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SOMMARIO
Dalle origini alla conquista del Mediterraneo (754-146 a.C.) ................................................................... 2
Appio Claudio Cieco ................................................................................................................................ 5
Livio Andronìco (III sec. a.C.) ................................................................................................................. 5
Gneo Nevio (?-201 a.C.) .......................................................................................................................... 6
Tito Maccio Plauto (250-184 a.C.) ........................................................................................................... 6
Quinto Ennio (239-169 a.C.) .................................................................................................................... 7
Marco Porcio Catone il Censore (234-149 a.C.)........................................................................................ 8
Publio Terenzio Afro (185-159 a.C.)......................................................................................................... 9
Marco Pacuvio ........................................................................................................................................10
Lucio Accio ............................................................................................................................................10
Gaio Lucilio (148-102 a.C.) ....................................................................................................................10
Dall’età dei Gracchi all’età di Cesare (133-44 a.C.) ................................................................................. 11
Quinto Lutazio Càtulo .............................................................................................................................15
Marco Terenzio Varrone Reatino (116-27 a.C.) ........................................................................................15
Cornelio Nepote (100-25 a.C.) ................................................................................................................16
Tito Lucrezio Caro (98-55 a.C.) ..............................................................................................................16
Catullo (84-54 a.C.) ................................................................................................................................18
Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.) .......................................................................................................19
Gaio Giulio Cesare (100-44 a.C.) ............................................................................................................23
Gaio Sallustio Crispo (86-35 a.C.)...........................................................................................................25
Età di Augusto (44 a.C.-14 d.C.) ...............................................................................................................27
Publio Virgilio Marone (70-19 a.C.) ........................................................................................................29
Quinto Orazio Flacco (65-8 a.C.) ............................................................................................................33
Cornelio Gallo ........................................................................................................................................36
Tibullo (50-18 a.C.) ................................................................................................................................36
Properzio (50-15 a.C.).............................................................................................................................38
Ovidio (43 a.C.-18 d.C.)..........................................................................................................................38
Tito Livio (59 a.C.-17 d.C.) .....................................................................................................................40
Quale periodo?
754 a.C. (prime testimonianze della presenza di un insediamento urbano nell’area dei colli romani) -
476 d.C. (deposizione dell’ultimo imperatore romano d’Occidente)
Età monarchica - Età repubblicana - Età imperiale
Mutamenti politici (invasioni barbariche), religiosi (diffusione del cristianesimo), sociali
(feudalesimo), etc.
Quali autori?
Il più antico documento letterario latino di cui si ha notizia è un’orazione (non pervenuta) tenuta in
Senato da Appio Claudio Cieco nel 280 a.C.
Dei primi autori di letteratura latina ci sono pervenuti solo frammenti.
I principali autori di letteratura latina sono vissuti tra il 100 a.C. e il 100 d.C.
Dal 101 d.C. la letteratura latina viene “monopolizzata” dal cristianesimo.
Quale spazio?
Estensione massima dalla penisola iberica all’Armenia, dalla Britannia all’Africa mediterranea
intorno al 101 d.C.
43 tragedie.
Due praetextae. Brutus: esaltazione di Lucio Giunio Bruto che caccia Tarquinio il Superbo
da Roma. Aeneadae: su un console che nelle guerre sannitiche vota la vita agli Dei inferi per
propiziare la vittoria.
GAIO LUCILIO (148-102 A.C.)
Vita:
Nasce a Suessa Aurunca (Lazio) da una famiglia appartenente all’ordine equestre, amico di Scipione
Emiliano e Gaio Lelio, estraneo all’attività pubblica.
Opere:
Satire. 30 libri di satire, ordine non cronologico, metri vari esametro. Caratteristiche: esametro,
carattere soggettivo, attacco personale motivato da ragioni morali.
Vasta gamma di argomenti: aspetti comuni/quotidiani (realismo), eros e sesso (influenza della
commedia e situazioni topiche come il rapimento della fanciulla e il festino tra amanti). Il suo
frammento più lungo presenta una struttura bipartita e riguarda la definizione di virtù: conoscenza del
bene e del valore delle ricchezze e degli onori (p. v. teorico) + difesa di ciò che è giusto e tutela degli
interessi della società e della famiglia (p. v. pratico). Aggressività (attacchi personali, atteggiamento
da censore), carattere soggettivo (l’autore, spettatore e narratore in prima persona, crea il satirico,
un personaggio in cui trasfonde alcuni tratti del suo carattere).
Lingua: tecnicismi, sermo (bilinguismo latino-greco), pubblico a metà tra ignoranti e colti. Sensibilità
ai problemi stilistici, interesse per argomenti grammaticali (vedi presa di distanza dai generi elevati,
difesa della scelta di vita). Novità: indipendenza dalle occasioni pubbliche e dalla celebrazione di
grandi ideali, destinata a fruizione privata, realistica e soggettiva.
Carmi 1-60. Metri vari, componimenti brevi, di argomento vario, tra cui l’amore per Lesbia.
Carme 1: dedica all’amico Cornelio Nepote + Catullo definisce la sua opera libellus lepido
(‘piacevole, amabile, spiritoso) e novus, e le sue poesie nugae (‘inezie, poesiole, poesie
leggere’, riferimento unicamente a una parte) dichiarazione di poetica, concezione
alessandrina della poesia come gioco elegante e raffinato, dotato di regole e apprezzabile solo
da chi ne condivide i presupposti ideali e artistici. Carme 11: amaro e accorato messaggio
d’addio di Catullo a Lesbia + commiato di Catullo dalla vita (strofe saffica). Carme 49:
biglietto di ringraziamento ambiguo, ironico, altisonante e sarcastico a Cicerone. Carmi
15, 24 e 48: amore per Giovenzio. Carme 51: modellato su una lirica di Saffo, descrive gli
effetti sconvolgenti destati nell’innamorato dalla vista dell’amata (strofe saffica).
Carmi 61-68 (carmina docta). Metri vari, componimenti più ampi dei precedenti, più
impegnati stilisticamente, con riferimento al mito. Carme 61: epitalamio/imeneo per il
matrimonio di Vinia Aurunculeia, figlia del console Lucio Manlio Torquato. Carme 62.
Epitalamio in esametri, contrasto tra ragazzi e ragazze che in un canto amebeo (a voci
alternate) si scambiano battute sul tema delle nozze. Carme 63. Epillio in cui il giovane frigio
Attis si evira per consacrarsi al culto della Grande Madre, la Dea orientale Cibele + lamento
patetico di Attis che dopo l’orgia sacra si pente del suo gesto. Carme 64. Epillio in esametri
sulle nozze di Peleo con la Dea marina Tetide (da cui nasce Achille) + amore di Arianna
per Teseo e sua disperazione dopo l’abbandono (tecnica alessandrina dell’incastro). Carme
65. Dedica del carme 66 all’amico e oratore Quinto Ortensio Ortalo. Carme 66.
Traduzione dell’elegia La chioma di Berenice di Callimaco: Alessandria d’Egitto,
l’astronomo di corte Conone individua una nuova costellazione che corrisponde a un ricciolo
della regina Berenice offerto in voto agli Dei per propiziare il ritorno dello sposo dalla guerra.
Carme 67. Elegia sugli scandali di una famiglia veronese rivelati dalla porta di casa.
Carme 68. Autobiografico, riconoscenza di Catullo a un amico che favorisce il suo primo
incontro con Lesbia + mito di Laodamia e Protesilao con funzione di exemplum, testo
fondamentale della storia dell’elegia latina.
Carmi 69-116. Distici elegiaci (epigrammi ed elegie), componenti brevi, di argomento vario,
tra cui satirici o sentimentali. Carmi 81 e 99: amore per Giovenzio. Carme 85: coincidentia
oppositorum, odi et amo. Carme 101: epigramma funerario per il fratello morto in terra
straniera.
MARCO TULLIO CICERONE (106-43 A.C.)
Vita:
Dagli inizi alla congiura di Catilina (106-62 a.C.). Nasce ad Arpino (Lazio) da una famiglia di
possidenti terrieri appartenenti all’ordine equestre, studia a Roma coi migliori maestri greci di retorica
e filosofia e frequenta il Foro sotto la guida dei più autorevoli e illustri oratori. A 25 anni, sostiene la
prima causa, poi parte per un soggiorno studio in Grecia e Asia Minore. Tornato a Roma, intraprende
la carriera politica: prima è questore in Sicilia, poi entra in Senato; processo: città siciliane (Cicerone)
vs. ex governatore Gaio Verre (Quinto Ortensio Ortalo, l’amico a cui Catullo dedica il carme 66) per
malgoverno e concussione. Edile, pretore e console optimates vs. populares di Catilina sostenuti da
Cesare. Prima orazione catilinaria: Cicerone costringe Catilina a lasciare Roma, 5 capi della congiura
vengono arrestati e condannati a morte, Catilina muore combattendo in Etruria.
Dal primo triumvirato alla guerra civile (60-47 a.C.). Cicerone viene condannato all’esilio per
aver mandato a morte i catilinari con procedura sommaria, i suoi beni vengono confiscati, la sua casa
demolita per ordine del tribuno della plebe Publio Clodio Pulcro (fratello di Lesbia); in Grecia,
Cicerone attende per 16 mesi di essere richiamato (intercessione di Pompeo e Milone). Egli appoggia
la proroga (illegale) del comando di Cesare in Gallia, rimane ai margini della vita politica e difende
personaggi legati a Cesare e Pompeo; quando Clodio viene ucciso in una zuffa tra i suoi uomini e
quelli di Milone, Cicerone non riesce a tenere l’arringa in difesa di quest’ultimo, che viene
condannato all’esilio; successivamente. è proconsole in Cilicia. Tornato in Italia, durante la guerra
civile si schiera con Pompeo, seguendolo in Grecia; dopo la sconfitta di Farsalo, torna in Italia e si
riconcilia con Cesare.
Dalla dittatura di Cesare alla morte (46-43 a.C.). Cicerone cerca conforto nell’attività filosofica e
letteraria e pubblicamente si limita a elogiare Cesare; dopo 30 anni di matrimonio, si separa da
Terenzia, sposa per interesse Publilia, ricca orfana di cui era tutore, perde la figlia Tullia e si separa
dalla seconda moglie. Dopo l’uccisione di Cesare, si schiera dalla parte dei Cesaricidi; tra i papabili
successori, Antonio (collaboratore e console) e Ottaviano (nipote ed erede), appoggia il secondo,
poiché spera di indurlo a restaurare l’autorità del Senato; in realtà, Ottaviano lo usa per ottenere
l’appoggio del Senato e per la propaganda contro Antonio. Quando i due si riavvicinano e uniscono
nel secondo triumvirato con Lepido, Cicerone viene inserito nelle liste di proscrizione e ucciso; la
testa e le mani, mozzate, vengono esposte da Antonio nel Foro.
Opere:
Oratoria. 58 orazioni, di molte delle quali cura personalmente la pubblicazione, rielaborandole e
ampliandole, a scopo di propaganda politica, difesa del proprio operato, desiderio di gloria presso
contemporanei e posteri.
Con chiarezza espositiva, competenza giuridica e abilità dialettica, assolve le tre funzioni che la
retorica assegna all’oratore: docere/probare, ovvero informare e dimostrare la tesi, delectare e
movere/flectere, ovvero convincere gli uditori per mezzo di effetti patetici. Stile vario: solennità,
magniloquenza, ridondanza, ampollosità, ma anche brevità, stringatezza, essenzialità, complessità
sintattica (subordinate), concinnitas (coesione, compattezza, armonia grazie a parallelismi, figure di
ripetizione, etc.).
Giudiziarie:
Pro Quinctio (81 a.C.). Prima causa di Cicerone.
Verrinae (70 a.C.). Divinatio in Caecilium, 1 orazione, dibattito preliminare in cui Cicerone
chiede il diritto di sostenere i Siciliani contro Cecilio + Actio prima in Verrem, 1 orazione,
primo dibattito giudiziario davanti all’evidenza, Verre parte in volontario esilio + Actio
secunda, 5 orazioni, denuncia dei misfatti di Verre prima e durante il governatorato.
