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- L’avvento della soc. urbana: molti sociologi avevano una pessima idea della città come un luogo
distruttivo e pericoloso, ma ricerche sociologiche recenti mostrano che le città di per se non sono
positivi o negativi – sono le forze culturali dei determinati luoghi o momenti a spingerli in una
direzione o nell’altra. Prospettive spaziali e geografiche: Per gli antichi greci le città soddisfacevano
il bisogno di sicurezza. Al fine di proteggersi, in seguito di mancanza di leggi, le persone si
stabilivano in una un'unica area, spesso una fortificazione naturale come l'Acropoli di Atene. Con
la crescita delle città però le persone scoprirono un altro aspetto importante: unirsi offriva non
solo protezione, ma generava anche un commercio più vivace e stimolava la vita intellettuale. Ci si
rese conto che la città aveva il potenziale. Due aree di studio si occupano dell’importanza della
collocazione fisica di una città: la geografia urbana – concentrata sulla posizione e risorse umane
della città e l’ecologia urbana – analizza il modo in cui le persone si distribuiscono in un’area
urbana. Considerando ciò – la posizione geografica delle città Influisce moltissimo sulla vita dei
suoi abitanti. Per esempio New York e Los Angeles. New York è fatto di edifici alti, Los Angeles si
estende su un bacino semi arido che da un punto di vista geologico rende impossibile l'idea di
costruire grattacieli. New York avvicina le persone e Los Angeles li divide. Un processo ecologico
ben noto è l'invasione – successione, quando varie categorie di persone cercano zone particolari
all’interno della città, determinati quartieri diventano dominati di particolari attività (quartiere
industriale, dove si spaccia la droga, di shopping). I sostenitori di postmodernismo ritengono che
le persone forniscono le interpretazioni multiple basate sulle esperienze individuali e concrete, e
non sui principi astratti degli esperti. La pianificazione urbana dovrebbe quindi continuare a
rispecchiare le visioni tradizionali con interventi a piccola scala. Sociologia urbana critica.
- Città e capitalismo: la capacità di generare il commercio e prospettare economicamente è
importante per la città quanto la sua collocazione geografica è la sua struttura culturale. Nel IV
secolo Aristotele disse che inizialmente la gente veniva in città per motivi di sicurezza, ma nel
corso della storia la gente è accorsa alle città per molte ragioni, soprattutto per la convinzione di
poter migliorare Il proprio livello di vita. I ricercatori urbani sono giunti alla conclusione che
processi naturali non bastano per spiegare questi cambiamenti e il loro impatto economico sulle
città, sostenendo invece che alle decisioni prese da istituzioni politiche ed economiche, spesso
distanti migliaia e migliaia di chilometri, possono influire su una città in senso economico, politico,
sociale e anche fisico. Questa prospettiva si fonda sul economia politica urbana o sulla sociologia
urbana critica focalizzando l'attenzione su aspetti decisionali e sugli investimenti che determinano
la fortuna di una città. Psicologia sociale: l’esperienza urbana: la città produce le emozioni, si tratta
di reazioni personali, ma anche sociali: perché sono generate dall’ambiente sociale proprio della
città, e sono sociali anche perché sono comuni – tutti le provano in qualche modo. Inoltre, la città
non è un'entità isolata, il suo meccanismo propulsore è dato proprio dei suoi abitanti che
rappresentano una cultura (valori, cultura, tecnologia che caratterizzano una città in particolare
epoca storica). Ogni città riproduce e intensifica la cultura della propria società. Ma anche gli
aspetti culturali plasmano la città: cellulari per esempio.
Il Medioevo
Furono 600 anni bui dove le grandi città diventarono borghi, il commercio subì una forte frenata,
dove si combatteva per sopravvivere. Nacque il regime feudale dove i signori offrivano la loro
protezione in cambio di lavoro.
Il risveglio nell’IX secolo
Attraverso alcuni avvenimenti come le Crociate che riaprirono rotte commerciali e il
potenziamento del commercio stesso. Cominciarono a sorgere poteri come quello della Chiesa,
intuibile dalla struttura cittadina dove al centro della città era posta la cattedrale.
