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Martinotti - sei lezioni sulla città

PRIMA LEZIONE
Martinotti nella prima lezione cerca di dare una definizione alla città, ma dare una
rigida definizione risulta impossibile visto che negli ultimi decenni la città è mutata
così tanto da invalidare ogni definizione di città data qualche decennio fa. Tuttavia è
possibile definire la città come prodotto e sede delle più avanzate della
civilizzazione. Tuttavia rispetto alla città vi sono opinioni contrastanti, viene difatti
definita come luogo malsano in cui vivere, causa della corruzione dell'umanità, ma è
innegabile che sia un luogo di protezione dalle avversità della natura.Lo spazio
umano infatti viene definito anti-natura, nel senso che deve proteggerci dalla natura
("forza degli elementi"). Martinotti inoltre dice che vi sono due diversi piani correlati
tra loro, un piano è la città visibile, l'altro è la società urbana, oggetto degli studi
sociologici, dunque la città è artefice ed artefatto di quella visibile. Si è anche
pensato che ciò che ha prodotto la società fosse il sinecismo, che sarebbe la spinta
degli essere umani di vivere ed abitare insieme, che è sicuramente aspetto della
propensione umana alla socialità.Anche se gli uomini sono zoòn politikòn, ovvero
una specie sociale, come diceva Aristotele, ciò non si traduce in città urbana, che è
oggi dominante. La città urbana è anti-natura ma è costruito anche influenzando
determinati comportamenti (come templi, luoghi sacri, piazze, mura). Dall'insieme di
queste ritualità nasce l'idea di una cultura che plasma l'ambiente fisico, vi è dunque
una circolarità dell'interazione sociale con l'ambiente costruito. Martinotti in questa
prima lezione fa riferimento a Simmel, che studiò la psicologia individuale, e la
manifestazione sociale di questo tratto psicologico che egli definisce blasè, infatti a
causa della sovrastimolazione che la città metropolitana offre, l'atteggiamento degli
individui è di indifferenza e scetticismo. Le cause di questo atteggiamento sono di
tipo fisico, ovvero connesso alle caratteristiche ambientali della città, e un altro di
tipo economico, basato sull'economia su cui la città si fonda. La città è il più grande
artefatto dell'umanità. Secondo il sociologo Bruno Latour la città è un feticcio, ovvero
un oggetto prodotto dal soggetto umano, caratterizzato da intenzionalità, ma anche
da spontaneità e casualità. La città è fatta da due insiemi di fenomeni (layers) e per
comprendere la città dobbiamo usare due tipi di lenti, una sono i nostri occhi
(percezione visiva) , un'altra è la nostra mente (esprime concetti), ma attraverso la
mente l'entità che viene presentata, non può essere osservata. Questa difficoltà
viene superata dallo studioso che deve chiarire con parole chiare ciò che la città è al
fine di renderla comprensibile ai più. Per osservare la città urbana è necessario
saperne individuare simboli, norme e comportamenti simbolici. Il comportamento ha
un forte legame con lo spazio, mentre valori e atteggiamenti non sono direttamente
connessi con lo spazio. Le scienze sociali urbane contribuiscono alla comprensione
dei fenomeni non direttamente osservabili e portano alla luce ciò che è nascosto o
non immediatamente visibile e serve ad interpretare il cambiamento che è avvenuto
nelle interazioni spazio-temporali fra esseri umani, e gli sconvolgimenti della
relazione tra fattori fisici e sociali negli ultimi trent'anni.

SECONDA LEZIONE - Le origini della città.


Vi sono due diverse teorie sulla nascita della città, la prima è quella
dell'INNOVAZIONE INDIPENDENTE, ciò significa che in presenza di condizioni
simili, si sono fondate città indipendenti. L'altra teoria è quella dell'IMITAZIONE di un
modello originario, ovvero un modello che si è diffuso. Il diffusionismo è misterioso
per gli studiosi, ed un esempio è quello delle piramidi, presenti in almeno tre civiltà,
come si può collegare la popolazione egizia con quella della mesoamerica?
Martinotti conclude che se si possono trasmettere immagini e racconti, trasmettere la
città è ben diverso. Il fenomeno urbano si ripresentò più volte nella storia della
specie umana in momenti diversi e luoghi lontani tra loro, avendo caratteristiche
comuni ma mantenendo la propria specificità. Martinotti descrive l'evoluzione
dell'uomo sapiens sapiens fino alla nascita dei villaggi e della città. Con la
scomparsa dell'uomo di neanderthal, vi fu una rivoluzione agricola, che implicò una
riorganizzazione sociale ma non vi è specializzazione del lavoro, bensì mise le basi
per il passaggio a forme di coltivazione che richiedono aratura e irrigazione. La città
tuttavia non è nata ovunque e si sono contrapposte diverse teorie riguardo la nascita
della città. Alcuni hanno descritto il processo di urbanizzazione come un processo
piuttosto che un modello meccanico. Questo processo segue una logica di valore
aggiunto che mette le basi per lo stato successivo. Ad un certo punto della storia
umana sono apparse formazioni sociali ed insediamenti stabili e ciò è stato possibile
grazie al rapporto con l'ambiente, condizione essenziale per la sopravvivenza. La
Rivoluzione Agricola è stata chiamata anche Rivoluzione urbana, e nella concezione
contemporanea, città e campagna sono due entità distinte e contrapposte, come due
mondi diversi ed incoinciliabili, anche se la città nasce come diretta conseguenza dei
progressi agricoli, è infatti il surplus agricolo a far sì che ci sia una crescita
demografica, tra cui persone che si occupano di mestieri differenti e che non si
occupano di agricoltura. La città è luogo di lavoro di coloro che non si dedicano
all'agricoltura. La civiltà preindustriale vive delle ricchezze prodotte nei campi.

