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Sociologia urbana e del territorio

1.1 Perché studiare la città


Le città sono considerate perlopiù come i luoghi in cui ognuno vorrebbe andare ma dove, spesso,
preferirebbe non vivere. Anche se le grandi città come Londra, New York hanno il suo fascino
particolare e producono le sensazioni straordinarie. La città è il palcoscenico della vita dei singoli e
anche della collettività, dove si può incontrare la gente diversa, assaggiare pietanze sconosciute,
comprare delle cose che provengono dai paesi più lontani. Ma la città non è solo ciò che scopriamo
attraverso l’esperienza personale, è un’entità dinamica a sé stante, il potente polo di attrazione
della storia umana. Dove la bella vita e benessere si alternano a scene di povertà ed
emarginazione, bellezza e cultura dell'ambiente si contrappongono al degrado, Il controllo
all'insicurezza, l'antico al moderno, il vero al falso. Nei tempi ci si spingeva verso le città in cerca
della vita migliore, ma oggi la situazione è mutata per le nove mega-città come Messico, Rio de
Janeiro il Cairo, Nuova Delhi o Tokyo. In questi luoghi l'afflusso di nuovi abitanti e così rapido che
rendere difficile la fornitura dei servizi, elementari, acqua ed elettricità. Il rischio di uno sviluppo
così incontrollato è un aumento della povertà e dei disagi. Anche Roma, Londra, Berlino sono
spesso immersi in una condizione di estremo degrado. Studiare le città significa anche studiare la
principale forma di insediamento umano: un ambiente fisico e sociale in grado sia di soddisfare che
di negare il tutto lo spettro dei bisogni umani. Nelle città di tutto il mondo è possibile trovare ciò
che di meglio possono offrire (cultura, arte, libertà politica...) ma nello stesso tempo queste città
evidenziano anche i loro aspetti più problematici (povertà diffusa, criminalità). Studiare la città
significa anche esaminare la società di cui fa parte. E’ importante anche la scelta dei metodi e
strumenti per studiare la città perché si tratta di una realtà molto complessa. L'approccio più
idoneo sarebbe quello di usare gli elementi teorici assieme alle analisi statistiche e all'osservazione
diretta della realtà urbana.

1.2 Definire l’urbano


Il termine urbano deriva dal latino urbanus che significa caratteristico della città. Ma non è un
concetto semplice, ha numerose interpretazioni. Esistono diverse definizioni di area urbana in vari
paesi che includono la funzione amministrativa, le caratteristiche economiche, i requisiti
funzionali e la densità della popolazione. La funzione amministrativa è l'unica base necessaria per
la designazione urbana nella maggior parte dei paesi. Canada e Stati Uniti usano la densità della
popolazione per identificare un'area urbana indipendentemente dai confini locali. In Europa
invece il termine si riferisce ad aree urbanizzate con un uso del suolo di tipo urbano. Nei paesi
meno sviluppati si considera il dato che indica la maggioranza della popolazione (75%) che non sia
impegnata in attività di pesca o agricoltura. Un'area urbana comprende la città stessa e le zone
circostanti. In Italia il concetto di area urbana si riferisce ad un insieme urbanisticamente inteso di
edificazioni che forma una città, anche al di fuori dei confini comunali. La densità insediativa e di
solito elevata, può presentare la continuità nell'edificazione. Nell’interno di quest’area sono
localizzate a breve distanza reciproca residenze, attività industriali, manifatturiere commerciali e
di servizio che formano un sistema fortemente integrato di produzione, distribuzione e consumo.
Urban cluster termine utilizzato in particolare negli Stati Uniti per definire un insieme delle aree
urbane adiacenti che si estendono oltre ai confini della città, contea o Stato. U.C. un'entità
geografica statistica costituita da un nucleo centrale e del territorio adiacente, che contiene
insieme tra 2500-49.999 persone. A volte gli studiosi usando il termine conurbazione per indicare
queste aree interconnesse di ambiente costruito continuo.

1.3 Le trasformazioni urbane


Le città assumono con il passare del tempo un'importanza maggiore. Il termine urbanizzazione fa
riferimento ai cambiamenti dovuti al trasferimento della popolazione delle città e in altre aree
densamente popolate. Il processo di concentrazione della popolazione può essere deliberato e
pianificato (Brasilia capitale del Brasile), oppure spontaneo non pianificato (accade per la rapida
crescita urbana in molti paesi in via di sviluppo). In ogni caso l'urbanizzazione trasforma all'uso del
suolo e spesso anche la natura stessa del suolo. La sua superficie porosa in grado di assorbire la
pioggia diventa uno strato impermeabile di asfalto e cemento. Inoltre, la crescita della densità di
popolazione trasforma anche la vita sociale. Questo è successo in molte città europee in cui le
aree centrali sono state pedonalizzate e rese più fruibili ai residenti e visitatori. Livelli di
urbanizzazione: area metropolitana è un centro densamente abitato e le comunità ad esso
adiacenti, con le quali esiste una forte integrazione economica e sociale, chiamato anche
agglomerato urbano, contiene di solito una grande città (>100.000 abitanti) che costituisce il
cuore dell'area ed estende la sua influenza alle comunità circostanti. Queste comunità possono
anche non avere il carattere urbano, ma sono strettamente collegate alle città da trasporti,
possibilità occupazionali, attività ricreative. Area micropolitana è un'entità geografica con un
nucleo urbano di 10.000-50.000 abitanti. Come anche l'aria metropolitana è composta da un
nucleo urbano e da comunità adiacenti legate a lui da un alto grado di integrazione sociale ed
economica visibile dal pendolarismo lavorativo. Megaregione sono due o più aree metropolitane
che si espandono in modo da fondersi tra loro formando un complesso urbano continuo o quasi
continuo. Termine megaregione sostituisce il termine megalopoli precedentemente usato e
contiene di solito una popolazione nell'ordine delle decine di milioni. Megacittà è un'area
metropolitana che può costituire una megalopoli a se stante se la popolazione interna ai confini
municipali raggiunge almeno 10 milioni abitanti. Nei 35 anni scorsi il numero di megacittà è
aumentato dal 3 al 23 con un aumento atteso fino a 30 nei prossimi 10 anni. Città globale
(mondiale) è la città che esercita una grande influenza sul sistema economico mondiale attraendo
investimenti ed esercitando un potere economico non indifferente in tutto il mondo (Londra, New
York, Parigi e Tokyo).
L’urbanesimo come modo di vita: l’urbanizzazione - crescita e concentrazione della popolazione.
L’urbanesimo - cultura o il modo di vita dei cittadini. No solo cambiamenti di valori, atteggiamenti,
norme e usanze ma anche adattamenti comportamentali influenzati dall'ambiente residenziale o
lavorativo. Nelle zone centrali, ad esempio, è più probabile incontrare eleganti businessman,
mentre nei quartieri residenziali o zone suburbane le abitazioni unifamiliari affollate dei bambini.
Gli stili di vita sono condizionati non solo da scelte individuali, ma rispecchiano anche le differenze
sociali. Ogni città presenta una marcata stratificazione sociale - una classificazione gerarchica delle
persone in termini di risorse di valore. Le metropoli offrono spesso un contrasto stridente tra i
cittadini e benestanti che vivono nel conforto materiale e altri che devono faticare per
sopravvivere. Le città attraggono, per es., i migranti vari che poi si trovano in fondo alla gerarchia
urbana. Molti riescono a migliorare la loro condizione, molti rimangono in condizione di
emarginazione. Potere sociale - la capacità di raggiungere i propri obiettivi e di plasmare gli eventi.
Questa è un'altra importante dimensione di ineguaglianza. Per chi gode di una notevole ricchezza
è possibile plasmare la propria vita e anche le vite degli altri. Per i cittadini più poveri, invece, è
tutto il contrario.

1.4 Complessità delle città: prospettive diverse


La città nella storia: gli individui moderni esistano sulla terra da 200.000 anni, mentre le città sono
comparse più o meno 10.000 anni fa, e solo da 3.000 anni sono diventate relativamente
numerose. Soltanto dal 2009 la maggior parte della popolazione terrestre è concentrata nelle
città. Lo studio storico ha una grande importanza per comprendere le città, ma non si basa solo sui
documenti storici. Gli archeologi urbani fanno notevoli studi degli insediamenti urbani per i quali
non esistono materiali scritti.

- L’avvento della soc. urbana: molti sociologi avevano una pessima idea della città come un luogo
distruttivo e pericoloso, ma ricerche sociologiche recenti mostrano che le città di per se non sono
positivi o negativi – sono le forze culturali dei determinati luoghi o momenti a spingerli in una
direzione o nell’altra. Prospettive spaziali e geografiche: Per gli antichi greci le città soddisfacevano
il bisogno di sicurezza. Al fine di proteggersi, in seguito di mancanza di leggi, le persone si
stabilivano in una un'unica area, spesso una fortificazione naturale come l'Acropoli di Atene. Con
la crescita delle città però le persone scoprirono un altro aspetto importante: unirsi offriva non
solo protezione, ma generava anche un commercio più vivace e stimolava la vita intellettuale. Ci si
rese conto che la città aveva il potenziale. Due aree di studio si occupano dell’importanza della
collocazione fisica di una città: la geografia urbana – concentrata sulla posizione e risorse umane
della città e l’ecologia urbana – analizza il modo in cui le persone si distribuiscono in un’area
urbana. Considerando ciò – la posizione geografica delle città Influisce moltissimo sulla vita dei
suoi abitanti. Per esempio New York e Los Angeles. New York è fatto di edifici alti, Los Angeles si
estende su un bacino semi arido che da un punto di vista geologico rende impossibile l'idea di
costruire grattacieli. New York avvicina le persone e Los Angeles li divide. Un processo ecologico
ben noto è l'invasione – successione, quando varie categorie di persone cercano zone particolari
all’interno della città, determinati quartieri diventano dominati di particolari attività (quartiere
industriale, dove si spaccia la droga, di shopping). I sostenitori di postmodernismo ritengono che
le persone forniscono le interpretazioni multiple basate sulle esperienze individuali e concrete, e
non sui principi astratti degli esperti. La pianificazione urbana dovrebbe quindi continuare a
rispecchiare le visioni tradizionali con interventi a piccola scala. Sociologia urbana critica.
- Città e capitalismo: la capacità di generare il commercio e prospettare economicamente è
importante per la città quanto la sua collocazione geografica è la sua struttura culturale. Nel IV
secolo Aristotele disse che inizialmente la gente veniva in città per motivi di sicurezza, ma nel
corso della storia la gente è accorsa alle città per molte ragioni, soprattutto per la convinzione di
poter migliorare Il proprio livello di vita. I ricercatori urbani sono giunti alla conclusione che
processi naturali non bastano per spiegare questi cambiamenti e il loro impatto economico sulle
città, sostenendo invece che alle decisioni prese da istituzioni politiche ed economiche, spesso
distanti migliaia e migliaia di chilometri, possono influire su una città in senso economico, politico,
sociale e anche fisico. Questa prospettiva si fonda sul economia politica urbana o sulla sociologia
urbana critica focalizzando l'attenzione su aspetti decisionali e sugli investimenti che determinano
la fortuna di una città. Psicologia sociale: l’esperienza urbana: la città produce le emozioni, si tratta
di reazioni personali, ma anche sociali: perché sono generate dall’ambiente sociale proprio della
città, e sono sociali anche perché sono comuni – tutti le provano in qualche modo. Inoltre, la città
non è un'entità isolata, il suo meccanismo propulsore è dato proprio dei suoi abitanti che
rappresentano una cultura (valori, cultura, tecnologia che caratterizzano una città in particolare
epoca storica). Ogni città riproduce e intensifica la cultura della propria società. Ma anche gli
aspetti culturali plasmano la città: cellulari per esempio.

1.5 Anatomia delle moderne città occidentali


La crescita della popolazione urbana sia rallentata nel nord del mondo e aumentata nei paesi in
via di sviluppo. È recente la tendenza nei paesi occidentali a vivere in città più piccole o in zone più
lontane dal centro della città. Le zone intorno ai sobborghi stanno crescendo più rapidamente La
gente si sta allontanando ulteriormente dal nucleo urbano. Per esempio esistono dei luoghi nelle
aree esterne della città che richiamano molti anziani benestanti, le imprese si sono trasferite in
altre aree e hanno portato con se i lavoratori. Gli effetti di questi cambiamenti sono notevoli: le
città perdono terreno a favore di altre comunità sia per il declino della popolazione che per un
tasso di crescita relativamente basso, perdono risorse finanziarie e rappresentatività politica. Il
risultato è la necessità di rincorrere a tagli di bilancio, riduzione dei servizi e dell'assistenza alle
fasce meno abbienti.

1.6 La città in una dimensione globale


L’aumento demografico più rilevante è nei paesi in via di sviluppo. Questo dato desta
preoccupazione perché, la città con l’afflusso di milioni di persone, attratte dalla promessa di una
vita migliore, non può reggere l'ondata migratoria. I risultati sono povertà, malnutrizione, le
malattie, la criminalità.

1.7 Il concetto di qualità di vita


La città è un'entità viva e dinamica. La sua capacità di concentrare le attività umane dà ai luoghi
urbani il potenziale più elevato di miglioramento della qualità di vita umana.

2.1 Origini della città – 2.2 Città stato e imperi urbani

La civiltà comincio la sua vita circa 10.000 anni fa.


Le prime città nacquerò tra il 7000 e il 4000 a.C., come Gerico e Catal Huyuk, e lo sviluppo urbano
ebbe una crescita intorno al 3500 a.C.
Il primo impero urbano nacque in Mesopotamia tra il Tigri e l’Eufrate intorno al 4000 a.C.
L’avvento dello Stato come forma di organizzazione sociale fece nascere delle città-stato appunto.
Anche l’antico Egitto fu centro di grandi città, non grandi come quelle mesopotamiche, intorno al
3100 a.C. che svilupparono un certo ordine gerarchico con caposaldo sempre il potere al faraone.
A est della Mesopotamia troviamo la regione dell’indo dominata da città di 40.000 abitanti come
Moenjo-Daro e Harappa che a differenza di quelle appena citate non possedevano una
centralizzazione del potere. Inoltre si scoprirono numerosi indizi riguardo un sistema igienico
molto sviluppato oltre ad una struttura sociale che faceva perno su una “bella vita” generalizzata.
Anche in Cina si svilupparono grosse città a partire dal 2500 a.C. queste erano molto più simili a
quelle egizie dove il potere elitario di pochi, se non di uno, spiccava su tutto sia in ambito politico
che religioso.
In generale cmq le città diedero la possibilità alle persone di sviluppare le loro conoscenze e
competenze e soprattutto consentirono maggiori scelte in tutti i campi.
Le prime città-stato egualitarie, come Atene, Corinto e Sparta, sorsero in Grecia dove ogni
cittadino poteva partecipare alla vita legislativa.
Quando la civiltà greca si stava avviando al declino stava invece sorgendo un'altra civiltà quella
romana con al centro Roma. Questa, a differenza della civiltà greca, si basava sull’eccesso e sulla
dominazione incontrastata. Era una città che presentava numerose contraddizioni: eccellenza
ingegneristica e progressi tecnici si affiancavano a degrado umano e crudeltà in campo militare.

