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CARATTERISTICHE DELL’ILLUMINISMO
Pensiero illuminista
--L'ammirazione per la scienza e il metodo scientifico sono alla base del pensiero illuminista
--La ragione diventa l'unica guida possibile. Vengono studiate anche altre materie, come la storia, che viene
analizzata secondo una nuova luce ma anche le arti e le tecniche.
--Un altro campo di riflessione per gli illuministi è la società: gli intellettuali propongono riforme liberali per gli
stati politicamente assolutisti e i loro princìpi vengono aspramente criticati, rinnegando il cosiddetto "ancien
regime" (antico regime). Il pensiero politico illuminista pone le basi per le successive rivoluzioni europee.
--Gli illuministi sono caratterizzati da un profondo spirito critico per i sistemi politici in cui essi vivono. Non
tutti gli illuministi si trovano sempre d'accordo tra loro, ma nessuno di loro rifiuta di esprimere liberamente il
proprio pensiero, altra caratteristica del pensiero illuminista.
--Altro punto fondamentale per gli illuministi è la lotta contro le religioni rivelate, le quali potevano
rappresentare l'oscurantismo e la superstizione, capaci di imporre pratiche assurde anche tramite la violenza. Gli
illuministi predicano la tolleranza e la libertà di culto.
--Inoltre, non tutti rinunciano al credo di Dio, ma spesso esso viene interpretato come un creatore-ordinatore.
Queste tematiche (ad esempio il discorso tra atei e i credenti) sono fonte di discussione positiva per gli illuministi.
I PHILOSOPHES
Il filosofo è una figura che crede nel primato dell’intelletto ma allo stesso tempo è un uomo calato nel mondo
che si relaziona con la società. I philosophes non sono un gruppo di persone con un pensiero uniforme, ma sono
spesso in disaccordo e provenienti di classi sociali molto diverse.
- Helvetius
Si dedica agli studi sull’uomo, sviluppando una teoria utilitarista e materialista e pone al centro la ricerca del
piacere.
- Buffon
Si dedica agli studi di biologia e di storia naturale applicando il metodo scientifico in modo rigoroso.
- D’Alembert
Figlio illegittimo abbandonato alla nascita, lega il proprio nome all’Encyclopedie ma è soprattutto matematico e
fisico. Nel Discorso preliminare al primo volume dell’Encyclopedie si nota una sintesi dell’intero pensiero
illuminista legato al lavoro enciclopedico. D’Alembert sostiene che il merito principale dei philosophes è
soprattutto quello di educare alla libertà di pensiero, di essere contro i sistemi filosofici rigidi e chiusi e di
basare i propri convincimenti sulle esperienze naturali.
D’Alembert è un deista: sostiene che esiste una divinità creatrice che è all’origine delle leggi naturali ma rifiuta
le religioni rivelati e ogni tipo di superstizione, costume o ritualità connessi alla fede.
MONTESQUIEU
Uomo di educazione borghese, Montesquieu è uno dei principali pensatori dell’Illuminismo.
Le lettere persiane
Diventa famoso nel 1721 con le Lettres persanes un romanzo epistolare dissacrante che presenta riflessioni sulla
politica e sulla società. Questo romanzo parla di due giovani persiani che osservano dalla loro prospettiva
distaccata i costumi francesi, il sistema politico, le pratiche religiose e la corte. È un romanzo dal tono satirico
(ma comunque moderato) nel quale Montesquieu critica la politica e la morale della Francia.
Quest’opera ha molto successo e Montesquieu vive un periodo di vita mondana frequentando i migliori salotti di
Parigi. Viaggia molto e compie molte osservazioni, in cui emerge il suo spirito critico.
Considerazioni sulle cause della grandezza dei Romani e della loro decadenza
Opera letteraria e storica scritta una volta tornato in Francia in cui cerca di trovare un criterio unitario per
spiegare la storia del popolo romano.
La Monarchia necessita dei cosiddetti “poteri intermedi”, ovvero della nobiltà: essa, infatti, è necessaria per
controllare e delimitare il potere del Principe.
È necessario mantenere distinti i poteri legislativo (quello di fare le leggi), esecutivo (quello di attuarle) e
giudiziario (giudicare e punire chi infrange le leggi).
