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L’etica della comunicazione ci pone delle domande molto concrete della nostra vita
e della nostra quotidianità.
Etica (dal greco etos) = il posto ideale in cui vivere, la norma di vita
Modo di stare nella comunità
Lezione 2A (4 Marzo)
Accanto alla morale abbiamo la LEGGE, che civilmente stipula delle regole che
disciplinano la comune convivenza, e che più che interrogare la nostra coscienza ci
chiede di verificare la conformità del nostro agire e dei nostri atti:
• È legale o illegale?
• È permesso o vietato?
• È legittimo o illegittimo?
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• La morale si esprimere attraverso imperativi e comandi, se facciamo qualcosa che
va contro la morale riceviamo il biasimo degli altri e la disapprovazione. La morale
quindi ci chiede la COERENZA nel n9stro agire e nelle nostre scelte
• La legge si esprime tramite il diritto codificato, se si va contro porta a sanzioni e a
pene. La legge quindi ci chiede la CONFORMITÀ
Ciascuno di noi si guarda in giro nel cammino della vita, incrocia tante situazioni e
vede tanti fatti, di quelli che muovono la sua curiosità o il suo sdegno, esprime un
giudizio
Qual è il filtro attraverso il quale andiamo ad esprimere la nostra approvazione o
disapprovazione?
- Fine: che cosa voglio ottenere
- Mezzi: cosa uso per raggiungere il mio fine
- Conseguenze del mio atto
- Alterntive praticabili
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L’Etica = costumi e abitudini di una determinata comunità, enunciazione di principi
e doveri
Lezione 2B (4 Marzo)
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Lezione 3 (8 Marzo)
Interazione sociale: esistono tanti altri modelli rispetto a quello che per noi sembra un
modello unico - > modello dominante, ma non è l’unico.
Oggi fra noi esistono altre realtà che segnalano, individuano, sviluppano e realizzano
modalità d’INTERAZIONE SOCIALE differenti da quelle che ci sono consuete, basate appunto
sull’avere cura, sul riguardo, sulla solidarietà ecc.. Quindi in una logica non necessariamente
competitiva, ma collaborativa.
PERÒ non è che la competizione di per se neghi la possibilità di mantenere una forma di
RISPETTO ne confronti degli altri, ma bisogna saper valutare fin dove siamo disponibili a
spingerci per far valere il nostro genio, la nostra percezione, per realizzare le nostre
aspettative e i nostri sogni. E qual è invece il nostro punto di limite secondo i nostri ideali
riteniamo di NON poter andare. Questo confine è il RISPETTO: quindi uno può anche
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“abbracciare” una logica competitiva, ma non a qualsiasi costo; cioè per imporre me stesso
non è accettabile che io sia disponibile a fare qualsiasi cosa, ci dev’essere sempre la massima
CORRETTEZZA nei nostri comportamenti
Correttezza significa rispetto per gli altri e per gli egual diritti che
pretendiamo per noi stessi. E se vogliamo far valere le nostre virtù, attitudini, la nostra
qualità, lo possiamo fare senza negare agli altri, con inganni o sotterfugi, con forme scorrette
che andrebbero ad avere l’uguale diritto di chi ha in realtà lo stesso diritto di proporsi e di
competere proprio come me.
L’etica ci fornisce la chiave d’avvio ad un percorso coerente con i valori che professiamo
Ma cosa ci chiede l’etica??? Ci chiede di fissare e definire i valori che per noi sono importanti,
e poi di comportarci di conseguenza, cioè coerentemente ai valori che professiamo
Molto spesso succede invece che professiamo determinati valori, ma poi nell’agire non
siamo rispettosi di quegli stessi valori perché compiamo azioni e atti che sono incoerenti con
i valori che a parole segnaliamo come positivi e appropriati e quindi meritevoli di essere
guida del nostro percorso.
FILO DI CONNESSIONE VALORIALE: cioè, cosa conta davvero nella vita? Fermo restando che
la vita ci consegna una sola certezza dal giorno in cui nasciamo, che prima ho poi finirà e
quindi prima o poi finiremo. La nostra esistenza non è infinita, e questa è l’unica certezza che
la vita ci da: che dovremmo morire. Non sappiamo dove, come, quando e perché, ma
sappiamo che accadrà. Noi quindi abbiamo la consapevolezza di essere ESSERI FINITI; e che
la nostra brama di successo, di fama, di prestigio, di denaro e di possedimenti, finirà con noi.
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VALORE E COMPORTAMENTI: mettere in connessione le nostre opzioni valoriali con i nostri
comportamenti, perché se non c’è questa linea di coerenza, rischiamo di enunciare grandi
propositi, magnifici ideali, ci mostriamo come persone attente e rispettose, ma poi alla prova
dei fatti facciamo il contrario perché accantoniamo le enunciazioni e ci facciamo solleticare
dalla brama dell’affermazione di noi stessi, del denaro, del successo e cosi via.
Quindi bisogna che l’etica trovi corrispondenza valoriale nelle azioni che compaiono, quindi
nella COMUNICAZIONE.
La comunicazione è una relazione. Cioè comunicare significa porsi in relazione con gli altri
➔ mettersi in comune; e di conseguenza deve esserci una coerente modalità d’espressione
fra il costrutto valoriale e la pratica del nostro agire.
Dalle slide:
ATTO COMUNICATIVO
• Inizia dal processo di codifica (intenzionalità) → significa che io ho un pensiero in
testa, lo voglio rendere esplicito e vesto questo pensiero di parole adeguate a due poli
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FATTORI DI COMUNICAZIONE
• Emittente (produce il messaggio) → io parlante
• Messaggio → informazione trasmessa, il contenuto
• Ricevete → riceve ed interpreta il messaggio
Normalmente in un dialogo chi è emittente, una volta che ha pronunciato il suo enunciato, si
tace e ascolta le considerazioni, commenti e reazioni dell’altro.
La cosa importantissima da sottolineare è che il ricevente INTERPRETA il messaggio:
interpretazione significa rilettura del messaggio che ho appena ascoltato o letto, e
l’interpretazione è inevitabilmente gravata da rischi di fraintendimenti, incomprensione e di
attribuzione al messaggio di significati non perfettamente coincidenti con quelli che
l’emittente aveva in mente nel momento in cui ha codificato il suo pensiero.
