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LABORATORIO DI STORIA MEDIEVALE

Mancanza di fissità di status si riverbera nello stato. Chi era cittadino? Chi ci abitava.
L’appartenenza a un luogo significa luogo in cui uno si costruisce la propria identità.
Cittadinanza: diritto attribuito ai singoli attraverso processi di definizione. Forme di appartenenza
costruite.
Cittadinanza: residente relazione con comunità, ha diritti e doveri. Entra in contatto con istituzione.
Questi processi di inclusione convivono con processi di sottomissione.
Differenze di distribuzione e categorie che si vedono al di sotto, sotto la cittadinanza c’è la
cittadinanza diminuite ufficiali, donne e ebrei.

LEZIONE 2
Il senso di cittadinanza che c’era fino agli anni 90, ora non c’è più. Categoria di persone classificate
come cittadini, ora non c’è più. Tutte le leggi sono pensate per dei cittadini. Quando la situazione si
squilibra, flussi id persone non più classificabili come cittadini, come ad esempio gli stranieri,
questa roba non funziona più. Non si sa più come chiamare le categorie, che sono sempre mobili e
in trasformazione.
Poi ci sono categorie in astratto e altre che non funzionano allo stesso modo. Anche in momenti di
forte migrazione interna, Torino è stata più controllata. Tensioni e costi sociali molto forti, fino agli
anni 90. Poi c’è stata una de-industrializzazione.
Lavorare in Fiat era l’unica grande patente di identità. Torino è il miglior esempio di fenomeni
migratori in una grande città. questo fenomeno di allargamento e rimpicciolimento della città
nell’antico regime è normale, c’è questo respiro che ricambia la popolazione ogni tot di decenni.
L’espansione medievale ha rappresentata fino all’unità d’Italia il massimo di espansione di
superficie delle città.
Torino è rimasta dentro le mura romane fino al medioevo. In età medievale c’è stata un’espansione
circa fino a porta Susa, poi si arrivava da porta palazzo a porta nuova, questa era la città.
l’espansione lungo Po è tardo-settecentesca. Via Po è costruita tutta insieme, successivamente. Già
piazza vittorio fino all’inizio 2000 era un parcheggio sterrato, non esisteva ancora.
Torino era molto contenuta, salvo espansione di quartieri nuovi. Trasformazione radicale, che
avviene al prezzo di enormi costi sociali. Lo sradicamento, l’emigrazione in un cotesto fortemente
ostile, migranti in poverissime condizioni subito dopo la guerra, l’arrivo di popolazione nuova ha
stravolto la società che non si riconosceva più, la quale poi è scappata e si è creata una popolazione
nuova. La collina con la borghesia è nata per reazione. Case costruite quando si poteva, perché
questa popolazione non ha soldi quando arriva, quindi costruisce poco per volta. Quell’edilizia delle
ondate migratorie costringe a costante arrangiamento delle abitazioni. Aspettavano di vedere che
succedeva, quindi si faceva poco per volta. Le case erano tutte non finite, si costruivano quando si
poteva, ad esempio quando nasceva un figlio o in base alle esigenze. Adattamento a quello che
succedeva.
Le fasce che non hanno forti radicamenti sul territorio (possedimenti, relazioni sociali che li legano
al territorio) sono quelle più soggette alla mobilità. Immigrato non ha inquadramento stabile di una
famiglia. La ricostruzione di un tessuto sociale di riconoscimento dei cittadini richiede tempo. La
Fiat ha rappresentato un fattore di riconoscimento identitario.
Cosa fanno le persone quando arrivano in un posto nuovo che non ha un sistema di riconoscimento
sociale condiviso da tutti. Una volta che so è inquadrati, si è riconosciuti tramite diversi segni.
Quando questo sistema non c’è, l’unica forma di presentazione e iterazione delle persone è
rappresentato solo da ciò che si conosce dell’altro. Bisogna capire come quali sono le attività che
rendono le persone riconoscibili.
Dal punto di vista delle istituzioni, riuscivano a capire chi c’era in città? Ora c’è l’anagrafe. Come
chiamare queste persone delle quali non si sa il nome? Migranti economici con disprezzo. Con le
persone più integrate è più facile.
Le fasi dello sviluppo del comune sono molto importanti perché accompagnano lo sviluppo dei
governi cittadini in un crescendo di partecipazione della popolazione.
FASI DEI COMUNI (vedi Power Point)
Fase consolare: consoli come magistrati tra fine XI e XII sec. Sperimentale, tentativo di governo.
Consoli eletti dalla cittadinanza per gestire apparato pubblico, che condividono con il vescovo.
Nelle città del regno germanico, la configurazione imperiale non funziona più tanto. In Italia resta
un vuoto di potere, colmato attraverso forme empiriche sperimentali di autorità. In questo caso
l’unico che aveva autorità di far questo è il vescovo, che non diventa signore della città. è
responsabile della città. Coordina la vita pubblica e sociale, ha anche tanti diritti, di mercato, di
giustizia, ma non è funzionario pubblico. Resta un vescovo che accumula su di sé diversi poteri.
Prima c’era periodo carolingio, sistema regio. Mandati i propri funzionari, i conti, in Italia. Titolo
funzionariale, amministrano il comitato per conto del re. Impianto molto ideologico. Quando questo
sistema (fine IX sec) esplode, divisione tra i tre fratelli, si apre il periodo di dispersione del potere
pubblico. Potere pubblico cade su singoli territori, cade lo stato italiano. non spariscono le cariche,
che restano in capo a chi le deteneva, ma non c’è nessun re che le rinnova. Chi può le mantiene,
anche senza inquadramento pubblico statale, cercando di capire se funziona lo stesso. Lo fanno per
conto proprio, non c’è più una delega esplicita da parte del re. Dispersione del potere in mano a
persone che lo esercitano realmente, privatamente. Hanno il potere perché potenti, non più perché
delegati. Scissione tra funzioni pubbliche e gerarchia regia. Lo stato riconosce l’autonomia. Potere
magari trasmesso per via familiare sulla loro porzione di territorio. Gestivano il potere pubblico nel
loro piccolo circondario. Prescindevano dallo stato. Come toglierli? Investitura come
riconoscimento formale + giuramento all’imperatore.
Quando i conti spariscono, le città si trasformano in piccole signorie locali. Separazione dei titoli
dalle cariche sul territorio, perché questi potenti si spostavano anche sul territorio, pur mantenendo
il proprio titolo. Chi resta a difendere le città? I vescovi. Non diventano conti o funzionari, ma
detengono il potere. Le fa perché è un corresponsabile della vita pubblica, amministra cose
pubbliche. Quando viene arricchito di donazioni di poteri pubblici in proprietà, assomma anche
cariche del potere civile. Stesse prerogative che aveva prima le persone che esercitavano il potere.
dissociazione tra potere esercitato ed investitura. Tutti devono trovare una forma di sistemazione, di
riconoscimento. Lo sforzo che fanno tutti i nobili, le chiese e le città è dare una forma ai poteri
esercitati. Es. Federico Barbarossa vuole poterli investire lui, e fargli compiere un giuramento. In
Germania succede questo. In Italia vi è una corresponsabilità della vita pubblica, vuoto di
attribuzione formale di cariche, i consoli non sono stati eletti da nessun potere superiore, ma dalla
cittadinanza. Tutto ciò che produce la città non provengono da un’agenzia superiore.
Le città italiano hanno delle enormi piazze. Costruite pensando ad una forma di aggregazione che
comprendesse tutta la popolazione. Le città più piccole, con struttura medievale, l’edificio
principale sono sempre le cattedrali. Enormi chiese che svettano rispetto alle altre costruzioni,
piazze davanti alle chiese anche molto piccole rispetto alle chiese; non si trovano queste piazze così
grandi, perché non si pensano questi spazi pubblici.
La città italiana è stata pensata come qualcosa che muoveva da una base collettiva, impronta
romanistica che è rimasta sempre. Le città sono dei comuni, sono della città, non sono dell’impero.
Le strade che collegano le città erano dell’impero, ma le mura erano proprietà comunale,
appartenevano a tutti i cittadini. I vescovi hanno responsabilità quindi su strutture che sono di tutti.
Insieme di proprietà collettive, cittadini che sono di fatto proprietari collettivi dei beni e delle
strutture che esistono.

