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MARCO TERENZIO VARRONE

LA VITA
Marco Terenzio Varrone nacque a RIETI nel 116 a.c. e fu allievo del
FILOLOGO→ ELIO STILONE; e del FILOSOFO→ ANTIOCO di ASCALONA.
Nel corso della sua vita affiancò: PASSIONE PER L’ERUDIZIONE e ATTIVA
PARTECIPAZIONE POLITICO-MILITARE.
Fu infatti: Questore/Tribuno della Plebe/ Pretore; per poi partecipare alla
BATTAGLIA in DALMAZIA nel 78-77 a.c, e poi ancora alla BATTAGLIA
CONTRO SERTORIO.
Nella GUERRA CIVILE: fu LEGATO di POMPEO, ma nonostante ciò,
CESARE (conquistato il potere) lo perdonò e gli affidò il grandioso compito di
organizzare una grande BIBLIOTECA a ROMA.

Dopo la morte del dittatore, nel 43→ il suo nome fu inserito nelle liste di
PROSCRIZIONE pubblicate da MARCO ANTONIO(simpatizzante dei
cesaricidi), ma egli si salvò grazie all’intercessione di un amico.

Da allora, VARRONE→ visse per altri 16 anni proseguendo fino all’ultimo


nella sua attività letteraria. MORI’ → nel 27 a.c;

OPERE:
VARRONE→ scrisse un numero infinito di OPERE. I suoi interessi spaziarono
quasi in ogni campo del sapere:
1) dalla RICERCA ERUDITA e ANTIQUARIA alla→ FILOLOGIA e agli
STUDI LINGUISTICI e LETTERARI;
2) dalla STORIA alla → alla FILOSOFIA/alle DISCIPLINE SCIENTIFICHE.

Di questa straordinaria POLIGRAFIA sono pervenuti a noi solo:


1) L’intero DE RE RUSTICA (integro-3 libri)
2) 6 libri su 25 del DE LINGUA LATINA;

LE OPERE ANTIQUARIE e FILOLOGICHE

Gli interessi filologici e letterari accompagnarono Varrone fin dalla Giovinezza:


● Il DE ANTIQUITATE LITTERARUM, che affrontava problemi di STORIA
dell’ALFABETO LATINO e deve essere stato pubblicato prima della MORTE
di ACCIO (prima degli anni 80) → cui è DEDICATO.
Tuttavia le SUE OPERE + IMPEGNATIVE FURONO COMPOSTE DOPO I
SESSANT’ANNI :
● LE ANTIQUITATES
● IL DE LINGUA LATINA.
= cioè le 2 opere filologiche.

1) Nelle ANTIQUITATES→ di cui ci restano solo frammenti, trovava


ILLUSTRAZIONE e ORDINE quasi tutto il PATRIMONIO
MITICO/TRADIZIONALE/RITUALE/ISTITUZIONALE della CIVILTA’
LATINA.
- Essa si articola in 2 PARTI: la PRIMA, “RES HUMANAE”,
suddivisa in 4 ESADI(gruppi di 6 libri) che trattavano degli uomini,
dei luoghi, dei tempi, delle cose; la SECONDA, invece, “RES
DIVINAE” era suddivisa in 5 TRIADI(gruppi di 3 libri), in cui la
MATERIA era organizzata secondo lo stesso criterio della
prima parte (uomini/luoghi/tempi/cose) con l’aggiunta di una
QUARTA SEZIONE DEDICATA agli DEI.

Quest’opera ci è nota per lo più dalle CITAZIONI dei CRISTIANI, che fecero
di VARRONE= il RAPPRESENTANTE e DIFENSORE della CIVILTA’
PAGANA, contro cui essi si BATTEVANO.
Sappiamo appunto dai cristiani che VARRONE nelle “RES DIVINAE”
distingueva 3 MODI di CONCEPIRE la DIVINITA’ ossia:
● una TEOLOGIA FAVOLOSA, comprendente i RACCONTI MITICI e le
LORO RIELABORAZIONI POETICHE;
● una TEOLOGIA NATURALE, cioè l’insieme delle TEORIE DEI
FILOSOFI sulle DIVINITA’;
● una TEOLOGIA CIVILE, che concepisce la DIVINITA’ nel RISPETTO di
un'ESIGENZA POLITICA ed è quindi UTILE ALLO STATO;
(E’ proprio contro questa tripartizione delle fedi, di matrice stoica, che si
scagliano i cristiani).