Ogni messaggio è traduzione di un pensiero che parte, di base, dalla nostra testa e diventa
suono, o scritto, a seconda dei casi, rivolto agli altri. Un interlocutore rende più facile il
processo di codifica; molti interlocutori, chiaramente, lo complicano, perché ogni uno ha una
sensibilità diversa, per cui l’emittente dovrà cercar di far meglio se non ha la possibilità di
calibrare tanti messaggi quanti sono i singoli interlocutori.
Bisogna allora arrivare al punto mediano che possibilmente sia accettabile e comprensibile
nei termini di significato, per tutti.
COMPETENZE COMUNICATIVE
• Linguistica e Grammaticale → formulare frasi, produrre e interpretare segni verbali
• Sociolinguistica → sapere parlare o tacere, riconoscere le situazioni e i ruoli
• Paralinguistica (enfasi, pronuncia, risate, esclamazione) → sottolineare ciò che uno
dice per evidenziare qualcosa o per richiamare l’attenzione di qualcuno
• Cinesica → controllo sui segni gestuali: espressioni, movimento del volto, del corpo,
delle mani, posture
• Prossemica → atteggiamenti spaziali e distanze interpersonali, contatti: spesso queste
sono rivelatrice delle intenzioni di qualcuno
• Pragmatica → utilizzo di segni e codici
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ASPETTI DEL PROCESSO DI COMUNICAZIONE
• Verbali → appropiatezza linguistica nella produzione del messaggio, ossia il messaggio
deve essere il più preciso e comprensibile possibile
• Intonazionali → enfasi, sottolineature, inflessioni
• Cinesici e cinestetici → gestualità e atteggiamenti corporei
L’etica nella sua dimensione metaetica, osserva, studia, analizza valori e principi
morali inquadrandoli storicamente e culturalmente
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In ogni caso al fondo dei nostri comportamenti sta il desiderio della felicità che
ognuno realizza in coerenza con la propria personalità.
Per qualcuno la felicità coincide con l’amore per altri con la propria ricchezza, per
taluno felicità è viaggiare, o vivere in un mondo giusto o assistere alla rovina dei
propri nemici
Nel rispetto del dovere in quanto tale, l’uomo realizza le condizioni che lo rendono
degno della felicità. Allora la felicità è colei che cala le radici nella valutazione della
nostra capacità di mettere da parte impulsi, istinti e desideri, per onorare il senso di
giustizia.
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LEZIONE 4B (11 Marzo)
Noi, uomini o donne, quale perimetro di azione andiamo a considerare per noi stessi? E per
la nostra vita?
• ORIZZONTE IMMANENTE: per chi non crede in una prospettiva nell’aldilà, considera
che tutto si consumi qui ed ora nella materialità e nella concretezza del nostro agire, al
quale si accompagna una convinzione che non ci sia un paradiso/inferno. Orizzonte
dell’immanenza = tutto è qui ed ora. Tipo di considerazione della nostra vita che può
indurre alla ricerca di un pieno e immediato godimento, c’è solo la vita materiale
Però non è necessariamente che chi si colloca nell’orizzonte dell’immanenza non possa
imporsi anche l’obiettivo di ricercare la giustizia in terra.
Individuiamo nell’etica del fine i filosofi dell’antica Grecia come Socrate, Platone e Aristotele
che individuano nel BENE il fine dell’azione etica, quindi l’uomo deve impegnarsi nella ri erca
e nella realizzazione del bene per sé e per la comunità.
Nell’etica e nei filosofi cristiani ( San Crispino e San Tommaso) individuano in DIO il fine verso
il quale si deve orientare il pensiero e le opere degli uomini.
Per Grozio è la GIUSTIZIA invece il fine nobile nel quale ci si debba rendere servitori.
Abbiamo poi Eghel che individua nello STATO il fine della nostra azione.
Chi invece aderisce all’etica del movente, sono gli Edonisti che individuano nel piacere lo
scopo dell’azione cui tende l’essere umano.
Hobbes individua il movente dell’azione nella ricerca della sicurezza, ossia la ricerca di norme
per far sì di rendere più sicura la vita degli umani sulla terra.
Kannt vede nella felicità il fine dell’azione umana
Mills: l’utile e il tornaconto sono il significato della vita dell’uomo
Per Eraclito “non si può scendere due volte lo stesso fiume”, per lui l’essenza della vita
umana è il DIVENIRE, il continuo cambiamento, il “tutto scorre”
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Per Parmenide “L’essere è e non può essere”, dichiara, in contrapposizione ad Eraclito la
PERMANENZA come chiave di lettura dell’essere (dobbiamo leggere questo messaggio
focalizzandoci sui grandi temi della vita)
Rousseau “l’uomo nasce libero, ma ovunque è in catene”: trae spunto dalle disuguaglianze
della società, ma anche dall’ignoranza, dall’incapacità di comprendere l’essenza del vero
male, di ricercare con saggezza la gratificazione ai propri bisogni.
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PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA (Scuola di Palo Alto, Watzlawick)
È caratterizzata dai così detti assiomi
1. Non si può non comunicare (anche in silenzio si comunica: lo
sguardo, la posizione del corpo, della bocca, i tic, i vestiti ecc)
2. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione (la
comunicazione si adegua in base al rapporto che abbiamo con
l’interlocutore es. Come mi relaziono, il tono di voce, come mi
comporto io ecc)
3. La comunicazione è un processo circolare
4. Gli esseri umani comunicano con il linguaggio verbale e con quello
analogico (si parla con l’espressione vocale o scritta, ma anche
attraverso i segni e la gestualità)
5. Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari
(simmetrici quando ci interlocutori sono nello stesso piano e quindi
possono comunicare senza forme di ossequio, complementari
quando invece siamo in piano diversi es. Alunno e professore, capo
dipendente)
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Regole di cooperazione conversazionale:
➢ Quantità : essere adeguati ed esaurienti
➢ Qualità : essere veritieri, affermare ciò che è comprovato
➢ Pertinenza: stare in tema
➢ Modalità : sintesi, evidenza, chiarezza: operatori modali e regole di cortesia
➢ Chiarezza : essere diretti, precisi, evitare giri di parole
➢ Semplicità : definire e limitare le priorità e l’ordine espositivo, usare un
linguaggio adeguato e comprensibile
➢ Capacità persuasiva
➢ Capacità di ascoltare
Concetto di se :
▪ Il linguaggio del corpo che deve, o dovrebbe, adeguarsi a quelle che sono le
aspettative sociali che gli altri individui attendono
▪ Gli altri si aspettano da noi che facciamo le cose che il contesto ci dice di fare,
esigono da noi una uniformità alle norme sociali
▪ Ci sono aspettative generate dalle convenzioni e dai contesti ci si presenta “in
un certo modo”, questo certo modo si acquisisce vivendo, praticando fin da
bambini con l’insegnamento dei genitori.
