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ANTROPOLOGIA CULTURALE 27/10/21

Gli strumenti e le “armi” dell’antropologo

L’Antropologia Culturale è una disciplina indisciplinata, perché si deve parlare con persone,
le quali possono anche non voler parlare con noi, l’antropologo deve adattarsi alla
popolazione che ha intorno e quindi ottenere la loro fiducia in questo modo è in grado di
descrivere e commentare le usanze di una determinata etnia.
Ma quindi esiste un metodo per creare delle relazioni? NO, perché anche nella nostra vita ci
interfacciamo con tante persone diverse e quindi si creano tante relazioni diverse, quindi
l’antropologo per conoscere a pieno un popolo deve creare una relazione con loro, in base
anche ad alcuni stereotipi o eventi passati può essere più semplice o complesso, ad esempio
in Libia un antropologo italiano viene visto come un “conquistatore”, mentre in Algeria ade
esempio non sarebbe così.
Quindi lo scopo primo dell'antropologo e forgiare un legame che gli garantisce la possibilità
di ottenere i dati necessari per la sua ricerca, la situazione può diventare spinosa se la
popolazione con la quale ci relazioniamo abbia dei legami con la nostra in questo caso per
l’antropologo è complesso estrapolare tutte le informazioni, invece nel caso più semplice se
noi siamo completamente estranei e quindi non dannosi per la società che studiamo, sarà
anche più semplice ottenere le varie informazioni necessaria.
L’antropologo deve avere un visone olistica ovvero una visione più ampia possibile, ad
esempio se di una particolare popolazione io voglio studiare l’arte, non posso studiare solo
l’arte, se io non la collego ad altri aspetti della società, cioè io posso approfondire l’arte, ad
esempio per capire Andy Warhol devo studiare l’economia, la politica e gli aspetti della
società del tempo.
Il primo vero strumento che possiede l’antropologo è relativismo culturale, esso è cercare di
comprendere perché una determinata popolazione fa quelle determinate usanze, rituali ecc.
Mentre il contrario di Relativismo è Etnocentrismo ovvero dove io vedo la mia visone e le
mie usanze come qualcosa di universalmente giusto e quindi tutto ciò che mi è estraneo è
sbagliato o strano.

Ad esempio, vediamo come strani gli uomini che si recano dallo stregone, mentre non
vediamo strani le persone che investono in borsa, entrambe le persone sperano che
qualcosa si avveri, oppure è strano per le popolazioni africane che in Europa esistono medici
da pagare che ci aiutano a dimagrire, una cosa che nelle loro condizioni è impensabile.

Anche nella letteratura, osserviamo le idee die vari scrittori, ad esempio in Robinson Cruise,
ha il classico spirito coloniale, trova un'isola e la fa sua e fa diventare i nativi suoi schiavi,
mentre nei viaggi di Gulliver abbiamo un esempio di Relativismo, perché lui si concentra sul
comprendere e riflettere, in breve Robinson conquista è il VERO spirito Etnocentrista
mentre Gulliver rappresenta lo spirito del relativismo.
Anche tra gli stati occidentali, abbiamo degli scontri legati al relativismo, ad esempio in
Europa non vi è la pena di morte, perché viene vista come sbagliata, mentre gli stati unita, i
quali sono la più grande democrazia del mondo posseggono anche la pena di morte. Essere
relativisti non significa accettare tutto, ma significa comprendere e cercare di capire, non
quindi sempre accettare, si deve comprendere ciò che non si conosce, non sempre
accettarlo.
Ora andiamo ad approfondire le differenze tra etico ed emico, l’etica non ha alcun tipo di
legame con l’etica di Kant o quella filosofica, quando uno fa ricerca ha bisogno di due punti
di vista quello etico ovvero quello dell’antropologo che guarda ciò che avviene da fuori,
mentre il punto di vista emico è il punto di vista della popolazione. Ad esempio, se pensiamo
al nazismo dal punto di vista etico è avvenuto per cause economiche, mentre dal punto di
vista emico è avvenuto perché ritenevano inferiori gli ebrei a loro.
Nell’antropologia ci si occupa della percezione collettiva e non quella individuale, ma
quando quella individuale diventa corposa è necessario confrontare i due dati per
comprendere cosa è vero, ogni evento può essere visto da due punti di vista diversi che si
“negano” a vicenda.
Quando si fa ricerca è necessario andare nei dettagli, però a volte questi dettagli si perdono
e quindi devono essere contestualizzati, come detto prima devo avvicinarmi per osservare il
dettaglio, ma devo anche allontanarmi per comprendere cosa vi è intorno al dettaglio e chi
lo ha “generato”, ognuno però stabilisce le due relazioni, fa i suoi studi al suo modo, e
quindi non vi è un vero metodo di studio e di applicazione dell’antropologia.

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