Se il potere legislativo ed esecutivo è detenuto da una sola persona nessuno può controllare che questa persona
non metta in atto leggi che opprimono il popolo.
Se quello giudiziario e quello legislativo è detenuto da una stessa persona egli può fare quello che vuole,
promuovendo o eliminando a sua scelta persone del popolo.
Se quello giudiziario e quello esecutivo coincidono allora quella persona può opprimere lo stato infrangendo la
legge a suo piacimento.
Montesquieu si pone l’obiettivo di capire e spiegare, attraverso la ragione, tutte le forme di governo possibili.
Montesquieu riflette sui diritti ma non ha idee rivoluzionarie, non teorizza il superamento dell’ancient regime ed
è un sostenitore della nobiltà e della monarchia. Il suo comportamento troppo moderato non gli consente di
ottenere credito presso tutti i suoi contemporanei.
Ancien regime: regime politico francese prima della Rivoluzione francese: cittadini sudditi, due classi privilegiate che
non pagavano le tasse e il sovrano assoluto. I cittadini pagano tutte le tasse.
VOLTAIRE
Voltaire, autore che dominò il ‘700, era figlio di una ricca famiglia borghese parigina. Era indirizzato verso gli
studi giuridici ma l'amore per la letteratura e le attrattive della vita di società lo portarono ad abbandonarli. Si
dedicò ai generi letterari classici e al racconto filosofico. Il suo stile era caratterizzato da ironia e satira. Per
questo era adorato dal pubblico ma perseguitato dalle autorità che lo fecero anche esiliare e recludere alla
Bastiglia per un
anno durante il quale, però, continuò a scrivere e pubblicò alla fine dello stesso anno la sua prima tragedia: Edipo.
Soggiornò in Inghilterra dal 1726 fino al 1729 durante il quale venne influenzato da vari intellettuali e
soprattutto dall’ ambiente circostante di cui apprezzava la tolleranza e la libertà che regnavano nel paese.
Voltaire durante la visita, scrisse le Lettres philosophiques nelle quali critica profondamente il pensiero
francese esaltando quello inglese.
Inoltre, valorizzava il metodo scientifico nelle figure di Newton e molti altri scienziati. Nello scritto afferma che
il nostro rispetto deve andare verso chi dimostra la verità razionalmente e non verso chi domina sugli uomini
schiavizzandoli. Voltaire continuò ad interessarsi al lavoro di Newton a tal punto da divulgarlo tramite una sua
opera scritta nel 1738 dal nome: Elements de la philosophie.
Voltaire crede nel deismo, una sorta di teologia razionale che va contro ogni tipo di superstizione. Ribadisce con
forza la necessità dell’esistenza di Dio e considera l’ateismo socialmente pericoloso, in quando filosoficamente
assurdo.
Candido o l’ottimismo
Il racconto è vivace e cupo allo stesso tempo. Con tono leggero e ironico sottolinea la precarietà dell’esperienza
quotidiana ma vuole dimostrare che si può sempre trovare un modo per sopravvivere. Non mancano le critiche
al sistema politico. La pazienza fiduciosa e il buon senso sono la migliore reazione ai mali del mondo.
Nonostante le sue disgrazie e delusioni, Voltaire non abbandona mai del tutto la fiducia nella razionalità e
nell’ingegno umano.
Il protagonista del racconto era perspicace e con molta semplicità, per questo veniva chiamato Candido. È il figlio
illegittimo della sorella del barone che lo ha accolto in casa, viene cresciuto da un castello della Wesfalia retto da
un ordine patriarcale. Il precettore del ragazzo è il filosofo Pangloss: sostiene che il mondo in cui viviamo è il
migliore mondo dei possibili e che ogni evento è necessario affinché tutto vada per il meglio. Candido è spesso
in pericoloso e sopraffatto da disgrazie: arruolato tra i bulgari e coinvolta nella Guerra dei sette anni; terremoto a
Lisbona; scappa in Sud America dove incontra il popolo degli Orecchioni; torna in Europa accompagnato dal
pessimista Martin, che su ogni tema la pensa in modo opposto a Pangloss. Tutti gli spostamenti sono causati
dalla ricerca di Madamigella Cunegoda. Ogni situazione di calma viene sconvolta da un avvenimento
catastrofico, sono una concatenazione di mali che avvengono in modo casuale ma verosimile. Trova pace e
riposo in una fattoria in Turchia, dove riunisce tutti i suoi compagni dispersi. Tuttavia, il suo sogno d’amore è
deluidente.