▪ Il corpo “parla” e dice cose giusto o sbagliato, esso si manifesta attraverso gli
atteggiamenti che assumiamo.
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Regola di condotta è una guida per l’azione, che viene indicata non perché sia
piacevole, conveniente o efficace, ma perché ritenuta appropriata e giusta.
Chi è integrato nella società coglie senza grossa difficoltà il segnale di un’infrazione
commessa. Questa mette a livello soggettivo una inquietudine, un timore o una sia,
mentre a livello sociale può essere sancita da una sanzione sociale (che vanno dalla
presa di distanza fino all’isolamento sociale)
C’è una tendenza naturale nell’individuo ad adeguarsi al modello socioculturale
approvato dalla società in cui vivo e voglio essere ben visto, seguirò quindi le regole
sociali, che non sono solo quelle contenute nella legge, ma anche quelle
propriamente riconducibili alle modalità e forme che la comunità adotta.
Ciò che segue la regola, non genera sconvolgimento o tensione nell’individuo,
perché egli è talmente immerso e cosciente di queste regole che non la vive più
come una imposizione o un obbligo, ma come una normalità.
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LEZIONE 6A (18 MARZO)
L’atto filosofico per eccellenza è la riflessione sull’agire
La riflessione interrompe lo svolgimento di altri atti e determina una presa di
distanza da ciò che stiamo facendo consentendo di comprendere il senso e orientare
i nostri comportamenti futuri.
L’etica è la riflessione sull’agire che risulta essere l’agire proprio della filosofia
Perché la filosofia è l’induzione alla ricerca e alla riscoperta di quegli elementi di
conoscenza sulla base dei quali noi orientiamo i nostri comportamenti
Le domande proprie dell’etica riguardano il senso del nostro agire:
o Che cosa sto facendo?
o Come lo sto facendo?
o Spinto da quale motivazione?
o Per quale scopo?
L’etica antica: ricerca fondamentalmente una definizione dell’agire (cosa faccio e
come)
La tradizione ebraico – cristiana: pone al centro della riflessione il concetto di
dovere (l’uomo che nasce gravato dal peccato originale, si trova in una condizione di
continua messa a prova nel respingere le tentazioni del maligno e abbracciare e
accogliere le richieste della divinità, che attraverso i comandamenti mi indica la retta
via da seguire)
Nel nostro mondo (mondo secolarizzato) il problema dell’agire si propone in ordine
alle motivazioni (in assenza di istanze superiori l’individuo si pone delle domande es.
perché faccio una certa cosa?)
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In particolare lo strapotere della tecnica ha esteso le possibilità di azione dell’uomo
pone domo in condizione di creare o distruggere la vita attraverso l’impiego di
tecnologie e l’ausilio di saperi specialisti (genetica, biomedicina ecc)
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La creazione di uno spazio comune di I ferventi fa sì che la comunicazione implichi
simultaneità di atti. Superamento del modello standard di attivazione del flusso
comunicativo.
Fare buona comunicazione in senso tecnico ha significato essenzialmente sfondare
dal messaggio e chiarire il significato, eliminando disturbi e rallentamenti
ottimizzando il processo secondo criteri di efficacia ed efficienza.
In termini di efficacia la comunicazione pubblicitaria si è imposta un modello :
definizione dell’obbiettivo, segmentazione del pubblico e definizione del target,
definizione della strategia, creazione di un messaggio accattivante e utilizzo di
testimonial con funzione persuasiva.
Nella dimensione etica però assume un diverso significato: la comunicazione non
può ridursi al requisito di efficacia. La probità dell’agire comunicativo richiede un
costante riferimento valoriale, la necessità di definire le proprie scelte in coerenza
con principi morali approvati e condivisi, e l’assunzione della responsabilità di ciò
che consegue ai propri atti.
Consapevolezza, responsabilità e condivisione sono tratti caratteristici della
comunicazione etica
Nel passaggio dal modello informativo e quello comunicativo muta il ruolo del
destinatario:
1. MODELLO INFORMATIVO: l’iniziativa è sempre dell’emittente, il feedback è
successivo e conseguente all’impulso prodotto
2. MODELLO COMUNICATIVO: informazione continua e simultanea, feedback
‘preventivo’, coinvolgimento cooperativo e partecipativo.
L’etica della comunicazione coinvolge e riguarda non solo gli addetti ai lavori, ma
tutti coloro che sono coinvolti nei processi comunicativi.
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LEZIONE 6B (18 MARZO)
Karl Otto Apel e Jurgen Habermas hanno contribuito alla definizione di una teoria
generale della comunicazione e della razionalità che è risultata cardine del dibattito
etico – politico contemporaneo, che consisteva sul bisogno di rendere gli individui
più partecipi e consapevoli del loro ruolo sociale e, quindi, contribuendo in questa
maniera a ridefinire il perimetro del dibattito etico – politico.
Alla base della teoria generale della comunicazione e della razionalità ci sono le
quattro pretese universali di validità, ossia quattro regole che certificano la
disponibilità nei dialogante di relazionarsi l’un l’altro in maniera corretta:
1. Il senso = quello che diciamo deve essere comprensibile, il messaggio deve
essere diretto
2. La verità = ciò che dico deve essere comprovato e comprovabile, devo essere
in grado di comprovarne la realtà.
3. La veridicità = ogni dialogante deve essere sincero e convinto delle proprie
asserzioni
4. La giustezza = ogni dialogante deve rispettare le regole della situazione
argomentativa e adeguarvisi (es ascoltare le tesi altrui o ritirare le proprie
qualora si siano dimostrate infondate). Deve instaurare, in pratica, un
rapporto sincero e basato sul rispetto reciproco.