Il Medioevo
Furono 600 anni bui dove le grandi città diventarono borghi, il commercio subì una forte frenata,
dove si combatteva per sopravvivere. Nacque il regime feudale dove i signori offrivano la loro
protezione in cambio di lavoro.
Il risveglio nell’IX secolo
Attraverso alcuni avvenimenti come le Crociate che riaprirono rotte commerciali e il
potenziamento del commercio stesso. Cominciarono a sorgere poteri come quello della Chiesa,
intuibile dalla struttura cittadina dove al centro della città era posta la cattedrale.
Con il rinascimento, tra il XII e il XVI secolo, ricominciò la rinascita urbana, ritrovando il concetto
umanistico del vivere la città, ripartendo dall’arte, letteratura, architettura ecc..

2.3 La seconda rivoluzione urbana: l’avvento della città moderna

le città cominciarono a riprendersi anche grazie ad uno sviluppo del commercio. Cominciò a
nascere una nuova classe: la borghesia, composta da negozianti, commercianti, burocrati, ufficiali
governativi. Nel XVIII secolo scoppiò la rivoluzione industriale che diede la spinta finale per la
completa ripresa. Le città proliferarono insieme al commercio e alla sviluppo tecnologico e non
solo, anche se vi furono dei periodi colpiti da forti epidemie. Questa crescità proseguì fino al XX
secolo quando si stabilizzò anche per la necessità di controllare la variazione di popolazione.

3. Sviluppo delle città del Nord America


3.1 L’epoca coloniale
Le potenzialità offerte da un grande fiume o da un porto e la posizione strategica per il
commercio, furono le ragioni principali che determinarono la nascita delle prime città come
Boston, Charleston, Philadelphia. Caratteristiche delle città coloniali: Le città coloniali erano di
grandezza e popolazione limitata. Fino al XVIII secolo non esisteva in America un insediamento
urbano che raggiungesse 10.000 abitanti. La popolazione aumento solamente dopo la Rivoluzione
Americana. Le città coloniali erano concepite come fonte di esportazione delle materie prime
necessarie alla patria. I mercanti coloniali iniziarono a competere con i britannici, stabilendo
accordi commerciali separati con le Indie occidentali persino con l'Europa. La lotta per
l'indipendenza americana fu fomentata dalle città in cui si svolgevano degli scambi economici.
Mercanti desideravano la libertà per proseguire i loro interessi. La crescita e lo sviluppo delle città
portuali generò aumento degli scambi, distribuzione della ricchezza, ristrutturazione dei gruppi
sociali.

3.2 Crescita ed espansione 1800 – 1870


Allo scoppio di guerra dell’indipendenza le frontiere occidentali si estesero all'incirca fino al fiume
di Mississippi. Nei primi decenni del XIX secolo erano in corso dei progetti per collegare nuovi
territori con le città a est. L’inizio del processo di industrializzazione: Il processo di
industrializzazione trasformò il continente ma soprattutto la zona settentrionale. La cultura degli
Stati Uniti ha da sempre una tendenza anti-urbana. Fino a quando gli insediamenti nel Nord
America mantennero le dimensioni contenute si manifestarono pochi contrasti tra gli ambienti
urbani e rurali. La guerra civile scoppiò nel 1861 e la vittoria del nord fu un momento di svolta:
c'erano le condizioni per una vera e propria esplosione urbana, come quella che aveva scosso
Europa un secolo prima.

3.3 L' era della grande metropoli 1870 – 1950


L'industrializzazione non si limitò alla realizzazione di fabbriche nelle aree rurali. Molte invenzioni
cambiarono il volto delle città del Nord America: l'uso del ferro e poi dell'acciaio nella costruzione
di edifici spinse la città verso l'alto, e il successo dell'edificio alto fu garantito dall’ascensore che si
diffuse nel 1880. La diffusione dei mezzi aumentò la mobilità e pendolarismo. I sobborghi dell'età
d'oro: i nuovi mezzi di trasporti consentivano i spostamenti veloci, così è diventato possibile per la
classe media borghese fuggire dalla città, sporca e rumorosa, per stabilirsi negli ambienti puliti,
omogenei dal punto di vista sociale e in abitazioni in proprietà. Queste nuove forme abitative
creavano comunità socialmente ed economicamente omogenee e di solito escludevano i poveri. I
nuovi mezzi di trasporto consentivano spostamenti a costi contenuti anche oltre i limiti della città
e ciò contribuì alla creazione dei sobborghi. Queste nuove forme abitative creavano comunità
socialmente ed economicamente omogenea di solito escludevano i poveri. L’uso dell’auto ha
determinato una vera e propria “febbre suburbana”. La Grande Migrazione: tra il 1870 e il 1920 la
popolazione degli Stati Uniti passò da 10 a 54 milioni di abitanti. Questo enorme aumento di
popolazione fu lo spopolamento delle aree rurali e lo spostamento della gente in città. La
diffusione dell'automazione rendeva obsolete le vecchie forme di lavoro manuale, e inoltre la città
rappresentava una promessa di ricchezza. Quindi un enorme numero di immigrati stranieri e le
persone che abbandonarono le aree rurali invasero le città. Quando le norme emanate dagli Stati
Uniti nel 1921 nel 1924 limitarono l'immigrazione, l'industria in via di sviluppo guardo altrove per
la manodopera a basso costo, e gli afroamericani del sud migrarono nelle città settentrionali. In
breve tempo in molte città nacquero delle tensioni e disordini. Molte città si son create anche per
annessione degli sobborghi indipendenti che divenendo parte delle città. Problemi e la politica:
Questi enormi cambiamenti che trasformarono le città causarono anche molti problemi: solo
l'amministrazione delle città poteva fornire ai milioni di nuovi arrivati l’acqua, luce, posti di lavoro,
la protezione contro lo sfruttamento senza scrupoli. Potenti figure note come “boss”
controllavano le amministrazioni cittadine. La qualità della vita nelle nuove metropoli: alcuni
trassero enormi profitti dell'espansione economica realizzando notevoli fortune e fondando
imperi industriali. Con un flusso costante di persone che entrano nelle grandi città del nord i
proprietari immobiliari rispondevano alla crescente domanda di abitazione sfruttavano il massimo
i terreni edificabili. Il problema riguardante la qualità di vita si estesero enormemente e non
furono limitati alle abitazioni. Gli ambienti ad elevata densità privi di adeguate condizioni
igieniche generavano continui problemi di salute. Ciononostante, le città crescevano il mondo in
modo incontrollato. Questa tendenza si interruppe con lo scoppio di guerra mondiale e con la
diffusione dell'housing suburbano negli anni che seguirono.

3.4 Le città del N.A. dal 1950 al presente


La città contemporanea continua a vivere tre grandi cambiamenti. 1. vede le persone e le imprese
abbandonare molte città centrali alimentando un processo di suburbanizzazione (iniziato 100 anni
fa e definito decentramento). 2. forte crescita della popolazione in aree sottoposte a forte stress
ambientale in particolare negli Stati Uniti del sud e dell’ovest (l’espansione del Sunbelt) 3.
L'orientamento della attività nel centro città verso il settore terziario (colletti bianchi), l'alta
tecnologia e servizi come esito dell'epoca postindustriale della globalizzazione. Decentramento: in
precedenza caratterizzate dall'implosione urbana dal 1950 e poi le città hanno sperimentato
un'esplosione urbana (l’allontanamento della popolazione dal nucleo verso le regioni circostanti).
Lo spostamento delle persone rimane circoscritto all’interno della regione metropolitana. Negli
anni 60’ molte industrie e aziende si sono allontanate dai distretti industriali. Affitti alti ed edifici
vecchi diventarono inadeguati, i nuovi sistemi di produzione necessitano di strutture più ampie e
moderne. I lavoratori si trasferiscono seguendo le attività, cosi la popolazione dei sobborghi
aumenta e diminuisce quella dei centri delle città. L’espansione di Sunbelt: l’area che si estende
dalla costa atlantica a quella pacifica e comprende gli stati meridionali, è una regione in forte
espansione che attrae la migrazione interna ed esterna. Sunbelt presenta oggi molti problemi di
inquinamento e crescita incontrollata della popolazione, con strutture e infrastrutture inadeguate
al numero degli abitanti.

3.5 La città postindustriale


Negli anni 60’ le città centrali degli U.S.A. vivevano un processo di auto-distruzione: continui
disordini e allontanamento della popolazione bianca di classe media in periferia. Degrado e
rigenerazione: le città centrali apparivano in pieno declino, politici e gente comune si chiedevano
cosa si potrebbe fare per evitarlo. Dopo quattro decenni si è avverata la previsione immobilista di
E. Banfield, che affermava che col tempo le città sarebbero tornati come prima salvando se stesse,
e quindi non c’era bisogno di intervenire in nessun modo. Infatti, adesso le città di tutta la nazione
sono nel bel mezzo di un processo di rigenerazione, nonostante il sostegno limitato da parte del
governo. Le ragioni di questa svolta sono la crescita delle attività terziarie legata alle nuove
tecnologie informatiche. I costi umani della ristrutturazione economica: La terziarizzazione
dell’economia determina la “skills mismatch” – l’esclusione dal lavoro chi non ha una qualifica
sufficiente. Questo passaggio dell’economia dalle attività manifatturiere e dalla produzione dei
beni alle attività del terziario determina la fine di tutte le occupazioni non qualificate che davano il
lavoro agli immigrati e migranti.
La “Grande mela”
New York è il simbolo degli USA che rappresenta la storia urbana del Nord America. E’ una città
con enorme concentrazione di popolazione, un importantissimo centro per la finanza,
assicurazioni, beni immobili, industrie televisive, società Fortune ecc. Il suo porto è il terzo in Stati
Uniti. La città è un mosaico di tutte le etnie del mondo con le sue 200 lingue parlate. N.Y. è un
luogo chiave per l’arte, musica, editoria... Ci vivono i più ricchi e i più poveri del Nord America. Il
periodo coloniale: N.Y. fu il primo dei 5 insediamenti coloniali principali. Nacque nel 1624 come
piccolo abitato olandese, basato sul commercio e situato sulla punta meridionale del Manhattan. I
primi ebrei arrivarono attorno al 1650, i primi quaccheri si stabilirono nel 1657. Dal 1680 la città
iniziò il suo predominio economico. Nel 1730 parti la prima diligenza per Filadelfia. Nel 1765
governo inglese istituì lo Stamp Act imponendo il prelievo su tutte le transazioni, che fu poi
abrogato nel 1766 in seguito dell’opposizione dei coloni. I “Figli della liberta” eressero in città
“asta della libertà”. Ma a causa dei forti contrasti scoppiò la Rivoluzione Americana. Crescita ed
espansione: intorno ai 1800 la popolazione della città superò ai 60.000 abitanti. Le navi a vapore
stabilirono collegamenti con Europa e si aprì la via all'immigrazione. I trasporti urbani
migliorarono con la introduzione dei mezzi su rotaie che rese possibile la suburbanizzazione. Il
New York divenne una grande metropoli. La popolazione quintuplicò nei 60 anni dopo è il 1870.
Le trasformazioni fisiche legate alla tecnologia hanno contribuito alla crescita della città. Il ponte
di Brooklyn fu realizzato nel 1881 e rimane uno dei più bei ponti sospesi nel mondo. Negli anni 50’
New York era passato dal ruolo di metropoli a quello del centro della vasta mega regione del
Nordest con un’ulteriore aumento degli abitanti. I primi problemi economici: la recessione che ha
avuto fine ad inizio degli anni 90 ha avuto pesanti conseguenze sul New York, perdita di posti di
lavoro, distruzione di migliaia di uffici, chiusura esercizi commerciali per via della riduzione del
numero dei clienti. L' 11 settembre del 2001 è la città vissuto il più grande tragedia della sua
storia. Con la perdita di migliaia di vite umane e pesanti perdite economiche. 10 anni dopo la
downtown di Manhattan è risorta dalle ceneri. L'economia postindustriale assicura nuove chance
alla New York con le nuove possibilità lavorative nel campo dell'informatica, nel settore
finanziario, nel settore della ristorazione, servizi del turismo ecc. La sicurezza è aumentata
notevolmente a New York, tanto che nel 2010 l’indice di criminalità totale a New York è stato il più
basso di tutte le grandi città di Stati Uniti. Oggi la città vive una rinascita urbana. Nel 2010 il
Dipartimento di urbanistica ha esaminato e approvato 456.000 piani di costruzione presentati da
architetti e ingegneri. Alcuni quartieri stanno cambiando faccia (ad Harlem, per es. si trasferiscono
tante giovani coppie, non è più un quartiere “nero” come prima). Un'altro importante simbolo
della rinascita di New York e la rigenerazione di Bronx. Brooklyn e Manhattan registrano un forte
aumento di giovani adulti e bambini bianchi.