 XII sec: espansione dei nuovi quartieri/abitati che nascono oltre la cinta romana, porta una
ristrutturazione totale dei poteri. Le città integrano villaggi, si espandono sempre di più. La
cittadinanza deve dare forma e ruolo a questa città nuovo. Nasce il problema perché ci sono molte
nuove persone da integrare. Da 5mila si passa a 20mile e poi 50mila, per questo adesso bisogna
capire chi sono questi cittadini che risiedono lì.
La guerra con Federico Barbarossa si conclude con la pace di Costanza in cui Federico accetta la
presenza dei consoli, li riconosce. In realtà vuole ancora che si facciano investire, ma non succede
davvero.
Inizia fase di istituzioni comunali, poi si arriva al regime del podestà forestiero: creazione
totalmente empirica delle città italiane. È u magistrato che viene eletto da consiglio comunale, ed è
forestiero, viene da fuori. Il consiglio gli affida il governo della città, con delle funzioni. Figura
anche simbolica, permette alle città delle élite urbane di non litigare più su chi amministri il potere.
figura originale dello stato italiano, verrà poi anche importato. Arriva dopo un ventennio di
sperimentazioni, dagli anni 20 del ‘200. Le cose da fare vengono decise dal consiglio cittadini.
Consegna del potere esecutivo a persona esterna, elaborazione delle decisioni politiche ad un
sistema. Sistema di base su cui funziona la città 200esca.
Il podestà deve essere un cavaliere, nobile, militare. Deve saper parlare bene, deve avere una serie
di caratteristiche, c’è tutta una letteratura intorno a questo. Deve convincere gli altri con parole e
con azioni.
La necessità di chiamare un podestà deriva dal fatto che la città è completamente cambiata. Il
restringimento del vertice serve a coordinare una politica pressata da un’amministrazione che questa
nova città richiede.

Terzo passaggio: regime di popolo. Regime che si crea intorno ad un partito politico. Il popolo è un
partito politico formato dall’insieme delle associazioni di mestiere e da quelle di vicinato. La
società urbana, nella fase di ampliamento, si struttura in due modi:
- Vicinanza di quartiere: si creano dei raggrumanti vicinali che mettono insieme gli abitanti di
vie. Le forme sono molte diverse.
- Associazione di mestiere: persone che fanno lo stesso mestiere e contano qualche centinaio
di iscritti. Quando si scavalla la metà del ‘200, succedono due cose: si rompe il piccolo
quadro delle mura del XII sec, fenomeno migratorio molto forte, e tutti i sobborghi che sono
stati creati a ridosso delle mura, vengono inglobati nella “terza cinta” di mura, quella che
domina fino al ‘900. Si trovano integrati in un nuovo sistema, sono cittadini. Il sobborgo non
è proprio città, ma sono dentro le mura.
Allora l’appartenenza a queste società di popolo cambia di significato e dimensione: esplodono.
Popolazione quindi organizzata in società. Le persone devo stare dentro una società, un aggregato
che prevede l’iscrizione del nome in una lista. Si può vivere in città anche senza far parte di nessuna
società, di un’arte o di un vicinato, ma comincia ad emergere una possibilità di riconoscimento. Se
vuoi, se hai interesse e possibilità, puoi avere un sistema di riconoscimento a cui aderire. Essere in
quella società territoriale significa avere anche delle funzioni di natura militare, ma anche di difesa.
Ci fanno i turni di guardia. È un modo per creare un’associazione territoriale, riconoscenza
reciproca e solidarietà.
Le società collettive tendono a creare dei legami che leghino le persone le une alle altre.
Queste società esplodono e tra gli anni 50 e la fine del ‘200 succede che il popolus, le società, non
hanno solo integrato questa nuova popolazione nelle società, ma hanno portato avanti un
programma politico: tradotto il numero e la capacità integrativa della società in partito. Vuole
cambiar gli indirizzi politici ed imporre una propria presenza. Imporre una nuova forma
istituzionale che il popolo si è dato che il popolo si affianchi alle istituzioni del comune. Membri
delle società del popolo che affiancano il consiglio del comune, e si crea la figura del “capitano del
popolo”. Questo accompagna l’allargamento delle mura e l’espansione della popolazione.
Le società impongono un passaggio che è quello dell’iscrizione. La città recepisce le forme di
organizzazione che i gruppi sociali dal basso si stanno costruendo.
Struttura del popolo: società territoriali > società corporative > popolo.
Due sistemi:
- Consiglio del comune: con consiglieri e residenti.
- Consiglio del popolo: iscritti alla società, eleggono i loro rappresentanti. Iscritti, è prevista
una scrittura del proprio nome. Bisogna però collegare il nome alla persona, e questo è un
grande sforzo di astrazione.

