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L’ILLUMINISMO in FRANCIA

CARATTERISTICHE DELL’ILLUMINISMO

Che cos’è l’Illuminismo?


L’Illuminismo è un movimento culturale, sociale e politico nato nel ‘700.
Il filosofo Kant è uno dei primi filosofi che parla di "Illuminismo"; questo viene letteralmente definito come un
periodo di "rischiaramento" inteso come il progresso dell'uomo dalle tenebre verso la "luce". Il termine
stabilisce anche la rottura con i secoli precedenti durante i quali il progresso verso la luce veniva rivelato dalla
religione mentre ora questo avviene attraverso la ragione e la scienza.
Il centro intellettuale dell'illuminismo e la Francia, tra fine del Seicento e la fine del Settecento ma si diffonderà
in tutta Europa.

Pensiero illuminista
--L'ammirazione per la scienza e il metodo scientifico sono alla base del pensiero illuminista

--La ragione diventa l'unica guida possibile. Vengono studiate anche altre materie, come la storia, che viene
analizzata secondo una nuova luce ma anche le arti e le tecniche.

--Fiorisce la ricerca tecnico-scientifica che porta a nuove invenzioni.

--Un altro campo di riflessione per gli illuministi è la società: gli intellettuali propongono riforme liberali per gli
stati politicamente assolutisti e i loro princìpi vengono aspramente criticati, rinnegando il cosiddetto "ancien
regime" (antico regime). Il pensiero politico illuminista pone le basi per le successive rivoluzioni europee.

--Gli illuministi sono caratterizzati da un profondo spirito critico per i sistemi politici in cui essi vivono. Non
tutti gli illuministi si trovano sempre d'accordo tra loro, ma nessuno di loro rifiuta di esprimere liberamente il
proprio pensiero, altra caratteristica del pensiero illuminista.

--Altro punto fondamentale per gli illuministi è la lotta contro le religioni rivelate, le quali potevano
rappresentare l'oscurantismo e la superstizione, capaci di imporre pratiche assurde anche tramite la violenza. Gli
illuministi predicano la tolleranza e la libertà di culto.

--Inoltre, non tutti rinunciano al credo di Dio, ma spesso esso viene interpretato come un creatore-ordinatore.
Queste tematiche (ad esempio il discorso tra atei e i credenti) sono fonte di discussione positiva per gli illuministi.

I PHILOSOPHES

Il filosofo è una figura che crede nel primato dell’intelletto ma allo stesso tempo è un uomo calato nel mondo
che si relaziona con la società. I philosophes non sono un gruppo di persone con un pensiero uniforme, ma sono
spesso in disaccordo e provenienti di classi sociali molto diverse.

Gli autori maggiori sono Montesquieu, Voltaire, Diderot e Rousseau.

Altri illuministi importanti:


- Fontenelle
Fontenelle è tra i primi illuministi, sostenitore delle scienze e dello spirito critico. Crede nel progresso e nella
lotta contro la superstizione, è convinto che la ragione trionfi in ogni campo.
- Condillac
Si interessa al tema della conoscenza e indaga le sensazioni umane.

- Helvetius
Si dedica agli studi sull’uomo, sviluppando una teoria utilitarista e materialista e pone al centro la ricerca del
piacere.

- Buffon
Si dedica agli studi di biologia e di storia naturale applicando il metodo scientifico in modo rigoroso.

- D’Alembert
Figlio illegittimo abbandonato alla nascita, lega il proprio nome all’Encyclopedie ma è soprattutto matematico e
fisico. Nel Discorso preliminare al primo volume dell’Encyclopedie si nota una sintesi dell’intero pensiero
illuminista legato al lavoro enciclopedico. D’Alembert sostiene che il merito principale dei philosophes è
soprattutto quello di educare alla libertà di pensiero, di essere contro i sistemi filosofici rigidi e chiusi e di
basare i propri convincimenti sulle esperienze naturali.
D’Alembert è un deista: sostiene che esiste una divinità creatrice che è all’origine delle leggi naturali ma rifiuta
le religioni rivelati e ogni tipo di superstizione, costume o ritualità connessi alla fede.

MONTESQUIEU
Uomo di educazione borghese, Montesquieu è uno dei principali pensatori dell’Illuminismo.

