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Prof Tito Vagni

Esame orale: 3 libri + materiale spiegato a lezione (slide).

Parziale 20 novembre (2 domande aperte (20pt), 10 chiuse (10pt)). Domande aperte su libro “Società dei
consumi” Jean Baudrilllard. Parziale su società dei consumi

Altri libri “Abitare la tv” Vagni, studiare solo capitolo 2,3,4.

Codeluppi “Metropoli e luoghi del consumo” può essere sostituito con “Qui il mio spazio. Media e
romanticismo” Rafele Antonio.

Password slide e dispense: Baudrillard_23

SOCIOLOGIA DEI CONSUMI

Consumo = serie di significati che vanno oltre il significato letterale in sé.


Il concetto di consumo così inteso viene utilizzato dal 700 fino ad oggi.
Andy Wharol tratta nelle sue creazioni temi del cambio di posizione tra comunicatore e il pubblico, o
produttore e consumatore. In un suo video compie un’azione ordinaria dove della merce alimentare non ha
alcun valore, dove trasmette comunicazione banale, come nei suoi film muti, film privi di narra dove
vengono riprodotte azioni e soggetti banali e comuni (Film sull’Empire State Building, o “Sleep”).
Con questi film si verifica il fenomeno di Regime Scopico, un insieme di persone che guarda lo stesso punto,
con i film di Wharol però il pubblico si distrae in quanto il film risulta noioso. In questo caso il pubblico
diventa protagonista, in quanto non riesce a trovare un appiglio su cui concentrarsi e quindi rivolgono
l’attenzione altrove.
Si verifica quindi un cambio di prospettiva nel medium per eccellenza negli anni ’60. Nonostante il pubblico
non faccia parte giuridicamente nel sistema di produzione, ma si ritrova comunque protagonista.
Alvin Toffler definisce il pubblico come prosumer (fusione di produttore e consumatore). Quando su trip
advisor guardo la recensione di un ristorante, sono consumatore quando poi vado a provarlo, ma quando
lascio io la recensione, che viene visionata da altri, divento anche produttore (comunicativo).
Edgard Allan Poe, considerato inventore della scrittura/comunicazione moderna “Filosofia della
comunicazione”. Egli intende arrivare al pubblico partendo dall’effetto piuttosto che analizzando la crepa di
un fatto commentandola. Questo arrivare al pubblico viene considerato come la morte dell’arte da parte di
Hegel, che comincia ad essere intesa come merce. Si arriva al pubblico, ad un certo tipo di pubblico
studiandolo, capendo quali sono i punti di forza su cui puntare, oggi questo studio si fa grazie a svariati
algoritmi. Allan Poe non poteva farlo nell’800, ma grazie al suo talento e ai suoi studi in ambito sociologico
riesce a capire come “conquistare un pubblico”, come lui anche Baudlaire. Nel 800 il pubblico però comincia
ad evolversi e a cambiare, Allan Poe capisce che per conquistarlo non bisogna chiedere al pubblico di
leggere ma deve iniziare a rivolgersi al pubblico cercando lui come comunicatore di interpretare le sue
esigenze (processo culturale ripetuto continuamente con il passaggio di un periodo storico all’altro).
Potenzialmente, anche Khaby Lame ha fatto la stessa cosa. Checco Zalone e Nolan hanno fatto la stessa
cosa, su soggetti e secondo modalità completamente diverse ma con lo stesso obiettivo, questo fa si che
l’arte si trasformi in comunicazione, i processi artistici non sono più “arte per arte” ma “arte per il pubblico”,
vengono mercificati, ed Hegel accusa questo processo. In questo periodo storico si nota la sovrapposizione
tra consumo e produzione, la comunicazione diventa merce, questa mercificazione non è però da
considerare in maniera critica.

