EFFRENATA+AUDACIA= IPERBATO)? Nihilne (-ne enclitico per introdurre interrogativa) te nocturnum praesidium Palati,
nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil concursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus(gerundivo
concordato con senatus che è genitivo), nihil horum ora voltusque moverunt (ANAFORA NIHIL)? Patere tua consilia non sentis,
constrictam (participio perfetto con valore di attributo) iam horum omnium scientia teneri coniurationem tuam non vides? Quid
proxima, quid superiore nocte egeris, ubi fueris, quos convocaveris(congiuntivo perfetto), quid consilii(genitivo partitivo retto da quid)
ceperis(introdotte da Quid e Ubi e rette dall’infinitiva, sono interrogative indirette) (ANAFORA QUID E UBI), quem nostrum
appunti di C.L.
(genitivo partitivo) ignorare (infinitiva retta dalla principale arbitraris) arbitraris? (2) O tempora, o mores! Senatus haec (accusativo
neutro plurale, oggetto di intellegit e videt) intellegit. Consul videt; hic tamen vivit. Vivit (VIVIT. VIVI ANADIPLOSI)? Immo
vero etiam in senatum venit, fit publici consilii particeps, notat et designat oculis ad caedem (complemento di fine) unum quemque
nostrum (genitivo partitivo). Nos autem fortes viri satis facere rei publicae videmur (costruzione impersonale di videor), si istius
(pronome dimostrativo lontano da chi parla) furorem ac tela (FUROREM AC TELA = ENDIADI) vitemus. Ad mortem te
(POLIPTOTO TE...IN TE… TU), Catilina, duci iussu consulis iam pridem oportebat (falso condizionale regge infinitive soggettive te
duci ad mortem e pestem conferri in te), in te conferri pestem, quam tu in nos omnes iam diu machinaris.

(1) Fino a quando dunque, oh Catilina, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora codesto tuo folle comportamento si farà
beffe di noi? A quale fine si getterà effrenata temerarietà? In nulla ti hanno impressionato il presidio notturno del Palatino, in nulla
le sentinelle della città, in nulla il timore del Popolo, nella il nulla la correre di tutte le persone per bene, in nulla questo luogo ben
fortificato per la seduta del Senato, il nulla le espressioni del volto di costoro? Non ti accorgi che i tuoi progetti sono evidenti? Non
vedi che la tua congiura per conoscenza di tutti costoro è ormai tenuta sotto controllo? Tu pensi che qualcuno di noi ignori che cosa tu
abbia fatto nella notte precedente e quella ancora prima, dove tu sia stato, chi tu abbia convocato, quale decisione tu abbia preso? (2)
Che tempi, Che costumi! Il Senato capisce queste cose, i console vede; questo tuttavia è vivo. vive? Anzi piuttosto viene anche in
Senato, partecipa alle decisioni prese in Senato, nota e destina alla morte ciascuno di noi. D'altra parte noi da uomini coraggiosi quali
siamo, sembriamo fare abbastanza per lo stato, se evitare le armi al servizio della follia di costui. Sarebbe stato necessario che tu, o
Catilina, fossi condotto a morte su ordine del console già da tempo, che la rovina che tu prepari già da lungo tempo contro tutti noi,
fosse destinata a te.

la bellissima statua di Ercole ad Agrigento T54 (pag. 268-269) .