4 Città e sobborghi contemporanei

4.1 Sprawl urbano e suburbano


E’ necessario distinguere la crescita è sprawl. Nel Nord America la popolazione aumenta, ed è
necessario predisporre lo spazio supplementare per la costruzione di residenze e aziende che
possono soddisfare i bisogni di una popolazione sempre più numerosa. Oggi molta gente
preferisce a vivere in una casa propria con il giardino nelle aree esterne alla città. Questo crea una
seria di problemi come gestione inefficiente del territorio con un impatto negativo sull’ambiente e
aumento dei costi. Sprawl urbano – la città diffusa e la dispersione urbana, sono termini che
indicano una rapida e caotica crescita delle città. Il fenomeno risale alla seconda metà del XX
secolo, quando l'espansione urbana diventa un fenomeno di massa in tutto il mondo occidentale.
Negli Stati Uniti questo fenomeno ha avuto una dimensione maggiore. Nel periodo di prosperità
economica seguita alla guerra si è registrata una forte crescita della popolazione. In Europa,
invece, nel periodo del dopoguerra si è avuta una crescita generalmente minore nelle aree
urbane, e quindi una minore pressione sull'edificazione delle aree rurali. Negli ultimi decenni del
XX secolo le città di tutto il mondo registrano una crescita prodigiosa in termini di popolazione e di
aree di estensione. Le tradizionali funzioni commerciali e industriali della città si spostano al di
fuori di essa, mentre al suo interno trovano posto le attività di servizio più pregiate. Laddove si
registrano gli inversioni di questa tendenza, il fenomeno è quasi sempre dovuto agli immigrati. I
sobborghi sono diventati molto più diversi ed eterogenei. Ci sono stati dei cambiamenti
significativi rispetto ai sobborghi del dopoguerra, soprattutto negli Stati Uniti: le abitazioni sono
diventate ancora più grandi, molti insediamenti sperimentano forme di governo privato e sono
diventati “gated” e molte nuove abitazioni sono riuscite ad ottenere l'accesso a un proprio
giardino privato. In Europa, negli ultimi decenni si sono manifestati in molti contesti metropolitani
fenomeni di
urbanizzazione diffusa, a densità bassa e discontinua, secondo un modello che si differenzia
nettamente dall'espansione suburbana degli anni 50’ e 60’, che si era prevalentemente realizzata
per con continuità e attraverso interventi edilizi relativamente composti. A partire degli anni 80’ la
città dispersa si afferma anche in Europa, per effetto dell'emergere di stili di vita abitativi e di
tendenze localizzative delle attività economiche che privilegiavano gli spazi suburbani, ma anche
per effetto delle politiche di deregolamentazione che in molti paesi, hanno legittimato la
pianificazione e inquadramento di area vasta consentendo l’affermarsi di politiche locali. Sprawl è
un termine che si riferisce a un'occupazione residenziale sparsa, ovvero a bassa densità. Oltre i
limiti delle zone di servizi e delle costruito proprio delle città. Il fenomeno determina una
separazione tra i luoghi di residenza, quelli di lavoro, dei acquisti e dell'intrattenimento. Gli
spostamenti necessari per raggiungere questi luoghi implicano l'uso dell'automobile. Fenomeno
risulta inefficiente e consuma in modo indiscriminato le risorse naturali. Perché lo sprawl? La città
ha modificato la sua immagine di struttura compatta per acquisire quella di città diffusa seguendo
il sogno americano di una casa propria e le possibilità offerte dai veicoli. Che, però, si scontrano
con i problemi dell’inquinamento e del consumo del suolo. Lo sprawl è un processo che tende con
passare degli anni ad assumere proporzioni sempre più estese. Nel corso delle due precedenti
generazioni le politiche governative su fisco, trasporti e residenza hanno sostenuto lo sviluppo a
bassa densità. Enormi progetti riguardanti la viabilità hanno coinvolto gente ad abbandonare le
città per gli spazi verdi periferici. In queste aree non metropolitane si sono sviluppati centri
commerciali. Si è avuto un effetto valanga che ha generalizzato una crescita esponenziale di
queste aree e trasformato gran parte del paesaggio naturale. Uno dei fattori che caratterizzano lo
sprawl è la frammentazione politica, ovvero la struttura di governo polverizzata dalle varie realtà
locali di una regione metropolitana, che determina l'incapacità di controllare la crescita a livello
regionale e con una pianificazione generale dell’uso del territorio. Conseguenze dello sprawl: lo
sprawl determina effetti collaterali negativi. Spalma residenze, uffici commerciali, strutture
sanitarie e industria sulle ampie porzioni di territorio, aumenta la dipendenza dei residenti
dall'automobile. Le varie attività risultano essere troppo diffuse per rendere economicamente
sostenibile il trasporto pubblico. Uno stile di vita che richiede un'automobile è discriminante per
le famiglie povere, per gli anziani, per i disabili, per i giovani. Il pendolarismo inoltre sottrae
troppo tempo le famiglie, aumenta il consumo di benzina e usura di automobili. Lo sprawl viene
considerato come una forma di contrapposizione patologica alla città compatta. Ha avuto anche
esiti disastrosi in termini di distruzione delle zone umide e di edificazione su pianure alluvionali. Le
zone umide fuggono da spugne naturali che assorbono immagazzinano l'acqua piovana, quando
vengono trasformate in terreni agricoli commerciali e residenziali l'acqua non viene più assorbita
e può causare allagamenti. Le inondazioni possono essere causate dai fenomeni naturali, ma
anche da un drenaggio inadeguato nelle aree urbanizzate. Problemi di traffico: lo sprawl è per
definizione una cementificazione a bassa densità, dipende dall'automobile, dai margini delle aree
di servizi e occupazione, genera un pendolarismo più esteso e una maggiore congestione del
traffico. Le auto emettono ogni anno milioni di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra
nell'atmosfera. Danni alle città: Lo sprawl dovrebbe essere un fenomeno soprattutto suburbano,
ma una forte contempo componente urbana. Il movimento delle aziende e residenze verso zone
esterne sottrae popolazione al centro della città e quartieri più vecchi e tradizionali, dove si
concentra gran parte del patrimonio storico. Questa migrazione verso l'esterno danneggia la base
fiscale costringendo le città ad aumentare le tasse per i contribuenti rimasti, per riuscire a
finanziare i servizi urbani. Lo sprawl quindi modifica il carattere della città, e il panorama urbano si
riempie di fabbriche abbandonate, case murate e zone commerciali decadute. In controtendenza
invece la storica città di Spokane, dove i residenti ritengono che lo sprawl, la dipendenza
dall'automobile possano distruggere il fascino della città. Si sono alleati nel progetto Spokane
Horizons per sviluppare un piano esauriente che affronti i problemi dei parcheggi, le nove strade,
le capacità delle infrastrutture con l'obiettivo di conservare la salute del centro della città e dei
quartieri circostanti. Costi finanziari: l’aumento fiscale non riesce a coprire l'aumento dei costi di
nuovi servizi di urbanizzazione necessari per le persone che vivono lontane dalle infrastrutture
esistenti. Una crescita riempitiva a maggiore densità farebbe risparmiare molti miliardi. Meno
spese per il drenaggio delle precipitazioni, meno
necessità di trasporti pubblici scolastici, meno caserma dei pompieri e tragitti più brevi per la
polizia, ambulanze, prelievo dei rifiuti e altri servizi.
4.2 Smart Growth - crescita intelligente è l'alternativa al consumo delle arie suburbane. Una
pianificazione su larga scala dell'uso del territorio per rivitalizzare e costruire comunità di
dimensioni ridotte e rispettose dell'ambiente. L'analisi dell'impatto sociale è un lavoro
interdisciplinare finanziato alla previsione delle possibili conseguenze di un progetto prima di
iniziare la costruzione. Il settore che utilizza questo approccio è la sociologia dell'ambiente che
esamina le interazioni reciproche tra ambiente fisico, organizzazione sociale e comportamenti.
Limiti della crescita urbana: gli stati di Oregon e Washington richiedono ai comuni di designare
dei confini ufficiali per separare le aree urbane dagli spazi verdi di cintura, che includono
fattorie, laghi e parchi. L'intento è coinvolgere la crescita nelle zone già dotate di infrastrutture,
proteggendo l'ampia varietà di risorse naturali che circondano i centri abitati. Rivitalizzare città
e centri inesistenti: molte comunità conservano la loro architettura originale attraverso le
restauro e usano una corretta pianificazione per ripristinare il senso di comunità, migliorare la
vivibilità e aumentare la vitalità economica. Un approccio controverso al riuso urbano è lo
strumento dell'esproprio da parte delle autorità locali o statali per acquistare spazi privati da
destinare all'uso pubblico, corrispondendo al proprietario di un'idea inizio è pari a un corretto
valore di mercato. Approcci orientati al trasporto: alcune soluzioni per ridurre il traffico sono:
costruzione di più corsie stradali con “corridoi intelligenti”, i semafori sincronizzati, aggiunta di
corsie dedicate ai veicoli ad alta occupazione, costruzione di nuove linee ferroviarie. Più verde
nelle nostre città: la sostituzione degli autobus diesel con i modelli ibridi, il passaggio a taxi
ibridi o elettrici e il miglioramento delle infrastrutture ciclabili e pedonali per ridurre l'effetto
“isola di calore”, incoraggiamento alla creazione dei tetti verdi anziché bitumali in cima dei
grattacieli, ecc.

4.3 Excurbia
O (extra-urbano) il termine di Spectorsky, per descrivere l'aspetto delle nove zone residenziali che
nascono ai margini metropolitani. La vita degli exurbani è una miscela di hi-tech, cultura alta e
fascino rurale. Il processo di continua exurbanizzazione e di assorbimento di queste aree
all’interno delle metropoli ha un suo costo. Le tradizioni e i valori che hanno inizialmente attratto i
nuovi arrivati si declinano in modo più cosmopolita, e da ciò nascono tensioni sociali tra vecchi e
nuovi residenti.

4.4 Le nuove città


Le città di cintura (Edge City) estesi centri della classe media, dipendenti dalle automobili e
tipicamente posizionati ai margini di un'area urbana già esistente. Sono nate sugli incroci delle
grandi strade, dove solo pochi decenni prima esistevano soltanto villaggi e terreni agricoli. Sono
anche chiamate new city e hanno molte caratteristiche appartenenti a quelle del passato: ampi
spazi terziari e commerciali, un forte flusso in entrata di lavoratori nelle mattine feriali e una
multifunzionalità fatta di lavoro, shopping e intrattenimento. Sono ormai più di 200 negli Stati
Uniti e in Canada, dominano il panorama del commercio e del lavoro con i loro centri commerciali
e parchi terziari. Tipi di nove città:
tre categorie principali: uptown - costruita sopra insediamenti pre-automobile; boomer - la tipica
nuova città posta all'incrocio di due grandi strade e quasi sempre gravitante su un centro
commerciale; greenfield - una città pianificata da un solo costruttore su centinaia di ettari di
terreno agricolo. Centri della classe media: l’avvento delle nuove città è legato essenzialmente alla
classe sociale, non alla razza. I critici lamentano spesso che le nove città nonostante le diversità
razziale mancano di “anima urbana”. Tre varianti di nuove città: 1. Nuova città come “motivator”
Nel 1990 l’Oshawa Center, uno dei più vecchi centri commerciali di Ontario, Canada cominciava a
mostrare i segni dell'età. Costruito in origine per la popolazione operaia delle città era un luogo
buio è brutto. Ora Oshawa Centre si trasformò da centro commerciale suburbano a una struttura
multifunzionale che contiene oltre 200 negozi, servizi pubblici e comunitari. 2. Nova città come
soluzione. Schaumburg è stata il sobborgo postbellico senza volto per eccellenza, dove la maggior
parte dei abitanti vive in abitazioni a schiera e in lottizzazioni e fa shopping in uno dei 65 negozi
che si affacciano sulle strade. L’unico elemento mancante era il centro città, cosi l'amministrazione
locale ha demolito un vecchio centro commerciale per fare spazio a un centro città chiamata Town
Square. 3. Nuova città come problema. Tyson Corner è stato l'obiettivo di vari studi urbanistici.
Sede di tre centri commerciali e di un numero enorme di aziende e grandi corporation.
Attualmente Tyson Corner è più grande, per dimensione e situazione occupazionale, di molte altre
città di Stati Uniti. Il traffico manda in tilt intera città e li manca un centro civico, per ciò gli
urbanisti hanno proposto un centro denso per combattere quella mancanza di anima.

4.5 Gated community (comunità chiusa)


Queste comunità, come complessi recintati costruiti nel XX secolo dai membri dell'aristocrazia
della East Coast e di Hollywood. Erano luoghi unici per gente unica, riservati per solo ricchi. A
partire dagli anni 80’ vi fu una rapida crescita delle comunità chiuse. Erano i primi luoghi in cui
anche l’americano medio poteva avere un muro che lo separava dal resto della società. Molti di
questi complessi si trovano in aree suburbane, ma il fenomeno sta interessando anche quartieri
più vecchi e più interni. Numerose comunità chiuse sono sorte nelle aree metropolitane europee.
A Lisbona, per esempio, è presente da oltre trent'anni una forte produzione sociale di sistemi
residenziali presentati come “sicuri” e che offrono un'inclusione in una comunità selezionata. Ciò
che differenzia queste comunità dei tipici sobborghi moderni, anch’essi spesso segregati dal punto
di vista economico e sociale, è il fatto che comunità chiuse sono difese da mura e gli accessi sono
controllati dai cancelli elettrici o da guardie sempre in servizio, con una vigilanza privata che
sorveglia il territorio. I residenti usufruiscono di servizi a pagamento e condividono la
responsabilità delle aree comuni, del rispetto dei numerosi regolamenti. Le comunità chiuse, però,
riescono a separare le persone che vivono al loro interno anche più profondamente di quanto sia
possibile alla più esclusiva della giurisdizione, accentuando la segregazione. Questo stile di vita
riduce le possibilità di interazione positiva di esperienza condivisa tra le persone, di background
diversi e contribuisce alla frammentazione della comunità. Tipi di comunità chiuse: 1. Comunità
basate sullo stile di vita - sono espressione del consumo ostentato e di una nuova classe agiata.
Pongono enfasi sui servizi (includono le comunità per pensionati) 2. Comunità basate su prestigio
- orientate allo status, ospitano principalmente Il ricchi e famosi, il quinto top degli americani.
Queste comunità enfatizzano esclusione e immagine e cancelli simboleggiano lo status illustre dei
residenti. 3. Comunità basate sul sicurezza - basate sulla paura, la cui prima preoccupazione è la
sicurezza. Sono misure difensive che rispecchiano un modo di vivere tipico di una fortezza con
mura, cancelli, strade chiuse e vari sistemi di sicurezza. Il senso della comunità: li osservatori
sociali notano che ormai da decenni c'è una perdita di senso di comunità nella vita moderna, “il
grande vuoto”. A differenza di piccole tradizionali comunità dei piccoli centri, in cui le persone
costituivano legami emotivi che duravano una vita, oggi le relazioni si basano sulla condivisione di
alcuni aspetti superficiali, quali lo stile di consumo e gli interessi ricreativi. Le comunità chiuse
rispecchiano la frammentazione sociale è l'atrofia civica che affliggono la società attuale. Questi
quartieri costruiscono delle barricate che non si limitano a escludere le classi inferiori impedendo
loro di abitarvi (con costi proibitivi)

4.6 Common-Interest Development


O CID – molte di queste sono chiuse. Si tratta di comunità che richiedono l’appartenenza a
un’associazione autonoma di proprietari, possono essere gli complessi suburbani e cooperative
residenziali. Le amministrazioni pubbliche sono favorevoli alla costruzione di queste comunità
pianificate ad alta densità, perché fanno aumentare i contribuenti con costi pubblici minimi. I
nuovi urbanisti li vedono come anti- sprawl.

5. Sociologia urbana: teorie classiche e moderne

5.1 La tradizione europea: 1846-1921 La sociologia figlia della Rivoluzione Industriale, nacque in
Europa. La disciplina fu fondata da Comte che assieme a Marx, Engels, Durkheim, Simmel e
Weber tentò di spiegare le grandi trasformazioni determinate dai processi di urbanizzazione e
industrializzazione.