Film di Chaplin “Tempi moderni”, commedia riguardante la catena di montaggio in cui la persona viene
intesa non come umano ma come ingranaggio. La tecnologia è più di uno strumento, è un fattore che incide
sull’antropologia dell’uomo, esempio ne è il film. Chaplin deve essere esageratamente veloce per tenere il
passo della tecnologia, cambiandolo antropologicamente. Chaplin continua a compiere il gesto anche dopo
essersi allontanato dalla catena di montaggio. Le tecnologie non esauriscono i loro effetti nel momento, ma
agiscono in profondità, sull’io dell’individuo.
Nei vecchi processi produttivi, l’uomo produceva in base alle proprie sensazioni, alle committenze,
all’alternarsi del caldo e del freddo e del giorno e della notte (es. agricoltore). D’inverno bisogna uscire più
tardi, si può lavorare quando c’è luce e condizioni accettabili. Quando invece la forza di lavoro è costretta e
deve sottostare all’accelerazione delle tecnologie imposta dal capitalismo industriale, la conseguenza è la
disumanizzazione. Mentre l’artigiano produceva individualmente il prodotto finito, all’interno della fabbrica
c’è una divisione sociale del lavoro.
Conseguenze dell’avvento del capitalismo industriale:
1- Considerando che l’uomo non lavora come nell’antichità, ci sono orari di lavoro e di conseguenza ci
deve essere un’istituzione del tempo libero. Il primo fu Ford con l’aiuto di Taylor (ingegnere). Nel
tempo libero l’uomo è indotto a consumare.
2- Il capitalismo si basa in maniera sistematica sulla sovrapproduzione, le merci di conseguenza
devono essere piazzate sul mercato, si deve quindi creare una rete di trasporti in grado di
trasportare le merci in giro per il mondo. La sovrapproduzione richiede l’invenzione del telegrafo,
per comunicare quasi istantaneamente anche a distanza. Telegrafo e treno sono 2 mezzi di
comunicazione che richiedevano però lo spostamento fisico di persone reali. Con l’avvento della
telecomunicazione però il trasporto di persone e di oggetti viene diviso. Le persone sono modellate
da tecnologie differenti.
3- Se una distanza viene percorsa in un tempo breve la considero vicino, cambia quindi la percezione
della distanza e quindi del tempo, queste due variabili vengono contratte.

19/09/23
Dal punto di vista sociologico l’avvento delle metropoli porta ad un cambiamento radicale dello stile di vita.
Simmel (sociologo tedesco) nel 1903 chiede a Berlino una serie di conferenze che culminano nel libro
“Metropoli e la vita dello spirito”. Questo saggio parla dell’intensificazione della vita nervosa.
Il più grande cambiamento tra la vita di campagna e metropolitana è il fatto che la metropoli costringe
l’individuo ad un panorama che cambia. “intensificazione della vita nervosa” significa che i sensi sono
particolarmente sollecitati poiché l’uomo è un essere che distingue il cambiamento. Quando c’è una novità
nell’ambiente quel cambiamento mi colpisce e mi induce a quella che Simmel chiama “maggior consumo di
coscienza”. La metropoli porta ad uno stato perenne di transitorietà. Visto il continuo e rapido
cambiamento, la nostra attenzione è continuamente attratto da esso.
L’intensificazione nervosa va in contrasto con la vita abitudinaria che è quella che si conduceva nelle
campagne, in quella realtà la vita era monotona. La vita di provincia comporta minor dispendio di energie
cognitive ma anche una sensibilità meno allenata, si ripresenta sempre uguale a quindi può essere vissuta
come una costante ripetizione di sé.
Dicotomia tra vita intellettuale (metropoli) e sentimentale (provincia). Nella dimensione metropolitana la
sua dimensione cangiante obbliga ad un tipo di rapporto più fuggitivo, saltuario, sfuggente, superficiali.
Nella dimensione della provincia il panorama sociale è sempre uguale, quindi i rapporti sono stabiliti più in
profondità e consolidati e questo fatto dipende semplicemente dall’abitudine che si ha nel frequentarsi.
L’abitante della metropoli non usa in sé di più la ragione, ma la diversa condizione abitativa lo porta a
comportarsi in maniera diversa rispetto ad un abitante di regione.
La vita della metropoli è costantemente transitoria.
Per Simmel, l’intensificazione della vita nervosa produce un incremento della coscienza. Nella città in
continuo cambiamento non si può vivere ad occhi chiusi, perciò abitua l’individuo ad un potenziamento
della coscienza. L’intelletto è un organo della nostra mente che si viene a creare in virtù di questo
potenziamento. Risiede nella parte più superficiale della nostra mente, si viene a formare in base alle
circostanze, non presenti nella provincia dove si vive seguendo un aspetto più sentimentale, opposto quindi
alle circostanze della metropoli dove si deve optare per una vita intellettuale. Un possibile termine con cui
possiamo descrivere l’intelletto è “raziocinio” o “calcolo”, o cinismo, il cinico è opposto al sentimentale.
Dopo un saggio sulla metropoli Simmel scrive un saggio sul denaro, in comune? Il denaro è un’unità di
misura utilizzato per assegnare un valore alle persone, in base a quello che possono comprare. La società
basata su un individuo ed il denaro, costringe sempre al calcolo, c’è perciò una capacità differente di
attribuire un valore diverso per ogni oggetto in base alle proprie disponibilità.
Metropoli e denaro agiscono sulla psiche dell’individuo inducendolo a diventare un soggetto che calcola.
Nella metropoli dell’800 accade un trapianto delle persone nelle province di Londra a vivere in una nuova
realtà, ciò è percepito come un fattore aggressivo da cui ci si deve difendere, anche noi siamo soggetti che ci
vogliamo difendere (es. dalla dimensione digitale). Simmel dice che c’era una vecchia dimensione che viene
sovrastata dal nuovo modello, anche se la vecchia permane, la nuova è quella a cui l’individuo fa
riferimento.

