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Esplosioni
Siamo nel 1973, anno in cui Nixon svaluta il dollaro sospendendo la convertibilit con
l oro per rilanciare l esportazione, decretando la fine degli accordi di Bretton Woods.
Il paese e il mondo intero precipitano nel vortice di una crisi e nel giro di pochi anni
New York si ritrova sull orlo della bancarotta. 1852 e 1973 sono le date al cui interno
si definisce una particolare forma della citt : la citt moderna, originata da una
crisi di sovra accumulazione e morta per crisi di indebitamento. Dalla crisi di
sovraccumulazione avevano infatti avuto origine i tenement, simbolo dell edilizia civile
americana del dopoguerra, i quali subiscono un crollo intorno al 1972 come
rappresentato dalle esplosioni che avevano fatto saltare in aria Pruitt-Igoe, enorme
complesso di case popolari e Cochran Gardens. Decretare la fine di una particolare
forma della citt significa suggerire come, all inizio di quegli anni, si sia iniziato ad
assistere alla rinascita di tutta una serie di quartieri riconcepiti come altrettanti borghi
e a un imponente ritorno dei centri proprio in nome della rigenerazione di una forma
autentica, che far letteralmente a pezzi quella della citt moderna.
Forma va intesa come espressione di un ordine dato, una geografia definita, inserito in
un disegno complessivo. La citt moderna era infatti riconducibile, seppur segmentata
e tagliata da confini di classe e razza, a una particolare scala gerarchicamente
urbana. Tale scala poteva incastrarsi all interno di altre, regionali e statali, andando a
formare un sistema concentrico. Lo Stato in questo sistema aveva funzioni decisive
sulle singole politiche urbane, in termini di controlli, vincoli e ripartizione delle risorse
(ne sono esempi la Parigi di Haussmann e la New York di Moses).
Henri Lefebvre a proposito parla di una esplosione degli spazi. Si potrebbe dire che
oggi alla forma della citt si sostituita la sua immagine, di cui ogni citt alla
disperata ricerca, per competere nel tentativo di intercettare flussi, mercati, sviluppo,
ricchezza e futuro. La citt vista come un fattore di crescita economica e si ha l
esigenza di promuovere un immagine vincente e accattivante della citt stessa, al fine
di attirare risorse e vantaggi competitivi, ad esempio attraverso il marketing
territoriale.
Reti
La sensazione riguardo alla forma delle citt quella di un contenitore che va in mille
pezzi. 20 anni fa appariva lecito teorizzare il superamento e la morte della citt grazie
agli sviluppi delle telecomunicazioni, l espansione delle tecnologie e dell industria dell
informazione, vista l abolizione delle distanze. In realt proprio in quegli anni le citt
globali rifiorivano, diventando nodi strategici, a causa della dispersione dei processi
produttivi e la mobilit di capitali transnazionali. Oggi non esiste una singola citt
globale ma una rete di citt globali contraddistinta da una simmetria e da un regime di
disuguaglianze. La questione non solo essere inclusi o esclusi ma riguarda anche la
posizione che si occupa all interno della rete, che appunto gerarchica, tagliata da
processi isomorfici, cio orientati alla continua produzione di differenze. Oggi le citt si
avvicinano, si assomigliano, tendono ad assumere unimmagine e una fisionomia di
superficie comuni e contemporaneamente si allontanano, diversificandosi tra loro e al
proprio interno. Quindi capire cosa subentra alla forma moderna della citt significa
misurarsi con processi che tendono a proiettare su ogni realt urbana un immagine e
dinamiche di valorizzazione comuni, dietro alle quali si producono infinite differenze.
In gioco non c la restaurazione di una particolare forma della citt ma una profonda
ridefinizione che riguarda soprattutto le citt intesa nella sua unicit in rapporto con
ci che si continua a concepire come non urbano, cio il territorio che contorna o
comprende quello urbano, inteso sia in termini di rurale che di statale. Tutto questo ci
allontana definitivamente dalla forma regolare e regolata della citt moderna. L
orientamento al mercato della nuova economia simbolica che impone un immagine
unificata delle citt, nasconde in realt processi eterogenei e frizioni. Allinterno dei
processi di ridefinizione spaziale e politica le citt si riempiono di buchi, scarti, margini
e, soprattutto, confini: tutto ci che emerge dalla frizione tra questi processi,
collocandosi su un terreno distante da quello market oriented della nuova economia
simbolica, diventa il luogo di una differenza nelle e tra le citt in rete. Per individuare
l attuale forma della citt bisogna appunto partire da tutto ci che non coincide con l
immagine corporate della citt.
