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CARLO CATTANEO

SCRITTI POLITICI
A CURA DI

MARIO BONESCHI

VOLUME I

FIRENZE
FELICE LE MONNIER
1964
COMITATO ITALO-SVIZZERO
PER LA PUBBLICAZIONE DELLE OPERE DI

CARLO CATTANEO

I
.. . .
PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA ©
alla Casa Editrice Felice Le Monnier
Firenze, 1964

Cartografica S.p. A . - Via delle Casine, 11 - Firenze - Tcl. 646.469


CARLO CATTANEO

SCRITTI POLITICI
A CURA DI
MARIO' BONESCHI

VOLUME PRIMO

FIRENZE
FELICE LE MONNIER
1964
INTRODUZIONE

I1 giudizio corrente classifica Carlo Cattaneo


politico, un vinto, anzi il gran vinto » del Risor-
gimento. Non mi sembra audace chiedere la revi-
sione di tale sentenza. Titta Rosa ha iniziato la re-
visione osservando che la sconfitta su tutta la linea
è bilanciata dalla vittoria nei principi, così che il
vinto sarebbe il capo della corrente federalista nel
Risorgimento, mentre il teorico sarebbe più forte
dei suoi avversari.
Anche questo giudizio, che pur ha il merito di
riconoscere la grande vitalità del pensiero di C.,
non può soddisfare perché ha il torto di conside-
rare - come l'altra sentenza - vinto un uomo
d'azione che in realtà non è esistito.
Si parla nelle storie patrie di una corrente fe-
deralista facente capo a Cattaneo ed a Ferrari, men-
tre in realtà una forza politica federalista demo-
cratica non si è concretata nella realtà politica, e
giustamente Salvemini parla di C., « circondato dal
deserto ». Lo scrittore milanese non fu uomo poli-
tico. Fu nell'azione, in modo folgorante, ma per
brevissimo tempo, non più di diciassette giorni in
quasi settant'anni di vita,
Durante l'insurrezione di Milano s'impose per
antiveggenza, energia, coraggio, e fu lui a battere

a. - CATTANEO. Scritti politici. I.


VI INTRODUZIONE

Radetzky, del quale a buon diritto cinse la spada


conquistata. Guidò la rivoluzione nell’ora decisiva,
degna di una personalità che poteva imporsi ai me-
diocri ed ai pavidi, solo sull’onda di grandi avve-
nimenti.
Farinata corrucciato, fece trionfare la rivolta
ad oltranza. Partiti gli Austriaci e grazie all’arrivo
dei Piemontesi, f u messo in disparte dopo dodici
giorni di potere. F u relegato tra i centosessanta
« Ufficiali di pace », specie di probiviri o questori
democratici vigilanti sulla pubblica tranquillità, ma
ne f u ben presto destituito grazie all’opera di pro-
vocatori. Qualche mese dopo, quando l‘esercito
piemontese era in rotta, i moderati concessero che
si ripensasse alla guerra di popolo. Manfredo Fan-
ti, che, come vecchio guerrigliero ne doveva essere
l’organizzatore, chiamò, il (nostro, il 1” agosto 1848,
alla carica di Commissario di guerra per la zona
prealpina. L’incarico durò cinque giorni : dal cin-
que agosto, con la mancata difesa di Milano da par-
te delle truppe regie, gli austriaci dilagarono in tutta
la Lombardia ed il Commissario di guerra, con gli
altri sbandati, riparò a Lugano. Anche in quei cin-
que giorni C. lasciò il segno. Con grande alacrità
ispezionò Lecco, Bergamo e Brescia e si installò a
Bergamo, punto centrale della linea di difesa, or-
ganizzò sul posto lei forze di resistenza, eccitò, rin-
cuorò, fece rapporti incisivi, precisi ed acuti, come
tutto quanto usciva dalla sua mente, impartì sug-
gerimenti ai vari Comitati ed allo stesso Garibaldi;
insomma si impose ancora una volta come capo ala-
cre, capace ed autorevole. Trovò anche il tempo di
compilare il piano generale della resistenza monta-
INTRODUZIONE VII

na e pedemontana. Sono poche paginette mirabili,


perfetto manuale per la guerra di popolo, le cui ne-
cessità tattiche, psicologiche, organiche e logistiche
sono tutte previste e concretamente ragionate.
Nel seguito della sua vita C. rifiutò ostinata-
mente l’azione politica. Rifiutò di essere ministro
ed organizzatore del demanio della Repubblica Ro-
mana, rifiutò di sedere al Parlamento del Regno,
non senza incertezze e rinunce finali, che rivelano
un processo interiore assai tormentoso.
Rimasero così inerti le grandi qualità politi-
che di un uomo che non solamente elaborava idee,
ma teneva presenti anche cose vive, fino ai dati
statistici, già belli ed allineati nella sua mente
per qualsiasi necessità pratica. Gli mancavano in-
vece le qualità subalterne, eppure essenziali, per
l‘uomo d’azione. La grande lungimiranza lo chiu-
deva in posizioni di rigida intransigenza, il carat-
tere scontroso e suscettibile lo riduceva ad avere
molti, ma distaccati ammiratori.
Non aveva ambizioni proprie e non sapeva
sfruttare le ambizioni altrui. Non aveva, infine, il
sistema nervoso solido che si richiede al politico.
Dopo l’esperienza del ’48 gli nacque avversio-
ne per ogni carica e prevalse in lui la personalità
di maestro e di conversatore, l’amore per gli a stu-
di onorati e tranquilli ». « Rifuggo da ogni posizio-
ne troppo cospicua, dove le transazioni sono ine-
vitabili »; « la politica è odio, è lotta perpetua,
io sono nato per altre attività di natura più quie-
ta », scrive nelle sue lettere, quando ancora era
in corso l’esperienza italiana del 1948-49, ed è nota
la giustificazione del rifiuto al seggio parlamentare :
VIII INTRODUZIONE

« I1 Parlamento me lo faccio in casa ». Non per


questo il pensatore si chiuse nella torre d'avorio;
egli fu sempre presente nelle lotte politiche, per-
sino in quelle della sua patria d'adozione, il Can-
ton Ticino, ma lo f u come consigliere (la « parte
del suggeritore nelle cose d'opinione » alla quale
egli invitava Mazzini), e di educatore militante
(secondo la bella formula dell'Ambrosoli).
Quest'uomo di pensiero è un vinto?
Un personaggio che più d'ogni altro rappre-
sentava ai suoi tempi la forza politica unificatrice
dell'Italia e che ne fu l'epigono, Vittorio Emanuele
Orlando, riconobbe in C. il vincitore. I1 vecchio
statista, che diceva di se stesso: « Io nacqui a
Palermo sette giorni prima della entrata di Gari-
baldi, già vittorioso a Calatafimi; la mia età è dun-
que quella dello Stato italiano », aggiungeva, di-
scutendo nel 1946, la legge per l'Assemblea Co-
stituente: « Forse Carlo Cattaneo aveva ragione ».
Più che mai oggi ogni italiano è intimamente
convinto, anche se non del tutto consapevole: che
lo Stato nazionale unitario non sia una costruzione
riuscita.
Un uomo di pensiero è un vinto solo se le
sue idee sono sterili, degne di oblio, utopistiche,
ed è vincitore se le sue idee sono feconde, dura-
ture al confronto con la realtà; l'incomprensione
immediata di un maestro politico è spesso la con-
dizione perché il suo pensiero duri nel tempo. In-
somma per uno scrittore quello che conta è di
essere, come voleva Diderot, « una voce oltre la
tomba ».
È vinto un pensatore le cui concezioni sono
INTRODUZIONE Ix

vive ed attuali, più vive ed attuali di quelle dei


« vincitori »?
C . vince con la sua coerente dottrina della ne-
cessità della riscossa italiana in un quadro di pro-
fondo liberalismo e di democrazia.
Aveva visto giusto, quando con Ferrari ammo-
niva Mazzini che l’unità gravitava inevitabilmente
verso la monarchia, ed aveva visto ancor più giu-
sto, quando aveva predicato che l’accentramento
unitario si sarebbe risolto nella tirannia e nel di-
sordine.
Il pensiero politico di C. poggia sulla necessità
della partecipazione di tutto il popolo alla vita
collettiva. Il federalismo non è che uno dei molti
circoli nei quali questa volontà deve formarsi e
fluire. C . vide quali e quante energie l’accentra-
mento unitario avrebbe irrimediabilmente spente;
conobbe le lacune della mezza democrazia, che
l’avrebbero fatta piegare di fronte alla rinnovel-
lata tirannia. Egli partiva dal presupposto che
l’antica legittimità dei regimi dinastici volgeva
al tramonto; con essa cadevano miti e tabù, e si
iniziava l’era del suffragio. Sin quì il pensiero po-
litico del nostro parte da una constatazione che
è una costante del pensiero democratico italiano,
da Mazzini, il quale parlava di cadaveri di autorità
da rimuovere, a Ferrero il quale ha teorizzato,
contro il fascismo, la necessità storica del suffragio
universale.
Con la altre correnti della scuola repubblicana,
C. condivide la convinzione della inconciliabilità in
Italia dei troni con l’era nuova.
Ma nessuno, quanto lo scrittore lombardo ha
x INTRODUZIONE

visto le molteplici implicazioni dell’affermarsi del


nuovo principio sino nelle più profonde fibre della
società. Se i popoli moderni esprimono essi stessi
i governi, è necessario che si reggano a libertà. La
libertà è un principio che, o viene applicato coe-
rentemente in tutta la vita associata o non è nulla.
« È la prima volta al mondo una questione di tutto
il genere umano o l’ideale asiatico, o l’ideale ame-
ricano, aut, aut. ». La libertà implica istituzioni
atte a svilupparla e diffonderla in tutti i luoghi
ed in tutti i ceti. Essa implica il riscatto della
nazionalità italiana in una unificazione articolata
con le autonomie, implica gli Stati Uniti d’Europa
l’abolizione delle dogane e delle fortezze, la na-
zione armata, la pace, implica in una parola il
principio federale all’interno ed all’esterno d‘Italia.
Solo la federazione degli Italiani poteva realiz-
zare la libertà, creare una forza politica duratura.
non oppressiva né all’interno né all’esterno, poteva
adeguare il moto italiano al processo graduale e
fatale di unificazione in corso sul nostro pianeta.
L’Italia doveva farsi in nome del principio di
libertà: occorreva, non solo abbattere i vecchi tro-
ni, ma anche essere coerentemente democratici. Per
fare la democrazia occorre il popolo, le masse di-
remmo oggi, le sole che nella lotta tra il principio
assolutista e quello libertario, possono determina-
re la vittoria della libertà.
C. è democratico e rivoluzionario per la co-
scienza della necessità delle forze popolari nella
costruzione della democrazia moderna : non vi è
libertà senza la partecipazione del popolo a tutta
la vita pubblica. Il popolo è sempre il protagonista
INTRODUZIONE SI

nella evoluzione delle società. Persino nella lette-


ratura e nelle lingue, C. vede l'ambiente sociale e
nazionale come elemento determinante. Nessun au-
tore, sia esso Alfieri, Foscolo, Mickiewicz o Long-
fellow è, sotto la sua penna, una personalità isolata.
Egli studia particolarmente le grandi opere ano-
nime, i cicli epici come il Romancero spagnolo
ed i poeti finnici.
I1 1848 europeo, e le cinque giornate di Milano
in particolare, rivelarono allo studioso solitrio il
popolo, le energie e la capacità insospettate delle
classi popolari.
Componenti di un sistema democratico sono la
educazione, la sicurezza sociale, il lavoro e lo sva-
go a tutti, l'assistenza, la riforma dei sistemi pe-
nali e penitenziari, una nuova edilizia, rapide e
razionali comunicazioni, temi oggi di comune no-
zione, temi fondamentali per il pensiero politico
di C.
Risorgimento nazionale voleva dire la Lombar-
dia non più tributaria delle industrie boeme, vo-
leva dire inserzione dell'immenso potenziale di
genialità e laboriosità italiane nel nuovo ciclo mon-
diale.
Senza ignorare la storicità del processo brusco
e violento di unificazione, imposto dalla monarchia
ed il realismo politico dei suoi autori, si deve ri-
conoscere che il liberalismo moderato, accentratore.
protezionista, monarchico, nazionalista, militarista,
contro il quale si era misurato il grande acume
politico del solitario di Castagnola, avvizzì rapida-
mente,
L'Italia cavouriana cadde, poco gloriosamente,
XII INTRODUZIONE

dopo il ciclo di poco più di mezzo secolo, breve


spazio della vita di un popolo, che corra dalla resa
di Gaeta alla marcia su Roma. Si afflosciò e si
tramutò in dittatura, senza molto mutare delle sue
strutture, all'indomani della liberazione di Trento
e Trieste, vale a dire non appena compiuta la sua
funzione di strumento di unificazione. Non era ab-
bastanza reazionaria per appagare la parte del
Paese su cui si reggeva, né abbastanza democra-
tica per acquisire il consenso popolare.
la fine logica di un processo compiuto più
per timore del popolo, che per vocazione. Se il
timore della rivoluzione era per Cavour più la co-
pertura ufficiale presso le Cancellerie) europee, che
non la molla della sua politica, essa era vera ra-
gione per la quale i ceti dominanti la società agi-
rono o lasciarono agire in pro della unificazione
monarchica.
Le vicende del nostro secolo hanno dimostrato
quanto fosse e sia forte il potenziale reazionario
nello Stato unitario e quanto fatale la involuzione
di tale Stato nelle dittature. Quando la costruzione
liberalmonarchica franò, apparve chiaro che la
componente liberale era debole, mentre quella rea-
zionaria e nazionalista era potente. Completata la
unità, ripresero posto le costanti antisorgimentali,
illiberali, retrive, antipopolari, che lo Stato cavou-
riano aveva solo apparentemente eliminate:
La mezza rivoluzione del Risorgimento unitario
è in gran parte rientrata. È rimasta l'unità, ma non
c'è più il Risorgimento e si riproducono nello Stato
unitario gli stessi difetti di costume, la stessa in-
differenza ed ostilità di fronte al pensiero ed alla
INTRODUZIONE XIII

scienza, gli stessi terrori di fronte al mondo della


nostra era, lo stesso assolutismo, abulia scetticismo
e corruzione, la stessa impossibilità a concepire lo
Stato moderno, che pesavano sull’Italia preunitaria.
L‘Italia monarchica di Cavour è un ricordo storico,
ma la Repubblica ha attinto ben poco a Mazzini.
Il giudizio di C. che Casa Savoia si accodasse
al risorgimento, prendendone il comando, per « sal-
vare la parte retrogarada » e « supplire in certa
guisa all’officio che la vacillante Austria non po-
teva sostenere ormai più », parve partigiano e per-
sin blasfemo e fu per tanto tempo ignorato.
Oggi esso è generalmente accolto e lo ha reso
comune l’autore del Gattopardo « Se vogliamo che
tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi ».
C. fu dunque la coscienza critica del Risorgi-
mento. Si può imputargli di essere stato un profeta
disarmato, ma ciò equivarrebbe ad imputargli di
essere stato Carlo Cattaneo e non un altro imma-
ginario essere.
Non si deve ammirare, quasi con una venatura
di compianto, l’ideologo sconfitto dai fatti, ma co-
noscere la mente politica che aveva intuito come
nell’Italia centralizzata non si sarebbero verificati
rinnovamenti di potere, ma spostamenti dei gruppi
dirigenti nell’area del nuovo governo, per conti-
nuarvi sotto altre etichette l’antica politica. Per
questo C. sposava l’apparente timidezza del fede-
ralismo nel processo di unificazione, ben più aff ran-
catrice dell’apparente rivoluzione unitaria.
Nessuno potrebbe negare il fascino di queste
posizioni sul piano intellettuale e molti sono di-
sposti a riconoscerne la fecondità politica. Se col-
i XIV INTRODUZIONE

lochiamo C. nell'epoca di restaurazione democra-


tica, succeduta alla seconda guerra mondiale, que-
sto entusiasta di un capitalismo dinamico e pro-
gressista, di una economia tutta concorrenziale, del-
la diffusione del benessere, il federalista europeo,
il teorico della democrazia di massa attraverso le
autonomie, è uno dei padri spirituali del nostro tem-
po, ed il suo pensiero appare come una chiara vi-
sione delle necessità politiche ed economiche della
democrazia.
La unificazione economica dell'Europa non ha
teorico più sicuro di C., non solo perché essa è
timido passo verso il riconoscimento della necessità
degli Stati Uniti d'Europa, ma anche perché è,, al-
meno in teoria, incarnazione di quel principio con-
correnziale( che C. vedeva generato dalla libertà,
generatore di nuove libertà e di successiva unifica-
zione del mondo, garanzia che la competizione eco-
nomica non divenisse incentivo di guerre'.
Ma se l'Italia contemporanea ha in teoria accolti
molti dei principi del C., essa si confessa impotente
ad attuarli. Lo Stato accentrato ed unitario, ha vinto
ancora, al punto da lacerare la Costituzione che
articolava il paese nelle autonomie locali, e da im-
porre la legislazione accentratrice.

Nelle pagine di C. vi è una stupefacente pre-


senza del mondo contemporaneo.
Tutti sanno che gli Stati Uniti d'Europa furono
visti da C. come necessità della democrazia e della
civiltà europea, ma pochi ricordano che egli aveva
prevista l'area atlantica; « il vasto spazio che ab-
.
INTRODUZIONE XV

bracciando gli Stati Uniti d'America e i maggiori


paesi dell'Europa Occidentale, forma un mondo
unico ».
La nostra epoca non ebbe segreti per lui:
l'ascesa del mondo slavo, il risveglio dell'Asia, il
crollo della schiavitù imposta dall'Europa alla razza
nera, l'insolubilità del problema dei negri del Nord
d'America, passano nelle sue pagine con lucida
precisione. Egli intuì l'importanza politica della
scienza (persino l'importanza della chimica indu-
striale, allora pressoché sconosciuta in Italia), la
degenerazione nazionalista e militarista del prin-
cipio di nazionalità, il ruolo del sindacalismo. L'ar-
ticolazione della vita politica sui problemi della
assistenza, dell'edilizia, delle comunicazioni è già
pienamente consapevole. C. polemizza come se fos-
se tra noi, contro la censura, contro la ristretta con-
cezione dell'educazione umanistica, basata sul pe-
destra studio scolastico del latino e del greco ed
ignorante dell'umanesimo scientifico e di quello
delle grandi letterature; contro un sistema penale
che, volendo annientare! la delinquenza, la molti-
plica; contro la fragilità dell'edificio della pena
sotto il peso morto della corruzione universale:
contro le riforme agrarie che danno terra senza
capitali, il che « come dar bottiglie senza vino »,
contro la resistenza all'eguaglianza dei sessi.
Questi e molti altri temi rendono le pagine
politiche di C. estremamente interessanti, non solo
per gli studiosi, ma per chiunque sia spiritualmen-
te ed intellettualmente partecipe alle vicende del
nostro tempo.
Il SUO giudizio: « Se l'esercito americano im-
XVI INTRODUZIONE

provvisato avesse incontrato un esercito prussiano,


pari a quello che vinse a Sadowa, l'avrebbe scon-
fitto », faceva sorridere allora. Ma l'implacabile de-
nunciatore degli errori della guerra sabauda del '48
ribatteva il suo chiodo: le guerre moderne le fan-
no i popoli ed i popoli sono militarmente forti
quando sono liberi. È un principio oggi riconosciu-
to dopo le esperienze del nostro secolo.
In uno degli indirizzi per il tiro cantonale egli
prevede che la libertà europea dovrà essere difesa
dagli americani. Non si finirebbe mai con l'elenco
dei giudizi che apparivano arditi e persino strambi
ai contemporanei del nostro, e che rispondono pun-
tualmente a processi storici oggi appena chiusi o
in corso. Scrisse giustamente Garosci che il mes-
saggio di Cattaneo non è chiuso, ma richiede di
essere letto e decifrato.
Non ultimo degli spunti vitali che il lettore
troverà in questi volumi è un giusto orgoglio na-
zionale, un senso vivo delle glorie italiane, che
oggi, dopo le orge stolte e funeste di nazionalismo,
è fuori moda.
Anche ai suoi tempi, se pure in forma assai
meno impudente che ai nostri dì, vi era chi attri-
buiva a vizio degli italiani l'incapacità di essere
liberi; anche ai suoi tempi si predicava che gli
italiani non possono assiinilare la civiltà moderna,
se non trasformandola all'italiana, vale a dire tutto
compiendo con quel misto di scetticismo, improv-
visazione, furberia, servilismo, sostanziale culto del
« particulare » ed indifferenza, che si addicono ai
popoli che ne han viste tante e che non sono così
allocchi da credere in qualcosa.
INTRODUZIONE XVII

Anche ai suoi tempi i più zelanti predicatori di


questa etica erano i vecchi pennaioli dell’assoluti-
smo, rimasti al loro posto con la libertà di stampa.
C. respingeva con sdegno il qualunquismo, come
lo si chiamerebbe oggi, la predicazione della « ita-
lica debolezza », come egli la chiamava. No, dice C.
non è questione di coraggio, né di virtù. È una
questione politica. Interroghiamo la nostra storia
e vi troveremo il segreto della forza, la quale sta
dove è sempre stata.
Sarebbe utile riascoltare la voce che viene dalla
solitudine di Castagnola, e che risuona di orgoglio
nazionale, La mente che vaticinò gli Stati Uniti
d’Europa, l’uomo che vedeva i pericoli della po-
litica della nazionalità e che avrebbe accettato la
trasformazione dell’impero austriaco in libera fe-
derazione di popoli, il cittadino della « nazione del-
le intelligenze che abita tutti i climi e parla tutte
le lingue », il primo antirazzista, non può ispirare
che una giusta coscienza nazionale.
C. aveva grande fiducia nell’avvenire dell’Italia.
La sparizione degli ostacoli ai rapporti tra oc-
cidente e oriente (ai suoi tempi tra le stirpi cristiana
e islamica) nel Mediterraneo, « questa bella fron-
tiera tra due mondi », gli dava la certezza che
l’Italia si sarebbe trovata « un’altra volta al centro
del commercio e dell’incivilimento, dopo essere stata
in questi ultimi secoli relegata alla estremità ».
La fiducia di C. nella vitalità italiana e quella
nella forza della ragione e dalla istruzione, possono
oggi apparire eccessive, se non illusorie.
Un profondo scetticismo sulla possibilità di dar-
si una vera organizzazione statale e di riscattarsi
XVIII INTRODUZIONE

dai loro costumi, domina gli italiani dopo sessan-


tanni di un secolo, nel quale furono sperimentati,
per vent'anni, ciascuno, e con vario esito, nessuno
soddisfacente, tre regimi diversi. Quanto ai mezzi
di espressione e di diffusione del pensiero, dei qua-
li C. coglieva ogni segno in Asia, quando pochi ne
vedeva in Italia, essi sono divenuti strumenti di
corruzione, di tirannia, di inebetimento, di imbot-
timento di crani.
Stampa e altri mezzi di comunicazione delle no-
tizie, mettono oggi le emozioni e l'educazione col-
lettiva alla mercé di gruppi o di governi e la scienza
è catturata dai poteri. Insomma un pessimista, il
quale non ricordasse che cosa significhi vivere
quando l'intelligenza è tutta asservita o bandita,
potrebbe rilevare che la prima fase del processo
di liberazione dell'uomo di massa dalla ignoranza
l'ha vinta, non l'ignoranza formale dell'analfabeti-
smo (in Italia però l'analfabetismo vince ancora),
ma l'ignoranza sostanziale.
Ma C., pensatore positivo, non era affatto un
illuso; conosceva gli uomini e le società. Predicava
i principi che coglieva nella società in divenire,
proprio perché sapeva che la società ne era gra-
vida, ma che era facile l'aborto.
« Poco è il numero degli uomini grandi nel
bene e nel male; ma immenso è il loro potere sui
mediocri, che hanno l'istinto canino dell'adesività,
e l'istinto pecorino di andare in greggia ».
Quando si occupa della giovane stampa india-
na, C. la divide in tre gruppi: i giornali che di-
fendono la vecchia causa della superstizione, del-
l'ignoranza e della miseria, dell'idolatria, delle te-
INTRODUZIONE XIX

nebre, della stolidezza della moltitudine; un solo


giornale, difensore dei lumi con pochi abbonati;
ed il gruppo di quei giornali che evitano le aperte
questioni di politica e di religione, mirando a pren-
dere la lepre col carro.
Egli però credeva nel fatale irrompere della
cultura e del sapere di massa e non è detto che
non dobbiamo crederci anche noi. Non è detto che
non si debba sperare, con Cattaneo, in masse spi-
ritualmente pronte a ricevere la cultura ed in una
scienza « libera, intrepida, costante e maestosa »,
che non si incurva a mendicare onori, che non
esagera, non transige con gli interessi, che non
viene « sbiancata in massa da un commissario ».
Quello che conta, nella valutazione del pensa-
tore politico, è che, se i lumi e la scienza hanno,
oltre che migliorata la condizione umana, fatto
progredire l'arte dello sterminio e della tirannia,
ciò si deve proprio a quel nazionalismo e militari-
smo dei quali C., e non il liberalismo tradizionale,
a v e v a capito la funesta forza.
Prendiamo dunque lo scrittore così come è,
uomo del suo tempo, con le felici illusioni del suo
tempo, se illusioni vi sono in questa lucida visione
dei fatti e in questa nobile passione per il giusto, che
C. stesso, compendiava nella formula: « Il regno
della verità sulla terra può essere temporaneo e
fugace, ma si deve credere nella vittoria finale del-
la ragione ».

Scrittori di storia, di filosofia e di politica, da


Gobetti a Gramsci a Salvatorelli, parlano di un C.
XX INTRODUZIONE

ideologo. Ma gli specialisti, da Levi a Sestan, ve-


dono in lui l'osservatore ed il connettitore di fatti,
il positivista politico, per dirla con il Levi. Mi pare
che abbiano ragione questi ultimi. Se C. lottò per
determinate soluzioni politiche, se formulò dottrine
valide per una costruzione dello Stato, se f u pen-
satore « impegnato », non formulò una ideologia,
un sistema avveniristico più o meno chiuso, di
previsioni e di precetti. La sua mente spazia in
altri campi, coglie i segni di sviluppo della so-
cietà moderna.
La libertà è soprattutto quella condizione urna-
na che abitua a tenere severo conto di ogni fatto
(( ))

e nulla è costruzione « a priori »; tutto è « rias-


sunto, connessione, sintesi ». I modelli dai quali
parte la sua politica non sono nella sua mente:
sono nella realtà degli Stati Uniti d'America e della
Svizzera del suo tempo.
C. pensava: i tempi richiedono nazionalità, li-
bertà e sviluppo economico. Le forze ostili a questi
progetti della provvidenza, cioè a questi frutti dei
tempi, non cederanno senza lotta e ci attende un
gigantesco conflitto tra il principio assolutistico e
quello di libertà, Attuate nazionalità e sviluppo eco-
nomico in modo da infondere in essi intimamente
la libertà, altrimenti correrete verso nuove forme
di tirannia,
La gloria del pensatore e la fecondità della sua
opera consistono nell'avere studiato e capito le ne-
cessità politiche, sociali, economiche, culturali e
morali della nuova società, nata da quella rivolu-
zione che si è iniziata alla fine del Settecento e che
è in corso, anzi è forse nel suo punto culminante.
INTRODUZIONE XXI

Cattaneo è uno di quegli spiriti dotati che, aven-


do vista bambina la nuova civiltà della tecnica,
ne intuirono la immensa portata morale, spirituale
e politica e diedero giudizi, sorprendenti per l’esat-
tezza, sulle linee di sviluppo della nuova era. È
un’era iniziatasi quando la rivoluzione americana
« demolì in Pennsylvania l’antica monarchia nor-
manna », un’era che va seppellendo per sempre,
e non solo nelle somme istituzioni politiche, il prin-
cipio dinastico, e che va trasformando, con velocità
che la storia non aveva mai conosciuto, la vita
morale, la vita associata, non meno delle condizio-
ni ambientali e della vita individuale.
La dispersione degli studi su troppe materie e
un’eccessiva disparità di scritti che furono rimpro-
verate a C. e che egli stesso era incline a rimpro-
verarsi, non ci appaiono più come un errore, ma
sono la struttura necessaria ed organica della sua
opera.
La sua vigilanza sulla nascita e sulle prime ma-
nifestazioni della società nuova, gli imponeva di
osservarla da tanti punti di vista e di studiare mol-
teplici problemi.
Non per nulla il Politecnico: « Repertorio di
studi applicati alle prosperità e cultura sociale »
è la felice formula degli studi suoi e di quelli che
egli attivava, e non a caso tutta la sua opera si
ispira a questa formula.

Cattaneo - figlio del suo tempo -non sfugge


al tema incompiuto del liberalismo ottocentesco,
di conciliare gli interessi opposti dei proprietari
borghesi e delle classi popolari.
XXII INTRODUZIONE

C. non ha prestato attenzione alla nascente dot-


trina marxista ed ha poco discusso, per ripudiarlo,
il socialismo dei suoi tempi. Alla mentalità positiva
del lombardo sfuggono la predicazione di sistemi
avveniristici, lo schematismo della contrapposizio-
ne tra capitalisti e lavoratori, la formulazione di un
unico problema sociale, al posto dei molti problemi
economici, politici e morali, le ideologie basate su
progetti di società future, la negazione di fattori
storici, come la nazione, che proprio agli umili è
necessaria per avere una personalità.
Non pensava neppure ad un sistema che risol-
vesse tutte le antitesi ed annullasse' la lotta. La
società, vivendo, cerca e crea perpetuamente nuovi
equilibri. « Formula suprema del buon governo e
della civiltà è quella in cui nessuna delle domande
nell'esito suo soverchia le altre e nessuna è del
tutto negata ».
La predicazione delle rivoluzioni, non gli appa-
riva necessaria: le rivoluzioni si preparano - o si
evitano - con le riforme e non si fanno, avvengo-
no. Tenuto conto dei mali prodotti dal rivoluziona-
rismo verbale, e dalle rivoluzioni annunciate e non
fatte, anche questa parte del pensiero di C. è forte
di insegnamenti. Capace di intuire le leggi e le
possibilità di una rivoluzione in atto, C. non pen-
sava a prevedere le rivoluzioni future. Consape-
vole della forza delle istituzioni e dei residui sto-
rici, conscio che i popoli sono fatti in gran parte
del loro passato, non poteva non tenere conto delle
strutture tradizionali, gli erano estranee le visioni
audaci di rovesciamento di quel sistema economico
capitalistico, che vedeva sorgere tanto vigoroso e
ITRODUZIONE XXIII

fecondo, e che poteva generare una borghesia li-


bera, liberalistica, europeizzante, laica.
Ma, osserva Bobbio, la borghesia, come la vo-
leva C., in Italia non nascerà mai. Se C. non è il
conservatore che attende la vittoria della rivoluzio-
ne per proclamarsi rivoluzionario, è un positivo del-
la politica che attende) la scadenza storica della
rivoluzione per essere rivoluzionario. Ma i problemi
sociali non sono affatto estranei al pensiero del
liberista C.
Egli non è fautore del sistema successorio, car-
dine dell'ordinamento napoleonico tuttora vigente,
come dimostra il primo scritto del primo volume
della serie politica. La « Notizia » si chiude con il
giudizio sulle : « improvvide leggi di successione
che profondono tanta terra a chi non ne fa uso,
contendendone la minima parcella alle scarne brac-
cia che implorano lavoro ».
Egli proclama falsa una economia la quale crea
migliaia di cenciosi proletari.
Scritti ripubblicati in questa raccolta dimostra-
no come C . sia stato a torto accusato di essere
insensibile ai problemi del lavoro e delle classi
lavoratrici. Non ebbe modo od occasione di occu-
parsene a fondo, ma non gli sfuggì l'importanza
degli scioperi d'Inghilterra e collaborò alle nascenti
associazioni operaie italiane, nelle quali vedeva le
grandi speranze d'Italia. I suoi studi sulle condi-
zioni morali ed economiche dei contadini, ed i
giudizi sul lavoro nelle colonie, dicono quanto egli
considerasse il lavoro come elemento del sistema
economico,
I1 capitalismo di C. è competitivo, deve trasfor-
XXIV INTRODUZIONE

mare la natura con l’industria, unificare il mondo


con il commercio, distribuire a tutti il benessere,
liberare la vita dai vincoli del tradizionalismo eco-
nomico e giuridico. Si tratta di una concezione non
dogmatica, pervasa dal senso della relatività delle
strutture economiche, che sono determinate dalla
storia, ma condizionate dalle istituzioni politiche e
giuridiche.
La polemica di C. contro le industrie che « fio-
riscono all’ombra delle dogane e che stanno a carico
ed imbarazzo dello Stato », è nel solco del libero
scambismo, ma in nessun pensatore, come in C.
essa si saldava ad un sistema politico coerente di
libertà politica, di unificazione dei popoli, e di pa-
cifismo.
C. è un pensatore di partenza ». Non preten-
deva di conoscere i segreti della storia futura, e
tanto meno di predicare come rifare la società.
Egli colse certe costanti della società moderna e
si adoperò perché esse diventassero linfa del si-
stema.
La sua predicazione di un dinamismo econo-
mico, il suo invito agli italiani perché si impa-
dronissero della scienza e della tecnica e la
infondessero nella vita economica, conservano an-
cor oggi la loro forza, mentre, come ha rilevato
il Bertolino, parvero poco meno che stravaganti ai
benpensanti contemporanei, fedeli osservanti del
precetto, della ineluttabilità, della necessità morale
e della utilità sociale della miseria, che, per secoli
era stato il cardine dell’ordine costituito.
Si sono volute addirittura trovare analogie tra
il pensiero di C. ed il marxismo.
INTRODUZIONE XXV

I1 Gentile riscontrava negli scritti del nostro


lampi geniali del materialismo storico », e Felice
Momigliano scrisse, con una certa enfasi, che C.
formulò il canone fondamentale del materialismo
storico vent’anni prima che lo lanciasse al mondo
la coppia geniale Marx-Engels.
Sono giudizi dei quali nessuno potrebbe negare
l’importanza, ma che ci appaiono oggi alquanto
sommari, e forse viziati da quel puntiglio di ricer-
ca di precursori, che era proprio della cultura di
tempi andati.
Le indagini economiche nella storiografia e nel-
la politica non sono materialismo storico.
I1 giudizio di C. che « nel mondo moderno
l’Inghilterra e l’America le cui sessantamila navi
solcano i mari. sono le incarnazioni della filosofia
di Bacone e di Locke », dimostra che egli crede
soprattutto nella forza delle idee, non in quelle
utopistiche che sono fantasie, ma nelle idee che,
scaturendo dalle viscere dei popoli, fatalmente li
guidano, e che tocca ai saggi enucleare e predicare.
Mi pare invece che si dovrebbero studiare le
analogie con la dialettica marxista di quel pecu-
liare aspetto nel pensiero di C. che Sestan chiama
« il senso dell’incessante trascorrere del reale in
altre forme nuove », e lo studio della sostanza del-
le istituzioni al di sotto del formalismo giuridico.

C . è famoso, tanto che la sua figura ha subìto


le deformazioni e le stilizzazioni che fatalmente
accompagnano la fama.
Tuttavia l’Italia ufficiale boicottò sempre C.;
XXVI INTRODUZIONE

come troppi grandi italiani, egli, vivo non ebbe


nulla, se non amarezza, dal paese’ che ha tanto
onestamente e disinteressatamente servito, alla cui
civiltà e gloria ha tanto contribuito, e della cui
civiltà e gloria si sentiva tanto fiero.
Non ebbe, benché giovane valente, accesso al
Collegio Ghisleri, riservato agli studenti bisognosi
dell’Università di Pavia, non fu aiutato e sorretto
dalla nascente borghesia nella sua opera di diffu-
sione delle nuove idee e delle nuove tecniche, fu
minacciato di arresto e sottoposto a processo qual-
che settimana dopo le cinque giornate, nella città
della quale aveva guidato l’insurrezione e dal go-
verno nato dall’insurrezione. Non ebbe nell’Italia
unita, benché studioso insigne, patriota eroico e
cittadino illustre, né una cattedra, né il modesto
impiego di segretario dell’Istituto Lombardo al
quale aspirava; Jacini non riuscì a farlo entrare
nella Commissione per le Ferrovie. Comune e Go-
verno gli contestarono le pensioni con il pretesto
della cittadinanza onoraria ticinese. È una mac-
chia sul liberalismo di Cavour, l’intervento del Con-
te per precludere a C. qualsiasi lavoro e per co-
stringerlo a prendere di nuovo la via dell’esilio.
Oggi la frequenza delle raccolte antologiche di
scritti di C. dimostra un crescente interesse, ma il
pensiero di C. può fare ancora paura a tanti che
« russano beatamente involti nelle loro guarnacche
magistrali », e può ancora parlare ad un mondo che
minaccia di perdersi, perché non vuol camminare
COI secolo ed innanzi al secolo ».

MARIOBONESCHI
AVVERTENZA

La raccolta degli scritti a cura del Comitato Italo-Sviz-


zero per la pubblicazione delle opere di Carlo Cattaneo av-
viene in cinque serie : letteratura, storia, economia, filosofia
e politica.
I curatori dei precedenti volumi, professori Bertolino,
Salvemini, Sestan e Bobbio, hanno già rilevato le difficoltà
di attuazione della partizione sistematica degli scritti di
Cattaneo. La regola adottata corrisponde alla prassi di tutti
i raccoglitori di scritti di Cattaneo (compresi critici del cri-
terio seguito dal Comitato) ed al criterio, che si potrebbe
dire elementare, di dividere le materie.
Ma qual è il criterio di distinzione tra filosofia, storia e
politica, nell’opera di uno scrittore, il quale elaborava le
sue dottrine con la osservazione dei fatti passati e presenti,
e le esponeva avendo sempre l’occhio ai problemi del suo
tempo? Non è tutta storia un’esposizione, legata ai fatti, dai
ormai ci separa uno spazio secolare, e non è tutta
politica la continua a passionata ricerca sui problemi della
società? Qual è il confine tra economia e politica in scritti di
economia applicata?
Come reggono le divisioni per materia nella estrinse-
cazione di un pensiero, che non fu concepito ed esposto si-
stematicamente, che sempre inseriva il passato nel presente
e nel quale il temperamento polemico e critico non ta-
ceva mai? La politica di Cattaneo è imbevuta di storia, di
geografia, di economia, di diritto e persino di filosofia e
filologia. Non sono politici scritti che rilevano, ad esempio,
XXVIII AVVERTENZA

nelle differenze tra la lingua latina e quella greca, le tracce


del sistema accentratore dei Romani, e di quello federalista
dei Greci?
Ambrosoli ha detto che l’opera di Cattaneo è tutta sto-
rica, perché è dominante in tutta la sua opera la presenza
del passato, così come lo è la persuasione della necessità
di rifarsi al passato per risolvere i problemi del resente.
(Cattaneo educatore - Premessa agli scritti
e sull’istruzione, Firenze 1963).
sull’educazione
Si potrebbe concludere egualmente, che un’opera nella
quale il passato è strumento della visione dei problemi del
presente, è tutta politica.
Nonostante gli inconvenienti del sistema adottato, non
ritengo che sarebbe stato migliore il criterio suggerito dallo
stesso Ambrosoli (Rassegna di studi Cattaneani, « Belfagor »,
1952, p. 680), di raccogliere gli scritti in gruppi corri-
spondenti alle diverse riviste in cui erano per la prima vol-
ta apparsi, per inserire poi entro questi gruppi gli scritti
pubblicati in altra sede e non mai apparsi. Si sarebbe in tal
modo adottato un dato estrinseco, il luogo di pubblicazione
per gli scritti già editi, che sono gli scritti piu importanti,
per ritornare al dato intrinseco, la materia, nella pubblica-
zione, degli scritti inediti o sparsi.
Ora che la pubblicazione del Comitato Nazionale volge
verso il compimento, la scelta del Comitato è suscettibile di
una valutazione d’insieme.
I volumi presentati sono sufficientemente organici per co-
stituire una razionale presentazione del pensiero di Cattaneo.
In questo insieme In raccolta meno sistematica E quella
politica e ciò deriva sia da ragioni di fondo, che dal me-
todo seguito.
I1 Comitato decise all’inizio, su mia proposta e con il
conforto della autorità di Alessandro Levi, di tenere ul-
tima la compilazione dei volumi degli scritti politici, perchè
solo con la determinazione dei limiti secondo dottrine
più sistematiche e definite come la letteratura. la economia,
la storia e la filosofia, si poteva, aiutati dalle scelte pre-
cedenti, delimitare il campo degli scritti politici, Ivolumi
degli scritti politici risentono di questa origine.
Attorno al nucleo di scritti, che si possono definire po-
litici, in quanto strumento di azione politica, o prospettanti
teorie o critiche politiche, convergono scritti che si pos-
sono dire politici solo perché storia, filosofia od economia non
dominano l’argomento e non improntano lo studio esclu-
sivamente con 1s loro logica. Numerosi sono pertanto nella
AVVERTENZA XXIX

presente raccolta gli scritti, specie gli articoli di giornale,


che hanno un contenuto storico, economico e tecnico.
Ma non credo di ingannarmi, se affermo che con que-
sto criterio di raccolta si mette in luce la sostanziale orga-
nicità dell’opera di Cattaneo, sotto la sua a parente occa-
sionalità, varietà, e dispersione. C. si dedicava ai pro-
blemi vivi e la varietà di argomenti è riflesso di una unita-
ria ispirazione.
una politica di vasto respiro, che si appoggia alle
scienze e che si esplica nei più disparati problemi, dai la-
vori pubblici ai tiasporti, dall’edilizia all’istruzione, dalla fi-
nanza all’economia, dalle fonti di energia al regime penale,
dalle scienze naturali alla tecnica.
Altrettanto varie ne sono le fonti: studi teorici, notizie,
recensioni, prefazioni, necrologi, articoli, resoconti, studi
organici, istanze e memorie ad autorità costituite, manifesti,
programmi, appunti.
Deriva da queste premesse che sarebbe erroneo rico-
struire il pensiero politico di C. fluente in tanti rivoli, sulla
sola base degli scritti che nella presente raccolta sono chia-
mati politici.
L‘epistolario è - ad esempio - una fonte primaria del
pensiero politico. Un osservatore sagace e attento come C.,
un consigliere, spontaneo o richiesto, di uomini di azione, un
esule sempre mescolato alle vicende italiane, usava le missive
come strumento di riflessione, di commento e di attività po-
litica. Si aggiunga che l’epistolario contiene, accanto alle
lettere, che il Caddeo ha raccolte ed annotate con incompa-
rabile perizia e pazienza, a pelli, indirizzi e scritti politici,
che non sono propriamente Pettere. Caddeo li ha pubblicati
con le lettere, forse perché li aveva rinvenuti o trascritti in
occasione della ricostruzione dell’epistolario.
Se i volumi degli scritti politici fanno in certo senso
corpo con l’epistolario, anche gli scritti storici ed economici
sono testi di pensiero politico. La partizione è dunque me-
ramente orientativa.
Nella distribuzione degli scritti ho seguito un sistema
misto tra quello organico e quello cronologico.
Parte notevole del primo volume è costituita dalle « No-
tizie » raccolte in unico capitolo ed ordinate secondo il cri-
terio cronologico.
Alessandro Levi definiva non molto importanti le « No-
tizie n . Malgrado questa autorevole opinione e malgrado
che le più organiche « Notizie » fossero già state acquisite
a i volumi storici e politici, ho ritenuto che esse potessero
XXX AVVERTENZA

comparire nella raccolta. Si tratta di note che C. venne


pubblicando, dapprima sul « Bollettino di notizie statistiche
italiane e straniere annesso agli Annali Universali di Sta-
tistica », ed in seguito sul « Politecnico i). Le « Notizie » co-
stituiscono nel loro complesso un quadro della società ita-
, liana e dell'evoluzione nel mondo.
E cronaca, presentata nei suoi nessi con i problemi
generali, nella quale scorre il pensiero politico e si esplica
una critica politica più vigorosa di quanto la occhiuta cen-
sura austriaca, non volesse concedere. C. sceglieva notizie che
mettessero in luce la necessità di affrancamento dal passato
e dalle vecchie strutture, che parlassero delle istanze di li-
bertà dei popoli moderni, che mostrassero gli inconvenienti
della barbarie e di tutte le superstizioni, i danni della po-
litica di potenza e di disprezzo dei diritti dei popoli, il largo
moto di istruzione e di educazione che cominciava in tutto
il mondo.
Illettore contemporaneo è abbastanza scaltrito in tema
di vita senza libertà o di tabù intoccabili anche in regime di
libertà, per cogliere nelle notizie un continuo spirito pole-
mico contro l'immobilismo della società, l'accademismo dei
dotti che si lasciano superare dai tempi, la cecità del potere
imperiale e clericale, una sottile propaganda per le idee
liberali, che la censura non arrivava ad avvertire. Dice C.
stesso (nella prefazione delle Memorie di economia pubblica) :
« Non potendo per le condizioni della patria mia, avere li-
bera parola .... mi raccolsi a coltivare gli argomenti pratici
che man mano mi vedeva sorger vicino ».
Dopo la liberazione, le « Notizie » contengono più aper-
tamente spunti polemici, diretti contro l'ordinamento ac-
centrato. che si andava avviluppando l'Italia con leggi poste
« fuor dal inondo della ragione » . Qualunque argomento
trattino, le » Notizie » sono politiche, sotto una penna alla
quale bastano i problemi del commercio delle sete, per di-
mostrare la utilità della libera discussione, la recensione di
studi su talune specie di formiche, per efficaci paragoni po-
litici, od un congresso di dotti francesi per dettare la più
efficace definizione del concentramento politico « poderosa
lente che addensa tutti i raggi in un foco abbagliante, che
non corrisponde al temperato vigore della luce diffusa ».
Spesso le « Notizie » concludono con giudizi brucianti
e sintesi lapidarie; sempre in esse c'è, espressa o sottintesa,
la morale, sempre scorre il pensiero politico.
Un capitolo apposito è costituito dagli scritti sulle co-
struzioni ferroviarie e sui lavori pubblici. I più organici
AVVERTENZA XXXI

scritti in materia figurano fra gli scritti economici. Anche il


materiale residuo si è rilevato ingente e sarebbe stato an-
cora più vasto, se si fossero accolte tutte le uttribuzioni di
scritti anonimi gia operate da altri. Qui sono pubblicati gli
scritti residui dalle precedenti raccolte, salva l’omissione,
per ragioni di spazio di quelli che appaiono ripetizione di
temi già trattati, o comunque meno interessanti.
La materia è ampia ed eterogenea; comprende dati eco-
nomici, tecnici, amministrativi, e si sviluppa su linee pole-
miche che danno il tono politico, Viene così assegnata alla
politica quella parte degli scritti in materia di comunicazio-
ni e di lavori pubblici, che era stata omessa nella cernita
degli scritti economici. Ciò dà luogo all’inconveniente che
scritti economici e scritti politici accolgano studi sulle stesse
materie e che tra i politici siano gli studi meno interessanti.
Ma questi inconvenienti non sono gravi: per uno scrittore
unitario nelle più disparate materie, come è il C . , la linea
di partizione, può bene essere determinata, non tanto dal-
l’oggetto dello scritto, che spesso & un’occasione per una
convergenza di osservazioni, ma dalla maggiore o minore
accentuazione degli elementi politici, dal carattere di studio,
piuttosto che di articolo o di memoria, e non è inopportuno
che il lettore ritorni, in sede di ricerche sul pensiero po-
litico, sugli stessi temi che aveva trovato negli scritti eco-
nomici.
Sarebbe stato d’altra parte una grave lacuna la man-
canza in una raccolta di scritti olitici, degli studi ferro-
viari che sono occasione per una otta politica, che è tra le
più caratteristiche. C. combatte, sui progetti di strade fer-
rate, il misoneismo, che ignora la necessità sociali, il mero
tecnicismo, che ignora la complessità dei problemi e la
necessità delle soluzioni di sintesi, gli interessi particolari,
che impediscono le soluzioni razionali. Ne deriva un quadro
assai interessante di studi e polemiche sulla trasformazione
strutturale dei mezzi di comunicazione. Ho però ritenuto pru-
dente, sia perché la materia è già vasta, sia per i criteri
che esporrò più avanti in materia di attribuzione, non racco-
gliere tutto quanto potrebbe essere assegnato a C. in ma-
teria ferroviaria,
Per gli scritti relativi alle cose d‘Italia e d’Europa nel
1848 - 1849, per lo più frammenti od inediti, sui quali hanno
largamente mietuto gli altri curatori, la politica si pre-
senta in veste di storia minore o più accentuatamente le-
gata all’opera personale od alla polemica. Il lettore troverà
qui la eco delle vigorose polemiche e delle forti ricostruzio-
XXXII AVVERTENZA

ni che risultano dagli scritti storici e dai volumi dedicati


alla insurrezione del 1848.
Altri gruppi costituiti secondo il criterio organico sono :
il capitolo delle lettere ai giornali inglesi, e quello dedicato
alla Svizzera, nel quale ho aggiunto alcuni inediti sui tiri
cantonali. Questi ultimi sono una eloquente esaltazione delle
libertà elvetiche, della quale è superfluo sottolineare I’im-
portanza.
HO raccolto sotto il titolo « Riforma penale » gli scritti
in materia penale e penitenziaria. Attorno al nucleo che C.
aveva raccolto in « Alcuni scritti », sono stati collocati gli
scritti successivi nell’argomento.
Il gruppo degli scritti sulla istruzione pubblica è co-
stituito dalle opere sull’argomento, salvo quelle che fanno
parte delle notizie.
Gli altri scritti sono ordinati con criterio cronologico e,
per gli scritti senza data, di connessione nell’oggetto.
Debbo chiarimenti sul problema delle attribuzioni. È
noto come la base della bibliografia cattaneana sia data dal
diligentissimo lavoro di Alessandro Levi (Il positivismo po-
litico di C. C.,Bari 1928). Ma lo stesso Levi aveva aperto il
varco a successive ricerche, osservando essere molto pro-
babile che, dopo un primo articolo del 1822, il C. non avesse
atteso undici anni per pubblicarne un secondo. Il Levi aveva
attribuito al C. un articolo apparso anonimo sul periodico
« L’Eco della Borsa » nel 1836, sulla base del cenno con-
tenuto in una lettera dello stesso C., ma aveva concluso che
le ricerche ulteriori erano riuscite vane.
I ricercatori successivi, che partivano dalla base data
dal Levi, furono più fortunati. Il Prof. Sestan ha ritrovato
un lungo scritto, l’esposizione dei discorsi alla Camera dei
Comuni in Inghilterra sulla tariffa daziaria delle sete, usci-
to negli Annali di statistica » del 1829, firmato.
[(

Questo articolo ha messo i ricercatori sulle tracce di


altri studi, nei quali si ritrovano anche elementi di biogra-
fia, vale a dire gli indizi di un viaggio di C. in Inghilterra.
Il Caddeo ha proseguito il lavoro sulla traccia delle attri-
buzioni risultanti dalle lettere e da altri scritti ed ha così
potuto riconoscere la paternità di C. su una serie di scritti,
pubblicati ne « L’Eco della Borsa ».
Recentemente I’Ambrosoli ha ampliato le ricerche sui
periodici milanesi del tempo, arrivando ad altre attribu-
zioni per ragioni di materia, di stile. di connessione. (La
formazione di C.C. Milano-Napoli 1960). Non tutte queste
attribuzioni sono state accettate nella presente raccolta, che
AVVERTENZA XXXIII

non è, come i curatori dei precedenti volumi hanno già scrit-


to nelle loro prefazioni e note, né completa né critica. Per-
tanto non potevo, in via di massima, risolvere problemi di
attribuzione secondo criteri presuntivi, i quali richiedono
lunghe ed esperte analisi, ma potevo solo tener conto delle
attribuzioni basate su dati certi.
Altro problema aperto è quello della attribuzione di
« Notizie » anonime sul « Bo ettino » Le « Notizie sul
Bertolino (Scritti economici, pag. 3 nota 1 ) : « È ormai ac-
anche notizie anonime. E o inione unanime degli studiosi
che C. abbia largamente agli Annali. Scrive il
Bertolino (Scritti economici pag. 3 nota 1): « È ormai ac-
certato (Caddeo, Epistolario, I, p p , 30, 390, Firenze, Bar-
béra 1949) che il Cattaneo avesse rapporti con gli editori
degli Annali ’’ fin dal 1828 e che il « Bollettino », ag-

giuntovi, nel 1830, fosse da lui “ suggerito ’’ e quasi intera-


mente redatto. Tanta parte degli scritti anonimi di politica
economica prima che apparisse nel 1833 il rimo firmato con
il suo nome è probabilmente di lui 1 1 . Anche taluni richiami
che il C. fa a notizie precedenti, le quali però non si ri-
trovano tra quelle siglate, possono far pensare che egli ab-
bia scritto più di quanto firmasse.
Questi dati non mi sono però apparsi sufficienti per pro-
cedere ad una attribuzione in massa. Ad esempio non mi
sembra di poter dare per sicura l’attribuzione a C. di tutti
gli scritti contenuti in una rubrica, solo perché nell’indice,
uno di tali articoli, anonimo nei testo, è siglato C. C., attri-
buzione sostenuta dall’Ambrosoli. Ciò non toglie che alcune
delle attribuzioni presuntive dell’Ambrosoli, appaiano così
sicure da poter essere accolte, anche in una edizione non
critica. Diverso è il criterio per le « Notizie » apparse sul
Politecnico. Del « Politecnico » C. era direttore e redattore,
ed è logico attribuire a lui tutto quanto pubblicato in una
rubrica per lo più anonima, ma se nata da impronta per-
sonalissima. È !i criterio seguito tra izionalmente, dal Rosa
al Levi, che trova conforto in una affermazione dello
stesso C. « Tutti quanti gli articoli anonimi intorno ad ogni
sorta di idee e di mercanzie, sono miei » (Levi, OP. cit.,
p 152).
Per gli scritti pubblicati sul « Politecnico » con carattere
formale di recensione, ma con natura sostanziale di monogra-
fia, ho adottato il titolo che C. ha collocto in testa alle pagine,
in luogo del titolo iniziale che contiene le indicazioni del-
l’autore, del titolo dell’opera, la data dell’edizione, dati que-
sti di scarso intcresse per il lettore odierno.
Ho mantenuto la grafia di C.,ma, quanto agli accenti,
ci sono riuscito solo in parte, a causa della impostazione
tipografica iniziale, mantenuta per ragioni di economia.
Rivolgo un commosso e grato pensiero alla memoria dei
Presidenti del Comitato che ci hanno lasciato, Alessandro
Levi e Plinio Bolla, incitatori e consiglieri. Ringrazio il
Prof. Leo oldo Marchetti, ausilio paziente e sagace dei cu-
ratori raccolta.
M. B.
INDICE DELLE SIGLE

Annali universali di statistica, economia pubblica,


storia, viag i e commercio A.U.S.
Bollettino notizie statistiche ed economiche, di
-
invenzioni e scoperte italiane e straniere Annes-
so a li Annali B.N.S.E.
I1 - Repertorio mensile di studi a pli-
cati alla prosperità e cultura sociale - Mi ano,
1833 e segg. POL
-
Alcuni scritti del Dott. Carlo Cattaneo Milano,
1846-1847. Tre volumi A.S.
Memorie di economia pubblica dal 1833 al 1860,
Vol. I, Milano 1860 M.E.P.
Manoscritti dell’archivio Cattaneo - Museo del
Risorgimento di Milano M.R.M.
Scritti inediti o dimenticati, in a pendice a « La
formazione di Carlo Cattaneo » Luigi Ambro-
-
soli, Milano Napoli 1960 S.I.D.
Opere edite ed inedite di Carlo Cattaneo raccolte
da Agostino Bertani sette vol. Firenze 1881-1892 O.E.I.
Scritti letterari artistici, linguistici e vari raccolti
e ordinati da Agostino Bertani, II ed. Firenze
1948 (è la seconda edizione dei volumi I e IL del-
RO.E.I.) S.L.A.L>
Scritti politici ed epistolario pubblicati da Gabrie-
le Rosa e Jessie White Mario, tre vol. Firenze,
1892, 1901 S.P.E.
Scritti storici, letterari, linguistici, economici, or-
dinati per cura di Carlo Romussi. Volume uno,
nella Biblioteca classica economica, Milano, 1898 S.S.L.L.E.
Scritti com leti editi ed inediti riordinati da Ar-
can elo tre vol. Milano, 1925- 1926
storica degli esuli italiani) S.C.E.I.
Scritti di Carlo Cattaneo in « Il sitivismo po-
litico di Carlo Cattaneo » di Levi.
Bari, 1928 s,c.c.
XXXVI INDICE DELLE RIGHE

Epistolario raccolto e annotato da Rinaldo Cad-


-
deo Firenze, quattro vol., 1949, '52, '54, '56 E.P.
Scritti storici e geografici a cura di Gaetano Sal-
vemini ed Ernesto Sestan, quattro voll., Firenze
1957 S.S.G.
Scritti economici a cura di Alberto Bertolino -
Firenze, tre voll., 1956 S.E.
Scritti filosofici a cura di Norberto Bobbio, Fi-
renze, tre voll., 1960 S.F.
-
Terre italiane Trentino, Istria, Savoia c Nizza,
T.I.
Canton Ticino, Città di Castello, 1920
Sa gi di economia rurale a cura di Luigi Einaudi,
I, Biblioteca di cultura economica - Torino,
1939 S.E.R.
Opere di Giandomenico Romagnosi, Carlo Catta-
neo, Giuseppe Ferrari a cura di Ernesto Sestan, in
« La letteratura italiana -
Storia e testi », vo-
-
lume LXVIII, Milano Napoli 1958 O.R.C.F.
I
NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE

I. . CATTANEO.Scritti politici. i.
. . . . .. , , . .
, ... ,

Maggio 1833

Società per sovvenire i poveri


e dissodare le terre inculte *
Si instituì una Società per porgere sussidio ai po-
veri industriosi, e propagare il dissodamento delle ter-
re inculte. Ha preso il titolo di Instituto di migliora-
mento agrario : Agricultural Improvement Institution.
Da un ragguaglio fatto al Parlamento britannico appare
che quindici milioni di acri di terra coltivabile giac-
ciono negletti. Primo intento della nuova società si è
di ottenere in dono o in compera ampj tratti, ripartirli
in piccioli poderi, affittargli con molta agevolezza ai
poveri, sovvenendogli delle scorte necessarie, e dei lu-
mi opportuni, sicché possano non solo sostentarsi, ma
gradatamente recar qualche rimborso alla Società, e
raccogliere qualche civanzo anche per sé. Le prime
spese saranno sostenute per mezzo di soscrizioni. E una
somma annua anche di soli dieci scellini ossia franchi
12 1/2 basterà ad acquistare il diritto di votare nelle
adunanze della benefica Società, la quale come si vede
è intesa a riparare in qualche modo il profondissimo

Pubblicato in B.N.S.E., 1833. I, p. 202.


L’acre è più di sette pertiche milanesi; il totale sarà
dunque di circa 110 milioni di pertiche; cioè più di cento-
mila poderi da mille e più pertiche ciascuno. Più milioni
d’uomini ne potrebbero trarre una agiata e placida sussi-
stenza.
4 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

danno recato al paese dalle improvvide leggi di suc-


cessione che profondono tanta terra a chi non ne fa
uso, contendendone la minima particella alle scarne
braccia che implorano lavoro.

Maggio 1833

Navigazione dell' Indo


Da una relazione geografica fatta al governo del
Bengala dal tenente A. Burnes si rileva che l'Indo a
Tatta nel mese di aprile aveva una larghezza di 670
piedi e una profondità media di 15, con una velocità
di miglia inglesi 2 1/2 all'ora. Egli valutò che il vo-
lume di quelle acque varia dagli 80,000 ai 110,000
piedi cubici al minuto secondo. I1 che equivale a quat-
tro volte incirca il volume delle acque del Gange a
pari distanza dal mare ed eguaglia quasi quello del
Mississipì. Questa maggiore affluenza d'acque nell'Indo
che nel Gange vuolsi ascrivere principalmente a ciò che
questo riceve lo scolo del pendio meridionale degli
Imalai, mentre l'Indo superiore serpeggia fra le elevate
valli del declivio boreale in un labirinto di laghi e di
ghiacciaj, cosicché le sue piene sogliono precedere la
stagione delle pioggie e corrispondere piuttosto a quel-
la del digelo. I1 fiume Sutlege suo influente sgorga dal
lago sacro di Manasarovara nel Tibeto, 17,000 piedi
sopra il livello del mare, cioè circa 2500 piedi più
alto della sommità del M. Bianco. Inoltre l'Indo scor-
re incassato in profonde ripe mentre il Gange si di-
lata a modo di laguna, e viene a disperdersi qua e là
in paludi, in piccoli rami, e in canali d'irrigazione; ed
alterna a guisa di torrente le secche e le inondazioni.

Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, pp. 205-206.


4 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

danno recato al paese dalle improvvide leggi di suc-


cessione che profondono tanta terra a chi non ne fa
uso, contendendone la minima particella alle scarne
braccia che implorano lavoro.

Maggio 1833

Navigazione dell' Indo


Da una relazione geografica fatta al governo del
Bengala dal tenente A. Burnes si rileva che l'Indo a
Tatta nel mese di aprile aveva una larghezza di 670
piedi e una profondità media di 15, con una velocità
di miglia inglesi 2 1/2 all'ora. Egli valutò che il vo-
lume di quelle acque varia dagli 80,000 ai 110,000
piedi cubici al minuto secondo. I1 che equivale a quat-
tro volte incirca il volume delle acque del Gange a
pari distanza dal mare ed eguaglia quasi quello del
Mississipì. Questa maggiore affluenza d'acque nell'Indo
che nel Gange vuolsi ascrivere principalmente a ciò che
questo riceve lo scolo del pendio meridionale degli
Imalai, mentre l'Indo superiore serpeggia fra le elevate
valli del declivio boreale in un labirinto di laghi e di
ghiacciaj, cosicché le sue piene sogliono precedere la
stagione delle pioggie e corrispondere piuttosto a quel-
la del digelo. I1 fiume Sutlege suo influente sgorga dal
lago sacro di Manasarovara nel Tibeto, 17,000 piedi
sopra il livello del mare, cioè circa 2500 piedi più
alto della sommità del M. Bianco. Inoltre l'Indo scor-
re incassato in profonde ripe mentre il Gange si di-
lata a modo di laguna, e viene a disperdersi qua e là
in paludi, in piccoli rami, e in canali d'irrigazione; ed
alterna a guisa di torrente le secche e le inondazioni.

Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, pp. 205-206.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 5

A promovere le costruzioni navali gioverà oltremodo


la gran copia di immensi abeti e cedri che si fanno
discendere massimamente pel fiume Jelum; e di cui già
si valse Alessandro a costruir la sua armata per l’Ocea-
no. Si trovano arbori di 13 piedi di diametro. In una
catena di monticelii 20 miglia al mezzodì di Peshawur
città posta presso Attok e poco lungi dalla riva destra
dell’Indo si scoperse un immenso letto di carbon fossi-
le, un altro se ne rinvenne nel Cutch tra la penisola
di Guzurate e le foci dell’Indo; cosicché quando i na-
viglj a vapore saranno posti sull’Indo avranno un de-
posito di combustibile presso la foce del fiume e un
altro nelle regioni interiori. Certamente fa meraviglia
come questa scoperta siasi fatta appunto quando si
stanno allestendo le navi a vapore per quel gran fiume.
Qual sia per essere l’incremento che quella navigazione
recherà al commercio universale e alla comune pro-
sperità del genere umano si potrà facilmente concepire
ove si pensi che la gran convalle dell’Indo supera in
ampiezza quella del Danubio, e comprende fra le
doviziose sue regioni il Penj-ab ed il paradiso di Ca-
scemira.

Maggio 1833
Stato delle scuole nell’ India
Si è pubblicato nell’Asiatic Journal di dicembre 1832
un ragguaglio del Comitato generale di pubblica in-
struzione nel Bengala. Vi si dichiara che gli sforzi del
Comitato mirarono al doppio intento di propagare le
utili cognizioni, e cattivar la fiducia degli indigeni as-
secondandone le più radicate opinioni. A tal uopo si

Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, pp. 206-207.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 5

A promovere le costruzioni navali gioverà oltremodo


la gran copia di immensi abeti e cedri che si fanno
discendere massimamente pel fiume Jelum; e di cui già
si valse Alessandro a costruir la sua armata per l’Ocea-
no. Si trovano arbori di 13 piedi di diametro. In una
catena di monticelii 20 miglia al mezzodì di Peshawur
città posta presso Attok e poco lungi dalla riva destra
dell’Indo si scoperse un immenso letto di carbon fossi-
le, un altro se ne rinvenne nel Cutch tra la penisola
di Guzurate e le foci dell’Indo; cosicché quando i na-
viglj a vapore saranno posti sull’Indo avranno un de-
posito di combustibile presso la foce del fiume e un
altro nelle regioni interiori. Certamente fa meraviglia
come questa scoperta siasi fatta appunto quando si
stanno allestendo le navi a vapore per quel gran fiume.
Qual sia per essere l’incremento che quella navigazione
recherà al commercio universale e alla comune pro-
sperità del genere umano si potrà facilmente concepire
ove si pensi che la gran convalle dell’Indo supera in
ampiezza quella del Danubio, e comprende fra le
doviziose sue regioni il Penj-ab ed il paradiso di Ca-
scemira.

Maggio 1833
Stato delle scuole nell’ India
Si è pubblicato nell’Asiatic Journal di dicembre 1832
un ragguaglio del Comitato generale di pubblica in-
struzione nel Bengala. Vi si dichiara che gli sforzi del
Comitato mirarono al doppio intento di propagare le
utili cognizioni, e cattivar la fiducia degli indigeni as-
secondandone le più radicate opinioni. A tal uopo si

Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, pp. 206-207.


6 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

promosse lo studio della letteratura Maomettana e In-


dostanica nei Collegj sanscritti di Calcutta e Benares,
nel Madressa di Calcutta, e nei collegj di Agra e Delhi,
come quelli a cui sogliono spontaneamente concorrere
coloro che aspirano al sacerdozio, alla giurisprudenza
ed alla letteratura. Però la direzione di 'questi stabili-
menti è in mano di europei i quali dopo aver vinto
colla perseveranza e colla prudenza i molti ostacoli che
si opponevano al loro predominio, hanno finalmente
introdotto un ordine regolare di studj, di esercizj, di
ricompense e di sussidj. S'intese piuttosto a perfezionare
gli studj già invalsi che ad introdurre grandi mutazioni.
Così a cagion d'esempio si ordinò che allo studio della
legge maomettana, o braminica precedesse uno studio
regolare dell'arabo; o del sanscritto, mentre per lo avan-
ti si insegnava la legge senza insegnare la lingua in cui
la legge era scritta. Oltre a ciò non si ommise di intro-
durre le scienze europee. Da molti anni si introdusse in
Calcutta lo studio d'Euclide e della medicina ed ana-
tomia Europea. Ad Agra e Delhi si danno gli elementi
di geografia, astronomia e matematica. Nei collegj di
Calcutta, Agra, Delhi e Benares si diffuse lo studio del-
le lettere inglesi. Così senza far violenza alle abitudini
ed alle opinioni degli indigeni si avviano gradatamente
e destramente sulla strada del meglio quelli che per il
grado loro e il loro officio debbono ottener maggior po-
tere sulle menti indiane. L'amore delle lettere inglesi
si propagò principalmente per mezzo del Vidyalaya e
Collegio Indiano di Calcutta gli allievi del quale hanno
eretto in varj luoghi scuole libere. L'effetto principale
di questo studio si è di insinuare negli animi della fa-
coltosa gioventù, una salutare indifferenza ed anche
avversione alle pratiche moleste e vincolanti del bra-
mismo. Il comitato non essendo provveduto dei sussidj
necessarj a diffondere il beneficio dell'educazione su
tutti i ceti del popolo, ha cercato di favorire le classi
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 7

più agiate come quelle che son già più disposte ad


approfittare, e che hanno maggior influenza sull'anda-
mento delle cose. Una delle mire del comitato si è la
formazione di un idioma comune per le provincie occi-
dentali; ed è a tal uopo che si promossero con qualche
dispendio le scuole di Saugor, tuttoché d'indole poco
più che elementare. Il regolo di Jessore, per nome Sri-
giùt Buruda Kantù Roy, essendo minorenne e in tutela
della Compagnia delle Indie, attende in Calcutta allo
studio delle lettere e scienze inglesi sotto la guida
di Beni-madhub Ghose allievo di quel collegio indiano.
A Wallaj-abad si fondò una scuola di musica militare
nella quale si allevano alcuni degli orfani dell'Asilo
maschile.

Maggio 1833

Altre notizie interessanti sull' India *


A Moulmein sulle coste di Tenasserim due missiona-
rj dei Ribattezzanti o Anabattisti fondarono una loro
cappella, e sembrano ottener qualche seguito. Una cap-
pella cattolica vi viene officiata da un prete italiano.
Nelle vicinanze di Dollera luogo ove nell’estate si
tiene una gran fiera pel cotone si sta lavorando ad un
pozzo trivellato, per riparare al difetto di acque vive
che costringe i mercanti a dissetarsi a scarse ed insa-
lubri cisterne,
Col gennaio del 1832 si intraprese ad aprire un
passo nelle rupi dei Monti Gati, o Gauti pel quale
dalla provincia interna di Coimbatore si riescirà sulle
coste del Malabar. Nella lunghezza di miglia 6 ½ si
ha una ascesa di 8000 piedi, un altro tronco di tre mi-

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, pp. 207-208.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 7

più agiate come quelle che son già più disposte ad


approfittare, e che hanno maggior influenza sull'anda-
mento delle cose. Una delle mire del comitato si è la
formazione di un idioma comune per le provincie occi-
dentali; ed è a tal uopo che si promossero con qualche
dispendio le scuole di Saugor, tuttoché d'indole poco
più che elementare. Il regolo di Jessore, per nome Sri-
giùt Buruda Kantù Roy, essendo minorenne e in tutela
della Compagnia delle Indie, attende in Calcutta allo
studio delle lettere e scienze inglesi sotto la guida
di Beni-madhub Ghose allievo di quel collegio indiano.
A Wallaj-abad si fondò una scuola di musica militare
nella quale si allevano alcuni degli orfani dell'Asilo
maschile.

Maggio 1833

Altre notizie interessanti sull' India *


A Moulmein sulle coste di Tenasserim due missiona-
rj dei Ribattezzanti o Anabattisti fondarono una loro
cappella, e sembrano ottener qualche seguito. Una cap-
pella cattolica vi viene officiata da un prete italiano.
Nelle vicinanze di Dollera luogo ove nell’estate si
tiene una gran fiera pel cotone si sta lavorando ad un
pozzo trivellato, per riparare al difetto di acque vive
che costringe i mercanti a dissetarsi a scarse ed insa-
lubri cisterne,
Col gennaio del 1832 si intraprese ad aprire un
passo nelle rupi dei Monti Gati, o Gauti pel quale
dalla provincia interna di Coimbatore si riescirà sulle
coste del Malabar. Nella lunghezza di miglia 6 ½ si
ha una ascesa di 8000 piedi, un altro tronco di tre mi-

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, pp. 207-208.


8 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
glia conduce al colle della Vallanga (Avalanche Hill)
ed un altro di sei miglia conduce al giogo del monte
Cunda (Khoondah). Da quel giogo a Calicut sulla ma-
rina Malabarisa sono sessanta miglia; trenta delle qua-
li si possono navigare sul fiume Beypore. I1 passo è
già accessibile ai palanchini ed alle bestie da soma, e già
gli abitanti lo frequentano pei loro traffichi.
Alla ribellione dei Coli già da noi accennata, tenne
dietro nello stesso paese quella dei Chooari c sembra
muovere dalla stessa sorgente. Inutili riescirono le pra-
tiche per ricondurli alla quiete. Il loro capitano è Gunga-
narain, nome che suona: Lione del Gange. Le ostilità
cominciarono col giugno dell’anno prossimo passato.
Molte terre vennero incendiate, molti insurgenti uc-
cisi; nondimeno tutto il paese di Chota Nagpore nel
distretto di Ramghur era in loro potere, e il loro capo
aveva assunto il titolo di ragia o re, esigendo le im-
poste e facendo il piacer suo della vita e degli averi
degli abitanti. Egli aggiungeva al coraggio l’astuzia
facendosi credere un messo del cielo, I’Avatar di Kal,
e il protetto della dea Devi, o Kali M a . Gli insorgen-
ti erano stati spinti alla disperazione dalla ferocia con
cui le prime loro mosse erano state represse, e gio-
vandosi della natura paludosa del suolo, e delle piog-
ge estive avevano forzato le genti della Compagnia
delle Indie a ritirarsi dopo incredibili disagj nel loro
campo di Bancoora. È cosa strana che in un dei più
pacifici territorj dell’India tre insurrezioni quella cioè
dei Molavei, dei Coli, e dei Chooari siansi così rapida-
mente susseguite. Sembra che grosse bande di Arabi
e di Seichi accorressero a prender parte alla guerra.
Sulle coste del Golfo del Bengala domina un orribile
carestia, che vuolsi prodotta dalla siccità; sarebbe giu-
stizia l’attribuirla almeno in parte al regime desola-
tore della conquista.
A questi mali si aggiunsero varj naturali disastri.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 9

Nei distretti di Balasore, Hidgelee, Tumlook e Cuttac


un’inondazione spaventevole aveva trascinato in mare
circa 600,000 maunds di sale, al che deve aggiungersi
la perdita delle vite che solo a Balasore ammontò a
quasi 200 anime. Una violenta marea aveva distrutto
quasi interamente la terra di Coringa, case e abitanti.

Maggio 1833

America - Nuova setta dei Marmoniti


Una stravagante congregazione di fanatici detti Mur-
moniti si formò due anni sono a Painesville nello Sta-
to dell’Ohio e già si propagò in Pensilvania facendo
numerosi seguaci. Questa setta ha qualche affinità al
Sansimonismo, e pone a primo principio la comunan-
za dei beni come i fratelli Moravi, e i frati Cappuc-
cini. I1 fondatore è un Joe Smith lattonajo girovago.
Narra alla gente di aver rinvenuto alle falde di un
colle nel contado di Ontario (Stato di Nuova York)
certi piatti d’oro coperti di caratteri, dai quali trasse
la Biblia Marmionica. È giunto a raccogliersi intorno,
parecchie centinaja di credenti. Una delle fanfaluche
che va vendendo e che ha cavato dai piatti sullodati
si è che il mondo sta per finire col secolo corrente;
vecchia fantasia che corse a suo tempo tutta Europa.
I1 mondo si risolverà quasi tutto nel Chaos, tranne
però l’America; sicché grandissima è la pietà che i
Marmoniti provano per gli infelici Europei. Per estin-
guere il fomite del fanatismo vi ha una sola via; svol-
gere e corroborare il naturale buon senso degli uomini
con una larga e schietta instruzione.

Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, pp. 208-209.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 9

Nei distretti di Balasore, Hidgelee, Tumlook e Cuttac


un’inondazione spaventevole aveva trascinato in mare
circa 600,000 maunds di sale, al che deve aggiungersi
la perdita delle vite che solo a Balasore ammontò a
quasi 200 anime. Una violenta marea aveva distrutto
quasi interamente la terra di Coringa, case e abitanti.

Maggio 1833

America - Nuova setta dei Marmoniti


Una stravagante congregazione di fanatici detti Mur-
moniti si formò due anni sono a Painesville nello Sta-
to dell’Ohio e già si propagò in Pensilvania facendo
numerosi seguaci. Questa setta ha qualche affinità al
Sansimonismo, e pone a primo principio la comunan-
za dei beni come i fratelli Moravi, e i frati Cappuc-
cini. I1 fondatore è un Joe Smith lattonajo girovago.
Narra alla gente di aver rinvenuto alle falde di un
colle nel contado di Ontario (Stato di Nuova York)
certi piatti d’oro coperti di caratteri, dai quali trasse
la Biblia Marmionica. È giunto a raccogliersi intorno,
parecchie centinaja di credenti. Una delle fanfaluche
che va vendendo e che ha cavato dai piatti sullodati
si è che il mondo sta per finire col secolo corrente;
vecchia fantasia che corse a suo tempo tutta Europa.
I1 mondo si risolverà quasi tutto nel Chaos, tranne
però l’America; sicché grandissima è la pietà che i
Marmoniti provano per gli infelici Europei. Per estin-
guere il fomite del fanatismo vi ha una sola via; svol-
gere e corroborare il naturale buon senso degli uomini
con una larga e schietta instruzione.

Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, pp. 208-209.


10 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Maggio 1833

Oceanica - Esito delle missioni cristiane


nelle isole della Società *

I Direttori della Società de' Missionarj a Londra


hanno pubblicato una difesa delle operazioni da loro
intraprese nelle isole della Società per diffondervi il
cristianesimo.
È noto che quegli isolani al primo arrivo degli Eu-
ropei già si trovavano ordinati in regolare e ragione-
vole consorzio, quantunque tra le loro costumanze
antichissime alcune fossero pur ripugnanti ai dettami
dell'umanità; come a cagion d'esempio l'uso frequente
dell'infanticidio. La cognizione dell'alfabeto, la lettura
della Bibbia e le pratiche cristiane si propagarono con
meravigliosa rapidità, e i missionarj si vantavano di
aver conseguito una compiuta riforma d'ogni riprovevol
costume. Ma ben presto apparve come le loro speranze
fossero esagerate. I nemici delle missioni non omisero
di levarne gran rumore, e con ciò li astrinsero a giusti-
ficare l'opera loro, pubblicandone una difesa. Eccone
alcuni brani :
« I Missionarj ai più sacri doveri del loro instituto
congiunsero anche le opportune cure affin di promo-
vere anche i temporali vantaggi dei popoli diffondendo
le più utili cognizioni, ma per le formidabili difficoltà
che si opposero, l'esito fu assai meno rapido che non
s'era sperato. Un gravissimo ostacolo si fu la penuria
di quelle cose che richieggonsi a sostenere un regolato
e confortevole modo di vita. Da questo lato sono as-

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, pp. 209-212.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 11

sai più fortunati gli isolani della Nuova Zelanda, e


di Sandwich. Poiché i primi possono far lucroso com-
mercio del legname d'opera e del lino indigeno, e han-
no terre favorevoli alla coltivazione delle patate; gli
altri poi hanno nei loro monti in gran copia il legno di
sandalo. Ma le isole della Società non possono offrire
ai naviganti se non pochi vegetali ed animali dome-
stici, Epperò l'importazione delle ferramenta e degli
altri arnesi necessarj alle arti fu estremamente scarsa.
Un altro ostacolo si fu la inveterata inerzia e le
licenziose abitudini dei vivere. L'ardore con cui corsero
ad abbracciare il cristianesimo era piuttosto acceso dal-
la novità della cosa e dall'esempio, che da intima per-
suasione. Quindi il loro cristianesimo fu poco più che
un vano nome, e riescì un freno insufficiente a radi-
cate propensioni. E furono ben rari i casi in cui con
prospero esito siasi intrapreso a cangiare la fierezza
in cordialità, in probità la fraudolenza, e in solerzia
ed assiduità l'incostanza e la pigrizia. Non si nega
che molti sono ignoranti, spensierati, viziosi, indolen-
ti, privi d'ogni agiatezza del vivere, e deturpati da tut-
te le lordure che la scostumatezza europea poté innesta-
re sulla loro natìa corruttela. Ma non è vero, come al-
cuni vorrebbero far credere che siffatti esseri formino
la maggioranza di quei novelli cristiani, o siano più
numerosi che nelle altre cristiane comunità. Quindi
benché l'infingardaggine sia tuttavia fomentata e dal-
l'abitudine e dall'ardore del cielo, si può con verità
affermare che la quantità del lavoro a cui danno opera
sia per lo meno doppia e in alcuni casi eziandio quat-
tro volte maggiore che non fosse per l'addietro. Si
coltiva maggiore spazio di terreno, e si introdusse
buon numero di radici mangerecce, di legumi, di
arbori fruttiferi, ed eziandio cotone, caffè, indaco e
granoturco. Non si riescì a propagare colà la manifat-
tura del cotone, ma però alcuni appresero a filare e
12 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
tessere quello ch'essi stessi raccolgono. In qualche
raro luogo impararono a preparare il sale, il sapone,
lo zuccaro ed il tabacco, a far funi, e qualche lavoro
da tornitore, da falegname, da fabbro-ferrajo; nonché
cementi e opere da muratore. Ma il mestiere a cui
si danno con maggior animo e con miglior successo è
quello di fabbricar navi, ed è il più opportuno alle
loro circostanze ed alle loro abitudini; ed è certo che
i progressi che vi fecero mossero a meraviglia chi ne
fu testimonio.
Le stesse difficoltà si opposero alla diffusione della
istruzione letteraria. Nondimeno checché si possa dire
della molta inerzia e della poca perseveranza di colo-
ro, ove si eccettuino gli infanti e quelli che sono 01-
tremodo provetti d'età, tutti gli abitanti delle isole
della Società e del re Giorgio, sono capaci di leggere
tutti i libri che esistono nella loro favella. E si noti che
i missionarj ebbero a cominciare dall'apprendere essi
medesimi quella lingua, darle una certa forma, e do-
marla alla grammatica ed alla scrittura, senza altro sus-
sidio che le vaghe indicazioni degli ignorantissimi abi-
tatori.
Le stamperie vanno prosperando nelle case stesse
dei Missionarj, ma coll'opera di artefici indigeni. Il
sig. Darling in un recente viaggio ebbe a distribuire
libri a più di 1000 ricorrenti, in tre sole delle isole
poste ad Oriente e Mezzodì di Taiti. E il sig. Bare
prima di cominciare un suo viaggio nelle isole poste
ad Occidente aveva apprestato 8,000 esemplari di un
libretto di tavole aritmetiche nel dialetto di Rarotoa; e
13,000 esemplari di un altro libretto elementare desti-
nato per le missioni dell'Isole Sotto-vento.
Però le scuole non sono frequentate così assidua-
mente come dapprincipio, massime dai .fanciulli, i qua-
li o seguono i loro genitori nei lavori campestri, o si
danno al vivere vagabondo e scioperato. L'osservan-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 13

za dei precetti religiosi nelle faccende della vita non


è così generale come lo fu nei primi tempi della pre-
dicazione. Allora si ambiva il possesso di una copia del-
le Scritture Sacre, si fuggiva o almen si occultava
l'ebrietà, la furacità, la libidine; era comune l'uso della
orazione, l'osservanza del dì festivo, e qualche ora
del giorno riserbavasi per la lettura e gli altri esercizi
dello spirito. Ma quelle pratiche in molti erano finzione,
e sforzo, e non andò guari ch'essi gettarono la masche-
ra. I pochi che rimasero fedeli alla prima inspirazione
ebbero a sopportare tutta la guerra dell'esempio, delle
seduzioni e della persecuzione dei loro primi compagni.
Divennero bersaglio dei rimproveri, della derisione, del
disprezzo ed anche delle calunnie, ed è doloroso il
dover confessare che i più dei loro visitatori si mostra-
no fortemente prevenuti contro la nuova religione. I co-
stanti non sono che il minor numero se si raffrontano
alla intera popolazione; ma non sono però più numerosi
di coloro che si sono dichiarati aperti nemici del cri-
stianesimo. Questi ultimi però frequentano più degli
altri i porti e gli altri luoghi di convegno, e da ciò han-
no origine le sinistre novelle che i viaggiatori sogliono
recare dello stato morale di quelle regioni.
Un'altra fonte di guasto fu in questi ultimi tempi
l'importazione dei liquori inebrianti che si estese con
vergognoso eccesso. E per ultima ruina si aggiunsero
i mali della guerra civile fomentata dalla subitanea
mutazione delle usanze e della religione, che non poté
avvenire senza offesa di molti.
Alla partenza delle ultime notizie eransi fondate
nelle isole 39 stazioni; 20 chiese e 37 scuole. Si con-
tavano 50 maestri indigeni e 7000 scolari; i missionarj
erano 14 ma gli artigiani europei solamente 2. Nel che
mi pare che stia la vera causa del poco esito dell'im-
presa; i buoni e laboriosi artigiani coll'esempio e coi
cordiali loro servigj farebbero comprender meglio il
14 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

vero spirito di questa religione e le darebbero più cre-


dito e seguito che non i focosi discorsi dei teologi.
Del resto sarebbe iniquo l'incolpare i missionarj e pre-
tendere che quelle instituzioni che non valsero a sa-
nare le corruttele dell'Europa dovessero ad un tratto
dispergere ogni viziosa abitudine nell'altro emisfero.
Ecco la Statistica dei fedeli delle due Stazioni di Bur-
der Point e Haweis Town.

Burder Point Haweis Town


Frequentano la \ Maschi 72 139
chiesa (Femmine 71 137

\ Maschi 186 232


Adulti battezzati 176
Femmine 163

\ Maschi 195 411


Fanciulli battezzati
\ Femmine 176 275

Giugno 1833

Giornali nell' India


È giunto finalmente anche per questa vetustissima
nazione il tempo in cui alla opinione credula e serva
succeda il regno dell'opinione illuminata. Allato dei
numerosi Giornali inglesi cominciano a sorgere Giornali
nelle lingue più diffuse fra gli indigeni. Alcuni difendo-
no caldamente la vecchia causa della superstizione, del-
l'ignoranza e della miseria pubblica; ma altri hanno

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, pp. 251-252.


14 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

vero spirito di questa religione e le darebbero più cre-


dito e seguito che non i focosi discorsi dei teologi.
Del resto sarebbe iniquo l'incolpare i missionarj e pre-
tendere che quelle instituzioni che non valsero a sa-
nare le corruttele dell'Europa dovessero ad un tratto
dispergere ogni viziosa abitudine nell'altro emisfero.
Ecco la Statistica dei fedeli delle due Stazioni di Bur-
der Point e Haweis Town.

Burder Point Haweis Town


Frequentano la \ Maschi 72 139
chiesa (Femmine 71 137

\ Maschi 186 232


Adulti battezzati 176
Femmine 163

\ Maschi 195 411


Fanciulli battezzati
\ Femmine 176 275

Giugno 1833

Giornali nell' India


È giunto finalmente anche per questa vetustissima
nazione il tempo in cui alla opinione credula e serva
succeda il regno dell'opinione illuminata. Allato dei
numerosi Giornali inglesi cominciano a sorgere Giornali
nelle lingue più diffuse fra gli indigeni. Alcuni difendo-
no caldamente la vecchia causa della superstizione, del-
l'ignoranza e della miseria pubblica; ma altri hanno

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, pp. 251-252.


.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 15
alzato il vessillo della ragione e della comune prosperità.
I seguaci della verità non devono mai temere il con-
flitto delle opinioni, anzi provocarlo, ed invocarlo. Il
tempo e Dio stanno per loro. Frattanto nel Bengala si
contano già nove Giornali. Il più zelante fra i difensori
dell’idolatria e delle tenebre e il Chundrika, pubblicato
da Bhobani Banergia, secretario del Dhurmo Shuba.
Adula tutte le stolidezze della moltitudine, e combatte
furiosamente l’abolizione dei Suttee o sacrificj delle ve-
dove sul rogo dei mariti. A questo arcifanfano serve da
garzone l’editore del Timur Nasuk, altro giornale a cui
la sua insipidezza toglie di nuocere. Fortunatamente
questi due fogli hanno pochi lettori e per verità chi
ama la lettura non si degrada a scritture di tal fatta.
Il più generoso difensore dei lumi è il Gyannaneshun;
ha pochi abbonati ma gente cordiale che ne fa distri-
buire molte copie gratuite, ed ha già conquistato un
grosso numero di lettori. Più cauto è il Cowmoody,
instituto dall’illustre viaggiatore Baboo Ram-Mohun
Roy; evita le aperte questioni di politica e religione e
mira, come si suol dire, a pigliar la lepre col carro; ma
lavora da galantuomo. In simil modo procede anche
il Bungodoot che esce dai torchi del Reformer. Il
Gianodoy è un traduttore periodico di articoli elemen-
tari tratti dall’inglese, e serve per le scuole. I1 Bigyana
Sebadhi traduce articoli di tenore scientifico. Restano
al partito mezzano che ama ad un tempo il bene ed il
male due altri giornali, il Soodhakur, ed il Sumachar
Durpun.
Si preparava ad Agra la pubblicazione di un fo-
glio settimanale in lingua persiana. Conterrà raggua-
gli sulle liti civili e criminali, sulle rendite pubbliche,
sulle vicende del commercio e gli altri oggetti di co-
mune interesse.
Raccoglieremo notizie anche sui Giornali instituiti
nelle altre regioni dell’lndia.
Giugno 1833

Abbandono della cultura del tè,


e del baco da seta a Java*

La Cronica di Singapore del 7 giugno 1832, rac-


conta come gli Olandesi colla loro avidità e brutalità
resero vani tutti gli sforzi, e le spese da loro medesimi
fatte per trapiantare nell'isola di Java la cultura dei
bachi da seta, dell'indaco e del tè. Quest'ultima pian-
ta prosperava oltremodo, e si pareggiava per delicata
fragranza alle migliori specie della China. Eransi a tal
uopo condotte di recente nell'isola parecchie centinaia
di Chinesi da Canton; dovevano lavorare per una certa
mercede tre anni; ma non andò guari che lo scortese
trattamento che ricevettero li condusse al disperato
consiglio di sollevarsi, incendiare i loro casali, liberare
i carcerati e dar di piglio a quante armi trovarono, fra
le quali erano due cannoni di bronzo. Affortificati in
un luogo detto Tanjong Poera tennero fronte per cin-
que giorni agli stanziali Olandesi, e agli indigeni co-
mandati dal principe All Bassà; ma infine furono scon-
fitti e tagliati a pezzi. Si crede che ogni pensiero della
coltura del tè siasi abbandonato. Così l'avidità cieca
può bensì spargere il sangue e desolare la terra, ma non
senza nuocere a sé stessa.

Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, p. 252.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 17

Luglio 1833
Riduzioni di spese
nella regia marina britannica *
Le spese per la marina britannica nello scorso anno
1832 salivano a franchi 72,757,150: quelle del corren-
te anno sono diminuite di fr. 4,921,875, nella qual
somma si comprendono più di fr. 50,000, per riduzione
di salarj, fr. 600,000 per risparmio di vittovaglie; fr.
425,OOO per diminuzione di spese dell’ammiragliato; più
di 75,000 sull’officio dei pagatori di marina; 88,000
negli stabilimenti esteri; 1,100,000 in paghe d’operaj;
1,350,000 in fornimenti navali; 1,100,000 in nuove
costruzioni, e 175,000 in varie spese minori. Comun-
que caldissimi siano quegli isolani nel proposito di so-
stenere la loro nazionale marina al disopra di tutte le
altre, han dovuto però chinare la fronte all’inesorabil
legge della parsimonia. L’abuso degli imprestiti spinto
dall’improvvido Pitt ai di là d’ogni credibil limite, ha
portato i suoi amari frutti. E la nazione ben lungi dal
pensare a nuovi sogni dorati, appena regge al paga-
mento degli interessi di 21 mila milioni di franchi, che
ingojano più della metà delle pubbliche rendite.
Eppure questa t a d a lezione sembra perduta per i
vicini Stati che traviati dalle passioni politiche e dai
perfidi consigli di una falsa economia pubblica, si spin-
gono ciecamente sulla via del così detto credito pub-
blico e della finale politica Impotenza. Ciò fa tanto
più risplendere la provvida e saggia condotta della na-
zione anglo-americana che col compiere del corrente
anno avrà estinto tutti i suoi debiti, e potrà dedicare
tutti i suoi risparmi ad opere di pubblica grandezza
e prosperità.

Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, p. 296.

2. . CATTANEO. Scritti politici I.


18 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Luglio 1833

Museo nautico e militare di Londra*


Una società alla quale si sono già ascritti più di
3000 membri, e fra di essi i più cospicui officiali del-
l'esercito e della marina sparsi in ogni parte del globo
terracqueo, ha divisato di promovere la dottrina e la
pratica dell'arti nautiche e militari alle quali si deve
la potenza esterna della Gran Brettagna, col fondare
uno splendido instituto in cui si raccolga tuttociò che
può giovare a questo genere di studj. Tre saranno le
collezioni principali suddivise metodicamente. La pri-
ma di libri, manoscritti, mappe e disegni; la seconda
di modelli, e macchine; la terza di oggetti naturali
e prodotti d'arte che in qualche modo si connettano
ad un uso nautico o militare. Il re ha donato alla So-
cietà uno spazioso palazzo situato in Scotland Yard,
Whitehal; ove già si sono intrapresi i necessarj adat-
tamenti con proporzionata magnificenza, giacché per le
sole opere da muratore si sono destinati quasi 50 mila
franchi. Ora si propone una nuova utilissima aggiun-
ta, e sarà di aule per la lettura di memorie e lezioni
sulle due grandi arti della difesa nazionale, nelle quali
e si potranno svolgere i più noti principj della scienza
e discutere utilmente le scoperte e speculazioni dei
più acuti intelletti. Resta a desiderare che quegli Sta-
ti d'Italia che ad una considerevole forza militare con-
giungono anche un avanzo di marittima potenza, vo-
gliano con simili instituzioni tenersi a livello di questi
potentissimi stranieri, perché la forza materiale fa ma-
la prova quando le intelligenze che devono metterla in
moto siano sfornite della necessaria sapienza.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, I, pp. 296.297.


I - NOTIZIE ITALIA” E STRANIERE 19

Luglio 1833
Asia - Introduzione dei telegrafi nel Bengala*
Mentre il governo francese lotta contra la propaga-
zione di questo meraviglioso istrumento rappresenta-
tivo, v’è chi pensa a fame dono alle nazioni presso le
quali l’incivilimento sembrava condannato a perpetua
immobilità. Fin da una dozzina d‘anni addietro il be-
nemerito sig. Conolly fece progetto d’introdurre nel
Bengala questa preziosa invenzione; e trovò quella
indifferenza ed avversione cori cui il vulgo degli uo-
mini suole accogliere le più utili novità. Finalmente
nel 1831 ebbe il piacere di veder innalzate le apposite
torri, e sul cominciare dell’estate del 1832 si videro i
telegrafi in pieno esercizio. Devesi molta lode al ceto
mercantile di Calcutta che dapprima si offerse a for-
nire le spese ordinarie, e da ultimo rimborsò al governo
l’intera somma di prima fondazione, che fu di venti-
cinque mila rupìe (cioè all’incirca un sessanta mila fran-
chi). Il governo dal lato suo s’incaricò delle spese di
conservazione.

Luglio 1833

Via militare dalla Russia all’ India **


Troviamo in due Giornali indiani i seguenti articoli
che ci sembrano di grave importanza geografica.
L’Osservatore di Meerut, (considerevole città presso
l’Alto Gange poco lungi da Delhi) così si esprime:
« Dobbiamo annunciare l’arrivo a Meerut di un prete

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, 11, p, 298.


** Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 298-300.
I - NOTIZIE ITALIA” E STRANIERE 19

Luglio 1833
Asia - Introduzione dei telegrafi nel Bengala*
Mentre il governo francese lotta contra la propaga-
zione di questo meraviglioso istrumento rappresenta-
tivo, v’è chi pensa a fame dono alle nazioni presso le
quali l’incivilimento sembrava condannato a perpetua
immobilità. Fin da una dozzina d‘anni addietro il be-
nemerito sig. Conolly fece progetto d’introdurre nel
Bengala questa preziosa invenzione; e trovò quella
indifferenza ed avversione cori cui il vulgo degli uo-
mini suole accogliere le più utili novità. Finalmente
nel 1831 ebbe il piacere di veder innalzate le apposite
torri, e sul cominciare dell’estate del 1832 si videro i
telegrafi in pieno esercizio. Devesi molta lode al ceto
mercantile di Calcutta che dapprima si offerse a for-
nire le spese ordinarie, e da ultimo rimborsò al governo
l’intera somma di prima fondazione, che fu di venti-
cinque mila rupìe (cioè all’incirca un sessanta mila fran-
chi). Il governo dal lato suo s’incaricò delle spese di
conservazione.

Luglio 1833

Via militare dalla Russia all’ India **


Troviamo in due Giornali indiani i seguenti articoli
che ci sembrano di grave importanza geografica.
L’Osservatore di Meerut, (considerevole città presso
l’Alto Gange poco lungi da Delhi) così si esprime:
« Dobbiamo annunciare l’arrivo a Meerut di un prete

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, 11, p, 298.


** Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 298-300.
20 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

armeno per nome Isacco Cachour, oriundo suddito per-


siano. Egli giunse per la via di Balk, Cabul, Peshawr,
Attoc, Lahore e Lodiana. Questa è la strada per la
quale i militari russi intendono che si dovrebbe invader
l'India. Abbiamo conversato con questo viaggiatore che
ci descrisse il fiume Oxo o Amù come perfettamente
navigabile, e comunicante per un suo ramo fino alla
vicinanza di poche miglia di Balk (Battro). Le milizie
del Sultano di Bocara non possono tener fronte alle
legioni dell'autocrata, non essendo gran fatto migliori
dei cavalleggeri Pindarrei » .
Nell'lndia Gazette che si pubblica a Calcutta si
trova la seguente lettera indiritta all'editor di quel
Giornale, in data del 25 luglio 1832.
«Egregio Signore. - Nel vostro foglio d'oggi veg-
go un estratto della Gazzetta di Bombay del 27 giu-
gno contenente un brano dell'Asiatic Journal di marzo
sulla invasione dei Russi nel paese di Chiva.
« Lo scrittore di quella lettera datata da Pietrobur-
go afferma che mediante la diretta, e non interrotta co-
municazione tenuta cogli Armeni di Calcutta e d'altre
città dell'lndia, il governo russo si procaccia tutte le
notizie e informazioni che desidera intorno a quelle
regioni. Da ciò sembrerebbe che lo scrittore intenda di
insinuare che gli Armeni stabiliti in India forniscono
informazioni d'indole politica al governo russo, e quin-
di obliquamente accusa la comunità degli Armeni di
inimicizia verso i dominatori di queste contrade.
« Io ho buon fondamento per dichiarare che code-
sta insinuazione è affatto priva di fondamento. Assai
limitato è il carteggio fra gli Armeni dell'India e quel-
li di Mosca e di Edzmiazin; ed è tutto di genere pri-
vato e di cose mercantili e domestiche a cui si aggiun-
ge talora qualche notizia sullo stato della chiesa arme-
na. Né a Madras, né a Calcutta, né a Bombay in
quasi sette anni si ricevette alcuna lettera dal Patriar-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 21

ca di Edmiazin; e in tutto questo tempo non si man-


darono dall'India al Patriarca più di due o tre let-
tere; e anche queste erano soltanto per accompagnare
alcune rimesse di danaro fatte delle chiese Armene
nell'India alla chiesa patriarcale, e recare rispettosi sa-
luti del clero filiale al clero risiedente in Armenia. E
giova notare che anche queste comunicazioni non erano
dirette, ma mediatamente trasmesse per mezzo della
chiesa di Julfa in Persia la quale ne rilasciò ricevuta.
« È ben vero che gli Armeni di questo paese nutro-
no sensi di rispetto verso i Russi per la cortesia e pro-
tezione che i loro concittadini godono in quel paese;
ma non è men vero che quegli che sono qui stabiliti
sono affezionati al governo britannico, e sanno piena-
mente riconoscere tutti i vantaggi che la legge inglese
loro consente, e per nessun modo mai vorrebbero soni-
ministrare al governo russo alcuna notizia politica sul-
le cose dell'India, nemmeno al presente, e mentre i
due governi vivono in amicizia. Colla speranza che
queste osservazioni inserte nel vostro Giornale possano
giovare a rimovere quella qualunque sfavorevole im-
pressione verso gli Armeni di questo paese che le in-
sinuazioni contenute nella citata léttera potrebbero
cagionare, io mi dico, ecc. »
In una lettera scritta da Calcutta il 23 febbrajo del
corrente anno 1833 e inserita nel Times troviamo i
seguenti tratti :
« Il Comandante in capo Ser Eduardo Barnes (già
Governatore di Ceilan) dopo aver fatto una corsa nelle
regioni dell'alto Gange, arrivò qui il 6 corrente, col-
l'intento, come è fama, di far prevalere nel consiglio
la sua opinione sulla necessità di accrescere la forza
dello stato militare nell'lndia. Uno dei Giornali dell'Al-
to Indostano ha aperto una investigazione sui mezzi
che la Russia possiede per entrare nell'India. - Dietro
questo pensiero considerata la vicinanza delle provin-
22 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

cie meridionali della Russia allo stato di Runjeet Sing


principe dei Seicchi, vi mando un prospetto dello stato
del suo esercito ». (V. il seguente articolo).

Luglio 1833
Giornali nell'India *
Abbiamo già notato come questo potente mezzo di
rigenerazione morale siasi di recente attivato nelle pro-
vincie del Bengala. Ma sembra che le altre parti dell'In-
dia non rimangano inoperose. Nei primi sei mesi del
1832 si instituirono a Bombay sulla costa occidentale
dell'India quattro Giornali; cioè il Bombay Durpun; il
Jami Jamshid scritto nel dialetto del Guzurate, l'Aeen
Secunder scritto in persiano, che è tra le lingue stra-
niere la più diffusa presso le culte classi degli Indiani;
e il Native Observer, scritto in inglese, ma redatto da
un giovane Indo educato in una delle scuole che ven-
nero fondate dalla Società di Rombay per l'educazione
degli indigeni (Native education Society). Nel seguente
autunno si pubblicò a Bombay un altro foglio settima-
nale intitolato Weekly Guide.
La libertà della stampa nell'India dipende dal be-
neplacito del Governatore generale. Sotto il presente
governo di Lord Bentinck ella non è inferiore a quella
dell'Inghilterra medesima, e alcuni dei funzionarj in-
terrogati l'anno scorso dal Comitato parlamentario sul-
le cose dell'India, hanno attestato che in molte que-
stioni e massime in quella dell'abolizione dei Suttee o
sacrificj delle vedove, e in quelle di finanza e polizia,
il governo ha ritratto dalla libertà della stampa la più
utile cooperazione.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, p, 303.


22 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

cie meridionali della Russia allo stato di Runjeet Sing


principe dei Seicchi, vi mando un prospetto dello stato
del suo esercito ». (V. il seguente articolo).

Luglio 1833
Giornali nell'India *
Abbiamo già notato come questo potente mezzo di
rigenerazione morale siasi di recente attivato nelle pro-
vincie del Bengala. Ma sembra che le altre parti dell'In-
dia non rimangano inoperose. Nei primi sei mesi del
1832 si instituirono a Bombay sulla costa occidentale
dell'India quattro Giornali; cioè il Bombay Durpun; il
Jami Jamshid scritto nel dialetto del Guzurate, l'Aeen
Secunder scritto in persiano, che è tra le lingue stra-
niere la più diffusa presso le culte classi degli Indiani;
e il Native Observer, scritto in inglese, ma redatto da
un giovane Indo educato in una delle scuole che ven-
nero fondate dalla Società di Rombay per l'educazione
degli indigeni (Native education Society). Nel seguente
autunno si pubblicò a Bombay un altro foglio settima-
nale intitolato Weekly Guide.
La libertà della stampa nell'India dipende dal be-
neplacito del Governatore generale. Sotto il presente
governo di Lord Bentinck ella non è inferiore a quella
dell'Inghilterra medesima, e alcuni dei funzionarj in-
terrogati l'anno scorso dal Comitato parlamentario sul-
le cose dell'India, hanno attestato che in molte que-
stioni e massime in quella dell'abolizione dei Suttee o
sacrificj delle vedove, e in quelle di finanza e polizia,
il governo ha ritratto dalla libertà della stampa la più
utile cooperazione.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, p, 303.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 23

Luglio 1833

Progressi dell'incivilimento
nell'isola di Ceilan *
Il Giornale di Colombo nell'isola di Ceilan annunzia
varie utili novità introdotte in quell'isola che per anti-
chità di decaduto incivilimento, vastità di superficie,
naturale ubertà e disastrosa negligenza del proprio be-
ne molto si accosta alla nostra Sicilia.
« I1 cangiamento nel governo ha già partorito otti-
mi effetti. Si è svegliato uno spinto indagatore, tutte
le proposte di miglioramento sì nelle finanze, che nelle
strade, nei diritti dei coloni e nell'incivilimento dei
Cingalesi sono accolte dal governo con rispetto, e reli-
giosamente esaminate. La stampa a Colombo non pro-
duceva che un misero e male impresso estratto setti-
manale della lista degli arrivi marittimi, lardellato con
qualche fanfaluca beccata fuori dalle gazzette inglesi
della fazione Tory. Ora la stampa è libera e sotto gli
auspicj di Ser Roberto Wilmot Herton, il Colombo
Journul si fa propagatore della civiltà, della carità e del-
la tolleranza >. Così una lettera di Calcutta scritta il
23 febbrajo 1833.
I1 23 luglio 1833 si aperse una Cassa di risparmio.
Si è instituita una diligenza da Colombo a Candi città
pricipale nell'interno dell'isola e antica sede dei re
Cingalesi. Fa tre corse ogni settimana, e fra poco si
renderà quotidiana. Intanto la strada già costrutta da
Colombo a Candi, viene spinta da Candi a Trincoma-
lie, percorrendo tutta l'isola da ovest a nord est attra-

Pubblicato in B.N.S.E., 1533, II, pp. 303-304.


24 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

verso aspre montagne. Per avere una idea della dimi-


nuzione nel prezzo dei trasporti basti il dire che un
carro tratto da buoi il quale si noleggia da Colombo a
Candi per circa franchi 20, tien luogo di 28 paesani
che costavano più di 300 franchi, e inoltre dovevano
venir forzati a incaricarsi di quella fatica; cosicché
ogni carro che il governo invia su quella strada, libera
dal lavoro forzato 28 infelici con un risparmio di spesa
di 1500 per 100. Lo stesso Giornale adopera fervida-
mente per la totale abolizione di queste e simili COr-
vate indegne del secolo e della nazione che presiede
al destino delle Indie 1. I1 10 luglio 1832 il governator
dell'isola convocò un concilio di sacerdoti buddisti a
Candi e li eccitò ad adoperarsi per quanto era in
loro onde propagare fra il popolo l'uso della vaccina-
zione senza il quale era impossibile che la popolazione
dell'isola crescesse alla misura necessaria alla sua pro-
sperità. I sacerdoti riconobbero che l'avversione a que-
sto uso salutare pur troppo dominava fra i popoli Cei-
lanesi ed era un naturale effetto della ignoranza regnan-
te e della scarsezza delle scuole elementari, ma che
essi avrebbero fatto quanto per loro si poteva onde in-
creditare la pratica della vaccinazione. Nel qual assunto
se i sacerdoti buddisti manterranno la data fede, avran-
no reso un gran servigio alla patria ed alla loro setta
ed avranno dato un utile esempio anche ad alcune
nazioni europee.