Siamo tutti blasé: termine baudleriano. Simmel riprende questo termine. Significa stordito. Il blasè non
rinuncia a percepire gli stimoli ma coscientemente sceglie di farsi scivolare di dosso la stimolazione. Ci si
sofferma su ciò che sembra più attraente. Il soggetto metropolitano lo fa perché altrimenti sarebbe stordito
dalla stimolazione sensoriale.

Il blasé fa fronte grazie all’intelletto alla sovrastimolazione. Selezionare le stimolazioni che consumeranno
coscienza. si fa con un colpo d’occhio, con la sensazione, con l’intelletto.
L’intelletto quindi non è solo razionalità ma mette in gioco anche la sensibilità
Il blasé è assuefatto alla stimolazione. Colui che percepisce la necessità di proteggersi dalle stimolazioni
esterne e tramite l’intelletto prova a creare una barriera sensoriale ma allo stesso tempo è assuefatto dalla
stimolazione, quindi è sempre alla ricerca di ulteriori stimoli.

Il flaner è un uomo sulla soglia, tra due mondi, da un lato stimolato e incuriosito della modernità ma
dall’altra intimorito

Verso la latto per l’uomo > con l’avvento del capitalismo industriale si è atterrati in una dimensione altra.
L’era della profusione, la grande disponibilità di merci. Si cerca di massimizzare la produzione, i consumi
ormai sono determinati dai desiderio, non dalla necessità come prima. Non c’è più una lotta per la
sopravvivenza, ma una lotta per l’uomo.

Simmel sta parlando delle nuove forme del consumo che necessitano di generare nuovi bisogni (nasce la
pubblicità, le vetrine, la merce non viene più creata ma esposta) si iniziano ad indurre bisogni in modo da
invogliare la popolazione a consumare di più.

Nella dimensione metropolitana inizia a diventare decisiva la dimensione estetica, si verifica


un’estetizzazione del mondo. Una serie di innovazioni sociali (stimolazione aumentata, tempo libero) porta
ad una centralizzazione della dimensione legata ai piaceri (estetica, ludica) ai consumi. Pensando a questo
sfondo sociale, la dimensione estetica non fa riferimento solo al corredo urbano o alle vetrine, ma anche
agli uomini.
Nascita della società dell’immagine, delle apparenze.
Ciascun soggetto ora si espone agli altri. I borghesi non hanno più bisogno di lottare per la sopravvivenza.
Ciascuno mette in mostra se stesso e si ha a partire dall’800. Ciò che accade per le merci accade anche per
gli individui.
Vetrine si 600/700 riguarda le merci, dall’800 in poi riguarda anche gli uomini.
Il consumo diventa un eros, un clima.
25/09/2023
Leopardi, Zibaldone. 1800, egli si fa una domanda che tutti i sociologi si sono posti prima di lui “com’è
possibile una società?” dopo la Rivoluzione francese e dopo l’illuminismo, quando viene meno il principio
della società del 1700 che fungeva da collante. È stato individuato un nuovo modo “di stare insieme”, che
confrontato a quello del passato risulta quasi una degradazione della condizione sociale. Dopo la fase
storica di grandi stravolgimenti (Riv Fr, illuminismo) cambia questo principio collante, e questo nuovo
principio è la società stessa. Le persone stanno insieme in virtù della società stessa. Questo genere di
società è costituito da individui che pensano che vivere in gruppo è più semplice di vivere da soli (società
stretta). Tipo di società che si sviluppa all’interno di alcune nazioni in conseguenza della strage di illusioni,
avvenuta con rivoluzione francese e illuminismo. Consiste in un commercio (commerciare = relazionarsi) più
intimo degli individui fra loro e di occupare una mansione per quelle persone che sono già ricche in modo
che possano avere la testa e la giornata occupata, rendendo la vita più spensierata e sentendo meno il peso
dell’esistenza. Chi è già ricco ha la possibilità di avere un reticolo di relazioni più esteso, visto che non hanno
reale bisogno di lavorare. Le leggi senza i costumi non bastano, e i costumi sono costruiti e garantiti spesso
dalle opinioni, per questo spesso i costumi sono prevalenti sulle leggi. I costumi sono fondamentali in
quanto mezzo più importante, rispettano il concetto di controllo dell’uomo sull’uomo attraverso l’uso delle
opinioni, non c’è bisogno di un organo di “polizia”. Si viene a creare un codice comportamentale. La
convivenza è dovuta al fatto che nessuno nella società vuole essere disapprovato dagli altri. La stretta
società si basa sul fatto che ciascuno pensa a cosa gli altri pensano di lui, in base alle proprie azioni. È
proprio nella relazione con l’altro che concepisco in maniera concreta la partecipazione nel mondo. L’altro
diventa fondamentale non solo per dividere le mansioni, ma anche perché il principio organizzatore sociale
si sviluppa su basi comunicative.