LEZIONE 3
Bizzarri: coglie le dimensioni di storia sociale che sono valide ancora oggi. Ha edito delle “carte di
cittadinanza” per far vedere come funziona l’ingresso in città a Torino + registro.
Le forme di appartenenza sono proporzionali a quanto la persona è riconosciuta, quanto sta e
quando va.
Più si va verso la metà del ‘200 e più si afferma il regime di popolo, più questo chiede delle cose. Il
sistema corporativo già si basa sull’iscrizione: prevede di aderire a qualcosa e poi di scrivere dei
nomi. Importante la forma della LISTA, fatta dai membri delle corporazioni. Serve a far vivere die
gruppi di iscritti, selezionati, attraverso un elenco di nomi. Il valore fondamentale teorico giuridico
amministrativo è che il nome nella lista rappresenta la persona. La lista ha questo potere, è una
forma di ordinamento che fa capire come la società abbia raggiunto livelli di astrazione e divisione
in categorie. L’atto di scrivere è associato a finalità ordinatrice.
In età comunale la lista spunta come sistema di ordinamento dell’amministrazione dei cittadini.
Astrazione, strumento amministrativo che riduce le persone a nomi. In questa lista ci sono le firme.
I nomi non sono neutri, servono a qualcosa. Assume un significato. Il comune si basa molto su
questo registro, per controllare tutto ciò che fanno le persone.

Liste di ESTIMI: o catasto, lista fondamentale. Bizzarri dice trai diritti e doveri dei cittadini c’è
quello di pagare le tasse, allusione a lista di estimi. L’estimo è un atto fondamentale che il comune
di popolo chiede. Quando compare l’estimo, ci fa capire che il problema è stato risolto in direzione
di una tassazione proporzionale. La prima forma di ricchezza tassata sono gli immobili. Nell’estimo
ognuno deve dichiarare ciò che ha, quindi la maggior parte dei cittadini ha delle proprietà immobili.
Dichiarazione di estimo: contiene il nome e il patronimico delle persone + provenienza + parrocchia
di residenza (dove abitano) + elenco di tutti i beni  case, terreni, debiti e crediti. È un auto
dichiarazione.
Poi può esserci un’inchiesta, mandano degli inquisitores per controllare se sia vero quanto
dichiarato, oppure controllo dei vicini.
Alcuni comuni (es. Moncalieri) fanno le inchieste preventive ancor prima di chiedere ai singoli
cittadini di dichiarare. Molto raro. È la forma di catasto moderno.

L’estimo è fondamentale come documento, nuova geografia della città e nuovo patto: quei beni
dichiarati sono impegnati al comune. Impegno a pagare le tasse in base a quella ricchezza.
La domanda è: io dichiaro una proprietà, ma chi decide quanto vale? Parametri forniti dal comune, è
il comune che può assegnare il valore. In base a questa unità di misura il comune applica una
percentuale, in modo che chi fa l’estimo deve solo operare un calcolo e stabilire il valore
complessivo. Rendite catastali stabilite attraverso valori fissi. Molto spesso questi valori non
vengono aggiornati, ad esempio le case in centro a Torino hanno il valore delle antiche case
popolari, allora c’è bisogno di aggiornamento. Non si è voluto rifare il catasto, perché altrimenti un
sacco di gente avrebbe dovuto pagare di più.
Questo tema del valore è sfuggente in fatto di attribuzione.

La somma è il patrimonio complessivo del cittadino. Poi bisogna stabilire la proporzione, cioè
quanto si paga in base al patrimonio.
O si stabilisce una quota percentuale da pagare (es. legge: 1% da pagare dei valori dichiarati, 1
soldo per libbra, ecc.). L’ufficiale comunale poi fa un calcolo, e chi poi non paga la propria quota va
in una lista di evasori. Tassazione che insiste su beni immobili, NO guadagni, salari, redditi.
Alcuni comuni (es. Chieri, con i più antichi catasti) dichiarano anche i beni mobili. Ma sono molto
rari, documenti molto rilevanti ad oggi.

L’estimo è un’operazione importante, ci fa capire che va a intaccare il modo di appartenenza in


modo molto profondo. Prima c’era solo il giuramento d’entrata. Il comune esige a chi entra di
comprare una casa e pagare le tasse, due azioni indispensabili per entrare in comunità.
Uno entra, iscrive il proprio bene e, o diventa cittadino subito oppure entri e sei un abitatore e
aspetti un certo numero di anni per avere la cittadinanza. Si può essere abitatori e pagare le tasse?
Sì, ci vuole comunque l’iscrizione all’estimo, sia che tu sia cittadino che non ancora.