Pro Archia poeta (62 a.C.). Accusato di aver acquisito illegalmente la cittadinanza romana e
assolto, esaltazione della poesia.
Pro Sestio (56 a.C.). Tribuno della plebe che era interceduto per farlo tornare dall’esilio,
accusato di violenza (bande armate vs. Clodio) e assolto, Cicerone sostiene che il ricorso a
mezzi illegali si rende necessario se per difendere le istituzioni.
Pro Caelio (56 a.C.). Marco Celio Rufo, accusato di aver rubato gioielli e tentato di
avvelenare la sua ex amante Clodia e assolto.
Pro Milone (52 a.C.). Accusato di violenza e in particolare della morte di Clodio, Cicerone
non riesce a pronunciare l’orazione in cui sostiene la tesi della legittima difesa impaurito dai
troppi spettatori e Milone viene condannato.
Politiche:
Pro lege Manilia de imperio Gnaei Pompei (66 a.C.). Tenuta di fronte al popolo quando era
pretore, a favore della proposta di legge che assegna a Pompeo poteri straordinari nella guerra
contro Mitridate, approvata all’unanimità.
Catilinariae (63 a.C.). Quattro orazioni rielaborate e pubblicate da Cicerone stesso; I + II
Catilinaria: indirizzate al Senato al fine di denunciare la congiura prima che essa venga attuata
+ III Catilinaria: indirizzata al popolo al fine di informarlo dell’arresto dei congiurati + IV
Catilinaria: indirizzata al Senato al fine di ottenere la condanna a morte dei congiurati.
De domo sua (57 a.C.). Pronunciata di fronte ai pontefici, per ottenere la restituzione del
terreno su cui sorgeva la sua casa, che Clodio aveva fatto consacrare alla Dea Libertas; la
consacrazione viene dichiarata illegale e il terreno restituito.
De provinciis consularibus (56 a.C.). A favore della proroga del comando di Cesare in Gallia.
Philippicae/Antonianae (44-43 a.C.). Cfr. orazioni di Demostene vs. Filippo di Macedonia
(si sa da lettera a Bruto). 14 orazioni al fine di far dichiarare Antonio nemico pubblico; la
seconda (finzione: Cicerone la pronuncia durante una seduta in Senato a cui è presente anche
Antonio) non fu pronunciata, ma fatta circolare come pamphlet.
Opere retoriche.
Dialoghi. Cicerone scrive solo dialoghi narrativi. ≠ Platone e similmente ad Aristotele, inserisce
proemi in cui parla in prima persona, è uno degli interlocutori, simula dialoghi che avvengono in
tempi e luoghi diversi all’interno di una stessa opera e propone discorsi lunghi ed estesi. = Platone si
serve degli stessi interlocutori, spesso personaggi storici (cfr. Eraclide Pontico, seguace di
Aristotele), in dialoghi diversi.
De oratore (55 a.C.). Dialogo aristotelico in tre libri, interlocutori vari, cornice drammatica,
scenario fittizio e storicamente definito. Libro 1: per bocca di Lucio Licinio Crasso, Cicerone
espone la tesi secondo cui nessuno può considerarsi un perfetto oratore se non conosce
approfonditamente ogni argomento importante e disciplina vs. regole ed esercizi (retori greci)
e doti naturali ed esperienza. L’oratore ideale è impegnato nella vita pubblica e fornito di una
ricca cultura. Libri 2 e 3: parti dell’oratoria.
Brutus (46 a.C.). Gli interlocutori sono Cicerone, Attico e Marco Giunio Bruto (titolo e
dedicatario). Excursus sull’eloquenza greca, storia dell’oratoria romana, caratteristiche di
circa 200 oratori, inizi della carriera oratoria di Cicerone, che si auto-presenta implicitamente
come il punto di arrivo del processo di perfezionamento dell’eloquenza. Va notato che egli
non è più il principe del foro e che si sta diffondendo il neoatticismo (semplicità ed
essenzialità, povertà e stile inefficace).
Orator (46 d.C.). Trattato (esposizione continuata in prima persona dell’autore) dicato a Bruto,
riprende la teoria dello stile oratorio del terzo libro del De oratore. Novità: differenze tra stile oratorio,
filosofico, storico e poetico, distinzione tra stile umile, medio e sublime, trattazione della prosa
ritmica con riferimento specifico alle clausole (ovvero alle sequenze prosodiche, ovvero alla
successione e alternanza di sillabe lunghe e brevi, da adottare nelle chiuse).
Opere politiche.
De republica (54 a.C.). Dialogo di filosofia politica in sei libri ispirato alla Republica di Platone su
organizzazione dello Stato, miglior forma di governo e istituzioni politiche romane, alla luce del
pensiero filosofico greco, con apporti personali. Egli non intende delineare la forma di Stato ideale,
bensì affrontare problemi concreti da un punto di vista romano. Protagonista del dialogo è Publio
Cornelio Scipione Emiliano, l’uomo politico da lui più ammirato e su cui proietta le sue aspirazioni.
Libro 1. Definizione di Stato: cosa del popolo, aggregazione di un gruppo di persone unite da un
accordo sui reciproci diritti e da interessi comuni + tre forme di governo (monarchia, aristocrazia e
democrazia) e rispettive degenerazioni (tirannide, oligarchia e demagogia). Primato della monarchia
e della costituzione mista (vedi forma di governo romana, in cui il potere monarchico è dei consoli,
quello aristocratico del Senato e quello democratico del popolo). Libro 2. Origine e sviluppo dello
Stato romano. Libro 3 (lacunoso). Giustizia e confutazione delle tesi del filosofo Carneade contro
l’esistenza di un suo fondamento naturale, legittimazione del dominio di Roma. Libro 4 (quasi
nullo). Formazione del buon civis + Somnium Scipionis (l’avo adottivo Scipione l’Africano gli
predice le future imprese gloriose e la morte prematura, poi gli mostra le sfere celesti e gli rivela che
l’immortalità e la dimora in cielo sono il premio per le anime dei grandi uomini politici). Libro 5
(quasi nullo). Il governante perfetto.
De legibus (52-51 a.C.). Dialogo politico in tre libri + altri perduti a completamento del De republica
(= Le leggi di Platone). Gli interlocutori sono Cicerone, il fratello Quinto e l’amico Attico. Temi:
origine naturale e forme del diritto, esame e commento delle leggi romane. Si tratta di un trattato di
storia delle istituzioni e del diritto pubblico, civile e religioso romano.
Opere filosofiche. Cicerone ci si dedica negli ultimi anni di vita, quando è costretto a ritirarsi dalla
vita pubblica. Tale attività gli permette di giovare ancora ai concittadini, per mezzo della trasposizione
del pensiero filosofico greco in latino. Metodo dossografico (discussione dei problemi mediante una
rassegna delle diverse opinioni), esigenza divulgativa + obiettivo di sintesi critica, Cicerone accoglie
e fa proprie le posizioni che di volta in volta gli appaiono più valide, senza aderire a un’unica dottrina.
L’humanitas (concezione dell’uomo) è una sintesi tra pensiero filosofico greco e politica romana:
l’uomo è superiore a tutti gli altri esseri viventi grazie alla ragione che lo accomuna alle divinità, la
ragione umana domina istinti, sentimenti e passioni, attraverso lo studio, l’uomo acquisisce la cultura
necessaria a conoscere se stesso e il mondo, nei rapporti coi suoi simili, l’uomo dev’essere animato
da rispetto, tolleranza e benevolenza, il dovere di rendersi utili a società e patria è quello più
importante, i riconoscimenti esteriori non vanno disprezzati, ma non sono movente né scopo
dell’azione, la coscienza del dovere compiuto è il premio bastante all’uomo virtuoso. Stile: Cicerone
si trova a dover creare il lessico tecnico filosofico latino, ricorre raramente a grecismi e neologismi,
solitamente all’espansione del campo semantico di una parola.
Consolatio. Scritta per la morte della figlia Tullia.
Hortensius. Dialogo di esortazione alla filosofia co protagonista Quinto Ortensio Ortalo.
Academici. Dialogo in due libri sul problema della conoscenza. Cicerone aderisce alla scuola
accademica/Neoaccademia di Platone, che propone una posizione probabilistica, secondo cui non
esiste criterio oggettivo per distinguere vero e falso (vs. storici).
De finibus bonorum et malorum. Dialogo sull’etica: qual è lo scopo della vita/il sommo bene, capace
di assicurare la felicità? La virtù, che è però completa solo quando il benessere è sia spirituale che
fisico.
Tusculanae disputationes. Discussione in cinque libri tra Cicerone e un anonimo sulla felicità e gli
ostacoli che si frappongono al suo raggiungimento (paura della morte, dolore fisico e spirituale,
passioni). La virtù è sufficiente al raggiungimento della felicità, ma dottrina morale stoica stemperata.
De natura deorum (3 libri sulla tesi epicurea dell’indifferenza ed estraneità degli Dei rispetto + tesi
stoica sull’esistenza di una divinità razionale e provvidenziale che governa il mondo) + De
divinatione (due libri in cui si respinge la fede nella divinazione) + De fato (se la vita umana è
determinata dal destino o dl libero arbitrio). Filosofia della religione.
Cato maior de senectute (dialogo tra Catone il Censore, Scipione Emiliano e Gaio Lelio, elogio della
vecchiaia) + Laelius de amicitia (dedicato all’amico Attico; poco dopo la morte dell’amico Scipione
Emiliano, Gaio Lelio lo rievoca e parla dell’amicizia, il bene più grande dopo la sapienza, che è
possibile solo tra buoni e tramite la pratica della virtù). Operette in forma di dialogo sulla filosofia
morale.
De officiis. Trattato filosofico in tre libri con implicazioni politiche, dedicato al figlio Marco, la cui
unica fonte è un testo sul conveniente del filosofo stoico Panezio di Rodi. Libro 1. Sul concetto di
honestum, ovvero del bene morale in base al quale si stabiliscono i doveri, ovvero i comportamenti
moralmente validi, che scaturisce dalla ragione e si esplica in quattro virtù (già indicate da Platone):
sapienza, giustizia, fortezza/magnanimità e temperanza. Libro 2. Sull’utile, idem come sopra.
Epistolari. Corpus di 864 lettere scritte tra il 68 e il 43 a.C., suddivise in 4 raccolte pubblicate
postume. Tutte reali, miniera di notizie storiche e antiquarie, documento umano, alcune sono lettere
aperte in cui forma e contenuti sono sorvegliati, altre rivelano il Cicerone intimo, vero e spontaneo
(vedi Epistulae ad Atticum), raro documento di sermo.
1. Epistulae ad Atticum. 16 libri, al migliore amico.
2. Epistulae ad familiares. 16 libri, a parenti (la moglie Terenzia, i figli) e amici (Pompeo,
Cesare, Catone) + una novantina di lettere dei corrispondenti
3. Epistulae ad Quintum fratrem. Tre libri.
4. Epistulae ad Marcum Brutum. 2 libri, al cesaricida + 9 lettere scritte da Bruto dopo la morte
di Cesare.
Opere poetiche.
Opere giovanili. Glaucus + Alcyones. Operette d’argomento mitologico (metamorfosi), che rinviano
all’epillio. Traduzione in esametri dei Fenomeni di Arato di Soli. Poema didascalico di argomento
astronomico. Riconducibili ad alessandrinismo e poetae novi, criticati in età matura.
Opere della maturità. Marius. Poema epico storico con intendo celebrativo di Gaio Mario. De
consulatu suo + De temporibus suis. Poemi epici storici in tre libri su se stesso.
GAIO GIULIO CESARE (100-44 A.C.)