Con il rinascimento, tra il XII e il XVI secolo, ricominciò la rinascita urbana, ritrovando il concetto
umanistico del vivere la città, ripartendo dall’arte, letteratura, architettura ecc..
le città cominciarono a riprendersi anche grazie ad uno sviluppo del commercio. Cominciò a
nascere una nuova classe: la borghesia, composta da negozianti, commercianti, burocrati, ufficiali
governativi. Nel XVIII secolo scoppiò la rivoluzione industriale che diede la spinta finale per la
completa ripresa. Le città proliferarono insieme al commercio e alla sviluppo tecnologico e non
solo, anche se vi furono dei periodi colpiti da forti epidemie. Questa crescità proseguì fino al XX
secolo quando si stabilizzò anche per la necessità di controllare la variazione di popolazione.
4.3 Excurbia
O (extra-urbano) il termine di Spectorsky, per descrivere l'aspetto delle nove zone residenziali che
nascono ai margini metropolitani. La vita degli exurbani è una miscela di hi-tech, cultura alta e
fascino rurale. Il processo di continua exurbanizzazione e di assorbimento di queste aree
all’interno delle metropoli ha un suo costo. Le tradizioni e i valori che hanno inizialmente attratto i
nuovi arrivati si declinano in modo più cosmopolita, e da ciò nascono tensioni sociali tra vecchi e
nuovi residenti.
5.1 La tradizione europea: 1846-1921 La sociologia figlia della Rivoluzione Industriale, nacque in
Europa. La disciplina fu fondata da Comte che assieme a Marx, Engels, Durkheim, Simmel e
Weber tentò di spiegare le grandi trasformazioni determinate dai processi di urbanizzazione e
industrializzazione.
Dalle barbarie alla civiltà: Marx era convinto che la struttura economica della società costituisse le
fondamenta degli aspetti sociali, politici e spirituali della vita, ossia che il sistema economico
fosse la base dalla quale dipendono le istituzioni sociali di famiglia, religione, sistema politico.
Affermava che le trasformazioni sociali scaturiscono principalmente dal conflitto tra chi controlla
il processo della produzione economica (i capitalisti) e chi fornisce il lavoro necessario (il
proletariato). Per Marx falsa coscienza – attribuire agli individui responsabilità di alcuni problemi
sociali (povertà, disoccupazione) perché la vera causa dei ultimi è il capitalismo. Marx e Engels
sostenevano che la città avesse un ruolo centrale. Le persone vivevano come esseri generici nelle
città tradizionali preindustriali e solo l’arrivo delle città, la specializzazione produttiva aveva reso
gli individui liberi di agire autonomamente. Ma non tutte le città sono cosi “liberatorie”: in alcune
di loro si mantengono i legami con la comunità primitiva attraverso una divisione del lavoro
limitata, proprietà comune e mancanza di individualismo. I studiosi affermavano che nelle città
industriali l’evoluzione dell’uomo fosse incompleta perché l’economia fu controllata da un élite
capitalista, e solo una rivoluzione anticapitalista mondiale porterebbe al socialismo e ulteriore
evoluzione.
F. Tonnies
Nel villaggio la vita sociale era un “organismo vivente”, in città – “aggregato meccanico”. Questa
dicotomia ha avuto duratura influenza nell’ambito di sociologia urbana, perché una delle prime
teorie che interpretava gli insediamenti umani. Tonnies riteneva che lo studio della storia europea
rivelasse la transizione graduale e irreversibile tra Gemeinschaft e Gesellschaft.