L’estimo crea una struttura di controllo, ricezione delle proprietà e stabilimento del valore di esse.
Poi stabilisce la percentuale da pagare.
È una dimostrazione dell’intentio di abitare. Il riconoscimento delle persone dipende anche dalla
loro intenzione a rimanere. Soprattutto se si hanno figli, pegno alla città che dimostra il fatto di
voler rimanere.

Entrata e registrazione delle persone che entrano


Iter che serve per accedere alla cittadinanza: ESTIMO è il passaggio finale, persona scritta nella
lista.
Fonti: 1280-1418 (i Savoia trasferiscono la capitale a Torino). Totale di fonti molto circoscritte, i
più importanti sono gli Estimi e il libro LIBER PACTORUM, che contiene tutte le richieste di
abitacolo. Documenti importanti, esempi di persone che arrivano e chiedono di fare abitacolo. Ci
sono anche gli Ordinati, serie archivistica che contiene le deliberazioni del comune fino al 1418,
non sono stabili ma possiamo vedere deliberazioni sulla cittadinanza. Il consiglio di Torino prende
in carica queste richieste, le valuta attraverso consiglio di sapientes.
struttura nel comune formata da élite: può essere considerata la parte di veri cittadini di Torino. Chi
fa parte dei sapientes: la nobiltà cittadina che controlla la vita politica del comune. Si mette davanti
a chi viene in città, rappresentano il modello da presentare a chi arriva.
Negli Ordinati troviamo anche info di chi arriva in città.

Pietro Canino: protagonista di Bizzarri. La sua richiesta di cittadinanza viene presa in carico e
presentata al consiglio dei sapienti. In questo consiglio fanno parte la nobiltà cittadina, vagliano la
sua posizione e prima di tutto gli chiedono di comprare una casa, poi gli fanno giurare di abitare a
Torino, di trasferirsi con tutta la sua famiglia e di stabilirsi in modo permanente a Torino. Questa
richiesta è conservata nel LIBER PACTORUM. Patto tra una persona ed il comune.
Nel documento c’è anche il valore, IV libbre astensi  valore da dare al comune per comprare la
casa. Se l’acquisto non va a buon fine, il comune pignora tutti i beni (dichiarato da FIDE
IUSTORE).
Pietro Canino è venuto in città per le esenzioni dalle tasse: la città usa questo modo per attirare
nuovi cittadini. A lui spettano 5 anni di esenzione + esenzione di due anni dalla guardia cittadini.
Pietro Canino viene accettato dal consiglio dei sapienti e diventa abitatore, non ancora cittadino.
Non ha ancora pieni diritti rispetto ai cittadini veri e propri, l’élite, che hanno il controllo sulla vita
politica. Possiedono le terre e i beni immobiliari della città, ne hanno il controllo quasi totale, e
anche sul contado. Tentano di inserire il contado nella città, anche persone che possono essere utili
alla città. Quelle più interessanti vengono accolte in questo modo, con queste esenzioni. Ma sono
abitatori in attesa di revisione del patto. Aspettano che il loro status venga revisionato, anche in base
a ciò che fanno in città.
Le persone più interessanti, che potevano dare prestigio alla città e che si voleva che restassero lì,
venivano seguite dal consiglio di credenza, la più alta cerchia di nobili al controllo.
Gli estimi restituiscono anche la visione della categoria degli extravagantes: vivono in città ma non
hanno dichiarato nulla all’estimo.
Un patto del genere che c’è a Torino ha l’obiettivo di attirare un’immigrazione “scelta”, infatti sono
patti individuali. L’entrata in città è un atto concordato, chi viene è tutelato, e deve essere anche
conosciuto. Prima di entrare deve avere il fede iustore. Prima ancora di fare la richiesta formale al
comune, questa persona deve conoscere qualcuno. Questo è un sistema di selezione.
Si diventa cittadini a tutti gli effetti quando si entra nella vita politica. Aspetto che l’Antico regime
non ha.

Fra tentativi popolazionistici e declino demografico.


La popolazione di Torino prima della diffusione della peste nera.

Nel caso di Torino bassomedievale le uniche serie di fonti suscettibili di interpretazione demografica
disponibili con una certa sistematicità sono quelle degli estimi (registra) e degli Ordinati, ossia delle
deliberazioni del consiglio comunale.

LEZIONE 4

Domanda d’entrata: abitatum, cittadinatum, si presente sotto varie forme. Il modello di Torino si
basa sulla richiesta preventiva che quando arriva sul documento è già stata contrattata. Chi vuole
abitare ha bisogno di una “fide iussione”, una garanzia di qualcuno che garantisce per lui, perché
nessuno in epoca medievale è conosciuto.

Il consiglio elabora una forma di accettazione, stabilisce cosa deve fare la persona per essere
accettato come abitante, e stabilisce quali sono i vantaggi. Entrare in città può voler dire cose molto
diverse, come ad esempio una sottomissione di tipo militare. Poi ci sono anche contratti fatti per
attirare categorie artigianali specifiche (orafi, ecc): contratti vantaggiosi, alla città servono. Torino
sta un po’ nel mezzo. Chi entra deve sottomettersi e giurare fedeltà ai Savoia (anche se non abitano
a Torino), al comune.

Vantaggi: esenzione dalle tasse.

Obblighi: costruire case sul terreno di un certo valore, depositare denaro.

>>> bilanciamento di obblighi e doveri.

Queste persone sono di livello abbastanza alto, e sono molto spesso già conosciuto. Ma non tutti
entrano così. C’è anche l’entrata spontanea, di persone che migrano: nell’Italia comunale del ‘200 è
stato un processo massiccio.  formazione della terza cerchia di mura che ingloba i borghi e
sobborghi.

Estimi e catasti: le fonti le mischiano ma sono diversi.