(94) Herculis templum est apud Agrigentinos non longe a foro sane(avverbio) sanctum(sacro) apud illos et religiosum(suscita
venerazione). Ibi est ex aere simulacrum ipsius Herculis, [quo(ablativo neutro) non facile dixerim(congiuntivo perfetto
potenziale)](relativa retta da ibi… Herculis) quicquam me videsse pulchrius(infinitiva retta dalla relativa) -tametsi non tam multum in
istis rebus intellego quam multa(neutro plurale) vidi- usque eo, iudices(vocativo), ut rictum eius ac mentum paulo sit
attritius(consecutiva), quod in precibus et gratulationibus non solum id venerari, verum etiam osculari solent(causale con indicativo).
Ad hoc templum, cum esset iste(valore dispregiativo) Agrigenti(cum narrativo), duce Timarchide(ablativo assoluto), repente nocte
appunti di C.L.
intempesta(ablativo di tempo determinato) servorum armatorum fit concursus atque impetus(fit è al singolare perché
CONCURSUS ATQUE IMPETUS → ENDIADI). Clamor a vigilibus fanique custodibus(complemento d’agente) tollitur;
qui(nesso relativo) primum cum obsistere ac defendere conarentur(cum narrativo con valore concessivo), male mulcati(colloquiale)
clavis ac fastibus repelluntur. Postea convulsis repagulis(ablativo assoluto) ecfractisque valvis(ablativo assoluto) demoliri signum ac
vectibus labefactare conantur. Interea ex clamore fama tota urbe percrebuit(principale) expugnari deos patrios (infinitiva) non
hostium adventu necopinato neque repentino praedonum impetu (CHIASMO INCROCIATO:
GENITIVO-SOSTANTIVO-AGGETTIVO/ AGGETTIVO-GENITIVO-SOSTANTIVO), sed ex domo atque ex cohorte
praetoria manum fugitivorum(dispregiativo) instructam armatamque venisse.

(94) Il tempio di Ercole è presso gli agrigentini non lontano dal foro, che è sacro per quelli e venerabile. Là c'è la statua di bronzo dello
stesso Ercole, nella quale non potrei dire facilmente di aver visto qualcosa di più bello del resto -non capisco molto di queste cose per
quanto io ne abbia viste molte- a tal punto, o giudici, che la sua bocca e il suo momento sono un po' consumati, perché sono soliti nelle
preghiere e nelle offerte votive non solo venerarlo ma anche baciarlo. A questo tempio, essendo codesto in Agrigento, sotto il comando
di Timarchide improvvisamente nel cuore della notte avviene un assalto di massa di servi armati. Le grida sono sollevate dalle sentinelle
e dai custodi del tempio; e quelli In un primo momento tentano di resistere e di difendere (il tempio), sono scacciati per mezzo di
mazze e bastoni malconci. Divelti i chiavistelli e sfondati i battenti tentano di rimuovere la statua e di far(la) vacillare con le leve. Nel
frattempo si diffuse in tutta la città dalle grida la notizia che gli dei della Patria venivano assaliti non dalla dall’assalto dei nemici
inaspettati e non dall'attacco improvviso dei predoni ma che fosse venuto un manipolo di fuggitivi armati di tutto punto dalla patria e
dalla corte Pretoria.

il supplizio di Gavio T56 (pag. 271-272) .


(162)Caedebatur virgis in medio foro Messanae civis Romanus, iudices, cum interea(introduce una temporale con sfumatura
avversativa, regge audiebatur indicativo) nullus gemitus, nulla vox alia illius miseri inter dolorem crepitumque plagarum audiebatur
nisi haec, 'Civis Romanus sum.' Hac se commemoratione civitatis (genitivo oggettivo) omnia verbera depulsurum(infinito futuro)
cruciatumque a corpore deiecturum(infinito futuro) arbitrabatur. Is non modo hoc non perfecit(principale), ut virgarum vim
deprecaretur(completiva), sed cum imploraret saepius usurparetque nomen civitatis, crux, crux, inquam(incidentale), infelici et
aerumnoso, qui numquam istam(valore dispregiativo) pestem viderat, comparabatur(coordinata alla principale). (163) O nomen dulce
appunti di C.L.
libertatis! O ius eximium nostrae civitatis! O lex Porcia legesque Semproniae! O graviter desiderata et aliquando reddita plebi
Romanae tribunicia potestas! Hucine(avverbio di moto a luogo) tandem haec omnia(soggetto reciderunt) reciderunt [ut civis Romanus
in provincia populi Romani, in oppido foederatorum, [ab eo(complemento d’agente) qui beneficio populi Romani fascis et securis
haberet](relativa con congiuntivo caratterizzante) deligatus in foro virgis caederetur](consecutiva introdotta da Hucine)?