Si contrappongono:
Ragione sufficiente Ragione pratica
Leibniz Voltaire
Afferma che nulla avviene senza motivo, c’è una Fare le cose non per necessità ma perché ha senso
causa e una conseguenza di ogni avvenimento. Anche farlo.
se non sembrano necessari, tutti gli avvenimenti lo Rappresenta le coppie senza figli.
sono Nel “Candido” trionfa la ragione pratica e
l’individuazione del lavoro come mezzo per sfuggire
alla noia
Il primo editore ad occuparsi del progetto è Le Breton, che affida a Diderot la traduzione e la revisione, e a
D'Alembert la scrittura di articoli scientifici. Tuttavia, l'impresa è molto costosa e Le Breton si associa ad altri
tre editori parigini. Alla fine del 1747 Diderot prende in mano i lavori e decide di ampliare i testi originali, che
si erano rivelati inesatti e incompleti.
Diderot cerca di collegare teoria e pratica, filosofia e natura, logica e arti all'interno dell'Encyclopédie, le cui
voci sono articoli di scienze, storia, economia e filosofia, oltre che descrizioni tecniche. Diderot raccoglie intorno
a sé quasi 200 collaboratori, tra filosofi, religiosi di provincia, illuministi e liberali; questo gruppo di lavoro
vario e libero da ogni condizionamento, che esclude associazioni e confraternite, gli procura l'avversione delle
autorità religiose.
In un capitolo dell’enciclopedia, Diderot esalta le arti meccaniche e l’importanza della tecnica. Diderot, essendo
figlio di un artigiano, fa acquistare legittimità culturale alle tecniche. I segreti delle macchine vengono svelati e
spiegati nei dettagli. I filosofi si recano nelle botteghe degli artigiani per farsi spiegare i vari mestieri, applicando
i metodi delle scienze esatte. Diderot affianca alle descrizioni delle macchine alcune tavole dettagliate che le
rappresentano.
Nel 1750 Diderot scrive il Prospetto: una presentazione del progetto enciclopedico che inizia a circolare tra le
possibili persone che vogliono acquistare l’opera.
Nel 1751 D’Alembert pubblica il Discorso preliminare e il primo volume.
Nel 1758 D’Alembert è costretto a lasciare la guida dell’Encyclopédie a causa delle numerose polemiche,
rendendosi disponibile sono per i contributi che riguardano la matematica. Tuttavia, nel 1772, data della fine delle
pubblicazioni, l’impresa diventa di successo, con quattromila sottoscrittori e ventotto volumi.
Diderot è l’anima dell’opera enciclopedica, che rappresenta una battaglia per il rinnovamento culturale della
società francese. L’opera riflette il pensiero filosofico illuminista, in cui emerge una apertura culturale.
DIDEROT
Rousseau definisce Denis Diderot come uomo colto, di grande intelligenza e molto aperto di mente, non
limitandosi quindi a solo il suo campo di studi.
Rousseau fa conoscenza di Diderot a Parigi nel 1742, stringendo con lui una duratura amicizia.
Il modo di scrivere di Diderot è molto particolare, in quanto usa la sua creatività creando dei dialoghi tramite
lettore e autore.
Nelle sue riflessioni sulla religione, riguardo l’esistenza di Dio, lui giunge ad una conclusione senza però
concepire concretamente l’esistenza del divino. I suoi ragionamenti si fondano sua concezione deista della realtà.
Cercare e trovare una comprensione razionale ma senza averne una rivelazione totale. Dice infatti “ Si deve
esigere da me ch’io cerchi la verità, ma non che la trovi”.
Diderot fa l’esempio del cieco, il quale trova l’atto del furto a suo danno molto più vergognoso rispetto che farlo
ad un vedente. Questa è la prova che alcuni sensi possono farci cambiare idea su un fatto. Il cieco non può vedere
se gli viene rubato qualcosa e il ladro approfitta di questa condizione.
Inoltre, per quanto riguarda l’abbigliamento, il cieco non fa differenza su quali parti del corpo vengano coperte e
proprio perché non vede, non può giudicare questa situazione.