Il libro
Forme/Territori
Oltre l urbano
Nel testo The Country and the city, Raymond Williams (1973) esplora l evoluzione del
rapporto tra citt e campagna, affermando che non sia possibile definire l urbano
senza opporlo alla campagna, l urbano ha bisogno di un mito che la campagna
idealizzata. L urbano quindi un ambiente bucolico, contrapposto alla campagna. Vale
la pena tornare su questa polarit e chiedersi oggi a che cosa si oppone l urbano. Di
recente Federico Rahola ha visitato un area rurale nello stato di Sao Paulo, a poche
centinaia di chilometri dalla megalopoli paulista, nelle vicinanze di Rio Claro. Si
trattato di una escursione in macchina di circa 4 ore. Ad eccezione di un area
relativamente vasta (il pi grande centro brasiliano di agricoltura biologica, propriet
dell ex pilota di Formula Uno Pedro Dini) che presentava una vegetazione
diversificata, il paesaggio era caratterizzato da una monotona e rilassante bitonalit di
verde : quella orizzontale, pi chiara delle piantagioni di canna da zucchero e la
macchia pi scura e verticale formata dagli eucalipti. Quindi un paesaggio agricolo ma
con un altrettanta evidenza industriale. Negli ultimi 10 anni infatti, l entrata in vigore
del Cafta ha agevolato l esportazione di agrocarburante brasiliano verso gli Stati Uniti,
determinando la ripresa di una produzione. Oggi il biofuel brasiliano risulta essere il
principale esportatore mondiale di etanolo, grazie ad una serie di accordi commerciali
con USA, Cina, Giappone, Corea ecc.. Cos canna da zucchero, eucalipti e soia hanno
progressivamente soppiantato ogni altro uso della terra, trasformando radicalmente lo
scenario. Con l agricoltura estensiva, la campagna brasiliana ha assunto i tratti
monotoni di un enorme zona economica speciale, a produzione esclusiva per l
esportazione. In un simile contesto la forza lavoro sembrerebbe giocare un ruolo
marginale ma non cos. Per economia e praticit infatti pi conveniente che la
canna per l etanolo venga raccolta manualmente e le sterpaglie bruciate in situ. Per
questo motivo vengono arruolate squadre di cortatores e catadores de cana,
provenienti dalle aree agricole povere vicine ma anche da quelle metropolitane di Sao
Paolo e Belo Horizonte. Si tratta di un aspetto molto rilevante : la presenza di forme di
migrazione dalla citt alla campagna. Non si tratta di una attivit rilassante o
meccanica, i macchinari incalzano e per stare al passo con loro queste persone devono
tenere ritmi elevatissimi. Per questo motivo alternano il taglio della canna da zucchero
al consumo di crack, estratto di cristalli di cocaina che brucia molto velocemente ed
tipicamente urbana. A ben vedere si tratta di ritmi, forme di lavoro e pratiche di
consumo che poco hanno a che fare con l ideale bucolico preso di mira da Williams.
Ritmi e pratiche che appare difficile separare da ci che convenzionalmente
definiamo urbano. Nonostante questo, la divisione urbano/non urbano o tra
rurale e urbano continua a riprodursi. inoltre ipotizzabile che alcuni dei
lavoratori incontrati siano stati vittime, nelle aree urbane in cui risiedono, di forme di
esproprio. Infatti sia Sao Paolo che Belo Horizonte sono state tra le principali sedi dei
mondiali di calcio e per questo investite da una serie di processi di trasformazione o
rigenerazione degli spazi urbani. Si tratta di una forma di selezione della popolazione,
attraverso lo sgombero forzato e la deportazione che ha assunto i tratti di una vera e
propria pulizia etnica, con connotazioni razziali. Questi individui rappresentano i
byproducts, gli scarti materiali e i costi sociali di un rinnovamento urbano che procede
attraverso la confisca degli spazi. Pe mettere in crisi questa visione dicotomica,
necessario inquadrare gli attuali processi di accumulazione e le logiche reversibili che
li caratterizzano all interno di una pi ampia matrice estrattiva. Essa a sua volta
riflette e determina una duplice dinamica di espulsione : attraverso la rimozione
forzata di cittadini da territori urbani valorizzati o da valorizzare e di contadini da terre
trasformate o da trasformare in siti estrattivi, minerari o agricoli, producendo in tutti i
casi un intensificazione dello sfruttamento del lavoro, come caratteristica peculiare di
tali logiche. Oggi pi della met della popolazione mondiale abita o lavora in territori
urbanizzati, si tende a credere che per descrivere il mondo sia sufficiente raccontare la
citt, per una questione di quantit e qualit. La dimensione urbana sembra
essersi dilatata a tal punto da smarrire una propria unit, rischiando cos di non
dire pi niente.
