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Italiano riassunto

LA SITUAZIONE POLITICA NELL’ITALIA DEL DUECENTO E TRECENTO

Il panorama politico dell’italia del duecento e nel trecento vede una netta bipartizione tra il centro-nord
della penisola e il Sud: nell’area settentrionale e centrale si afferma una fitta rete di città politicamente
autonomi, i comuni, che si reggono con ordinamenti di tipo repubblicano. L’area meridionale è retta da
forme monarchiche. Il sistema feudale rimane forte e diffuso, al punto che l’imperatore Federico II di Svevia
cerca di contrastare la frammentazione del potere organizzando saldamente lo Stato. Nell’italia centrale si
consolida lo Stato della Chiesa, una monarchia ti tipo teocratico, in cui il potere temporale e quello
spirituale sono nelle mani del pontefice.

LA CRISI DELL’IMPERO E DELLA CHIESA

Dopo la morte dell’imperatore federico II, si crea un vuoto di potere in italia poiche i suoi successori non si
occupano più dei loro domini d’oltrapre. La crisi del potere universale dell’impero permette ai comuni di
affermare la loro autonomia. Ciò favorisce lo sviluppo civile ed economico ma dal’altro provoca un forte
aumento delle conflittualità municipali, cioè delle continue guerre delle città tra di loro. Anche lo stato della
chiesa partecipa attivamente alle vicende che coinvolgono l’impero e i comuni. La chiesa vede iniziare un
lungo periodo di crisi e decadenza, che si concretizza con il trasferimento della sede papale ad avignone. La
chiesa è impegnata sul fronte interno dei problemi religiosi. Particolarmente difficile risulta l’attegiamento
da tenere nei confronti dei movimenti eretici che spesso rappresentato l’esigenza spirituale di un profondo
rinnovamento della vita. Un fenomeno meno radicale è costituito dalla fondazione degli ordini mendicanti,
caraterrizati da un forte richiamo alla povertà: quello dei Domenicani e quello dei Francescani. I seguaci di
questi si propongono di mettere in pratica l’insegnamento di cristo attraverso una vita semplice.

LA CIVILTA COMUNALE E LE SIGNORIE NEL XIV SECOLO

Dopo il 1000, la ripresa economica e quella demografica conferiscono un nuovo impulso alle città italiane:
nascono forme di organizzazione politica nuove, rivoluzionarie rispetto al sistema feudale.le città divengono
dei piccoli Stati autonomi che si governano con ordinamenti repubblicani, fondati sui consigli composti da
cittadini più influenti e su cariche pubbliche elettive.nascono in questo modo i comuni, che si sottraggono al
potere imperiale e affermano i loro pieni poteri. I contrasti tra i vari comuni sono numerosi e altrettanto
violenta e la conflittualità interna.i comuni sono soprattutto lacerati dalle lotte tra guelfi e ghibellini.questi
scontri riflettono il grande conflitto che,su scala europea contrappone l’impero (ghibellini) e il papato
(guelfi)

Ma nella situazione particolare di ogni città a questi grandi schieramenti ideologici si mescolano in modo
inestricabile con interessi locali, rancori e vendette tra famiglie e gruppi.di sanguinosi e continui conflitti tra
fazioni, che generano instabilità politica, approfittarono uomini ambiziosi per imporre la loro supremazia
personale e in breve tempo l’ascesa di queste figure politiche porterà al consolidamento di nuove
organizzazioni e statali, le signorie.

SIOCETÁ ED ECONOMIA NELL’ETÀ COMUNALE

Con l’avvento della civiltà comunale il centro della vita economica e sociale si sposta dalla campagna alle
città.se nel sistema feudale l’economia si basa essenzialmente sulla produzione agricola, nella società
comunale L’attività fondamentale diviene quella mercantile; è un’economia aperta fondata sullo scambio
sulla rapida circolazione di capitali.la figura sociale tipica della nuova età e quale il mercante.l’intensificarsi
dell’attività economica delle città a tra i nobili, che desiderano entrare a far parte della realtà urbana,
divenendo essi stessi imprenditori.si assiste pertanto a una graduale fusione tra due ceti più influenti: ai
primi del trecento al potere vi è una nuova aristocrazia, proveniente in parte dalla vecchia nobiltà feudale
che ormai gli interessi economici nell’attività mercantile e bancaria, in parte dall’alta borghesia, che ha
acquisito per festività aristocratici. La struttura sociale tipica delle città italiane viene a essere così
composta: i magnati sono perlopiù di origine nobiliare e vivono delle rendite provenienti dalle loro
proprietà, il popolo grasso è composto dai non nobili che esercitano la professione e sono organizzati in
corporazioni di mestiere, il clero è composto da coloro che appartengono alla gerarchia ecclesiastica, il
popolo minuto è composto da popolo dedito ai mestieri meno remunerativi, i lavoranti a giornata prestano
il loro lavoro dietro pagamento di un salario e infine i poveri che vivono di espedienti, di carità o di attività
illecita

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