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Prof. A.

Balzola
TEORIA E METODO DEI MASS MEDIA
DISPENSA n.3 TIPOLOGIE DELLA COMUNICAZIONE

COMUNICAZIONE NON VIOLENTA

(Marshall B.Rosenberg, Le parole sono finestre (oppure muri), 1998)

Nelle scuole primarie finlandesi e danesi una delle materie fondamentali insegnate ai
bambini è l'EMPATIA , e i metodi della COMUNICAZIONE NON VIOLENTA sono finalizzati
allo sviluppo dell'empatia.

Questa forma di comunicazione SI FONDA SULL'ASCOLTO DEI BISOGNI, NOSTRI E


DEGLI ALTRI, E SULLA CAPACITà DI METTERLI IN RELAZIONE
RIDARE FORMA AL MODO IN CUI CI ESPRIMIAMO ED ASCOLTIAMO GLI ALTRI
esiste una scelta in tutte le nostre azioni, bisogna imparare a concentrarci su cio’ che
veramente vogliamo anziche’ su cio’ che non va in noi stessi o negli altri

Ruolo cruciale del linguaggio e dell’uso delle parole nelle relazioni e nella formazione
Capacità di rimanere umani anche in condizioni difficili
Rimanere collegati alla propria natura empatica

PROCESSO e COMPONENTI della CNV (comunicazione verbale e non verbale):

1. Osservazione degli altri (senza giudizio o valutazione)

2. Sentimenti (come ci sentiamo osservando gli altri)

3. Bisogni (quali bisogni-valori-desideri sono collegati ai sentimenti che proviamo)

4. Richieste specifiche (quali azioni concrete ci danno benessere)

5. Reciprocità delle 4 informazioni precedenti

Campi di applicazione:
relazioni personali, famiglia, scuola, organizzazioni ed isituzioni, terapie e
consulenze, relazioni diplomatiche e commerciali, diverbi e conflitti di diversa
natura

APPROFONDIMENTO sulla COMUNICAZIONE NON VIOLENTA


(in riferimento al tema del corso RELAZIONE TRA MEDIA ED EDUCAZIONE) :

Concentrane la nostra consapevolezza su 4 aspetti:

1. CHE COSA OSSERVIAMO


2. CHE COSA SENTIAMO
3. DI CHE COSA ABBIAMO BISOGNO
4. COSA CHIEDIAMO PER MIGLIORARE LA NOSTRA VITA

Nel nostro stile di vita apprendiamo e pratichiamo fin da piccoli molte FORME DI
COMUNICAZIONE CHE ALIENANO LA VITA:
- COMPORTARCI E PARLARE IN MODI CHE FERISCONO GLI ALTRI
- USO DI GIUDIZI MORALISTICI SU CHI NON AGISCE IN MODO CONFORME AI
NOSTRI VALORI / CONVINZIONI (concentriamo la nostra attenzione sul
classificare, analizzare e stabilire i torti altrui – o anche i nostri – invece di capire
quello di cui noi e gli altri abbiamo bisogno e non otteniamo)
- USO DEI PARAGONI (fare paragoni sia fisici, sia intellettuali, sia caratteriali, etc,
con gli altri ci induce sentimenti di frustrazione, competizione, invidia, emulazione)
- NEGARE LE NOSTRE RESPONSABILITA’ (dei nostri comportamenti, pensieri,
azioni) (nella società questo porta a un atteggiamento che delega ogni
responsabilità, rinunciando ad un’azione e un pensiero del cambiamento e
sottomettendo e soffofocando la propria identità a un pensiero unico e dominante)
- COMUNICARE I NOSTRI DESIDERI SOTTO FORMA DI PRETESE

Sviluppare FORME DI COMUNICAZIONE NON VIOLENTA:

- OSSERVARE/ASCOLTARE SEPARANDO L’OSSERVAZIONE DALLA


VALUTAZIONE (quando mescoliamo l’osservazione con la valutazione gli altri sono
propensi a percepire l’osservazione/consiglio come una critica e quindi ad opporre
resistenza e reagire negativamente) NON FARE OSSERVAZIONI DI CARATTERE
GENERALE , ma cercare di fare osservazioni circostanziate e precise rispetto a un
contesto e un tempo
- IMPARARE AD ESPRIMERE I NOSTRI SENTIMENTI sviluppando un vocabolario
dei sentimenti che ci permette di comunicare quello che sentiamo con la maggior
chiarezza e precisione possibile. PERMETTERCI DI MOSTRARCI VULNERABILI,
DI RIVELARE LE NOSTRE DEBOLEZZE, DIFFICOLTA’, FRAGILITA’
- RICONOSCERE I BISOGNI CHE STANNO DIETRO I NOSTRI SENTIMENTI ciò
che gli altri dicono o fanno può essere lo STIMOLO ma non è la causa dei nostri
sentimenti.
- Quando qualcuno ci comunica qualcosa in modo negativo, ci sono 4 modi possibili
di recepire:
1. Incolpare noi stessi
2. Incolpare gli altri
3. Percepire i nostri sentimenti e i nostri bisogni
4. Percepire i sentimenti e i bisogni nascosti nel messaggio negativo che l’altro
ci trasmette

I giudizi, le critiche, le diagnosi e le interpretazioni degli altri sono tutte espressioni


alienate dei nostri bisogni e valori personali. Quando noi stessi o gli altri sentiamo
una critica tendiamo ad investire e nostre energie nell’autodifesa o nel contrattacco
e perdiamo invece l’opportunità di comprendere i bisogni che stanno dietro a quel
tipo di comunicazione.