Le lettere persiane
Diventa famoso nel 1721 con le Lettres persanes un romanzo epistolare dissacrante che presenta riflessioni sulla
politica e sulla società. Questo romanzo parla di due giovani persiani che osservano dalla loro prospettiva
distaccata i costumi francesi, il sistema politico, le pratiche religiose e la corte. È un romanzo dal tono satirico
(ma comunque moderato) nel quale Montesquieu critica la politica e la morale della Francia.
Quest’opera ha molto successo e Montesquieu vive un periodo di vita mondana frequentando i migliori salotti di
Parigi. Viaggia molto e compie molte osservazioni, in cui emerge il suo spirito critico.

Considerazioni sulle cause della grandezza dei Romani e della loro decadenza
Opera letteraria e storica scritta una volta tornato in Francia in cui cerca di trovare un criterio unitario per
spiegare la storia del popolo romano.

Lo spirito delle leggi


È probabilmente il suo lavoro più importante: si propone di risalire ai princìpi della giurisdizione delle leggi. Ha
studiato i Romani e le loro ricerche di diritto e politica, poi è stato in Inghilterra dove ne ha apprezzato la
libertà. Dalle sue osservazioni dei viaggi cerca di individuare le leggi all’origine dei vari ordinamenti e
organizzarle.
È composto da 19 libri. Definisce i principi fondamentali e descrive come sono stati messi in pratica dagli
uomini nelle varie epoche, nei vari Stati e che forme di governo ne sono derivate.
Temi fondamentali:
- Le leggi sono proprie di un popolo e non possono adattarsi a un altro

- Afferma che ci sono due tipi di legge:


A. Leggi della natura – regalano il rapporto tra gli uomini
B. Leggi dei vari stati
Individua tre forme di governo:
 repubblicano (potere va al popolo)
 monarchico (governa uno solo con le leggi stabilite)
 dispotico (governa uno solo senza leggi).

La Monarchia necessita dei cosiddetti “poteri intermedi”, ovvero della nobiltà: essa, infatti, è necessaria per
controllare e delimitare il potere del Principe.

È necessario mantenere distinti i poteri legislativo (quello di fare le leggi), esecutivo (quello di attuarle) e
giudiziario (giudicare e punire chi infrange le leggi).
Se il potere legislativo ed esecutivo è detenuto da una sola persona nessuno può controllare che questa persona
non metta in atto leggi che opprimono il popolo.
Se quello giudiziario e quello legislativo è detenuto da una stessa persona egli può fare quello che vuole,
promuovendo o eliminando a sua scelta persone del popolo.
Se quello giudiziario e quello esecutivo coincidono allora quella persona può opprimere lo stato infrangendo la
legge a suo piacimento.

Montesquieu si pone l’obiettivo di capire e spiegare, attraverso la ragione, tutte le forme di governo possibili.
Montesquieu riflette sui diritti ma non ha idee rivoluzionarie, non teorizza il superamento dell’ancient regime ed
è un sostenitore della nobiltà e della monarchia. Il suo comportamento troppo moderato non gli consente di
ottenere credito presso tutti i suoi contemporanei.
Ancien regime: regime politico francese prima della Rivoluzione francese: cittadini sudditi, due classi privilegiate che
non pagavano le tasse e il sovrano assoluto. I cittadini pagano tutte le tasse.

VOLTAIRE
Voltaire, autore che dominò il ‘700, era figlio di una ricca famiglia borghese parigina. Era indirizzato verso gli
studi giuridici ma l'amore per la letteratura e le attrattive della vita di società lo portarono ad abbandonarli. Si
dedicò ai generi letterari classici e al racconto filosofico. Il suo stile era caratterizzato da ironia e satira. Per
questo era adorato dal pubblico ma perseguitato dalle autorità che lo fecero anche esiliare e recludere alla
Bastiglia per un
anno durante il quale, però, continuò a scrivere e pubblicò alla fine dello stesso anno la sua prima tragedia: Edipo.

Soggiornò in Inghilterra dal 1726 fino al 1729 durante il quale venne influenzato da vari intellettuali e
soprattutto dall’ ambiente circostante di cui apprezzava la tolleranza e la libertà che regnavano nel paese.
Voltaire durante la visita, scrisse le Lettres philosophiques nelle quali critica profondamente il pensiero
francese esaltando quello inglese.
Inoltre, valorizzava il metodo scientifico nelle figure di Newton e molti altri scienziati. Nello scritto afferma che
il nostro rispetto deve andare verso chi dimostra la verità razionalmente e non verso chi domina sugli uomini
schiavizzandoli. Voltaire continuò ad interessarsi al lavoro di Newton a tal punto da divulgarlo tramite una sua
opera scritta nel 1738 dal nome: Elements de la philosophie.

