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LA COMUNICAZIONE NON VIOLENTA

La comunicazione non violenta (CNV), chiamata anche comunicazione empatica,


comunicazione collaborativa o "linguaggio giraffa", è un processo di comunicazione
assertivo sviluppato da Marshall Rosenberg, psicologo americano, a partire dal 1960,
introdotta per evitare i conflitti, trovare maggiore autenticità nella comunicazione e una
maggiore comprensione. Il termine "linguaggio giraffa" si riferisce a uno dei pupazzi-
marionette che Rosenberg utilizzava nei suoi seminari e conferenze per spiegare i metodi di
comunicazione efficaci. Rosenberg scelse questo animale perché il suo lungo collo gli
permette di avere un'ampia visione e per il fatto che ha il cuore più grande tra i mammiferi
terrestri, porta all’empatia e a realizzare relazioni gioiose. La giraffa, non è un predatore e al
contempo si sa ben difendere dai predatori. Essere empatici e nonviolenti non significa
subire la vita, bensì essere in grado di viverla con fierezza e benevolenza, nel pieno rispetto
di sè e degli altri, senza che una parte prevalga sull’altra. Con il linguaggio giraffa abbiamo
la possibilità di creare relazioni autentiche in cui i bisogni di tutti vengono considerati e
onorati. In questo modo le relazioni diventano una casa accogliente e non più un mondo di
ombre e di sofferenza. La comunicazione non violenta funziona come processo per la
risoluzione dei conflitti. Essa si concentra su tre aspetti della comunicazione:

-l'Auto-empatia(definita come una profonda consapevolezza e compassionevole esperienza


interiore, ascolto di se stessi);

-l'Empatia(definita come l'ascolto di un altro con profonda compassione)

-Auto-espressione onesta (esprimere i propri bisogni e il proprio sentire).

La comunicazione non violenta è un processo di comunicazione che si articola in quattro


tappe:

l’Osservazione dei fatti=dire ciò che osservo: Uno degli elementi della comunicazione
non violenta consiste nel fare un’osservazione precisa (senza aggiungere il giudizio).
Descriviamo gli avvenimenti o il comportamento che osserviamo, che ci faccia piacere o
ci faccia soffrire. L’esprimerlo fa iniziare la violenza. Bisogna esprimere il fatto senza
giudicare.

Sentimenti=dire ciò che sento: I sentimenti forniscono delle informazioni sul nostro
grado di benessere. Esprimere i sentimenti migliora le relazioni, perché gli altri non
possono sapere quello che viviamo se noi non lo esprimiamo. Esprimere i sentimenti,
ciò che avviene in noi (e di cui l’altro non può avere coscienza), è necessario per far
sviluppare la fiducia e la sicurezza.

Bisogni=desideri insoddisfatti: Il terzo elemento della CNV è la presa di coscienza dei


bisogni che tutti abbiamo e che tutti in ogni istante cerchiamo di soddisfare al meglio.
I bisogni sono un’altra risorsa relazionale che abbiamo per natura. Riconoscere e dare
valore ai nostri bisogni come a quelli degli altri, assumersi ognuno la responsabilità
dei propri bisogni, incontrarci a livello dei bisogni nella nostra comune umanità,
imparare ad onorare i bisogni di tutti, sono solo alcuni dei risvolti pratici che portano
ad un cambiamento radicale nel nostro modo di vivere e di relazionarci.

Richieste: Aiutano a sentire ciò che è vivo in noi e nell’altro e a fare chiarezza;
Domandare offre all’altro l’occasione di esercitare la propria generosità, quella che
Rosenberg chiama la propria benevolenza naturale, il “donare dal cuore” e non il
risentimento, la paura, la vergogna, il timore.

La comunicazione non violenta si basa sull'idea che tutti gli esseri umani hanno la capacità di
compassione e ricorrono alla violenza o a un comportamento che danneggia gli altri quando
non riconoscono le strategie più efficaci per soddisfare i propri bisogni. Le abitudini di
pensare e di parlare che portano all'uso della violenza (psicologica e fisica) sono apprese
attraverso la cultura. Viene usato da Rosenberg a questo punto anche un altro linguaggio,
"linguaggio Sciacallo"(e’ l’animale che si nutre di carogne ) come il simbolo che aliena le
emozioni, quella parte di noi che pensa, parla e agisce in modi che ci allontanano dai nostri
sentimenti e bisogni e da quelli dell’altro. Facendo pratica impariamo a fare amicizia con i
nostri “sciacalli”, diventandone consapevoli ed accogliendo le abitudini e i pensieri
“sciacallo” come punti di riferimento verso il cambiamento. Noi però abbiamo la possibilità
di parlare un linguaggio che non giudica, che cerca di comprendere, che esprime ciò che
avviene nel cuore, ciò che percepiamo, le reazioni, o l’espressione dei bisogni più profondi.
Possiamo dire che il nostro schema di pensiero e di linguaggio gioca un ruolo fondamentale
nel determinare il piacere e la gioia di vivere piuttosto che l’alienazione e il malessere. Con
la Comunicazione Nonviolenta abbiamo la possibilità di parlare un linguaggio molto più
conforme alla nostra natura relazionale, un linguaggio che non giudica, che si basa sulla
comprensione e sull’onestà costruttiva, che permette di esprimere ciò che è vivo dentro di noi
e di creare relazioni di profonda connessione con gli altri e il mondo esterno.

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