Spesso nella nostra società rivelare i propri bisogni fa paura perché è giudicato un
segno di debolezza. Mentre è molto importante
SVILUPPARE UNA RESPONSABILITA’ EMOTIVA (diventare consapevoli e riuscire
a esprimere i propri bisogni) che ha 3 STADI:

1. Schiavitù emotiva (ci crediamo responsabili dei sentimenti altrui)


2. Scontrosità (rifiutiamo di ammettere che ci importa di quello che gli altri
sentono e desiderano)
3. Liberazione emotiva (accettiamo la piena responsabilità dei nostri
sentimenti ma non di quelli altrui, ma siamo anche consapevoli che non
possiamo soddisfare i nostri bisogni a spese degli altri)
-
IMPARARE A CHIEDERE GLI UNI AGLI ALTRI QUELLO CHE VORREMMO PER
MIGLIORARE LA NOSTRA VITA
Cerchiamo di evitare richieste vaghe, astratte o ambigue, usando un linguaggio costruttivo
e positivo, dichiarando quello che vogliamo piuttosto di quello che non vogliamo.
Imparare a scoprire se il nostro messaggio di richiesta è giunto al destinatario in modo
esatto.
Curarsi di far capire all’altro che la nostra è una richiesta e non una pretesa
Lo scopo della CNV non è quello di cambiare le persone e il loro comportamento per fargli
fare le cose a modo nostro, ma quello di creare relazioni basate sull’onestà (trasparenza)
e sull’empatia (un sentire condiviso)

RICEVERE E AGIRE CON EMPATIA

L’empatia è una comprensione rispettosa di quello che gli altri provano.


L’empatia ci chiede di svuotare la nostra mente e di ascoltare gli altri con il nostro intero
essere (le loro osservazioni, sentimenti, bisogni e richieste)
Dare agli altri la piena possibilità di esprimersi prima di proporre nostre soluzioni, aiuti,
consigli.
L’empatia è un processo di apertura reciproca.

Quando questo processo è difficile e noi ci accorgiamo di essere sulla difensiva e non
riusciamo ad empatizzare, possiamo:
1. Fermarci, respirare, dare empatia a noi stessi
2. Urlare per sfogarci (in modo non violento e non aggressivo)
3. Prenderci un “time out” (una pausa di allontanamento e riflessione)

La nostra capacità di dare empatia ci permette di essere vulnerabili, di ridurre la violenza


potenziale, di aiutarci ad ascoltare dei “NO” senza prenderli come un rifiuto, di ridare vita a
una conversazione spenta, di ascoltare desideri e bisogni espressi tramite il silenzio,
superando gli effetti paralizzanti (blocchi emotivi) del dolore psicologico.
SVILUPPARE EMPATIA VERSO NOI STESSI
Quando facciamo degli SBAGLI dovremmo utilizzarli e considerarli delle OPPORTUNITÀ
PER CAPIRE E PER CRESCERE e non viverli con senso di colpa, vergogna, rabbia,
depressione
Dovremmo valutare i nostri comportamenti in termini di BISOGNI NON SODDISFATTI
Coltiviamo quotidianamente l’empatia verso noi stessi seguendo i nostri bisogni e valori
NON per ottenere riconoscimenti esteriori, per evitare vergogna, sensi di colpa o punizioni
Sostituiamo il verbo “dovere” con il verbo “scegliere”

ESPRIMERE E GESTIRE LA PROPRIA RABBIA


Incolpare e punire gli altri sono espressioni superficiali della rabbia. Solleviamo l’altro dalla
responsabilità della nostra rabbia, ciò che scatena la nostra rabbia sono il mancato
riconoscimento e la mancata soddisfazione di nostri bisogni.
Quando siamo in collera si possono adottare 4 comportamenti:
1. Fermarsi e respirare (ascoltando il nostro respiro)
2. Riconoscere il nostro giudizio (su chi ha provocato la nostra collera)
3. Collegare la nostra reazione ai nostri bisogni
4. Esprimere i nostri sentimenti e i bisogni insoddisfatti
I comportamenti 3 e 4 sono più efficaci se riusciamo a coinvolgere empaticamente l’altro
USO PROTETTIVO DELLA FORZA
La forza interviene quando ci sono condizioni di pericolo e non c’è possibilità di
comunicare
può essere usata in FORMA PUNITIVA
l’uso punitivo della forza tende a generare OSTILITA’ e SUSCITARE/RAFFORZARE
OPPOSIZIONE E CONFLITTO. Incolpare e punire non sviluppa motivazioni favorevoli a
un superamento del conflitto e dell’incomprensione,
oppure in forma PROTETTIVA
Lo scopo è quello di PREVENIRE INCIDENTI, INGIUSTIZIE, CONFLITTI, non quello di
infliggere punizioni, sofferenze, pentimentimenti e cambiamenti. Bisogna andare alla
radice dei problemi, delle motivazioni e dei bisogni (nostri e altrui) per ridurre o eliminare i
conflitti, se invece ci si ferma al conflitto in quanto tale questo si rafforza e si radicalizza.
ESPRIMERE APPREZZAMENTO
I complimenti convenzionali prendono o nascondono spesso la forma di giudizi, benché
positivi, e spesso vengono fatti per manipolare il comportamenti altrui (gratificare il
narcisismo altrui, imbonire strumentalmente gli altri per ottenere aiuti o favori, etc,)
L’apprezzamento autentico esprime la contentezza nei confronti di un’azione che
contribuito al nostro benessere, alla soddisfazione di un nostro bisogno, a un sentimento
piacevole.

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