DOCUMENTI
 Abitacoli: documenti con patti stabiliti per i nuovi cittadini.
 Estimo: documento dove si scrivono i beni dei contribuenti e si attribuisce un valore, e in
base al valore si raccoglie da loro una tassa. (autodichiarazione dei contribuenti). Elenchi di
beni: nomi, patronimico, provenienza + elenco di beni (case, terreni) + valore (cifra
attribuita a singoli beni e alla loro somma). Tutte queste info di seguito.
 Ordinati: verbali d’assemblea, forma indiretta, elenco dei punti dell’ordine del giorno +
votazioni (decisioni finali): sedute del consiglio comunale, luogo in cui tutti i cittadini
passano, devono essere approvati.  riassunti indiretti di quello che si dice.
+
 Processi: registro giudiziario di processi penali (non se ne conservano tanti).

Capire come sono strutturati questi documenti e formulare la domanda: chi sono e cosa devono fare
le persone per diventare effettivamente cittadini. Non basta trovarsi a Torino per esserlo.

SAGGIO BIZZARRI
Cittadinanza: concetto variegato a seconda di chi entra in città. concetto che evolve.
Civis: ha avuto tanti significati. Parola interessante per i romani: significava essere sudditi
dell’imperatore, tutti i sudditi erano “cittadini” (da editto di Caracalla in poi).
Alto medioevo: ha scombinato le carte. Il concetto di cittadinanza perde significato, i diritti sono
difesi da personaggi con i quali ci sono rapporti molto stretti. Ci sono rapporti di protezione
personale, un individuo è difeso nelle sue prerogative se ha un altro individuo che possa difendere i
suoi diritti. Questo è presente nel comune: innovazione che non vuole stravolgere il passato, ma
coloro che creano il comune non vogliono modificare il passato ma voglio difendere le proprie
prerogative, privilegi, mettendosi in comune, difendendo il bene comune, la cosa comune, res
publica.
Si contrappongano al contado, tutte le altre forze politiche che propongono temi classici della
feudalità. Comune vs. contado. Scontro che porta a delle vittorie del comune. Personaggi che si
riuniscono facendo un giuramento comune e sono cittadini con piena cittadinanza. Giuramento
che le fonti definiscono proprio sacramentum, per definirne l’importanza.
Comunità che aprono questa possibilità di avere cittadinanza anche a nuove persone. Nuovi cittadini
che si impegnano a difendere il comune vengono inseriti nella comunità. Giuramento composto da
oneri e onori. Oneri legati all’interesse del comune, obiettivo di aumentare il capitale. Si vogliono
preservare i beni collettivi, si chiede un impegno a queste persone a vivere in città.
Confine tra miliare e politico: confine molto labile. Un’élite militare è anche élite politica ed
economica.
Onori: entrare significa essere difesi dalla comunità. Possibilità di essere difesi dai tribunali
cittadini: un cittadino non ha solo questo vantaggio ma può anche partecipare alle arti, svolgere
attività legale in città, acquistare beni in città e avere possibilità di essere mercanti autorizzati dal
comune in città. Possibilità, inoltre, di essere risarciti dal comune in caso di incendio (molto
frequenti in quel periodo).
Non si è tutti cittadini allo stesso modo: il comune non vuole offrire diritti, ma offrire dei privilegi.
Ci sono cittadini di varia estrazione.

Signori feudali: si scontrano col comune, decidono di far parte del comune e cercano di difendere le
loro prerogative.
Patti di cittadinanza in cui il signore impone le proprie idee politiche, chiede al comune di essere
esentato da alcune azioni militari qualora vadano contro i loro interessi. Hanno un contado col quale
continuano ad avere dei rapporti: sebbene si chieda al signore di vivere in città, in caso di
vendemmia o mietitura il signore può tornare nel contado a svolgere le sue attività. A volte il
signore chiede al comune anche di non accettare come cittadini i suoi servi.
Cives silvestres: questi signori, cittadini che appunto possono allontanarsi per certi periodi.

Servi/contadini: anche loro sono accolti in città. Non devono essere servi dei signori già presenti in
città.
Extravagantes: coloro che stanno in città ma non sono cittadini.

Gradazioni di cittadinanza: non tutti sono cittadini allo stesso modo. Ventaglio di possibilità
offerto dai comuni.
Comuni diversi hanno delle ratio differenti.
Comuni interessati al commercio: es. Venezia. Stabilisce due tipi di cittadinanza:
- Cives deintus: per coloro che stanno in Venezia e si occupano della cosa publica  possono
partecipare alla politica con carica minore.
- Cives deextra: richiede controllo maggiore, data anche a personaggi illustri che potevano
donare prestigio alla città.

Legame che esiste tra interessi economici e cittadinanza.

Altri casi  comuni artigianali che si impegnano in attività industriali, produzione di beni, o
comuni che invece hanno interesse nell’agricoltura.
Le regole sono sempre differenti, politiche di cittadinanza diverse.
Agricoltura: comuni in cui i signori hanno prerogative importanti in campagna, paura di de-
popolare la campagna, allora ci sono politiche molto rigide. Hanno la tendenza a cercare di avere
più cittadini.

Peste 1348
Impatto non solo legato alla peste in sé, ma questa si ripresenta in maniera ciclica ogni 20 anni, e
genera una decimazione demografica che porta i comuni ad aprire la cittadinanza, concessa anche
ad ebrei, proprio per queste necessità di fondi e persone.

Come si acquista cittadinanza si può anche perdere. Vengono privati di questo diritto: i banditi,
coloro che nel momento in cui il comune diventa di popolo decidono di non partecipare all’estimo o
non pagano la colletta (tassazione).

In questo periodo di riscoperta del diritto romano: la cittadinanza acquista basi giuridiche ben
solide, quelle appunto del diritto romano. Su queste basi vengono ad essere descritte anche
situazioni nelle quali i cittadini possono avere due cittadinanze, entrambe regolamentate.

La cittadinanza può avere più forme:


- Legata al sangue: essere figli di cittadini. A volte però nei patti di cittadinanza viene
espressamente indicato l’impegno a far giurare i figli >>>
- >> Sulla base dei patti.
Ci sono anche degli step intermedi: abitatores, arrivano in città ma non sono ancora cittadini,
vengono prima controllati.
Sulla base del diritto romano di poter avere più cittadinanze, manca la fedeltà alla singola città e
inizia ad essere importante il concetto di patria.