 Marx (ed Engels)

Dalle barbarie alla civiltà: Marx era convinto che la struttura economica della società costituisse le
fondamenta degli aspetti sociali, politici e spirituali della vita, ossia che il sistema economico
fosse la base dalla quale dipendono le istituzioni sociali di famiglia, religione, sistema politico.
Affermava che le trasformazioni sociali scaturiscono principalmente dal conflitto tra chi controlla
il processo della produzione economica (i capitalisti) e chi fornisce il lavoro necessario (il
proletariato). Per Marx falsa coscienza – attribuire agli individui responsabilità di alcuni problemi
sociali (povertà, disoccupazione) perché la vera causa dei ultimi è il capitalismo. Marx e Engels
sostenevano che la città avesse un ruolo centrale. Le persone vivevano come esseri generici nelle
città tradizionali preindustriali e solo l’arrivo delle città, la specializzazione produttiva aveva reso
gli individui liberi di agire autonomamente. Ma non tutte le città sono cosi “liberatorie”: in alcune
di loro si mantengono i legami con la comunità primitiva attraverso una divisione del lavoro
limitata, proprietà comune e mancanza di individualismo. I studiosi affermavano che nelle città
industriali l’evoluzione dell’uomo fosse incompleta perché l’economia fu controllata da un élite
capitalista, e solo una rivoluzione anticapitalista mondiale porterebbe al socialismo e ulteriore
evoluzione.
 F. Tonnies

Da Gemeinschaft a Gesellschaft - Tonnies descrive due tipi di vita sociale umana:

 Gemeinschaft – comunità, che caratterizzava il villaggio in campagna


 Gesellschaft – società, che caratterizzava le grandi città.

Nel villaggio la vita sociale era un “organismo vivente”, in città – “aggregato meccanico”. Questa
dicotomia ha avuto duratura influenza nell’ambito di sociologia urbana, perché una delle prime
teorie che interpretava gli insediamenti umani. Tonnies riteneva che lo studio della storia europea
rivelasse la transizione graduale e irreversibile tra Gemeinschaft e Gesellschaft.

 E. Durkheim: solidarietà meccanica e organica


Durkheim sviluppò un modello dicotomico di solidarietà meccanica e organica che è
rispettivamente analogo alle Gemeinschaft e Gesellschaft.
 Solidarietà meccanica indica legami sociali basati su similitudini, credenze, costumi, riti e
simboli comuni.
 Solidarietà organica descrive un ordine sociale basato sulle differenze individuali.

Durkheim vs Tonnies: D. contestava il concetto dell’ambiente “naturale” solo se è tribale o rurale,


sosteneva che la vita in una società più ampia è naturale quanto quella in piccoli gruppi.
Non condivideva la visione negativa di T. della società moderna, anzi ha rovesciato la terminologia:
meccanica-gemeinschaft e organica-gesellschaft.
D. era più ottimista, vedeva nell’aumento della divisione di lavoro uno strumento in grado di
minare l’integrazione sociale tradizionale. Entrambi pensavano che le città erano associati
all’aumento della diversificazione sociale e dell’individualismo, ma mentre T. temeva la
disintegrazione dei legami necessari per la vita sociale, D. vedeva in essi la possibilità di un
rafforzamento della coesione sociale e maggiore sviluppo della società.

 G. Simmel

La vita mentale della metropoli > per Simmel, la città moderna intensifica gli stimoli nervosi con
cui deve confrontarsi il cittadino, mentre l’ambiente rurale ha la vita che scorre più lentamente,
uniformemente. La città “bombarda” l’individuo con un’enorme quantità di suoni, odori,
immagini. Per difendersi e/o adattarsi a questo ambiente, l’individuo impara a “filtrare” gli
stimoli, distinguendo tra ciò che è importante e ciò che non lo è. Per questo, col tempo gli
“urbani” diventano più razionali e calcolatori dei “rurali”. La razionalità sta per Simmel nella
razionalizzazione del tempo e nella divisione del lavoro economicamente avanzata, che a suo
tempo richiede un mezzo di scambio universale – il denaro (mezzo più potente per trasmettere
la razionalità urbana). Simmel diceva che l’individuo metropolitano sviluppava il distacco
sociale, una sorte di indifferenza necessaria per vivere in città, che poteva cristallizzarsi in
antagonismo, avversione, estraneità che si tramutano in odio, indipendentemente dalla causa.
Come Durkheim anche Simmel vedeva la libertà nella solitudine indotta dalla città. Anche se per
lui la folla poteva farci sentire soli e perduti, ma questa era solo un’altra faccia della medaglia di
questa libertà. Ogni tanto, le persone che si sentivano solo una minuscola parte di un’enorme
meccanismo, cercavano di salvare la loro individualità e fuggire dall’anonimato facendo qualcosa
di “strano” per es. graffiti

 Max Weber
Studio storico e comparativo delle città: riteneva che le teorie basate sulle città di una sola parte
del mondo o appartenenti a una determinata epoca avessero un valore limitato. Questo fu il suo
più importante contributo alla soc. urbana. Nel suo saggio “Die stadt”, analizzando le città in
Europa, India, Cina, Medioriente – definì “comunità urbana completa” per la costruzione della
quale erano necessari seguenti componenti:
1. Fortificazione
2. Mercato
3. Tribunale e leggi autonomi (anche parzialmente)
4. Forma associativa correlata (partecipazione attiva dei cittadini alla vita della loro città)
5. Autonomia politica (anche parziale).

Questo è ciò che Weber chiamava tipo ideale. Come Durkheim, Weber credeva che le città
potessero essere forze positive e liberatorie per i cittadini, ma non vedeva molte speranze per
le città del XX sec., indicando solo le città medievali come esempi di una comunità urbana
completa, ipotizzando che il punto più alto della cultura urbana fosse già stato raggiunto nel
passato e che la storia potrebbe non essere per forza orientata al progresso. La tradizione
europea: valutazioni: Contributo più importante è che la città sia un oggetto importante per
studio sociologico. Marx, Engels, Tonnies e Durkheim hanno analizzato contrasti tra vita urbana e
rurale. Simmel e Weber hanno sviluppato le loro teorie sul funzionamento delle città. Tutti
hanno rilevato che la citta amplia le possibilità di scelta da parte del uomo, enfatizza la
razionalità, usa la divisione complessa del lavoro. Inoltre Marx ed Engels hanno evidenziato
l’economia e problemi di disuguaglianza e conflitto. Tonnies, Durkheim e Weber hanno
considerato la struttura soc. della città, mentre Simmel suggerì l’importanza di esperienza
urbana. Limiti: le idee di questi teorici dipendono dai periodi e dalle città in cui avevano vissuto.
Questi agglomerati in rapidissima crescita erano visti come le minacce ai valori umani da Tonnies,
Simmel, Weber. Durkheim riconobbe i problemi di alienazione e conflitto nelle città. Marx ed
Engels vedevano il capitalismo come male sociale, e non la città in se stessa.

5.2 Sociologia urbana nel Nord America: 1915 - 1970


La soc. urb. iniziò a svilupparsi in America nei tempi della I Guerra Mondiale manifestando un
carattere diverso da quella europea e dando maggior peso all’esplorazione della città. Quello fu un
periodo caratterizzato da industrializzazione e rapida crescita urbana, con un flusso costante di
immigranti. Chicago è la città che rappresenta al meglio gli elementi principali della soc. urb.
statunitense.
R. Park e Sociologia all’Università di Chicago: lasciò il lavoro in un quotidiano e fondò il 1° centro
per gli studi urbani negli States. Fu influenzato da Tonnies, Simmel e giornalista Steffens (credeva
che sono le persone ad essere responsabili dei problemi urbani). Park sostenne che la ricerca
urbana doveva essere condotta tramite un’osservazione disciplinata (guardare dal vivo come
funziona la città), concepì la città come organismo sociale con parti distinte unite dai processi
interni. La vita urbana per lui non era caos e disordine, ma raggruppamento ordinario e tipico
della popolazione o delle istituzioni. La convinzione del legame tra tutti i processi e parti della città
stava alla base della “ecologia umana”.

L’immagine della città di Park:


1. Vide nella città moderna una struttura commerciale attorno alla quale questa città era
cresciuta, una complessa divisione di lavoro dovuta alla concorrenza industriale, e che questo
dominio del mercato avrebbe influenza sugli stili di vita.
2. Vedeva la città con sempre più strutture sociali formali (tribunali corpi di polizia, le agenzie di
welfare)
3. Riteneva che la città sarebbe diventata meno sentimentale e più razionale. Libertà e
tolleranza nella città – vedeva Park (come Durkheim) Ciò che per Tonnies era
disorganizzazione, per Park era la potenzialità dell’esperienza umana più ampia. In una piccola
comunità l’uomo normale è senza eccentricità ne genio. Piccola comunità tollera l’eccentricità,
la citta la premia. Le disposizioni innate di una persona trovano più opportunità in una grande
città.

L. Wirth e la teoria urbana: Wirth cambiò la tendenza dei teorici europei (molta teoria-poca
ricerca), pubblicando il saggio “L’urbanesimo come modo di vita. Wirth ha sistematizzato le
intuizioni dei sociologi urb. precedenti formalizzando la prima teoria della città realmente
sociologica. Partì da una definizione della città come insediamento
1. Esteso
2. Denso e permanente
3. Con una popolazione eterogenea.

Dimensione o scala della popolazione. Per Wirth, una popolazione numerosa produce di per sé
una grande diversità nelle caratteristiche culturali e occupazionali di una città. Questa diversità
culturale ha come effetto il bisogno di strutture formali di controllo (sistema legale), inoltre, una
popolazione numerosa e differenziata porta alla specializzazione, facendo così emergere una
struttura occupazionale diversa (attore, politico). Infine, questa specializzazione organizzava le
relazioni umane sulla base degli interessi – “segmentazione sociale”. Anziché comprendere gli
altri di chi essi sono, l’urbano concepisce gli altri di ciò che fanno (ruolo). Una delle conseguenze
della densità della popolazione numerosa è l’intensificazione degli effetti sulla vita sociale
(attrazione e repulsione a base dell’etnia o forze economiche). L’alta densità favorisce perdita di
sensibilità e può causare l’incremento di comportamenti antisociali. La città, si suddivide in un
mosaico di aree e quartieri (Wall Street, Chinatown) – Wirth la denominò “specializzazione
ecologica”, anche se oggi il termine usato è aree naturali. Eterogeneità ha come conseguenze
rottura della rigidità delle linee delle caste e classi, maggiore mobilità e inevitabilmente maggiore
spersonalizzazione. Dimensione, densità ed eterogeneità interagiscono producendo
l’urbanesimo. Nella mente di Wirth due stili di vita:
cosmopolita – sradicato (esiste più spesso nei abitanti della città), e locale si incentra nella zona
circostante (appartenente più ai rurali).

H. Gans e il mosaico urbano - identifica quattro tipi di vita:


1. Cosmopoliti (sofisticati, istruiti)
2. I non sposati senza prole (si sovrappongono con i cosmopoliti)
3. Gli abitanti dei villaggi etnici (lavoratori, religiosi e tradizionali)
4. Gli indigeni o gli intrappolati (poveri, esclusi).

C. Fischer e la teoria delle sottoculture: afferma che il contesto urbano rafforza le relazioni di
gruppo anziché distruggerle. Al contrario di Wirth dice che dimensione, densità ed eterogeneità
sono fattori positivi che aumentano la coesione. Le persone con gli interessi simili si cercano e
quando raggiungono la massa critica – livello necessario a generare un volume in grado di
sostenersi autonomamente. Queste sottoculture fioriscono e attraggono altre persone affini.

5.3 Teorie classiche e ricerca moderna


Tolleranza in città: le prime teorie urbane dicevano che il distacco e la diversità sociale delle città
producevano un'atmosfera di tolleranza e non la preoccupazione e sospettosità dei villaggi.
Tolleranza è effettivamente più presente nelle città che nelle regioni rurali. La tolleranza aumenta
tra le persone che si spostano in una città, indipendentemente dalla dimensione della comunità.
Forse la mobilità geografica in una località più o meno eterogenea aumenta anche le mobilità
mentale nei confronti degli estranei. Impersonalità nella città: secondo molti, le relazioni urbane
sarebbero: la solitudine, indifferenza e anonimato. Più aumenta il numero di persone coinvolte
nell'interazione, più l'attenzione è distribuita e quindi va a limitare la possibilità di ciascun
membro di conoscere tutti gli altri personalmente. Eppure, William nel suo studio Street corner
society, che ha indagato il quartiere degradato di Boston con una vasta comunità di immigrati
italiani, rilevò forti legami di parentela, amicizia e vicinato. Quindi parentela, occupazione, stile di
vita e altri attributi personali formano la base per i legami di gruppo. Le persone con interessi in
comune, indifferentemente da dove vivono, possono rimanere in stretto contatto attraverso
internet, telefono, ristoranti, bar ecc. Anche se questi possono essere solamente degli eccezioni,
ma è importante capire che nell'ambiente urbano non mancano i legami di attaccamento, ma
sono solamente diversi. Le città incoraggiano tipi di relazioni alternative. Le relazioni personali
significative non dipendono da piccola dimensione dell'area geografica. Densità e patologia
urbana: L’idea dei teorici classici (Simmel, Park e Wirth) che gli esseri umani reagiscono
all'aumento della densità della popolazione con disordini psicologici e comportamenti antisociali
(crimine o aggressività) può essere giustificata perché tutti i noi abbiamo sperimentato la
frustrazione, aggressività in situazioni affollate, ed è facile dare la colpa al luogo in cui ciò accade.
Hall si rese conto, che gruppi diversi di persone possono avere aspettative culturali diverse a
proposito del comportamento spaziale. Lui era convinto che questo era dovuto al bisogno
determinato geneticamente. Un limite di questa ipotesi è che nessuno è riuscito a trovare un
codice genetico legato al comportamento dell'uomo nello spazio. Hall indica anche alta
correlazione tra “problemi sociali” (crimine, tossicodipendenza...) e zone di alta densità e basso
redito. Inquietudine urbana: I teorici classici ipotizzavano che al di là del problema della densità
l'ambiente urbano creasse solitudine, depressione e ansia più velocemente di altri tipi di
insediamento. Gli studi di ultimi quarant'anni però non hanno rivelato differenze significative nella
salute mentale degli abitanti urbani e quelli non urbani. La salute mentale e la depressione invece
si associano più strettamente ai fattori quali istruzione, reddito e risorse percepite. Nuove
direzioni nella sociologia urbana: La nuova soc. urb. oggi chiamata come sociologia urbana critica,
emerge dal fallimento di numerose teorie classiche, considera la città nei contesti: storico,
culturale ed economico. Conclusione della tradizione classica: un’unione di studi urbani e modello
combinato di analisi urbana, che dovrebbe esaminare la città nelle dimensioni socio-strutturali e
psico-sociali, studiare città reali in una prospettiva storica e comparativa, considerare che nessuna
teoria può spiegare la vita urbana da sola, valutare le città in termini di qualità della vita urbana.