(162)Il Cittadino romano era fustigato ingiustamente nel mezzo del foro di Messina, o giudici, mentre intanto nessun lamento,
nessun'altra parola di quel misero tra il dolore e il rumore dei colpi era udita, se non questa: “sono cittadino Romano”. Con questo
richiamo alla cittadinanza credeva che avrebbe allontanato da sé tutte le fustigazioni e che avrebbe rimosso la tortura dal corpo. Egli
non solo non ottenne ciò, che cercasse di stornare la forza delle verghe, ma, invocando e usando spesso il nome di cittadino, croce,
croce, dico, era paragonato al disgraziato e al travagliato che giammai questo flagello aveva visto. (163) Oh nome della dolce libertà!
Oh diritto esimio della nostra cittadinanza! Oh legge Porcia e leggi sempronie! Oh potestà tribunizia gravemente desiderata e infine
reintrodotta dalla plebe romana! Può essere che tutte le cose arrivarono finalmente a tal punto che un cittadino Romano in una
provincia del popolo romano, in una città di confederati da lui, che per beneficio del Popolo Romano avesse il fascio e la scure, legato
nel foro fosse battuto con le verghe?

il destino ultraterreno dei benemeriti della patria T59 (pag. 280-281) .


(13)“Sed quo(finale esplicita) sis, Africane, alacrior (comparativo) ad tutandam rem publicam, sic habeto(imperativo futuro): omnibus
qui patriam conservaverint, adiuverint, auxerint(congiuntivi attrazione modale) (COORDINATI PER ASINDETO,
OMOTELEUTI), certum esse in caelo definitum locum, ubi(avverbio relativo) beati aevo(ablativo strumentale retto da fruantur)
sempiterno fruantur. Nihil est enim illi principi deo qui omnem mundum regit, quod(accusativo di relazione) quidem
(ALLITTERAZIONE Q) in terris fiat (relativa impropria), acceptius quam concilia coetusque (sinonimi) (ALLITTERAZIONE
CO) (OMOTELEUTO -EM, -IM, -AM) hominum iure sociati(participio congiunto riferito ad hominum, concordato con coetus),
quae civitates appellantur; harum rectores et conservatores hinc profecti huc revertuntur” […]
(16) “Sed sic, Scipio, ut (sic...ut correlati, hanno valore comparativo)avus hic tuus, ut ego, qui te genui, iustitiam cole et pietatem, quae
cum magna in parentibus et propinquis tum (cum...tum correlati: sia sia) in patria maxima est; ea vita via (VITA VIA
PARANOMASIA) est in caelum et in hunc coetum (CAELUM COETUM PARANOMASIA) eorum, qui iam vixerunt et corpore
laxati illum incolunt locum(regge due relative introdotte da quem), quem vides (erat autem is splendidissimo candore inter flammas
appunti di C.L.
circus elucens) quem vos (QUEM ANAFORA), ut a Graiis(arcaico) accepistis, orbem lacteum nuncupatis(arcaico)”. Ex quo omnia
mihi contemplanti praeclara cetera et mirabilia videbantur. Erant autem eae (funzione prolettica)stellae(reggente), quas numquam ex
hoc loco vidimus(relativa), et eae magnitudines omnium (reggente), quas esse numquam suspicati sumus (relativa); ex quibus erat
(relativa) ea minima, quae ultima a caelo, citima(superlativi)a terris luce lucebat aliena(reggente). Stellarum autem globi terrae
magnitudinem facile(eccezione per i superlativi) vincebant. Iam ipsa terra ita mihi parva visa est(perfetto di videor in funzione
copulativa), ut(introduce consecutiva) me (accusativo) imperii nostri(genitivo), quo quasi punctum eius attingimus, paeniteret(verbo
assolutamente impersonale che ha “me” colui che sente il sentimento e “imperii nostri” la cosa per cui si prova il sentimento).