Scambio di protezione e bene comune: Queste città si basano su un concetto pragmatico-materiale


di ricchezza e bene comune in cambio di protezione.
La cittadinanza è un patto dove c’è alla base un bene comune che da origine al nome “comune”.
Garantisce l’esistenza di una collettività, la città, le mura, ecc. lo scambio fondamentale è quello
con la protezione, fondamentale. La città garantisce una protezione. Chi non contribuisce al bene
comune non ha protezione. Rapporto fondativo, meccanismo che fa scattare l’esclusione (se non
paghi le tasse e se non sei iscritto all’estimo).
Importanza l’idea della gradualità
- Esistono i gradi di cittadinanza: insieme di diritti frammentari, composto e ricomposto
secondo i casi. Possono essere concessi a pacchetti. Dire cittadinanza vuol dire che si
possono avere determinate cose, ma a diversi gradi, in blocchi.
Il primo blocco che conta è di natura economica.
- Questi elementi sono variabili: in alcune città e in alcuni momenti posso dare più cose, in
altri momenti do meno cose. Città che hanno bisogno di cittadini o città che invece si
fermano, sono a posto e si oppongono un po’ di più ai nuovi arrivi. Dipende sempre dai
momenti e dalle situazioni in cui le città si trovano.
- La cittadinanza è anche una condizione provvisoria: nelle città medievali è facile perdere
per un certo periodo la protezione che ti rende cives. Es. banditi, sia per reati che di tipo
politico. Questa condizione colpisce con la perdita dei beni anche gli evasori.
Es. Dante perde completamente la cittadinanza a Firenze.

SAGGIO DI COMBA - Vol II.


Parte demografica
1280-1418 fine dominazione Savoia.
Questione demografica e struttura economica di Torino.
Due fonti: estimi e ordinati (a partire dal 1239 ci sono le autorizzazioni alla cittadinanza).

Questione demografica: prima, durante e dopo la peste come riferimento.


Prima: immigrazione caratterizzata da nobili locali, incentivata dal consiglio (sono rimasti i patti,
accettazione con privilegi particolari) + contadini, piccoli proprietari terrieri.
Durante: ci sono ondate cicliche ed impatti sulla popolazione.
Dopo: la popolazione non diminuisce molto poiché c’è comunque molta immigrazione.

Per capire l’andamento della popolazione sono stati presi in esame l’estimo del 1363 e del 1415 per
vedere quali cognomi restavano e quali invece erano nuovi o sparivano. A fronte di una
diminuzione di popolazione c’+ un ricambio alto di abitanti che caratterizza le classi sociali più
basse. Le élite, che gestivano la politica, che erano costituite da famiglie, sono rimaste pressoché
invariate.
Gli estimi danno informazioni anche sulla variazione dei nuclei familiari, quante donne celibi, quali
i periodi di nozze, quanto diffusi i nuclei familiari.

Ordinati  habitatores
Estimi  da dove venivano le persone, PROVENIENZA (dominus, signori locali + immigrazione
rurale che viene dalle zone limitrofe, campagne entro 25 km).

1349-1363 - Dopo la peste si incentiva l’immigrazione da lontano, aumento del raggio (50km).
Evoluzione delle distanze e status differente di chi arriva: maestranze (artigiani), non sono più
contadini. Cominciamo a capire l’immigrazione vera e propria. Entrano più persone per riparare i
danni provocati dalla peste. Questo determina il fatto che durante la peste la popolazione non
scende mai troppo. I vuoti vengono sempre colmati. Entrano più contadini e un po’ meno artigiani.
Vengono per necessità, hanno una condizione di vita precaria: le occupazioni che troveranno sono
di basso livello.  cittadinanza di basso livello.

Si considera anche il ricambio  cittadinanza instabile, soprattutto le classi più basse.


1365-1415: i cognomi nuovi sono 53%.
Fuga / radicamento  bisogna capire chi resta.

Individuato il nucleo di quelli che restano, bisogna capire se questi migliorano o peggiorano,
considerando i beni.

Parte economica parte di Comba (pag. 98,99…)


Economia cittadina e territoriale ha contribuito alle decisioni inerenti alla questione della
cittadinanza e delle immigrazioni. C’è una correlazione tra l’economia torinese e le ondate
migratorie.
La città di Torino, pur non essendo un principale centro urbano (come Milano) è comunque uno die
centri più importanti.
Descrizione legata alla dimensione più rurale di altri centri più urbani del nord Italia. La principale
forma economica intorno cui ruota la città è l’agricoltura e l’allevamento -> l’immigrazione allora è
meno qualificata in senso artigianale e potenzialità economica, sono più pastori, agricoltori e
proprietari terrieri. Quelli di più alto livello, troviamo principalmente dei nobili con possedimenti,
che entrano in città e quello che offrono è un patrimonio fondiario tipico di coloro che investono
nell’agricoltura.
Questo ritratto dell’immigrato torinese non è l’unico che possiamo avere: esiste anche una forma di
migrazione di uomini d’affari di vari livelli, che è più ridotta nella fase precedente alla peste.
Questo si. Nota negli estimi, dal tipo di patrimonio delle persone che si registrano, sia nel modo in
cui si delineano i patti he queste persone fanno col comune.
Es. due mercanti fanno un patto per ottenere la cittadinanza, con concessioni e richieste: una delle
richieste è quella di risiedere per certi periodi in Torino. Non riescono ad essere però così stabili,
così si ha un ri-patteggiamento in cui gli viene concesso di star fuori città per periodi più lunghi e
svolgere le loro attività.
Per il dato economico di queste concessioni è importante.