6. Prospettive spaziali dare un senso allo spazio

6.1 Ecologia urbana


Park e i suoi colleghi ritenevano la città un laboratorio in cui studiare la vita sociale. Hanno
generato l'ecologia urbana - disciplina che si occupa del processo di evoluzione urbana. Secondo
Park esistono forze che operano entro i confini della comunità urbana è che tendono a costruire
un raggruppamento coordinato e tipico della popolazione e delle istituzioni. Utilizzando
l'approccio ecologico che studia la relazione tra esseri viventi e il loro ambiente, Park indagò sul
modo in cui gli esseri umani vivono nel mondo urbano. Eli pensava che la lotta evoluzionistica per
la sopravvivenza era evidente nella quotidiana contesa delle risorse scarse (cibo, vestiario, riparo e
territorio) Da questa lotta emergevano vari cluster di attività che Park definiva le aree na0turali
(quartieri d'affari, quartieri etnici) Secondo Park la contesa urbana non è solo economica ma
anche di potere. Oltre alla contesa, Park osservò gli spostamenti della popolazione su larga scala
che imprimono sullo sviluppo urbano, per esempio gli immigrati che arrivavano nella Chicago di
Park erano comunque le persone poco istruiti ed estremamente poveri, quindi vivevano nei
quartieri poveri Poi quando si integravano, lavoravano - immigrati e loro discendenti si
trasferivano nei posti migliori lasciando i loro vecchi quartieri al successivo gruppo di poveri.
Questo processo fu definito invasione– successione. Zone concentriche: secondo Park contesa e
spostamenti della popolazione formavano e modificavano le città. Gli abitanti di maggior successo
sceglievano i luoghi della città migliori per stabilire le aziende e abitazioni. In questo processo,
secondo Park, la città assumeva ampi pattern spaziali propri di una gerarchia economica. Burges,
ipotizzo che la città si sviluppa come se fossi un albero, crescendo verso esterno in una serie di
cerchi concentrici, dando per scontato che la contesa economica era al centro di vita urbana, ma
in quale erano impiegate anche le altre forze sociali. C'è un grafico che rappresenta una
costruzione ideale delle tendenze di qualsiasi città verso l'espansione in senso radiale a partire del
suo quartiere centrale degli affari (CBD). Intorno all'area centrale c'è di solito zona di transizione
invasa da aziende e attività produttive leggere. La terza zona è abitata dei lavoratori delle
industrie. Oltre c’è la zona residenziale con gli appartamenti d'alta classe o villette. Oltre ai confini
urbani, c’è la zona delle aree suburbane o città satelliti. Burgess applicò il suo modello alla Chicago
del suo tempo prendendo in considerazione effetto dimezzante del lago Michigan; cosi la sua
teoria riuscì a dare una spiegazione credibile alla collocazione dei quartieri cittadini. Settori: Hoyt
rilevò che quartieri eleganti avevano le dimensioni variabili, inoltre, nonostante la forma
vagamente concentrica delle città molti settori assumevano una forma a cuneo anziché ad anello.
I quartieri a basso reddito confinavano con quelli eleganti e a volte li circondavano. Spesso i
quartieri ricchi delle città si trovavano “in alto” - preferenza da parte dei ricchi per una posizione
elevata rispetto agli altri abitanti poveri. Nuclei multipli: il limite di Hoyt era attenzione rivolta solo
ai settori residenziali. Studioso immaginava che anche industria si spostasse in senso radiale
rispetto al centro della città, ma non ha mai approfondito questa intuizione. Chauncy e Ullman
ipotizzarono che la città moderna crescesse sviluppando più settori di attività distinti anziché
mantenere un solo centro. Le città moderne hanno di solito un quartiere degli affari centrale
(Central Business District, CBD), ma vari fattori storici, culturali ed economici specifici generano
altri quartieri. Ad es., la produzione leggera potrebbe trovarsi vicina al CBD. Una zona residenziale
a medio reddito potrebbe confinare con il CBD e zona residenziale ad alto redito. Tra queste due
zone potrebbe trovarsi un quartiere d'affari secondario. L'industria pesante potrebbe trovarsi a
una distanza relativamente lunga dal CDB e far nascere nelle sue vicinanze un sobborgo
industriale. Più nuclei nascono perché: certi tipi di attività richiedono infrastrutture specializzate,
l’industria pesante richiede ampie superfici ecc. La molteplicità di CDB può essere conseguenza di
un processo di annessione (città assorbe il comune vicino) Il contributo più importante di questa
teoria è che utilizzo del territorio urbano sia prevedibile. Limiti: Burgess riteneva che la sua ipotesi
basata sul modello di Chicago, potesse essere applicata a qualsiasi altra città. La teoria dei settori
di Hoyt è un’analisi esclusivamente descrittiva, cosi come il modello dei nuclei. I studiosi di oggi
hanno messo in discussione tutti e tre modelli ecologici, perché implicano un'uniformità
all'interno delle zone e perché si basano fortemente sui concetti di contesa senza limiti e di grandi
movimenti di popolazione. E questi aspetti variano di intensità a seconda dei luoghi e dei periodi.
Infine I critici scartano del tutto l'idea di una ecologia urbana perché la ritengono troppo biologica.

6.2 Analisi e mappatura sociale delle aree


Una delle tecniche correnti per descrivere l'uso del territorio urbano consiste nel confrontare le
caratteristiche socioeconomiche degli abitanti di diverse aree censuarie (di 4000 abitanti circa),
unità relativamente omogenee per quanto riguarda caratteristiche, status economico e condizioni
di vita delle popolazioni. Usando questi attributi sociali gli studiosi possono classificare ciascuna
area censuaria e confrontarla con le altre. Per esempio, questa analisi può identificare Il livello di
gruppi razziali, etnici, differenze tra un quartiere e altro in livello di scolarizzazione, redito ecc. E’
molto utile in statistica. Un modo sempre più apprezzato di visualizzare i risultati delle ricerche è
la mappatura GIS (Geographic Information Systems). È uno strumento di ricerca particolarmente
utile, un metodo informatico per la raccolta, trasformazione, manipolazione e analisi di
informazioni relativi alla superficie terrestre. Questa mappa è una grande risorsa nella gestione e
pianificazione dell'uso del territorio per interventi futuri. Limiti: mappa da semplicemente una
descrizione delle aree della città quindi non è in grado di predire dove si stabiliranno i gruppi né di
spiegare il perché.
6.3 La scuola di Los Angeles: Il post modernismo
A metà degli anni 80’ Scuola di Los Angeles rifiutava la scuola di Chicago e, sosteneva che le realtà
multiple della città e la sua struttura decentrata rappresentano il futuro dello sviluppo urbano.
Elementi costitutivi: nella rappresentazione dell’area di Los Angeles di Banham, che identificò
quattro “modelli ecologici” di base notevolmente diversi da quelli di scuola di Chicago.
1.Surfurbe (le città balneari lungo la costa)
2.Colline pademontane (residenze private dei privilegiati nelle Zone Beverly Hills)
3.Pianure
4.Autopia (superstrade).

Suisman insisteva sul fatto che fossero i viali della città e le sue superstrade a dare forma alla sua
struttura e alle sue comunità. Soja affermò che Los Angeles è una metropoli decentrata con una
struttura di potere frammentata che diventa sempre più disorganizzata. Argomentazioni
principali: Dear condivide l’ipotesi di Soja che la città sia un prototipo di frammentazione e
differenziazione sociale. I sostenitori della scuola di Los Angeles rifiutano qualsiasi
rappresentazione della città che la indichi come esterna alla corrente principale della cultura
urbana statunitense a causa dell'ampiezza dello sprawl, dell'architettura insignificante e dalle
superstrade intasate; insistono invece sulla somiglianza di Los Angeles alle altre città emergenti
con una crescita a bassa densità, più enclave etniche e più centri urbani all'interno di una sola
regione. Limiti: anche questo approccio ha i suoi oppositori, che affermano che la scuola di Los
Angeles sovrastima l'unicità e ampia applicabilità del modello. Essenzialmente tutti critici indicano
la necessità di trascendere una visione a vantaggio di una teoria che vada oltre il tempo e il luogo.

7. Sociologia urbana critica: città è capitalismo


Nei primi anni 70’ inizio ad affermarsi un approccio teorico nuovo. Con la rapida crescita di
globalizzazione dell’economia, molti studiosi presero in esame l’impatto del sistema economico
internazionale sulle città. Il postmodernismo rifiuta il concetto di un'interpretazione della realtà
razionale e complessiva, concentrandosi sulla natura frammentata della crescita, dello sviluppo e
della vita della città. Sociologia urbana critica si basa saldamente sulle idee di Karl Marx. Il cuore di
questo approccio è basato sulla teoria dell'economia politica e della sua applicazione alla vita
urbana in termini di strutture sociali e processi di cambiamento che vanno a vantaggio di alcuni
gruppi a discapito degli altri.

7.1 Economia urbana: la prospettiva tradizionale


Il quartiere centrale della città è vivace dove gli edifici sono più alti e le luci sono più splendenti. Si
tratta in effetti di un'immaginaria reale delle città europee, nordamericane e occidentalizzate.
Teoria del luogo centrale: la città è un luogo dove convengono tutte le attività umane, le
possibilità nelle città sono illimitate. A differenza di zone rurali, la città è un luogo in cui
innovazione è favorita dalla presenza di una grande eterogeneità di persone e di idee. La città
promuove interazione e fusione. Vantaggi economici della città. Di solito le città si sviluppano lì
dove esiste una maggiore offerta di beni o di servizi importanti. Una buona posizione geografica
permette alla città produrre, distribuire beni e servizi con una spesa inferiore a quella dei piccoli
centri. Inoltre le città ospitano le industrie di agglomerazione: (automobilistiche per es.) alcune
delle quali producono vernici per le auto, altri pistoni, altri gli altri pezzi, che va a vantaggio di
tutti. Un altro vantaggio economico della città è basato sulla libera impresa e che la concorrenza
tra vari produttori tende di abbassare i prezzi e avere un'elevata qualità dei beni e servizi. Anzi,
alcune aziende dello stesso tipo tendono a raggrupparsi nelle città all’interno delle aree naturali
(zone dedicate solo allo shopping, solo ai computer, ecc.) Questo li permette sapere cosa
combinano i concorrenti, creare un luogo unico in cui i clienti possono fare facilmente confronti,
condividere i servizi di agglomerazione e, infine le città possono offrire prodotti di maggiore
qualità a prezzi inferiori per via della popolazione più numerosa. Perché le aziende riescono ad
ottenere una forza di lavoro maggiore rispetto a quelli rurali. All'interno della città i vantaggi
economici aumentano man a mano ci si avvicina al CBD, per questo tutti cercano di avvicinarsi
sempre di più al centro. La gerarchia urbana vantaggi economici spiegano anche perché alcune
città crescono più di altre. Le città più grandi di solito sono semplicemente più centrali rispetto ai
beni o servizi importanti. Crystaller nella sua teoria del luogo centrale dice che quando cresce la
funzione economica di una città rispetto alla sua regione – aumenta anche la popolazione urbana
e hinterland della città. Lo scienziato sosteneva anche che le città tendono a mantenere le
distanze in modo da superare la competizione tra i rispettivi mercati. In una regione geografica la
distribuzione delle città è fatta in base alla dimensione (tante piccole e, un po’ di meno sono le
medie e solo alcune grandi) Pattern generale di uso del suolo: la densità della popolazione
aumenta con la prossimità della città. Il modello teorico di Alonso suppone il caso ideale di questa
distribuzione 1. La città si trovi in un luogo completamente piano e privo di connotazione specifica
2. Abbia un unico CBD 3. Disponga di mezzi di trasporto efficienti in tutte le direzioni 4.Tutti gli
abitanti siano motivati da un interesse economico personale. Alonso era consapevole che alcuni di
questi presupposti non sempre si presentano nella vita reale e che gli altri fattori come relazioni
interetniche, politica e storia giocano ruoli importanti nella vita delle città, ma il suo modello ci
aiuta comunque comprendere gli aspetti economici che determinano l'uso del territorio da parte
della città. Il caso delle persone povere al centro delle città. La maggior parte della gente non puo
permettersi gli affitti nella zona di CDB, quindi abita in una certa distanza. Come mai allora la
maggior parte dei centri urbani dell’Occidente comprende anche molti quartieri poveri? Il basso
reddito impedisce alle persone meno abbienti di pagare affitti alti, ma queste ultime non possono
permettersi neanche all'alto costo dei spostamenti da quartieri lontani, quindi molti pagano affitti
più alti per abitare vicino al CBD. Per poterlo fare, molti di loro abitano nelle situazioni di altissima
densità in appartamenti condivisi anche in più famiglie, oppure usufruiscono di un programma di
sussidio in locazione. Nello stesso tempo, le famiglie più benestanti sono disposte ad accettare i
costi del pendolarismo per soddisfare la loro esigenza di uno spazio maggiore in un quartiere
suburbano. Limiti di una teoria: secondo critici, i consumatori hanno un potere ridotto per definire
gli obiettivi della produzione economica di una società, l’uso del territorio urbano è influenzato
anche da altri fattori non economici (popolazione di alcuni quartieri può opporsi all’arrivo dei
soggetti indesiderati)
7.2 Economia politica urbana
Per spiegare le nuove realtà urbane si resero necessari altri modelli, come ad esempio, l'approccio
dell'economia politica urbana. Alla base di questo nuovo approccio ci sono diversi presupposti:
qualsiasi città esiste all’interno delle strutture politiche più ampie: regione, Stato e nazione. Le
economie locali non operano in modo indipendente, ma si uniscono a formare reti economiche
statali, nazionali e internazionali. Quindi la nuova teoria scarta il concetto che la forma fisica e la
vita sociale delle città siano plasmate da “processi naturali” e propone la teoria secondo cui sono
le istituzioni politiche ed economiche a decidere della vita urbana. Henri Lefebvre: ridefinizione
dello studio della città: seguendo le idee di Marx ed Engels – applicò le categorie economiche di
capitale, lavoro, profitto, salario, sfruttamento di classe e diseguaglianza per spiegare la
disomogeneità dello sviluppo urbano. Due circuiti del capitale Lefebvre distingue due tipi di
capitale di investimento. Identifica l'attività economica come circuito primario del capitale. Quindi,
in un sistema capitalista, il flusso principale di denaro va dall'investitore ai materiali e dei costi del
lavoro per la creazione di un prodotto, la cui vendita genera profitti da destinare ad altre iniziative
produttive. Questa continua circolazione di capitale genera molta ricchezza per gli investitori, fa
avanzare l'economia nazionale. Un’altra imp. attività economica orientata al profitto,
l’investimento immobiliare, circuito secondario del capitale, crea quasi sempre un profitto e funge
da mezzo importante per l'acquisizione di ricchezza. Si acquistano immobili prevedendo un
aumento del loro valore, oppure si edifica il territorio con interventi residenziali o commerciali che
assicurino un profitto. Il circuito si completa quando l'investitore usa il profitto investendo in altri
progetti immobiliari basati sul territorio. Lo spazio come parte dell'organizzazione sociale:
Lefebvre da un contributo importante dicendo che lo spazio non è soltanto “contenitore” sociale,
ma è anche strettamente legato al comportamento. Siamo noi che costruiamo il nostro ambiente
in funzione ai bisogni e obiettivi particolari. Il ruolo del governo. I governi hanno il potere di
prendere diverse decisioni che ricadono sulla forma della città e sulla vita urbana: demolizioni di
varie strutture, esproprio per pubblica utilità, finanziamento, approvazione di nuove strade, le
azioni di rinnovamento urbano e risposta alle richieste di zonizzazione. Inoltre, Lefebvre da due
definizioni di spazio: spazio astratto - quello a cui pensano affaristi, investitori governi quando
discutono in termini di dimensione posizione profitto; spazio sociale - considerato come ambiente
delle persone che ci abitano, lavorano e si divertono in una certa zona. Spesso, dice Lefebvre, le
personalità del governo e degli affari parlano di spazio astratto, pianificando per esempio la
costruzione di un centro commerciale, ma danno poco peso all'idea degli abitanti. Un’efficace
esempio delle teorie di Lefebvre è rappresentato dalla conversione di fabbriche abbandonate in
zone che consentono un’esperienza storica e ricreativa. Queste trasformazioni a tema sono
diventate: parchi, ristoranti, negozi ecc. David Harvey Illustra il modo in cui il sistema
immobiliare capitalista causa molti dei problemi della città riguardanti la diseguaglianza sociale.
Afferma che lo sviluppo urbano non ha una crescita monolitica, ma disomogenea. La
discriminazione da parte degli investitori capitalisti nel mercato immobiliare influisca sulle
dinamiche dell’acquisto. La classe capitalista, non disposta a rischiare i suoi profitti concedendo
troppo potere ai lavoratori, cerca l'intervento del settore pubblico per aggiudicarsi il tipo di
sviluppo urbano che favorisca i suoi interessi esclusivi. Questa strategia spiega la funzione del
degrado urbano: Il capitale finanziario non ha motivo per investire nei quartieri poveri, preferendo
i maggiori profitti che si possono trarre dai quartieri con affitti alti. Manuel Castells: aggiornare
Marx Capitalismo del welfare: Castells considera il capitalismo del welfare (governo che fornisce
sussidi ai lavoratori) un importante movimento sociale che influisce sulla vita urbana. La fornitura
di risorse alla classe lavoratrice, sostiene, rappresentando un tentativo di estendere il capitalismo
e fa nascere nuove lotte all' interno della città. Modi di sviluppo Se Marx insisteva sui modi di
produzione, ovvero ciò che era necessario per produrre bene i beni e servizi, come terra strumenti
conoscenza, ricchezza o fabbrica, Castells introduce il concetto di modi di sviluppo. L'elemento
chiave del modo di sviluppo industriale spiega è la scoperta e l'applicazione di nuove fonti delle di
energia. Nello specifico, rileva che la produzione high-tech si localizza principalmente all'interno
delle comunità suburbane con una forte sproporzione a sfavore di quelli del centro città. Questo
tipo di azienda Ha di solito sede nelle periferie della città accelerando il ritmo del movimento
centrifugo e innescando l'avvento della città di cintura. Allen Scott: posizione dell'azienda ed
economia globale Rifiutando l’approccio dell’ecologia urb., Scott ipotizza che siano gli interessi
economici di potenti aziende transnazionali a determinare la crescita urbana. Integrazione
orizzontale Molte industrie hanno assorbito la concorrenza prendendo forma di oligopolio
(dominio sul mercato da parte dei pochi produttori).
Le imprese hanno conservato una rete di comando e controllo nazionale per ridurre costi e
massimizzare i profitti, ovvero una struttura economica detta integrazione orizzontale. A partire
degli anni 70’ le grandi corporazioni, pur mantenendo una certa misura di integrazione
orizzontale, iniziarono a scaricare le aziende di supporto alla produzione in un processo detto
disintegrazione verticale. Anziché produrre in proprio materiali o le parti necessarie alla
produzione, assegnarono i contratti a fornitori esterni attraverso procedimenti di gara. Una
conseguenza significativa della disintegrazione verticale fu la creazione di nuove aziende fornitrici,
localizzate in luoghi con costi inferiori del lavoro e delle energia all'interno delle nazioni o in
estero. La chiusura degli impianti significo la perdita di migliaia di posti di lavoro, la fuga dei
lavoratori e delle loro famiglie alla ricerca di lavoro altrove.