In uno degli ultimi numeri dell'Asiatic Journal tro-


viamo che un editto del Re, pubblicato il 29 settembre 1832,
abolì l'uso del lavoro forzato che si imponeva arbitraria-
mente a qualsiasi abitante da tempo immemorabile.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 25

Settembre 1833

Progetto d'un instituto agrario


nelle terre inculte dell'Alto Novarese *
Sempre maggiori diritti alla pubblica riconoscenza
va acquistando il conte Antonio Piola cui già dobbia-
mo l'intraprendimento di un canale nelle pianure d'Ales-
sandria, e I'instituzione della regia Società di assicu-
razione reciproca contro i danni della grandine, fon-
data già da tre anni a Torino e nello scorso anno pro-
pagata in varie provincie del Piemonte. Ad ogni per-
sona mediocremente informata della topografia e sta-
tistica della nostra Italia, è noto che vastissimi spazj
di terra, immeritamente inculta, si stendono dalle vi-
cinanze di Novara fino a quelle d'Ivrea presso le rive
della Sesia e del Cervo. Uno di questi tratti che nel
totale abbandono in cui giace offre tutti i segnali di
una innegabile fertilità, e forma un bel corpo unito
di ben ottomila pertiche, si stende sotto al vernacolo
nome di Baraggia nei comuni di Cavallirio, Bôcca,
Equiregio, Romagnano e Fontaneto. Posto alle falde
di colline celebrate per generosi vini, e attissimo
alla cultura dei grani, massime del frumento, ed alla
piantagione dei gelsi, la quale in quella provincia è
promossa con molto men ardore che nelle vicine regioni
del Piemonte e del Milanese. Dai burroni dei vicini colli
scende qualche ruscello le cui acque raccolte potreb-
bero qua e là nutrire eziandio qualche prato. La parte
superiore di questo piano e propriamente quella che
appartiene ai comuni di Cavallirio, Bôcca ed Equiregio,
fu presa dal conte Piola ad oggetto delle sue sagge e

Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 350-354 e ri-


pubblicato in S.C.E.I., I, pp. 261-266.
26 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

benefiche speculazioni. Egli disegnò di formar per


soscrizione una società la quale comperando dai comuni
quelle terre le prendesse a dissodare. Nel mezzo della
solitudine s'innalzerebbe un villaggio, nel quale invece
di una banda di rozzi bifolchi si adunerebbero gli
stessi clementi d'un Instituto Agrario che valsero ad
Hofwyl una fama più che europea. Ciò riescirebbe
tanto più facile in quantoché la esuberante popola-
zione delle vicine terre accresciuta nelle ultime genera-
zioni, sente grandissimo bisogno di stendersi intorno
a sé sugli intervalli inculti che fan cerchio ai villaggi e
gli allontanano l'uno dall'altro. Le cause della cresciuta
popolazione sono in maggiore o minor grado le mede-
sime che nella restante Italia, cioè l'adottata vaccina-
zione, la diminuzione delle mani morte e dei fedecom-
messi, la moltiplicazione delle strade, la nascente li-
bertà delle industrie e dei commercj, e la cominciata
propagazione delle scuole popolari; mezzi facili ed
infallibili per crescere la potenza pecuniaria e militare
degli Stati. Per dare un'idea dell'aumento della popo-
lazione in quei distretti, e dell'urgente bisogno di to-
gliere il disastroso interdetto della proprietà comunale,
basti il dire che nel comune di Maggiora dal principio
del secolo a quest'ora la popolazione crebbe dai 1500
abitanti ai 2360, cioè più del 57 per 100 e ciò senza
il favore di alcuna particolar circostanza. Anzi deve
riguardarsi come :issai sfavorevole la situazione econo-
mica in cui quel paese tutto v i d e r o f u posto dai
cangiamenti territoriali che lo divisero dal ricco mer-
cato milanese ove smerciava i suoi vini, e ribassarono
considerevolmente il valor vivo dei poderi. I1 genere
dell'agricoltura predominante in quelle parti lascia lun-
ghi ozj ai vignajuoli e boscajuoli e negli anni infe-
stati dalla grandine s'aggiunge all'ozio la cresciuta indi-
genza. Ora dalla ricca società Duporti di Torino co-
mincia a introdursi la tessitura del cotone con telai di
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 27
nuova foggia, nella struttura dei quali si ebbe provido
riguardo alla salute dei lavoratori; questa nuova indu-
stria prevale in Varallo, Borgosesia e Celio, e si va
propagando. Ove si estendesse questa manifattura e
qualche altra, a cagion d’esempio quella delle stovi-
glie e porcellane, vedremmo riprodotto quel fenomeno
statistico che presentano l’Inghilterra e la Scozia di po-
polose borgate in mezzo a solitarie lande. L’utilità d’un
instituto agrario sarebbe certamente resa maggiore
dalla naturale intelligenza ed intraprendenza di quelle
popolazioni, di cui innumerevoli individui massime
dalla Valsesia e dal lago d‘Orta si spargono mercatando
per le più disparate contrade d’Europa, senza mai
smarrire l’amor del luogo nativo e la bontà del costume.
Non è raro veder le vecchie madri di famiglie millio-
narie andare ai mercati in gonna villanesca, mentre i
. figli reduci vestono e parlano coll‘eleganza lionese e
parigina, senza che tanta diversità di maniere allenti
i dolci legami di famiglia. Anche i più poveri non man-
cano di qualche cultura; ogni comune ha la sua scuola
normale lodevolmente frequentata. Perocché il popolo
ne’ suoi lontani traffichi ha luogo di conoscere per
esperienza qual capitale sia pel povero un poco d‘istru-
zione, e qual enorme differenza di moralità e di benes-
sere passi tra i popoli i cui figli crescono nella disci-
plina delle scuole e quelli i cui figli crescono giuocando
e brutaleggiando nei trivj. Però se non mancano in
quel paese i mezzi per l’istruzione primaria, mancano
affatto quelli che possono efficacemente e direttamente
promuovere l’agricoltura e le manifatture. In tutto quel
regno non v’è altro ancora che la scuola mineraria di
Moutiers, e nel resto il procedimento delle arti e dei
mestieri è abbandonato alla pratica cieca, intercetto
affatto da ogni influenza scientifica, e quindi condan-
nato a soccombere presto o tardi sotto la concorrenza
di nazioni più avvedute, e più ubbidienti all’esigenza
28 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
dei tempi. Così l’instituto agrario del sig. Piola trove-
rebbe non solo fertile il terreno e docile anzi vogliosa
l’indole degli abitatori, ma numerosissime le occasioni
di immediato giovamento.
Meritano onorevol menzione gli amministratori co-
munali di Bôcca per lo zelo con cui s’adoperarono a
rendere accetta la inusitata proposta del conte Piola ai
piccoli possidenti del paese. Si richiesero perciò al be-
nemerito economista tutti i particolari delle utilità che
dal suo instituto devono scaturire alla pubblica morale
ed alla pubblica ricchezza. I1 dir ch‘egli intende imitare
la instituzione di Hofwyl non può bastare in luoghi
ancora privi, anzi non curanti del beneficio dei Gior-
nali, delle Sale di lettura e delle librerie circolanti e
dove il nome illustre di Fellenberg appena può esser
noto. Non vuolsi però credere che le objezioni degli
oppositori fossero dirette al concetto stesso di una insi-
gne instituzione scientifica e popolare. Sarebbe troppo
nera calunnia il dire che quelle popolazioni abbiano
avversione o diffidenza, o anche solo indifferenza per
la sacra causa del sapere. Le opposizioni erano fondate
unicamente su quel pregiudizio tanto diffuso anche al-
trove e che fa riguardare le ispide brughiere come una
preziosa dote della comunale agricoltura, pel miserabile
e segalingo concime che si trae dalle eruche e dagli
scopeti. Questa è un’opinione vera qualche rara volta
dove i terreni sono aridi ed intrattabili; ma nella più
parte dei casi e massime in questo è falsa e storta,
e se avesse dominato nei primi secoli della nostra agri-
coltura, il piano di Lombardia sarebbe tuttavia simile
ai deserti della Siberia e della campagna di Roma.
Quanto sia tenace questo errore lo indichi il fatto che
in quelle vicinanze e propriamente nel villaggio di
Cressa un povero fittajuolo che aveva un pratello irri-
gatorio, lo scolo del quale naturalmente defluiva su un
piccolo tratto di brughiera pur sua, scavò un fossato
I - NOTIZIE iTALIANE E STRANIERE 29
traverso per deviar l'acqua e salvar la brughiera dal
divenir prato. Così l'ignoranza conduce gli uomini a su-
dare per farsi danno. Quindi non è meraviglia che
alcuni uomini dirozzati bensì nel commercio e nelle
professioni liberali, ma pur allevati fra queste stolte
opinioni, abbiano finora accolta con poco zelo una pro-
posta che recherebbe ricchezza ed onore al loro paese
e renderebbe un oscuro angolo alle falde delle Alpi
cospicuo per tutta l'Italia ed esemplare alle più splen-
dide città. Nessuno di loro non sa che i comuni ven-
dendo o livellando in perpetuo quelle terre, raddop-
pierebbero senza un soldo di spesa il reddito presente,
il quale a stento giunge nei migliori tratti a mezzo
franco per pertica, mentre il conte Piola offrirebbe più
del doppio in caso di livello, e in caso di compera un
corrispondente capitale. Questo reddito potrebbe ser-
vire a turar la bocca di chi si chiamasse pregiudicato
dal non poter più mandare il bestiame a intisichir sulla
brughiera. Né si potrebbe dire che si defraudasse la
posterità de' suoi diritti. Sembra eziandio che alcuni
non abbiano considerato quanto la vicinanza di una
nuova massa di popolazione e di un nuovo centro di
affari, accrescerebbe per rimbalzo il valore dei loro
campi e dei loro tetti. In ciò sono tratti in errore dai
zotici mezzadri, o abbagliati dalla novità della cosa,
o compresi da quel secreto senso di gelosia con cui
l'inerzia rimira gli sforzi e i prodigj dell'industria illu-
minata. Ma siccome l'influenza degli ignoranti e dei
cattivi è minore di quella degli uomini di senno e di
cuore, purché siano costanti nel buon proposito; sic-
come anche all'animo più indifferente riesce spiacevole
la taccia di cieco nemico del proprio bene e dell'altrui:
è a credersi che gli sforzi dell'institutore e degli ammi-
nistratori comunali avranno esito pronto e felice, e che
lo spirito del secolo vincerà anche in questo caso la
prova. Di ciò la speranza è tanto maggiore, in quanto
30 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

che è voce che dietro l'esempio dato dal Governo


Lombardo: anche in Piemonte si debba promovere la
coltivazione dei beni comunali per vendita o per livello,
onde col prodotto dare impulso alla moltiplicazione
delle strade comunali e delle scuole, operazioni tutte
i cui felici effetti ridonderanno immediatamente a bene-
ficio delle pubbliche e private finanze come tutti sanno.
Era desiderio di alcuni che nell'opera utilissima e lu-
crosa dell'Instituto Agrario si investissero i capitali de-
stinati a pubblica beneficenza dalla contessa Bellini e
dal cavalier Pagave. Così col modo stesso di impiegare
quei capitali, e fatta astrazione dalla rendita, si po-
trebbe già soddisfare alla mente dei donatori tanto pel
ricovero dei poveri cittadini e campagnuoli, quanto per
la loro instruzione e la loro morale restaurazione. Nè
altro migliore e più cristiano oggetto, in quel paese così
ricco di uomini danarosi e pii, si potrebbe proporre
a qualche benefico vecchio che sta meditando sul modo
di dedicar le sue ricchezze al bene morale e corporale
de' suoi simili. Qual maggior soddisfazione che lasciar
morendo cara e perpetua memoria di sé dando essere
e patria e costumi e prosperità ad una nuova popola-
zione? diffondere l'util sapere che fa guerra alla mi-
seria e al delitto? e fondare nel silenzio del deserto
chiese e congregazioni ove si onori il nome di Dio? Quì
gioverebbe richiamare quell'aureo detto che si legge
nel Zendavesta « È caro a Dio chi pianta un arbore
fruttifero e distrugge un animale nocivo e irriga un
arido terreno; e chi semina il suolo con diligenza, acqui-
sta più merito al cospetto del padre degli uomini che
chi ripete diecimila preghiere ».
Settembre 1833

Gran concilio scientifico


adunato a Cambridge*

Stralciamo il brano seguente da una lettera datata


da Londra l'8 luglio p . p .
« La cagione del mio silenzio si fu l'essermi io rifu-
giato dal tumulto di questa nuova Babilonia, nella
accademica pace dell'Università di Cambridge; ove
per verità trovai pur la vita e l'attività, ma era quella
soltanto dell'industria scientifica. Vi si era bandito dal
24 al 29 di Giugno un gran concilio di scienziati al-
l'uopo di promuovere la floridezza delle scienze nella
Gran Brettagna. Questa adunanza fatta ad imitazione
di quelle che vennero instituite dai dotti della Ger-
mania tenne la sua terza sessione, e in modo che oltre-
modo riuscì gradito ai dotti ed agli indotti. Sera adu-
nato quanto d'illustre vantano le scienze britanniche;
un Brewster, un Faraday, un Herschel, un Dalton,
un Buckland, un Forbes, un Whewell, ed altri stra-
nieri, di Francia, di Germania. del Belgio, dell'America;
v'era anche il botanico svezzese Augard; ma ogni
differenza di nazione, di parte. di religione erasi messa
da canto; sul sacro campo del sapere erano tutti fra-
telli. Davvero che alcuni dei vecchioni dell'università
crollavano mestamente il capo al veder questo strano
miscuglio dei seguaci della loro Chiesa anglicana e
di Quacheri, d'Unitarj e Trinitarj; e Vigh e Tory, e
Radicali, e Francesi ed Americani e che so io; ma i

Pubblicato in B.N.S.E., 1833 pp. 378-379.


32 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

membri giovani dell'università e sopratutto il presi-


dente annuale Sedgwick vi si erano messi col cuore
e coll'anima e sorbivano tutta la dolcezza di 'una pu-
rissima umanità. Per me fu un vero ristoro il trovarmi
in un luogo dove l'uomo poteva senza inciampo affrat-
tellarsi al suo simile nell'amore della scienza e del
genere umano ».

Settembre 1833

Spese militari della Monarchia Prussiana *

Le spese militari della Monarchia Prussiana in


meno di un triennio d'Agosto 1830 al principio di
Luglio 1833 ammontarono a 567 milioni di franchi,
cioè a circa 44 fr. per ogni abitante; e devono aver
assorbita quasi tutta l'annua rendita dello Stato. Da
questo dato si può per approssimazione argomentare
la spesa generale degli armamenti di tutta l'Europa
che furono in simile o poco diversa proporzione e in
qualche Stato anche maggiori; per esempio in Olanda.
La popolazione dello Stato prussiano è circa la quindi-
cesima parte della totale popolazione europea. Dal che
conseguirebbe che l'Europa intera in questo triennio
avrebbe speso ottomila e cinquecento milioni di franchi
all'incirca.
La spesa totale delle forze britanniche di mare e
di terra pel triennio 1831, 32, 33 furono stabilite in
1,195 milioni di franchi.

' Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, p. 379.

,
32 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

membri giovani dell'università e sopratutto il presi-


dente annuale Sedgwick vi si erano messi col cuore
e coll'anima e sorbivano tutta la dolcezza di 'una pu-
rissima umanità. Per me fu un vero ristoro il trovarmi
in un luogo dove l'uomo poteva senza inciampo affrat-
tellarsi al suo simile nell'amore della scienza e del
genere umano ».

Settembre 1833

Spese militari della Monarchia Prussiana *

Le spese militari della Monarchia Prussiana in


meno di un triennio d'Agosto 1830 al principio di
Luglio 1833 ammontarono a 567 milioni di franchi,
cioè a circa 44 fr. per ogni abitante; e devono aver
assorbita quasi tutta l'annua rendita dello Stato. Da
questo dato si può per approssimazione argomentare
la spesa generale degli armamenti di tutta l'Europa
che furono in simile o poco diversa proporzione e in
qualche Stato anche maggiori; per esempio in Olanda.
La popolazione dello Stato prussiano è circa la quindi-
cesima parte della totale popolazione europea. Dal che
conseguirebbe che l'Europa intera in questo triennio
avrebbe speso ottomila e cinquecento milioni di franchi
all'incirca.
La spesa totale delle forze britanniche di mare e
di terra pel triennio 1831, 32, 33 furono stabilite in
1,195 milioni di franchi.

' Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, p. 379.

,
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 33

Settembre 1833

Grande strada ferrata nel Belgio *

Questa grandiosa impresa destinata a liberare il


commercio Belgico dall'assedio in cui lo tengono le
dogane olandesi, sarà sostenuta per mezzo d'un prestito
di 18 milioni di franchi, al 5 per 100. I1 governo chiede
licenza di dar mano alle operazioni emettendo viglietti
pel valore di 5 milioni. L'estremità occidentale del
tronco primario sarà Malines, a mezza via fra Brusselles
ed Anversa. L'estremità orientale sarà Verviers presso
la frontiera prussiana. Da Malines si dirameranno tre
minori tronchi, l'uno verso Brusselles. l'altro verso
Anversa e il terzo verso Ostenda. È da credersi che i
Prussiani continueranno la strada da Verviers fino ai
Reno, primieramente perché è poca cosa, e seconda-
riamente perché non sono come gli Olandesi accecati
tanto dalle passioni politiche da respingere dalle loro
frontiere il commercio, facendo maggior danno a sé
che agli inimici, rendendo inutili quelle gratuite vie che
i gran fiumi aprono al commercio universale, e fru-
strando le benefiche mire della natura, che tanto fece
per la pace e la fratellanza universale del genere
umano. Fra tante migliaia di ampie fiumane sparse sulla
superficie del globo, nemmen la centesima parte è
aperta al commercio. L'inospitalità, la diffidenza, la
fiscalità, il monopolio, l'intolleranza e mille altre pesti
oppongono più insuperabili ostacoli alla navigazione,
che non gli scogli e le cateratte.
-

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 379-380.

3. - Scritti politici. I.
CATTANEO.
34 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - i

Settembre 1833

Sulle carte di pubblico credito


dello Stato romano“
L’Allgemeine Zeitung, N. 232, smentisce la voce
sparsa che in quello Stato si debba emettere una carta
monetata. Fino ad ora non si è fatto discorso di siffatta
disposizione. Sembra che tutt’al più si sia proposto di
pagare con Boni da scontarsi in moneta entro sei mesi,
gli intraprenditori delle opere pubbliche, e i creditori
della Camera; e di vendere gli stabili delle confrater-
nite compensandole poi con cartelle dello Stato.

Settembre 1833

Asia - Partecipazione degli indigeni dell’ india


nelle funzioni dei giudici europei **
I1 31 luglio 1832 si promulgò un regolamento che
fra molte altre provvide disposizioni abilita i giudici
europei dei tribunali supremi chiamati Corti del Niza-
mut Adawlut a prevalersi dell’opera di probi uomini
indigeni in tre diverse maniere; la prima, riunendoli in
commissioni (punchayet) incaricate di far libere inve-
stigazioni e dar ragguaglio alla corte; la seconda, assu-
mendoli nel tribunale come assessori massime nel-
l’esame dei testimonj; la terza, dando loro autorità di
giurati con riserva alla corte di deliberare prima d’adot-
tare il loro vero detto (verdict). Un’altra provisione è
quella di sottrarre gli individui non Maomettani al-

‘ Pubblicato in B.N.S.E., 1533, 11, p. 380.


** Pubblicato in B.N.S.E., 18.33, 11, pp. 380-381.
34 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - i

Settembre 1833

Sulle carte di pubblico credito


dello Stato romano“
L’Allgemeine Zeitung, N. 232, smentisce la voce
sparsa che in quello Stato si debba emettere una carta
monetata. Fino ad ora non si è fatto discorso di siffatta
disposizione. Sembra che tutt’al più si sia proposto di
pagare con Boni da scontarsi in moneta entro sei mesi,
gli intraprenditori delle opere pubbliche, e i creditori
della Camera; e di vendere gli stabili delle confrater-
nite compensandole poi con cartelle dello Stato.

Settembre 1833

Asia - Partecipazione degli indigeni dell’ india


nelle funzioni dei giudici europei **
I1 31 luglio 1832 si promulgò un regolamento che
fra molte altre provvide disposizioni abilita i giudici
europei dei tribunali supremi chiamati Corti del Niza-
mut Adawlut a prevalersi dell’opera di probi uomini
indigeni in tre diverse maniere; la prima, riunendoli in
commissioni (punchayet) incaricate di far libere inve-
stigazioni e dar ragguaglio alla corte; la seconda, assu-
mendoli nel tribunale come assessori massime nel-
l’esame dei testimonj; la terza, dando loro autorità di
giurati con riserva alla corte di deliberare prima d’adot-
tare il loro vero detto (verdict). Un’altra provisione è
quella di sottrarre gli individui non Maomettani al-

‘ Pubblicato in B.N.S.E., 1533, 11, p. 380.


** Pubblicato in B.N.S.E., 18.33, 11, pp. 380-381.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 35
l'autorità delle leggi criminali maomettane, alle quali
furono sottoposti durante la dominazione degli Arabi,
Mogolli, Afgani, ed altri seguaci dell'islamismo.
Questo fatto prova che anche nell'India, dopo tanti
secoli ch'ella soggiacque all'impero della forza bru-
tale, le cose e le persone si dispongono a quell'equili-
brio d'interessi e di diritti senza di cui le più ubertose
contrade del globo sono deformate dalla miseria e dallo
squallore, e il genere umano non può raggiungere
quell'eccelso stato a cui la Provvidenza lo predestinò.

Settembre 1833

Progressi del commercio britannico


nell'Asia interiore *
I documenti che il Parlamento fece testé pubbli-
care sugli affari dell'Impero britannico in Oriente, ma-
nifestano con quanta perseveranza e felicità quella na-
zione estenda i suoi commercj nell'Asia interiore. Due
sono le principali vie per le quali le merci inglesi pe-
netrano in Asia; l'una dall'alto Indo per Cabul, le ne-
vose alpi del Bamiano e dell'Indocosce, Balk (che è
l'antica Battra) e Bocara; l'altra dal basso Indo per
Shecapur e Candahar. Questa vien frequentata mas-
sime dai mercanti indiani di Bombai, che ad onta delle
molte angherie dei principotti del Sindo e dell'Afgania
accrescono tuttavia il loro capitale del 100 ed anche
del 200 per 100. Recano da Bombai tessuti di lana,
cotone e seta, e prendono in cambio tabacco, oppio,
tappeti persiani, ecc. Ma in tutte le piazze mercantili
a settentrione di Candahar essi trovami prevenuti con
merci venute di Russia per Astracan ed Orenburgo e

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 381-384.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 35
l'autorità delle leggi criminali maomettane, alle quali
furono sottoposti durante la dominazione degli Arabi,
Mogolli, Afgani, ed altri seguaci dell'islamismo.
Questo fatto prova che anche nell'India, dopo tanti
secoli ch'ella soggiacque all'impero della forza bru-
tale, le cose e le persone si dispongono a quell'equili-
brio d'interessi e di diritti senza di cui le più ubertose
contrade del globo sono deformate dalla miseria e dallo
squallore, e il genere umano non può raggiungere
quell'eccelso stato a cui la Provvidenza lo predestinò.

Settembre 1833

Progressi del commercio britannico


nell'Asia interiore *
I documenti che il Parlamento fece testé pubbli-
care sugli affari dell'Impero britannico in Oriente, ma-
nifestano con quanta perseveranza e felicità quella na-
zione estenda i suoi commercj nell'Asia interiore. Due
sono le principali vie per le quali le merci inglesi pe-
netrano in Asia; l'una dall'alto Indo per Cabul, le ne-
vose alpi del Bamiano e dell'Indocosce, Balk (che è
l'antica Battra) e Bocara; l'altra dal basso Indo per
Shecapur e Candahar. Questa vien frequentata mas-
sime dai mercanti indiani di Bombai, che ad onta delle
molte angherie dei principotti del Sindo e dell'Afgania
accrescono tuttavia il loro capitale del 100 ed anche
del 200 per 100. Recano da Bombai tessuti di lana,
cotone e seta, e prendono in cambio tabacco, oppio,
tappeti persiani, ecc. Ma in tutte le piazze mercantili
a settentrione di Candahar essi trovami prevenuti con
merci venute di Russia per Astracan ed Orenburgo e

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 381-384.


36 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

recate da mercanti Chinesi, Bocaresi, di Cokend, e di


Tashkend, giacché i sudditi russi per la rapacità dei
nomadi delle steppe non osano avventurarsi oltre ai
loro confini. Si tentò nel 1824 di spingere fino a Bocara
una carovana russa scortata da 500 soldati, e guidata
dal colonnello Soikowski, ma presso Bucan fu assalita
dai Chivesi, spogliata di tutto, e a mala pena poté
per i deserti di Keril Cozeim rifuggirsi ad Orenburgo.
Così questi viaggi sogliono farsi dai soli Chirghisi; e
il loro commercio va prosperando, giacché nel 1824
importò 9 milioni di franchi e nel 1829 era già salito
a 20 milioni. Le merci sono caricate su tre migliaia di
camelli che all'uscir delle lande dei Chirghisi si scam-
biano; e di là si spargono nel Turchestan Chinese, e
su pel fiume Oxo a Battra e Cabul. La turbulenza e
l'avidità dei tirannelli dell'Indo fecero involontaria-
mente sponda a questo commercio rendendo malage-
vole il transito delle merci britanniche, e costringendo
tutta l'Afgania a trarre le merci europee dalla Russia.
Però la compagnia delle Indie ha negli ultimi anni
adoperato per diminuire queste difficoltà e aprire al
commercio il corso dell'Indo Le pratiche coi principi
del Sind, di Bicanere e Buvalpure han condotto a
trattati commerciali, in forza di cui le merci inglesi,
pagando tollerabili gabelle, rimontano su per l'Indo e
il fiume di Cabul fin nel cuore dell'Asia, e già comin-
ciano, non ostante la maggior carezza del prezzo loro,
a cacciar dai mercati le disadatte mercanzie dei Russi.
Gli officiali inglesi che risalirono l'Indo lo trovarono
appieno navigabile fin mille miglia in su dalla foce, a
navi che non peschino più di 4 piedi. Essi contarono sul
fiume da 900 barche, le quali hanno tuttavia quella
forma rotonda che si trovò in uso sull'Indo dai soldati
di Alessandro. Ora si costruiscono a Londra navi a va-

1 Vedi il nostro Bollettino straniero, N. LIV, pag. 205.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 37
pore, le quali potranno spingersi anche sugli influenti
dell'Indo fino a Lahore e Peshawr. Due furono già
inviate a Bombai nello scorso anno, e otto altre vi
terran dietro; presso le rive del fiume si trovano foreste
inesauribili e copiose cave di carbon fossile. Si stabi-
lirono agenti consolari in Tatta, Bucure, Multan, La-
hore, Attoc e Peshawr.
Non minor cura si diede alle vie mercantili della
Persia. I1 Seno Persico, infestato già da corsari arabi,
fu purgato dagli Inglesi. La somma delle merci che
nel 1830 si inviarono dall'lndia a Bassora e Buscir, e
viceversa, ammontano, giusta una relazione di Lord
Clare presidente di Bombai, a 85 milioni di franchi;
il commercio poi del Seno Arabico a circa 8 milioni.
Però anche in quelle regioni gli Inglesi trovano il con-
corso di prodotti russi e germanici recativi per la Per-
sia e la Siria dalle carovane di Bagdad, Mosul ed
Aleppo. A sventare questa rivalità il governo inglese,
seguendo l'esempio del francese, ha pensiero di sta-
bilir consolati a Trebisonda ed Erzerum, nelle quali
piazze i trafficanti della Persia settentrionale possano
aver sotto mano quelle mercanzie che ora è mestieri
cercare fino a Costantinopoli e Smirne. E benché il
commercio di Erzerum abbia patito assai, dacché i Rus-
si nel 1829 trascinarono dall’Armenia entro le frontie-
re russe 50 mila famiglie armene, tuttavia le comuni-
cazioni con Bagdad, Damasco, Diarbekir e Mossul ba-
stano a fornir del bisognevole tutta l'Asia anteriore.
Anche nella regione Oltre-Gange rapidamente si pro-
paga il britannico commercio. I Birmani furono astret-
ti a ribassare a 10 per 100 le loro angherie sulle merci
inglesi; e benché la contribuzione militare imposta ai
Birmani nel 1824 abbia sottratto gran parte dei capi-
tali del paese, tuttavia l'importazione delle derrate
europee divien sempre maggiore. Il residente britan-
nico presso i Birmani, Maggiore Burney, scriveva il
i

38 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

27 Giugno 1831 : « I1 Sig. Lanciago (europeo in servigio


alla corte birmanica) è giunto da Rangùn, recando
25,000 pezze di panno, valore che rappresenta il 10
per 100, che compete al re sulla introduzione delle
estere mercanzie; egli si trattenne a Rangùn tre mesi,
cosicché appare che l’importazione solo in panni f u
di pezze 250,000 ! Questa è assai maggiore degli anni
precedenti, e sembra attestare l’utilità della presenza
di un residente inglese ». Dalla provincia di Tennas-
serim (presso l’istmo di Malacca) ceduta dai Birmani
all’Inghilterra, si annodarono relazioni mercantili coi
Regoli che comandano a Oriente della Birmania e sul-
le frontiere chinesi. I1 regolo di Lahang, nell’Alto Laos,
chiese nel 1830 agli Inglesi l’invio di un residente;
vi fu mandato il dott. Richardson. A quei mercati i
Chinesi discendono giù per la convalle del Manam-
Kom con carovane di muli e cavalli, portando roba
chinese e panni inglesi comperati assai cari a Canton
e impressi del marchio della Compagnia delle Indie. Per
mezzo loro si potrà facilmente avere il tè a miglior
prezzo, ed empir di merci inglesi le regioni occidentali
della China. Perciò si tenta d’indurre queste carovane
a discendere sotto protezione degli agenti inglesi fino
a Moulmein, emporio principale britannico su quelle
riviere, e così aprire un regolare commercio colla China
occidentale.
Ma una via più ampia al commercio chinese si apri-
rà lungo la immensa costiera di quell’imperio. AI prin-
cipio di Settembre 1832 la nave inglese Lord Amherst
ritornò da un giro fatto per avviare un traffico di con-
trabando. Avea toccato vari punti del littorale della
China e della Corea nonché dell’isole Formosa e Leu
Cheu. In ogni luogo trovò ospitale accoglienza dagli
abitanti, e una coperta e timorosa opposizione dai Man-
darini; però non riescì a far vendite considerevoli se
non nel porto di Fuh-cho-foo, capitale del Fokien. Nei
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 39

diversi luoghi dove quei navigatori sbarcarono, offer-


sero agli abitanti pezze di panno ed altri simili tessuti,
a vil prezzo; e sparsero una specie di proclama in cui
dopo aver palesato le loro amichevoli intenzioni, di-
chiaravano che la volontà dell'Imperator della China
era ben favorevole alla loro venuta, ma che i ministri
e governatori cercavano di trasformarne i benefici ef-
fetti. I popoli erano forse disposti a credere, ma appar-
vero tosto editti imperiali che comandavano di respin-
gere le navi dei temerari barbari dell'occidente, e di
prendere tutti coloro che osassero por piede sul suolo
del celeste imperio. La cosa non è facile, perché
sembra che in caso di bisogno non mancheranno navi
armate in difesa dei mercanti. E in tanta vastità di
littorale sarà assolutamente impossibile tenere una guar-
dia sufficiente e fedele, quando i popoli abbiano comin-
ciato a gustare il lucro del contrabando. Queste specu-
lazioni diventeranno più ardite e frequenti dopo la
abolizione dei privilegi della Compagnia delle Indie,
che trarrà in quei mari lontani innumerevoli venturieri
mercantili. Così anche il sistema proibitivo dei Chinèsi
assalito ad un tempo da Oriente per mare e da Occidente
per terra dovrà succumbere all'influsso fecondatore della
libera concorrenza e i tanti milioni d'uomini che vivono
in quell'immenso impero non saranno astretti a comu-
nicar col resto del genere umano per l'unico mezzo dei
gelosi monopolisti e barattieri di Canton, Kiachta e
Cashgar, i quali rendono impossibile ogni commercio
di lumi ed ogni morale progresso.
40 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Settembre 1833

Oceanica - Monopolio generale del caffè


nell’isola di Java *

In quest’isola, sulle cui recenti sventure ci siamo


lungamente trattenuti in un articolo sul porto di Singa-
pore, inserito nel fascicolo di dicembre 1831 degli
Annali, il monopolio ristabilito dagli Olandesi è giunto
in pochi anni a un pericoloso eccesso. Il governo con
grave ruina anche dei proprj cittadini che non siano
affigliati alla Compagnia Olandese delle Indie, non pago
di esigere il 40 per 100 in natura di tutto il caffè rac-
colto nell’isola sotto titolo di imposta prediale, ha co-
mandato che il rimanente 60 per 100 che è pus le-
gittima proprietà dei coltivatori, venga rimesso ai suoi
sergenti che ne fanno compera forzata al prezzo fis-
sato da loro stessi di 22 fiorini al picul (133 libbre) 1.
E già tre capi indigeni di villaggio erano stati pubbli-
camente flagellati a Tayal per aver contravvenuto al-
l’editto. Questo stato di cose deve riescire tanto più
insopportabile agli abitanti che non sono né stupidi,
né imbelli, inquantoché sotto il governo britannico rap-
presentato dall’illustre filantropo Stamford Raffles, essi
erano in pieno diritto di disporre dei frutti della loro
industria, e questa franchigia era stata loro assicurata
in perpetuo nell’epoca in cui passarono dal regime bri-
tannico sotto al giogo olandese. Si aggiunge la cir-

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, 11, pp. 387-388.


i n un’altra relazione trovo che il prezzo pagato a li
indigeni è di sole 6 ruvie in circa; e che si rivende il ca è
ai mercanti esteri pei doppio prezzo.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 41

costanza che molte case mercantili, la più parte inglesi,


e chinesi aveano già accaparrato gran copia di caffè
anticipando ai coltivatori, ingenti somme necessarie alle
spese di coltivazione. Ed ora i coltivatori si trovano
di aver già impiegato il ricevuto denaro, mentre il go-
verno loro vieta di dare il corrispettivo convenuto in
prodotti. Si consideri qual ruina sia questa pel commer-
cio e per l'agricoltura. Si dimanderà qual causa spinga
il governo a distruggere colle proprie mani la sorgente
principale delle sue forze. Si sappia dunque che il go-
verno per sostenere in Europa le spese di armamenti
che non possono rendere gran fatto formidabile la sua
natural debolezza e piccolezza, esaurì successivamente
quanti mezzi gli restavano a profondere. E finalmente
si trovò ridotto all'improvvido rimedio degli imprestiti.
Cercò cinque millioni di fiorini alla Compagnia Olan-
dese di Batavia. Questa glieli rimise in tante cambiali
sulla direzione della Compagnia in Olanda, ma prese
pegno su tutte le merci che il governo teneva nell'iso-
la e propriamente su tutto il caffè, lo zuccaro, le spe-
zierie e l'indaco che il governo potrebbe consegnare
entro dieci mesi; compiendo il residuo debito che per
avventura rimanesse, con una proporzionata quantità
di stagno di Banca, e rame del Giappone. Tutte queste
merci dovevano essere trasportate in Europa e vendute
dalla Compagnia per conto del governo, al quale si do-
veva rimettere quella qualunque somma che potesse
eccedere l'ammonto dell'imprestito.
Ecco come la perdita del Belgio può preparar la
perdita dell'immensa e ricchissima isola di Java, per-
dita la quale non può sembrar lontana a chi tenga
conto e della passata felicità e della presente miseria
degli abitanti, e delle abitudini di turbolenza e di fe-
rocia che vanno fra loro spaventosamente riaccenden-
dosi sotto il regime del monopolio e delle percosse.
Alle arrecate notizie, date dalla Cronica di Singapo-
42 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

re, i monopolisti di Batavia oppongono vari ragionamen-


ti, il principale dei quali si è, che l'intervento del go-
verno mirava solo a reprimere le usure dei sovventori
stranieri; cosa che riescirà poco credibile a quelle po-
polazioni.

Novembre 1833

Strada ferrata da Manchester a Bolton,


e da Birmigham a Londra *
Si è già posto mano ai lavori della strada ferrata da
Manchester a Bolton. Quella di Manchester a Sheffield
non si farà, e la Compagnia che doveva intraprender-
la si è già disciolta. La strada ferrata da Londra a
Birmingham sarà lunga miglia inglesi 112 ½ di 69 al gra-
do; formerà due linee distanti 6 piedi e avrà dieci
gallerie sotterranee per eludere le interposte alture. Pas-
serà sotto il Colle di Primrose per Watford, Northamp-
ton e Kilsby. Verrà percorsa in ragione di 20 miglia
inglesi all'ora cosicché tutta la corsa da Londra a Bir-
mingham sarà di ore 5 ½. Un'altra strada ferrata con-
durrà da Birmingham a Manchester in ore 4 #. sicché
in ore dieci si potranno fare circa 200 miglia colla
spesa di pochi scellini. Per non parlar male di noi
medesimi, e lasciar questa cura ai nostri posteri, di-
remo che i nostri antenati in un tal viaggio avrebbero
sciupato per lo meno una settimana e vi si sarebbero
preparati facendo testamento. Eppure quanti non vanno
tuttavia papagallando che Nil sub Sole novum! Dio ci
i salvi dai loro pareri.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, 11, p. 455.


42 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

re, i monopolisti di Batavia oppongono vari ragionamen-


ti, il principale dei quali si è, che l'intervento del go-
verno mirava solo a reprimere le usure dei sovventori
stranieri; cosa che riescirà poco credibile a quelle po-
polazioni.

Novembre 1833

Strada ferrata da Manchester a Bolton,


e da Birmigham a Londra *
Si è già posto mano ai lavori della strada ferrata da
Manchester a Bolton. Quella di Manchester a Sheffield
non si farà, e la Compagnia che doveva intraprender-
la si è già disciolta. La strada ferrata da Londra a
Birmingham sarà lunga miglia inglesi 112 ½ di 69 al gra-
do; formerà due linee distanti 6 piedi e avrà dieci
gallerie sotterranee per eludere le interposte alture. Pas-
serà sotto il Colle di Primrose per Watford, Northamp-
ton e Kilsby. Verrà percorsa in ragione di 20 miglia
inglesi all'ora cosicché tutta la corsa da Londra a Bir-
mingham sarà di ore 5 ½. Un'altra strada ferrata con-
durrà da Birmingham a Manchester in ore 4 #. sicché
in ore dieci si potranno fare circa 200 miglia colla
spesa di pochi scellini. Per non parlar male di noi
medesimi, e lasciar questa cura ai nostri posteri, di-
remo che i nostri antenati in un tal viaggio avrebbero
sciupato per lo meno una settimana e vi si sarebbero
preparati facendo testamento. Eppure quanti non vanno
tuttavia papagallando che Nil sub Sole novum! Dio ci
i salvi dai loro pareri.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, 11, p. 455.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 43

Novembre 1833

Valore delle importazioni ed esportazioni


della Gran Britannia*
Il valore officiale delle importazioni nelle Isole Bri-
tanniche per l'annata 1832 terminata col 5 gennajo
1833 giusta il costume fu stimato di franchi
1,114,656,043 cent. 75. Il valore officiale delle espor-
tazioni fu di franchi 1,901,789,310; nei quali le mer-
canzie estere e coloniali entravano pel valore di franchi
276,121,746 c. 25 cioè quasi un settimo. Il complessi-
vo movimento commerciale, non comprese le clande-
stine operazioni del contrabbando, ascende dunque a
più di tre mila millioni di franchi.

Novembre 1833
Riforma dei riti Israelitici
nel Granducato di Weimar **
In conseguenza d'una favorevole dichiarazione del
Rabbino provinciale e di altri dottori della legge mosai-
ca si promulgò con autorità di legge una riforma del
culto per gli israeliti residenti nel Granducato di Sas-
sonia Weimar. I riti si celebreranno in lingua vulgare,
e solo in via d'eccezione e per un riguardo alle abitu-
dini degli uomini attempati si permetterà di leggere
ancora in ebraico alcuni passi della Thorah. Alle don-
ne nubili non sarà più vietato di assistere a riti sacri.
Così le più antiche instituzioni che esistano sulla fac-
cia della terra piegano anch'esse all'irresistibile spirito

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, p. 458.


** Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, p. 463.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 43

Novembre 1833

Valore delle importazioni ed esportazioni


della Gran Britannia*
Il valore officiale delle importazioni nelle Isole Bri-
tanniche per l'annata 1832 terminata col 5 gennajo
1833 giusta il costume fu stimato di franchi
1,114,656,043 cent. 75. Il valore officiale delle espor-
tazioni fu di franchi 1,901,789,310; nei quali le mer-
canzie estere e coloniali entravano pel valore di franchi
276,121,746 c. 25 cioè quasi un settimo. Il complessi-
vo movimento commerciale, non comprese le clande-
stine operazioni del contrabbando, ascende dunque a
più di tre mila millioni di franchi.

Novembre 1833
Riforma dei riti Israelitici
nel Granducato di Weimar **
In conseguenza d'una favorevole dichiarazione del
Rabbino provinciale e di altri dottori della legge mosai-
ca si promulgò con autorità di legge una riforma del
culto per gli israeliti residenti nel Granducato di Sas-
sonia Weimar. I riti si celebreranno in lingua vulgare,
e solo in via d'eccezione e per un riguardo alle abitu-
dini degli uomini attempati si permetterà di leggere
ancora in ebraico alcuni passi della Thorah. Alle don-
ne nubili non sarà più vietato di assistere a riti sacri.
Così le più antiche instituzioni che esistano sulla fac-
cia della terra piegano anch'esse all'irresistibile spirito

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, p. 458.


** Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, p. 463.
44 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

dei tempi; spirito di sincerità, di semplicità e di equità,


che tende ad accomunare a tutti i s e s s ie a tutti i
ceti la partecipazione dei godimenti civili e dei con-
forti religiosi. I1 re di Prussia ha promulgato una gran
riforma nello stato civile degli Ebrei, sollevandoli dal-
lo stato diloti a quello di rispettabili cittadini, e distrug-
gendo tutte quelle umilianti distinzioni che con grave
danno della pubblica economia nutrivano nei discen-
denti delle tribù ebraiche uno spinto d'odio e di ven-
detta contro il cristianesimo e resero finora così diffi-
cili e così rare le conversioni dei seguaci della legge
vecchia alla legge nuova.

Novembre 1833

Giornali in Ispagna e in Italia *


Questo possente mezzo per avviare le civili società
al bene, ed attivar l'impero dell'equa e moderata opi-
nione è assai più debole in Ispagna che in qualunque
altra terra europea, se si eccettua la Turchia. Eppure
sarebbe il men violento e men fallace strumento per
ravvivare la morta attività di quel gran popolo, al
quale la natura aperse in vano le fonti di somma opu-
lenza e felicità e per guidarne e frenarne ad un tem-
po le irritate passioni.
Escono alla luce nella Spagna i seguenti Giornali:
A Madrid: Gazzetta officiale.
» Revista Spagnuola, letteraria e scien-
tifica,
Corriere letterario e mercantile, con
cenni letterarj.
» Giornale d'Affissi.
» Bollettino Commerciale.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 483-465.


44 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

dei tempi; spirito di sincerità, di semplicità e di equità,


che tende ad accomunare a tutti i s e s s ie a tutti i
ceti la partecipazione dei godimenti civili e dei con-
forti religiosi. I1 re di Prussia ha promulgato una gran
riforma nello stato civile degli Ebrei, sollevandoli dal-
lo stato diloti a quello di rispettabili cittadini, e distrug-
gendo tutte quelle umilianti distinzioni che con grave
danno della pubblica economia nutrivano nei discen-
denti delle tribù ebraiche uno spinto d'odio e di ven-
detta contro il cristianesimo e resero finora così diffi-
cili e così rare le conversioni dei seguaci della legge
vecchia alla legge nuova.

Novembre 1833

Giornali in Ispagna e in Italia *


Questo possente mezzo per avviare le civili società
al bene, ed attivar l'impero dell'equa e moderata opi-
nione è assai più debole in Ispagna che in qualunque
altra terra europea, se si eccettua la Turchia. Eppure
sarebbe il men violento e men fallace strumento per
ravvivare la morta attività di quel gran popolo, al
quale la natura aperse in vano le fonti di somma opu-
lenza e felicità e per guidarne e frenarne ad un tem-
po le irritate passioni.
Escono alla luce nella Spagna i seguenti Giornali:
A Madrid: Gazzetta officiale.
» Revista Spagnuola, letteraria e scien-
tifica,
Corriere letterario e mercantile, con
cenni letterarj.
» Giornale d'Affissi.
» Bollettino Commerciale.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 483-465.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 45
i
A Cadice: Giornal Mercantile per le notizie marit-
time e gli editti.
A Siviglia: Diario contenente gli Editti del Go-
verno.
» Seminario d'arti, e d'agricoltura, già
cominciato a Londra.
A Badajoz: Giornale,
A Saragozza : Giornale d'Affissi.
A Valenza: Giornale estratto dalla Gazzetta di Ma-
drid.
A Barcellona : Giornal provinciale con cenni lette-
rari.
» Giornal mercantile e d'economia poli-
tica con discussioni sulle ricchezze natu-
rali del paese.
In Gallizia: I1 Corriere Gallego ritratto dalla Gaz-
zetta di Madrid.
A Murcia: Giornal provinciale di Commercio tutto
di affissi.
Si vede che per gli stranieri i soli Giornali interes-
santi sono la Revista Spagnuola di Madrid, il Seminario
di Siviglia, e il Giornal mercantile di Barcellona. Una
ventina d'anni fa l'Italia non era da questo lato in mol-
to miglior condizione della Spagna; ma i nostri pro-
gressi sono stati rapidi e grandi. Negli ultimi mesi la
sola Diocesi di Como vide sorgere tre nuovi Giornali
non di torbida materia politica, ma di incruente e be-
nefiche dottrine agrarie ed economiche; un d'essi nel-
la parte Lombarda della Diocesi intitolato Raccolta
pratica di scienze e d'industria, al quale è voce che
prendano parte i figli dell'immortale Volta degnissimi
del padre e della patria; gli altri due nella parte Sviz-
zera della Diocesi e sono l'lstruttore del popolo, e
L'Ape delle utili cognizioni, adatti tutti e per tenuità
46 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

di prezzo e per semplicità di tenore alle famiglie più


bisognose di soccorso e di lumi. Da qualche tempo i
più begli ingegni della penisola hanno preso parte
alla pubblicazione di Giornali che potrebbero mostrarsi
con soddisfazione agli stranieri, se gli stranieri si cu-
rassero di conoscere le cose nostre quali sono. Ma il
numero dei lettori è tuttavia sproporzionato al merito
degli scrittori; anzi gran numero di culte persone non
sospetta ancora qual sia l'utilità e il diletto che si
ritrae dalle vive e fresche e vane notizie dei Giornali,
e la loro efficacia a riformare insensibilmente le storte
opinioni e diffondere in tutti i ceti quell'amor del bene
e quella alacrità ad accoglierlo e promoverlo, senza
cui le prerogative accordateci dalla natura non ci ar-
recano nè felicità al di dentro, né onore al di fuori.

Novembre 1833
Sul commercio dell'uve passe
dell'isole Joniche colla Gran Britannia *
Riguardiamo come nazionale all'Italia tutto ciò che
riguarda le Sette Isole, sì perché gran parte della popo-
lazione jonica è italica di stirpe e di lingua; sì perché
quelle isole furono per due mila anni quasi non inter-
rottamente compagne ai destini dell'Italia; sì finalmen-
te perché devono al valore ed alla saggezza d'una
delle città italiane il beneficio d'essere sfuggite agli
orrori della schiavitù asiatica, e di aver partecipato a
tutte le prerogative della intellettuale cultura anche
nelle più calamitose età. Questo beneficio ora si ripaga
di stolte e servili querele contro chi non è più: senza
far conto che un regime riprovevole ai nostri occhi fu

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 465-467.


46 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

di prezzo e per semplicità di tenore alle famiglie più


bisognose di soccorso e di lumi. Da qualche tempo i
più begli ingegni della penisola hanno preso parte
alla pubblicazione di Giornali che potrebbero mostrarsi
con soddisfazione agli stranieri, se gli stranieri si cu-
rassero di conoscere le cose nostre quali sono. Ma il
numero dei lettori è tuttavia sproporzionato al merito
degli scrittori; anzi gran numero di culte persone non
sospetta ancora qual sia l'utilità e il diletto che si
ritrae dalle vive e fresche e vane notizie dei Giornali,
e la loro efficacia a riformare insensibilmente le storte
opinioni e diffondere in tutti i ceti quell'amor del bene
e quella alacrità ad accoglierlo e promoverlo, senza
cui le prerogative accordateci dalla natura non ci ar-
recano nè felicità al di dentro, né onore al di fuori.

Novembre 1833
Sul commercio dell'uve passe
dell'isole Joniche colla Gran Britannia *
Riguardiamo come nazionale all'Italia tutto ciò che
riguarda le Sette Isole, sì perché gran parte della popo-
lazione jonica è italica di stirpe e di lingua; sì perché
quelle isole furono per due mila anni quasi non inter-
rottamente compagne ai destini dell'Italia; sì finalmen-
te perché devono al valore ed alla saggezza d'una
delle città italiane il beneficio d'essere sfuggite agli
orrori della schiavitù asiatica, e di aver partecipato a
tutte le prerogative della intellettuale cultura anche
nelle più calamitose età. Questo beneficio ora si ripaga
di stolte e servili querele contro chi non è più: senza
far conto che un regime riprovevole ai nostri occhi fu

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 465-467.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 47

in rozze e feroci età una grandissima ventura. Queste


declamazioni in proposito di cose mercantili sembre-
ranno inopportune. Ma vuolsi notare che in Grecia
e in Dalmazia è venuto di moda di parlar del regime
veneto come del regime turco, e di non far ragione né
di tempi, né di luoghi. Inoltre quest'anno si promulgò
nelle isole Jonie un editto che abolisce l'uso legale
della lingua italiana. I Greci delle isole si devono tro-
vare più all'unisono coll'idioma degli Inglesi e quei
del continente coll'idioma dei Bavari che col moderno
linguaggio della Magna Grecia. Riescirà duro a quelle
famiglie che oriunde dell'Italia han sempre riguardato
alla madre patria con quell'amore, l'espressione del
quale fu consacrata dall'immortale ingegno di Foscolo.
E dall'immortalità dell'ingegno torniamo all'uva passa.
Bisogna dunque sapere che questo importante ramo
del commercio britannico venne decadendo in questi
ultimi anni, con danno degli agricoltori isolani, dei
mercanti britannici, e probabilmente con qualche di-
spetto dei consumatori; tuttociò per le gravezze fisca-
li. È uno degli effetti minimi e quasi capillari delle inter-
minabili esigenze del debito publico.
Il 21 giugno 1833 un'adunanza di trafficanti e navi-
gatori indirizzò una petizione al parlamento britannico,
dalla quale si rilevano tutti i più importanti dati sul-
l'ammonto e l'andamento di questo commercio. Le la-
gnanze sono:
Che quando le isole Joniche caddero sotto la pro-
tezione della Gran Britannia eravi aspettazione che un
regime liberale proteggerebbe l'agricultura l'industria
ed il commercio, e perciò s'erano estese le piantagio-
ni, massime delle uve dette di Corinto o uve passerine,
di cuì specialmente abbondano le isole, mentre il con-
tinente fornisce maggior copia di zibibo. Ma l'enor-
mità delle gravezze aveva oppresso tanto gli isolani,
quanto i mercatanti. Perocché mentre negli ultimi due
48 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

anni il prezzo pagato all'agricultore per le uve passe


f u di scellini 7 ½ (franchi 9,37) per centinajo, i dazj
sulla importazione equivalsero quasi a sei volte il valor
della mercanzia, ammontando a fr. 55,41.
Che ciò riducendo il prezzo primitivo disanima l'a-
gricultore a segno che il prodotto totale delle uve pas-
se e propriamente delle uve passerine o uve di Corin-
to, il qual per una serie di anni aveva dato un medio
valore di 7,000,000 di franchi è ridotto a meno di
1,875,000, e le isole sono in grave patimento.
Che questa merce è più enormemente aggravata che
qualunque altra, essendoché non fu mai alleviata dal
dazio di guerra di fr. 20,41 imposto dopo il 1806. Ag-
giungendo agli aggravj le spese di trasporto, assicura-
zione e simili, ne risulta un totale che assorbe 7 / 8 del
prezzo di vendita in Inghilterra.
Che l'altezza dei prezzi ha prodotto una congestio-
ne di mercanzie nei magazzini, la quale cagiona nuovo
sopracarico di spese e impossibilità di vendere senza
perdita.
Che altri governi essendosi saviamente moderati
nelle gabelle hanno animato in altri paesi questo com-
mercio fomentato dalla estrema depressione del primi-
tivo prezzo in Levante; cosicché l'esportazione a varie
parti del continente che nel 1831 importava tonnellate
1,380 è salita nel 1832 a tonnellate 3,580; ciò ch'è un
aumento di tonnellate 2,200 in un anno solo.
Che la quantità esportata pel continente sulla rac-
colta del 1832 è a quest'ora (luglio 1833) già salita
oltre a tonnellate 4000; mentre l'esportazione per l'In-
ghilterra è diminuita ancor più. Le restanze accumulate
in Zante e Cefalonia saranno verisimilmente incettate
da mercanti di altre nazioni.
Che questo commercio fatto quasi interamente con
legni stranieri e a porti stranieri non solo è a scapito
della navigazione britannica, ma concorre a dar van-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 49
taggio alle manifatture straniere di lino, lana, seta e co-
tone, le quali vengono facilmente introdotte in cambio.
Che inutile riescirebbe l'alleviamento consentito dal
governo Jonico sulla gabella d'esportazione, la quale
si è ribassata da franchi 5,62 per centinajo a fr. 1,87
se il governo britannico non ribassa la gabella d'im-
portazione.
I1 prodotto del dazio d'introduzione di questa sola
merce nella Gran Britannia è di 6,500,200 franchi.

Novembre 1833

Africa - Liberia, Colonia di liberti Negri *


Le più recenti novelle della colonia di liberti Ne-
gri fondata dagli Anglo-americani sulla riviera occiden-
tale dell'Africa sono così prospere che omai surge si-
cura speranza che quella colonia debba essere il desi-
derato mezzo per sanare l'America della minaccevole
cancrena delle sue orde di schiavi Negri, e per chiamar
l'Africa ad un ignoto incivilimento. I1 primo disegno
f u concepito fino dall'anno 1796 da un Quachero cari.
tatevolissimo di Baltimora per nome Hopkins, e fu col-
tivato da' suoi correligionarj con quella perseveranza
e quella avveduta filantropia che lìdistingue. Essi indus-
sero nel 1797 il Senato Virginiano a consentire all'emi-
grazione di tutti gli schiavi dello Stato. Jefferson, presi-
dente della federazione, anzi uno de' suoi fondatori, fece
alcune pratiche per trovare all'uopo un territorio nel-
l'Africa e nel Brasile, ma invano. Nel 1816 la Virginia
rinnovò la sua offerta, e il general Mercer, membro del
Congresso a Washington fondò a questo intento la So-

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 467-469.

4. . CATTANEO. Scritti politici. i.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 49
taggio alle manifatture straniere di lino, lana, seta e co-
tone, le quali vengono facilmente introdotte in cambio.
Che inutile riescirebbe l'alleviamento consentito dal
governo Jonico sulla gabella d'esportazione, la quale
si è ribassata da franchi 5,62 per centinajo a fr. 1,87
se il governo britannico non ribassa la gabella d'im-
portazione.
I1 prodotto del dazio d'introduzione di questa sola
merce nella Gran Britannia è di 6,500,200 franchi.

Novembre 1833

Africa - Liberia, Colonia di liberti Negri *


Le più recenti novelle della colonia di liberti Ne-
gri fondata dagli Anglo-americani sulla riviera occiden-
tale dell'Africa sono così prospere che omai surge si-
cura speranza che quella colonia debba essere il desi-
derato mezzo per sanare l'America della minaccevole
cancrena delle sue orde di schiavi Negri, e per chiamar
l'Africa ad un ignoto incivilimento. I1 primo disegno
f u concepito fino dall'anno 1796 da un Quachero cari.
tatevolissimo di Baltimora per nome Hopkins, e fu col-
tivato da' suoi correligionarj con quella perseveranza
e quella avveduta filantropia che lìdistingue. Essi indus-
sero nel 1797 il Senato Virginiano a consentire all'emi-
grazione di tutti gli schiavi dello Stato. Jefferson, presi-
dente della federazione, anzi uno de' suoi fondatori, fece
alcune pratiche per trovare all'uopo un territorio nel-
l'Africa e nel Brasile, ma invano. Nel 1816 la Virginia
rinnovò la sua offerta, e il general Mercer, membro del
Congresso a Washington fondò a questo intento la So-

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 467-469.

4. . CATTANEO. Scritti politici. i.


-- ..I_--

50 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - i

cietà americana per colonizzare i Negri. Si dié prin-


cipio alla colonia di Liberia con mezzi esigui e fra
tanti ostacoli che misero a grave pericolo l'esistenza
non solo della colonia ma anche della società. I1 prin-
cipio si è di procurare ai Negri tragitto gratuito a Li-
beria, assegnar loro un pezzo di terra di 30 Acri (più
di 200 pertiche milanesi) per capo, fornirli di domici-
lio, di provigioni, stromenti agrarj e scorte, e poi la-
sciarli liberi dispositori di sé.
A due soli Europei si permise di accasarvisi, l'uno
come agente della società, l'altro come medico. E ciò
primieramente per il gran dispendio che cagionano agen-
ti europei, e secondamente perché si vuole che i Ne-
gri si governino per quanto è possibile da sé, e così
svolgano le loro assopite facoltà, e il sentimento della
dignità personale, ciò che vien impedito dalla presen-
za e molto più dalla sovrintendenza degli Europei. Gli
effetti superano ogni aspettazione. I Negri fondano ca-
sali e scuole; l'agricoltura e il commercio fioriscono; e
la più salutevole influenza si diffonde sulle finitime in-
digene tribù. Il territorio di Liberia giace tra i gradi <

7." e 5.° di latitudine settentrionale, e si stende entro


terra una trentina di miglia. La sede dell'agenzìa e il
principale dei luoghi abitati è sul fiume Mesurado e
si chiama Monrovia dal nome dell'illustre Monroe già
presidente degli Stati Uniti. I Negri trasportati d'Ame-
rica sono 3500, gli indigeni seco loro congiunti e sot-
toposti alle leggi della colonia sono circa 15,000; e le
numerose tribù de' Bassei che soggiornano fra il confine
della colonia ed i monti, e ne assecondano quasi inte-
ramente le istituzioni, ammontano a ben 130,000. In
America ogni ceto mostra grande zelo per questa co-
lonia; gli Stati di Kentucky e Delaware hanno anch'es-
si offerto sull'esempio della Virginia i loro schiavi. Il
tragitto e l'accasamento d'ogni Negro costa alla società
200 franchi. Né la liberazione degli schiavi si deve solo
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 51
alla carità; i padroni si sono persuasi di non poterne
cavar profitto che nella coltivazione del riso, zuccaro
e cotone; dove queste derrate non si coltivano, si tro-
verebbe convenevole di lasciar andare tutti gli schiavi
se non si avesse gran tema di loro. Quindi si può pre-
dire non lontano il momento in cui la massima parte
della popolazione negra si ridoni all'Africa con migliori
auspicj che non le venne tolta. E in America non so-
lo i Negri servj, ma anche i liberi guardano con amore
e desìo la terra di Liberia, sola terra in cui possono rin-
venire una vera patria nella quale nessun Europeo gli
oltraggi e gli opprima. Quanto più sono ricchi, colti e
generosi, tanto più sentono che l'America non sarà mai
per loro una patria, che le due stirpi Bianca e Negra
non potranno mai convivere fraternamente, ma che do-
vranno o cacciar essi i Bianchi, od esserne conculcati.
Per ciò in alcune città degli Stati meridionali hanno
fatto adunanze per deliberare di trasmigrar tutti in Li-
beria, tostoché abbiano convenevolmente disposto dei
loro averi; i primi a giungervi si offrono a preparare
agli altri ricovero e terre. I liberti Negri di Natchez
mandarono l'anno scorso due inviati in Liberia a pren-
der lingua dello stato delle cose e farne ragguaglio. Ri-
tornarono in settembre ed ecco un sunto della loro re-
lazione. e Il 30 di giugno gettammo l'ancora a Mon-
rovia, restando poi tre settimane nella colonia, notando
ogni cosa e visitando tutti i casali. Trovammo per ogni
dove amorevole e fraterna accoglienza, come in una
vera patria. I coloni son pieni d'amore della libertà
e della indipendenza, oltre ogni esempio che ne porga
l'America. Sono essi più agiati dei liberti Negri d’Ame-
rica; sentono d'aver una patria e non temono né Ne-
gri, né Bianchi; non hanno chi loro sovrasti, anzi essi
predominano tutti i loro vicini; hanno leggi ch'essi
stessi han volute e dettate, e ne vanno superbi. Dopo
il nostro ritorno abbiamo visitate varie case di Negri
52 CATTTANEO - SCRITTI POLITICI - I

liberi a Filadelfia e Nuova York, ma non ne trovam-


mo alcuna così confortevole come quelle di Monrovia.
I pavimenti sono coperti di tappeti, e tutto respira
agiatezza e pulitezza. Vi sono cinque scuole; il popolo
è costumato; nessun segno di ebrietà. Si onorano le fe-
ste, ed uno di noi predicò ad un uditorio di più di un
centinajo di ben vestite e attente persone. Trovammo
due soli inalcontenti della colonia, e le loro lagnanze
ci parvero mal fondate. I1 suolo a Galdowell e Mills-
burgh è fertile come le rive del Mississipi; avendo ab-
bondanza di frumento, riso, zuccaro, pepe, cotone, aran-
ci, limoni, caffè, legumi, patate, meloni, banani; be-
stiame e pollame; il popolo sano e floridi i fanciulli.
Correva la stagione piovosa, benché una sola volta pio-
vesse forte; il vento era fresco, e il calore pari a quel-
lo della Nuova Orleans in settembre. Se avessimo udito
da altri ciò che coi nostri occhi vedemmo in Liberia,
non l'avremmo creduto; e perciò non ci sarà meravi-
glia se i nostri fratelli ci taccieranno di esagerazione.
Bramiamo che possano farne giudizio da sé. Portiamo
ferma opinione che i Negri liberi potranno migliorarvi
il loro essere e il loro costume, ed essere più agiati e
felici che qua non sono. Colà soltanto può il Negro
fruire la libertà; e dov'è la libertà ivi è per noi la
patria ». Questa tendenza delle due nemiche stirpi a
separarsi dopo pochi secoli di violenta congiunzione, è
assai favorevole agli Stati Uniti ed è la sola via di
salvamento a quelli del mezzodì. In Inghilterra si va
ordinando una società allo stesso intento, e la riforma
dello stato dei Negri nelle Antille britanniche, indurrà
quegli isolani ad allontanare una gran parte della po-
polazione negra. Sembra prossimo il tempo in cui l'A-
frica abbia qualche compenso degli infiniti mali che la
tratta de' Negri le infisse. Poiché queste colonie d'uomi-
ni domati al lavoro, iniziati all'incivilimento, e portanti
con sé tutti i germi d'una socievolezza ancor maggio-
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I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 53

re, promoveranno l’umanità della stirpe Negra più as-


sai che le colonie degli Europei e i loro mercanti e i
loro missionarj.

Novembre 1833

Progressi dell’incivilimento
nelle vicinanze del Capo *
Il dottor A. Smith fece un viaggio nella terra di
Porto-Natale a N. E. del Capo di Buona Speranza,
percorrendo un paese disposto dalla natura a straordina-
ria bellezza e fertilità. In uno spazio di 200 miglia dal
fiume Omvimzubo o S. Giovanni fino a Porto-Natale
egli contò 130 fiumane che mettono capo in mare;
innumerevoli ruscelli scorrono da ogni lato, e placide
pioggie fecondano il suolo, che senza concime rende due
messi ogni anno. Le semibarbare, ma pus mansuete
tribù che andavano sparse in quella regione, furono or-
ribilmente sterminate da Ciaka capo dei Zulai e dal
suo successore Dingaan, che fecero provare a quei mi-
seri tutte le dolcezze della conquista e della gloria mi-
litare. Quindi senza offesa d‘alcuno si potrebbero in
quel vuoto paese rendere operose e agiate molte mi-
gliaia di quei cenciosi proletarj, che la falsa economia
e il falso credito pubblico han reso tanto numerosi
nelle più ricche regioni d‘Europa. Gli avanzi delle
sperperate tribù che ora vanno errando colle fiere tra
le montagne più inospite, ritornerebbero facilmente in
cerca di protezione e di pane. Un certo Fynn europeo
che da alcuni anni si stabilì a Porto-Natale, è già rico-
nosciuto come padre e padrone da varje centinaja di

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 469.470.


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I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 53

re, promoveranno l’umanità della stirpe Negra più as-


sai che le colonie degli Europei e i loro mercanti e i
loro missionarj.

Novembre 1833

Progressi dell’incivilimento
nelle vicinanze del Capo *
Il dottor A. Smith fece un viaggio nella terra di
Porto-Natale a N. E. del Capo di Buona Speranza,
percorrendo un paese disposto dalla natura a straordina-
ria bellezza e fertilità. In uno spazio di 200 miglia dal
fiume Omvimzubo o S. Giovanni fino a Porto-Natale
egli contò 130 fiumane che mettono capo in mare;
innumerevoli ruscelli scorrono da ogni lato, e placide
pioggie fecondano il suolo, che senza concime rende due
messi ogni anno. Le semibarbare, ma pus mansuete
tribù che andavano sparse in quella regione, furono or-
ribilmente sterminate da Ciaka capo dei Zulai e dal
suo successore Dingaan, che fecero provare a quei mi-
seri tutte le dolcezze della conquista e della gloria mi-
litare. Quindi senza offesa d‘alcuno si potrebbero in
quel vuoto paese rendere operose e agiate molte mi-
gliaia di quei cenciosi proletarj, che la falsa economia
e il falso credito pubblico han reso tanto numerosi
nelle più ricche regioni d‘Europa. Gli avanzi delle
sperperate tribù che ora vanno errando colle fiere tra
le montagne più inospite, ritornerebbero facilmente in
cerca di protezione e di pane. Un certo Fynn europeo
che da alcuni anni si stabilì a Porto-Natale, è già rico-
nosciuto come padre e padrone da varje centinaja di

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 469.470.


54 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

buoni ed operosi indigeni, ch'egli avvia ad un vivere


tranquillo e lieto.
Le invasioni degli importuni Zulai avevano sconvol-
to anche le tribù dei Musselicati, cosicché i missionarj
francesi che si erano stabiliti nella parte settentrionale
del paese erano stati espulsi e trovavansi a Latakù.
Era fama però che gli invasori fossero stati ributtati
colla strage di tre o quattro dei loro reggimenti; perché
anche i seminudi Zulai hanno imparato ad aver reg-
gimenti.
Per promovere la fondazione di colonie si sono for-
mate due società; l'una a Grahamstown, e l'altra al
Capo. Si sono formate anche società di temperanza
per diffondere la sobrietà e frugalità tra i coloni, che
essendo la più parte oriundi dell'Europa settentrionale
Inglesi od Olandesi recarono dalla madre patria abitu-
dini incompatibili a quel clima. La Società agricola
del Capo tenne il 23 marzo del corrente anno 1833
la sua adunanza annuale e distribuì premj, accenden-
do tra quei vignajuoli, aratori e pastori una grandissi-
ma emulazione. Le scuole infantili del Capo contano
più di 700 fanciulli; senza comprendere le instituzioni
di simil genere tenute dai fratelli Moravi e dalle altre
Sette cristiane. Una Società filantropica ha formato ad
Hackney presso a Londra un Instituto per educare i
ragazzi vagabondi ed impiegarli poi utilmente nelle
colonie. Ventiquattro ne furono inviati al principio di
quest'anno al Capo di Buona Speranza; il governo pagò
la metà del tragitto; trovarono tutti pronto collocamen-
to, e se ne cercano altri. Le esportazioni del penul-
timo trimestre dello scorso anno risultano nella som-
ma di fr. 1,100,600; e superano il relativo trimestre
dell'anno precedente di fr. 213,575. Così la prosperità
di questo estremo lembo dell'Africa, che sotto il diffi-
dente e stitico regime olandese, era stata per tante ge-
nerazioni assopita, si svolge rapidamente sotto un'am-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 55

ministrazione più generosa e civile. La regione del Ca-


po, eguaglia in vastità la Francia, e la supera in bontà
di suolo e di cielo, e in attitudine commerciale, poiché
la bellezza della sua posizione non è paragonabile che
a quella dell’istmo di Panama, essendole aperto il tra-
gitto in linea poco meno che retta ad ambe le rive
dell’Atlantico, all’Arabia, all’India, all’Oceanica, insom-
ma a tutti i continenti e a tutti i mari. Speriamo che non
giacerà lungo tempo inutile al genere umano.

Novembre 1833

Commercio delle repubbliche


dell’Americameridionale *
Le nuove republiche che coprono I’immensa su-
perficie dell’America meridionale vasta più assai del-
l’Europa, volgono ogni loro arte a promovere il com-
mercio, questo grande animatore del mondo, senza tro-
vare ostacoli nelle classi laboriose le quali contano poche
industrie e solo delle cose più necessarie alla vita.
I1 Congresso della repubblica Peruviana nel giorno
22 dicembre p. p, ha promulgato una nuova tariffa più
complicata veramente che non consigli la schietta e
buona economia, poiché scende a sminuzzarsi in più
di 400 articoli, ma che in sostanza ribassa tutti quanti
i dazj; concede inoltre un 10 per cento di ribasso alle
merci che giungono direttamente dalI’Europa a Callao.
Quest’ultima disposizione puzza di Colbertismo. Che
importa ai Peruviani che le merci arrivino direttamente
o no? Quante merci che non conviene appunto spedir
direttamente per la difficoltà di trovare il cambio che
si desidera, le quali giova quindi ricapitare per mezzo

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, 11, pp. 475-476.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 55

ministrazione più generosa e civile. La regione del Ca-


po, eguaglia in vastità la Francia, e la supera in bontà
di suolo e di cielo, e in attitudine commerciale, poiché
la bellezza della sua posizione non è paragonabile che
a quella dell’istmo di Panama, essendole aperto il tra-
gitto in linea poco meno che retta ad ambe le rive
dell’Atlantico, all’Arabia, all’India, all’Oceanica, insom-
ma a tutti i continenti e a tutti i mari. Speriamo che non
giacerà lungo tempo inutile al genere umano.

Novembre 1833

Commercio delle repubbliche


dell’Americameridionale *
Le nuove republiche che coprono I’immensa su-
perficie dell’America meridionale vasta più assai del-
l’Europa, volgono ogni loro arte a promovere il com-
mercio, questo grande animatore del mondo, senza tro-
vare ostacoli nelle classi laboriose le quali contano poche
industrie e solo delle cose più necessarie alla vita.
I1 Congresso della repubblica Peruviana nel giorno
22 dicembre p. p, ha promulgato una nuova tariffa più
complicata veramente che non consigli la schietta e
buona economia, poiché scende a sminuzzarsi in più
di 400 articoli, ma che in sostanza ribassa tutti quanti
i dazj; concede inoltre un 10 per cento di ribasso alle
merci che giungono direttamente dalI’Europa a Callao.
Quest’ultima disposizione puzza di Colbertismo. Che
importa ai Peruviani che le merci arrivino direttamente
o no? Quante merci che non conviene appunto spedir
direttamente per la difficoltà di trovare il cambio che
si desidera, le quali giova quindi ricapitare per mezzo

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, 11, pp. 475-476.


56 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - i

di un terzo paese? Ma i Peruviani sono nuovi alle dol-


cezze dell'arte legislativa; bisogna lasciarveli deliziare
ed è gran ventura che non facciano peggio, e non si
sprofondino in questo abisso sulle luminose tracce che
può dar loro l'Europa. È molto lodevole la licenza da-
ta di esportare l'argento che è frutta del paese e sotto
il dominio spagnuolo giaceva inoperoso, o nelle viscere
della terra o fra gli artigli de' monopolisti. La proibi-
zione strangolava nelle fasce ogni commercio, e apri-
va il campo a tutte le vessazioni e superstizioni finan-
ziarie, nonché al contrabbando e a tutte l'altre cor-
ruzioni e immoralità.
La Repubblica di Bolivia o Alto Perù non volle ri-
manere indietro. La Camera dei rappresentanti pro-
mulgò al fine dell'anno una legge che fece porto fran-
co Lamar, trasportando la dogana con tutti i suoi ser-
genti a Calama alcune leghe entro terra sulla strada
di Chuquisaca. Si diede facoltà al Presidente di con-
sacrare tutte le forze dello stato a scavare il porto, co-
strurre strade (cose ignote in quelle terre per tutto il
tempo che giacquero in mano alla Spagna), stabilir
poste, praticar pozzi trivellati, e fabbricar carri!! Queste
spese devono porsi avanti a tutte le altre; e il presi-
dente ogni qualvolta le circostanze il concedono, deve
in persona vigilare e promovere i lavori. Il governo è
tenuto a dar ragguaglio nel decorso dell'anno sul modo
con cui questa legge sarà stata eseguita; e inoltre a
far conoscere per la via dei Giornali il progresso e
lo stato delle intraprese. Non si sono ancora stabilite
le gabelle da pagarsi sulle merci condotte entro il
paese, ma si è deliberato di farle quanto più basse si
possa, sicché in nessun caso oltrepassino il 5 per cento.
L'intento della repubblica è di attrarre a sé il commer-
cio del porto Peruviano di Arica pel quale passa tutto
il suo traffìco e di sventare il contrabbando regolarmen-
te ordinato dai cittadini della repubblica Guatimalese;
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 57
formando poi di Lamar un grande emporio per le ri-
viere occidentali dell’America meridionale.
Nella Repubblica del Chili il commercio francese
sofferse un grave arenamento per le disoneste specula-
zioni di certi fabbricatori, i quali ripetutamente fecero
spedizioni grossissime di merci assai inferiori al cam-
pione sul quale erasi conchiuso il contratto. La perfidia
era così impudente, che il governo della Repubblica
Chiliana intervenne, e col ministerio dei tribunali astrin-
se i mercanti francesi a considerevoli ribassi sul prez-
zo stipulato. Ciò però non tolse la grave scossa che il
credito francese aveva ricevuto; e quasi tutte le com-
missioni di sete e seterìe vennero trasferite da Lione
a Canton nella China, essendoché i tessitori Chinesi si
accomodano ottimamente al gusto ed al bisogno dei
consumatori Chiliani, e hanno saputo mostrar tanta
lealtà e precisione che tutto questo commercio è cadu-
to in loro mano. Il ministero francese ha in proposito
emessa una nota officiale che reca poco onorevole te-
stimonianza a quei commercianti. Si vede che avevano
fatto gran conto sulla stupidezza ed ignoranza delle
contrade già soggette al regime spagnuolo, senza cal-
colare quanta luce vi diffusero le nuove vicende e i
nuovi governi. Omnes improbi stulti. I1 mondo si can-
gia così rapidamente sotto i nostri occhi, che l’uomo
avveduto deve far nuovi conti ogni anno nuovo. Chi
chiude gli occhi per non veder cose nuove, riescirà be-
nissimo a non vederle; ma tanto peggio per lui.
58 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Dicembre 1833

Oceania - Stato delle Colonie inglesi


istituite nella nuova Galles, a Fiume-Cigno
ed a Vandiemen *
Le tre principali colonie britanniche in quella nuova
parte del mondo, cioè Nuova Galles, Fiume-Cigno, e
Vandiemen vanno sempre più prosperando.
Nella Nuova Galles la città di Sidney si accresce
ogni giorno; in poche settimane si è vista surgere una
lunga linea di case. Sessanta famiglie d'onorati operai
sono giunte dalla Scozia sotto la guida del Dr. Lang
prete presbiteriano, e col prodotto delle loro fatiche
hanno già pagato tutte le spese d'un tragitto di ben
13 mila miglia. Per offrire poi al loro reverendo capo
un delicato pegno della loro gratitudine e tale che non
si potesse in alcun modo da lui rifiutare, risolsero di
erigere a loro spesa e fatica un bel monumento fune-
reo ad un di lui fratello morto pochi anni sono nella
colonia stessa. Possa la semente della gentilezza e della
riconoscenza fruttificare in perpetuo presso quei nuovi
antipodi dell'Europa!
A Fiume-Cigno (Swan River) si è trovato un largo
letto di rocce saline nell'isola di Rottennest, cosicché
quelle famiglie sono emancipate affatto da una spesa
che gravita tanto sull'agricoltura e sull'industria euro-
pea. La pesca nei vicini golfi ne ha già preso incorag-
giamento. Si comincia a segar tavole di una specie bel-
lissima di cedro, di color di mogano, che già si spedi-
sce in copia a Londra. Un buon porto ricinto di belle
terre fu scoperto dal tenente Preston della nave Salpliur
a mezzodì del Capo Lewin.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, II, pp. 546-517.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 59

A Van Diemen si continua a trasportare i feroci abo-


rigeni nell'isola Great liberando da un assiduo ed insop-
portabil timore i coloni; né sembra che i barbari stessi
siano mal soddisfatti di vedersi in quella nuova patria
assicurata la sussistenza. i Coloni si sono adunati il
13 agosto 1832 in Hobart-Town a fare una petizione
al re ed ambo le camere del parlamento britannico,
rappresentando che la popolazione libera della Co-
lonia supera già le 14,000 anime, e la pubblica entra-
ta 2,250,000 franchi; e quindi sembra giusto che si
dia loro facoltà di amministrare da sé le cose proprie
e formare un Corpo legislativo. Possono dirsi certi d'es-
sere esauditi perché è provida massima della poli-
tica inglese di lasciar che le Colonie si governino con
propria soddisfazione; unica via per renderle prospere
e conservarle fedeli ed ossequiose.

Dicembre 1833
Scoperta di una nuova terra australe *
La « Literary Gazette » annunzia che un immenso
tratto di terra fu scoperto da un baleniere nell'oceano
Antartico. È direttamente a mezzodì del capo di Buo-
na Speranza da cui però è lontano più di due mila mi-
glia; giacendo sotto il 67° incirca di latitudine meri-
dionale ed il 50° di longitudine orientale. L'estensione
della costa esplorata pare di circa trecento miglia. Ove
si consideri la maggior freddezza dei climi nell'emisfe-
ro australe, v'ha luogo a credere che questa terra sot-
toposta, già a una latitudine corrispondente a quella
della Lapponia, debba riescire una poco utile scoperta
al genere umano, ove non si riguardi come un asilo

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, 11, p. 547.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 59

A Van Diemen si continua a trasportare i feroci abo-


rigeni nell'isola Great liberando da un assiduo ed insop-
portabil timore i coloni; né sembra che i barbari stessi
siano mal soddisfatti di vedersi in quella nuova patria
assicurata la sussistenza. i Coloni si sono adunati il
13 agosto 1832 in Hobart-Town a fare una petizione
al re ed ambo le camere del parlamento britannico,
rappresentando che la popolazione libera della Co-
lonia supera già le 14,000 anime, e la pubblica entra-
ta 2,250,000 franchi; e quindi sembra giusto che si
dia loro facoltà di amministrare da sé le cose proprie
e formare un Corpo legislativo. Possono dirsi certi d'es-
sere esauditi perché è provida massima della poli-
tica inglese di lasciar che le Colonie si governino con
propria soddisfazione; unica via per renderle prospere
e conservarle fedeli ed ossequiose.

Dicembre 1833
Scoperta di una nuova terra australe *
La « Literary Gazette » annunzia che un immenso
tratto di terra fu scoperto da un baleniere nell'oceano
Antartico. È direttamente a mezzodì del capo di Buo-
na Speranza da cui però è lontano più di due mila mi-
glia; giacendo sotto il 67° incirca di latitudine meri-
dionale ed il 50° di longitudine orientale. L'estensione
della costa esplorata pare di circa trecento miglia. Ove
si consideri la maggior freddezza dei climi nell'emisfe-
ro australe, v'ha luogo a credere che questa terra sot-
toposta, già a una latitudine corrispondente a quella
della Lapponia, debba riescire una poco utile scoperta
al genere umano, ove non si riguardi come un asilo

* Pubblicato in B.N.S.E., 1833, 11, p. 547.


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60 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

ai naufraghi ed ai pescatori, che in quei mari si van-


no facendo sempre più numerosi, massime nella na-
zione anglo americana.

Febbraio 1834
Deliberazioni prese
dalla commissione 'commerciale di Zurigo
sul sistema doganale *
Siamo lieti di porre sott'occhio ai nostri lettori le se-
guenti deliberazioni prese dalla Commissione Commer-
ciale Svizzera sedente a Zurigo, come una prova della
sensatezza e della crescente sapienza politica di que-
gli Stati, e come lodevole contrapposto ai regolamenti
proibitivi adottati dalla rimanente Europa. Le abbiamo
estratte da un articolo del Globe inglese.
1. La Federazione Svizzera serberà inalterato il prin-
cipio della libertà commerciale e industriale.
2. Per nessuna circostanza o condizione si lascerà
involgere entro la linea daziaria francese, o la unione
doganale prussiana (Zollunion).
3. Farà al contrario quanto le è possibile per pro-
movere l'applicazione dei principj di libertà mercantile.
4. Procaccierà di contrarre cogli Stati vicini speciali
convenzioni per agevolare l'uscita dei prodotti agrarj
e del bestiame sotto le minime restrizioni possibili; ed
ottenere la libera introduzione dei grani, e le più facili
reciproche comunicazioni per le fiere e i mercati sulla
frontiera.
5. Quando non sia dato ottenere la libertà di com-
mercio, procurerà di far rimovere le proibizioni, alle-
viare le gravezze, e facilitare il transito.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1834, I, pp. 208-209.


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60 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

ai naufraghi ed ai pescatori, che in quei mari si van-


no facendo sempre più numerosi, massime nella na-
zione anglo americana.

Febbraio 1834
Deliberazioni prese
dalla commissione 'commerciale di Zurigo
sul sistema doganale *
Siamo lieti di porre sott'occhio ai nostri lettori le se-
guenti deliberazioni prese dalla Commissione Commer-
ciale Svizzera sedente a Zurigo, come una prova della
sensatezza e della crescente sapienza politica di que-
gli Stati, e come lodevole contrapposto ai regolamenti
proibitivi adottati dalla rimanente Europa. Le abbiamo
estratte da un articolo del Globe inglese.
1. La Federazione Svizzera serberà inalterato il prin-
cipio della libertà commerciale e industriale.
2. Per nessuna circostanza o condizione si lascerà
involgere entro la linea daziaria francese, o la unione
doganale prussiana (Zollunion).
3. Farà al contrario quanto le è possibile per pro-
movere l'applicazione dei principj di libertà mercantile.
4. Procaccierà di contrarre cogli Stati vicini speciali
convenzioni per agevolare l'uscita dei prodotti agrarj
e del bestiame sotto le minime restrizioni possibili; ed
ottenere la libera introduzione dei grani, e le più facili
reciproche comunicazioni per le fiere e i mercati sulla
frontiera.
5. Quando non sia dato ottenere la libertà di com-
mercio, procurerà di far rimovere le proibizioni, alle-
viare le gravezze, e facilitare il transito.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1834, I, pp. 208-209.


1 - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 61

6. All’uopo di ottenere favorevoli eccezioni agirà


in modo di non costringere la libertà commerciale, nè
diminuire la persona1 sicurezza.
7. Nell’interno del territorio federale favorirà tutto-
ciò che può promovere l’industria o rimoverne gli osta-
coli, senza però ingerirsi e intrudersi nelle transazioni
dei commercianti e manifattori.

Febbraio 1854

Stato delle fortifìcazioni dei Dardanelli *


Un officiale britannico diede il seguente ragguaglio
dello Stato in cui si trovavano i Dardanelli fin da due
anni addietro e prima che gli ingegneri russi intra-
prendessero gli ultimi restauri.
Sul lido Europeo.
1. Skain Kelli, fuori della foce dei Dardanelli ha
15 cannoni.
2. Sertil Bahr Kalesi, detto anche Castel nuovo
d‘Europa sulla foce dello stretto ha 70 cannoni e 4
mortai.
3. Eski Sarlik tre miglia più addentro ha 12 can-
noni.
2. Killeti Bahr detto anche Castel vecchio d‘Europa
è una città abitata da soli Turchi, ha 64 cannoni, 18
dei quali son d‘enorme calibro; ed è fiancheggiata da
due batterie quasi nuove, l’una a mezzodì con 30 can-
noni, l’altra a settentrione con 48.
5 . Kiamli Burni, fondata da 10 anni, ha 30 can-
noni.

* Pubblicata in B.N.S.E., 1834, I, pp. 209-210.


1 - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 61

6. All’uopo di ottenere favorevoli eccezioni agirà


in modo di non costringere la libertà commerciale, nè
diminuire la persona1 sicurezza.
7. Nell’interno del territorio federale favorirà tutto-
ciò che può promovere l’industria o rimoverne gli osta-
coli, senza però ingerirsi e intrudersi nelle transazioni
dei commercianti e manifattori.

Febbraio 1854

Stato delle fortifìcazioni dei Dardanelli *


Un officiale britannico diede il seguente ragguaglio
dello Stato in cui si trovavano i Dardanelli fin da due
anni addietro e prima che gli ingegneri russi intra-
prendessero gli ultimi restauri.
Sul lido Europeo.
1. Skain Kelli, fuori della foce dei Dardanelli ha
15 cannoni.
2. Sertil Bahr Kalesi, detto anche Castel nuovo
d‘Europa sulla foce dello stretto ha 70 cannoni e 4
mortai.
3. Eski Sarlik tre miglia più addentro ha 12 can-
noni.
2. Killeti Bahr detto anche Castel vecchio d‘Europa
è una città abitata da soli Turchi, ha 64 cannoni, 18
dei quali son d‘enorme calibro; ed è fiancheggiata da
due batterie quasi nuove, l’una a mezzodì con 30 can-
noni, l’altra a settentrione con 48.
5 . Kiamli Burni, fondata da 10 anni, ha 30 can-
noni.

* Pubblicata in B.N.S.E., 1834, I, pp. 209-210.


62 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

6 . Bovalli Kalesi sul sito dell'antica Sesto, è l'estre-


mo punto fortificato da quella parte, è di nuova costru-
zione e conta 50 cannoni.
Sul lido Asiatico.
1. Kum Kalesi o Castel d'Arena, nuova costruzione
ha 4 mortai e 80 cannoni, 24 dei quali da 24 e gli
altri del massimo calibro.
2. Barbri ha 14 cannoni piccoli.
3. Sultani Kalesi, o Castel vecchio d'Asia di fronte
al Castello d'Europa è il più forte di tutti; domina la
parte più rapida della corrente che va all'Arcipelago;
è fiancheggiato da due forti e conta in tutto 192 can-
noni, 18 dei quali sono grossissimi, avendo alcuni 26
pollici di bocca; custodisce il passo dove il Seraschiere
Pascià o il governatore esigono dalle navi in corso il
firmano del Gran Signore. La larghezza della corrente
è di circa tre quarti di miglio inglese, il quale è mino-
re del miglio italiano.
4. Kissi Burnum ha 46 cannoni, e domina la cor-
rente che si dirige rapidissima verso il Sultani Kalesi,
ed è larga un miglio.
5 . Megara Burni, eretta nel 1820 ha 84 cannoni.
I cannoni sono livellati a fior d'acqua e sommano
in tutto 319 sul lido Europeo e 416 sull'Asiatico. I mor-
tai sono 8; in totale pezzi 743.
I castelli sono dominati dai vicini colli, e si sareb-
bero facilmente potuti sorprendere, ma gli ingegneri
russi hanno tracciato linee di fortificazioni e condot-
to trincee; tutte le artiglierie furono sottoposte a dili-
gentissima prova sotto i loro occhi.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 63

Febbraio 1834
-
America Pertinace continuazione
della tratta dei Negri *
Iltenente di marina Bolton comandante la scuna
britannica la Nunble ha nel breve giro di nove mesi
liberato 1010 Negri che venivano condotti all'Havanna
sopra navi spagnuole. Una sola di queste, chiamata la
Manuelita portava 485 schiavi; un'altra chiamata la
Joaquina ne portava 329 e non si poté prendere se
non dopo un'ora di combattimento e la morte dei
capitano. Alcune altre navi strette da vicino dagli In-
glesi si sono gettate alla riva, e sbarcato il carico,
furono incendiate dalle loro ciurme. I mercanti di carne
umana sono tanto arrabbiati contro il prode marinaio
Bolton che misero sulla sua testa una taglia di 1000
dollari. Nel porto dell'Havanna si stanno armando sei
grosse navi negriere da 18 a 20 cannoni ciascuna; una
delle quali è capace di portar 1000 schiavi. Sembra
che l'intento di questo armamento sia di distruggere
i legni sottili da cui il governo inglese fa perseguitare
i mercanti di schiavi in quei mari. Quell'infame traffico
si esercita all'Havanna con maggior pertinacia ed impu-
denza che mai. Né sarà mai possibile di sradicarlo
combattendolo sui mari, se colla forza non si costrin-
gono tutti i governi renitenti ad abolire il nefando
diritto di proprietà siigli schiavi.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1834, I, p. 215.


64 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Febbraio 1834

Vendita dei beni del clero,


e riforma daziaria nel Messico *
L'enormità del publico debito nel Messico comin-
cia a produrre gli inevitabili suoi frutti. Il governo non
sapendo più a chi rivolgersi per aver denaro che basti
sì a pagare i crescenti interessi, sì ad assicurarsi l'ob-
bedienza publica, abbracciò il pensiero di impadronirsi
della rendita di quel ricchissimo clero regolare, con
che crede poter acquistare la splendida somma di
500 milioni di franchi, più che bastevole a rialzare
il cadente credito dello Stato, a far decorrere gli inte-
ressi ai creditori, e ad estinguere gradualmente il de-
bito capitale. I1 25 novembre 1833 fu già sancita dal
Congresso la misura preliminare di sciogliere i frati e
le monache dai vincoli civili derivanti dai loro voti
religiosi, e di collocarli sotto la protezione della legge
comune. Anche il diritto di decima fu totalmente abo-
lito. L'effetto di queste riforme fu di migliorare il
corso delle publiche carte per l'ammonto del 15 per 100
in pochi giorni.
Nel Messico si sta discutendo un'ampia riforma da-
ziaria, le principali misure della quale sono: l'aboli-
zione di tutte le proibizioni di merci estere, l'abolizione
d'ogni sorta di monopolj, l'abolizione di tutte le dogane
interne, l'abolizione della tassa del 2 per 100 sulla
circolazione dell'argento; la riduzione del diritto di
tonnellaggio a un solo dollaro per tonnellata, la metà
del qual dazio si consacrerà a migliorare lo stato dei
porti marittimi; e finalmente la riduzione uniforme di
tutti i dazj di importazione al 25 per 100 sul valor

* Pubblicato in B.N.S.E, 1834, I, pp. 215-216.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 65
della merce. Quest’ultima riduzione per verità non è
spinta al punto che la buona economia vorrebbe. Né
la buona economia potrà forse approvare l’altra misura
che concede alle navi nazionali il ribasso di un 175
dei dazi a preferenza delle navi straniere; misura che
non ostante la sua lodevole moderazione sente alquanto
della pedagogia colbertistica.

Marzo 1834
Nuovo Instituto architettonico di Zurigo *
La città natale di Gessner gareggia fervorosamente
con Ginevra nella cultura d’ogni nobile disciplina e
porge alla rimanente Elvezia un esempio tanto più
commendevole quanto meno seguito. Allato alla nuova
Università che redime la gioventù Svizzera dall’igno-
minia di andar pitoccando il sapere dalle nazioni
vicine, si innalzano altri scientifici stabilimenti. Fra
questi il più recente è l’Instituto architettonico. Vi si
ammettono i giovani che abbiano dato prova d’essere
già dirozzati nel disegno e instrutti negli elementi di
matematica, lingua nazionale e lingua francese. Il corso
degli studj è ripartito in due anni e abbraccia, oltre
alla geometria pratica, alla misurazione, alla dottrina
delle ombre, l’esercizio di copiare e studiare i più ce-
lebri edificj d’ogni genere, di modellare, di comporre,
di calcolare le spese di costruzione e di foggiare ogni
sorta di accessorj, mobili e decorazioni. Si danno re-
golari lezioni d’Architettura teorica in generale e in
particolare, e gli studenti hanno il libero uso d’una
ricca libreria massimamente architettonica. Le nostre
numerose accademie trascurano di soverchio queste due
ultime cose; e quindi gli architetti di mente culta e

* Pubblicato in B.N.S.E., 1894, I, p, 317.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 65
della merce. Quest’ultima riduzione per verità non è
spinta al punto che la buona economia vorrebbe. Né
la buona economia potrà forse approvare l’altra misura
che concede alle navi nazionali il ribasso di un 175
dei dazi a preferenza delle navi straniere; misura che
non ostante la sua lodevole moderazione sente alquanto
della pedagogia colbertistica.

Marzo 1834
Nuovo Instituto architettonico di Zurigo *
La città natale di Gessner gareggia fervorosamente
con Ginevra nella cultura d’ogni nobile disciplina e
porge alla rimanente Elvezia un esempio tanto più
commendevole quanto meno seguito. Allato alla nuova
Università che redime la gioventù Svizzera dall’igno-
minia di andar pitoccando il sapere dalle nazioni
vicine, si innalzano altri scientifici stabilimenti. Fra
questi il più recente è l’Instituto architettonico. Vi si
ammettono i giovani che abbiano dato prova d’essere
già dirozzati nel disegno e instrutti negli elementi di
matematica, lingua nazionale e lingua francese. Il corso
degli studj è ripartito in due anni e abbraccia, oltre
alla geometria pratica, alla misurazione, alla dottrina
delle ombre, l’esercizio di copiare e studiare i più ce-
lebri edificj d’ogni genere, di modellare, di comporre,
di calcolare le spese di costruzione e di foggiare ogni
sorta di accessorj, mobili e decorazioni. Si danno re-
golari lezioni d’Architettura teorica in generale e in
particolare, e gli studenti hanno il libero uso d’una
ricca libreria massimamente architettonica. Le nostre
numerose accademie trascurano di soverchio queste due
ultime cose; e quindi gli architetti di mente culta e

* Pubblicato in B.N.S.E., 1894, I, p, 317.


66 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

d‘elevati pensieri sono in tanta turba, assai rari; il pub-


blico e privato denaro si sciupa in costruzioni disappro-
vate dall’universale, cosicché se in altre cose si suol
dire che certi uomini vanno innanzi al loro secolo, si
potrebbe dire con qualche ragione che il secolo va
innanzi agli architetti, e che i giudizj del pubblico
valgono più che le opere degli artefici. Camminando
per questa via, se per ora siamo inferiori ai nostri
vecchi, fra poco non sarebbe meraviglia che lo fos-
simo anche ai nostri vicini.

Aprile 1834
Fondazione d’un giornale letterario
anglo-italo-greco*
Si è pubblicato a Corfù il primo Numero di una
revista trimestrale, intitolata Antologia Ionica, com-
posta di articoli originali di letteratura e scienze, non
che di saggi, poesie e miscellanee nelle lingue italiana,
inglese e greca-viva, tre lingue che per mirabile se-
quela di destini si coltivano ad un tempo istesso nelle
sette isole italo-greche. Siccome la maggior parte dei
culti ingegni di quelle isole fu cresciuta nelle univer-
sità italiane, e non poche delle più agiate famiglie
hanno sangue e nome italico, giova sperare che la
parte italiana del Giornale non riescirà inferiore alle
compagne, e non farà onta alle splendide tradizioni
della scuola di Cesarotti e di Foscolo. Ne parleremo
a lungo, ove ci riesca di vederne qualche numero. Rica-
viamo questo annunzio dai Fogli inglesi, perché i Gior-
nali letterarj italiani sembrano aver ben altro a fare,
e russano beatamente involti nelle loro guarnacche ma-
gistrali.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1834, I, p. 97.


66 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

d‘elevati pensieri sono in tanta turba, assai rari; il pub-


blico e privato denaro si sciupa in costruzioni disappro-
vate dall’universale, cosicché se in altre cose si suol
dire che certi uomini vanno innanzi al loro secolo, si
potrebbe dire con qualche ragione che il secolo va
innanzi agli architetti, e che i giudizj del pubblico
valgono più che le opere degli artefici. Camminando
per questa via, se per ora siamo inferiori ai nostri
vecchi, fra poco non sarebbe meraviglia che lo fos-
simo anche ai nostri vicini.

Aprile 1834
Fondazione d’un giornale letterario
anglo-italo-greco*
Si è pubblicato a Corfù il primo Numero di una
revista trimestrale, intitolata Antologia Ionica, com-
posta di articoli originali di letteratura e scienze, non
che di saggi, poesie e miscellanee nelle lingue italiana,
inglese e greca-viva, tre lingue che per mirabile se-
quela di destini si coltivano ad un tempo istesso nelle
sette isole italo-greche. Siccome la maggior parte dei
culti ingegni di quelle isole fu cresciuta nelle univer-
sità italiane, e non poche delle più agiate famiglie
hanno sangue e nome italico, giova sperare che la
parte italiana del Giornale non riescirà inferiore alle
compagne, e non farà onta alle splendide tradizioni
della scuola di Cesarotti e di Foscolo. Ne parleremo
a lungo, ove ci riesca di vederne qualche numero. Rica-
viamo questo annunzio dai Fogli inglesi, perché i Gior-
nali letterarj italiani sembrano aver ben altro a fare,
e russano beatamente involti nelle loro guarnacche ma-
gistrali.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1834, I, p. 97.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 67

Aprile i834

America - Compimento del Canale Welland


nell'Alto Canadà *
Nell'America britannica il corpo legislativo del-
l'Alto Canadà ha decretato di levare un prestito di
1,250,000 franchi per compiere il Canale Welland il
quale aprirà la navigazione dalle mercantili rive del-
l'Atlantico alle nuove colonie sparse lungo gli influenti
del Lago Urone e diffonderà fra quelle selvagge soli-
tudini il vitale tumulto del commercio e delle arti.

Aprile 1834
Sull'incanto delle sete a Londra **
Le fluttuazioni rapide e pericolose sì nei consumi
che nei prezzi non tolgono il fatto grande e costante
che la ricerca della seta va crescendo in tutte le partì
del globo e in nessuna di esse va diminuendo. Ciò
avviene per tre ragioni: 1." perché l'incivilimento al-
meno apparente si propaga a nuove regioni: 2." per-
ché la popolazione d'ogni paese incivilito va d'anno in
anno crescendo : 3.° perché questo incivilimento cre-
scente propaga l'agiatezza di ceto in ceto e la diffonde

* Pubblicato in B.N.S.E., 1834, I, p. 100.


** Pubblicato in B.N.S.E., 1834, I, pp. 106-107. È la
rettificazione ad un articolo anonimo apparso in precedenza
sul Bollettino; C. es one una intepretazione dei dati statistici
diversa da quella dall'autore e conclude con osserva-
zioni che costituiscono uno scritto abtonomo.
La popolazione degli Stati Uniti d'America è cresciuta
in mezzo secolo dai 2 milioni ai 13. Quella del regno di
Napoli è cresciuta di 2 milioni e più.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 67

Aprile i834

America - Compimento del Canale Welland


nell'Alto Canadà *
Nell'America britannica il corpo legislativo del-
l'Alto Canadà ha decretato di levare un prestito di
1,250,000 franchi per compiere il Canale Welland il
quale aprirà la navigazione dalle mercantili rive del-
l'Atlantico alle nuove colonie sparse lungo gli influenti
del Lago Urone e diffonderà fra quelle selvagge soli-
tudini il vitale tumulto del commercio e delle arti.

Aprile 1834
Sull'incanto delle sete a Londra **
Le fluttuazioni rapide e pericolose sì nei consumi
che nei prezzi non tolgono il fatto grande e costante
che la ricerca della seta va crescendo in tutte le partì
del globo e in nessuna di esse va diminuendo. Ciò
avviene per tre ragioni: 1." perché l'incivilimento al-
meno apparente si propaga a nuove regioni: 2." per-
ché la popolazione d'ogni paese incivilito va d'anno in
anno crescendo : 3.° perché questo incivilimento cre-
scente propaga l'agiatezza di ceto in ceto e la diffonde

* Pubblicato in B.N.S.E., 1834, I, p. 100.


** Pubblicato in B.N.S.E., 1834, I, pp. 106-107. È la
rettificazione ad un articolo anonimo apparso in precedenza
sul Bollettino; C. es one una intepretazione dei dati statistici
diversa da quella dall'autore e conclude con osserva-
zioni che costituiscono uno scritto abtonomo.
La popolazione degli Stati Uniti d'America è cresciuta
in mezzo secolo dai 2 milioni ai 13. Quella del regno di
Napoli è cresciuta di 2 milioni e più.
68 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - 1

a classi sempre più numerose. E ciò alla barba di tutti


i matti che cianciano di statu quo e di mondo retro-
grado. Ma se in tutti i paesi la seta si può consumare,
non in tutti si può egualmente produrre. Al contrario
la produzione della seta non può propagarsi che in
alcuni paesi privilegiati dalla natura e dall'arte, e
sempre lentamente; e ciò perché non solo il clima
oppone nella maggior parte dei paesi culti un ostacolo
insuperabile, ma perché non è facile come molti cre-
dono il far balzar fuori con un colpo di verga magica
i capitali, i vivaj, le piantagioni, i locali, gli imprendi-
tori, le proprietà minutamente divise e diligentemente
governate, e le popolazioni numerose, intelligenti e
abituate, in modo di elevare una poderosa concorrenza.
Inoltre non tutti i paesi producono sete della medesima
qualità e attitudine; ed è un falso spauracchio quello
delle sete Indiane e Chinesi, le quali sono per forza
del clima inette a far velluti e rasi e nastri figurati e
innumerevoli altri lavori. E poi chi ci autorizza a inchio-
dare il destino delle nostre sete all'unico mercato di
Londra scosso non ha guari da una profonda riforma
daziaria, e così facilmente agitato dal raggiro di fallaci
corrispondenze? Dai dati di un solo mercato si potrà
forse far congettura al prezzo degli altri; ma per rile-
vare il consumo universale è veramente d'uopo consul-
tare lo stato di tutti i mercati, perché i consumi venuti
meno in una piazza possono aver avuto compenso in
un'altra. Ora chi non sa che altri paesi, la Svizzera cioè
l'Austria, la Prussia, e la Russia van crescendo in modo
sensibile le loro dimande? E dimande considerevoli

Tutti i mezzi materiali che possiede l'Inghilterra e


le enormi quantità di sete che ivi si consumano autorizzano
pur troppo a considerare, finché le cose non cambiano, il
mercato di Londra come il termometro di questo ramo
di commercio.
I l Compilatore.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 69

non vennero fatte dalla stessa piazza di Lione tuttochè


circondata dalle piantagioni nazionali e perturbata dalle
vicende politiche?
Non è perciò che si debba adulare l'avidità dei pro-
prietarj e provocare i trafficanti a temerarie speranze.
Gli Annali di Statistica non sono instituiti a siffatto in-
tento, ma a raccogliere con imparziale diligenza i fatti
interessanti la nazionale e la universale prosperità. La-
sciamo che le fazioni mercantili si accapiglino a loro
piacimento, e serbiamo illesa dalle loro emulazioni
l'integrità dei fatti e delle cifre.
I l vostro collaboratore ed amico
D. C. Cattaneo.

Giugno 1834

Generale sottoscrizione
a favore delle pubbliche scuole
del Cantone Ticino *
I1 Cantone del Ticino, o si risguardi come parte
d'Italia, o come parte di Svizzera, presenta lo spettacolo
singolare di uno Stato che in mezzo a nazioni culte e
studiose, elegge di vivere a caso e senza alcun lume
di buoni studj. Se si dovessero arguire i bisogni di
quel paese dalle disposizioni che quegli uomini pren-
dono per provvedervi, bisognerebbe credere che colà
non vi fossero né liti, né febbri, né piaghe, né puerperj.
né epizoozie, né inondazioni; giacché non si pensa a
educare né avvocati, né giudici, né medici, né chimici,
né chirurghi, né ostetrici, né veterinarj, né ingegneri.
Tutte queste persone indispensabili alle naturali neces-

* Pubblicato in B.N.S.E., 1834, I, pp. 280.281.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 69

non vennero fatte dalla stessa piazza di Lione tuttochè


circondata dalle piantagioni nazionali e perturbata dalle
vicende politiche?
Non è perciò che si debba adulare l'avidità dei pro-
prietarj e provocare i trafficanti a temerarie speranze.
Gli Annali di Statistica non sono instituiti a siffatto in-
tento, ma a raccogliere con imparziale diligenza i fatti
interessanti la nazionale e la universale prosperità. La-
sciamo che le fazioni mercantili si accapiglino a loro
piacimento, e serbiamo illesa dalle loro emulazioni
l'integrità dei fatti e delle cifre.
I l vostro collaboratore ed amico
D. C. Cattaneo.

Giugno 1834

Generale sottoscrizione
a favore delle pubbliche scuole
del Cantone Ticino *
I1 Cantone del Ticino, o si risguardi come parte
d'Italia, o come parte di Svizzera, presenta lo spettacolo
singolare di uno Stato che in mezzo a nazioni culte e
studiose, elegge di vivere a caso e senza alcun lume
di buoni studj. Se si dovessero arguire i bisogni di
quel paese dalle disposizioni che quegli uomini pren-
dono per provvedervi, bisognerebbe credere che colà
non vi fossero né liti, né febbri, né piaghe, né puerperj.
né epizoozie, né inondazioni; giacché non si pensa a
educare né avvocati, né giudici, né medici, né chimici,
né chirurghi, né ostetrici, né veterinarj, né ingegneri.
Tutte queste persone indispensabili alle naturali neces-

* Pubblicato in B.N.S.E., 1834, I, pp. 280.281.


70 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I
sità di qualsiasi popolazione in questa valle di lagrime,
o non debbono colà esistere, o devono aver pitoccato,
quasi per contrabbando, una scarsa instruzione nei
contermini territorj; o debbono essere mere larve di
dotti senza preparazione alcuna a compiere i doveri
del loro stato. Pare che quei legislatori non abbiano
pensato ancora che l'istruzione popolare è parte costi-
tuente del sistema penale come mezzo necessario a
prevenire i delitti, ch'ella è parte costituente del si-
stema economico come mezzo necessario ad attivare
l'industria di un popolo che nato in alpestre terreno
vive appunto di sola industria; e ch'ella è parte del si-
stema religioso perché popolazioni disgregate da monti
e da valli ed erranti parte cogli armenti nelle solitu-
dini delle alpi, parte lavorando e mercatando in terre
straniere non possono emanciparsi da brutali supersti-
zioni, senza instruzione, né aver istruzione senza let-
tura, né lettura senza scuole. Noi non accenniamo alla
mancanza di superiori dottrine economiche e legisla-
tive in un paese nel quale ogni uomo ha ingerenza nelle
cose pubbliche o si imagina di averla; ed è chiamato
a decidere ogni maniera di delicate questioni ammi-
nistrative, politiche e legali.
A rendere meno escusabile una s ì rea negligenza
dell'universale, concorre il raro zelo dimostrato in que-
sto proposito da alcuni e specialmente da un integer-
rimo magistrato noto in Italia per alcuni scritti massime
statistici, nei quali il buon volere gareggia colla pro-
fonda dottrina e colla schietta e persuasiva eloquenza.
Vedendo egli delusi i padri di famiglia nelle loro spe-
ranze di ottenere le debite provisioni in favore degli
studj, e trovando fallaci le promesse degli uomini più
moderati nel maneggio delle pubbliche faccende, di-
visò di promovere una sottoscrizione; e ottener così
dal buon senso e dal buon cuore dei privati ciò che
non si poteva ottenere altrimenti. Certo ch'egli combat-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 71

tendo così apertamente per la causa del sapere, avrà


levati contro di sé tutti gli ignoranti sì occulti che ma-
nifesti, e tutti quelli che fioriscono all'ombra della igno-
ranza popolare, i quali in mancanza d'ogni altro sal-
vamento, avranno invocato le malnate passioni poli-
tiche, e cercato di rappresentar l'alfabeto come un se-
gnacolo di parte. Ma non è possibile che un popolo
accorto e sottile d'ingegno si lasci uccellare a lungo da
queste oscure arti. Egli non ha che a considerare lo
stato dell'istruzione sì di molti cantoni confederati, sì
di alcune limitrofe monarchie e massime del Regno
nostro per arrossire dell'inganno in cui visse finora.
E noi auguriamo che il paese che diede alla Lombardia
in Francesco Soave il benemerito riformatore dell'inse-
gnamento elementare e in Giocondo Albertolli il restau-
ratore dell'antica purità del disegno, non sia più espo-
sto agli schemi de' suoi vicini d'oltremonte. Per mera
dimenticanza abbiamo tardato alcuni mesi a dar noti-
zia di questa sottoscrizione, della quale ci astringe a
parlare I'instituto nostro di tesoreggiare quanto di utile
si va tentando in ogni parte d'Italia. Ecco la proposta
quale fu primamente presentata al Pubblico.

Maggio 1836

Aumento dell'importazione delle sete grezze


nella Gran Brettagna;
stato delle sete sulla piazza di Napoli*
Nell'ammirabile relazione annuale sullo stato delle
finanze britanniche fatta nella Camera dei Comuni il
6 corrente maggio, il Cancelliere dello Scacchiere par-

.': Pubblicato in B.N.S.E., 1836, I, pp. 206-207.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 71

tendo così apertamente per la causa del sapere, avrà


levati contro di sé tutti gli ignoranti sì occulti che ma-
nifesti, e tutti quelli che fioriscono all'ombra della igno-
ranza popolare, i quali in mancanza d'ogni altro sal-
vamento, avranno invocato le malnate passioni poli-
tiche, e cercato di rappresentar l'alfabeto come un se-
gnacolo di parte. Ma non è possibile che un popolo
accorto e sottile d'ingegno si lasci uccellare a lungo da
queste oscure arti. Egli non ha che a considerare lo
stato dell'istruzione sì di molti cantoni confederati, sì
di alcune limitrofe monarchie e massime del Regno
nostro per arrossire dell'inganno in cui visse finora.
E noi auguriamo che il paese che diede alla Lombardia
in Francesco Soave il benemerito riformatore dell'inse-
gnamento elementare e in Giocondo Albertolli il restau-
ratore dell'antica purità del disegno, non sia più espo-
sto agli schemi de' suoi vicini d'oltremonte. Per mera
dimenticanza abbiamo tardato alcuni mesi a dar noti-
zia di questa sottoscrizione, della quale ci astringe a
parlare I'instituto nostro di tesoreggiare quanto di utile
si va tentando in ogni parte d'Italia. Ecco la proposta
quale fu primamente presentata al Pubblico.