Probabilmente questo ragionamento è abbinato anche alla mentalità dell’epoca. Al giorno d’oggi non è pensabile
presentarsi con un abbigliamento casalingo, in un luogo che prevede formalità ed eleganza.
Il sentimento di pietà che possiamo provare viene influenzato dalle sensazioni; infatti, tutti gli elementi che ci
fanno suscitare pietà derivano dal nostro livello di umanità. La nostra morale non si può considerare perfetta
perché è influenzata dai nostri sensi. Le nostre virtù dipendono quindi anche da come noi assorbiamo e
percepiamo gli aspetti esteriori a noi. Un cieco ha una morale diversa dalla nostra, un uomo con un senso in più
rispetto a noi direbbe che abbiamo una morale imperfetta. Il pastore si rivolge a Sanderson (cieco) e dice di non
poter comprendere i prodigi che i comuni esseri umani possono, perché è stato condannato a vivere nell’oscurità;
infatti, per credere in dio è necessario toccarlo (per i ciechi).
Il rapporto uomo-natura
Diderot continua ad occuparsi del rapporto tra uomo e natura, indaga il ruolo de sensi, poi successivamente
colloca l’uomo nella natura, come un elemento che è parte di un tutto in movimento. Per quanto riguarda il
metodo sperimentale, Diderot cerca un equilibrio tra verifica dei dati e la fase dell’ipotesi, che non possono
essere incatenati in dogmi da seguire rigorosamente. La parte concreta è complessa e quindi l’ipotesi deve essere
libera dalla ragione, per seguire i cambiamenti del mondo.
In più opere di Diderot si nota il processo di sdoppiamento: in “Le neveu de Rameau” c'è un dialogo tra Diderot
e Rameau (uomo realmente esistito ma deformato in una maschera), definito come un parassita e un cinico
intelligente capace di trasformarsi in diversi personaggi e di scardinare ogni sistema morale.
Invece in “Jacques le fataliste et son Maitre” lo sdoppiamento è di prospettiva: ritenuto un “anti-romanzo”
poiché non è presente (per l'autore non necessario) alcuna informazione di spazio-tempo, vengono ritenuti
importanti soltanto i dialoghi e le esperienze.
Gli archi narrativi si intrecciano senza alcun ordine e i dialoghi possono essere reali o surreali (a volte interviene
anche il narratore che dialoga con il lettore).
ROUSSEAU
Jean-Jacques Rousseau, di umili origini, calvinista, sviluppa un carattere passionale e ribelle, ricco di opposizioni.
Rappresenta una figura atipica, le sue tesi sono in contrasto con l’ottimismo di molti suoi contemporanei.
Le argomentazioni che egli sviluppa sono la prima manifestazione del sentimento di rottura tra la natura e la
civiltà che poi percorrerà tutta la sua opera.
Sostiene che l’uomo non è naturalmente cattivo, ma l’ineguaglianza (che ha creato la ricchezza e la povertà) è
l’origine della sua corruzione.
Nuova eloisa
In quest’opera Rousseau contrappone le ragioni del singolo a quelle della società. La protagonista è Julie, che
si trova a dover scegliere fra l’amore passionale per il proprio precettore e le comodità di un matrimonio con un
uomo agiato. La concezione dell’amore è quella “cortese” medievale. La passione assoluta tra Julie e il precettore
si scontra con le ragioni del mondo, i due vivono il loro amore solo in momenti isolati e per brevi periodi.
Emilio
L’uomo è soggetto all’ imperfezione e il mondo tende a corromperlo: l’educazione può farlo riavvicinare con la
natura. Rousseau vuole stabilire una pedagogia efficace, che consiste nel far sviluppare liberamente il fanciullo. Il
rapporto del bambino con la natura deve essere salvaguardato.
Contratto sociale
Rousseau delinea un patto ideale che dovrebbe legare gli uomini tra di loro. L’individuo ne è il fondamento e il
potere che ha un cittadino nei confronti della società deve essere revocabile in qualsiasi momento; in questo
modo ogni uomo della società è un elemento costitutivo. In quest’opera Rousseau assume un impegno politico.