G. Simmel
La vita mentale della metropoli > per Simmel, la città moderna intensifica gli stimoli nervosi con
cui deve confrontarsi il cittadino, mentre l’ambiente rurale ha la vita che scorre più lentamente,
uniformemente. La città “bombarda” l’individuo con un’enorme quantità di suoni, odori,
immagini. Per difendersi e/o adattarsi a questo ambiente, l’individuo impara a “filtrare” gli
stimoli, distinguendo tra ciò che è importante e ciò che non lo è. Per questo, col tempo gli
“urbani” diventano più razionali e calcolatori dei “rurali”. La razionalità sta per Simmel nella
razionalizzazione del tempo e nella divisione del lavoro economicamente avanzata, che a suo
tempo richiede un mezzo di scambio universale – il denaro (mezzo più potente per trasmettere
la razionalità urbana). Simmel diceva che l’individuo metropolitano sviluppava il distacco
sociale, una sorte di indifferenza necessaria per vivere in città, che poteva cristallizzarsi in
antagonismo, avversione, estraneità che si tramutano in odio, indipendentemente dalla causa.
Come Durkheim anche Simmel vedeva la libertà nella solitudine indotta dalla città. Anche se per
lui la folla poteva farci sentire soli e perduti, ma questa era solo un’altra faccia della medaglia di
questa libertà. Ogni tanto, le persone che si sentivano solo una minuscola parte di un’enorme
meccanismo, cercavano di salvare la loro individualità e fuggire dall’anonimato facendo qualcosa
di “strano” per es. graffiti
Max Weber
Studio storico e comparativo delle città: riteneva che le teorie basate sulle città di una sola parte
del mondo o appartenenti a una determinata epoca avessero un valore limitato. Questo fu il suo
più importante contributo alla soc. urbana. Nel suo saggio “Die stadt”, analizzando le città in
Europa, India, Cina, Medioriente – definì “comunità urbana completa” per la costruzione della
quale erano necessari seguenti componenti:
1. Fortificazione
2. Mercato
3. Tribunale e leggi autonomi (anche parzialmente)
4. Forma associativa correlata (partecipazione attiva dei cittadini alla vita della loro città)
5. Autonomia politica (anche parziale).
Questo è ciò che Weber chiamava tipo ideale. Come Durkheim, Weber credeva che le città
potessero essere forze positive e liberatorie per i cittadini, ma non vedeva molte speranze per
le città del XX sec., indicando solo le città medievali come esempi di una comunità urbana
completa, ipotizzando che il punto più alto della cultura urbana fosse già stato raggiunto nel
passato e che la storia potrebbe non essere per forza orientata al progresso. La tradizione
europea: valutazioni: Contributo più importante è che la città sia un oggetto importante per
studio sociologico. Marx, Engels, Tonnies e Durkheim hanno analizzato contrasti tra vita urbana e
rurale. Simmel e Weber hanno sviluppato le loro teorie sul funzionamento delle città. Tutti
hanno rilevato che la citta amplia le possibilità di scelta da parte del uomo, enfatizza la
razionalità, usa la divisione complessa del lavoro. Inoltre Marx ed Engels hanno evidenziato
l’economia e problemi di disuguaglianza e conflitto. Tonnies, Durkheim e Weber hanno
considerato la struttura soc. della città, mentre Simmel suggerì l’importanza di esperienza
urbana. Limiti: le idee di questi teorici dipendono dai periodi e dalle città in cui avevano vissuto.
Questi agglomerati in rapidissima crescita erano visti come le minacce ai valori umani da Tonnies,
Simmel, Weber. Durkheim riconobbe i problemi di alienazione e conflitto nelle città. Marx ed
Engels vedevano il capitalismo come male sociale, e non la città in se stessa.
L. Wirth e la teoria urbana: Wirth cambiò la tendenza dei teorici europei (molta teoria-poca
ricerca), pubblicando il saggio “L’urbanesimo come modo di vita. Wirth ha sistematizzato le
intuizioni dei sociologi urb. precedenti formalizzando la prima teoria della città realmente