Empty grounds. I vuoti urbani e l immobiliare
Il fenomeno della ruralizzazione degli spazi urbani ormai un fenomeno noto, anche
dalle nostre parti. Ma si tratta solo di una parte della storia, l altra ci racconta di una
campagna sempre pi urbanizzata. L esito complessivo potrebbe ricondurci all idea di
una citt diffusa, di una urban sprawling, di una indistinguibile zona mediana. Detroit
forse l esempio pi eclatante per di un altro fenomeno lo shrinking, cio il drastico
svuotamento e la progressiva riduzione delle citt in termini sia demografici che di
estensione. Si potrebbe dire che una storia americana, quella fordista ma non solo
tipicamente americano, basta guardare alle sorti dei poli urbani del nostro ex triangolo
industriale, tra popolazioni dimezzate e spazi di abbandono. Come nota David Harvey,
tutte le grandi crisi economiche degli ultimi decenni sono state innescate dallo scoppio
di una bolla immobiliare. L immobiliare diventa lo straordinario vettore di creazione
del valore degli ultimi 20 anni, attraverso piani di urbanizzazione forsennati, mutui e
virtualit finanziarie costruite col e sul mattone. La bolla poi per scoppia e ci si
ritrova con titoli tossici e mutui che valgono il triplo del prezzo che si potrebbe
ricavare dal miraggio della vendita di una casa ipotecata. Al vuoto di valore allora
corrisponde un vuoto dentro alla citt. Nel frattempo per si continua a costruire
mentre incombe l ombra di un vuoto di valore. Ci che continuiamo a chiamare citt
appare come un mosaico irregolare che si ricollega all idea di splintering, l intreccio di
connessione/disconnessione che scompone e ridisegna la morfologia della citt. Il
termine oltre a riferirsi a determinate dinamiche urbane, sintetizza l insieme dei
processi che ridefiniscono i territori al di l dell urbano e quindi cattura il carattere di
fondo di ci che chiamiamo urbanizzazione. In questa prospettiva allargata e
frammentata, la citt non si esaurisce nel luogo fisico in cui confinata, all interno di
mura sempre meno nitide. Essa si ridefinisce all interno di un pi generale
movimento di ricomposizione delle spazialit che riflette i processi politici, di
governanace e rideclinazione degli ordini amministrativo-territoriali, e
soprattutto economici, seguendo le geografie irregolari della finanza, della
produzione, della logistica, della distribuzione e dei consumi. Infine esiste un
altro tipo di opposizione con il quale necessario fare i conti per venire a capo dell
attuale dissoluzione dell urbano all interno dei processi di urbanizzazione : quello tra
citt e stato. Nelle versione di Weber e Braudel, tale relazione tende ad assumere le
forme di uno scontro : entrambi sorgono sulle macerie di ordini pre esistenti,
riassorbendoli e riorganizzandoli per affermare il monopolio della propria
organizzazione politico territoriale. Diventa necessario indagare pi a fondo tale
rapporto e chiedersi per esempio su quale campo stato e citt abbiano giocato la loro
partita.