Maggio 1836

Aumento dell'importazione delle sete grezze


nella Gran Brettagna;
stato delle sete sulla piazza di Napoli*
Nell'ammirabile relazione annuale sullo stato delle
finanze britanniche fatta nella Camera dei Comuni il
6 corrente maggio, il Cancelliere dello Scacchiere par-

.': Pubblicato in B.N.S.E., 1836, I, pp. 206-207.


72 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

lando del setificio espose: che i partigiani del sistema


proibitivo avevano predetto che quella manifattura sa-
rebbe stata distrutta dalla libertà del commercio; e
ch'egli per dimostrare che i fatti erano affatto contrarj
alla predizione, si limitava a dire che nell'anno 1834
l'importazione della seta grezza era stata di 4,520,000
libbre mentre nel 1835 era salita a 5,787,000 libbre.
formando il PRODIGIOSO AUMENTO di 1,267,000 libbre
IN UN SOLO ANNO.
Questo fatto prova due verità sostenute in questi
Annali; cioè l'utilità. della libera concorrenza all'Indu-
stria, e il crescente consumo della materia serica.
A porre in chiaro quest'ultima verità concorrono
tutte le notizie del giorno. Lo stato attuale della piazza
di Napoli apparirà dai seguenti estratti:
Brano di lettera mercantile da Napoli il 7 corrente
maggio.
« La stagione oltremodo perfida ha fatto gran male
alle frondi ed ai bachi; i primi messi perirono. Con-
trattazioni anticipate qui non s'usano né per bozzoli
né per seta, ma in generale si opina che il presente
raccolto sarà più importante dell'anno scorso che f u
una annata delle più scarse. I belli prezzi ultimamente
ottenuti sono senza alcun dubbio un incentivo per
far pagar cari i bozzoli, ma veramente la cosa si è che
non esiste neppur una libbra dì seta in piazza. L'In-
ghilterra assorbì quasi 3/4 del passato raccolto, e godé
di buoni prezzi sino al mese di ottobre. D'allora in poi
si mise in concorrenza coi Francesi e costoro finirono
a pagar prezzi esorbitanti. La scorsa settimana la casa
. . . . . . comprò per commissione L'ULTIMA Balla
grezza . . . . . . . . . . . . Questa compra si diresse ad
una Casa di Marsiglia. L'aria è tenebrosa ed umida in
modo che tutti quasi conserviamo ancora i panni del
verno, ed i tabarri la sera, ecc. ecc. ».
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 73
Brano d’altra lettera mercantile da Napoli il 10 cor-
rente maggio.
« Atteso l’aumento che provarono le sete nei mesi
scorsi, li speculatori di bozzoli in generale hanno que-
st’anno posta maggior semente per aumentare il rac-
colto, ma la stagione veramente perfida ed impropizia
per un tal genere ci fa credere che il primo raccolto
sarà assai scarso, e quello altresì che ci dispiace avremo
cattivi bozzoli; ma la stagione migliorando in appresso,
avremo meglio quelli del secondo raccolto, ed il terzo
poi è sempre inferiore agli altri due sia per la quantità
nonché per la qualità, quandanche la stagione sia
buona. La piazza di Napoli si trova in questo momento
sprovista affatto di seta di qualunque qualità e titolo
a tal segno che li fabbricanti di stoffe non possono
mantenere i loro telai, ecc. ecc » .
I produttori però si rammentino che dalla troppa
fiducia è breve il passo alla troppa paura; e sì l’una sì
l’altra ci costerebbero molti milioni.
Intanto giova pubblicare tutti i fatti che ci vengono
a notizia; perché finora fummo tutti ciechi al giuoco
delle bastonate. Se ognuno recherà in piazza la sua
quota di propositi e spropositi, alla fine ci cnpiterà fin
le mani la verità. Ma i signori pratici si adattino a
lasciar ciarlare anche i non pratici; perché plus vident
oculi quam oculus. Il monopolio giganteggia nelle te-
nebre e detesta la luce. La guerra col monopolio costò
dolorose perdite a chi men le meritava; ma i frutti
della vittoria son grandi e risarciranno anche i sacrificj
di quella generosità che prodigò l’oro dei privati ad
accrescere il patrimonio della nazione.
74 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
Agosto 1836

Osservazioni alle ricerche


sui progetto di una strada di ferro
da Milano a Venezia, colle relative risposte *
Pubblicando le Ricerche sulla strada ferrata da Mi-
lano a Venezia, abbiamo mostrato il desiderio di acco-
gliere in questo Giornale le osservazioni che alcuno
per avventura avesse scritte su questo grave argo-
mento. Dopo due mesi di aspettazione non ci venne
altro alle mani che le poche e deboli osservazioni che
qui soggiungiamo segnate col nome di Eumene. Non
possiamo dissimulare il desiderio di trovare un oppo-
sitore che mostri aver meglio afferrato i termini fon-
damentali della questione, o almeno di aver letto con
qualche maggior attenzione ciò che noi ci siamo sforzati
di scrivere allora, e che troviamo necessario ripetere in
parte e svolgere nelle apposte Note.

DI EUMENE
OSSERVAZIONI
Nell'annotazione finale all'articolo inserito nel
fascicolo di Giugno p. p. degli Annali univer-
sali di Statistica, ed intitolato - Ricerche sul
progetto di una strada di ferro da Milano a
Venezia - s'invitò chiunque avesse fatto nota
di qualche pensiero su questo importante og-
getto a dame comunicazione al sig. Compila-
tore dell'anzidetto scritto periodico. Le presenti
considerazioni sulla materia in quistione corri-
spondono a tale invito.

* Pubblicato in B.N.S.E., 1836, II, pp. 193-208.


i ,

i I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE

Chi scrive non intende seguire il precen-


nato articolo in tutti i suoi dettagli, ma con-
75

segnare soltanto nel presente delle osservazioni


generali su quegli principj che formano nel
primo la base al ragionamento, e sulle princi-
pali conseguenze derivate dai medesimi.
Osservazione AI paragrafo 3.° si stabili-
sce, che il massimo trasporto di persone e di
merci si otterrà più sicuramente e prontamente
passando nei luoghi ove le persone e le merci
si trovano già raccolte in maggior copia, o pos-
sono più facilmente raccogliersi. Questa è una
verità, ma non è intiera. Il massimo trasporto
sarà inoltrato e particolarmente ottenuto : 1."
dalla maggior possibile velocità, e per conse-
guenza mediante la linea la più corta; 2.° dalla
maggior possibile diminuzione della mercede
di trasporto, e per conseguenza da quella delle
spese dell'impresa. Ambedue queste cause prin-
cipali, che devono essere considerate come i car-
dini dell'opera, agiranno come il più efficace
allettamento all'affluenza dei passaggieri e delle
merci.
Risposta. Supposto vero che nella linea delle 6 città
la distanza tra i punti estremi, cioè Milano e Venezia, si
acresce di 2 miglia sopra 134 miglia astratte: ossia
di 1 1 / 2 per 100; la differenza però potrebbe fors'an-
che rimanere elisa nel pratico adattamento della linea
ferrata agli accidenti del terreno, come sembra dover
risultare dalle modificazioni che si sono introdotte nel-
l'ultima carta litografica distribuita ai soscrittori. In
ogni modo si diminuisce enormemente la distanza fra
i detti punti estremi e i punti intermedj o fra tutti i
punti intermedj. Cosicché la massa dei movimenti ne
viene incomparabilmente accelerata.
76 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Tra Verona e Venezia, e tra Vicenza e Venezia,


sulla linea delle città al confronto di quella delle cam-
pagne, calcolata su buone carte, si risparmia l'8
per 100.
Tra Milano e Verona si risparmia 10 per 100.
Tra Brescia e Venezia 11 per 100.
Tra Mantova e Brescia 12 per 100.
Tra Padova e Venezia 15 per 100.
Tra Milano e Vicenza 17 per 100.
Tra Mantova e Vicenza 22 per 100.
Tra Milano e Brescia 23 per 100.
Tra Vicenza e Padova 37 per 100.
Tra Brescia e Vicenza 50 per 100
Tra Brescia e Verona 62 per 100.
Tra Verona e Vicenza 88 per 100.
In proporzione della distanza si alleggerisce anche
la mercede del trasporto; cosicché supposto a cagion
d'esempio che il trasporto d'una persona costi per ter-
mine medio centesimi 10 al miglio: si avrebbe sulla
distanza da Brescia e Verona tra la gita e il ritorno
il risparmio di lire 4 per ogni volta; e sulla distanza da
Brescia a Vicenza il risparmio di lire 6. Differenza
enorme; la quale basterebbe da sé sola a determi-
nare centinaja di artigiani e d'altre persone econome
a intraprenderne il viaggio o ripeterlo più volte al-
l'anno, o nel contrario supposto a tralasciarlo affatto.
In proporzione delle distanze diminuisce anche il
tempo, pel quale non bisogna valutar solamente il nu-
mero delle miglia. Bisogna valutare anche l'impossi-
bilità di combinare l'uso costante delle macchine sui
bracci addizionali. Ora la velocità ordinaria delle mac-
chine è per lo meno doppia di quella dei cavalli, è
più certa, è più uniforme, è meno costosa.
Nel sistema dei bracci addizionali per andare a ca-
gion d'esempio da Brescia a Vicenza, si dovrebbero per-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 77
correre coi cavalli i due bracci, cioè 22 miglia astratte;
il che porterebbe forse 8 ore. Si avrebbero sulla linea
maestra 67 miglia astratte da percorrersi colle mac-
chine, il che porterebbe quasi ore 4. Nascerebbe diffi-
coltà di scontrarsi al minuto preciso sul crocicchio della
linea maestra, per l'incertezza della velocità dei ca-
valli talora stanchi, talora troppo o troppo poco carichi;
il che forzerebbe ad anticipare per buona regola ed
in via ordinaria una mezz'ora. Si dovrebbe calcolare
il tempo perduto nel doppio passaggio dall'uno all'altro
veicolo sì per le persone che per le robe; oppure nel
distacco o nell'attacco dei cavalli al medesimo veicolo.
Si dovrebbe calcolare il tempo perduto nei fortuiti
incontri e scambj con al tri viaggiatori sulla rotaja dei
bracci la quale per la debolezza dell'introito non con-
verrebbe a farsi doppia. Cosicché camminando ogni
cosa R dovere si richiederebbero a questa corsa 8 ore;
mentre sull'unica e semplice linea delle 6 città la di-
stanza essendo di astratte miglia 59 si trasvolerebbe in
poco più di ore 3. Tra Brescia e Vicenza si tratta d'una
differenza non minore di 30 miglia astratte, 8 delle
quali sulla linea maestra e 22 sui bracci.
Sulla linea delle campagne, per venire da Bergamo
a Milano bisognerebbe discendere fin presso a Pianerigo
che è più di tre miglia dentro la provincia di Lodi e
Crema; poi d i là risalire a Milano. Questa corsa di sali-
scendi sulla linea ferrata riescirebbe di 39 miglia astrat-
te, mentre l'asse rettilineo dell'attuale strada regia è
di miglia 24 astratte. Lo spazio percorso dalla linea
ferrata sarebbe dunque il 60 per 100 più dello spazio
astratto percorso dalla strada postale; il tempo e la
spesa sarebbero a un dipresso nella stessa misura che
stanno al presente; l'incomodo, l'incertezza e la rarità
delle corse regolari sarebbe assai maggiore. E si noti
che la presente strada postale si potrebbe rettificare
assai, ed approssimare al detto asse astratto di miglia 24,
78 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

potendosi guadagnare un buon miglio sul solo gomito


di Crescenzago. A che gioverebbe allora la strada di
ferro? E come trovare un ricavo dove non si arreca
un giovamento e un servigio? Sulla linea delle città il
braccio di Bergamo si accorcerebbe di 5 miglia, e di
11 miglia la distanza totale da Bergamo a Milano.
Si nega adunque che la linea della campagna presa
nel suo insieme e nelle sue parti sia la più corta e pro-
metta la maggior possibile velocità. Si nega ch'ella pro-
metta la maggior possibile diminuzione nella spesa
di trasporto. « I due cardini dell'opera stanno dun-
que precisamente a rovescio.

Oss. II. Al paragrafo 4.° viene detto: « lo


scopo non è tanto di passare velocemente quan-
to di rendere lucrosa questa velocità ». Il lucro
essendo in parte proporzionato alla velocità, ogni
aumento di questa influirà su quello del gua-
dagno. Se quindi sulla strada più corta la mer-
cede del trasporto si rende minore, tale circo-
stanza contribuirà a rendere maggiore il tra-
sporto sulla linea retta, sulla quale non manche-
ranno di afluire merci e persone dalle città
vicine, non avendo che piccole distanze a per-
correre per arrivare alla strada principale.

Risp. Siccome la mercede dei trasporti sulla linea


delle campagne non si rende minore, ma generalmente
maggiore: così non si otterrà per questo motivo una
« maggiore afluenza delle persone ». Le distanze da
percorrersi sui bracci non sono « piccole se giungono
'persino al 50, al 62, all'88 per 100 delle distanze reali
e se si considera che sono corse inutili che non avvi-
cinano alla meta. Riescono poi maggiori in atto pra-
tico costringendo a frammischiare l'uso dei cavalli con
quello delle macchine a vapore.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 79
Oss. III. Allo stesso paragrafo si asserisce
con tutta verità, che le città del regno Lombardo-
Veneto formano centri di commercio e di comu-
nicazione. Egli è dunque giusto di avere il do-
vuto riguardo per le medesime. La considera-
zione sopra un oggetto d'importanza maggiore
deve però dominare quella di minore rilievo, e
come nell'assunto lo scopo primario deve essere
la comunicazione diretta tra i principali punti
commerciali, Milano e Venezia, dovranno essere
subordinati a quello tutti i riguardi secondarj.
Ma questi pure saranno tenuti meritamente di
mira mediante le strade traversali, le quali senza
limitarsi a soli tronchi potrebbero col tempo
estendersi a comunicazioni reticolari, come si
è praticato in Inghilterra. La comunicazione fra
i punti principali deve però rimanere possibil-
mente rettilinea.

Risp. Si nega che le città intermedie siano un


oggetto secondario 1.° perché l'introito si deve valu-
tare nella sua somma totale, dalla quale dipende l'esito
dell'impresa; 2.° perché oggetto principale è quello
qualunque che dà maggiore introito. Ora, se si fa conto
delle esperienze fatte altrove, le merci d'interno giro
e i passaggieri di breve distanza formeranno il mi-
gliore alimento della strada ferrata; ma col sistema
dei bracci, per la spesa e l'incomodo maggiore si per-
derebbero in gran parte. Una cosa da cui dipende
l'esito dell'impresa non si può mai dire secondaria.
Le comunicazioni trasversali non possono divenir
« reticolari » se nel privilegio richiesto dai fondatori
della linea deve comprendersi l'esclusione di qualunque
altra impresa che riesca in direzione parallela a questa.
Se poi si devono formare altre buone linee paral-
lele, le quali non potrebbero immaginarsi che tra città
80 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

e città, esse renderebbero inutile la linea delle cam-


pagne e la ridurrebbero in secco d'ogni commercio.
Nel più favorevole supposto verrebbero per lo meno
a dimagrame gli utili e a ridurli all'osso.
Non formandosi linee parallele ma solo linee tra-
sverse dall'alto al basso, non si avrebbe una forma
reticolare, ma piuttosto graticolare. In Inghilterra non
I v'è ancora tal numero di strade da formare una rete;
finora esse formano linee articolate in zigzag che mi-
rano a riunire tutti i luoghi di qualche importanza.
Se col tempo si moltiplicheranno al punto di formar
rete, questo non conchiude nulla per provare che la
nostra linea debba passare piuttosto per Pianengo che
per Triviglio o Caravaggio. La linea progettata da
Vienna alla Galizia non solo è continuamente curva,
ma la curva stessa si contorce da destra a sinistra forse
una trentina di volte.
Quanto alle comunicazioni più possibilmente retti-
linee, la linea delle città è preferibile perché non ha
tutti quegli enormi angoli acuti che formano i bracci
trasversali innestandosi alla linea maestra. Le curve e
gli angoli, i quali si risolvono poi anch'essi in curve,
portano tre effetti pessimi: perdita di tempo, perdita
di forze e spesa maggiore di costruzione perché nelle
curve i rotanti tendono a smovere la rotaja dal suo
letto.
Inoltre finora non si giunse a vincer le curve che
abbiano meno di un mezzo miglio di raggio; è a que-
sto fine che si tentò ultimamente introdurre i curli co-
nici per sussidio alle ruote delle macchine; ma l'esito
non fu ancora assicurato dall'esperienza.
Da tuttociò risulta la necessità di meditare in tempo
un sistema generale di linee ferrate nella nostra pia-
nura, e di non abbracciar col capo nel sacco il primo
pensiero che si presenta.

. .... . .
i - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 81
Oss. IV. Al paragrafo 8." viene fatta l'osser-
vazione seguente: « La strada ferrata non è
per sua natura capace di ricevere afflusso di
viandanti ad ogni tratto ed alla spicciolata, ma
bisogna che si radunino a certe stazioni », Non
si può negare la giustezza di questa asserzione.
La cennata radunanza può non solo avere luogo
nelle città, ma ugualmente sui punti di interse-
zione dei tronchi colla linea retta. I viaggiatori
di Brescia, di Verona, di Vicenza e di Padova
vi arriveranno raccolti assieme, e saranno ac-
colti nello stesso modo.

Risp. Si nega che la « cennata radunanza » possa


aver luogo nei punti d'intersezione egualmente come
nelle città; perché in città la gente si trova senz'altro
radunata. E appunto perché sarà necessario che i viag-
giatori di Brescia, Verona, Vicenza e Padova « arrivino
raccolti insieme », si è dimostrato al § 25 delle Ricerche
che i bracci addizionali riescirebbero quasi inservibili.
Oss. V. Al paragrafo 10." viene esternato
il dubbio sull'affluenza de' milioni necessarj al-
l'impresa, se non si levano dove stanno. Questo
riflesso sembrando destinato ad insinuare l'ap-
prensione della mancanza de' capitali requisiti,
qualora le persone danarose a Brescia, Verona
e Vicenza si rifiutassero a contribuirvi per la
ragione della preferenza che si avrebbe data
alla linea retta, giova mettere in confronto l'as-
sioma incontestabile, che i capitalisti delle dette
città, come quelli delle altre che si ritrovano
nella monarchia austriaca, impiegheranno i loro

Padova non è mentovata perché la linea retta passe-


rebbe quasi radente vicino a detta città,

6. . CATTANEO Scritti politici. I .


82 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

fondi nella impresa in questione, se vi ritrovano


un evidente utile, senza rinunziarvi per alcun
altro riflesso secondario. Nell’ipotesi di abbando-
nare la linea retta, si potrebbe ugualmente infe-
rire che i capitalisti di Milano riterrebbero i
loro fondi, poiché si toglierebbe a questa città
il vantaggio della maggior possibile velocità
con quello della minor possibile mercede di
trasporto.

Risp. S’invita il signor Eumene a leggere da capo


il § 10 delle Ricerche il quale non « esterna alcun
dubbio sull‘affluenza dei milioni necessarj », ma riesce
a tutt’altro proposito. In fatti tende a mostrare che
per rendere servigio al paese bisogna cominciare a
trar vantaggio dagli stabilimenti che abbiamo, giac-
ché se si trattasse unicamente di traslocare la linea
del commercio « avremo reso inutili i capitali già
investiti negli edificj, nelle strade e nei canali delle
città presenti per seppellire altra massa di capitali in
nuovi edificj su un’altra linea di città future. Cosicché
infine avremmo due spese l’una antica e l’altra attuale
per avere il medesimo servigio di prima. Così due capi-
tali ci renderebbero il servigio di un solo; il che è
quanto dire che l’uno dei due sarebbe gettato via ».
Queste cose riguardano tutto il paese e non i milioni
di Milano piuttosto che quei di Bergamo. E d è assioma
incontestabile che un paese non deve spendere i suoi
milioni in una impresa sterile e dannosa.

Oss. V I . Si esterna il timore allo stesso pa-


ragrafo sul pregiudizio che deriverebbe alle città
di Brescia, Verona e Vicenza, vuotandosi in
quelle degli edifizj già costruiti, per fabbricarne
dei nuovi in un paesello senza nome, e per
stabilirvi degli emporj a danno delle predette
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 83

città. Queste rimanendo centri amministrativi e


commerciali non vedranno diminuire ma bensì
aumentare la loro prosperità con quella del
commercio in generale, e coll’accelerazione delle
comunicazioni a spese minori. Nei punti d’in-
tersezione dei tronchi colla strada principale si
stabiliranno bensì alberghi, magazzini di depo-
sito temporario e qualche casa di spedizione, co-
gli edifizj necessarj per pochi impiegati, ed i cor-
rispondenti artieri, ma gli emporj rimarranno fer-
mi e concentrati sui punti attuali, ove un gran
numero di abitanti gli rende necessarj, ed ove per
la stessa ragione le merci continueranno ad
affluire. L’aumento della popolazione non fa nep-
pure temere che quella delle predette tre città
potesse risentirsi dallo stabilimento di qualche
centinajo di persone sopra i tre punti d’interse-
zione, poiché gli abitanti de’ nuovi borghi po-
tranno raccogliersi da tutta la superficie del re-
gno Lombardo-Veneto, e non soltanto dalle cen-
nate tre città.

Risp. I1 dire che col deviarsi la corrente del com-


mercio e desertarsi le case e i magazzini le città
« vedranno aumentare la loro prosperìtà » è una vera
contraddizione in termini. Non solo gli alberghi, i ma-
gazzini e le case di spedizione e gli edifici per gli
impiegati e gli artieri si dovranno collocare lungo la
linea delle campagne: ma ciò si farà in processo di
tempo di molte manifatture; giacché una qualunque
differenza nella facilità e nel prezzo dei trasporti to-
glierebbe molte volte di poter sostenere la concorrenza
delle fabriche rivali. Cosicché sarebbero pessimi spe-
culatori tutti quelli che, POTENDO, e coeteris paribus
non si accampassero con lavori e lavoranti sul labbro
della linea maestra
a4 CATTANEO - SCRlTTl POLITICI -I
Non importa da qual tribù debbano venire gli
abitanti. Come i polli seguono la pastura, così la po-
polazione segue le sussistenze, ossia le industrie. Per-
locché se le sussistenze procurate dal presente passaggio
del commercio generale del regno si allontanassero da
Brescia, Verona e Vicenza, una proporzionata parte
della popolazione mercantile, dovrebbe recarsi dove
venissero traslocate le sue faccende; altrimenti si con-
dannerebbe da sé a languire e perire nella miseria.
Oss. VII. Si osserva pure allo stesso para-
grafo, che questi nuovi edifizj richiederebbero
delle spese accessorie. È vero, ma queste spese
sarebbero per chi le farebbe una buona spe-
culazione, la quale può considerarsi nel tutto
separata dall'impresa in questione, poiché gli
affitti delle case non mancherebbero di dare
allo speculatore un esuberante reddito. Qualora
dunque gli Azionisti della strada di ferro non
volessero fare quelle spese accessorie, molti altri
capitalisti accorrerebbero per assumerle coi van-
taggi i quali ne seguirebbero.
Risp. VII. Questo è ciò che si dovrebbe appunto
evitare perché queste spese accessorie a far le quali
occorrerebbero molti Capitalisti, andrebbero a seppel-
lirsi in costruzioni inutili al paese, il quale ne ha già più
del bisogno massime a Verona e Padova. E perciò al
§ 10 delle Ricerche si è detto: che un'altra delle norme
fondamentali da seguirsi sarebbe quella di preferire
a circostanze eguali quelle situazioni che sono già prov-
viste di edifici: 1."per recare men danno a chicchessia;
2.° per crescer valore a ciò che già possediamo; 3.° per
diminuire le spese accessorie le quali se non cadono
sugli imprenditori della strada, cadono pur sempre
sulla nazione e col rendere inutili altre opere riescono
esse medesime implicitamente inutili.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 85

Oss. VITI. Al paragrafo 11 si pone come


principio, che il trasporto delle persone sarebbe
più importante di quello delle merci. Ciò che
si potrebbe ammettere nello stato presente non
è però atto a servire di base dopo che tutti i
vantaggi dell'impresa avrebbero preso un certo
sviluppo, poiché tutto combina a fare augurare
che l'impresa eseguita nel modo il più convene-
vole renderà più importante il trasporto delle
merci di quello delle persone.
Risp. Se «tutto combina a far augurare » che il
trasporto delle merci debba esser maggiore di quello
delle persone, perché non si dice su quali argomenti
Pairgurio si fondi? Anche in Inghilterra si era fatto
l'augurio. Ma l'esperienza dimostrò al contrario che l'in-
troito del trasporto delle persone era doppio di quello
delle merci. Ci si dica per quali cagioni presso di noi
si debba supporre che la proporzione sia capovolta.
cosicché l'introito delle merci, invece di riescire il
50 per 100, debba riescire il 200 per 100 di quello
delle persone? I1 giro delle merci è presso di noi forse
quattro volte più vivo di quello che fiorisce fra Man-
chester e Liverpool? Contro l'esperienza e i fatti è
necessario produr fatti ed esperienze, se pure non si
vuole introdurre l'idealismo rosminiano anche negli
affari della vita mercantile.
Oss. IX. Sulla materia dei transiti, di cui si
tratta ai paragrafi 17, 18, 19 sarà sufficiente di
osservare, che qualora la Lombardia trovasse
dell'utile alla importazione di alcuni articoli
per la via di Venezia, questo vantaggio si esten-
derebbe pure ad una parte della Svizzera e della
Germania.
R i s p Si alludeva appunto a questi « articoli da
importarsi in una parte della Svizzera e della Germania »
86 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

quando si diceva al § 20 delle Ricerche che il transito


per la linea ferrata crescerebbe se gli Stati Europei
ritornassero a quei principj di libera concorrenza dai
quali la Svizzera non si dilungò mai. E al § 16 si era
detto che fra tutte le direzioni adattabili all'asse di
questa strada ferrata l'unica veramente capace di pro-
durre un pronto concorso di transiti era quella che per
Venezia, Milano e la Svizzera si volge alla Francia,
al Reno e all'Inghilterra. - Reno, per quanto ci sem-
bra, VUOI dire « parte della Germania ».
Oss. X. Al paragrafo 20 si dice: .
?
a. a Che l'impresa di una strada ferrata tra
Venezia e Milano, qualora gli uomini consentis-
sero veramente ad eseguirla, dovrebbe contare
più sul trasporto delle persone che delle merci ».
b. « Che riguardo alle merci si dovrebbe
contare maggiormente su quelle d'interno giro,
che sul commercio estero ».
c. « Che si dovrebbe poco contare sui tran-
siti ».
d. a Che le imprese itinerarie debbano sta-
bilirsi sulla base de' consumi interni e della
popolazione locale ».
e. «Che questa impresa dovrebbe appog-
giarsi alla propagazione di simili opere verso i
golfi di Genova e di Guascogna ».
f. a Che debbansi comprendere nella linea
stradale in questione il maggior numero delle
città che compatibilmente si possa ».
Le ragioni opposte ai principj a, b, c, d sono
già state esposte.
Ad e, si osserva che la strada di ferro tra
Milano e Venezia forma un oggetto a sé, di fa-
cile, semplice ed indipendente esecuzione, se
si mantiene ne' suoi limiti, mentreché commet-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 87

tendola con altre imprese non si farebbe che


complicarla, incagliarla, e renderla dipendente
da viste forse divergenti, o perfino illusone per
il conseguimento del verace suo scopo.

Risp. Se la strada ferrata deve formare un oggetto


a sé: perché dunque parlare di future linee reticolari
e di tronchi Zaterali che formano speculazioni a parte
e di altri capitalisti che concorrerebbero a fare le opere
accessorie? Può dirsi oggetto a sé una strada, i tronchi
della quale sono ad ogni tratto intrecciati con bracci
trasversali appartenenti ad altri proprietarj, ma nel-
l'uso giornaliero promiscui e inseparabili dalla strada
stessa? Nelle Ricerche si è appunto presa di mira la
fusione di tutti codesti moncherini in una gran linea
maestra i cui proprietarj non abbiano altri padroni in
casa loro.
Siccome i progettatori della linea delle campagne
non sembrano curarsi se non dei punti estremi, ossia
dei punti d'applicazione del commercio estero: così essi
tendono appunto a far dipendere l'impresa da « viste
forse divergenti » ossia dalle viste degli stranieri. In-
fatti se le loro aspettative mirano principalmente al
traffico verso il mare, supposto eziandio che questo
bastasse a compensar gl'interessi dell'enorme capitale
impiegato, non è vero che dipenderebbe sempre dagli
eventi delle guerre marittime e dalla volubilità dell'ar-
bitrio finanziero?
L'autor delle Ricerche al contrario ha consigliato a
contar più sugli indigeni che sui forastieri e più sulle
merci d'interno giro che sul commercio esterno; e perciò
ha proposto la linea delle 6 città.
11 fin qui detto non toglie che le strade che si ve-
nissero formando verso i Golfi di Genova e di Guasco-
gna, non abbiano a promovere i transiti anche sulla
nostra linea. La gelosia che alcuni spiegano contro
88 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

l’intrapresa d‘una linea ferrata genovese, è figlia di


una greve ignoranza. La strada di Genova non sarebbe
che il compimento di quella di Venezia, e congiunge-
rebbe non solo i due mari d‘Italia, ma estenderebbe In
sua influenza fino al Mar Nero ed all’Atlantico. Lo spe-
rare poi che i Genovesi non debbano avvedersi del pro-
prio interesse mercantile, o che accorgendosi ne pos-
sano venir distornati dalle lettere dei loro corrispon-
denti di Trieste e di Venezia, è troppa follia. Quindi
invece di rifuggire da questa idea con tutto il ribrezzo
della gelosia, bisogna considerarla bene, e calcolarne
le probabili conseguenze.

Oss. XI. Ad f , si deve riprodurre l’osserva-


zione, che la velocità e la tenuità della merce-
de di trasporto garantiranno il successo della
impresa.
Risp. Questa maggior velocità o tenuità di merce-
de non si può raggiungere che sulla via delle città.
V. Risp. I.
Oss. XII. Ammettendosi la differenza di sole
due miglia, calcolata al paragrafo 22, tra la
linea retta e quella che passerebbe per Bre-
scia, Verona, Vicenza e Padova, si potrebbe pur
anche riguardare come non attendibile un di-
vario dieci volte maggiore, se quest’ultima li-
nea non presentasse delle difficoltà di terreno,
le quali richiederebbero non solo un fortissimo
aumento di spese, ma ben anche delle deviazioni
dalla retta da concedersi alle medesime difficol-
tà. L’impresa in questione offre appunto un evi-
dente vantaggio in confronto con altre simili,
poiché la pianura lombarda ne facilita partico-
larmente l’esecuzione con una proporzionata di-
minuzione di spese. Perché dunque abbando-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 89

nare questo sommo vantaggio, per incontrare


degl'impedimenti ed esuberanti sacrifizj pecu-
niarj?
La spesa accessoria, che esigono i tre tron-
chi laterali, non formerebbe vero aumento di
sborso, ma dovrà riguardarsi come una specu-
lazione a parte, che porterebbe pure dei redditi
accessorj.

Risp. Se gli uomini dell'arte sentenzieranno che la


linea delle città sia impossibile ad eseguirsi, ogni que-
stione è sciolta. Se poi ella è possibile: allora si met-
tano in conto comparativo le spese delle due linee ri-
vali. La linea delle città certamente ha i suoi svantag-
gi; alcune alture, un terreno più ondulato, le convalli
dei fiumi già più pronunciate e quindi la necessità di
solcare i dossi interposti e far qui o là riempiture e
viadutti. Ma la linea delle campagne ha i suoi svan-
taggi anch'essa, la minor sodezza del fondo, la mag-
gior lontananza dei buoni materiali, e soprattutto la
gravosa necessità di un terrapieno generale che sia
superiore alle arginature dei fiumi i quali scorrono a
fior di pianura; ciò richiederà in luoghi acquosi e bas-
si un immenso smovimento di terra, che già da alcuni
fu calcolato all'enorme ammonto di 13 milioni di me-
tri cubi. Questi svantaggi accompagnano tutta quanta
la linea delle campagne; mentre quelli dell'altra linea
non si presentano che a lontani intervalli.
Prescindendo poi dalle opere, la linea delle città
presenta vantaggi considerevoli.
I." Riunisce in sé l'introito tanto della linea delle
città, quanto dei bracci accessorj di Brescia, Verona,
Vicenza e Padova, senza riunire in sé I'intero dispen-
dio di costruzione. I1 risparmio dei bracci riduce la
somma dei lavori da 174 miglia astratte a 136 o almeno
a 151. Ciò risparmia parecchi milioni, per trovare i
90 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

quali bisognerebbe un interesse e un dividendo, cioè


un particolare introito lordo di più di un milione al-
Sanno, da stralciarsi a circostanze pari dall'introito
complessivo di tutte le opere.
2.° Abbreviandosi fino al 50, al 62, all'88 per 100
la distanza tra città e città, e quindi la spesa generale
delle corse intermedie; evitandosi l'uso promiscuo dei
cavalli e delle macchine, il quale apporta perditempo,
incertezza, confusione e collisione, necessità di ripe-
tuti scarichi e ricarichi e altri incomodi; e rendendosi
più frequenti e regolari le occasioni di corsa a un
numero anche minimo di passaggieri: si otterrà un con-
corso proporzionalmente maggiore.
3." I parziali tronchi di strada diverranno immedia-
tamente fruttiferi e potranno dare utili esperienze da
applicarsi ai lavori susseguenti. Al contrario la linea
delle campagne non potrà dar frutto che dopo un corso
d'anni necessario al totale suo compimento; il che ac-
cumulerà sull'introito finale I'aggravio degli interessi di
un immenso capitale crescente d'anno in anno; cosic-
ché non sarebbe fuor dei limiti della probabilità, cal-
colando a 60 milioni la spesa viva delle opere sulla
linea maestra, il calcolare questa spesa morta a 10 altri
milioni. Se poi si ammette la possibilità di circostanze
imprevedute che interrompessero per qualche anno il
corso dei lavori: ognun vede che l'aspettazione dei ca-
pitalisti potrebbe venirne dolorosamente delusa.
Ora se si tiene conto di queste tre considerazioni;
se si valuta a una decina di milioni il risparmio degli in-
teressi, a una decina il risparmio dei bracci addizionali
e ad un annuo milione il cresciuto introito per I'ottenuto
avvicinamento delle città e dei laghi: si può ben con-
geturare che la linea delle città debba offrire un mar-
gine dai 30 ai 40 milioni.
Resta a provarsi al Sig. Eumene che le difficoltà del
terreno possano assorbire tutta questa somma, cosicché
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 91

la linea maestra lungo le città debba costare a cagion


d'esempio 100 milioni e quella delle campagne solo
60. E allora? Allora si dovrebbe sempre preferire la
linea delle città 1.° pel vantaggio più generale degli
abitanti del regno e massime delle città; 2.° per la mag-
gior velocità e frequenza del servigio in virtù delle
minori distanze e dell'uso consueto delle macchine; 3.°
per la maggior sicurezza, prontezza e perpetuità della
riuscita.
Oss. XIII. Al paragrafo 23 si avverte, che
ove la strada passasse per le precennate città
si potrebbe tenere preparati i carri da attaccar-
si al passaggio alla sequela degli altri; ma nul-
la impedisce che ciò si pratichi pure sulla stra-
da rettilinea. Il caso ivi accennato, che dei
Viaggiatori isolati avrebbero a recarsi sul pun-
to di accoglimento dalle predette città, è tanto
meno presumibile, che la proposizione di fare
passare per quella la strada di ferro si trova
appoggiato sull’abbondanza de' passaggieri, che
le medesime fornirebbero.
Risp. «Abbondanza di passaggieri » non vuol di-
re che ogni giorno a più riprese a data ora e a dato
minuto un costante numero di viaggiatori venga forni-
to da ogni singola città. Può ben supporsi che una
città ne dia gran numero un dato giorno, ma un altro
giorno ne dia così pochi da non compensar la spesa
della corsa.

Oss. XIV. Le considerazioni premesse si rias-


sumono nelle seguenti massime fondamentali :
1.° il successo della impresa dipende dalla dop-
pia convenienza allettativa della velocità, e della
tenuità della mercede di trasporto: 2.° la velo-
cità dipende dalla linea la più corta tra i due
92 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

punti principali Milano e Venezia: 3." la tenuità


della mercede di trasporto dipende dalla dimi-
nuzione delle spese dell'impresa, quindi dalla
scelta di un terreno favorevole e della linea
principale la più breve; 4." l'impresa si com-
plicherebbe e si renderebbe forse illusoria riu-
nendola ad altre che non offrono gli stessi van-
taggi di terreno, e che la renderebbero dipen-
dente da viste più o meno divergenti.

Risp. I1 sistema dei tronchi accessorj diminuisce


appunto la velocità e le tenuità della mercede e l'af-
fluenza dei trasporti; accresce inutilmente le spese, ren-
de complicata l'amministrazione e tende a far dipendere
tutta l'impresa da esterne casualità. Al contrario la
linea delle 6 città si fonda sulla base immancabile del-
le nostre popolazioni e degli interni consumi. Sulla
qual base, prudenza vuole che posino le ragionevoli
nostre speranze finché l'universale commercio europeo
non sia tratto da quelle augustie a cui lo ridussero i
dorati sogni del colbertismo.
Il modo di riunire con un armonico sistema di stra-
de di ferro animate dall'uso delle macchine tutti i luo-
ghi più popolosi e mercantili della nostra pianura, do-
vrebbe essere argomento d'ulteriori ricerche. In Inghil-
terra si fanno precedere lunghe discussioni private e
pubbliche e si apre libero campo agli oppositori non
solo nelle adunanze locali, ma ne' Comitati parlamen-
tari e nel Parlamento stesso; perché plus vident occuli
quam oculus, ossia l'uno vede ciò che l'altro non vede.
I - NOTIZIE ITALIANE, E STRANIERE 93

Gennaio 1839

Premio pel miglioramento


del bestiame svizzero *
Il Propagatore annunzia che, all'oggetto di promo-
vere il miglioramento delle razze bovine, il governo
Bernese ha distribuito la somma di franchi francesi
6000 in premj pei concorsi pubblici di tori e giovenche.
E una notizia che interessa anche l'economia rurale del-
le più ricche nostre provincie, le quali traggono da
quelle alpi la maggiore e miglior quantità degli allievi,
massime per il territorio caseifero di Lodi, Milano e
Pavia, e quindi devono risentire il beneficio del mi-
glioramento delle razze. I progressi d'una nazione gio-
vano di rimbalzo anche alle altre.

Gennaio 1839

Società per un battello di ferro,


mosso dal vapore, sul Lago d' Iseo **
Una privata società, composta in gran parte d'abi-
tanti del mercantile e colto borgo di Lòvere, metterà sul
lago d'Iseo un battello a vapore, costrutto di ferro.
Ciò deve promovere il commercio di quell'ameno
lago sul quale si stende la bella riviera oleìfera d’Iseo
colla vaga isoletta di Mont'lsola, e fanno capo le indu-
striose valli Camonica, Scalve, Cavallina e Calépio.
Al presente tre barche corriere vanno e vengono
ogni giorno da Lòvere, a Iseo con circa 80 passeggieri,
ma alle volte il passaggio è reso pericoloso dalla vio-
lenza dei venti. Tutto il navile di quel lago si valuta

* Pubblicato anonimo in POL, 1839, I, p. 98.


** Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, p. 99.
I - NOTIZIE ITALIANE, E STRANIERE 93

Gennaio 1839

Premio pel miglioramento


del bestiame svizzero *
Il Propagatore annunzia che, all'oggetto di promo-
vere il miglioramento delle razze bovine, il governo
Bernese ha distribuito la somma di franchi francesi
6000 in premj pei concorsi pubblici di tori e giovenche.
E una notizia che interessa anche l'economia rurale del-
le più ricche nostre provincie, le quali traggono da
quelle alpi la maggiore e miglior quantità degli allievi,
massime per il territorio caseifero di Lodi, Milano e
Pavia, e quindi devono risentire il beneficio del mi-
glioramento delle razze. I progressi d'una nazione gio-
vano di rimbalzo anche alle altre.

Gennaio 1839

Società per un battello di ferro,


mosso dal vapore, sul Lago d' Iseo **
Una privata società, composta in gran parte d'abi-
tanti del mercantile e colto borgo di Lòvere, metterà sul
lago d'Iseo un battello a vapore, costrutto di ferro.
Ciò deve promovere il commercio di quell'ameno
lago sul quale si stende la bella riviera oleìfera d’Iseo
colla vaga isoletta di Mont'lsola, e fanno capo le indu-
striose valli Camonica, Scalve, Cavallina e Calépio.
Al presente tre barche corriere vanno e vengono
ogni giorno da Lòvere, a Iseo con circa 80 passeggieri,
ma alle volte il passaggio è reso pericoloso dalla vio-
lenza dei venti. Tutto il navile di quel lago si valuta

* Pubblicato anonimo in POL, 1839, I, p. 98.


** Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, p. 99.
94 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

a 255 legni della portata complessiva di 1440 tonne


da mille chilogrammi ciascuna; cioè 25 navi da 25
tonne; 25 gondole da 8; e 205 battelli da 3. Le massi-
me lunghezze di quel lago sono: da Sárnico a Pisogne
24,500 metri; da Sárnico a Iseo 8,000; da Iseo a LO-
vere 19,000. La prima si suol percorrere a tempo tran-
quillo in ore 4 X; la seconda in 1 ½ la terza in 3 ½
Vi si fa gran traffico di bestiami, di ferri, di pietre
e di legnami, che si cangiano coi grani e coi vini delle
vicine pianure. A Pisogne si fonde ferro; Lóvere è gran
mercato di grani e bestiami, ed ha un bellissimo insti-
tuto letterario con libri, quadri e museo naturale; Vol-
pino ha cave di gesso e d'un alabastro detto Volpinite;
Sárnico ha cave di eccellente arenaria; a Vello si fan-
no corde di tiglio per le barche; a Sale e Marone
30,000 coperte di lana; a Montisola reti da uccellare;
a Iseo vi sono molti filatoj, concerie e tintorie, e rag-
guardevole commercio.
I1 fiume Ollio che esce dal Lago, benché abbia co-
pia d'acque, non si naviga in quella parte se non in
discesa e con zattere. Avvicinandosi al Po diviene poi
navigabile per ben 70 chilometri, a cominciare da Pon-
te Vico, da dove si discende al Po in 28 ore e si ri-
monta in ore 55.
Un'altr'acqua navigabile, connessa col Lago d'Iseo,
è la Fusa che si dirama dalla sinistra dell’Ollio e si di-
rige verso Rovato, dove poi si suddivide in canali irri-
gatorj che fecondano più di 8000 ettari di terreno.
La tratta navigabile è di circa 22 mila metri, ove pic-
cole barche da mille chilogrammi trasportano legnami,
materie murali, e granaglie. Appartiene al ricco com-
mune di Rovato.
Il battello a vapore alletterà su quelle riviere molti
passeggieri e villeggianti, e contribuirà a diffondervi
quell'artificiosa eleganza che hanno gli altri più consi-
derevoli nostri laghi.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 95

Gennaio 1839

Progresso nell'escavazione delle ligniti,


e delle torbe nel Regno Lombardo-Veneto
e negli Stati vicini*
Una Società Anonima per l'escavo dei combustibili
fossili e d'altri minerali, e formata di 20 soscrittori la
più parte veneti e milanesi, si è stabilita in Venezia
ed ebbe la superiore approvazione. Avrà un capitale
di 2 milioni divisi in duemila azioni, le quali non si
porranno in giro se non quando si saranno inoltrate le
spese fino al 5 per 100. Questa società condusse per
un anno un ingegnere minerario francese della scuola
di S . Ètienne, ed ora si dispone ad operare sotto la dire-
zione di minatori sássoni.
Ottenne approvazione anche l'altra Società Anóni-
ma stabilita a Milano, e va preparando le sue opera-
zioni nelle Provincie Venete, ove stanno i migliori de-
positi di codeste materie. Ne faremo conoscere gli
Statuti. I1 più benemerito fra i promotori è il distinto
geologo Giulio Curioni, che speriamo eziandio fra i
nostri collaboratori.
I1 nostro concittadino Deluigi, proprietario di alcu-
ni strati di lignite in Val d'Agno e sul Monte Bolca,
ha saputo interessare una società inglese, la quale si re-
cherà sul terreno con tutta la potenza dell'industria
moderna, e dell'energia britannica. Si dice che la mi-
glior compagnia di minatori dell'Inghilterra abbia as-
sunto per duemila sterlini di intraprendervi profondis-
sime trivellazioni. Così sapremo una volta che fonda-
menta possa avere la nostra industria. Questi inglesi
si mostrano più animosi della compagnia Belgica, la

* Pubblicato anonimo in POL., 1839, i, pp. 100-101.


96 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

quale un anno addietro si appagò di far riconoscere


a vista la superficie del paese per mezzo dell'ingegnere
minerario Behr.
Un potente strato di eccellente lignite che dà 46
per 100 di arso, ossia coke, fu trovato dal Barone Testa
presso Rimini nello Stato Pontificio. Non potrà servire
alla prima fusione del ferro, ma gioverà ottimamente a
molti altri generi di lavoro.
Un'altra buona cava si trovò nei colli Padovani.
In Brianza si promove l'uso delle torbe nelle filan-
de da seta; nel territorio Vicentino l'uso delle ligniti
in questa industria nazionale si è grandemente esteso.
È una nuova ricchezza che la natura, già per noi così
cortese, vuole largirci.

Gennaio 1839

Progressi delle imprese per le strade ferrate


nel Regno Lombardo-Veneto*
Sulla linea da Milano a Monza si sono già accumo-
lati i materiali della futura strada ferrata e si vanno
compiendo gii studj del terreno. Pare che, appena ot-
tenuto il Privilegio Imperiale, si darà mano all'opera
che si spera compiere in cinque o sei mesi di lavoro.
Questa impresa che aveva dapprincipio ben poche pro-
babilità in suo favore, a forza di coraggio e dintelli-
genza si è spinta, a generale meraviglia, più innanzi
delle altre tutte. Il progetto fu assestato dall'ingegnere
Giulio Sarti, che si seppe giudiziosamente valere del
consiglio dei migliori e più esperti ingegneri. I1 suo
genere di costruzione è, come vuole l'indole del luogo,

* Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, pp. 101-102,


96 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

quale un anno addietro si appagò di far riconoscere


a vista la superficie del paese per mezzo dell'ingegnere
minerario Behr.
Un potente strato di eccellente lignite che dà 46
per 100 di arso, ossia coke, fu trovato dal Barone Testa
presso Rimini nello Stato Pontificio. Non potrà servire
alla prima fusione del ferro, ma gioverà ottimamente a
molti altri generi di lavoro.
Un'altra buona cava si trovò nei colli Padovani.
In Brianza si promove l'uso delle torbe nelle filan-
de da seta; nel territorio Vicentino l'uso delle ligniti
in questa industria nazionale si è grandemente esteso.
È una nuova ricchezza che la natura, già per noi così
cortese, vuole largirci.

Gennaio 1839

Progressi delle imprese per le strade ferrate


nel Regno Lombardo-Veneto*
Sulla linea da Milano a Monza si sono già accumo-
lati i materiali della futura strada ferrata e si vanno
compiendo gii studj del terreno. Pare che, appena ot-
tenuto il Privilegio Imperiale, si darà mano all'opera
che si spera compiere in cinque o sei mesi di lavoro.
Questa impresa che aveva dapprincipio ben poche pro-
babilità in suo favore, a forza di coraggio e dintelli-
genza si è spinta, a generale meraviglia, più innanzi
delle altre tutte. Il progetto fu assestato dall'ingegnere
Giulio Sarti, che si seppe giudiziosamente valere del
consiglio dei migliori e più esperti ingegneri. I1 suo
genere di costruzione è, come vuole l'indole del luogo,

* Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, pp. 101-102,


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 97

in terra e pietra, e col sistema dei dadi alla consueta


maniera inglese, escluso il legname che nei nostri pae-
si è materia di spesa finale assai maggiore.
La Società per la grande strada Lombardo-Veneta
ottenne la qualifica di Società Anonima, in virtù della
Sanzione Imperiale concessa a’ suoi Statuti, la quale
stende sul destino e sulla condotta dell’opera una tu-
telare protezione. Negli Statuti venne cancellato il di-
ritto che si erano attribuiti i Socj fondatori di divider
fra loro 500 azioni onorarie, le quali dovevano parte-
cipare agli utili senza contribuire alle spese. Venne
pure sancito che la rappresentanza della intera Società
venga esercitata esclusivamente dal Congresso Genera-
le dei Maggiori Azionisti, ossia di quelli che posseg-
gono almeno 10 azioni, e che a questo corpo scelto, e
in realtà interessato, sia assolutamente riservata la ele-
zione dei Direttori. Perloché il primo atto sociale con-
sisterà in siffatta elezione, essendo gli attuali Direttori
eletti in via provisionale dall’intera massa degli azioni-
sti, nell’atto stesso ch‘ella s’impose questo statuto e di-
chiarò costituirsi a tenore di esso. Venne pure sovrana-
mente sancito che i Direttori reggano le cose con
mandato rivocabile e limitato nel tempo; e che tanto
gli Ingegneri quanto gli Amministratori debbano rima-
nere nella condizione di semplici impiegati sempre ri-
movibili a giudizio delle successive Direzioni. Con che
si è tolto l’adito a quelle intelligenze colle quali in al-
tre imprese Impiegati e Direttori hanno saputo render-
si scambievolmente necessarj, e perpetuarsi nel coman-
do, anche contro gli interessi e le opinioni dei successivi
proprietarj.
Una Commissione Imperiale composta dal cavalie-
re Donegani, del capitano Barone Marenzi, e del ne-
goziante De Martignoni, compiè in breve un primo esa-
me del progetto sommario della strada; che consisteva
principalmente in una prima livellazione lungo tutta

. ....
98 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

la linea, in una planimetria desunta principalmente


dalla Gran Carta dell'Istituto Geografico per una lar-
ghezza di 400 metri, e in varie stime di terreni, opere,
spese e ricavi. I1 risultamento si fu la ripresa degli
studj in vari punti del terreno, e la presentazione di
prospetti addizionali d'emenda. I livelli della strada
verranno ribassati, sì per sopprimere molte contropen-
denze, sì per diminuire la spesa dei terrapieni e per
bilanciare le materie dei rialzi con quelle degli scavi.
Si restringerà d'un metro la larghezza della strada, il
che risparmierà una superficie di 270 mila metri qua-
dri di opere; e si rinuncierà alla costosa costruzione
con traversi di pietra viva lunghi 3 metri, i quali es-
sendo nel numero di 614,000, si rilevò nell'esame dover
importare circa 16 milioni più di quanto erasi sperato
e calcolato nella stima. Il progetto deve dunque assai
alla saviezza e alle sollecitudini degli onorevoli Com-
missarj imperiali, i quali a suo tempo ne dovranno
esaminare anche i particolari tuttora mancanti, e su-
periormente riservati ad ulteriore considerazione. Sieno
grazie all'illuminato patrocinio che vien compartendo
ad un'impresa così ardita e vasta una solidità e una
consistenza che fa concepire le più belle speranze.
L'esito felice non può assicurarsi che con una pruden-
te e matura ponderazione; giacché le difficoltà sono
grandi, ed è assai meglio meditarle prima che ritro-
varle inaspettate.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 99

Gennaio 1839

Introduzione di nuove industrie


in Lombardia *
Una filatura di lane già stabilita a Linate presso
Milano venne appoggiata a una società d'azionisti; i qua-
li vi aggiungeranno una completa manifattura di tes-
suti di lana di genere vario ed elegante. Sembra che
vi si debbano lavorare le lane indigene, e massime le
Padovane. Sarà una spinta a migliorare questa produ-
zione agraria che non è molto in fiore.
Una gran filatura mecanica di lino si stabilirà a
Melegnano in vicinanza del nuovo molino mecanico per
le farine, e si gioverà dello stesso aquedutto. La pro-
duzione del lino è assai considerevole in Lombardia,
ammontando a ben 6 milioni di chilogrammi. Il più
fino si raccoglie e si lavora nel territorio di Crema nel-
la quantità di circa 700,000 chilogrammi. Questa in-
dustria per la maggior parte resta in mano dei conta-
dini che ne fanno tele assai casalinghe. La filatura
mecanica potrà somministrare ai tessitori materia as-
sai più fina al medesimo prezzo; e darà miglior risulta-
mento alle loro fatiche. La sola provincia di Milano
conta ben 5000 telaj da lino. È da parecchi anni che
questo commercio, che arricchiva principalmente Cre-
ma e Salò, e si stendeva per Genova fino in Ispagna,
andò languendo. È necessario rianimarlo. I proprietarj
di fondi vi guadagneranno immediatamente. Da alcu-
ne osservazioni fatte si è concepita speranza di poter
togliere al lino Cremonese una parte della sua ruvi-
dezza, col raccoglierlo a men perfetta maturanza; ciò
che non si suoi fare in grazia del linseme che si vuol
raccogliere assai maturo.

Publicato anonimo in POL., 1839, I, p, 103.


100 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Si dice che un industrioso svizzero stabilirà una


grande officina per la fusione del ferro coi migliori
metodi moderni. Sarà un utile esempio e uno stimo-
lo efficace ai manifattori nostri.
Su queste intraprese ed altre parecchie terremo in
chiaro i nostri lettori. Per ora non abbiamo spazio che
di farne cenno.

Gennaio 1839

Progetto di valve di bronzo


alle porte del Duomo di Milano *
I1 fonditore di bronzi, Bartolomeo Conterio, pre-
sentò all’Academia un suo progetto di valve istoriate
pel Duomo di Milano. Sarebbe un complemento altret-
tanto magnifico quanto necessario.
La spesa si assicura di ottocentomila lire per tutte
le cinque porte. I1 disegno proposto dal Conterio ha del
buono, e alcuni membri dell’Academia non hanno man-
cato di aggiungervi qualche utile consiglio che ne ac-
crescerebbe il pregio. È di stile bramantesco, per po-
ter quadrare alle presenti aperture di forma romana.
Ma il telajo è congegnato in modo che con poche
modificazioni potrebbe ricevere un complemento goti-
co, ad ogni caso in cui alla illuminata posterità pia-
cesse depurare questo monumento da ogni mischianza *
di discordanti architetture.
I1 progetto assai bene accolto da chi può, non sem-
bra aver trovato molto ajuto in quell’ordine d’artefici .
che più vi sarebbero interessati, e che pur troppo, in-
vece di unirsi a dividere i lavori e i guadagni, si divi-
dono d’animo e fanno sfumare i lavori e il buon vole-
re dei Mecenati.

* Pubblicato anonimo in POL., 18‘39, i, pp. 103-104.


100 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Si dice che un industrioso svizzero stabilirà una


grande officina per la fusione del ferro coi migliori
metodi moderni. Sarà un utile esempio e uno stimo-
lo efficace ai manifattori nostri.
Su queste intraprese ed altre parecchie terremo in
chiaro i nostri lettori. Per ora non abbiamo spazio che
di farne cenno.

Gennaio 1839

Progetto di valve di bronzo


alle porte del Duomo di Milano *
I1 fonditore di bronzi, Bartolomeo Conterio, pre-
sentò all’Academia un suo progetto di valve istoriate
pel Duomo di Milano. Sarebbe un complemento altret-
tanto magnifico quanto necessario.
La spesa si assicura di ottocentomila lire per tutte
le cinque porte. I1 disegno proposto dal Conterio ha del
buono, e alcuni membri dell’Academia non hanno man-
cato di aggiungervi qualche utile consiglio che ne ac-
crescerebbe il pregio. È di stile bramantesco, per po-
ter quadrare alle presenti aperture di forma romana.
Ma il telajo è congegnato in modo che con poche
modificazioni potrebbe ricevere un complemento goti-
co, ad ogni caso in cui alla illuminata posterità pia-
cesse depurare questo monumento da ogni mischianza *
di discordanti architetture.
I1 progetto assai bene accolto da chi può, non sem-
bra aver trovato molto ajuto in quell’ordine d’artefici .
che più vi sarebbero interessati, e che pur troppo, in-
vece di unirsi a dividere i lavori e i guadagni, si divi-
dono d’animo e fanno sfumare i lavori e il buon vole-
re dei Mecenati.

* Pubblicato anonimo in POL., 18‘39, i, pp. 103-104.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 101

Gennaio 1839

Prossima esposizione di Belle Arti in Brera *


Benché siano trascorsi pochi mesi dall'ultima esposi-
zione di Belle Arti, se ne avrà un'altra nel prossimo
maggio. I1 che mira a sostenere la novella ed opportu-
na usanza di aprire piuttosto in primavera che in au-
tunno questa Fiera delle Belle Arti, la quale richiede
la presenza dei più culti e facoltosi cittadini che in
settembre trovansi dispersi nelle villeggiature.

Febbraio 1839

Intorno ai Macelli Publici


e ad un disegno di Macello
per la città di Napoli **
Questo giovane e valente architetto, viaggiando per
adunare cognizioni nell'arte sua, trovavasi per ventura
a Brusselle nel tempo che si attendeva alla fabrica
d'un gran Macello, il quale, per l’intendimento con
cui venne condotto, riescì uno dei più lodevoli che
siansi veduti. Ebbe campo quindi di prender vantag-
gio da una grande esperienza offertagli da quell'inge-
gnoso e industre paese, prima di mettersi all'atto di pro-
porre un'opera simile per la città di Napoli. Se non
che si trovò in dovere di porre alquanto maggior cura

* Pubblicato anonimo in POL., 1839, i, p. 104.


** Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, p. 168-175.
Recensione di « Intorno ai Macelli publici e un disegno
di Macello per la città di Napoli: di MICHELE RUGGERO.
Napoli, De Stefano, 1838.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 101

Gennaio 1839

Prossima esposizione di Belle Arti in Brera *


Benché siano trascorsi pochi mesi dall'ultima esposi-
zione di Belle Arti, se ne avrà un'altra nel prossimo
maggio. I1 che mira a sostenere la novella ed opportu-
na usanza di aprire piuttosto in primavera che in au-
tunno questa Fiera delle Belle Arti, la quale richiede
la presenza dei più culti e facoltosi cittadini che in
settembre trovansi dispersi nelle villeggiature.

Febbraio 1839

Intorno ai Macelli Publici


e ad un disegno di Macello
per la città di Napoli **
Questo giovane e valente architetto, viaggiando per
adunare cognizioni nell'arte sua, trovavasi per ventura
a Brusselle nel tempo che si attendeva alla fabrica
d'un gran Macello, il quale, per l’intendimento con
cui venne condotto, riescì uno dei più lodevoli che
siansi veduti. Ebbe campo quindi di prender vantag-
gio da una grande esperienza offertagli da quell'inge-
gnoso e industre paese, prima di mettersi all'atto di pro-
porre un'opera simile per la città di Napoli. Se non
che si trovò in dovere di porre alquanto maggior cura

* Pubblicato anonimo in POL., 1839, i, p. 104.


** Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, p. 168-175.
Recensione di « Intorno ai Macelli publici e un disegno
di Macello per la città di Napoli: di MICHELE RUGGERO.
Napoli, De Stefano, 1838.
102 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

perché I'edificio riescisse più consentaneo a quel gu-


sto architettonico che l'uso d'Italia richiede inesorabil-
mente in tutte le opere pubbliche. E non mancò di ag-
giungere alla proposta un computo diligente delle spe-
se a fine di porre in chiaro per ogni parte l'utilità del-
l'opera.
I macelli casualmente frammisti alle abitazioni cit-
tadine, come, per tradizione di età barbare, sono an-
cora fra noi, riescono insalubri, fastidiosi, indecenti,
incomodi all'uso, malagevoli ad invigilarsi. Rimossi da-
gli occhi e dalle nari degli abitanti, raccolti con oppor-
tuno ordine in luogo appartato, ventilato, provvisto
d'acque correnti, riescono mondi, comodissimi, e recano
miglior prodotto; poiché l'industria può ritrarre dagli
avanzi animali una gran copia di sostanze, che altri-
menti, invece di servire alle arti, vanno disperse a
spandere odiose infezioni.
La prima grandiosa riforma dei Macelli venne in-
trapresa nel 1810 a Parigi, città dove la naturale spor-
chezza fa più vivamente sentire il bisogno delle cure
edilizie per la salute civica. Nel giro di otto anni quel-
la città poté mostrare a modello di cadeste costruzioni
i suoi Macelli del Roule, di Villejuif, Grénelle, Ménil-
montant e Montmartre. Le altre città francesi seguirono
l'utile esempio, Marsiglia, Tolosa, Lilla, Tarascon, Pé-
rigueux, Cette, Puy, Clermont-Ferrand, Nantes, Lo-
rient e Hâvre. È singolare che Londra manchi tuttora
di questa publica decenza e comodità.
Le parti principali di siffatti edifizj sono le stalle,
gli ammazzatoj, le fonderie del sevo, i luoghi ove si
rinettano le minugie, il letamajo, l'acquedutto, e le
stanze dei custodi.
Negli ammazzatoj giova che gli uomini possano la-
vorare in ricetti separati, e non tutti insieme come nel
nuovo Macello di Roma. Si sogliono perciò fare due
fabriche bislunghe, con un cortile fra l'una e l'altra,
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 103

e dividere in parecchi scompartimenti. Una gran tet-


toja sporge fuori del dritto delle mura quasi tre metri
per ogni Iato, per tenere al coperto le persone che
lavorano nel cortile accanto al muro. La sporgenza
del tetto, unita alla grossezza delle mura, giova a
difendere l’edificio dal sole e dagli insetti, procurando
una temperatura più bassa dei luoghi circostanti; il che
val meglio che l’uso delle tele metalliche. I pavimenti
e le mura fino ad un certa altezza si fanno di pietre
forti, ben connesse ed unite fra loro con mastice di
ferro; ed il pavimento si fa inclinato, perché dia pron-
to scolo all’acqua. I tetti poi non s’impongono immedia-
tamente sul muro, ma su colonnette di legno alte due
metri, che lasciano uno spazio molto ventilato e buono
al diseccamento delle pelli, e al ripostiglio delle ossa
e delle corna.
Le camere di lavoro si danno in affitto a’ beccai, che
ne prendono una o due, e talora si accomodano a far
uso comune di una sola. A Brusselle perciò sono di varia
grandezza. Per calcolare quante ne occorrano a qual-
siasi città, si può riguardare al conto fatto a Parigi,
dove, pigliando il medio di anni sette, si trovano pre-
parati 156,416 buoi e vitelli, e 365,766 montoni, in
240 ammazzatoj; ciò che dà per ognuno di questi e in
ciascun anno 651 bovini e 1524 montoni; ossia dei
primi in ragione di 13/4 al giorno, e dei secondi in
ragione di più di 4.
Siccome poi l’operazione non si ripartisce così re-
golarmente, anzi in un solo locale si preparano talora
fino a 12 buoi in un giorno, così un numero molto
minore potrebbe esser bastante. Per gli animali porcini
si richiede minore spazio ed una distribuzione alquan-
to diversa, massime perché si devono spelare. Quest’ope-
razione, che in Italia si fa coll’acqua bollente e ra-
schiando con coltelli, in Francia si fa abbrustolando
con fiamma di paglia; ciò che produce un puzzo intol-
104 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

lerabile. Ma nei paesi oltremontani si fa minor uso di


questa carne che in Italia.
Le stalle per ricettare gli animali, a misura che giun-
gono dai mercati, allontanano dall'abitato una mole-
stia ed immondezza assai grande. Devono occupare uno
spazio eguale a quello degli ammazzatoj; e si dividono
in compartimenti, ma non con mura, bensì con sem-
plici steccati, perché gli animali nell'aria rinchiusa pa-
tirebbero. Nel mezzo si fanno scale per salire a' granai,
dove stanno i fieni e l e a l t r e provigioni, e che sono
proporzionalmente suddivisi.
Le fonderie del sevo si vogliono vicine al macello,
perché spandono puzzo, e recano pericolo d'incendio,
essendoché il sevo è facile a pigliar fuoco. L'A. di-
scorre dei varj modi di fonderlo e di dirompere le
membrane che lo contengono, e sembra inclinare al
modo proposto da Bruyére d'usare ruote verticali, ov-
vero quegli stessi cilindri con cui nelle fabbriche di
fécola si tritano le patate; e introducendo il vapore
per canne che girano nella caldaja di fusione. Se non
ché il vapore porta facilmente un grado di caldo più
forte di quello che il sevo possa tollerare, senza sof-
frirne in colore e in odore. Ma quest'arte, osserva l'au-
tore, essere giunta ultimamente a maggior perfezione,
per i nuovi metodi con cui dal sevo si ricava l'acido
steárico e margárico, e si dà ad un immondo pro-
dotto tutta la bellezza e la mondezza della cera.
Accanto la fonderia è la camera ove si preparano
le minugie e gli altri cascami; vi si vogliono molte la-
stre di pietra e colatoj per le acque.
È a desiderarsi che l'acquedutto del macello scorra
naturalmente ad una certa elevatezza sopra il suolo. A
Brusselle, a Lilla, a Parigi, v'è una fabbrica isolata
dove una macchina a vapore, movendo una tromba,
porta l'acqua in un serbatojo al secondo piano, donde
si dirama per canne di piombo in tutto l'edificio. I
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 105

serbatoj di Parigi sono di muratura, spalmati di dentro


con uno stucco forte, di mattoni pesti e calcina idrau-
lica. All'Hâvre e in qualche altra parte sono di legno,
armati molto gagliardamente, isolati dalle mura, e ri-
vestiti di foglie di piombo o di zinco. Ma I'ossidazione
e le varietà atmosferiche le fendono facilmente; e I'ac-
qua, trapelando, guasta il legname.
I1 Sig. Ruggero osserva che le macchine a vapore,
quando non eccedano la forza di tre cavalli, non met-
tono conto; perché in proporzione vi si consuma dop-
pio combustibile. Inoltre se la macchina lavora giorno
e notte, dà molto più acqua del bisogno; se lavora
interrottamente, ha campo a raffreddarsi, e richiede
più carbone ad essere rimessa in moto; il custode resta
a pagarsi anche nei giorni in cui la macchina riposa;
e le molte riparazioni e il grosso capitale fanno sì che
meglio torni adoperare uno o due cavalli e ruote ordi-
narie, che non abbisognano di molte cure o molte spe-
se. Perciò in alcuni macelli di Parigi l'uso del vapore
fu abbandonato.
Si sogliono fare due serbatoj per macello, a fine di
provedere quando l'uno sia guasto. I dieci serbatoj dei
macelli di Parigi possono contenere tutti insieme 900
metri cubi d'acqua, misura copiosissima; e se ne con-
suma per giorno circa metri cubi 267 in tutto, ovvero
fra 180 e 190 litri, ossia bottiglie metriche, per ogni
animale.
In questo luogo l'A. prende occasione di correggere
il rapporto fra il metro e il palmo napoletano, che nel-
I'Annuaire du Bureau des Zongitudes sta notato a me-
tri 0,26201, mentre, a tenore di osservazioni fatte dal
Colonnello Visconti, dovrebbe notarsi a 0,26455.
Presso al macello si sogliono fare coperti, e tettoje,
ove mercanti e macellaj possano ricoverare i carri e le
vetture. Si suol fare anche uno steccato scoperto, dove
gli animali appena giunti sono riveduti dagli officiali
106 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

di sanità, prima che i beccaj vengano a prenderli. Ma


tuttociò varia secondo i luoghi.
Ciò che non si può tralasciare è un letamaio, che
sia costrutto di pietre forti, e venga vuotato e rinettato
ogni giorno.
Un gran condotto, attraversando tutta la fabrica,
deve raccogliere le acque immonde e recarle altrove.
Si deve farlo di pietre che non patiscano per gli acidi,
e quindi le calcari non fanno. Conviene che abbia la
vôlta a semicerchio, ed abbia un metro di larghezza e
due d'altezza, perché lo spazzatore vi possa lavorare
comodamente. E bene che le pietre, comunque grandi
e ben lavorate, abbiano il summentovato intonaco di
matton pesto e calcina idraulica; perché non si potreb-
bero aItrimenti accomodare in modo che fra le comme-
sure non vi rimanesse acqua, e sarebbero sempre fa-
cili a scantonarsi. Al contrario gli acquedutti antichi
con tale intonaco si vedono tuttora ben conservati.
Per sopprimere le pestifere esalazioni di questi con-
dotti conviene adoperare il metodo di Déparcieux. Con-
siste questo a fare nel pavimento un'apertura circola-
re, coperta con una grata, e rivestita di dentro con
un cono tronco e capovolto di ferro fuso, che scende
dentro il condotto e arriva dentro una fossatella ton-
da, ma senza toccarne il fondo. L'acqua colando pel
cono riempie la sottoposta fossatella, la quale quando
è piena trabocca sul piano del condotto; ma non si
vuota mai; così l'acqua, che si tramuta sempre per far
luogo alla sopravegnente, intercetta ogni comunicazio-
ne tra l'aria interna e la superiore. È questo un ritro-
vato che può utilmente applicarsi in molte altre OC-
casioni.
Per dimostrare l'utile che le Comuni possono rica-
vare dai publici macelli, l'A. espone minutamente le
spese e il ricavo dei macelli di Parigi, i quali del resto
furono dei meno fruttiferi, e perché essendo i primi
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 107

furono in molte parti fatti e disfatti, e perché si pagaro-


no a caro prezzo gli spazj, e perché gli avvenimenti
del tempo ne ritardarono con grave scapito la costru-
zione, cosicché la spesa salì a 20 milioni. Ciò nulla
meno il frutto, riesce ancora del 3 %per cento; il che,
vista la grandezza del capitale, non è poco. Ecco

SPESE E RICAVO DEI MACELLI DI PARIGI

E per metro
Spese di costruzione In complesso quadro sul-
l’area totale

Area dei cinque macelli


di metri quadri 156,500 Fr. 900,000 Fr. 6
Fabriche’ . . . , , » 17,000,000 » 109
Interessi perduti (1810-
1818) . . . . . . » 2,100,000 » 13
Totale . Fr. 20,000,000 Fr. 128
Le fabriche uccupa.
no da sé metri quadri
43,100 e costano in ra-
gione di franchi 395 per
metro quadro d’area.
Ricavo annuo lordo .... Fr. 900,000
spese di conservazione Fr. 30,000
spese d’amministrazione » 140,000
Totale . Fr. 170,000 » 170,000
Ricavo annuo netto . , . . . . , Fr. 730,000

Venendo a particolare applicazione per la Città


di Napoli, il sig. Ruggiero comincia ad esporre che
la quantità media degli animali ivi consumati nel trien-
108 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

nio 1834-36 fu di bovini 25,419, montoni 245,636 e


porcini 60,664. I1 presente macello, posto in riva al
mare verso Portici, è troppo lontano, piccolo, maldispo-
sto, e sudicio per difetto d'acqua, che si ricava tutta
da un pozzo a forza di braccia. Non ha stalle in vici-
nanza, ma solo certi pascoli in cui si abbandonano gli
animali. I porcini e i montoni si preparano qua e là
nell'interno dell'abitato, con molta immondezza e insa-
lubrità, con frode all'entrata comunale, e insulto alla
publica decenza ed all'umanità del popolo.
L'A. propone pel nuovo edificio un luogo aperto,
detto all'Arenaccia, comodo alle principali strade delle
Provincie, vicino agli acquedutti di Carmignano, di cui
potrebbe farsi buon uso. Cinge il locale con una strada
apposita, e con una muraglia alta metri 2,91, e lo la-
strica di pietra; pone sul davanti le stanze per l'Ammini-
strazione, i custodi, i finanzieri e i facchini.
Stabilisce su due linee parallele alla fronte le otto
stalle con sopra i loro fenili. Su quattro linee perpen-
dicolari alla fronte colloca i 32 ammazzatoj, e colloca
nel mezzo ad essi il parco per gli animali, circondando-
lo con uno steccato. Ciascuno dei quali suppone dover
servire al giornaliero consumo di animali grossi 2 ½ e
montoni 24 ½ per giorni 310 dell'anno. Fa i tetti spor-
genti, come si disse, ma per maggiore fermezza posa
le armature sulle mura traverse, prolungate di sopra
e voltate in arco. Stabilisce due serbatoj d'acqua, uno
per lato; e li divide in tre ricetti per poterli partita-
mente racconciare; li pone sopra terra 5 metri; e li fa
capaci di più di 150 metri cubi ciascuno, ciò che fa il
doppio dell'acqua necessaria al bisogno di un giorno. E
crede che un solo cavallo per serbatojo sia più che
bastevole a riempirlo, fondandosi anche sulle tavole
del Génieys, che attribuiscono ad un cavallo la capa-
cità di elevare a 1 metro d'altezza 618 metri cubi
d'acqua ossia 618,000 chilogrammi, in ore sei di la-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 109

voro quotidiano. Colloca le stalle e il macello dei


porcini nella parte posteriore dell'edificio, con accesso
proprio, e in modo che si possa separarli dal rimanente.
Sui lati colloca i locali pel lavoro del sevo, dei
cascami e della sugna. E al disotto forma cantine ben
suddivise per ripostiglio fresco e pulito delle carni.
Alle estremità pone i letamaj, con libera uscita al di
fuori dell'edificio, e con cancelli di ferro che diano li-
bero corso ai venti, e patiscano meno per l'acqua e
pel sudiciume. Per le stesse ragioni di nettezza preferi-
sce le vôlte alle soffitte di legno. Suppone una sola
ampia cloaca, a cui facciano capo quattro cloache mi-
nori, che raccolgono parecchi condotti più piccoli, collo-
cati in tutte le parti dell'edificio.
Passa quindi a discutere i vantaggi economici. I1
macello attuale produce al Comune di Napoli la ren-
dita netta di ducati 2422 1. Il macello proposto dall'Au-
tore costerebbe, come da suo minutissimo conto, 100,000
ducati, e si potrebbe costruirlo in due anni. Gli inte-
ressi, i cavalli, il fuoco, gli inservienti e gli attrezzi
importerebbero annui ducati 9077. L'affitto dei ma-
celli, delle stalle, dei fienili, delle cantine, dei magaz-
zini d'ossa, delle fonderie e il prodotto dei letamaj,
sommerebbe a 21549.61. Cosicché, oltre l'interesse del
6 per cento sulla somma spesa, si avrebbe un lucro
di ducati 12472.51, che fa circa diecimila ducati più
del ricavo attuale, e farebbe una bella appendice alla
rendita del Comune.
L'operetta termina con un minutissimo Prospetto
delle spese di costruzione, ammontanti appunto ai cen-
tomila ducati, e con un quadro di paragone tra i Ma-
celli esistenti a Parigi e quello che si propone per
Napoli.

Il ducato si considera uguale a lire 5 austriache.


110 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

L'opera è scritta con molta chiarezza e con nota-


bile eleganza di modi; proveduta di Tavole in cui
rappresenta la pianta dell'edificio con varie parti del-
l'alzata, la quale riesce di una decorosa semplicità.
L'unica cosa che desidereremmo sarebbe che tanto il
parco quanto le stalle non fossero così intrecciati co-
gli ammazzatoj, e ciò per un senso penoso che fa la
vicinanza degli animali che si custodiscono a quelli che
si ammazzano.
È già da molti anni che sempre si parla di liberare
l'abitato della nostra città di Milano dalla immondez-
za e atrocità dei macelli bovini e porcini qua e là
sparsi. Vorremmo che le considerazioni del sig. Rug-
gero si prendessero a tal uopo in qualche conto, giac-
ché, giudiziose come sono, dovrebbero in gran parte,
e ad onta delle diverse circostanze, giovare anche alla
nostra città, alla quale manca solo questa riforma dei
macelli per poter essere additata come un modello di
nettezza e d'interna salubrità. Potrebbe incaricarsi di
quest'opera una Società; o almeno fornirne il denaro,
commettendo a persone istrutte, esperte, e veramente
responsali la direzione dell'impresa.

Febbraio 1839
Delle imprese
per la filatura mecanica del lino *
Della filatura mecanica del lino si è già fatto cen-
no nel primo nostro fascicolo. Nel frattempo ci siamo
procacciati le seguenti notizie.
La impresa di Melegnano si formerà in accoman-
dita. Le due persone che sono desiderate alla rappre-

Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, pp. 188.191.


110 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

L'opera è scritta con molta chiarezza e con nota-


bile eleganza di modi; proveduta di Tavole in cui
rappresenta la pianta dell'edificio con varie parti del-
l'alzata, la quale riesce di una decorosa semplicità.
L'unica cosa che desidereremmo sarebbe che tanto il
parco quanto le stalle non fossero così intrecciati co-
gli ammazzatoj, e ciò per un senso penoso che fa la
vicinanza degli animali che si custodiscono a quelli che
si ammazzano.
È già da molti anni che sempre si parla di liberare
l'abitato della nostra città di Milano dalla immondez-
za e atrocità dei macelli bovini e porcini qua e là
sparsi. Vorremmo che le considerazioni del sig. Rug-
gero si prendessero a tal uopo in qualche conto, giac-
ché, giudiziose come sono, dovrebbero in gran parte,
e ad onta delle diverse circostanze, giovare anche alla
nostra città, alla quale manca solo questa riforma dei
macelli per poter essere additata come un modello di
nettezza e d'interna salubrità. Potrebbe incaricarsi di
quest'opera una Società; o almeno fornirne il denaro,
commettendo a persone istrutte, esperte, e veramente
responsali la direzione dell'impresa.

Febbraio 1839
Delle imprese
per la filatura mecanica del lino *
Della filatura mecanica del lino si è già fatto cen-
no nel primo nostro fascicolo. Nel frattempo ci siamo
procacciati le seguenti notizie.
La impresa di Melegnano si formerà in accoman-
dita. Le due persone che sono desiderate alla rappre-

Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, pp. 188.191.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 111

sentanza appartengono a case da lungo tempo versate


nella filatura del cotone, industria naturalmente assai
affine a questa. Uno dei gerenti risiederà in Milano,
per attendervi alla parte mercantile dell’azienda; men-
tre l’altro risiederà sul luogo dei lavori a Melegnano
(a mezza via tra Milano e Lodi). Essi non potranno in-
volgersi con personale responsabilità in altra qualsiasi
impresa mercantile.
I1 fondo sociale ammonta a un milione e mezzo di
lire austriache, e a termini del Codice Commerciale
è suddiviso in carati, che saranno cento, di quindicimila
lire ciascuno. Sei ne apparterranno ai gerenti; né po-
tranno da essi alienarsi, durante la loro amministra-
zione. Né gli azionisti in generale potranno far ces-
sione dei loro carati, se non quando li avranno già
pagati per intero, e in alcun caso non si ammetteran-
no a suddividere un’azione. I1 che tende a rimovere
il sospetto di quegli abusi che hanno tanto danneggiato
altre società.
I socj avranno una convocazione annua, e vi eleg-
geranno tre delegati al rendiconto. Gli utili dei ge-
renti sono pel principio assicurati; ma dopo la terza
annata verranno a dipendere dal prospero andamento
degli affari. Le contestazioni interne si risolveranno per
árbitri.
La società dovrebbe durare per 16 anni, a comin-
ciare dal primo del prossimo luglio; ma nei patti pri-
mordiali si è convenuto ch’essa non si metterà in cor-
so, qualora al primo luglio anzidetto non siansi sotto-
scritte almeno 90 azioni. La qual riserva però, comun-
que prudente, sembra superflua, giacché a quest’ora
se ne sono collocate per più della metà.
Non potremmo riferire tutti i particolari dell’im-
pianto. Diremo però che risulta di circa 400 mila lire,
per il giro della merce; di altre 400 mila incirca, per
prezzo di terreni e d’acque. e adattamento d’edificj; e
112 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

di circa 750 mila lire, per machine e convenevole scorta


di ricambj. Vi sono machine proprie al lavoro del
lino lungo, cioè, stenditoi, stiratoi, e fusiere capaci di
circa 100 fusi ciascuna.
Altre machine sono proprie alla riduzione delle
stoppe, cioè cardatoj rompitori, cardatoj raffinanti ec.
Altre finalmente sono preparatorie al lavoro sì del li-
no che della stoppa, come rompitoj, battitoj, cesoje,
spinatrici, e ventilatori.
Nei patti col fabricatore delle machine, il quale
ha già fornito con buon successo altri stabilimenti este-
ri, si è convenuto ch'egli debba mettere in azione
due mila fusi entro un anno; altri mille in diciotto me-
si; e finalmente tremila un anno dopo che ne abbia
l'ordine; essendosi così tenuto aperto il campo a can-
giar pensiero. Egli ha debito non solo di lasciare a
disposizione dell'impresa gli operaj forestieri che le con-
venissero, ma di porgere la più aperta istruzione agli
artefici nostrali; ciò che varrà di scuola. Anche i costrut-
tori delle machine sono vincolati al miglior esito del-
l'impresa con un numero d'azioni immobili.
Si calcola che l'azienda, messa in pieno corso, potrà
lavorare almeno una massa di 160 mila chilogrammi
di lino incirca, riducendolo in finissimo filo del numero
60; e portando al grado 30 anche il filo delle stoppe.
In caso che ne torni il conto, essa potrà attivare telaj
mecanici, ed introdurre direttamente nel paese quest'al-
tra industria, ch'è il compimento della prima.
Il lino, massime per il miglior ricavo che si ritrae
dalle stoppe, acquista per questa ingegnosissima filatu-
ra un maggior pregio. L'incremento di valore viene a
ripartirsi naturalmente in tre porzioni; di cui l'una ai
partecipi dell'impresa; l'altra ai consumatori di tele fi-
ne, che potranno averle a più facile prezzo che da
lontano paese; e la terza finalmente, che è la più im-
mediata e certa, ai possessori e fittabili delle pianure,
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 113

e principalmente dei territorj di Lodi, Crema e Cre-


mona; alcuni dei quali infatti si mostrarono fra i più
solleciti fautori della novella industria. I1 cangiare la
stoppa in tele di qualche finezza, è un trarre il miglior
partito dai doni naturali del terreno, e cangiare un
prodotto rozzo e vile in nuova ricchezza.
Un’altra società per lo stesso intento della filatura
mecanica del lino si formò da cinque o sei negozianti
di prim’ordine, ed acquistò a tal uopo una valida caduta
d’acque nelle vicinanze di Bergamo. Ma essa intende
riservare quest’impresa ad impiego di capitali proprj,
e perciò non si diramerà in azioni.
La molteplicità delle aziende non porta pregiudizio;
anzi fa presumere semprepiù che i calcoli degli sperati
vantaggi abbiano buon fondamento. Del resto la mas-
sa del materiale, che abbinino, è molto superiore alla
portata anche di parecchi stabilimenti; tanto più che
questa industria può adattarsi anche alle cánape d’Ol-
tre-Po. E però a desiderarsi che, fra i tanti rami d’indu-
stria che il paese può accogliere con vantaggio, gli
uomini intraprendenti vogliono variare le prove, e non
farsi ciechi imitatori d‘una sola; sì perché l’esperienza
sola può dirci con certezza da qual paste possiamo
aver più felice riuscita; sì perché, se tutti cominciano
ad una volta una stessa cosa, non potranno giovarsi
dell’esperienza altrui ne’ casi dubbj; sì finalmente per-
ché, quando i capitali sono ripartiti in varie industrie
disparate, il mal esito dell’una, o le avversità esterne
che la ferissero, verrebbero per una specie di vicende-
vole assicurazione, a trovar compenso nella prosperità
delle altre. Frattanto chiunque ama il paese, deve de-
siderare che chi tenta promuoverne il più solido van-
taggio industriale e agrario, ritrovi fautori e consorti,
e possa sortire il più sodisfacente successo a’ suoi
sforzi.
114 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Febbraio 1839

Progressi della filatura


dei cascami serici nella Scozia,
e prime prove della sua introduzione
in Milano *
In un prospetto pubblicato dalla Compagnia per la
filatura dei cascami serici a Edimburgo (Silk Yarn Com-
pany), si espone che dall’anno 1814 al 1836 1”incremen-
to della quantità dei cascami, introdotti nelle manifat-
ture britanniche, in confronto degli altri lanaggi, ap-
pare come segue:
1814 1836
Cotone , . . . lib. ingl. 52,604,646 370,950,569
Lana . . . . » » 15,712,517 00,724,794
Seta . . . . . » » 2,090,740 4,667,432
Cascami serici . » » 29,234 1,599,354

Ne emerge che mentre il consumo della seta nei


suddetti ventitré anni è giunto al duplo, quello della
lana al quadruplo, quello del cotone al settuplo, l’uso
dei cascami serici è cresciuto in ragione di cinquanta
volte, Nessun’altra manifattura produsse più rapidamen-
te e vastamente l’effetto di dar pregio a materie per
lo inanzi neglette.
Con tutto ciò non sembra che l’incremento del la-
voro abbia adeguato la dimanda dei consumatori. La
grandissima ricerca proviene, e dall’essere i cascami
divenuti sussidiarj alla tessitura della seta; e dalla
piccolezza del dazio d’entrata, ch’è d’uno scellino per
112 libbre inglesi di cascami; e dal premio d’uscita che,

* Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, pp. 191-192.


I - NOTIZiE ITALIANE E STRANIERE 115
depurato, ammonta a scellini 1 e den. 9 per ogni lib-
bra; e dalla viltà di prezzo della materia in propor-
zione sempre della sua abbondanza; e dal giornaliero
aumento nell'uso dei cascami in vari nuovi prodotti
d'ogni maniera, come scialli, fazzoletti, calze, guanti
e varie mischianze di seta, lana e cotone.
La nuova filatura mecanica non solo risparmia molto
della spesa, ma conserva alla materia gran parte della sua
serica lucidezza ed eleganza; cosicché si può introdurre
molto opportunamente in felpe, velluti, damaschi, pe-
luzzi, frange, tappeti, sete cucirine, e così discorrendo.
La Società d'Edimburgo, stabilita a Castle Mills, in
capo alla strada ferrata di Glasgovia ed al Canale del-
l'Unione, si attiva con un capitale di centomila ster-
line (3 milioni di L. A); ha per ora una machina a vapo-
re da 12 cavalli, e ne prepara una da 60; e conta portare
il suo lavoro a 1200 operaj, 30 mila fusi, e 300 mila o
400 mila libbre di materia, secondo la diversa finezza
dello stame che si vorrà ottenere.
Diciamo questo per mostrare con qual risolutezza
si prendano le cose in altri paesi, dove riescono bene
appunto perché si trattano così.
I cascami uscivano per lo passato dal regno nostro
nel rozzo loro essere di materia prima. Da qualche
tempo se ne avviò in Milano la cardatura, la quale dà
un bellissimo prodotto. E un inglese, qui stabilito (il
Sig. Cliff Jones), introdusse a tal uopo un assortimento
di nuove machine.
Ora ci vien riferito ch'egli aspiri ad introdurre fra
noi la compita filatura. Una fabrica in paese, al con-
fronto delle fabriche lontane migliaja di miglia, avrà
sempre molti e costanti vantaggi; quali sono la com-
pera di prima mano, la libera e sicura scelta delle ma-
terie migliori, e la diminuzione nelle spese di trasporto;
le quali, per un egual peso di merce, si riducono ad
un terzo o ad un quarto, in ragione del valore intrin-
116 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

seco, triplicato o quadruplicato per effetto della mani-


fattura. I1 paese ne avrebbe poi un generale vantaggio;
acquisterebbe una novella manifattura d’un copioso pro-
dotto indigeno, accrescendo per lo meno il ricavo terri-
toriale; e i nostri tessitori di stoffe avrebbero il mezzo
di variarne la composizione, e di ribassarne il prezzo
corrente, acquistando così più larga base di consumo
in paese e fuori.
Confidiamo che sia giunta ormai l’epoca in cui gli
utili pensieri ottengano fra noi aperto favore e pronto
effetto.

Febbraio 1839

Amministrazione della Società di Milano


per lo scavo dei combustibili *
Nel primo congresso generale della Società Anonima
di Milano per la ricerca, lo scavo e la vendita dei
combustibili fossili, la quale disporrà d’un milione e
potrà all’occorrenza disporre di tre, si elessero a for-
mare il consiglio d’Amministrazione i soci, signori don
Giulio Curioni, conte Lorenzo Taverna, ingegnere
Ercole Viscontini, don Camillo Casati, e Guglielmo
Ulrich. Si è riservata al tempo dell’aprimento dei la-
vori la nomina d’un Direttore stipendiato. Frattanto
s’incaricò di farne gratuitamente le veci il sullodato
ingegnere E. Viscontini. Alla supplenza eventuale de-
gli Amministratori vennero eletti i signori conte Paolo
Taverna, Carlo Martin, e ingegneri Enrico Molteni,
Antonio Stoppani, e Gerolamo Norsa.
La revisione dei conti venne confidata ai signori
ingegneri Giambattista Vonmentlen, Giulio Sarti, e An-

* Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, p. 193.


116 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

seco, triplicato o quadruplicato per effetto della mani-


fattura. I1 paese ne avrebbe poi un generale vantaggio;
acquisterebbe una novella manifattura d’un copioso pro-
dotto indigeno, accrescendo per lo meno il ricavo terri-
toriale; e i nostri tessitori di stoffe avrebbero il mezzo
di variarne la composizione, e di ribassarne il prezzo
corrente, acquistando così più larga base di consumo
in paese e fuori.
Confidiamo che sia giunta ormai l’epoca in cui gli
utili pensieri ottengano fra noi aperto favore e pronto
effetto.

Febbraio 1839

Amministrazione della Società di Milano


per lo scavo dei combustibili *
Nel primo congresso generale della Società Anonima
di Milano per la ricerca, lo scavo e la vendita dei
combustibili fossili, la quale disporrà d’un milione e
potrà all’occorrenza disporre di tre, si elessero a for-
mare il consiglio d’Amministrazione i soci, signori don
Giulio Curioni, conte Lorenzo Taverna, ingegnere
Ercole Viscontini, don Camillo Casati, e Guglielmo
Ulrich. Si è riservata al tempo dell’aprimento dei la-
vori la nomina d’un Direttore stipendiato. Frattanto
s’incaricò di farne gratuitamente le veci il sullodato
ingegnere E. Viscontini. Alla supplenza eventuale de-
gli Amministratori vennero eletti i signori conte Paolo
Taverna, Carlo Martin, e ingegneri Enrico Molteni,
Antonio Stoppani, e Gerolamo Norsa.
La revisione dei conti venne confidata ai signori
ingegneri Giambattista Vonmentlen, Giulio Sarti, e An-

* Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, p. 193.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 117
tonio Stoppani. La cassa sociale venne confidata alla
banca Pasteur e Girod.
Dal prospero esito di quest’impresa dipendono in
gran parte i destini della nostra industria; la quale non
può fiorire senza la facilità d‘aver ferro; né aver ferro
a comodo prezzo senza il soccorso del nuovo combu-
stibile, giacente nelle ampie torbiere, e nelle viscere
ancora quasi intentate delle montagne, tanto nella
Lombardia quanto nella Venezia, nel Friuli, nell’Istria,
nella Dalmazia, e nel Tirolo italiano.

Febbraio 1839
Gruppo marmoreo
per ornamento della piazza di Trescorre *
Il Comune di Trescorre, che, collocato in un’amena
valle della Provincia di Bergamo, attira nella bella sta-
gione alle sue celebrate Acque un assai frequente con-
corso, ha commesso allo scultore Somaini in Milano
un gruppo marmoreo, ad ornamento della piazza. Rap-
presenterà la Salute che sorregge un Infermo in atto
d’abbeverarsi delle acque confortatrici.
Quando tutte le piazze dei Comuni foresi si ve-
dranno adorne di statue, giova sperare che la moda
di questo genere d‘abbellimenti giungerà, Dio volendo,
anche nella nostra Capitale, che per quel tempo si tro-
verà fors’anche provveduta di belle piazze.

* Pubblicato anonimo in POL., 1839, i, p. 194,


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 117
tonio Stoppani. La cassa sociale venne confidata alla
banca Pasteur e Girod.
Dal prospero esito di quest’impresa dipendono in
gran parte i destini della nostra industria; la quale non
può fiorire senza la facilità d‘aver ferro; né aver ferro
a comodo prezzo senza il soccorso del nuovo combu-
stibile, giacente nelle ampie torbiere, e nelle viscere
ancora quasi intentate delle montagne, tanto nella
Lombardia quanto nella Venezia, nel Friuli, nell’Istria,
nella Dalmazia, e nel Tirolo italiano.

Febbraio 1839
Gruppo marmoreo
per ornamento della piazza di Trescorre *
Il Comune di Trescorre, che, collocato in un’amena
valle della Provincia di Bergamo, attira nella bella sta-
gione alle sue celebrate Acque un assai frequente con-
corso, ha commesso allo scultore Somaini in Milano
un gruppo marmoreo, ad ornamento della piazza. Rap-
presenterà la Salute che sorregge un Infermo in atto
d’abbeverarsi delle acque confortatrici.
Quando tutte le piazze dei Comuni foresi si ve-
dranno adorne di statue, giova sperare che la moda
di questo genere d‘abbellimenti giungerà, Dio volendo,
anche nella nostra Capitale, che per quel tempo si tro-
verà fors’anche provveduta di belle piazze.

* Pubblicato anonimo in POL., 1839, i, p. 194,


, . - - . . . . , , . .

118 CATTANEO SCRITTI POLITICI I

Marzo 1839

Confronto dei pericoii


sulle strade ferrate e sulle strade comuni*
Arrechiamo un brano interessante dell'ultimo nu-
mero della Quartherly Review.
L'uomo s'incallisce all'idea dei pericoli ai quali è
avvezzo da lungo tempo, mentre è stranamente scosso
dall'idea d'un pericolo inusitato. I rischi che si sogliono
correre tanto sulle strade comuni, quanto sulle ferrate,
si riducono a quattro capi:
1. I pericoli della strada;
2. Quelli del veicolo;
3. Quelli della forza motrice;
4. Quelli del movimento, ossia della massa molti-
plicata per la velocità.
Per quanto riguarda il primo capo, una strada fer-
rata, coeteris paribus, debb'essere men pericolosa duna
via comune; perché una superficie di ferro è più liscia
ch'e una di terra; perché il labbro della guida che con-
tiene la ruota, è un soprapiù di sicurezza che la via
comune non offre; e perché rimane escluso ogni in-
gombro di cavalli, buoi, carri, carrette, carrozze.
Per quanto riguarda il secondo, un veicolo da
strada ferrata, a circostanze pari, è men pericoloso d'un
velocifero o d'una diligenza: perché il suo centro di
gravità riesce al basso piuttosto che all'alto; perché i
passaggieri siedono parimenti al basso e di dentro, e
non di sopra e di fuori; perché gli assi, non ricevendo
scosse, men facilmente si spezzano; e perché, in con-
seguenza di tutto ciò, è men soggetto a rovesciarsi.

* Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, pp. 281-284.


. . i ,

I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 119

I pericoli della forza motrice sono men gravi in


una machina che in quattro cavalli; perché la machina
i
non iscappa via, né stramazza, né s’adombra per un

i rumore o per una vista; perché non ha vizj; perché


non è come un cavallo imbrigliato da mille fibbie e
stringhe, una sola delle quali spezzandosi lo spaventa.
E finalmente, coll’alzar d’una valvola, la sua irre-
quieta poderosa foga può in un Attimo scaricarsi altrove,
nulla lasciando indietro, fuorché un innocuo e stupido
pentolone di rame.
È certo che la caldaja può scoppiare; ma siccome
la valvola di sicurezza oppone una minima resistenza,
un tale accidente può così facilmente prevenirsi con
matematica certezza, che ormai non inspira più timore.
E se ad onta d‘ogni calcolo ciò dovesse anco avvenire,
la subita distruzione del motore appena potrebbe
offendere i machinisti e i guardafuochi, risponsali del-
la trascuranza che avrebbe cagionato la disgrazia;
mentre il grosso dei passaggieri non ne proverebbe
altro effetto che la graduale fermata della corsa.
Per riguardo al quarto pericolo, bisogna confessare
che la velocità ed il peso d’un treno ferroviario pro-
duce un impeto che una Diligenza non può avere.
Ma se in quest’ultima un caso di grave disgrazia basta
a cagionar la morte dei passaggieri, è chiaro che nel
primo caso non potrebbe avvenir nulla di peggio. I ve-
terani, quando rampognano i coscritti che temono l‘ar-
tiglieria, dicono che una palla da fucile ammazza per-
fettamente come una palla da cannone. Se un treno
a tutta corsa dovesse urtare contro la spalla di una
galleria, o balzar giù da una riva scoscesa, l’effetto
sarebbe mecanicamente assai maggiore, ma forse non
riescirebbe più fatale ai passaggieri che se una car-
rozza di posta dovesse aver la stessa sventura. Inoltre
bisogna rammentare che, quand’anche ella s’intenda
correre al sicuro e placido corso di otto miglia all’ora
120 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

pure ogni accidente può precipitarne la velocità fino


al punto stesso delle strade ferrate, nel qual caso una
carrozza non si può più governare. Se nel discendere
un declivio si rompe la scarpa, o si spezza una briglia,
o si rilascia il dente d'una fibbia, le bestie spaventate
vanno in fuga; ed è questa disgrazia, questa violenza
subitanea dell'animale, e non la sua consueta placi-
dezza, che si dovrebbe ben calcolare, quando s i voles-
sero raffrontare i pericoli dei due modi di viaggiare.
Poiché certamente v'è men rischio ad adoperare un
cavallo di ferro che obbedisce la briglia, percorrendo
venti miglia all'ora, che far otto sole miglia all’ra con
una bestia bizzarra, che aspetta solo di veder l'ombra
d'un'ombra, per ridurre un povero galantuomo alla
figura di Mazeppa.
Propriamente parlando non v'è nulla di pericoloso
o di molesto nell'andar forte, come si suol dire; pur-
ché non s'interponga cosa alcuna che faccia contrasto.
E così non solamente i corvi, quantunque sembrino
tardi al volo, vanno più velocemente che noi sulla
strada ferrata; ma ogni uccelletto, che vola fuori d'una
siepe al passar del convoglio, se lo lascia indietro,
senza aver certamente la voglia di gettarsi in un peri-
colo. Ora abbiam già dimostrato che gli ostacoli, che
possono incontrarsi su una strada ferrata, sono infinita-
mente minori di quelli che si trovano ad ogni passo
su di una strada comune; essendoché dalla prima viene
escluso qualunque veicolo, uomo, od animale, che
non sia ordinatamente compreso nel convoglio. È vero
che in caso d'un ostacolo impreveduto una carrozza
può fermarsi in un breve spazio, mentre un convo-
glio da strada ferrata non potrebbe fermarsi se non
in un più lungo intervallo. Ma dall'altro lato dob-
biamo ricordarci che col sussidio dei guardastrade, i
quali comunicano fra loro, con suoni di tromba o con
banderuole, a guisa di telegrafi, il conduttore d'un
Nome della strada ferrata DATA Numero dei Numero degli
passeggeri accidenti
Londra e Birmingham dal 20 luglio 1837 al 5 novem. 1838 541,360 3 contusioni
nessuna morte‘
Gran Giunzione dal 4 luglio 1837 al 10 giugno 1838 214,064 2 idem idem2
Bolton, Kenyon e Leigh dal 13 giugno 1831 al 1 ottobre 1838 508,763 2 morti e
3 lievi contusio-
ni
Newcastle e Carlisle dal 9 marzo 1835 al 1 ottobre 1838 8,540,759 5 morti e
4 rotture4
Edimburgo e Dalkeith dall’estate 1832 al 30 settembre 1838 1,557,642 rottura d’un
braccio
Stockton e Darlin ton dal 10 ottobre 1536 al 10 ottobre 1838 357,205 nulla
Grande eDarlingtonOccidentale (We- dal 4 giugno 1838 al novembre 1838 230,408 nulla
sterna)
Liverpool e Manchester dal 10 settem. 1830 al 28 settem. 1838 3,524,820 8 morti
Dublino e Kingstown dal 14 novem. 1836 al 1 settem. 1838 26,410,152 5 morti e
3 contusioni
Londra e Greenwich dal 14 dicem. 1836 al 5 novem. 1838 2,880,417 1 contusione
Totale 44,765,590 Morti 20
3 Nessuno di questi accidenti occorse ai passaggieri.
4 Uno solo dei morti era passaggiero.
p gg
Tutti passaggieri; ma uno era sergente in guardia d’un disertore, che saltò fuori dal vei-
colo in piena corsa; il sergente gli balzò dietro per arrestarlo, ma cadde in così malo modo, che
n’ebbe poi a morire; 3 altri, usciti dal veicolo, passeggiavano sulla strada, e vennero soprapresi dal
convoglio e ammazzati, gli altri soffersero dall’urto con un altro convoglio in due volte diverse.
E questi sono tutti quanti i casi occorsi dall’aprimento della strada ferrata in poi.
122 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

convoglio può dirsi vedere almen dieci volte più lontano


che il conduttore d'una diligenza; e perciò può me-
glio evitare un ostacolo, anche in mezzo alla nebbia.
In vero, se alcuno volesse vedere la simultanea eru-
zione di tutti i velociferi dall'Officio Postale di Lon-
dra, in una caliginosa o nevosa notte invernale, egli
sentirebbe intimamente che solo un miracolo può far sì
che uomini e cavalli, ad onta del tempo e del vento,
e di tutti gli ostacoli sparsi sulla strada, arrivino al
minuto prefisso. E con questo pensiero in mente, egli
s'avvedrebbe che il pericolo di viaggiare in tal modo
è assai maggiore, che in un convoglio che scorre dentro
la salda sua rotaja,
Fin qui il discorso speculativo. In pratica poi la
precisa misura del pericolo delle strade ferrate, anche
in questi tempi di cominciamento e di tirocinio, appa-
rirà dal seguente ragguaglio officiale *, giusta il quale
si ebbe sulle strade ferrate d'Inghilterra, Scozia e Ir-
landa sul numero di più di quarantaquattro milioni
la morte di soli 20 passaggieri.

Marzo 1839
Commissione scientifica
per l'ordinamento generale delle strade ferrate
in Irlanda **
La stessa Rivista Trimestrale porge le seguenti no-
tizie : < In Irlanda un sistema contradittorio d'imprese
fu spinto a un segno veramente pernicioso. I proget-
ti più sconnessi ricevevano la sanzione del Parlamento,
senza che una distinta mente, un disinteressato voto
scientifico (no master mind, no disinterested scìentifc

* La tabella è riportata, per esigenze tipografiche, a


p. 121.
** Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, pp. 285-290.
122 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

convoglio può dirsi vedere almen dieci volte più lontano


che il conduttore d'una diligenza; e perciò può me-
glio evitare un ostacolo, anche in mezzo alla nebbia.
In vero, se alcuno volesse vedere la simultanea eru-
zione di tutti i velociferi dall'Officio Postale di Lon-
dra, in una caliginosa o nevosa notte invernale, egli
sentirebbe intimamente che solo un miracolo può far sì
che uomini e cavalli, ad onta del tempo e del vento,
e di tutti gli ostacoli sparsi sulla strada, arrivino al
minuto prefisso. E con questo pensiero in mente, egli
s'avvedrebbe che il pericolo di viaggiare in tal modo
è assai maggiore, che in un convoglio che scorre dentro
la salda sua rotaja,
Fin qui il discorso speculativo. In pratica poi la
precisa misura del pericolo delle strade ferrate, anche
in questi tempi di cominciamento e di tirocinio, appa-
rirà dal seguente ragguaglio officiale *, giusta il quale
si ebbe sulle strade ferrate d'Inghilterra, Scozia e Ir-
landa sul numero di più di quarantaquattro milioni
la morte di soli 20 passaggieri.

Marzo 1839
Commissione scientifica
per l'ordinamento generale delle strade ferrate
in Irlanda **
La stessa Rivista Trimestrale porge le seguenti no-
tizie : < In Irlanda un sistema contradittorio d'imprese
fu spinto a un segno veramente pernicioso. I proget-
ti più sconnessi ricevevano la sanzione del Parlamento,
senza che una distinta mente, un disinteressato voto
scientifico (no master mind, no disinterested scìentifc

* La tabella è riportata, per esigenze tipografiche, a


p. 121.
** Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, pp. 285-290.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 123
authority) avesse riassunto i fatti della giornaliera espe-
rienza, ed apprestato informazioni e consiglio ».
« Infine per proposta di Lord Lansdown dell'Alta
Camera, si addivenne, il 20 ottobre 1836, alla nomina
d'una Commissione Regia, per considerare e proporre
un ordinamento generale delle vie ferrate in Irlanda ».
« I Commissarj diedero il primo rapporto l'11 mar-
zo 1837, e il secondo e finale il 13 giugno 1838 ».
«La prima dimanda che qui si offre si è, se questi
Rapporti emanino da persone che nell'opinione dell'Eu-
ropa posseggano le qualifiche richieste? A tal proposito
si raccolsero le seguenti informazioni ».
« Il primo Commissario è il tenente Tomaso Drum-
mond del genio militare, al qual corpo appartiene da
venti anni. Uscito con riputazione di raro matematico
dell'Accademia di Woolwich, passò per dieci anni ad
operare nella gran triangolazione delle Isole Britanni-
che. Pel suo sapere e la sua perizia ebbe il particolare
incarico di dirigere la misurazione della gran base in
Irlanda, una delle più belle operazioni di questo genere.
Nel condurre dalla detta base la triangolazione sopra
l'isola intera, trovò che l'uso dei telescopj e degli altri
strumenti veniva limitato dalla curva terrestre e dalla
densità atmosferica. Eluse la prima difficoltà coll'ap-
postarsi sui monti più alti; ma la seconda, in quel
clima, fu più grave, ed era forza passar mesi interi
sulle creste dei monti, senza intravedere alcuno dei
lontani segnali. Allora Drummond applicò all'uopo I'ap-
parato idro-ossigéneo che porta il suo nome; e inventò
l'elióstata per ottenere il riverbero dei raggi solari, e
così stabilir punti visibili alla distanza di 100 mi-
glia. In séguito il governo lo adoperò nei calcoli topo-
grafici e statistici, necessarj alla riforma delle elezioni
parlamentarie; poi lord Althorp lo fece suo particolare
secretario, e finalmente f u per due o tre anni vice-se-
cretario del governo d'Irlanda; cosicché congiunge al-
124 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

la perizia matematica una cognizione generale dell'Ir-


landa ».
« I1 secondo Commissario è il colonnello cavaliere
Giorgio Burgoyne, officiale da trent'anni nel Genio mi-
litare, ed addestrato nelle campagne d'Egitto, di Spa-
gna, d'America e di Francia. Per la rigida sua probità
fu eletto primo Commissario e Presidente delle pu-
bliche costruzioni in Irlanda, nel qual incarico aveva
ad amministrare un annuo fondo di 550 mila sterline
(milioni 16 1/2 di lire austriache) ».
a I1 terzo Commissario è il sig. Barlow, professore
di matematiche all'Accademia di Woolwich, noto scrit-
tore di varie opere sì astratte che pratiche; la prima
delle quali fu sulla forza dei materiali; e fu il riassunto
d'una serie di esperienze fatte nei cantieri dell'Ammi-
ragliato su tutte le sorta di legnami ivi deposte. Estese
in séguito i suoi studj alle sbarre di ferro, in compa-
gnia col Sig. Telford, massime per aver dati da costruire
il gran Ponte pensile di Menai (sul mare, tra il Paese
di Galles e l'isola di Anglesea). Collo stesso Telford,
instituì sperimenti sulle maree, per riguardo alla pro-
posta rimozione del ponte di Londra (London bridge);
publicò quindi una grand'opera Su le Machine e le
Manifatture della Gran Brettagna, dimostrandone il pro-
dotto, e l'influenza sulla popolazione, la ricchezza e la
prosperità di quell'impero. Al primo proporsi della
strada ferrata di Manchester e Liverpool, il sig. Barlow
ebbe incarico di calcolare la relativa utilità delle vie
ferrate e dei canali, nel trasporto delle merci pesanti.
Poscia, con due altri valenti matematici, ebbe ad ag-
giudicare i premj proposti dalla Compagnia della Stra-
da di Londra e Birmingham per i diversi generi di
costruzione. Il che condusse ad una nuova catena di
esperimenti sulle forze delle guide ferree, e delle lo-
comotive in gran corsa; intorno a cui publicò due No-
tizie. In seguito fu consultore di varie società britanni-
, .