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➢ FORMALISTICA → perché non ci sono dei concetti che trascendono il dialogo
e il confronto, anzi, tutto si definisce nel dialogo e nel confronto. Quindi l’etica
della comunicazione non ci dice ciò che è giusto fare, ma ci dice come è
necessario definire la modalità della nostra interazione sociale, come si deve
disciplinare la nostra relazione sociale affinché gli uomini tutti con pari diritto
di espressione possano fra di loro confrontarsi, discutere, dibattere e definire
insieme le condizioni e le scelte da compiere per gestire nella maniera più
razionale possibile la comunità della quale sono parte. Però, appunto, l’etica
della comunicazione traccia solo il perimetro delle modalità di relazione, non
entra nel merito dei contenuti: dice cosa fare non cosa fare meglio, non cosa
dire, non cosa sostenere. Tutto si forma, si definisce e si decide attraverso il
dialogo e il confronto.
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Adriano Fabbris definisce alcuni paradigmi per andare a verificare qual è la molla
che ci motiva all’azione (capitolo 3 – modelli della comunicazione)
Qual è l’impulso motivazionale??
▪ Paradigma della natura
▪ Paradigma del dialogo
▪ Paradigma retorico del riferimento all’audience
▪ Paradigma dell’utilità
I presupposti sono:
- Atteggiamento flessibile degli interlocutori
- Disponibilità a riconoscere la ragioni dell’altro
- Capacità di mettersi in gioco
- Disponibilità all’ascolto e a mutare le proprie idee
Il paradigma del dialogo trova una sua piena attuazione nella relazione che
idealmente unisce gli uomini fra loro della prospettiva religiosa che
corrobora il rapporto con Dio.
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3. PARADIGMA RETORICO DEL RIFERIMENTO ALL’AUDIENCE
Indica nel messaggio confezionato a misura dell’interlocutore, tenendo in
considerazione le conoscenze e gli interessi dell’interlocutore, e che per
questo risulta di forte impatto perché si conforma a quelle che io intendo le
esigenze di colui con il quale io intrattengo il mio rapporto.
La necessità e quella di salvaguardare il diritto di chi ascolta valutando le
capacità di comprensione del destinatario.
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KARL OTTO APEL
Afferma che ogni parlante è membro di una comunità illimitata della comunicazione
e non può aggirare i principi che operano nell’esercizio del comunicare, né i criteri
morali che lo regolano:
- Giustizia: ogni uno ha il diritto di partecipare allo scambio e al
confronto sociale
- Solidarietà: perché nel novero comunitario i nodi della rete
garantiscono la tenuta e il supporto a tutti i membri
- Corresponsabilità: perché nel momento in cui c’è condivisione e si
muovono azioni condivise sulla base della razionale valutazione in sede
biologica, ecco che la responsabilità non è più di uno ma di tutti
Questi criteri si annunciano ogni qual volta che gli interlocutori riescono ad
argomentare in forme condivisibili da tutti.
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JURGEN HABERMAS
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- Accogliere le esigenze dell’interlocutore coinvolgendolo e
ricercando una intesa
- Disponibilità di mettersi in gioco e considerare le aspettative
dell’altro
- La volontà di chiarificare e condividere le proprie
argomentazioni ; su questa si misura la reale disponibilità a
costruire insieme, e non invece a condizionare l’altro in
funzione della realizzazione dei propri particolari interessi.
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- MODELLO TEORICI E STRATEGIE PRATICHE PER MINIMIZZARE
I POTENZIALI CONFLITTI: per favore la mediazione
DALL’ASSIMILIAZIONE ALL’INTEGRAZIONE
Assimilazione dello straniero – ospite tenuto ad adeguarsi a leggi, usanze
e comportamenti → approccio inefficiente per 2 motivi:
1. Non si può far rinnegare la propria identità, è disumano. Si devono
trovare forme di integrazione e rispetto reciproco
2. La tendenza assimilazionista cela un atteggiamento pregiudiziale e
implica l’attribuzione valoriale di subalternità, generando
meccanismi di autodifesa e chiusura. Che portano ad una radicalità
di chi viene respinto che genererà un “muro contro muro”
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Ma il MULTICULTURALISMO (compresenza di persone di culture ed etnie
diverse) è un tratto caratterizzante delle società contemporanee. Occorre
trovare una forma di integrazione reale, non di Assimilazione, che lasci
spazio alle espressioni culturali, invece di cercare di reprimere il legittimo
desiderio di ciascuno di dare voce al proprio sentimento qualunque sia il
suo indirizzo.
Non si può non accettare questa necessaria condizione (non come male,
ma come una ricchezza dal poter imparare dagli altri). Avviene uno
scambio a tutto tondo : si impara, si insegna, si intessono i fili della
familiarità e del rispetto e accettazione dell’altro.
Si sta quindi affermando una TENDENZA INTEGRAZIONISTA nella
prospettiva di una interazione con l’altro. Ciò presuppone :
- Reciprocità
- Comprensione
- Disponibilità alla messa in discussione di se nel confronto
- Spirito aperto alla diversità e alla tolleranza rispetto a stili di
vita diversi
- Accettazione di punti di vista differenti
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LIMITI ATTUALI sono costituiti:
- Dalla Assimilazione fra tematiche dell’integrazione e della
sicurezza
- Dalla prevalenza degli stereotipi
- Dalla scarsa capacità di ascolto
- Dall’associazione fra diversità e devianza: dalla carente
conoscenza e talvolta dalla scarsa curiosità per le altre culture
- Dalla scarsa propensione a rimettere in discussione la propria
identità culturale.
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- Dalla fase della cura si passa alla fase della terapia e alla
prescrizione che secondo il giudizio del medico può lenire il
dolore del paziente
- Il punto di approdo è quello della guarigione, in virtù del
trattamento tratto da studi medici scientifici, ma anche dalla
premura e dall’attenzione del medico a livello umano.
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• L’ accoglienza è la risposta che il medico riserva al malato seguita
dalla formulazione di una diagnosi e dalla prescrizione di una terapia
che si accompagna alla promessa di assistenza a “braccia aperte”
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IN CHE COSA CONSISTE LA BUONA COMUNICAZIONE IN QUESTO
AMBITO?