Voltaire crede nel deismo, una sorta di teologia razionale che va contro ogni tipo di superstizione. Ribadisce con
forza la necessità dell’esistenza di Dio e considera l’ateismo socialmente pericoloso, in quando filosoficamente
assurdo.
Candido o l’ottimismo

Il racconto è vivace e cupo allo stesso tempo. Con tono leggero e ironico sottolinea la precarietà dell’esperienza
quotidiana ma vuole dimostrare che si può sempre trovare un modo per sopravvivere. Non mancano le critiche
al sistema politico. La pazienza fiduciosa e il buon senso sono la migliore reazione ai mali del mondo.
Nonostante le sue disgrazie e delusioni, Voltaire non abbandona mai del tutto la fiducia nella razionalità e
nell’ingegno umano.
Il protagonista del racconto era perspicace e con molta semplicità, per questo veniva chiamato Candido. È il figlio
illegittimo della sorella del barone che lo ha accolto in casa, viene cresciuto da un castello della Wesfalia retto da
un ordine patriarcale. Il precettore del ragazzo è il filosofo Pangloss: sostiene che il mondo in cui viviamo è il
migliore mondo dei possibili e che ogni evento è necessario affinché tutto vada per il meglio. Candido è spesso
in pericoloso e sopraffatto da disgrazie: arruolato tra i bulgari e coinvolta nella Guerra dei sette anni; terremoto a
Lisbona; scappa in Sud America dove incontra il popolo degli Orecchioni; torna in Europa accompagnato dal
pessimista Martin, che su ogni tema la pensa in modo opposto a Pangloss. Tutti gli spostamenti sono causati
dalla ricerca di Madamigella Cunegoda. Ogni situazione di calma viene sconvolta da un avvenimento
catastrofico, sono una concatenazione di mali che avvengono in modo casuale ma verosimile. Trova pace e
riposo in una fattoria in Turchia, dove riunisce tutti i suoi compagni dispersi. Tuttavia, il suo sogno d’amore è
deluidente.

Si contrappongono:
Ragione sufficiente Ragione pratica

Leibniz Voltaire

Afferma che nulla avviene senza motivo, c’è una Fare le cose non per necessità ma perché ha senso
causa e una conseguenza di ogni avvenimento. Anche farlo.
se non sembrano necessari, tutti gli avvenimenti lo Rappresenta le coppie senza figli.
sono Nel “Candido” trionfa la ragione pratica e
l’individuazione del lavoro come mezzo per sfuggire
alla noia

Trattato sulla tolleranza

Voltaire sostiene fortemente la tolleranza e la consapevolezza dell’infinta piccolezza dell’umanità. Voltaire è


contro l’intolleranza della chiesa cattolica francese. È una tolleranza universale, che gli uomini e i sovrani
possono mettere in atto nella loro quotidianità.
DIDEROT E D’ALEMBERT: Encyclopedie

Il progetto dell'Encyclopédie nasce dall'idea di pubblicare in Francia, tradotta dall'inglese, la Cyclopaedia di


Ephraim Chambers, un dizionario che raccoglie informazioni su alcune arti e tecniche e sul loro
avanzamento.

Il primo editore ad occuparsi del progetto è Le Breton, che affida a Diderot la traduzione e la revisione, e a
D'Alembert la scrittura di articoli scientifici. Tuttavia, l'impresa è molto costosa e Le Breton si associa ad altri
tre editori parigini. Alla fine del 1747 Diderot prende in mano i lavori e decide di ampliare i testi originali, che
si erano rivelati inesatti e incompleti.

Diderot cerca di collegare teoria e pratica, filosofia e natura, logica e arti all'interno dell'Encyclopédie, le cui
voci sono articoli di scienze, storia, economia e filosofia, oltre che descrizioni tecniche. Diderot raccoglie intorno
a sé quasi 200 collaboratori, tra filosofi, religiosi di provincia, illuministi e liberali; questo gruppo di lavoro
vario e libero da ogni condizionamento, che esclude associazioni e confraternite, gli procura l'avversione delle
autorità religiose.