Questione di scale
Come noto il concetto di scala svolge un ruolo essenziale nella costruzione di ogni tipo
di ordine geografico, rendendo possibile il disegno di una mappa; la mappa riproduce
il territorio in scala, anche se Bateson diceva il contrario, affermando che deforma il
territorio e lo fa rientrare in un codice. Per lui la mappa, con l imposizione di linee e
confini sul territorio qualcosa di violento. La scala appartiene all ordine delle
rappresentazioni, si tratta cio di una convenzione, senza la quale risulterebbe
impossibile ogni lettura, relazione e comparazione. Bisogna partire dal presupposto
che, nel corso dell ultimo mezzo secolo, la progressiva e crescente sovrapposizione di
indici e scale comporta l impossibilit di riportare qualsiasi fenomeno o processo a
una singola scala. Citt e stato si frammentano, la pretesa di esclusivit dello stato in
termini di sovranit giuridica e amministrativa appare vacillante. Oggi lo stato appare
sempre pi come un contenitore fuori misura rispetto a una serie di processi e
fenomeni che lo attraversano. L urbano sembra infatti eccedere l ordine nazionale e
statale, mettendolo in crisi e il suo spazio diventa il risultato dell intreccio tra dentro e
fuori che caratterizza la nuova geografia dei mercati. Interpretare per l urbano in
questi termini significa alludere a qualcosa di cos vago ed esteso da correre il rischio
di non dire pi nulla. Affermare che l urbano non pi una scala (impossibilit di
ricondurre l urbano a una scala definita) impone di rinunciare a una serie di definizioni
che permettevano di identificarlo, quindi a ogni contrapposizione tra urbano e non
urbano. citt e stato. Parlare di urbanizzazione in termini di rescaling richiede un
approccio non urbano all urbano, uscire quindi dall urbano (per esempio facendo un
giro nelle piantagioni brasiliane), indagando l urbanizzazione come insieme di
processi di rescaling e di frizione, concentrandosi soprattutto sulla loro portata politica
ed economica. Da un punto di vista economico, leggere l urbanizzazione in termini di
rescaling significa misurarsi con la geografia determinata dal concatenamento di
produzione, logistica, distribuzione e consumo e di vedere come ridisegnano i territori
dentro e al di l dell urbano. A questo proposito pu essere utile partire da due
specifiche figure che ridefiniscono una serie di partizioni e gerarchie riorientando la
morfologia e lo sviluppo territoriale : si tratta delle spazialit imposte dalla presenza di
enclavi produttive (zone economiche di produzione per l esportazione- Sez) e di
corridoi infrastrutturali per le merci, strutture e infrastrutture che appaiono lontane
dalla dimensione urbana, collocandosi in aree geografiche specifiche, soprattutto ai
margini dei paesi emergenti. Ci ci fa rendere conto di quanto la nuova geografia della
produzione e della circolazione sia pervasiva oltre che caratterizzata da particolari
frizioni politiche e scalari. La presenza di enclavi produttive e corridoi per le merci
determina sempre una radicale ridefinizione territoriale, in termini di gerarchizzazione,
rescaling e quindi di urbanizzazione. Si tratta soprattutto dello spostamento per lo pi
forzato di quote significative di popolazione e la rilocazione di interi distretti urbani, e
che si traducono in flussi finanziari altrettanto materiali. Quindi leggere l
urbanizzazione come dinamica di rescaling, oltre a restituire uno scenario
frammentato, permette di vedere come i flussi di denaro, merci e lavoro procedano
indifferentemente rispetto a ogni dicotomia tra urbano e non urbano, innescando
processi di reversibilit tra le due polarit. I processi di rescaling comunque abbiamo
detto che non si riferiscono solo alla sfera economica ma devono essere analizzati
anche da un punto di vista politico. Qui la parola magica governance. Significa
chiedersi chi decide negli spazi urbani a partire dalle filiere evocate in precedenza e
indagare la molteplicit di soggetti e istituzioni chiamati a esercitare forme di autorit
e funzioni di governo. A livello statale, e ancor pi a livello di citt, il processo di
scomposizione delle forme di sovranit e delle istanze gerarchiche evidente.
Rescaling da questo punto di vista implica il gioco di scomposizione e ricomposizione
di segmenti di sovranit e funzioni di governo, al di l di ogni contenitore unitario e
delimitato, citt o stato che sia. Sono due i caratteri essenziali delle dinamiche di
rescaling politico ed economico : la frammentazione, l intreccio di connessione e
disconnessione, cio lo splintering, come immediato effetto geografico, economico e
politico dei processi di urbanizzazione. E quindi la particolare frizione che accompagna
una tale frammentazione. Frizione nel senso dei conflitti innescati da tali processi.