È così che la buona comunicazione spesso si riduce a una formale
trasmissione di informazioni, senza adeguato riguardo all’empatia con la
quale vengono trasmesse, tanto meno alla necessità di creare, sempre
attraverso l’empatia, reali spazi di condivisione.
Dalla capacità di comunicare in maniera empatica spesso discende la
possibilità di una buona valutazione e quindi di una appropriata diagnosi.
Il buon esito della terapia è quindi condizionato dalla fiducia che il
paziente nutre nei confronti del medico.
L’incontro clinico fra persone si qualifica comunque come nucleo vitale
della medicina. Ci deve essere un incontro in cui la comunicazione ne è il
fattore essenziale.
Le linee di ricerca sulla comunicazione in medicina non riguardano, però,
solamente la relazione fra medico e paziente, ma anche le dinamiche di
natura intramedica ed extra medica.
LA COMUNICAZIONE INTRAMEDICA
La comunicazione intramedica è riferita agli ambiti propri della medicina,
ossia alle relazioni interne e alle strutture sanitarie di cura e di ricerca.
Lo studio di questa riguarda, dunque, le modalità di interlocuzione e di
dialogo fra medici e operatori sanitari, condotte secondo gli stili
istituzionali peculiari del settore della ricerca scientifica : pubblicazioni,
conferenze, lezioni e testi didattici.
Che cosa significa? Che aldilà del rapporto rapporto clinico con il paziente,
i medici sviluppano anche altri compiti e altre competenze, come l’attività
di ricerca e di sperimentazione.
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LA COMUNICAZIONE EXTRAMEDICA
La comunicazione extramedica, invece, è il rapporto fra medicina e
società, che si sviluppa per la divulgazione scientifica delle relazioni fra
strutture sanitarie e il pubblico, dei mass media.
Ricerca, prevenzione, educazione alla salute, procedure di accesso ai
servizi → sono i nuclei privilegiati quando si fa questo tipo di
comunicazione.
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LEZIONE 9A e 9B (29 MARZO)
Lezione di approfondimento su padre Alex Zanotelli, i vertiginosi squilibri
sociali e il bisogno di impegnarsi per un mondo più equo.
I BENI COMUNI sono tutti ciò che è di proprietà pubblica, cioè ciò che
appartiene ad apparati dello Stato che operano per il bene dei cittadini,
oppure di utilità pubblica.
I BENI COMUNI IMMATERIALI. Non per forza tutti i beni comuni devono
essere ricondotti a qualcosa di materiale, infatti esistono dei beni che
sono fondamentali, anche se sono intangibili, ossia i beni immateriali. Es:
- La pace → consente a ciascuno di noi di trovare la propria
felicità e di coltivare i propri interessi.
- La sicurezza → se non ci si sente al sicuro non si vive bene.
- La salute → senza di essa manca la vita nella sua integrità.
- La cultura → comportamenti, usi e costumi.
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LEZIONE 10B (1 APRILE)
LE PROPRIETÀ COLLETTIVE. Esistono delle proprietà collettive delle quali
si fa un uso condiviso civile. Ne rientrano
- I beni demaniali
- I terreni
- Le spiagge
- I boschi / le foreste
- Gli enti di gestione
- I consorzi
- L’acqua
- L’aria, anche se non la paghiamo.
Per questo c’è bisogno di uno Stato capace di sapersi prendere cura
anche dei più deboli
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L’ECONOMIA DEL BENE COMUNE, quindi, si basa sull’impegno di tutti noi
e sulla disponibilità di tutti noi di fare e dare qualcosa per gli altri.
Siamo partiti a parlare dalle tasse per capire aldilà delle strutture, i servizi
non si possono pretendere se nessuno ne sostiene gli oneri.
Quello che ci appare una grande lontananza tra noi cittadini e chi ci
governa, in realtà non è altro che “un gioco d’ombre”: chi ci governa oggi,
un domani ritornerà a fare il cittadino, e viceversa.
Serve perciò forte e determinata lucidità e coscienza civica, con uno
sguardo attento ai bisogni di tutti.
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1972: si comincia davvero a dare sostanza a forme di educazione
ambientale concepite al fine di diffondere questo senso di
consapevolezza che la tutela dell’ambiente è dovere di ciascuno di noi.
➔ In ITALIA il momento drammatico è il dramma di Seveso nel 1976,
qualche anno dopo ci fu la “Direttiva Seveso” quindi una iniziativa di
legge che recepisce i rischi connessi alle produzioni industriali, e cerca
di fornire le direttive necessarie per evitare che drammi come quelli di
Seveso di possano ripetere:
- Censimento degli stabilimenti a rischio
- Definizione dei piani di emergenza
- Controllo sull’urbanizzazione dei siti
- Obbligo per le imprese di comunicare i rischi
- Predisporre campagna informative
Negli anni 2000 nasce la legge 150 che estende e formalizza l’impegno a
tutte le pubbliche amministrazioni per la tutela dell’ambiente.
In tutto ciò però c’è il rischio che l’inflazionarsi dei messaggi si traduca in
un rumore di fondo indecifrabile.
Rischio di strumentalizzazioni e superficialità : comunicazioni finalizzate
alla promozioni di interessi di parte e non adeguatamente supportati da
elementi scientifici. → Pericolo di allarmismi ingiustificati
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LEZIONE 12A (8 MARZO)
SCOPO DELL’INFORMAZIONE. A che cosa serve l’informazione?
Serve a darci conto a ciò che accade attorno a noi, e di fornirci attraverso
le notizie, elementi sulla base dei quali ciascuno può trarre delle
valutazioni; e considerare se ciò che sta accadendo è coerente con le
nostre visioni del mondo, compatibili con i nostri pensieri oppure se
invece confligge con queste idealità e si allontana dal mondo ideale che
ognuno di noi pensa
L’informazione ruota intorno all’asse della verità sostanziale dei fatti.
E qual è la verità sostanziale dei fatti? È ciò che possiamo considerare
vero e attendibile perché comprovato da una serie di elementi che
supportano ciò che il giornalista o altri forniscono.
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LE TECNOLOGIE E LE CRISI COGNITIVE
La radio dà la notizia, la TV mostra la notizia, il giornale spiega la notizia (il
giornale ha la possibilità di articolare e commentare, mentre in TV hanno
solo pochi minuti per dire la notizia).