In un capitolo dell’enciclopedia, Diderot esalta le arti meccaniche e l’importanza della tecnica. Diderot, essendo
figlio di un artigiano, fa acquistare legittimità culturale alle tecniche. I segreti delle macchine vengono svelati e
spiegati nei dettagli. I filosofi si recano nelle botteghe degli artigiani per farsi spiegare i vari mestieri, applicando
i metodi delle scienze esatte. Diderot affianca alle descrizioni delle macchine alcune tavole dettagliate che le
rappresentano.

Tra i suoi collaboratori possiamo citare Montesquieu, Voltaire e Rousseau.


- La collaborazione con Montesquieu è scarsa, tuttavia dell'Encyclopédie viene influenzata da lui e dalle
sue opere, in particolare dallo "Spirito delle leggi"; entrambi i testi, infatti, vogliono descrivere l'uomo e
la società così come sono, dando importanza ai valori di tolleranza, progresso e libertà critica.

Rousseau e Voltaire, invece, si concentrano sull’anticlericalismo e sulla filosofia della storia.


- Voltaire sostiene che il corso della storia è imprevedibile, soggetto alle passioni umane; gli uomini
traggono dal passato delle lezioni morali che portano a perfezionarsi.
- Rousseau ritiene che le arti e le scienze portino alla corruzione dell’uomo. Sostiene inoltre che le
passioni umane siano la violenza della legge del più forte.

Nel 1750 Diderot scrive il Prospetto: una presentazione del progetto enciclopedico che inizia a circolare tra le
possibili persone che vogliono acquistare l’opera.
Nel 1751 D’Alembert pubblica il Discorso preliminare e il primo volume.
Nel 1758 D’Alembert è costretto a lasciare la guida dell’Encyclopédie a causa delle numerose polemiche,
rendendosi disponibile sono per i contributi che riguardano la matematica. Tuttavia, nel 1772, data della fine delle
pubblicazioni, l’impresa diventa di successo, con quattromila sottoscrittori e ventotto volumi.
Diderot è l’anima dell’opera enciclopedica, che rappresenta una battaglia per il rinnovamento culturale della
società francese. L’opera riflette il pensiero filosofico illuminista, in cui emerge una apertura culturale.
DIDEROT
Rousseau definisce Denis Diderot come uomo colto, di grande intelligenza e molto aperto di mente, non
limitandosi quindi a solo il suo campo di studi.
Rousseau fa conoscenza di Diderot a Parigi nel 1742, stringendo con lui una duratura amicizia.

Il modo di scrivere di Diderot è molto particolare, in quanto usa la sua creatività creando dei dialoghi tramite
lettore e autore.
Nelle sue riflessioni sulla religione, riguardo l’esistenza di Dio, lui giunge ad una conclusione senza però
concepire concretamente l’esistenza del divino. I suoi ragionamenti si fondano sua concezione deista della realtà.
Cercare e trovare una comprensione razionale ma senza averne una rivelazione totale. Dice infatti “ Si deve
esigere da me ch’io cerchi la verità, ma non che la trovi”.

La relatività della morale


Una chiave di lettura più critica sull’esistenza di Dio la pone nella “Lettre sue les avengles” o “Lettera sui
ciechi”, nella quale immagina la comprensione del divino senza usare i sensi principali, ovvero la vista. Usando
quindi solo l’intelletto.
Diderot, infatti, nella “Lettera sui ciechi per l’utilità dei vedenti”, afferma come molti dei nostri sensi abbiano
poi influenza sulla morale, quindi sulla decisione che prendiamo in base a un fenomeno.

Diderot fa l’esempio del cieco, il quale trova l’atto del furto a suo danno molto più vergognoso rispetto che farlo
ad un vedente. Questa è la prova che alcuni sensi possono farci cambiare idea su un fatto. Il cieco non può vedere
se gli viene rubato qualcosa e il ladro approfitta di questa condizione.
Inoltre, per quanto riguarda l’abbigliamento, il cieco non fa differenza su quali parti del corpo vengano coperte e
proprio perché non vede, non può giudicare questa situazione.
Probabilmente questo ragionamento è abbinato anche alla mentalità dell’epoca. Al giorno d’oggi non è pensabile
presentarsi con un abbigliamento casalingo, in un luogo che prevede formalità ed eleganza.