Vita:
Nasce a Roma, legato sia agli optimates (discende dalla gens Iulia di antica origine patrizia) che ai
populares (imparentato con Mario e Cinna), si impegna molto per la restaurazione delle prerogative
dei tribuni della plebe, che Silla aveva vanificato, questore, edile, pontefice massimo, si esprime
contro la condanna a morte senza processo dei catilinari, che reputa illegale! Pretore e propretore in
Spagna, torna a Roma e istituisce il primo triumvirato con Pompeo e Crasso, console e proconsole
delle Gallie e dell’Illirico + proroga di 5 anni campagna in Gallia (58-50 a.C.). Alla morte di
Crasso, è chiaro che Cesare mira al potere assoluto per mezzo della fedeltà dell’esercito, Pompeo si
schiera contro Cesare a fianco del Senato, ultimatum (congedo esercito o nemico pubblico), Cesare
attraversa il pomerio coi soldati e marcia su Roma, guerra civile, Pompeo abbandona Roma e cesare
la conquista e si fa nominare dittatore, nel 48 a.C. sconfigge Pompeo a Farsalo, ma la guerra
continua, Cesare non compila liste di proscrizione, ciononostante il Senato organizza una congiura e
il 15 marzo 44 a.C. lo uccide.
Opere:
Opere di filosofia (epicureismo) e scienza (riforma calendario), orazioni, De analogia (dedicata a
Cicerone, aderisce alla dottrina analogista), Anticatones (risposta all’elogio di Catone Uticense,
nemico di Cesare, fatto da Cicerone). Tutto perduto, tranne alcune epistole contenute nell’epistolario
ciceroniano e i Commentarii rerum gestarum/suarum.
Commentari. Resoconto storico e memoriale, rivolta a contemporanei e posteri… attendibile? Sì!
Solo piccole inesattezze. Ciononostante, tendenzioso: autoesaltazione nel De bello Gallico (accuse di
violazione dello ius belli infondate, conflitto difensivo/preventivo, gloria Cesare = gloria Roma) e
autodifesa nel De bello civili (scarico responsabilità della guerra, intrapresa a malincuore, richiami
alla sua volontà di pace, comportamento mite e clemente vs. avversari). Denigrazione avversari, parte
di una classe dirigente egoista, corrotta, crudele, vendicativa, vanagloriosa, militarmente
incompetente, vile, traditrice, avida e opportunista. Purismo lessicale (ridotto, impoverito,
selezionato, no arcaismi e poetismi, né colloquialismi, tecnicismi e forestierismi), concisione (sintassi
semplice, ritmo incalzante e costrutti participiali tipo ablativo assoluto) e sobrietà dello stile (no
ornatus, poco pathos, discorsi indiretti), risultato del processo che trasforma il latino arcaico in lingua
letteraria separata dal parlato.
Commentarii de bello Gallico. 7 libri, resoconto operazioni militari campagna di Gallia dal 58 al 52
a.C., fonti relazioni degli ufficiali + appunti personali anno per anno (ogni anno è un libro).
1. Libro 1 (58 a.C.). Campagne vs. Elvezi e Svevi (Ariovisto).
2. Libro 2 (57 a.C.). Campagna in Gallia Belgica.
3. Libro 3 (56 a.C.). Campagne in Gallia nord, Aquitania e Gallia Belgica.
4. Libro 4 (55 a.C.). Campagna vs. Germani + spedizione in Britannia.
5. Libro 5 (54 a.C.). Seconda spedizione in Britannia + rivolte in Gallia Belgica.
6. Libro 6 (53 a.C.). Campagne vs. popolazioni galliche ribelli in Germania.
7. Libro 7 (52 a.C.). Repressione rivolta di Vercingetorige.
8. Libro 8 (51-50 a.C.). Aggiunto da Aulo Irzio per colmare l’intervallo tra De bello Gallico e
De bello civili.
Commentarii de bello civili. Tre libri, incompiuto, pubblicazione postuma, sui primi due anni della
guerra contro Pompeo.
1. Libro 1 (49 a.C.). Italia e Spagna.
2. Libro 2 (49 a.C.). Marsiglia e provincia d’Africa.
3. Libro 3 (48 a.C.). Grecia (Farsalo) ed Egitto.
Continuazione: Bellum Alexandrinum (48-47 a.C.) di Irzio, Bellum Africum (46 a.C.) e Bellum
Hispaniense (45 a.C.) anonimi.
GAIO SALLUSTIO CRISPO (86-35 A.C.)
Vita:
Nasce ad Amiterno (Abruzzo) da una famiglia plebea abbastanza agiata, intraprende la carriera
politica a Roma, questore, tribuno della plebe, espulso dal Senato per vita scostumata, reintegrato da
Cesare, che raggiunge in Gallia e fiancheggia nella guerra civile. Primo governatore dell’Africa Nova
(regno di Numidia ridotto a provincia), torna a Roma arricchito, viene accusato di concussione e
salvato da Cesare; quando questo muore, egli si ritira dalla vita politica e si dedica all’attività
storiografica.
Ideologia. Attivo seguace di Cesare, parteggia per i populares, tuttavia imparziale (vedi critica verso
gli eccessi di arroganza della plebe e dei suoi tribuni, così come dei Gracchi). Visione più ampia e
organica: le cause della crisi della repubblica va ricercata nelle condizioni etico-politiche della
società. Stile: arcaismi fonetici e morfologici, termini desueti, vocaboli elevati, parole comuni con
accezioni rare e neologismi (cfr. Catone) + brevitas (concisione e pregnanza) e variatio (no
ripetizione).
Opere:
Storiografia. Nei proemi, riflessione sulla storia e sul ruolo dello storico: esordire affermando l’utilità
della storia è prassi, a maggior ragione dal momento che i Romani ritengono la partecipazione alla
vita pubblica prioritaria. Egli parte da premesse filosofiche, dal dualismo anima-corpo, la prima di
origine divina, con funzione di guida e superiore, il secondo mortale, in comune con gli altri animali
e subordinato. Tra le occupazioni dell’anima, la più nobile è l’attività politica, tuttavia non più
praticabile. Inferiore ma tutto sommato dignitosa è la storiografia, utile per i suoi riflessi positivi sulla
società in quanto spinge all’emulazione di grandi imprese. Sublimazione dell’immagine dello storico,
personaggio a cui affidare l’esposizione, l’interpretazione e la valutazione dei fatti. Sallustio si auto-
trasfigura in un personaggio ineccepibile, austero e autorevole. Luoghi comuni, massime, colorito
filosofico, no adesione a una dottrina specifica, ma esigenza di riferimento a precedenti illustri e
autorevoli.
De Catilinae coniuratione (64-62 a.C.). Monografia (novità: all’epoca, in latino c’era stata solo
l’opera sulla seconda guerra punica di Clelio Antipatro!). Sallustio narra le vicende del popolo romano
per episodi memorabili. La gravità ed eccezionalità dell’argomento inducono Sallustio a trascendere
il singolo episodio e a cogliervi la crisi della repubblica. Excursus di carattere non digressivo, bensì
di approfondimento. Analisi psicologica che, secondo l’uso degli antichi, impiega le categorie morali
di vizio e virtù, complemento della riflessione etica e politica. Catilina è una figura negativa, ma
vigorosa e potente, il cui ritratto viene posto subito dopo il proemio e che non presenta evoluzioni,
egli è centrale, gli viene data la parola in due discorsi a inizio e fine racconto e in una lettera, la sua
grande energia morale è una caratteristica positiva, benché volta al male, che conferisce grandezza a
una figura di cattivo altrimenti statica. Complici e avversari, tra cui Cicerone, il magistrato che sa
scoprire e reprimere trame sovversive (e Sallustio lo disprezza, quindi COMPLIMENTONE!). Idee
e opinioni circolanti sono affidate a Cesare e Catone, che non partecipano all’azione, e tuttavia
pronunciano due ampi discorsi, emblematici del rigorismo della tradizione e delle nuove istanze
politiche.
Capitoli 1-5. Proemio e presentazione del protagonista. Indicazioni programmatiche e ritratto
di Catilina.
Capitoli 6-13. Excursus iniziale. Archeologia (cfr. Tucidide), non sintesi storica, ma
valutazione complessiva, riflessione moralistica, vicende della repubblica per condizioni
morali, contrapposizione tra corrotta età moderna e buon tempo antico idealizzato. Cause e
decorso del morbo incurabile che affligge Roma. La progressiva decadenza dell’Impero
romano ha inizio con la distruzione di Cartagine a fine terza guerra punica: cambiamento della
mentalità e dei costumi tradizionali per via dell’eccessivo desiderio di ricchezza e brama di
potere. La decadenza termina con la dittatura di Silla.
Capitoli 14-16. Antefatto e sfondo del complotto (corruzione). Ritratto dei simpatizzanti,
personalità, trascorsi di depravazione e criminalità, metodi di reclutamento dei complici di
Catilina.
Capitoli 17-36.3. Prima fase della congiura. Riunione convocata in casa di Catilina,
andamento selettivo, inserzione di segmenti drammatici in cui si dà la parola ai personaggi
tramite discorsi e lettere, parti descrittive (vedi ritratti di Catilina e Sempronia).
Capitoli 36.4-39.5. Excursus centrale. Condizioni politiche e sociali di Roma ai tempi della
congiura, corruzione e degenerazione morbosa.
Capitoli 39.6-61. Seconda fase della congiura. Il racconto si articola in due momenti:
repressione della congiura + annientamento dei congiurati, tendenza selettiva, asimmetria
nella narrazione, seduta del Senato dopo l’arresto dei congiurati, tecnica drammatica, nei
discorsi diretti di Cesare e Catone.
Bellum Iugurthinum (111-105 a.C.). Attenzione per evento importante, interesse generale per
condizioni e vicende etico-politiche che fanno da sfondo, excursus la crisi ha inizio con la caduta di
Cartagine, le cause sono la tranquillità, la prosperità e la discordia interna (conflitti popolo-Senato),
derivata dalla scomparsa del metus hostilis. Excursus su geografia ed etnografia dell’Africa. Excursus
su posizione storia della città africana di Leptis. Narrazione selettiva (scorci alternati ad ampi
segmenti). Lettere e discorsi esprimono il punto di vista dei personaggi e ne approfondiscono la
psicologia. Per definire i personaggi, si usa la tecnica descrittiva del ritratto. Giugurta personaggio in
evoluzione: prima si batte a fianco dei Romani, poi è maestro di intrigo e corruzione e nemico, infine
un perdente. Antagonisti rappresentanti della repubblica (vedi Mario).
Capitoli 1-4. Proemio. Dignità dell’attività intellettuale utilità della storiografia.
Capitoli 5-16. Antefatto. Rapporti Roma-Numidia prima della guerra giugurtina e cause della
stessa.
Capitoli 17-19. Excursus. Info geografiche ed etnografiche sull’Africa.
Capitoli 20-40. Prima fase del conflitto.
Capitoli 41-42. Excursus. Cause decadenza Roma.
Capitoli 43-77. Seconda fase del conflitto.
Capitoli 78-79. Excursus. Storia città di Leptis.
Capitoli 80-114. Terza fase del conflitto + conclusione.
Historiae (78-67 a.C.). 5 libri che continuano l’opera di Sisenna, che termina con la morte di Silla, e
che forse intendevano arrivare fino al 63 a.C., per ricongiungersi col De Catilinae coniuratione. Quasi
del tutto perdute. Proemio: valutazione storiografia precedente (lode a Catone) + accentuazione della
visione pessimistica della storia romana (discordie interne già prima della seconda guerra punica).
Schema annalistico, MA narrazione selettiva e drammatica, rilievo a personaggi e psicologia,
indagine fattori morali che determinano azione umana (elementi monografici). 4 discorsi + 2 lettere,
tra cui quella a Mitridate, re del Ponto e avversario dei Romani, sul tema dell’opposizione
all’imperialismo, per dar voce al nemico, caratterizzandolo in modo realistico ed efficace.
ETÀ DI AUGUSTO (44 A.C.-14 D.C.)