sociologica. Partì da una definizione della città come insediamento
1. Esteso
2. Denso e permanente
3. Con una popolazione eterogenea.
Dimensione o scala della popolazione. Per Wirth, una popolazione numerosa produce di per sé
una grande diversità nelle caratteristiche culturali e occupazionali di una città. Questa diversità
culturale ha come effetto il bisogno di strutture formali di controllo (sistema legale), inoltre, una
popolazione numerosa e differenziata porta alla specializzazione, facendo così emergere una
struttura occupazionale diversa (attore, politico). Infine, questa specializzazione organizzava le
relazioni umane sulla base degli interessi – “segmentazione sociale”. Anziché comprendere gli
altri di chi essi sono, l’urbano concepisce gli altri di ciò che fanno (ruolo). Una delle conseguenze
della densità della popolazione numerosa è l’intensificazione degli effetti sulla vita sociale
(attrazione e repulsione a base dell’etnia o forze economiche). L’alta densità favorisce perdita di
sensibilità e può causare l’incremento di comportamenti antisociali. La città, si suddivide in un
mosaico di aree e quartieri (Wall Street, Chinatown) – Wirth la denominò “specializzazione
ecologica”, anche se oggi il termine usato è aree naturali. Eterogeneità ha come conseguenze
rottura della rigidità delle linee delle caste e classi, maggiore mobilità e inevitabilmente maggiore
spersonalizzazione. Dimensione, densità ed eterogeneità interagiscono producendo
l’urbanesimo. Nella mente di Wirth due stili di vita:
cosmopolita – sradicato (esiste più spesso nei abitanti della città), e locale si incentra nella zona
circostante (appartenente più ai rurali).
C. Fischer e la teoria delle sottoculture: afferma che il contesto urbano rafforza le relazioni di
gruppo anziché distruggerle. Al contrario di Wirth dice che dimensione, densità ed eterogeneità
sono fattori positivi che aumentano la coesione. Le persone con gli interessi simili si cercano e
quando raggiungono la massa critica – livello necessario a generare un volume in grado di
sostenersi autonomamente. Queste sottoculture fioriscono e attraggono altre persone affini.
Suisman insisteva sul fatto che fossero i viali della città e le sue superstrade a dare forma alla sua
struttura e alle sue comunità. Soja affermò che Los Angeles è una metropoli decentrata con una
struttura di potere frammentata che diventa sempre più disorganizzata. Argomentazioni
principali: Dear condivide l’ipotesi di Soja che la città sia un prototipo di frammentazione e
differenziazione sociale. I sostenitori della scuola di Los Angeles rifiutano qualsiasi
rappresentazione della città che la indichi come esterna alla corrente principale della cultura
urbana statunitense a causa dell'ampiezza dello sprawl, dell'architettura insignificante e dalle
superstrade intasate; insistono invece sulla somiglianza di Los Angeles alle altre città emergenti
con una crescita a bassa densità, più enclave etniche e più centri urbani all'interno di una sola
regione. Limiti: anche questo approccio ha i suoi oppositori, che affermano che la scuola di Los
Angeles sovrastima l'unicità e ampia applicabilità del modello. Essenzialmente tutti critici indicano
la necessità di trascendere una visione a vantaggio di una teoria che vada oltre il tempo e il luogo.
la reazione di ogni persona nei confronti della città si divide su due piani: quello dell’ambiente
sociale e quello dello spazio fisico, analizziamo il secondo.
L’urbanista Kevin Lynch ci dice come le persone percepiscano la città attraverso 5 parametri, che
possono esserci come no a seconda di come un individuo vede la sua città.
Essi sono: i percorsi ovvero i “canali” lungo i quali l’osservatore si muove abitualmente, i margini
ovvero i confini tra le zone, i quartieri ovvero porzioni medio-grandi della città, i nodi ovvero i
punti di intensa attività, i riferimenti ovvero punti fisici caratterizzanti. Lynch notò come alcune
città aiutino a concettualizzare immagini più complesse della media.
In questo viene introdotto il concetto di figurabilità della città ovvero quanto la città in questione
renda semplice ed emotivamente bella l’acquisizione della sua conoscenza all’individuo.