Axel honnet
L’altro non diventa un nostro giudice solo nel momento in cui c’è un incontro fisicamente e cerco di
percepire le sue impressioni e la sua idea di me (teoria leopardiana). Secondo Honnet non è indispensabile
avere l’altro di fronte a me, l’altro diventa un giudice interiorizzato.

Concetto di gloria e onore secondo Leopardi


In questo periodo la dimensione estetica inizia a prendere importanza. All’interno della società stretta ci si
basa sulle apparenze già dal principio fondante di carattere comunicativo della società, si inizia quindi a
comunicare con l’apparenza attraverso i modi di essere o gli oggetti/merci (es. abbigliamento). C’è
un’estetizzazione del mondo.
La gloria si raggiungeva grazie al compimento di grandi gesta, mentre l’onore si ottiene con il compimento di
piccole azioni quotidiane ripetute e nel modo in cui si svolgono.

Secondo Balzac, chi viveva nella provincia, quando arrivava nella metropoli si sentiva inferiore a sé stesso.
Secondo Balzac, un giovane di provincia una volta arrivato a parigi vede svanire la sua illusione dell’amore
dovuto alla dinamicità della città. Ciò che nota per primo sono elementi immediatamente visibili (grandezza
case, lussuosità) e che le persone con cui si incrocia lo ignorano completamente. Decide quindi di comprarsi
un bellissimo vestito e torna nell’ambiente lussuoso della madame di cui era innamorato.

26/09/2023

I protocolli servono per sintetizzare un processo. Questi possono risultare insufficienti perché si presentano
dei casi ordinari che necessitano di una caratteristica che i protocolli non hanno, non essendo elastici e non
potendosi adattare.
9/10/2023
SCUOLA DI FRANCOFORTE. Adorno E Horkheimer. Gruppo di studiosi di persone “normali” che si trovano a
lavorare in uno studio di interesse sociale. Si occupano della Dialettica dell’Illuminismo, dove all’interno
troviamo un saggio che si occupa di Comunicazione, concentrandosi sul tema di industria culturale
(ossimoro). Anni 1940, gli studiosi sono obbligati a fuggire e nascondersi dal Terzo Reich. Ad e Ho vanno
negli Stati Uniti, dove collaboreranno con un sociologo americano. Ma negli USA si ritroveranno in un’altra
dittatura, quella della comunicazione, che negli USA si trova allo stato più avanzato.
Ad e Ho dedicano alla dimensione americana della comunicazione il saggio “l’Industria culturale”.
L’industria culturale si riferisce allo stesso processo dell’espressione “riproducibilità tecnica dell’arte” di
Benjamin, ovvero l’applicazione del modo di produzione capitalistico all’arte. Quindi Ad e Ho riflettono su
come il modo di produzione capitalistico inizi a coinvolgere, con l’avvento del cinema, anche la produzione
culturale. Quando trattiamo questo tema, subentra anche il concetto di “arte per il pubblico”, che si
concentra su come l’arte sia divenuta una merce. Il sistema agisce nel creare una persona tipo di
consumatore.
Meccanismi della mercificazione della cultura:
1- Illusione: il cinema sonoro necessita di grande attenzione, lo spettatore non può interpretare
liberamente e divagare con la mente, ma deve essere concentrato solamente li, se sono coinvolti
nella ricezione non possono fruire di quel prodotto culturale in maniera critica, portandoli a
percepire la realtà del grande schermo come se fosse la realtà effettiva, che ciò che è all’esterno è
una continuazione di ciò che è nel film. Questo effetto è desiderato dall’industria culturale perché,
se le aziende possono avere questo effetto sugli spettatori, allora possono provare a vendere
qualsiasi genere di prodotto o di esperienza. Coloro che sono consapevoli della distinzione del film
dalla realtà (per distrazione o per disinteresse) lo sono è perché magari ha già avuto un’esperienza
filmica; quindi, qualsiasi prodotto culturale essi abbiano fruito sarà stato sufficiente ad “imporgli”
un certo tipo di comportamento che il pubblico deve avere davanti ad uno spettacolo. Una volta che
l’individuo si abitua rapidamente al funzionamento della notifica push, finirà per essere un servo del
meccanismo, a funzionare come il meccanismo mi impone di funzionare.
2- Violenza;
3- Monopolio della cultura: il passaggio dal telefono alla radio ha separato le parti: telefono,
strumento liberale, permette di essere ancora il soggetto, la radio, strumento democratico, mette i
consumatori tutti alla pari e i programmi tra loro uguali.
4- Creazione del pubblico: l’industria culturale produce cultura che ha un target di pubblico. Film di
serie a o b, il pubblico sceglie il prodotto che più lo rappresenta o più fa al caso delle sue necessità
(film con bambini visto al drive in)
5- Monotonia: la produzione del nuovo in un ambito in cui c’è già una soluzione funzionale viene
malvista, si considera la produzione di nuovo inutile e rischiosa. Perciò si punta ad investire su un
prodotto già esistente e conosciuto.
6- Ammusement e controllo: l’industria culturale non può essere considerato un elemento
fondamentale del capitalismo stesso. Quando usciamo dalla fabbrica usciamo dal capitalismo
industriale ma appena torniamo a casa e accendiamo la televisione, il capitalismo si manifesta sotto
forma culturale, quindi Ad e Ho considerando l’industria culturale una continuazione del
capitalismo industriale che caratterizza il lavoro.
7- buon cuore: l’immaginario cinematografico è in gran parte un immaginario di buon cuore,
consolatorio, che riguarda anche altri mezzi comunicativi. L’idea è che si deve trasmettere al
pubblico l’idea che di fronte a qualsiasi avversità bisogna essere di buon umore e affrontare i
problemi col sorriso (Braccialetti Rossi).
8- Divi: i personaggi scoperti dai cacciatori di talenti sono considerati i tipi ideali dal nuovo ceto medio,
perciò la persona normale prova ad imitarlo in ogni sua evoluzione. Il tipo è uno strumento che
serve da segnale al pubblico di massa affinchè si rivolga a quella rappresentazione finta. C’è una
borghesizzazione dell’immaginario, per far sì che ci sia un processo di impersonificazione, il
personaggio pubblico non deve essere esattamente uguale al pubblico che vede ma leggermente
diverso in modo che il pubblico possa seguirlo per cambiare di conseguenza