I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 125


che e straniere su varj punti controversi nella pratica
delle strade ferrate e delle navi vaporarie. Le sue cor-
rezioni pratiche sull’uso della bussola gli ottennero dal
Parlamento il premio stabilito dall’Atto per le longi-
túdini. Ebbe anche il premio Copley della Società Rea-
le delle Scienze, e altre onorevoli distinzioni, e divenne
membro dell’Istituto di Francia ».
« I1 quarto Commissario, sig. Griffith, è ingegner
civile, lungamente esercitato nei progetti e nelle co-
struzioni delle strade comuni in Irlanda. Ha riputazio-
ne di sommo scienziato. massime in geologia; e, anni
sono, diresse gli studj per i noti Rapporti sulle pa-
ludi (bogs),e per l’ordinamento dei confini dei territorj
irlandesi ».
Considerate così le persone dei Commissarj, ve-
diamo quali sussidj trovarono, e su che materiali eb-
bero a formare i loro studj ».
« Il Mastro generale dell’ordinanza (cioè del Genio
e dell’Artiglieria) pose a diposizione dei Commissarj
tutti quegli officiali che parvero loro opportuni. Per-
loché il maggiore Jones fu chiamato a secretario della
Commissione, e il tenente Harness fu scelto ad esa-
minare e riassumere le notizie statistiche, per la sua
speciale perizia in tali studj. Prese posto presso alla
Commissione anche il sig. Vignolles, già adoperato dal
Governo degli Stati Uniti in varie operazioni nella Ca-
rolina Meridionale, e anche nella Florida, al tempo che
la Spagna la cedette agli Anglo-americani; adoperato
inoltre dai signori Rennie a preparare le sezioni della
strada ferrata da Manchester a Liverpool; e consultato
successivamente o dal Parlamento o dalle diverse com-
pagnie nei progetti delle strade di S. Elena, di Du-
blino, della Unione Nordica, di Sheffield e Manchester,
di Edimburgo e Glasgow, delle Contee dell’Est, di
Croydon, della Gran Giunzione, della Grande Occiden-
tale, di Southampton; e di quella da Brunswick ad
126 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Amburgo, ecc. Finalmente operò in molte vie comuni


e in varj canali in Inghilterra e in Irlanda. S’aggiunse
anche il sig. Macneill, favorito allievo del celebre Tel-
ford, e valente nelle costruzioni civili ».
« Il Magistrato Camerale (Board of Custom and
Excise) fece preparare varie notizie sul commercio del
paese. I1 Corpo dei Constabili, diretto dal Colonnello
Shaw Kennedy, ne procurò molte sul traffico locale.
L’Officio Postale, e i signori Pursell, Bowne e Bianconi,
proprietaj principali dei publici trasporti, comunica-
rono le notizie relative al numero dei viaggiatori. L’Of-
ficio Topografico, diretto dal colonnello Colby, fece
estrarre appositamente dalla gran triangolazione un
prospetto di tutta l’Irlanda, e compilò espressamente
una Carta Topografica, in parte sui nuovi lavori già
compiuti, in parte sulle antiche mappe provinciali,
emendate per mezzo dei detti lavori trigonometrici. La
redazione di queste carte venne dal colonnello Colby
affidata al tenente del Genio sig. Larcom ». « Tutti gli
ingegneri e gl’imprenditori di strade ferrate in Irlanda
offrirono senza riserva tutti i disegni e le notizie re-
lative ai diversi loro progetti, e anche le Compagnie
delle strade ferrate inglesi offersero ragguagli e con-
sigli ».
« Così sussidiati, i Commissarj Reali ordinarono i
due loro Rapporti, e li poterono munire dei seguenti
lavori » :
« 1. Una Mappa Ferro-viaria dell’Irlanda, dimo-
strante tutte le linee ferrabili, proposte sì dai privati
che dai Commissarj stessi ».
« 2. Una Mappa Popolativa, che colla gradazione
delle tinte dimostra la comparativa densità della popo-
lazione. Questo è un importante documento statistico,
e presenta la popolazione d’ogni città d‘Irlanda nel
1831, e il ragguaglio della popolazione per ogni miglio
quadro inglese. La vista di questa carta ci guida a ri-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 127
flettere che il perforare la popolazione stagnante 'di
un paese col mezzo di una via ferrata, è un'operazione
che si dovrebbe fare con regole analoghe al prosciu-
gamento d'una palude; cioè che la via ferrata dovreb-
be tagliare il paese là dove la popolazione è più den-
sa, appunto come i colatoj maestri devono tagliar la
parte più paludosa ».
« 3. Una Mappa Commerciale, che dimostra la
comparativa quantità del traffico in diverse direzioni ».
a 4. Una Mappa Itineraria che dimostra il compa-
rativo numero dei viaggiatori in diverse direzioni. Que-
sta carta dipingendo tutte le attuali arterie di circola-
zione, dalla capitale alle disparate estremità dell'isola,
ajuta la mente a determinare quasi mecanicamente
quali linee ferrate, scorrendo a medie distanze, meglio
risponderebbero, non ai parziali ed egoistici interessi
di alcuna località, ma alla salute e prosperità di tutto
il gran corpo della nazione ».
« 5. Una Mappa Geologica dell'Irlanda ».
« Questa carta variopinta mostra co' suoi colori le
varie rocce e terre dell'Irlanda, e la conseguente fer-
tilità dei varj distretti. Appare che la calce carbonatica,
che copre circa due terzi dell'Irlanda, ne forma i più
ubertosi distretti, i quali, per essere eziandio i più
piani, riescono i più adatti alle linee ferro-viarie mas-
sime dove passano in vicinanza di distretti carboniferi;
e così il lettore può considerare quanto sia providamen-
te predisposto che i distretti più fertili ad un tempo
e più popolosi coincidano colle più facili linee ferra-
bili >.
a 6. Una Mappa dell'lrlanda e dell’Inghilterra ».
a a schiarimento di quella parte del Rapporto dei
regj Commissarj che si riferisce alle comunicazioni fra
Londra, Dublino e le altre parti d'Irlanda. Su questa
Carta sono indicate le linee già compiute, quelle già
licenziate dal Parlamento; quelle privatamente propo-
138 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

ste; e quelle che vennero meditate dai Cominissarj


stessi ».
« Alle Mappe susseguono 282 pagine di notizie
statistiche, diligentemente connesse e depurate » ,
In quanto ai metodi di costruzione la stessa Ri-
vista nota queste fondamentali differenze fra le Isole
Britanniche e l'America.
« Negli Stati Uniti d'America le locomotive venne-
ro ingegnosamente adattate alle singolari circostanze di
quel popolo e di quella terra ».
« I1 crudo verno dei distretti settentrionali dell'Unio-
ne, il quale fende le pietre, affondate nel terreno; la
scarsezza di quel materiale in molti luoghi, la sovrabon-
danza invece dei legnami di singolari qualità, e il va-
lor dei salarj maggiore del doppio che non sia in
Inghilterra, sono tutte ragioni che fecero sostituire al-
la pietra il legno nella costruzione delle strade ferrate
Americane. Inoltre questa maniera teinporaria ed eco-
nomica di lavoro è più adatta che le costose opere
permanenti alla speciale condizione politica e statisti-
ca di quel paese ».
« La maniera singolare e mirabile, colla quale un
prospero giovine Stato annualmente accresce la sua
publica ricchezza, nello stesso tempo che si stende e
si dilata in tutte le sue parti, renderebbe imprudente
quel capitalista che s'ingolfasse in opere, fatte, come si
dice in Inghilterra, per durar sempre. La continua im-
migrazione dall'Europa, la facilità di collocamento pei
figli e l'immensa spaziosità che ognuno vi trova, non
solo attraggono il popolo in ogni direzione, ma la spe-
cialità delle circostanze infonde nel popolo stesso una
estrema mobilità; cosicché sarebbe così malsicuro il con-
tare sulla sua permanenza in alcun dato punto, come
sarebbe il fabricare un edifizio massiccio sulla mobile
arena. L'aprimento d'una strada, il progetto d'una no-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 129

vella città, la fondazione d’una chiesa, d’un porto, d’u-


na segatura, d’un officio postale, quantunque sem-
brino a noi circostanze di poco effetto, bastano ad at-
trarre da una parte all’altra del paese una popolazione
che colla sua prole sta, direm quasi, sospesa all’áncora.
Quindi in ogni impresa che si combini in tal paese, i
guadagni e i servizi immediati si riguardano come assai
più importanti che quei vantaggi durevoli, i quali for-
se non si sarebbe in tempo di realizzare. Questo stato
di cose, in aggiunta alle ragioni tecniche sopra asse-
gnate, induce i capitalisti Americani a progettare le loro
strade ferrate piuttosto sui dati temporarj che sui dati
durevoli; esempio che sarebbe imprudenza seguire nel-
le Isole Britanniche, e dovunque non si hanno le stes-
se necessità ».

Giugno 1839
Alcuni tratti del discorso del sig. Thénard,
presidente della Commissione distributrice
dei premj all’ industria francese *
In questo discorso si trovano molte cose importanti,
tuttoché per la necessità dell‘occasione siano esposte in
forme forse troppo lodative, e si risentano di soverchio
attaccamento al sistema proibitivo, il quale attraver-
sando il commercio e la concorrenza, angustia, rallenta.
e travia la produzione.
« Gran progresso fece l’industria nei cinque ulti-
mi anni.
a La filatura mecanica della lana è una conquista
compiuta; quella del lino lo sarà fra poco. Più di cin-
quanta officine costruiscono machine a vapore. Al prin-

Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, pp. 592-594.

9. . CATTANEO. Scritti politici i . i.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 129

vella città, la fondazione d’una chiesa, d’un porto, d’u-


na segatura, d’un officio postale, quantunque sem-
brino a noi circostanze di poco effetto, bastano ad at-
trarre da una parte all’altra del paese una popolazione
che colla sua prole sta, direm quasi, sospesa all’áncora.
Quindi in ogni impresa che si combini in tal paese, i
guadagni e i servizi immediati si riguardano come assai
più importanti che quei vantaggi durevoli, i quali for-
se non si sarebbe in tempo di realizzare. Questo stato
di cose, in aggiunta alle ragioni tecniche sopra asse-
gnate, induce i capitalisti Americani a progettare le loro
strade ferrate piuttosto sui dati temporarj che sui dati
durevoli; esempio che sarebbe imprudenza seguire nel-
le Isole Britanniche, e dovunque non si hanno le stes-
se necessità ».

Giugno 1839
Alcuni tratti del discorso del sig. Thénard,
presidente della Commissione distributrice
dei premj all’ industria francese *
In questo discorso si trovano molte cose importanti,
tuttoché per la necessità dell‘occasione siano esposte in
forme forse troppo lodative, e si risentano di soverchio
attaccamento al sistema proibitivo, il quale attraver-
sando il commercio e la concorrenza, angustia, rallenta.
e travia la produzione.
« Gran progresso fece l’industria nei cinque ulti-
mi anni.
a La filatura mecanica della lana è una conquista
compiuta; quella del lino lo sarà fra poco. Più di cin-
quanta officine costruiscono machine a vapore. Al prin-

Pubblicato anonimo in POL., 1839, I, pp. 592-594.

9. . CATTANEO. Scritti politici i . i.


130 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

cipio di questo secolo appena se ne contava in Fran-


cia qualcuna; ora si contano a migliaja. Le machine
per la carta continua sono omai così perfette, ch‘esse
medesime si smerciano lontano. L’utilissimo telajo alla
Jacquard assunse nuova perfezione. Un ingegnoso me-
canismo foggia il legno in mobili, ornamenti, e casse da
fucili, con somma rapidità e precisione. Eccellenti cro-
nometri a prova si danno a metà del prezzo che ave-
vano nel 1834, cosicché tutti i bastimenti ne andranno
provisti, e non soggiaceranno al rischio di urtar sul lido
in tempo nebuloso. I nuovi pozzi, che promettono sì
gran servigio all’agricultura, furono oggetti di novelli
tentativi degni di lode.
« Gli aghi soprafini venivano solo d’Inghilterra; ora
la Francia li produce di somma perfezione. Due nuo-
ve merci presero luogo nella nostra industria, la can-
dela stearica che promette tanto, e la tintura in azzur-
ro di Prussia che col tempo supplirà quasi interamente
all’indaco. I nostri cristalli hanno raggiunto la limpi-
dezza e il taglio perfetto de’ migliori cristalli stranieri;
e li superano per eleganza di forme, varietà di colori,
e solidità d’ornamenti metallici. Nulla di più bello del-
le nostre lastre colorate, che vincono le antiche, quan-
tunque sì giustamente apprezzate. Da lungo tempo si
cercava fabricare il flint glass e il crown glass con
un processo regolare, che li producesse d’una perfezione
e dimensione convenevole a tutti gli usi dell’ottica;
ora il problema è sciolto. Molto si ottenne nei mezzi
di abbellire le porcellane, e renderle vie più preziose.
« In molte parti del regno si scopersero pietre lito-
grafiche d’egregia qualità; la litografia è giunta a ope-
rare con facilità il riporto di qualsiasi impressione; le
opere più rare si potranno riprodurre con tutta fedeltà.
Le belle cave di marmo dei nostri Pirenei, aperte solo
da quindici anni, suppliscono ai nostri bisogni, e sop-
periscono ad esportazioni lontane.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 131
« il piombo, per sé tanto fusibile, si salda in sé
stesso e senzaltra saldatura, al fuoco più forte. I1
ferro vien preservato dalla ruggine per mezzi sempli-
cissimi e di certo effetto. Il bronzo laminato riveste
le navi, e val più del rame a conservarle. La produzione
del nitro, per nuovi perfezionamenti di processo, può
far fronte a quella delle Indie. Le nostre indiane, le
seteríe, gli scialli, si vedono sciorinarsi nelle botteghe
di Londra. Le mussole liscie e ricamate hanno escluso
dal mercato francese le inglesi e le svizzere1. Le Za-
neríe si stampano coi più variati colori, e si vendono
anche dove il cotone cresce in abbondanza. La classe
degli operaj può provedersi d’indiane, di scialli, di
fazzoletti, di panni, di laneríe, il cui lieve prezzo fa
stupore ². L’educazione dei buchi da seta ha progredi-
to assai; si moltiplicarono i gelseti. La fécola si tra-
sforma in zuccaro di basso prezzo per il miglioramento
dei vini e delle birre, o in destrina che si sostituisce
alla gomma del Senegallo nella stampa dei tessuti,
nella ingommatura dei colori e negli appresti. È una
derrata di cui si lavorano sei milioni di chilogrammi
all’anno.

Molti giornali hanno già notato che uesta. esclusione


è operata per ora dalle dogane, e non equesta dalll’abilità
dei ma-
nifattori indigeni, i quali non possono ancora vantarsene,
finché schivano la concorrenza e stanno a carico ed im-
barazzo dello Stato.
Si esposero, indiane da 50 centesimi al metro (30 cen-
tesimi al braccio); fazzoletti colorati da 85 centesimi la doz-
zina; scialli stampati di 120 a 140 centimetri in uadro (da
stoffe
2 braccia a 21/3) a 22 franchi la dozzina; inqua di lana
da 75 a 80 centimetri d’altezza (braccia 11/4 a 11/3)
a franchi 1.25 a 2.70 al metro (da 75 centesimi a 1.62 al
braccio); panni tinti in lana a 5 franchi il metro (3 fr. al
braccio).
132 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

« Otto anni fa la Francia comperava in Inghilterra


tutti i cuoi inverniciati; ora l’Inghilterra ne compera in
Francia.
Si fecero grandi migliorie nella concia delle pelli.
I nostri marocchini sono preferiti nei mercati stranieri.
« In somma tutte le arti si sono perfezionate e han-
no agevolato i prezzi. Questo è il riassunto di quanto
fece l’industria nell’intervallo fra le ultime due espo-
sizioni.

Luglio 1839

Multe ai così detti ristauratori


d’edificj antichi *
Il prefetto del dipartimento di Valchiusa ha con-
dannato il síndaco (maire) di Valchiusa a versare nella
cassa municipale una multa di 143 franchi, per aver fat-
to imbiancare, senza previa licenza, un’antica chiesa suc-
cursale, e sopratutto il campanile. Questo, colla sua tinta
calda e imbrunita dal bel sole di Provenza, ornava vaga-
mente le vicinanze della famosa fonte di Valchiusa, ove
gli amatori della poesia vanno da quasi cinque secoli
peregrinando in gran numero, per ammirare l’amenità
dei luoghi e onorar la memoria di Petrarca. I1 gentile
poeta presso quelle popolazioni è riguardato come un
genio tutelare, il cui nome dà pregio perfino alle ac-
que e alle rupi. Adesso il campanile s’inalza brutto e
bianco, come un fantasma importuno distruttore d’ogni
incanto della pittura e della poesia.

* Pubblicato anonimo i n POL., 1839, 11, p. 96.


132 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

« Otto anni fa la Francia comperava in Inghilterra


tutti i cuoi inverniciati; ora l’Inghilterra ne compera in
Francia.
Si fecero grandi migliorie nella concia delle pelli.
I nostri marocchini sono preferiti nei mercati stranieri.
« In somma tutte le arti si sono perfezionate e han-
no agevolato i prezzi. Questo è il riassunto di quanto
fece l’industria nell’intervallo fra le ultime due espo-
sizioni.

Luglio 1839

Multe ai così detti ristauratori


d’edificj antichi *
Il prefetto del dipartimento di Valchiusa ha con-
dannato il síndaco (maire) di Valchiusa a versare nella
cassa municipale una multa di 143 franchi, per aver fat-
to imbiancare, senza previa licenza, un’antica chiesa suc-
cursale, e sopratutto il campanile. Questo, colla sua tinta
calda e imbrunita dal bel sole di Provenza, ornava vaga-
mente le vicinanze della famosa fonte di Valchiusa, ove
gli amatori della poesia vanno da quasi cinque secoli
peregrinando in gran numero, per ammirare l’amenità
dei luoghi e onorar la memoria di Petrarca. I1 gentile
poeta presso quelle popolazioni è riguardato come un
genio tutelare, il cui nome dà pregio perfino alle ac-
que e alle rupi. Adesso il campanile s’inalza brutto e
bianco, come un fantasma importuno distruttore d’ogni
incanto della pittura e della poesia.

* Pubblicato anonimo i n POL., 1839, 11, p. 96.


I - NOTIZIE ITALIANE‘. E STRANIERE 133

Settembre 1839
Navigazione a vapore sul Mediterraneo *
Questa potente invenzione si va propagando nel
Mediterraneo, e tende a renderlo un ameno lago e un
convegno delle nazioni. Si contano già sulle sue acque
circa settanta navi vaporali; venti delle quali appar-
tengono all’Italia, quaranta alla Francia, e cinque al-
l’Inghilterra; mentre due ne ha la Grecia, altrettante la
Spagna, e altrettante l’Egitto. Delle navi italiane, otto
appartengono a Trieste, d’onde stendono le loro commu-
nicazioni a Smirne e Costantinopoli. Due poi apparten-
gono a Genova, quattro a Livorno, e sei a Napoli; e
scorrono i mari tra Malta e Marsiglia. Dei batelli fran-
cesi la metà incirca è occupata nel servizio dell’Alge-
ria; dieci fanno il servizio postale del Levante; gli al-
tri costeggiano la Francia, la Spagna e il mar Tirreno,
tragittando anche alla Corsica. Le cinque navi della
marina inglese danno due corse ogni mese tra Gibil-
terra, Malta e Corfù, e una tra Malta, la Siria e l’Egit-
to. Le navi spagnuole corrono tra Barcellona e Marsi-
glia; le greche tra Atene e Sira; le egizie tra Alessan-
dria e Costantinopoli.
Le più piccole hanno la forza di cinquanta cavalli.
Le più grosse hanno la forza di 160; cosicché possono
valutarsi in totale a circa settemila cavalli. Questo non
è che il primo principio di ciò che avverrà in séguito,
quando si ristabilirà su questa strada il gran commer-
cio dell’Asia meridionale, e quando I’incivilimento avrà
compiuto di purgare le coste asiatiche ed africane dal-
la peste, dalla pirateria e da quella sanguinosa in-
tolleranza che desolò per l’addietro questa bella fron-

* Pubblicato anonimo in POL.. 1839, II, pp. 287-288.


134 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

tiera delle due grandi stirpi viventi, la Cristiana e l’Isla-


mitica. L’Italia si troverà un’altra volta nel centro del
commercio e dell’incivilimento, dopo essere stata in
questi ultimi secoli relegata alla estremità.

Settembre 1839
Progressi dell ’ industria in Lombardia *
.
L’antica ferriera di Dongo, sul lago di Como, ven-
ne condotta a quel nuovo sviluppo, che abbiamo già
annunziato; ed ha preso l’impegno di somministrare per
la prossima primavera tutti i cuscinetti di ghisa, ne-
cessarj al compimento della strada ferrata da Milano
e Monza.
L’industria cotoniera spinge sempre più avanti i
suoi passi; essa comincia a produrre tele operate e
altri tessuti ad uso cittadino; nuove grandiose filature
si propagano anche nella parte orientale della nostra
pianura, cioè a Vaprio ed a Melzo.
Fra i vari progetti di filature mecaniche di lino,
sembra avverarsi soltanto quella che si stabilirà ad
Almenno, sul fiume Brembo, nella provincia di Ber-
gamo.
Presso Milano si fonda una, e forse due fabriche
di candele steáriche.
Il barone Corvaja attivò una Società, che raffina
ali’uso francese i vini Lombardi, Veneti e Piemontesi,
e introduce nel nostro consumo i vini raffinati dell’Ita-
lia meridionale, il cui distinto pregio non era fra noi
conosciuto.
Una grandiosa cartiera si stabilisce sull’alta Olona,
e forse un’altra verrà qui eretta da un fabricatore to-

* Pubblicato anonimo in POL., 1839. II, p. 288.


134 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

tiera delle due grandi stirpi viventi, la Cristiana e l’Isla-


mitica. L’Italia si troverà un’altra volta nel centro del
commercio e dell’incivilimento, dopo essere stata in
questi ultimi secoli relegata alla estremità.

Settembre 1839
Progressi dell ’ industria in Lombardia *
.
L’antica ferriera di Dongo, sul lago di Como, ven-
ne condotta a quel nuovo sviluppo, che abbiamo già
annunziato; ed ha preso l’impegno di somministrare per
la prossima primavera tutti i cuscinetti di ghisa, ne-
cessarj al compimento della strada ferrata da Milano
e Monza.
L’industria cotoniera spinge sempre più avanti i
suoi passi; essa comincia a produrre tele operate e
altri tessuti ad uso cittadino; nuove grandiose filature
si propagano anche nella parte orientale della nostra
pianura, cioè a Vaprio ed a Melzo.
Fra i vari progetti di filature mecaniche di lino,
sembra avverarsi soltanto quella che si stabilirà ad
Almenno, sul fiume Brembo, nella provincia di Ber-
gamo.
Presso Milano si fonda una, e forse due fabriche
di candele steáriche.
Il barone Corvaja attivò una Società, che raffina
ali’uso francese i vini Lombardi, Veneti e Piemontesi,
e introduce nel nostro consumo i vini raffinati dell’Ita-
lia meridionale, il cui distinto pregio non era fra noi
conosciuto.
Una grandiosa cartiera si stabilisce sull’alta Olona,
e forse un’altra verrà qui eretta da un fabricatore to-

* Pubblicato anonimo in POL., 1839. II, p. 288.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 135

scano; e così verrà posta l’industria libraria in grado di


produrre lavori di maggiore eleganza.
Una Società milanese sta per attivare negli Apenni-
ni lo scavo d u n a ricca miniera di piombo argentifero.
Il consumo delle nostre torbe e ligniti nelle filande
e nelle affiinerie di zucchero si è esteso vastamente.

Ottobre 1839

Notizie sul Sesto Congresso dei dotti francesi,


tenuto a Clermont-Ferrand*
Mentre si attende la publicazione officiale degli
ATTI del primo congresso scientifico celebrato in Italia,
non riesciranno discare alcune notizie sul sesto con-
gresso tenuto dai dotti Francesi.
Il lodevole costume di festeggiare queste solennità
degli studiosi venne alla Francia dalla Germania, la
quale per la moltiplicità delle sue suddivisioni territo-
riali ne ha il medesimo bisogno della nostra Italia. In
Francia però le cose procedono diversamente, perché,
tolte le parziali eccezioni della Svizzera francese, del-
la Savoja e del Belgio, tutta quella nazione posiede
già lo stabile e perpetuo convegno di Parigi, dove i
begli ingegni e le belle idee convengono da tutte le
parti del paese, il quale ne riceve poi l’unico e vivido
rivérbero in ogni sua parte. Questa unificazione delle
idee, quasi sotto una sola disciplina, dà bensì al pen-
siero un’immensa ed irresistibile efficacia estrinseca, cosic-

* Pubblicato anonimo in POL., 1839, 11, pp. 357-370;

del seguito, pubblicato l’anno successivo (Politecnico, 1840,


III, pp, 177-186) riporto solo la parte che riguarda una
proposta di legge fondiaria e la conclusione; le altre parti
trattano materia scientifica,
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 135

scano; e così verrà posta l’industria libraria in grado di


produrre lavori di maggiore eleganza.
Una Società milanese sta per attivare negli Apenni-
ni lo scavo d u n a ricca miniera di piombo argentifero.
Il consumo delle nostre torbe e ligniti nelle filande
e nelle affiinerie di zucchero si è esteso vastamente.

Ottobre 1839

Notizie sul Sesto Congresso dei dotti francesi,


tenuto a Clermont-Ferrand*
Mentre si attende la publicazione officiale degli
ATTI del primo congresso scientifico celebrato in Italia,
non riesciranno discare alcune notizie sul sesto con-
gresso tenuto dai dotti Francesi.
Il lodevole costume di festeggiare queste solennità
degli studiosi venne alla Francia dalla Germania, la
quale per la moltiplicità delle sue suddivisioni territo-
riali ne ha il medesimo bisogno della nostra Italia. In
Francia però le cose procedono diversamente, perché,
tolte le parziali eccezioni della Svizzera francese, del-
la Savoja e del Belgio, tutta quella nazione posiede
già lo stabile e perpetuo convegno di Parigi, dove i
begli ingegni e le belle idee convengono da tutte le
parti del paese, il quale ne riceve poi l’unico e vivido
rivérbero in ogni sua parte. Questa unificazione delle
idee, quasi sotto una sola disciplina, dà bensì al pen-
siero un’immensa ed irresistibile efficacia estrinseca, cosic-

* Pubblicato anonimo in POL., 1839, 11, pp. 357-370;

del seguito, pubblicato l’anno successivo (Politecnico, 1840,


III, pp, 177-186) riporto solo la parte che riguarda una
proposta di legge fondiaria e la conclusione; le altre parti
trattano materia scientifica,
136 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

ché la resistenza ad un sistema filosofico decretato dal-


la capitale diviene non solo impossibile, ma quasi scur-
rile. Toglie però al pensiero la forza intrinseca, toglie
agli ingegni il loro impeto naturale, e avvilisce molti
belli ardimenti. E il fatto sta, che, se in Francia le
dottrine filosofiche presero forma più luminosa e po-
polare che altrove, ben poche son però quelle che vi
ebbero il primo nascimento. Bacone, Newton, Locke,
Galileo, Vico, Spinosa, Leibnitz, Kant, Hegel, anche ta-
cendo d'un altr'ordine d'intelletti, come Dante, Shake-
speare, Cervantes, Walter-Scott, sono i primitivi pi-
triarchi dai quali discesero molte tribù scientifiche e
letterarie della nazione francese. Ma tanto è il potere
della forma e l'incanto dell'eloquenza, che molte volte
le vicine nazioni non s'avvidero della grandezza e fe-
condità dei loro proprj concepimenti, se non quando la
Francia gli ebbe accolti e covati e propagati dall'uno
all'altro confine d'Europa. Cosicché alle stupefatte na-
zioni ed ai Francesi stessi la Francia parve la patria
naturale delle idee; e la publicità parigina sembrò
l'aria più favorevole alla originale loro germinazione.
E ne scaturì poi quella splendida menzogna che dalle
masse concentrate balza fuori il genio che ne formola
le riposte idee; mentre queste, come perle di deserti
mari, nascono nuove e immortali nelle solitudini di
VatolIa, e nelle anguste municipalità di Königsberga,
d'Amsterdam e d'Edimburgo.
Il peso del predominio parigino è molesto a molti
che vivono nelle privincie francesi. Ginevra poi, anche
quando fu assorbita nell'impero, affettò sempre una
opposizione scientifica e religiosa; e, per darle maggior
evidenza, volle renderla stabile sotto il nimichevol no-
me della Biblioteca Britannica. Perloché i congressi
scientifici, che in Germania e in Italia sono convegni
necessarj ad annodarvi i frammenti dissociati e inco-
gniti del corpo studiante, in Francia sono piuttosto
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 137

riazioni e quasi vendette delle intelligenze provinciali,


che, non volendo andare a sommergersi nel pélago
scientifico di Parigi, nondimeno abbracciano la spe-
ranza di giungere in qualche altro modo a far cono-
scere l'esistenza loro a tutta la Francia. Perloché gli
ottimati della scienza parigina non si degnano re-
carsi a quelle fiere di sapienza rusticana. Ma la na-
zione ad ogni modo ne trae il vantaggio, e di accen-
dere qualche scintilla d'emulazione letteraria nelle più
meschine e semibarbare viceprefetture; e più ancora
di ricordare ai Francesi, che nel vasto loro regno vi
sono nobili città, e varie agriculture, e montagne più
alte di Montmartre, e fiumi più limpidi della Senna,
e popoli e dialetti e costumi che la nazione disprezza
o ignora immeritatamente; poiché in tutta Francia è
più noto il nome di qualsiasi vicolo di Parigi, che non
quello di molte feconde e amene e popolose regioni
d'Aquitania e di Provenza.
I1 primo congresso dei dotti provinciali della Fran-
cia si tenne a Caen in Normandia, il secondo a Poitiers,
il terzo a Douai, il quarto a Blois, il quinto a Metz,
il sesto, di cui parliamo, a Clermont-Ferrand, città prin-
cipale della montuosa Alvernia, quella città stessa don-
de Urbano II diede le mosse alla prima crociata. Il
paese è forse per natura il più interessante di tutta
la terra di Francia; poiché vi si ammirano non meno
di sessanta vulcani estinti, i cui crateri stanno spalan-
cati ancora e ricinti di scorie accumulate, e d'antiche la-
ve, e di basalti torreggianti, e di bollenti fontane. So-
pra un suolo tutto sconvo!to dalla tremenda lotta degli
elementi, s'inalzano eccelsi monti, nevosi, fra le cui
vallate, ricche d'acque e di pascoli e di miniere, vive
una delle stirpi più favolose di Francia; e si ammirano
tuttora le informi pietre dei Drúidi, gli acquedutti e le
indelebili vie dei Romani, e molte pittoresche costruzioni
del Medio Evo. Perloché il congresso, che in Francia non
138 CATTANEO - SCRITTI POLITICI I

si limita al recinto delle scienze naturali, vi poteva tro-


vare argomento a varie e peregrine osservazioni. Si
formò quindi in sei sezioni: cioè la 1.ª d’istoria natura-
le; la 2.ª d’agricultura, industria e commercio; la 3.ª di
medicina; la 4.ª d’istoria e antiquaria; la 5.ª di lettere
e belle arti; la 6.ª di fisica e matematica. Non saprem-
mo perché vi si omisero le scienze propriamente dette
filosofiche e le giuridiche.
I dotti adunati furono soli 237, compresi gli stra-
nieri; cioè meno assai che al nostro congresso di Pisa;
e anche i nomi, tranne pochi, non sono gran fatto ce-
lebri. Gli stranieri erano 6 Inglesi, quasi tutti geo-
Iogi, e 2 siciliani, l’uno dei quali l’illustre geologo e
chimico Carmelo Maravigna. Dei Francesi, i Parigini
erano 11 in tutto, tra i quali la più parte si qualifica-
rono tutt’al più ancien député, o chef de bureau, o
membre de plusieurs sociétés savantes, che in italiano
si tradurrebbe pastor árcade. Delle altre parti di Francia
vi si contavano parecchi professori, direttori di gior-
nali, medici, chirurghi, farmacisti, geologi, geometri,
ingegneri, pittori, architetti, e membri dell’associazione
per la difesa dei monumenti istorici; la quale trovereb-
be molto a fare anche fra noi. V’erano alcuni militari,
marini, e officiali di gendarmeria, stampatori e libraj,
avvocati, giudici e vicerettori di collegio; molti si
annunziarono semplicemente come proprietarj; v’erano
negozianti e banchieri, e una buona dozzina di procu-
ratori e notaj, e persino alcuni agenti di cambio, e una
marchesa, membro della prefata società per la conser-
vazione dei monumenti; vocazione la quale sembrerà
molto singolare in una signora. Perloché, tutto conside-
rando, il numero 237 ci parve molto faticosamente rag-
granellato di vari e singolari elementi. Quasi la metà
poi degli inscritti, cioè 115 erano abitanti della città
stessa ove si tenne il congresso; molti altri erano di
quelle vicinanze; e soli sembrano esservi concorsi con
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 139

qualche zelo gli abitanti della Normandia, ch'é il pae-


se ove si tenne il primo congresso, e si portò la prima
e più profonda impressione.
Nel congresso precedente eransi proposti vari que-
siti, sui quali s'invitavano gli studiosi a recare nel
frattempo la loro attenzione; il quale ci sembra un
util costume, e perché molte volte gl'ingegni stanno
inoperosi fino a che una discussione non li provoca e
gl'impegna e perché talora non si potrebbe imaginare
di quali necessarie cognizioni i più culti paesi siano
tuttora manchevoli.
I quesiti d'istoria naturale versavano sui solleva-
i menti geologici dell'Alvernia, sulle rispettive età di
quei vulcani, sul nesso tra le diverse rocce ignigene,
tra le trachiti, le lave, i basalti e le tefrine; sulle forme
e i caratteri dei minerali di solfo, d'arsenio, antimonio;
sulla congettura che i silicati idrati provengano da una
decomposizione acquea delle rocce plutoniche che li
racchiudono; sulle modificazioni di struttura e di com-
posto che le lave subiscono nel più o meno lungo loro
defluvio; sul rapporto cronologico tra i diversi terreni
dell'Alvernia, e i fossili vegetabili o animali che vi
stanno sepolti; sull'esito dei tentativi fatti in diverse
situazioni geologiche per formare pozzi trivellati; sul-
l'influenza esercitata dalle fonti minerali nelle rocce
circostanti e nello sviluppo degli esseri organici. Si pro-
pose di chiarire il limite preciso tra il regno animale
e il vegetale; si dimandò se poteva ammettersi con
Redi e Spallanzani che la muroena anguilla non figlia
se non in mare; se alcuni bómbici dei sottogenere
Psyche si fecondino a modo dei pesci; se siano note
le leggi con cui si riproduce la phtiriasis tabescentium;
quali passaggi di volatili siansi osservati in Europa dal
1837 al 1838; che cosa debba dirsi dell'anatomia e
fisiologia della tenia umana, o verme solitario; e varie
altre dimande sulle funzioni delle ovaje; sugli incrocia-
140 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

menti delle piante; e sopratutto sulla geografia botani-


ca, e sullo stato degli studj naturali in Alvernia.
Per la sezione d'agricultura, industria e commercio,
si proposero varie questioni sui prati artificiali ad un'er-
ba sola, e sulle mescolanze di più erbe; sulle migliori
piante pastoreccie, oltre alle gramínee ed alle legumino-
se; sulla rotazione o alterna seminazione delle erbe
pratensi, e sul modo d'unire le erbe di diversa statura,
perché lo sviluppo delle foglie si faccia a diverse altezze,
e in un dato spazio sia maggiore la messe del fieno;
sulle piante più communi nelle selve di Francia; sulla
proporzione del loro numero, e il loro maggior sviluppo
e il più rapido accrescimento e l'età più convenevole al
taglio; sulle influenze lunari nella vegetazione; sul mo-
do di preservare i frutteti dai voraci insetti, massime
giovandosi dell'avversione loro agli effluvj di certi fio-
ri. Si propose la gran questione della vendita o del ri-
parto o livellamento dei beni communali, e della con-
venienza di provocare su questo proposito una legge.
Si notarono varie difficoltà nella coltivazione e manipo-
lazione delle bietole zucchérine; si propose discorso
sulla rispettiva utilità dei canali e delle vie ferrate;'
sull'infiuenza della divisione dei beni nella publica
morale e prosperità; sullo stato degli studi agrarj in
Alvernia; e finalmente sullo sviluppo delle scienze e
delle arti nella Gallia centrale, durante i secoli romani.
Amiamo trattenerci su queste semplici domande qua-
si più che sulle Memorie colle quali alcune vennero
sciolte, perché un buon ordinamento di ricerche deve
aver molta efficacia a dirigere a buon frutto gli studj,
e sarebbe questo un utile esempio anche per noi.
Nella sezione medica si dimandò qual possa essere
l'azione delle sostanze organiche contenute nelle ac-
que minerali, e se si possa adoperare come farmaco il
sedimento di certe acque minerali, che, poco dopo es-
sere attinte, pérdono le loro proprietà salutari. Si di-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 141
mandò quali siano le cause, la natura e le conseguenze
della scrófola, la sua connessione con altre infermità,
e i modi preventivi e curativi, come la ventilazione,
insolazione ed elevazione delle camere abitate, la pro-
scrizione dei locali oscuri, umidi, e freschi, e l'uso del
cibo animale e delle bevande fermentate. Si fecero
altre dimande sulla cura delle sifilidi, sul crescente
furore del suicidio, e sui modi di combattere questa
orribile inclinazione; sui rapporti tra gli organi cerebra-
li e le varie facoltà, e sull'utilità degli studj frenolo-
gici nella cura dei pazzi e nell'educazione; sulle cause
e i rimedj delle infermità croniche; sulla convenienza
di dar qualche idea d'igiene nelle scuole elementari, e
d'instituire medici di circondano a spese dello Stato;
sulla verità della opinione che la canapa, posta a mace-
rare nei fiumi, danneggi la publica salute, e sulle
cause e il modo di questa azione; sulla possibilità di
praticare l'incisione della trachea nei bambini agoniz-
zanti pel croup; finalmente sullo stato degli studj me-
dici in Alvernia.
Per l'istoria e l'antiquaria si proposero varj studj sui
tumuli, e sulle scuri degli antichi Galli; sulla differen-
za tra le tombe dei Galli e dei Franchi; sulla origine
della nobiltà in Francia; sui limiti topografici tra le
lingue d'oc e d'oil; sulla derivazione dell'architettura
in sesto acuto dai romani o dai saraceni o dai setten-
trionali; sui caratteri architettonici degli edificj dell'Al-
vernia nei secoli XI e XII; sulla convenienza compa-
rativa dello stile romano, o del sesto acuto di diversi
secoli; nella solidità ed economia delle costruzioni ec-
clesiastiche moderne in campagna ed in città; sul si-
gnificato d'un monogramma di Cristo scolpito in mol-
ti luoghi d'Alvernia; sul luogo dell'antica Gergovia;
sul modo di fare una carta geografica della Gallia nel
secolo I.; sull'influenza della conformazione montuosa
dell'alvernia a ritardarne la conquista ai Romani, ai
143 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Goti, agli Unni, ai Franchi, ai Saraceni, ai Normanni,


agli Inglesi; sui distintivi fisici e morali dei popoli
d’Alvernia e sulla loro provenienza; sullo stato degli
studj istorici in Alvernia; sulle cause che produssero
in Europa l'abolizione della schiavitù domestica.
Nella sezione di lettere e belle arti si dimandò
quali siano i segnali della decadenza d u n a letteratura;
quale la proporzione con cui la fisica e la matematica,
la musica e il disegno debbano entrare negli studj
ordinarj; quale il modo di dare unità alle società stu-
diose nelle provincie, e quali i lavori che vi si do-
vrebbero preferire; quali effetti produca la crescente
istruzione sull'agiatezza, sulla durata della vita, sulla
salute e sull'accrescimento della popolazione; quale sia
lo stato degli studj letterarj e filosofici in Alvemia.
Nella sezione di fisica e matematica sì dimandò
qual sia la natura delle sostanze organiche nelle ac-
que minerali; e quali combinazioni formino colle so-
stanze saline delle medesime; se sia generale l'azione
elettro-magnetica osservata nei filoni di diorite e dì
melafiro del dipartimento della Majenna; come si pos-
sano ottenere in diversi luoghi della Francia osserva-
zioni meteoriche paragonabili; quale possa essere l'in-
fluenza meteorica del cono isolato del Puy-de-Dôme sul
corso dei venti, e sulla ascesa e discesa delle nuvole; se
si possa determinare la proporzione dell'acido carboni-
co nell'atmosfera. Raccogliere accurate osservazioni per
fondare una teoria della grandine; stabilire il modo di
far cambj tra le Collezioni scientifiche d'ogni maniera,
massime giovandosi degli annui congressi in vane par-
ti del paese; determinare lo stato degli studj fisici in
Alvernia. Dopo di ciò si proposero varie perlustrazioni
di botanica, di geologia, d'agricultura e d'antiquaria
sui vulcani e nelle pianure dell'Alvernia.
Verremo ora notando alcune delle cose che si trat-
tarono nelle diverse sedute. Nella prima Sezione, che
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 143
sedeva in uno colla sesta, il sig. De Caumont offerse
medaglie d'argento da darsi in ricompensa ai provinciali
che intraprendessero studj importanti per dicentrare a
utile dei dipartimenti le scienze quasi prigioniere nella
capitale. Presentò inoltre l'ultima parte della mappa
geologica del dipartimento della Manica, la quale ag-
giungendosi a quella del Calvados publicata dal me-
desimo, a quella dell'Euro del sig. Passy, e a quella
dell'Orne quasi terminata dal sig. Blavier, compie il
prospetto geologico della Normandia. Il profess. Ma-
ravigna offerse in dono molti minerali assai rari dell'Et-
na, che servirono di confronto alle produzioni vulca-
niche d’Alvernia. La società scientifica del Mans fece
pregare gli studiosi di dedicarsi esclusivamente a per-
fezionare le collezioni e osservazioni locali, per ren-
dere più sicure e complete le materie degli studj ge-
nerali. Il sig. Lecoq, per coordinare le osservazioni
meteoriche, propose agli studiosi provinciali di rinun-
ziare ad ogni pretensione di malintesa indipendenza, e
mettersi tutti a disposizione dell'Academia delle Scien-
ze di Parigi, la quale pensasse a unificare i lavori. I1
sig. Buvignier presentò una mappa geologica delle Ar-
denne, ch'egii sta compiendo coll'ingegn. Sauvage. Si
votò una medaglia d'argento al dott. Jourdan, per
aver fondato a Lione un bel museo di cose naturali.
Tra le Memorie di questo argomento si distinse so-
pra tutte per novità ed importanza quella del sig.
Lecoq, professore di scienze naturali a Clermont, sulle
acque termali e sulla loro azione nelle varie epoche
geologiche. Ed è cosa degna di essere conosciuta al-
meno per transunto '.

Chi non avesse alcun lume di notizie geologiche può


dare un'occhiata alle varietà geologiche che abbiamo fatto
precedere al numero V di questo Repertorio, e colle quali
ci siamo studiati di mettere in grazia agli studiosi d'altre
cose anche questa bellissima scienza.
144 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Dalle fonti calde per lo più sfugge l'acido carboni-


co; e allora le sostanze, ch'esso teneva disciolte, soglio-
no depositarsi. La somiglianza fra questo deposito e i
terreni sedimentarj fa supporre che le acque termali
abbiano cooperato a formarli. Perloché queste sorgen-
ti, invece d'assumere i loro principj minerali dagli stra-
ti che attraversano, sembrano averli assunti al di sotto
degli strati cristallini che formano la crosta solida del-
la terra, e averli recati seco a intorbidare le acque su-
periori, e formarvi gli strati sedimentarj. Ma bisognereb-
be supporre che lo sgorgo delle acque termali fosse in
quell'epoca assai più possente e grandioso che oggidì.
Inoltre, a misura che la crosta solida del globo col
successivo raffreddamento si venne ingrossando, la com-
municazione fra l'ossigeno atmosferico e le interne ma-
terie del globo, divenne più lenta e debole; e l'acqua
termale, dovendo attraversare una maggior massa di
terreni, ebbe in séguito a raffreddarsi p e r via.
Le diverse sostanze fuse, che dovevano formare la
crosta del globo, si saranno sovraposte ordinatamente
in ragione del rispettivo peso specifico. Così il silicio
e altre sostanze meno pesanti rimasero alla superfi-
cie; altre sostanze formarono zone sottoposte; e perciò
in diversi tempi la corrente delle reazioni chimiche eb-
be ad attraversare una diversa serie di zone. A queste
cause il sig. Lecoq attribuisce la formazione delle gran-
di masse calcaree, che si deposero negl'invasamenti dei
terreni cristalizzati, e che servirono di cemento a for-
mazioni mecaniche, gli idrossidi férrei, che vediamo
formarsi tuttora, i bitumi, il salgemma, i sali marini,
i gessi, e quella immensa copia d'acido carbonico, che
allora doveva ingombrare l'atmosfera, e che poi, col
ministerio della vegetazione, si concretò in ammassi di
carbon fossile. Così i fenomeni geologici non sono che
gli stessi fenomeni attuali in una scala immensamente
maggiore; e la loro attuale tenuità prova che il globo
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 145
ha raggiunto all'epoca nostra un maggior grado di so-
lidità. Che una sterminata quantità d'acido carbonico
dovesse allora' spandersi nell'atmosfera, si prova an-
che dall'immensa quantità dei terreni calcarei formati
a quell'epoca. Poiché il carbonato calcare è per sé in-
solubile, e non poteva esser tenuto in dissoluzione se
non da un soprapiù di 0,30 del suo peso d'acido car-
bonico che lo trasformasse in bi-carbonato; il qual eccesso
d'acido carbonico doveva svolgersi nell'aria all'atto che
il semplice carbonato si depositava. E questa enorme
quantità d'acido carbonico, svolgendosi per lunga serie
di tempi, doveva modificar l'atmosfera, e reagire in di-
verso modo sugli esseri viventi nelle epoche diverse.
I primi calcarei si mostrano nel grovacco, in ammas-
si lenticolari; ma le fratture di quell'epoca aprirono il
varco alle numerose fonti che deposero i calcarei an-
traciferi; e l'acido carbonico, il quale si svolse nella
formazione di quei depositi, nutrì quella rigogliosa
vegetazione che produsse i letti di carbon fossile, nel-
lo stesso tempo che non permetteva lo sviluppo degli
animali polmonarj. La terra era già raffreddata tanto
che le pioggie e le evaporazioni potevano bilanciarsi,
senza che la vegetazione venisse sperperata dai furiosi
acquazzi, che colle loro corrosioni potevano aver for-
mato gl'immensi depositi di schisto e di grovacco. Al-
lora i continenti si ammantarono di verdure; i vege-
tabili, in seno duna atmosfera calda e pregna di
vapori e d'acido carbonico, si svolsero vigorosi e uni-
formi in tutto il globo per la generale uniformità della
temperatura.
Il grè rosso, che succede alla formazione carboni-
tica, mostra nelle sue forme frammentarie le vestigia
d'una violenta traslocazione, cagionata forse dalla emer-
sione dei porfidi. E sembra si formasse in un liquido
agitato che non tollerava esseri viventi. A quell'epoca
146 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

le acque minerali deposero nelle fessure dei depositi


anteriori numerosi filoni di svariatissime sostanze.
Succede poi un nuovo deposito calcare, durante il
quale si svolge una vegetazione meno esuberante. Ai
vegetabili monocotiledóni dell'epoca primitiva comin-
cia a mescolarsi qualche pianta conifera; la vita animale
si fa più varia; le forme dei pesci sono più prossime
ai réttili. I1 gré vogesio e il gré variegato interrompono
questa formazione; e in questo si trovano tracce di
vegetabili e d'animali. Numerosi animali marini bruli-
cano nei calcarei sovrapposti; si deposero allora i gessi
e il salgemma; ai molluschi primitivi succedono le
belenniti, le grifée, le ammoniti. L'ittiosauro e il ple-
siosauro vivono tra la folla dei pesci sauróidi, e la ve-
getazione carbonitica, benché rallentata alquanto, per-
severa. E nuove formazioni calcaree si vanno continuan-
do fino all'epoca attuale.
Nei più antichi depositi d'acque termali si trovano
orme di quella stessa materia organica, che si trova
ancora nelle fonti attuali, ma che non si poté peranco
ottener pura, per la sua facilità a combinarsi altrimenti,
o a scomporsi. Essa però sembra serbarsi libera in cer-
te acque, ove si può riconoscerla, quando se ne lasci
evaporare una goccia sul porta-oggetti d'un microsco-
pio. Ed il sig. Lecoq pensa che, quando era più gran-
dioso il fenomeno delle acque termali, questa materia
dovesse essere più abbondante. Ora si dimanda: questa
materia organica si forma alla superficiedel suolo, o
surge già formata dagli abissi del globo? Non sarebbe
ella stata l'alimento primitivo necessario a pascere i
primitivi esseri viventi, i quali non avrebbero potuto
nutrirsi che di materia inorganica? Se attualmente vi so-
no veri atti di spontanea produzione, certo hanno luogo
nelle acque termali. E qui il signor Lecoq citò gli ani-
mali microscopici di Carlsbad e di S. Nettario, e le
alghe che si svolgono ne' serbatoi delle saline, e so-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 147

pratutto quelle del genere protococcus, che talora, svi-


luppandosi, sembrano trapassare al genere hematococcus.
Dalle fievoli tracce di vita animale e vegetale, che ap-
pajono ancora nelle acque termali, si può arguire che
questa forza fosse in altr'epoche geologiche ancora mag-
giore, e traesse maggior vigore dalla mescolanza delle
materie organiche alla materia alcalina. Durante il pe-
riodo jurassico vediamo le reliquie animali accennare
una transizione ai tipi attuali. Più numerosi i generi
dei pesci sauróidi; una folla di saurj, lunghi dieci e più
metri; il plesiosauro, innesto di serpe e lucerta, pros-
simo ai quadrupedi; il platiodonte che accenna ai ce-
tàcei, ai pesci, agli ornitorinchi. Il pterodattilo, saurio
con ale da pipistrello, prossimo agli uccelli; i crocodili
e molte testudini.
Circostanze simili agirono con simile effetto in tutte
le regioni del globo; e le specie si ebbero prossime
bensì, ma rare volte identiche; e così circostanze diffe-
renti ebbero diversa azione, come avviene tuttora nella
propagazione delle piante e degli animali, che l'uomo
porta seco attorno al globo. Le variazioni erano grandi
quando gli sconvolgimenti geologici furono più intensi;
e nella presente stabilità delle circostanze telluriche si
radicò la immutabilità dello stato attuale.
Riguardando dunque le acque termali, come dotate
d'immensa influenza sulla natura, e come veicolo della
sostanza prima, della quale si nutrirono i primi corpi
organici, che servirono d'alimento ad altri esseri più
composti, il sig. Lecoq presentò la congettura acutis-
sima e gravissima in medicina e fisiologia, che razione
delle acque minerali non si debba tanto all'azione chi-
mica dei sali, quanto alla materia organica, che finora
la scienza lasciò quasi negletta. E venendo allo studio
pratico indicò alcuni mezzi per fissare quel muco
termale, che dopo alcuni giorni si cangia in sostanza
filamentosa, e diviene infine veramente un'alga, conver-
148 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

tibile in gelatina. E provò con esempj che le materie


gelatinose sono tanto più facilmente assimilabili, quanto
provengono da esseri meno inoltrati nella serie organica.
Queste nuove ipotesi possono guidare l'induzione in
molte ricerche mediche assai importanti, e applicarsi
mediatamente anche ad altre questioni di gran mo-
mento per noi, come quella della formazione spontanea
della botrite, che calcina ed estermina i bachi da seta.
La teoria del sig. Lecoq confermerebbe eziendio
quella opinione di Borden, che una certa qualità vitale
che si trova nelle acque minerali, non si può riprodurre
con qualsiasi artificiale fabricazione.
Nella discussione che tenne dietro alla lettura, il
sig. Lecoq disse, che l'origine della materia organica
delle acque termali si deve supporre nell'interno del
globo, e forse sulla linea dove si operano le reazioni
chimiche tra le materie ossidabili e ossidanti. I1 dott.
Guilhomet riferì in proposito, che il sig. Turpin aveva
pur allora scoperto che le materie organiche di molte
sorgenti minerali erano rudimenti di varj generi di
conserve. Avendo poi il sig. Aubergier dimandato come
questo muco si formi in seno alla terra, il sig. Lecoq
saggiamente rispose, che in tutte le scienze v'è un
punto in cui siam costretti a confessare la nostra igno-
ranza, e inchinarci alla volontà e potenza del Creatore.
Si votò la stampa di questa Memoria, come pure
d'un'altra dello stesso Lecoq, sul quesito più sopra
accennato della condizione degli studj naturali in
Alvernia. In essa egli si lagnò che questi studj non vi
avessero fatto quei progressi che la natura del paese
sembrava dover provocare. Il ramo meno inculto è lo
studio dei paleonti o animali fossili; segue poi la geo-
logia generale; intorno agli animali viventi non si fecero
considerevoli lavori, se si eccettuino i molluschi, gli
uccelli e i coleópteri; e in botanica non si ha che
l'imperfetta Flora di Delarbre, con alcuni supplementi
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANERE 149

d’Arnaud. I lavori geologici versano quasi unicamente


intorno ai vulcani, e appena sfiorarono la cognizione
degli altri terreni; di cento fonti minerali che scaturi-
scono in paese, appena venti furono analizzate in qual-
siasi modo, e due sole lo furono a dovere! Quanto alle
collezioni, la prima è quella del Puy, segue poi quella
di Clermont, dove la raccolta di Lavoisier giace inutile,
perché l’inerzia del municipio non le seppe ancora tro-
vare un locale; seguono le raccolte di paleonti del
sig. Croizet e del sig. De Laizer, e quella di conchi-
glie del sig. Bouillet. V’è un solo instituto d’insegna-
mento per l’istoria naturale, ed è a Clermont; ma è
poi dotato d’un giardino che conta più di quattro mila
specie di piante, con fontane e serre tepide e calde.
Fra le altre Memorie varie se ne lessero del Prof.
Maravigna. In una egli annoverò in ordinate serie
tutte le sostanze minerali dell’Etna, alcune delle quali
ancora ignote alla scienza, come la beffanite e la bor-
gianite. In altra egli assunse a dimostrare che i basalti,
le trachiti e le tefrine sono modificazioni d’un’unica ma-
i
f
teria; e sostenne, in opposizione ad illustri geologi, la
sua persuasione che la formazione dell’Etna è tutta
vulcanica, e che non vi si riscontra prova alcuna d‘emer-
sione per sollevamento geologico. In altra Memoria
egli espose tutte le forme che offrono in Sicilia i cri-
stalli di solfo, e che non son meno di 46; delle quali
8 sole furono note al celebre cristallografo Haüv; ri-
portò la formazione dei letti di solfo della Sicilia alla
fine del periodo secondario, dopo il calcareo jurassico;
e l’attribuì a correnti di gas acido idrosolforico, che
attraversando le marne ancora in istato molle e fan-
goso, e quindi scomponendosi, depositavano il solfo
lungo le pareti del loro passaggio, come avviene ancora
nelle fonti sulfuree d’Enghien, d’Acquisgrana e d’Aix in
Savoja. Notò poi il modo barbaro con cui nella Sicilia
si estrae il solfo, cosicché di 18 parti di solfo, una sola

e
150 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

vien liquifatta e raccolta sul fondo della fornace, men-


tre le altre 17 parti si disperdono nell'aria in forma di
gas acido solforico, con immenso danno degli animali
e ruina dell'agricultura; dimodoché fu necessario rele-
gare queste fornaci ad una gran distanza dell'abitato
e vietarne affatto l'uso nei mesi di maggio, giugno e
luglio. Il che mostra di quale enorme scapito sia ad
un paese l'ignoranza e il disprezzo degli utili studj
della chimica. Queste e due altre note del sig. Mara-
vigna vennero onorate col voto della pubblicazione
negli atti del Congresso.
I1 sig. Grasset lesse un Viaggio geologico intorno al
Mont-Dore; il generale Résimont una Memoria sul-
l'ambra gialla; il sig. De Parieu una Memoria sopra
un nuovo paleonte, trovato in luogo con molta fre-
quenza, al quale s'impose il nome d'oploterio; e che
dalla dentiera si manifesta un erbìvoro non ruminante.
L'abate Croizet espose la paleontologia generale del-
l'Alvernia, o piuttosto descrisse la ricca sua collezione
d'animali fossili indigeni; tra i quali sono tre specie di
rinoceronti, molte testudini, e crocodili, l'antracoterio,
il paleoterio, l'anoploteria, ed altri animali dissimili dai
viventi, e dissimili anche da quelli che alla stessa epoca
geologica vivevano nel mezzodì e nel settentrione della
Francia. Delle età seguenti si trovano molti animali
feroci, ed alcuni del genere felis, più grossi dei leoni;
più di venti specie differenti di cervi, molti castori
ed istrici e lepri.
Dopo queste più importanti letture, si discussero
varj quesiti che si erano proposti fin dal precedente
Congresso; ma le discussioni, come troppo minute e
smembrate, non si prestano ad estratto.
In altro numero daremo qualche breve cenno delle
materie che si trattarono nelle altre sezioni, e massime
in quella d'agricoltura. Per apprezzare con giustizia ciò
che si fa da noi, è mestieri instituire un paragone con
ciò che si opera altrove.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 151

Febbraio 1840

Continuazione e fine delle notizie sul Congresso


dei dotti francesi a Clermont *
Una Commissione aveva proposto una serie di di-
mande sullo stato dell’agricultura in Alvernia. Le brevi
risposte, che vi si fecero, aprono agli occhi nostri lo stato
domestico e quasi secreto della Francia interiore, intor-
no al quale siamo proclivi a farci così strane opinioni.
A cagion d’esempio, nel vastissimo dipartimento del Puy-
de-Dôme, la cui latitudine è ad un dipresso quella delle
provincie di Como e di Milano, e l’elevatezza non è cer-
tamente maggiore, non si vede menzionato nel novero
delle granaglie ivi coltivate il granoturco; come non vi si
vede indicato il riso, benché vi siano grandi pianure
paludose; né parimenti i1 miglio, il cece, la lente. Tra le
piante oleifere si nota il colza (specie notissima di raviz-
zone); e si aggiunge ch’é una cultura nuova. Ma ciò che
fa sommo stupore si è che pochissimi vi fanno una rota-
zione regolare qualunque, nemmeno nelle pingui terre
della Limagna; e che in tutta la parte montuosa, dopo
un anno di ségale ed uno d‘avena o di patate, ogni terzo
anno si lascia la terra inerte, vale a dire un terzo di tut-
te le terre coltivate rimane costantemente infruttifero.
Nessun uso di calce o altro concime artificiale; le urine
delle stalle vanno disperse; negletta la cultura dei prati,
come in tutta quasi la Francia; e, ciò ch’è più strano,
nella lista delle produzioni del dipartimento non si fa
menzione nella seta. Laonde, finché colla sola soppres-
sione dei maggesi si potrebbe accrescere d’un 50 per 100
il prodotto agrario, e perciò la popolazione, la buona
economia non potrebbe mai consigliare a profonder gen-

* Pubblicato anonimo in POL., 1840, 111, 177-186.


152 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

te e capitali per togliere ai Beduini una terra lontana,


barbara, malsicura e insalubre, come se alle braccia dei
contadini francesi mancasse il terreno della patria.
Vuolsi quindi lodare la schiettezza con cui il Sig.
Cantagrel annunziò al Congresso il suo convincimento,
che nella maggior parte dei dipartimenti francesi l'agii-
culture est dans un état, si non rétrograde, du moins
peu satisfaisant. E si spiega da quali cagioni risulti, che
la popolazione di quelle regioni sia così poco densa in
confronto della nostra, come fu da noi particolarmente
notato, (Volume I, p, 33). E infatti il Puy-de-Dôme
che, avendo una superficie di più d'ottomila chilometri
quadri, equivale in ampiezza a due quinti della Lom-
bardia, non conta più di 70 abitanti per chilometro, men-
tre la nostra provincia di Como ha in ragione del doppio,
e quella di Milano ha in ragione del quadruplo. Si vede
adunque quale smisurato accrescimento di popolazione
unita e di vera e stabile potenza potrebbe farsi quel
paese, se raccogliesse sopra sé medesimo quelle forze,
che va disperdendo qua e lá in imprese sempre diverse
e sempre sterilmente gloriose.
Pare che in Alvernia lo sviluppo della popolazione
sia angustiato della mancanza di capitale, per l'estrema
debolezza locale del commercio e dell'industria, in un
paese troppo appartato e lontano da centri mercantili, e
scarso di strade e di scuole. Laonde la popolazione pesa
tutta sopra un'agricultura poco illuminata, e con vera
smania si contende i minimi frammenti della proprietà
campestre. La suddivisione delle terre era appunto una
delle più importanti ricerche proposte al Congresso; e vi
venne letta in questo proposito una memoria del Sig.
Marthá-Becker; molte cose della quale non sono senza
opportunità anche per alcune parti d'Italia.
Gli ottomila e più chilometri quadri del Puy-de-Dô-
me, che corrispondono a otto milioni di pertiche metri-
che, ovvero più di dodici milioni di pertiche censuarie
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE: 153

milanesi, sono smembrati nell'esorbitante numero di due


milioni e mezzo di pezzi; cosicché il ragguaglio giunge-
rebbe a poco più di tre pertiche metriche (3p.,2) o quasi
cinque pertiche milanesi per pezzo. Ma questo raggua-
glio varia nei diversi distretti. In quello di Veyre non
giunge ad una pertica metrica (0P.,~); in quello di Ver-
taison appena la sorpassa (1p.,1); e in quello di Latour,
ove tocca il limite della massima estensione, appena ol-
trepassa le dieci pertiche metriche (10p.,3) o circa
quindici censuarie milanesi. Questo smembramento va
crescendo ogni anno; e in qualche distretto il numero
dei pezzi si accrebbe d'un ottavo ed anche d'un sesto in
dodici anni.
Il Sig. Marthá-Becker venne considerando i danni
che provengono da questo stato di cose. L'agricultura,
ridotta in mano di proprietarj poverissimi, adopera ar-
nesi imperfetti, e inefficaci; non ha quell'ampiezza di
fondi che si richiede a nutrir bestiami; e quindi o man-
ca di concime e di forza motrice pei trasporti, o ne ha
fuori di rapporto colle poche derrate che sono a traspor-
tarsi nelle varie stazioni. La moltitudine e complicazione
dei confini e degli accessi rende inculti molti lembi di
terreno, i quali, comunque sottili, possono ammontare a
1, a 2, ed anche a più per 100 dell'intera superficie, e
quindi a 8, a 16, a 20 migliaja di pertiche metriche in
tutto il dipartimento. Ciò rende impossibile la custodia,
e inviluppa la possidenza in un labirinto di servitù e di
litigi; divien difficile il consenso dei proprietarj nelle gran-
di opere d'irrigazione, di difesa, di communicazone, per
la varietà degli interessi e delle opinioni. AI che il Sig.
Becker avrebbe dovuto aggiungere che questo dissocia-
mento in Francia & assai maggiore che altrove, a ca-
gione dell'imperfetto e debole ordinamento delle Com-
muni. L'uso delle acque diviene precario, insidiato, con-
troverso, soggetto a liti, a frodi, a violenze, che ac-
cendono la discordia nei vicinati, e danno occasione al
154 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

ricco ed all’audace d’opprimere il povero e il timido. Le


famiglie, che vogliono possedere senza aver terra che
basti a nutrirle ed occuparle, rimangono spesso oziose,
mendiche e ladre, e crescono e vivono depredando il
paese.
AI contrario nei poderi di convenevole estensione
l’aratro non urta ad ogni istante contro un termine; gli
arnesi rurali sono buoni e validi; il buon pasto, le buone
stalle, la buona cura conservano il bestiame; le acque,
il concime, il combustibile sono debitamente amministra-
ti; le braccia superflue si dedicano all’industria, e non
languiscono in una rude inerzia; i boschi sono rispettati, e
i torrenti non ingombrano il piano colle ruine dei monti.
Le scoperte della scienza possono farsi strada fra coltiva-
tori istrutti ed agiati, i quali sanno trarre dalle forze
umane il massimo d’effetto. E così sei milioni d’agricul-
tori ricavano dall’Inghilterra una massa assai maggiore
di prodotti, che non ne cavino i venticinque milioni di
paesani che conta la Francia.
In Alsazia e in Lorena, per impedire lo smembra-
mento dei poderi, gli agricultori agiati hanno per costume
di trasmettere per testamento, od anche per cessione tra’
vivi, il podere o I’affitto al figlio maggiore, caricandolo
del dovere di pagare ai fratelli ed alle sorelle la loro
parte di reddito; e così la piccola azienda agraria cam-
mina sotto i dati più favorevoli al massimo prodotto.
Il por confine allo sminuzzamento eccessivo della pro-
prietà rurale è cosa assai malagevole. Per lungo tempo
ancora il paesano francese non presterà fede alle azioni,
alle banche, alle rendite pubbliche, e vorrà piuttosto
sotterrare i suoi piccoli avanzi in quella terra che vede
e tocca. Stabilire per legge un limite minimo alle fra-
zioni di terreno è un tormentar l’agricultore nella sua
più decisa passione; è uno spingerlo a indebitarsi per
raggiungere colla compera l’estensione richiesta; è un
sopprimere le minime frazioni, senza perciò introdurre
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 155
una convenevole misura di divisione. Il meglio si è pro-
porre l’esempio d‘alcune communi della Francia Set-
tentrionale, dove i piccoli possidenti fanno dei loro cam-
picelli un affitto ad un solo coltivatore, e poi si adatta-
no anche a prendervi lavoro come giornalieri; e così,
mentre hanno affezione e interesse al suolo che lavorano,
non sono in continua disputa coi loro vicini; e uniscono
i vantaggi della possidenza ripartita e della miglior cul-
tura. Per tal modo in Normandia vi sono affittuarj con-
sorziali, che pagano fino a 40 e 60 mila franchi ad una
folla di proprietarj, alcuni dei quali son talora giornalie-
ri, e prestano sul fondo stesso o altrove la fatica delle
loro braccia. Ma per propagar largamente fra’ paesani
questa riforma, sarebbe necessario che fossero capaci
d’apprezzare il valore del tempo, della fatica e del ter-
reno, e non fossero miseri e ignari schiavi dell’abitudine.
A queste osservazioni del sig. Becker rispose il sig.
Dumiral, ch’era cosa poco a sperarsi in un paese ove
l’associazione degli interessi sparisce per fino dalle fa-
miglie, per cedere il campo alla più assoluta individuali-
tà: Del resto la suddivisione della proprietà entro certi
limiti produce inestimabili vantaggi agrarj, sociali e po- i
litici. Il male sta solamente in uno sminuzzamento estre-
mo, quando, per nulla dire degli altri danni, diviene im-
possibile l’uso degli animali nella coltivazione, e tutto
si riduce a forza di braccia; e così si cagiona I’impoveri-
mento del fondo, e la diminuzione del frutto. I1 limite
minimo dovrebbe dunque stabilirsi a questo punto, che
il Sig. Dumiral con un calcolo complicato di tempi, di
spazj, di sementi e dì giornate, determina a un terzo
d’ettaro (3p,,33, ossia cinque pertiche milanesi). Ma
egli pensa che ciò non potrebbe mai ottenersi colla mera
persuasione, e che vi dovrebbe concorrere l’opera del le-
gislatore. Si dovrebbero adunque applicare per esten-
sione i principj già introdotti dal Codice Napoleone sul-
la convenienza di non frazionar troppo le eredità, e di
156 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

porre in vendita le cose che non sono opportune a suddi-


vidersi. La vendita di minime frazioni non si deve proi-
bire quando si tratti d’un mero cambiamento di padrone;
ma deve interdirsi ogni vendita per effetto della quale
un fondo unito venga a spezzarsi in particelle minori
d’un terzo d’ettaro, potendosi questo frazionamento ri-
guardare come uno di quegli abusi del diritto di proprie-
tà, a cui il publico interesse impone una rémora. Do-
vranno però farsi le debite eccezioni per i terreni ur-
bani, o ad uso d’edificj, strade, giardini ed altri servigi
speciali. I1 sig. Dumiral propose su questi principj un
abbozzo di legge, che riferiamo, come degno d’essere di-
scusso da giureconsulti ed economisti, tuttoché per ve-
rità ci sembri ripugnare al principio fondamentale della
legge e della società francese.

Abbozzo di legge sulla suddivìsione delle terre del sig.


Dumiral.

§ 1. Il minimo di superficie (agraria), che si chia-


merà unità prediale,‘ sarà d’un terzo d’ettaro, o metri
quadri 3333 (pert. cens. milanesi 5 e tav. 1.1/2); si
eccettuano i casi sotto contemplati nel § 9.
2. D’ora in poi nelle divisioni anche fra maggio-
remi i fondi d’eredità non si potranno dividere in
natura, ogniqualvolta ne risulti alcun ritaglio minore
d‘un’unità prediale.
3. I ritagli indivisibili in forza del § precedente
verranno messi all’incanto, o attribuiti in corpo ad uno
dei coeredi, se lo stato della successione lo comporta.
4. La subasta s’inoltrerà d’officio, e se i maggio-
renni non si mettono d’accordo sul fondo subastabile,
avrà luogo presso al notaio del luogo, e sopra sua valu-
tazione e senz’altra formalità di stima. E vi si ammet-
teranno anche gii estranei,
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 157

Non si potrà vendere o comperare un ritaglio mi-


nore d'un'unità prediale, quando ciò non formi la
totalità del fondo, e un tal frazionamento risulti dallo
stesso atto di vendita o di cambio.
5. Saranno nulle le alienazioni che d'ora in poi
si faranno in contrario ai §§ precedenti.
6 . Ogni vendita o cambio, che avrà per effetto
l'incorporazione di immobili contigui, in modo da pro-
durre un fondo unito, che sia per lo meno eguale ad
un'unità prediale, avrà il favor di legge, e il condono
della metà delle tasse di registro.
7. Nei casi di contravenzione le parti e il no-
tajo soggiaceranno a multa .....; e in caso di recidiva o
di dissimulazione il notajo potrà venir destituito.
8. Non si potranno far mutazioni nei publici libri
per ritagli di fondo inferiori ad una unità prediale, se
non nei casi dei §§ 4 e 9.
9. Sono esenti da queste disposizioni i fondi com-
presi nell'interno di città e villaggi, e tutti quelli che
dalle autorità municipali saranno dichiarati idonei per
costruzioni.

Il sig. Bottin riferì alcune idee postume del sig. Co-


quebert sul confine tra i due dialetti capitali del po-
polo francese, la lingua d'oïl e la lingua d'oc. Il con-
i
fine che tuttavia li divide, comincia alle foci della
Garonna (Gironda) presso Blaye, e attraversa il dipar-
timento della Bassa-Ceranta, tocca la parte orientale
della Vienna, la settentrionale dell'Alta Vienna e della
Creusa, l'Allier, la parte orientale del Puy-de-Dôme, il
settentrione dell'Alta Loira, dell'Ardêche e dell'Isera,
dove raggiunge le nostre Alpi.
È falsa affatto la vulgare opinione che in Francia
non vi siano dialetti; ché anzi vi sono lingue affatto
diverse: come la cambrica in varj dipartimenti della
Bassa Bretagna, la basca nel Bearno sui Pirenei, la
,

158 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Fiamminga nella Fiandra francese o dipartimento del


Nord, la tedesca nei due dipartimenti dell'Alsazia, sen-
za menzionare il dialetto toscano della Corsica. La
Francia francese ha poi infiniti dialetti, che si possono
tuttora classificare sotto queste due grandi divisioni di
lingua d’oui e di lingua d'oc, divise fra loro da una
linea che, partendo dalla foce della Garonna, e inol-
trandosi trasversalmente nel cuore della Francia fino
a settentrione di Limoges, si rivolge poi pur traver-
salmente verso levante e mezzodì fino alle Alpi del
Delfinato. Solo in alcune città, lungo le grandi vie com-
merciali, e negli esercizi predomina realmente l'uso della
lingua commune; ma le grandi masse del popolo fran-
cese, essendo affatto agricole, isolate per difetto di
strade communali, e piuttosto scarse distruzione ele-
mentare, conservano i loro idiomi come in Italia e in
Germania. Sarà forse, grato ad alcuni dei nostri let-
tori che nel seguente articolo soggiungiamo un lievis-
simo saggio di questi dialetti. Alieni sempre dal mo-
strar dispregio delle nazioni straniere, noi vorremmo
contribuire a far sì, che non si cadesse nell'opposto
estremo di creder sempre e in tutto ad una prodi-
giosa altrui superiorità.
Questa cognizione del vero stato delle cose, utile
a noi e più utile ancora ai Francesi, potrebbe certa-
mente venir promossa dalla instituzione dei Congressi
scientifici nei dipartimenti. Essa opporrebbe il vero
dei fatti locali alle illusioni del concentramento poli-
tico, il quale, a guisa di poderosa lente, addensa tutti
i raggi in un foco abbagliante, che non corrisponde
al temperato vigore della luce diffusa, e non rappre-
senta con qual grado di forza realmente ella operi sulla
vasta superficie d'un regno.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANERE 159

Febbraio 1840

Strada ferrata aeromotiva dell’ing. Clegg *


Mentre l’industria è tutta intesa a trarre il mas-
simo vantaggio dall’uso del vapore, moltiplicandone
all’infinito le applicazioni nelle officine, sulle strade, sul
mare, la scienza sempre irrequieta, sempre avida di
nuove verità, e quasi sdegnando ciò ch’è già divenuto
patrimonio del popolo, va cercando nell’aria, nella
luce, nel fluido invisibile dell’elettricità e del magne-
tismo, nuove fonti di potenza industriale, nuovi agenti
da conquistare al dominio dell’uomo.
L’applicazione del vapore alla locomozione per
mezzo delle strade ferrate è una delle più mirabili cose
che il mondo abbia vedute. Ma la diffusione di questo
ritrovato non può essere così estesa e così rapida, come
l’intensità dei nostri desiderj e la brevità del viver
nostro richiederebbe. E noto come la costruzione delle
strade ferrate richieda un dispendio enorme e un lungo
corso di tempo, perché sta rinchiusa fra stretti limiti
di tracciamento e di livellazione, e deve attraverso alle
ineguaglianze del terreno formarsi a forza di scavi, di
terrapieni, di viadutti un piano solidissimo, quasi ori-
zontale e quasi rettilineo, sul quale la ponderosa loco-
motiva possa portare impetuosamente la sua mole im-
mensa, senza sfondare o disgregare le rotaje, o sfug-
gire con moto centrifugo allo sforzo con cui venisse
costretta a seguire le sinuosità della via. È noto come
la machina non possa correre velocemente se non
dove il declivio è leggerissimo, e che, oltre un certo
limite di salita, essa rimane affatto immobile; il qual
limite è quando la strada sale metri 16 1/2 sopra una

* Pubblicato anonimo in POL., 1840, III, pp. 189-192,


160 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

linea di mille metri; e il limite è ancora più angusto


quando si tratti di discendere, perché i carichi scende-
rebbero con una ruinosa velocità. Né si può sperar
I mai di diminuire il peso della locomotiva, il qual suol
essere da 15 a 20 tonne da mille chilogrammi ciascuna;
poiché, oltre ad una caldaja capace di resistere allo
sforzo del vapore, oltre ad un forno e ad una propor-
zionata quantità d’acqua e di combustibile, essa deve
pure avere un complicatissimo e robustissimo conge-
gno mecanico, e infine un solidissimo e capace vei-
colo; dimodoché il complesso d’una locomotiva non
potrebbe ad altro somigliarsi che ad un gigante di
metallo, nel quale per avere la forza non si può pre-
scindere dal peso.
I1 quesito, che la scienza ha proposto a sé mede-
sima, è ora quello di ottenere una machina di lieve
peso, come I’elettromotiva, la quale non ha forno, né
caldaja proporzionata a frenare il vapore, né veicolo
proporzionato a sostener tanto peso : oppure ottenere
un congegno che non richieda machina mobile; e tale
è il sistema pneumatico o aeromotivo (atmospheric
railway) dell’ingegnere Clegg.
Consiste questo in una strada ferrata a raili sottili,
e disposti anche a considerevole declivio. Nel mezzo
della rotaja, fra le due file di raili, è posato sopra morse
di ferro un cilindro cavo, o cannone, pur di ferro,
lungo un miglio; dal quale per mezzo d‘una machi-
netta a vapore si estrae l’aria contenuta. Formato il
vuoto, ciò che richiede circa dieci minuti di tempo,
appenaché il machinista alza un manubrio, il pistone
o stantuffo di ferro che tura una delle estremità del
cilindro, sforzato dal peso dell’aria esterna, scorre velo-
cemente dentro al cilindro, a guisa d’una freccia.
Allo stantuffo è attaccata verticalmente una stanga ”
pur di ferro; alla stanga è attaccato il carretto del ma-
chinista, e dietro questo vien tutta la sequela delle
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 161
carrozze. Ma perché questa stanga di ferro possa se-
guire lo stantuffo, che scivola dentro al cilindro, il ci-
lindro stesso si apre successivamente in tutta la sua
parte superiore, la quale è formata di tanti piccoli bat-
tenti pur di ferro, montati a cerniera, e lunghi cia-
scuno un terzo di metro. Mano mano che lo stantuffo
s'inoltra, un coltello collocato obliquamente dietro allo
stantuffo, solleva ad uno ad uno i battenti, i quali,
appena è passata la stanga, ricadono tosto, e chiu-
dono di bel nuovo il cilindro. Lo stantuffo ha poi
una coda pur di ferro, che corre dietro a lui dentro
al cilindro, e che vi vien posta rovente, perché, pas-
sando sotto i battenti nell'istante appunto che s i chiu-
dono, fonda col suo calore un'intònaco di cera e sevo,
di cui sono copiosamente spalmate le labbra dei bat-
tenti, e così li chiuda ermeticamente. Dimodoché quan-
do il convoglio è giunto all'estremità del cilindro, che
è cosa di uno o due minuti, il clindro si trova chiuso
perfettamente in tutta la sua lunghezza; e si può rifar
da capo il vuoto, e dopo dieci minuti si può farvi dal-
l'uno o dall'altro capo una nuova corsa. Il convoglio
uscito dal primo cilindro, entra di volo in un secondo,
in un terzo, in un quarto, e così discorrendo; la lun-
ghezza d'ogni cilindro si determinò in un miglio in-
glese (1609m,34), perché la machina a vapore, che deve
fare il vuoto pneumatico, non potrebbe servire a vuo-
tare in un dato tempo uno spazio maggiore; e così ogni
cilindro, ossia ogni miglio di strada, ha la sua machi-
netta aspiratrice.
La spesa della costruzione del cilindro sembrerà
un dippiù in confronto delle altrestrade ferrate; ma
bisogna considerare, che questo mecanismo può appli-
carsi a qualsiasi strada commune, perché può salire ac-
clività del cinquanta per mille, le quali si possono poi
discendere colla forza della gravità. Quindi non è
più necessario adeguare le colline e le valli a forza di
i’

162 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

costosissimi lavori, in cui si seppelliscono enormi capi-


tali, che restano infruttiferi in tutto il corso degli anni
necessarj alla costruzione d u n a strada di considerevole
lunghezza. I raili, che non potrebbero reggere al peso
concentrato duna locomotiva, sono più che sufficienti
all’uso de’ carichi ordinarj, e durano molti anni senza
venir riparati e rinovati. Le machine aspiratrici non
richiedono un decimo della forza d’una locomotiva, ed
essendo fisse, non sono esposte alle violenti e con-
tinue scosse, che la mimina avaria delle rotaje pro-
duce in ogni corsa, con facile guasto delle locomotive.
Infine non è possibile che il convoglio per impeto di
forza centrifuga venga gettato fuori della rotaja; per-
ché l‘apparato non si muove se non dentro al cilindro,
e ogni minima rottura o altro disordine, distruggendo
il vuoto, annienta sull’istante ogni causa motrice; ne
v’è a temere lo scoppio del vapore.
Il sig. Clegg sta applicando alla linea ferrata da
Birmingham a Bristol la sua invenzione, dimodoché
fra poco avremo il testimonio della pratica esperienza,
senza la quale le invenzioni non sono più che nobili
trastulli dell’ingegno umano.

Giugno 1840

Nuovo progetto di strada ferrata


da Milano a Como*
Qui sotto avrà il lettore i primi dati del nuovo
progetto della strada ferrata da Milano a Como, al
quale si vanno studiando ulteriori miglioramenti, mas-
sime per ridurre a minori pendenze la discesa verso
il lago ed evitare in parte i grandiosi viadutti. Essendo

* Pubblicato in POL., 1840, III, pp. 583-586.


i’

162 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

costosissimi lavori, in cui si seppelliscono enormi capi-


tali, che restano infruttiferi in tutto il corso degli anni
necessarj alla costruzione d u n a strada di considerevole
lunghezza. I raili, che non potrebbero reggere al peso
concentrato duna locomotiva, sono più che sufficienti
all’uso de’ carichi ordinarj, e durano molti anni senza
venir riparati e rinovati. Le machine aspiratrici non
richiedono un decimo della forza d’una locomotiva, ed
essendo fisse, non sono esposte alle violenti e con-
tinue scosse, che la mimina avaria delle rotaje pro-
duce in ogni corsa, con facile guasto delle locomotive.
Infine non è possibile che il convoglio per impeto di
forza centrifuga venga gettato fuori della rotaja; per-
ché l‘apparato non si muove se non dentro al cilindro,
e ogni minima rottura o altro disordine, distruggendo
il vuoto, annienta sull’istante ogni causa motrice; ne
v’è a temere lo scoppio del vapore.
Il sig. Clegg sta applicando alla linea ferrata da
Birmingham a Bristol la sua invenzione, dimodoché
fra poco avremo il testimonio della pratica esperienza,
senza la quale le invenzioni non sono più che nobili
trastulli dell’ingegno umano.

Giugno 1840

Nuovo progetto di strada ferrata


da Milano a Como*
Qui sotto avrà il lettore i primi dati del nuovo
progetto della strada ferrata da Milano a Como, al
quale si vanno studiando ulteriori miglioramenti, mas-
sime per ridurre a minori pendenze la discesa verso
il lago ed evitare in parte i grandiosi viadutti. Essendo

* Pubblicato in POL., 1840, III, pp. 583-586.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 163

adunque ancora intempestivo il discuterne i particolari


basti per ora il dire, che in genere è fatto con ponde-
razione e buona fede.
Benché la somma della spesa sia poco meno di
dieci milioni, pare che, dopo l'esperimento della strada
di Monza si possa con molta fiducia anticiparne un
convenevole ricavo. Quando nell'ottobre del 1836 il
signor ingegnere Bruschetti publicò nella Biblioteca
ltaliana (fasc. d'agosto) il suo progetto per la strada
di Como, che valutava la spesa a poco più di due
milioni (2,151,000)io non mancai di notargli circa
quaranta punti d'errore in cui era caduto (vedi An-
nali di Statistica, e Bollettino di notizie di ottobre-
novembre 1836); e lo consigliai ad accrescere a più
doppii la somma della spesa, accrescendo però in egual
proporzione anche la cifra dell'introito. Ognuno infatti
vede che il movimento di persone ch'egli aveva cal-
colato di 160 al giorno, ossia di 58,400 all'anno, sulla
strada di Como, non raggiunge quello che avvenne nel
mese di gennajo sulla strada di Monza, e che fu di
475 al giorno, mentre fu incirca di 1600 al giorno in
settembre, e di 1700 in ottobre.
Alle mie quaranta osservazioni il signor Bruschetti
rispondeva negli stessi Annali di Statistica (dicembre
1836) che « gli era assolutamente impossibile di rico-
noscere la convenienza di adottare neppur una delle
mie osservazioni ». Egregiamente, signor Ingegnere,
ella è buon padrone: ma con questa alterigia, la quale,
chi è in errore, non deve aver mai, il paese ha perduto
inutilmente quattro anni. E infine si è pur dovuto dalle
millanterie venire ad un progetto più onesto e veritiero,
la cui spesa è maggiore del quadruplo di quello del
signor ingegnere Bruschetti.
Gli scrittori più esigenti richiedono in servigio d'una
buona strada ferrata tante machine locomotive quante
sono le miglia inglesi, cioè 6 machine incirca per ogni
164 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

miriametro di diecimila metri; i più moderati ne ri-


chiedono in ogni miriametro, secondo le circostanze,
da 5 a 3 per lo meno. Nel nuovo progetto se ne sono
stabilite dieci, al prezzo di 58 mila lire ciascuna; e
questo numero appena sarà sufficiente per quella strada,
perché lunga quasi quattro miriametri, il triplo di
quella di Monza. Ma il signor Bruschetti aveva cal-
colato in tutto e per tutto due sole machine, una delle
quali doveva servire otto corse quotidiane di 20 pas-
saggieri ciascuna (!), cioè correre circa duecento miglia
tutti i giorni dell’anno; e l‘altra doveva trasportare in
un anno cinquecento mila quintali metrici di calce, di
graniti da selciar le strade, di legnami, di granaglia
e d‘altro.
Sotto al giorno d’oggi, e coll’esperienza che ab-
biamo avuto inanzi agli occhi, non v’è persona in Mi-
lano che non ne debba ridere. Ma quattro anni fa la
cosa era molto diversa. Ora, una delle quaranta mie
osservazioni era stata la seguente: « Due sole ma-
chine non possono bastare per otto corse quotidiane di
passaggieri e pel trasporto di cinquecento mila quin-
tali metrici di mercanzia. Sulla strada di Liverpool a
Manchester, ch‘è lunga quarantotto mila metri, cioè
poco più di quella di Como, si tengono in moto con-
tinuo da dieci a dodici machine locomotive, altrettnte
stanno in riparazione e in riserva, e si adoperano inoltre
dieci machine fisse in diversi servigi sussidiarj. Se le
machine sono due sole, e una di esse trovasi in ripa-
razione, ogni infortunio che sopravenisse all’altra, arre-
sterebbe le corse... il che sconcerterebbe tutto l’ordine
e tutte le aspettative dei passaggieri ... Non convie-
ne affrontar grandi imprese con mezzi troppo li-
mitati ».
Quella mia predica del 1836 fu fatta al deserto;
eppure avrebbe potuto giovare anche ad altri. Nello
scorso agosto e settembre la strada ferrata di Monza ha
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 165

perduto, a giudizio di tutti, molte migliaia di lire, per


non essersi calcolato in tempo il numero delle machine
che il regolare servizio e la qualità del paese richie-
deva. Nel giugno dello stesso anno 1836 io proposi
per la strada ferrata da Milano a Venezia una nuova
linea, che da qualche anno in poi, non so se per diritto
d'eredità o per diritto di conquista, porta il nome di
linea Milani. Essa, nel presente stato delle cose, deve
misurare 290,488 metri, ossia 29 miriametri, compresa
la laterale da Treviglio a Bergamo e l'immenso andiri-
vieni che, per assoluta mancanza dei necessarii studj,
si frappose tra Brescia e Verona. Perloché il numero
delle machine che saranno necessarie ad esercitare tutta
quella grande strada, o piuttosto quella gran catena di
strade da città a città, risulterebbe dal numero 29 mol-
tiplicato, secondo le circostanze, per 3 ovvero per 5,
giacché non pretenderemo l'ultimo rigore di 6 machine
per miriametro; sarà dunque tra 87 e 145. E infatti
il governo belgico, che ha pure le fabriche di locomo-
tive in casa propria, ed è a poche ore di distanza dal-
l'Inghilterra, ne comperò 42 dalle fabriche inglesi e
81 dalle nazionali, cioè in tutto 123, a servigio d u n a
croce di strade, che ad un dipresso ha la stessa esten-
sione della lombardo-veneta, cioè 30 miriametri.
In confronto alle cose sopradette, la Società lom-
bardo-veneta publicò in autunno del 1837, negli atti
officiali dell'Assemblea tenuta a Venezia il 21 agosto
di quell'anno, un Riepilogo preventivo, « visto ed appro-
vato dall'ingegnere Milani, salvo le modificazioni che
lo studio dettagliato della linea sarebbe per suggerire »
in cui (pag. 69) la spesa di tutte le locomotive si va-
lutava a sole lire 736,304; e s'intendeva di comperame
quattordici. E nell'anno 1838, io, che aveva dato nel
1836 quel parere come sopra al signor ingegnere Bru-
schetti, ebbi il divertimento d'assistere in Verona al
protocollo d'approvazione del Progetto Milani, che por-
166 CATTANEO - SCRITTI POLITICI I

tava appunto quattordici locomotive in tutto e per


tutto, cioè una proporzione alquanto minore di quella
del progetto Bruschetti, di mezza machina per miria-
metro. Se non che quel Progetto, che non si volle
lasciar esaminare e discutere nell'officio dei direttori,
uscì, grazie a Dio, da altre mani così diverso da quando
vi entrò, che, crescendo ad ogni passo le sue cifre, ora
può già comparire davanti al publico con sessanta
machine locomotive; le quali coi loro tender sono va-
lutate a più di tre milioni (lir. 3,243,020). E anche
questo conto, ch'è già più che il quadruplo dei due
primi, è firmato dallo stesso Ingegnere. E sempre bene!
Adesso non gli rimane più se non di duplicare il nu-
mero un'altra piccola volta, e poi le modificazioni di
dettaglio andranno a dovere.
Dopo le tre riferite esperienze, noi preghiamo gli
intraprenditori della strada ferrata di Como a publi-
care il loro progetto con tutte le modificazioni che vi si
saranno introdutte, e invitare gli studiosi a recarvi i
loro consigli, perché la discussione, fatta in tempo e
sofferta con pazienza, può sola assicurar l'esito delle
grandi e dificili imprese.

Agosto 1841
Alcune notizie sulle riforme delle artiglierie *
La riforma che si vien introducendo nelle artiglie-
rie d'assedio e di marina, sotto il nome del generale
Paixhans, e che sembra dover agevolare il principio
della difesa a vantaggio dei minori Stati, e delle na-
zioni pacifiche, comprende varie parti assai distinte,
che verremo brevemente accennando.

* Pubblicato anonimo i n POL., 1841, IV, pp, 186-189


166 CATTANEO - SCRITTI POLITICI I

tava appunto quattordici locomotive in tutto e per


tutto, cioè una proporzione alquanto minore di quella
del progetto Bruschetti, di mezza machina per miria-
metro. Se non che quel Progetto, che non si volle
lasciar esaminare e discutere nell'officio dei direttori,
uscì, grazie a Dio, da altre mani così diverso da quando
vi entrò, che, crescendo ad ogni passo le sue cifre, ora
può già comparire davanti al publico con sessanta
machine locomotive; le quali coi loro tender sono va-
lutate a più di tre milioni (lir. 3,243,020). E anche
questo conto, ch'è già più che il quadruplo dei due
primi, è firmato dallo stesso Ingegnere. E sempre bene!
Adesso non gli rimane più se non di duplicare il nu-
mero un'altra piccola volta, e poi le modificazioni di
dettaglio andranno a dovere.
Dopo le tre riferite esperienze, noi preghiamo gli
intraprenditori della strada ferrata di Como a publi-
care il loro progetto con tutte le modificazioni che vi si
saranno introdutte, e invitare gli studiosi a recarvi i
loro consigli, perché la discussione, fatta in tempo e
sofferta con pazienza, può sola assicurar l'esito delle
grandi e dificili imprese.

Agosto 1841
Alcune notizie sulle riforme delle artiglierie *
La riforma che si vien introducendo nelle artiglie-
rie d'assedio e di marina, sotto il nome del generale
Paixhans, e che sembra dover agevolare il principio
della difesa a vantaggio dei minori Stati, e delle na-
zioni pacifiche, comprende varie parti assai distinte,
che verremo brevemente accennando.

* Pubblicato anonimo i n POL., 1841, IV, pp, 186-189


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 167

Paixhans, incaricato nel 1809 di battere dal lido


un bric inglese, trovandosi avere in tutto un cannone
da 4 e un mortajo da 8, nel vedere che il primo ope-
rava con giustezza, ma faceva debole effetto, mentre
il secondo, capace di maggior effetto, riesciva pel suo ti-
ro curvilineo assai incerto ne’ suoi colpi, si fissò nel pro-
posito di studiare il modo per cui si potesse combinare
il colpo certo del tiro orizontale alla potenza stermi-
natrice della palla esplosiva. Ma le sue prime espe.
rienze nel 1810 e 1811 non giunsero a ottenere molta
attenzione. La cosa non parve nuova, né feconda di
grandi conseguenze, poiché si conosceva da lungo tem-
po il tiro orizontale delle bombe col mezzo degli obizzi.
Erano necessarj altri stiidj per recare a impreveduta
efficacia quell’arme.
Egli aveva osservato che la palla si soleva tener
troppo piccola in proporzione alla cavità, o anima del
cannone, e che quell’intervallo vuoto, chiamato dagli
artiglieri il Vento, lasciava sfuggire una gran quantità
di gas, la quale non ajutava a cacciar la palla. I pratici
tenevano necessaria questa soverchia ampiezza del vento,
in quanto la palla potesse esser rugginosa, o dovesse
adoperarsi infocata, e perciò dilatata dal calorico, o
l’anima stessa del cannone fosse parimenti rugginosa, o
ingrommata dalla vampa della polvere. Paixhans si
provò dunque a tirare coi medesimi cannoni palle più
grosse da due o tre millimetri, e, senza incontrare
i pericoli supposti dai pratici, ottenne un tiro più lon-
tano.
Osservò poi che il gas, produtto dalla combustione
della polvere, doveva scemar di tensione a misura che
la palla, scorrendo entro il cannone, gli cedeva luogo;
perloché si diminuiva successivamente il suo sforzo
contro le pareti, le quali perciò si potevano far grada-
tamente men grosse, dal fondo andando verso la
bocca. Con questa miglior distribuzione del metallo
168 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

ottenne con peso eguale una maggior robustezza, e


quindi la capacità d'una carica più forte.
Gli artiglieri avevano più volte osservato con istu-
pore che un carretto, il quale aveva sostenuto un
cannone di maggior calibro, rimaneva spezzato al primo
colpo sotto un cannone di calibro minore. Paixhans
provò che ciò proveniva appunto dal minor peso, ac-
cresciuto il quale doveva diminuirsi il ricálcitro. Otte-
nuta l'immobilità del cannone sotto al colpo, si toglie
sui bastimenti il bisogno di rimetterlo ogni volta a
posto, e perciò si diminuisce il numero delle braccia
necessarie a servirlo; poiché sulle navi il vivo servigio
d'un cannone da 36 richiede undici uomini. Questo
ricálcitro s'accresce in proporzione alla carica, la quale
deve pure accrescersi in proporzione alla distanza del
bersaglio.
Con queste riforme il cannone divenne nelle mani
di Paixhans un'arme più efficace, potendo portare a
enormi distanze projettili d'enorme peso e capaci d'un
tremendo scoppio. Con cinque chilogrammi di polvere,
e col cannone librato sotto un angolo di 17 gradi, lanciò
una palla di 40 chilogrammi a la distanza di 3760
metri, cioè più di due miglia; e sotto l'angolo di 37°,
con otto chilogrammi di polvere, portò una bomba tre-
cento metri ancor più lontano.
Quando a Brest si fece l'esperimento di tirar do-
dici bombe, a colpo orizontale, contro una vecchia
nave da 80 cannoni a 600 metri di distanza, tutti i
colpi raggiunsero la mira. Una di esse portò via un
pezzo di rovere ferrato che si trovò pesare più di cento
chilogrammi, poi, scoppiando, abbatté più di quaranta
tavoloni, posti in piedi a far imágine di cannonieri ne-
mici. Ma l'intento principale era di colpire in modo
che la bomba non attraversasse le coste della nave, ma,
restandovi confitta, potesse, scoppiando, farvi più largo
squarcio, capace d'aprire il varco alle acque e man-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 169

darla a fondo. Diminuita la carica fino a due chilo-


grammi di polvere, si fece una breccia di parecchi me-
tri in lungo e in largo, la quale, se si fosse presa la
mira ad un punto più basso, avrebbe fatto affondar la
nave. Si fecero poi altre prove alla distanza di 800
metri, e di 1200; e si vide che una sola bomba
di Paixhans faceva più effetto di quattro colpi ti-
rati a palla cava coi cannoni di marina e colle ca-
ronate.
Questa terribil arme, adoperata dai lidi, o sopra
piatte, o batelli a remi, che radano la spiaggia, o si
appostino alla difesa d'un porto, può percuotere un
vascello, e con un sol colpo ben assestato mandare sot-
t'acqua o in aria quel maestoso edificio navale, la cui
costruzione e lo splendido allestimento costa sino a
tre milioni, e non può avventurarsi se non da poche
privilegiate nazioni, che divengono il terrore dei mari
e le árbitre della terra. Ma l'uso più efficace sarebbe
sulle navi vaporiere, le quali rivolte improvisamente
dagli usi di pace agii usi di guerra, senza servitù di
venti o di maréa, e senza che siavi bisogno di nume-
rosi marinaj e di lunga perizia di vele, potrebbero
affrontare le più 'formidabili e agguerrite marine, ripa-
randosi in ogni più piccolo porto, e volteggiando age-
volmente fra i bassi fondi e gli scogli. Paixhans notò
che la Francia avrebbe in tal modo cento porti da
guerra, di cinque soli in cui può al presente accogliere
le grosse navi veliere.
Il mostruoso mortajo da mille, così detto perché
lancia bombe da mille libre (500 chilogrammi), impro-
visato dai Belgi nelle officine di Liegi, e trascinato ad
Anversa sopra una bara da speditore, fece con soli
dieci colpi aprir quella cittadella che aveva pur resi-
stito a 19 giorni di fuoco. Quando se ne fece la prova,
una bomba di cinquecento chilogrammi, che conte-
neva polvere pel decimo del suo peso, con una carica
170 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

di soli sei chilogrammi fu cacciata a mille metri di


distanza. Un'altra, lanciata con una carica di tredici
chilogrammi a 1840 metri, si affondò due metri entro
terra, e nello scoppio scavò una buca larga sei metri,
scagliando alla distanza di trecento e più metri i suoi
grossi frammenti, uno dei quali pesava ottanta chilo-
grammi.
Alla potenza si aggiunge il minor costo delle arti-
glierie, che si fanno di ghisa e non di bronzo.
È questa dunque una riforma simile a quella che
col primo uso del cannone sottomise all'ingegno del-
l'artigliere gli squadroni coperti di ferro e le rocche
merlate dei feudatarj ¹.
Nell'applicazione della polvere, del vapore, e delle
altre invenzioni della scienza alla guerra, il primato
rimarrà sempre alle nazioni che coltivano con più ardore
e più franchezza e fiducia le scienze. I popoli che te-
mono la luce, saranno sottomessi dal fuoco.

Ottobre 1842

Strada ferrata da Nápoli a Castellamare *


Questa strada ferrata, che scorre lungo la più bella
marina del mondo, a pié d'un vulcano, presso le reli-
quie di vetuste città, dalla più rumorosa capitale condu-
cendo ad uno dei più deliziosi soggiorni campestri, è
finalmente compiuta. L'ultimo suo tronco, presso Ca-
stellamare, venne aperto il giorno primo d'agosto da
numerosa comitiva reale con accompagnamento di

¹ Vedi nel primo volume di questa Raccolta: Sulla


differenza dei popoli antichi e moderni nella guerra, di
A. Zambelli.
* Pubblicato anonimo in POL, 1842, V, p. 488.
170 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

di soli sei chilogrammi fu cacciata a mille metri di


distanza. Un'altra, lanciata con una carica di tredici
chilogrammi a 1840 metri, si affondò due metri entro
terra, e nello scoppio scavò una buca larga sei metri,
scagliando alla distanza di trecento e più metri i suoi
grossi frammenti, uno dei quali pesava ottanta chilo-
grammi.
Alla potenza si aggiunge il minor costo delle arti-
glierie, che si fanno di ghisa e non di bronzo.
È questa dunque una riforma simile a quella che
col primo uso del cannone sottomise all'ingegno del-
l'artigliere gli squadroni coperti di ferro e le rocche
merlate dei feudatarj ¹.
Nell'applicazione della polvere, del vapore, e delle
altre invenzioni della scienza alla guerra, il primato
rimarrà sempre alle nazioni che coltivano con più ardore
e più franchezza e fiducia le scienze. I popoli che te-
mono la luce, saranno sottomessi dal fuoco.

Ottobre 1842

Strada ferrata da Nápoli a Castellamare *


Questa strada ferrata, che scorre lungo la più bella
marina del mondo, a pié d'un vulcano, presso le reli-
quie di vetuste città, dalla più rumorosa capitale condu-
cendo ad uno dei più deliziosi soggiorni campestri, è
finalmente compiuta. L'ultimo suo tronco, presso Ca-
stellamare, venne aperto il giorno primo d'agosto da
numerosa comitiva reale con accompagnamento di

¹ Vedi nel primo volume di questa Raccolta: Sulla


differenza dei popoli antichi e moderni nella guerra, di
A. Zambelli.
* Pubblicato anonimo in POL, 1842, V, p. 488.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 171

musiche militari, tra una folla immensa, accorsa per


mare e per terra a quella festa dell'inciviiimento,
La lunghezza totale del cammino è di circa 27 mila
metri, cioè poco più del doppio della strada da Milano
a Monza (12,800m.) e poco meno di quella ch'è in
costruzione da Padova alla Laguna véneta (32,750m.).
Aggiungendovi quella da Livorno a Pisa, di cui si pro-
mette l'apertura nel prossimo maggio, e che misura al-
l'incirca 18000 metri, la somma totale delle strade
ferrate aperte in Italia ammonterà nella vegnente pri-
mavera a chilometri 90 incirca. Questo è tutto ciò
che una nazione di 24 milioni d'anime è giunta a fare
in sette anni, ed anche quasi sempre per impulso e
coraggio di stranieri. Poca cosa invero e meschina;
ma giova sperare che le quattro novelle piante, con
tanta fatica radicate nel nostro suolo, estenderanno
le loro propágini meno infelicemente. Qual differenza
fra Italia e l'Inghilterra le cui linee ferrate conteranno
fra poco più di tre milioni di metri!

Ottobre 1842
Delle strade ferrate bélgiche nel 1841 *
La rete ferroviaria del Belgio venne dilatata nel
decorso del 1841 da 335 chilometri a 402, nel che si
comprende un braccio spinto per Mons fino al con-
fine di Francia. La squadra delle locomotive ascende
finora a 126. I1 numero dei viaggiatori in confronto di
quello dell'anno precedente (2,199,319) si accrebbe di
440 mila, sommando in tutto a 2,639,744; ma l'introito
delle corse s'accrebbe in una proporzione assai minore,
cioè da 4,046,950 a 4,113,755,ossia di soli 66 mila

* Pubblicato anonimo in POL., 1842, V, pp. 488-489.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 171

musiche militari, tra una folla immensa, accorsa per


mare e per terra a quella festa dell'inciviiimento,
La lunghezza totale del cammino è di circa 27 mila
metri, cioè poco più del doppio della strada da Milano
a Monza (12,800m.) e poco meno di quella ch'è in
costruzione da Padova alla Laguna véneta (32,750m.).
Aggiungendovi quella da Livorno a Pisa, di cui si pro-
mette l'apertura nel prossimo maggio, e che misura al-
l'incirca 18000 metri, la somma totale delle strade
ferrate aperte in Italia ammonterà nella vegnente pri-
mavera a chilometri 90 incirca. Questo è tutto ciò
che una nazione di 24 milioni d'anime è giunta a fare
in sette anni, ed anche quasi sempre per impulso e
coraggio di stranieri. Poca cosa invero e meschina;
ma giova sperare che le quattro novelle piante, con
tanta fatica radicate nel nostro suolo, estenderanno
le loro propágini meno infelicemente. Qual differenza
fra Italia e l'Inghilterra le cui linee ferrate conteranno
fra poco più di tre milioni di metri!

Ottobre 1842
Delle strade ferrate bélgiche nel 1841 *
La rete ferroviaria del Belgio venne dilatata nel
decorso del 1841 da 335 chilometri a 402, nel che si
comprende un braccio spinto per Mons fino al con-
fine di Francia. La squadra delle locomotive ascende
finora a 126. I1 numero dei viaggiatori in confronto di
quello dell'anno precedente (2,199,319) si accrebbe di
440 mila, sommando in tutto a 2,639,744; ma l'introito
delle corse s'accrebbe in una proporzione assai minore,
cioè da 4,046,950 a 4,113,755,ossia di soli 66 mila

* Pubblicato anonimo in POL., 1842, V, pp. 488-489.


172 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

franchi (66,805), forse perché le nuove diramazioni


oramai non attraversano le parti più centrali del regno.
AI contrario il trasporto delle merci diede un in-
troito assai prospero, essendo cresciuto da 1,288,216 a
2,112,579, e costituendo un buon terzo dell'intrôito
totale. Questo, compresi i viaggiatori e le merci, ascende
a più di 6 milioni di franchi (6,226,334). Due terzi di
questa somma si assorbirono dalle spese d'esercizio,
riparazione e amministrazione, cioè franchi 4,273,000.
Il frutto nitido del capitale impiegato ascese a poco
meno di due milioni (1,953,334). È difficile raggua-
gliare il quanto per cento che produce il capitale,
perché una parte dei lavori non è peranco messa in
ricavo, e una parte venne successivamente ad attivarsi
nel decorso dell'anno, e molte ópere sono dispendio-
sissime per la natura montuosa del terreno. Ma pare
che il ricavo diretto non sia minore del 3 per 100, al
che il governo può aggiungere tutti gl'immensi van-
taggi indiretti ch'egli ne ricava e nell'amministrazione
militare, e nella civile, e sopratutto nell'incalcolábile
impulso dato alla pública prosperità.

Ottobre 1842

Sismondo De' Sismondi *


A nessun culto intelletto, a nessun'ánima gentile in
Italia è ignoto il nome di questo fervoroso e indefesso
scrittore. La sua famiglia, una delle più istoriche della
generosa e poética Pisa, erasi rifugiata nell'alpestre nido
di Ginevra, dopochè la fortuna de' Médici s'aggravò
sulla potenza e sul genio dei pópoli toscani. I1 nome
che il giovine Sismondi portava, e il sentimento del-

* Pubblicato anonimo in POL., 1842, V, pp. 495-496 ~


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 171

musiche militari, tra una folla immensa, accorsa per


mare e per terra a quella festa dell'inciviiimento,
La lunghezza totale del cammino è di circa 27 mila
metri, cioè poco più del doppio della strada da Milano
a Monza (12,800m.) e poco meno di quella ch'è in
costruzione da Padova alla Laguna véneta (32,750m.).
Aggiungendovi quella da Livorno a Pisa, di cui si pro-
mette l'apertura nel prossimo maggio, e che misura al-
l'incirca 18000 metri, la somma totale delle strade
ferrate aperte in Italia ammonterà nella vegnente pri-
mavera a chilometri 90 incirca. Questo è tutto ciò
che una nazione di 24 milioni d'anime è giunta a fare
in sette anni, ed anche quasi sempre per impulso e
coraggio di stranieri. Poca cosa invero e meschina;
ma giova sperare che le quattro novelle piante, con
tanta fatica radicate nel nostro suolo, estenderanno
le loro propágini meno infelicemente. Qual differenza
fra Italia e l'Inghilterra le cui linee ferrate conteranno
fra poco più di tre milioni di metri!

Ottobre 1842
Delle strade ferrate bélgiche nel 1841 *
La rete ferroviaria del Belgio venne dilatata nel
decorso del 1841 da 335 chilometri a 402, nel che si
comprende un braccio spinto per Mons fino al con-
fine di Francia. La squadra delle locomotive ascende
finora a 126. I1 numero dei viaggiatori in confronto di
quello dell'anno precedente (2,199,319) si accrebbe di
440 mila, sommando in tutto a 2,639,744; ma l'introito
delle corse s'accrebbe in una proporzione assai minore,
cioè da 4,046,950 a 4,113,755,ossia di soli 66 mila

* Pubblicato anonimo in POL., 1842, V, pp. 488-489.