Ovviamente ogni individuo che vive nella stessa città sviluppa una propria mappa mentale a
seconda del contesto sociale e delle esperienze che vive. Anche la razza rende la mappa mentale
diversa perché l’indesiderabilità cambia la percezione delle cose.
vivendo in una città ci si può accorgere di come ogni giorni viviamo in un “mondo di sconosciuti”
cit. Lyn Lofland, dove ognuno sta a delle regole sociali non scritte per il quieto vivere comune che
dobbiamo imparare a capire e rispettare in un certo senso.
Quando si parla di sconosciuti ci si basa molto sull’aspetto e sulla sua collocazione. Se in passato
l’abbigliamento era l’elemento distintivo, nelle città moderne si afferma molto di più il luogo in cui
si vive per categorizzare una persona rispetto al suo grado sociale. Ovviamente tutto ciò non
impedisce alle persone di fare credere di essere ciò che non si è.
Parliamo di legami interpersonali che chiamiamo “analisi delle reti”, reti urbane che possono
implicare o meno gruppi sociali organizzati.
I quartieri sono molto spesso il fulcro della nascita di relazioni mettendo a contatto familiari, vicini
e amici che cominciano a conoscersi nei luoghi di ritrovo abituale come chiesa negozi ecc. La
conseguente conoscenza, anche solo di vista, porta poi ad una più forte propensione nell’aiutare
gli altri.
Le amicizie dipendono molto dagli interessi che abbiamo.
Uno degli degli aspetti caratteristici della città sono i diversi luoghi che visitiamo, o scene.
Ci sono scene di 4 tipi differenti. In questi contesti le persone si sentono sul palcoscenico e per
questo enfatizzano aspetti caratteriali e abilità a seconda della scena in cui si trovano:
Le scene lifestyle ovvero quelle che attraggono musicisti, scrittori, attivisti politici o altri gruppi,
poi esistono le scene locali caratterizzate da punti di ritrovo come bar locali che attraggono un
pubblico specifico, oppure le scene aperte che rimandano a luoghi di ritrovo senza una clientela
ben definita.
Infine citiamo le scene specializzare ovvero tutte quelle attività che comprendono un pubblico che
condivide uno stesso interesse come ad esempio tennis, musica, teatro ecc.
Shuttles sostiene che la texture, anima, personalità di una città si basa sulla sua storia, la sua
architettura, strade, nomignoli che diventano una realtà obiettiva e non più l’impressione di un
individuo.
Detroit, per esempio, ormai è catalogata come una delle peggiori città a livello di reputazione sulla
sicurezza. Dal 1950 ad oggi la popolazione è dimunuita del 70%. Ci sono dei metodi per rivalutare
una città come questa, ad esempio riproponendo la cultura e l’arte, rifare strade tentando di
diventare un centro più attraente e appetibile. Purtroppo non è sempre così, infatti Detroit non ha
cambiato la sua fama.
Ci sono situazioni in cui la povertà è un punto molto cruciale per la vita dell’individuo e per la
famiglia di cui fa parte. In molti casi le persone povere riescono a trovare un aiuto reciproco
formando delle famiglie allargate, nella stessa situazione, che si aiutano a vicenda nel momento
del bisogno. In questo modo si è riusciti a soddisfare almeno i bisogni elementari e ad attutire gli
effetti della povertà. Si è resa più umana l’esperienza urbana anche in condizioni come quelle
appena citate.
I movimenti sociali nascono spesso all’interno delle città perché queste riescono a concentrare un
grande numero di persone che la pensa allo stesso modo rispetto ad un determinato argomento.
Parliamo ad esempio dei movimenti come quello delle suffragette, dei diritti civili e di quelli gay.
La rete che si crea nella città provoca il concentrarsi dell’attenzione aiutata anche dall’informare
dei media.
È utile cmq analizzare gli aspetti della vita ai margini della città che negli anni sono stati sempre
più popolati.
Nascono altresì stereotipi come la “soccer mom” ovvero la mamma che scarrozza i film con il suv,
alimentati dai giornalisti che creano storie più incentrate sul trovare l’argomento del giorno che sul
voler veramente analizzare i sobborghi.