Quando la città non è in carenza demografica, cerca di tenere un livello più alto di cittadini. Dopo la
peste però questo non funziona più. La città diventa meno schizzinosa nei confronti di chi entra.
Quanto impatta la crisi? Dopo il 1349, le richieste della città un po’ si moderano. Permessi di
entrare dati a chiunque. La città ha bisogno di popolazione.

Produzione legata alla ruralità. Cittadini meno abbienti non possiedono campi, lavorano come
salariati per chi ha più soldi o sono legati da contratti di affitti delle terre.

Ordinati  media di richiesta di cittadinanza annua, vedere come fluttuano, comparate ai periodi di
crisi demografiche  cambiamento nella quantità di richieste accettate. Media di 3 richieste
all’anno >>> 5. Cifra massima 8 richieste in un anno, che è tantissimo.
Confrontare questi dati con gli estimi ci fa capire come l’immigrazione impatta sulla popolazione e
che tipo di ricircolo c’è. Quali cognomi sopravvivono, quali patrimoni vengono trasferiti, quali
nomi compaiono e rimangono negli estimi  quale % di popolazione è gente non appartenente da
lunga data alla popolazione torinese.

Finito il periodo di crisi, non solo demografica ma anche in termini di produttività, sembra che la
città non riesca a mantenere il livello di immigrazione buono, a trasformarli in qualcosa di diverso
da quanto visto.
Sappiamo circa il 20% delle popolazioni che mestiere fa. Pastori e contadini, piccoli e medi
proprietari terrieri…. Non sembra che la città voglia trasformare la crisi in un polo di attrazione in
termini fissi. Riceve il flusso migratorio dalle campagne che fuggono da crisi di sussistenza, e poi si
fermano.

Sempre dagli ordinati, sappiamo che gli imprenditori cittadini hanno interesse a cercare di
mantenere elevato questa tipologia di immigrazione, a livello artigianale soprattutto, per cercare di
fare uno scatto qualitativo e produrre con maggiore qualità. Produzione soprattutto tessile.
Tessile  la città di Torino ha un discreto quantitativo di pastori perché è sulla via della
transumanza, e quindi tutti i colli torinesi si prestano bene al pascolo e quindi c’è una vivace della
materia prima, la lana. Per la produzione dei tessuti ci sono diversi passaggi che possono essere
svolti a domicilio. Le persone con un certo patrimonio in città investono proprio su questo, sulla
materia prima e sulla manodopera che può lavorare da casa.
C’è bisogno anche di chi sappia usare i macchinari del tessile.
Questo profilo di persone viene regolarmente sottratto a Torino, principalmente da Moncalieri, dove
sono pagati meglio. In realtà il pagamento è uguale. C’è questa competizione tra città limitrofe.

Esempio: due magistri che arrivano da Milano, 1393, che ottengono lo statuto di habitatores e nel
patto arrivano con l’obiettivo di portare con sé le loro competenze sulla produzione del fustagno,
tessuto misto. Rientra in un tentativo di sopravvivere ad un declino del tessile.
Di questi due sappiamo che arrivano a Torino con le famiglie ed un certo numero di operai,
maestranza intera che sta al loro seguito, e sappiamo anche che non li troviamo più. Le condizioni
fatte a loro sono molto buone ma non si stabilizzano. Nel decennio successivo compare un’altra
figura che appartiene all’élite cittadina torinese che si occupa di produzione di fustagno.
Nel complesso questo non salva il declino del tessile cittadino, che avrà una ripresa più avanti.

Altro esempio: la corte svolge una funzione attrattiva di persone con competenze specifiche. Un
paio di magistri nominati nei patti hanno competenze utili alla corte dei Savoia. Quindi la corte è
attrattiva e riesce a mantenere le persone in città.

Provenienza  confronto sui nomi delle persone: riusciamo a vedere che nei momenti di crisi
l’attrazione si espande, non oltre i 50 km. Questo è legato al fatto che la tipologia di persona
interessata allo spostamento è caratterizzata da una maggiore mobilità, interessati da dalle iniziative
che tendono a favorire a fine ‘300 lo spostamento di lavoranti stagionali. Torino ha bisogno di
maggiore manodopera e favorisce questo spostamento stagionale.

L’idea di cittadinanza a livello torinese è legata all’élite cittadina che resta a Torino stabilmente e
che domina il panorama patrimoniale. Ha il controllo della maggioranza dei terreni, si occupa delle
attività produttive, iniziativa economica molto diversificata, senza essere specializzata in nulla, non
interessata ad espandersi, élite che è abbastanza numerosa da non aver bisogno di integrarsi
nonostante le crisi, non ha bisogno di inviare altre persone ricche che facciano concorrenza, me è
interessata a garantirsi il funzionamento dell’attività economiche incoraggiando la manodopera
verso Torino.

BIZZARRI (parte in latino)

LEZIONE 6
Ordinati Comba pg.112 nota 32

Bizzarri: prima dei documenti c’è descrizione del manoscritto (appendice di documenti). Prendere
annotazioni qui da pag 84, descrizione del libro.
Documenti hanno due fasi: richiesta di abitacolo (fede iustore e patto) + l’atto di acquisto o della
casa o del terreno.

Parte in latino – DOCUMENTI –


Atto: intestazione. Non sempre si conserva, serve perché serve per dire il registro a cosa serve.
Strumenti di patti di abitatori della città di Torino e degli acquisti fatti per loro in occasione del loro
patto di conservare l’abitacolo. Tutti gli atti sono datati.
Struttura istituzionale. L’atto è intestato ad un’autorità, vedi nome conte nel testo + data.
Sintesi di quella che è la dinamica istituzionale di questo registro.
Interessa l’autorità, siamo davanti ad un passaggio di cittadinanza che ha più referenti. Più figure
menzionate, sistema policentrico. Patto non solo con la città ma prevede fedeltà ad un conte che non
c’entra con la città. il conte ha potere generale sul territorio, anche sulle campagne. Sistema di
sudditanza extracittadino.
Tutti i documenti hanno una parte intorno che non serve a molto.