Contesto storico:
Cesare viene ucciso, divisioni interne al Senato e ai cesariani, Marco Antonio vs. Gaio Ottavio
(pronipote adottato e designato come erede nel testamento), Guerra di Modena (44-43 a.C., Marco
Antonio vs. Ottaviano e Senato), secondo triumvirato (43 a.C., + Lepido), battaglia di Filippi (42
a.C., vs. repubblicani), Ottaviano si occupa della guerra di Perugia (41-40 a.C.), Lepido viene
estromesso e privato di tutti i poteri tranne il pontificato massimo, Antonio riorganizza le province
orientali, si lega a Cleopatra e intraprende campagne contro i Parti (37 a.C.) e l’Armenia (34 a.C.)
senza consultare il Senato, Ottaviano dichiara Antonio nemico pubblico e gli muove guerra,
battaglia di Azio + Antonio e Cleopatra si danno la morte (31-30 a.C.). Età di Augusto. Ottaviano
sfrutta l’aspirazione alla pace per consolidare la sua posizione politica, tramite l’acquisizione di titoli
(princeps senatus, Augustus) e poteri (militare, legislativo); il passaggio al principato avviene nel
rispetto delle istituzioni repubblicane, conservate, benché svuotate di ogni potere.
Riforme: risanamento della moralità (disposizioni legislative poco efficaci), restaurazione religiosa
(reintegro antiche cariche sacerdotali, restauro antichi templi), creazione di un esercito volontario
permanente, aumento di prestigiosità del Senato (elevazione del censo minimo per accedervi),
coinvolgimento del ceto equestre in politica e amministrazione, miglioramento delle condizioni di
vita della plebe urbana, trasformazione urbanistica, potenziamento delle comunicazioni e
conseguente ripresa economica.
Riorganizzazione amministrativa, militare e fiscale delle province, suddivise in imperiali
(controllate dal princeps per mezzo di legati, versano le tasse al fiscus del princeps) e senatorie
(controllate dal Senato per mezzo di proconsoli, versano le tasse all’aerarium dello Stato) + Egitto
patrimonio privato di Augusto amministrato dal praefectus Aegypti, funzionario di estrazione
equestre analogo al proconsole. In politica estera, consolidamento dei confini + tentativo di
espansione in Germania (Selva di Teutoburgo, Publio Quintilio Varo, 9 d.C.).
Culto indiretto di Augusto: Pontifex maximus nel 12 a.C., Augusto fa dichiarare una parte della
sua casa suolo pubblico e ci fa costruire un santuario dedicato a Lari e Penati, divinità protettrici
della sua casa, istituendo il culto pubblico dei Lares Augusti e del Genius Augusti, suo spirito
tutelare. Il genio del capofamiglia è oggetto di devozione da parte dei famigliari, così come quello
di Augusto lo è da parte del popolo romano. Nel 2 a.C., egli viene nominato pater patriae.
Calendario: festività augustee (ringraziamento agli Dei per le tappe della carriera del princeps,
ridenominazione del mese Quintilis in Iulius e Sextilis in Augustus per plebiscito).
Contesto culturale:
Augusto promuove arte e cultura. Sviluppo delle arti figurative, soprattutto scultura e architettura.
Prime biblioteche pubbliche (conclusione del progetto che Cesare aveva affidato a Varrone).
Cooperazione degli intellettuali, che si fanno interpreti dei suoi orientamenti politici e culturali. Temi:
pace, esaltazione del principato, restaurazione degli antichi costumi, missione civilizzatrice di Roma,
MA ANCHE amore, dolore, senso della vita e della morte, ripiegamento sull’interiorità. Nuovo
interesse per i problemi civili e morali, speranza, fiducia, entusiasmo, accenti patriottici. Resistenze:
Virgilio e Orazio, formatisi negli anni delle guerre civili e aderenti all’epicureismo, divengono
gradualmente cantori dell’ideologia augustea, e ciononostante continuano a provare disagio di fronte
alle pressioni dei potenti e mai strumenti passivi del regime. Tibullo e Properzio. Nessuno accoglie
l’appello di Augusto a fermare il declino di tragedia e commedia e a scrivere un poema epico storico
che celebrasse le sue imprese: Virgilio ne scrive uno ma su fatti passati.
Gaio Mecenate (70-8 a.C.). Discendente da una nobile famiglia etrusca, conduce un’esistenza
lussuosa, raffinata, dedita al piacere; letterato, cavaliere, consigliere politico e collaboratore di
Ottaviano. Intermediario tra Ottaviano e Virgilio (39 a.C.), Orazio (tramite Viriglio nel 38 a.C.) e
Properzio (28 a.C., più giovane).
Valerio Messalla Corvino. Tibullo.
Gaio Asinio Pollione (76 a.C.-4 d.C.). Viriglio ai tempi delle Bucoliche. Parteggia per Cesare vs.
Pompeo, poi per Marco Antonio. Incaricato della distribuzione delle terre ai veterani di Filippi,
restituisce a Virgilio le sue terre. Console nel 40 a.C. (evento celebrato nella IV ecloga di Virgilio),
nel conflitto tra Ottaviano e Marco Antonio si mantiene neutrale, si ritira dalla vita politica e mantiene
un atteggiamento libero e anticonformista nei confronti del nuovo regime. Oratore, autore di un’opera
storica sulle guerre civili e di tragedie per la lettura nelle sale di recitazione (uso che si consolida in
età imperiale), promotore delle recitationes (letture pubbliche in case private o sale apposite di opere
letterarie presentate per la prima volta dall’autore a un pubblico di invitati), uno dei modi più comuni
di pubblicazione di un’opera.
Generi:
Fioritura dei generi poetici, sviluppo della prosa (storiografia e trattatistica), declino dell’oratoria
politica.
Poesia. I poeti augustei accolgono l’eredità alessandrina e neoterica (forma raffinata), tuttavia non
condannano i generi alti (recupero di grandi modelli quali Omero per l’epica, Esiodo per la poesia
didascalica, Alceo e Saffo per la lirica) e pretendono innovazione e variazione rispetto alla tradizione.
POESIA BUCOLICA. Ha origine dalla poesia alessandrina, il cui intento programmatico è quello
di rinnovare le antiche forme letterarie, per mezzo di sperimentazione e mescolanza di forme,
argomenti, stili e generi. Teocrito scrive dieci idilli bucolici, per mezzo dei quali dà dignità a un filone
della poesia popolare siciliana. L’ambientazione è al contempo realistica e stilizzata: il cittadino vi
proietta sogni e nostalgia di una vita semplice, ma lieta. Il primo esempio di poesia bucolica latina
risale alla produzione epigrammatica del circolo di Lutazio Catulo.
POESIA ELEGIACA (da élegos, strumento musicale a fiato o ‘canto di lamento’). 700-500 a.C.
fioritura greca arcaica, distico elegiaco (esametro + pentametro), contenuti (lamento funebre,
incitamento alla guerra, amore, storia, politica, riflessione morale sul senso della vita) e destinazioni
(simposio, esercito, feste pubbliche) varie, Archiloco, Simonide, Tirteo, Solone, Mimnermo di
Colofone (iniziatore dell’elegia amorosa, spunti mitico-narrativi, sentimenti personali, brevità della
giovinezza). 500-400 a.C. declino, fioriscono i generi teatrali. 400 a.C. ripresa greca ellenistica,
Lide di Antimaco di Colofone, Aitia di Callimaco, eziologia, mito, carattere erudito. 50 a.C. romana,
Cornelio Gallo (iniziatore), Catullo, Tibullo, Properzio, Ovidio, poesia d’amore.
Storiografia. Autori: Tito Livio (conservato), Asinio Pollione, il futuro princeps Claudio, Seneca
Padre. Argomenti recenti o contemporanei (dalle guerre civili in poi), ECCEZIONI Tito Livio e
Pompeo Trogo (conservato). Historiae Philippicae di Pompeo Trogo: prima storia universale della
letteratura latina, marginalità di Roma (atteggiamento polemico?). Res gestae divi Augusti di
Augusto: incisione posta all’ingresso del suo sepolcro monumentale in Campo Marzio, accostabile
al genere del commentario autobiografico e propagandistico (si tratta di un bilancio della sua vita
pubblica, di una sorta di testamento politico per dimostrare la legittimità del suo potere), di cui
vengono fatte varie copie (iscrizione di Roma perduta, iscrizione di Ankara pervenuta).
Oratoria. L’accentramento del potere limita lo spazio concesso all’oratoria, che si evolve nella forma
artificiale delle declamationes (orazioni fittizie, un tempo esercizi svolti nelle scuole di retorica, poi
attività fine a se stessa). Oratorum et rhetorum sententiae divisiones colores di Seneca Padre:
trattato di retorica dedicato ai tre figli che volevano sapere dei declamatori illustri conosciuti dal
padre; il titolo rimanda allo schema seguito nella trattazione di ogni singola sezione: tema
dell’orazione fittizia sententiae più notevoli sull’argomento divisio (schema argomentativo)
colores (espedienti per collocare i fatti sotto una luce più favorevole alla propria tesi); l’opera è divisa
in due parti, la prima dedicata alle controversiae (orazioni giudiziarie fittizie, 10 libri, 5 conservati),
la seconda alle suasoriae (discorsi deliberativi fittizi, 1 libro?); situazioni inverosimili, vicende
intricate, frasi a effetto (stile asiano concettoso).
Trattatistica. Di argomento erudito, antiquario o tecnico. De architectura di Vitruvio (25 a.C.): 10
libri, dedicati ad Augusto, documento della posizione marginale e subalterna di scienze e tecniche,
prefazione sull’utilità dell’architettura e sulla sua piena dignità sociale e culturale (secondo gli
aristocratici, ogni attività che comporta una retribuzione è indegna, poiché rende dipendenti, e ogni
lavoro manuale è sordido); in età augustea, le competenze specialistiche vengono valorizzate, ma
continuano comunque a godere di poca stima e prestigio. L’architettura si basa su fabrica (tecnica,
abilità manuale) e ratiocinatio (teoria), che sono inscindibili; l’architetto eccellente deve saper
leggere, scrivere e disegnare, oltre che conoscere geometria, matematica, storia, filosofia, musica,
medicina, diritto, astrologia e astronomia.
Autori:
PUBLIO VIRGILIO MARONE (70-19 A.C.)
Vita:
Nasce ad Andes (Lombardia) da un proprietario terriero, studia a Cremona, Milano, Roma (retorica),
Napoli (filosofia presso l’epicureo Sirone), dove conosce Vario, Tucca e Orazio. Chiede a Vario di
bruciare l’Eneide in caso gli capiti qualcosa, ma questo rifiuta. Si dirige in Grecia e Asia Minore per
revisionare l’Eneide e raccogliere info storiche, mitologiche e geografiche, ma ad Atene incontra
Augusto e con lui decide di rientrare in patria, salvo poi ammalarsi. Fa testamento e affida l’Eneide a
Vario e Tucca, chiedendo di non pubblicare nulla di inedito. Muore a Brindisi e viene sepolto a Napoli.
Non si sposò, né ebbe mai figli.
Opere:
Appendix Vergiliana. Silloge di componimenti poetici virgiliani minori riuniti in età umanistica.
Datazione antica, esercitazioni di anonimi imitatori di Virgilio, oppure prove giovanili non pubblicate
del poeta.
Bucoliche (dal greco bukólos ‘mandriano, bovaro, pastore’) o Ecloghe o Egloghe (42-39 a.C.).
Raccolta di dieci carmi in esametri. Protettori: Asinio Pollione e Alfeno Varo. Negli anni delle guerre
civili, Virgilio crea un mezzo di evasione, ispirato agli idilli pastorali di Teocrito.
