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LA SOCIETÀ DELLO SPETTACOLO, 1967, Parigi -GUY DEBORD

Debord nei cinegiornali di fine anni 60, dove ancora si sente il neorealismo, legge le luci della società dello spet-
tacolo, intuisce il fascino perverso della rappresentazione, prevede gli sviluppi della realtà immateriale di oggi.
Pedine di una società in cui la produzione è soprattutto produzione immateriale. La critica dello spettacolo.
Situazionismo: movimento politico-culturale sorto in Francia negli anni ‘50 del 900 che si ispira al marxismo,
all’anarchismo e alle avanguardie artistiche dell’inizio del secolo. Propone la trasformazione radicale della so-
cietà e dell’arte borghese tramite la liberazione delle energie vitali e creative dell’individuo. Volevano realizzare
il superamento dell’arte come linguaggio separato. Voler superare l’arte significa produrre nuove forme d’arte.
Voler intervenire sullo spettacolo significa già farne parte. Gli anni 60 sono stati gli anni della contestazione, si
assiste a un cambiamento di episteme (nel pensiero del filosofo greco Platone il sapere certo, acquisito, che si
contrappone all’opinione del singolo; è la scienza a carattere universale) i gesti che volevano essere contro sono
diventati gesti d’integrazione, l’appartenenza al movimento ha alimentato l’interesse per lo spettacolo e la criti-
ca nei suoi confronti ha paradossalmente favorito la sua realizzazione. Lo spettacolo è diventato l’episteme del
nostro tempo, è stata in grado di assorbire qualsiasi forma di opposizione facendola propria. Le avanguardie
non hanno più senso, solo il silenzio può combattere lo spettacolo. Debord fonda la sua analisi della società
dello spettacolo sulla prima sezione del Capitale, l’analisi del carattere “feticcio” della merce. Gli scenari del
primo capitalismo sono ancora scenari di miseria, di fame, di sfruttamento. La nascita del capitalismo preve-
de, secondo il marxismo, un’accumulazione originaria, la formazione del capitale, che sarà investito in attività
produttive. Questa accumulazione viene fatta a spese dei lavoratori in base al meccanismo che Marx descrive
come formazione del plusvalore. Marx teorizza il socialismo scientifico, le cui radici partono da un meccani-
smo incompatibile con la società consumistica. L’analisi di Marx è l’analisi della prima rivoluzione industriale
in cui i bisogni conservano tutta la loro materialità come soddisfacimento di necessità primarie: il datatore di
lavoro concede al lavoratore solo il necessario per i bisogni primari nonostante egli sia sottoposto a molte ore di
lavoro. Tuttavia Marx pone i presupposti di quelli che saranno gli ulteriori sviluppi dei meccanismi capitalistici.
IL CARATTERE FETICCIO DELLA MERCE: Secondo Marx la merce si compone di va-
lore d’uso e di valore di scambio. Il valore d’uso è il consumo materiale della merce. Il valo-
re di scambio è il suo potere di circolazione. Nella società capitalistica avanzata l’uso perde sem-
pre più importanza rispetto allo scambio, la merce avrà valore simbolico anzichè materiale.
Lo spettacolo non è che l’ultima proiezione della merce, privata del suo valore intrinseco e ridotta a puro valore
di scambio. Lo spettacolo non riguarda solo strettamente i media, ma tutta la società capitalistica avanzata “Lo
spettacolo è il capitale a un tal grado di accumulazione da divenire immagine”. “Lo spettacolo è la principale
produzione della società attuale”. “La realtà sorge nello spettacolo, e lo spettacolo è reale”. Il mondo reale si è
trasformato in immagini, le immagini diventano reali. Lo spettacolo non è un ornamento ma l’espressione
delle stesse forze produttive. Produzione di immateriale. Ciò che appare è buono, ciò che è buono appare.
L’equazione hegeliana tra realtà e razionalità è sostituita dall’equazione tra apparenza e valore. La razionalità
riguarda oggi l’immagine delle cose. La merce non viene acquistata per essere consumata, ma per la sua carica
simbolica. Nella Società dello spettacolo Debord identifica due forme di spettacolo legate a due diverse for-
me di regime politico:lo spettacolo concentrato, proprio delle società totalitarie e dittatoriali, e lo spettacolo
diffuso, proprio delle democrazioe occidentali, dominate dal consumismo. Lo spettacolo concentrato non era
in grado di controllare la società periferica, lo spettacolo diffuso non riusciva a controllare la società in ogni
sua forma.Da esse nasce lo spettacolo integrato, che si mescola completamente alla realtà senza lasciare zone
d’ombra. La mafia non rappresenta un residuo arcaico del passato, ma il modello economico vincente. Lo
spettacolo integrato presenta le seguenti caratteristiche: continuo rinnovamento tecnologico; la fusione eco-
nomico-statale; il segreto generalizzato; il falso indiscutibile; un eterno presente, essi caratterizzano il mondo
postmoderno. Abbandono di una prospettiva storica in favore di un eterno presente che risulta inattaccabile
criticamente. Oggi è difficile parlare della realtà che ci circonda. Nella società tutto è mediato, filtrato, indiretto.