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- Ordinamento della professione giornalistica → diritto di
cronaca. Libertà di informazione e di critica
- Vari protocolli d’intesa nati nel 1900
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➢ ETICA DELL’INFORMAZIONE: che fissa e stabilisce i paletti
invalicabili che certificano l’onestà dell’operatore che fornisce
informazioni
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Per riassumere paleotelevisione Vs neotelevisione….
PALEOTELEVISIONE
Obbiettivo: educare
Logica del palinsesto: evento (TV festiva)
Linguaggio: mutuato da altri media
Strategia di genere: adesione ai canoni
Strategia di affabulazione: distinzione fra spettacolo e realtà (il tempo del
racconto della narrazione non coincide con quella della fruizione)
Strategia promozionale: assente
NEOTELEVISIONE
Obbiettivo: intrattenere (l’intrattenimento tende a inglobare tutto:
informazione, cultura ecc)
Logica del palinsesto: flusso (andamento ciclico, fatto di microeventi
narrativi, quotidiani, senza censure)
Linguaggio: originale (televisivo)
Strategia di genere: rottura
Strategia di affabulazione: spettacolo come proiezione della realtà (il
tempo del racconto e il tempo della fruizione si identificano)
Strategia promozionale: improntata ai principi del marketing
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LEZIONE 14A (15 APRILE)
LA RETE:
- Rapida, immediata: trasforma le categorie di spazio e tempo,
ossia attraverso la rete, riusciamo a proiettarci in luoghi
distanti e in un tempo straordinariamente ridotto. Però ci sono
delle controindicazioni, come ad esempio il fatto che non c’è
tempo per riflettere e rielaborare: l’impulso prevale sulla
riflessione e induce al superamento di barriere e filtri. E questo
può provocare fraintendimenti, equivoci ecc.
LEZIONE 15 IN PRESENZA
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LEZIONE 16A (22 APRILE)
LA PUBBLICITÀ COME MEZZO DI PRODUZIONE DEI BENI GENERATI
Entriamo quindi nell’ottica del mercato
Mercato = punto di incontro in cui si dovrebbero soddisfare i bisogni degli
individui.
La pubblicità mira a influenzare pensieri e comportamenti
Il termine “pubblicità” deriva dalla etimologia latina pubblicare, ossia far
conoscere.
La pubblicità molto spesso genera illusioni, facendo i credere che il
possesso e l’esibizione di un certo oggetto possa giovare alla nostra
immagine e quindi migliorare la nostra identità sociale. Il gioco della
pubblicità è infatti quello di creare un legame fra ciò che mostriamo e ciò
che implicitamente siamo in ragione della nostra maniera di esibirci
(oggetti, auto, capo alla moda ecc)
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Fino agli anni 80 la pubblicità svolge una funzione informativa: il pubblico
acquista in risposta ad un bisogno. → Questo dovuto anche al boom
economico di quegli anni.
Dagli anni 80 iniziano le strategie basate sulla seduzione e tentazione
generando una aspettativa sulla base della quale il brand diventa
l’elemento catalizzante = io valgo non per come sono, ma per come
appaio.
Approccio psicologico: i consumatori sono stimolati da falsi bisogni.
L’interesse transita dalla considerazione del bene in sé al valore simbolico
e di status incardinato nell’oggetto.
Alla fine possiamo dire che la pubblicità ha in parte un valore legato alla
promozione di una informazione, ma dall’altra è di fatto una esortazione
al consumo perché è la vetrina principale della produzione
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SEMINARIO 1
STORIA DEL PENSIERO ETICO con Nicola Alessandrini.
Presentazione: ETICA E MORALE
La morale si intreccia all’etica e per moltissimi secoli resta al suo fianco in
modo del tutto sinonimico.
ETICA viene dal greco etos
MORALE viene dal latino mos moris
Ma entrambi significano la stessa cosa: usi, costumi, abitudini →
ragionamento su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Tuttavia da Hegel in poi, questi due termini prendono due direttive
differenti, anche se nettamente intrecciate
1) Etica viene legata al discorso pubblico, alla vita collettiva di un
popolo
2) La morale si lega sempre di più sulla soggettività e
sull’interiorità umana
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I filosofi greci nell’antichità si interrogavano soprattutto su che cosa fosse
la virtù. E la virtù è qualche cosa che affonda le sue radici nella nostra vita
quotidiana: è chiedersi come devo vivere per condurre una vita buona.
Socrate dice che la vita buona è una vita condotta secondo virtù. Ma che
cos’è la virtù? Socrate a questa domanda risponde: la virtù consiste nel
soddisfare la propria essenza. (es essenza dell’occhio è vedere bene,
essenza del cavallo è correre veloce). Ma qual è l’essenza dell’uomo??
L’essenza dell’uomo consiste nel soddisfare la caratteristica più propria
dell’uomo, cioè quella caratteristica che distingue l’uomo dagli altri essere
viventi → l’anima.
Ma per Socrate l’anima consiste nella nostra ragione, la nostra capacità di
pensare, la nostra conoscenza.
Quindi la virtù dell’uomo consisterà nell’alimentare la nostra conoscenza
La virtù si potrà poi trasmettere, la possiamo imparare e insegnare.
Quindi possiamo dire che la virtù è scienza.
Aristotele ci dice che è proprio grazie alla ragione che noi possiamo
controllare le nostre passioni ed essere quindi virtuosi → tanto più noi
abbiamo sviluppato la ragione, tanto meglio riusciremo a controllare le
nostre passioni e a praticare quelle che Aristotele definisce le virtù =
le virtù del giusto mezzo
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Capitolo 3: LIBERA VOLONTÀ
La libertà fu una delle grandi rivoluzioni in ambito morale del medioevo.
Negli studi di filosofia medievale si parla spesso di ottimismo cristiano,
ovvero una sensazione positiva nei confronti del mondo che è legata a
dio, il quale creò “ogni cosa nel mondo è buona”.
Ma come possiamo spiegare il male nel mondo? Questa è proprio la
domanda che tenta di rispondere AGOSTINO, dove dice che il male altro
non è che desertium meliorum :
per Agostino fare il male non significa essere malvagi, fare il male significa
scegliere fra due beni quello inferiore. → È la nostra volontà di scelta che
ci porta a scegliere il bene inferiore.