Lezione 10/10/2023
CULTURA DI MASSA
Sguardo di Edgar Morin, scrive “lo spirito del tempo”, “le stars”, “il cinema o l’uomo immaginario”. Nel prima
si occupa di cultura di massa. Il termine può evocare un tipo di cultura che è generata dalle masse, mentre
Ho e Ad vogliono spiegare come la cultura sia generata dall’alto verso le masse.
Secondo Morin, la cultura di massa è prodotta secondo le norme di fabbricazione industriale di massa ed è
rivolta ad un agglomerato di individui indistinguibili.
Le nuove tecnologie creano uno spettatore puro, distaccato fisicamente dallo spettacolo ma allo stato
passivo. Egli si accorge che nella società del 60 si assiste ad una sempre più grande diffusione degli schermi
(cinema, tv) ma anche vetrine e finestrini di auto e pullman, questa profusione di schermi gli fa pensare che
siamo all’interno di una civiltà degli schermi (Ad e Ho dicono che questi ci separano da ciò che osserviamo,
quando si sovrappone lo schermo ci isoliamo), secondo Morin da una parte lo schermo separa, dall’altra
parte però consente di vedere o vedere meglio, e la vista è una forma di partecipazione. Questi schermi ci
consentono di partecipare, si è integrati nel processo produttivo dell’opera, a cui si può attribuire un
significato differente per ognuno (Opera aperta di Eco)
Si può leggere la società contemporanea come una società della falsificazione.
Il fruitore, ad oggi, può diventare produttore di contenuti. Questo processo esisteva già prima, è comune ad
ogni processo comunicativo e di consumo. Il consumo è l’ultimo tassello del processo comunicativo.

Lezione 16/10/2023

Divo cinematografico punta all’immortalità, a divenire un monumento. Col passaggio dal cinema alla
televisione, cambia quasi automaticamente i funzionamenti del divo. Mentre dagli anni 20 ai 30 nel cinema
ci siano leggere variazioni dovute all’avvento della tecnologia nei confronti del divo, col passaggio al divo
della televisione cambia radicalmente.