Anche i sobborghi hanno il loro carattere fisico, che è progressivamente mutato nel tempo a
seconda delle esigenze delle persone. Ovviamente anche qui assistiamo a differenze di quartieri a
seconda dell’età, valore immobiliare, dimensione dei lotti eccetera ma cmq notiamo una
sensazione di spazio aperto non caotico, molto verdi e con pochi se non zero monumenti.
L’ambiente sociale, Gemeinshaft, è alimentato da uno spirito di comunità comune nel contesto
suburbano che permette un integrazione più semplice e partecipativa anche di chi è nuovo
dell’ambiente attraverso raduni, feste ecc.
9. Urbanesimo comparativo: città e cultura
Wirth sostiene che le tre categorie di dimensione, densità ed eterogeneità conferiscono alle città
alle caratteristiche di impersonalità, transitorietà e anonimato. I suoi pensieri negativi a proposito
delle città non considerano il ruolo della cultura, che caratterizza da sempre il modo di vita urbano
e spesso da effetti positivi sull' esistenza di chi ci abita in città. La città, non è un'entità a sé stante:
tutte le città rispecchiano e intensificano le culture del mondo. A sua volta sono i valori culturali e
la storia a plasmare le forme fisiche delle città.
9.1 Città e campagna Interdipendenze: I modi della campagna e quelli della città, si sa che sono
molto diversi, ma occorre a non generalizzare. Per esempio, in alcuni posti, i campi sono molto
vicini alla città, e i contadini formano una parte così ampia della popolazione urbana che è
praticamente impossibile fare distinzioni tra modi della città e della campagna. Nel corso della
storia le migrazioni trasformarono sia le città sia la campagna. La relazione tra la città e la sua
campagna non coinvolge soltanto le dinamiche della migrazione, le risorse fornite da ciascuna
delle due crea una dipendenza reciproca. La connessione più importante tra la città e
campagna è proprio il reciproco plasmarsi degli stili di vita. Gli immigrati che determinano
l’aumento della popolazione portano con se le loro tradizioni culturali, risultato-caleidoscopio
dei comportamenti umani. Alcuni gruppi continuano a vivere come “al paesello”.
Particolarmente diffuso nelle città nordamericane ed europee l’Ibrido culturale il tipo urbano
che assimila aspetti dei diversi stili di vita di origine rurale esistenti nella città e li integra in uno
stile di vita del tutto nuovo. Predominio urbano: le città nordamericane hanno sempre
esercitato una grande influenza culturale sulla società. Collocate in genere al centro di un
mercato in espansione, luoghi del progresso, delle comunicazioni, fonti della leadership in
politica, nella moda, nell' arte. Questo pattern di predominio urbano è comune alle città
occidentali, è uno schema centrale nel modo intero e in quello storico. A volte l'influenza
urbana viene contrastata, altre volte accettata con riserva. Oggi sono le città esterne, non
quelle storiche, ad avere un impatto maggiore sui panorami rurali. Ma si tratta semplicemente
di una forma di predominio urbano.
In Africa la distribuzione della popolazione è molto frastagliata anche se si sviluppa tutta lungo le
coste del Paese. Meroe fu la prima città dell’Africa da cui si può intuire quanto il commercio
interno fosse sviluppato e ricco.
Gli europei prima del XIX secolo cominciarono a trattare l’Africa come un supermercato di schiavi
spremendola fino alla morte. Dopo il XIX secolo cominciarono a invaderla grazie alla grande
quantità di materie prime provocando grossi squilibri sociali (a differenza dell’america latina dove
le leggi delle indie uniformarono le città che appartenevano cmq tutte ad una potenza) visto che
vi erano in campo tante potenze europee e in più fomentarono l’odio razziale con l’apartheid.
Quando gli europei si accorsero dell’onerosità per mantenere le colonie le lasciarono senza
governo, questo provocò numerosi conflitti tra tribù per il controllo del territorio.
