Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
In un piccolo libro del filosofo situazionista francese Guy Debord (1931-1994) pubblicato nel 1967
intitolato La Société du Spectacle viene criticata, appunto, la società delle immagini, del
divertimento, dello spettacolo che, secondo l’autore, mistifica i rapporti sociali giustificandoli.
L’opera si apre con una citazione tratta dalla celebre opera del filosofo tedesco Feuerbach,
L’essenza del cristianesimo del 1841, opera dove l’autore di Landshut esprime per la prima volta il
capovolgimento tra soggetto e predicato, dove il prodotto umano appare all’uomo come altro da
se, come produttore di se stesso. L’estratto che prende Debord è quello in chi Feuerbach afferma
che l’epoca presente preferisce la rappresentazione alla realtà, incrementando il livello di illusione.
Lo spettacolo è l’onnipresenza del fatto che le scelte sono state già prese nella sfera della
produzione, e nel consumo implicato, cioè come effetto, di quella produzione. Lo spettacolo è la
costante presenza di tale giustificazione, di tale illusione, perché monopolizza la maggioranza del
tempo fuori il processo produttivo. Il linguaggio di tale spettacolo consiste di segni del modo di
produzione dominante, segni che sono il prodotto finale di tale sistema. Lo spettacolo è
tautologia, nonché la produzione principale della società odierna. Lo spettacolo è l’economia che
si sviluppa come fine a se stessa (è l’accumulazione di capitale). In un primo momento si è passati
dall’essere all’avere, poi successivamente dall’avere all’apparire. La realtà individuale appare solo
quando è illusoria, perché l’individuo reale è illusorio, illusione. Il comportamento diventa
ipnotico. Il senso del tatto fa posto a quello della vista. Lo spettacolo non è solo immagini, né solo
immagini e suono, è bensì tutto ciò che nega l’attività sensibile umana, è passività. Lo spettacolo
è la ricostruzione dell’illusione religiosa. Se prima la religione negava la vita terrestre per il
paradiso illusorio nell’aldilà, oggi lo spettacolo nega la vita terrestre per il paradiso illusorio
dell’aldiquà.