Greta Carbo Vs Madonna. Carbo rimane sempre sé stessa. Se con il cinema si punta alla monumentalità,
adesso il divo è costretto a continui cambiamenti della sua immagine. A produrre il divo ora è uno
strumento diverso dal cinema, perciò il procedimento risulta completamente diverso.
Il prodotto è più o meno di qualità quando è in continuità con le caratteristiche del medium. Con la
televisione le star televisive sono allo stesso livello del pubblico (e non una spanna sopra come succedeva
con il cinema), ma anzi diventa il pubblico. Il pubblico sta a casa e contattando la redazione può diventare la
star essa stessa. Il cinema invece ha proprio la caratteristica di mettere a distanza il pubblico, dal 1895. Col
cinema c’è una separazione netta tra lo schermo e il pubblico che lo guarda. Inoltre, il cinema obbliga il
pubblico ad un regime scotico ben preciso (non si può mangiare, si deve stare seduti sulla poltrona). Il
pubblico viene costretto a percepire quello che succede sullo schermo come qualcosa che lo sovrasta,
conferendo quasi una divinizzazione alle star cinematografiche. Mentre la televisione non prevede tutto il
regime scotico del cinema, ma è un’ospite fisso delle famiglie italiane, arriva nell’intimità del nucleo
familiare, è quindi opportuno che nella televisione ci sia una persona che permetta di stabilire intimità,
perciò, la prima cosa che fanno gli attori di televisione arrivati in un programma televisivo è di guardare
dritto in telecamera, cosa che nel cinema non si fa mai (se non qualche caso specifico). Quel gioco di sguardi
consente agli individui di sentirsi di uno stesso mondo, di una stessa comunità.
I personaggi vanno studiati secondo la loro capacità che hanno di esaltare il medium.

1)Nel medium del cinema la chiave di lettura è la distanza, mentre nella televisione è la prossimità. Nella
televisione i personaggi che hanno successo sono i personaggi che più si approssimano a pubblico. Il
personaggio non deve far sentire in soggezione il pubblico, dato che entra nella sfera intima di una famiglia,
perciò, il pubblico ha necessità di stabilire un rapporto con questo personaggio pubblico.
Relazione parasociale -> le persone che sono a casa e guardano i programmi televisivi immaginano di avere
una conoscenza personale col conduttore del programma. Mentre col cinema non si riesce a stabilire un
rapporto con l’attore, che recita prima in un film secondo un certo personaggio e poi in un altro film
secondo un altro personaggio, l’attore quindi ci restituisce un’immagine isolata. A volte capita anche che la
persona da casa può idealmente attraversare lo schermo, per la tanta vicinanza tra televisione e pubblico,
mentre col cinema questo risulta impossibile. Col reality show o col quiz ci si può immaginare di partecipare
al programma. Il programma ha successo perché i personaggi in esso rappresentano stereotipi italiani.
2)I divi del cinema erano una ristretta élite, con l’avvento della televisione troviamo una moltiplicazione dei
divi. Tutti coloro che interagiscono in televisione, diventano possibili divi, mentre prima solo gli attori del
cinema affermato potevano diventarlo. Con la televisione non esiste l’idea della semplice creazione del divo,
perché appena uscito dal reality quel divo subisce un processo di creazione, dato che all’interno del
programma i suoi atteggiamenti vengono stilati come un copione, soffermandosi su alcuni specifici
elementi. Il processo di creazione nella televisione è infinito, quindi il divo viene continuamente ricreato,
cambiato e mutato, a differenza del cinema dove i divi venivano intravisti da degli scout e formati su quel
modello. Cambia anche il livello di esposizione, Brad Pitt viene visto 90 minuti l’anno, mentre i conduttori
televisivi vengono visti continuamente, quindi, sono quasi obbligati a cambiare il loro appeal per non
perdere l’attenzione del pubblico. Il divo della televisione non è un divo monumentale ma un divo effimero,
soggetto al tempo e alla scadenza. Il divo televisivo nella ricreazione può sperare di cambiare target o di
entrare nell’interesse di un altro editore. La televisione spinge il divo ad una maggiore pubblicità, ad esporsi
più spesso agli occhi del pubblico.
Il divo del cinema può essere incontrato solo in occasioni ben specifiche, mentre il divo televisivo può
essere incontrato anche nel quotidiano, visto che non è più isolato.
Sacro e mondano. La sacralità si basa sul fatto che non sappiamo come il regista sia arrivato a creare un film,
e a girarlo. Nel film noi vediamo l’opera quando è conclusa, dando quell’aspetto sacrale. Nella televisione
invece assistiamo ad un processo di mondanizzazione, ad una secolarizzazione dello spettacolo. C’è un
interesse del pubblico che non è più basato sul mistero ma sulla trasparenza.
La televisione può essere studiata secondo due metodi di indagine. La televisione, come tutti i media, ha
una natura anfibia, ambivalente. La televisione è un mezzo di comunicazione di massa che trasporta
informazioni verso un pubblico che non ha tali informazioni, così come tutti i mezzi di comunicazione di
massa tecnologici. Altrimenti la televisione può essere intesa anche come un ambiente, uno schermo che ci
isola ma allo stesso tempo ci consente di vedere. Quell’ambiente modella la mia forma.