7.3 L'economia globale


Le forze economiche influiscono sulle città. La rivoluzione industriale ha definito il concetto di vita
urbana e ha determinato un considerevole aumento della popolazione nelle città. Negli anni 50’ e
60’ l'esodo della classe media, seguita ben presto da molte aziende e industrie, creo una crisi
fiscale da cui molte città, specie quelle piccole non si sono mai riprese. De-industrializzazione:
durante gli anni 70’ imprenditori occidentali di molti settori prendono decisioni dettate dal
profitto per smaltire o dislocare le industrie. Per ridurre il costo di lavoro le fabbriche chiudono i
battenti negli Stati Uniti e in Europa e vengono delocalizzate in Asia, America Latina, nei paesi
dell'Est sconvolgendo in modo drammatico la vita delle persone e il benessere di molte comunità
urbane. Ristrutturazione economica: anni 80 e 90 sono stati caratterizzati dalla ristrutturazione
economica e dalla globalizzazione dell'economia. Obbligate a ristrutturare le loro economie, le
città nordamericane si trasformarono in centri di servizi specializzati in pubblicità, gestione
aziendale, finanza ed elaborazione dell'informazione. Anche se l'evoluzione di un'economia
mondiale causa il declino di molte città, esse continuano a giocare il ruolo essenziale nel mondo
odierno. La gerarchie di paesi I paesi economicamente più sviluppati (Canada, Giappone, Stati
Uniti e le nazioni dell'Europa occidentale) costituiscono il nucleo del sistema mondiale, e ospitano
le corporazioni transazionali che dominano l'economia globale. Molti lavoratori sono
professionisti con un salario elevato, quindi tali città traggono vantaggio dalla quantità delle
abitazioni e iniziative economiche e sociali che nascono per soddisfare i loro gusti. I paesi
semiperiferici grandi (Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico e Polonia) e meno estesi
(Ungheria, Israele, Sudafrica, Corea del sud e Taiwan) hanno stretti legami con le nazioni del
nucleo, ma giocano un ruolo secondario nelle questioni economiche mondiali. La maggior parte
dei lavoratori nelle nazioni semiperiferiche è di livello medio-basso, e lo standard di vita
leggermente inferiore determina nella scena urbana una varietà di qualità di vita inferiori rispetto
alle città dei Paesi nucleo. I paesi della periferia sono quelli più poveri e meno sviluppati (Africa,
Asia e America Latina) Impatto dell'economia globale sulle città dei paesi periferici è più negativo
che positivo. I tre livelli dei paesi del sistema mondiale sono disuguali ma interdipendenti, anche
se il sistema opera sempre nell’interesse dei paesi ricchi e offre molto meno alla maggioranza
delle popolazione mondiale che vive in nazioni meno sviluppate. Molte industrie si basano sul
lavoro a basso costo dei paesi dell'emisfero meridionale. Il ruolo delle città le città sono nodi
importanti nella rete globale che collega denaro, persone, produzione e merci. Oggi le prospettive
di crescita e prosperità di una città dipendono molto dall'importanza del ruolo del sistema
mondiale. Le città non sono più entità indipendenti, le cui sorti dipendono da ciò che accade in
una regione locale, limitata. Il luogo non ha più importanza, che la tecnologia moderna consente
alle aziende di essere ovunque.

7.4 Economia politica urbana: quattro principi


1. La forma della città e la sua crescita e non sono il risultato di processi naturali ma le decisioni
prese dalle persone e organizzazioni che controllano la ricchezza e altre risorse chiare. 2. Le forme
degli accordi sociali urbani rispecchiano i conflitti nella distribuzione delle risorse. 3. Il governo
continua a giocare un ruolo molto importante nella vita urbana le località E le autorità locali a
locano risorse è meglio nei confini nei conflitti tra i vari gruppi che si contendono il sostegno. 4. I
pattern di crescita urbani risentono in modo significativo della ristrutturazione economica la
globalizzazione dell'economia ha cambiato il volto di molte città occidentali ma mano che la
produzione che cedeva il passo al settore dei servizi.

7.5. Inurbazione della povertà


I poveri del mondo in passato si concentrano soprattutto nelle zone rurali, ma non è più così oggi
vivono soprattutto nelle città. L'urbanizzazione della povertà crea problemi che influiscono sulla
qualità della vita di tutti gli abitanti. Il mondo in via di sviluppo: la cosa più preoccupante
dell’inurbazione della povertà nei paesi meno sviluppati è la dimensione del fenomeno. I poveri
costruiscono abitazioni precarie nei luoghi meno desiderabili, queste baraccopoli hanno una forte
resistenza all’oppressione burocratica. Il mondo sviluppato: Canada: (Toronto, Montreal e
Vancouver) hanno la più alta percentuale di famiglie con entrate inferiori al livello di basso
reddito. Stati Uniti: molti abitanti benestanti si sono trasferiti nei sobborghi lasciando il centro ai
poveri. In secondo luogo, man mano che i posti di lavoro si spostavano verso i sobborghi, le
opportunità di impiego per i residenti in città sciamavano. Molte città hanno segnalato un
notevole aumento di famiglie senza tetto. Europa: le zone rurali in molti paesi europei hanno un
livello di povertà superiore a quello delle aree urbane, soprattutto tra i contadini dell'Europa
orientale.

8.1 L’ambiente fisico

la reazione di ogni persona nei confronti della città si divide su due piani: quello dell’ambiente
sociale e quello dello spazio fisico, analizziamo il secondo.
L’urbanista Kevin Lynch ci dice come le persone percepiscano la città attraverso 5 parametri, che
possono esserci come no a seconda di come un individuo vede la sua città.
Essi sono: i percorsi ovvero i “canali” lungo i quali l’osservatore si muove abitualmente, i margini
ovvero i confini tra le zone, i quartieri ovvero porzioni medio-grandi della città, i nodi ovvero i
punti di intensa attività, i riferimenti ovvero punti fisici caratterizzanti. Lynch notò come alcune
città aiutino a concettualizzare immagini più complesse della media.
In questo viene introdotto il concetto di figurabilità della città ovvero quanto la città in questione
renda semplice ed emotivamente bella l’acquisizione della sua conoscenza all’individuo.
Ovviamente ogni individuo che vive nella stessa città sviluppa una propria mappa mentale a
seconda del contesto sociale e delle esperienze che vive. Anche la razza rende la mappa mentale
diversa perché l’indesiderabilità cambia la percezione delle cose.

8.2 L’ambiente sociale: Gesellschaft (i grandi numeri e il tipico anonimato)

vivendo in una città ci si può accorgere di come ogni giorni viviamo in un “mondo di sconosciuti”
cit. Lyn Lofland, dove ognuno sta a delle regole sociali non scritte per il quieto vivere comune che
dobbiamo imparare a capire e rispettare in un certo senso.
Quando si parla di sconosciuti ci si basa molto sull’aspetto e sulla sua collocazione. Se in passato
l’abbigliamento era l’elemento distintivo, nelle città moderne si afferma molto di più il luogo in cui
si vive per categorizzare una persona rispetto al suo grado sociale. Ovviamente tutto ciò non
impedisce alle persone di fare credere di essere ciò che non si è.

8.3 L’ambiente sociale: Gemeinshaft

Parliamo di legami interpersonali che chiamiamo “analisi delle reti”, reti urbane che possono
implicare o meno gruppi sociali organizzati.
I quartieri sono molto spesso il fulcro della nascita di relazioni mettendo a contatto familiari, vicini
e amici che cominciano a conoscersi nei luoghi di ritrovo abituale come chiesa negozi ecc. La
conseguente conoscenza, anche solo di vista, porta poi ad una più forte propensione nell’aiutare
gli altri.
Le amicizie dipendono molto dagli interessi che abbiamo.
Uno degli degli aspetti caratteristici della città sono i diversi luoghi che visitiamo, o scene.
Ci sono scene di 4 tipi differenti. In questi contesti le persone si sentono sul palcoscenico e per
questo enfatizzano aspetti caratteriali e abilità a seconda della scena in cui si trovano:
Le scene lifestyle ovvero quelle che attraggono musicisti, scrittori, attivisti politici o altri gruppi,
poi esistono le scene locali caratterizzate da punti di ritrovo come bar locali che attraggono un
pubblico specifico, oppure le scene aperte che rimandano a luoghi di ritrovo senza una clientela
ben definita.
Infine citiamo le scene specializzare ovvero tutte quelle attività che comprendono un pubblico che
condivide uno stesso interesse come ad esempio tennis, musica, teatro ecc.

8.4 La texture della città

Shuttles sostiene che la texture, anima, personalità di una città si basa sulla sua storia, la sua
architettura, strade, nomignoli che diventano una realtà obiettiva e non più l’impressione di un
individuo.
Detroit, per esempio, ormai è catalogata come una delle peggiori città a livello di reputazione sulla
sicurezza. Dal 1950 ad oggi la popolazione è dimunuita del 70%. Ci sono dei metodi per rivalutare
una città come questa, ad esempio riproponendo la cultura e l’arte, rifare strade tentando di
diventare un centro più attraente e appetibile. Purtroppo non è sempre così, infatti Detroit non ha
cambiato la sua fama.

8.5 Umanizzazione della città

Ci sono situazioni in cui la povertà è un punto molto cruciale per la vita dell’individuo e per la
famiglia di cui fa parte. In molti casi le persone povere riescono a trovare un aiuto reciproco
formando delle famiglie allargate, nella stessa situazione, che si aiutano a vicenda nel momento
del bisogno. In questo modo si è riusciti a soddisfare almeno i bisogni elementari e ad attutire gli
effetti della povertà. Si è resa più umana l’esperienza urbana anche in condizioni come quelle
appena citate.

8.6 Movimenti sociali e vita in città

I movimenti sociali nascono spesso all’interno delle città perché queste riescono a concentrare un
grande numero di persone che la pensa allo stesso modo rispetto ad un determinato argomento.
Parliamo ad esempio dei movimenti come quello delle suffragette, dei diritti civili e di quelli gay.
La rete che si crea nella città provoca il concentrarsi dell’attenzione aiutata anche dall’informare
dei media.