172 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

franchi (66,805), forse perché le nuove diramazioni


oramai non attraversano le parti più centrali del regno.
AI contrario il trasporto delle merci diede un in-
troito assai prospero, essendo cresciuto da 1,288,216 a
2,112,579, e costituendo un buon terzo dell'intrôito
totale. Questo, compresi i viaggiatori e le merci, ascende
a più di 6 milioni di franchi (6,226,334). Due terzi di
questa somma si assorbirono dalle spese d'esercizio,
riparazione e amministrazione, cioè franchi 4,273,000.
Il frutto nitido del capitale impiegato ascese a poco
meno di due milioni (1,953,334). È difficile raggua-
gliare il quanto per cento che produce il capitale,
perché una parte dei lavori non è peranco messa in
ricavo, e una parte venne successivamente ad attivarsi
nel decorso dell'anno, e molte ópere sono dispendio-
sissime per la natura montuosa del terreno. Ma pare
che il ricavo diretto non sia minore del 3 per 100, al
che il governo può aggiungere tutti gl'immensi van-
taggi indiretti ch'egli ne ricava e nell'amministrazione
militare, e nella civile, e sopratutto nell'incalcolábile
impulso dato alla pública prosperità.

Ottobre 1842

Sismondo De' Sismondi *


A nessun culto intelletto, a nessun'ánima gentile in
Italia è ignoto il nome di questo fervoroso e indefesso
scrittore. La sua famiglia, una delle più istoriche della
generosa e poética Pisa, erasi rifugiata nell'alpestre nido
di Ginevra, dopochè la fortuna de' Médici s'aggravò
sulla potenza e sul genio dei pópoli toscani. I1 nome
che il giovine Sismondi portava, e il sentimento del-

* Pubblicato anonimo in POL., 1842, V, pp. 495-496 ~


174 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

di potersi condurre un'altra volta in Toscana, e finirvi


i suoi giorni tra i figli d'una cara sorella, uno dei quali,
Francesco Forti, spento da poco tempo in florida età,
aveva lasciato nelle sue lnstituzioni civili una prima
ópera che rende il suo nome caro agli studiosi.
Quanti conobbero Sismondi, e da tutte le parti
d'Europa venivano d'ogni parte e d'ogni opinione a
rendergli omaggio, poterono apprezzare quella cortese
ospitalità colla quale accoglieva in tutti l'ingegno e
la virtù. Nato in Ginevra nel maggio 1773, morì in una
vicina villa il 25 giugno 1842. I1 suo nome vivrà lungo
tempo nella riconoscenza e nella venerazione.

Febbraio 1843

I1 Congresso scientifico del venturo anno 1844


in Milano*
Fra pochi mesi si celebrerà in Milano la solennità
del Congresso scientifico, che chiamerà sopra di noi,
volenti o nolenti, l'attenzione e i giudizj dell'Italia e
dell'Europa. È una di quelle rare occasioni nelle quali
il buon cittadino ripensa tutto ciò che fa onore alla
sua patria, e sente acuto desiderio di tuttociò che le
potrebbe far onore. Centinaja d'osservatori istrutti, or-
gogliosi delle patrie loro, e invidi forse della nostra:
verranno discoprendo e annoverando tutto ciò che in
questa opulenza nostra noi non possediamo. Il Vene-
ziano potrà dimandare ove sia la nostra illuminazione
a gas; il Napolitano chiederà se anche noi abbiamo of-
ficine atte a costruir locomotive; il Bolognese, il Vero-
nese, il Vicentino ci dimanderanno del nostro Cam-
posanto; altri ci chiederà se, soli nella classica Italia,

* Pubblicato anonimo in Pol., 1843, VI, pp. 127.128.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 175
non abbiamo raccolte le iscrizioni e memorie antiche;
ci chiederà dei nostri macelli, del nostro Foro Boario,
dei nostri mercati coperti, dei nostri porticati; vorrà
sapere perché le ghiaje dei nostri passeggi non siano
abbellite dalla vista d'un recinto fiorito; perché una
città che conta quattrocento médici e chirurgi non
ha una società médica, una società chirurgica, un de-
posito di preparazioni patologiche, di strumenti, di
libri almeno; perché una città, che possiede il più bel
muséo naturale d'Italia, lo lasciò decimare dalle tar-
me, per inopportunità di locali e scarsezza di mani
operose; perché un paese che vive sopratutto d'agri-
cultura, e trema ad ogni istante della móbile fortuna
del gelso, non ha nella spléndida sua capitale un orto
botánico, non ha unassociazione agraria, che pensi a
tentare nuove fonti di commune prosperità per quelle
che potéssero mai inaridirsi; perché un paese, che
vuol avere posto fra i popoli industriosi, non ha un
conservatorio di máchine, non ha uno studio di metal-
lurgia; perché, fra tante famiglie enormemente facol-
tose, sia rimaso alla generosità d'un Ospite l'onore di
dedicare un istituto chimico all'incremento delle no-
stre industrie e all'intelligenza e alla riputazione dei
nostri artéfici, una volta maestri aU'Europa nelle arti
della lana, e della seta, e dell'acciajo, e deil'oro.
Quelli, che, soliti a ridurre ogni cosa ai suo peggior
costrutto, non inténdono il senso e il principio di
queste adunanze scientifiche, e altro non vi védono
che un páscolo di vanaglorie private, non si ricusino
almeno a vedervi un'occasione di svegliar fra noi il
senso delle útili e onorévoli cose, e scuotere il vecchio
letargo castigliano, per conservare alla città nostra
quel primato d'opinione, che, nato in qualsiasi modo,
in altro qualsiasi modo, e solo forse per la tolta
distanza, potrebbe svanire; poiché antico è il pro-
verbio, che presenza non accresce fama. Molto si può

i
176 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

fare in breve; e non tutto ciò ch'è buono e bello, è


sempre costoso; anzi molte volte può farsi con pri-
vato emolumento, e quindi colle inesáuste forze del-
l'interesse privato. Ma non taceremo, che, a promove-
re il bene, si vogliono tenere le vie moderate, ed evi-
tare quella importunità, che, anche quando trova gli
ánimi vogliosi e infervorati, sa ricondurli troppo in
breve al gelo dell'inerzia.

Aprile 1843
Sui buoni effetti del carcere segregante,
nella Casa Centrale di Parigi,
durante il decorso triennio *
I giornali francesi danno per intero il rapporto
fatto al Ministro dell'Interno dal sig. Delessert pre-
fetto della polizia, sugli effetti di questa nuova e am-
mirábile istituzione, applicata al considerevol número
di circa 450 giovanetti, condannati per la maggior par-
te (368) a più d'un anno di carcere, epperò già note-
volmente inoltrati sulla carriera del delitto. La gran-
diosa prova riesce sodisfacente, anzi consolante, sotto
l'aspetto e della salute e dell'istruzione e del lavoro e
della moralità.
La massa dei prigionieri che « prima dell'incella-
mento era pallida, macilente, scrofolosa, offre ora ben
altro aspetto ». I periti, che furono incaricati d'esami-
nare l'andamento dei lavori, attestárono per iscritto la
loro sorpresa ; Nous avons été merveilleusement sur-
pris. E soggiúnsero : « l'apprensione, che aveva ecci-
tato in noi l'applicazione del sistema cellare, si dissi-
pò ben tosto alla vista dei risultamenti per questo

* Pubblicato anonimo in POL., 1843, Vi, pp. 219-222.


176 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

fare in breve; e non tutto ciò ch'è buono e bello, è


sempre costoso; anzi molte volte può farsi con pri-
vato emolumento, e quindi colle inesáuste forze del-
l'interesse privato. Ma non taceremo, che, a promove-
re il bene, si vogliono tenere le vie moderate, ed evi-
tare quella importunità, che, anche quando trova gli
ánimi vogliosi e infervorati, sa ricondurli troppo in
breve al gelo dell'inerzia.

Aprile 1843
Sui buoni effetti del carcere segregante,
nella Casa Centrale di Parigi,
durante il decorso triennio *
I giornali francesi danno per intero il rapporto
fatto al Ministro dell'Interno dal sig. Delessert pre-
fetto della polizia, sugli effetti di questa nuova e am-
mirábile istituzione, applicata al considerevol número
di circa 450 giovanetti, condannati per la maggior par-
te (368) a più d'un anno di carcere, epperò già note-
volmente inoltrati sulla carriera del delitto. La gran-
diosa prova riesce sodisfacente, anzi consolante, sotto
l'aspetto e della salute e dell'istruzione e del lavoro e
della moralità.
La massa dei prigionieri che « prima dell'incella-
mento era pallida, macilente, scrofolosa, offre ora ben
altro aspetto ». I periti, che furono incaricati d'esami-
nare l'andamento dei lavori, attestárono per iscritto la
loro sorpresa ; Nous avons été merveilleusement sur-
pris. E soggiúnsero : « l'apprensione, che aveva ecci-
tato in noi l'applicazione del sistema cellare, si dissi-
pò ben tosto alla vista dei risultamenti per questo

* Pubblicato anonimo in POL., 1843, Vi, pp. 219-222.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 177
modo ottenuti, e allo scorgere sopratutto sul volto
dei prigionieri un’aria di salute e quasi di sodisfa-
zione invece di quell’apparenza malaticcia e miserabi-
le, che avevamo trovato tre anni addietro ». E dopo ,
l’intervallo d‘un anno, confermarono con altro rendi-
conto la loro persuasione: < Bisogna aver visto, co-
me noi, lo stato deplorábile in cui érano quei giova-
netti nel carcere promiscuo, per attestare gli immensi
vantaggi del nuovo regime .... E siamo persuasi che la
riescita sarà men ardua, a misura che i primitivi re-
clusi sgombreranno dalla casa, e faranno posto ad al-
tri nuovi, che non avranno vissuto sotto l’antico re-
gime >.
Il sig. Delessert espone varj miglioramenti sanita-
rj, che si praticarono durante il triennio, come il mi-
glioramento del pane, l’agevolamento del bagno per
i malati ed anche per i sani; la miglior circolazione
dell’aria, e sopratutto il passeggio, che, non ostante
l’angustia dei cortili, si poté esténdere ad una mez-
z’ora quotidiana, senza infrángere il limite della ri-
gorosa segregazione. Questo punto si era potuto con-
seguire solo nell’último semestre; e subito se n’érano
visti gli effetti nella diminuita cifra dei malati ed an-
che dei morti. Brano stati i casi di morte 48 nel 1841,
ossia circa 10 1/2 per cento; e 37 nel 1842, ossia circa
8 1/2. La malattia dominante è la scrófola, alla quale
quasi tutti entrano predisposti. Dell’alienazione men-
tale, che alcuni pretésero inerente al carcere cellare,
non si fa tampoco menzione. Così possiamo di bel
nuovo rammentare quanto erri luiigi dal vero chi cre-
de promovere questa nobil causa, rivendicando alla
legge l’abominévole diritta d’infliggere l’alienazione t

mentale

Vedi nel volume precedente le nostre Osservazioni


sui Pensieri di V. Pasini.

12. . CATTANEO. Scritti politici. I.


178 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Codesti infelici, cresciuti per la maggior parte nel


più abietto fango della smisurata capitale, invece d'im-
parar nel carcere promiscuo l'alta dottrina del delitto,
véngono nelle solitarie celle da buone persone carita-
tevolmente dirozzati. Nel principio del 1840, solo una
quinta parte di loro (94) sapeva Iéggere e scrivere;
alla fine del 1841 più di trecento (317) leggévano e
scrivévano; e un terzo all'incirca (159) imparava con
vantaggio le prime operazioni numériche. L'insegna-
mento dei mestieri, per indirizzarli a un onorato e
tranquillo vivere, riesciva ottimamente. I tre periti,
che il presidente del tribunale di commercio aveva
deputati a visitare i lavori della prigione, li trovarono
bene avviati, e attestárono: « Siamo costretti a con-
fessare che molti fabricatori potrébbero prendere esem-
pio nel Penitenziario, sui vantaggi della divisione del
lavoro ».
E in altro rapporto dissero : « Abbiamo riconosciu-
to e verificato gli ingenti progressi che l'applicazione
del regime cellare apportò nell'istruzione elementare,
...
e nell'insegnamento dei mestieri Uno dei reclusi ci
disse, che avendo egli ancora a compiere quindici me-
si di prigionia, poteva ben desiderare il suo congedo
per amor naturale di libertà; ma che se considerava
bene i suoi interessi, preferiva di ripétere da capo la
sua detenzione ». Per migliori viste sull'avvenire dei
reclusi, in luogo della fabricazione delle fruste si era
introdutta la scultura in legno, e in luogo della fa-
bricazione delle catenelle la pittura sul vetro e sulla
porcellana. I signori Patrois e Daix si érano prestati
gratuitamente a insegnare il disegno, sussidio utile a
molti mestieri, e onesto sollievo all'ozio festivo; gli al-
lievi di disegno erano 52, e copiavano rilievi d'ornato,
somministrati loro dal Ministerio dell'Interno e dal
Muséo.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 179
I prigionieri, nel decorso anno 1842, avévano atte-
so giornalmente al lavoro in ragguaglio di 314 in cir-
ca; il che diede più di ottomiia giornate di lavoro al
mese (8102), o quasi centomila giornate nell'anno
(97224). Il produtto d'una giornata era poco meno
d'un terzo di franco al giorno (Of.,32c., 83); e non era
ad aspettarsi un aumento, perché le successive libera-
zioni dei prigionieri sottraévano sempre i meglio am-
maestrati, sostituendo nuovi garzoni affatto rozzi e
incapaci di guadagnare a dirittura una buona giorna-
ta. La spesa cagionata dai prigionieri, che al principio
del triennio érasi valutata a 1f., 23c., 12 per capo,
sembrava in fine del triennio potersi valutare ridutta a
1f., 10c..
Nel settembre 1841 si érano ammessi nell'inferme-
ria i fratelli della dottrina cristiana. Per le loro cure,
congiunte a quelle del cappellano, tutta la massa dei
prigionieri « aveva potuto partecipare all'istruzione re-
ligiosa. Il cappellano non esitava ad attribuire in gran
parte l'efficacia delle sue cure alla segregazione dei
giovanetti, e affermava solennemente che non avreb-
be mai potuto conseguire lo stesso fine nel carcere ag-
gregante. E quando la casa sarà esclusivamente oc-
cupata da giovanetti non prima guasti dalla promiscua
convivenza, la maggior parte dovrà uscirne con dispo-
sizioni religiose ».
Il número medio dei recidivi nel 1841 e 1842 fu
alquanto minore del 1840; il maggior número si ve-
rifica in quelli che fúrono liberati nel primo anno, e
quindi avévano scontato la maggior parte della loro
pena nell'antico carcere aggregante. I liberati, messi
sotto la vigile cura della Società di Patronato, non pós-
sono ésimersi facilmente dai doveri ch'essa impone alla
loro condutta, poiché ad ogni prova d'insubordinazio-
ne, la società tosto invita il magistrato ad intervenire.
180 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Così la continua segregazione notturna e diurna


ha reso conto di sè nel modo più tranquillante e con-
cludente. << I giovanetti si mostrano quieti e trattabili;
gli atti di resistenza e di violenza, così frequenti nel
carcere promiscuo, non si védono più. Le ammonizioni
bastano quasi sempre a prevenire o reprimere le male
disposizioni. I temperamenti più feroci si sottométtono
alla persuasione; e in molti ragazzi si manifesta una
mutazione profonda .... I castighi sono rari; al più
tre per giorno (sopra 450 ragazzi); e i più sono per
tentativi di communicare a voce, durante la notte ». I1
marchese La-Rochefaucauld-Liancourt, già aperto ne-
mico della segregazione continua, fu ridutto a dichia-
rarsi in piena Cámera persuaso della bontà di quel re-
gime, fino al punto di raccomandarlo al governo con
tutto il calore che inspira la più intima convinzione.
I1 sig. Delessert fa i suoi ringraziamenti alla Commis-
sione di Vigilanza, che si raduna presso la Prefettura
di Polizia, e che, oltre a varj Pari di Francia, Giudici
e Regj Procuratori, comprende i due benemériti scrit-
tori De Beaumont deputato, e De Metz consigliere al-
la Corte Reale. Nessuna notabile modificazione s'in-
trodusse nello stabilimento, che non fosse prima esa-
minata e discussa in seno a questa Commissione.
I1 rendiconto della casa centrale di Parigi non so-
lo farà molte autorità pel numero grande dei prigio-
nieri, e il considerévole intervallo del tempo, ma per la
solennità del rendiconto, contrassegnato dalle prime
magistrature del Regno, in concorso alle deputazioni
dei periti industriali, alla Commissione di Vigilanza,
alla numerosa Società Patronale, e ad una Confratér-
nita Caritutévole, al cospetto d'una popolosa capitale
e duna liberissima discussione, che non lascia luogo
a inganno. Ecco un nuovo e vasto campo ove le per-
sone veramente e sinceramente benefiche possono
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 181
spargere le cure loro e i loro tesori, senza che alcuno
possa accusarle di contrariare per vana ambizione il
corso ineluttabile del tempo e della providenza ¹.

Agosto 1843
Sul modo di trasportare i marmi
dalle cave di Carrara*
a Il nome di Monte Sacro, dato all'alta rupe onde
si trae il marmo più eletto, ci rammenta quanto sia
preziosa al mondo quella bella materia, su cui gli scul-
tori per più sécoli vennero scrivendo la loro poesia,
e che quell'aspra pendice racchiude di sì perfetta e
impareggiabile qualità. La via dalla città al luogo dei
presenti scavi corre lungo un fiumicello, le cui rive
risuonano dei lavori preliminari alla scultura. Grossi
informi massi véngono segati in quelle forme e misu-
re, che si richiédono alle dimande degli artisti. A un
miglio dalla città, comincia l'ardua e scabra salita,
che conduce entro le viscere del Monte Sacro. L'ardor
del sole era insopportabile, in una gola chiusa ad ogni
ventilazione e fieramente scaldata dal mezzodì ....
« Dopo aver contemplato quelle cave, con tutte
le memorie che déstano, e avere ammirato la poten-
za dell'umano ingegno, mi volsi a considerare il modo
col quale i massi di marmo venivano condutti giù
per la discesa fino a Carrara. L'estrema e totale igno-
ranza di qualsiasi specie di congegno mecánìco, con
cui si eseguiva codesta operazione, mi parve quasi in-
credibile, benché il fatto mi stesse chiaro e patente

i
¹ Vedi nei nostro III volume: Di varie opere sulla
riforma carceraria; e tre atti scrltti relativi nel V volume.
* Pubblicato anonimo in POL., 1843, VI, pp. 396-398.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 181
spargere le cure loro e i loro tesori, senza che alcuno
possa accusarle di contrariare per vana ambizione il
corso ineluttabile del tempo e della providenza ¹.

Agosto 1843
Sul modo di trasportare i marmi
dalle cave di Carrara*
a Il nome di Monte Sacro, dato all'alta rupe onde
si trae il marmo più eletto, ci rammenta quanto sia
preziosa al mondo quella bella materia, su cui gli scul-
tori per più sécoli vennero scrivendo la loro poesia,
e che quell'aspra pendice racchiude di sì perfetta e
impareggiabile qualità. La via dalla città al luogo dei
presenti scavi corre lungo un fiumicello, le cui rive
risuonano dei lavori preliminari alla scultura. Grossi
informi massi véngono segati in quelle forme e misu-
re, che si richiédono alle dimande degli artisti. A un
miglio dalla città, comincia l'ardua e scabra salita,
che conduce entro le viscere del Monte Sacro. L'ardor
del sole era insopportabile, in una gola chiusa ad ogni
ventilazione e fieramente scaldata dal mezzodì ....
« Dopo aver contemplato quelle cave, con tutte
le memorie che déstano, e avere ammirato la poten-
za dell'umano ingegno, mi volsi a considerare il modo
col quale i massi di marmo venivano condutti giù
per la discesa fino a Carrara. L'estrema e totale igno-
ranza di qualsiasi specie di congegno mecánìco, con
cui si eseguiva codesta operazione, mi parve quasi in-
credibile, benché il fatto mi stesse chiaro e patente

i
¹ Vedi nei nostro III volume: Di varie opere sulla
riforma carceraria; e tre atti scrltti relativi nel V volume.
* Pubblicato anonimo in POL., 1843, VI, pp. 396-398.
182 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

inanzi gli occhi. Primamente, l'accesso alla cava pas-


sa sopra e frammezzo a un ammasso di marmi giacen-
ti, che in una o due settimane le braccia d'una ven-
tina d'uomini robusti basterébbero a rimuovere in sem-
piterno (for ever and for ever), lasciando libero il pas-
so alla sede del sacro tesoro, finché il lento scalpello
l'avesse esausto. Spazzato il cammino, una rotaja di
ferro, lunga assai meno d'un miglio, potrebbe con-
durre i carri onusti dei preziosi massi, fino alla porta
de' segatoj, senza pericolo veruno o difficoltà. Ma in
vece, il produtto di questa nobilissima tra le miniere
del mondo viene strascinato giù per la china, in modo
che ad ogni istante i marmi vanno in pezzi; e invece
d'éssere una sémplice e tranquilla operazione, di-
venta una delle più disperate e terribili a vedere.
« A un carro di legname massiccio, compaginato
con tutta rozzezza, s'attácano sei bovi ... Quando il
tráino arriva a quel punto ov'è più fácile precipitare
che andar inanzi, allora gli sforzi dei conduttori di-
véngono veramente spaventévoli, e sono spesso ac-
compagnati da gravi disgrazie; poiché per impedire,
quanto si può, che il baroccio rotoli giù da qualche
dirupo, essi vanno saltando, con prossimo rischio del-
le membra e della vita, dall'uno all'altro lato dell'in-
forme compagine, per equilibrarla nel modo più op-
portuno, e dirigere i bovi nei luoghi ove spesso è
impossibile guidarli in qualsiasi altro modo. La bár-
bara ignoranza, che richiede tutto questo scialaquo
di nuda forza, è in sé verarnente deplorábile .... Quelli
che sanno quanto basso sia in quei paesi il ragguaglio
commune dei salarj, concepirono qualche idéa della
difficoltà e asprezza di questa fatica, appena si dica,
che quei conduttori lavorano solo quattro ore al gior-
no, e tuttavia hanno una giornata di cinque franchi.
L'aspetto di quei poveri galantuomini, nel furor del
loro mestiere, fa paura .... Nudi dal tanto in su, con
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 183

pelle abbronzata, e ogni muscolo contorto dalla vio-


lenza degli sforzi, fanno male a vederli... ».
Così, nella sua Visita all'Italia, parla dei Carraresi
? la rinomata viaggiatrice signora Trollope. - Ha ra-
gione, o ha torto?
Se ha torto, i Carraresi le rispondano per le rime.
Ma se ha ragione ... si vergognino di malmenare così
barbaramente i più rari doni del Creatore.
Postoché il valore dei marmi, estratti annualmente
da quelle cave, s'approssima a due milioni, come espo-
se l'esimio cav. Adriano Baldi, nel secondo volume di
questa nostra raccolta (pag. 383), un tenue pedaggio
dell'uno per cento sul valor totale di quella preziosa
merce, basterebbe a dare ventimila lire annue, colle
quali una compagnia potrebbe, impiegando bene il
denaro, fare una rotaja di ferro, che del resto non do-
vrebbe soggiacere al terribile impeto delle locomotive,
e potrebbe attivarsi con machina fissa mossa ad acqua;
e la spesa dell'esercizio, o vogliam dire del trasporto
non sarebbe maggiore che al presente, anzi assai mi-
nore parebbe sempre un'impresa di probabile pro-
vento. - E rimarrebbe a tutti gli scultori il commune
vantaggio di trarre con sicurezza e risparmio da quel-
le cave i massi di maggior volume. Dovrebbe questa
impresa concertarsi fra gli scultori italiani a una o
poche azioni per ciascuno; sì per commune utilità, sì
per levare un biasimo alla nazione, sì finalmente per
un giusto rispetto della sacra materia, su cui da sécoli
vanno scrivendo la loro poesia ».
184 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

falini, riassumendo lo stato della questione, saviamen-


te ne determinava i limiti, conchiudendo, che, qua-

* Pubblicato anonimo in POL., 1843, VI, pp. 592-605.


I
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 185
lora un modo di riforma si chiarisse necessario nei rap-
porti sociali, non doveva più dimandarsi al médico
se in génere potesse nuocere alla salute dei reclusi, ma
3 bensì quanto nuocesse, e che solo da un gravissimo e
irreparabil danno poteva trarsi argomento a rifiutare
la proposta riforma.
Al successivo congresso, adunato in Padova nel-
Sanno 1842, l'argomento venne riproposto con una
Memoria parimenti a stampa dei signori conte Petitti,
conte Scópoli e avvocato Saleri, nella quale i primitivi
quesiti si atteggiarono in nuova e più raziona1 manie-
ra. Poiché in luogo di chiédere ai medici quali potes-
sero per avventura essere le probabili conseguenze di
certi modi di prigionia, si dimandò piuttosto quali con-
dizioni e cautele sanitarie dovéssero adottarsi in cia-
scuno di essi, per assicurare ai reclusi una sodisfacen-
te normalità di salute, in guisa che, adempiute le con-
dizioni dai médici indicate, venisse del resto rimessa
alla scienza dello Stato la libera scelta di quel genere
di detenzione che meglio corrispondesse alle sociali
esigenze.
La discussione venne aperta in un apposito con-
sesso di 36 membri, sotto la presidenza dell'illustre
prof. Orioli; il quale raccolse sotto nuova forma i
quesiti, limitandoli all'influenza sanitaria che in male
o in bene poteva esercitare ciascun regime carcerario;
benché, per le angustie del tempo, le dispute versas-
sero poi solamente intorno alle due più note e più con-
troverse forme di regime penitenziario, quella cioè di
continua segregazione, detta fiadelfiana, e quella di
lavoro silenzioso con segregazione meramente nottur-
na, detta auburniana. E l’incarico di compiere l'intra-
preso esame, e di svólgerlo nei diversi aspetti, venne
poi lasciato a quella Commissione che si onora di sot-
toporvi nel presente Ragguaglio le conclusioni estreme
del suo lavoro.
186 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Se non ché, prima d'esporvi le sue proprie dedu-


zioni, ella si tiene in débito di fare una qualche men-
zione di quegli studj, che o vénnero offerti al con-
gresso di Padova, o vénnero diretti alla Commissione
stessa in manoscritto.
Già nel congresso medesimo si erano fatte apposi-
tamente circolare, ed avévano manifestamente influito
sulle opinioni, due recenti Memorie del sig. Giacinto
Mompiani, ed una, anteriore, del dott. Carlo Catta-
neo, scritte nel senso filadelfiano. E alla contraria con-
vinzione inclinava l'esame della controversia peniten-
ziaria del conte Petitti, ed una illustrazione médica del
dott. Lorenzo Martini sui quesiti proposti a Firenze.
Si deponévano inoltre nuove Memorie e notizie ma-
noscritte dei signori dott. Speranza, prof. Maestri, Ales-
sandro Porro, dott. Conti, cav. Bon, dott. Domenico
Menato, e sig. P. Fracchia.
E dopo il congresso, la Commissione riceveva dal
dott. Trompéo alcuni pregévoli documenti sulle cár-
ceri della Contéa di Nizza e della Savoja, e dal dott.
Luigi Fornasini alcune osservazioni sulle carceri cri-
minali di Brescia. E intorno al principio dell'intimida-
zione e dell'emenda proponeva a stampa alcune sue
viste l'avv. V. Pasini; alle quali contraponeva altre sue
considerazioni il dott. Carlo Cattaneo. E finalmente il
conte Petitti, altro dei membri della Commissione, non
potendo per sue circostanze intervenir di persona alle
sedute, le communicava un riassunto motivato delle sue
persuasioni.
Tra i materiali che si offrirono dall'éstero, la Com-
missione pose mente sopratutto al favorévole Rappor-
to del Prefetto di Polizia della Senna sulla grande
esperienza fatta nel segregatorio giovanile della Ro-
quette; e quindi al progetto di legge, col quale il mi-
nisterio francese, dopo aver lungamente versato in que-
sti medésimi dubj, risolveva finalmente la questione in
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 187

aperto favore del principio filadelfiano. Copiosi docu-


menti d’ogni maniera offerse alla Commissione il nuo-
vo Giornale di Scienza Carceraria publicato a Fran-
coforte dai signori Julius, Noellner e Varrentrapp ¹. E
gli scritti dei dottori Verdeil e Coindet sulla carcere di
Losanna, ed un opúscolo sulla reclusione individuale,
scritto in olandese dal sig. Suringar, e tradutto in fran-
cese e commentato dal sig. Moreau Christophe, meri-
tano onorevol menzione, e per l’invio che ne fécero gli
autori alla Commissione, e per l’interesse che vi di-
mostrano alle cose italiane.
Intenta la Commissione a ventilar l’argomento
sfrondándone tuttociò che non sembrasse rifléttervi
molta luce, spera che ciò le varrà di scusa, se nel suo
lavoro non verranno ad ogni volta ripetuti i nomi di
quei benemériti scrittori, che coltivarono i diversi
aspetti della questione. Ma crede dover manifestare
fin da principio, ch’ella seguì nel suo esame la massi-
ma fondamentale già nei precedenti congressi sancita,
che la medicina debba bensì coadjuvare e condiziona-
re le deduzioni del diritto público, e solo in caso d’a-
perta disapprovazione contraporvi il suo divieto, ma
non debba mai trarre interamente a sé la questione,
e con troppo indipendenti esigenze téndere a tramu-
tare in un asilo di salute un luogo di pena.
Un altro riguardo ella seguì nell’esaminare cia-
scun regime carcerario, ed è che si debba por mente
al loro principio costitutivo e distintivo, senza tener
troppo conto di quei fatti eventuali che provéngono
dalle circostanze locali e personali dei singoli stabili-
menti; e ciò per non incorrere in un circolo vizioso, e
dedurre da fatti non necessarj le costanti e inevitábi-
li conseguenze d’un principio.

Jahrbücher der Gefängnisskunde,Frankfurt a. M. 1843’


188 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Poste tali cautele, la Commissione cominciò a prén-


dere in esame quel modo di prigionia che si trova tut-
tora più generalmente diffuso, e che consiste in una
vita promiscua più o meno disciplinata. Ora, prima-
mente ella dimandò a sé medesima come questa con-
vivenza dei prigionieri li assicuri dalla influenza de-
pravatrice del comune consorzio, dei malvagi esempli,
delle funeste amicizie, delle successive associazioni nel
delitto. Ella si dimandò per qual modo si possa im-
pedire ch'essi vicendevolmente si ammaéstrino ad elú-
dere un'aborrita vigilanza, o ad affrontare la forza col-
l'accordo d'una violenza disperata. Ella si dimandò a
quali mani debba affidarsi l'esercizio d'una custodia e
d'una disciplina, la quale infine riposa sulle continue
minacce della nuda forza. L'infezione, che codesta
promiscuità diffonde tra i reclusi, deve réndere per-
petuamente sospetti i liberati alla società civile, la
quale rilutterà ad accoglierli di bel nuovo nel suo
seno, e deluderà gli sforzi conciliativi del patronato,
e nell'ansietà che la preoccupa per la sua sicurezza e
la sua morale, ripudierà sdegnosamente il traviato pe-
nitente, e lo respingerà di nuovo verso gli eccessi d'u-
na vita eslege. Per questa via la società non può dun-
que conseguire quella maggior sicurezza, ch'è l'inten-
to finale d'ogni riforma carceraria. La vita associata
non génera intimidazione, non génera emenda, esige
nella disciplina l'uso d'una forza brutale, e spesso
iniqua, perché commessa al ministerio di gente incul-
ta e venale. Esclude adunque il beneficio d'ogni in-
fluenza morale; sanziona il principio dell'infamia in-
delébile; insomma conferma e perpetua tuttociò che
rendendo incomportabile lo stato attuale, fa della rifor-
ma carceraria uno stringentissimo civile bisogno.
Se si chiede alla medicina il modo di réndere
innocuo alla salute un sì maléfico regime, essa, nel
dettar partitamente le sue condizioni mitiganti, verrà
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 189
man mano disarmandolo di tutte quelle bárbare esa-
sperazioni, colle quali soltanto la disciplina d'un cir-
cere promiscuo può réndersi temuta al delinquente.
E allora il carcere, senza rigori e senza terrori, diviene
un asilo desiderabile al póvero, al vagabondo, al mal-
fattore, il quale all'ombra dell'umanità e della medi-
cina sfugge alla pena e deride la legge.
Torna inútile l'esporre partitamente lo stato delle
prigioni che soggiaciono a codesto regime depra-
vante. E se, ad esempio delle notizie raccolte dal dott.
Trompéo e dal dott. Fornasini, si venisse compiendo
una statistica delle cárceri promiscue in Italia, ciò che
sarebbe ópera sommamente desiderabile, si andrebbe ad
aggiungere altri fatti a quei fatti gravissimi che con-
fermarono la Commissione in un convincimento, al
quale altronde si può pervenire anche per la via di
razionale induzione.
Ora, se le inelúttabili esigenze del público diritto
condannano ed escludono onninamente questo modo di
detenzione, torna affatto inutile il provocare sopra di
esso il giudizio dei médici o il loro consiglio; poiché,
se vi si trovassero sodisfatte tutte le providenze del-
l'arte salutare, ancora il principio della publica morale
e della publica sicurezza vi apporrebbe la inesorabile
sua riprovazione.

Esclusa così la prima e più divulgata forma della


vita carceraria, la Commissione passò ad esaminarne
un'altra, cioè quella, che sotto nome d'auburniana, rac-
coglie bensì a commune lavoro i carcerati, ma intende
di poterli bastevolmente preservare dalla mutua corru-
zione coll'assiduo diurno silenzio e colla solitudine della
notturna cella.
Ammette la Commissione che molto si è già conse-
guito per la costumatezza dei carcerati colla loro segre-
gazione nottetempo. Ma per ciò che riguarda la disci-
190 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

plina del lavoro in commune, ella è costretta a consi-


derare che tutto l’edificio si fonda nel supposto che il
silenzio rigidamente e costantemente si ottenga, e che,
ottenuto, valga a troncar fra i carcerati ogni altra più
artificiosa e tacita communicazione. Ora, se l’uno o
l’altro di questi supposti in fatto pratico vien meno, il
regime taciturno ricade più o meno nel principio della
promiscua convivenza. E questa, sotto la maschera d‘un
preteso silenzio e d’un’assidua simulazione, si riproduce
con tutte le sue turpitúdini e le sue infezioni aggravate
inutilmente dalle vessazioni e dagli arbitrj che accom-
pagnano i vani sforzi d‘una disciplina mancata. Che se
si supponga perfettamente e costantemente ottenuto il
silenzio, ancora è forza comprarlo al prezzo di continui
castighi; poiché non è dato altrimenti contrariare e
domare le più vivaci e, direm pure, le più innocenti
inclinazioni dell’éssere umano. Ora, i rigori della mera
disciplina diverrébbero talora più gravosi che non la
pena commisurata dalla legge al delitto; il ciarliero e
lo spensierato si troverébbero in più doloroso vivere che
lo scelerato guardingo e silenzioso. E la frusta, dive-
nuta la suprema reggitrice del carcere, come accade
in América, farebbe dipéndere dalla mano brutale che
la impugna, il destino dei reclusi, assai più che non dal
responso della legge. E ancora né il silenzio né i fla-
gelli potrébbero impedire che il colpévole non rimanesse
esposto all’infamia e al pericolo delle più prave cono-
scenze, e ad una inevitabile notorietà, che persegui-
rebbe per tutta la vita l’inutile suo pentimento.
Perloché la Commissione, adottando il voto che
venne già publicamente espresso da quello tra i suoi
membri, che si mostrava fra tutti il meno avverso alla
disciplina silenziaria, venne a dichiarare un tal regime
doversi in génere abbandonare, perché il bene dall‘una
parte conseguito può venir troppo efficacemente di-
strutto dall’altra, e fors’anche superato dal male. Laonde
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 191
torna inutile provocare i consigli della medicina sopra
un regime, che, per troppo alte ragioni, in una ben
ordinata società non può éssere ammesso.
Tuttavia la Commissione trovossi in débito di prén-
dere in esame tutte quelle modificazioni colle quali i
più perseveranti tra i seguaci di codesta disciplina inté-
sero di poterne togliere o diminuire i più dannosi effetti.
La prima di codeste modificazioni si è quella invalsa
in alcune carceri della Svizzera; e consiste nel ripar-
tire e classificare i prigionieri in diverse brigate, giusta
l’apparente loro moralità. Ma questo ripiego fa per sé
medésimo la condanna del principio silenziario, a sal-
vare il quale sarebbe diretto; poiché suppone già che
il riparo del silenzio sia insufficiente, e che la sola vici-
nanza del più malvagio possa peggiorare il men mal-
vagio prigioniero. Quindi non solo questo regime in-
volge le vessazioni del silenziario, ma suppone conti-
nuate in fatto le corruzioni della vita promiscua. Rinova
poi ad ogni istante l’arduo quesito di determinare piede
stante la maggiore o minor moralità d‘ogni singolo indi-
viduo, che sopravenga nel carcere; apre il varco a infi-
nite simulazioni, e mette la disciplina in continua lutta
colla vastità dei recinti e colla loro disposizione. Infatti
nessun architetto può prevedere il numero dei prigio-
nieri, che di giorno in giorno possono assegnarsi all’una
o all’altra classe di moralità, dietro il beneplácito di
vigilanti, i quali non possono facilmente chiamarsi dalle
più culte classi della società. Poté questo principio clas-
sificante sostenersi appena colla perseverante carità
della cittadinanza ginevrina, e tuttavia con ésito im-
perfetto, e per pochi reclusi, inferiori di numero ai loro
custodi e ammonitori. Ma poco seguito altrove, non
raccomandato in Italia da particolar persuasione d‘al-
cuno, non sembra potersi proporre dal giureconsulto al
médico con alcuna speranza d’útile applicazione.
Sotto il nome di sistema medio od ecléttico, un’altra
192 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

modificazione del regime taciturno venne già raccomnu-


data da uno dei membri della Commissione. E s i ridur-
rebbe a d applicare l'aggregazione silenziosa solamente
alle più lunghe prigionie, e dopo che il recluso avesse
già scontato nella cella segregante un certo intervallo
di tempo. Colla quale combinazione successiva dei due
opposti principj, si annuncia di voler evitare i pericoli,
che da una più lunga segregazione potéssero derivare
alla salute. Ma ciò pure implica il supposto, che la
segregazione tomi apertamente contraria alle buone
régole sanitarie. Suppone dunque già decisa la que-
stione prima d'averla discussa, e nell'atto medésimo
in cui si sta per proporla al giudizio médico. L'ordine
logico dunque dimanda, che questa combinazione non
entri in discorso, se non dopo che il giudizio médico
siasi realmente già manifestato contrario al principio
della segregazione. L'officio poi, che qui si attribuisce
alla prigionia cellulare, di servir quasi d'introduzione
a!la silenziosa, venne da' suoi sostenitori difeso coll'osser-
vazione, che quanto ai difetti annessi alla régola silen-
ziosa, senza conténdere che abbiano a cessare affatto
applicándola alle lunghe detenzioni, può dirsi che le
infrazioni alla régola del silenzio, e l'esacerbazione deri-
vante da essa, débbano per forza d'assuefazione e pel
sentimento di subordinazione acquistato nel rimaner
sottoposto all'altra régola, riputarsi molto meno impor-
tanti di quanto sarebbero se la régola aubumiana fosse
indilatamente applicata ». Ma qui resta a vedere se
l'aspettativa d'un prossimo trapasso dal raccoglimento
della cella alle distrazioni della convivenza auburniana
non verrà in fatto a turbare quella rassegnazione, alla
quale si védono cédere gli Animi più induriti, e che,
mentre toglie alla disciplina ogni asprezza e odiosità,
le aggiunge somma efficacia. Certamente la coesistenza
dei due modi di prigionia nello stesso stabilimento,
e la troppa diversità delle due condizioni di carcerati
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 193
accenderebbe un tormentoso desiderio, una continua
inquietudine, una dissipazione d'animo contraria ad
ogni buon pensiero. E dopo una lunga privazione del
bramato consorzio dei compagni, come rattenere nel
primo ritorno alla convivenza quell'indomito impulso,
che spinge a sfogare nel colloquio i sentimenti accu-
mulati e acuiti da una rigida privazione? E perché
esporre a questo ricambio di sentimenti i detenuti a più
lunga pena, nel cui nóvero débbono naturalmente con-
tarsi i più colpévoli, e più corrotti, e più pericolosi alla
disciplina del carcere e alla sicurezza della società?
Questo successivo accoppiamento della segregazione e
della aggregazione aggraverebbe dunque le difficoltà ed
i mali d'entrambe le discipline.

La Commissione, passando all'esame del terzo prin-


cipio carcerario, quello cioè della segregazione cellare
dei singoli detenuti, venne raccogliendo le seguenti os-
servazioni.
Questo principio, oltre all'insuperbbile ostacolo che
frammette alla mutua corruzione, lascia intatta e piena
l'efficacia intima della coscienza, anzi colla sua tran-
quilla austerità, e col rimóvere ogni estraneo impedi-
mento, la fomenta e la sveglia anche nei più perversi;
e coll'incutere un forte senso della posizione penale,
costituisce una vera intimidazione, nel tempo stesso
che il triplice sussidio dell'istruzione religiosa, del-
l'ammaestramento professionale, e dei caritatévoli con-
forti, témpera i gravi effetti della solitudine sui sensi
e sulla ragione. In questi fatti universalmente ricono-
sciuti, la Commissione sì limita a indicare sodisfatte le
esigenze dello Stato e della moralità.
La disciplina cellare, escludendo l'uso della forza,
semplificando tutti i rapporti disciplinari, e mitigando
gli officj della gente deputata alla custodia, rende pos-
sibile di sostituirvi una più intelligente e caritatévole

13. - CATTANEO. Scritti politici. I .


194 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
qualità di persone, atta a cattivarsi meglio la docilità
del prigioniero, e ad esercitare una più intima influenza.
E nel senso médico rimove per sua natura la facilità
dei contagi morbosi, la scambiévole dissolutezza con
tutte le sue conseguenze, e le vessazioni della disci-
plina taciturna.
I1 supremo principio religioso campeggia in tutte le
parti di questa disciplina, ordinata interamente alla con-
versione del colpévole e al rinovamento morale della
sua vita; e con ben calcolati orarj e con artificj architet-
tonici si può conseguire anche una lodévole frequenza
di pie predicazioni, e una certa collegiale communanza
nelle ópere di pietà.
'
Supposto anche vero che nella reclusione cellare tor-
nino malagévoli molti géneri di lavoro, e non possano
applicarsi i più grandi sussidj mecanici, rimane pur vero
eziandio che un sufficiente numero di mestieri vi si
può proficuamente appréndere ed esercitare; il nòvero
dei quali si fa salire a non meno di 64, mentre 14 certa-
mente vénnero con ésito felice introdutti nella Roquette.
E questi offrono un esercizio più intellettuale che non
le grandi industrie collettive; e sopratutto porgono una
fonte di sussistenza più opportuna alle successive circo-
stanze del liberato.
Tuttociò prepara un agévole campo all'esercizio del
patronato. Si può con sicurezza porger la mano al-
l'uomo il quale esce dalla carcere ignoto ai cattivi, li-
bero da vincoli infami, piegato dall'abitudine e dal
raccoglimento ai buoni pensieri, e materialmente ca-
pace di provedere colla solinga sua industria ai bisogni
della vita, e d'aspirar di bel nuovo all'onoratezza del
nome, e alla fiducia e protezione dei buoni. Questo è
dunque un modo d'ovviare a quelle recidive e a quel
successivo progresso nel delitto, che costituisce l'istoria
dolorosa del maggior número dei grandi colpévoli. Sotto
il quale aspetto, il principio dell'interiore emenda as-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 195
sume la forma d’un’esterna difesa contro il massimo
numero dei più enormi delitti, e diventa l’esercizio d’un
assoluto dovere governativo.
Accertate così tutte le condizioni che raccomandano
il regime segregante all’approvazione del giureconsulto
e dell’uomo di Stato, rimane di rassegnarlo al sinda-
cato medicale, affinché o lo si riconosca commendévole
anche sotto questo aspetto, o si dichiari con quali
cautele e modificazioni lo possa divenire, o in estremo
caso lo si riprovi e lo si condanni. Dopo di che, rimanga
aperto il varco a passare con logico rigore allo studio
médico degli altri sopradetti modi di prigionia.

Pervenuta a questo punto la Commissione, si trovò


ricondutta sul medésimo terreno della discussione te-
nuta a Padova, alla quale era suo débito di attenersi
nella questione sanitaria; poiché il regime cellare, col-
l’escludere ogni influenza reciproca dei condannati, sem-
plifica la questione sanitaria, e la ristringe alle sole
condizioni individuali. Riassumendo perciò quanto al-
lora diffusamente si discusse, dobbiamo ripétere che le
pregiudicévoli influenze dell’assoluta solitudine sugli
apparati vocali, sulle funzioni del cérebro, e sulle abi-
túdini viziose, possono venir corrette e rimosse quando
la vita cellare venga temperata da un opportuno ordine
d’istruzione e di visita, per parte dei direttori, dei mé-
dici, dei cappellani, dei maestri, dei patroni, e dei cu-
stodi, in modo che ogni prigioniero abbia almeno ogni
giorno una mezz’ora d’onesto colloquio, e quando,
oltre alla lodévole spaziosità della cella, ed alla sua
buona ventilazione, asciuttezza e nettezza, e al moto
naturale che si richiede all’esercizio delle diverse arti,
si aggiunga il ristoro d’un’ora di libero moto all’aria
aperta, in appositi e segregati recinti, e ciò almeno qual-
che volta, o più volte, per settimana. Colle quali cau-
tele e providenze, venne già dichiarato nel congresso
196 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

di Padova, che la vita cellare non solo non può dirsi


maléfica e divoratrice della salute e della ragione; ma
per gente avvezza la maggior parte ad ogni disordine;
potrà recare quei vantaggi che provéngono dall’ordine,
dalla sobrietà, e da una qualche tranquillità dell'animo
e dei sensi.

Pare inutile il ripetere un'altra volta che molte obje-


zioni fatte contro il regime segregante cadono da sé.
quando si ponga cura di spiegar prima di tutto in qual
significato si prenda questo nome. Poiché alcuni lo
confondono tuttavia coll'assoluta eliminazione d'ogni
consorzio umano, senza conforto veruno d'esercizio o di
lavoro, e quasi senza l'aria stessa e la luce, una vera
vita sepolcrale, le cui conseguenze sulla salute e sulla
ragione sono troppo manifeste, anche senza alcuno spe-
ciale giudizio.

Né si possono preterire le objezioni fatte dai dot-


tori Verdeil e Coindet, nella loro illustrazione del cár-
cere di Losanna; nelle quali assunsero a provare, che
ad ogni indurimento nella disciplina carceraria corri-
spose sempre la minor salute dei prigionieri. Con che
si verrebbe ad inferire, che il regime più plausibile d'un
carcere debba essere quello che conserva più florida la
salute. Ma ciò confonderebbe il principio del cárcere,
ove l'uomo è mandato appunto per soffrire, e il princi-
pio d'un asilo di salute, ove è mandato a ristorar le
forze e far buona ciera. Si confonde così la ragion pe-
nale alla cura médica, si trasforma una necessità sociale
in una norma sanitaria, e si esce affatto dai limiti ai
quali con maggior senso sociale si volle limitata nei
Congressi italiani la questione médico-carceraria, quan-
do si determinò doversi prendere le mosse dalla ragion
penale e dalla civile necessità, per chiédere ai medici
nel caso favorévole un voto consultivo, e nel caso con-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 197

trario un voto meramente negativo, ossia un sémplice


veto di tale o tal altro regime.
Le tristi condizioni sanitarie dipinte dal dott. Ver-
deil sono affatto estranee alla vera e pura disciplina
segregante, sì perché le condizioni d'abbandono e di
squallore da lui supposte costituirébbero un altro prin-
cipio carcerario, indegno d'éssere sottoposto a ulteriore
giudizio; sì perché a Losanna più géneri di prigionia
si trovano contemporaneamente accozzati entro uno
stesso edificio, dimodoché il segregato soggiace alla
tormentosa circostanza di sentirsi intorno il frémito di
quelli che sono privilegiati a promiscuo lavoro. Epperò
la segregazione non è colà il principio fondamentale e
uniforme del governo della carcere, ma un inaspri-
mento disciplinare, alla cui applicazione diseguale e
arbitraria debbe attribuirsi l'irritazione permanente dei
segregati, e il turbamento del loro Animo e della loro
ragione. E d inoltre, per varie circostanze civili e reli-
giose, lo stato d'esaltazione mentale in quel paese si
riscontra assai frequente. Perloché una Commissione,
incaricata d'indagare l'origine delle alienazioni mani-
festatesi nel carcere, ovvero che quelle ch'éransi cagio-
nate da fatto di convivenza carceraria, appena salivano
all'uno per cento sul numero dei reclusi.

Veniamo ora ad altre difficoltà proposte nel seno


stesso della Commissione da uno de' suoi Membri; il
quale oppose all'adozione del regime segregante, prima
la necessità di vaste carceri, poi la difficoltà d'aver sem-
pre nella loro immediata vicinanza un considerevol gre-
mio di così culta popolazione, che possa offrire ai
segregati assistenza e istruzione; e finalmente la gravità
della spesa. La Commissione, seguendo la traccia di
queste objezioni, vi contrapose quei dati di pratica ve-
rificazione che si trovò avere più alla mano, e che ri-
scontrò nelle carceri della Lombardia.
198 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Questa regione conta milioni 2% d'abitanti, assai


densamente agglomerati massime nella parte men mon-
tuosa. Poco meno di 200 mila sono raccolti nel recinto
e nei sobborghi della capitale; e più d'altri 200 mila
nelle otto successive città di Brescia, Mántova, Bérga-
mo, Cremona, Pavia, Lodi, Como e Monza; e vi si
aggiungono quattro luoghi di circa 14 mila abitanti cia-
scuno, e altri nove da novemila a settemila abitanti.
Le carceri vi contano 3672 detenuti, dei quali 1011
si trovano presso le polizie delle città; 1252 si tró-
vano arrestati presso i tribunali e le preture foresi; e
I
306 presso le preture urbane. Perloché i prigionieri
condannati restano 1048, ripartiti nelle tre carceri di
Mántova, Milano e Cassano d'Adda; tra i quali, i con-
dannati a più di due anni di carcere sono 645; e tra
questi medésimi i condannati a tre anni e più, sono 542.
Ora, su questi soltanto verserebbe la questione della
possibile dannosità d'una prolungata segregazione. E si
noti la somma probabilità che la riforma penitenziaria,
diminuendo la reciproca corruzione e le recidive debba
condurre ad una diminuzione del numero dei prigio-
nieri; il che può anche avvenire per l'abbreviazione
nella durata della pena in virtù della sua maggiore au-
sterità e intensità. Perloché la Commissione crede te-
nersi entro i limiti del vero, supponendo in via gene-
rale, che un carcere penitenziario, capace di cìnque-
cento condannati a due o tre più anni di pena, possa
bastare alle circostanze di due milioni d'abitanti. Ora,
qual è la regione d'Italia nella quale si contino due
milioni di popolo senza una qualche ampia e culta
città, i cui abitanti possano fornire assistenza e ammae-
stramento per una mediocre prigione, e un proporzio-
nato número di sacerdoti e di pie persone, che uni-
scano a senso caritatévole quell'agiatezza del vivere
che sembra predisporre naturalmente alle cure del pa-
tronato? Perloché non pare che in Italia la vastità delle
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 199

carceri e la loro distanza da qualche popolosa e culta


e caritatévole città possano farsi fondamenti d'obje-
zione.
Lo stesso può dirsi intorno alla grave spesa che si
attribuisce alle lunghe detenzioni. Infatti se nel caso
sopracitato il numero dei condannati a prigionia per
lo meno triennale si limita a un séttimo circa del total
numero dei reclusi, questa diversità dovrassi ventilare
sulla séttima parte della spesa totale, senza calcolare
la diminuzione dei detenuti, e il maggior lucro d'un
lavoro reso più intenso ed accurato per effetto stesso
della segregazione, e finalmente la possibile minorità
delle spese di costruzione, in confronto del regime col-
lettivo, sulle quali I'immaturità degli studj costruttivi
non ci permette ancora di stabilire invariabili cifre.
Chiarite così tutte le difficoltà che nel seno stesso
della Commissione divénnero argomento di studio, ii-
mane a dire che la generale adozione del regime segre-
gante non vieta la próvida riserva, che, ad ogni peg-
giore estremo, il médico possa con suo decreto esimere
dalla vita cellare tutti quelli nei quali si manifestasse
imminente pericolo d'alienazione mentale. Né ciò por-
terebbe gran mutamento nell'ordine generale del cár-
cere, daché si è visto che in Losanna stessa il numero
delle vere demenze carcerali si riduce all'uno per cento.
Perloché un carcere di cinquecento detenuti conte-
rebbe, con siffatta proporzione, in tutto cinque persone
d'amméttersi a meno austero regime.

Ridutta a siffatti términi la cosa, non rimarrebbe


dubio alla Commissione di richiédere che il congresso
médico si facesse a dichiarare:
1". Che ogni qualvolta il principio di sociale neces-
sità richiedesse nelle cárceri l'adozione del vero e ge-
nuino regime segregante, non vi si potrebbe fare con
200 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - 1

fondamento un'opposizione dedutta dal principio sa-


nitario.
2°. Che mentre, dell'un lato, nessuna generale cir-
costanza dei paesi italiani rende più malagévole che
altrove l'istituzione delle carceri cellari, le quali pure
in Italia e in Milano ebbero nel 1766 il primo esempio
d'applicazione alla pena dei più gravi delitti, dal-
l'altra parte la cura d'adattar queste riforme alle pecu-
liari circostanze delle singole regioni d'Italia non è
argomento opportuno a trattarsi in un generale con-
gresso; e vuolsi perciò riméttere agli studj dei giure-
consulti e médici delle singole itáliche regioni.

Febbraio 1844
Prima società carbonìfera italiana *
La società livornese di cui si tenne lungo discorso
nel precedente nostro numero, avendo oramài com-
piuta la ricognizione scientifica e amministrativa della
miniera di Montebàmboli, stimò maturo il tempo di
stralciarla e costituirla in separata società anònima, sotto
il titolo di Prima Società Carbonifera Italiana, con sede
in Livorno, e azioni 3200 da lire mille toscane, com-
misurate sulla preventiva réndita del 10 per cento.
Prima di compartire la legale approvazione il Go-
verno Toscano fece visitare il luogo dal signor Teodoro
Haupt, capitano delle miniere in Sassonia, il quale
valutò la massa del carbone a dieci milioni di metri
cubici; e fatta la deduzione di due quinti, stimò il pro-
dutto regolare 6 milioni di metri cubici, pari per lo
meno a 6 milioni di tonne; poiché il peso specifico
d'un metro cúbico di quel carbone è veramente 1,25,
cioè una tonna e un quarto.

* Pubblicato anonimo in POL., 1844, VII. pp. 115-116.


200 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - 1

fondamento un'opposizione dedutta dal principio sa-


nitario.
2°. Che mentre, dell'un lato, nessuna generale cir-
costanza dei paesi italiani rende più malagévole che
altrove l'istituzione delle carceri cellari, le quali pure
in Italia e in Milano ebbero nel 1766 il primo esempio
d'applicazione alla pena dei più gravi delitti, dal-
l'altra parte la cura d'adattar queste riforme alle pecu-
liari circostanze delle singole regioni d'Italia non è
argomento opportuno a trattarsi in un generale con-
gresso; e vuolsi perciò riméttere agli studj dei giure-
consulti e médici delle singole itáliche regioni.

Febbraio 1844
Prima società carbonìfera italiana *
La società livornese di cui si tenne lungo discorso
nel precedente nostro numero, avendo oramài com-
piuta la ricognizione scientifica e amministrativa della
miniera di Montebàmboli, stimò maturo il tempo di
stralciarla e costituirla in separata società anònima, sotto
il titolo di Prima Società Carbonifera Italiana, con sede
in Livorno, e azioni 3200 da lire mille toscane, com-
misurate sulla preventiva réndita del 10 per cento.
Prima di compartire la legale approvazione il Go-
verno Toscano fece visitare il luogo dal signor Teodoro
Haupt, capitano delle miniere in Sassonia, il quale
valutò la massa del carbone a dieci milioni di metri
cubici; e fatta la deduzione di due quinti, stimò il pro-
dutto regolare 6 milioni di metri cubici, pari per lo
meno a 6 milioni di tonne; poiché il peso specifico
d'un metro cúbico di quel carbone è veramente 1,25,
cioè una tonna e un quarto.

* Pubblicato anonimo in POL., 1844, VII. pp. 115-116.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 201

La rèndita probàbile venne stabilita sul sopposto


che si scàvino annualmente 27 mila tonne. Nel qual
caso, prima d‘espletare tutto lo strato si avrebbe, a
giudizio del capitano Haupt, il godimento di 223 anni.
Dedutti i consumi e cali, si valutò il carbone alla
tonna lire toscane 22.10, a riva di mare, e lire 30 in
Livorno, ove il carbone di Newcastle si vende a
lire 40.
La sola amministrazione delle poste francesi nel
Mediterraneo dimanda annualmente una massa di 28
mila tonne per le vaporiere civili; a ciò si deve aggiùn-
gere il consumo delle vaporiere militari francesi ed
inglesi, sì pel servizio delle flotte, sì per le corrispon-
denze dell’India e dell’Algeria, poi tutte le vaporiere
italiane, greche, spagnuole, egizie e turche, le strade
ferrate, le miniere di ferro e di rame, i molini, le raffi-
nerie, vetrerie, saponerìe, e altre manifatture; cosicché,
questa essendo finora la sola miniera di vero carbon
fòssile, in tanta prossimità del Mediterraneo, non si
può mai dubitare che manchi il collocamento delle
supposte 27 mila tonne.
Nelle spese di lavoro si valutàrono alcuni bracci di
rotaja ferrata nell’interno delle gallerie, e una strada
ferrata dalla miniera al mare; il primo tronco della
quale, fino ai Forni di Cornia, si percorrerebbe con
movimento spontaneo, sotto una pendenza di 11 per
mille; e il rimanente tronco di 15 chilòmetri, fino a
Torre Mozza, di fronte all’ìsola d’Elba, si percorre-
rebbe sotto varie pendenze, coll’òpera delle locomotive e
animate dal medèsimo carbone.
Speriamo che il progresso degli studj geològici sia
per chiamare in vita altre Società carbonifere italiane.
E vorremmo che le città italiane e le loro càmere
di commercio si occupàssero di far riconòscere i terri-
torj che le circòndano, e raccògliere i materiali d’una
202 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

carta geològica. Per quanti anni ancora, calpesteremo


noi questa nostra terra senza chinarci a vedere quali
tesori ella tenga in serbo per noi?

Giugno 1844

Sugli istituti di beneficenza


e d'istruzione in Forlì *
Fin dai tempi di Howard, è noto il flòrido stato
della publica beneficenza nelle grandi città d'Italia;
ma i men popolosi municipj troppo facilmente sfuggì-
rono agli osservatori, quantunque pòssano fornire an-
ch'essi la parte loro d'Utili esempj. E in fatti la Cassa-
Risparmio di Forlì è forse la meglio intesa di tutte,
e perché si apre ai depositanti nelle domèniche con
caritatèvole riguardo al prezioso tempo degli operaj :
e perché ànima con premj gli sforzi dei più poveri:
e più ancora, perché scontando le cambiali dei probi
industrianti, adòpera gli avanzi degli operaj a promo-
ver le imprese di quelli che li provèdono di lavoro.
Forlì è piccola città in piccolo territorio, che ridutto
in quadro appena avrebbe otto miglia di lato; e misura
213 mila pèrtiche mètriche; alquanto meno del terri-
torio Cremasco, che ne conta 247 mila. Ha 33 mila
abitanti, di cui 15637 nelle città, non compresi i fore-
stieri e i mille uòmini del presidio. Ragguagliando
adunque 155 Anime per ogni chilòmetro, può anno-
verarsi fra i più popolosi territori d'Europa. E qui con-
vien notare che la regione di cui Forlì fa parte insieme

* Pubblicato anonimo in POL.,1844, VII, pp. 314-316.


Questa notizia è tratta dalle Memorie istòriche, ec.,
sullo stato della beneficenza e istruzione pùblica in Forlì,
di Sesto Matteucci. Faenza, Conti, 1843.
202 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

carta geològica. Per quanti anni ancora, calpesteremo


noi questa nostra terra senza chinarci a vedere quali
tesori ella tenga in serbo per noi?

Giugno 1844

Sugli istituti di beneficenza


e d'istruzione in Forlì *
Fin dai tempi di Howard, è noto il flòrido stato
della publica beneficenza nelle grandi città d'Italia;
ma i men popolosi municipj troppo facilmente sfuggì-
rono agli osservatori, quantunque pòssano fornire an-
ch'essi la parte loro d'Utili esempj. E in fatti la Cassa-
Risparmio di Forlì è forse la meglio intesa di tutte,
e perché si apre ai depositanti nelle domèniche con
caritatèvole riguardo al prezioso tempo degli operaj :
e perché ànima con premj gli sforzi dei più poveri:
e più ancora, perché scontando le cambiali dei probi
industrianti, adòpera gli avanzi degli operaj a promo-
ver le imprese di quelli che li provèdono di lavoro.
Forlì è piccola città in piccolo territorio, che ridutto
in quadro appena avrebbe otto miglia di lato; e misura
213 mila pèrtiche mètriche; alquanto meno del terri-
torio Cremasco, che ne conta 247 mila. Ha 33 mila
abitanti, di cui 15637 nelle città, non compresi i fore-
stieri e i mille uòmini del presidio. Ragguagliando
adunque 155 Anime per ogni chilòmetro, può anno-
verarsi fra i più popolosi territori d'Europa. E qui con-
vien notare che la regione di cui Forlì fa parte insieme

* Pubblicato anonimo in POL.,1844, VII, pp. 314-316.


Questa notizia è tratta dalle Memorie istòriche, ec.,
sullo stato della beneficenza e istruzione pùblica in Forlì,
di Sesto Matteucci. Faenza, Conti, 1843.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 203

con Ravenna, Faenza, Cesena e Arìmino, perché si


chiama Romagna, da molti si suol confòndere col-
la Campagna di Roma, anzi, con tutto lo Stato Ponti-
ficio. Ma quel nome non provenne da' suoi rapporti
con Roma; bensì dall'aver appartenuto anche nel tempo
dei Longobardi all'Imperio Romano d'oriente; o Ro-
manìa. E si diceva anche Esarcato di Ravenna, e Pen-
tàpoli, e non ha guari dipartimento del Rubicone, e ora,
compresa Imola, forma le due piccole Legazioni di Forlì
e Ravenna.
E paese sìmile alla Lombardia, tanto per il lin-
guaggio degli abitanti quanto per la molta divisione
e la diligente cultura delle terre. Quattro quinti dei
beni (170147 pert. m.), sono in libero possesso privato,
ripartiti in più di mille ditte d'éstimo. I beni inalie-
nàbili formanti l'altro quinto, per la metà incirca ap-
partèngono al clero (20817 p. m.); per una minima
porzione a fedecommesso privato (7151 p. m.); e pel
rimanente (15551 p. m.), a 30 piccole fondazioni di
beneficenza, e 20 di pubblica istruzione. Quelle ne ri-
tràggono un'entrata di 172 mila franchi, e queste di
63 mila; cosicché il patrimonio del ben pùblico può
valutarsi a ben sei milioni di capitale, in un territorio
che corrisponde alla centèsima parte della Lombardia,
e meno che alla 2500ª parte della Francia. È un
fatto che meritava d'èssere descritto.
L'ospitale, dotato di 400 mila franchi da un Augu-
stini, di 96 mila da un Matteucci, e d'altre generose
elargizioni, incominciato nel secolo XVIII e compiuto
nel XIX, conta 140 letti, e ricetta nell'anno 1373 in-
fermi, colla mortalità d'un dieci per cento. - V'è an-
nessa una Casa degli Esposti, il cui dispendio (32 mila
fr.) si distribuisce sui Communi, in misura della popola-
zione; ricetta nell'anno 70 infanti, che per lo più sì
allèvano alla vita campestre; ma i direttori li fanno
poi venire al luogo pio almeno una volta all'anno, per
204 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

cederli e interrogarli ad uno ad uno sul trattamento


che ricèvono nelle famiglie.
I1 Monte di Pietà fu aperto nel 1511. Pochi anni
prima, essendo partito di Forlì l’ùnico banchiere israe-
lita, Caterina Sforza signora di Forlì, ne fece invi-
tare un altro da Bologna, affinché prestasse sopra pe-
gno al trenta per cento; il che pure, come dice uno
scrittore, « fu di gran còmmodo ai poveri! ». Il prò-
vido istituto fiorì adunque, e sussidiato da molti be-
nefattori prestava al cinque. Ma nell’invasione francese
del 1797, rimase depredato, colla pèrdita di 33 mila
piccoli pegni, e di circa 24 mila franchi del luogo, e
molte argenterie e gioje che i privati vi tenèvano in
fidata custodia, pel valsente di 2 milioni e 680 mila
franchi. Il governo itàlico lo dotò poi di 96 mila fran-
chi; e ora si fanno annualmente 13 mila pegni al
quattro.
I pòveri infermi della città, nel ragguaglio di
69 per giorno, hanno la gratuita cura di sette tra m è
dici e chirurghi. V’è per loro uso una spezierìa, istituita
da Eufemia Corbizzi e dal dottor Savorelli. Ma i conta-
dini sono, come dice l’A,, senza cura mèdica < nelle
mani degli empìrici e cerretani, che coi danari mùn-
gono loro la vita. » Eppure fin da sècoli addietro èrano
sparsi in quelle campagne 12 piccoli ospitali, come 9
ne contava la città.
Nel sècolo XV surse tra la fame e la pestilenza una
pia società, arricchita poi dalle eredità Bernardi, Maz-
zoni ed altre; e aveva acquistato il singolare diritto di
giudicare sulla miserabilità de’ rei, onde partecipar po-
tèssero al beneficio della pùblica difesa, e di nominare
il custode delle càrcèri, e visitarle. Fu abolita; ma in
otto case ch‘èrano di sua pertinenza, hanno gratùita
abitazione 185 poverelli. - Un’altra pia società detta dei
90 pacifici, eretta tra le fazioni civili del sècolo XVI,
per riparare alle calamità che avèvano consunto più

I
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 205
d’un quarto della cittadinanza, lasciò un pio luogo
che alleva ai mestieri alcuni pòveri fanciulli. Un’altra
fondazione è destinata alle fanciulle. E alla prima vèn-
nero aggregati alcuni òrfani, anche paganti; alla se-
conda, le òrfane. Se si aggiungono le doti, gli ali-
menti, e le altre carità di làscito privato o di confia-
tèrnite contribuenti, il numero dei sussidiati in Forlì
oltrepassa il migliajo. E tuttavia l’oziosa mendicità vi
rigùrgita dal contado.
Faremo cenno anche dell’istruzione pùbiica. Nel
1812, avendo il governo itàlico ordinato ad ogni Com-
mune di provedersi di proporzionate scuole, Forlì ne
fondò quattro maschili, che nel 1842 contàvano 171 al-
lievi; ma le fanciulle del pòpolo rimàngono ancora in-
culte. - Gl’infanti sono in cura di donnicciuole miserà-
bili e superstiziose, stipati in ùmide càmere, seduti
tutto il giorno e inoperosi. - Una scuola di mutuo
insegnamento, al modo di Toscana, fu aperta nel 1819
dai signori Cicognani, Bofondi e Secreti, ma durò solo
due anni.
I1 ginnasio o licèo fondato da un Cesarini, e am-
pliato dal municipio, comprende anche lo studio del-
I’àlgebra, della filosofia e delle belle arti; e conta 238
scolari. - Nel seminario 79 allievi tra interni ed
esterni studiano grammàtica e teologia. - Un altro
ginnasio con 160 allievi è tenuto dai Gesuiti, i cui libri
di testo sono le granimàtiche dell’Alvaro e del Por-
retti, la retòrica del Decolonia, la filosofia del Dmowski
e la fisica del Folini. - Vi sono varie fondazioni per
sussidiare gli studenti in patria e fuori. AI solo legato
Savorelli deve Forlì, in questi ultimi anni, 21 mèdici,
17 legali e 2 agrimensori. In tutto, gli studenti di tutte
le classi erano 743. L’anatòmico Morgagni e il fisìco
Matteucci vivente fanno prova della felice disposi-
zione dei Forlivesi alle scienze.
Il municipio ha una libreria di 16 mila volumi, con
206 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

alcune collezioni d’istrumenti chirurgici, cose naturali


e pitture. - L’Atenèo, che comprendeva quattro so-
cietà, una di studj, una di mùsica, una d’arte dramà-
tica e una d’esercizj corporei, con sale di lettura e
premj d’agricultura e d’industria, è cessato da trèdici
anni. Laonde l’A. deplora nella sua patria quella ch‘è
la commun piaga di molte città italiane, l’ozio disono-
rèvole della più facoltosa gioventù. E deplora inoltre il
non vedersi alcun monumento di pùblica gratitudine
ai benefattori, la frequente inosservanza delle disposi-
zioni testamentarie, e il non darsi mai publicamente
alcun conto ».
Desideriamo che siff atte descrizioni degli istituti di
pubblica providenza si fàcciano per tutte le città nostre,
e per l’utilità dell’esempio, e per disanimare l’ignoranza
oppositrice, e per mettere in luce i savj pensainenti
che spesso giàciono obliati, e comporne quasi un flori-
legio dell’umanità.

Giugno 1844

Nuova scuola di chimica industriale


in Milano”
Non è da gran tempo che segnavamo nello studio
chimico « un’inesplicàbile lacuna della gloria scientifica
dell’Italia ed esortavamo a darvi qualche straordi-
nario impulso, a trapiantarla in tutte le città nostre,
a coltivarla, a favorirla; e pregavamo la gioventù che
sta per avviarsi a un’ignòbile vita d’ozio e di nullità,
di rivòlgervi una parte della sua sciupata opulenza, e

*Pubblicato anonimo in POL., 1844, VII, pp, 316-317.


Nel nostro volume, V. Varietà Chimiche pe% non
Chimici.
206 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

alcune collezioni d’istrumenti chirurgici, cose naturali


e pitture. - L’Atenèo, che comprendeva quattro so-
cietà, una di studj, una di mùsica, una d’arte dramà-
tica e una d’esercizj corporei, con sale di lettura e
premj d’agricultura e d’industria, è cessato da trèdici
anni. Laonde l’A. deplora nella sua patria quella ch‘è
la commun piaga di molte città italiane, l’ozio disono-
rèvole della più facoltosa gioventù. E deplora inoltre il
non vedersi alcun monumento di pùblica gratitudine
ai benefattori, la frequente inosservanza delle disposi-
zioni testamentarie, e il non darsi mai publicamente
alcun conto ».
Desideriamo che siff atte descrizioni degli istituti di
pubblica providenza si fàcciano per tutte le città nostre,
e per l’utilità dell’esempio, e per disanimare l’ignoranza
oppositrice, e per mettere in luce i savj pensainenti
che spesso giàciono obliati, e comporne quasi un flori-
legio dell’umanità.

Giugno 1844

Nuova scuola di chimica industriale


in Milano”
Non è da gran tempo che segnavamo nello studio
chimico « un’inesplicàbile lacuna della gloria scientifica
dell’Italia ed esortavamo a darvi qualche straordi-
nario impulso, a trapiantarla in tutte le città nostre,
a coltivarla, a favorirla; e pregavamo la gioventù che
sta per avviarsi a un’ignòbile vita d’ozio e di nullità,
di rivòlgervi una parte della sua sciupata opulenza, e

*Pubblicato anonimo in POL., 1844, VII, pp, 316-317.


Nel nostro volume, V. Varietà Chimiche pe% non
Chimici.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 207
collegarsi ad aprire un laboratorio, a vedere le opera-
zioni degli esperti, che fra noi s'affatìcano solitarj e
non corrisposti ». - Che la danarosa gioventù dal
fondo delle sue stalle e delle sue cantine ci potesse
esaudire, era troppo temeraria speranza. Ma il nostro
voto in ogni modo è compiuto. Il laboratorio è aperto,
e gli amatori che in centinaja si affòllano al nobilis-
simo trattenimento, pròvano quanta pur sia nel nostro
bel paese la disposizione ai sòlidi studj e al vero inci-
vilimento.
Sieno grazie adunque al veneràbile vecchio cui si
deve la principal parte di questo beneficio, agli altri
che con danaro e coll'òpera vi contribuirono, e al no-
stro egregio collaboratore Antonio De Kramer, che ab-
bandonò la ben presa via delle scoperte chimiche e
della riputazione scientifica, per farsi insegnatore ele-
mentare d u n a scienza che tanta luce arreca alle menti,
e tanto vantaggio ai pùblici interessi.
Ma perché possa egli fra pochi anni vedersi in-
torno uno stuolo di vàlidi operatori, che propàghino poi
fra la moltitudine degli industrianti l'inestimàbile be-
neficio, non basta la teatrale attenzione di numerosi
spettatori. Questa potrà bensì diffòndere l'amor della
scienza, farne gustare la poesia; poiché in un corso
di chimica v'è di che scaldare I'imaginazione dieci volte
più che in tutte le nenie poètiche del sècolo. Ma se
colla lettura dei libri e la vista delle più miràbiii ope-
razioni si può intèndere la chimica, solo nelle perseve-
ranti fatiche del laboratorio si può veramente impa-
rarla. Quindi, piuttosto che alle centinaja degli udi-
tori, noi volgiamo le nostre migliori speranze agli otto
o dieci fortunati, che dalla nostra città e dalle vicine
' si destinàssero a fare nel laboratorio del nostro amico

quell'efficace apprendimento, che si richiede a rappre-


sentare una scienza viva, cioè una scienza nella quale
par quasi straniero e profano chi non ha fatto scoperte.
208 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

A questo voglia pensare chi primeggia sul nostro


commercio, e chi primeggia sul commercio di quelle
altre città che hanno più interessi d'industria, e sopra-
tutto di miniere, per deputarvi giòvani che coll'ingegno
e colle preparatorie cognizioni pòssano degnamente
rappresentarle.
Intanto in siffatte fondazioni scientìfiche, cosi scarse
ancora fra noi, si vede aperta ai facoltosi una non
equivoca via d'onorare il nome loro, e beneficare la
publica morale; poiché una gioventù oziosa con troppo
frequenti e manifesti esempj dà diritto a dire, che la
ricchezza dei padri può èssere la disgrazia dei figli.

Gennaio 1860

La nuova legge del publico insegnamento *


Vi sono momenti solenni in cui, fra la commozione
d'insoliti eventi, le riforme già maturate nel seno della
publica opinione si aprono improvisa uscita e diven-
tano istituzioni. Ma quel momento è fugace; a poca
distanza dal cratere, le lave si raffreddano, s'impie-
triscono. In breve le nuove istituzioni diventano limiti
e ostacoli al futuro. La publica ragione deve giacere
per altra sequenza danni a meditare gli inutili suoi
lagni sotto una nuova pietra sepolcrale.
Noi siamo in uno di questi solenni momenti. II
terremoto ha squarciato i fianchi del vulcano da tanti
anni fremente. Che uscirà dalle roventi gole? Vane
ceneri, steril pomice, o emanazioni pregne di preziosi
elementi?

* Pubblicato anonimo in POL., 1860, VIII, pp. 115-123,


in O.E.I., II, pp. 369-380 e S.L.A.L.
208 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

A questo voglia pensare chi primeggia sul nostro


commercio, e chi primeggia sul commercio di quelle
altre città che hanno più interessi d'industria, e sopra-
tutto di miniere, per deputarvi giòvani che coll'ingegno
e colle preparatorie cognizioni pòssano degnamente
rappresentarle.
Intanto in siffatte fondazioni scientìfiche, cosi scarse
ancora fra noi, si vede aperta ai facoltosi una non
equivoca via d'onorare il nome loro, e beneficare la
publica morale; poiché una gioventù oziosa con troppo
frequenti e manifesti esempj dà diritto a dire, che la
ricchezza dei padri può èssere la disgrazia dei figli.

Gennaio 1860

La nuova legge del publico insegnamento *


Vi sono momenti solenni in cui, fra la commozione
d'insoliti eventi, le riforme già maturate nel seno della
publica opinione si aprono improvisa uscita e diven-
tano istituzioni. Ma quel momento è fugace; a poca
distanza dal cratere, le lave si raffreddano, s'impie-
triscono. In breve le nuove istituzioni diventano limiti
e ostacoli al futuro. La publica ragione deve giacere
per altra sequenza danni a meditare gli inutili suoi
lagni sotto una nuova pietra sepolcrale.
Noi siamo in uno di questi solenni momenti. II
terremoto ha squarciato i fianchi del vulcano da tanti
anni fremente. Che uscirà dalle roventi gole? Vane
ceneri, steril pomice, o emanazioni pregne di preziosi
elementi?

* Pubblicato anonimo in POL., 1860, VIII, pp. 115-123,


in O.E.I., II, pp. 369-380 e S.L.A.L.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 209
Tutto il sistema scolastico dal quale usciamo era
ordinato a un supremo fine: comprimere. Dopo il 1848,
le antiche ruggini tra il despotismo soldatesco e il pre-
latizio si erano rimosse; gli scandali antichi furono ser-
bati a giorni più ridenti, a generazioni più corrotte e
imbecilli. I1 papato e l’imperio congiurarono non solo
contro il nome italiano, ma fin dove il loro braccio
arrivasse, contro ogni libertà. La violenza e la fraude
non si limitavano alla ragione; si volle stuprare anche
la fede dei popoli. Non bastava che fossero disarmati;
doveva il principio della sommissione, della rassegna-
zione, della delazione, d‘ogni viltà, d’ogni infamia, pe-
netrare sino al fondo della loro coscienza.
Si tratta ora di capovolgere tutto questo sistema.
L’antitesi deve commisurarsi alla tesi.
Tutto l’insegnamento deve mirare a dar forza e di-
gnità al popolo. Noi siamo la sola nazione del mondo
alla quale ogni pace guerra. AI disarmo deve con-
traporsi lo spirito militare; alla rassegnazione e all’av-
vilimento una decorosa esaltazione; allo spionaggio il
senso del dovere e dell’onore.
Tutte le scale devono preparare l’adolescenza al
fine supremo di tutti i nostri pensieri: la difesa della
patria. Tutte le scale devono avere aspetto militare.
Né s’intende solo che ogni adunanza d‘adolescenti
debba aver vestimenti e atti più o meno militari, e che
alla ginnastica e all’esercizio delle armi debba venire
indirizzata quella sovrabondanza di vitalità e di moto
che pulsa in tutte le fibre della gioventù, e che lasciata
volgere altrove la conduce da un lato alla dissipa-
zione, alla frivolezza, allo snervamento, dall’altro a una
selvaggia brutalità. Ma gli esercizj militari devono
esser coordinati in modo che il giovine senta in essi
ch’è cittadino e che a destra e a manca gii stanno tutti
gli altri cittadini, pronti a combattere come lui. Nella
Svizzera gli allievi delle scole, sparse sulla superficie
210 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I
del paese, si adunano una volta all'anno, ora in un
luogo, ora nell'altro; vi trovano figliale alloggiamento
presso le famiglie che si ricambiano con piacere questo
amorevole officio; e quivi raccogliendo per due giorni
i loro piccoli drappelli, fanno a fuoco l'esercizio di bat-
taglione; tornano festosi alle loro valli native, legati
tutti da indissolubile fraternità militare. Gli allievi di
tutta la Svizzera, adunati in parecchie migliaja a Zu-
rigo, sotto il comando di quegli stessi generali che
avrebbero guidato a vere battaglie i loro fratelli mag-
giori e i loro padri, si divisero in due piccoli eserciti;
e con carabine e cannoni e cavalli rappresentarono
sul terreno i fatti darme che vi ebbero veramente
luogo, sessant'anni sono, tra Massena e Suvaroff. Ve-
dete perché un popolo, che non è la decima parte della
nazione italiana, vien trattato con rispetto dai più po-
tenti despoti; e perché le spume e gli escrementi della
sua milizia, vomitati lunge dalla patria, hanno la forza
di tenere in freno vaste turbe d'uomini allevati a vivere
e morire imbelli.
Tutte le scôle scientifiche e industriali devono es-
sere coordinate in modo che o in un ramo o in altro il
giovine studioso venga ad avere quella parte d'insegna-
mento il cui complesso costituisce l'arte militare.
Anche nei collegi militari l'insegnamento per ne-
cessità comprende l'aritmetica, la geometria, la geo-
grafia, le lingue; per tre quarti almeno, non appartiene
alla specialità militare. Codesta specialità che per sé
adunque forma solo una frazione d'insegnamento an-
che nei collegii militari, deve venire immantinenti in-
trodutta e accasellata in tutti i rami del publico inse-
gnamento. Avrete nella università una scuola d'inge-
gneri civili. Ebbene, nessuno possa farsi ingegnere ci-
vile se non ha fatto anche un corso di fortificazione.
Avete nel corso triennale d'ogni liceo professori di ma-
tematica, di fisica, di meccanica (se ne avete) di chi-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 211

mica (se ne avete). Quali rami di queste scienze sono


necessarii alla tattica? alla strategia? alla fortificazione?
all'artiglieria? Sono le sezioni coniche; la balistica; la
fabrica delle polveri; la geografia militare, ecc,, ecc.
Ebbene assegnate a ciascuno di quei professori la sua
sezione di militare argomento; e il liceo civile, senza
forse un centesimo di spesa, sarà inoltre scôla militare.
Quando tutti i giovani studiosi siano per tempo iniziati,
ve ne avrà sempre molti che vorranno andare inanzi
da sé. Questa scolaresca militare darà quanti officiali
abbisognano a capitanare tutti i cittadini.
Ma per fare questo ordinamento e attivarlo con
efficacia e non per mera pompa teatrale e per dimo-
strazione, come con melensa vanità siamo soliti a dire
e a fare, sono necessari uomini che abbiano animo
militare e civico e intendimento di milizia civica; la
quale ai militari di mestiere pei quali militare è ser-
vire, sembra la quadratura del circolo.
Quando avrete a guida dell'insegnamento scienti-
fico un cittadino soldato, non leggerete in capo ad una
nuova legge (articolo 3) che il ministro governa l'inse-
gnamento publico in tutti i rami, eccettuati gli istituti
militari e nautici.
Finché avremo mandarini civili e mandarini miii-
tarì il nemico potrà sempre insultare a ventisette mi-
lioni di popolo e invadere le rive del Po più impune-
mente che le rive del Pei-Ho. I nostri antichi padri
non facevano così.
Nello stesso oblio la nuova legge lascia anche l'agri-
cultura. Si intende di chiamare a qualche poco di scôla
anche i 'figli del contadino. È il momento quello di
combattere nelle novelle generazioni i mali abiti, il
furto rurale, il ladroneggio sulle strade, la mendicità,
la superstizione, la devastazione dei boschi, e d'insi-
nuare i nuovi ritrovati della pastorizia, della pescicul-
tura, della selvicultura, dell'orticultura, ch'è l'agri-
,
212 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

cultura del povero. Anche qui abbiamo a imparare dai


nostri migliori e più liberi e industri vicini. Quando i
maestri e le maestre hanno chiuso il loro annuo corso
d'insegnamento, vengono chiamati alla volta loro a im-
parare. Parte dell'anno, insegnano; parte dell'anno, im-
parano ciò che debbono insegnare. E così d'anno in
anno questi veri padri e queste vere madri del popolo
salgono d'un gradino la scala; e secoloro sale tutto il
popolo!
Questi esercizj annui dei maestri, sotto il nome di
scôle di Metodo e di Ripetizione, a cui si aggiungono
brevi corsi speciali di materie agricole o industriali o
militari o altre qualsiansi, vengono diretti dai migliori
fra i maestri e le maestre; è un insegnamento mutuo.
E questa gente povera, spesso poverissima, nascosta
fra remote selve e paludi al giudizio e alla stima dei cit-
tadini e dei magistrati, si vede aperto inanzi un adito a
farsi benemerita e migliorar la sua sorte col suffragio e
colla gratitudine de' più poveri suoi compagni.
Questa è una via morale e pura di mettere in evi-
denza certa il merito e il demerito. Così non è necessa-
rio quel complicato sistema di vigilanza e di delazione
che pone a capo dell'insegnamento non solamente un
ministro colla numerosa sua secreteria, ma quattordici
consiglieri pagati, sette consiglieri gratuiti, quattro uf-
ficiali del consiglio, tre ispettori generali, un consultor
legale, e in ogni singola provincia due ispettori per le
scôle letterarie, un ispettore delle normali, un regio
proveditore, un consiglio stipendiato con un secretario,
tre classi d'ispettori delle scôle primarie, da moltipli-
carsi pel numero delle provincie, oltre ai rettori, diret-
tori e presidi delli stabilimenti scientifici. Quis custo-
diet ipsos custodes?
Fra i rami d'insegnamento vediamo negletta l'agri-
cultura, non solo per difetto d'istituti agrarj e poderi-
modelli; ma perché gli ingegneri, che nelle nostre pia-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 213

nure sono veramente gli ispettori e direttori della gran-


de agricultura irrigatoria, non ricevono nel loro corso di
studj nemmeno uno spruzzo di scienza agraria. La stes-
sa influenza ha in altre parti del nostro paese la classe
dei ragionieri; e quindi necessità d’espandere l’insegna-
mento agrario.
E l’agricultura è obliata anche nelle scuole in cui
si vogliono educare a sacro officio sociale i curati delle
nostre campagne, i quali, nelle glebe loro affidate dal
popolo, potrebbero dargli assiduo esemplare di dome-
stico progresso. Ma nello studio teologico si obliò ben
altro. Si obliò il primo dovere di chi si fa interprete
della parola: lo studio della lingua sacra. E qual valore
può aver mai un’interpretazione che teme di confron-
tarsi al suo testo? Fate insegnare a tutti i novizj anche
solo tre vocaboli di quella lingua. Dite che Adamo si-
gnifica uomo; che Caino significa possidente; che Abele
significa nullatenente; e avrete mostrato loro la Genesi
non nel misero concetto d’un triviale delitto privato,
ma nella sua nativa sublimiti d’un’istoria ideale del ge-
nere umano; il quale dalla fraternità ed eguaglianza
dell’ordine morale e divino trapassa all’usurpazione,
alla tirannide, alla strage. Tre vocaboli bastano a indi-
car tutto il senso del libro; i traduttori non li hanno
tradutti. Or senza questo ingenuo lume e questo irrefra-
gabile testimonio della lingua, che diventano mai le
vostre catedre d’istituzioni bibliche, di sacra scrittura,
d’istituzioni teologiche, di teologia speculativa, di teolo-
gia morale? Vaniloquio di ciechi intorno ai colori;
scienza senz’occhi, che prepara una morale senza prin-
cipj e un sacerdozio senza patria. Perciocché la Scrit-
tura non era solo il testo d’una religione; era il patto
sociale d’un popolo; era la sua insegna tutelare, custo-
dita gelosamente nell’arca dell’unico suo sacrario; era
come il palladio dei Frigj, come l’ancile di Roma; era
come I’orifiamma della Francia antica, come il tricolore
214 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

di Francia e d'Italia. Ma questo amor di sangue e di


patria, che pervade tutte le pagine del Sepher, svanisce
e si annienta nel marame delle superfetazioni scolasti-
che e delle falsificazioni curiali. E noi condannati a vi-
vere appiè delle fortezze che i nostri padri in un giorno
d'insania hanno date al nemico, lasceremo che, all'om-
bra anco delle nuove leggi, una setta secolui congiurata
s'affatichi impunemente a farci, in quanto può, d'ogni
novello sacerdote un nemico della patria? a toglierci
nella coscienza del prete la coscienza del popolo? a far-
gli cader di mano le armi nell'ora del cimento mor-
tale? No; noi dobbiamo prendere in pugno il libro, e
porlo in faccia a chi lo teme e lo fugge. - « Tollite
librum istum et ponite eum in latere arcae foederis ....
Congregate ad me omnes majores natu per tribus ve-
stras atque doctores; et loquar, audientibus eis, ser-
mones istos; et invocabo contru eos coelum et terram! »
Della religione, della milizia, dell'agricoltura ab-
biam fatto cenno. Un cenno dell'industria.
Le grandi idee della chimica e della mecanica de-
vono accommunarsi anche alle classi che non vivono
di fatica né di traffico, perché son esse che coi capi-
tali, colle amministrazioni, colle magistrature e coll'opi-
nione reggono le industrie. I1 professore di fisica, anche
con lunga lezione quotidiana, appena può digrossare
tutte le grandi parti della sua scienza. Diminuite piut-
tosto il numero de' licei; ma fateli meno incompleti.
I farmacisti che devono spargersi a centinaja su
tutta la superficie del paese, nell'inerzia in cui vivono
rivendendo in piccole dosi i medicinali fabricati in mas-
sa nelle grandi farmacie, potrebbero istituire piccoli
rami d'industria, giovandosi nelIe più remote valli an-
che dei minerali vicini, dei combustibili meno cari e
delle acque motrici. Per attivar queste forze dormenti
basterebbe prolungar di poco nell'università i loro stu-
dj, nutrendoli con quelle specialità di chimica industria-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 215

le e di tecnologia che, giusta le varie provincie, alcune


come l'isola di Sardegna tanto favorite da natura e tan-
to trasandate dall'uomo, fossero opportune .Quelle nuo-
ve industrie che dirette con buon lume di scienza venis-
sero prosperando, potrebbero espandersi poscia nei cir-
condarj. Bisogna ben pensare ad accrescere la produzio-
ne, dacché l'aumento rapido e illimitato del debito pub-
blico accresce in modo rapido e illimitato le imposte.
Noi non vogliamo rimproverare chi non fece; ma
vogliamo fare quanto è in noi perché si faccia. È que-
sto il proposito primo della nostra impresa. Ne abbiamo
data prova; e sia lecito giustificarci.
Nel 1842, dopo aver delineato in lungo scritto po-
polare i progressi della chimica, abbiam conchiuso di-
mandando perché l'Italia, che aveva dato tanti bei nomi
alla fisica, non avesse nella chimica un nome illustre?
- «A questa inesplicabile lacuna della nostra gloria
intellettuale, noi dicevamo, devono intendere i loro
sforzi le academie e le adunanze degli studiosi; devono
dare alla chimica qualche straordinario impulso, tra-
piantarla in tutte le città dell'ltalia, coltivarla, favorirla.
E la gioventù che sta per avviarsi a un'ignobile vita di
ricchezze, d'ozio, di nullità, volga a questi studj una
piccola parte del suo tempo perduto e della sua sciu-
pata opulenza. Fondi una ricompensa agii studiosi; si
colleghi ad aprire un laboratorio; convenga a vedere le
operazioni degli esperti, che fra noi si affaticano soli-
tarj e non corrisposti ». (Politecnico, vol. V, pag. 146.)
Le nostre parole non furono sparse in terra ingrata.
La Camera di Commercio di Milano, e l'affigliata So-
cietà d'Arti e Mestieri, e più di tutti il generoso amico
Enrico Mylius, accolsero il nostro voto. Il nostro opero-
so collaboratore Antonio Kramer fu chiamato a dare
per tre sere d'ogni settimana un publico insegnamento
di chimica con una larghezza d'apparati che restò senza
esempio, allora e poi, presso tutti i governi d'Italia. I
216 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

cittadini, a guisa di frutti maturi che la più lieve


i scossa distacca dal ramo, accorsero a udirlo a centinaja.
Non bastava al nostro pensiero. La lezione publica
non era ancora il laboratorio! Dando l’annuncio del
corso aperto da Kramer, abbiamo soggiunto: - « Per-
ché possa egli fra pochi anni vedersi intorno uno stuolo
di validi operatori, che propaghino poi fra la moltitu-
dine degli industrianti l’inestimabile beneficio, non ba-
sta la teatrale attenzione di numerosi spettatori .... Se
con la lettura dei libri e la vista delle più mirabili ope-
razioni si può intendere la chimica, solo nelle perseve-
ranti fatiche del laboratorio si può veramente impararla.
Quindi piuttosto che alle centinaja degli uditori, noi vol-
giamo le nostre migliori speranze agli otto o dieci for-
tunati che dalla nostra città e dalle vicine si destinas-
sero a fare nel laboratorio del nostro amico quell’efficace
apprendimento che si richiede a rappresentare una
scienza viva, nella quale pas quasi straniero e profano
chi non ha fatto scoperte. A questo voglia pensare chi
primeggia sul nostro commercio e sul commercio di
quelle altre città che hanno più interessi d‘industria e
sopratutto di miniere, per deputarvi giovani che col-
l’ingegno e colle preparatorie cognizioni possano degna-
mente rappresentarle ». (Politecnico, vol. VI, p. 316.)
Sia lode ai nostri cittadini; anche questo voto fu to-
sto adempiuto. Restarono pur sempre le tre sere alIe le-
zioni popolari; e il mattino di ciascun giorno fu consa-
crato da Kramer all’insegnamento manuale del labora-
torio. La società provide a quattro allievi; altri furono
ammessi a condizione di compensare con quattrocento
lire annue il consumo di reagenti, combustibile e arne-
si. E l’Italia ebbe finalmente, più che una scôla di chi-
mica, una scôla di chimici. Uno di essi, che vi si arrolò
dopo aver già compiuto gli studj matematici, è quel
Brugnatelli che ora si fece innanzi a rappresentare in
Pavia la terza generazione d’una famiglia che ha la
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE. 217

più nobile delle eredità, l'eredità della scienza. Ma de-


vono dunque le Camere di Commercio e le società pri-
vate fornire i professori di alte scienze alle vostre uni-
versità?
Immedesimandosi poi allora semprepiù quell'istitu-
zione colla tendenza del Politecnico, si aggiunse al la-
boratorio un Museo chimico, che il buon Alessandro de
Humboldt, promettendo a Kramer nel 1847 di contri-
buirvi, disse di voler imitare nel suo paese. Si aggiunse
una raccolta di disegni e di modelli articolati; e un
operaio fu incaricato di riprodurli ad uso degli indu-
strianti. Si fece dall'altro nostro collaboratore Giulio
Curioni la raccolta delle calci idrauliche indigene; e si
era già ordinato un forno per esperimentarne la prepa-
razione, a sussidio del nostro sistema irrigatorio. S'insti-
tuì il corso di fisica industriale del nostro collaboratore
Luigi Magrini; il corso di geometria per gli operai; la
scola di setificio del Piazza torinese; la scola dei condut-
tori di locomotive dell'ingegnere Bermani; istituzioni,
che in parte desolate dal turbine che ci ravvolse, in
parte pur modificate o accresciute, stanno ancora a te-
stimonianza di ciò che si può fare, anche con precarie
forze private e a fronte di mille ostacoli, quando non si
comanda, ma si vuole.
Dato un rapido sguardo alla nuova legge, non ci
parve nemmen ravvisarvi alcuna delle molte proposte
che, pochi giorni prima dell'eruzione del 1848, furono
fatte da una commissione dell'Istituto di Scienze, della
quale fecero parte Pompeo Litta, Gabrio Piola, France-
sco Rossi, Francesco Restelii, relatore Cattaneo, e che
prima di dar opera al suo lavoro raccolse da colleghi e
amici quaranta rapporti speciali. Già in quel progetto di
riforma, benché redatto non senza pericolo, si toccò
pure della riforma degli studj ecclesiastici, degli istituti
agrarj, d'un sistema di promozione nelle condotte me-
diche; e d'una scola politecnica civile e militare. Essa
218 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

doveva costituirsi in Milano coi fondi adulatoriamente


!
prodigati dai nostri maggiorenti nel 1838, per onorare
l'incoronazione d'un imperatore imbecille con un colle-
gio di guardie nobili in Vienna, il quale costava al re-
gno quanto le due università di Padova, e di Pavia!
Noi considerando la nuova legge come un mero ri-
piego provisorio, ci riserviamo a trattar più a lungo di
questo argomento quando li elettori avranno commesso
ai loro deputati di riporvi mano. Allora potrà venire
accolto come benevolo suggerimento ciò che ora po-
trebbe esser detto nulla più che un vanitoso e turbolen-
to rimprovero.
Nel primo risurgimento dell'Italia le nostre uni-
versità si reggevano da sé. Chi aveva più interesse di
loro a chiamare nel loro seno la gioventù? Qual sine-
drio di ministri, consiglieri, consultori, ispettori, subi-
spettori e proveditori comandava di congregarsi da tut-
ta l'Europa a Bologna quindici mila studenti? Noi desi-
deriamo istituzioni scientifiche, non tagliate sul letto
unitario di Procuste, ma confidate alla libera e sponta-
nea emulazione delle istituzioni stesse e dei popoli, i
quali, nel satisfare ai loro interessi e al loro genio, ver-
ranno a costituire col complesso delle specialitá e va-
rietá degli studj da loro favoriti, ciò che la scienza na-
scente volle adombrare col nome d'Università.
La nostra università deve comprendere tutte le no-
stre libere istituzioni; essa debb'essere il pensiero della
nazione; essa debb'essere sopratutto militare, perché la
milizia debb'essere, e veramente è, il primo fra tutti i
pensieri della nazione!
Le armi possono venir date e tolte; ma l'insegna-
mento militare dura finché dura l'uomo.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 219

Giugno 1860

Decrescenza del Pesce


nei laghi della Provincia di Corno;
misure governative per studiarne i rimedii*
Il Governatore della Provincia di Corno, ha fermata
la sua attenzione su di un fatto, le cui conseguenze
. economiche e sanitarie possono riuscire abbastanza
gravi nel volgere di pochi anni a numerose popolazio-
ni. Nei nostri laghi, già prodigiosamente pescosi, il
pesce va scemando. Indagare le cause di questo fatto
e studiarne i rimedi è provido intendimento, nel qua-
le la scienza può rendere non lievi servigi all'ammi-
nistrazione.
In vista di ciò il Governatore ha preso il seguente
provedimento.

« Essendo universalmente sentita e vivamente lamen-


tata la decrescenza del pesce nei laghi di questa Provincia
e segnatamente in quello che si nomina dal Capo luogo
di essa che pure ebbe fama di ricchissimo in pescagione,
il Governatore sottoscritto si occupò già da tempo a pro-
curarsi notizie delle cagioni di questo tatto per procedere
poi a cercarne i rimedi. Dalle indagini fatte direttamente
e dalle informazioni avute per mezzo di persone pratiche
dei luoghi e specialmente istruite nell'argomento, egli ha
potuto rilevare che la decrescenza del pesce proviene, forse
unicamente, ma senza dubbio principalmente, dagli abusi
che si sono introdotti nell'esercizio della pescagione la
quale si fa senza modo di stromenti c senza regola di tempi,
talché le specie malgrado la maravigliosa fecondità vanno
gradatamente diminuendo.
Si sono fatte ricerche sul diritto di pesca e si 6 trovato
che in alcuni punti dei nostri laghi questo diritto fu dato

* Pubblicato anonimo in POL., 1860, VIII, pp. 634-637.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 219

Giugno 1860

Decrescenza del Pesce


nei laghi della Provincia di Corno;
misure governative per studiarne i rimedii*
Il Governatore della Provincia di Corno, ha fermata
la sua attenzione su di un fatto, le cui conseguenze
. economiche e sanitarie possono riuscire abbastanza
gravi nel volgere di pochi anni a numerose popolazio-
ni. Nei nostri laghi, già prodigiosamente pescosi, il
pesce va scemando. Indagare le cause di questo fatto
e studiarne i rimedi è provido intendimento, nel qua-
le la scienza può rendere non lievi servigi all'ammi-
nistrazione.
In vista di ciò il Governatore ha preso il seguente
provedimento.

« Essendo universalmente sentita e vivamente lamen-


tata la decrescenza del pesce nei laghi di questa Provincia
e segnatamente in quello che si nomina dal Capo luogo
di essa che pure ebbe fama di ricchissimo in pescagione,
il Governatore sottoscritto si occupò già da tempo a pro-
curarsi notizie delle cagioni di questo tatto per procedere
poi a cercarne i rimedi. Dalle indagini fatte direttamente
e dalle informazioni avute per mezzo di persone pratiche
dei luoghi e specialmente istruite nell'argomento, egli ha
potuto rilevare che la decrescenza del pesce proviene, forse
unicamente, ma senza dubbio principalmente, dagli abusi
che si sono introdotti nell'esercizio della pescagione la
quale si fa senza modo di stromenti c senza regola di tempi,
talché le specie malgrado la maravigliosa fecondità vanno
gradatamente diminuendo.
Si sono fatte ricerche sul diritto di pesca e si 6 trovato
che in alcuni punti dei nostri laghi questo diritto fu dato

* Pubblicato anonimo in POL., 1860, VIII, pp. 634-637.


220 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

per apposite concessioni a famiglie, a Comuni, a Corpi Mo.


rali, che in altre fu usucapìto legalmente per l’uso diuturno,
o forse usurpato; ma che in generale i Governi seguendo
i principii dell’equità naturale ed anteponendoli al dettato
dello stretto jus pubblico interno lasciarono l’esercizio della
pescagione alla industria privata ed a profitto di povere
popolazioni che dalla agricoltura non ritrarrebbero suffi-
cienti mezzi di sussistenza.
Leggi moderne a regolarlo non esistono; le antiche poi
caddero, di fatto in disuso, e in disuso non solo, ma in
tale dimenticanza, che non fu lieve cura trovare di alcune
pochissime il testo, di altre la sola data.
Si aggiunga che il Governo Ticinese con legge del
13 giugno 1849 ha posto regole e restrizioni alla pesca nei
laghi e nei fiumi della sua dizione, e che questa legge non
solo si estende anche ai laghi Verbano e Ceresio per la
parte che appartiene alla Svizzera, ma ivi effettivamente
si eseguisce. E quindi naturale il supporre che gli abusi
introdotti nei paraggi appartenenti al Governo Sardo siansi
aumentati e si vadano continuamente aumentando, per la
comodità che hanno gli Svizzeri di portarsi con pochi colpi
di remo dove possono impunemente contravvenire alla legge
del loro Stato.
In questo stato di cose la prima idea che si presenta al-
l’Amministratore sarebbe di richiamare puramente e sem-
plicemente in vigore quegli ordini che mai non furono
aboliti. Ma a questo partito si oppongono dall’un lato i
diuturni possessi colle loro conseguenze di diritto di equità
e di convenienza, dall’altro i principii della libertà indu.
striale e commerciale che dalla scienza sono passati omai
nel dominio della legge e della pubblica opinione. Un
minuto esame di quelle gride dei due secoli precedenti,
che uscivano dalla Cancelleria del Vicariato di provvisione
di Milano, o dalla cella dell’Abate di sant’Ambrogio, colle
idee economiche prevalenti al tempo della dominazione
spagnuola e poco dopo cessata quella, prima che i Verri
e i Beccaria sorgessero a combatterle, condurrebbe (si può
dirlo innanzi tratto) a dichiarare impossibile l’attuazione
di parecchi ordini ivi contenuti ed affatto sconveniente
quella di più altri.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 221
Ma l'esistenza di leggi regolatrici della stessa in un
paese, come è la Svizzera, nei quale la libertà del com-
mercio e dell'industria è largamente applicata, è argomento
che leggi simili possono essere attuate anche presso di
noi senza ledere i principj di libertà civile ed economica
che noi professiamo.
Certi vincoli poi nei quali i nostri padri per mancanza
di meglio riponevano il segreto della buona legislazione
amministrativa ora sono dimostrati od eccessivi O contrarj
allo scopo, e la scienza moderna vi sostituisce trovati pei
quali si dà nuova materia alla attività umana o se ne
moltiplicano gli effetti.
Cotale è la Piscicultura che già con felice successo si
praticò da qualche anno in Francia, in Isvezia ed in Inghil-
terra, ed anche sui laghi di Avigliana nel nostro regno.
I1 Governatore sottoscritto non si è dissimulato quale spazio
divida nelle cose umane il progetto dall'attuazione, Ma
l'utilità che verrebbe dalla propagazione artificiale del pesce
si manifesta per sé tale, che torna conveniente studiarne
la possibilità, il modo ed i mezzi, quandanche non sia
lontano da noi ogni timore che dopo lo studio ci si presenti
difficile assai. L'intento di questa cura sarebbe di asso-
ciare il nuovo trovato a quelle poche e moderate restri-
zioni della libertà dell'industria che non si potessero evi-
tare e di sostituirla a quelle altre che i progressi della
scienza economica più non ammettono.
Se non che gli è questo uno studio complesso che
comprende I'esame critico delle vecchie disposizioni e l'in-
dicazione di nuove massime direttrici le quali dovrebbero
avere il carattere quali di legge, quali di semplice rego-
lamento e che diverrebbe complesso più ancora nell'even-
tuale aggiunta delle indagini per l'applicazione del nuovo
trovato sopraddetto. Per la qual cosa vi si richieggono co-
gnizioni svariate e notizie locali, né deve assumerla solo
chi rappresenta l’Autorità del Governo; ma debbono con-
corrervi, anzi avervi la parte principale le intelligenze
e gli interessi del paese.
Per queste considerazioni il Governatore sottoscritto è
venuto nella determinazione di affidare il duplice compito
sovraindicato ad unii speciale Commissione, agli studi della
222 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

quale ama di associarsi personalmente, dandole pure commu-


nicazione dei risultati delle ricerche fatte sinora; ed ha
perciò formolato il seguente Decreto.
Il Governatore della Provincia di Como
Considerando essere universalmente sentita, e vivamente
lamentata la decrescenza del pesce nei 19 laghi di questa
Provincia, e specialmente in quello che si nomina dal
Capoluogo di essa, e che ebbe già fama di ricchissimo in
pescagione;
Considerando l'importanza della pesca nel ben essere
materiale di una parte notevole della popolazione di più
comuni di questa Provincia per la quale costituisce l'unico
ed il principale mezzo di sussistenza;
Considerando essere scarse, antiche e cadute in dissue-
tudine le norme che regolavano il modo, il tempo e gli
stromenti della pescagione, talché a volerle richiamare
puramente e semplicemente in vigore per atti amministra-
tivi, o le si troverebbero inapplicabili in qualche parte per
mancanza di armonia colle leggi, coi regolamenti, colle
istituzioni attuali, o riuscirebbero insufficienti al bisogno,
ovvero porterebbero troppo grave perturbazione negli inte-
ressi di possessori di buona fede ed incontrerebbero per
parte loro degli ostacoli forse illegittimi in diritto, ma degni
di riguardo sotto l'aspetto dell'equità;
Considerando che a voler invocare dal Governo del
Re la proposta e dal Parlamento la pronunciazione di una
legge e dal Consiglio Provinciale la formazione di un Re-
golamento locale ed a voler anche cercare se sia possi-
bile l'attuazione della piscicoltura, si esige uno studio ed
un lavoro preparatorio che vuole cognizioni varie e dispa-
rate, cioè quella delle leggi antiche, dei diritti acquisiti,
dei possessi di fatto, delle condizioni speciali di questa pro-
vincia e di questi laghi non solo, ma delle particolari che
distinguono lago da lago e spiaggia da spiaggia, delle abi-
tudini, dei costumi e dei pregiudizii financo dei pescatori:
DECRETA
I. È istituita una Commissione allo scopo di stu-
diare l'argomento sotto tutti gli aspetti, la quale sarà pre-
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 223
sieduta dal Governatore e composta dei signori Monti cav.
prof. Maurizio arciprete della Parrocchia suburbana di
Sant’Agostino, Stoppani ing. Antonio da Menaggio, Casella
dottor fisico Giuseppe da Laglio, Venini avv. Giacomo da
Varenna, Castiglioni Giosuè professore di Storia Naturale
nel Liceo di Como, Passalacqua Lucini conte Alessandro da
Moltrasio, Felolo Eugenio capitano de’ Piroscafi sul lago
di Como, Ambrosoli can. Ambrogio da Lenno, Sarti conte
dottor Luigi consigliere di Governo in Como.
La Commissione eleggerà nel proprio seno un Vice Pre-
sidente e un Segretario e potrà aggiungersi altri membri
scelti fra gli abitanti delle sponde dei laghi principali della
provincia.
II. La Commissione si occuperà:
A. Di esaminare le leggi antiche sulla pesca e di indi.
care quelle che possono essere richiamate in vigore o modi-
ficate, o abbandonate, formulando a conclusione del suo
lavoro un progetto di legge che sarà rassegnato al Governo
del Re con preghiera di presentarlo alla Camera.
B. Di studiare le disposizioni locali che non potendo
essere materia di legge generale entrassero però nella sfera
delle attribuzioni del Consiglio Provinciale e da sotto-
porglisi nella sessione ordinaria del venturo settembre,
C. Di vedere se sia possibile ed utile I’attivazione della
piscicoltura e dove e come.
III. L’Archivio del Governo è posto a disposizione
della Commissione per quelle ricerche che stimasse di farvi,?
e tutti gli Ufficii dal Governo dipendenti saranno all’uopo
richiesti di notizia e di opera sopra domanda della Com-
missione e per mezzo di provvidenze governative.
Como, 25 Giugno 1860.