(13)Ma affinché, oh africano, tu sia il più risoluto nel proteggere lo Stato, sappi questo: che per tutti coloro che abbiano salvato,
sostenuto, accresciuto la patria, è stabilito in cielo un luogo ben sicuro, dove godano della vita eterna i beati; infatti non c’ è niente di più
gradito (acceptius) a quel dio supremo, che governa tutto l’universo limitatamente a ciò che accade sulla Terra , delle aggregazioni
e delle unioni di uomini che si sono associati in base al diritto, che sono chiamate cittadinanze, di queste i governanti e i difensori
partiti da qui, qui ritornano.[ …]
(16)Ma così Scipione, come questo tuo nonno, come me, che ti ho generato, continua la giustizia e la devozione, la quale è grande sia nei
confronti dei genitori e dei parenti, sia è massimamente nei confronti della patria; una vita simile è la via verso il cielo e verso questa
adunanza di coloro che già vissero e che svincolati dal corpo vivono in quel luogo che tu vedi (era d'altra parte questo una fascia
rilucente di eccezionale splendore tra le stelle) che voi, come avete appreso dai Greci chiamate la via lattea.Da questo luogo a me che
contemplava ogni cosa le altre cose sembravano straordinarie e meravigliose. Ma c'erano quelle stelle, che mai abbiamo visto da questo
luogo, e alcune avevano grandezze che mai sospettammo potessero avere. Tra queste c'era la più piccola, che lontanissima dal cielo,
vicinissima alla terra e riluceva di una luce non sua. Ma gli ammassi delle stelle superavano facilmente la grandezza della Terra. Già la
stessa Terra parve a tal punto piccola a me, che mi vergognavo del nostro dominio, con il quale abbiamo toccato si può dire un punto di
essa.

Percorso tematico Humanitas .


[21] Detrahere igitur alteri aliquid ethominem hominis incommodo suum commodum augere magis est contra naturam quam
mors, quam paupertas, quam dolor, quam cetera, quae possunt aut corpori accidere aut rebus externis. Nam principio tollit

appunti di C.L.
convictum humanum et societatem. Si enim sic erimus adfecti, ut propter suum quisque emolumentum spoliet aut violet alterum,
disrumpi necesse est eam, quae maxime est secundum naturam, humani generis societatem.
[28] [...] Nam illud quidem absurdum est, quod quidam dicunt, parenti se aut fratri nihil detracturos sui commodi causa,
aliam rationem esse civium reliquorum. Hi sibi nihil iuris, nullam societatem communis utilitatis causa statuunt esse cum civibus
quae sententia omnem societatem distrahit civitatis. Qui autem civium rationem dicunt habendam, externorum negant, ii
dirimunt communem humani generis societatem; qua sublata,beneficentia, liberalitas, bonitas, iustitia funditus tollitur; quae qui
tollunt, etiam adversus deos immortales impii iudicandi sunt.

(21) Il sottrarre dunque qualcosa all'altro (tra due) e il fatto che un uomo accresta il suo proprio vantaggio a svantaggio di un uomo è
più contro natura della morte, della povertà, del dolore, e tutti gli altri mali che possono accadere o al corpo o ai beni esteriori.
Infatti elimina alla base la convivenza umana e lo stare insieme degli esseri umani. Se infatti così saremo disposti a che ciascuno spogli
o offenda l'altro per il proprio utile è inevitabile (necesse est) che quel consorzio umano che massimamente conforme alla natura sia
distrutto.
(28) […] Infatti (senz'altro) è assurdo quello che alcuni dicono cioè che non toglieranno (toglierebbero) niente o al genitore (padre) o
al fratello per il proprio vantaggio, mentre che vi sia un altro criterio per trattare (comportarsi con) gli altri cittadini. Costoro hanno
in testa di non possedere nulla di diritto (essere sottoposti ad un vincolo legale) con i cittadini e che non vi sia alcuna convivenza avente
per fine una comune utilità. La quale opinione distrugge ogni associazione di cittadinanza. Distruggono la comune associazione del
genere umano coloro che sostengono che tale criterio debba essere adottato(rispettato) nei confronti dei cittadini ma che dicono che
non debba essere rispettato nei confronti dei forestieri una volta eliminata questa comune associazione del genere umano, la
beneficenza, la generosità di una, la giustizia, sono eliminate dalle fondamenta. Coloro che eliminano queste virtù devono essere
giudicati empi anche davanti agli dei immortali.

T61, T62, LAELIUS .


T61 → elogio costumi, istituzioni civili, amministrazione casa e famiglia, milizia romana e cultura letteraria. Nessuno può superarli,
solita inutile vanità romana.
T62 → Grecia in passato era superiore in ogni genere letterario perché i romani hanno appreso più tardi l’arte della poesia. In
Grecia indice di profonda cultura era la musica e le scienze matematiche, mentre a Roma si è sviluppata l’eloquenza
appunti di C.L.
Laelius de amicitia → tratta amicizia

appunti di C.L.

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