Ambientazione: campagna idealizzata (topos del locus amoenus), frutto della commistione di Sicilia
(terra di Teocrito), Pianura padana mantovana (terra di Virgilio) e Arcadia (regione montuosa del
Peloponneso, terra di Pan, dio dei pastori). Imitazione come emulazione: Virgilio mutua situazioni,
temi e motivi da Teocrito, rielaborandoli e intrecciandoli con elementi desunti da altri autori (neoteroi
e Catullo), secondo la tecnica combinatoria tipica della poesia alessandrina e tramite i procedimenti
dell’arte allusiva (mascheramento allegorico dei personaggi, che fano riferimento a individui reali).
Struttura: ecloghe dispari in forma mimica (riportano direttamente i dialoghi tra pastori) + ecloghe
pari in forma narrativa.
Temi: natura, vita agreste idealizzata, poesia come piacere, conforto e valore supremo, di cui si
rimpiange la perdita, infelicità amorosa, amore come forma di pazzia, in quanto priva chi ama
dell’equilibrio e lo condanna all’inquietudine, realtà storica, politica e guerra non trattate
direttamente, bensì colte nelle conseguenze perturbatrici del mondo idilliaco, aspirazione alla pace,
deplorazione della guerra, partecipazione a pene e fatiche altrui, solidarietà con chi soffre.
Ecloga 1. Dialogo tra Titiro, che conserva i suoi campi grazie all’intercessione di uno iuvenis
conosciuto a Roma, e Melibeo, costretto ad abbandonare i suoi campi assegnati a un veterano.
Allegoria (non sistematica perché Titiro è senex, mentre Virgilio no) Virgilio-Titiro-Melibeo
e Ottaviano-iuvenis. L’attualità romana irrompe nel mondo bucolico minacciandone serenità
e pace.
Ecloga 2. Tema amoroso. Monologo/canto d’amore di Coridone per un giovane schiavo di
nome Alessi, che non lo ricambia. Tema virgiliano dell’amore come follia, forza irrazionale e
incontrollabile.
Ecloga 3. Topos della gara poetica. Canto amebeo, componimento di origine greca
caratteristico della poesia pastorale classica, recitato da due personaggi che seguono un
preciso schema di domanda e riposta, su amore, poesia, momenti di vita pastorale.
Ecloga 4. Virgilio dichiara di voler alzare il tono del canto per renderlo degno del console (nel
40 a.C.) Asinio Pollione e profetizza la fine di un ciclo cosmico e l’inizio del successivo, il
ritorno della mitica età dell’oro e la nascita di un puer. Figlio di Pollione? Figlio atteso da
Ottaviano? Figlio atteso da Antonio e Ottavia, sorella di Ottaviano, sposatisi nel 40 a.C.?
Ottaviano? Simbolo della generazione aurea in arrivo? PROBLEMA INSOLUBILE! Virgilio
attende la fine delle guerre civili e l’avvento di un’era di pace, giustizia e benessere. In età
tardoantica e medievale, l’ecloga quattro viene reinterpretata come una profezia della nascita
di Gesù e Viriglio viene considerato un mago/profeta.
Ecloga 5. Canto amebeo su morte e trasfigurazione di Dafni.
Ecloga 6. Due pastorelli costringono l’anziano compagno di Bacco Sileno a cantare il mito e
la consacrazione poetica di Cornelio Gallo da parte delle Muse. Esaltazione del valore,
dell’importanza, del potere della poesia.
Ecloga 7. Topos della gara poetica. Canto amebeo.
Ecloga 8. Topos della gara poetica. Un solo canto ciascuno sull’infelicità amorosa: il primo
canta la sua disperazione per l’amata che va in sposa a un altro e il suo congedo dalla vita, il
secondo descrive i riti magici compiuti da una donna per ricondurre a sé l’amato che l’ha
abbandonata.
Ecloga 9. Dialogo tra i poeti Licida e Meride sull’amico Menalca, che spera di conservare i
beni grazie ai carmi, ma che invece perde il podere e per poco non anche la vita. allusione
esplicita a Mantova, “troppo vicina, ahimè, all’infelice Cremona”. L’attualità romana irrompe
nel mondo bucolico minacciandone serenità e pace.
Ecloga 10. Tema amoroso. Monologo di Dafni, eroe pastorale della tradizione siciliana e
allegoria dell’amico Cornelio Gallo cui è dedicata l’ecloga, canta la disperazione per le
infedeltà dell’amante Licoride.
Georgiche (da gheorghikós ‘relativo alla cura dei campi’) (38-30 a.C.). Poema epico didascalico, in
quattro libri, in esametri, sulla coltivazione dei campi e l’allevamento del bestiame.
Dedicata al protettore Mecenate; nel libro 3, Viriglio manifesta l’intenzione di celebrare Ottaviano
(preannuncio dell’Eneide) e di seguire gli haud mollia iussa ‘comandi non leggeri’ di Mecenate.
Pressanti sollecitazioni vs. perfezionismo incontentabile? Pressioni sulla scelta dell’argomento, che
avrebbe contributo al programma di risanamento dell’economia agricola danneggiata dalle guerre
civili di Ottaviano? Poco probabile: le Georgiche non sono né un manuale per contadini, né un’opera
di propaganda. Modelli: Le opere e i giorni di Esiodo, Fenomeni di Arato di Soli, Gheroghiká di
Nicandro di Colofone, De rerum naturae di Lucrezio (omaggio indiretto a fine libro). Virgilio
intende rivolgere ai concittadini un appello alla restaurazione dei valori della tradizione romana legati
alla civiltà contadina e alla piccola proprietà italica, ai quali egli aderiva sinceramente e
personalmente! L’elaborazione artistica di argomenti difficili tipica dell’ellenismo domina le parti
tecniche e specialistiche, dando vita a un connubio tra arte raffinata e materia umile; onde evitare
monotonia e aridità, egli inserisce excursus descrittivi o narrativi. Recitata di fronte a Ottaviano con
Mecenate.
Struttura: alternanza tra proemi ampi e brevi e finali sereni e foschi.
Temi: vita agreste come ambiente ideale in cui si realizza l’armonia uomo-natura, eros, guerre civili.
Novità: morte, etica del lavoro, religione.
Stile: tono più elevato, grave, serio, solenne.
1. Libro 1. Cerealicoltura, stagioni e segni celesti. Ampia esposizione dell’argomento
dell’opera, dedica a Mecenate, invocazione a Dei vari e a Ottaviano. Teodicea del lavoro:
spiegazione di tipo provvidenzialistico del perché, nonostante l’impegno del contadino, il
campo sia costantemente a rischio; Giove crea ostacoli e difficoltà per risvegliare l’uomo dal
torpore di quando la terra donava spontaneamente i suoi frutti e per far sì che progredisca.
Morte di Cesare e guerre civili (digressione descrittiva sui presagi che la precedono +
invocazione della protezione divina su Ottaviano, unica speranza di salvezza).
2. Libro 2. Coltura degli alberi. Breve invocazione a Bacco. Laudes Italiae: in confronto ad altri
luoghi, l’Italia è la regione privilegiata dalla natura e superiore; riflesso della polemica
propagandistica che contrappone valori e virtù italiche (Ottaviano) vs. eccessi dell’Oriente
barbarico e corrotto (Antonio). Elogio della vita dei campi (pace giustizia e virtù vs.
corruzione morale e discordie civili causate da ambizione di potere e avidità di ricchezze della
città).
3. Libro 3. Allevamento del bestiame. Ampia celebrazione di Ottaviano. Per Virgilio, entrare nel
mondo degli animali significa entrare nel mondo della sofferenza. Digressione sull’amore,
furia devastante che travolge uomini e animali provocando rovina e morte. Moria di animali
a Norico (Austria), che riecheggia la descrizione della peste di Atene di Lucrezio, ma che alla
scientificità sostituisce la partecipazione dolorosa e la compassione.
4. Libro 4. Apicoltura. Breve apostrofe a Mecenate e indicazione dell’argomento del libro. La
società delle api è descritta come una comunità ideale; l’eros è presentato come negativo e
solo le api vi sfuggono (bugonia). Aristeo e il mito di Orfeo ed Euridice: epillio (pometto
di argomento mitologico) in cui la ninfa Euridice, moglie del poeta Orfeo, viene morsa da un
serpente e muore mentre cerca di sfuggire al pastore Aristeo; Orfeo scende nell’Ade per
riportarla in vita, ma la perde irrimediabilmente; le ninfe puniscono Aristeo distruggendo i
suoi alveari; egli le placa con dei riti e assiste al miracolo della bugonia (sciami d’api che
nascono dalle carni dei tori immolati). Sigillo: Virgilio dichiara la paternità e il periodo di
composizione dell’opera (riferimento alla campagna Ottaviano contro i Parti) e ricorda con
affetto la città di Napoli.
Eneide (30-19 a.C.). Poema epico in 12 libri, in esametri. Libri 2, 4 e 6 recitati di fronte ad
Ottaviano/Augusto, ma redazione pervenuta non definitiva (contraddizioni e versi incompiuti).
Storia di Enea, eroe troiano figlio di Venere e Anchise (progenitore di Romolo e capostipite della gens
Iulia, cui appartiene anche Ottaviano), simbolo dei valori nazionali romani. Modelli: Bellum
Poenicum di Nevio e Annales di Ennio. Innovazioni virgiliane: argomento non contemporaneo, ma
storico e soprattutto mitologico. L’opera presenta punti di contatto con l’ideologia augustea, ma evita
un coinvolgimento troppo diretto con gli eventi contemporanei, innalzandosi al di sopra dei fatti.
Struttura: parte odissiaca (viaggio di Enea, reduce da Troia) + parte ilidiaca (guerra tra troiani e
latini e vittoria di Enea su Turno). Inizio in medias res e fatti precedenti rievocati in un lungo racconto
che occupa i libri 2 e 3.
Modelli: Iliade e Odissea di Omero: come Odisseo, Enea è perseguitato da una divinità ostile,
ospitato dopo un naufragio, narra la sua storia e scende nell’Ade; i giochi funebri per Anchise
ricordano quelli per Patroclo, il catalogo degli eserciti e la descrizione dello scudo di Enea ricordano
il catalogo delle navi e la descrizione di quello di Achille, il duello Enea-turno ricorda quello Achille-
Ettore; interventi divini nelle vicende umane, concili e dialoghi divini; descrizioni di guerra, MA
Virgilio rinnova, riorganizza, riorienta, fonde con altre fonti; esempi: topos della catabasi, ovvero
della discesa agli Inferi dell’eroe (Odisseo rimane sulla soglia e le anime gli appaiono vs. Enea compie
un viaggio e riceve un’investitura, gli Inferi hanno topografia e paesaggio propri, teorizzazione
dell’imperialismo romano) + episodio di Didone (Didone come causa dell’ostilità Roma-Cartagine
dal Bellum Poenicum di Nevio, ampio spazio all’amore e attenzione alla psicologia della donna
innamorata da Medea e Giasone delle Argonautiche di Apollonio Rodio, ritmo drammatico, discorsi
e monologhi sull’abbandono dalla Medea di Euripide).
Enea: per la storia, si attinge al Bellum Poenicum di Nevio, alle Origines di Catone, a Varrone. La sua
figura si ispira a quella di Odisseo (avventura) e Achille (guerra), MA l’eroismo non consiste nella
prepotente affermazione di una personalità eccezionale, bensì nel contributo a una realtà che trascende
l’esistenza dell’individuo. Enea è il rappresentante delle virtù romane originarie (pietas: rispetto e
devozione verso dei, patria e famiglia). La storia universale tende ad Augusto, che estenderà l’impero
all’inverosimile, porrà fine alle guerre e restaurerà l’età dell’oro. Novità: Enea accetta il suo destino,
ma humanitas! La narrazione passa da oggettiva a soggettiva + interventi diretti.
Forma: raffinata, ma naturale, semplice e autentica, sobrietà, eleganza, misura, tono elevato,
aggettivazione confacente ala grandiosità epica, enjambement (cfr. Lucrezio) per mettere in risalto
determinati termini, movimentare il racconto, ottenere effetti di tensione, amplificazione, solennità,
stile formulare (limitata a espressioni stereotipate: pius Aeneas, infelix Dido), composti nominali
arcaicizzanti, arcaismi morfologici, allitterazione, brevitas, polisemia ambiguità/ambivalenza.