IL GOVERNATORE
LORENZO
VALERIO
224 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
Giugno 1860
Adunanza dei naturalisti in Lugano *
Nei giorni 11, 12 e 13 di settembre la quarantesima
sesta adunanza della Società Elvetica delle Scienze
Naturali si terrà in Lugano, ch'ebbe già questo onore
nel 1833.
Questa società, che publicò già quindici volumi di
Atti, annovera quasi un migliajo di membri, fra i
quali sono Agassiz, De la Rive, Plantamour, Merian,
Schönbein, Studer, moltissimi altri Svizzeri, molti In-
glesi, Francesi, Americani e parecchi dei nostri.
I1 luogo del convegno, oltre la rara bellezza del
lago e dei monti e i preziosi monumenti d'arte, è uno
dei piû interessanti pel naturalista. Perocché, in breve
spazio, e quasi in orto botanico, dalle rive del lago
alle vette del monte Generoso, la flora del Mediter-
raneo si congiunge in bell'ordine colla flora alpina, la
vegetazione dell'olivo e dell'agave con quella del ro-
dodendro. E parimenti in breve spazio, si trovano rav-
vicinati molti terreni che altrove stanno separati da
grandi distanze, come le formazioni dell'Alpi e quelle
del Jura, le emersioni porfiriche e i depositi suba-
pennini.
I naturalisti italiani possono considerare questa
adunanza tenuta appiè delle Alpi come la prima ri-
presa dei loro Congressi, interrotti da un tempestoso
intervallo di dodici anni. Essi potrebbero darvisi con-
vegno e prendervi i primi concerti per ravvivare le
nostre nazionali adunanze scientifiche.
Intanto sopra una terra neutrale e fraterna, dove
le tre gloriose nazioni, altrove troppo sovente nemi-

* Pubblicato anonimo in POL., 1860, VIII, pp. 638-639.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 225

che, vivono pacifiche in seno a un'armigera e vigile


libertà, essi si troveranno come in casa propria, perché
italiana e libera.
Quei naturalisti italiani che volessero presentarsi
all'adunanza con qualche loro scritto, potranno, in-
serendolo in questa nostra raccolta, averne quel nu-
mero di copie separate che brameranno.
Soggiungiamo la lettera d'invito.

Onorevolissimo Signore!
Lugano, 4 giugno 1860

Nella riunione di agosto 1858 a Berna, la Società


Svizzera delle scienze naturali ha risolto di tenere la
sua prima successiva radunanza a LUGANO. Questa,
che doveva seguire nello scorso 1859, fu sospesa per
causa del commovimento che ferveva a noi vicino.
Ora abbiamo Sonore di annunciarvi che sono fis-
sati i giorni 11, 12 e 13 settembre 1860 per la pros-
sima riunione, alla quale fratellevolmente vi invitiamo.
Lugano non può levar vanto di istituzioni scien-
tifiche o industriali, né da un simile riguardo fu cer-
tamente mossa l'Assemblea de' Naturalisti svizzeri a
scegliere questa città per luogo di convegno. Ma Lu-
gano offre, a chi ha interesse per gli studii e senti-
mento per le opere della Natura, una delle più interes-
santi contrade della Svizzera. Per questa circostanza
e per la cordialità che vi attende, speriamo vi giun-
gerà non discaro il nostro invito.
Quando questo invito sia da voi accettato, voglia-
te compiacervi di darcene avviso prima della fine di
agosto, annunciandoci anche se avete intenzione di
presentare qualche lavoro, sia nelle sedute generali,
sia in quelle delle sezioni.
AI vostro arrivo in Lugano -
che noi ci aspettia-
mo per la sera del 10 settembre, - vi preghiamo di

15. . CATTANEO. Scritti politici. I.


226 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

presentarvi a questo Palazzo Civico, dove riceverete


un biglietto d‘alloggio e quelle altre informazioni che
potessero bisognare.
Accogliete, carissimo Socio, il nostro fratellevole
saluto.
IL PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ
L. LAVIZZARI
Dottore in Scienze Naturali

IL SEGRETARIO
C . CURTI

Luglio 1860

L’Europa ricongiunta all’America


col filo telegrafico *
Come se da ogni prova fallita, il genio delle gran-
di imprese escisse ritemprato a nuovi cimenti, si sta
pensando ancora ad una linea telegrafica, che ravvi-
cini e quasi confonda in un amplesso l’antico mondo
ed il nuovo.
La ditta Groscey e compagni depositò ultimamente
presso il governo danese 20,000 sterline, richieste a gua-
rentigia per la concessione di un telegrafo transatlan-
tico.
I1 filo moverà dalla Svezia e per la Danimarca si
dirigerà alle isole Faroce, all’lrlanda, alla Groenlanda,
al Labrador per rannodarsi al Canadà e agli Stati Uniti.

* Pubblicato anonimo in POL., 1860, IX, p. 117,


226 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

presentarvi a questo Palazzo Civico, dove riceverete


un biglietto d‘alloggio e quelle altre informazioni che
potessero bisognare.
Accogliete, carissimo Socio, il nostro fratellevole
saluto.
IL PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ
L. LAVIZZARI
Dottore in Scienze Naturali

IL SEGRETARIO
C . CURTI

Luglio 1860

L’Europa ricongiunta all’America


col filo telegrafico *
Come se da ogni prova fallita, il genio delle gran-
di imprese escisse ritemprato a nuovi cimenti, si sta
pensando ancora ad una linea telegrafica, che ravvi-
cini e quasi confonda in un amplesso l’antico mondo
ed il nuovo.
La ditta Groscey e compagni depositò ultimamente
presso il governo danese 20,000 sterline, richieste a gua-
rentigia per la concessione di un telegrafo transatlan-
tico.
I1 filo moverà dalla Svezia e per la Danimarca si
dirigerà alle isole Faroce, all’lrlanda, alla Groenlanda,
al Labrador per rannodarsi al Canadà e agli Stati Uniti.

* Pubblicato anonimo in POL., 1860, IX, p. 117,


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 227

Luglio 1860

Miniera di piombo e argento a Brusinpiano* *


A Brusinpiano, distretto d‘Arcisate, presso I’emissa-
rio del lago di Lugano si scoperse nel 1858, al con-
tatto d‘una eruzione porfirica col granito e col calcare
jurassico, un filone ricco di piombo argentifero, di note-
vole potenza e ben contornato; l’escavazione venne isti-
tuita per cura d’un ingegnere minerario inglese, con
procedimento assai regolare e con molto favorevoli
auspicii, da una società che si è a tal uopo stabilita, e
che ha publicato le prime risultanze delle sue opera-
zioni.
Siccome le medesime circostanze geologiche si ripe-
tono in altri luoghi lungo la zona dei nostri laghi, il
buon andamento di quest’impresa acquista anche un in-
teresse generale.

Luglio 1800
Le nuove miniere di Washoe e di Mono-Lake **
La valle di Washoe giace al piede del versante nord-
est delle montagne Petrose (Rochy) ed è compresa nel
territorio che provisoriamente è designato col nome di
Carson. Facile è l’accesso alla valle per chi vi arriva
dalla California nella stagione estiva; ma le nevi in-
vernali ingombrano i passi da ottobre fin verso il
maggio. Pochi minatori, che abbandonavano i placers
della California, furono i primi a mettere le mani sul

* Pubblicato anonimo in POL., 1860, IX. pp. 117-118.


** Publicato anonimo i n POL., 1860, IX, pp. 118-119).
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 227

Luglio 1860

Miniera di piombo e argento a Brusinpiano* *


A Brusinpiano, distretto d‘Arcisate, presso I’emissa-
rio del lago di Lugano si scoperse nel 1858, al con-
tatto d‘una eruzione porfirica col granito e col calcare
jurassico, un filone ricco di piombo argentifero, di note-
vole potenza e ben contornato; l’escavazione venne isti-
tuita per cura d’un ingegnere minerario inglese, con
procedimento assai regolare e con molto favorevoli
auspicii, da una società che si è a tal uopo stabilita, e
che ha publicato le prime risultanze delle sue opera-
zioni.
Siccome le medesime circostanze geologiche si ripe-
tono in altri luoghi lungo la zona dei nostri laghi, il
buon andamento di quest’impresa acquista anche un in-
teresse generale.

Luglio 1800
Le nuove miniere di Washoe e di Mono-Lake **
La valle di Washoe giace al piede del versante nord-
est delle montagne Petrose (Rochy) ed è compresa nel
territorio che provisoriamente è designato col nome di
Carson. Facile è l’accesso alla valle per chi vi arriva
dalla California nella stagione estiva; ma le nevi in-
vernali ingombrano i passi da ottobre fin verso il
maggio. Pochi minatori, che abbandonavano i placers
della California, furono i primi a mettere le mani sul

* Pubblicato anonimo in POL., 1860, IX. pp. 117-118.


** Publicato anonimo i n POL., 1860, IX, pp. 118-119).
228 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

nuovo minerale, che era un conglomerato d’oro, d’ar-


gento, di piombo e di rame. Un primo assaggio die-
de grandi speranze, che incoraggiarono a nuove e più
serie ricerche, frutto delle quali fu la scoperta di tre
filoni paralleli, due dei quali pontenevano più ar-
gento che oro, il terzo più oro che argento.
Questo avveniva in sul cadere dello scorso anno;
i buoni risultamenti ottenuti in quella prima campa-
gna, determinarono una vasta emigrazione di minato-
ri, che dalla California s’avviavano a Washoe. Disse
bene l’Economist, che le miniere di metalli preziosi,
sono come il magnete; attirano nuove popolazioni ver-
so luoghi deserti, i quali, senza quella valida attra-
zione, sarebbero rimasi per gran tempo silenziosi. I
risultati che fin ora si conoscono della campagna di
quest’anno, danno tre parti d‘argento per una parte
d’oro.
AI sud delle miniere di Washoe, e sempre sul ver-
sante nord-est delle montagne Petrose, vicino ad un
lago conosciuto sotto il nome di Mono-Lake, s’è tro-
vata una ragguardevole quantità d’oro: vi sono placers
molto estesi, e vi si arriva facilmente dai distretti ca-
liforniani di Tuolumne, di Mariposa e di Calaveras. La
California approfitterà sommamente di queste scoperte,
poiché da lei partiranno tutte le merci necessarie a quel-
le nuove popolazioni; e S. Francisco diverrà un empo-
rio commerciale sempre più vasto.
Intanto, il fatto capitale per l’economista sta nella
scoperta di queste grandi quantità d’argento, le quali
avranno due effetti: l’uno di ricondurre l’equilibrio fra
il valore dell’oro e quello dell’argento; l’altro di togliere
a quegli economisti che s’appoggiavano sopra una sup-
posta inalterabilità del valore dell’argento, per dar la
preferenza all’argento come tipo monetario, l’unico ar-
gomento a cui potevano appigliarsi.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 229

Luglio 1860

Fatti che potrebbero servire


per una storia naturale comparata
degli animali politici. Prepotenza del più forte.
La schiavitù tra le specie delle formiche*

Come nella specie umana la razza bianca ha fatto


schiava la razza negra, evvi il fatto anche tra le razze
delle formiche, che una razza più forte ha assoggettata
l’inferiore. È la razza delle formiche fosche (Formica
fusca) che viene assalita dalla specie delle formiche san-
guigne (Formica sanguinea) non per ucciderla, ma sì
per trarla prigioniera e farla servire al proprio comodo.
Le formiche schiave sono della grandezza della me-
tà delle padrone, così che la disparità tra le une e le
altre è rimarchevole.
Queste formiche fosche sono ridutte quasi tutte a
schiavitù; esistono per altro comunità indipendenti; ed
è dato talora di assistere ad alcuna di quelle epoche fa-
tali in cui alcuno di quegli staterelli perde la sua indi-
pendenza. Allora le formiche sanguigne, che vanno a
caccia, assalgono quei casali; e le altre con forze coordi-
nate si attaccano alle gambe delle assalitrici e difen-
dono la loro libertà. Nelle abitazioni delle formiche san-
guigne, l’occupazione delle formiche schiave si è di la-
vorare insieme con quelle della specie dominatrice a
fare il nido; esse solo chiudono ed aprono le porte alla
sera ed alla mattina; ma l’occupazione principale si è
di andare a caccia di afidi.
La formica sanguigna ha poche schiave, e nel primo

* Pubblicato anonimo in POL., 1860, IX, pp. 119-120.

i
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 229

Luglio 1860

Fatti che potrebbero servire


per una storia naturale comparata
degli animali politici. Prepotenza del più forte.
La schiavitù tra le specie delle formiche*

Come nella specie umana la razza bianca ha fatto


schiava la razza negra, evvi il fatto anche tra le razze
delle formiche, che una razza più forte ha assoggettata
l’inferiore. È la razza delle formiche fosche (Formica
fusca) che viene assalita dalla specie delle formiche san-
guigne (Formica sanguinea) non per ucciderla, ma sì
per trarla prigioniera e farla servire al proprio comodo.
Le formiche schiave sono della grandezza della me-
tà delle padrone, così che la disparità tra le une e le
altre è rimarchevole.
Queste formiche fosche sono ridutte quasi tutte a
schiavitù; esistono per altro comunità indipendenti; ed
è dato talora di assistere ad alcuna di quelle epoche fa-
tali in cui alcuno di quegli staterelli perde la sua indi-
pendenza. Allora le formiche sanguigne, che vanno a
caccia, assalgono quei casali; e le altre con forze coordi-
nate si attaccano alle gambe delle assalitrici e difen-
dono la loro libertà. Nelle abitazioni delle formiche san-
guigne, l’occupazione delle formiche schiave si è di la-
vorare insieme con quelle della specie dominatrice a
fare il nido; esse solo chiudono ed aprono le porte alla
sera ed alla mattina; ma l’occupazione principale si è
di andare a caccia di afidi.
La formica sanguigna ha poche schiave, e nel primo

* Pubblicato anonimo in POL., 1860, IX, pp. 119-120.

i
230 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

tempo dell'estate pochissime. Le formiche signore de-


terminano quando e dove si deve piantare il nido; e
quando migrano, le padrone portano le schiave. Nella
Svizzera e nell'Inghilterra le, formiche schiave sembrano
avere la cura esclusiva delle larve; e le padrone sole
fanno le spedizioni alla caccia di schiavi. Nella Svizzera
le schiave e le padrone lavorano insieme, facendo e
portando materiali pel nido. Sì le une che le altre, ma
specialmente le schiave, tengono la custodia; e mun-
gono, per così dire i loro afidi; e sì le une che le altre
raccolgono cibo per la communità. In Inghilterra le
sole padrone per lo più lasciano il nido per raccoglie-
re materiali da fabrica, e cibo per loro stesse, per le
schiave e per le larve.
I1 comodo di farsi servire giunge a rendere gli orga-
ni inerti ed a spegnere col disuso la capacità di adope-
rarli. Di mano in mano cessando di generazione in ge-
nerazione l'esercizio, gli ultimi nepoti arrivano alla pol-
troneria, come i Rois fainéants. In questa condizione
trovasi la specie della Formica rufescens, che ha una
quantità di formiche schiave. Essa è ridotta a dipendere
assolutamente da queste. Non sa fabricare il suo nido,
non sa determinare le proprie emigrazioni, non sa rac-
cogliere cibo né per sé, né pe' suoi piccoli, né sa nutrire
sé stessa. Sarebbe curioso che, come la nostra genera-
zione assiste all'atto in cui quella razza infelice ha per-
duto la propria indipendenza, qualche età dei nostri po-
steri si trovasse all'epoca di rivoluzione, che ripetesse
cioè quello che avviene tante volte nella storia delle so-
cietà umane; si vedesse una Liberia delle formiche;
ed altre facessero come i maggiordomi di palazzo col
mettere in quiescenza i rois fainéants.
(Veggansi le investigazioni di Audubon in proposito,
riferite nei M . S. Scleider Studien, Leipzig 1855, e poi
Charles Darwin: O n the origin of species etc.).
, . .. . .. .

I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 231

Settembre 1860

Sull’esaurimento del terreno coltivato


in Inghilterra *
Porre una questione vuol dire il più delle volte far-
ne nascere un’altra. È già qualche anno che gravi la-
menti sursero in Inghilterra intorno all’uso improvido
ed insalubre di condurre i prodotti dei pozzi neri nel-
le acque correnti. Doveva nascere, e naque infatti, una
prima questione d’igiene intorno al modo di togliere
quel fornite continuo d’insalubrità. La questione, che
presenta già qualche difficoltà quando si tratta di cit-
tà di media grandezza, si fu ardua assai allorché le cit-
tà, a cui si deve pensare, sono Parigi o Londra. Ma da
questa prima questione ne nasce subito un’altra, e di
grande momento: che avverrà, col correre degli anni,
della potenza produttiva delle terre, se i produtti dei
pozzi neri dei centri più attivi di consumo, non vengo-
no usufruttati dall’agricoltura?
Una lettera del barone Liebig al signor Mechi, di-
stinto agricultore inglese, fa vedere tutta l’importanza
di questa seconda questione. E solo da poco tempo che
s’è riconosciuta l’insufficienza delle restituzioni che si
fanno generalmente alla terra; ma molti sembrano igno-
rare che, quando la necessità apparirà loro intera, l’op-
portunità di riparare il male sarà svanita, e per sempre.
Non si dubita è vero della utilità delle aque di scolo
delle città; ma la più parte s’imagina che il grano, la
carne, i concimi, sono merci che si possono sempre ave-
re come le altre. Non bisogna fermarsi col pensiero ad
un breve circolo d’anni, ma correre innanzi, e dal pas-
sato cavare induzioni per l’avvenire.
Già si vede negli Stati-Uniti che, mentre la popola-

* Pubblicato anonimo in POL., 1860, IX, pp. 333-335.


232 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

zione cresce in proporzione ben più grande che altrove,


le messi, proporzionalmente agii spazii seminati, decre-
scono progressivamente. La storia poi ci insegna che
tutti i paesi che alimentavano di grano altri paesi, han-
no finito col non più esportarne, e l'Inghilterra ha per
gran parte contribuito allo spoverimento delle terre
americane, come Roma spoverì la Sicilia, la Sardegna,
le coste africane. È dunque impossibile accrescere la
produzione di cereali al di là di un certo limite, senza
ricorrere all'uso di concimi importati dal di fuori. L'uso
del guano e delle ossa, prova che il solo uso del con-
cime produtto su dì un dato fondo è un vero sistema di
spogliazione della terra. I risultati avuti coll'uso del
guano e delle ossa, sono tali da persuadere come si deb-
ba sempre cercare di mantenere, colla restituzione di
quegli elementi che si trasportano nelle città sotto for-
ma di carne e di grano, quella fertilità che col guano si
cerca di ridonarvi.
L'errore sta adunque nel credere che la facoltà di
comperar guano non debba cessare: per cui si crede
cosa più semplice e meno incommoda il comperare del
guano, che di raccogliere i medesimi elementi fertiiiz-
zanti nelle città, dove vanno dispersi. Ma fra poco si ve-
drà che quella facilità andrà mano mano scemando; le
ossa che si trasportano in Inghilterra dalla Germania,
hanno acquistato un tal valore per gli agricultori tede-
schi, che il prezzo è già cresciuto a tale da non per-
metter più l'esportazione. La consumazione del guano
è così cresciuta che in meno di mezzo secolo l'America ,
meridionale non ne avrà più. Che sarà allora dell'In-
ghilterra?
La risposta è facile: se l'Inghilterra, conservando
ancora nel sistema attuale di fognatura delle sue città,
lascerà disperdere tutta quella immensa quantità di
principii fertilizzanti che si concentrano in esse sotto
forma di carni e di grani, si troverà in quella medesima
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 233

situazione in cui era prima dell'importazione del guano


e delle ossa, vale a dire, comincerà un'epoca di deca-
denza per I'agricultura inglese.
Le difficoltà che la conservazione e l'uso d'una co-
pia così grande di concimi, qual'è quella di Londra,
possono offrire, sono grandi: ma nulla, come osserva
Liebig, toglie che non si possa venire ad una soluzio-
ne soddisfacente; poiché l'unione dell'intelligenza e
del capitale costituiscono in Inghilterra una potenza,
alla quale hanno ceduto ben maggiori difficoltà.
Per conchiudere diremo che la questione non è.
senza interesse anche per noi. Primi forse in Europa,
i nostri agricultori hanno usato i produtti dei pozzi
neri della nostra città; ma i modi di conservazione e
quelli di trasporto, richiedono certo molti perfeziona-
menti; inoltre è desiderabile che quest'uso si esten-
da anche alle altre nostre città. I1 municipio di Mi-
lano ha ora formato una commissione i cui studii deb-
bono appunto versare intorno ai perfezionamenti che
si dovranno introdurre nei modi di conservazione e di
trasporto di quei produtti; e ciò, non solo senza incep-
pare, ma facilitando all'industria agricola le sue opera-
zioni. Speriamo che gli altri municipii seguano l'esem-
pio: la questione ha questo di buono, che diventa meno
difficile quanto più piccole sono le città.
Le osservazioni dell'illustre chimico tedesco varran-
no intanto a far sentire tutta l'importanza della que-
stione.

Luglio 1861
Forza militare d' Europa *
Dopo il 1830, la forza militare di tutte le potenze
venne progressivamente aumentando; e sebbene le stra-

* Pubblicato anonimo in POL., 1861, XI, pp. 114-115.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 233

situazione in cui era prima dell'importazione del guano


e delle ossa, vale a dire, comincerà un'epoca di deca-
denza per I'agricultura inglese.
Le difficoltà che la conservazione e l'uso d'una co-
pia così grande di concimi, qual'è quella di Londra,
possono offrire, sono grandi: ma nulla, come osserva
Liebig, toglie che non si possa venire ad una soluzio-
ne soddisfacente; poiché l'unione dell'intelligenza e
del capitale costituiscono in Inghilterra una potenza,
alla quale hanno ceduto ben maggiori difficoltà.
Per conchiudere diremo che la questione non è.
senza interesse anche per noi. Primi forse in Europa,
i nostri agricultori hanno usato i produtti dei pozzi
neri della nostra città; ma i modi di conservazione e
quelli di trasporto, richiedono certo molti perfeziona-
menti; inoltre è desiderabile che quest'uso si esten-
da anche alle altre nostre città. I1 municipio di Mi-
lano ha ora formato una commissione i cui studii deb-
bono appunto versare intorno ai perfezionamenti che
si dovranno introdurre nei modi di conservazione e di
trasporto di quei produtti; e ciò, non solo senza incep-
pare, ma facilitando all'industria agricola le sue opera-
zioni. Speriamo che gli altri municipii seguano l'esem-
pio: la questione ha questo di buono, che diventa meno
difficile quanto più piccole sono le città.
Le osservazioni dell'illustre chimico tedesco varran-
no intanto a far sentire tutta l'importanza della que-
stione.

Luglio 1861
Forza militare d' Europa *
Dopo il 1830, la forza militare di tutte le potenze
venne progressivamente aumentando; e sebbene le stra-

* Pubblicato anonimo in POL., 1861, XI, pp. 114-115.


234 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

de ferrate, mettendo i popoli in contatto, li unissero in


più intimo nodo commerciale, parve che i monarchi,
tutti apertamente o copertamente fra loro nemici, ane-
lassero solo al momento d'irrompere a mutuo sterminio.
Più milioni d'uomini, sono tolti al lavoro e incorporati
negli eserciti stanziali con un pericolo che dal fatto stes-
SO necessariamente deriva, e i popoli cominciano a di-
mandarsi se la guerra non sarebbe men disastrosa di sif-
fatta pace.
Kolb, in una sua opera recente, passa in rassegna
gli smisurati eserciti e le aggravate finanze. Le sue ci-
fre parlano chiaro e mostrano quanto importi metter
fine in una maniera qualunque ad uno stato di cose che
divora le fatiche, le speranze dei popoli. Ecco, secon-
do Kolb, il novero delle forze regolari delle varie poten-
ze d'Europa:

Gran Brettagna (inclusa l'India) 230,000 uomini


Francia . . . . . . . 570,000 »
Russia . . . . . . . 750,000 »
Austria . , . . , . , 550,000
Prussia . . . . . . . 400,000 »
Altri Stati Germanici , . , 230,000 »
Stati Italiani (1859) , . , , 350,000 »
Belgio . . . . . . . . 80,000 »
Olanda (inclusa l'India) , . . 80,000 »
Danimarca . . . . . . 50,000 »
Svezia . . , . . , . 95,000 »
Norvegia . . . . . . 14,000 »
Spagna . . , . .
Portogallo
Grecia
. . . .
. . , , ,
Turchia . . . . .
,

.
.
.
,
.
.
.
120,000
53,000
10,000
150,000
n
n
»
»
Ii
Marini delle varie potenze , , * 200,000 »

Totale 3.912.000 »
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 235

Su questo numero di quasi quattro milioni, suppo-


niamo che rimanga continuamente sotto le armi solo la
metà; la spesa del vestimento, dell'armamento, vitto e
stipendio con tutte le conseguenze di fortezze e stabi-
limenti militari, ospitali, e pensioni, non si può valutare
la perdita o meno dell'annua somma di due milliardi di
franchi, che rappresenta una diminuzione nel patrimo-
nio dei popoli europei di quaranta milliardi.
Oltre l'enorme dispendio annuale devesi notare che
gli eserciti sono composti d'uomini vigorosi nel fior del-
l'età, sottratti all'industria ed all'agricoltura, il cui la-
voro individuale calcolato a soli 25 centesimi al giorno
importa una perdita giornaliera di 2 millioni e mezzo.
Queste cifre sono di una eloquenza spaventevole e ri-
scontrate alle cifre che rappresentano le condizioni fi-
nanziarie de' governi fanno disperare dell'avvenire eco-
nomico d'Europa, se in tempo non si porrà termine a
tanta rovina.

Le spese di guerra.
Ecco ora, secondo Kolb, le spese delle varie potenze
nelle ultime due guerre.

Guerra di Crimea.
Gran Brettagna . fr. 1,950,000,000
Francia . . . . » 2,284,000,000
Turchia . . . . » 738,000,000
Piemonte . . . » 59,000,000
i

Russia . . . . » 1,291,000,000
Austria . . , . » 546,000,000
Altri Stati . . . » 132,000,000
Totale . fr. 7,000,000,000
236 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Guerra d Italia.

Austria . . . . . . . . fr. 612,000,000


Francia . . . . . . . . » 360,000,000
Italia . . . . . . . . » 177,000,000
Germania (messasi sul piede di guerra) » 184,000,000
Totale . fr. 1,333,000,000

Circa 8 milliardi e mezzo di franchi, spesi in quattro


anni per le guerre di Crimea e d’Italia! ...
Otto milliardi, dedicati all’industria e al commercio
avrebbero mutata faccia al mondo!

Gennaio 1862
Importazione delle granaglie in Inghilterra *
In Inghilterra, dov’è uso di misurare tutti i feno-
meni economici e sociali al barometro infallibile della
statistica, si è ora publicata una tabella in cui si con-
tengono i diversi valori delle importazioni in granaglie
fatte negli ultimi sette anni; e da’ quali si ritrae esatta-
mente quanto costi a quella nazione la deficienza an-
nuale de’ raccolti. Secondo il ragguaglio officiale, il va-
lore delle importazioni fu nel 1854 di Lire st.
21,760,283; nel 1855, di lire st. 17,508,700; nel 1856,
di 1. 1,23,039,422; nel 1857, di l. 1,19,380,567; nel
1858, 1. 20,152,641; nel 1859, di 1. 18,042,063; il che
fa un totale in sei anni di l. 119,833,676 od una media
di l. 19,980,613 che l’Inghilterra ha pagato per grana-
glie straniere. Ma nel 1860, anno nel quale i raccolti fu-

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XII, p. 111.


236 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Guerra d Italia.

Austria . . . . . . . . fr. 612,000,000


Francia . . . . . . . . » 360,000,000
Italia . . . . . . . . » 177,000,000
Germania (messasi sul piede di guerra) » 184,000,000
Totale . fr. 1,333,000,000

Circa 8 milliardi e mezzo di franchi, spesi in quattro


anni per le guerre di Crimea e d’Italia! ...
Otto milliardi, dedicati all’industria e al commercio
avrebbero mutata faccia al mondo!

Gennaio 1862
Importazione delle granaglie in Inghilterra *
In Inghilterra, dov’è uso di misurare tutti i feno-
meni economici e sociali al barometro infallibile della
statistica, si è ora publicata una tabella in cui si con-
tengono i diversi valori delle importazioni in granaglie
fatte negli ultimi sette anni; e da’ quali si ritrae esatta-
mente quanto costi a quella nazione la deficienza an-
nuale de’ raccolti. Secondo il ragguaglio officiale, il va-
lore delle importazioni fu nel 1854 di Lire st.
21,760,283; nel 1855, di lire st. 17,508,700; nel 1856,
di 1. 1,23,039,422; nel 1857, di l. 1,19,380,567; nel
1858, 1. 20,152,641; nel 1859, di 1. 18,042,063; il che
fa un totale in sei anni di l. 119,833,676 od una media
di l. 19,980,613 che l’Inghilterra ha pagato per grana-
glie straniere. Ma nel 1860, anno nel quale i raccolti fu-

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XII, p. 111.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 237

rono scarsissimi, il valore delle importazioni salì di


31,671,918, somma che pure non rappresenta intera-
mente il costo d'un anno di penuria, perché sarà piutto-
, sto dai prezzi di quest'anno che si potrà farne il com-
puto: e siccome i primi quattro mesi fino all'aprile pas-
sato, si sono importati per 12,435,435, così si trova che
in proporzione il costo dell'intero anno 1861 sarà di
1,37,307,305.

Febbraio 1862
L'istituto Lombardo e la nostra proposta
di una Società meteorologica italiana *
Il Politecnico, nel fascicolo dello scorso dicembre,
mosse invito agli astronomi italiani, professori di fisica,
medici, agronomi, ingegneri, onde si giovino dell'esem-
pio e dell'impulso dato da Galton (colla sua mappa me-
teorologica di osservazioni sincrone fatte in 60 stazio-
ni d'Inghilterra) per costituire una Società meteorologi-
ca che abbracci tutta l'Italia.
L'Istituto Lombardo di scienze, lettere ed arti, per
corrispondere a tale invito, nell'adunanza 28 p.p. no-
vembre, delegò i professori Carlini e Magrini a studiare
la proposta e riferire; ed essi s'affrettarono nella succes-
siva tornata a partecipare al corpo academico i loro
pensieri su questo interessante argomento. La relazio-
ne fu divisa in due parti; la prima (riguardante il la-
voro di Galton e il concorso che domanda agii osser-
vatori dell'alta Italia) venne stesa dall'astronomo Carli-
ni; la seconda (contenente il piano costitutivo di una so-
cietà meteorologica lombarda, da potersi estendere a
tutta l'Italia) f u compilato dal prof. Magrini.

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XII, pp. 246-248.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 237

rono scarsissimi, il valore delle importazioni salì di


31,671,918, somma che pure non rappresenta intera-
mente il costo d'un anno di penuria, perché sarà piutto-
, sto dai prezzi di quest'anno che si potrà farne il com-
puto: e siccome i primi quattro mesi fino all'aprile pas-
sato, si sono importati per 12,435,435, così si trova che
in proporzione il costo dell'intero anno 1861 sarà di
1,37,307,305.

Febbraio 1862
L'istituto Lombardo e la nostra proposta
di una Società meteorologica italiana *
Il Politecnico, nel fascicolo dello scorso dicembre,
mosse invito agli astronomi italiani, professori di fisica,
medici, agronomi, ingegneri, onde si giovino dell'esem-
pio e dell'impulso dato da Galton (colla sua mappa me-
teorologica di osservazioni sincrone fatte in 60 stazio-
ni d'Inghilterra) per costituire una Società meteorologi-
ca che abbracci tutta l'Italia.
L'Istituto Lombardo di scienze, lettere ed arti, per
corrispondere a tale invito, nell'adunanza 28 p.p. no-
vembre, delegò i professori Carlini e Magrini a studiare
la proposta e riferire; ed essi s'affrettarono nella succes-
siva tornata a partecipare al corpo academico i loro
pensieri su questo interessante argomento. La relazio-
ne fu divisa in due parti; la prima (riguardante il la-
voro di Galton e il concorso che domanda agii osser-
vatori dell'alta Italia) venne stesa dall'astronomo Carli-
ni; la seconda (contenente il piano costitutivo di una so-
cietà meteorologica lombarda, da potersi estendere a
tutta l'Italia) f u compilato dal prof. Magrini.

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XII, pp. 246-248.


238 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

La commissione dell'Istituto osservò in primo luogo


che l'idea di Galton di formare un'associazione per lo
studio della meteorologia con osservazioni sincrone da
estendersi ad una gran parte del continente, non nuo-
va. Ha perciò creduto di premettere alcuni cenni sto-
rici de' concerti presi in diverse epoche fra i meteorolo-
gisti, all'intento di riunire osservazioni sincrone intra-
prese a dati istanti in più regioni, da cui potessero de-
dursi, fra altre cose, le generali influenze delle grandi
correnti aeree sulla superficie terrestre.
Fino dallo scorso secolo il Toaldo erasi fatto cen-
tro d'una associazione di osservatori, dei quali egli pu-
blicava annualmente nel suo Giornale astro-meteorolo-
gico le annotazioni, deducendone alcuni utili corollarj.
Nel 1823 l'Academia delle scienze di Berlino, con
circolari a quasi tutti gli astronomi di Europa, li eccitò
ad intraprendere una serie di osservazioni sincrone col
barometro e col termometro, ripetendole di due in due
ore, dalle 8 della mattina alle 10 della sera, dal 18 Giu-
gno al 18 Luglio. Nell'alta Italia sette specole corrispo-
sero all'invito, e le raccolte osservazioni, furono riunite
in uno scritto che apparve nel volume XX delle Memo-
rie della Società italiana delle Scienze.
Più tardi, nel 1836, ad istanza del celebre Hum-
boldt, vennero intraprese, da varj osservatorj di Ger-
mania ed anche dal nostro di Milano, non poche serie
di osservazioni magnetiche, le quali in giorni deter-
minati si ripetevano a brevissimi intervalli di tempo; ed
erano sempre accompagnate dalle osservazioni atmosfe-
riche fatte di giorno e di notte e di ora in ora. I dati
raccolti si resero publici nell'opera Resultate aufden
Beobachtungen des magnetischen Vereins. Tale asso-
ciazione ottenne negli anni successivi un immenso
sviluppo per la parte presavi dai governi di Russia e
d'Inghilterra; e si cercò (pur troppo inutilmente) di
promuoverla anche nei congressi scientifici d'Italia.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 239

È notevole che nel 1851 Lord Palmerston, con cir-


colare ai consoli inglesi nei porti esteri, ordinasse ai ca-
pitani di porto, ai direttori di faro, ai piloti, di osser-
vare accuratamente e registrare i fenomeni atmosferici
per ottenere i dati necessarj alla investigazione delle
leggi che governano le tempeste ed i venti variabili,
ingiungendo che un estratto de' registri gli fosse tra-
smesso ogni trimestre; al qual fine aveva fatto distribui-
re strumenti meteorologici agli ingegneri comandanti in
tutte le stazioni coloniali brittaniche.
Provato così, che non si tratta di una prima prova,
la quale debba dar origine ad una nuova scienza me-
teorologica, la Commissione dell'Istituto è del parere di
Galton che con mere liste di cifre non si possa conse-
guire una chiara idea dello stato meteorico, e quindi
reputa utilissimo che alla stazione centrale si rappre-
sentino le osservazioni sincrone con una mappa portan-
te i simboli proposti e adoperati da Galton, che sono
facilmente praticabili ed opportuni per riconoscere, si
può dire, a colpo d'occhio, il complesso delle serie più
notevoli di mutazioni meteorologiche, e per rilevare le
generali influenze delle grandi correnti aeree sul conti-
nente.
Nel testo della circolare di Galton non essendo indi-
cate le ore di osservazione, e nel modello di tabella no-
tandosi le 9 a.m. le 3 e le 9 p.m. sotto il titolo, orario
della strada ferrata, spiace di restare incerti se si tratti .
delle ferrovie inglesi o di quelle del rispettivo paese.
Spiace altresì che all'osservatorio di Milano, l'invito es-
sendo pervenuto troppo tardi, non siensi potute intra-
prendere le osservazioni ad ore intere, riferite al meri-
diano di Greenvich; per cui i dati, che la specola di
Brera somministrerà al meteorologista inglese, saranno
riferiti alle ore delle strade ferrate lombarde, e avranno
per conseguenza il difetto di non essere desunti da os-
servazioni sincrone.
240 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

I1 prof. Magrini, che prima di questo eccitamento,


veniva invitato da ragguardevoli cultori delle scienze fi-
siche a farsi promotore di una associazione meteorolo-
gica lombarda, colse l'attuale occasione per rispondere
all'onorevole chiamata, presentando all'lstituto il pro-
gramma di un completo ordinamento di osservazio-
ni sincrone da intraprendersi colla cooperazione di mol-
ti socj. Egli crede missione dell'Istituto il concorrere
all'avvanzamento della meteorologia e della fisica ter-
restre, e particolarmente lo studiare il clima della
Lombardia tanto in sé medesimo, quanto ne' suoi rap-
porti coll'agricoltura, coll'igiene, col commercio e col-
le arti industriali. E quindi reputa nobilissima cura
del corpo academico il promuovere la fondazione di
siffatta società, invitando tutte le persone colte a pren-
dervi parte. Il Magrini vorrebbe la Società governata
da una giunta permanente, eletta nel seno dell'Istitu-
to medesimo, e coadjuvata da un Consiglio di socj
contribuenti. Il piano ideato dal Magrini, comprende
un ordine assai vasto di fenomeni coll'orario adottato
da Le Verrier per l'osservatorio di Parigi; ma ciascun
membro, all'atto della sua iscrizione dovendo obbli-
garsi di communicare alla Società regolarmente quel-
le osservazioni che sono più acconcie ai propri studj
e più adatte all'ordinarie sue occupazioni, potrà sce-
gliere, fra le ore indicate nel piano, quelle di suo mag-
gior comodo, e limitarsi anche ad un solo oggetto
d'osservazione. In siffatta guisa, il lavoro suddiviso
fra moltissimi collaboratori, si renderà agevole e po-
trà completarsi in conformità del programma.
Ci riserviamo di entrare nei particolari di questa
Associazione dopo che la giunta academica, già elet-
ta dall'Istituto sulla domanda dello stesso prof. Ma-
grini, avrà esaminato e discusso il regolamento costi-
tutivo della Società, e l'ordinamento delle osservazioni
sincrone.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 241

Aprile 1862

Bibliografia storica *
Siamo lieti di annunciare per i primi questo im-
portante lavoro, che può giovare di indicazioni lo stu-
dioso della storia universale e delle storie speciali.
Molte volte si deplora, e a ragione, la mancanza di
un’opera, la quale per ordine di materie raccolga l’in-
dicazione dei diversi autori e de’ varii libri che si occu-
parono di un dato argomento. La conoscenza delle fon-
ti è la più preziosa ed insieme la più ardua: solo mercè
di essa lo studioso può acquistare completa e profonda
notizia della materia a cui consacra le proprie ricerche:
non ignorando tutto ciò che si è detto sull’argomento,
facendo calcolo di tutti i progressi compiuti, egli può
far procedere la scienza. Molte volte avviene all’in-
contro che lo studioso, non potendo o non sapendo in-
formarsi degli antecedenti lavori altrui, spende il tem-
po e, che è più, l’ingegno a rifare la strada felicemente
percorsa, e dopo molta fatica giunge a quel punto a
cui già prima di lui si era pervenuti. Chi sa dire a qual
punto sarebbe invece arrivato, se non gli avesse man-
cata la cognizione degli ultimi risultati, la quale sol-
tanto può ispirare il desiderio e il presentimento de’
nuovi. In Italia sopratutto è difficile informarsi delle
fanti: non solo noi ignoriamo l’esistenza e il titolo di
molte opere straniere, ma, che è peggio, ignoriamo il
nome di autori nostri e il titolo di opere nostre su cose
nostre; ignoranza che sarebbe imperdonabile se fatali

* Pubblicato anonimo in POL., 1802, XIII, pp. 114-116.


Recensione della : Bibliografia storica, ossia catalogo delle
migliori e più recenti opere intorno alla Storia univeisale,
per cura di Gaetano Branca.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 241

Aprile 1862

Bibliografia storica *
Siamo lieti di annunciare per i primi questo im-
portante lavoro, che può giovare di indicazioni lo stu-
dioso della storia universale e delle storie speciali.
Molte volte si deplora, e a ragione, la mancanza di
un’opera, la quale per ordine di materie raccolga l’in-
dicazione dei diversi autori e de’ varii libri che si occu-
parono di un dato argomento. La conoscenza delle fon-
ti è la più preziosa ed insieme la più ardua: solo mercè
di essa lo studioso può acquistare completa e profonda
notizia della materia a cui consacra le proprie ricerche:
non ignorando tutto ciò che si è detto sull’argomento,
facendo calcolo di tutti i progressi compiuti, egli può
far procedere la scienza. Molte volte avviene all’in-
contro che lo studioso, non potendo o non sapendo in-
formarsi degli antecedenti lavori altrui, spende il tem-
po e, che è più, l’ingegno a rifare la strada felicemente
percorsa, e dopo molta fatica giunge a quel punto a
cui già prima di lui si era pervenuti. Chi sa dire a qual
punto sarebbe invece arrivato, se non gli avesse man-
cata la cognizione degli ultimi risultati, la quale sol-
tanto può ispirare il desiderio e il presentimento de’
nuovi. In Italia sopratutto è difficile informarsi delle
fanti: non solo noi ignoriamo l’esistenza e il titolo di
molte opere straniere, ma, che è peggio, ignoriamo il
nome di autori nostri e il titolo di opere nostre su cose
nostre; ignoranza che sarebbe imperdonabile se fatali

* Pubblicato anonimo in POL., 1802, XIII, pp. 114-116.


Recensione della : Bibliografia storica, ossia catalogo delle
migliori e più recenti opere intorno alla Storia univeisale,
per cura di Gaetano Branca.
242 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

circostanze politiche, durate fino a ieri, non la scusasse-


ro. Ma ora nulla può giustificarla; noi abbiamo bisogno,
debito di conoscerci Vicendevolmente, e di conoscere
quanto fecero e scrissero le nazioni che, giovate da mi-
gliori circostanze, ci precorsero nella scienza storica e
in altre scienze. I1 sig. Gaetano Branca, se altri vor-
ranno e sapranno servirsi delle sue indicazioni biblio-
grafiche, potrà dire di aver reso un effettivo servigio
alla storia in generale, e al nostro paese in particolare.
Abbiamo sott'occhio l'introduzione, ancora inedita,
del lavoro. Desiderando che il lettore si formi una com-
pleta idea degli intendimenti del signor Branca, e del
modo con cui procurò raggiungerli, riferiamo di quel-
la introduzione i brani più notevoli: (< Con questo la-
voro si vorrebbe rendere servigio ai cultori della biblio-
grafia e delle scienze storiche. Consiste esso in una
raccolta delle più accreditate e recenti opere storiche su
tutti i principali periodi e personaggi della storia uni-
versale. Conoscendo l'autore i grandi progressi com-
piuti dalla scienza storica in Germania, Francia ed In-
ghilterra ed altri paesi, ha voluto ammettere opere di
ogni nazione, ma per contenere il lavoro entro limiti
raggiungibili, egli non solo si propose di indicare sol-
tanto i lavori di qualche importanza, escludendo i Zi-
belli e gli scritti d'occasione e speculazione, ma si è
eziandio limitato a que' periodi e personaggi più sa-
lienti i di cui annali non sono patrimonio di una sola
nazione, ma bensì dell'intera umanità.
« Ha escluse eziandio (meno poche eccezioni) tut-
te le opere importanti, ma di antica data, le raccolte di
documenti diplomatici e dì trattati internazionali e si-
mili, giacché esse occorrono soltanto a chi faccia spe-
ciali ricerche, e può ragionevolmente supporsi che di
esse siasi già tratto ampio partito dagli scrittori mo-
derni,
«Per recenti intende l'autore le opere comparse in
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 243
questo nostro secolo, e specialmente in questi ultimi tre
decennii.
« Alle opere italiane cercò sempre dar la preferenza,
ma confessa l'autore, che qui la messe gli riuscì più
. scarsa e difficile, e per la mancanza di opere biblio-
grafiche, e per lo scarso numero di opere storiche vera-
mente importanti date alla luce in Italia a' nostri tempi.
Non è sua colpa adunque, se, proporzionatamente, so-
vrabbondano le opere straniere.
« La raccolta si divide in sei parti, delle quali le
due ultime ponno considerarsi quali appendici alle pri-
me quattro;
1. Prolegomeni e storia antica. 2. L'età di mezzo.
3. L'età moderna. 4. L'età nostra (1815-61). 5. Bi-
bliografia topografica italiana. 6 . Bibliografia geografica.
« Ciascuna di queste parti si suddivide in categorie
ed in rubriche. In queste divisioni e suddivisioni i titoli
sono disposti in ordine cronologico, ove questo è possi-
bile, ed in caso diverso in ordine di merito.
« AI principio delle categorie più importanti l'au-
tore indica le migliori opere bibliografiche esistenti su
quel paese, o quell'argomento; affinché ciascuno, che
il voglia, possa conoscere ove attingere notizie partico-
lareggiate e diffuse. Per un esempio al principio della
rubrica : Opere generali sull'America, si indicano le
migliori bibliografie americane, cioè quelle di Ternaux
Compans, Rich, Ludevig, oltre il Catalogo Trübnes,
edito a Londra nel 1859.
« Quà e là alcune note chiariscono il pregio scienti-
fico dei lavori citati, limitandosi bene spesso al giudizio
datone da note autorità, per esempio lodata da Heeren,
lodata da Hegel, ecc. Trattandosi di opere di lunga
lena, come l'Archivio storico di Vieusseux, le Famiglie
celebri del conte Pompeo Litta, le note assumono mag-
giori porporzioni e porgono un'idea dell'economia del-
l'opera.
244 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

« Essendo poi ogni traduzione un grave titolo di


raccomandazione per un’opera, non si omise di accen-
nare tutte le versioni, che di quella data opera erano
note, e ciò con maggior cura quando trattossi di opere
volte dalla nostra lingua nelle straniere e viceversa.
« Quanto alle edizioni, l’autore ha procacciato din-
dicare sempre l’anno, il luogo delle stampe, il nome
dell’editore, il numero dei volumi. Quando insorse qual-
che difficoltà sull’edizione, non essendo facile fare il
confronto di tutte le edizioni, l’autore indicò sempre
quella che giudicava migliore, ma non pretende me-
nomamente di aver sempre colto nel segno ».

Aprile 1862

Sulla perpetuità della proprietà letteraria *


I1 prof. Baldassare Poli lesse all’Istituto Lom-
bardo una notizia intorno la quistione sulla perpetui-
tà della proprietà letteraria, parlando eziandio del-
l’artistica e dell’industriale. Non è da jeri che il Poli
sostiene la perpetuità, che ora è proposta dal governo
francese in seno alla commissione da esso eletta per
discutere l’importante quesito; e dalla commissione
stessa accettata. Fin dal 1841 il Poli in una sua opera:
Saggi di scienza politico-legale (Milano, Perelli e Ma-
riani) afferma che la proprietà letteraria è un diritto
privato, quindi esclusivo e perpetuo, e che deve iscri-
versi nel codice civile al titolo delle cose. Pel deside-
rio che abbiamo che si faccia la maggior luce possibile
su questa materia, riproduciamo le pagine in cui il Poli
professa il principio della perpetuità. Comunque si
possa adottare o combattere un tale principio, non è

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XIII, pp. 116-119.


244 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

« Essendo poi ogni traduzione un grave titolo di


raccomandazione per un’opera, non si omise di accen-
nare tutte le versioni, che di quella data opera erano
note, e ciò con maggior cura quando trattossi di opere
volte dalla nostra lingua nelle straniere e viceversa.
« Quanto alle edizioni, l’autore ha procacciato din-
dicare sempre l’anno, il luogo delle stampe, il nome
dell’editore, il numero dei volumi. Quando insorse qual-
che difficoltà sull’edizione, non essendo facile fare il
confronto di tutte le edizioni, l’autore indicò sempre
quella che giudicava migliore, ma non pretende me-
nomamente di aver sempre colto nel segno ».

Aprile 1862

Sulla perpetuità della proprietà letteraria *


I1 prof. Baldassare Poli lesse all’Istituto Lom-
bardo una notizia intorno la quistione sulla perpetui-
tà della proprietà letteraria, parlando eziandio del-
l’artistica e dell’industriale. Non è da jeri che il Poli
sostiene la perpetuità, che ora è proposta dal governo
francese in seno alla commissione da esso eletta per
discutere l’importante quesito; e dalla commissione
stessa accettata. Fin dal 1841 il Poli in una sua opera:
Saggi di scienza politico-legale (Milano, Perelli e Ma-
riani) afferma che la proprietà letteraria è un diritto
privato, quindi esclusivo e perpetuo, e che deve iscri-
versi nel codice civile al titolo delle cose. Pel deside-
rio che abbiamo che si faccia la maggior luce possibile
su questa materia, riproduciamo le pagine in cui il Poli
professa il principio della perpetuità. Comunque si
possa adottare o combattere un tale principio, non è

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XIII, pp. 116-119.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 245

senza interesse sapere ch'esso f u promulgato e discusso


in Italia ventidue anni prima che una commissione
francese lo adottasse, dichiarando le opere dell'intel-
letto e dell'arte una vera ed assoluta proprietà:
« In proposito alle lacune e alle riforme dei codici
civili per rispetto alle cose o alla proprietà, quanto non
sarebbe desiderabile al presente che in luogo di rico-
noscere e proteggere la proprietà letteraria con una
legge puramente politica, si pigliasse dirittura a tra-
sportarla e dichiararla per un vero ed assoluto diritto
di privato dominio nel codice civile al titolo delle cose.
La legge poiitica tutelante la proprietà letteraria è già
un gran passo verso il bene, ma non è tutto. Con tal
legge si suppone che la proprietà letteraria o non sia
un oggetto di esclusiva ragione privata, o che essen-
dolo, pure convenga ridurla ad un sempiice privilegio
temporaneo per viste di utilità publica; ma con ciò
tal legge s'appone in fallo, o viene in contradizione
con sé medesima. (Vedi le discussioni sulla proprietà
letteraria alla Camera dei Pari in Francia nel maggio
1839, secondo il rapporto del conte Siméon; e quelle
alla Camera dei deputati nel 1841, secondo il rapporto
di Lamartine). Il soggetto della proprietà o del dominio
son tutte le cose che possono possedersi od acquistarsi
a titolo legitimo e con l'esclusione degli altri. Per ciò
gli estremi ad essa essenziali, secondo il diritto filosofico
e romano, e secondo tutti i codici moderni, s i restrin-
gono a questi quattro: a) alla suscettività delle cose ad
essere godute e possedute come nostre; b) al titolo le-
gitimo per il loro acquisto; C) alla presa di possesso;
d) all'alienazione o cessione. Tali estremi e requisiti
si verificano tutti nella proprietà letteraria in modo
evidentissimo, La suscettività all'uso e al possedi-
mento delle idee, come cose nostre, sta nella corpora-
lità e materialità loro impressa con io scritto e con la
stampa. Il titolo legitimo all'acquisto è il lavoro o
246 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

l'intima unione dell'inteliigenza CO' suoi produtti. La


presa di possesso, onde escludere qualunque altro, con-
siste nella forma di libro col nome dell'autore. L'alie-
nazione o cessione ad altrui si effettua col contratto
e con la tradizione dello scritto, o dei volumi.
Né valga il replicare contro, come già si fece nelle
Camere francesi, che le idee cadono nel dominio del
publico tosto che sono stampate, per un diritto di
publicità, ovvero un diritto della società; che l'illimitato
e perpetuo diritto di proprietà letteraria cagiona incagli
e danni gravissimi; che è impossibile difendere con
l'esclusiva la proprietà letteraria specialmente dalla con-
trafazione; che tale proprietà non è né può essere altro
che un privilegio, perché il pensiero è un'invenzione,
e come tale esige dallo Stato un compenso. Tutti que-
sti non sono ragionamenti a persuasione, ma sofismi
produtti dal principio preconcetto, che la proprietà let-
teraria sia consuetudine da considerarsi come materia
di semplice ragione politica. Le idee con la stampa
appartengono al loro autore e per il titolo del lavoro
e per il modo d'un immediato acquisto, e per la presa
di possesso legitimante sì l'uno che l'altro. Egli colla
stampa non cede al publico che l'uso delle sue idee
dietro un prezzo fissato dal valore del libro, ritenen-
done sempre la proprietà come una sua intellettuale
produzione; nè c'è diritto di publicità nello Stato che
valga ad ispogliarnelo; se no, anche le biade del mio
campo aperto in su la strada, le masserizie esposte al
mercato potrebbero usurparsi impunentemente da
chiunque per l’identico fatto della publicità. La pro-
prietà letteraria, ridutta a vero e rigoroso diritto pri-
vato, non può ingenerare né incagli né danni di sorta.
Le idee affidate a l a stampa, e materializzate in forma
di libri, portano con sé a caratteri incancellabili il nome
dell'autore o del padrone; e quindi la loro proprietà
può essere sempre rispettata e riconosciuta, e trasferirsi
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 247
dal primo padrone agli eredi, ai terzi per via di con-
tratto o di successione, senza verun inconveniente.
L'autore, e i suoi eredi possono sempre migliorare e
perfezionare l'opera, pubblicarla, e diffonderla sì a pro-
prio che a commune vantaggio; né ci sarà mai timore
che la società venga a scapitarne. Se il libro è buono,
l'interesse dell'autore o de' suoi successori non può te-
nerlo celato; se è cattivo, o rimane celato, la società
non ne approfitta. Il proteggere poi la proprietà lette-
raria da ogni contrafazione è cosa non pur diffcile, ma
agevolissima, qualora sia predicato ovunque il suo di-
ritto esclusivo, e venga punito dalla stessa legge ogni
benché minima violazione. La difficoltà s'avvera solo
al presente a motivo che non è in tutti, e da per tutto,
ingenita ancora l'idea della proprietà letteraria come
un diritto sacro ed inviolabile, al pari di quello del
campo e delle sue biade.
Che sorgano i codici di tutte le nazioni a procla-
mare solennemente questo diritto, che si getti in faccia
al contrafattore l'obbrobrio del furto o della frode; e
ben presto la proprietà letteraria saprà patrocinarsi da
sé sola. Che se, ad onta di ciò avvenissero casi di con-
trafazione, l'interesse privato, sempre vigile ed oculato,
saprà perseguitarla ed iscoprirla inanzi ai tribunali,
bastando che all'uopo la legge definisca la contrafa-
zione e la ponga nella classe del furto, o della truffa.
Che se la proprietà letteraria è un diritto assoluto di
privato dominio, come potrassi coartarlo e convertirlo
in un semplice privilegio per viste di sociale vantaggio?
La proprietà è perpetua, ed il privilegio temporaneo; il
privilegio è una concessione, e la proprietà un diritto; il
privilegio suppone la proprietà nel concedente, e l'uso
nel concessionario; il privilegio può ritirarsi, e la pro-
prietà non si cede che per volontà del padrone. Che
se il produttore intellettuale, o l'autore abusa del suo
diritto, danneggia il publico o la società col nascon-
248 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

dere o sottrarre le proprie idee all'utilità commune, nul-


la impedisce che lo Stato possa esercitare sulle opere
dell'ingegno il diritto di dominio eminente con l'accorda-
re la dovuta indennità o il debito risarcimento. Ma que-
sto diritto di dominio eminente non dovrà mai confon-
dersi col supposto dritto di proprietà nello Stato o nel
publico alla produzione letteraria o delle idee, onde si
vorrebbe dar luogo ad un semplice privilegio a favore
della medesima. Rivendicato il diritto assoluto di pro-
prietà letteraria nella parte giuridica, sarebbe d'uopo
sostenerla, ed incoraggiarla come produzione nell'eco-
nomia, come cosa di publico servigio nella politica.
E se ciò richiedesi in altri paesi, a più doppii abbiso-
gna nel nostro ».

Aprile 1862
La popolazione della Francia *
L'attuale popolazione della Francia s'eleva a 36,
757,976 abitanti. Nel 1858 v'ebbe un aumento di
95,320 ab., il quale pon fine ad una diminuzione,
principiata nel 1854 e 1855 sotto il triplice influsso del
colera, della guerra e del caro dei viveri.
Riguardo la densità della popolazione, si può divi-
dere la Francia in tre grandi parti: dipartimento della
Senna, compresa Parigi; le altre città; le campagne.
I1 dipartimento della Senna presenta il massimo au-
mento perché presenta la massima densità (per 100).
Le campagne ebbero un aumento del 27 per 100; le
minori città del 16 per 100.
La durata della vita media si mantiene da alcuni
anni quasi stazionaria. Essa è maggiore nelle campa-

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XIII, p. l i ~ .


248 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

dere o sottrarre le proprie idee all'utilità commune, nul-


la impedisce che lo Stato possa esercitare sulle opere
dell'ingegno il diritto di dominio eminente con l'accorda-
re la dovuta indennità o il debito risarcimento. Ma que-
sto diritto di dominio eminente non dovrà mai confon-
dersi col supposto dritto di proprietà nello Stato o nel
publico alla produzione letteraria o delle idee, onde si
vorrebbe dar luogo ad un semplice privilegio a favore
della medesima. Rivendicato il diritto assoluto di pro-
prietà letteraria nella parte giuridica, sarebbe d'uopo
sostenerla, ed incoraggiarla come produzione nell'eco-
nomia, come cosa di publico servigio nella politica.
E se ciò richiedesi in altri paesi, a più doppii abbiso-
gna nel nostro ».

Aprile 1862
La popolazione della Francia *
L'attuale popolazione della Francia s'eleva a 36,
757,976 abitanti. Nel 1858 v'ebbe un aumento di
95,320 ab., il quale pon fine ad una diminuzione,
principiata nel 1854 e 1855 sotto il triplice influsso del
colera, della guerra e del caro dei viveri.
Riguardo la densità della popolazione, si può divi-
dere la Francia in tre grandi parti: dipartimento della
Senna, compresa Parigi; le altre città; le campagne.
I1 dipartimento della Senna presenta il massimo au-
mento perché presenta la massima densità (per 100).
Le campagne ebbero un aumento del 27 per 100; le
minori città del 16 per 100.
La durata della vita media si mantiene da alcuni
anni quasi stazionaria. Essa è maggiore nelle campa-

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XIII, p. l i ~ .


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 249

gne che non nelle città; maggiore in queste che non


nel dipartimento della Senna. Come si vedrà dal se-
guente prospetto la durata della vita media in Francia
raggiunse il suo massimo nel 1854 e 1655:

Periodi ed anni Anni Periodi ed anni Anni


-
1817 1824 31.8 1855 40
1817 - 1854 34.4 1856 38
-
1847 1854 97.4 1857 37
1854 39 1858 37.4

Nel 1858 crebbe il numero dei figli illegitimi.

1817 - 1853 1 figlio illegitimo ogni 12.95 legitiini


1853 1 » » » 12.71 II

1854 1 » » » 12.17 »
1855 1 » » » 12.95 »
1856 1 » » » 12.01 »
1857 1 » » » 12.27 II

1858 1 » » » 12.12 »

Le campagne si serbano in parte immuni dal fla-


gello della immoralità. Mentre nel dipartimento della
Senna la proporzione tra i figli illegitimi e i legitimi
fu nel 1858 del 26.35 per 100, nelle minori città f u
del 12.16 per 100 e nelle campagne del 4.43 per 100.
Anche il numero degli esposti riconosciuti è maggiore
nelle campagne (41.16 per 100), minore nel diparti-
mento della Senna (27.17 per 100). In generale viene
riconosciuto soltanto un terzo de' figli iilegitimi.
Il numero de' nati morti va da alcuni anni aumen-
tando, causa precipua la crescente corruzione. Nel 1858
i nati morti legitimi furono 4.05 per 100; gli illegitimi
7.15 per 100. Possano le campagne resistere a lungo
al contagio dei vizj, che dimezzano o spengono la vita.
250 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Aprile 186.2

La società di mutuo soccorso in Francia*


Vi sono in Francia 4,118 società di mutuo soccorso,
approvate o soltanto autorizzate dal governo, costituite
da oltre un mezzo millione di membri, di cui 452,855
uomini e 69,970 donne. I loro capitali ammontano a
circa 23 millioni. Gli ammalati soccorsi furono nel
1859: 129,714. In generale vi ha in Francia un mem-
bro di qualche società di mutuo soccorso ogni 76 abi-
tanti.
La diffusione e la importanza di queste società non
è in ragione della popolazione e della ricchezza dei
varii dipartimenti; i meno popolati ne hanno spesso il
maggior numero.
I1 dipartimento del Jura, poverissimo, novera 274
società, cioè 1 membro di qualche società ogni 36 abi-
tanti. Nel 1852 il concetto dell’associazione era ignoto:
ora è ovunque praticato; ne’ più piccoli villaggi sur-
gono associazioni, il cui scopo è soltanto provedere
di medicine gli ammalati poveri, ma i cui obblighi e
benefici stringono in una forte solidarietà le varie
classi della popolazione.
Marsiglia possiede 200 società, esistenti da antico,
rette da buoni statuti. I Presidenti di esse compongono
il Gran Consiglio, che tutte le governa, ne vigila le
azioni, ne corregge gli abusi, e giudica le contesta-
zioni fra esse e i membri. Il Gran Consiglio istituito
da soli quarant’anni, diede loro un impulso vivissimo.
Una bella concordia regna fra esse; l’ordine più esatto
presiede alla loro amministrazione. Le società di Pari-
gi, Lione, Bordeaux, Marsiglia, Tolosa, Strasburgo,

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XIII, pp. 120-121.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 25 1

Rouen, Lilla, anche nel 1859 presero uno sviluppo no-


tevole. Quantunque le grandi città allettino I'operajo
a spese soverchie e a costosi divertimenti, e lo costrin-
gano d'altra parte a spesa maggiore per il vitto e l'al-
loggio, l'istruzione diffusa gli fa meglio comprendere il
pregio delle società di mutuo soccorso, e gli ispira un
concetto più elevato della propria dignità, che dalle
associazioni viene tutelata. Vivendo quasi isolato nel
mezzo di una vasta capitale, assistendo a continui ro-
vesci di fortuna, minacciato dalle più crudeli alterna-
tive l'operajo sente il bisogno di collegarsi ai fratelli
di lavoro, e di chiedere alle istituzioni di previdenza
una difesa contro l'isolamento e i pericoli che lo cir-
condano.
Nel dipartimento del Rodano, e in soli 10 anni, le
associazioni mutue acquistarono un'importanza per lo
inanzi sconosciuta. Mentre le società autorizzate di
Parigi esitano a chiedere l'approvazione governativa, e
per amore della propria autonomia, o per diffidenza
verso il potere, avversano qualsiasi intervento di que-
sto nella loro amministrazione; quasi tutte le società
del Rodano chiesero ed ottennero l'approvazione. Nei
1852 i loro membri erano 8000; ora sono 16,000 e più:
i loro capitali raddoppiarono; raddoppiarono i loro
benefici.
Le società del dipartimento dell'lsère, numerose e
ricche, si può dire che hanno moralizzato quella popo-
lazione operaja; dal che appare che li effetti loro non
sono soltanto materiali, ma sono sopratutto morali.
Nel 1803 si fondò a Grenoble la prima società; ora sono
140; di cui 33 femminili.
Nei dipartimenti della Cóte-d'Or, di Saône et Loire
e d'Indre-et-Loire, crescono ogni anno di numero e di
importanza le società di vignajuoli, il cui contributo è
quasi del tutto pagato in lavoro, e il cui soccorso con-
siste in un fraterno ricambio di servigi, nel coltivare i
252 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

campi e le vigne del socio ammalato. Nella Côte-d’Or


2,380 giornate di lavoro rappresentarono, nel 1859, la
somma di circa 7,140 fr.

Aprile 1862

Le casse di risparmio in Europa e in America *


Il 20 novembre 1858 i depositi delle casse di ri-
sparmio della Gran Bretagna ammontarono a 955 mil-
lioni di franchi. Un anno dopo salirono a 975 millioni.
Fu eziandio notevole l’aumento de’ libretti; da 1,409,000
salirono a 1,507,000. Nel 1859 i depositi minori di una
lira sterlina furono 213,473,
In Austria diminuisce il numero de’ libretti, cresce
la somma de’ depositi. La cassa di risparmio di Vienna
possedeva il 31 dicembre 1859: 168,624 millioni di
lire. Anche a Praga, nel 1859, diminuì il numero de’
libretti. Così in altre città dell’impero, indizio di mora-
lità o stazionaria o decrescente, o di crescente povertà.
Le casse di risparmio della Germania prosperano;
né può essere altrimenti, giacché il popolo tedesco è
sobrio, operoso, morale.
Anche nelle casse di risparmio svizzere havvi au-
mento e suddivisione nei depositi. In Zurigo la media
dei libretti non supera i 155 franchi: rappresentano
davvero l’obolo dell’operajo. A Neuchâtel questa media
è di 836 franchi; a Ginevra di 406; a Berna di 393;
a Basilea di 323.
La Lombardia novera un libretto per ogni 3 abi-
tanti. In generale, in tutte le città italiane, compresa
Roma, i depositi delle casse di risparmio aumentano
rapidamente. A giudicare dalla statistica della cassa di

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XIII, pp. 121-122.


252 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

campi e le vigne del socio ammalato. Nella Côte-d’Or


2,380 giornate di lavoro rappresentarono, nel 1859, la
somma di circa 7,140 fr.

Aprile 1862

Le casse di risparmio in Europa e in America *


Il 20 novembre 1858 i depositi delle casse di ri-
sparmio della Gran Bretagna ammontarono a 955 mil-
lioni di franchi. Un anno dopo salirono a 975 millioni.
Fu eziandio notevole l’aumento de’ libretti; da 1,409,000
salirono a 1,507,000. Nel 1859 i depositi minori di una
lira sterlina furono 213,473,
In Austria diminuisce il numero de’ libretti, cresce
la somma de’ depositi. La cassa di risparmio di Vienna
possedeva il 31 dicembre 1859: 168,624 millioni di
lire. Anche a Praga, nel 1859, diminuì il numero de’
libretti. Così in altre città dell’impero, indizio di mora-
lità o stazionaria o decrescente, o di crescente povertà.
Le casse di risparmio della Germania prosperano;
né può essere altrimenti, giacché il popolo tedesco è
sobrio, operoso, morale.
Anche nelle casse di risparmio svizzere havvi au-
mento e suddivisione nei depositi. In Zurigo la media
dei libretti non supera i 155 franchi: rappresentano
davvero l’obolo dell’operajo. A Neuchâtel questa media
è di 836 franchi; a Ginevra di 406; a Berna di 393;
a Basilea di 323.
La Lombardia novera un libretto per ogni 3 abi-
tanti. In generale, in tutte le città italiane, compresa
Roma, i depositi delle casse di risparmio aumentano
rapidamente. A giudicare dalla statistica della cassa di

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XIII, pp. 121-122.


.

I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 253

Forlì, soltanto le città delle Romagne, sotto il mal go-


verno pretino, fecero eccezione, e non per colpa loro, a
questa regola. Nel 1859 i libretti della cassa di Forlì
diminuirono di 400.
Nella Spagna, in Russia, in Polonia, in Danimarca
si fondano nuove casse di risparmio e le esistenti ac-
crescono i propri capitali. È codesto un fatto conso-
lante: nelle capitali e nelle campagne lo spirito di pre-
videnza educa le masse a sobrietà di desideri e a
semplicità di costumi,
In un solo anno (1859), nello stato di Nuova Jork vi
ebbe un aumento di 43,623 libretti, rappresentanti la
somma complessiva di circa 10 millioni di dollari. Il
1 gennajo 1860 i libretti erano 273,697.
Il presente prospetto può servire di una norma a
giudicare dal vario grado di ricchezza o moralità di
alcune città o stati.

Lombardia, Basilea, Berna, Ginevra, Vien-


na, Praga, Dresda, Altona, un libretto per ogni 3 ab).
Firenze, Zurigo, Amburgo,
Massachussets . , , . , . » » » 4 »
Neuchâtel, Sassonia , . , . . » » » 7»
Roma . . . . . . , , . » » 8»
Bruxelles . . . . , . , , » » » 9»
Tournai, Nuova York . . . . » » » 1o »
Inghilterra . . . . , . . , » » 11 »
Danimarca . . . . , . , . » » Il 12 »
Modena . . . , , , . , » » » 14»
Torino, Madrid . . , . , . » » 25 »
Baltimora , . . . . . . , » » » 591,
Varsavia , . . . . . . , » » »11»
254 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Aprile 1862

La Società dei Carabinieri milanesi *


Salutiamo con gioja l’istituzione fra noi di questa
società. Tenaci propugnatori di una fede politica, che
si riassume tutta nella parola: armamento; usi a ripe-
tere questa parola, questo grido con l’insistenza di chi
vorrebbe scuotere la calcolata ignavia di alcuni e la
colpevole spensieratezza di molti, noi oggi vorremmo
che il grido divenisse il programma della nazione, ispi-
randole i providi timori dell’avvenire, le operose inquie-
tudini, e le forti ambizioni. Vorremmo che il grido
elevato in Milano in giorni di festa, ed associato al-
l’omaggio reso ad un illustre cittadino, corresse per
tutta Italia a ridestarvi le forze assopite e i propositi
languenti. A questo prezzo i giorni di festa gioveranno
a quelli di lavoro e di preparazione.
Se si pensa a quel che fecero i Carabinieri geno-
vesi, pochi, soli, si può anticipatamente affermare quel
che sapranno e vorranno fare i Carabinieri milanesi,
i Carabinieri italiani - non più pochi, non più soli.
Il nome de’ Carabinieri genovesi s’accompagna
alle più belle vittorie di Garibaldi: accorsi primi, fu-
rono i primi sempre. Esercitati al tiro, armati di eccel-
lenti carabine, affrontavano il pericolo con l’audacia e
insieme la disciplina di vecchi soldati. Modesti quanto
bravi, forti quanto generosi, erano soldati ed ufficiali
ad un tempo; chiedevano soltanto di combattere, di
vincere o di morire. Compiute le guerre, a cui aveano
preso parte, tornarono alle loro case. Il dì del loro
ritorno fu un giorno di festa per Genova; il dì dei fune-
rali di quelli che aveano lasciata la vita sui campi di

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XIII, p. 122.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 255

Calatafimi e Milazzo, e di quegli altri per cui il vedi


Napoli e poi Mori era stato tremendamente vero
- quel giorno fu di publico lutto. - Ed i carabinieri,
dopo avere onorato con pietosi uffici i commilitoni
estinti, e dopo aver riconsegnata al Commune la loro
bandiera, ritornarono a’ propri negozi, e a prepararsi
alle nuove battaglie della patria.
Tali sono in un libero paese i soldati cittadini!
Non sapremmo formar voto migliore di quello che
la Società dei Carabinieri milanesi, surta con bellissimi
auspici fra noi, eguagli le virtù di que’ prodi genovesi,
il cui culto alla Santa Carabina non fu sterile esercizio
o vano apparato, ma operosa religione di patria.

Giugno 1862

La proprietà letteraria e il Canton Ticino*


Le stamperie del Ticino benemerite, anzi necessarie
in tristi tempi al pensiero italiano, quando lo vigilava
inesorabile il sospetto austriaco da Milano a Ragusa,
quando da Torino a Palermo lo insultava lo staffile del
gesuita, rimasero colpite da crescente sventura, appe-
naché la causa della nazione, difesa con tanto ardi-
mento e con sì grave sacrificio d’interessi nel piccolo e
generoso paese, cominciò finalmente a trionfare in
Italia. Giustizia voleva che le sorti della stampa doves-
sero d’allora in poi essere eguali ovunque l’uomo ita-
liano è libero; ma così non fu. Pesa sui libri, che stam-
pati nel Ticino vanno nel nuovo regno d‘Italia, un dazio
duplice di quello che i libri stampati nel regno pagano
entrando nel Ticino. La stampa ticinese rimane ingra-
tamente oppressa. E d è senza vantaggio veruno della
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 255

Calatafimi e Milazzo, e di quegli altri per cui il vedi


Napoli e poi Mori era stato tremendamente vero
- quel giorno fu di publico lutto. - Ed i carabinieri,
dopo avere onorato con pietosi uffici i commilitoni
estinti, e dopo aver riconsegnata al Commune la loro
bandiera, ritornarono a’ propri negozi, e a prepararsi
alle nuove battaglie della patria.
Tali sono in un libero paese i soldati cittadini!
Non sapremmo formar voto migliore di quello che
la Società dei Carabinieri milanesi, surta con bellissimi
auspici fra noi, eguagli le virtù di que’ prodi genovesi,
il cui culto alla Santa Carabina non fu sterile esercizio
o vano apparato, ma operosa religione di patria.

Giugno 1862

La proprietà letteraria e il Canton Ticino*


Le stamperie del Ticino benemerite, anzi necessarie
in tristi tempi al pensiero italiano, quando lo vigilava
inesorabile il sospetto austriaco da Milano a Ragusa,
quando da Torino a Palermo lo insultava lo staffile del
gesuita, rimasero colpite da crescente sventura, appe-
naché la causa della nazione, difesa con tanto ardi-
mento e con sì grave sacrificio d’interessi nel piccolo e
generoso paese, cominciò finalmente a trionfare in
Italia. Giustizia voleva che le sorti della stampa doves-
sero d’allora in poi essere eguali ovunque l’uomo ita-
liano è libero; ma così non fu. Pesa sui libri, che stam-
pati nel Ticino vanno nel nuovo regno d‘Italia, un dazio
duplice di quello che i libri stampati nel regno pagano
entrando nel Ticino. La stampa ticinese rimane ingra-
tamente oppressa. E d è senza vantaggio veruno della
256 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

nostra finanza, la quale non può profittar nulla sul-


l'introduzione di libri dei quali essa ha reso impratica-
bile la stampa.
Chiuse, non appena la libertà ebbe steso un piede
in qualche altra parte d'Italia, le grandi stamperie di
Capolago e della Villa Ciani, non restò dunque al com-
positor ticinese altro rifugio che la rapina libraria.
E contro questa sono ben difesi i grandi scrittori stra-
nieri, perché cogli splendidi emolumenti raccolti in
tutto il mondo civile possono stipendiare chi invigili
, e perseguiti il contrabando. Ma i poveri scrittorelli no-
strali, disdegnati da un'aristocrazia a cui la lingua di
tutti non pare abbastanza nobile né abbastanza comme
il faut, si vedono rinfacciarsi da un commercio, che fu
sempre senza forze e senza coraggio, anche la nessuna
sicurezza che lascia agli editori il commercio furtivo.
È una ragione di più, data al torchio contro il mano-
scritto. Per un libro che qualche rarissima e quasi nes-
suna volta si ristampa nel Ticino, tutti, quanti vi
sono in Italia scrittori, vengono angariati.
Già da lungo tempo abbiam chiamato barbaro il
dazio sui libri. Quando vediamo tutti i pensatori di-
mandare alle leggi l'insegnamento gratuito ed obbliga-
torio; quando vediamo la nazione chiamata a spendere
affinché ognuno impari a leggere; e poi vediamo tas-
sare i libri, cioè multare quelli che li leggono; quando
vediamo la finanza accontentarsi d'incassar nulla, piut-
tostoché d'esser discreta ed equa : dobbiamo conchiu-
dere che le leggi sono cose poste fuori del mondo della
ragione.
Noi per parte nostra raccomandiamo che si regoli
una volta anche questo trattato di commercio librario
colla Confederazione Elvetica; e crediamo far con ciò
l'interesse degli scrittori e de' librai, degli studii e della
nazione.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 257

Giugno 1862

Associazione fra gli agrofili italiani *


Nella rapida rassegna dell'esposizione fiorentina,
contenuta in questo medesimo fascicolo, dicemmo che
le esposizioni, a riuscire effettivamente utili, debbono
per così dire prolungarsi e perpetuarsi, debbono essere
un iniziamento ed un eccitamento insieme, debbono
imprimere più vasto e più forte impulso al lavoro in-
dustriale del paese. Chi s'appaga di cercar in esse
una sterile soddisfazione dell'orgoglio nazionale od una
pomposa, splendida mostra delle patrie ricchezze, ne
falsa il concetto e ne dimezza la benefica influenza;
più ancora, corre pericolo di convertire le solenni feste
del lavoro in un vigliacco tripudio della vanità e in uno
di que' boriosi esaltamenti di patriotismo, in cui
svampa l'affetto e si sperdono i propositi semplicemente
nutriti nel silenzio e nella calma. Importa sovratutto
che le esposizioni non sieno pretesto a ristare, con-
tenti di noi medesimi e superbi delle lodi prodigate, ma
pungolo a fare, a fare sempre meglio e sempre più,
tormentati da quella incontentabilità senza cui né il
genio di un uomo, né il genio di un popolo raggiun-
gono il loro massimo grado di relativa potenza. Per
questo, ci consoliamo veggendo che fra i giurati del
consiglio agrario dell'esposizione fiorentina venne pro-
posto e discusso il programma di un giornale agrario,
che abbia per iscopo di promuovere quelle migliorie
e quelle riforme di cui l'esposizione stessa fece cono-
scere più urgente il bisogno, e fece nascere più vivo
il desiderio : desiderio nobilissimo, come quello che
riguarda uno de' più gravi interessi del paese.

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XIII, pp. 356-357.

17. . CATTANEO. Scritti politici. I.


258 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
I giurati, sia esaminando i produtti inviati all’espo-
sizione, sia correndo i campi, poterono convincersi
« della necessità grandissima che v’è in Italia, e mas-
sime nelle campagne, di popolarizzare la scienza; di
far commune, e di tutti, quello che oggi si sa da pochi;
di porre i nostri al corrente dei progressi dell’arte
presso gli stranieri; in una parola di far in modo, che
il coltivatore possa facilmente tenersi a livello d’ogni
progresso che la scienza e la pratica suggeriscono »; e
deliberarono la publicazione di un periodico, il quale,
pur contenendo memorie originali, faccia una fre-
quente e completa rivista di tutto ciò che di relativo
all’agricultura si stampa in Italia e all’estero, illustrando
le materie con opportune figure, e procurando di riu-
nire la chiarezza alla brevità, l’utilità al buon prezzo
che solo può agevolare la diffusione.
A tale effetto si vuole costituire un’associazione fra
gli agrofili italiani. Chi desidera formarne parte, s’ob-
bliga di pagare per due anni consecuitivi lire 20, e
riceve il periodico, di cui diviene socio fondatore. Pro-
sperando l’intrapresa, i guadagni saranno volti a bene-
ficio dell’agricultura < non dovendo in nessun caso I’in-
trapresa divenire una speculazione per chichessia ».
Fra i promotori di sì utile società, havvi il benemerito
Vieusseux, al quale deve dirigersi chiunque intenda
divenirne membro. Se il periodico, come vivamente
speriamo, avrà vita, resterà durevole ricordo della pri-
ma mostra nazionale, ed imitabile esempio di associa-
zione al servigio della scienza e dell’insegnamento po-
polare.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 259

Agosto 1862

Ricchezze naturali dell'isola di Madagascar *


L'isola di Madagascar è situata al Nord-Est del
Capo di Buona Speranza, là ove si apre il mar delle
Indie; è lunga 350 leghe, e larga 140; dista dalle isole
Maurizio e della Riunione circa 120 leghe maritime,
e solo 70 dalle coste africane, dalle quali è separata dal
canale di Mozambico. È posta tra il 12" e il 26" di la-
titudine (sud) ed il 41° e 48° di longitudine (est). La
sua superficie è quasi eguale a quella della Francia.
Per la sua forma oblunga offre un immenso sviluppo
di coste, con magnifici porti naturali, con baje sempre
accessibili e nello stesso tempo di facile difesa.
Il suolo dell'isola è composto di rocce granitiche e
basaltiche e di terreni di sedimento. I graniti conten-
gono ferro ossidato magnetico nero, che vi si trova
anche in filoni; è un minerale analogo a quello di Svezia
tanto pregiato, e dà come quello ottimo ferro ed eccel-
lente acciajo. In causa della disagregazione dei graniti,
il minerale s'isola facilmente, sicché le spiaggie sono
sparse di sabbie ferrifere di molto valore.
Gli abitanti fabricano con questo ferro le loro lance,
ed un francese, il signor Laborde, stabilito nell'isola da
trent'anni, vi eresse forni ed una fonderia di cannoni.
L'isola di Madagascar è ricca di altri metalli, fra i
quali abbondano il rame grigio solfurato, o piritoso, o
mescolato con altro rame carbonato verde o azzurro;
il piombo-argentifero, ricco d'argento di molta purezza;
la piombagine o ferro carburato puro, di cui si fanno
matite, crogioli; cristallo di rocca che per limpidità e

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XIV, pp. 243-244.


260 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

trasparenza pareggia quello del Brasile. Si rinvengono


altresì pietre preziose; e nelle sabbie de' fiumi scintil-
lano pagliette d'oro.
Il terreno vulcanico contiene minerali di ferro ossi-
dato e quella crisolite, che è tanto usata nei lavori di
oriuoleria e di minuteria. Tra i basalti trovansi pozzo-
lane di buona qualità; i basalti forniscono materiale
eccellente per le costruzioni. Abbondano le sabbie ve-
trose, prodotte dalla disagregazione dei graniti. I1 La-
borde eresse, a otto leghe da Tananarive (la capitale),
una fabrica di vetro e di porcellana.
Nei terreni sedimentarj rinvengonsi strati di sale, di
marmi, di creta con silice, e in abbondanza poi il
carbon fossile, l'antracite e la lignite. L'uso di questi
combustibili sarebbe utilissimo per le raffinerie, distil-
lerie, ecc.
Trovansi in quest'isola laghi e fonti d'asfalto, stu-
diate dal capitano di vascello Fleuriot de Langle, non
che rèsine fossili ed ambra grigia. Sonvi inoltre diverse
fonti d'aque minerali, tra cui quella che si trova
lungo la strada da Tamatave a Emirne. I1 dottor Milhet
ne studiò le acque, e le trovò ricche di soda, potassa,
ferro.
I produtti vegetali dell'isola non sono meno impor-
tanti di quelli del regno minerale; la vegetazione de'
climi temperati lussureggia accanto alla tropicale. Vi
crescono rigogliosi il mais, il frumento, la vite, il riso,
la canna da zucchero, di cui una varietà è indigena, il
cotone, il caffè, l'arachide che dà un ottimo olio per
far sapone; alberi che producono oli medicinali come
il ricino, e il piguone delle Indie; tabacco, cacao, va-
niglia, indigo, the, ecc.
Indigeni del Madagascar sono pure parecchi alberi
resinosi come il bengioino, il copaliere, il tucamaca, l'al-
bero a caoutchouc; altri alberi da costruzione vi alli-
gnano numerosi, come l'ebano, il bois-de-fer, il sandalo,
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 26 1

il teck, ecc., ed altri tessili, come il varoa, il bananiere,


l'aloe, il raffia, ecc.
Né meno ricco vi è il regno animale. I1 bue gibboso,
il montone, il maiale forniscono il nutrimento alle iso-
le vicine; vi si alieva numerosissimo pollame; abbon-
dano i pesci, le tartarughe, le api. La natura profuse
in quest'isola i suoi tesori, sicché ebbe ragione il na-
turalista Commerson di chiamarla : una terra promessa.
L'isola è da tempo oggetto della cupidigia delle
maggiori potenze europee; la regina regnante, Rana-
valo-Manjaka, diffida degli stranieri, a cui è niegato
penetrare nell'interno del regno. Essa richiamò in vi-
gore la legge che impone a' forestieri di fermarsi nel-
l'isola un solo mese. Pochissimi Europei ottennero di
fare più lungo soggiorno; il principe Alfredo, figlio del-
la regina Vittoria, dovette deporre l'idea di visitare
l'isola, perché il governo hova si mostrò poco favore-
vole a quel progetto. Tamatave è il porto schiuso a'
commerci coll'Europa.

Settembre 1852
Associazione
per l'esplorazione di combustibili fossili
in Val Cuvia ed adjacenze *
Da tutti è lamentata la mancanza in Italia di li-
tantrace; sicché dobbiamo importare dall'estero il car-
bon fossile, preziosa fonte di calore e di luce. Il rag.
Antonio Carrara, trovò nella Val Cuvia, in cui nacque,
numerosi indizi di strati fossili. Eseguite alcune esplo-
razioni, offerse gli assaggi all'esame del dott. Cardone
e del prof. Hajek, i quali, dopo parecchi esperimenti,

* Pubblicato anonimo in POL., 1862, XIV, p. 365.


262 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

li dichiararono costituiti pel 60 per 100 di un kock


metalloide lucente e pel 40 per 100 di produtti vola-
tili aeriformi; per cui s’accostano al boghead, schisto
bituminoso della Scozia, ottenendosi co’ residui della
sua distillazione un kock migliore che non collo stesso
boghead. Questi fatti incuorarono il rag. Carrara a pro-
muovere una società per compiere su più ampia sca-
la, ma col maggior risparmio e sotto la direzione di
uomini competenti, le opportune esplorazioni. Avve-
randosi le speranze, il Carrara si riserva una quota di
venti centesimi per ogni quintale di materiale escavato
e venduto, e i componenti l’attuale associazione avran-
no titolo e vantaggi di soci fondatori in quella più
vasta società che dovesse costituirsi per coltivare gli
scoperti depositi. Le azioni sono 60, di lire 100 cia-
scuna, e si ricevono dai fratelli Brambilla, banchieri
(Milano, piazza della Scala). Le nostre industrie da
troppo tempo deplorano la scarsezza di combustibile
fossile per non rispondere all’invito del signor Carrara,
che contiene per esse e pel paese una lieta promessa.

Marzo 1863
Sull’importanza internazionale
della ferrovia pel Gottardo *
Questo Comitato, nel raccomandare alle sagge vo-
stre cure le ferrovie ticinesi, ha la coscienza di racco-
mandarvi nello stesso tempo uno dei più grandi inte-
ressi federali. La grande linea, la quale dovrebbe per-

* Pubblicato anonimo in POL., 1863, XVI, pp. 328-331;


ripubblicato in O.E.I., V, pp. 226-232. Si tratta di una
memoria stesa da C. come relatore del Comitato della
Società promotrice della ferrovia meridionale ticinece, in-
dirizzata ai Consigli federali elvetici.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 263

correre questo Cantone, dalle frontiere del regno d’Ita-


lia al Gottardo, va direttamente al cuore della Svizze-
ra. Dal Gottardo discende sull’altipiano centrale, là do-
ve convergono tutte quante le linee svizzere, venendo
dal lago di Costanza come dal lago di Ginevra, dal
lago di Zurigo come dal lago di Neuchâtel, da Sciaffu-
sa come da Basilea. Queste linee hanno tutte necessi-
tà urgente d‘essere continuate, ognuna pel suo destino:
- dal lago di Costanza verso il Mediterraneo, - dai
laghi di Ginevra e di Neuchâtel verso l’Adriatico, -
da Sciaffusa e da Basilea per ambo i mari, - dal cen-
tro della Svizzera al centro della Lombardia, al cen-
tro della Toscana; a Genova come a Venezia; a Li-
vorno come ad Ancona; a tutti i grandi mercati della
penisola italica, senza eccezioni e senza monopolj.
Le ferrovie svizzere, non appena nate, languiscono.
Egli è che non sono fatte per essere solamente vie vi-
cinali, per fermarsi appié delle Alpi, per non arrivare
nemmeno alla frontiera. Esse hanno bisogno di vita,
di moto, d’avvenire. Prima che loro venga aperto il
varco alle ferrovie ticinesi, un dividendo è per alcune
di esse un sogno. Possono essere imprese di publica
utilità, come qualunque altro genere di strade; ma,
come imprese d’industria, senza il Gottardo non hanno
speranza.
Se le famiglie che vi contribuirono azioni, possono
per ora dire d’aver perduto, viceversa il paese intero
deve riconoscere d’avervi già profittato anche in quelle
sue parti che le ferrovie non toccano. E il paese intero
deve pertanto fare ogni fraterno sforzo per redimere le
soffrenti famiglie da quella dolorosa condizione.
E può sperarlo. Nella direzione delle ferrovie tici-
nesi stanno incalcolabili interessi. L’imaginazione si
esalta, quando essa contempla, in questo breve tronco
d‘un centinajo di chilometri, la più necessaria parte
di quella gran via delle nazioni, prestabilita già dalla
264 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
natura quando tracciò la gran valle del Reno e i due
mari d'Italia sopra un medesimo asse continuo, la cui
direzione, obliqua al meridiano, riunisce all'occidente e
al settentrione il mezzodì e il più remoto oriente. Da
un lato, essa scorre verso il Belgio e l'hghilterra, spar-
gendo le sue diramazioni al Nord-Est della Francia,
all'olanda, alla vasta Germania, al Baltico. Dall'altro
lato, essa scorre tutta la penisola italica; e radendo l'Ar-
cipelago, la Siria, l'Egitto, tende alla foce del Mar Ros-
so, dove arrivano ad un punto, fra tutti il più prossimo
all'Europa, le grandi linee navigabili dell'Africa orien-
tale, dell'Arabia, della Persia, dell'India, della China,
del Giapone, della Malesia, dell'Australia. Questa via
riduce a meno della metà la distanza fra l'India e l'In-
ghilterra. Sommate le cifre delle popolazioni, essa sopra
un minimo di lunghezza, riunisce il commercio di tre
quarti del genere umano.
Su questa via sta la Svizzera. Su questa via stanno
le fonti che possono compiere i deboli dividendi delle
sue ferrovie. Ma tutto è un infecondo favore della na-
tura, finché la gran porta del Gottardo è chiusa.

Ha il territorio svizzero un'altra linea naturale, che


possa paragonarsi a quella del Gottardo?
La linea del Sempione sembra fatta per evitare
quanto sia possibile di prestar servigio al popolo sviz-
zero. Essa, al pari della linea del Moncenisio, corren-
do da ponente a levante senza approssimarsi al set-
tentrione né al mezzodì, - correndo dal bacino mer-
cantile di Genova al bacino mercantile di Marsiglia,
- congiungendo due versanti delle Alpi che hanno
una stessa latitudine e le stesse produzioni, non può
fornire grandiosi ricambj. Né può aver suprema im-
portanza se non per interessi politici e militari che
non sono certamente quelli della Svizzera, né quelli
della libertà, né quelii dell'avvenire.
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 265

La via del Lucomagno fino a Coira, cioè per sessan-


ta chilometri, ha la medesima sterile tendenza da po-
nente a levante, tagliando ad angolo retto quella dire-
zione appunto che più importa seguire; sessanta chi-
lometri d’inutile andata, per avere sessanta chilometri
d‘inutile ritorno. Anche questa linea e quella del Mon-
te Settimo sembrano più sollecite d’uscire dalla Sviz-
zera che d‘entrarvi, sollecite sopratutto di raggiungere
al più presto la frontiera austriaca. In altri tempi, quan-
do le viste complessive della scienza non avevano an-
cora dissipato nei popoli le illusioni del monopolio, am-
bo codeste linee avrebbero potuto rinnovare, sull’an-
gusto mercato dell’Alta Baviera, a fronte della linea
del Brenner, quelle viete rivalità di Genova e di Ve-
nezia che oggidì ripugnano a tutti i grandi pensieri
del secolo e alla coscienza delle nazioni.
No, né queste ricordanze del medio evo, né le re-
centi tradizioni d’una grande supremazia militare, pos-
sono aver valore inanzi ai Consigli federali. Tra le idee
divergenti che possono ancora sopravivere nei gover-
ni o nei popoli, la Svizzera, per l’attitudine sua, neu-
trale, pacifica, ospitale, aliena da ogni ingrandimento,
da ogni minaccia, da ogni insidia, è chiamata ad es-
sere una conciliante e provida mediatrice. Essa vir-
tualmente rappresenta i communi interessi di quei cen-
to millioni d’uomini, che, divisi da tre lingue in tre
grandi masse, troppo sovente nemiche, non mai since-
ramente amiche, predominate sempre da sanguinose
ambizioni, solo in quanto fanno parte della Confe-
derazione vivono in una libera, giusta, fedele amici-
zia, che vede il bene della patria anche nel bene degli
altri popoli, e primamente de’ suoi fratelli di lingua.
Il Moncenisio e il Sempione non potrebbero mai
giovare alla Germania; il Lucomagno e il Settimo non
potrebbe mai giovare alla Francia; nessuno di questi
passi potrebbero congiungere i due mari d’Italia col-
266 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

la Francia ad un tempo e colla Germania. La sola li-


nea del Gottardo fraternamente abbraccia gli interessi
delle tre nazioni. Soltanto il commercio di queste e d'al-
tre molte, soltanto il naturale e indeviabile commercio
di tutto il continente, può compensar largamente le
spese d'un profondo traforo, che redima per sempre il
passaggio delle Alpi da tutti i rigori d'un clima glacia-
le. Il Sempione, anche sotto la nuova forma di ferro-
via, sarebbe, come fu sempre, un monumento di po-
tenza e di gloria, ma nulla più che un monumento.

Se la questione delle ferrovie ticinesi, promossa


già fin dal 1845, non è peranco sciolta nel 1863, egli
è appunto perché le prime proposte furono dettate da
interessi parziali e minuti e nemmeno in sé bene intesi,
e fomentate da illusioni che dovevano presto o tardi di-
leguarsi. Oggi la maggioranza dei Cantoni sente che le
grandi speranze della patria non sono su questa trac-
cia, mentre le diverse parti d'Italia, chiamate finalmen-
te ad aver voce nei proprj destini, non possono non in-
tendere ove stiano i communi loro interessi. Tutte le
grandi ferrovie, che spiegandosi in più vasto semicer-
chio fanno continuazione alle ferrovie svizzere, tutte le
linee navigabili, che fanno continuazione alle ferrovie
italiane, dovranno risentire la chiamata animatrice che
l'apertura delle grandi Alpi, sul commune punto d'in-
tersezione, deve fare su tutta la loro lunghezza. Bi-
sogna svegliare nelle compagnie, nelle popolazioni e nei
governi questo sentimento dell'avvenire.
Incumbe ai Consigli federali d'elevare l'argomento
a tutta la sua grandezza internazionale : nessun governo
che non fosse neutrale potrebbe parlare nel nome di
tutti. Un'altra mira di eguaglianza mercantile e di
commune sicurezza consiglia alle tre nazioni che il
commune loro convegno sia piuttosto sul terreno più
libero. Anche nell'infausto momento di quelle disa-

. .... . .
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 267

strose guerre sul Reno e sul Po, il cui ritorno sembra


una necessità d’ogni secolo, il cui ritorno sembra una
barbara derisione dei tempi, il commercio e le industrie
delle stesse nazioni combattenti devono augurarsi che
una parte dei loro approvigionamenti e dei loro esiti
possa trovare presso le loro frontiere un rifugio dalle
mutue rappresagiie. La libertà svizzera è un’istituzio-
ne che può proteggere le nazioni confinanti dagli effetti
dei loro proprj errori e dei momentanei loro furori. Il
santuario della libertà dev’essere il santuario dell’uma-
nità.
Inanzi ai Consigli federali, i cui membri sono tutti
soldati della patria, è superfluo il dire in quale intimo
rapporto militare una grande ferrovia debba trovarsi
colle altre opere stradali già decretate per costituire
del Gottardo un gran ridotto della generale difesa.
Parimenti inanzi ai Consigli federali è superfiuo il
dire per quali ragioni politiche, se la Confederazione
vuol conservare a perpetuità la gloriosa prerogativa
di congiungere con un nodo altamente razionale e
umano le tre grandi nazioni, debba aver maggior cura
di quell’una di esse ch‘è rappresentata da una minor
cifra di popolazione, e che rimane inoltre, in gran par-
te dell’anno, segregata dal consorzio federale per aspri
gioghi di ghiaccio e vortici di neve. Il Ticino ha già
fatti grandi sacrificj per raccogliere con dispendiose
opere stradali le sue membra, disperse entro il labi-
rinto delle Alpi, e collegarle al centro federale. In que-
st’opera d’incivilimento il Ticino precorse coll’esempio
a tutti i Confederati. Sono già 34 anni che da più
punti delle sue frontiere raccolse più rami di strade e
li condusse fino all’ospizio del Gottardo, imitando con
tenui forze quelle opere ch’erano per quei tempi con-
siderate ancora come meraviglie, e che ancora pochi
anni prima erano state un titolo di gloria per un gran
conquistatore. Il popolo ticinese. che a m e n a contava
268 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I
I

allora centomila anime, si sottopose a un gravoso de-


bito di alcuni millioni: poteva sperare d’estinguerlo
coi tributi del commercio stesso a cui quelle opere era-
no consacrate. Intanto venne il tempo delle ferrovie;
le linee accessorie si compiono; la via maestra, la via
del Gottardo, rimane qual era; il commercio si disvia;
il debito resta. Sarebbe providenza e sarebbe anche giu-
stizia promovere col favore federale l’impresa di dare
alla linea preordinata dalla natura la nuova forma di
costruzione che i tempi dimandano. Bisogna ripigliare
gli studj con ben altri dati, con ben altri pensieri. L’ope-
ra è troppo grande nelle sue spese, è troppo vasta ne’
suoi vantaggi, è troppo complicata ne’ suoi rapporti,
perché possa compiersi colle forze e colle influenze d’uno
o di pochi Cantoni. È troppo evidente ch‘ella debb‘es-
sere federale, perché debb‘essere europea, perché fa
parte e compimento della più grandiosa via terrestre e
maritima del genere umano.
Signori! L’iniziativa di questa grande impresa del-
le nazioni appartiene a voi; essa appartiene alla pa-
tria elvetica come a simbolo vivente di tre grandi ci-
viltà.

Marzo 1863
Rendiconto dell’esercizio delle ferrovie dello
Stato durante gli anni 1860, 1861 e 1862 *
I1 produtto complessivo fu di L. 62,309,091 39; le
spese salirono a L. 28,393,151 00; la differenza utile
fu quindi di L. 33,915,940 39.
Ma dal totale della spesa di L. 28,393,151 00 de-
ducendo L. 1,002,562 92 per nuove costruzioni e mi-

* Pubblicato anonimo in POL., 186.3, XVI, pp. 332-335.


268 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I
I

allora centomila anime, si sottopose a un gravoso de-


bito di alcuni millioni: poteva sperare d’estinguerlo
coi tributi del commercio stesso a cui quelle opere era-
no consacrate. Intanto venne il tempo delle ferrovie;
le linee accessorie si compiono; la via maestra, la via
del Gottardo, rimane qual era; il commercio si disvia;
il debito resta. Sarebbe providenza e sarebbe anche giu-
stizia promovere col favore federale l’impresa di dare
alla linea preordinata dalla natura la nuova forma di
costruzione che i tempi dimandano. Bisogna ripigliare
gli studj con ben altri dati, con ben altri pensieri. L’ope-
ra è troppo grande nelle sue spese, è troppo vasta ne’
suoi vantaggi, è troppo complicata ne’ suoi rapporti,
perché possa compiersi colle forze e colle influenze d’uno
o di pochi Cantoni. È troppo evidente ch‘ella debb‘es-
sere federale, perché debb‘essere europea, perché fa
parte e compimento della più grandiosa via terrestre e
maritima del genere umano.
Signori! L’iniziativa di questa grande impresa del-
le nazioni appartiene a voi; essa appartiene alla pa-
tria elvetica come a simbolo vivente di tre grandi ci-
viltà.

Marzo 1863
Rendiconto dell’esercizio delle ferrovie dello
Stato durante gli anni 1860, 1861 e 1862 *
I1 produtto complessivo fu di L. 62,309,091 39; le
spese salirono a L. 28,393,151 00; la differenza utile
fu quindi di L. 33,915,940 39.
Ma dal totale della spesa di L. 28,393,151 00 de-
ducendo L. 1,002,562 92 per nuove costruzioni e mi-

* Pubblicato anonimo in POL., 186.3, XVI, pp. 332-335.


I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 269

glioramenti, restano L. 27,390,588 O 8 di vera spesa


d’esercizio; sicché in media sopra 100 lire di produtto
si spesero L. 43 95.

Deducendo inoltre dal totale degli introiti degli an-


ni 1860, 1861 e 1862 di . . . . L. 62,309,091 39
la spesa di esercizio in . . .
. » 27,390,588 O 8
restano di utile netto complessivo . L. 34,918,503 31
le quali rappresentano un produtto
medio annuo di L. 11,639,501 10,
ossia il 5,88 per 0/0 del capita-
le impiegato di .. . . . . L. 154,075,278 22
nella costruzione delle linee da To-
rino a Genova e da Alessandria
ad Arona; nell’acquisto della li-
nea da Torino a Cuneo e da Sa-
vigliano a Saluzzo . . . . . » 21,868,111 60
nell’acquisto della linea da Ales-
sandria a Piacenza e da Tortona
a Novi . . . . . , . . ». 16,564,940 00
nell’acquisto della linea da Valen-
za a Vercelli per Casale . . . » 5,390,000 00
Totale L. 197,898,329 82

La estensione totale delle linee esercite dallo Stato


nel 1860, compresa la via di congiunzione tra i due
scali di Torino, era di 608 chilometri: pel 1864 vi
saranno in esercizio 666 chilometri di strada.
Le locomotive per l’esercizio dell’anno 1860 per-
corsero chilometri 3,462,862, da cui deducendone
261,203, d’applicarsi alle riparazioni delle vie, restano
3,201,659 pel servizio dei convogli ordinari sì della
grande che della piccola velocità; ma la percorrenza
270 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

effettiva di questi essendo solamente di chil. 2,710,774,


di cui 1,577,266 pella grande e 1,133,508 pella pic-
cola velocità, ne risulta una differenza di chilometri
490,885, che si riferisce alle corse di rimorchio e di
manovre nelle stazioni, la quale rappresenta il 15 33
per 0/0 della percorrenza pel servizio dei convogli.
I1 numero dei convogli che ebbero luogo nel corso
del 1860, fu in totale 71,459: nel 1861 fu di 78,448.
Il numero di viaggiatori per ogni convoglio fu di 123
nel 1860 e di 120 nel 1861: quanto alle merci si eb-
bero per ogni convoglio, e nei due esercizi, tonnellate
49,22.
Il numero de’ viaggiatori trasportati nel 1860 fu
di 5,137,276 con un rapporto di classe che su 100
viaggiatori ne diede 2,92 per la prima classe; 23,98
per la seconda; 54,62 per la terza; 18,48 per militari
muniti di richiesta. Nel 1861 il numero de’ viaggia-
tori fu di 5,434,402.
Di oggetti di bagaglio e di piccole merci si traspor-
tarono tonnellate 49,377 colla percorrenza media per
ciascuna di chilometri 57 circa e con aumento di oltre
diecimila tonnellate sul trasporto del 1859: nel 1861
il numero delle tonnellate oltrepassò le 52 mila.
Il trasporto del bestiame, grosso e minuto, a grande
velocità da capi 45,102, trasportati nel 1859, con per-
correnza relativa di chil. 44 per ciascuno, ascese a
84,412, colla percorrenza media di circa 50 chil. per
ciascuno. Nel 1861 i capi di bestiame furono 101,235.
A piccola velocità si trasportarono 846,743 tonnel-
late con percorrenza media di chil. 66: la quantità
trasportata nel 1859 era stata di 720,500 tonnellate
con soli 64 chil. di percorrenza media: nel 1861 il nu-
mero delle tonnellate fu di 1,156,574 con percorrenza
media di 63 chilometri.
A piccola velocità si trasportarono 74,865 capi di
bestiami (nel 1859 eransene trasportati soli 41,006)
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 271
con percorrenza media di 58 chil. cadauno; nel 1861
i capi di bestiame furono 78,000 circa.
Il rapporto tra il produtto e le spese fu per le va-
rie linee il seguente:

Linea di Genova, su 100 fr. di produtto, un utile


di 53 88 nei 1860, 55 65 nel 1861
w Arona 63 67 » 55 65 w
» Vigevano 8 95 » 28 76 w
» Acqui 31 30 w 29 30 w
» Pinerolo 56 74 » 57 94 »
» Voltri 27 38 » 42 04 »
» Cuneo 59 55 » 56 33 »
» Bra 27 58 » 14 87 »
» Piacenza 63 11 » 58 50 »
» Casale » 42 87 w

Il numero dei viaggiatori sui piroscafi del Verba-


no fu nel 1860 di 291,077, e nel 1861 discese a
247,383. L'utile fu solo di L. 7 18 per ogni 100 di
produtto nel 1860, e di L. 5 53 nel 1861.
Le locomotive, avendo percorso nel 1860 di
3,201,659, chil. consumarono 31,195,636 chilogram-
mi di combustibili.
Dividendo questa cifra colla precedente ne risulta
un quoziente di chilogrammi 9,743, rappresentante il
consumo del combustibile del 1860 per ogni chilome-
tro percorso.
Nel 1859 questo consumo fu di chilogrammi 7,383;
perciò minore del 10 47 per 0/0
Nel 1860 si accesero 20,409 locomotive, che rima-
sero accese 357,283 ore.
Per tali accendimenti si consumarono 1,360,020 chi-
logr. di legna, cioè per ogni chilometro percorso O 424;
mentre nel 1859 il consumo fu di chilogrammi O 434.
272 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Per l'untura delle locomotive si consumarono chi-


logrammi 105,646 d'olivo, che importano per ogni chi-
lometro percorso chilogrammi O 0329 a vece di O 0294
consumati nel 1859.
I1 consumo del grasso composto fu di chilogrammi
1770, ossia per chilometro percorso chilogrammi O 055.
Si consumarono inoltre 3,280 chilogrammi di rista
e 25,969 di cotone in filetto.
Il valore di queste consumazioni è in media di
L. 51 67 per tonnellata.
Le spese di riparazione e manutenzione delle lo-
comotive ammontarono a L. 656,158 48, col rapporto
sopra 100 lire di L. 64 12 per la materia, e 42 88
per la mano d'opera. Nell'anno 1859 questa spesa era
stata di L. 386,656 97, col rapporto pella materia di
L. 58 12 e di 42 88 pella mano d'opera.
La spesa di riparazione e rinnovazione dei veico-
li fu di L. 627,912, col rapporto pella materia di
70 66, e di L. 29 34 pella mano d'opera.
Lo Stato, nell'esercizio delle linee sociali, durante
il 1860, ebbe a soffrire una perdita di oltre 114/m.
lire: « somma di nessuna rilevanza, dice la relazione, a
fronte degli utili che ne risentono le popolazioni e
della nazionale ricchezza sviluppatasi coll'estendersi
delle ferrovie ».
Nel 1860 gli accidenti sulle ferrovie dello Stato
furono in numero di 21 ed in conseguenza di essi si
ebbero otto morti ed una quarantina di feriti più o
meno gravemente. Otto degli accidenti dovettero attri-
buirsi ad imprudenza od inavvedutezza della vittima;
due soli a negligenza del personale.
Dal prospetto del movimento per ogni stazione di
partenza rileviamo che nel 1860, partirono :
Da Torino, 267,121 viaggiatori sulla linea di Ge-
nova; 134,847 sulla linea di Pinerolo; 174,221 sulla
linea di Cuneo, Saluzzo e Bra: per cui, in totale, il
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 273

numero de' viaggiatori che le ferrovie dello Stato tra-


sportarono da Tonno fu nel 1860 di 576,189, cifra che
supera il decimo del numero totale dei viaggiatori di
tutte le stazioni.
Il numero de' viaggiatori partiti dallo scalo di Ge-
nova fu, durante lo stesso periodo, di 494,267, per le
due linee di Torino e di Voltri.
Dallo scalo di Torino furono spediti nel 1860;
Per la via di Genova a grande velocità:
Bagagli e messaggerie chilogr. 3,599,535; - og-
getti di finanza chil. 18,876 con valore dichiarato od
assicurato equivalente a più di 17 milioni; - 562
vetture e 5324 capi di bestiamè.
Per la stessa via a piccola velocità si spedirono,
32,239,097 chil. di merci; 673 carri; 2,000 capi di be-
stiame circa.
Per la via di Pinerolo, a grande velocità:
Bagagli 408,918 chil.; - 1800 chil. di oggetti di
finanza, rappresentante un valore di oltre un millione
- 6 vetture e 382 capi di bestiame.
Per la stessa via, a piccola velocità; 2,530,440 chil.
di merci e 75 capi di bestiame.
Per la via di Cuneo, Saluzzo e Bra, infine, si spe-
dirono a gran velocità:
Bagagli e messaggerie 1,239,379 chil.; - 6,325
chil. di articoli di finanza di un valore di oltre 4,700,000
lire; - 29 vetture e 644 capi di bestiame.
Per la stessa via, a piccola velocità si spedirono:
Merci 5,728,666 chil. e 59 capi di bestiame.
Dal raffronto delle cifre, come già notammo, si ha:
1.° Che la spesa media è di L. 45,56 per cento sul
produtto, cifra inferiore a quella delle ferrovie del
Belgio, della Prussia e della Società Lombarda; mal-
grado le più favorevoli condizioni d'esercizio in cui
si trovano queste ferrovie.