Rousseau sostiene che c’è la possibilità di migliorare l’uomo. Non propone, però, un ritorno al passato
dell’uomo o alla rinuncia della società perché la condizione dell’uomo selvaggio è ormai passata. Tuttavia, si può
recuperare la purezza dei sentimenti e la relazione con la natura. Rousseau ipotizza una società
completamente diversa e più simile a quelle arcaiche.
Rousseau critica il progresso, ma nonostante questo contribuisce all’Encyclopedie. Le relazioni con i
philosophes si evolvono verso una sempre maggior differenza ed esprime la sfiducia nei loro confronti anche
nell’Emilio.
Durante la sua vita Rousseau vive in modo isolato e sviluppa una mania di persecuzione che porta alla follia.
Questa condizione si riflette sulla scrittura, che è spesso ambigua e a tratti allucinata. L’esempio più concreto
sono le Confessions, nella quale Rousseau si racconta senza filtri.
L’ILLUMINISMO in ITALIA
L’ILLUMINISMO A MILANO
È nel contesto di queste serate che vengono scritte le opere più importanti dell’illuminismo italiano:
Dei delitti e delle pene – Beccaria
Tema della giustizia e si schiera contro la tortura e la pena di morte
influenza di Rousseau
Meditazioni sulla felicità – Verri
Temi del piacere e del dolore, sviluppando un’etica laica e analizzando
a fondo l’ambizione
“Il Caffe”
Verri, insieme allo scienziato Frisi e all’economista Franci danno vita al giornale “Il Caffè”. Gli articoli si
dividono tra temi di economia, scienza e tecnica e letteratura e morale. L’obiettivo è quello di tenere insieme
l’attenzione per la realtà economica dello Stato e quella sui prìncipi generali di filosofia e morale.
Inoltre, i collaboratori del “Caffè” si impegnano in una campagna linguistica antipuristica e antidantesca
CESARE BECCARIA
Nasce a Milano nel 1738 in una famiglia illustre. Studia nel collegio dei nobili a Parma e si laurea in legge a
Pavia. A venti anni torna a Milano e frequenta per un breve periodo l'Accademia dei Trasformati dove conosce
Pietro Verri.
Beccaria si scontra con la sua famiglia che non accettano l'amore per Teresa Blasco e Cesare decide di rinunciare
all’appoggio economico della famiglia. In questi anni Beccaria instaura una profonda amicizia con Pietro Verri.
Beccaria si dedica allo studio e alla scrittura. inizialmente compone un opuscolo di carattere economico ma
successivamente Pietro Verri gli suggerisce di concentrarsi sulla legislazione penale la cui opera maggiore è Dei
delitti e delle pene.
Quest'opera è un vero successo e gli illuministi francesi invitano Beccaria a Parigi ma il viaggio si
dimostrerà un disastro. Beccaria non riesce a resistere lontano dall'ambiente familiare e dagli amici.
Inoltre, non è fatto per la gloria e non regge ai dibattiti francesi , nei quali tutte costantemente rimesso in
discussione. L’amicizia con Pietro e Alessandro Verri si raffredda.
Dopo solo due mesi invece che cinque ritorna a Milano. Ottiene una cattedra alle Scuole palatine di
Brera e intraprende una carriera come alto funzionario.
Inizialmente l'opera è anonima e Verri viene creduto l'autore. Il libro si diffonde in tutta Europa riscuotendo
un grande successo.
Beccaria pone al centro del dibattito filosofico i temi del rapporto tra le classi sociali e la proporzione
tra i diritti e le pene, mostrando una lotta contro la vecchia giurisdizione. Beccaria critica diversi aspetti
del diritto penale:
1. Distingue nettamente “delitto” da “peccato”
Delitto Peccato
La società deve considerare solo il diritto per È solo competenza di Dio e non degli uomini
stabilire la giusta pena
2. Giudica la tortura
La tortura punisce ancora prima di aver accertato la colpevolezza e di conseguenza può colpire un
innocente. Non è utile neanche per indagare la verità perché i deboli pur di porre fine ai tormenti sono
indotti a confessare anche il falso. La legge, secondo Beccaria, deve valutare i danni inflitti alla società ed il
fine di una pena deve essere quello di porre rimedio e ristabilire d'ordine. L'obiettivo non è quello di
torturare ma di proteggere la società e prevenire ulteriori crimini.