Tali conflitti pi che urbani utile leggerli come conflitti/frizioni tra quanto continua a
definirsi urbano e localizzabile e quanto invece lo eccede e ne ridefinisce la portata.
Frizioni tra le diverse spazialit, modi d uso e di messa a valore dello spazio, all
interno di un continuum di cui la citt non che uno snodo. Si tratta per esempio del
caso specifico delle lotte della catadoras de lixo di Brasilia, che ridefiniscono uno
spazio vissuto al di l di ogni possibile partizione tra urbano e non urbano. La vicenda
ci racconta della particolare centralit, nelle logiche astrattive e di valorizzazione del
capitale, che assumono oggi i margini. Gli abitanti della discarica si chiamano
catadores de lixio, comunit la cui presenza ha attirato particolari attenzioni
amministrative. Attorno a una discarica e alle sue opportunit economiche e
insediative, si radunano nuclei familiari. Si tratta di luoghi e gruppi bollati come
abusivi. Le catadoras de lixo fanno parte di una rete strutturata e specializzata,
inserite in un economia parallela che fino a ieri controllava lo smaltimento dei rifiuti
urbani in tutto il Brasile. Lo stato decide a intervalli regolari di intervenire a causa dell
allestimento di canali sotterranei e sbocchi di areazione che diventano stantuffi di
veleno con rischi elevatissimi per la salute. Normalizzare divenuta la formula
ufficiale applicata alle molteplici anomalie socio politiche brasiliane. La ricetta si
tradotta in una serie di operazioni, spettacolari e mediatizzate, il cui esito stata una
vera e propria caccia alle economie informali, dove ogni margine , dalle favelas alle
discariche, si trasformato nel giacimento di un valore da estrarre e monetizzare.
Normalizzare in primo luogo significa quindi privatizzare spazi informali, espropriando
le popolazioni che tali spazi producono e abitano. Questa popolazione marginale e i
margini in cui vive si rivelano tanto produttivi quanto remunerativi, il ciclo dei rifiuti si
trasforma in business e gli umani diventano fonti da cui estrarre valore e da smaltire
altrove. per esempio il caso di Brasilia, le cui discariche situate ai margini dei
margini nelle favelas sono state chiuse e dislocate altrove e la popolazione che viveva
sul ciclo dei rifiuti dirottata anch essa su altri siti. I subalterni per di rado accettano
questi tipi di interventi. Lo dimostra l esperienza intrapresa da alcune donne della
favela di Estrutural, sorta nei pressi della principale discarica della capitale. Il governo
proprietario del terreno ha intimato l evacuazione, giustificandola sulla base di una
emergenza sanitaria, assegnando agli abitanti una serie di lotes sparsi nella regione.
Qui entra in scena la fantasiosa resistenza delle donne che ruota intorno all idea di
lar. Lar non la casa che mi danno il mio spazio. Sembra una rivendicazione di
possesso ma non cos, anzi l opposto. Il lote il luogo formale e riconduce all
ordine stabile della propriet, il lar allude invece allo spazio vissuto, in quanto tale
eccede la propriet, il domicilio ufficialmente assegnato, esprimendo essenzialmente il
valore d uso. Il lar diventa il sinonimo di una pratica abitativa a cui si associa un
particolare significato affettivo e uno specifico sapere. Le famiglie allargate della
catadora de lixo accettano formalmente gli spazi a loro assegnati ma invece di farsi
deportare, occupano in modo fittizio i nuovi lotes ma continuano a vivere negli spazi in
cui hanno sempre abitato, senza possederli. In tal modo raddoppia il loro spazio.