Lezione 17/10/2023

McLuhan, 1964, testo ispirato alla televisione. Il medium (televisione, telefono, cinema) è il messaggio, Mc
sta quindi negando che il contenuto di un medium sia quindi il suo messaggio. L’effetto che il contenuto da
all’interno di una comunicazione lineare è blando. L’effetto di un medium o di una tecnologia è nel
mutamento delle proporzioni (si fa riferimento all’invenzione della ruota, dell’aereo). Dopo l’avvento dei
mezzi di trasporto e dei mezzi di comunicazione elettronici, l’uomo è come se vivesse in un villaggio globale,
che ciascuno può controllare. McLuhan non concepisce il medium come uno strumento, ma come un
potenziamento per una facoltà umana (occhiale= estensione della vista, t-shirt= estensione della pelle) che
producono un’alterazione della percezione dato che si instaura nell’intimità della persona, ed inizieremo a
comportarci di conseguenza.
Medium non significa solo mezzo di comunicazione, ma medium è tutto ciò che altera la percezione.
L’uso dei media conduce l’uomo in uno stato di narcosi (McLuhan) questo perché il medium è ormai
percepito come qualcosa di assimilato. Il medium è anche un ambiente perché agisce su un individuo e sulle
sue relazioni con gli altri e con il mondo, modellandole. Ed è quindi un tipo di influenza che agisce sul nostro
modo di percepire le cose, e che influenza quindi il modo strutturale dell’io. McLuhan concepisce i processi
comunicativi come qualcosa di relazionale che produce effetti di tipo sociale. Gli effetti sono ovviamente di
altro tipo (es. diretti, dovuti propriamente alla comunicazione in sè) ma per McLuhan questi sono di poca
rilevanza. I media allontanano l’individuo dalla realtà.
L’avvento dell’elettricità produce un passaggio dalla linearità alle configurazioni, agendo quindi sull’io
dell’individuo e quindi sul suo modo di pensare.

Media caldi e media freddi


Se si devono studiare i media in base alle proprie caratteristiche tecniche. È caldo il medium che estende un
unico senso fino ad un’alta definizione, fino ad uno stato in cui si è abbondantemente colmi di dati.
“la forma calda esclude, la forma fredda include”. La tv è un media freddo poiché lascia al pubblico lo spazio
per completare la comunicazione. Come se spingesse il pubblico ad intervenire sull’opera.
La distinzione tra media caldi e freddi ha origine romantica sulla distinzione tra scrittore analitico e sintetico
Lo scrittore analitico è colui che pensa di avere un pubblico davanti e lo condiziona analizzando le
esperienze pregresse del suo pubblico e gli indirizza un messaggio che otterrà il suo risultato.
Scrittore sintetico si crea un lettore per come dovrebbe essere, non morto e passivo, ma vivo e attivo. Si
rivolge al pubblico rispettandolo. Comunicazione che invece di riproporre la stessa cosa, propone per quel
pubblico che vorrà prestare attenzione e potendo quindi intervenire grazie all’utilizzo di un medium di bassa
definizione che lascia spazio interpretativo

23/10/2023

L’occidente transita da una fase cinematografica ad una fase televisiva. Si viene formare quindi un ibrido,
che è come se svelasse le dinamiche e i funzionamenti del medium dentro il quale l’individuo era immerso e
che in virtù di questa immersione totale, era narcotizzato. L’effetto narcotizzante è dato dal medium che
percepito come ambiente, avvolge l’individuo, arrivando quasi a fondersi, perciò l’individuo non riesce più a
percepire i suoi limiti fisici e psicologici. Il medium non assimila solo attraverso i suoi contenuti ma
soprattutto per come organizza la percezione dell’individuo. Si inizia a percepire il medium e la sua
presenza, dal momento in cui se ne inizia ad uscire. Il medium getta un’impronta sul periodo storico, il
nuovo medium cambia per la via delle nuove esigenze del pubblico, si passa da una fase di torpore ad
un’altra. Secondo McLuhan, finché non ci si libera dall’influenza di un medium, non si è in grado di
comprendere i funzionamenti di quello vecchio.
Quando avviene una transizione, una tensione fisica da sovrastimolo, il sistema nervoso, per protezione
tende ad isolare la parte sovraccaricata, questo prova che il mezzo di comunicazione è un’estensione dell’io
che potenzia le nostre facoltà, quando vi è l’amputazione di un media il corpo cerca un nuovo equilibrio.