18. . CATTANEO. Scritti politici. I.


274 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

2.° Che il produtto annuo medio è di L. 5,88 per


cento del capitale impiegato, il quale complessiva-
mente, sia per la costruzione delle linee, sia per l'ac-
quisto di quelle cedute dalle Società, ascende a
L. 197,898,329 82.
Unitamente a questo rendiconto fu dato in luce
un rapporto dell'ingegnere Frescot sulle officine di To-
rino e Savigliano. Le officine di Torino contano 992
tra stipendiati e salariati con una mercede giornaliera
media di L. 2,31: le officine di Savigliano contano
550 operai con una media di L. 2,08 per mercede gior-
naliera. Ne piace qui riferire quanto nella relazione
del direttore generale Bona vien detto a proposito delle
officine delle ferrovie e del personale di esse:
« Le officine di Torino furono di grandissimo giova-
mento, non solo alle strade ferrate, ma altresì all'in-
dustria privata, giacché dalle medesime uscirono mol-
ti operai e capi artieri, che passarono od agli arsenali
governativi o agli stabilimenti industriali.
« L e finanze si valsero delle officine di Torino per
le prime machine da esse introdutte secondo i nuovi
sistemi della fabricazione dei tabacchi; l'arsenale eb-
be ricorso alle officine nella gloriosa epoca del 1859
per moltissime opere tanto in ferro ed in oggetti di pre-
cisione, quanto moltissimi avantreni ed affusti, ed il
ministero di guerra fu largo di ricompense e di elogi
alle stesse officine.
I due ingegneri autori dei mecanismi, che ser-
vono al traforo delle Alpi, fecero i loro primi studj
nelle officine; quivi pure costrussero i modelli dei primi
mecanismi, ed in molti casi ancora in oggi ricorrono
alle officine medesime. Quivi si costrussero i vagoni
postali a minor prezzo di quelli fatti venire di Francia;
quivi s'impiantò anche un laboratorio telegrafico, di
cui si mancava in paese.
1 - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 275
« Gli stipendi ed i salari dei direttori e degli ar-
tieri, ben lungi d‘essere esuberanti, sono, in proporzio-
ne degli stabilimenti privati e governativi, meschini;
diffatti, il direttore, che deve condurre il lavoro di
1500 operai ed è risponsale d’un materiale d’alcuni
millioni, ha lo stipendio di 6,000 fr.; un vice-direttore
ha la metà; mentre le società private, con minor re-
sponsabilità, pagano un direttore a L. 40, 50, e perfino
100 mila ».

Marzo 1803

L’istituto agrario parmense *


Tra gli istituti agrari di antica e nuova fondazio-
ne pe’ quali il nostro periodico ebbe sempre una parola
d‘augurio e di lode ¹, quello di Parma, benché poco no-
to, anzi perché poco noto, perché trovasi tuttavia ne’
laboriosi ed incerti principj d’ogni utile impresa, merita
speciale riguardo. Non è molto, il prefetto di Parma
chiese in nome del ministero d’agricultura e commercio
ragguagli su quella istituzione, sul suo andamento, sui
suoi beneficj, e la Camera di commercio parmense ri-
spose con una relazione, di cui qui riassumiamo i bra-
ni più notevoli. Noi vorremmo che tale relazione non
restasse senza frutto; vorremmo si porgesse sollecito
incremento a questo istituto, il quale potrebbe giovare
nel Parmense quegli interessi agricoli che furono sem-
pre, e sono oggi più che mai, tanta parte degli inte-
ressi nazionali.

L’Istituto agrario, diretto dal prof. Rondani, con-


sta di un ampio fabricato con annesso orto pomologico,

* Pubblicato anonimo in POL., 1863; XVI, pp. 336-338.


Politecnico, vol. IX, p. 586
1 - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 275
« Gli stipendi ed i salari dei direttori e degli ar-
tieri, ben lungi d‘essere esuberanti, sono, in proporzio-
ne degli stabilimenti privati e governativi, meschini;
diffatti, il direttore, che deve condurre il lavoro di
1500 operai ed è risponsale d’un materiale d’alcuni
millioni, ha lo stipendio di 6,000 fr.; un vice-direttore
ha la metà; mentre le società private, con minor re-
sponsabilità, pagano un direttore a L. 40, 50, e perfino
100 mila ».

Marzo 1803

L’istituto agrario parmense *


Tra gli istituti agrari di antica e nuova fondazio-
ne pe’ quali il nostro periodico ebbe sempre una parola
d‘augurio e di lode ¹, quello di Parma, benché poco no-
to, anzi perché poco noto, perché trovasi tuttavia ne’
laboriosi ed incerti principj d’ogni utile impresa, merita
speciale riguardo. Non è molto, il prefetto di Parma
chiese in nome del ministero d’agricultura e commercio
ragguagli su quella istituzione, sul suo andamento, sui
suoi beneficj, e la Camera di commercio parmense ri-
spose con una relazione, di cui qui riassumiamo i bra-
ni più notevoli. Noi vorremmo che tale relazione non
restasse senza frutto; vorremmo si porgesse sollecito
incremento a questo istituto, il quale potrebbe giovare
nel Parmense quegli interessi agricoli che furono sem-
pre, e sono oggi più che mai, tanta parte degli inte-
ressi nazionali.

L’Istituto agrario, diretto dal prof. Rondani, con-


sta di un ampio fabricato con annesso orto pomologico,

* Pubblicato anonimo in POL., 1863; XVI, pp. 336-338.


Politecnico, vol. IX, p. 586
276 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

viti, praticelli di foraggi in esperimento, e alcune terre


alluvionali tra le mura della città ed il vicino torrente;
e di un podere, a mezzo chilometro di distanza, del-
l’estensione di circa otto ettari, con due fabbricati co-
lonici.
Nei fabricati principali trovansi la scuola, le ma-
chine agrarie, varie collezioni scientifico-agronomiche,
l’ufficio d’intendenza, gli alloggi del personale e le sa-
le per le adunanze del comizio agrario.
Il podere fu chiamato sperimentale, come quello
che doveva servire agli esperimenti in varie coltivazio-
ni di piante industriali ecc., avuto riguardo però alla
necessità di trarne una rendita bastevole alle molte
spese dell’istituto, il quale manca di una dotazione od
assegno speciale. Tale rendita, che si può ritenere di
lire 2000 annue, sodisfa alle spese ordinarie.
Quando il podere fu affidato alla direzione dell’isti-
tuto, le terre erano per lo più nude di piante, in gran
parte senza siepi, con una superficie assai varia ed
ineguale, ov’erano estese e profonde depressioni da
colmare, e tratti sterili e ghiaiosi da migliorare. Oggi,
le terre sono in buona parte livellate, le depressioni
assai meno estese, i margini cinti quasi tutti da siepi
diverse, piantate con nuovi sistemi ed ottimamente riu-
scite. Si fece lo scomparto de’ quadri con carraie ele-
vate ed erbose, si piantarono vivai di piante da sie-
pi, e di parecchie varietà di gelsi; alluvioni ghiaiose sul
torrente si conquistarono alla profittevole cultura col-
la mondatura, gli appianamenti, le coltivazioni prepa-
ratorie ecc.
Nell’orto pomologico sonosi stabilite numerose col-
lezioni di piante fruttifere, economiche, industriali,
d’ornamento ecc., in ottimo stato di coltivazione, di
sviluppo.
Sonvi nel museo raccolte di sementi e di grani,
d‘insetti utili e nocivi all’agricultura ecc., esemplari di
I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 277

tutti i legni nostrali o quasi naturalizzati. La colle-


zione di legumi e cereali ebbe lode all’esposizione ita-
liana; quella dei legni indigeni fu mandata all’esposi-
zione di Londra. La biblioteca agraria si va formando e
ordinando con sollecita cura.
La collezione delle machine è del pari ricca. L’ara-
tro parmigiano, modificato pei lavori profondi, esposto
a Firenze per cura di uno degl’impiegati della dire-
zione, l’intendente dottor Pietro Superchi, ebbe l’ono-
re della medaglia; e con nuovo perfezionamento at-
trasse, all’esposizione di Londra, l’esame di quel clas-
sico paese delle machine.
Indipendentemente dai vantaggi che recava la scuo-
la di agronomia coll’istriizione de’ periti agrimensori,
di quanti iscrivevansi al corso speciale di agraria, e dei
liberi frequentatori (scuola di cui si lamenta da alcun
tempo il silenzio), l’istituto non cessa di giovare al
paese in molte guise: col promovere la coltivazione
di varie specie o varietà di piante utili o d‘ornamen-
to; coll’offrire agli agricultori, agli orticultori, a’ giardi-
nieri, semenze, innesti, pianticelle da vivaio, bulbi,
magliuoli di viti nazionali ed esotiche, frutti ecc.; coi-
lo sperimentare nuovi foraggi, semi da grande cultura
di piante ortensi, economiche ecc.; colle istruzioni e coi
consigli dati a quanti lo desiderano sulle varie pian-
te coltivate e coltivabiii; col dare a prestito machine
agrarie, parecchie delle quali, riconosciute in tal modo
utili, si vanno adottando, come gli erpici di ferro gran-
di e piccoli a tre pezzi, i falcioni, i seminatori, l’ala
dell’aratro inglese, l’erpice a triangolo snodato pe’ sòl-
chi ecc.; coll’offrire opportuno convegno al comizio
agrario, alla società florale e ad altre riunioni scienti-
fiche.
Per quel che riguarda il giudizio del publico, au-
torevole sempre in un’istituzione i cui benefici dipen-
dono in gran parte dalla meritata fiducia e dalla con-
278 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - 1

sentita influenza, giova distinguere il giudizio popolare,


transitorio e capriccioso, dal concetto che dopo atten-
to esame si formò di esso la sezione di agricultura della
Camera di commercio.
Credendosi generalmente, che le terre annesse al-
l’istituto dovessero rapidamente trasformarsi in un po-
dere modello e non da esperimenti e da rendita per
l’istituto medesimo, i più che attendevano fin dal prin-
cipio di vedere compiuta una sistemazione generale di
piantagioni e di culture, e non riflettevano allo scopo
più modesto ed alla scarsità dei mezzi posseduti dalla
direzione, né alla difficoltà di sistemare terre, le qua-
li in rapporto ali’uso cui erano destinate trovavansi
in pessime condizioni, non furono molto benigni ne’
loro giudizj.
Ma l’opinione della Camera di commercio non può
essere il risultato di giudizj così superficiali. Presi in
esame inanzi tratto i mezzi scientifici e tecnici di cui
può disporre la direzione; considerato il vero scopo che
si dovea raggiungere; osservato altresì che nel corso di
pochi anni, senza forti capitali, non potevansi consegui-
re rapidi e grandiosi risultati, ma che nullameno si fece
molto e bene, la Camera di commercio deve riconosce-
re l’ingiuitizia della opinione popolare, ed approvare
la condotta della direzione.
Tanto meglio per questa e pel paese. Però se si
vuole che l’istituto cessi dal vivere esistenza precaria
e che trionfi de’ malevoii giudizi o del colpevole oblio,
con cui si tenta ucciderla sul nascere, è necessario
provedere al suo incremento. - La Camera di com-
mercio invoca i sussidi governativi o municipali; chiede
si riapra la scuola dagronomia, richiesta dai più vi-
tali interessi della provincia ed eziandio da quelli del-
la numerosa classe dei periti-geometri e degli inge-
gneri; desidera sì fondino nuove scuole, coll’opportuno
corredo di machine, cioè quelle di zootecnia agraria,
. .
i

I - NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE 279

bacologia, arboricultura, orticultura, caseificio, fogna-


tura, entomologia agraria e forestale; affretta coi voti
l’erezione di un istituto tecnico, di cui la scuola agra-
ria formerebbe principal parte e necessario comple-
mento, e che doterebbe la provincia di una istruzione
solida, pratica, feconda. - Noi uniamo i nostri voti
a quelli della Camera di commercio parmense, ma
più presto che ai sussidi officiali la nostra fiducia,
il nostro appello si indirizzano al paese, sapendo che
a questo non si chiede mai inutilmente cosa profitte-
vole alla nazione, che i suoi benefici sono durevoli e
crescenti, non misurati con avara mano. La mede-
sima Camera di commercio potrebbe a buon diritto
farsi promotrice di quanto nel suo rapporto raccoman-
da calorosamente alle sollecitudini del governo e dello
Stato.
II
RIFORMA PENALE
1846
Della riforma penale *
Ebbi verso la fine del 1840 incàrico di stèndere su
la riforma canceraria uno scritto, a servigio di quei
magistrati che per loro officio avendo quotidiana inge-
renza in queste materie, rimanèvano esitanti fra il
principio segregativo e il silenziario. Perocché avèvano
allora molto corso in Italia li scritti di Lucas e de’
suoi seguaci Mittermaier e Petitti di Roreto; i quali
poscia, fatti accorti dall’esperienza e dal consenso dei
più, si raccòlsero a poco a poco con savie concessioni
e spiegazioni al principio segregante.
Dopo aver consegnato alla Presidenza del Governo
lo scritto commèssomi, ch‘era inteso principalmente
alla parte costruttiva e amministrativa, mi parve op-
portuno stènderne un altro, che svolgesse piuttosto la
parte morale, e rimovesse i dubii sparsi dalle mentovate
controversie. L o inserìi nel III volume del Politècnico
al principio del 1841.
I libri su la cui diligente lettura questi scritti si
fòndano, fùrono i Rapporti parlamentari dei Commis-
sarii britànnici, e sopratutto il terzo, e i libri di Tocque-
ville e Beaumont, Ducpétiaux, Moreau-Christophe,

* Pubblicato come nota preliminare alla raccolta degli


studi sulla riforma carceraria in A.S. III, pp. 78-79, in
estratto, Milano 1847, e riassunto in S.P.E. 111, p. 98,
ed in volumetto, Milano 1907.

...
284 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Cunningham, Buxton, Chavannes, Aylies, De Metz e


Blouet, Grellet-Wammy, Mollet, Brétignères de Cour-
teille, Léon Faucher, Rémacle, Cerfberr, Lucas, Pe-
titti di Roreto, Harou-Homain; e se ne dièdero i tìto-
li e le date in calce alla memoria medèsima (nel detto
volume, pag. 581-582).
Il grave argomento fu coltivato poi con perseve-
ranza in quel nostro Politècnico; ove, oltre a due belle
memorie di Giacinto Mompiani (nel volume V), si lèg-
gono altri scritti miei, che qui non ho luogo a ripro-
durre; e sono: - una breve disputa intorno ai Pen-
sieri di Valentino Pasini sul modo di proporre la que-
stione penitenziaria (vol. V): - una notizia su li ef-
fetti del càrcere segregante di Parigi; e un rapporto, al
Congresso di Lucca, redatto a nome d’una Commissione
del Congresso di Pàdova (vol. VI).
A maggiore illustrazione della riforma penale ri-
produrrò in sèguito a questo scritto su le càrceri, uno
su la deportazione e un altro su le galere; il primo dei
quali ebbe occasione da un discorso di Sir William
Molesworth, e il secondo, dall’òpera del dottor Lau-
vergne su le galere di Tolone.
Chi sia persuaso che ogni scienza deve scaturire
dai fatti, non sarà tardo a crèdere che su l’ampia col-
lezione che omài ne abbiamo, si potrebbe por mano
a rifòndere tutta l’oscura e malferma dottrina delle
pene.
Questo studio dei fatti veri e positivi e inaspettati
dell’umana natura nelle varie sue condizioni e vicissi-
tudini, è appunto quello che il sapiente Romagnosi
appellava filosofia civile; la quale deve preparare da
lungi l’assiduo progresso e sviluppo delle sociali isti-
tuzioni. E noi la vorremmo proposta nei tanti suoi
argomenti a più fruttuosa occupazione delle scôle, le
quali rimàngono troppo vanamente a oziare intorno al-
li insolùbili ritornelli d‘una semibàrbara ontologìa.
II - RIFORMA PENALE 285

Giugno 1840

I - Delle càrceri *
Poiché il propòsito nostro nell’intraprèndere questo
Repertorio (il Politècnico) fu quello « d‘appianar ai no-
stri concittadini la cognizione di quella parte di vero,
che dalle ardue ragioni della scienza può condursi a
fecondare il campo della pràtica; » ci profittiamo del-
la congiuntura ch‘èbbimo di passare ad esame parec-
chie delle più recenti òpere su la riforma carceraria,
per tracciare in sommi capi lo stato d‘una questione
che tocca le più intime ragioni dell’arte sociale, e in-
torno a cui s’affatìcano tanti illustri giureconsulti ed
uòmini di Stato in Europa e in Amèrica.
L’argomento è sì grave e austero, che non sappia-
mo porvi mano senza una molesta commozione; e quan-
d’anche da questo studio cominci fra noi l’insegnamen-
to delle scienze legali, pure, nel ritornarvi dopo mol-
t’anni, proviamo quel ribrezzo che sentirebbe, rien-
trando fra gli orrori della sala anatòmica, chi avesse
da lungo tempo abbandonato li studii della medicina. Si
tratta di ragionare con impassibilità scientifica sul de-
stino d‘un millione e più di sciagurati, ch‘èntrano ogni
anno nelle càrceri d’Europa e d’America; molte milliaia
dei quali vi scèndono come in sepolcro di viventi, o
n’èscono solo per salire al patibolo. Si tratta di calcolar
con arte la quantità della miseria e dell’angoscia che
l’uomo deve deliberatamente ingiungere a tanti suoi
simili, per obedire a quelle tremende necessità, le qua-
li se dall’un iato infliggono le pene, racchiudono dal-

* Pubblicato in POL., 1840, III, pp. 543-581 sotto il


titolo Di varie opere sulla riforma delle carceri, ripubblicato,
con modificazioni, in A.S., 111, pp. 80-116 e parzialmente
in S.P.E., 111, pp. 98-105. .
286 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

l'altro le remote càuse che prepàrano i delitti e allè-


vano i malfattori.
Nessuna imaginazione reggerebbe a scòrrere l'in-
finita catena di patimenti che, cominciando dal princi-
pio dei sècoli, senza la pàusa d'un'ora sola, si soffrirono
fino a questo giorno nelle càrceri e nei supplicii da
quella sgraziata parte del gènere umano, la quale sem-
pre mietuta dal carnèfice sempre si rigènera; nè si
moltiplica mai tanto altrove, quanto nel fondo di
quelle prigioni che furono edificate per annientarla.
Sparsi nell'intervallo dei tempi, alcuni pensatori
alzàrono la voce per richiamare la giustizia entro più
misericordioso confine; ma ciò non valse contro le fiere
preoccupazioni che stàvano radicate nei costumi e
nelle leggi. La pena, presso la maggior parte dei pò-
poli, si confuse sempre colla vendetta; e quando prese
il nome d'espiazione, era ancora una vendetta eserci-
tata in nome delli Dei. Ma in nessun tempo le pene
divènnero più generalmente atroci che sul declinare
del medio evo, quando l'anarchia feudale ebbe disciol-
to in Europa ogni òrdine di leggi e di giudicii communi,
ed il principio della vendetta potè regnar senza freno.
Allora ogni casa signorile ebbe un fondo di torre e un
carnèfice, e l'ingegno umano si stancò ad inventare
dolori e s t r a z i Si abbacinàvano li occhi con lastre ro-
venti; si dirompèvano con rote le ossa; i condannati
si ardèvano a lento foco per diporto di pòpolo; si mu-
tilàvano, si laceravano con uncini e con pèttini di
ferro; infine lo studio feroce di molte generazioni si
compendiava nelle nefande quarèsime di Galeazzo.
Si aggiunga la lenta agonia d'uòmini dimenticati in
sotterranei aquidosi, o precipitati nei trabocchetti, o
murati vivi, e di famiglie intere chiuse a morir di
fame o a divorarsi. Fra quelle pompe di crudeltà,
quanto umana non doveva sembrare la cicuta atenie-
se o il capestro musulmano!
II - RIFORMA PENALE 287

Nello scorso sècolo queste tradizioni si vènnero dis-


sipando in faccia ad un principio, che, oppresso e am-
mutolito nel medio evo, ebbe finalmente trovati i suoi
uòmini e il suo tempo. La voce di Beccarla e di Ho-
ward risonò potente ed efficace, perché uscita dalle
viscere stesse della società; né ben si potrebbe dire
se il sècolo più prendesse da loro o essi dal sècolo.
Cessò la tortura, si abolì la rota e la tanaglia, si spalan-
càrono i fètidi sotterranei; e si frappose un tale abisso
fra le antiche atrocità e la moderna mansuetudine,
che l’Europa, immèmore del beneficio e della profonda
miseria da cui fu tratta, già osa giudicare ingratamen-
te le sublimi dottrine e il sublime sècolo a cui deve
questa umanità e questa pace.
Quando l’apparato dell’antico patibolo fu disperso
e la pena di morte trovossi circoscritta a pochi casi e
sfrondata d’ogni inasprimento, anzi in Toscana e in
Pensilvania e in altri paesi abolita del tutto, quella
sùbita povertà dell’armamentario penale creò, come al
sòlito, l’industria e l’arte. I giureconsulti si dièdero a
ritèssere da capo la dottrina criminale, perché l’antica
non valeva più; ed alcuna era pur mestieri averne. E
studiàrono accuratamente il miglior uso delle poche e
miti pene che rimanèvano, colle quali dovèvasi te-
ner fronte a tutto lo sforzo delli scellerati, che facil-
mente scàmbiano la moderazione della legge coll’im-
potenza.
Allora si svolse la nuova scienza criminale. Prima
di tutto ella ebbe a cercare nella natura umana e nelle
necessità sociali il titolo che giustificava l’irrogazione
delle pene. Ella ricordò l’antico detto della filosofia
greca, che la pena non è vendetta del passato, ma di-
fesa del futuro. E ne dedusse che, siccome il suo pro-
pòsito è di sviare per quanto si può li ànimi dal de-
litto, così dev’èssere una forza capace di bilanciare la
spinta delle malvage passioni; e la chiamò controspin-
288 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
ta penale. E siccome le spinte al delitto non sono tut-
te d'eguale malvagità e violenza, così deve a propor-
zione commisurarsi la pena, eziandìo perché chi pon
mano al delitto, abbia pure in quello un qualche rite-
gno; e chi è già reo d'una colpa, trovi nuovo ostacolo
a commètterne una maggiore. E siccome la pena è una
minaccia a tutti quelli che vorrèbbero delìnquere, co-
sì debb'èssere solenne, pùblica, esemplare, non retroat-
tiva, non insidiosa. Ma la pena, comunque giusta, è
un male, che bisogna irrogare sol quando non vi sin
altro scampo da sì crudel dovere; e sarebbe inutile e
iniqua, ogniqualvolta con altri modi men dolorosi si
potesse reprimere la spinta criminale. Ora, egli è cer-
to che li allettamenti e li stimoli al malfare sono mag-
giori ove la plebe è disperata per miseria, o cresce
ineducata e brutale, o il magistrato non vìgila a sco-
prire i delitti, o il braccio d'una dèbole giustizia si ab-
bassa inanzi ai protetti del potente. E se li uòmini
sono onesti solo entro il limite della paura, e nella
società non circola uno spirito di larga e vigorosa
probità, il fràgile edificio delle pene non regge al peso
morto della corruzione universale. Perloché vuolsi col-
tivare nelli uòmini quell'impulso d'onore che non solo
rattiene dal delitto, ma ne rende insopportàbile il so-
spetto; vuolsi infliggere quanto più raramente si può
l'ignominia, e far quasi risparmio dell'erubescenza del
pòpolo; vuolsi promòvere fra li uòmini ogni vincolo
dell'azienda civile, perché sèntano il bisogno dell'al-
trùì mano e della buona opinione; e questi umani e
dolci sentimenti dèvono riscaldarsi al foco d'una pura
benevolenza e al pensiero della fratellanza comune e
d'un destino superiore ai limiti del tempo e alle mi-
serie della vita. Così la giustizia e la vigilanza dei ma-
gistrati, il benèssere e la buona educazione della mol-
titudine, e un caldo senso d'onore, di socievolezza e
cordialità dèvono cospirare colla sanzione religiosa a
II - RIFORMA PENALE 289

vòlgere verso il commun bene la corrente delle umane


passioni. Solo quando sìasi providamente compiuto
questo salutare ordinamento, solo allora potrà dirsi le-
gìtima la pena; poiché la minaccia penale non perco-
terà il traviamento, ma l’indòmita perversità. E quindi
alle presuntive forze di questa si vògliono contraporre
i gradi della pena; e quando sia veramente necessa-
rio, si può anco spingere l’òpera del terrore sino alla
distruzione dell’èssere malvagio, che agogna alla di-
struzione altrùi. Questa è la dottrina penale, come vie-
ne con severo ragionamento dedutta nelle òpere del
più forte dei nostri pensatori

Ma un’aggiunta rimane a farsi a questa dottrina, e ta-


le che trasforma tutta la pràtica applicazione delle pene.
Chi potrebbe dir mai che fosse legìtimo e pròvido
quel modo di punire, il quale per natura sua, invece di
reprimere nei malvagi la spinta penale, la fomentasse
e la inalzasse di grado in grado fino all’àpice della scel-
leratezza? Egli è certo che un tal magisterio penale, non
rispondendo al suo fine, oltre all’èssere una gratuita op-
pressione delle sue vittime, diverrebbe un reato con-
tro I’òrdine sociale. Or questa è la condizione del rè-
gime punitivo presso le moderne nazioni, a misura
appunto che sono più civili e mansuete. Infatti code-
sta civiltà e mansuetudine, ristringendo a pochi casi la
minaccia di morte, e prendendo ogni occasione di ri-
sparmiarne ai pòpoli I’òrrido spettàcolo, ridusse le pene
corporee pressoché a quella ùnica della prigionia; alla
quale il mite spirito dei tempi appena permette d’ag-
giungere alcun materiale inasprimento. Ma per tal
modo i grandi malfattori rigòrgano in quei luoghi ch‘è-
rano una volta riserbati ai minori falli; in quella trista
promiscuità fra giudicati e giudicandi, fra colpèvoli e

¹ V. Romagnosi, Genesi del Diritto penale.

19. . CATTANEO. Scritti politici. I.


290 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

innocenti, fra traviati e perversi, fra i trasgressori di qual-


che frivola disciplina civile e li èsseri più abominèvoli,
un'istituzione, legitimata solo dalla presunta sua effi-
cacia a reprimere il delitto, divenne suprema scola di
malvagità.
Per mostrare quanto immenso sia questo male, ba-
sti il dire che fra i prigionieri entrati l'anno 1837 nel-
le sole càrceri d'Inghilterra e Galles, circa tredicimila
uscirono al cospetto della legge innocenti. E i condan-
nati per lievi colpe, e con sentenza sommaria e non
formale, furono quell'anno circa sessantamila (59,364);
nella quale immensa colluvie si comprèsero quattor-
dicimila donne, e diciottomila che non appàrvero rei
d'altro che d'èssere vagabondi, e un grosso stuolo
d'ebriosi, disertori e contrabandieri di caccia e finanza.
Lo stesso corso di cose si ripete con poco divario in
tutta l'Europa. Dei ventiduemila e più (22,346) ch'en-
tràrono l'anno 1831 nelle càrceri della Polizia di Pa-
rigi, più di novemila (9122) uscirono senza processo,
e altri quattromila incirca vènnero assolti.
Non sono molt'anni che il sesso, l'età, l'accusa e la
condanna, il fallo e l'assassinio, la scelleratezza e l'in-
nocenza, la modestia e la prostituzione e perfino la de-
menza, si stipàvano confusamente nelle stesse immonde
spelonche, fra le tènebre e i contagi e i cenci e la nu-
dità. E non è d'uopo salire all'età dei nostri padri,
quando il fermento impuro generava le febri carce-
rarie e i tifi maligni, che poi desolàvano le popolazioni
circostanti. Ai nostri giorni nelle città più splèndide,
dopo che le rimostranze delli scrittori avèvano già
introdutto nelle prigioni la separazione almeno dei
sessi, lo spettàcolo era ancora incredibilmente turpe.
Nell'anno 1813, che non è ben lontano, la illustre bene-
fattrice dei carcerati, M. Fry, trovò nella prigione di
Newgate a Londra trecento donne, alcune giudicande,
alcune condannate per colpe d'ogni sorta, messe alla
II - RIFORMA PENALE 291

rinfusa in due càmere e due camerini, ove quelle mi-


seràbiii, alcune ubriache, alcune coi bambini alla mam-
mella, molte inferme su la paglia puzzolente o sul nudo
spazzo, facèvano cucina e lavanderia, mangiàvano,
dormivano, bestemmiàvano, si battèvano furiosamente.
Lo stesso direttore della prigione non osava inoltrarsi
in quelle bolge. La consolatrice scriveva poco dipoi ad
altro benefattore, colla familiare semplicità che i quà-
cheri usano fra loro: - « Ciò ch‘io ti dico è una dèbole
imàgine del vero; il lezzo e l’angustia del luogo, la
ferocia dei modi e dei volti, e la profonda deprava-
zione in cui parèvano immerse, non si’ pòssono descrì-
vere. w - E due donne stàvano spogliando un bambino
morto, per invòlgere de’ suoi cenci un altro che gli
giaceva nudo a lato. Quell’abominèvole soggiorno era
lo strumento che la società destinava a reprimere nelle
traviate la prima presunzione di malcostume. Una gio-
vinetta, forse innocente, incolpata forse d’aver sottratto
alla padrona uno spillone o un paio di guanti, poteva
venir precipitata in quell’abisso insieme alla più sto-
machèvole cantoniera.
Era questo il modello ideale della prigione, quale
ce l’aveva trasmessa l’odiosa eredità dei nostri padri:
era questo l’edificio che il generoso sècolo XVIII intra-
prese ad abbàttere, e le cui reliquie ingòmbrano ancora
tanta parte d‘Europa. Ancora ai nostri giorni si ha certa
notizia d’orribili assassinii meditati e diretti da un fondo
di prigione, ove il lento corso della giustizia aveva
adunato da più luoghi un concilio di malvagità, fra i
traviati e li innocenti. Perciocché se il progresso dei
tempi e il predominio della ragione introdussero nel
càrcere la disciplina, la salubrità, la nettezza, la luce,
il lavoro, non giunsero a tògliere la convivenza depra-
vatrice. Il càrcere riceve il novizio del delitto, reo
forse di lieve infedeltà, ansante di vergogna, di spa-
vento e di rimorso; e lo dimette in pochi mesi abbron-
292 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - i

zato nell'impudenza, dotto nei misterii dell'iniquità, con-


sumato e disperato al pari de' suoi insegnatori. Il pronto
castigo d'un giòvine inesperto al malfare, l'avrebbe
rattenuto da nuovi falli; ma s'egli vien posto a scola
dei più malvagi, il ritorno alla vita libera sarà ritorno
al delitto, anzi trapasso a più gravi misfatti; e l'asso-
luta impunità sarebbe meno impròvida e meno iniqua.
Li infelici che èntrano nelle prigioni per caso o errore
o calunnia, e ne èscono con giudizio d'innocenza, non
solo han sofferto danno e dolore, la separazione della
famiglia e I'ansietà del processo e dell'aspettativa; ma
contaminati nel nome, destituiti dell'onesta sussistenza,
inviluppati da conoscenze infami, degradati dalla compa-
gnia di furfanti che deridono l'inùtile loro innocenza
o le meschine loro colpe, èscono a spàndere l'infezione
di cui là dentro si sono ammorbati.
Se la convivenza dei prigionieri diffonde e pro-
move li àbiti criminosi, la loro segregazione è prove-
dimento doveroso e necessario, senza cui cadrebbe l'òr-
dine penale, e verrebbe meno il titolo su cui si fonda.
E ad alcuno sembrerà impossibile che l'evidenza di
questo vero non si affacciasse a tutte le menti. Ma il
progresso delle cose umane è tardo e faticoso.

Mentre l'Europa tollerava la promiscuità delli inno-


centi colli scellerati, aveva introdutto il principio della
separazione nelle case ove si ritenèvano i mendicanti,
i licenziosi, i discoli, opponendo così alle lievi infer-
mità un rimedio che non si curava d'opporre alle malat-
tie più mortali. In Milano, fin dal 1670, sotto il pre-
sidente Arese, si era proposta la fondazione d'una casa
di lavoro, ove trovàssero asilo i pòveri e correzione li
oziosi e dissoluti, dei quali era in quel sècolo ipòcrita
intollerabilmente infesta la nostra città. Dalle vecchie
memorie appare che si volesse prender norma da qual-
che simile instituzione fondata a quei tempi in Parigi.
II - RIFORMA PENALE 293

Fu il primo pensamento da cui dopo novant’annì di


dispareri surse poi la nostra Casa di Correzione. Notiamo
i novant’anni, perché si veda quanto i nostri avi fòs-
sero simili a noi nell’esser presti a vedere il bene e
tardi ad operarlo.
Nel seguente anno 1671, l’imperatore Leopoldo I,
dietro proposta del magistrato di Vienna, stabiliva colà
« una casa di correzione, per collocare in essa con ben
guardata separazione le donne profane, i figli disobe-
dienti, li accattoni inquieti e le altre persone inutili
e ineducate, onde poterle trattenere a continuo lavoro ».
Qui si vede la separazione e il lavoro, e il propòsito di
supplire al difetto d’educazione. E la mira, non tanto
della pena, quanto della correzione e della riabilita-
zione è manifesta; poiché si soggiunge: <( tutte quelle
persone che verranno prese per punizione in questa
casa, e si mostràssero migliorate, verranno rilasciate sen-
za macchia dell’onore, e niuno le potrà tenere inàbili e
decadute in veruna maniera dalla loro maestranza od
arte ». E pare che quest’istituzione fosse a quei tempi
già diffusa in Europa, poiché nel diploma stesso si
legge: « stimiamo cosa molto buona e salutìfera questo
divisamento, ammettendo senza nessun dubio che la
stessa cosa, come presso le altre ben dirette repùbliche
e città principali, sarebbe pure assai favorèvole anche
qui al ben èssere pùblico ». E infatti in quel sècolo
l’Olanda aveva le sue case di lavoro; e il lavoro nelle
prigioni veniva prescritto nelle nascenti colonie d’Amè-
rica dal patriarca della Pensilvania, Guglielmo Penn,
verso il 1682.
Trentadùe anni dopo il citato diploma (1703), l’isti-
tuto delle Case di Ricòvero e Correzione vèdesi adot-
tato anche in Roma, essèndosi decretata la costruzione
dell’ospizio di S. Michele, che non sappiamo in qual
anno venisse aperto. E nelle òpere pòstume del Mabil-
lon si trovò tracciato ad uso dei conventi un règime di
2 94 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

reclusione separata a penitenza dei frati discoli. E di


queste reclusioni correttive si tròvano vestigia nei col-
legi d'educazione, e perfino nelle famiglie. Giunse final-
mente il momento opportuno anche per la nostra città;
ove nel 1758 vènnero delegati a quest'uopo Pompèo
Litta, Diego Rubini, Antonio Besozzi e Giampietro An-
dreani. I quali, comperato un vasto spazio presso la
Porta Nuova, incominciàrono nel 1762, coll'òpera del-
l'architetto Croce, un edificio che doveva contenere la
Casa di Correzione e un Albergo per cinquemila pòveri.
La seconda e più grandiosa parte dell'òpera non ebbe
effetto; ma la Casa di Correzione venne aperta nel 1766,
con 140 celle separate, 25 delle quali per le donne e
20 pei ragazzi.
Fin allora non èrasi sospettato l'immenso poter pe-
nale della solitùdine, e la capacità che aveva di supplire
all'apparato dei più dolorosi supplicii. Ma, essèndosi
dal senato di Milano abolito l'antico uso di vèndere
schiavi di galera alla repùblica di Venezia e altri Stati
marìtimi i condannati criminali, nacque il pensiero di
racchiuderli a uno a uno nelle celle della nuova Casa
di Correzione, chessi colle mani loro avèvano edificata;
e si adeguò il numero delle 120 celle, conducèndovi
da altre càrceri 53 condannati. Forse era parso duro
destinare a quella trista vita chi aveva più lievi colpe;
e sembra che l'efficacia penale della solitùdine si fosse
già compresa, poiché il Senato aveva stabilito che un
giorno in quella casa scontasse due giorni di condanna.
Era una luminosa scoperta morale ed anche ammini-
strativa, poiché, abbreviando la durata della prigionia,
riduceva per ciò solo a metà il numero dei prigionieri.
Sembra però che la soliuùdine diurna fosse riservata a
pochi, e per la commune dei carcerati si avesse la
cella notturna e il lavoro silenzioso in commune.
Non riferiamo questi particolari per vanità muni-
cipale, ma perché il trapasso del lavoro silenzioso e
II - RIFORMA PENALE 295

delle celle solitarie da lieve strumento di correzione


pei discoli a formidàbile strumento di pena pei mal-
fattori, è punto di somma importanza istòrica; e indu-
biamente ebbe luogo fra noi; e sarebbe prezzo dell’òpera
il porre in chiaro tutto ciò che su questo propòsito può
trovarsi nelle memorie di quel tempo. Nessuno delli
scrittori di cose carcerarie ne fa menzione, né mostra
avvedersi di questa intima differenza fra le Case di
Correzione e i Penitenziarii Criminali. E quindi Cerfberr
e il conte Petitti proclamàrono primo fra i Penitenziarii
criminali uno delli ultimi istituti correttivi e ricoveranti,
l’ospizio di San Michele a Roma.
La destinazione delle celle solitarie ai malfattori fu
esperimento morale, ben degno del luogo e del tempo,
ove Beccarìa scriveva dei delitti e delle pene, ove
magistrati pensatori, come Neri, Carli, Peci, Verri e
Beccarìa stesso, con vasta riforma che abbracciava i
giudicii, le prigioni, le scole, le monete, le imposte, i
conti pùblici, le communi rurali, le manimorte, le strade,
fondàvano la prosperità presente del nostro paese; otte-
nèvano con plàcida perseveranza le riforme che Turgot
sterilmente tracciava e invocava in Francia; e costruì-
vano nel piccolo Stato di Milano un modello di sapienza
amministrativa, di cui nessuna parte d’Italia o d’Europa
ha finora raccolto tutti i principii. Onore e gratitudine
alla loro memoria!
Alcuni anni dipoi (1772), il conte Vilain XIV pro-
poneva nelle Fiandre le celle notturne e i regolamenti
della Casa di Correzione di Milano; ma le aggiun-
geva il più convenevol nome di Casa di Forza, col
quale l’antica disciplina dei discoli annunciossi mutata
in supplicio di malfattori. Quivi si vide il primo rudi-
mento di costruzione a pianta stellare, svolta poi nel
Panòttico di Bentham, e ora generalmente preferita.
Verso quel tempo (1773) Howard diveniva sceriffo
della contea di Bedford; e rammentando la dolorosa
296 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

prigionia che preso in mare da un corsaro francese,


aveva sofferta nel castello di Brest, faceva sua principal
cura il misero stato delle prigioni. I1 suo zelo attrasse
l’attenzione del parlamento, che volle interrogarlo pu-
biicamente nel 1774, e gli rese solenni grazie. I viaggi
e li scritti di Howard su le càrceri e li ospitali (1777,
1784), spàrsero profonda commiserazione per sì vasta e
profonda e pur quasi ignota miseria. E noi proviamo
giusto orgoglio al vedere ne’ suoi scritti la Casa di
Correzione e li Ospitali di Milano posti in onorevol
paragone coi lùridi antri che in altre parti d’Europa
portàvano nome di càrceri e d‘ospitali. A quel tempo,
guidati da sommi pensatori, camminavamo col sècolo e
inanzi al sècolo.
Nel 1775 il duca di Richmond proponeva il dise-
gno cellare della prigione di Horsham, ove l’effetto
delle celle solitarie fu tale che nei primi dòdici anni
nessun prigioniero ebbe cuore d‘esporsi ad entrarvi
una seconda volta; e l’edificio, ch‘èrasi inteso a conte-
nere il sòlito numero di prigionieri della contèa di Sus-
sex, rimase in gran parte avventurosamente disabitato.
Laonde il principio cellare, che alcuni anni prima aveva
produtto in Milano l’abbreviamento della prigionia, ma-
nifestava in Inghilterra un’altra prova d‘efficacia, la
diminuzione delle recidive.
La rivolta delle colonie americane, ove solèvasi re-
legare la maggior parte dei condannati, destava allora
gravi sollecitùdini in quei magistrati; e ripeteva le diffi-
coltà che aveva cagionato in Milano l’abolizione delle
galere. Howard, Eden e Blackstone nel 1778 venìvano
chiamati a preparare un Atto parlamentare, nel quale
si fermarono i sommi principii della segregazione, del-
l’ammaestramento elementare e morale, e dell’istrada-
mento a durèvole industria per mezzo del lavoro. Fu
quello un gran passo nella legislazione europèa; perché
le riforme invalse presso una nazione si propàgano ine-
II - RIFORMA PENALE 297

vitabilmente. Nel 1781 un nuovo atto parlamentare, la-


mentando che < nel càrcere i prigionieri divenivano
più dissoluti », prescriveva le celle separate ai più mal-
vagi. Con ciò si compieva la gran trasformazione; ai
meno colpèvoli dovèvano succèdere nelle celle i colpè-
voli per eccellenza.
Nel 1788 si apriva il càrcere di Petworth; e la se-
gregazione dei prigionieri s’introdusse anche nell’ora-
torio, ove da stalli chiusi e separati potèvano vedere il
divino servigio senza vedersi fra loro; e per render
più salubri le celle, vi s’introdùssero le latrine idràuli-
che pur allora inventate. Quando però si aperse la pri-
gione di Gloster (1791) si volle sostituire alla separa-
zione individuale il fallace principio del riparto per
classi; ma dopo quattro o cinque anni, il cappellano
si lagnò che il lavoro fatto in commune sventava ogni
inizio d’emenda, e dimandò l’assoluta separazione. Al-
lora i’esperienza, maestra delle scienze morali come
delle corporee, svelò una nuova verità. Il parlamento
voleva che il lavoro costituisse pena, e fosse perciò
quanto più si potesse ruvido e faticoso; il che corri-
sponde al vulgare principio del lavoro forzato. Ma nelle
solitarie celle di Gloster si scoperse che il lavoro era
mitigazione all’insopportabil tedio della solitùdine, e
che i prigionieri lo imploràvano come sollievo e bene-
ficio. Per tal modo era côlto il secreto di rèndere accetto
e prezioso il lavoro a quelli sciagurati, che l’ozio aveva
istradati al malfare.
La riforma annunciossi anche presso li Inglesi d’Amè-
rica. Fin dal 1776 èrasi fondata a Filadelfia una società,
la quale promosse la riforma delle prigioni, la mitiga-
zione delle leggi e l’abolizione della pena di morte.
Nel 1790 un atto legislativo sostituì al lavoro nelle
òpere pùbliche il lavoro interno. Si costrùssero trenta
celle nella prigione di Walnut-Street; ma oscure, mal
ventilate, pavimentate con graticcio di ferro, riescirono

i
298 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

càmere di tormento non di lavoro; e forse non s'ebbe


altro propòsito: i carcerati rimàsero a lavorare in com-
mune, e la contaminazione si fece generale.
I1 sècolo aveva scoperto; era d'uopo propagare. Ma
sopragiùnsero in quel mezzo li eventi della rivoluzione
francese: l'effetto della quale si fu d'affrettare alcune
parti del sociale sviluppo, a cagion d'esempio la com-
pilazione dei còdici civili, ma d'arrestare affatto alcune
altre, a cagion d'esempio la riforma del diritto crimi-
nale, e di sconcertare quel sicuro progresso che andava
già prevalendo in Europa. La riforma delle prigioni,
in mezzo alle battaglie e ai supplicii, venne obliata.
E quandanche i reggimenti coloniali, i corpi franchi,
le supplenze militari, le leve maritime, ingoiàssero
grossi stuoli di malvimenti, I'agitazione delli ànimi,
il turbamento del commercio e delle industrie, la guerra,
la carestia, le vendette civili, le misure di sicurezza,
crescèvano abitatori alle prigioni, di modo che ogni
òrdine separativo divenne impossibile. Una feroce guer-
ra civile e religiosa desolava l'Irlanda e minacciava
l'Inghilterra; l'affollamento dei carcerati soffocava a
Gloster e nelle altre prigioni riformate il règime segre-
gativo; e faceva prevalere la triviale idèa del lavoro
lucroso all'alta ragione penale. A Milano intanto il
numero delle celle si era cresciuto d'altre 60 nel 1777,
e d'altre 120 nel 1787; e omai sommàvano a 300; ma
verso il 1791, anche per la demolizione del càrcere a
Porta Romana, i condannati si collocàrono a 'due e an-
che a tre per cella; il principio della segregazione andò
nàufrago, e le difficoltà dei tempi che seguirono, fècero
ordinar la disciplina all'intento del maggior lucro. i l
càrcere di Porta Nuova rimase però sempre uno dei
migliori nel règime aggregante.
Appare adunque che l'applicazione dell'antico prin-
cipio correzionale del sècolo XVII ai più gravi delitti,
ebbe luogo nella seconda metà del sècolo XVIII; prima
II - RIFORMA PENALE 299

a Milano nel 1766, poi a Gand nel 1772; e prese


esclusiva forma segregante nelle tre prigioni di Horsham,
Petworth e Gloster nel 1775, 1788 e 1791, ‘verso il
qual tempo se ne fece un falso tentativo nella prigione
di Walnut-street a Filadelfia. Resta a vedersi ciò che
si operò nel sècolo XIX.

Si è visto in quale abiezione fòssero nel 1813 le pri-


gioni di Londra. Era abominio che ripugnava ai tempi,
e non poteva durare, dal momento ch’èrasi propalato
colla stampa. Infatti in quell’anno s’intraprese il Peni-
tenziario di Milbank per 1200 prigionieri, compiuto
solo nel 1821. Dapprima vi si ordinò una disciplina
mista di separazione e communela; ma nel 1832 si abolì
ogni relazione fra i carcerati, e ogni loro parte al lucro
dei lavori: per rimòvere la simulazione e l’intrigo, si
rese inalteràbile la durata delle pene; si soppresse ogni
ricompensa; si vietò d’adoperare i carcerati come vigi-
lanti, istruttori e servi; e la disciplina vestì un aspetto
di rigorosa unità penale. I1 règime segregante veniva
accolto anche nella Scozia, e otteneva 160 celle nella
prigione di Bridewell a Glasgovia. Ma si sottoponeva a
imprudente e dannoso sforzo nelli Stati Uniti. Nel 1821
ad Auburn, presso Nova-York, si fece una cerna dei più
atroci malfattori, e si chiusero in celle basse, lunghe
circa tre passi e larghe due. L’aria, la luce, il calore
entràvano per angusta finestrella inferriata, praticata
nel sommo della porta; un tubo ventilatore dava sopra
il tetto. L’aria ristagnava; il prigioniero non esciva
mai all’aperto, né riceveva conforto alcuno. L’inumano
abuso durò dieci mesi; molti vi perdèttero la salute e
alcuni la ragione. I1 qual fatto ebbe su le opinioni una
funesta influenza, che non si dissipò mai del tutto; ma
sparse tal terrore, che il carcere parve più formidà-
bile della morte. In altri luoghi d’Amèrica si ripeteva
lo stesso errore. A Pittsburg le celle solitarie èrano
300 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

internate fra grosse mura nel basamento dell'edificio,


lungo un àndito che anche di giorno si praticava a lume
di torce. Alcune celle prendèvano scarsa luce da una
feritoia posta in alto; altre avèvano aria da una fine-
strella su l'àndito oscuro; l'àlito si deponeva in gocce
su le squàllide pareti; e nel verno un prigioniero ebbe
agghiacciati i piedi. Si fece di peggio nel Maine. Le
celle èrano pozzi nei quali s'entrava per una scala a
mano, da un'apertura non più larga di due piedi, che si
richiudeva con grata di ferro.
Il tristo abuso, svelato a tutto il paese dalla stampa,
eccitò risentimento universale. Perloché lo Stato di
Nova-York ordinò nella prigione di Auburn le celle
notturne, e il lavoro in commune con continuo silenzio,
come già nelle Case di Milano e Gand. Ma i quàcheri
di Filadelfia, perseverando nel principio dell'assoluta
segregazione, meditàrono un giudizioso esperimento che
sventasse l'effetto dei narrati abusi; e inalzàrono su
l'aprica collina di Cherry-Hill, a levante della città,
quel Penitenziario che si chiamò anche l'Orientale
(Eastern).
Il règime segregante di Cherry-Hill, detto anche
di Filadelfia e Pensilvania, si pose in lizza col règime
silenziario di Auburn o Nova-York; e la società carce-
raria di Filadelfia colla società di Boston. Ambedue le
parti, poste in faccia alla pùblica opinione, si studià-
rono di fare il meglio che si poteva, e spinsero a singo-
lar perfezione l'industria morale nel governo dei carce-
rati, per conquistarsi l'approvazione dei pòpoii. Le pri-
gioni delli Stati-Uniti divènnero una gloria di quel
paese; e i governi europèi non vòllero metter mano a
riforme, senza aver inviato uòmini esperti a visitare
le càrceri americane. Per il governo britànnico viag-
giàrono Crawford, Witworth-Russel, Pringle, Mondelet
e Neilson; per il francese Tocqueville, Beaumont, Metz
e Blouet; per il norvego Holst; per il prussiano Julius,
II - RIFORMA PENALE 301
che poi scrisse un Corso di Lezioni. Cunningham, Réma-
cle, Cerfberr, Moreau-Christophe ed altri perlustràrono
le più appartate provincie d'Europa, descrivendo in
confronto ai nuovi modelli le règole antiquate o le vacil-
lanti riforme. Le notizie che si raccòlsero dai visitatori
o saggiamente si publicàrono dalle stesse amministra-
zioni, sòmmano ad una numerosa libreria; e dall'incòn-
dito cumulo dei fatti; fra le lodi e le censure e le
appassionate interpretazioni, si vede eròmpere la luce
del vero. E fra le tènebre d'una dubiezza scrutatrice e
feconda si svòlgono le forme d'una nuova scienza, che,
trasandando le odiose idealità dell'espiazione, e mirando
solo a estinguere il fermento criminoso, assoggetta a
vasto processo esperimentale tutti i fatti dell'immoralità.
Lo studio del diritto penale non può fare un passo, se
non movendo delle nuove generalità nelle quali la
scienza carceraria va ordinando la moltitudine delle
osservazioni.

Il vastissimo Penitenziario di Cherry-Hill eccede per


suntuosità l'umile sua destinazione. È tutto di pietra;
nel mezzo vi surge un osservatorio circolare, da cui si
diràmano a ventaglio otto corridoi, lungo i quali sono
sfilate le celle: altre quattro torri, ai quattro àngoli del
recinto, dòminano lo spazio dentro e fuori. Le celle
hanno più di 9 metri di superficie: pavimenti di legno,
luce, spia fresca e calda; da un lato ciascuna risponde
sul corridoio, dal quale per uno sportello si porge il
vitto; dall'altro risponde ad un cortiletto, all'uso certo-
sino, lungo sei metri, ove il prigioniero si diporta un'ora
ogni giorno, rimanendo sempre in vista alle guardie
delle torri; e non si permette passeggio contemporaneo
in due attigui cortili. Con quest'òrdine si costruirono
le tre prime ale dell'edificio; nelle altre si variò al-
quanto; le celle si fècero a più piani, coll'ingresso dal
corridoio, o da ringhiera nel corridoio stesso; si fècero
302 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

lunghe un metro di più; ma i rinchiusi nelle celle su-


periori non èscono mai; e si omisero i cortiletti delle
inferiori perché riescìvano ùmidi e mal ventilati. Lo
stabilimento venne abitato nel 1829, e le Ultime ale
nel 1837.
Ogni prigioniero vien prima visitato dal mèdico, poi
posto in un bagno; indossato quindi l’uniforme carce-
rario, e udito un avvertimento del direttore intorno alla
règola del luogo, si avvia col berretto rabbassato su li
occhi alla cella, il numero della quale diviene l’unico
suo contrasegno. Il suo nome non si pronuncia più:
tranne li officiali del càrcere, nessuno lo vede, nessuno
lo conosce.
Abbandonato a sé nella solitaria cella, non di rado
a prima giunta s’abbandona al furore, àgita pensieri di
vendetta, e sfoga la rabbia in maledizioni. Ma alla
violenza succede la stanchezza; il silenzio che segue
ai vani suoi clamori, a poco a poco gli fa intèndere
quanto siano infruttuosi e insensati; egli vede la sua
impotenza in faccia alla legge, che senza percosse,
senza catene, senza insulti, con mano invisibile lo asse-
dia e lo stringe. La memoria della sua colpa, ch‘egli
fuggiva, ch’egli sommergeva nel tumulto delle pas-
sioni, gli si affaccia d’ogni parte, e a poco a poco si
allarga nella sua mente, e dilegua le vanità che la
ingombràvano.
Tra l’impazienza e il tedio e il rimorso, per sot-
trarsi alli odiosi pensieri e dissiparsi in quell’ùnico
modo che gli è possibile, egli afferra rabbiosamente
la proposta d’un qualsiasi lavoro. Ben pochi hanno la
forza di resistere a quattro o per sommo a otto giorni
di solitaria inazione. Il lavoro non viene infitto loro
come pena, né imposto colle percosse o colla fame; ma
concesso come indulgenza, come ristoro che solo può
render sopportàbile quella vita. La disciplina non è sol-
lecita di comandarlo; essa aspetta tranquilla il prigio- /
II - RIFORMA PENALE 303

niero, ben certa che tosto o tardi s'arrenderà. I signori


Tocqueville e Beaumont scrivono: « Visitando il Pe-
nitenziale di Filadeifìa andavamo trattenèndoci con tutti
i carcerati. Nessun d'essi che non parlasse del lavoro
quasi con gratitùdine, e non si palesasse persuaso, che,
senza il conforto d'un'occupazione, non avrebbe po-
tuto resistere al peso della vita. Che avverrebbe del pri-
gioniero nelle lunghe ore di solitudine, se fosse lasciato
ai rimorsi e ai terrori della sua mente? I1 lavoro affa-
tica il corpo, ma conforta l'ànimo. È singolare che co-
storo, giunti per lo più al delitto per la via dell'ozio,
e ridutti ad abbracciare come ùnica consolazione la fa-
tica, impàrino ad aborrire la primiera càusa d'ogni loro
calamità. » Molti di quei meschini dissero che la dome-
nica era per loro insopportabilmente lunga. Questo bi-
sogno si palesa in tal grado che non avvenne mai che
si dovesse ingiungere il lavoro colla forza.
Ilcondannato, abbracciando con amor quasi pue-
rile il suo lavoro, respira dal tedio, dall'irritazione, dalla
oppressiva idèa della passata vita; e non ha per qual-
che tempo altro oggetto alla sua mente, perché gli è
difesa contro i pensieri che gli ràdono l'ànima. L'im-
perturbato raccoglimento e la concentrata volontà gli
àprono la mente a imparare; il maestro operaio, che
viene a interròmpere quella solitudine con modi plà-
cidi e caritatèvoli, non può a lungo riescirgli odioso e
sospetto; e le parole prudenti che lascia cadere tratto
tratto, rammentate poi nel silenzio, quando l'uniformità
del lavoro lascia errare la mente, pènetrano l'ànima più
rozza e selvaggia. La profonda monotonia della cella
dà consistenza ad ogni giusto pensiero che fortuita-
mente si svegli. E una volta che il prigioniero ha potuto
rivòlgersi sopra sé, il lavoro non basta più a distornar
la riflessione. E spesso una repentina visita lo sor-
prese immòbile sul suo lavoro, tutto chiuso nel pro-
fondo della sua memoria, pensando forse alla carriera

i
304 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

perduta, alla casa, ai congiunti, ai genitori afflitti e


disonorati, alla moglie, ai bambini lasciati nell’abban-
.dono e nell’abiezione. I più sciagurati, quelli che non
hanno affetti, che, intrisi di sangue innocente, nulla
hanno in cuore che non sia tristo e perverso, nella
mollezza di quella vita reclusa, tra il lungo silenzio,
e le parole caritatèvoli, e la coscienza che ricàlcitra e
si spaventa, a poco a poco sèntono venir meno l’antica
ferocia. E non v’è a lato del prigioniero altro èssere mal-
vagio che ostenti atroce indifferenza, o lo guardi con
deriso, e con osceni scherni rimèscoli la feccia delle
sue passioni. Non ha intorno nemmeno il frèmito di
un’industria commune, né l’affacendata disciplina d’un
càrcere popoloso. Il rumore stesso delle battiture e
delle catene gli sonerebbe gradito in quella vita di
sepolcro. I1 lavoro delle sue mani gli allevia bensì il
tedio e il rimorso, e io rattiene su l’orlo dell’avvili-
mento e della disperazione; ma non basta a dividerlo
da’ suoi pensieri, e fermare la corsa fatale che lo
trascina al pentimento. Nel silenzio delli uòmini e nel
sonno delle passioni, i consigli tante volte densi, le
parole che sembràvano non aver tocca la sua memoria,
i terrori religiosi, tutte le imàgini e le rimembranze
del bene e del male, risùrgono inanzi alla colpèvole
coscienza, e si fanno ogni giorno più potenti e irresi-
stibili. Le illusioni sono sparite; in faccia a una trista
e severa realtà, nel profondo d’un silenzio di morte,
ove nessuno lo vede e lo ascolta, una sola parola viva
gli suona all’orecchio, parola di verità che va dritta al
secreto della coscienza. Il momento giunge alfine in cui
I’ànima, già nauseata dell’ozio, si nàusea della durezza
e dell’impenitenza, e si sente in balia d‘insòlite emo-
zioni. Allora le alte verità della morale, insinuate con
religioso affetto, pòssono ritemprare e rifòndere l’ànima
più ostinata; i sentimenti del pentito sono come metallo
squagliato che scorre ove un’arte salutare lo guida.
II - RIFORMA PENALE 305

Chi passò per siffatta prova, potrà, tornato a vita lì-


bera, precipitarsi in nuovi traviamenti; ma si porta in
cuore una tale impronta di secreto terrore, un senso
tale d'intima debolezza, che il solo nome del càrcere
basta a fermarlo ed avvilirlo fra l'ebrezza del delitto.
La fiera domata non è più la fiera selvàtica. E quella
stessa potenza che arresta le ricadute nel liberato, an-
nunciata e divulgata da loro alla moltitudine dei mal-
vagi, può rèndere terribile anche il pensiero d'un primo
misfatto. La prigione non sarà più un piccolo mondo,
ove tra i dolori della reclusione e dei flagelli, vi sono
anche i tripudii della compagnèvole fratellanza e i
divagamenti d'una disciplina spettacolosa; il càrcere so-
litario è per essi più disgustoso e amaro quanto più
assidua e profonda è la sua calma.
Pur troppo le incompiute riforme che introdusse
nel càrcere la moderna umanità, avèvano tolto a questo
ùnico strumento di pena ogni terrore. Il malvagio scio-
perato vi trovava ricòvero e letto, e pane certo, e lavoro
mite, e compagnia quale egli poteva desiderarla; e a
molti onesti operài, càrichi di figli, a molti giornalieri,
scalzi e famèlici fra ubertose campagne, il soggiorno
del càrcere era pur troppo una seduzione. Ma in una
severa solitudine, quandanche la cella sia spaziosa,
nitida, chiara, ventilata, riscaldata, munita di tutto ciò
che una laboriosa povertà richiede, il vero malfattore
preferirà sempre il lezzo e il disagio d'un promiscuo
sotterraneo, benché pur vi fosse il pavimento nudo e
la catena e il bastone; poiché tutte queste cose gli là-
sciano intero il possedimento della sua scelleratezza.
Quando le antiche leggi inventàvano con atroce poe-
sia ogni sorta di strazii pel corpo umano, oltrepassà-
vano ignare un tormento più squisito e poderoso. La
solitaria riflessione, la quale allora si apprezzava sì
poco che a richiesta d'un tutore impaziente o d'un padre
iracondo si applicava a giovanetti svogliati o loquaci,

20. . CATTANEO. Scritti politici. I.


306 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
si palesò pena cotanto intensa, che alcuni già la grì-
dano soverchia a qualsiasi più nero misfatto, e sover-
chia alle forze dell'umana ragione.
Li antichi avèvano insegnato che il silenzio era
fòmite di sapienza e virtù; ma non sapèvano che fosse
supremo punitore del delitto. Una filosofia severa, che
traeva tutto dalla riflessione, trovò nella riflessione an-
che la forza penale, e con vasta esperienza accertò la
profonda sua induzione. Sdegnando il corpo del mal-
fattore, lasciàndogli li agi della vita materiale, ella
assale di fronte la sua coscienza, l'ànima sua, il prin-
cipio della vita. I1 patibolo con tutto il sanguinoso suo
fasto si dilegua; la pena si subiima e si spirituaiizza nel
silenzio della cella. La suprema difesa d'una società
minacciata e vessata non è più il mero dolore animale
ma un dolore ch'è tutto dell'ànima, una pena sociale
per eccellenza, perché consiste nel negare le dolcezze
del socièvole consorzio a chi ne turba la pace.
Eppure questa pena sì temuta dal malvagio non
offende l'umanità; essa non accorre ad ogni istante col
ferro e col foco, né contrista di dolorose strida, né con-
tàmina di sangue le città. I custodi, sicuri di sé, non
feroci, non sospettosi, pòssono mostrar sempre calma
e dolcezza; il cordoglio che abbatte il progioniero, viene
inflitto dalla legge, non inasprito dalla còllera, né
aggravato dall'arbitrio. I1 colpèvole soggiace al trat-
tamento che risponde a' tristi suoi mèriti, e lo riceve
dalle viscere della sua coscienza. Li officiali non ap-
pàiono al suo cospetto se non per interròmpergli il tedio
della solitudine, e provedere a' suoi bisogni, e dirgli
quelle parole che lo riconciliano al misero suo stato, e
lo prepàrano ad uscire con altr'ànimo da quel fatale
recinto. Il règime solitario si riduce a due fini: tò-
gliere il prigioniero al dannoso consorzio de' suoi pari,
e costringerlo a rientrare in sé, perché senza questo
ritorno la pena è senza frutto. Non è però che il pri-
II - RIFORMA PENALE 307

gioniero debba restar derelitto nella disperazione d‘una


tomba; poiché, oltre alla caritatèvole provisione de’ bi-
sogni corporei in una còmmoda cella, ottiene il conforto
del lavoro, del consiglio, dell’istruzione, della lettura.
Gli s’interdice la compagnia dei malvagi; ma non quella
d’uòmini onorati e pietosi. E d è un fatto, che la disci-
plina segregante gràvita tremendamente sul malfattore
inferocito; ma quando il tempo e il silenzio e le ammo-
nizioni hanno vinto la sua durezza, e l’hanno ridutto a
intèndere la stoltizia della passata sua vita, il tormento
dell’ànimo suo s’allevia, e i custodi e governatori trò-
vano in lui inaspettata docilità e assoluto abbandono.
Dopo un primo doloroso intervallo, l’abitudine a poco
a poco induce l’ànimo a quiete e pazienza; dimodoché
il malvivente, condannato pure a breve pena, ne sente
tutta la gravezza, e ne porta fuori salutare spavento;
e il malfattore, condannato a molti anni di solitudine,
può comporsi gradatamente a quella tranquillità che
conduce a riflessione anche le ànime più tempestose.
Non vi è in quella disciplina alcun risalto, alcun arbi-
trio, alcuna acerbità, che accenda le male passioni,
Il diuturno esperimento di Filadelfia prova che dopo
i quattro, i cinque, i sei anni di solitario lavoro, il
prigioniero esce sano e valente. In anni otto e mezzo,
dalla metà del 1829 al principio del 1838, entràrono
in quelle celle 858 prigionieri; la mortalità riesci in ra-
gione dell’8 per cento; minore per ciò di quella che
suol notarsi nella popolazione libera; e vuolsi aggiùn-
gere che nei prigionieri Negri fu in ragione doppia che
non nei Bianchi; cosicché si può crèdere che se fòssero
stati Bianchi tutti, sarebbe stata minore. Sono più quelli
ch‘entràrono già infermi, che non quelli che uscirono
in cagionevol salute; anzi i più sani èrano i reclusi da
più lungo tempo. Nessuna esacerbazione cerebrale, che
non provenisse da causa ordinaria, e non cedesse alla
cura mèdica. Un malfattore, che aveva protestato di
308 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

preferire la forca a sette anni di solitudine, giunse a


còmpiere la sua pena, e uscendo affatto vinto, confessò
che la prigionia gli era stata una carità.
Scrive il consigliere De Metz: « abbiamo visitato
nelle celle quasi tutti i prigionieri, facendo loro minute
dimande su la loro salute; ci siamo studiati di scanda-
gliare lo stato della loro mente, e n’èbbimo piena
sodisfazione. E diciamo apertamente che anche per
questa parte la prigionia segregante regge a fronte di
qualsiasi altra disciplina. » La sollecitùdine venne spinta
non solo a procacciar luce, ventilazione, buona tempe-
ratura, e rimòvere ogni molesto effluvio, ma perfino a
munire ogni cella d’un filoferro che, scotendo un cam-
panello e facendo oscillare nell’osservatorio un vibrante
numerato, indica in qual cella si chiede soccorso; altro-
ve con legni di vario colore, esposti a un pertugio del-
l’uscio, il prigioniero dinota le cose delle quali abbi-
sogna.
Queste pròvide cure non tòlgono al càrcere la penale
austerità. L’onesto padre di famiglia, che appena giun-
ge a cavarsi la fame, e dorme sotto una tettoia che
non lo protegge dall’inclemenza del cielo, non invi-
dierà più il fàcile vitto e la dolce temperatura della
prigione. Non si vedrà più chi commetta per càlcolo
un lieve furto per procacciarsi alloggio nei mesi fred-
di; né chi, dimesso dalla prigione, preghi il custode
a volèrvelo lasciare ancora, e non mètterlo alla strada
senz’asilo e senza pane. L’umanità dei tempi aveva
reso la prigione così gradèvole in confronto all’aspra
vita della pòvera plebe, che la strada dell’onestà poteva
parere più spinosa di quella del ladroneggio, quasi si
volesse allettare al delitto i bisognosi. Questo non era
giusto, né pròvido; e peggio ancora, il càrcere era
quasi una stazione, ove i malvagi andàvano a riprender
lena, e conòscersi, e porre in communela le scaltrezze
loro e le forze, e coscrivèr còmplici, e ammaestrarli a
II - RIFORMA PENALE 309

sofisticare il giudice e soffrir con bravura le percosse


e affrontar con impudenza la gogna e la forca.
Dalle celle appartate non sono a temere tumulti o
congiure o sanguinose risse fra i carcerati; il lavoro,
divenuto necessità, rompe le male abitudini, ammaestra
l'inerzia e l'ignoranza, e tronca alla radice quei di-
sòrdini che provèngono da infingarda miseria. E i diret-
tori pòssono adattare l'istruzione e il consiglio e il lavoro
e il vitto stesso all'ìndole, alla salute, all'età, senza che
il paragone mova invidia e rancori, né che la saggezza
distributiva appaia arbitraria e parziale. Ma sopratutto
dòmina il fatto che in quella solitudine nessuno diventa
peggiore.

Al contrario nel règime aggregante, la contamina-


zione, che dall'inveterato si diffonde all'inesperto e
all'innocente, si riversa con perenne vena a corròmpere
le popolazioni. Si sciupa nelli infelici ogni pudore, ogni
onoratezza; il timor delli scherni spira un falso coraggio
in quelli ànimi, che altrimenti dovèvano procùmbere
sotto il colpo della prima condanna, e dileguato il fà-
scino della tentazione, avrèbbero voluto ad ogni modo
ritrarsi dal pendio dell'infamia. Il liberato rimane espo-
sto a perpetua persecuzione dei più malvagi, i quali lo
invitano a nuovi delitti, e minacciando di svergognarlo
in faccia a chi non conosce la passata sua prigionia, lo
fanno quasi vassallo e servo della loro scelleratezza;
il salvarlo da così odiosa tirànnide è più che salvargli
la vita. Nelle prigioni promiscue l'assassino insangui-
nato, che palpiterebbe fra le ombre della notturna cella,
prende ànimo dalla moltitudine che gli rumoreggia in-
torno; e in mezzo al vulgo dei minori colpèvoli che
hanno ancora il ribrezzo del sangue, inalza una fronte
di bronzo, e fa pompa di fierezza e caparbietà. L'am-
mirazione altrui fomenta la sua arroganza; egli tien
crocchio, narra i suoi misfatti senza velo, ostenta di-
310 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

sprezzo per ogni malvagità che non raggiunga l’infa-


me suo livello. Come pretèndere che in faccia a lui un
pòvero traviato senta dolore delle lievi sue colpe?
Come pretèndere che non si desti fra tutti una gara
infernale al delitto? Come pretèndere che la pena di-
strugga quella spinta criminosa che da ogni parte ri-
ceve fomento?
Dove alla promiscuità diurna si aggiunge la not-
turna, e in alcune antiche prigioni di Francia, Svizzera
e Germania si spinge sino a mèttere più carcerati in
un sol letto, la depravazione giunge ad eccessi che
non è lecito descrivere. Ciò avviene soprattutto nelle
remote prigioni delle minori città, ove in breve recinto
si confòndono accusati, vagabondi e condannati. Da
quei baratri d’infamia un alito pestilente si spande su
la plebe, che poi coll’incòndito linguaggio diffonde
senza avvedersi quelli arcani abominii all’indifesa pue-
rizia; e così si preparano da lontano i costumi dei
predestinati alla galera e al capestro.
Per far fronte ai più evidenti mali, s’introdusse in
quasi tutte le grandi aggregazioni di carcerati un ri-
parto per classi. Le ampie cavità, ove nei secoli ad-
dietro s’agitàvano confusamente le turbe degli scel-
lerati e delli innocenti, dei vecchi perversi e dei fan-
ciulli svergognati, e non èrano nemmen segregati i
sessi, vènnero suddivise in minori càmere, ove pic-
coli drappelli vèngono più facilmente invigilati, e han-
no minor ansa allo schiamazzo, alla bestemmia, alla
contaminazione. Ma il riparto per classi è sempre un
modo della promiscuità, il cui velenoso principio
tuttora rimane. Si può ben dividere i sessi, poi le età,
poi i gèneri delle colpe, poi i gradi e le complicazioni,
e i diversi costumi, e i giudicandi e i giudicati e i
recidivi; e infine non si può mai raggiungere con rè-
gola generale quel punto, in cui l’uno non possa cor-
ròmpere, e l’altro non essere corrotto; poiché non v’è
II - RIFORMA PENALE 31 1

malvagio che da altro malvagio non riceva insegna-


mento e conforto; e l’intima loro conoscenza è sempre
nuova insidia alla società. Molti, compiuta la condanna
per gravissimo misfatto, ritòrnano dopo pochi mesi in
prigione per lieve fallo. E più volte avvenne che
uno scellerato avanzo del patibolo si rifugiò sconosciu-
to, sotto falso nome, come ebrioso o vagabondo, in
prigione d’altro paese, e ‘mentre al di fuori si cerca-
va di lui, in quel suo nascondiglio ebbe tempo d’af-
fratellarsi coll’onest’uomo lasciato ebro per baia dai
compagni. E in ogni modo, su l’atto d’arresto non
è possibile improvisare una classificazione; e non è
fàcile evitare molti giorni di fatale promiscuità, e
continui mutamenti per ovviare ai primi errori. Nelle
càrceri ginevrine e in altre molte si sovrappose alla
classificazione di reità quella di disciplina, che dipende
dal contegno dei prigionieri nel càrcere. E allora il
più tristo furfante, con poche settimane di simula-
zione e capo chino, trapassa nella classe assurdamente
chiamata dei buoni, ai quali è permesso nella ricrea-
zione il colloquio; e un piccolo delinquente, che esa-
cerbato dalla disciplina insolentisce e imperversa, passa
nella classe dei cattivi. Così li estremi si confòndono,
e si perverte affatto il senso morale di quelli disgra-
ziati, poiché vèdono la pena aggravarsi più su l’impa-
ziente che su lo scellerato. Qual classificatore può
scrutare i cuori e segnar la cifra della malizia di cia-
scuno? Chi può dimostrare che un malvagio colto in
furto non abbia ànimo più perverso, che un omicida
per duello o per rissa? La spinta criminosa può forse
argometarsi dalla fortùita misura del danno? Chi può
dire che la recidiva non venga piuttosto da miseria e
disperazione, e un primo delitto non venga da càlcolo
di fredda malvagità? Chi può dire a quali altri delitti
non possa condurre un’infame amicizia, annodata nel-
la lunga coabitazione del càrcere? Ducpétiaux dimo-
312 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

stra che col dividere per sesso, per età, per delitti e
per disciplina, si vèngono a stabilire all'incirca qua-
ranta classi; ora, nelle prigioni secondarie non è tanto
il numero dei posti; e le divisioni delle stanze non
corrispòndono a codeste astrazioni. Perloché nelle pri-
gioni svizzere un carcerato vien talora trattenuto nella
classe dei buoni sol perché manca spazio in quella dei
cattivi; e perciò la classificazione riesce amministra-
tivamente impraticàbile, perché vuole costruzioni più
vaste che non porti il numero dei prigionieri. Chi
ammette il principio della contaminazione e delle classi
non può logicamente fermarsi, finché colle sue suddi-
visioni non sia giunto a farne tante quante sono gli
individui, e non sia ricaduto nel principio segregante.
Una sola eccezione è a farsi per quelle colpe che non
portano infamia perché non suppòngono depravazio-
ne, come i delitti per mero eccesso d'iracondia, di ge-
losia, d'onore, d'opinione, di setta, o d'altro qualsiasi
sentimento che rattenuto entro il confine della modera-
zione possa chiamarsi onesto, e professarsi senza in-
famia, sicché la spinta è piuttosto smoderata che cri-
minosa. Ma ognuno vede il rinchiudere questi colpè-
voli di mero eccesso nella stessa casa ove si puniscono
le colpe che sono sempre infami anche nel minimo
loro grado, è onorare l'ignominia per insultare all'one-
stà e corròmpere il senso morale dei pòpoli. Tanto
nella custodia, quanto nella pena, la legge non deve
associare all'infamia di diritto quelli sui quali non pesi
l'infamia di fatto; e la repressione delle violenze deve
operarsi in altri luoghi e sotto altra disciplina e altro
nome.

La convivenza dei carcerati recò adunque la neces-


sità di frenare la contaminazione delle classi per mezzo
d'assoluto e continuo silenzio. E ne provenne il règime
che si chiamò silenziario, in cui la frequenza dei ca-
II - RIFORMA PENALE 313

stighi è tale che in sette prigioni silenziarie d'Inghil-


terra, nel corso d'un anno, se ne registràrono tren-
totto mila; e quasi un quarto dei castighi registrati in
tutte le prigioni d'Inghilterra e Galles venne inflitto
nel solo Silenziario di Wakefield, in cui non entrò la
trentèsima parte dei prigionieri.
In questa promiscuità, perpetuamente tentati dal-
la vicinanza, essi pòngono tutta la scaltrezza a par-
lare senza mòvere le labbra, con sussurri, con occhiate,
con cenni. Nelle prigioni d'Auburn si prescrive loro
di fare operazioni con moto uniforme come soldati,
e volger sempre la testa verso li aguzzini e tener li
occhi fissi sul lavoro; e se alcuno vien colto a girare
lo sguardo o fare il minimo atto del viso, vien tosto
percosso, e con quel numero di nervate e quella forza
che piace all'aguzzino. Per l'addietro non si poteva ad
una volta infliggere più di 39 nervate, se non presente
l'ispettore; ma ciò non valeva, ed ora basta che si regi-
stri il mancamento e il numero delle battiture. Nella
prigione di Sing-Sing in Amèrica li aguzzini non rèn-
dono conti, né tèngono registri; e si nàrrano istorie di
donne incinte, battute a segno di morirne. Per poco
che la brigata sia numerosa, le lagnanze e le dispute
son tante, che il direttore di Coldbath-Fields non ne
riceve meno di sessanta al giorno, alle quali è mestieri
improvisare un qualsiasi provedimento. E dove un sen-
so d'umanità e la pùblica riprovazione fècero vietare
le continue percosse, il digiuno frequente, il negato
passeggio, il càrcere tenebroso lògorano le forze del
corpo; poiché a vita già misera pòco si può tògliere

Sola prigione di Wakefield Totale di tutte le


altre pigioni di
Inghilterra e Galles
Numero dei prigionieri 3.438 109.445
» » castighi 12.445 54.825
314 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

senza grave danno. Tutte queste asprezze non sono


proporzionate ai delitti, non sono fondate nel decreto
del giùdice e nel precetto della legge, e infine non
pòssono spingersi oltre limite angusto e insufficiente.
Un sì largo arbitrio richiederebbe nei sovrastanti
tal giustizia, e prudenza e misura, tale eguaglianza
d'animo, tale vigilanza indefessa, quali ben di rado
si tròvano, nonché in gente rozza, anche in magistrati
di squisita educazione; e senza le quali la disciplina
vacilla tra licenziosa indulgenza e feroce oppressione,
e talora congiunge capricciosa i mali d'ambedue. Ora
chi può sperare tante e sì rare doti nelle grosse squadre
di sovrastanti, che si vògliono alla disciplina d'un Silen-
ziario? Nelle prigioni di Coldbath-Fields, a invigilare
900 detenuti si còntano 54 custodi; ma non bàstano;
ed è mestieri prèndere fra i carcerati altri 218 capo-
rali; laonde la turba sciagurata vien divisa a capriccio
fra i due disuguali destini di soffrire e far soffrire. Al
carcerato sovrasta il caporale, al caporale il custode; e
poi si può dimandare col savio Bentham: quis custo-
diet ipsos custodes? Questa domanda è a farsi princi-
palmente nelle prigioni di remote provincie, ove la
giustizia non è sotto l'occhio delle alte magistrature e
alla luce salutare della publicità.
È antica osservazione che i più consumati furfanti;
in mezzo a una turba stòlida e brutale, si mòstrano
sempre i più pronti a obedire, e i più destri e impe-
riosi a soprastare. E così il traviato si avvezza al gio-
go del più malvagio, il quale lo prepara dòcile stru-
mento a più grandiose scelleratezze. E perché tutta la
turpe disciplina non cada, è pur necessario ordinarvi
un corpo di delatori; e così la sicurezza del luogo e
la vita dei pòveri custodi in mezzo a quella feroce ac-
cozzaglia è raccomandata ad uòmini che il più atroce
assassino guarda con disprezzo. Ma la cosa più immo-
rale si è che i giudicandi,fra i quali moltissimi sono li
II - RIFORMA PENALE 315
nnocenti, non solo dèvono tollerare la presenza e la
schifosa familiarità di quella feccia, non solo dèvono
subire la superiorità di malandrini rivestiti quasi di
magistratura; ma, per naturale effetto dell'odio e della
malizia, avviene in mille modi che sovra i giudicandi,
ossia su la minorità che comprende li innocenti, cade
di fatto una proporzione maggiore di castighi che non
sui condannati.

. Ora, chi può numerare le milliaia di soverchierìe


e d'iniquità, che si fanno soffrire dall'astuto all'incàuto,
dal feroce al dèbole, dall'assassino all'innocente? Chi
può dire l'ammasso di rancori e vendette, che fermenta
nel fondo di siffatto abisso, quando non solo le pas-
sioni perverse, ma il senso della giustizia e la coscien-
za del diritto, che anche sotto la sferza della pena
e del rimorso I'ànima più rea sempre conserva, rilùt-
tano ad ogni patimento che non provenga da legale
decreto? Chi, sotto il flagello che atrocemente vèndica
un cenno, uno sguardo, un sospiro, può sentir penti-
mento d'una colpa lontana, perduta tra le nebbie
della memoria? - Mentre lo scaltro dòmina e gode,
e il zòtico e l'impaziente pènano e frèmono, il moto
continuo della moltitudine affacendata, il rumore del-
le òpere, io spettàcolo delle evoluzioni che in alcuni
Silenziarii trattèngono i prigionieri più di due ore ogni
giorno, la vista dei nuovi òspiti venuti a crèscere la
sciagurata masnada, o dei recidivi che ritòrnano in
càrcere a festèvole fratellanza, la memoria di quelli
che ad un tratto màncano, tradutti altrove, alla libertà
O al patibolo, la continua attenzione ai cenni e ai
volti dei compagni, alli sguardi dei sovrastanti, al ru-
more delle percosse, alle minute règole, alle continue
trasgressioni ora punite ferocemente ora trasandate con
odiosa connivenza, - tutte queste cose fanno un vòr-
tice incessante di sensazioni, fra cui la mente del pri-
gioniero va distratta e smarrita. Egli vigila l'istante d'e-
316 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Iùdere l’aguzzino, e sotto la sferza impara rabbiosamente


ad èssere più àgile e astuto un’altra volta; e intanto non
si rivolge mai sul tristo arcano della sua coscienza. E
quando stanco s’ingrotta nella cella notturna, sia che soc-
cumba alla fatica e al sonno, sia che vegli sotto il tor-
mento delle sofferte percosse e tra il frèmito delle ad-
densate percezioni e del risentimento instigato, non può
mai raccoglier l’ànimo in un pensiero dabbene; non può
sentire quell’effetto intimo e salutare, senza cui la pena
è tardo e inutile patimento. Il regno della nuda forza
in un vasto silenziario ricopre con un òrdine materiale e
apparente un caos morale; dal cui spettàcolo la mente
ritorna volentieri alla solinga cella, ove il colpèvole
sta giorno e notte solo, col suo lavoro, col suo libro,
co’ suoi pensieri, contando i momenti che gli ricondurran-
no innanzi un volto umano, non ad apportargli minac-
ce e violenze, né a svegliare rancori e vendette, ma
a refrigerare il febrile suo tedio, ad alleviargli il cruc-
cio della coscienza, a rianimare le speranze che gli ri-
màngono, per il tempo della vita, e al di là della vita.
La clisciplina silenziaria, in mezzo a tanto affaccen-
damento e tanta ansietà, e tanta asprezza e velocità di
castighi, potrà forse sopprimere la voce, ma non mai
la parola; la quale, sgorgando invincibile dall’ìntimo
deli’umana natura, si traduce in suoni inarticolati e
moti furtivi, che pòrtano in ràpido giro le più peri-
colose communicazioni, e stringono sotto alla prova del
dolore le indissolùbili leghe della malvagità. Molte
volte le fila del delitto furono tese dal fondo d’un càr-
cere; o nel fondo del càrcere si riseppe un secreto
che la giustizia indarno rintracciava alla luce del sole.
Un solo determinato ribaldo basta a mèttere l’infe-
zione e il fermento da un capo d’altro della più po-
polosa prigione; e non v’è caso in cui l’impotenza delle
leggi umane si sveli più manifesta, perché la natura
riagisce con intensità e pertinacia pari alla compres-
II - RIFORMA PENALE 317

sione cui soggiace. Uòmini appena caduti entro la fossa


del delitto, e tosto scoperti e condannati, uscirono da
breve prigionìa stretti in nodo clandestino con venti o
trenta scellerati; e fatti uguali ad essi d'astuzia e d'ar-
dimento; cosicché l'impunità sarebbe stata men fune-
sta per loro e per la società. Il numero stesso dei ca-
stighi prova impossibile il ròmpere codeste intelligen-
ze; e palesa l'iniquità d'una disciplina, che mette a
continua ed irresistibile tentazione tante milliaia di
uòmini per gran parte innocenti, nella certezza di pii-
nirli inutilmente e senza còmpiere l'intento della sociale
sicurezza.

Il signor De Metz in una lèttera al Consiglio di-


partimentale della Senna scrive: << Io lasciài la Fran-
cia gravemente preoccupato contro l'òrdine segregante,
ma dopo che lo vidi in òpera, ebbi a mutare affatto
il mio sentimento; ed è questa istituzione appunto che
ora la mia coscienza mi spinge a promòvere. Questa
disciplina andò sempre acquistando seguaci fra molti
che prima èrano oppositori... Tutti quelli che nelli ùl-
timi sette anni visitàrono i Penitenziali d'Amèrica, diè-
dero preferenza a quelli di Filadelfia ... Tale fu il corso
dell'opinione nelli Stati-Uniti, che con rarissima ec-
cezione tutte le persone distinte mòstrano lo stesso sen-
timento, e tra li officiali stessi del règime silenziario
abbiamo visto i più caldi partigiani della segregazione;
poiché, tra sette direttori di prigioni silenziarie, cin-
que mi manifestàrono quest'assoluto convincimento ».
Lo stesso vien attestato anche dal dott. Julius. I più
esperti conoscitori di queste materie, come Livingston,
illustre legislatore della Luisiana, Ducpétiaux, ispet-
tore delle prigioni bèlgiche, il dott. Julius sullodato;
i signori Mondelet e Neilson; i signori De Tocque-
ville, De Beaumont, Blouet, Moreau-Cristophe, il dott.
Holst, e altri molti partèggiano per l'assoluta separa-
. . . . .. ,

318 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

zione. Ma la testimonianza più solenne è quella dei


Commissarii britànnici, i quali nella voluminosa serie
dei rapporti annuali, che rècano inanzi al ministerio e
al Parlamento, si vèdono da una modesta congettura
procèdere a un grado di convinzione che ogni anno
diviene più intenso, e più ragionato, e più ridondante
di quell’esperienza che vanno faticosamente raccoglien-
do in ogni paese. Ogni anno essi òffrono con qualche
novello miglioramento numerosi disegni di costruzioni
segregative, cominciando da una prigione rurale capa-
ce di quattro prigionieri, fino ad un reclusorio di sei-
cento. Essi studiàrono le proporzioni delle celle, delle
finestre, delli usci, dei corridoi, la ventilazione, la dira-
mazione dell’aria calda, il modo d’assicurare i serrami,
di rèndere con intercapèdine le pareti impermeàbili
al suono, di rèndere invisibiIi fra loro i carcerati
nelli officii del culto, nell’istruzione, nel passeggio. E
coltivàrono talmente le convinzioni dei magistrati e
dei pòpoli, che a quest’ora (1841) in Inghilterra si
saranno già costrutte undicimila celle, e ormài prepara-
ta per metà l’ammirabile òpera del generale isolamento.
Essi studiàrono il principio morale di quella disci-
plina, e lo ridussero a sèmplice e robusta unità. Tutte
le prigioni sono rette da una sola mano, quella del mi-
nistro dell’interno, per mezzo d’appòsita magistratura,
a fine di sopprimere il conflitto delle opposte opinioni
e delli interessi locali. Tutte le nuove costruzioni e i
ristàuri collìmano allo stabilimento universale dell’òr-
dine segregante; tutti i regolamenti tèndono ad am-
maestrarvi i direttori e i cappellani e li istruttori e i
custodi, perché con graduale prudenza pòssano radi-
carlo in tutta la vastità del regno; le prigioni feminili
in case separate, poste in governo di spettàbili matro-
ne, e senza intervento d‘uòmini nell’interna disciplina;
l’isolamento inteso a prevenire ogni communicazione e
conoscenza; promossa l’istruzione religiosa, elementare e
II - RIFORMA PENALE 319

industriale d'ogni carcerato; rimossa ogni violenza, ogni


asprezza, ogni insulto; promossi li àbiti tranquilli e
l'amore alla fatica; abolite le corruttrici taverne tenute
dai carcerieri; vitto salubre, austero, nessuna ghiot-
toneria; nessun peculio, nessun lucro, nessuna lusinga
di remissione; e però nessuna simulazione, nessun rag-
giro, nessun contradittorio intreccio di ricompense e
castighi, di percosse e giochi, di digiuno e intemperan-
za, di silenzio e colloquio, d'isolamento e promiscuità,
come nei Penitenziali di Ginevra e Losanna, ove la di-
sciplina mette fra i buoni l'assassino che fa il bacchet-
tone, e fra i cattivi il disertore impaziente. La prigionia
strettamente separativa, senz'estrania miscela, si riduce
a pura e nuda e concentrata pena; e senza spèndere
tempo e forze in opposti andirivieni, porta su l'ànimo
tutta quella più profonda impressione ch'è concesso a
forza umana di conseguire.
Questa rigida segregazione, più ancora che ai con-
dannati, è giusta e ùtile e pròvida ai giudicandi, che
la legge o deve assegnare alla pena, o rèndere all'ono-
re e alla libertà puri come li trovò, non allacciati da tur-
pi conoscenze, non avviliti e irritati da illegìtimi e bru-
tali castighi, non macerati dalle tènebre e dal digiuno,
anzi placati colla legge, e riconciliati quanto si può con
una sventura, che nelle condizioni necessarie della so-
cietà deve pur cadere su molti. Se l'esperienza dei se-
coli dimostrò non èsservi mortale così potente e
fortunato, nemmen tra quelli che si assìsero sui troni
più splèndidi della terra, che abbia potuto esser certo
di morire senza aver gustato l'amara vita del càrcere:
è interesse commune di tutti d'allontanare dalla dimora
dell'innocente sventurato ogni contaminazione, ogni in-
sulto, ogni apparenza che vùlneri la sua illibatezza e
dignità. Sui giudicandi la legge ha il solo diritto di si-
cura custodia; e perciò non deve tògliere loro se non
la libertà di fugire, non le delicatezze del vitto e l'uso
320 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

libero del tempo e lo studio ed ogni altro onesto sol-


lievo, e quando le cautele strettamente necessarie alla
scoperta del vero non lo viètino, anche il colloquio dei
congiunti e delli amici. Nell'isolamento generale dei
condannati si potrà senza parzialità rèndere men soli-
taria la vita anche di quelli la cui condanna proviene
da errore o debolezza o violenza, senza che il più rì-
gido sguardo vi scorga vestigio d'infamia. E qui chiara
appare la probabilità, che lo stabilimento universale
del règime separativo innovi col corso del tempo la
misura e la proporzione delle pene, e muti da capo a
fondo la ragione criminale; poiché dalle grandi espe-
rienze scaturiscono le grandi verità.
I magistrati che facèndosi a scrivere di questo spi-
noso argomento, s'internàrono nei particolari della prà-
tica, notarono che la riforma delle costruzioni carce-
rarie non richiede l'enorme spesa che da molti si cre-
de; poiché, lasciata la superflua pompa esterna del gran
modello di Filadelfìa, ogni riguardo di sicurezza e
commodità può raggiungersi con una somma non mag-
giore di 500 franchi per cella. Infatti le celle sono
bensì più grandi, e allestite con quaIche maggior cura
che nei Silenziarii; ma non si fanno le spese di vasti lavo-
ratorii e infermerie e scale e passatoi tanto più spaziosi,
quanto è più necessario dominar colIa forza e coll'oc-
chio0 la folla; e non è necessario mèttere in tutte le
parti una solidità di costruzione che, per imporre a
quei duri ànimi, deve sovrabondare al bisogno. La
plàcida severità della disciplina segregativa rende im-
possibile lo scoppio d'un'irritazione subitanea; e quan-
do ciò avvenisse, non v'è intorno una massa di ribaldi
irritati, fra cui l'incendio sedizioso si propaghi in un
istante, e metta in forse la vita dei custodi, e renda
insufficiente qualsiasi materiale solidità. Una parte del-
là spesa delle nuove prigioni può supplirsi colla vèn-
dita delle antiche, che ingòmbrano e contrìstano li
II - RIFORMA PENALE 32 1

spazii più interni e costosi delle ampliate città, e màn-


cano perlopiù di ventilazione, sicché alcune hanno
necessità di continui suffumigi. Un’altra parte viene
a compensarsi dalla minor durata delle condanne, che
nel più dei casi pòssono sperarsi ridutte a un terzo:
un’altra, dal diminuito numero delle recidive, ossia di
tutte le condanne di più lunga durata; poiché sono pochi
che còrrano di primo slancio ai grandi misfatti, senza
èssersi agguerriti alla ripetuta scola della prigione; una
parte finalmente, dalla maggior difficoltà che avranno
i grandi malfattori di combinare vasti concerti di de-
litto e d’impunità, per mezzo delle colleganze che pòs-
sono formarsi in numeroso consorzio, e che liberati e
recidivi propàgano da prigione a prigione, e talora da
Stato a Stato. E per Ultimo, se in questa guerra della
società coi malfattori non si potesse conseguire mag-
gior sicurtà senza maggior sacrificio di denaro, chi non
troverebbe giusto ogni più generoso dispendio? Si
tratta di protèggere da contaminazione e perdizione
molte milliaia d’infelici; si tratta di protèggere tutte
le vite, e tutte le cose che rèndono cara la vita. Le
somme furate o in altro malvagio modo estorte, nella
sola città di Londra, si fanno ascèndere a 25 millioni
di franchi ogni anno. Ora questa somma, una sola
volta spesa, basterebbe a riformare dalle fondamenta
tutte le prigioni del più vasto regno.
Un altro risparmio giornaliero e perpetuo si ottie-
ne colla segregazione, poiché previene tutti quei fe-
roci risentimenti e quelle clandestine intelligenze, dal-
le quali divàmpano le sollevazioni generali dei carce-
rati, frequentissime nelle galere di Francia. Laonde
pochi ed inermi custodi bastano ad un numero di pri-
gionieri, che governati in altro modo richiederèbbero
numeroso satellizio e grande apparato militare. Cerf-
berr osservò che a Roma, per custodire nel lavoro pù-
blico 15 galeotti si òccupano 6 guardie. In altre pri-

21. . CATTANEO. S c r i t t i politici. I.


322 CATTANEO - SCRITTI POLITICI I

gioni si còntano da cinquanta a sessanta custodi, ol-


tre al corpo di guardia militare, mentre per l’istruzione
di quattrocento o cinquecento carcerati si ha un sol
cappellano. Anzi in molte prigioni delli Stati-Uniti non
v’è istruttore; in alcune soccorre l’òpera caritatèvole dei
cittadini; a Boston li allievi della scôla teològica am-
moniscono volontariamente i prigionieri; fruttuoso ti-
rocinio che deve rènderli ben capaci a dar consiglio
nelle ,perplessità della vita. In una prigione separativa,
costrutta a pianta stellare o a croce greca, attorniata
da spazio sgombro con recinto continuo, e facilmente
invigilata dall‘osservatorio centrale, si potrebbe inver-
tire la proporzione consueta dei custodi alli istruttori,
e colla mercede d’una forza divenuta inùtile accrèscere
il nùmero dei cappellani e maestri; nei nostri paesi la
mercede di tre custodi corrisponde a quella di due
cappellani. Perloché si potrebbe rènder maggiore il
nùmero delli istruttori e più decorosa la loro provisio-
ne; e far sì che l’istruzione nelle singole celle o nelli
stalli separati dell’oratorio, aggiunte le visite dei mèdici
e direttori, e talora anche dei congiunti e di qualche
altra onesta persona, porgèssero ai solitarii colpèvoli quel
sollievo che bastasse. A Parigi, fin dal 1814, Bonneau
tentò governare le carcerate per mezzo d’una congre-
gazione di pie signore; ma Parent-Duchâtelet racconta
che in breve tempo « ces dames ne furent plus mai-
tresses de la population .... I1 s’établit un tel relâchement
dans la discipline, que les filles jouaient tous les jours
la comédie dans les salles, et y chantaient tout ce qu’elles
voulaient, et cela en présence des religieuses. I1 fallut les
remercier, dix mois après leur entrée, et se hâter de
rétablir l’ordre de choses qui existait auparavant. On
reconnut alors que, pendant leur courte gestion, les
dépenses de la lingerie et de la pharmacie avaient
presque doublé ». Era questo un èsito d a prevedersi;
l’avvicinar troppo li estremi del vizio più abietto e della
Il - RIFORMA PENALE 323

più difficile spiritualità è veramente dimandar troppo;


la legge deve appagarsi di più imitàbili modelli e di
virtù meno squisite; nè i pacifici cittadini pòssono
pretèndere che i ladri divèngano più virtuosi dì loro;
né la ragione di Stato può lasciare la parte più feroce e
ignorante della plebe a disposizione di qualsiasi corpo di
privati, l'interesse e il parere dei quali in tempi difficili
non è sempre quello dello Stato.

Un'instituzione di men dubia bontà si è quella dei


patroni dei liberati, ossia di savie persone d'ogni sesso
e d'ogni òrdine civile, che prèndono in assistenza l'uno
o l'altro dei carcerati all'uscir di prigione, e gli pro-
curano lavoro e collocamento, sicché non debba farsi
recidivo per miseria e per abbandono. E se lo vèdono
vòlgersi di nuovo a vita oziosa e vagabonda, rassègnano
la loro tutela nelle mani dell'autorità, la quale riprende
la correzione forzosa, senza aspettare che il disòrdine
abbia rigenerato il delitto. Con ciò si alleggerisce ai ma-
gistrati il peso d'una vigilanza, che compromette il li-
berato senza recargli assistenza veruna, e senza assicu-
rare da nuove offese la pùblica pace. È una instituzione
di tal tenore, che si può propagarla senza contrariare lo
spirito dei tempi, e senza che l'òpera della pietà sem-
bri, come spesso avviene, dettata da spirito d'ambiziosa
contradizione,

Li scrittori di scienza carceraria attribuiscono somma


importanza al modo con cui si trasferiscono da càrcere
a càrcere i prigionieri, e massime i giudicandi, fra i
quali è grandissima la proporzione delli innocenti. « In
queste traslazioni, spesso assai lunghe (dice l'ispettor
generale Ducpétiaux), l'arrestato perde ogni pudore;
aggregato sovente con malvagi che lo ànimano a ri-
spòndere all’ignominia coll'impudenza, oggetto ai pas-.
saggieri di curiosità, facendo stazione ogni notte in ri-
324 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

còvero popolato d'ogni feccia di malfattori, costretto a


pagare il ben venuto, e stimolato a vèndere perciò le
poche cose che ha seco, svergognato e agguerrito contro
la vergogna, al tèrmine del suo viaggio è già nell'ab-
brutimento. » Ma questo è un quadro scolorito a para-
gone di quello che li ispettori britànnici Crawford e
Witworth Russel fècero nel loro rapporto al ministro
dell’interno nel 1837. « Un arrestato, nove volte so-
pra dieci, vien condutto ad una stazione, ove può ve-
nir rinchiuso con ubriachi, borsaiuoli ed assassini, in
compagnia dei quali passa la notte e anche la domènica,
se fu preso nella notte che la precede. Nel venir con-
dutto all'officio superiore, attraversa le pùbiiche strade,
per trovarsi poscia a mazzo coi primi furfanti di Lon-
dra, coi quali ha il vantaggio di far conoscenza per-
sonale. Se lo si rimanda per nuovo esame, o lo si di-
chiara accusato, vien trasferito alla prigione in uno delli
appòsiti carriaggi; e ve ne ha tre in continuo movimento.
Sono lunghi piedi 8 1/3, larghi 4 5/12, alti 5 1/2,
e capaci di venti prigionieri, ma talora ne ricèvono an-
che trenta. Così stipati uòmini e donne, alcuni sono co-
stretti a stare in piedi, le donne sedute spesso su le gi-
nocchia delli uòmini, come venne attestato da molti.
D'estate è intolleràbile il caldo e il tanfo; e molte volte,
all'arrivo del carriaggio, vi si trovàrono donne svenute.
Al di dentro nessuna persona d’officio; quindi scene di
brutale indecenza. Noi medèsimi abbiamo visto uscir dal
carriaggio gente scapestrata d'ambo i sessi, ridutta quasi
a nudità. Se il trasporto è di sera, entro il carriaggio
non v'è lume. Prigionieri bestialmente ubriachi, rognosi,
lendinosi, puzzolenti, l'assassino feroce, lo sfacciato bor-
saiuolo, la più schifosa meretrice sono affollati nel più
angusto spazio; e fra loro sono sovente persone civili
accusate di lieve fallo, cameriere d'oneste famiglie, gar-
zoni discoli, ed altri che non sono senza educazione e
qualche relazione rispettàbile .... La guardiana delle pri-
II - RIFORMA PENALE 325

gioni di Clerkenwell ci attestò con dolore, quale spa-


vento faccia ad una donna di modi decenti il trasporto
nei carriaggi. Noi medèsimi abbiamo visto una cameriera
arretrarsi inorridita alle faccie di furfanti e prostitute
con cui veniva cacciata; e possiamo dire che non ci av-
venne mai di vedere più trista cosa... Talora accade che
un prigioniero si rimandi tre, quattro ed anche cinque
volte; ed ogni rinvio porta naturalmente due viaggi. E
ricordiamo che in tutto quel tempo la persona è inno-
cente al cospetto della legge, e lo è spesso veramente ....
Non ha molto che due oneste cameriere vènnero condut-
te e ricondutte attraverso alle pùbliche strade con varie
bande di notorii ribaldi d’ambo i sessi. - Noi dimandia-
mo qual riparazione può darsi dell’insulto fatto ai senti-
menti, all’onore, al costume di quelle pòvere donne? > -
I Francesi introdussero fin dal 1836 una riforma as-
sài giudiziosa, cioè vetture o vaggoni, suddivisi in due fi-
le di cellette d‘un solo posto, nelle quali entra dall’alto la
luce e l’aria, e il prigioniero siede rivolto verso i cavalli,
stendendo le gambe sotto il sedile della cella anteriore;
l’ingresso è in una passatoia interna, nella quale sta una
guardia. Con questo modo i condannati alle galere (ba-
gnes) vanno in poche ore per le poste da Parigi ai porti
marìtimi di Brest, Rochefort e Tolone, nei quali circa
settemila malfattori si tèngono in quel dispendioso gè-
nere di prigionia.
Le rimostranze dei commissarii britànnici al mini-
stero, rinovate nel rapporto del 1838, e accompagnate
da un progetto di vetture cellari, vènnero esaudite; il
che fu la più bella ricompensa a quei zelanti scrit-
tori. E nel loro rapporto del 1839 dicèvano che, die-
tro la proposta loro, si èrano fatti quattro vaggoni da
dòdici celle, e in nove mesi avèvano servito al trasporto
di ventisèi mila arrestati, i quali in generale ne manife-
stàvano sommu gratitudine. Nel riferire le quali cose i
commissarii rinovàvano l’istanza, che i processi di mi-
326 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

nor momento si facèssero, per quanto era possibile, a


piede libero, sotto sufficiente sicurtà; poiché « una carce-
razione è sempre un gran male per il costume e l'ono-
ratezza delli arrestati; e la vita del càrcere ha un'inevi-
tàbile tendenza a degradar l'ànimo, e diminuir quel ri-
tegno che il lontano timore del càrcere inspira ai tra-
viati. > Ducpétiaux porta opinione che i prigionieri non
si dèbbano condur per le strade se non di notte. E infatti
non si può dire se in simili casi fàcciano più discrèdito
alla legge quelli arrestati, colpèvoli o innocenti, che
mòstrano impudenza; o quelli che, coprèndosi il volto,
e cercando salvare un avanzo d'erubescenza, mòstrano
d'avere ancora quel senso d'onore, alla cui conserva-
zione le leggi dovrèbbero vegliare, perché màssimo fre-
no alla pùblica depravazione, e màssima difesa alla
commune sicurezza.