Il sentimento di pietà che possiamo provare viene influenzato dalle sensazioni; infatti, tutti gli elementi che ci
fanno suscitare pietà derivano dal nostro livello di umanità. La nostra morale non si può considerare perfetta
perché è influenzata dai nostri sensi. Le nostre virtù dipendono quindi anche da come noi assorbiamo e
percepiamo gli aspetti esteriori a noi. Un cieco ha una morale diversa dalla nostra, un uomo con un senso in più
rispetto a noi direbbe che abbiamo una morale imperfetta. Il pastore si rivolge a Sanderson (cieco) e dice di non
poter comprendere i prodigi che i comuni esseri umani possono, perché è stato condannato a vivere nell’oscurità;
infatti, per credere in dio è necessario toccarlo (per i ciechi).

Il rapporto uomo-natura
Diderot continua ad occuparsi del rapporto tra uomo e natura, indaga il ruolo de sensi, poi successivamente
colloca l’uomo nella natura, come un elemento che è parte di un tutto in movimento. Per quanto riguarda il
metodo sperimentale, Diderot cerca un equilibrio tra verifica dei dati e la fase dell’ipotesi, che non possono
essere incatenati in dogmi da seguire rigorosamente. La parte concreta è complessa e quindi l’ipotesi deve essere
libera dalla ragione, per seguire i cambiamenti del mondo.

In più opere di Diderot si nota il processo di sdoppiamento: in “Le neveu de Rameau” c'è un dialogo tra Diderot
e Rameau (uomo realmente esistito ma deformato in una maschera), definito come un parassita e un cinico
intelligente capace di trasformarsi in diversi personaggi e di scardinare ogni sistema morale.
Invece in “Jacques le fataliste et son Maitre” lo sdoppiamento è di prospettiva: ritenuto un “anti-romanzo”
poiché non è presente (per l'autore non necessario) alcuna informazione di spazio-tempo, vengono ritenuti
importanti soltanto i dialoghi e le esperienze.
Gli archi narrativi si intrecciano senza alcun ordine e i dialoghi possono essere reali o surreali (a volte interviene
anche il narratore che dialoga con il lettore).

L’interesse per le riforme sociali


Nelle parole Diderot si denota una battaglia contro gli schemi convenzionali della lettura e del pensiero, ma
anche un’attenta interpretazione del clima del tempo: negli anni Settanta del Settecento in Francia, si respirava
un’aria prerivoluzionaria.
Diderot avvia un personale revisione del conservatorismo illuminato dei suoi colleghi, critica il re Federico II di
Prussia
Nelle sue “Mémoires”, egli cerca di definire concretamente una possibile riforma dello Stato, ipotizzando un
nuovo contratto tra le classi sociali che preveda un equilibrio tra il governo e l’opposizione.
Diderot in definitiva lavora per cambiare il mondo.

ROUSSEAU
Jean-Jacques Rousseau, di umili origini, calvinista, sviluppa un carattere passionale e ribelle, ricco di opposizioni.
Rappresenta una figura atipica, le sue tesi sono in contrasto con l’ottimismo di molti suoi contemporanei.
Le argomentazioni che egli sviluppa sono la prima manifestazione del sentimento di rottura tra la natura e la
civiltà che poi percorrerà tutta la sua opera.

La corruzione della società moderna

Pensiero di Rousseau sulla società moderna Come pensa debba essere


Rousseau sostiene che la società moderna è Rousseau propone di ritrovare una dimensione più
caratterizzata da vanità e menzogna in cui prevale il primitiva e pura dell’animo umano.
desiderio di sopraffazione. Sostiene che gli uomini
contemporanei sono spinti a fingere e dissimulare Termina il discorso con un appello a seguire la “vera
per potersi adeguare alle regole che la società impone. filosofia”, ascoltando la propria coscienza; la virtù
Inoltre, le arti e le scienze hanno portato delle appartiene alle anime semplici e bisogna essere capaci
comodità un tempo sconosciuto ma questo ha spinto di buone azioni.
molte persone a studiare per ore, diminuendo
notevolmente la prestazione fisica e l’audacia degli
uomini.

L’origine della ineguaglianza tra gli uomini


Rousseau diventa famoso dopo aver vinto il concorso dell’Accademia di Digione. Decide di partecipare l’anno
dopo e parla sulla questione di quale sia l’origine dell’ineguaglianza tra gli uomini e se essa sia autorizzata dalla
legge naturale. Non vince il concorso per una seconda volta, ma il discorso viene comunque pubblicato.