8.7 Vita suburbana

È utile cmq analizzare gli aspetti della vita ai margini della città che negli anni sono stati sempre
più popolati.
Nascono altresì stereotipi come la “soccer mom” ovvero la mamma che scarrozza i film con il suv,
alimentati dai giornalisti che creano storie più incentrate sul trovare l’argomento del giorno che sul
voler veramente analizzare i sobborghi.
Anche i sobborghi hanno il loro carattere fisico, che è progressivamente mutato nel tempo a
seconda delle esigenze delle persone. Ovviamente anche qui assistiamo a differenze di quartieri a
seconda dell’età, valore immobiliare, dimensione dei lotti eccetera ma cmq notiamo una
sensazione di spazio aperto non caotico, molto verdi e con pochi se non zero monumenti.
L’ambiente sociale, Gemeinshaft, è alimentato da uno spirito di comunità comune nel contesto
suburbano che permette un integrazione più semplice e partecipativa anche di chi è nuovo
dell’ambiente attraverso raduni, feste ecc.
9. Urbanesimo comparativo: città e cultura

Wirth sostiene che le tre categorie di dimensione, densità ed eterogeneità conferiscono alle città
alle caratteristiche di impersonalità, transitorietà e anonimato. I suoi pensieri negativi a proposito
delle città non considerano il ruolo della cultura, che caratterizza da sempre il modo di vita urbano
e spesso da effetti positivi sull' esistenza di chi ci abita in città. La città, non è un'entità a sé stante:
tutte le città rispecchiano e intensificano le culture del mondo. A sua volta sono i valori culturali e
la storia a plasmare le forme fisiche delle città.

9.1 Città e campagna Interdipendenze: I modi della campagna e quelli della città, si sa che sono
molto diversi, ma occorre a non generalizzare. Per esempio, in alcuni posti, i campi sono molto
vicini alla città, e i contadini formano una parte così ampia della popolazione urbana che è
praticamente impossibile fare distinzioni tra modi della città e della campagna. Nel corso della
storia le migrazioni trasformarono sia le città sia la campagna. La relazione tra la città e la sua
campagna non coinvolge soltanto le dinamiche della migrazione, le risorse fornite da ciascuna
delle due crea una dipendenza reciproca. La connessione più importante tra la città e
campagna è proprio il reciproco plasmarsi degli stili di vita. Gli immigrati che determinano
l’aumento della popolazione portano con se le loro tradizioni culturali, risultato-caleidoscopio
dei comportamenti umani. Alcuni gruppi continuano a vivere come “al paesello”.
Particolarmente diffuso nelle città nordamericane ed europee l’Ibrido culturale il tipo urbano
che assimila aspetti dei diversi stili di vita di origine rurale esistenti nella città e li integra in uno
stile di vita del tutto nuovo. Predominio urbano: le città nordamericane hanno sempre
esercitato una grande influenza culturale sulla società. Collocate in genere al centro di un
mercato in espansione, luoghi del progresso, delle comunicazioni, fonti della leadership in
politica, nella moda, nell' arte. Questo pattern di predominio urbano è comune alle città
occidentali, è uno schema centrale nel modo intero e in quello storico. A volte l'influenza
urbana viene contrastata, altre volte accettata con riserva. Oggi sono le città esterne, non
quelle storiche, ad avere un impatto maggiore sui panorami rurali. Ma si tratta semplicemente
di una forma di predominio urbano.

9.2 Città e civiltà


Il ruolo dominante della città in epoca moderna è dovuto al fatto che tutte le manifestazioni
umane hanno sede in città. La città è l’espressione di un'intera cultura. L' “anima” della città:
Spender (filosofo) credeva fermamente che nelle città la civiltà umana assumesse qualità distinte.
A un certo punto del suo sviluppo, emerge l’anima della città. La città ha originalità un potere tale
da far capire chiaramente sia al cittadino sia all’abitante della città la differenza tra l’ambiente
subordinato esterno e influenza dominatrice delle città. Le città come centro della civiltà:
Mumford credeva che tra tutte le creature solo l'essere umano sembrava essere consapevole di se
stesso come essere originale, in grado di pensare, inventare e interrogarsi sui concetti della vita,
della morte, sesso e divinità. Mumford ipotizzava che le persone collegavano questi pensieri a dei
luoghi, che un certo punto le idee culturali le persone e il luogo costituissero una comunità e
facessero emergere le città. Da quel momento, la storia della civiltà divenne la storia urbana. La
civiltà non è sempre il sinonimo di progresso, Mumford credeva che in passato fossero esistite le
città maggiori di quelle odierne. La cultura civica della città: Monti sostiene che le città continuino
a infondere nel loro abitanti sia uno spirito pubblico sia il senso civico: abilità di coesistere e
cooperare nelle routine quotidiane delle abitudini e dei costumi pubblici e la manifestazione di
una cultura civica. La cultura civica aiuta ai differenti popoli di una città convivere e comprendere
modi altrui. La cultura civica di ogni città presenta aspetti molto diversi e non è statica.
Nonostante la disomogeneità in alcuni aspetti della cultura civica, altre parti di essa funzionano
bene in tutta la città perché sono ampiamente condivise (cerimonie, costumi). La presenza di
questa cultura civica non implica correttezza e uguaglianza nelle città, ma piuttosto un’esistenza
pratica che funziona e che abbia un senso per gli abitanti della città.

9.3 La città è la cultura della società


La città non esiste autonomamente, ma è una parte della società. Valori culturali e la storia della
società plasmano gli aspetti fisici e sociali delle città. Nonostante significative differenze, ambienti
urbani e rurali si influenzano a vicenda. Il predominio urbano sbilancia però questa influenza: le
città, centri di attività rivoluzionarie, hanno un’influenza culturale che va oltre dell’arte,
comunicazione, politica. Le città sono centri simbolici che concentrano e intensificano le forze
culturali che della società. La natura di una città sta nella sua abilità unica di interpretare questo
particolare insieme di valori culturali in una forma originale
Pechino Ming e Atene: un confronto
Pechino Ming-uno splendido esempio della capacità della città di intensificare la cultura in un
mondo simbolico. Un'intera città costruita sui temi culturali dell'armonia con la natura della
sicurezza e del potere. Con il centro vitale - onnipotente imperatore. Questo simbolismo per gli
occidentali significa poco, ma sul sito delle torri gemelle è in fase di costruzione la torre di 540 m,
che è chiaramente un simbolo della cultura statunitense. La cultura prevalente dell’Atene classica
era di carattere totalmente diverso da quello della Pechino Ming, anche se vi siano dei parallelismi
tra due città: una forte diseguaglianza, grandi aree in cui sorgevano alloggi poveri, strade tortuose
e affollate, importanti monumenti ed edifici pubblici centrali. Differenze: la civiltà cinese si basava
su un credo culturale basato essenzialmente sulla figura di un imperatore divino. Monumenti e
palazzi sminuivano le persone comuni magnificando lo sfarzo e imperatore e la sua élite. Atene
aveva un carattere più equo: gli ideali culturali greci della partecipazione dei cittadini conferirono
alla città una dimensione più umana che incoraggiava l’apertura, la comunicazione, la crescita tra i
cittadini liberi.

9.5 La cultura del capitalismo e la città


Londra nel XIX secolo, dominata da una febbrile attività economica aveva il volto della città
moderna descritta da Wirth. La città capitalista: il capitalismo è un mezzo di sostenimento molto
antico. Già Atene antica era caratterizzata da sistema capitalista. Un’attività commerciale mirata
all’accumulo di profitto dominava nell’Europa medievale. Poi, l’arrivo dell’industrializzazione
aumento fortemente la diffusione del capitalismo. La rivoluzione industriale: industrialismo –
processo di produzione di beni in grandi quantità, si espanse in Europa. Motivo: passione di classi
medio-alte per l’ingegneria, direzione di attività economiche con i metodi scientifici. L’invenzione
più importante – fabbrica, che diede a vita urbana una nuova struttura e nuovo scopo, diventando
la principale fonte di occupazione. Vita urbana come economia. Risorse e debiti: La città
capitalista è riuscita a generare il più alto standard di vita materiale per una certa percentuale
della popolazione, rispetto qualsiasi altro sistema urbano della storia. Gli abitanti delle città hanno
un alto grado di libertà politica e di altro genere. Possono votare, andare e abitare dove vogliono
se hanno abbastanza denaro. Ma sono presenti anche dei problemi: nelle città vivono milioni di
famiglie povere, molti quartieri poco redditizi vivono in una condizione di degrado. La libertà di
accumulare ricchezza, prestigio e potere ha fatto sì che, col tempo, alcune persone dispongono
molto più di altre. Conclusione: Oggi, come sempre, la città rispecchia la propria cultura incentrata
sull’aspetto economico. La maggior parte delle persone trascorre il suo tempo in attività legate
allo scopo economico, le strade sono disposte a griglia per semplificare gli spostamenti e attività
di compravendita, gli edifici più imp. sono quelli del commercio.

10 Città nei Paesi in via di sviluppo

Città dell’America Latina


Risalgono al XVI secolo e sono il frutto della colonizzazione.
La colonizzazione spazzò via, a causa di guerre e malattie di importazione, la gran parte della
popolazione indigena. Oltre ad essa anche la cultura venne rimpiazzata da quella europea,
perlopiù spagnola, che permise di costruire città che si sviluppavano da una piazza centrale (plaza
major) per poi espandersi concentricamente tutte molto simili regolate da “Leggi delle Indie”. Più
ci allontanava dal centro più cresceva la povertà.
La povertà delle città moderne nell’America Latina è data dal fatto che esse puntano molto
sull’esportazione delle materie prime richieste dai paesi europei. Non industrializzandosi non
creano posti di lavoro che permetterebbero di alzare il livello di ricchezza dei cittadini.

10.2 Città africane

In Africa la distribuzione della popolazione è molto frastagliata anche se si sviluppa tutta lungo le
coste del Paese. Meroe fu la prima città dell’Africa da cui si può intuire quanto il commercio
interno fosse sviluppato e ricco.
Gli europei prima del XIX secolo cominciarono a trattare l’Africa come un supermercato di schiavi
spremendola fino alla morte. Dopo il XIX secolo cominciarono a invaderla grazie alla grande
quantità di materie prime provocando grossi squilibri sociali (a differenza dell’america latina dove
le leggi delle indie uniformarono le città che appartenevano cmq tutte ad una potenza) visto che
vi erano in campo tante potenze europee e in più fomentarono l’odio razziale con l’apartheid.
Quando gli europei si accorsero dell’onerosità per mantenere le colonie le lasciarono senza
governo, questo provocò numerosi conflitti tra tribù per il controllo del territorio.

10.3 Città mediorientali

Le città mediorientali ebbero un grande sviluppo quando nel resto del mondo si stava andando in
declino. Esse sfruttarono la loro strategica posizione come collegamento tra l’Europa e l’oriente.
Erano inoltre lo specchi di un forte pensiero religioso.

10.4 e conslusione

Anche l’oriente ha subito grosse modifiche urbane nei secoli, ciò che però ad oggi si sta
affermando sempre di più è una crescita esponenziale delle città a est del planisfero a discapito di
quelle occidentali. Le conseguenze delle rivoluzioni urbane non sono sempre positive, assistiamo
infatti a grossi problemi climatici, di disparità economica, di organizzazione e di offerta di beni e
servizi. Ogni paese avrà l’onere di affrontare queste crisi e risolvere al meglio i problemi che si
ritrova.O
11. Pianificazione dell'ambiente urbano

11.1 Visioni
Le città affrontano ogni giorno diversi problemi e non è sempre semplice a risolverle. Howard (per
lui la città industriale=un incubo), pur riconoscendo i vantaggi della città, si chiedeva perché
queste dovessero negare alla gente gli aspetti migliori della campagna. Decise, quindi, creare
“Città giardino del futuro” e cerco di convincere gli altri che il suo piano era perfettamente
realizzabile. Welwyn e Letchworth sono le new town di Howard nelle vicinanze di Londra.

11.2 Urbanistica nella storia del mondo


I primi urbanisti cercarono innanzitutto di risolvere problemi specifici della città. Pianificarono
linea di fognature sotterranee per le ragioni igieniche, mura di protezione, parchi per il tempo
libero e arterie per consentire il movimento. Tre fattori persistono nella storia dell'urbanistica: le
città vengono pianificate in modo da 1. Risolvere problemi specifici 2. Servire gli interessi dei ricchi
e potenti 3. Rispecchiare, intensificare gli ideali culturali. Pianificare nell'era dell'industria 1900-
1800: la parola chiave era profitto ed efficienza, presupposto principale trasformare spazio in un
insieme standardizzato. Nella nuova città dominata dal commercio la tradizione contava poco, gli
edifici venivano costruiti solo per essere demoliti in funzione degli interessi commerciali. Il
movimento City Beautiful: la prima innovazione significativa nell'urbanistica americana nacque
dall'Esposizione mondiale di Chicago nel 1893 che esibì la città bianca dell'architetto D. Burnham,
ispirando il movimento City Beautiful. I costi di questo movimento, però, hanno ridotto il
fenomeno.
11.3 Il movimento delle New Towns
La convenzione di Howard delle new towns ha influenzato molti altri. Il concetto sociologico di
new town indica una pianificazione olistica su vasta scala in una comunità malfunzionante e
autosufficiente, la progettazione fisica di strade e infrastrutture, la fornitura di edifici residenziali,
commerciali, didattici, ricreativi, per lo shopping e servizi, il centro cittadino, le piazze e parchi,
laghi, sentieri, la sua miscela di lavoro e attività ricreative e molto ancora. New towns inglesi:
dopo la devastazione di Londra nella II Guerra Mondiale che creò una grave carenza di alloggi, il
governo, per contrastare lo sprawl londinese, promosse la creazione di nuove comunità urbane (la
cintura verde). Le new towns inglesi sono 34, hanno le dimensioni limitate e non hanno avuto un
impatto significativo sulla popolazione delle città inglesi più grandi. La maggior parte di queste
città è piuttosto selettiva dal punto di vista sociale, con gli stessi pregiudizi su etnia, classe che si
trovano nella maggior parte delle grandi città. La piccola dimensione delle NT inglesi implicava
una chiara repulsione per delle grandi aree urbane, erano anche volutamente contrarie alla
crescita, limitavano rigidamente la popolazione nella convinzione che l’eccesso significasse
disordine e distruzione di delicato equilibrio ecologico tra persone e ambiente. New towns nel
mondo: alcune recenti NT hanno una visione opposta e cercano di stimolare la crescita di
un’intera regione urbana, creando posti di lavoro intorno a un raggruppamento di industrie. I
Paesi scandinavi, Svezia in particolare, considerano le NT come una forma di “controllo
suburbano”. Cercando limitare sprawl - costruiscono le NT a densità alta, le più recenti dei quali
sono file parallele di brutti edifici tutti uguali in panelli di cemento, alti 6-8 piani. L’Australia
propone un concetto di NT diverso, concepito come nucleo di una nuova regione urbana e sede
del governo nazionale. Il risultato-una città bella con il tasso di disoccupazione inferiore
dell’Australia, e con lo stipendio settimanale superiore. In Brasile; come in Australia, Brasilia
concepito nell’interno permettendo sviluppare l’interno del paese. NT in Nordamerica dipendono
dagli ideali, progetti e dei investimenti di aziende private. Per es. Radburn, sviluppata dall'
architetto urbanista C. Stein, si trova a circa 20 miglia a ovest di New York, fu un tentativo di
adattare la citta-giardino di Howard agli USA. Organizzata sui superblocchi, ognuno circondato da
uno spazio verde, cerco anche di separare completamente il traffico pedonale da quello
automobilistico (il retro delle case dava sulla strada, Il fronte su uno spazio verde comune con i
percorsi ciclabili e pedonali ininterrotti che raggiungevano il centro città, la scuola, la biblioteca e
infrastrutture pubbliche condivise. Come molti altri NT, Redford incontro difficoltà finanziarie e
non fu mai completata secondo un progetto originale. Greenbelt Town nel corso della Grande
Depressione, uno dei obiettivi principali era fornire alloggi al di fuori della città ai cittadini poveri.
Non ha mai avuto successo. Reston (Washington) è una creazione dell’imprenditore R. Simon,
un’ambiente urbano di qualità intorno a due centri civici che collegavano sette villaggi di circa
10.000 abitanti ciascuno con un design bello, ricco di alberi, laghi, passeggiate. NT: motivi di
successo e fallimento: uno dei obiettivi più imp. era distribuire la popolazione su una superficie
più ampia. Le NT sarebbero dovute anche essere centri di occupazione, di attività economica, ma
sono ben poche quelle che sono riuscite ad attrarre industrie e le altre aziende. Il problema è
essenzialmente economico, lontani dalle grandi citta, per le aziende sono costi aggiuntivi.