Per VARRONE→ infatti, la RELIGIONE, con i suoi culti e i suoi rituali, è


fondamentalmente una CREAZIONE degli UOMINI, dove il POPOLO deve
rimanere FEDELE alla “TEOLOGIA FAVOLOSA” mentre quella
“NATURALE” deve restare in possesso degli INTELLETTUALI e della
CLASSE DIRIGENTE perché se diffusa tra il VOLGO, potrebbe rimanere il
CONCETTO della “SANTITA’” delle ISTITUZIONI.
Inoltre→ oltre alla TEOLOGIA, in VARRONE, anche la STORIA occupa una
POSIZIONE di RILEVANZA: /infatti/

- Secondo la CONCEZIONE VARRONIANA della STORIA ROMANA:


Roma, sarebbe ASSURTA al RUOLO di GRANDE POTENZA per aver
saputo AMALGAMARE e UTILIZZARE AL MEGLIO una SERIE di
APPORTI DIVERSI.

Varrone è → infatti, anche il PRIMO GRANDE STUDIOSO delle ANTICHE


CIVILTA’ ITALICHE, soprattutto di quella ETRUSCA, ma i suoi interessi però
sono DIVERSI da quelli degli STORICI. In quanto a lui, non interessano le
battaglie/le gesta/le lotte politiche.

Il SUO PUNTO di VISTA è quello:


- delle ISTITUZIONI
- delle TRADIZIONI
- anche delle MENTALITA’ → “è la storia collettiva del popolo romano,
sentito come un organismo unitario in evoluzione”.

LE OPERE FILOLOGICHE SU PLAUTO:

VARRONE, si dedicò anche al TEATRO ARCAICO e in particolare di


PLAUTO→ di cui, trattò in 2 OPERE:
- le QUAESTIONES PLAUTINAE→ una sorta di commento linguistico-
grammaticale alle commedie plautine.
- il DE COMOEDIIS PLAUTINIS→ in cui affrontò il problema delle
numerosissime commedie attribuite a Plauto.

Già ELIO STILONE→ aveva ridotto il numero delle commedie da 130 a 25,
ma VARRONE compilò un CATALOGO + SISTEMATICO, DIVIDENDO IN 3
GRUPPI LE COMMEDIE TRAMANDATE sotto il NOME di PLAUTO:
1) le sicuramente SPURIE= 90
2) le INCERTE = 19
3) le 21 SICURAMENTE PLAUTINE, quelle che a noi sono pervenute.

A quanto pare, per l’attribuzione Varrone si affidava alla sua SENSIBILITA’


per LA LINGUA e per lo STILE DI PLAUTO.
IL DE LINGUA LATINA

La SENSIBILTA’ per lo STILE e l’INTERESSE per i fatti LINGUISTICI


portarono lo stesso Varrone, ad occuparsi anche della LINGUA LATINA
e tra il 47 e il 45 a.c scrisse il → DE LINGUA LATINA.

Il DE LINGUA LATINA= era una TRATTAZIONE SISTEMATICA di


GRAMMATICA LATINA, che muovendo dai PROBLEMI di ORIGINE della
LINGUA e di ETIMOLOGIA, affrontava poi:
MORFOLOGIA/SINTASSI/STILISTICA.

Dei LIBRI SUPERSTITI(che ci restano/ V-X) →


● I primi 3 sono DEDICATI all’ ETIMOLOGIA;
● gli altri 3 (VIII-X), affrontano la questione se nei fenomeni linguistici
debba prevalere l’ANOMALIA(ossia la varietà e la libertà di
innovazione giustificata dall’uso-in latino consuetudo) o l’ANALOGIA
(ossia la norma, la regolarità-in latino ratio).

Diciamo che:
Le ETIMOLOGIE VARRONIANE sono spesso bizzarre e fantasiose,
fondandosi sull’IDEA di MATRICE STOICA→ che, i NOMI delle COSE
contengono in sé una VERITA’ RECONDITA: cioè che i segni linguistici non
siano arbitrari ma motivati.

Mentre, nella vivace CONTESA tra ANALOGISTI e ANOMALISTI, Varrone


tentò anche un equilibrata CONCILIAZIONE= fondata sulla
COMPLEMENTARITA’ tra analogia/anomalia e additò l’ideale linguistico in
un’apertura alle INNOVAZIONI.