Sostiene che l’uomo non è naturalmente cattivo, ma l’ineguaglianza (che ha creato la ricchezza e la povertà) è
l’origine della sua corruzione.

Ricapitola tutti i passaggi che hanno portato l’uomo


da un felice stato di natura alla corruzione della società
Il selvaggio è semplice e virtuoso, vicino alla natura e La divisione del lavoro ha prodotto le categorie dei
capace di provare compassione per i propri simili padroni e degli schiavi. La società moderna ha
trasformato l’uomo in un cortigiano, un essere capace
di tradire l’amico più caro

Il rapporto con i filosofi


Rousseau ha un rapporto conflittuale con i philosophes (in particolare con Diderot): le idee che scrive nei suoi
discorsi sono fonte di polemica. Il suo pessimismo va in contrasto con chi ha la fiducia nei mezzi dell’uomo.
Addirittura, Voltaire scrive a Rousseau una lettera molto ironica.

Nuova eloisa
In quest’opera Rousseau contrappone le ragioni del singolo a quelle della società. La protagonista è Julie, che
si trova a dover scegliere fra l’amore passionale per il proprio precettore e le comodità di un matrimonio con un
uomo agiato. La concezione dell’amore è quella “cortese” medievale. La passione assoluta tra Julie e il precettore
si scontra con le ragioni del mondo, i due vivono il loro amore solo in momenti isolati e per brevi periodi.

Emilio
L’uomo è soggetto all’ imperfezione e il mondo tende a corromperlo: l’educazione può farlo riavvicinare con la
natura. Rousseau vuole stabilire una pedagogia efficace, che consiste nel far sviluppare liberamente il fanciullo. Il
rapporto del bambino con la natura deve essere salvaguardato.

Contratto sociale
Rousseau delinea un patto ideale che dovrebbe legare gli uomini tra di loro. L’individuo ne è il fondamento e il
potere che ha un cittadino nei confronti della società deve essere revocabile in qualsiasi momento; in questo
modo ogni uomo della società è un elemento costitutivo. In quest’opera Rousseau assume un impegno politico.
Rousseau sostiene che c’è la possibilità di migliorare l’uomo. Non propone, però, un ritorno al passato
dell’uomo o alla rinuncia della società perché la condizione dell’uomo selvaggio è ormai passata. Tuttavia, si può
recuperare la purezza dei sentimenti e la relazione con la natura. Rousseau ipotizza una società
completamente diversa e più simile a quelle arcaiche.
Rousseau critica il progresso, ma nonostante questo contribuisce all’Encyclopedie. Le relazioni con i
philosophes si evolvono verso una sempre maggior differenza ed esprime la sfiducia nei loro confronti anche
nell’Emilio.

Durante la sua vita Rousseau vive in modo isolato e sviluppa una mania di persecuzione che porta alla follia.
Questa condizione si riflette sulla scrittura, che è spesso ambigua e a tratti allucinata. L’esempio più concreto
sono le Confessions, nella quale Rousseau si racconta senza filtri.
L’ILLUMINISMO in ITALIA

L’ILLUMINISMO A MILANO

L’Accademia dei Pugni


Negli anni Sessanta e Settanta del Settecento Milano rappresenta il luogo dove le idee illuministe trovano più
consenso. La guida indiscussa è Pietro Verri, che inizia a riunirsi una compagnia di amici, tra cui il fratello
Alessandro e Cesare Beccaria. Si tratta di un gruppo di giovani nobili che si fanno chiamare “Accademia dei
Pugni”, nome scelto per ironizzare sul fatto che Verri e Beccaria si fossero presi a pugni per risolvere una
controversia. All’interno di questa accademia si riunivano per discutere temi come la giustizia, il commercio o la
letteratura, elaborando le idee degli illuministi francesi. Si contrappongono all’oligarchia statica e arretrata
che detiene il potere nello Stato di Milano.