I situazionisti rifiutano la proprietà privata dei prodotti intellettuali. Detournement è una parola che significa
dirottamento, deviazione, una sorta di straniamento del testo originale; è il contrario della citazione, dell’auto-
rità teorica sempre falsificata per il solo fatto di essere divenuta citazione: frammento strappato dal suo conte-
sto, dal suo movimento e in definitiva dalla sua epoca. Il detournement è un’appropriazione indebita. “Lo spet-
tacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra individui, mediato dalle immagini. “Tutta la
vita della società nella quale predominano le condizioni moderne di produzione si presenta come un’immensa
accumulazione di spettacoli”. Lo spettacolo rappresenta la struttura delle società dei consumi. Debord critica
alcuni aspetti del pensiero di Marx che rischiano di soffocare la coscienza e la prassi e di giustificare il determi-
nismo economicistico. “Marx, si è atteso troppo dalla previsione scientifica, al punto di creare la base intellet-
tuale delle illusioni dell’economicismo”. Luckacs fronisce a Debord una serie di concetti chiave per la costruzio-
ne dello spettacolo, oggettivazione, reificazione, contemplazione e un serie di concetti chiave per combatterlo,
totalità. Prassi, critica dell’esistente come natura, studio del presente come storia. Perchè la merce diventi com-
piutamente spettacolo è necessario un ultimo tassello, la trasformazione del lavoratore in spettatore; attraverso
il concetto di contemplazione. L’unità di misura su cui si realizza lo scambio è il tempo di lavoro socialmente
necessario, il lavoro è dunque sottratto alla creatività del produttore per essere rigidamente quantificato. Nella
rigida programmazione e pianificazione dei tempi di lavoro, le qualità umane diventano errori. Irrazionale è
ciò che non può essere pianificato, il principio della calcolabilità e della meccanizzazione deve abbracciare tutte
le forme fenomeniche di vita. Per rientrare in questo calcolo le facoltà spirituali devono essere razionalizzate:
alcune vengono soppresse, altre diventano merce. L’oggettivazione porta a considerare ogni cosa un profitto, o
un dominio. Le facoltà umane vengono reificate. Il capitalismo unificando la struttura economica dell’intera
società, ha prodotto la possibilità di una coscienza untiaria. Rispetto al contesto sociale la coscienza si presenta
in una posizione dialettica, da un lato si presenta come coscienza “giusta”, cioè come qualcosa che, soggetti-
vamente deve e può essere compresa e giustificata sulla base della situazione storico-sociale, e al tempo stesso
come qualcosa che oggettivamente passa accanto all’essenza dello sviluppo sociale senza riuscire a coglierlo e
a dare a esso espressione adeguata: una falsa coscienza. Se per coscienza si intende anche e soprattutto il rove-
sciamento della realtà data, logicamente a questa conoscenza potrà accedere solo quella classe che nella dialet-
tica dei rapporti sociali, è in posizione di inferiorità. Nella realtà concreta del capitalismo, solo il proletariato
può cogliere le contraddizioni su cui è costruita la società. Il proletariato è la classe della coscienza. Lo strut-
turalismo incrinerà questa certezza dicendo che se siamo inseriti in una struttura che ci trascende, che parla
attraverso di noi, non possiamo sottrarci alle sue regole. In Debord però, contrariamente al pensiero marxista e
di Lukacs, il proletariato diventa consumatore “non appena il grado di abbondanza raggiunto nella produzione
di merci esige un surplus di collaborazione dell’operaio, quest’ultimo è improvvisamente lavato del disprezzo
totale che gli è chiaramente espresso da tutte le modalità di organizzazione e di sorveglianza della produzione.
Il consumo, da materiale, primario, diventa sempre più immateriale, consumo di spettacolo: “Il consumato-
re reale diventa consumatore di illusioni. La merce è questa illusione effettivamente reale, e lo spettacolo la
sua manifestazione generale”. Il ruolo del lavoratore diventa sempre più il consumo anzichè la produzione.
Lo spettacolo è il momento in cui la merce è pervenuta all’occupazione totale della vita sociale. Produzione
alienata porta al consumo alienato. Baudrillard affermerà che il consumatore è un lavoratore che non sa di
lavorare. Il lavoro diventa sempre più consumo, ma anche contemplazione, spettaccolo. Lo spettatore, senza
rendersene conto, svolge una forma di lavoro non retribuito. La contemplazione dello spettacolo sta sempre più
sostituendo il lavoro: il tempo di lavoro socialmente necessario è sempre più sostituito dal tempo del consumo
di immagini, medium di tutte le merci. Le rivoluzioni di impronta marxista, dunque parte delle proiezioni
storiche del marxismo si sono rivelate sbagliate, poichè hanno portato solo all’affermazione di regimi ditta-
toriali che non funzionavano. Le previsioni di Debord invece si sono avverate. Il consumo è il nuovo oppio
dei popoli. Lo spettacolo ha realizzato il paradosso della rivoluzione, ha annullato la rivoluzione d’ottobre.
LA SOCIETÀ PORTATRICE DELLO SPETTACOLO NON DOMINA SOLO PER MEZZO DEL-
LA SUA EGEMONIA ECONOMICA LE REGIONI SOTTOSVILUPPATE. ESSA LE DOMI-
NA IN QUANTO SOCIETÀ DELLO SPETTACOLO. Il comunismo non era che la conserva-
zione contro natura di una società preconsumistica, il cui scopo era la sopravvivenza materiale.

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