Per Agostino esiste una sorte di libertà minore che consiste proprio nel
poter scegliere tra due beni quello che ci interessa di più, e che non
sempre coincide con quello superiore.
Però c’è anche quella che Agostino definisce libertà maggiore cioè una
libertà più grande, superiore, più profonda che consiste invece nel
comprendere l’ordine gerarchico delle cose che ci circondano per aderire
al bene.
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Capitolo 4: ETICA E POLITICA
Qual è il rapporto tra l’etica e la politica? Per ARISTOTELE l’oggetto della
politica è esattamente quello dell’etica: ossia il bene umano.
Anche per PLATONE il bene umano è identico a tanto per il singolo
quanto per la città, cambia solo di proporzioni.
Eppure nel rinascimento inizia una frizione tra etica e politica: la apolitica
non viene più concepita come una scienza pratica e convergente con
L’etica.
Ma perché questo avviene proprio durante il rinascimento? Perché nel
rinascimento ci furono grandi stravolgimenti: inizia a consolidarsi lo stato
moderno e si impone la riforma protestante. → L’etica tende ad
interiorizzarsi e a diventare individuale, mentre la apolitica si esteriorizza
diventando vera potenza e si slega dall’etica.
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Le nostre scelte nella vita quotidiana non dispongono di certezze, se per
agire dovessimo preoccuparci ogni volta di avere una conoscenza assoluta
e una chiarezza cristallina finiremo per rimanere immobilizzati.
Quindi HUME ci dice che noi possiamo contare sulle passioni, non sono
cece e inaffidabili. Passioni, desideri e istinti fanno parte della natura
umana.
Tuttavia un mondo governato dalle passioni potrebbe risultare
pericoloso, ed è forse per questo che Hume introduce una sorta di
correttivo nel proprio sistema morale: quello della simpatia.
La simpatia è una sorte di sensibilità piuttosto che di ragione, una forma
naturale di benevolenza per la costruzione etica della società.
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dei critici. Mill oltre alla quantità e alla durata introduce anche la qualità,
è così possibile individuare la propria gerarchia tra:
1) Piaceri inferiori
2) Piaceri superiori
Mill inoltre precisa che per il parametro utilitaristico per valutare la
moralità di una azione non è la felicità personale, ma quella di tutti gli
interessati o, quantomeno, del maggior numero.
Per rendere valida la teoria dell’utilitarismo occorre che chi agisce si
comporti come uno spettatore disinteressato, valutando la propria
condotta in modo imparziale.
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Capitolo 7: AL DI LA DEL BENE E DEL MALE
NIETZSCHE spetta il merito di avere visto nei Greci anche il lato più oscuro
e inquietante.
Per Nietzsche la veridicità ha saputo guardare la vita dritto negli occhi
anche nel suo volto più crudele e spietato, e sono riusciti a cogliere
questo aspetto della vita stendendovi sopra un velo di armonia e bellezza
attraverso l’arte.
L’arte per Nietzsche vede la verità, ma al contempo la maschera per
renderla sopportabile. Opera appunto una trasfigurazione estetica.
Nietzsche vuole fare il disincanto con cui i greci guardano il mondo e
traspone questo disincanto anche in termini morali. Lui dice che la morale
non è fondata su valori eterni. La morale per Nietzsche è fondata sul
bisogno di acquisire potenza.
Il principio della morale deve essere l’egoismo : è l’aspetto più naturale e
più autentico della morale, solo che la mentalità comune non lo vuole
riconoscere. L’egoismo / l’egocentrismo costituisce il naturale elemento
dell’individuo libero e pensante
Nietzsche ci riconsegna una immagine autentica e naturale dell’uomo.
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LEZIONE 17 (26 APRILE)
La parola è il nostro strumento di comunicazione principale. La parola è
ciò che accende o spegne e relazione le nostre relazioni umane. Le parole
sono importanti, e a volte sono pronunciate senza la consapevolezza che
esse rimangono nel tempo: bisogna imparare a pesare quello che
diciamo.
I nostri ragionamenti sono fatti di parole e riflettiamo su ciò che
dobbiamo e non dobbiamo fare, esiste infatti un linguaggio interiore con
il quale noi pensiamo e riflettiamo.
Termine ricordare : vuol dire riportare al cuore, cuore inteso come
metafora del sentimento. Quindi ricordare è restituire il senso
dell’emozione, rivivere quel momento, coltivando la memoria. *Chi non
ha memoria non ha futuro”.
Pregiudizio: un giudizio dato prima a priori, dato senza considerazione dei
fatti e senza nessun tipo di analisi. L’impedimento creato al pregiudizio
dipende dal rapporto che abbiamo con gli altri.
Normale : che rispetta una norma, che è conforme ad uno standard e a
un modello predefinito. La normalità aderisce alla aspettativa.
Naturale : la naturalità implica la conformità alla natura, quindi ad un
regno che ci trascende in quanto uomini. Questo porta a considerare
qualcuno innaturale in base ai comportamenti che la natura
prevalentemente segnala. Il richiamo della natura quindi sta per definire
un limite oltre al quale non si deve andare. Naturalità = purezza.
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intenzionalità : quando io osservo voglio andare dentro alla situazione e
indagare.
Benevolenza o ostilità : benevolenza abbiamo il bene, si guarda, si ascolta
e si porge la mano per andare incontro all’altro, mostriamo la nostra
disponibilità. Ostilità è il suo contrario.
Sincerità, ambiguità, doppiezza: ambiguità è un po mescolare le carte e ci
teniamo qualcosa per noi, doppiezza è ipocrisia, manifestiamo un
sentimento ma in realtà proviamo l’opposto.
Violenza e non violenza : (violenza verbale, anche solo con un gesto,
fisica). La non violenza è una etichetta di chi rifiuta in qualsiasi circostanza
di compiere qualsiasi atto che comprenda violenza. Chi è che non violento
accetta e subisce il male piuttosto che farne.
Strategici, disinteressato e spassionato
Solidale e indifferente
Onestà e slealtà
Vero o falso (termini etici) dal punto di vista dell’informazione sta a chi
scrive e dice cosa dire. La verità deve essere ulteriormente definita
perché dal punto di vista etico e giornalistico è tale fino a prova contraria.