1. Libro 1. Proemio. Giunone scatena una tempesta contro i Troiani. Essi scampano al naufragio,
approdano in Africa, giungono a Cartagine, sono accolti da Didone. Per intercessione di
Venere, Didone si innamora di Enea e gli chiede di narrare la sua storia.
1. Libro 2. Enea racconta del cavallo, della resistenza e della caduta di troia, della perdita della
moglie Creusa, dall’invito degli Dei a partire in cerca di una nuova terra.
2. Libro 3. Enea narra il viaggio dei profughi troiani verso l’Italia e la perdita del padre Anchise
in Sicilia.
3. Libro 4. Storia d’amore e morte di Didone ed Enea.
4. Libro 5. Descrizione dei giochi funebri in memoria del padre che Enea celebra in Sicilia.
5. Libro 6. A Cuma, Enea viene scortato da una Sibilla nel regno dei morti, dove si imbatte in
Didone che non gli parla e altri; nei Campi Elisi, sede dei beati, il padre gli mostra le anime
destinate a reincarnarsi dei suoi discendenti; rassegna di personaggi romani da Romolo ad
Augusto.
6. Libro 7. I Troiani approdano alla foce del Tevere; Turno, re dei Rutuli che aspira alla mano
di Lavinia, figlia di Latino, re del Lazio che, fomentato da Giunone, vede in Enea un
avversario; guerra; catalogo di eserciti e condottieri italici.
7. Libro 8. Enea risale il Tevere e chiede aiuto a Evandro, che gli affida il suo unico figlio
Pallante; su richiesta di Venere, Vulcano forgia un’armatura con episodi della storia futura di
Roma a Enea.
8. Libro 9. Guerra; Eurialo e Niso tentano una sortita, ma sono sorpresi e uccisi.
9. Libro 10. Turno uccide Pallante, Enea uccide Lauso e il padre Menezio.
10. Libro 11. Evandro chiede a Enea di vendicare Pallante; tregua per seppellire i morti; la vergine
guerriera Camilla fa strage di Troiani e muore.
11. Libro 12. Duello tra Enea e Turno, Enea vince.
QUINTO ORAZIO FLACCO (65-8 A.C.)
Vita:
Nasce a Venosa (Basilicata) da un liberto, che si reca a Roma per fare l’esattore di aste pubbliche,
lavoro poco stimato, ma redditizio, studia a Roma e Atene (scuole di filosofia), partecipa alla guerra
civile a fianco dei cesaricidi. Nel 38 a.C., Virgilio e Vario lo presentano a Mecenate, che lo ammette
nel suo circolo; Orazio gli dedica tutte le sue opere e lui gli dona una villa e un podere in Sabina.
Contribuisce alla propaganda augustea con le odi romane, il Carmen saeculare (inno agli dèi
protettori di Roma scritto su incarico di Augusto in occasione dei ludi saeculares) e un’epistola
poetica di argomento letterario. Non si sposa e non ha figli.
Opere:
Satire (41-30 a.C.). 2 libri, 18 satire in esametri, rappresentazione ironica di difetti e comportamenti
propri e altrui. La satira non ha un corrispondente greco: è un genere tipicamente latino! Orazio la
teorizza in libro 1 satira 4 e 10 e in libro 2 satira 1. Lucilio è modello e iniziatore ma, per nobilitarlo,
Orazio lo fa derivare dalla comedia arcaica greca (in comune, la consuetudine di attaccare gli
avversari direttamente e personalmente). Tipica della satira è l’impostazione
soggettiva/autobiografica, che permette all’autore di esprimersi direttamente e in prima persona. Il
mix di argomenti e toni e le obiezioni provenienti da un interlocutore immaginario, portavoce
dell’errata opinione comune confutata dal filosofo sono tipici della diatriba. Sempre alla commedia
e a Lucilio va ricondotto il sermo. Orazio applica il principio del labor limae e biasima Lucilio per la
prolissità e scarsa cura dello stile. Egli indica esplicitamente i destinatari dell’opera: Mecenate,
Virgilio, Vario, Asinio Pollione, Messalla Corvino e pochi altri, secondo la concezione alessandrina
dell’arte aristocratica destinata a una cerchia limitata di intenditori.
Impostazione soggettiva non significa autobiografia, bensì disponibilità a rivelare aspetti dell’io
interiore da cui partire per sviluppare considerazioni di carattere generale. Tendenza a spostare
l’attenzione dagli individui ai comportamenti, ridimensionando l’importanza dell’attacco personale.
Satira narrativa (prende le mosse da un fatto/aneddoto e mira a intrattenere) vs. discorsiva (svolge
una serie di argomentazioni e riflessioni, tipo diatriba), monologica (solo libro 2 satira 6!) vs.
dialogica (discorso diretto o indiretto, coinvolgimento o meno del poeta).
Concetti morali di riferimento: epicureismo, metriotes (Aristotele, la virtù è nel giusto mezzo) e
autarkeia (limitazione dei desideri ed evitamento dei condizionamenti esterni, che impediscono il
raggiungimento della piena libertà interiore + invito ad accontentarsi del proprio stato e a soddisfare
il più semplicemente possibile le esigenze naturali). Personaggio autoironico del poeta satirico,
riflesso della personalità dell’autore, che cerca la verità mosso dall’esigenza di un miglioramento
spirituale e che si colloca sullo sfondo.
Forma: lingua famigliare, espressioni colloquiali, no grecismi e sermo vulgaris, paratassi, incisi,
andamento svagato e casuale. Brevitas e callida iunctura.
Libro 1:
1. Satira 1. Discorsiva. Incontentabilità umana.
2. Satira 2. Discorsiva. Misura e discrezione consone all’eros.
3. Satira 3. Discorsiva. Imperfezione umana, comprensione e perdono dei difetti degli amici.
4. Satira 4. Discorsiva. formazione del poeta e rievocazione del padre.
5. Satira 5. Narrativa. Relazione di un viaggio da Roma a Brindisi compiuto da Orazio,
Mecenate, Virgilio e altri amici nel 37 a.C.
6. Satira 6. Discorsiva. amicizia con Mecenate.
7. Satira 7. Narrativa. Scontro in tribunale.
8. Satira 8. Narrativa. Descrizione di una scena con protagoniste due fattucchiere.
9. Satira 9. Narrativa. Incontro con un seccatore (ideale di vita equilibrata vs. rozzo arrivismo).
10. Satira 10. Discorsiva. poetica della satira.
Libro 2:
1. Satira 1. Discorsiva. Poetica della satira.
2. Satira 2. Discorsiva. Il contadino Ofello pronuncia l’elogio della frugalità.
3. Satira 3. Discorsiva. Predica di Damasippo al poeta su vizi e follie umane (stoicismo).
4. Satira 4. Discorsiva. Il poeta ascolta alcuni precetti di saggezza culinaria.
5. Satira 5. Narrativa. Nell’oltretomba, Ulisse chiede a Tiresia come recuperare le sue sostanze
dilapidate dai Proci, questi gli propone il mestiere di cacciatore di eredità e ne illustra le
tecniche.
6. Satira 6. Discorsiva. Mecenate dona una villa in Sabina al poeta (città vs. campagna).
7. Satira 7. Narrativa. Approfittando dei Saturnali, lo schiavo Dano rimprovera il padrone
Orazio di essere incoerente, incostante e schiavo delle passioni.
8. Satira 8. Narrativa. Resoconto di una cena a casa di Nasidieno.
Epodi (41-30 a.C.). 17 componimenti in metri giambici. Modelli: Archiloco, Ipponatte (e Catullo,
ma Orazio si considera il primo!). Caratteristiche: giambo, argomenti e toni realistici, attacco
personale, irrisione. È il primo autore latino a utilizzare l’epodo.
Stile: lessico medio, termini volgari/osceni infrequenti, callida iunctura.
Contenuti: invettiva, magia, tematica civile, motivo erotico, natura, motivi simposiaci e gnomici.
1. Giambo 1. Preparativi per la battaglia di Azio, dedica a Mecenate, amicizia e lealtà a lui e a
Ottaviano.
2. Giambo 2. Procedimento dell’aprosdoketon ‘imprevisto’, elogio della vita dei campi, ma a
pronunciarlo è un usuraio incapace di rinunciare ai suoi impegni cittadini (rovesciamento
sarcastico).
3. Giambo 3. Vs. aglio, propinato al poeta da Mecenate.
4. Giambo 4.
5. Giambo 5. Realismo orrido e repellente.
6. Giambo 6.
7. Giambo 7. Confusione e scompiglio post battaglia di Filippi, Orazio, poeta vate ispirato dalla
divinità, rimprovera i cittadini che combattono tra loro e individua la causa delle guerre civili
nel fratricidio commesso da Romolo.
8. Giambo 8. Vs. vecchia libidinosa che vuol farsi il poeta, tendenza espressionistica.
9. Giambo 9. Preparativi per la battaglia di Azio, paura per la causa di Cesare, denigrazione
avversari.
10. Giambo 10. Vs. Mevio, cui viene augurato di morire in un naufragio.
11. Giambo 11. Amore che domina il poeta impedendogli di scrivere, avidità della donna e povertà
del poeta.
12. Giambo 12. Vs. vecchia libidinosa che vuol farsi il poeta, tendenza espressionistica.
13. Giambo 13. Durante una tempesta, il poeta invita gli amici a bere.
14. Giambo 14. Amore che domina il poeta impedendogli di scrivere.
15. Giambo 15. Il poeta si rivolge a una donna infedele, pathos leggero e sentimentale.
16. Giambo 16. Confusione e scompiglio post battaglia di Filippi, certo della rovina della patria,
Orazio, poeta vate ispirato dalla divinità, invita i Romani a seguirlo in una fuga verso le Isole
dei beati
17. Giambo 17. Realismo orrido e repellente.
Odi (30-13 a.C.). 104 liriche in metri vari in 4 libri. Nella prima lirica, che ha funzione di prologo,
Orazio dice a Mecenate (dedicatario) di voler essere lyricus vates (connotazione sacrale, che
presuppone un’investitura divina, che si manifesta in episodi della vita quotidiana e nell’ispirazione
poetica), col favore della musa Polimnia, che non si stanca di toccare la lira di Lesbo (modello: Alceo
di Mitilene, città dell’isola di Lesbo). Altro modello è Pindaro, considerato però irraggiungibile (cigno
tebano vs. ape del Matino, monte dell’Apulia). Dall’autosvalutazione delle Satire, alla dichiarazione
di grandezza ed eternità all’accettazione del titolo di poeta delle Odi.
Caratteri. Modelli: Alceo, Saffo e testi ellenistici. Impostazione allocutiva. Situazioni topiche: inno,
componimento simposiaco, propemptikon (augurio di buon viaggio), epicedio (canto funebre), etc.
Rielaborazione personale e variazione e combinazione di schemi compositivi. Pubblico dotto, che
conosce i testi emulati (arte allusiva).
Contenuti. Motivi religiosi (preghiere e inni, anche riferiti a oggetti insoliti), erotici (episodi
autoconclusivi relativi a donne diverse, ≠ una sola storia d’amore e una sola donna di Catullo, Tibullo
e Properzio; salvo rare eccezioni, la passione è contemplata con distacco ironico, non partecipata),
conviviali/simposiaci e gnomici (riflessione morale sull’incertezza del futuro e la brevità della vita,
invito a sopportare le avversità con l’aiuto del vino, contestazione dell’inevitabilità della morte,
esortazione a godersi la vita , carpe diem, autarkeia e metriotes), civili (il modello è Alceo, ma la
condizione è molto diversa: il primo partecipa direttamente alla politica, il secondo ne è solo
spettatore, ciononostante l’investitura divina lo autorizza a esortare e ammonire). Il Carmen
saeculare mischia motivi religiosi e civili (celebrazione di Roma e Augusto) ed è l’unico con
destinazione ufficiale (funzione originaria dell’inno). Le odi romane (6 carmi in libro 3) condannano
i vizi contemporanei ed esaltano le virtù e gli eroi antichi + gloria a Roma e Augusto; non mera
propaganda, ma gratitudine pace e possibilità di otium letterario.