Le città mediorientali ebbero un grande sviluppo quando nel resto del mondo si stava andando in
declino. Esse sfruttarono la loro strategica posizione come collegamento tra l’Europa e l’oriente.
Erano inoltre lo specchi di un forte pensiero religioso.
10.4 e conslusione
Anche l’oriente ha subito grosse modifiche urbane nei secoli, ciò che però ad oggi si sta
affermando sempre di più è una crescita esponenziale delle città a est del planisfero a discapito di
quelle occidentali. Le conseguenze delle rivoluzioni urbane non sono sempre positive, assistiamo
infatti a grossi problemi climatici, di disparità economica, di organizzazione e di offerta di beni e
servizi. Ogni paese avrà l’onere di affrontare queste crisi e risolvere al meglio i problemi che si
ritrova.O
11. Pianificazione dell'ambiente urbano
11.1 Visioni
Le città affrontano ogni giorno diversi problemi e non è sempre semplice a risolverle. Howard (per
lui la città industriale=un incubo), pur riconoscendo i vantaggi della città, si chiedeva perché
queste dovessero negare alla gente gli aspetti migliori della campagna. Decise, quindi, creare
“Città giardino del futuro” e cerco di convincere gli altri che il suo piano era perfettamente
realizzabile. Welwyn e Letchworth sono le new town di Howard nelle vicinanze di Londra.
EXTRA
INDUSTRIALISMO
L’industrialismo cominciò a nascere in Inghilterra intorno al 1750. La società inglese aveva una
passione prediletta per l’ingegneria cosa che favorì questo sviluppo. Si può dire che la scintilla che
fece scattare la rivoluzione fu l’invenzione del motore a vapore di James Watt.
Quest’invenzione diede la possibilità di ricostruire il modo di lavorare rendendo molti lavori più
semplici e produttivi. L’uomo di città vide nella rivoluzione industriale una rivoluzione urbanistica
quando vennero introdotte le fabbriche che diventarono rapidamente la prima fonte di
occupazione. Rispetto all’età feudale dove i punti di riferimento erano le chiese ora al loro posto
spuntavano ciminiere di fabbriche che divennero presto i quartieri generali dell’intera città.
Da questo punto in poi il capitalismo si sviluppo in maniera massiccia e dove una volta la terra
veniva considerata un posto in cui vivere ora veniva considerata come proprietà immobiliare.
La società capitalista ha indubbiamente portato la società ad un livello di benessere più alto oltre
che di libertà di espressione. Ma attorno a questo benessere si trovano spesso situazioni di
degrado che, essendo una società materialista, non vengono considerate più di tanto, come
aspetti ambientali e sociali, in quanto si è più attenti alle cose materiali che si posseggono o che si
vorrebbe possedere.
SLUM/BARACCOPOLI
Le varie città nel mondo si differenziano a seconda della loro storia, tradizioni culturali, religione e
politica. In molti paesi meno sviluppati la crescita della popolazione non è affiancata da una
sufficiente gestione tanto da non riuscire a generare il capitale sufficiente a risolvere i problemi
nelle loro città e di conseguenza a non riuscire, oltre a fornire lavoro, a dare alla popolazione la
possibilità di usufruire dei beni primari per la vita. Questo spesso è creato dalla dipendenza
storica da uno o due beni di commercio non diversificando così la base industriale. In questi paesi
oltre all’enorme tasso di povertà si sviluppa anche corruzione politica, criminalità e violenza
urbana.
La forte crescita di popolazione crea anche conseguenti danni ambientali causati a loro volta da
una non capacità di gestire una crescita di una certa entità affiancata da strutture, infrastrutture,
servizi e sicurezza adeguata.
Uno dei maggiori problemi che accompagnano una rapida urbanizzazione è la nascita degli
slum urbani o insediamenti abusivi e baraccopoli alla periferia delle città. Indicati con
diversi nomi come:
-bidoneville
-bustee
-villas miserias assumono diverse forme e con diversi materiali (fango, lamiere, cartone). In tutto
ciò esiste cmq solo una verità ovvero questi posti sono i luoghi della povertà più abietta,
malnutrizione, della cattiva igiene e della malattia. Rappresentano il lato peggiore della vita
urbana sostenute solo dalla speranza incrollabile delle famiglie che ci vivono.