Torino è sotto i Savoia. Quando si legge un registro, questo è intestato. Quando leggiamo
l’intestazione questa mette in capo a qualche autorità il documento prodotto, e questo è importante,
ci da delle informazioni sulla dinamica istituzionale.

Il cittadinatico non interessa solo il comune, ma il riferimento è anche al vicario.

n. 23
ogni persona fa un instrumentum habitacoli e acquisti fatto in occasione di osservare l’abitaculum
(giuramento) di (nome).
ogni atto ha quindi due parti.

Protocollo: testa del documento con tutte le autorità che partecipano al documento.
Data topica, il luogo. In ospizio (consorzio nobiliare, la curia, luogo delle famiglie nobiliari) del
signore Gedeoni, giudice della città di Torino. Non aveva una curia propria, ma affittava una casa. Il
vicario affitta delle case o viene ospitato.
ASCOLTA TRADUZIONE
Una parte dell’abitacolo consiste in formule di fedeltà al conte. Quello che entra è in primo luogo
un suddito, poi un cittadino.

Compito:
in biblioteca cercare: torino e i suoi statuti comba p. 96 note.
Far capire il ricambio popolazione, tabella. Entità del ricambio, introduzione alla schedatura.

LEZIONE 8
Bonardi (quadro di Torino).

REGISTRO: come si presenta e cosa contiene.


Catasto particellare che viene poi introdotto in età moderna, ma non è corretto parlare di catasto.
Catasto: registro che a Torino sono organizzati per quartieri, modo più semplice e razionale di
registrare le info.
Non sappiamo bene in che dinamiche si venissero a registrare i dati. Il catasto di Torino, in ogni
registro vede la redazione degli estimi per isolati che hanno un nome “carignone”. Dopo aver
registrato tutti i nomi di quel quartiere si fa la somma ad estimo.
Non ci sono indicazioni su dove viene redatto l’estimo, non sappiamo come procedeva il notaio. A
volte c’è l’indicazione, tipo che il contribuente va dal notaio e presenta la propria lista di beni.
Quello che fanno i notai è elencare tutti i possedimenti, sia in proprietà che in affitto. Viene
dichiarato tutto anche se poi si calcola in maniera differente.
I redditi non sono tassati e questo è un modo per tassare il reddito, capire la quota di ricchezza di un
contribuente.

Come funziona il catasto: in ciascun registro c’è l’indicazione di ogni titolare dell’estimo.
Nome del titolare della polizza ad estimo, capofamiglia. Concetto fumoso, se c’è un capofamiglia
chiaramente identificabile ok, ma se è deceduto, magari ci sono più fratelli maschi che figurano tutti
insieme come capifamiglia. Non deve essere per forza uno solo.
+
Formula con la quale il notaio precisa che la persona si è presentata e giura di consegnare tutti e
beni e pagare le tasse su tutti i beni. Formula che da valore al catasto.
+
Elenco con descrizione di tutti i beni, si comincia con le case. Si parlate con il primo possesso, la
casa di resistenza. Coincide con il quartiere del registro, precisazione del Carignone e della
parrocchia. Poi ci possono essere anche altre case in altri quartieri. Possono anche essere all’interno
delle mura, o affittate ad altri, c’è sempre la precisazione (per fare controlli incrociati).
Poi segnate le terre, appezzamenti di terra che quel cittadino possiede in piena proprietà o in affitto.
Si specificano i “fini”, cerchi che indicano quanto queste terre erano distanti dalle mura cittadine.
Specificato dove si trova il terreno e chi sono i confinanti.

Dati importanti per ogni passaggio di proprietà che intercorre tra la redazione di un catasto e quello
successivo, si può controllare che tutto fosse stato consegnato, cioè dichiarato.
Ogni passaggio di proprietà veniva indicato o nel catasto seguente, oppure se passano tanti anni o ci
sono tante transazioni, si annotava a margine che era stato tolto a quella persona e si trovava poi
nell’estimo dell’altra persona.

Nei primi catasti che abbiamo, c’è una gamma di beni più ampia e sono dichiarate sempre le
botteghe. Ma poi c’è una progressiva riduzione al segnare questi beni.
Inizialmente il commerciante dice di avere la bottega con tutti i beni dentro, con i crediti della
bottega (vendite ancora non pagate), ma la registrazione non è sistematica, perché compaiono solo
alcune botteghe, quindi c’è una selezione politica, decisione di tassare solo certe cose. Botteghe
solo alcune, solo in un primo periodo.
Inizialmente anche il bestiame, poi i crediti e i debiti. Poi piano piano queste cose spariscono, non è
più prevista la tassazione su queste cose. Ciò creava problema rispetto all’introito.

Rimangono degli introiti particolari: redditi non lavorativi ma di altra natura, le quote di diritti di
riscossione dei dazi, dei pedaggi, assegnati in vari periodi a dei cittadini he quindi avevano diritto di
riscuoterli.

Quindi si parte dai beni fisici, immobili, a questi beni più astratti.

Imporre tassazione proporzionale al patrimonio registrato.


Ogni possesso viene valutato (abbiamo uno statuto su come si fanno gli estimi, ma non sono così
dettagliati).
Per gli strati inferiori della società, avviene che anche loro sono registrati negli estimi, anche se
hanno solo mezza giornata di terra.
Ci sono frangenti nei quali il comune decide di fare registrazione più ravvicinata, proprio perché
questi strati inferiori che sono più. Mobili e a rischio, possono aver subito variazioni significative.

Registro 1393 con nomi del catasto 1391  analizzato in Archivio. Capire che è successo in questo
lasso di tempo, c’è stata la guerra di mezzo.
Nome
Cifra estimo
Indicazione di quello che è successo.

Riga del nome: quante hanno un patronimico, quante una provenienza e quante un soprannome.
Perdono la loro vera identità ma hanno un nominativo che nasce in quella comunità sulla base di
una loro caratteristica.
 non stanno per tanto tempo, non c’è un sistema che riconosce il valore di un cognome.

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