L ultima questione riguarda l intreccio di tali fenomeni. Partiamo dal presupposto che
esista una relazione pi o meno diretta tra l atto di espropriare ed espellere cittadini
da aree urbane, inducendoli a vendere le loro braccia altrove e quello di deportare
popolazioni rurali, costringendole a urbanizzarsi, per far posto a insediamenti
industriali e snodi in cui produrre valore e far scorrere merci, tutto all interno di una
pi generale macchina astrattiva che ridisegna i territori e offusca la dicotomia urbano
non urbano. Estrarre significa contemporaneamente espropriare e sfruttare : prelevare
valore e creare condizioni di sfruttamento. Parlare di urbanizzazione significa misurarsi
con una situazione in cui produzione e assorbimento del surplus, dispossession e
sfruttamento si sovrappongono e si confondono, rendendo opaca ogni distinzione tra
le due polarit. Precisamente questa sovrapposizione a definire ci che chiamiamo
urbanizzazione : filiere e flussi materiali e immateriali che attraversano e ridisegnano
territori, dissolvendo ogni opposizione e ogni scala discreta. Castells parlava di urban
ideology in un momento in cui, per quanto la geografia ordinata del dopoguerra
manifestasse chiari segni di sgretolamento, sintomi di ci che Lefevbre chiamava
esplosione degli spazi, ancora si pensava che fosse possibile ricondurla a una mappa,
a scale definite. Un tale principio ordinatore, lo stesso che ha permesso di affermare l
urbano come scala, sia oggi irrecuperabile. Parlare oggi di urbanizzazione il modo
migliore per indagare le nuove spazialit determinate dalle logiche estrattive, per
questo gli autori hanno assunto l urbanizzazione in una accezione molto vasta che
sconfina rispetto a ogni partizione e scala. Al punto che forse parlare di urbanizzazione
un altro modo per parlare di globalizzazione. Si tratta anche in questo caso di una
lezione che risale a Henri Lefevbre, che gi 40 anni fa aveva intuito il particolare salto
di scala dell urbanizzazione, la sua esplosione a livello globale. Il diritto della citt
sanciva la morte della citt all interno dei processi globali di urbanizzazione, quindi la
necessit di produrre spazio e inventare una nuova citt, assumendo l urbano come
luogo fondamentale in cui ripensare e organizzare la lotta contro il capitalismo.
Il rescaling urbano
Henri Lefebvre negli anni 70 parlava di una esplosione generalizzata degli spazi che
stava conducendo a una profonda ridefinizione delle geografie stabilite dal capitalismo
e dai poteri statali. Dicendo ci si riferiva a una molteplicit di esplosioni di ogni sorta,
relative a citt, metropoli, confini, la famiglia ecc Sempre Lefebvre aveva affermato
come una dinamica simultanea di implosione-esplosione stesse trasformando le
geografie urbane. La produzione dello spazio sociale continua a rinnovarsi attraverso
una molteplicit di processi di ristrutturazione. Come notato da Lefebvre, il capitalismo
ha sempre prodotto e trasformato lo spazio, che non si presenta mai come dato, fisso
o statico. La costituzione scalare dell attuale capitalismo (cio la sua differenziazione
fra le unit geografiche del locale, regionale, nazionale, sovranazionale e globale)
ora considerata come un effetto di relazioni politico economiche. La scala o meglio il
rescaling una chiave fondamentale per interpretare determinate dinamiche,
manifestazioni e conseguenze. Le scale geografiche sono per il sociologo Manuel
Castells unit spaziali differenziate, espressione spaziale delle funzioni sociali. Durante
gli anni 70 e 80 le citt sono state analizzate come siti geografici multidimensionali. Al
criterio di Castells della funzionalit specifica hanno opposto quello della specificit di
scala. A quel punto al centro delle analisi riguardanti la questione urbana si collocava
non pi l unit funzionale del processo urbano, quanto il ruolo della scala urbana
intesa come materializzazione geografica delle relazioni sociali capitaliste. A partire
dagli anni 90, le trasformazioni intervenute nell organizzazione istituzionale e
geografica non solo della scala urbana ma anche nelle gerarchie scalari e nelle reti
interscalari in cui le citt sono inserite, hanno costretto gli analisti a riconcettualizzare
la questione urbana in relazione diretta a una pluralit di processi sovraurbani di
rescaling. In particolare stata evidenziata la crescente importanza strategica
rivestita da relazioni sociali topicamente situate e dalla localizzazione e concentrazione
territoriale come precondizioni geografiche fondamentali per le transazioni economiche
globali. In questa prospettiva la scala urbana opera come un nodo localizzato all
interno dei circuiti globali dell accumulazione di capitale, mentre la scala globale si
costituisce attraverso le reti su cui insistono citt e citt regioni. Altri autori hanno
analizzato i notevoli cambiamenti intervenuti nelle relazioni sia verticali che orizzontali
fra le citt. In base a tale prospettiva l urbano appare non solo come un livello
collocato all interno delle gerarchie politico economiche sovraurbane ma anche come
il prodotto di densi network interscalari che collegano localizzazioni disseminate nel
sistema mondo.