FORDISMO
La società urbana fordista è una società disciplinata governata da tempi e processi organizzativi
rigidi derivanti ovviamente dall’omonimo modello di lavoro con il quale si era arrivati ad avere un
ottimizzazione dei tempi lavorativi e una produttività molto maggiore di quella passata con
l’introduzione delle grandi fabbriche e la produzione di massa. L’analisi della città fordista
privilegia l’analisi di classe con la stratificazione della società urbanizzata. In questo senso si pone
il classico conflitto della società capitalista tra la classe borghese e la classe operaia come già
sottolineato da Marx. Il conflitto sociale che troviamo nelle fabbriche viene poi trasportato anche
all’interno delle città dove il divario sociale viene marcato dalle diverse possibilità economiche tra
le varie classi. Nasce il welfare state ovvero il patto sociale tra le classi in conflitto per le riforme
sociali. Il modello fordista porta alla formazione di periferie urbane ad alta densità operaia
(processo di sub-urbanizzaizone). Al di la di queste periferie si formano aree satelliti con funzione
esclusivamente residenziale chiamate “cinture industriali”.
L’espansione della città che poi ingloba anche queste nuove aree porta alla formazione delle città
metropolitane e al fenomeno del pendolarismo.
POST-FORDISMO
La società post-fordista si forma quando il modello fordista incentrato sulla produzione in fabbrica
di grandi dimensioni entra in crisi, con la conseguente diminuzione della classe operaia come
soggetto produttivo oltre che soggetto dei vari conflitti sociali. Ovviamente questo porta ad una
crisi dello stato a livello fiscale con il non più attuabile welfare state. In questo periodo post-
fordista cresce invece il ceto medio impiegatizio dei colletti bianchi e della società che basa la sua
realtà produttiva nel settore terziario dell’informatica e dei servizi. Con questa rivoluzione
informatica nasce il problema della nuova povertà urbana e della segregazione che porta ad un
processo di de-urbanizzazione permettendo la crescita di centri urbani medio-piccoli dislocati
dalla città.
SOCIOLOGIA URBANA EUROPEA 1846-1921
Tentarono di dare una spiegazione alle grandi trasformazioni determinate dai processi di
industrializzazione e urbanizzazione, concentrandosi sulle possibilità che l’uomo poteva avere o
meno all’interno di una città in termini di lavoro e di rappresentazione individuale. Svilupparono
molto la distinzione tra comunità e società e di come queste due potessero essere positive o
negative per l’individuo. La base di partenza dello studio nasceva da Marx che sottolineò come le
trasformazioni sociali dipendessero da fattori economici, introducendo il concetto di capitalismo
che venne classificato come la causa di molti problemi sociale.
Se per alcuni studiosi come Tonnies la società moderna avrebbe disintegrato i legami necessari
alla vita sociale, cosa che la comunità invece fortificava e rendeva duraturi, per altri studiosi come
Durkheim e Weber in particolare la città permetterebbe di enfatizzare la razionalità umana
ampliando le possibilità individuali e dando la possibilità di essere forze liberatorie per i cittadini.
Di base la scuola di L. sosteneva che le realtà multiple della città e la sua struttura decentrata
rappresentavano il futuro dello sviluppo urbano. Lo studioso identificò quattro modelli ecologici:
Surfurbe: città balneari lungo la costa, Colline pedemontane: residenze private privilegiate,
Pianure, Autopia.
Gli studiosi di questa scuola sostenevano che fossero le vie di comunicazione a dare forma alla
struttura e comunità. Insistono su una crescita a bassa densità, più enclavi etinche e più centri
urbani all’interno di una sola regione.
La città viene vista come un luogo di continue rotture e cambiamenti, un open field in cui operano
diverse forze sociali ed economiche che portano a sviluppi diseguali e a periodi di forte crescita.