11.4 Visioni architettoniche


L’ambizione di Howard-cambiare tutta la società costruendo piccole città. La città radiosa: Le
Corbusier considerava vantaggioso concentrare le persone in edifici alti, architettonicamente
magnifici, circondati da enormi spazi aperti. Queste strutture permettevano di conservare il 95 %
del terreno disponibile libero da qualsiasi genere di costruzione. Una seconda innovazione fu
l’eliminazione del CBD e concentrazione della popolazione, creando densità uniforme in tutta la
città. Nessuna di queste utopie urbane sia stata realmente costruita, ma influenza di Le Corbusier
sull’urbanistica è stata importante. Piena espressione della sua visione nel progetto Chandigarh, la
prima città pianificata in India che si autodefinisce “the city beautiful” è una città moderna, dotata
di mercati, centri commerciali e scuole per ridurre la necessità di spostamenti. Broadacre City:
famoso architetto americano Wright proponeva un “architettura organica”, unione vitale di design
architettonico con l’ambiente naturale. Cercò di aumentare la quantità di spazio per ridurne la
densità. Arcologia: Solerì accettò il concetto centrale di architettura organica ma rifiutò la visione
del suo maestro di Broadacre City. Solerì sosteneva l’ipotesi di una densa concentrazione della
popolazione. Ma la sua visione è ancora più estrema: un'area urbana unità completamente, che
ospitasse fino a mezzo milione di abitanti in una megastruttura altra 300 piani che occupava
soltanto uno spazio di qualche isolato urbano (arcologie – ecologie architettoniche). Queste idee
non sono mai state prese sul serio. Try-2004: audace proposta dalla più imp. azienda
architettonica giapponese - una gigantesca megacittà a forma di piramide, alta 12 volte piramide
di Giza, dovrebbe essere edificio più grande della Terra. I limiti delle utopie:
Ciascuna di queste utopie urbane pianificate condivide molti limiti, primo fra tutti è difficile
fattibilità finanziaria. In secondo luogo, molte sono proposte rigide, sviluppate da sognatori che
presumano una compressione e un supporto della loro visione da parte di tutti.

11.5 Pianificazione urbanistica più focalizzata


Marciapiedi e quartieri: per la Jacobs il valore più grande della città è la diversità: la “vita” della
città sta nell’infinità di interazioni e nella molteplicità di usi delle strade, dei parchi, dei
marciapiedi, dei quartieri. Pianificazione sarebbe la “morte” della città. Per esempio, marciapiede
presenta utilizzi che vanno molto oltre il semplice passaggio dei pedoni. Gli scalini d'accesso alle
case che danno sul marciapiedi sono luoghi in cui vicini si siedono e si incontrano. Marciapiedi
sono ambienti nei quali bambini esplorano il quartiere e comprendono le regole della vita sociale
urbana. Piazze e parchi: nelle città dominati da aspetti economici, Heckscer evidenzia il valore di
piazze, parchi, architetture e opere d'arte per la vita urbana, perché spingono le persone di
ricordare che la vita in città è anche altro. Le piazze costituiscono piccoli luoghi di incontro
naturali, ma anche teatri di occasioni più formali come comizi politici e concerti. Placemaking: il
Project from Public Spaces (PPS) lancio un progetto (placemaking) per la pianificazione e gestione
degli spazi, che prevedeva di scoprire i bisogni e le aspirazioni delle persone che vivono, lavorano
e giocano in uno spazio specifico e poi usare le informazioni per creare una visione comune del
luogo analizzato. Il PPS cerca di avviare un riesame di ambienti ed esperienze quotidiane per
trovare il potenziare in un miglioramento possibile di parchi, centri cittadini, lungomare, piazze,
quartieri, strade, mercati, edifici pubblici. Festival marketplaces: o “mercati festosi”, sono
interventi che interessano una piccola porzione dello spazio urbano e hanno come effetto
rigenerazione urbana.
11.6 Le realtà dell'urbanistica
Economia e politica: plasmare la città significa sempre venire a patti con tradizioni, interessi e
condizioni ambientali. Queste realtà possono essere sia barriere sia opportunità. La dura realtà è
che in un’economia di libero mercato l’urbanistica non si allontana quasi mai dagli interessi delle
aziende. L’importanza dei valori: l’urbanistica è sempre legata a una questione di valori che
saturano in modo implicito e d esplicito le opere degli urbanisti. Attualmente l'interesse di molti
studiosi professionisti sono rivolti a programmi privati basati sul mercato, che affrontino i
problemi economici e sociali della città nella convinzione che pochi settori della vita civica e
commerciale non richiedono il coinvolgimento del governo. Esistono numerosi esempi in cui non
sono settori governativi ad occuparsi in modo efficiente delle strade, ponti, istituzioni, alloggi,
welfare sociale, uso del territorio, polizia e gestione di criminali. Esistono però, molte città che
cercano di controllare i loro destini attraverso una buona pianificazione a livello governativo, e
Toronto rappresenta un modello dotato di un piano di ampio respiro per il futuro.

EXTRA

INDUSTRIALISMO
L’industrialismo cominciò a nascere in Inghilterra intorno al 1750. La società inglese aveva una
passione prediletta per l’ingegneria cosa che favorì questo sviluppo. Si può dire che la scintilla che
fece scattare la rivoluzione fu l’invenzione del motore a vapore di James Watt.
Quest’invenzione diede la possibilità di ricostruire il modo di lavorare rendendo molti lavori più
semplici e produttivi. L’uomo di città vide nella rivoluzione industriale una rivoluzione urbanistica
quando vennero introdotte le fabbriche che diventarono rapidamente la prima fonte di
occupazione. Rispetto all’età feudale dove i punti di riferimento erano le chiese ora al loro posto
spuntavano ciminiere di fabbriche che divennero presto i quartieri generali dell’intera città.
Da questo punto in poi il capitalismo si sviluppo in maniera massiccia e dove una volta la terra
veniva considerata un posto in cui vivere ora veniva considerata come proprietà immobiliare.
La società capitalista ha indubbiamente portato la società ad un livello di benessere più alto oltre
che di libertà di espressione. Ma attorno a questo benessere si trovano spesso situazioni di
degrado che, essendo una società materialista, non vengono considerate più di tanto, come
aspetti ambientali e sociali, in quanto si è più attenti alle cose materiali che si posseggono o che si
vorrebbe possedere.

SLUM/BARACCOPOLI
Le varie città nel mondo si differenziano a seconda della loro storia, tradizioni culturali, religione e
politica. In molti paesi meno sviluppati la crescita della popolazione non è affiancata da una
sufficiente gestione tanto da non riuscire a generare il capitale sufficiente a risolvere i problemi
nelle loro città e di conseguenza a non riuscire, oltre a fornire lavoro, a dare alla popolazione la
possibilità di usufruire dei beni primari per la vita. Questo spesso è creato dalla dipendenza
storica da uno o due beni di commercio non diversificando così la base industriale. In questi paesi
oltre all’enorme tasso di povertà si sviluppa anche corruzione politica, criminalità e violenza
urbana.
La forte crescita di popolazione crea anche conseguenti danni ambientali causati a loro volta da
una non capacità di gestire una crescita di una certa entità affiancata da strutture, infrastrutture,
servizi e sicurezza adeguata.
Uno dei maggiori problemi che accompagnano una rapida urbanizzazione è la nascita degli
slum urbani o insediamenti abusivi e baraccopoli alla periferia delle città. Indicati con
diversi nomi come:
-bidoneville
-bustee
-villas miserias assumono diverse forme e con diversi materiali (fango, lamiere, cartone). In tutto
ciò esiste cmq solo una verità ovvero questi posti sono i luoghi della povertà più abietta,
malnutrizione, della cattiva igiene e della malattia. Rappresentano il lato peggiore della vita
urbana sostenute solo dalla speranza incrollabile delle famiglie che ci vivono.

FORDISMO
La società urbana fordista è una società disciplinata governata da tempi e processi organizzativi
rigidi derivanti ovviamente dall’omonimo modello di lavoro con il quale si era arrivati ad avere un
ottimizzazione dei tempi lavorativi e una produttività molto maggiore di quella passata con
l’introduzione delle grandi fabbriche e la produzione di massa. L’analisi della città fordista
privilegia l’analisi di classe con la stratificazione della società urbanizzata. In questo senso si pone
il classico conflitto della società capitalista tra la classe borghese e la classe operaia come già
sottolineato da Marx. Il conflitto sociale che troviamo nelle fabbriche viene poi trasportato anche
all’interno delle città dove il divario sociale viene marcato dalle diverse possibilità economiche tra
le varie classi. Nasce il welfare state ovvero il patto sociale tra le classi in conflitto per le riforme
sociali. Il modello fordista porta alla formazione di periferie urbane ad alta densità operaia
(processo di sub-urbanizzaizone). Al di la di queste periferie si formano aree satelliti con funzione
esclusivamente residenziale chiamate “cinture industriali”.
L’espansione della città che poi ingloba anche queste nuove aree porta alla formazione delle città
metropolitane e al fenomeno del pendolarismo.

POST-FORDISMO
La società post-fordista si forma quando il modello fordista incentrato sulla produzione in fabbrica
di grandi dimensioni entra in crisi, con la conseguente diminuzione della classe operaia come
soggetto produttivo oltre che soggetto dei vari conflitti sociali. Ovviamente questo porta ad una
crisi dello stato a livello fiscale con il non più attuabile welfare state. In questo periodo post-
fordista cresce invece il ceto medio impiegatizio dei colletti bianchi e della società che basa la sua
realtà produttiva nel settore terziario dell’informatica e dei servizi. Con questa rivoluzione
informatica nasce il problema della nuova povertà urbana e della segregazione che porta ad un
processo di de-urbanizzazione permettendo la crescita di centri urbani medio-piccoli dislocati
dalla città.
SOCIOLOGIA URBANA EUROPEA 1846-1921

Principali esponenti: Marx, Tonnies, Durkheim, Simmel Weber

Tentarono di dare una spiegazione alle grandi trasformazioni determinate dai processi di
industrializzazione e urbanizzazione, concentrandosi sulle possibilità che l’uomo poteva avere o
meno all’interno di una città in termini di lavoro e di rappresentazione individuale. Svilupparono
molto la distinzione tra comunità e società e di come queste due potessero essere positive o
negative per l’individuo. La base di partenza dello studio nasceva da Marx che sottolineò come le
trasformazioni sociali dipendessero da fattori economici, introducendo il concetto di capitalismo
che venne classificato come la causa di molti problemi sociale.
Se per alcuni studiosi come Tonnies la società moderna avrebbe disintegrato i legami necessari
alla vita sociale, cosa che la comunità invece fortificava e rendeva duraturi, per altri studiosi come
Durkheim e Weber in particolare la città permetterebbe di enfatizzare la razionalità umana
ampliando le possibilità individuali e dando la possibilità di essere forze liberatorie per i cittadini.

SOCIOLOGIA URBANA STATUNITENSE 1915-1970→CHICAGO

Principali esponenti: Park, Wirth, Ganz, Fisher, Burges, Hoy, Ullman

In un periodo di industrializzazione e crescita urbana, la scuola di Chicago diede un peso maggiore


all’esplorazione della città. Partendo da Park che sottolineava come la città è composta da organi
distinti uniti da processi interni, sottolineando come essa non sia caos ma bensì un
raggruppamento ordinario tipico della popolazione e istituzioni che portava alla potenzialità di
concepire un ampia esperienza umana. Con Wirth venne sistemato il concetto di urbanesimo per
cui la crescita all’interno delle città produce inevitabilmente una grande diversità che a sua volta
intensifica gli effetti sulla vita sociale anche se non sempre positivi. L’eterogeneità però conduce
ad una rottura della rigidità delle linee di caste e classi introducendo anche il concetto di
tolleranza.
Un concetto fondamentale che viene sottolineato da Park è che la città è un “area naturale” che è
coinvolta nei processi vitali della gente che la compone.

SOCIOLOGIA URBANA POST MODERNA 1985→SCUOLA DI LOS ANGELES

Principali esponenti: Banham

Di base la scuola di L. sosteneva che le realtà multiple della città e la sua struttura decentrata
rappresentavano il futuro dello sviluppo urbano. Lo studioso identificò quattro modelli ecologici:
Surfurbe: città balneari lungo la costa, Colline pedemontane: residenze private privilegiate,
Pianure, Autopia.
Gli studiosi di questa scuola sostenevano che fossero le vie di comunicazione a dare forma alla
struttura e comunità. Insistono su una crescita a bassa densità, più enclavi etinche e più centri
urbani all’interno di una sola regione.
La città viene vista come un luogo di continue rotture e cambiamenti, un open field in cui operano
diverse forze sociali ed economiche che portano a sviluppi diseguali e a periodi di forte crescita.

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