Stile. Varietà di temi = varietà di registri. Lessico tra il sermo e l’epos, apertura a vocaboli non poetici,
pochi arcaismi, neologismi e diminutivi, sintassi semplice impreziosita talvolta da costruzioni greche
o poco comuni, qualche antitesi ed enjambements. Callida iunctura al limite dell’ossimoro.
Epistole (23-13 a.C.). Due libri di epistole in esametri + Epistola ai Pisoni/Ars poetica. L’esametro
le accomuna alle satire, lo schema epistolare era già stato impiegato da Lucilio, ma l’idea di comporre
un’intera raccolta di lettere in versi è originale. Conseguenze. Destinatario preciso, contenuti
specifici, mantenuta la vena moralistica e soggettiva, la tematica letteraria, le favole e gli aneddoti,
attenuato lo spirito. Impostazione monologica, tendenza a tradurre la riflessione etica nei modi della
lingua parlata, sermo più garbato di quello delle Satire, toni più alti, commossi, malinconici.
Libro 1. Componimenti d’occasione (lettere di convenienza con richiesta di notizie a un amico,
biglietti di raccomandazione, inviti a cena, istruzioni a un servo). Riflessioni personali su temi morali
(insoddisfazione come punto di partenza per la ricerca della sapientia, intesa come strumento di cui
servirsi per risolvere i problemi). Eclettismo filosofico, poco importa la coerenza, epicureismo di
fondo, ma anche stoicismo. Autarkeia nella sfera individuale (urgenza di impiegare bene il tempo,
esasperazione del bisogno di indipendenza), metriotes nella sfera sociale (è opportuno sfruttare le
circostanze e coltivare le amicizie coi potenti), imminenza della morte e invito a godere di ogni
momento, inquietudine per non aver sfruttato abbastanza bene il tempo passato. Mobilità psicologica:
talora maturo ed esperto, talora vile.
Libro 2. Due epistole a tema letterario, in cui l’autore difende la sua opera dalle critiche. La prima è
indirizzata ad Augusto e tratta la superiorità dei poeti e l’eccellenza della poesia contemporanea. La
seconda è indirizzata all’amico Giulio Floro, con cui si scusa per la sua ultimamente scarsa
produzione poetica a causa di pigrizia, vecchiaia impegni sociali e preferenza per la filosofia.
Epistula ad Pisones/Ars poetica. Indirizzata a Lucio Calpurnio Pisone e ai suoi figli, cui espone
sistematicamente precetti di poetica (la teorizzazione della callida iunctura, l’idea della gran poesia
come frutto di ingenium + ars, la preferenza accordata al poeta che sa unire l’utile al dilettevole);
fornisce principi e norme delle poetiche classicistiche dall’Umanesimo al Settecento.
CORNELIO GALLO
Vita:
Iniziatore dell’elegia romana, poiché scrisse solo componimenti di questo tipo, la sua opera costituì
un punto di svolta rispetto ai neoteroi, conferisce a tale forma i suoi tratti caratteristici (impronta
autobiografica, benché poetica, passionalità, un’unica storia amorosa). Homo novus appartenente al
ceto equestre, nasce a Frejus (Francia), intraprende la carriera politica, diventa governatore d’Egitto,
viene accusato di superbia e mire troppo ambiziose, cade in disgrazia, viene condannato all’esilio e
alla confisca dei beni e si suicida.
Opere:
Amores. Raccolta di elegie in quattro libri sull’amore per Licoride (Volumnia, liberta, attrice di mimi
col nome di Citeride e amante di Bruto e Marco Antonio), frammenti, poesia neoterica di derivazione
alessandrina, mito, accentuazione dell’elemento soggettivo e passionale, espressione delle sue
sofferenze amorose.
TIBULLO (50-18 A.C.)
Vita:
Nasce a Pedum o a Gabi (Lazio), appartenente a una famiglia del rango equestre, segue Messalla
Corvino in Gallia e Asia Minore ed è ammesso nel suo circolo di cui fu il principale esponente.
Opere:
Corpus Tibullianum (30-20 a.C.). Raccolta di poesie in distici elegiaci (tranne III, 7 che è in
esametri) in 3 libri, autenticità dubbia.
Caratteri. Temi (poi ripresi da Ovidio): servitium amoris, infedeltà, contrapposizione amore-
ricchezze, rifiuto della vita militare, immaginazione del momento della morte confortato dalla
presenza dell’amata. Rielaborazione letteraria del vissuto, che però è inafferrabile, poiché mischiata
con elementi inventati, fittizi, convenzionali: chi parla è un personaggio, non l’autore! Delia: meno
evanescente, braccia morbide, capelli lunghi biondi, infedele. Nemesi: ‘vendetta’ (del poeta che ha
sostituito Delia), cortigiana avida di denaro, domina dura e capricciosa. Poesia come evasione e
rifugio in campagna.
Stile. Struttura compositiva aperta (basata sulla successione di temi diversi, legati per mezzo
dell’associazione di idee), monologo interiore o dialogo immaginario, stile semplice, limpido,
elegante, tono misurato e medio, il distico ha spesso autonomia sintattica, dislocazione dell’aggettivo,
ripetitività, impressione di dolcezza e mollezza.
Libro 1. 5 elegie per delia, 3 per Marato, 2 non svolgono temi erotici. Originalità: poesia pederotica,
variazione di un tema convenzionale! Modelli: Callimaco, epigramma greco, poesie properziane.
Elegia 1. Amore per Delia e ideale di vita agreste. Problema topico della scelta di vita:
esistenza povera, politicamente disimpegnata, confortata dall’amore vs. vita militare
inconciliabile con l’amore e la tranquillità, ma ricca.
Elegia 2. Amore per Delia e ideale di vita agreste.
Elegia 3. Amore per Delia e ideale di vita agreste. Il poeta, ammalatosi durante una
spedizione, rimpiange l’età dell’oro e immagina il ritorno a casa e l’incontro con Delia.
Elegia 4. Amore per Marato.
Elegia 5. Amore per Delia.
Elegia 6. Amore per Delia.
Elegia 7. Compleanno di Messalla.
Elegia 8. Amore per Marato.
Elegia 9. Amore per Marato.
Elegia 10. Esaltazione della pace e ideale di vita del poeta. Guerra e avidità di ricchezze vs.
pace e austerità dei costumi.
Libro 2. Elogio della vita dei campi e amore. Il poeta ama Nemesi, fonte di inquietudine e sofferenza.
Servitium amoris.
Elegia 1. Descrizione degli Ambarvalia.
Elegia 2. Compleanno di Cornuto.
Elegia 3. Amore per Nemesi.
Elegia 4. Amore per Nemesi.
Elegia 5. Ingresso di Messalino in un collego sacerdotale.
Elegia 6. Amore per Nemesi.
Libro 3. Solo 19 e 20 tibulliani, 7 (Panegirico di Messalla) FORSE tibulliano, unico in esametri.
Elegie 1-18. Elegie spurie.
Elegia 19. Amore per un’anonima puella infedele. Dichiarazione d’amore.
Elegia 20. Amore per un’anonima puella infedele. Epigramma sull’infedeltà.
PROPERZIO (50-15 A.C.)
Vita:
Nasce ad Assisi, quando è ancora bambino il padre muore e la famiglia viene privata di quasi tutto a
causa delle confische terriere post guerre civili, va a Roma, conosce l’amico Tullo, entra nel circolo
di Mecenate
Opere:
4 libri di elegie d’amore per Cinzia, dedicati a Tullo e Mecenate, suo patrono e protettore (30-15
a.C.).
Caratteri. Mix tra esperienze autentiche e fantasie poetiche, il poeta è più intenso e appassionato, le
donne più vive e concrete, passaggi da un tema all’altro per associazione di idee e cambi di
interlocutore più bruschi, stile più elaborato e ricercato (cfr. Tibullo); riferimenti mitologici per far
sfoggio di erudizione, per proiettare la sua storia personale su un piano più alto, trasfigurandola,
sublimandola, sottraendola alla banalità del quotidiano.
1. Libro 1. Monobiblos (‘libro unico’), 22 elegie d’amore per Cinzia; nel proemio, l’autore si
presenta come innamorato infelice e schiavo della donna e chiede aiuto alla magia e agli amici;
nesso tra sofferenze amorose e produzione poetica; motivo della scelta di vita, cui Properzio
collega un discorso di poetica: una vita dedicata all’amore comporta il rifiuto dei generi alti e
la preferenza per un’arte tenue, raffinata, delicata, gradita alla donna e che sappia parlare ai
giovani innamorati; Properzio ammette che la sua scelta di vita sia moralmente discutibile.
2. Libro 2. 40 elegie, dedica a Mecenate, rifiuto di scrivere un poema epico storico, scelta di
vita, intenzione di cantare Augusto quando l’età gli precluderà l’amore; temi erotici, paragoni
mitici, ritiro di una proposta di legge matrimoniale di Augusto che avrebbe costretto il poeta
sposarsi e lasciare Cinzia.
3. Libro 3. 25 elegie, nuovi temi, forse per esaurimento della topica erotica, forse per le
sollecitazioni di Mecenate, celebrazione di Augusto, compianto per la morte del nipote del
principe Marcello, esaltazione della vittoria di Azio e descrizione di cleopatra (cfr. donne
terribili del mito) l’integrazione difficile di Antonio La Penna; il libro si chiude con le 2
elegie del discidium (‘rottura, separazione’), addio a Cinzia, libertà, abbandono della poesia
d’amore.
4. Libro 4. 1 proemio: proposito di dedicarsi alla celebrazione di Roma, senza sconfessare
quanto fatto prima; contrapposizione tra rifiuto dell’epica e mantenimento dell’elegia, da
erotica ad eziologica (emula gli Aitia di Callimaco); recusatio: Properzio immagina che un
astrologo lo metta in guardia da tale progetto troppo ambizioso (forze impari e vocazione alla
poesia d’amore; 2-10 elegie romane, di cui 5 eziologiche; le altre sono elegie erotiche +
novità: 3 è una lettera d’amore di Aretusa allo sposo Licota trattenuto in Oriente dalla guerra,
5 è un’invettiva vs. mezzana, in 7 il fantasma di Cinzia appare in sogno al poeta poco dopo la
morte e lo rimprovera di averla tradita e dimenticata, in 8 Cinzia è impegnata in un’avventura
amorosa fuori Roma, il poeta organizza una cosa a tre per vendicarsi, ma cinzia torna e manda
a monte il piano.
OVIDIO (43 A.C.-18 D.C.)
Vita:
Nasce a Sulmona (Abruzzo) da una famiglia di rango equestre, frequenta scuole di retorica a Roma e
in Grecia, intraprende la carriera politica, ma subito l’abbandona per dedicarsi alla poesia, entra nel
circolo di Messalla Corvino, pubblica elegie e riscuote successo, viene relegato a Tomi (Costanza) da
Augusto a causa di due colpe (una poesia, ovvero l’Ars amatoria, per la quale è accusato di esser
maestro di osceno adulterio, e un errore, forse la scoperta di qualcosa riguardante lo scandalo in
seguito al quale Giulia Minore, nipote di Augusto, viene relegata nelle Tremiti) e v rimane per 10
anni fino alla morte.