Pre e Post storia del Reality Show


 Capire il funzionamento della televisione dal punto di vista mediologico
La televisione è alla ricerca di un linguaggio che derivi e interpreti le caratteristiche tecniche di un medium,
si sintetizza questo processo in “Prossimità”
McLuhan definisce il concetto di prossimità: “azione continua o esplorativa che non da il momento o
l’aspetto isolato, ma il contorno, il profilo iconico e la trasparenza.” Si parla di natura intrinseca, le
caratteristiche tecniche (similitudine con il talent show). La televisione non fornisce il momento o l’aspetto
isolato, come la fotografia per esempio.
La televisione non fornisce il momento o l’aspetto isolato, come la fotograddia per esempio, la televisione
ha una funzione esplorativa, diversamente dal cinema in cui l’azione è sempre statica su una scena, si porta
l’occhio dove non potrebbe arrivare, una nuova forma di visione e percezione delle cose. La televisione
concentra la sua attenzione sul percorso, per adeguarsi il più possibile ad una comunicazione trasparente, il
pubblico non ha nessuna barriera percettiva.
- Come si arriva al reality show?
Si parte da un’esigenza del pubblico della ricerca del reale, il pubblico in modo progressivo diventa un
partecipante della televisione.
Negli anni 60, avviene il primo svelamento del retroscena della tv italiana, viene mostrato il backstage di
una registrazione di un programma. Per la prima volta avviene la rottura del modo di tipico di produzione di
un media, come i romanzi o il cinema, c’è la rivelazione del retroscena ed inoltre un produttore spiega prima
dell’opera cosa lo spettatore andrà a vedere. Il contenuto non è solo ciò che avviene all’interno dello studio,
ma anche ciò che avviene nella produzione, viene mostrato che è tutta una finzione. Avviene questo negli
anni 60 perché nella televisione vi era ancora un rapporto “verticale”, veniva usata come un cinema.
La ricerca della verità attraverso il processo della iper-mediazione o attraverso l’immediatezza,
l’immediatezza occulta l’operato dell’autore, un esempio sono gli affreschi delle chiese, si da un effetto di
realtà attraverso il camuffamento della realtà, lo stesso per le luci spente che vogliono creare una sorta di
quarta parete. Nell’iper-mediazione questo avviene non con una mimesi della realtà, ma con lo svelare la
realtà, i retroscena dello studio, si mostra al pubblico che tra la trasmissione e la platea c’è un rapporto non
di trasparenza ma di “chiarezza”.
Caratteristiche del reality show:
- Il reality si fa mondo, potenzia la vocazione della televisione e consente esperienze immersive
- Superamento della centralità della scrittura n favore della potenza adiovisiva, per esaltare
l’inclusività del medium
- Ricerca della coincidenza totale tra schermo e vita
- Modanizzazione della rappresentazione, le celebrità diventano “Ready Made”.
- Inedita centralità dei pubblici e le loro agency
Iper-realtà
Realtà che è stata depurata da momenti non rilevanti, come i momenti di noia, quello che si vede diventa
un’immagine mentale, un referente, una sorta di modello della realtà più vera della realtà stessa.
La realtà dei reality show mostra solo i momenti salienti della vita, eliminando le zone d’ombra.

Lezione 24/10/2023
La politica del confessionale. Caso di Salvini (fa streaming quasi giornaliere su Facebook in cui parla con chi
lo segue). Salvini prova a stabilire una connessione diretta con gli spettatori (che spesso possono
corrispondere ai suoi elettori), si rifugia nei tetti di Roma per allontanarsi dal dibattito pubblico o dalla
dimensione pubblica in generale. Tutta la nuova ondata di politici non è digitale ma televisiva. Quindi la
dimensione digitale agisce come un confessionale del Grande Fratello (Reality Show). Il reality show, nei
suoi ambienti convenzionali riesce a far vedere tutto ciò che accade al soggetto, quindi può mostrare i
cambiamenti e l’evoluzione corporale, psicologica e relazionale. Non c’è quindi nessuna barriera tra
l’intimità del soggetto e il pubblico. Il Confessionale però serve per eliminare l’ultima zona d’ombra, l’ultima
barriera del corpo che separa il pubblico dall’attore, serve quindi a far vedere il soggetto nella sua parte più
intima, più veritiera. Ormai si è venuta a formare una divisione quando si va al confessionale, il dogma di
essere sé stessi o invece essere veri, ma queste due dimensioni possono essere falsate in ambiente
“aperto”, mentre al confessionale il soggetto svela agli autori la reale dimensione, si verifica la trasparenza
integrale. Esiste quindi una comunicazione pubblica, aperta a tutti, da ribalta, o una comunicazione privata
rivolta a pochi, da retroscena.
Il pubblico però può accedere all’intimità di chi è esposto mediaticamente, quindi, si distrugge la
separazione tra la sfera privata e pubblica, diventa tutto privato, tutto familiare e confidenziale, tutto
retroscena. Si verifica quindi un collasso delle situazioni sociali. Il pubblico non riconosce più l’autorevolezza
delle dimensioni private.

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