Anche se il dibattito sugli attuali processi di trasformazione urbana rimane aperto,
possibile individuare tre punti su cui tutti sembrano concordare : destabilizzazione
delle coordinate scalari nazionali, proliferazione delle strategie per riorganizzare le
configurazioni scalari ereditate dal passato e la relativizzazione delle scale. Esistono
notevoli difficolt nel decifrare il ruolo svolto dalle citt all interno degli attuali
processi di rescaling, nel comprendere le conseguenze di tali processi sulle dinamiche
di sviluppo urbano e nella teorizzazione degli stessi processi di rescaling.
Confini e Conflitti
La frontiera urbana
Inizialmente l espansione della frontiera e l arretramento della wilderness (natura
selvaggia) rappresentavano il tentativo di sottrarre spazio vivibile a una natura ostile e
l atto di forgiare lo spirito nazionale americano. Tale processo negli ultimi due decenni
del 20 secolo si proiettato sempre di pi verso il cuore delle citt americane e meno
verso pianure, montagne e foreste del selvaggio West. La citt ha iniziato ad
assumere le sembianze di un luogo selvaggio, una wilderness urabana, che costituiva
il focolaio di malattie, crimine, droga, pericoli ecc Negli ultimi tre decenni la
situazione si ribaltata, trasformando l immaginario urbano in chiave romantica.
Dagli anni 60 si infatti passati all immagine di una frontiera urbana, una
trasformazione che pu essere collegata al discorso sul rinnovamento ma anche, negli
anni 70 e 80, alla riabilitazione del modello di abitazione monofamiliare e dei
condomini di appartamenti divenuti simbolo di una rigenerazione urbana. In quegli
anni le riviste parlavano addirittura di scout urbani che avevano il compito di annusare
quartieri in via di gentrificazione, sondare il terreno per investimenti favorevoli e,
allo stesso tempo diffondere notizie rassicuranti sul carattere socievole e mite dei
nativi (la popolazione dei centri veniva trattata come se fosse un elemento naturale
del paesaggio). Turner stato esplicito a questo proposito, definendo la frontiera
come il punto di contatto tra il mondo selvaggio e la civilizzazione. Il concetto di
frontiera urbana non esclusivamente un concetto nordamericano, esso infatti ha
contribuito ad alimentare una visione del Nuovo Mondo nei potenziali immigrati
provenienti dalla Scandinavia, Sicilia ecc, in pi emerso in molti contesti non
esclusivamente nordamericani (il caso pi evidente quello di Londra dove la frontiera
divenuta una sorta di fronte. Negli anni 70 fronti urbani come Nothing Hill e Brixton
rappresentavano al tempo stesso linee di difesa contro le incursioni della polizia e
avamposti strategici della polizia stessa, nel corso del decennio successivo furono
invece trasformati in fronti anti gentrificazione). Oggi il legame tra espansione
economica e geografica perdura ma l espansione economica non avviene pi
esclusivamente attraverso quella geografica, bens implica una differenziazione interna
di spazi gi sviluppati. La gentrificazione avanza non grazie all azione di intrepidi
pionieri ma piuttosto a quella di chi possiede il capitale. Come nel West del 19 secolo,
la costruzione di una frontiera urbana nelle citt del tardo 20 secolo, espressione di
una strategia politica e geografica di espropriazione e riconquista economica. Oggi le
persone senzatetto o con un tetto provvisorio (perch ipotecato o sotto sfratto)
appaiono condannate a forme di sterminio simbolico che possono anche lasciarle in
vita a patto di lottare ogni giorno per una sopravvivenza priva di ogni qualit e diritti.
Come sottolineato da Peter Marcuse l opposto della gentrificazione non dovrebbe
essere la decadenza e l abbandono ma la democratizzazione del diritto di abitare.
Ormai appurato che la citt sia diventata una riedizione del selvaggio West : che tipo
di West, precisamente ci per cui occorre lottare.