Opere:
Amores (20 a.C.). 50 elegie in 5 libri, successivamente rielaborata in 3, sulla storia d’amore con
Corinna (personaggio letterario). Filone erotico-soggettivo. Modelli: Cornelio Gallo, Tibullo e
Properzio. Temi: servitium amoris, infedeltà, militia amoris, contrapposizione amore-ricchezza,
deplorazione dell’avidità e incostanza delle belle donne, ricorso a exempla mitologici. Variazioni:
distacco intellettualistico dalla materia amorosa, ricerca di effetti scherzosi, ironia e autoironia.
Concezione dell’amore non come passione, ma come esercizio galante, gioco stimolante e divertente
da cui trarre emozioni superficiali. Ribaltamento di atteggiamenti e temi tradizionali (amore per due
donne contemporaneamente, attrazione per tutte le donne indistintamente).
Heroides (15 a.C.). 21 lettere d’amore in distici elegiaci di eroine del mito. Due gruppi: 15 di figure
femminili + 6 di figure maschili con annessa risposta. Filone erotico-mitologico. Volontà di rinnovare
una materia già molto sfruttata, desublimazione di personaggi mitici, ridotti a una dimensione
quotidiana.
Ars amatoria (1 a.C.-1 d.C.). Poemetto in distici elegiaci in tre libri con intento precettistico, dedicato
a uomini e donne che desiderano avere successo in amore. Elegia amorosa + epica didascalica (non
esametro, ma schemi e convenzioni). Quadro realistico della società galante del tempo, di coloro che
adottano uno stile di vita moderno, agiato, raffinato, libero e spregiudicato vs. mos maiorum augusteo,
ma con precauzioni. L’amore di cui Ovidio si fa portavoce è una negazione o, meglio, una
simulazione dell’amore elegiaco: no sentimenti, ma finzione e inganno come strumenti di conquista.
1. Libro 1. Dedicato agli uomini. Precetti sulla scelta della donna da conquistare e sulle tecniche
di seduzione. Elogio di Augusto.
2. Libro 2. Dedicato agli uomini. Tecniche per far durare una relazione.
3. Libro 3. Dedicato alle donne (liberte IMPO: non riguarda le fanciulle non sposate e le
matrone!). Sulle caratteristiche che una donna deve avere per piacere a un uomo.
Remedia amoris. Libro in versi sulle terapie da attuare per liberarsi di un amore non corrisposto.
Medicamina faciei femineae. Consigli e ricette di cosmesi.
Fasti (sott. dies) (1-8 d.C.). Elegie eziologiche in 12 libri, di cui solo 6 effettivamente scritti. Modelli:
Aitia di Callimaco e Properzio. Seguendo il calendario, Ovidio si sofferma sulle ricorrenze e festività,
illustrando i fatti leggendari o storici che ne sono all’origine. Carattere erudito, gusto alessandrino,
nozioni di astronomia, usanze, tradizioni e credenze popolari, aneddoti, favole, episodi della storia di
Roma, apostrofi ad Augusto e al lettore, dialoghi con divinità che forniscono spiegazioni alle
domande dell’autore. Monotoni e pesanti.
Metamorfosi. Poema epico mitologico in esametri in 15 libri, non riceve l’ultima mano a causa
dell’esilio. Impostazione cronologica dal caos originario all’età contemporanea + dislocazioni
temporali nel mezzo. Modello: Teogonia di Esiodo, Ovidio è il primo a fare una cosa di questo tipo
in latino. Unità elementari della narrazione sono i singoli episodi, che Ovidio connette in vari modi
onde evitare la monotonia; egli cerca di rendere naturali i passaggi. Tecnica del racconto nel
racconto: la narrazione principale viene interrotta e poi ripresa, i personaggi narrati divengono
narranti. Motivo unificatore della metamorfosi.
Rapporto coi modelli. Intertestualità, arte allusiva. Epica eroica: Argonautiche di Apollonio Rodio,
Odissea di Omero, Eneide di Virgilio peregrinazioni di Enea, leggende italiche, storia romana,
volontà di esaltazione dello spirito nazionale (nascita e sviluppo dell’Impero romano come punto
conclusivo dell’evoluzione del mondo, omaggio ad Augusto). Poesia didascalica (Lucrezio):
creazione del mondo, discorso di Pitagora (esposizione delle dottrine pitagoriche, teoria dell’universo
in continua trasformazione, che consegna un futuro sempre nuovo, insufficiente a conferire all’opera
una prospettiva filosofica).
Personaggi. Generici, non complessi. Monologo come strumento di indagine psicologica.
Ridimensionamento delle divinità, colte nella loro dimensione privata. Il narratore è l’unico
personaggio presente dall’inizio alla fine, non è impersonale/oggettivo, ma interviene di tanto in tanto
a commentare il racconto (non esprime simpatie o emozioni, bensì pone in rilievo l’eccezionalità
degli eventi e l’abilità artistica con cui vengono narrati).
Forma. Limpidezza e armonia, toni, modulazioni e registri vari, lingua e stile elevati, ma facili e
fluidi, talvolta sovrabbondanti, abilità suprema nell’uso della parola che rivelano la formazione
retorica dell’autore.
Libri 1-2. Dalle origini del mondo al diluvio universale.
Libri 3-11. Età eroica.
Libri 12-14. Età della guerra di Troia.
Libro 15. Età di Roma.
Medea. Tragedia scritta prima dell’esilio e ben accolta dai contemporanei.
Tristia (9-12 d-C.). Corpus di centinaia di elegie di lamento per l’esilio in cinque libri. Prive di
destinatario per il timore di compromettere gli amici.
Epistulae ex Ponto. Epistole dal mar Nero in quattro libri, l’ultimo dei quali pubblicato postumo, in
cui Ovidio descrive la sua condizione di esule e la sua speranza di ottenere la grazia dell’imperatore
o il trasferimento in una sede meno inospitale e più vicina a Roma. Indirizzate a varie persone (la
terza moglie del poeta rimasta a Roma, parenti e amici, tra cui personaggi influenti). Monotonia per
la ripetitività ossessiva dei temi, documento di un dramma umano, poesia come unica ragione di vita
rimasta, sede di sfoghi, speranze, sollievo, consolazione.
Ibis (uccello egizio e opera di Callimaco). Poemetto in distici.
Dira (‘maledizione, imprecazione’). Violenta invettiva contro un nemico calunniatore e traditore.
Halieuticon. Frammento di opera didascalica sui pesci e l’arte della pesca, attribuzione incerta.
TITO LIVIO (59 A.C.-17 D.C.)
Vita:
Nasce a Padova, città famosa per i costumi austeri e le tendenze conservatrici che lo influenzano non
poco, dedica la sua intera vita all’attività letteraria e, dal momento che non ebbe protettori, né ricoprì
magistrature o incarichi pubblici, è probabile che egli provenisse da una famiglia agiata. Nel 30 a.C.,
si reca a Roma per svolgere ricerche per la sua opera, con cui attira l’attenzione e l’amicizia di
Augusto, che gli affida la formazione del nipote e futuro imperatore Claudio. Nonostante la simpatia
per Pompeo e l’ostilità verso Cesare, Livio non è un oppositore del principato, ma il pessimismo con
cui nella prefazione della sua opera accenna all’età contemporanea è indice del fatto che non lo
ritenesse la soluzione alla crisi della repubblica. Muore a Padova.
Opere:
Ab urbe condita libri (27 a.C.). 142 libri di cui 35 conservati sulla storia di Roma dalla fondazione.
Impostazione annalistica, suddivisione in decadi e in sezioni corrispondenti alle fasi della
pubblicazione e precedute da una prefazione. L’ampliarsi del racconto a mano a mano che ci si
avvicina ai tempi più recenti è tipico dell’annalistica e dimostra come Livio non avesse un piano
dell’opera stabilito fin dall’inizio. Pubblicazione a sezioni e pubbliche letture. Compendi, sommari,
Periochae.
Fonti. Livio basa la sua opera unicamente su quelle dei predecessori, senza affrontare ricerche di
prima mano o consultare documenti originali. Le fonti sono gli annalisti romani per la prima decade,
la monografia di Celio Antipatro e Polibio per la terza, Polibio, gli annalisti e le Origines di
Catone per la quarta e la quinta decade. Livio tiene presenti più testi, ma ne segue solo uno. Il suo
apporto originale consiste unicamente nell’elaborazione letteraria, nell’impostazione didascalica,
morale e patriottica, in critiche, apprezzamenti o formule con cui dichiara di non poter garantire per
quanto scritto. L’impiego di più fonti, l’estensione cronologica dell’opera e la sua pubblicazione a
sezioni sono causa di errori (sovrapposizioni, raddoppiamenti, versioni contrastanti di uno stesso
fatto, fraintendimenti soprattutto a livello militare e geografico).
Finalità. Nella prefazione generale dell’opera, Livio si augura che dal racconto veritiero e imparziale
della storia ogni lettore possa trarre in insegnamento morale. egli intende dimostrare che la grandezza
di Roma è legata al possesso delle virtù che compongono il mos maiorum (pietas, fides, libertas,
concordia, iustitia, clementia, disciplina, prudentia, frugalitas, pudicitia, gravitas). Le caratteristiche
più note e criticate dell’opera liviana sono il patriottismo, la celebrazione e l’idealizzazione del
passato, che comportano consapevoli distorsioni dei fatti.
Stile. Padronanza dei mezzi retorici ed espressivi, uso moderato delle tecniche della storiografia
tragica che si propone di impressionare il lettore. Organizzazione dei materiali in episodi
artisticamente unitari, con un inizio, uno svolgimento e una fine, che non costituiscono quadri
staccati, bensì si inseriscono nel flusso narrativo. Livio cerca di ovviare alla monotonia dettata dalla
successione di eventi simili introducendo elementi di varietà e interesse umano, oltre che motivi
stereotipati e discorsi con la duplice funzione di illustrare una situazione e caratterizzare un
personaggio che parla. Stile non uniforme, abbondante, fluente e dolce, talvolta prolisso. Nelle parti
più artisticamente elaborate, prevale lo stile ciceroniano (periodi ampi, ricchi di subordinate e costrutti
participiali) vs. stile semplice e dimesso (frasi brevi e concise, ellissi del verbo essere). Coloritura
arcaica e poetica dei primi libri, che si fa via via più moderata, fino a scomparire, dovuta all’intento
di nobilitazione e all’influenza delle fonti.
Libro 1. Prefazione generale, età monarchica e istituzione della repubblica. Materiale
leggendario, interesse antiquario, conquiste territoriale, organizzazione interna dello Stato,
storia della monarchia come istituzione (aspetti negativi fino alla degenerazione in tirannide).
Libri 2-5. Guerre contro popolazioni straniere, lotte patrizi vs. plebei e prime conquiste della
plebe.
Libri 6-10. Prefazione alla sezione, espansione romana in Italia, ascesa della plebe e suo
accesso al consolato (leggi Licinie-Sestie).
Partecipazione e ammirazione per la graduale crescita di Roma attraverso il superamento di
prove a cui un superiore disegno provvidenziale la sottopone, per renderla tanto forte da
dominare il mondo e moralmente degna da guidarlo.
Libri 11-20. Guerra vs. Pirro e prima guerra punica.
Libri 21-30. Prefazione alla sezione, seconda guerra punica. La prima metà racconta le
difficoltà dei Romani dallo scoppio della guerra all’assedio di Siracusa, la seconda la ripresa
romana e la vittoria finale di Scipione, che porta la guerra su suolo nemico. Ritratto sallustiano
(elenco di vizi e virtù) di Scipione, opposto ad Annibale.
Libri 31-45. Prefazione alla sezione, vicende interne e guerre in Italia, Spagna e Oriente fino
al trionfo di Lucio Emilio Paolo sul re macedone Perseo a Pidna. La politica estera di Roma
si avvia a diventare imperialistica. Come già Sallustio, Livio sottolinea come l’accresciuto
benessere materiale abbia influito negativamente sugli austeri costumi di un tempo. Clementia
e generosità dei Romani come giustificazione per le guerre espansionistiche.
Libri 46-142. Vicende di politica interna ed estera.
Dialoghi filosofici.
Orazioni.