È nel contesto di queste serate che vengono scritte le opere più importanti dell’illuminismo italiano:
 Dei delitti e delle pene – Beccaria
Tema della giustizia e si schiera contro la tortura e la pena di morte
influenza di Rousseau
 Meditazioni sulla felicità – Verri
Temi del piacere e del dolore, sviluppando un’etica laica e analizzando
a fondo l’ambizione

“Il Caffe”
Verri, insieme allo scienziato Frisi e all’economista Franci danno vita al giornale “Il Caffè”. Gli articoli si
dividono tra temi di economia, scienza e tecnica e letteratura e morale. L’obiettivo è quello di tenere insieme
l’attenzione per la realtà economica dello Stato e quella sui prìncipi generali di filosofia e morale.
Inoltre, i collaboratori del “Caffè” si impegnano in una campagna linguistica antipuristica e antidantesca

CESARE BECCARIA
Nasce a Milano nel 1738 in una famiglia illustre. Studia nel collegio dei nobili a Parma e si laurea in legge a
Pavia. A venti anni torna a Milano e frequenta per un breve periodo l'Accademia dei Trasformati dove conosce
Pietro Verri.
Beccaria si scontra con la sua famiglia che non accettano l'amore per Teresa Blasco e Cesare decide di rinunciare
all’appoggio economico della famiglia. In questi anni Beccaria instaura una profonda amicizia con Pietro Verri.
Beccaria si dedica allo studio e alla scrittura. inizialmente compone un opuscolo di carattere economico ma
successivamente Pietro Verri gli suggerisce di concentrarsi sulla legislazione penale la cui opera maggiore è Dei
delitti e delle pene.
Quest'opera è un vero successo e gli illuministi francesi invitano Beccaria a Parigi ma il viaggio si
dimostrerà un disastro. Beccaria non riesce a resistere lontano dall'ambiente familiare e dagli amici.
Inoltre, non è fatto per la gloria e non regge ai dibattiti francesi , nei quali tutte costantemente rimesso in
discussione. L’amicizia con Pietro e Alessandro Verri si raffredda.
Dopo solo due mesi invece che cinque ritorna a Milano. Ottiene una cattedra alle Scuole palatine di
Brera e intraprende una carriera come alto funzionario.

Dei delitti e delle pene

Inizialmente l'opera è anonima e Verri viene creduto l'autore. Il libro si diffonde in tutta Europa riscuotendo
un grande successo.
Beccaria pone al centro del dibattito filosofico i temi del rapporto tra le classi sociali e la proporzione
tra i diritti e le pene, mostrando una lotta contro la vecchia giurisdizione. Beccaria critica diversi aspetti
del diritto penale:
1. Distingue nettamente “delitto” da “peccato”
Delitto Peccato
La società deve considerare solo il diritto per È solo competenza di Dio e non degli uomini
stabilire la giusta pena

2. Giudica la tortura
La tortura punisce ancora prima di aver accertato la colpevolezza e di conseguenza può colpire un
innocente. Non è utile neanche per indagare la verità perché i deboli pur di porre fine ai tormenti sono
indotti a confessare anche il falso. La legge, secondo Beccaria, deve valutare i danni inflitti alla società ed il
fine di una pena deve essere quello di porre rimedio e ristabilire d'ordine. L'obiettivo non è quello di
torturare ma di proteggere la società e prevenire ulteriori crimini.

3. Leggi uguali per tutti


Beccaria auspica un codice che possa essere applicato alla lettera, eliminando l'arbitrarietà dei giudici dai
processi. In questo modo le ingiustizie vengono ridotte e i deboli non sono schiacciati dai potenti. Afferma
che per prevenire i delitti migliore modo sia la prontezza della pena ed invita il legislatore alla
moderazione.

4. Contro la pena di morte


La giudica ingiusta e non necessaria; lo stato non ha il diritto di togliere la vita ad un cittadino e la pena di
morte potrebbe essere sostituita dalla condanna a vita ai lavori forzati. La vita intera di schiavitù spaventa
anche chi non ha niente da perdere

5. Auspica una profonda riforma dei codici delle leggi


Beccaria dimostra una forte sensibilità e compassione per i propri simili punto si nota l'angoscia per la
sorte dei deboli. Immagina che la figura del monarca sia affidata a un filosofo illuminato.
Adesioni Critiche
i temi del libro diventano soggetto di dibattito nei Nonostante in Italia il libro viene
saloni di tutta la Francia, in cui la sensibilità complessivamente ben accolto, rimangono delle
umana di Beccaria viene molto apprezzata critiche. La più severa è quella del frate Facchinei.
Condanna l'esclusione della Chiesa dalla
giustizia e gli auspici di riforma su basi
egualitarie. Il tema più discusso e che suscita
maggiori reazioni e quello dell'abolizione della
pena di morte che sia in Italia che all'estero risulta
estrema.

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