Un'altra teoria dice che la formazione dello Stato, che precede la formazione di città,
ha origine nel momento in cui gli individui trovano più vantaggioso essere protetti
dallo stato, vivere all'interno delle mura ed avendo protezione militare.

TERZA LEZIONE - Dalla metropoli alla meta-città


Nel 1938 un sociologo tedesco, Wirth, teorizzò le caratteristiche del fenomeno
urbano usando tre diverse variabili, dimensione, densità, eterogeneità. Nel corso del
XX secolo, con la crescita demografica e lo sviluppo tecnologico, la popolazione
mondiale è cresciuta a dismisura, rendendosi protagonista del fenomeno
dell'urbanizzazione, ovvero il passaggio dalle campagne alla città. Martinotti mette in
evidenzia inoltre anche il passaggio alla meta-città, specificando che ancora non vi è
una definizione specifica, poiché è una realtà urbana nuova, non ancora definita. La
città è cambiata radicalmente e molti dei cambiamenti sono ricollegabili a una serie
di inquietudini diffuse tra la gente.
● recessione dei confini. Con recessione dei confini si intende la non presenza
di barriere, che permettono ai non residenti di accedere ad una città

● diffusione delle popolazioni non residenti. I city-users sono tutti coloro che
usufruiscono dei beni e dei servizi che una città offre senza contribuire
economicamente, ossia senza pagare le tasse. I city users possono essere
ad esempio i pendolari, che usufruiscono dei servizi saltuariamente e sono
anche destinatari di una politica, che talvolta può essere malfunzionante e
causare disservizi. I Residenti,invece, solo coloro che abitano e vivono la
città, pagano le tasse ed usufruiscono dei servizi.

● invasione della doppia ermeneutica. Con doppia ermeneutica si intende


un'elevata interattività tra soggetto ed oggetto. Viene definito dal sociologo
Giddens come Modernità Radicale, ovvero ordinamento e riordinamento dei
rapporti sociali. Martinotti spiega la doppia ermeneutica come relazione tra
conoscenza e comportamento, infatti per capire come si muove il sistema
dobbiamo conoscerlo e solo dopo possiamo intervenire. Ciò è utile per
comprendere cosa sta avvenendo nella società urbana con la disponibilità di
tecnologie che annullano le distanze e cambiano radicalmente le condizioni in
cui le relazioni si formano.

QUARTA LEZIONE - Le disavventure del bardo urbano


è davvero possibile adottare un linguaggio semplice e comprensibile per parlare di
un oggetto complesso e multiforme? Non si rischia di banalizzare il discorso? Il
rischio c’è ma è molto inferiore rispetto alla retorica dei bardi umani. La città è così
possente e variegata che la tentazione di decantarla, più che descriverla e spiegarla,
è molto forte e per descriverla e spiegarla occorre conoscenza e linguaggi tecnici.

