Sei sulla pagina 1di 2

1

38. G. VILLANI, Cronica, libro V, cap. 32.

La "Nuova Cronica" (Nova Cronica) è la cronaca storica in 13 libri, scritta per i primi 11 libri e
102 capitoli da Giovanni Villani e, dopo la morte di quest'ultimo nel 1348, per i capitoli restanti dai
parenti Matteo e Filippo. Villani concepì l'idea di realizzare una cronaca dei fatti a lui
contemporanei e della storia della sua città,Firenze, mentre si trovava a Roma, in occasione del
primo Giubileo del 1300. Cominciata nel 1308, la redazione dell'opera lo occupò per tutta la vita e
rimase incompiuta alla sua morte, avvenuta nel 1348. Fu continuata dal fratello Matteo che la
protrasse per altri 11 libri finché non morì a sua volta, nel 1363. I successivi 102 capitoli, che
coprono appena un anno, furono composti dal figlio di Matteo, Filippo.
L'opera completa di Giovanni consta di 12 libri, divisi in due parti di 6 libri ciascuna. La sua prima
edizione, che comprendeva 10 libri, fu stampata a Venezia nel 1537, , mentre l'edizione completa fu
pubblicata a Firenze nel 1559.

Il documento si trova nel cap. 32, ed è intitolato Come i cittadini elessono di prima potestade

I primi ordinamenti comunali di cui abbiamo notizia diedero vita al cosiddetto comune consolare. In
queste città, gli abitanti più ricchi e influenti si riunivano in assemblee non elettive, chiamate
“concioni” o “arenghi”, che nominavano dei consoli: magistrati che collegialmente (il numero di
consoli poteva andare da un minimo di due a un massimo di 24) governavano la città per un periodo
limitato di tempo, generalmente un anno, per non avere modo di sviluppare un potere personale.
Questi consoli avevano il potere di riscuotere i tributi, guidare l’esercito cittadino in caso di guerra,
far applicare le leggi, battere moneta, ma erano tenuti, quando salivano in carica, a prestare un
giuramento in cui si impegnavano ad amministrare la città per il bene di tutta la cittadinanza.
Inoltre, a fare da contrappeso al potere consolare, rimaneva sempre l’assemblea cittadina.
Nel comune consolare il potere rimaneva principalmente nelle mani dell’aristocrazia cittadina che
egemonizzava sia l’assemblea che le cariche consolari. La forte conflittualità interna del ceto
nobiliare e l’emergere di un ceto popolare, composto da ricchi mercanti e grandi artigiani, che con
la crescita economica acquisivano un peso sempre maggiore all’interno della città, portò a un
cambiamento forma di governo.
Per ottenere un governo maggiormente imparziale che garantisse gli interessi anche dei ceti
popolari e per porre fine alle lotte intestine al ceto nobiliare, molti comuni italiani iniziarono alla
fine del XII secolo a ricorrere a una nuova figura di magistrato: il podestà, che governava da solo
per un periodo di tempo limitato che andava dai sei mesi ad un anno.
Il podestà [del podestà si parla anche in altri file] era quindi il Supremo magistrato
del Comune medievale italiano. Sostituì, tra gli ultimi decenni del sec. XII e i primi del XIII, la
magistratura collegiale dei consoli, allorché questi si dimostrarono incapaci di assicurare un
governo sufficientemente stabile, al di sopra dei conflitti tra le fazioni. Nonostante i contrasti, si
diffuse quasi dappertutto e finì con l'affermarsi. Nella sua forma definitiva, fu forestiero, elettivo,
unico, responsabile (al termine dell'ufficio era sottoposto a sindacato) e temporaneo (quasi ovunque
durava in carica un anno, talvolta di meno, raramente di più). All'atto della nomina doveva prestare
un giuramento che lo impegnava soprattutto all'imparzialità. Veniva scelto tra i membri di famiglie
importanti, quasi sempre nobili; spesso era un esperto di diritto ed esercitava l'ufficio podestarile
come una professione. Gli erano affidati l'amministrazione della giustizia, il potere esecutivo e il
comando dell'esercito. Con l'espansione economica, nel Comune si formò (ca. sec. XIII) un forte
2

ceto di origine popolana, organizzato nelle Arti, ma escluso dal potere. Accanto al podestà fu allora
istituita la magistratura del capitano del popolo, che rappresentava gli interessi di questo ceto. Il
podestà finì con l'essere esautorato, senza per altro scomparire. 

Il podestà, inizialmente scelto tra i cittadini, venne poi scelto preferibilmente da città straniere, in
modo che potesse assicurare un’imparzialità e un disinteresse ancora maggiore. Il podestà era un
vero e proprio professionista della politica, esperto sia in ambito amministrativo che militare che
spesso si spostava da un comune all’altro portando con sé una squadra di governo composta da
notai, giuristi, giudici, segretari e uomini d’armi.
Il cronista fiorentino Giovanni Villani, esponendo la situazione della sua città al momento della
istituzione del primo podestà a Firenze, indica chiaramente come l'avvento del regime podestarile
abbia segnato una svolta decisiva nel governo del comune.
Il regime consolare era infatti legato ad una società omogenea e non ancora caratterizzata da una
forte spinta economica. Il progresso economico e la conseguente evoluzione delle articolazioni
sociali, della psicologia, della cultura, del costume provocarono una frantumazione dell'omogeneità
sociale del periodo precedente e generarono una crisi a cui si tentò di porre rimedio con la creazione
di un organo di governo nuovo, il podestà, concepito come esecutore tecnico della legalità
comunale.
Le circostanze in cui la nuova magistratura venne introdotta provano che l'adozione del regime
podestarile fu un successo della borghesia: infatti il fenomeno podestarile è quasi sempre
contemporaneo alla comparsa negli organi di governo di elementi del «popolo», elementi fino ad
allora tenuti in disparte ed emarginati dal potere politico.

PARAFRASI DEL TESTO


Nell’anno 1207 i fiorentini ebbero la prima signoria forestiera, perché sino a quel momento la città
era stata governata dai consoli cittadini dotati di maggiore prestigio e con il consiglio del senato,
cioè di cento uomini di valore. E questi consoli, così come si faceva nell’antica Roma, governavano
la città giustificando il loro operato, amministravano la giustizia, e la loro carica durava un anno.
Sino a quando la città era divisa in quattro quartieri, anche i consoli erano quattro. Quando la città
fu divisa in sei quartieri, i consoli furono sei. Non abbiamo notizia di tutti i nomi, solo di quello di
loro che godeva di maggiore prestigio e fama, e si parlava di loro dicendo: all’epoca di questo
console e dei suoi compagni.
Ma quando la città divenne più popolosa e le discordie aumentarono, i fiorentini decisero di comune
accordo che nessuno di loro assumesse la signoria e decisero di chiamare un uomo proveniente da
un’altra città, in modo che reggesse la carica di podestà per un anno e amministrasse la giustizia con
i suoi giudici e collaboratori. E il primo che assunse a Firenze la carica di podestà fu Gualterotto da
Milano, dal momento che non aveva alcun palazzo proprio [e quindi nessun interesse particolare] a
Firenze.

Potrebbero piacerti anche