LE OPERE BIOGRAFICHE:

Varrone praticò anche il GENERE della BIOGRAFIA. Nelle “Imagines”


(Ritratti) raccolse 700 RITRATTI di PERSONAGGI FAMOSI del MONDO
GRECO e del MONDO ROMANO, suddivisi per CATEGORIA (re e statisti,
poeti e filosofi, sacerdoti, danzatori). Di ciascun personaggio era fornito un
RITRATTO FIGURATIVO, accompagnato da un breve EPIGRAMMA che
caratterizzava il PERSONAGGIO.
LE SATURAE MENIPPEAE (sono un insieme di satire latine, di derivazione
arcaica→ Lucilio)

VARRONE→ nella storia letteraria latina, non occupa soltanto un posto di


raccoglitore e ordinatore ( ma fu anche autore di opere *originali*) , le sue
SATURAE MENIPPEAE: quasi del tutto perdute, devono essere state un
MODELLO IMPORTANTE per opere come : l’APOKOLOKYNTOSIS di
SENECA e il SATYRICON di PETRONIO.

● Il NOME→ indica che Varrone si ispirava al filosofo greco: MENIPPO


di GADARA(vissuto nel 3°secolo a.c) che aveva composto SATIRE
ispirate alla FILOSOFIA CINICA, rompendo con le TRADIZIONI
ARISTOCRATICHE della CULTURA GRECA.

● Queste SATIRE→ erano in PROSIMETRO ( un misto di prosa e versi,


come sarà il Satyricon) e i TEMI erano quelli della SATIRA POLITICA
e di COSTUME.

● I TITOLI → sono in GRECO come:


1) MARCIPOR ( tratta della descrizione di un viaggio) o
MARCOPOLIS, che doveva contenere la descrizione di una città
utopica.
2) il SEXAGESIS era l’avventura di un giovane che, addormentatosi
di un sonno lunghissimo, durato 60 anni, trovava al suo risveglio
una Roma tutta cambiata in peggio.
3) il TRIKARANOS ( il “mostro a 3 teste”) era un violenta
aggressione al primo triumvirato. (triumvirato= l’accordo politico
del 60 a.c tra Cesare, Pompeo e Crasso)

● Per quanto riguarda il LINGUAGGIO→ era COLORITO e PRIVO di


INVENTIVA, ma abbondante di ARCAISMI/VOLGARISMI/GRECISMI.

IL DE RE RUSTICA

SCRITTI→ nel 37 a.c i RERUM RUSTICARUM LIBRI o il DE RE RUSTICA,


in 3 LIBRI della FORMA DIALOGICA, sono l’UNICA OPERA di VARRONE
ad esserci GIUNTI nella SUA COMPLETEZZA.
Il libro I → tratta propriamente dell’agricoltura ed è dedicato a Fundania, moglie di
Varrone, che ha comprato un podere, chiedendo al marito di guidarla nella
conduzione.

Il libro II→ dedicato ad un allevatore di bestiame, Turranio Nigro, tratta


dell’allevamento.

Il III libro→ dedicato a un vicino di campagna, Quintino Pinnio, si occupa


dell’allevamento di animali da cortile, di api e di pesci.

Nel DIALOGO→ intervengono diversi personaggi, tra i quali: lo stesso VARRONE


e TITO POMPONIO ATTICO.

LA VILLA DI VARRONE:

La CONCEZIONE VARRONIANA→ della PRODUZIONE AGRICOLA


accentua tendenze già presenti in CATONE, col cui trattato sull’agricoltura,il
confronto viene spontaneo.

Varrone ha in mente→ villae e latifondi di + vaste dimensioni, sfruttati attraverso


l’uso intensivo della manodopera servile.

LA VILLA VARRONIANA→ riserva spazio a PRODUZIONI LUSSUOSE ed


ELEGANTI che rispondono alle RICHIESTE del MERCATO CITTADINO; il
RESTO è impiegato per FORME di PRODUZIONE e di ALLEVAMENTO su
VASTA SCALA.

Nella VILLA di VARRONE→ si incontrano UTILITA’ e PIACERE/ utilitas e


voluptas dell’agricoltura. Tale convergenza esprime l’autoconsapevolezza
di un CERTO PROPRIETARIO APERTO→ alla DINAMICA
ECONOMICA/COMMERCIALE e ai nuovi BISOGNI che questa INDUCE.

Si capisce che → IL VERO PROPOSITO DELL’OPERA è quello di dare una


SODDISFACENTE IMMAGINE di 'SÉ al SIGNOROTTO di CAMPAGNA,
desideroso di VEDERE un DIGNITOSO MODELLO di VITA piuttosto che
IMPARARE le TECNICHE NECESSARIE alla LAVORAZIONE della TERRA
e dell’ALLEVAMENTO di ANIMALI.
Questa DESTINAZIONE = influisce significativamente sulla FORMA del
DISCORSO, che spesso si apre a DIGRESSIONI e, sullo STILE +
ARTEFATTO e MENO TRASCURATO di quello del DE LINGUA LATINA.

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