QUINTA LEZIONE - Roma, città violentata


Il titolo della quinta lezione riprende la "seconda copertina" de L'Espresso del 22
settembre 2011. In questa lezione Martinotti tratta il tema della violenza. Il 15 ottobre
2011 vi fu a Roma una manifestazione che doveva essere pacifica contro banche,
politica e capitalismo, ma fu l'occasione per un gruppo di individui "senza faccia",
cioè incappucciati, di mettere a ferro e fuoco intere città. Le forze dell'ordine si sono
trovati nella situazione di non riconoscere chi fossero i "teppisti" tra i pacifici
manifestanti. I giornalisti dopo questo avvenimento hanno mostrato una certa
indulgenza nei confronti di queste violenze, come qualcosa di inevitabile, data la
situazione. Martinotti identifica come soluzione alla crescente violenza urbana vi è la
presenza della polizia, che deve essere intesa come diretta a scoraggiare i reati. Il
vicedirettore del Sole 24 Ore ha sottolineato che le manifestazioni in america sono
state molto meno violente di quelle italiane. Secondo Martinotti lì la polizia è molto
più preparata, ma sia qui, che in America vi sono degli informatori. Ciò che rende
vulnerabile un gruppo, è l'organizzazione. Persino il vicedirettore del Sole 24 Ore ha
fatto rendere note le istruzioni per la manifestazione sul sito dei Black Bloc, dunque
è improbabile che la polizia non le abbia viste. Le proteste politiche a New York
testimoniano scontri che non si avvicinano alla violenza che si è vista in Inghilterra
sempre nel 2011.

SESTA LEZIONE - Una città per tutti?


Nel 1900-2000, solo nell'arco di un secolo, vi è stato un grande processo che ha
interessato il pianeta nel suo complesso, ovvero lo sviluppo demografico. Per la
prima volta nella storia dell'uomo, la popolazione mondiale ha superato il 50% della
popolazione della terra. Le variazioni della popolazione interessano tutti noi e
causano conseguenze profonde. I problemi della demografia sono complessi. Vi
sono teorie che riguardano l'esaurimento delle risorse, in realtà queste teorie non si
sono mai avverate, poiché lo sviluppo tecnologico ha sempre fatto sì che si
controbilanciasse la crescita demografica. Nei paesi con scarse risorse, la
popolazione ha elevati tassi di fertilità, ma anche di mortalità. Martinotti però
sottolinea che sono sufficienti miglioramenti minimi delle condizioni economiche,
igieniche, alimentari, sanitarie per diminuire la mortalità. Di fatto, continuano a
nascere in molti, ma un minor numero muore. Si tratta di "esplosione demografica".
La popolazione aumenta poco, ma invece invecchia molto. In città, dove i figli sono
un costo, la natalità diminuisce, mentre nelle zone rurali i figli sono un aiuto, dunque
aumenta la natalità. Ma ciò non caratterizza solo i paesi
occidentali e quelli sovrasviluppati, anche nei paesi sottosviluppati si è vista una
diminuzione di natalità. Secondo Martinotti oggi, per la prima volta nella storia della
specie umana, stanno nascendo individui che
vedranno l'inizio della diminuzione della popolazione mondiale, poiché è veramente
in corso un rallentamento della crescita della popolazione mondiale. L'importanza di
questo sviluppo è enorme, perché la popolazione triplica, ma vi è anche uno
spostamento dalle zone rurali alle città.Tuttavia, la popolazione urbana ha necessità
di essere nutrita ed alimentata. Ciò vuol dire che l'agricoltura deve diventare sempre
più produttiva, e per far ciò deve migliorare le tecniche di produzione. Lo
spostamento delle zone rurali verso le città è stato anche definito "esodo rurale"ed
ha colpito l'italia del dopoguerra. Nel 1900 le città che hanno avuto le maggiori
nascite furono le megalopoli asiatiche (Tokyo, Mumbai..).

Recentemente la crescita demografica si traduce anche in migrazioni. Il cammino


della speranza viene intrapreso da milioni di persone che lo percorrono nelle
condizioni più disparate. L'immagine popolare tende a descrivere il migrante come
un disperato, ma ciò è un'immagine falsa, poiché il passaggio migratorio costa, e
solo chi riesce a mettere insieme certe somme può partire. Le migrazioni sono
dunque un'esperienza costosa per chi le vive. Martinotti scrive che quel che si può
dire è che la città è sempre stato il luogo ideale per l'incontro tra diverse etnie e
culture. Non sempre è una convivenza pacifica, ma la città è sempre stato luogo di
mescolanze. Esempi sono Little Italy, Chinatown, i Ghetti ebraici…

La popolazione utilizza le risorse naturali, in alcuni casi in modo distruttivo, infatti,


come dice Alain Gras, la nostra è una civiltà "termo-fossile", ovvero si serve sempre
più dei combustibili fossili, che dunque non si possono "ricostituire".

Futuro? Per Martinotti la popolazione mondiale continuerà a crescere, ma ciò non si


può dire con certezza. La popolazione urbana consuma di più, e lascia un'impronta
sul pianeta sul pianeta. Martinotti prevede che vi saranno delle crisi, specialmente in
campo energetico, perché i combustibili sono presenti solo in quantità finite. Lo
squilibrio ambientale aumenta il rischio di condizioni precarie dal punto di vista
ambientale.

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