Immanenza e trascendenza
Libertà e responsabilità
Vittorie e sconfitta
Libertà e oppressione
Essere e divenire
Essenza apparenza
Noto ignoto
Normale anormale
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Volto e maschera: maschera è una parola di origine etrusca e significa
persona. Nella sensibilità del popolo etrusco c’era già la consapevolezza
del calco del proprio volto: gli individui indossano atteggiamenti e
caratteristiche in base alla scena che stanno interpretando, indossiamo
panni in base a quelli che ci sembrano più adeguati in base alla situazione
che stiamo affrontando.
Virtuale e reale: molto forte in questi anni questo contrasto. Il virtuale
diventa un potenziamento del reale, non il suo opposto. Attraverso
meccanismi del web il virtuale diventare reale (es. Acquistare biglietto per
lo spettacolo). Differenza tra noi e macchine? Gli individui apprendono in
base alla esperienza, la macchina ancora no.
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Come si costruisce una buona immagine di se? E quindi in che misura le
relazioni pubbliche favoriscono un processo di accreditamento (cioè il
processo che porta a definire una buona immagine all’impresa e induce i
suoi impiegati a valutare con rispetto l’operato)? Le relazioni pubbliche
sono uno strumento fondamentale: relazione pubblica significa accettare
il dialogo e il confronto e rendere il più possibile trasparente le mie
modalità operative, le scelte che faccio, i prodotti che utilizzo.
Due figure molto importanti:
1) STAKEHOLDER : tutti coloro che sono portatori di interesse
2) OPINION LEADER : sono quei personaggi che in ogni comunità
godono di credito, sono stimati, benvoluti e apprezzati per le loro
qualità e per la loro capacità di dare testimonianza dei fatti in
maniera onesta e corretta, senza coltivare finalità diverse. Quindi
persone affidabili e attendibili il cui parere conta molto in quanto
documentato.
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asimmetrico perché lui si sente superiore, non si sente allo stesso
livello del pubblico.
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LEZIONE 18B (29 APRILE)
Qual è il primo passo da compiere quando dobbiamo sostenere l’opera di
inserimento di una azienda in un contesto territoriale e sociale in cui
quella azienda non è nota o non operativa?
1- RICERCA: che ci porta a conoscere le tradizioni, i bisogni, le
opportunità, modelli comportamentali, le gerarchie sociali.
Costruirsi un quadro dettagliato della situazione per cogliere le
potenzialità.
2- PROGRAMMAZIONE: per far sì che quando l’impresa sia attiva non
incontri resistenze o diffidenze, ma che sia accolto con favore e
considerato come un arricchimento del territorio.
3- COMUNICAZIONE
4- VALUTAZIONE
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LEZIONE 20A (6 MAGGIO)
ETICA E POLITICA (pt. 2)
Prendiamo i considerazione 3 aspetti importanti:
1) Messa in discussione della forma partito: la forma partito è il luogo
in cui i cittadini hanno titolo per discutere e dibattere per trovare un
accordo e una intesa. (partito esprime solo una parte delle idee e
dei modi di pensare) quindi attorno al partito si incontrano quelle
persone che avvertono sintonia nei valori e nei pensieri. A partire
dagli anni 80 i partiti vengono svuotati delle loro funzioni e regalati a
un ruolo meramente formale di avallo a decisione assunte altrove,
mentre le assemblee di base risultano funzionali alla necessità di
legittimazione delle élite.
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dei comitati civici che appaiono talvolta la somma di egoismi
individuali.
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Il funzionamento delle operazioni è governato da un sistema di regole
codificate. Lo scopo è assicurare l’uniformità dello svolgimento di ogni
compito in maniera impersonale. Il funzionario adempie al proprio ruolo
nel rispetto delle disposizioni in modo imparziale e distaccato eliminando
l’arbitrio nelle decisioni e garantendo all’organizzazione la capacità di
controllo su una moltitudine di invidui.
È fra il 700 e l’800, con la rivoluzione industriale, che la Burocrazia si
afferma come insostituibile ganglio dell’apparato statale.
Oggi molte organizzazioni moderne hanno natura burocratica.
La parola burocrazia significa “potere dei funzionari”. Il termine
inizialmente è riferito al potere dei funzionari statali, ma si estende in
seguito alle grandi organizzazioni: oltre che enti pubblici pure aziende e
organizzazioni.
L’iter burocratico indica la serie di passaggi da un ufficio all’altro,
accompagnata dall’espletamento di specifiche formalità a cui è
normalmente soggetta una pratica.
Alcune importanti riforme sono state realizzate in Italia nel corso degli
ultimi 25 anni:
- Legge bassanini: semplificazione, riorganizzazione,
decentramento, sussidiarietà
- Legge su informazione e comunicazione: portavoce, Urp, uffici
stampa
- Decreti brunetta: innovazione, valutazione, incentivi.
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LEZIONE 22A (13 MAGGIO)
ONU AGENDA 2030
L’agenda ONU 2030 definisce le imprescindibili azioni da svolgere in
ambito sociale, ambientale e produttivo affinché i drammatici rischi a cui
il nostro mondo è esposto non causino una irrimediabile catastrofe.
17 obbiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030:
1- Sconfiggere la povertà: porre fine ad ogni forma di povertà nel
mondo.
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8- Lavoro dignitoso e crescita economica: incentivare una crescita
economica duratura, inclusa e sostenibile, un’occupazione piena e
produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti.
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17- Partnership per gli obiettivi: rafforzare i mezzi di attuazione e
rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.
Libertà è il nostro bene più prezioso, così prezioso che alcuni hanno
deciso di mettere a repentaglio la propria vita per tutelare la libertà altrui.
La libertà e un concetto apparentemente semplice ma in realtà è molto
difficile da definire. Talvolta si ricorre alla metafora (es di un campo) =
ciascuno è libero dentro ai propri confini → ma in realtà non è così: la
Libertà per essere tale deve essere sconfinata e l’unico limite deve essere
l’individuo stesso.
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Bisogna avere la consapevolezza che se non c’è adesione alla regola e al
vincolo, quindi se non c’è un senso di appartenenza alla comunità che mi
impone quelle regole, io alla fine farò quello che mi pare.
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