Il sommo rimedio al male è l'istruzione, compatita,


se non altro, nel càrcere; poiché, meglio tardi che mai.
È pregiudizio vulgare che la popolazione delle càrceri
è una genia sottile e intelligente. Tranne i pochi delin-
quenti che appartèngono alle classi educate, essa ha
bensì un'astuzia grossolana e animale; ma, nata e cre-
sciuta nella miseria, nell'incuria, nell'abbandono, giace
per lo più in assoluta ignoranza. I1 detto delli stòici che
tutti i malvagi sono sciocchi, vien dimostrato vero dai
registri di tutte le prigioni. In quella di Sing-Sing, sopra
842 prigionieri, 50 soli avèvano qualche tintura d'istru-
zione elementare, cioè 1 sopra17. A Auburn, due terzi
dei carcerati si trovàrono òrfani o abbandonati prima
del ventunèsimo anno d'età, e li altri quasi tutti avèvano
parenti notoriamente viziosi. Ciò sia di risposta a quei
maligni o stolti che attribuiscono ai libri e alla crescente
cultura l'infezione criminale. Ma l'istruzione data nel
càrcere giunge troppo fuor di tempo. Bisogna che la so-
cietà proveda prima, e supplisca nei fanciulli miserà-
II - RIFORMA PENALE 327

bili all'impotenza o incuria o assenza dei genitori; e con


li asili delli infanti, e i ricòveri delli òrfani e abbandonati,
c le scale delli artigiani, tolga l'età innocente alla vorace
depravazione. Quei fanciulli che vediamo con fronte
pura e serena avviarsi nei nostri asili a mansueta indu-
stria, se venissero lasciati a rotolarsi nel fango delle
strade e nei nidi dell'abietta prostituzione, sono appun-
to quelli che cresciuti di fierezza e brutalità andrèbbero
ad arrolarsi nelle prigioni, alla scôla della rapina e del
coltello. La pròvida cura che la società si prende di loro,
è chiara testimonianza ai progressi della pùblica ragione.
Ma quando ciò non sìasi fatto, o sìasi fatto con so-
verchia strettezza, quando sìasi lasciato tempo che la
rozzezza divenisse ferocia e depravazione, supplisca al
primo fallo l'austera scôla della cella solitaria, e non si
aggiunga a propensioni perverse il tirocinio d'un'in-
fame promiscuità.
La riforma delle prigioni è novella ancora; i benèfici
ragionatori dello scorso sècolo XVIII, tasteggiando e
tentonando, ne scopèrsero la prima ragione; il sècolo
nostro, quando dai furori della guerra si rivolse sopra
sè stesso, trovò la via tutta spinosa di dubii; i pensatori,
che precòrrono alle nazioni, appena cominciano a veder
chiaro lume fra tante tènebre. La maggior parte delle
prigioni d'Europa e d'Amèrica attende ancora la gran
riforma, a cui si richiede tempo, pensieri e tesori. E
intanto pòssono riguardarsi come sciagurate scale, nelle
quali in breve altri millioni d'infelici, preparati da incul-
ta e ignorante perizia, attingeranno quella scelierata
scienza, a cui la società destina più scale e più scolari:
la scienza del delitto. Alla nostra generazione si riserba-
va l'impresa di chiùdere questo bàratro di pravità, e de-
molire la scala del càrcere promiscuo, e ròmpere quel-
l'orribile tradizione, la quale scendendo d'età in età
collega i malvagi che insidiano le nostre vite, con quelli
che perirono sul primo patibolo.
328 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Dicembre 1842
II - Della deportazione*
Sarebbe, al dire di molti, necessaria providenza il
cacciare in qualche isola deserta tutti quei malviventi,
che in onta alla legge tenendo minacciosa presenza nel-
le romite campagne non solo ma nel cuore delle città,
stringono quasi con perenne assedio il consorzio civile.
Questo vulgare e natural pensiero si offerse alla
mente dei legislatori inglesi, appena che le colonie ame-
ricane pàrvero capaci di ricèvere quel tributo di malvagi
che poteva inviar loro la popolazione, assai scarsa allora,
della madre patria. Ma indi a pochi anni cominciò Fran-
klin a levare giusta lagnanza, che una parte dei do-
minj d'uno stesso principe dovesse, a modo quasi di
sterquilinio sociale, accògliere le immondizie del ri-
manente. Egli disse che se i magistrati britànnici avè-
vano diritto di mandare all'Amèrica i loro sicarii, l'Amè-
rica aveva pari diritto di mandare all'Europa i suoi ser-
penti a sonagli. A sì virili rimostranze seguì poi la ri-
bellione delle colonie (1775); e quella via di deporta-
zione rimase chiusa per sempre.
Due strade allora s'offèrsero per aprire sfogo alla
feccia che s'accumulava in misura della crescente popo-
lazione. - La prima, e più sicura, era la riforma delle
prigioni in patria, già implorata in parlamento da
Howard (1774), e intrapresa (1775) nel càrcere di
Horsham, con segregazione cellulare dei malfattori, su
l'esempio dato prima in Milano (1766), e quindi in Fian-

* Pubblicato anonimo in POL, V, 1842, pp. 542-565 sotto


il titolo Sulla deportazione, discorso tenuto alla Camera dei
Comuni da Sir. W . Molesworth, ripubblicato in A.S., 111,
pp. 117-139, parzialmente in S.P.E., 111, pp. 105-108 e in
pp, 485-505.
O.R.C.F.,
II - RIFORMA PENALE 329

dra (1772). - La seconda era di trovare in qualche parte


ancora più derelitta del globo un'altra Amèrica, ove né
bellicosi indigeni, né colonie ragionatrici e sdegnose po-
tèssero turbare il solitario regno della pena.
I finanzieri, che mirano sempre al più pronto e pre-
cario disimpegno, vènnero adescati da una proposta
che li avrebbe sciolti dalla dispendiosa necessità di ri-
costruire tutte le càrceri. E all'universale pareva mi-
, ràbile anco l'idèa d'adoperare quelle braccia perdute, a
fondare un nuovo imperio alla nazione. La poesia che
Rousseau aveva pur allora sparsa su le origini della so-
cietà (1755-1762), faceva imaginare che il solo contatto
di quelle verginali selve dovesse rifòndere a infantile
purità le ànime depravate da una fattizia socievolezza.
Le menti, invaghite allora dalle navigazioni di Cook
(1768-1786),cercàvano volontieri in un mondo novello
con che riparare alle calamità dell'antico. Il giudice in-
vecchiato nel prodigare il càrcere e le battiture e il
capestro e la scure, stanco delli inefficaci rigori e della
spregiata indulgenza, vedendo la progenie de' malvagi
moltiplicarsi nel fondo delle càrceri, e per arcane càuse
ripullular d'ogni parte come aque di terra palustre,
amava pensare che al di là di tutti i mari vi fòssero
terre vaste più dell'Europa, ove si potesse agiatamente
scaricar la tabe di parecchie generazioni. E dalla stermi-
nata distanza e dalla rarità dei commerci, sperò doversi
rèndere impossibile il ritorno dei relegati, che in onta
alle leggi sì spesso ripatriàvano dalle colonie poste solo al
di là dell’Atlàntico. Nel 1787 la grand'òpera verso la
quale convergèvano tante disparate persuasioni, venne
adunque a compimento. Si fondò tra li applausi del-
l'Europa la colonia penale di Baja Botànica, sul con-
tinente dell'Australia, sotto cielo assai temperato (35°.
lat. m.); e le si assegnàrono vasti confini, a superare in
ampiezza il regno d'Inghilterra. Si fondò nelii anni se-
guenti (1804-1817) altra colonia penale nella vicina
330 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Diemenia, ch'è grande più della Sicilia. Un'altra final-


mente se ne fondò nell'ìsola Nòrfolk, che giace sola in
mare, mille miglia incirca verso levante, ma sotto lati-
tùdine ancora più mite (29°). Quelle tre colonie in
mezzo sècolo ricevèttero più di centomila condannati.
Così dalli Inglesi si compiva quel voto che più o meno
vanamente si esprimeva presso altri pòpoli.
Viveva a quei tempi in Inghilterra un pensatore,
che non aveva riguardo a contradire publicamente la sua
nazione in tutto ciò che gli sembrasse uscir dalle vie
della ragione più severa. Si chiamava Bentham; e vi-
veva tanto men considerato, quanto più per sapienza ci-
vile si divideva dalla commune di coloro, i cui pensieri
sògliono dettar le leggi alle nazioni. Egli vide tosto che
alla deportazione mancava la prima condizione della
pena, l'esemplurità. La scena penale, scriveva egli, si
rappresenta in un altro mondo, nel luogo più lontano
dalla vista di coloro a cui deve pòrgere esempio. Il poeta
Racine, che ben conosceva le leggi dell'imaginazione
popolare, aveva già detto che per il pòpolo tanto fa la
distanza di mille miglia quanto quella di mille anni. Ciò
che rende efficace la pena è quella parte sola di dolore
ch'è manifesta. Ora, il soggiorno di più mesi nelle galere
(pontoni, hulks), in aspettazione che si aduni l'intero
càrico d'una nave di malfattori: i disagi d'una lunga na-
vigazione, durante la quale un piccolo equipaggio deve
tenere alle strette una numerosa ciurmaglia : la facilità
di contagi divoratori : le pericolose tempeste : le malattie
d'un cielo insòlito: le penurie d'una terra selvaggia,
ove il novello agricultore, non potendo improvisare le
messi, può pel ritardo d'una nave di vittuaglie soggia-
cere a irreparabil fame: sono tutti gravi mali, ma in-
certi e malnoti. I1 fiume dell'oblìo scorre fra i due mondi.
Non la centèsima, non la millèsima parte della pena fe-
risce le menti d'una plebe che non legge e non pensa, e
conosce solo ciò che vede. Che anzi, a gente infelice
Il - RIFORMA PENALE 331

e disperata la deportazione si annuncia con un contorno


di speranze e d’illusioni. Sarìa d’uopo conòscere ben po-
co la gioventù, e sopratutto la gioventù britànnica, per
non vedere che un viaggio venturoso a un nuovo mondo,
fra molti compagni, e nell‘indefinita aspettativa di rico-
minciar dacapo la vita, ben altramente che atterrire dal
delitto, può allettare ad abbracciarlo. - Di due garzoni
condannati per furto, il più giòvine diede in dirotto
pianto; ma l’altro gli disse ridendo: imbecille, come
puoi piàngere, perché vògliono farti fare a loro spese
un gran viaggio? Proseguiva Bentham, notando che la
deportazione non conduce all’emenda dei colpèvoli. De-
stinati all’agricultura e alla pastorizia essi vanno colà
dispersi in abituri appartati, ov’è impossibile invigilarli,
e intercettare le scellerate loro leghe, e frenare l’ebrio-
sità, il mal costume, il gioco, l’inerzia, il disprezzo del-
I’òrdine e dell’onore. Poco giòvano le visite degli ispet-
tori, dacché una vasta complicità li precorre coll’annun-
cio0 del loro arrivo, e dà con giùbilo il segnale della par-
tenza. Già le prime notizie, che l’Europa aveva rice-
vuto dalla malnata colonia, ben dimostràvano che l’i-
storia di quei luoghi era un calendario di colpe e di
castighi. Continua la cospirazione per ingannare; chi non
era volpe era lupo; le poche donne, condutte dal delitto
fra quella turba, le madri elette del futuro regno, di-
venivano stranamente sfrenate e perverse; continue le
violenze e le depredazioni; continuo il furor del gioco e
della carnalità; continui li incentivi al foco e al san-
gue; orrende le atrocità contro la sparsa e imbelle stir-
pe dei negri indigeni, la quale periva miseramente, o
al contatto di tanta scelleratezza diveniva ognor più
vendicativa e feroce. Quanto più lungo era colà il sog-
giorno d’un relegato, tanto più cresceva d‘audacia e de-
pravazione; quelli stessi che nei primi cinque anni,
quando èrano ancora sotto il vincolo della pena, si mo-
stràvano sommessi e laboriosi, giunti al tèrmine della
332 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

cattività loro, e resi liberi agricultori, èrano divenuti


temerarj e turbulenti; e mettèvano a dure angustie i
magistrati, incitando al male quelli ch'èrano ancora ser-
vi della pena, tenendo mano ai loro furti, ricoveràndoli
fugitivi, protegèndoli con testimonianze mendaci e con
raggiri. Insuperàbili li ostàcoli che la legge incontrava
fra un pòpolo tutto malvagio; inefficaci le ammonizioni
religiose, e fugite a tutta possa, o udite per forza e con
brutta simulazione; la chiesa divenuta il convegno di
sinistre intelligenze, e infine incendiata per diporto. Tut-
to il satellizio per timore o per seduzione corrotto e
connivente; le communicazioni, indarno intralciate con
registri e passaporti, si esercitàvano liberamente sotto li
occhi del magistrato; impossibile quasi il cògliere i mal-
fattori in flagrante delitto, perché universale il tàcito
patto di non far testimonianza contro chicchessìa. Quin-
di nell'anno 1796, non appena i primi deportati ebbero
libero soggiorno, rimàsero impuni per negata testimo-
nianza, in così scarso pòpolo, cinque omicidii. Il fu-
rore delle bevande inebrianti diffuso al pari nei custo-
diti e nei custodi; e spinto a tale, che alcuni vendèvano
sul campo tutto il ricolto, per avere il denaro con cui
abbandonarsi a una pronta ubriachezza. Impossibile
l'impedire nei dispersi casali, o lungo le sterminate ma-
rine d'un mondo ancora vuoto, la distillazione o il con-
trabando dei liquori vietati. - Dunque, per l'emenda
dei traviati nessun frutto, nessuna speranza.
Restava con ciò delusa un'altra doverosa mira d'una
buona legge penale, quella d'impedire la recidiva del
colpèvole. Si otteneva solo ch'egli commettesse i nuovi
suoi delitti, non più in quel luogo che si chiamava Inghil-
terra, ma in quell'altro che si chiamava Nuova Galles.
ECCOtutto; ma il delitto non cessava perciò d'èssere un
male; e il fine della pena era tradito. Che il cittadino di
Londra dovesse aver caro che quei nuovi delitti si
commettèssero piuttosto all'altro capo del mondo che
II - RIFORMA PENALE 333

in casa sua, bene stava; ma il legislatore punisce per im-


pedire il delitto, non per mutarlo di luogo.
Né, come èrasi creduto, la distanza maggiore impe-
diva il ritorno dei relegati; poiché nel 1796 già se ne
contavano ottanta ripatriati senza licenza, e settantasei
fugitivi. Queste evasioni dovevano moltiplicarsi col crè-
scere della colonia e del suo commercio; né vi si ri-
chiedèvano grosse navi; poiché uno stuolo d’uòmini de-
liberati s’era già più d’una volta avventurato in un le-
gnetto da pesca sul vasto ocèano, a raggiungere qual-
che ignota riva; e gran calamità sarebbe, se i pròfughi
annidàndosi in quel labirinto disolette, fondàssero nel-
l’Oceania una nuova Algeri.
Oltre a ciò la legge non poteva col lavoro fatto nelle
colonie procacciare qualsiasi risarcimento ai danni che
il delitto potesse avere apportato in Europa.
Finalmente la pena coloniale, sconvenèvole per sé,
non offriva nemmeno il triviale vantaggio d’un risparmio.
Bisognava infatti aggiungere alle spese ch’èrano neces-
sarie in qualsiasi luogo, anche quella di trasportare i
condannati a dodicimila miglia di distanza; e la spesa
d‘un apparato governativo e d’un presidio militare; e il
maggior costo di tutte le cose che dovèvansi recare in
quella solitudine dalla remota Europa; e infine le pèr-
dite di lavoro pel disperso vivere dei relegati, per l’ozio
loro e i vizj e i delitti. Perloché se il finanziere consi-
derava una ciurma di condannati come una squadra di
lavoratori, ognuno ben poteva colla penna in mano cal-
colare con quale strana aritmètica si amministrassero
li interessi dello Stato.
Quando il legislatore a un grado di delitto decreta
un3 maniera e misura di pena, egli la giudica sufficiente;
la vuole quale ella è; non altra più mite o più severa.
Se il suo decreto debb’èssere frustrato per qualsiasi ag-
giunta o diminuzione da lui non prevista né prevoluta,
la sua legge è infranta. Ora la deportazione, che nella
334 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

mente del legislatore è pena temporaria e limitata per


lo più dai sette anni ai quattòrdici, diviene, per fat-
to non suo, bene spesso una pena capitale; e questa
tremenda aggravazione cade con iniqua disparità piut-
tosto sui più gràcili per temperamento, i più dèboli per
sesso e per età, i più sensitivi, e più pentiti e addolorati.
Già in men d'otto anni (1787-1795), sopra 5196 depor-
tati, più d'un dècimo (522), era perito nel passaggio.
Se su le navi si concede libero moto ai condannati, si
mette in forse la sicurezza; se si tèngono reclusi, si di-
strugge la loro salute; uno solo può portar dalle galere o
dalli ospitali un contagio che divori tutta la trista comi-
tiva. Le vesti d'un prigioniero, infette di tifo carcerario,
avèvano a bordo d'una sola nave recato la morte a un
centinajo d'infelici, che pur la legge non aveva con-
dannati a morte. Quali regolamenti pòssono assicurare
di quelli uòmini duri e cùpidi che si assùmono di con-
durre codesti trasporti? Le provisioni saranno sufficien-
ti? non saranno insalubri? i moribondi saranno appar-
tati dai sani? la morte non penetrerà colle sue più orrì-
bili forme in quelle anguste prigioni di legno, che dè-
vono galleggiare sì a lungo sotto latitudini tòrride, per-
còrrere mezzo il giro del globo? Sa il legislatore ciò
ch'egli fa, quando coll'apparato di distinzioni minute e
di misure precise nìmera a ciascuno i giorni d'una pe-
na, che poi nell'esecuzione non dipende da lui? d'una
pena che soggiace a infiniti casi? che appena pronuncia-
ta può cangiar natura, e divenire affatto un'altra da
quella che fu nella sua mente? La giustizia, che inflig-
gendo alli uòmini il dolore, intende librarlo su la bi-
lancia, non divien ella una spensierata lotteria? - « Io
ti condanno, sentenzia il giudice, io ti condanno; ma non
so a qual pena; - forse alla burrasca e al naufragio; -
forse al tifo; - forse alla fame; - forse ai pesci e alle
bestie feroci; - forse ad èssere divorato dai canìbali;
- forse, al contrario, a divenire in altra terra un facul-
II - RIFORMA PENALE 335
toso signore; - va, tenta la tua fortuna; muori o prò-
spera; soffri o godi; la nave che ti porta, mi tolga l'aspet-
to del tuo bene e del tuo male »!
Né si dica che questo transitorio disòrdine prepari
una colonia fortunata, i cui pòsteri saranno migliori, né
che l'utilità politica compensi la improvidenza penale.
Non è così. Di tutti i modi che si potèvano elèggere per
fondar colonie, il meno opportuno al fine, il più dispen-
dioso nei mezzi, era quello di fondarle con uòmini avvi-
liti e depravati. Se v'è cosa al mondo che richieda
perseveranza, industria, previdenza, òrdine, sobrietà, el-
la è la situazione d'un pugno d'uòmini gettati lungi da
ogni gente civile, sottoposti ad ogni privazione, costret-
ti a crear tutto colle loro mani e coi loro pensieri, fra
selvaggi giustamente insospettiti d'un'invasione che mi-
naccia di rapir loro la terra che li alimenta. Uòmini
disperati e corrotti, pieni di tutte le passioni che baste-
rèbbero a distruggere la meglio ordinata cittadinanza,
non hanno quelle doti che pòssono far pròspera una so-
cietà nascente, posta a fronte d'una rude e indòmita
natura. Si studii l'istoria delle colonie che hanno prospe-
rato; e si rinverrà che la forza loro f u in quei pacifici
e caritatèvoii quàcheri, in quelli èsulì religiosi che cer-
càvano nelle solitùdini la tranquilla adorazione del lo-
ro Dio, in quei pòveri e onesti agricultori che si ras-
segnàvano a viver di poco, fecondando con assidui su-
dori la terra. Ma le turbe dei filibustieri che colle spo-
glie delle nazioni sembràvano dover fondare poderosi
Stati, furono divorate dai vizj, e appena nell'istoria la-
sciàrono vestigio d'un'esistenza esecrata. Era dunque
mestieri allettare alle rive della nuova colonia buoni
agricultori, esperti artèfici, costumate famiglie, e protèg-
gerle dalli scapestrati che potrèbbero recar fra loro i
germi d'una perenne pravità.
Così ragionava i1 solitario sapiente su la fine dello
scorso sècolo; e raccomandava un suo modello di pri-
336 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

gione cellare, nella quale però èrasi attenuto all'opinione


del suo illustre amico Howard, e non si era spinto fino
all'assoluta segregazione individuale. Ma li uòmini di
Stato avèvano già scelta un'altra via; e vòllero persìster-
vi superbamente, aggiungendo colonia a colonia. I so-
fisti a forza di sottigliezze provàrono che i principj di
Bentham non èrano abbastanza sublimi, e che non era
profondo pensatore quegli il quale cominciava le òpere
sue con queste triviali sentenze: I l bene pùblico deb-
b'èssere il fine del legislatore. - I l fine delle leggi, quan-
do sono ciò che dèbbono èssere, è di produrre la maggior
possibile felicità del màssimo nùmero d'uòmini E
mentre andàvano rintracciando nelle loro nebbie il pun-
to metafisico su cui costruire più sublimi dottrine, il
virtuoso vecchio moriva; moriva quasi centenario (1832,
fra l'oblio dei legislatori e dei pòpoli! Intanto il tempo
accumulava e ingigantiva i fatti; e la tarda esperienza
poneva al trionfale cimento una induzione divinatrice.
I disòrdini, i mali, le lagnanze e le censure crèbbero a
tale, che nella sessione del 1838 il parlamento britàn-
nico incaricò una commissione, preseduta da Sir William
Molesworth, di riferire intorno alla efficacia penale e alle
morali conseguenze della deportazione nelle colonie
dell'oceania, e alle riforme che vi si dovèssero adottare.
La qual commissione, dopo lungo studio sui prospetti
criminali, sui rapporti dei governatori delle colonie, e
su le testimonianze d'ogni òrdine di persone, addiveniva
al punto onde la precedente generazione era partita, e
dissepelliva finalmente li obliati consigli di Bentham,
confessando che conveniva abolire il principio della de-
portazione coloniale.
Dietro le risultanze di quelle laboriose indàgini, il

V. Opere di Bentham redatte da Dumont; Principj di


legislazione, capo primo, linea prima, Trattato delle prove
giudiziarie, capo prima, linea prima.
II - RIFORMA PENALE 337
presidente di quella Commissione, Sir W. Molesworth,
fece nella tornata del 1840 una nuova proposta al Par-
lamento; e la svolse in un discorso, che diramò colle
stampe, a vantaggio della vera scienza; la quale, dacchè
li uòmini di Stato disdègnano le preventive induzioni
delli studiosi, deve additar loro le disastrose lezioni
d’una compiuta esperienza.
Il discorso comincia col notare che la pena della de-
portazione racchiude tre elementi : l’esilio in una colonia
penale; il lavoro forzato; la soggezione a varj castighi
disciplinali.
Quattro sono le colonie penali nei dominj britàn-
nici: La prima è quella dell’Australia, che nel 1836 con-
tava quasi 28 mila relegati, dei quali le donne facèvano
all’incirca l’undicèsima parte. La seconda è quella della
Diemenia, con 17 mila relegati, fra cui duemila donne.
La terza è l’lsola Nòrfolk, che ha circa 1200 condan-
nati a maggior pena. La quarta è l’isola Bermuda nei
mari d‘Amèrica, e conta 900 condannati; i quali però
soggiàciono allo stesso trattamento che nei pontoni in
patria, epperò non a tutte le circostanze che accompà-
gnano la deportazione. La pena del lavoro forzato viene
imposta in due modi: o direttamente dalli officiali del
governo, o indirettamente dai privati, al cui servizio si
assègnano i delinquenti.
La classe delli assegnati comprende circa due terzi
dei condannati (29,000). I1 padrone, divenuto cessiona-
rio del diritto che il governo ha su le fatiche del prigio-
niero, sceglie a suo piacimento il gènere e la misura del
lavoro. Adunque l’indole, la condizione e l’arbitrio dal
padrone, e non la mente del giùdice, detèrminano in
fatto il grado di pena che veramente soffre I’assegnato.
Alcuni divèngono domèstici salariati, altri operai, e se
valenti, sono assai stimati; ma i più vèngono posti a la-
vorar terre e custodir bestiami. Alcune famiglie li tràt-
tano con carità e confidenza, altre come abjetti schiavi.

22. . CATTANEO. Scritti politici. i.


338 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Grande è il potere che ha il padrone di fare applicar


loro dal magistrato castighi disciplinali, i quali anche
per lievi colpe sono assai rigorosi. La lèttera della legge
dispone che il deportato possa soggiacere a sommario
castigo per ubriachezza, disobedienza, trascurato lavoro,
assenza, insolenza verso il padrone o il soprintendente,
e per qualunque altro disordinato e disonesto comporta-
mento. I castighi sono il càrcere, la reclusione solitaria,
il lavoro in catena e le frustate. Né questa legge al certo
rimane oziosa; poiché fra i 23 mila deportati che si
contàvano nel 1835 in Australia, le punizioni sommarie
fùrono 22 mila, e il numero delle frustate superò le cen-
tomila. Nella Diemenia il numero delle punizioni adeguò
quello dei relegati; e le frustate fùrono cinquantamiIa. Il
paziente può appellarsi dal decreto del padrone al giu-
dicio dei magistrati; ma questi sono tutti padroni an-
ch'essi di lavoranti forzati; e non pòssono amare di
contrariarsi fra loro.
Sir Giorgio Arthur, già luogotenente governatore del-
la Diemenia, così scrive: e I disòrdini e i delitti invòl-
gono in continui disturbi e in continue spese i proprie-
tari. Sono tanti i casi d'infedeltà, d'insubordinazione,
di disobedienza, d'ubriachezza, che i ricorsi all'autorità
sono continui ». Il governatore della Diemenia, Sir Ric-
cardo Bourke, riprova la diseguaglianza della condizione
nei condannati a egual pena; e opina che il governo non
potrebbe mai rinvenirvi alcun praticàbile provedimento.
Il capitano Mac Onochie, segretario del governatore
della Diemenia, scrive che « l'uso d'assegnare i relegati
è crudele, incerto, pròdigo, inefficace all'emenda e al-
l'esempio, e non si può sostenere se non con eccessivi
rigori. Alcune delle sue règole più importanti vèngono
per principio infrante dal governo stesso; la disciplina
coattiva, ch'è il supremo elemento di quel sistema, viene
spinta sino a ferire ogni sentimento di natura, e distrùg-
gere il fine della pena, perché non emenda, ma degra-
II - RIFORMA PENALE 339

da ». I1 giùdice primario dell’Australia, Sir J. Forbes,


osserva, che, mentre s’inveisce con esorbitante rigore
contro frivole trasgressioni, i più gravi misfatti rimàn-
gono comparativamente impuni. Dietro così autorèvoli
e non contestate opinioni, è chiaro che il governo non
può più lungamente abbandonare alli interessi e alli
arbitrj d‘ignoti e irresponsàbili privati, una delle più
sacre sue funzioni, la punizione dei colpèvoli.
La minor classe di lavoranti forzosi, quella che sog-
giace alla diretta ispezione dei pùblici officiali, viene ado-
perata a varj servizii intorno alle càrceri, alle strade e
alli stabilimenti della marina e delli ingegneri (survey).
Sono la più scellerata parte della popolazione penale,
e stanno per lo più congregati in angusto spazio, senza
vincolo di separazione o di classificazione, e con tutta
l’opportunità d’ammaestrarsi fra loro. Altre volte si
mandàvano in brigate a costruir le strade, e spesso di-
venivano compagnie di ladroni. Era impossibile attivare
in quelle solitùdini la necessaria vigilanza, senza cui
non si dà buona disciplina penale nemmeno nel ricinto
d’un càrcere. Fu quindi necessità costituire colli stessi
condannati una polizia; e Sir G. Arthur dichiarò ch‘essa
era la migliore di qualunque si potesse formare con
uòmini liberi della colonia.
Siccome nessuno dei modi, che si divisàrono per di-
sciplinare i prigionieri, riescì applicàbile ai deportati,
si tentò, alla fine di ridurli al bene col terrore; si fece
loro d’ogni lieve trasgressione un delitto, e lo si punì
fieramente, sicché il còdice dei deportati non ebbe pari
presso i pòpoli civili. Il capitano Mac Onochie dichiarò,
che le pene in Diemenia giùngono all’eccesso della cru-
deltà.
La frusta è il castigo preferito dai padroni, perché
non li priva del servizio dei castigati, come quando
s’invìano alle brigate da catena (chain-gangs). Codesto
castigo della catena, al quale soggiacèvano nelle due co-
340 CATTANEO- SCRITTI POLITICI - I

lonie 1700 relegati, è, a parere del governatore Arthur,


di sproporzionata asprezza. Rimàngono chiusi dal tra-
monto all’alba in cassoni che ne contèngono da venti
a ventotto; e non vi pòssono rimaner tutti nello stesso
tempo giacenti o piedestanti, ma dèvono tener le gi-
nocchia piegate, non avendo poi ciascuno su le nude
tàvole spazio più largo d’un mezzo metro. Nel giorno
lavòrano sotto stretta guardia, soggetti alle frustate per
ogni lieve trascorso. La loro depravazione si sparge fra
i pòveri militari che li custodiscono; e il colonnello
Breton attestò che nel suo reggimento aveva fatto gran
guasto la convivenza dei soldati coi malfattori, fra i
quali incontràvano talvolta loro conoscenti; cosicché
molti èrano poi entrati essi pure nel càrcere di Sìdney
sotto accusa di gravi delitti.
L’estremo castigo è l’ulteriore relegazione nei due
stabilimenti penali (penal settlements); l’uno dei quali
è nell’ìsola Nòrfolk e l’altro a Port-Arthur in Diemenia,
e còntano in complesso circa duemila condannati. Que-
sti e i loro custodi sono i soli abitatori di quei luoghi; le
fatiche loro sono più aspre e indefesse; ogni trascorso
viene immantinenti punito colla frusta. I1 giudice pri-
mario dell’Australia, scrisse che la pena della deporta-
zione giunge per costoro a tale acerbità, che divien
loro desideràbile la morte, e sovente se la procàcciano
per orribili modi. « Ho visto, attestò egli alla Commis-
sione, parecchi relegati all’Isola Nòrfolk che avèvano
commesso un nuovo delitto pel solo fine d’èssere ri-
mandati al tribunale di Sìdney, e uscire di quella tor-
mentosa vita; e per le parole loro mi assicurài ch‘essi
confidàvano nella certezza d’èsser condannati a mor-
te. Ed io medèsimo, nello stato loro, preferirèi qual-
siasi morte >. Perloché il governatore Bourke ottenne nel
1834 l’istituzione d’un tribunale nell’ìsola stessa per la
speranza che lo spettàcolo della pena capitale, eseguita
sotto li occhi di quelli infelici, potrebbe forse rimòverli
II - RIFORMA PENALE 34 1

da quell’atroce desiderio di morire, che li traeva a in-


volontarii delitti.
Ridutti a tale estremo, sono sempre pronti a feroci
ribellioni. Nel 1834 per poco non riescìrono a sorprèn-
dere il presidio, e sottometter l’isola; nove rimàsero
uccisi nel fatto, ventinove èbbero condanna di morte,
Undici dei quali vènnero giustiziati. Il sacerdote catòlico,
mandato ad assisterli, riferì alla Commissione la strana
scena di cui f u testimonio. « Dette poche parole per
disporli a rassegnazione, pronunciài i nomi di quelli fra
i condannati che dovèvano soffrire la morte; e restài
stupefatto vedendo i nominati, ad uno ad uno, cader
ginocchioni, ringraziando Iddio che li voleva redenti da
quel luogo orribile, intantoché i graziati rimanèvano in
cupo silenzio ».
Un èssere umano non può venir vessato oltre a cer-
ta misura; l’estremo della miseria tocca l’estremo della
degradazione. I sacerdoti anglicani e catòlici espòsero
alla Commissione con parole che non è Iècito ripètere,
come quelli sciagurati vivano tra odj furiosi e abominè-
voli dissolutezze, in modo che fa raccapriccio il pensiero
di mandare qualsiasi èssere umano in quella vita di di-
sperazione.
Al contrario li avventurati, quelli che dopo quat-
tro o sei anni di pena ottèngono un viglietto di licenza
(ticket of leave), pòssono lavorare ove lor piace e per
loro conto, e tròvano buone mercedi, pel gran bisogno
che si ha d’operài. E siccome per cattivi diporti si può
tosto ritògliere quell’indulto, così riesce loro di qualche
impulso a ben fare, e costituisce la meno riprovèvol
parte di tutto il règime deportativo, benché nella con-
cessione delle licenze si commèttano palmari abusi.
La deportazione contiene adunque li elementi d’una
giusta pena? - Il primo intento della pena è atterrire
coll’esempio: poena in paucos, ut metus in omnes; il
legislatore che ha promesso d’infiggere un male a chi
342 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

commette certe azioni, è tenuto a punire, non per ven-


detta, ma per attenere la sua promessa, e per provare
che la sua minaccia non fu inane, e liberare la società
da quell'assiduo spavento in cui la immergerebbe l'im-
punità dei malviventi. Se la pena oltrepassa il limite ri-
chiesto all'esempio, diviene inùtile strazio. Tutta quella
parte di pena che non è conosciuta e creduta, non adem-
pie il fine della legge. Perfetta legislazione sarebbe
quella che col minimo male imprimesse il màssimo spa-
vento. E l'ideale modello sarebbe una pena che appa-
risse alli occhi della moltitudine con tutti li orrori d'un
inferno, quantunque nel secreto della realtà riservasse
pure al paziente un paradiso.
Ora, qual grado di paura incute la deportazione? I1
giudice intima al reo ch'egli sarà mandato dal natio
paese a terra ignota, separato forse per sempre dai con-
giunti e dalli amici, costretto nella nuova dimora ad
affaticare per altrui. Ma codesto esilio e codesta separa-
zione, qualunque fosse l'effetto loro nelli andati tempi,
hanno omài perduto la primiera loro terribilità. Non so-
no più le terre strane e li ignoti mari; sono paesi abitati
dalle miliiaja dei loro consorti, e dalle milliaja di ventu-
rieri che vi còrrono come a terra promessa. E talora av-
viene, che, mentre un giùdice amplifica avanti ai con-
dannati la sventura dell'esilio, qualche sensale va ma-
gnificando nella stessa città la bellezza e salubrità della
nuova colonia, la sua fertilità, la mite temperatura, le
grosse paghe, le grandi fortune che vi si fanno; ed offre
ai circostanti come gran ventura il passaggio a quello
stesso luogo col cui nome il giùdice dovrebbe far paura
al delinquente. Nell'anno 1839 e nel precedente, ap-
prodàrono nell'oceania cinquemila condannati e dieci-
mila liberi emigranti; molti andàrono a servire le mède-
sime famiglie e ad arare li stessi campi; innocenti e scel-
lerati si confusero, con sovversione d'ogni morale e an-
II - RIFORMA PENALE 343

nullamento d’ogni penalità. Come escusare tanta con-


tradizione?
Chi può far sentire anzitempo ai malvagi quanto du-
ra possa riescire la sorte loro nelle colonie, e quanto
aspri vi pòssano èssere i patimenti? La condizione d’un
deportato oscilla a caso fra quella d’un domèstico di
buona gente e d’uno schiavo di bàrbari. Talora soffre
assai più che non volle il suo giùdice; ma I’incerto e
ignoto soffrire è un gratuito e ingiusto male. Non si
può persuaderne la feccia della plebe, alla quale si di-
rige la minaccia penale. Essa ne riceve notizie solo da
quei condannati che nella lotteria penale furono vinci-
tori; ed è noto, che nei rari casi nei quali i più sfortu-
nati màndano novelle alle case loro, sògliono dissimulare
la loro miseria, anche per allettare li altri su la stessa
via, e vendicarsi screditando la giustizia. Perloché Sir
G. Arthur propose di diramare ragguagli d’officio su
la condizione vera dei deportati. Ma è chiaro che i più
dei malvagi prèstano ben poca fede alle istorie dei ma-
gistrati, in confronto alle notizie avute per la via dei lo-
ro consorti. E ad ogni modo verrèbbero infine a conchiù-
dere che la pena è ineguale e venturosa; e come tutti
li altri giocatori, avrèbbero più speranza di vincere che
timor di pèrdere. I1 timore non potrà mai dunque esser
proporzionato al male.
La legge dovrebbe rèndere impossibile al colpèvole
il commèttere nuovi delitti, almeno in quel tempo che
gli dura la pena; dovrebbe rèndergli quanto si possa
spiacèvole l’idea del delitto, e quando compì la pena,
premunirlo dalla tentazione d’una recidiva. Ma per tutti
questi saggi rispetti la deportazione riesce inefficace.
I prospetti criminali e le cifre suesposte dei sommarj
castighi bén pròvano che il delitto è frequente fra i de-
portati, e durante la condanna e dopo; e anche il dolo-
roso vivere d’Isola Nòrfolk e di Porto Arthur non li
rattiene dal meritarsi d’èsservi mandati una seconda VOI-
344 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

ta; poiché la pena in tal modo amministrata abbrutisce


l’ànima, offusca le facoltà riflessive, e lascia vivi i soli
impulsi d’una bestiale sensualità. E Stephens governato-
re della Diemenia dichiarò, che, se mai l’emenda è il fine
della pena, non ve n’ha in quelle colonie alcuna spe-
ranza. Infine allo spirar della pena il liberato entra cit-
tadino d‘una società ove il vizio è la règola, e il buon
costume è l’eccezione.
I1 numero dei delitti è veramente enorme; e ciò di-
mostra che l’esempio dei deportati corrompe tutta l’altra
popolazione; poiché in luoghi ove i lavoranti sono tanto
cercati, sì pingui le mercedi, s ì fàcile guadagnare col-
l’industria un’abondèvol vivere, la frequenza dei delitti
dev’èssere da mera pravità. Nel 1834 la Diemenia con-
tava 23 mila abitanti liberi, 16 mila èsuli e mille sol-
dati; e le sentenze sommarie salirono quell’anno a 15
mila, fra le quali mille condanne alla catena, e 1500 alla
frusta. Le condanne per delitti capitali sommàrono ad
1 per ogni 100 ànime in sette anni; mentre in Inghilter-
ra si conterebbe un tal numero solamente in settant’anni,
e nella Scozia in poco meno d’un sècolo. In un tempo
che tutte quelle colonie penali non contàvano novanta-
mila ànime, si èbbero in sette anni 923 condanne di
morte e 362 esecuzioni, cioè una per settimana. I1 giù-
dice Bàrton disse, che chi osservasse quella popolazione,
dovrebbe crèdere che l’unico fine della vita fosse quello
di commètter delitti o di punirli. E cotanti supplicj
non hanno efficacia d’esempio; anzi di molti delitti non
è facile scoprire li autori, perché fra i lìmiti d’un terri-
torio vasto quanto l’Inghilterra, molti deportati èrrano
colli armenti in libertà e spesso in armi. Talora un fugia-
sco a cavallo e minaccioso si affaccia all’abitazione ap-
partata di qualche tranquillo coltivatore, e lo spoglia,
mentre i domèstici rimàngono ìlari testimonj dell’audacia
del loro consorte di condanna. I pastori commèttono le
più atroci crudeltà contro li indigeni. Trenta di questi
II - RIFORMA PENALE 345
infelici, che vivèvano in pace presso una delle più
remote stazioni pastorizie, furono uccisi da una banda
di deportati; una sola donna giòvane fu risparmiata.
Un primo consesso di giurati assolse li uccisori; e un
secondo li condannò, ma fece un ricorso in loro favore;
e perché sette furono giustiziati, si diede accusa al go-
vernatore che si fòssero messi a morte tanti Bianchi,
che infine avèvano ucciso solamente canìbali Negri.
Queste atrocità pròvocano i selvaggi alla vendetta : sic-
ché diviene poi necessità di cacciarli come lupi. Perlo-
ché nella Diemenia omai sono distrutti, tranne quei po-
chi che furono trasportati a perire altramente su I’iso-
letta di Flinder.
Qual meraviglia che tutto tenda alla violenza e al
delitto, se si considera di quali elementi si componga
quella popolazione? « Fin da cinquant’anni addietro, di-
ce il signor Molesworth, il sapiente Bentham predisse
li effetti d’una colonia fondata con malfattori, che sono
suggetti ad una pena la quale non tende all’emenda; e
il fatto corrispose strettamente alla sua predizione. Fino
all’anno 1836 vi si tradussero centomila condannati, e li
emigrati liberi non furono più di sessantamila. Questa
sproporzionata miscela d’innòcenti e colpèvoli poco po-
teva condurre all’emenda di questi, molto al perverti-
mento di quelli >.
In centomila deportati, le donne non giunsero a 13
mila. L’Ultimo censo diede per tutta la colonia cinque
uòmini per due donne, e nelle campagne, ove risiede
il maggior numero dei relegati, 17 uòmini per una don-
na. Eppure i magistrati si oppòsero sempre a ricèvere
maggior numero di deportate, perché non sapèvano con
qual castigo raffrenarle; le famiglie rispettàbili non le
volèvano al loro servigio, perchè temèvano di vedersi
infetta dai più indecenti esempj la prole. Per lo più le
donne mandate in assegno venivano in breve rimandate
da castigarsi; e i magistrati non sapèvano come fare. Il
346 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

càrcere penitenziale è la sola pena che si convenga alle


donne; ma quello che si era a tal uopo fondato nella
Nuova Galles, per lungo tempo nulla fu di meglio che
un postribolo, o un ospizio di partorienti. Il più savio par-
tito è quello di promòvere i matrimonj; ma ciò rimove
ogni apparenza di pena. I1 trattamento delle donne è la
più grave difficoltà di tutto il règime della deportazione;
nè perciò consegue che debba restrìngersi ai soli uòmi-
ni; e poiché la legge manda milliaja di malfattori ad
esser prima schiavi e poi cittadini in Australia, bisogna
bene che dia loro la più natura1 compagnia, altrimenti
sarà peggio pei costumi. I1 tentativo di pareggiare il
nùmero dei due sessi col promòvere l'emigrazione libera
delle donne, andò a vuoto, màssime per la mala direzio-
ne di certe inette e pie persone che vòllero prènderne
l'assunto. Le vie di Sìdney e di Hòbar-Town si affollà-
rono di prostitute senza costumi e senza voglia di la-
vorare; e con ciò si sciupò un millione di franchi; né mai
si poté ottenere che le donne morigerate si facèssero
all'idèa di recarsi sole fra una popolazione di scape-
strati.
È chiaro qual vita sia quella d'un'onesta persona in
una società ove tre quinti sono colpèvoli di grave delitto,
ove alcuni dei più ricchi possidenti, e la maggior parte
dei mercanti, delli albergatori, quasi tutti i domèstici,
li agricultori, li stradajoli, i soprintendenti dei condan-
nati, e nella Diemenia li impiegati stessi di polizia, i
carcerieri, i giurati, e tàlora anche i giudici, e perfino
i maestri delle scuole, fùrono in origine condannati. Ad
ogni istante il colono si trova secoloro; è circondato e
assediato dal delitto, vessato dal quotidiano spettacolo di
bestiali castighi; ad ogni istante la frusta; in tutte le vie,
masnade di miseràbili incatenati; i suoi domèstici so-
no inveterati malfattori; le serve sono prostitute ubria-
che; i lavoranti si arrògano per poco lavoro le più in-
gorde paghe, si danno ad ogni dissolutezza, e costrìn-
II - RIFORMA PENALE 347

gono il padrone a provocar sopra loro la frusta del ma-


gistrato. Delitti, che non hanno esempio altrove, vèn-
gono commessi dai servitori nel seno di costumate fami-
glie, che vèdono spesso contaminati li innocenti figli
in tènera età. Nella Diemenia una polizia composta di
malfattori può forzar l'uscio delle case a qualunque ora
di notte, sotto pretesto di rintracciare un fugitivo, e può
arrestar chiunque su la pùblica via, sotto pretesto che sia
un prigioniero. Nell'Australia, chiamato il colono a se-
dere in tribunale fra i giurati, può trovarsi presso un
collega che fu egli stesso malfattore, e che ad ogni
modo vorrà protèggere l'accusato. Se gli si conferisce una
magistratura, deve passare il giorno e la notte a decre-
tar frustate per lievi trasgressioni, e a vigilare che il
condannato che ha l'incàrico d'amministrarle, le in-
fligga col rigore voluto dalla legge. Insomma, il paese
è una vasta e mal governata prigione; ed egli è niente
di più che un carceriere di sospetta fede; poiché sì odio-
so officio si assume difficilmente per onorata vocazione.
La schiavitù, sotto qualunque forma, corrompe sem-
pre il padrone, rendèndolo avaro, crudele e dissoluto.
Pure la sèmplice schiavitù, come nelli Stati Uniti, am-
mette, se in così tristo uso è pur possibile, qualche cir-
costanza mitigante; ammette uno stàbile interesse del
padrone nel benèssere del suo schiavo; ammette quel
vincolo di naturale benevolenza che nasce tra padrone
e schiavo, quando crèbbero compagni della puerizia.
Nulla di ciò nella schiavitù penale; ma dall'una parte,
perpetua diffidenza; dall'altra, odio e terrore.
Qual bene fa dunque la deportazione? Non previene
il delitto, perché il terrore che produce non è propor-
zionato al male; non emenda il colpèvole, ma lo deprava
del tutto: non diminuisce il numero dei malfattori, ma
solo muta con enorme spesa la loro abitazione, e porta a
centuplicarsi in Australia il mal seme della nostra mal-
vagità. È ineguale, incerta, inesemplare, crudele, im-
348 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

morale. Come pena adottata da un'antica nazione, è


inetta e indegna; come modo di fondar nuove nazioni, è
perversa e infame. L'umile mia persuasione, conchiu-
de Sir W. Molesworth, è dunque che la deportazione
si abolisca del tutto ».
I1 ministro Lord J. Russel aveva esposto in una lèt-
tera li argomenti che militàvano contro la deportazione,
ma èrasi ristretto a dimandare che si abolissero li asse-
gnamenti, e che i condannati a più di sette anni
scontàssero la maggior parte della pena nell'isola Nòr-
folk, per còmpierla poi nei lavori pùblici dell'Australia.
Ma spirata la loro condanna, dice il sig. Molesworth,
si dovranno forse ricondurre a pùbliche spese in Inghil-
terra, o si dovranno vomitare in massa su le pòvere CO-
lonie dell'Australia, a infettare un pòpolo nascente? De-
ve intanto continuarsi l'orribile disciplina dell'isola Nòr-
folk? Oppure con qual altro modo raffrenare quella tur-
ba sciagurata? Non fu ànimo crudele che trasse a quelli
estremi i magistrati; ma vi giunsero per inevitàbile ne-
cessità, dacché concepirono il tristo propòsito di so-
stenere la disciplina colla nuda forza; quindi aspri strazj
ad ogni frivola trasgressione; quindi un vivere peggior
della morte. Appenachè quella disciplina si rallenti, non
è possibile frenare tanta moltitudine, se non rinchiudèn-
dola tutta nelle càrceri. Ora si vògliono costruire co-
deste prigioni nell'isola stessa, in quell'àngolo del mon-
do? È forza dunque continuare frattanto nelli stessi
orrori, poiché càrceri non vi sono; e il porto, capace di
sole barche, non si può ridurre ad uso di galere (pon-
toni). E si è ben considerata la spesa di costruir càrceri
in un'isoletta, senza legnami, senza porti, in mezzo al-
I'ocèano, mille miglia lontana dal più lontano ricòvero
di gente civile? Le braccia dei condannati pòssono
fornire solo tenue quantità del più triviale lavoro;
convien dunque allettarvi dall'altra estremità del mondo
esperti artèfici; e sarà difficile il rattenerli, che non
II - RIFORMA PENALE 349
vàdano in cerca di più grosse paghe in altre più for-
tunate colonie; nè si può assentir loro un vìver troppo
libero e largo, in luogo di pena, ove la durezza e la
noja del vivere riduce spesso a tumulto i militari più
disciplinati. La spesa dunque di costruir càrceri nelli
Antipodi, col sussidio del lavoro forzato, tornerà di
più doppj maggiore, che non quella di lasciarvi pure
in ozio i relegati, e costruir le nuove càrceri in quel-
l’Europa medèsima, ove fùrono commessi i delitti che
si vògliono punire.
E come poi vigilare quelle càrceri remote? Perché
si sono instituiti nella Gran Britannia li ispettori delle
prigioni? perché s’impose loro di darne ogni anno pù-
blico rendiconto? « Se dunque siete venuti a capire,
dice il proponente, che, senza indefessa pùblica ispe-
zione, la vera disciplina carceraria non si può conser-
vare nemmeno in paese, e che d’una ispezione non
vigilata non potete fidarvi nemmeno sul vostro uscio,
avete poi ragione di collocare maggior confidenza nei
carcerieri della Nuova Galles? o volete mandare ispet-
tori annuali alli Antipodi? e lasciare che passi ogni volta
un anno tra li abusi più gravi e la più urgente vigi-
lanza? »
I vizj fomentati dalla coabitazione dei delinquenti
non si pòssono tògliere se non colla loro segregazione,
ossia con càrceri perfette. Bisogna dunque venire ad
un buon règime cellare, in cui ciascun colpèvole, se-
gregato dalla corruttrice presenza de’ suoi pari, escluso
dall’alta scola del delitto, altro conforto non abbia
nella sua romita cella, che il permesso del lavoro volon-
tario, e le visite di benèvoli ammaestratori; e non sog-
giacia ai bestiali castighi del lavoro forzato e del bastone
silenziario, ma soltanto a quell’aggravazione, che nella
sua dolcezza è pure a rea coscienza l’unica insopporta-
bile e irresistibile : l’assoluta solitudine senza lavoro.
Alcuni oppòsero che la spesa d‘un buon càrcere
350 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

segregante sia maggiore di quella della deportazione.


Ma il fatto dimostra che le colonie penali, dalla loro
fondazione al 1836, costàrono più di otto milioni ster-
lini o duecento milioni di franchi; e ricevèttero 98 mila
condannati; sicché ogni condanna costò finora allo Stato
più di duemila franchi; e supposto che ognuna durasse
per ragguaglio quattro anni, più di 500 franchi per anno;
e rimane ad aggiungersi l'ulteriore spesa di 46 mila
condannati che non hanno peranco consumato la pena.
Se poi si considera a parte il compimento duna con-
danna ai lavori forzati d'isola Nòrfolk, supposto che
ogni condanna ragguagli quattro anni, costerebbe, com-
presa la spesa del viaggio, circa 912 franchiall'anno;
e rimarrebbe ancora a calcolarsi il resto della pena
da scontare nei lavori forzati d'Australia. Questa grave
spesa della deportazione sfugì sinora all'aritmètica delli
uòmini di Stato, perché suddivisa sotto varie forme,
per una parte nelle spese della marina, per un'altra in
quella del militare, in quella delle pùbliche costruzioni,
e in varie miscellanee; e prima che s'instituisse un ap-
pòsito comitato su la deportazione non si era mai rac-
colta in complessivo specchio, Nell'ànnata 1836-1837
le spese del trasporto, poste a conto della marina (73,000
sterl.), e quelle del militare (174,000 sterl.), pareggià-
vano quelle del mantenimento dei prigionieri (241,000
sterl.); e le spese di giustizia e di polizia furono, in
rapporto di popolazione, nove volte quanto quelle della
madre patria.
Al contrario una condanna di quattro anni, scontata
nel segregatorio di Glasgovia, costò in ragione di 125
franchi all'anno; sui pontoni d'Inghilterra 187 franchi;
nei silenziarj di Wakefield e di Coldbathfields 345 in-
circa; nel suntuoso càrcere di Millbank 600; e a detta
dei più esperti, ragguaglierebbe in certo nùmero di
magnifici segregatorj 450 franchi all'anno.
L'abolire del tutto la deportazione darebbe annual-
II - RIFORMA PENALE 351
mente alle carceri della madre patria maggior afflusso
di quattromila prigionieri, i quali, rimanèndovi per
tèrmine medio quattro anni, richiederèbbero pel com-
pimento delle loro condanne sèdicimila celle. Si sup-
ponga pure che ogni cella costasse anche l'estremo
prezzo di tremila franchi; la costruzione totale impor-
terebbe 48 millioni; il qual capitale al 4 per cento d'in-
teresse porterebbe un annuo fitto di franchi 1,920,000;
e quindi ognuno dei sedicimila prigionieri vi coste-
rebbe per alloggio franchi 120; e aggiuntovi, come sopra
si disse, l'importo della custodia, del mantenimento e
dell'istruzione in un òttimo segregatorio (450 franc.), ne
costerebbe in tutto 570, mentre nello stabilimento pe-
nale d'isola Nòrfolk ne costerebbe 912; e quindi l'in-
tera massa dei 1600 condannati porterebbe colla depor-
tazione un'eccedenza di milioni cinque e mezzo al-
l'anno (5,472,000 fr.) ¹.
I1 principio del risparmio raccomanda dunque an-
ch'esso la segregazione. « Ogni tentativo d'amministrar
le pene a buon mercato, riescì male. È argomento di
trista riflessione, che, se alla fine dello scorso sècolo
avèssimo ascoltata la voce di quel gran filòsofo BENTHAM,
prima d'ora avremmo potuto avere, con assai minor

Illettore ben s'imàgina che in un vasto edificio cia-


scuna cella penalenon
può costruirsi a spesa di gran lunga
minore, purché non si persista a occupare aree preziose e
mal ventilate, nell'angustia delle città, tra i fetori dei pù-
blici mercati e dei macelli, e urché nulla si pròdighi in
vana magnificenza d'atrj e scale ple e ca pelle e decorazioni
esterne. Bisogna solo cercare la ecappelesalubrità
dei miseràbile
soggiorno, e la facilità del servigio e della vigilanza. È
un arte nuova, ma che possiede già òttimi modelli a 500
franchi di spesa per cella, ossia 25 franchi d'affitto; di-
spendio non esorbitante, quando si tratta d'assicurare la
notturna e diurna tranquillità d'un paese, e troncare l'anti-
chissima scôla deldelitto. Questo sarebbe nuovo e non
equivoco campo all'esercizio d'una vera e sincera pietà.
352 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

dispendio che non costò la deportazione, le meglio


ordinate càrceri del mondo; e il nostro òrdine pende
sarebbe stato u n esemplare pel gènere umano, invece
d’èssere, com’è, u n profondo obbrobrio della nostra
nazione ».
Intanto che la d’eportazione nessun sollievo arrecò
alla madre patria, essa avvelenò profondamente i co-
stumi delle colonie e ne compromise il destino. « Fra i
mali che apporta un cattivo principio, è ad annoverarsi
anche la difficoltà di demolirlo, il pretesto che lo stato
delle cose fornisce alle esitazioni e ai ritardi ». Ogni
uomo, nel quale l’avidità del lucro non estingua ogni
altro più nòbile sentimento, deve provare avversione
al pensiero di farsi concittadino d’una communità infa-
mata; e la contrarietà che i pòveri d‘Inghilterra dimò-
strano a recarsi in quelle colonie, torna a grande onore
dei loro costumi. E certo, se la buona gente vi si manda
a poco a poco, ella dovrà mano mano uniformarsi al
paese, e contrarne tutta l’infezione; solo la sospensione
del bando penale e un vigoroso aumento delle libere
emigrazioni ponno far sì che in pochi anni le tristi
reliquie del grande errore legislativo rimàngano som-
merse nel torrente d’una popolazione degna d’esser
madre d’una nuova Europa.
Così conchiude il savio presidente il suo discorso a
quei potenti legislatori; i quali solo colla grandezza
d’ànimo con cui sòffrono l’aperta censura dei loro atti,
si rèndono degni di dominare tanta parte di mondo.
L’esilio e la deportazione non sono adunque modi
approvàbili d’amministrare la pena e reprimere il de-
litto, perché si ridùcono a inutile e costosa trasloca-
zione del teatro dei delitti e delle pene. Il terrore, che
la lontananza e stranezza dei luoghi arreca, è puerile
spauracchio che il tempo disperde, mentre ogni gra-
duazione delle pene diventa fortuita, incerta, arbi-
traria, con elusione della legge e distruzione d’ogni
II - RIFORMA PENALE 353

giustizia. I1 bando e la deportazione dei cittadini d'un


paese è un modo di regalare alli altri il frutto del suo
disòrdine e della sua corruzione; è un insulto ai diritti
delle genti, dell'ospitalità e della posterità. Ogni Stato
ha dovere di tenersi per sé medèsimo i malfattori che
allevò nel suo seno, e di godersi l'effetto de' suoi errori,
della sua ignoranza, della imprevidenza, della ipocrisia.
È inùtile infierire contro il delitto, quando ogni càrcere
in tante parti d'Europa ne contiene l'aperta scôla, quando
la vigilanza e severità dei magistrati rièscono soltanto
ad accrèscervi il numero delli allievi; quando nel tra-
sporto quotidiano delli arrestati non si ha riguardo al
pudore, sicché un sèmplice arresto equivale ad una
condanna di berlina; quando un erroneo principio di
protezione, invocato dai rischiosi e fallaci càlcoli delli
imprenditori, devia la pòvera plebe dalle aperte e ono-
rate vie del commercio, e la caccia pei viòttoli d'un
invincibile contrabando, addestràndola a calcolare i van-
taggi del disòrdine e l'impotenza della legge. Il delitto
si previene da lontano, quando la società ammaestra
fin dai tèneri anni i figli del pòvero alla fatica, alla
riflessione, all'òrdine, alla mansuetudine, all'onore.
Intanto lo studio del règime penale dimostra sempre
più quanto profondo e sapiente sia il detto di Roma-
gnosi, che un buon governo è una gran tutela, accop-
piata ad una grande educazione. È grande e non vulgare
esempio quello che danno all'Europa li uòmini di Stata
della Gran Bretagna, confessando nelle splèndide loro
discussioni i fatti errori, ed espiando con onorèvoli
parole l'oblio in cui pòsero ostinatamente i consigli del
pensatore Bentham. Pur troppo li studj morali sono
guardati in Europa con indifferenza dai più, con avver-
sione da molti, e si cancèllano perfino dal numero delle
scienze e dai colloquj delli scienziati; ma i duri fatti
presto O tardi li rammèntano; il tempo matura li errori,
i quali si fanno grandi, e avvilùppano le finanze degli
354 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Stati, e intràlciano i passi delle amministrazioni. Si può


disprezzare lo studio e negare la verità; ma infine la
pienezza dei tempi arriva; e la verità morde il piede
che la calpesta.

Ottobre 1843
III - Delle galere *
Quando nel 1841 il grave argomento della riforma
carceraria venne proposto dai signori Mittermaier, Pe-
titti di Roreto e Ronchivecchi al Congresso radunato
in Firenze, l’improvisa proposta parve quasi inoppor-
tuna al luogo e alle persone; e si palesò che in quel
primo istante i nostri mèdici non avèvano potuto orien-
tarsi nella nuova e perplessa questione. E infatti nel-
l’intervallo dell’anno fàttisi a considerarla di propòsito,
addivènnero nel successivo Congresso di Pàdova a con-
clusioni che sembràrono quasi opposte alle prime.
Laonde li stranieri, osservatori poco amichèvoli delle
coste nostre, le notàrono come segno d‘inconsiderato e
arbitrario mutamento d’opinione; benché veramente solo
il secondo voto si potesse avere per manifestazione di
libero e ponderato giudicio.
Intanto la stretta connessione della scienza penale
e della medicina si fece in questo argomento sempre più
manifesta, cosicché omai vuolsi sperar piuttosto dal-
l’osservazione mèdica che non dalle deduzioni dei giure-
consulti alcun grande e subito incremento nella dot-

* Pubblicato in POL., 1843, VI, pp, 453-471 sotto il


titolo Les forçats considérés sous le rapport p h siologique,
moral et intellectuel, observés au Bagne de Toulon (I Con-
dannati di Tolone), ripubblicato in A.S., III, pp, 140.157 e
in S.C.E.I., II, pp. 75-94. U n estratto fu pubblicato in S.P.E.,
111, pp. 108-109.
354 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Stati, e intràlciano i passi delle amministrazioni. Si può


disprezzare lo studio e negare la verità; ma infine la
pienezza dei tempi arriva; e la verità morde il piede
che la calpesta.

Ottobre 1843
III - Delle galere *
Quando nel 1841 il grave argomento della riforma
carceraria venne proposto dai signori Mittermaier, Pe-
titti di Roreto e Ronchivecchi al Congresso radunato
in Firenze, l’improvisa proposta parve quasi inoppor-
tuna al luogo e alle persone; e si palesò che in quel
primo istante i nostri mèdici non avèvano potuto orien-
tarsi nella nuova e perplessa questione. E infatti nel-
l’intervallo dell’anno fàttisi a considerarla di propòsito,
addivènnero nel successivo Congresso di Pàdova a con-
clusioni che sembràrono quasi opposte alle prime.
Laonde li stranieri, osservatori poco amichèvoli delle
coste nostre, le notàrono come segno d‘inconsiderato e
arbitrario mutamento d’opinione; benché veramente solo
il secondo voto si potesse avere per manifestazione di
libero e ponderato giudicio.
Intanto la stretta connessione della scienza penale
e della medicina si fece in questo argomento sempre più
manifesta, cosicché omai vuolsi sperar piuttosto dal-
l’osservazione mèdica che non dalle deduzioni dei giure-
consulti alcun grande e subito incremento nella dot-

* Pubblicato in POL., 1843, VI, pp, 453-471 sotto il


titolo Les forçats considérés sous le rapport p h siologique,
moral et intellectuel, observés au Bagne de Toulon (I Con-
dannati di Tolone), ripubblicato in A.S., III, pp, 140.157 e
in S.C.E.I., II, pp. 75-94. U n estratto fu pubblicato in S.P.E.,
111, pp. 108-109.
II - RIFORMA PENALE 355

trina criminale. Né i fatti che il mèdico è in grado


di raccògliere si ristringono solo al governo del càrcere
e alla vita dei miseri reclusi; ma si riferiscono alla più
intima parte della ragion penale, ossia all'esplorazione
di quella spinta criminosa, da cui dipende la scelta e
misura delle pene, come nell'arte militare dalla natura
e potenza delle armi offensive dipèndono le condizioni
della difesa.
Nessuno dubitò mai che alcuni uòmini non siano
per natura feroci, perversi, prociivi al furor delle pas-
sioni, come altri al contrario fin dal seno materno sèm-
brino temperati a mansuetudine e benevolenza, sicché
a tenerli sulla diritta via non è certamente mestieri at-
terrirli col volto del carnèfice e col suono delle catene.
Codeste varietà delli umani individui dal mèdico pòs-
sono èssere osservate; ma l'uomo dei metafìsici, e quindi
anche l'uomo dei giureconsulti i quali sògliono mòvere
appunto dalle asserzioni generali della metafisica, si
riduce a cifra ùnica e costante, a invariàbile astrazione.
Un perseverante osservatore di quelli esterni e in-
terni fatti che costituiscono nei singoli la spinta crimi-
nosa, è il dott. Lauvergne, professore di medicina della
regia Marina e mèdico primario dell'ospital delle galere
di Tolone. Nessuno era meglio di lui collocato per osser-
vare in quella vasta sentina di sventura e delitto le
forme estreme dell'umana depravazione, e vederla nuda
fra i patimenti delle infermità e le angosce della morte.
Oltre ai minori colpevoli, egli poté studiare più di cin-
quecento condannati a pena capitale, radunati non solo
da tutte le parti della Francia, ma d'altri luoghi del
Continente, dalla Còrsica e dalle genti àrabe, cabaile
e israelìtiche dell'Algeria; al che voglionsi aggiungere
le osservazioni ch'egli raccolse ne' suoi viaggi per l'Ita-
lia, la Grecia, l'Egitto, le Antille e il Brasile. Perloché
non crediamo che alcuno dei giureconsulti sarà così vano
della propria dottrina da negare udienza al buon mè-
356 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

dico, se anco gli dovesse apparire un po’ all'oscuro di


certe verità che son da loro universalmente tenute.
Intanto noi, che non riconosciamo altra scienza da quella
che si viene lentamente estraendo dalla testimonianza
dei fatti, vorremmo che al suo esempio seguissero quanti
per avventura pòssono trovarsi in simile opportunità
d'osservare; e che i giureconsulti sapèssero poi cernire
e ordinare a qualche utilità la congerie delle nuove
osservazioni.
E qui alcuno penserà forse che le osservazioni del
mèdico siano sempre desunte dalle attitudini corporee
e non dalle leggi della natura morale, e dèbbano rie-
scire affatto estranie ai fondamentali principj della re-
pressione penale. Ma le osservazioni del dott. Lauvergne
anzi pròvano che le spinte materiali non sono le più
frequenti càuse del delitto, e che anco fra le spinte
materiali le indirette prevàlgono di lunga mano alle
dirette. Non è innato impulso di rapacità che fa il più
gran numero dei ladri; ma è l'amor dei piaceri, e la
vanità, e la cieca imitazione di quei tristi esempli che si
affàcciano in seno della società, e si propàgano con vele-
noso contatto nel fondo delle prigioni. Primeggia fra le
càuse dei delitti la negletta educazione, e la man-
canza di quella iniziativa al dovere e all'onore, che un
fanciullo avventurato riceve dalla voce d'una madre.
Quindi l'A. si leva con impeto contro la precoce eman-
cipazione dell'adolescenza, contro l'incuria e l'imbe-
cillità dei padri, contro le discordie domèstiche che
fanno intorno all'innocenza un inferno, contro la licenza
dei ricchi i quali, traviando le fanciulle della plebe, le
spingono di miseria in miseria a dare incerti natali e
sangue infetto ai figli, e allevarli nella bèttola e nel
lupanare. Fra queste brutture cresce la più abjetta classe
dei ladri, la quale a corpo snervato e infermiccio ag-
giunge ànimo vile, mendace, pieno d'ogni impudenza,
e svogliato d'ogni util fatica.
II - RIFORMA PENALE 357
E talora la madre si fece ella stessa educatrice al
vizio, e pose nell’ànimo del figlio i semi di tardo delitto.
E il falsario Durand narrava al buon mèdico, come sua
madre lo avesse allevato al gioco, ov’ella profondeva
ogni sua cosa. « Quando ella aveva perduto, mangia-
vamo tristamente il pane secco. E dopo una sera di
gioco, soleva tenermi sveglio tutta la notte, per tentar
meco da capo, se non il piacer del guadagno, almeno
quello della vittoria. E io son qui, perché ho speso
l’onor mio per riparare alla perfidia d’una carta. Per
me le carte èrano sirene; la vista d’un fante di cuore
mi faceva un senso màgico; mi era più dilettèvole di
qualsiasi pittura. Quando più ardeva il gioco, io strin-
gèndomi la mano sopra il cuore, me lo sentiva tenten-
nare d’ansietà; e se la sorte mi tornava avversa, io,
senza averne sentore, mi trovava d’èssermi confitto le
ugne entro la carne viva ». E così dicendo egli mostrava
da senno al mèdico i miseràbili segni di quella smania
che lo aveva avviato da una sciagurata cuna alla ga-
lera. Ed è un conforto l’udire come, dopoché furono
vietate in Francia le case di gioco e le lotterie, èntrano
in minor numero nelle galere di Tolone quelli che dal
gioco mòssero ai primi traviamenti.
Non pochi sono i giòvani, che da rimote provincie
gettati per titolo di studj e senza scorta di genitori
fra li allettamenti d’una vasta capitale, tròvano in una
donna scostumata e imperiosa la pietra d’inciampo, e
l’artificiosa consigliera d’un furto o d‘una truffa. La più
parte di costoro tiene appena i primi rudimenti del sa-
pere, nozioni vaghe d’ogni cosa, uno stile strano e
romanzesco; nessun condannato si vide mai a Tolone
che avesse una grave educazione, e come l’A. dice,
un’educazione oratoria. I truffatori eleganti sono le
vittime d‘una prematura libertà; credèvano èsser chia-
mati a tutte le grandezze, a tutti li amori; coltivàrono
le inezie vanitose e non le serie virtù; smarrirono la
358 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

semplicità, senza cògliere il fiore della dottrina; e tal-


, volta si trovàrono perduti per una donna, senza aver
mai provato l’amore. - Armand condannato a dieci
anni di ferri, bello e grande della persona, biondo, ag-
graziato, ma già guasto nell’infanzia da una madre leg-
gera, poi traviato dalla moglie del suo principale a cui
manomise lo scrigno, non porgeva al mèdico indagatore
indicio alcuno di veementi passioni; li amori suoi èrano
tutti di vanagloria; e un’ambizione tutta di frivolezze
aveva spinto un’ànima molle fino all’avvelenamento do-
mèstico.
I1 buon dottore, alquanto proclive per posizione a
vedere nelle cose umane piuttosto le càuse del male
che del bene, dice che li antichi si gloriàvano di sprez-
zare li agi e le morbidezze, ma noi ci facciamo gloria
di godere squisitamente; mentre l’idèa che la vita è
tempo di prova e di milizia si va nelli uòmini semprepiù
cancellando. L’amor dei piaceri e delle vanità accende
il desiderio delle sùbite ricchezze. I guadagni fatti da
taluno senza pericoli e senza fatica, infiàmmano le
menti; eziandìo chi non nacque avaro, prende il fu-
rore di far pronta fortuna; le anime più generose si
cùrvano al culto dell’oro. Quando un pòpolo ha consa-
crato nelle sue leggi la divinità dell’oro, è naturale che
ognuno cerchi a suo modo la pietra filosofale; il più
impaziente o più spensierato accèlera il passo, studia
li scorciatoj, e cade per via. Chi usurpò un patrimonio
simulando un fallimento, non ha recato a’ suoi creditori
la centèsima parte del danno che cagiona alIa sequela
de’ suoi bassi imitatori, i quali, tentando le stesse arti
con altro ingegno e altra fortuna, s’invòlgono nelle reti
della legge criminale. Il morbo dell’oro è quello di tre
quarti dei condannati a tempo. Essi si son messi in
giostra per acquistare una bella fortuna; sbalzati di
sella torneranno in giostra un’altra volta, dopo aver
II - RIFORMA PENALE 359

meditata nelle galere la cagione del loro disappunto,


ed èssere stati a lungo consiglio con più provetti maestri.
La sete dell’oro dòmina assai più assiduamente le
ànime piccole e le menti anguste, non fecondate da ge-
nerosa e profonda dottrina, non divise fra la cura delle
cose e quella delle idèe. E forse quella legge natu-
rale che trasfonde le sembianze dei padri nei figli, rende
ad ogni nuova generazione più poderosi quelli istinti
che i padri esercitàrono assiduamente in sé medèsimi,
e fomentàrono fino all’eccesso. L’incessante preoccupa-
zione dei nùmeri lògora la potenza nervea, e inaridisce
materialmente il cèrebro; cosicché l’autore illuso da
preconcette opinioni, e scambiando la càusa per l’ef-
fetto, asserisce che l’anatomia stessa ne riscontra le
vestigia.
Molti non cèrcano in una carriera la legìtima appli-
cazione delle loro attitùdini; vògliono aprirsi una fonte
di lucro e d’ambizione in officj a cui non sono adatti;
vògliono, con diritto o senza, occupare i sommi gradi
della scala civile. E quando mai la capacità mancò al-
l’uomo che seppe valersi della protezione e del raggiro?
L’esempio di codesti intrusi ìncita ad alte speranze
tutta la caterva delli incapaci, che fidando nell’impor-
tunità e nell’impudenza aspirano a soppiantare l’inge-
gno e la fatica. Confuse quindi tutte le ragioni del mè-
rito e del demèrito, messo l’uno in guerra colla fortuna,
e l’altro in guerra colla natura, si riempie la società
d’uòmini deliberati a non fare ciò che pòssono, e impo-
tenti a fare ciò che vorrèbbero; e si sovverte nelli ànimi
ogni rettitudine, ogni equità.
Ma la fonte più larga del male è l’imitazione,
La maggioranza dei viventi, dèbile d’intelletto, incerta
di consiglio, si affolla dietro i passi di chi con audace
volontà o alto ingegno la precede. Poco è il nùmero
delli uòmini grandi nel bene o nel male; ma immenso
è il loro potere sui mediocri, che hanno l’istinto canino
360 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

dell'adesività e l'istinto pecorino d'andare in greggia.


Alcuni arrivano alle galere senza aver mai concepito
da sè stessi il propòsito d'un delitto, o aver avuto la
forza di còmpierlo, ma sempre dòcili strumenti d'ànimi
più fieri che li tràggono seco con potente volontà. -
Tale era a Tolone il pòvero recidivo Gibrat, che ad
assoluta imbecillità univa li indizj della più cieca ade-
sione, e persino col volto annunciava la feroce fedeltà
d'un cane da pastori.
Noi siamo naturalmente proclivi a ripètere ciò che
vediamo fatto da altri. Se ci vèngono posti inanzi i
virtuosi esempli, la ragione prende lena sui bassi istinti.
Ma se nature già inferme, e non sanate da buona edu-
cazione, anzi sconvolte dalla memoria dei fatti errori
e dell'onore perduto, si aggiunge il cònsorzio di tutto
ciò che v'ha di più corrotto nel mondo, quali frutti
produrrà l'imitazione? Ora, quando si ossèrvano quei
nefandi luoghi che si chiàmano bagni in Francia e
galere in Italia, si vede che la legge vi ha d'ogni parte
adunato le più maligne corruttele, per generarne un
fórnite ancor più maligno, innestarlo appunto in quelle
ànime che sono più acconce ad assorbirlo, e riprodurlo
e diffònderlo in tutta la comitiva. Tre quarti di quei
miseràbiii hanno mente affatto stùpida; e pòngono mano
al male, solo per ripètere ciò che òdono e vèdono in-
torno a sé. ,Caduti una prima volta nei ferri, ne èscono,
dopo aver ascoltato per anni la voce dei veri scellerati,
che, posti quasi a maestri trasmèttono in quel diabòlico
concilio il simbolo tradizionale dell'iniquità. Colà s'im-
para l'orribil arte di sepellire in un coll'ucciso le vesti-
gia dell'uccisione; colà si studiano tutti li scaltrimenti
per elùdere la legge, o fàrsela meno aspra, e ottenere
il càrcere in luogo della morte. In siffatta società lo
scellerato primeggia; e il vulgo, che si lascia abbagliare
da tutto ciò che non è commune, ne trae pàscolo a
curiosa e stolta ammirazione.
II - RIFORMA PENALE 361

E la vita delle galere è assai meno austera di quella


del càrcere. I1 condannato trae la sua catena per le vie
d'una bella città, gode il cielo aperto, gode il consorzio
de' suoi pari, e divide le fatiche e le paghe dei più
onorati operaj, ben lontano però dal compensare collo
svogliato lavoro la spesa che cagiona allo Stato la sua
custodia. Destinato alle fatiche delli arsenali, vien pa-
sciuto in modo di conservare la floridezza delle forze;
e può mòvere invidia a tre quarti dei pòveri contadini
di Francia, che hanno scarso il pane e il vestimento, e
tetto di paglia, e pareti di loto. Per lo più il condannato
vive assorto nella sua nativa stupidezza, contando i
giorni che gli rèstano a svestire la casacca rossa, e ri-
prèndere i cenci nuziali della libertà. E intanto si con-
sola co' suoi consorti, imparando il gergo e i misterj
di quel soggiorno, stazione e riposo del malvagio; il
quale sotto l'ira della legge è a considerarsi assai meno
infelice del ladro libero, che s'aggira in assidua ansietà,
perseguitato dalli uòmini e vessato dalla natura. Quando
poi, scontati i giorni di pena, ripiglia i diritti d'onesto
cittadino, e può annidarsi nelle grandi capitali, confede-
rato con quanto hanno d'immondo, e restar tuttavia ce-
lato nella folla: quale infezione egli non si reca intorno!
Posto l'irresistibile impulso delli uòmini vulgari al-
l'imitazione, divien càusa di male anche la teatrale
publicità che suol darsi colle pene ai delitti, e che riem-
pie le menti di male imàgini, ed espone il moribondo
alla pietà, se compunto : all'ammirazione, se impàvido
e sfrontato. - Il galeotto Suttler a Tolone tenèvasi in
saccoccia, come documento onorèvole, la sua difesa
stampata nella Gazzetta de' Tribunali.
L'estremo supplicio non fa bastèvol terrore, e dal-
l'altra parte è pàscolo improvidamente sporto alla fe-
rocia popolare. Quando i supplicj divènnero frequenti,
i ragazzi si divertivano per le vie a decapitar li ani-
mali, come in tempo di guerra si solazzàvano a fare
362 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

il soldato. Un giorno di patibolo è giorno di spettàcolo;


le turbe a cui si vorrebbe infòndere orror del sangue
e rispetto della vita umana, s’affòllano per saziare nel-
l’altrùi dolore un’atroce curiosità. E se all’istante fatale
v’ha chi ritràe lo sguardo, e chi osa appena levarlo
furtivo, v’ha eziandìo chi si leva in punta di piedi per
solleticare un istinto sanguinario. Viste le quali ten-
denze del rozzo vulgo, sembra degna d’esame l’opinione,
che meglio si provederebbe alla pùblica sicurezza, se
colla perpetua càrcere si evitasse prima la bàrbara
festività del supplicio, poi l’immorale ritorno della
colpa impenitente dalle galere alla società.
A queste càuse di delitto, communi a tutti i paesi,
altre si aggiungono nel gran ricettàcolo di Tolone,
affatto speciali a quelli che vi conferiscono il tributo
dei loro colpèvoli. Ogni parte della Francia e delle sue
dipendenze vi dimostra col gènere diverso delle colpe
diverso stato morale. Di 88 delitti, che nel 1840 si
portàrono avanti le assise della Còrsica, all’incirca 70
èrano atti di sangue. Né ai frequenti omicidj aveva
dato occasione I’indole propria del colpèvole quanto la
forza delle consuetùdini e delle tradizioni. ll montanaro
della Còrsica è pòvero, frugale, costumato, ma superbo
e iracondo, e per pregiudicio inveterato riguarda la ven-
detta come dèbito di domèstica pietà. Robusto, agilìs-
simo, duro alle fatiche, è sempre presto a sacrificare a
una vendetta la quiete del suo tugurio, e farsi vaga-
bondo nei monti, finché in un momento d’oblio, le reti
della giustizia no’l còlgano, e un giùdice savio, per
non moltiplicare le morti e non seminare altre ven-
dette, non li commuti la pena dell’omicidio colle galere
di Tolone. Ma un bandito côrso vive in Tolone tra
quella corrotta accozzaglia senza mescolarsi seco; egli
si rassegna stoicamente al suo destino; non v’ha esem-
pio che un Côrso abbia mai levato la mano per uccì-
dere un guardiano; e se infine esce a libertà, nulla
ll - RIFORMA PENALE 363

ha imparato, ma nulla obliato; e ritorna nelle sue valli


covando nell'ànimo profondo la vendetta.
E qui l'A. si trattiene, anche oltre il suo propòsito,
a dipingere l'ìndole sagace e magnànima di quel pò-
polo, che tanto ritràe nel linguaggio e nelle tradizioni
dalla fiera Toscana del medio evo. Più d'una volta,
egli dice, viaggiando tra le selve di Fiumorbo, mi parve
raffigurare in qualche solitario pastore il pàllido volto
del Primo Cònsole. Passate con un'uniforme càrico d'oro
a canto a quell'altiero contadino; appena farà sem-
biante di vedervi; ma se da pari a pari gli volgete la
parola, rimarrete stupefatti della cordialità con cui vi
farà padrone della sua cavalcatura e della sua casa.
Se poi nel pigliar commiato, gli stringete una moneta
in mano, esso ve la getterà dispettoso; ma se gli offrite
il ricambio dell'ospitalità nel vostro paese, allora vi
siete fatto un amico. E quel plàcido osservatore delle
cose, diventa una fiera se viene offeso nella sua ono-
ratezza. L'autore troppo sfavorèvol giùdice de' suoi
Francesi, attribuisce ai Côrsi con tutti i vizj d'una
società primitiva una straordinaria perfettibilità; e fa
voto che a coltivare quell'« ìsola prodigiosa » e quel
a popolo magnànimo» la Francia consacri i tesori e
il sangue che indarno versa a nell'abisso dell'Algeria ».
E l'Algeria dà essa pure a Tolone i suoi omicidi; e
sono quelli che persèverano a luttare contro le armi
francesi nei luoghi ov'esse hanno preso ferma stanza.
Un giorno si annunciò al mèdico che un condannato
àrabo era in accesso d'insania; era un giòvane d'altìs-
sima statura e di forza meravigliosa. « Quel leone inca-
tenato era terribile a vedersi; ma alla vista del cortese
e amorèvole chirurgo Arban tutto quel furore fu tosto
sedato ... Partimmo stupefatti della nobil ìndole di quelle
genti che la Francia persèguita nella loro patria come
fiere... Non si vèdono mai accomunarsi alla feccia dei
furfanti, coi quali un'odiosa legge tenta confònderli;
364 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

giàciono sui loro letti d’ospitale, come sotto le loro


tende nelle solitudini dell’Atlante ». - La legge, che
considera solo il fatto materiale, condannò alle galere
di Tolone tutta una famiglia, per aver ricettato del sale
sottratto ai pùblici depòsiti; v’era in essa una puèrpera,
che morì nell’ospitale delle galere, e seco morirono i
due suoi nati. Un marabuto, venerando vecchio con
volto grave e solcato da rughe profonde, sedeva nel
suo letto in assidua preghiera, stringendo con una mano
una pietra simbòlica che si teneva al collo, annoverando
coll’altra i grani del suo rosario musulmano, e mormo-
rando i versetti del Profeta, e all’annuncio della morte
de’ suoi parlando come il suo antenato Job sul letamajo.
Si vèdono fra i condannati di Tolone anche i
Cabaili, rozzi discendenti dei Nùmidi, inferiori alli
Arabi nei doni dell’intelletto, e tolleranti di loro sola-
mente, perché sono della progenie che portò in Àfrica la
parola del Profeta. ll Cabailo ama anch’esso di rifu-
giarsi nell’ospitale, ove sta tutto il giorno avviluppato
nel suo lenzuolo, che si stringe intorno alle tempia a
guisa di burnú. Non conosce giochi, non ama conver-
sare, e pensando a’ suoi cavalli e a’ suoi monti, si con-
suma di lento rammàrico. « Più volte, dice il buon
mèdico, nel dettare la loro dieta, pronunciài di propò-
sito il nome della loro vivanda popolare, il cuscussù;
e tutte le volte vedeva quelli squàllidi volti sfavillare
di giùbilo puerile ». E qui con quella bizzarra diffidenza
che l’A. dimostra della presente civiltà europèa, ram-
menta che se li Arabi, i quali sognàrono tutta la
poesia delle Mille Notti, e fùrono forse primi a esplo-
rare le stelle del cielo, ora non hanno più scienze né
arti da insegnarci come i loro padri, egli è che la bar-
barie e la civiltà sono i due poli fra cui oscillano le
nazioni gloriose e le decadenti; ma quelle che chiù-
dono tutti i loro pensieri nel culto della materia, si
ll - RIFORMA PENALE 365

prepàrano alla debolezza, che poi le conduce sotto il


flagello della conquista.
L'Algeria manda con li Arabi e i Cabaili anche un'al-
tra gente, che mostra i miseri effetti d'una diuturna
oppressione. Sono li Israeliti africani, che il Turco te-
neva racchiusi nel ghetto, e che ora sollèvano bensì
la fronte inanzi alli abbattuti musulmani, ma non pòs-
sono scuòtere sì tosto le tradizioni domèstiche della
passata sventura. Vèngono ancora alle galere per furti
e fràudi; scostumati, scaltri, abjetti d’ànimo, fiacchi di
corpo, spregiati dalli altri Africani.
V'èrano nelli anni addietro a Tolone molti Van-
deani, condannati per fatto di guerra civile, e ricevè-
vano pur sempre secreti soccorsi dalla patria; e v'èrano
alcuni di quei soldati che nel 1823 fùrono presi colle
insegne della libertà tra le file delli Spagnoli; siffatti
prigionieri sono guardati con rispetto dall'altra turba,
su la quale esèrcitano quasi un dominio; l'infamia del
luogo non li tocca. E qui l'Autore palesa una persua-
sione non lontana dalla nostra. Noi incliniamo a pen-
sare, che, in mezzo alle incessanti mutazioni della
politica, li eccessi che derivano da intemperanza d'opi-
nione, non appartèngano tanto al regno dell'infamia cri-
minale, quanto alle leggi della guerra, le quali ferì-
scono il nemico quando può nuòcere, e fin dove può
nuòcere. ll tempo accende codeste passioni, e il tempo
in breve le spegne; e allora la legge s'affaccenda senza
frutto intorno a un foco estinto. Chi rimovesse i timori
e le ire della politica, avrebbe agevolato oltre modo
il lìbero sviluppo della ragion penale, e la fiducia dei
popoli nei ministri della legge.
Vi sono tra i condannati alcuni che alla minaccia
del più lieve castigo si rassegnerèbbero a rimanere nel
càrcere anche a porte spalancate; e anzi alcuni sono
dominati da tale amore dei luoghi e delle consuetù-
dini, che ricèvono con dolore l'annuncio della libertà.
366 CATTANEO - SCRlTTIPOLITICI -I
E alcuni sanno per prova che la libertà per chi ha per-
duto lo stato e l'onore è troppo amara. -
Un pòvero
liberato si presenta al Sìg. Dupetit Thouars, lagnàn-
dosi che in tutto il paese nessuno gli voglia dar lavoro;
il buon magistrato lo manda a racconciare la strada
regia. Alla sua vista li altri lavoratori pàrtono dispet-
tosi, non volendo rimanersi in compagnìa d'un galeotto.
Lo sciagurato si riduce a vìvere di carità dentro una
grotta, finché un giorno scompare senza dar più segno
di sé. - Altri al contrario, a guisa di augelli sel-
vàtici, che ròmpono contro la gabbia il capo e le
ale, darèbbero la vita per la libertà. Più volte su
la spiaggia di Tolone, si trovò il cadàvere di qual-
che condannato che, gettatosi in mare, trovò, prima di
raggiungere il libero lido, la stanchezza e la morte. -
Appena i soprastanti s'avvèdono duna fuga, ne danno
avviso con tre cannonate alli abitanti del circondario,
i quali hanno un premio se ricondùcono il fugitivo. Co-
desto tentativo si punisce coll'aggiunta di tre anni di
pena; e parecchj infelici, rei di non gravi delitti, giùn-
sero, per codesta insanàbile smania di libertà, a rima-
nersi in catene tutta la vita. Ora, qual providenza è
quella d'una legge disciplinare, che pareggia nella pena
le più infami scelleratezze e un naturale amore di
libertà?
Ma se a popolar le galere concòrrono per indiritto
stimolo le stesse più innocenti inclinazioni, bisogna poi
riconòscere anche le azioni di stimoli al tutto diretti
e materiali, e d'una natura quasi morbosa. - Un con-
dannato, nello stèndersi la sera sul suo pagliericcio,
dice al suo vicino: a come russi? Se lo fai ancora,
t'ammazzo ». E non passò un'ora che per sì poca cosa
lo aveva veramente ucciso. Codesti uòmini affatto be-
stiali, che spàrgono il sangue senza profitto e senza
passione, non sògliono venire dalle città, ma dalle
appartate valli, a cagion d'esempio, dalle selve d'Este-
ll - RIFORMA PENALE . 367

rel nel dipartimento del Varo; non danno segno di cul-


tura, né d'alcuna nozione del giusto e dell'ingiusto, né
idèa veruna del valore che ha la vita d'un uomo. Per
la manifesta loro stupidezza non giudicati degni del
patibolo, vanno alle galere come andàvano al campo
cacciando i bovi; soppòrtano come giumenti le fati-
che dell'arsenale, senza lagnarsi, e senza farsi odiare,
né amare; ma se un custode li esàspera, eròmpono nei
più atroci eccessi, e soggiàciono poi senza ostentazione
e senza sgomento alla pena finale. - Un macellajo,
cresciuto senza cura alcuna, né alcuna nozione di Dio
e della giustizia, si trovò allacciato in una lega d'as-
sassini, che solèvano di tempo in tempo adunarsi in
aperta campagna sotto una vetusta pianta, e da quel
convegno s'avviàvano a còmpiere quel qualunque assalto
che dai capi sull'istante si proponeva. Uccisero fra li
altri un denaroso campagnolo, nei giorni appunto che
un suo nipote era venuto d'altro paese a visitarlo. Que-
sto infelice, accusato dalle apparenze, non seppe spie-
garle avanti al tribunale; fu tenuto reo, e condannato
a morte. Nella mattina fatale doveva morir sul patibolo
anche il macellajo, e stava bevendo spensieratamente
l'ùltimo bicchiero, e aspettando il carnèfice, quando gli
percòssero l'ànimo i singulti dell'infelice che si doleva
di morire innocente. « Per la prima volta in vita mia
intesi chè fosse un rimorso, e provài il desiderio di
fare una buona azione; io dissi: - Voi menate a morire
quest'uomo, quando il colpèvole è un altro ». - Si so-
spese il supplicio; si convinse il vero omicida, il quale,
condutto a piè dell'àrbore ove aveva sepolto l'ucciso,
lo dissepellì di sua mano. Andò dunque al patibolo, 0
l'innocente fu salvo. E il suo salvatore mutò la morte
coi ferri in vita, e fece poi rassegnata e tranquilla fine.
- Come spiegare in costui così contrarj istinti: la pro-
pensione ad uccidere, e l'impulso a salvare?
Ciò che all'astratto ragionatore rimarrebbe affatto
368 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

inaccessibile, riesce meno oscuro al mèdico, ove non


rifiuti i lumi che l'osservazione gli porge. S'egli è vero:
che, fra 30 omicidi entrati nell'ospitale, il dott. Lauver-
gne ne riscontrò ben 16 che non dàvano indicio esterno
di naturale ferocia, e in fatti èrano giunti al delitto
per via indiretta, è poi vero del pari che li altri 14
mostràvano i segni esterni d'indole violenta, e 8 fra
essi si palesàvano affatto brutali ed efferati. - ll pri-
gioniero Levalay al minimo eccesso di fatica cadeva
in vera insania; e sotto l'oppressione d'uno stimolo mor-
boso, supplicava il mèdico a liberarlo dallo strettojo
che lo premeva ai lati del capo. E infatti dopo largo
salasso e due giorni di riposo, tornava refrigerato e
plàcido al suo lavoro. E confessava d'aver sempre avuto
una smania di distruzione, facèndosi diporto da fan-
ciullo a fare scempio dei cani e dei gatti, e ad èsser
caporione in tutte le guerricciuole dei ragazzi da paese
a paese. - Ai medèsimi accessi era soggetto anche il
condannato Raymond, sopranomato il taciturno, il quale
in quei sùbiti bollori anelava a distruggere li altri e sé.
Un giorno per un'ingiustizia dell'ispettore si accese a
segno, che, altro non potendo, si lacerò con un pezzo
di coltello il braccio col propòsito di svenarsi. Raffre-
nato prontamente, e sottoposto al salasso, alle sangui-
sughe, al ghiaccio, si racquetò; e alla sera, ripreso amo-
revolmente dal mèdico, gli promise di non attentare
altrimenti alla propria vita; e gli si mostrò poi sempre
affezionato e dòcile; ma all'annuncio che il mèdico
doveva partir di Tolone per altri officj, n'ebbe tanto
dolore che tentò uccidersi di nuovo. Anch'egli, oltre
alla cupa e selvaggia natura, aveva avuto l'infortunio
di crèscere non mitigato da cura materna.
Ma il più deploràbile esempio di questa insanità
sanguinaria era un prigioniero che aveva trucidato sua
moglie e suo cognato, e tentato di trucidar tutti quelli
che sospettava còmplici nel torgli l'ùnica cosa ch'egli
ll - RIFORMA PENALE 369

aveva cara al mondo, l'affetto della sua donna. « Quan-


d'io lo vidi, in catene, sdrajato a terra, si agitava, di-
grignava i denti, ruggiva, e col tetro sguardo atterriva
anco i guardiani, che pure non sògliono aver paura
di nulla. Calmato quell'accesso, lo feci trasportare in
camiciola di forza all'ospitale, e lo presi in cura; solo
fra tutti io poteva accostarmi a quella fiera, porgli la
mano nelli ispidi capelli, fissarlo in volto. Allora a poco
a poco pareva ammollirsi, e farsi quasi altr'uomo; e
si palesava ancora il buon Heidecker, sottofficiale de'
cacciatori a cavallo, ritirato in Alsazia dopo sette anni
di milizia, e onorato militare fino a quel giorno in cui
si sentì ferito nell'ìntimo del cuore. Quell'infelice, che
visitato dal poeta Mèry gl'inspirò alcune pàgine affet-
tuose, si sostentò di sola aqua fredda per dieciotto gior-
ni, mostrando sempre una strana forza, e rammentando
in tutto la fine di Viterbi, il famoso Côrso. Ma fatto
cadàvere, era al tutto esangue ed emaciato, con tutte
le fibre del corpo molli e friàbili. ll suo esame cerebrale
è nel mio Sepolcreto ».
E qui lasciando per un istante il mèdico, e volgèn-
doci ai fratelli giureconsulti, proporremo una sèmplice
dimanda. Tutto l'apparato della controspinta penale,
architettato come si dice per bilanciare ed elìdere i
càlcoli d'una meditata malizia, può egli valere contro
li impulsi furibondi di queste strane nature per inter-
vallo o per occasione dementi? La scienza criminale
prende a calcolar sottilmente i contrapesi che dèvono
equilibrare una bilancia, senza badare ch'ella è sopra
una nave in tempesta. E quando siffatto uomo scontò
un primo eccesso col rimanere certo nùmero d'anni in
un càrcere promiscuo, nel quale avrà perduto anche
quei ritegni d'onore e d'educazione che per avventura
frenàvano la sua brutalità, si dovrà dunque avventarlo
di nuovo, come belva scatenata, in mezzo alla gente?
Si dovrà crèdere che a rattenerlo da altro eccesso basti
370 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

la gretta cifra di tanti piuttosto che tanti anni di pena,


che da capo li converrebbe scontare? Si crederà che
questo talismano assicuri il consorzio civile e la vita
del pacìfico cittadino?
Né una criminosa demenza si limita solo ai delitti
di sangue. L’autore narra d‘un certo Deham, condan-
nato prima per aver rubato un oriuolo, poi a dieci anni
per furto con chiavi false, poi ad un prolungamento
di due anni per aver preso un oriuolo ad altro dei con-
dannati. E aveva poi rubato otto libre di rame nel-
l’arsenale, poi il cerchio dell’àlbero maestro della fre-
gata I’Independente, poi la caldaja del vivandiere, e
persino il denaro per le paghe dei condannati e il
loro vino; i quali furti gli avèvano procacciato in
varie riprese quattrocento bastonate. Eppure ne parlava
ridendo, e diceva: « il furto è una passione come l’amo-
re; quando mi va il sangue alle unghie, ruberèi a me
medèsimo, s’io potessi ». E un tale sgraziato, che in una
cella solitaria potrebbe lavorare innocuamente, e ascol-
tar con pace e con frutto le amorèvoli ammonizioni d’un
visitatore, veniva tenuto sotto l’impotente minaccia del
bastone, in un arsenale maritimo, ove un adunamento
d’inestimàbili valori adescava ad ogni istante l’insanà-
bile suo vizio!
Questo furore di delitti venne dall’autore studiato
anche in quelli indicj esterni, che non sono materia
di giurisprudenza, ma che si vògliono pur sempre os-
servare dal mèdico, il quale tesoreggia i fatti pel ri-
moto avvenire della scienza. Laonde accenneremo su
questo pròposito alcuni pensieri dell’autore, affinché li
altri mèdici, che si tròvino in posto egualmente oppor-
tuno, pòssano divisarvi altre osservazioni.
Benché adunque egli riguardi l’estrema angustia del
cèrebro come impedimento all’esercizio delle interne fa-
coltà, trova però che il suo largo e pieno sviluppo
non è sempre, come taluno s’avvisa, segnale d’indole
ll - RIFORMA PENALE 37 1

felice. Laonde opina che la congettura mèdica non deb-


ba versar solo sul modo appariscente in cui li strumenti
materiali dell'immateriale e pensante unità sono pro-
porzionali e disposti. Egli congettura che la parte supe-
riore e colmeggiante del cèrebro sia uno dei più pre-
ziosi distintivi della specie umana, affatto negato dal
Creatore ai bruti, i quali perciò si dividano da noi più
che a prima giunta non paja al superficiale e temerario
osservatore. Egli, come il nostro egregio collaboratore
Oken, vede nel gran disegno dell'universa creazione
animale una serie progressiva, che dal ganglio capitale
dell'insetto ascende manomano, ripetendo sempre e com-
prendendo tutto il grado sottoposto, e aggiungèndovi
il dono d'un ulteriore apparato, finché arriva non solo
all'uomo, ma d'uno in altro uomo, fino a quei rari inge-
gni che per divino beneficio sono capaci delle più su-
blimi contemplazioni. Le indoli più sinistre e perverse
sono quelle nelle quali alla mostruosa preponderanza
dei cùpidi e feroci istinti, si sovrapone alcuno dei se-
gnali culminanti del genio, noi diremmo, come filo
d'aciajo che rende più tagliente un'arme di morte. Que-
sti frenètici di male, ch’egli chiama indoli sataniche,
si riscòntrano assai frequenti nelle tribù selvagge; ma
felicemente sono rari nelle nostre stirpi mansuefatte
dall'educazione, nelle quali però si fanno orribili inse-
gnatori d'ogni scelleratezza al gregge dei piccoli mal-
vagi; onde per càusa loro l'istinto imitativo dei più, che
per sé sarebbe innocente, diviene più quotidiana càusa
di delitto che non la naturale rapacità e crudeltà. I
compagni, che l'infame Trestaillon trasse seco a tanti
omicidj tra le agitazioni della Francia Meridionale, non
palesàrono al mèdico segnali di più feroce indole che i
buoni e cordiali marinài dell'Infigenìa,esaminati ad uno
ad uno.
Ogni uomo sorte da natura vario ingegno, tempe-
rato a esercitarsi più agevolmente in un certo òrdine
372 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
d'idèe che in altro; questa intelligenza naturale delle
cose detèrmina ciò che si chiama vocazione. Laonde
chi non è chiamato ad una cosa, non sa talvolta capa-
citarsi come altri possa attèndervi con tanto diletto; lo
sventato non sa imaginarsi i piaceri d'una vita rac-
colta e studiosa; l'inerte stupisce dell'industre che la-
vora cantando; la donna pomposa languirebbe di tedio
fra le tàcite delizie d'una famigliuola modesta.
Queste inclinazioni, a corroborar le quali se buone,
e a reprimerle se malvage, mira ogni sforzo deduca-
zione, non sono vaghe e isolate, ma corrispòndono
anche alle facoltà esterne dei sensie delle membra, che
sèrvono a manifestarle ed effettuarle. ll sentito posses-
so d'una forza esterna, ne pròvoca l'esercizio; e tutto
l’èssere si coòrdina ad una preminente funzione. Per
questa correlazione naturale, che servì già di filo a
Cuvier nel discoprire e ricomporre i viventi d'un mondo
sepolto, l'autore osservò che tra i selvaggi certe tribù
cacciatrici o carnivore mòstrano non solo nelle brutali
forme del cranio la loro indole immane e senguinaria;
ma persino nella brutta sporgenza delle mascelle e dei
denti canini. E al contrario quelle altre tribù, che na-
turalmente timide vivono dei frutti della terra, mòstra-
no più èsili le mascelle, e più sviluppati i molari; sic-
ché un anatòmico potrebbe arguire da questo solo la
natural ferocia o mansuetudine dell'una o dell'altra tribù.
Laonde l'autore congettura che le tribù quand'èra-
no selvagge, fòssero predominate da speciale indole,
che poi si venne correggendo dall'educazione, dalla im-
migrazione, dalla schiavitù, da ogni maniera di com-
merci e d'avvenimenti. Li antichi furono valentissimi
a cògliere nelle òpere d'arte quei tratti esterni che dan-
no indicio dell'ìndole interna, e accènnano a certe eso-
piane affinità, prese qua e là nella natura irrazionale.
In Egitto, quando l'arcana ragione simbòlica non per-
metteva di raffigurare le divinità sovraponendo teste
ll - RIFORMA PENALE 373

ferine a tronco umano, evidente si mostra la tendenza


delle teste d'umana forma a rammentare ed adombrare
ora l'idèa di un bùfalo, ora quella d'un lupo, o d'un
cane, o d'un crocodilo; ora finalmente a indicare colla
strana elevazione della fronte e del vèrtice, sopra cor-
po gràcile, e fornito d'un piede solo o d'un sol braccio,
l'ideale d'una intelligenza sovrumana. E nelle fami-
glie dei Copti sparsi nel Sennaar si ravvisano tuttora
quelle fattezze ignòbili e quasi bovine, che i monumenti
Egizj attribuiscono alla parte servile della nazione, men-
tre le piccole facce e le ampie fronti che si vèdono
nelle figure delle deità e delle classi sacerdotali e domi-
natrici, sono affatto sparite dal moderno Egitto, per-
ché quelle caste educate sopravissero ben poco alla ca-
duta della loro potenza.
Ma noi non intendiamo divagarci coll'A. in contem-
plazioni avventurate troppo; e amiamo ricondurci ai
frutti di più modesta e certa osservazione. Diremo dun-
que che ùtile ne pare il pensamento di notare con esat-
tezza mèdica tutti i fatti morali e corporei dell'indivi-
duo malfattore; e siamo persuasi che da queste parti-
colari istorie, raccolte in più luoghi e presso diverse
nazioni con fedeltà, debba scaturire qualche induzione
su la spinta criminosa in certe nature eccezionalmente
infelici. Quindi una parte della controspinta verrà pie-
tosamente rassegnata alla cura del mèdico; e forse una
reclusione preventiva e scevra d'ogni penalità verras-
si palesando come ùnica via di premunire la società da
certi delitti, che pòssono piuttosto tenersi eruzioni d'in-
sania, che atti di pensata malvagità. Vorremmo che i
mèdici non si ristringèssero troppo timidamente alla
prima questione che sul grave e profondo argomento
della dottrina carceraria venne loro proposta, cioè, su
la preferenza da farsi piuttosto ad uno che ad altro mo-
do di reclusione. Ma facciamo loro sollècito invito a
374 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

prèndere più vasto campo d'indàgine scientifica, ben


certi che chi allarga i confini dell'osservazione, allarga
i confini della scienza.

Dicembre 1842

Pensieri sul modo di proporre la questione


della riforma penitenziaria *
Nella solennità del Congresso scientifico di Pàdova,
avanti a numerosa commissione di mèdici e legali, il
signor Pasini propose questi suoi Pensieri, annunciando :
« Che la questione penitenziaria non gli sembra
ancora trattata secondo i veri principi;
« Che un grave ostàcolo alla retta discussione della
materia sémbragli derivato da ciò che il sistema di Fi-
ladelfia, e poi quello di Auburne, trassero origine dal
solo sentimento filantropico di prevenire la corruzione
e di preparare l'emenda;
« Che la riforma nasceva in paesi nei quali la vera
indole del diritto penale non era stata peranco pro-
fondamente esaminata;
« Che anche in Italia e in Germania, la questione o
non è caduta fra le mani degli studiosi di penale filosofia,
o se pur cadde nelle loro mani, essi, quasi senza avve-
dérsene, furono strascinati dalla corrente, e trattarono
la questione in quel medésimo campo, nel quale veni-
va trattata in América, in Francia, nel Belgio, in Isviz-
zera... E il conte Petitti, e il dottor Carlo Cattaneo
trattarono essi pure la questione su quel ristretto ter-
reno....
Dopo di che così conchiude: « E però io mi pro-
pongo di richiamare la questione sociale a' suoi VERI
PRlNCIPJ!
* Pubblicato anonimo in POL., 1842, V, pp. 565-574.
374 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

prèndere più vasto campo d'indàgine scientifica, ben


certi che chi allarga i confini dell'osservazione, allarga
i confini della scienza.

Dicembre 1842

Pensieri sul modo di proporre la questione


della riforma penitenziaria *
Nella solennità del Congresso scientifico di Pàdova,
avanti a numerosa commissione di mèdici e legali, il
signor Pasini propose questi suoi Pensieri, annunciando :
« Che la questione penitenziaria non gli sembra
ancora trattata secondo i veri principi;
« Che un grave ostàcolo alla retta discussione della
materia sémbragli derivato da ciò che il sistema di Fi-
ladelfia, e poi quello di Auburne, trassero origine dal
solo sentimento filantropico di prevenire la corruzione
e di preparare l'emenda;
« Che la riforma nasceva in paesi nei quali la vera
indole del diritto penale non era stata peranco pro-
fondamente esaminata;
« Che anche in Italia e in Germania, la questione o
non è caduta fra le mani degli studiosi di penale filosofia,
o se pur cadde nelle loro mani, essi, quasi senza avve-
dérsene, furono strascinati dalla corrente, e trattarono
la questione in quel medésimo campo, nel quale veni-
va trattata in América, in Francia, nel Belgio, in Isviz-
zera... E il conte Petitti, e il dottor Carlo Cattaneo
trattarono essi pure la questione su quel ristretto ter-
reno....
Dopo di che così conchiude: « E però io mi pro-
pongo di richiamare la questione sociale a' suoi VERI
PRlNCIPJ!
* Pubblicato anonimo in POL., 1842, V, pp. 565-574.
ll - RIFORMA PENALE 375

- Giova adunque vedere quali siano codesti ve-


ri principj, ignoti all'América alla Francia, al Belgio,
alla Svizzera, sfuggiti agli studiosi di penale filosofia
in Italia e in Germania, posti oltre ai confini del
ristretto terreno, e ora improvisamente intuiti dal sig.
Pasini.
Veramente il solo principio che da lui si premette,
è questo: « La società ha diritto di minacciare tutto
quel male, sì in linea di quantità come in linea di
qualità, senza del quale lo scopo di distogliere i fu-
turi delinquenti non sarebbe conseguito; ecco perché
il suo diritto si estende anche al carcere perpetuo,
anche alla morte ». (§ 2).
- ll principio è ben giusto, ma vecchio assai;
e come tale l'avevamo esposto anche noi, senza esci-
re dal ristretto nostro terreno, e quasi colle medésime
parole, che qui ripeteremo: « Siccome il proposito
è di sviare per quanto si può dal delitto gli Animi
della moltitudine, così la pena debb'essere una forza
capace di bilanciare la spinta delle malvage passioni ...
E quindi alla presuntiva forza di queste si vogliono
contrapporre i gradi della pena; e quando sia vera-
mente necessario, si può spingere l'ópera del terrore
finanche alla distruzione dell'éssere malvagio, che non
rispetta l'esistenza altrui » ¹.
Tutta la differenza si riduce a questo, che noi di-
ciamo sviare dal delitto, dove il sig. Pasini dice disto-
gliere i delinquenti; noi diciamo finanche alla distru-
zione, e il sig. Pasini dice anche alla morte. E il pre-
messo principio non solo è quello della Génesi del Di-
ritto Penale di Romagnosi, che noi avevamo ridutta
ai più succinti términi; ma è riconosciuto anche in
quei paesi dove a detta del sig. Pasini, la vera índo-

1 Vedi Sulla riforma delle cárceri (Politécnico, Vol. lll,


p. 546).
376 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

le del diritto penale non fu peranco profondamente


osaminata. Poiché, a cagion d’esempio, se Bentham
non dice sviare dal delitto, e distogliere i delinquenti,
dice prevenire simili delitti; ciò ch‘è il medésimo; e
anch‘egli segue il principio della necessaria difesa so-
ciale, fino al punto d’affermare, che una pena insuffi-
ciente è un maggior male che un eccessivo rigore ¹.
E il principio della controspinta efficace era già chia-
ramente svolto, due sécoli fa, da Hobbes, che lo chia-
mò commodorum et incommodorum... tanquam in
bilance ponderatio; e giunse fino a dire imputábili
al legislatore tutti i delitti, che venissero cagionati da
insufficienza della pena in confronto alla spinta cri-
minosa E fin d’allora in quei paesi la vera indole del
diritto penale era tanto approfondita, che lo stesso
scrittore distingueva la ragion penale dalla ragion
morale, ossia la legge dal consiglio ³; ciocché il sig.
Pasini adombrò con men precise parole, laddove disse
che « lo scopo accessorio dell’emenda non autorizza
parte alcuna della pena » (§ 3).
Se nonché, forse il sig. Pasini intese di chiamar
nuovo principio la conseguenza ch‘egli ricava dal sud-
detto principio antico; ed è questa: << Ecco perché
tutto quello che fosse necessario, dovrebbe minacciar-
si ed applicarsi, anche se potesse risultarne un depe-
rimento fisico, od un’alienazione mentale » (§ 2).
Ma codesta conseguenza, in buon diritto penale,
11011 si potrà mai dedurre da quel principio.
Infatti il diritto penale, nel mettere a disposizione

¹Bentham, Principj del códice penale, cap. ².


Si quidem legislator poenam minorem crimini appen-
dit, quam ut libidini metus praeponderet... libidinis, supra
metum poenae, excessus, quo crimen committitur, legislatori
attribuendus est. De Cive, cap. XIII, 16.
³ Consilium... ad finem ejus cui praecipitur: lex autem
ad finem ejus qui praecipit. Id. ib.
.

ll - RIFORMA PENALE 377

del giudice le varie e graduate pene, tende a stabi-


lire un órdine di mali quanto più si può certo, inva-
riabile, eguale per tutti, ogniqualvolta eguale sia il
grado della reità. ll deperimento fisico che potrebbe ri-
sultarne, potrebbe anche non risultarne; sarebbe un ma-
le incerto; non farebbe parte della dose penale rigoro-
samente accertata dalla legge, e calcolata sul princi-
pio della necessità e della controspinta, o su qualun-
que altro principio si voglia. Sarebbe un soprapiù, una
giunta alla dose e con sorte ineguale, fra due colpévoli
dello stesso delitto, l'uno ne rimarrebbe colpito, e
l'altro no. Quindi se la reclusione cellare, innocua
a certi individui, cagionasse in fatto vero e costante
(ciò che non è) il deperimento fisico di certi altri, non
sarebbe una pena eguale a sé stessa; ma sotto nomi ed
apparenze eguali, sarebbe per gli uni una prigionia
temporaria, per gli altri una condanna a lenta morte.
I1 che pervertirebbe affatto tutti i calcoli della giusti-
zia e tutte le intenzioni del legislatore. Certamente la
legge non può calcolare lo speciale effetto che una pena
potrà avere sopra ogni individuo; non può farsi cá-
rico di studiare i polsi d'ogni singolo condannato; ma
non potrebbe nemanco chiudere gli occhi sull'effetto
onormemente e costantemente ineguale d'una medési-
ma pena, se tale fosse il fatto. - O quel soprapiù di
male (cioè quella lenta morte), non è rigorosamente
necessario: e allora non si deve scientemente esporvi
nessuno. O è necessario: e allora si applichi a tutti;
ma vi si aggiunga la fórmola capitale: in guisa che
muoja; affinché si sappia se la legge vuole la morte del
colpévole, o non la vuole; poiché dalla vita alla morte
la differenza non è così tenue, che si possa lasciarla
sottintesa. Ma con qual diritto poi si potrebbe applicar
la lenta morte ai colpévoli di lievi trascorsi, e molto
più alla detenzione dei meri giudicandi, pei quali fer-
ma sta sempre in legge la presunzione dell'innocenza?
378 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
La legislazione dunque si trova in bisogno di di-
mandare alla Medicina, prima di tutto: se sia vero che
il carcere segregante apporti costantemente a un cer-
to número di prigionieri il deperimento della vita o
della ragione. E a questa prima dimanda la Medicina
ha già risposto con bastévoli negative. Ma se anche
avesse risposto in modo affermativo, rimarrebbe a di-
mandarsi in secondo luogo: se non vi fosse modo d'ov-
viare a questo male, senza sopprimere il principio della
segregazione; e con quali cautele lo si potrebbe; di-
modoché un prigioniero non soggiacesse ad alcun dan-
no che non fosse esplicitamente voluto dalla legge, e
dettato dal fatale principio della necessità.
I1 sig. Pasini cade in un altro errore. È ben vero,
come abbiamo accennato, che la legge penale non deve
ingerirsi direttamente nelle questioni d'astratta mora-
lità interna; ma non per questo si può dire secolui,
che « lo scopo accessorio dell'emenda non autorizza
parte alcuna di pena, non essendovi alcun ragionévole
motivo di ritener certa la recidiva individuale, ove
l'emenda venisse tralasciata » (§ 3).
I1 senso commune insegna che nemo repente fit
pessimus; e in fatto la maggioranza degli scellerati si
fa scala dai lievi delitti ai più gravi, o per lo meno
commette successivamente più delitti. Quando dunque
un certo número di sciagurati comincia la trista car-
riera, l'esperienza evidente porge ogni ragionevol mo-
tivo di credere che la possano più o men probabilmen-
te continuare. Questa probabilità di futuri delitti è il
fondamento della ragion penale, la quale mira a sol-
levar la società dall'assiduo allarme a cui soggiace. Si
punisce per prevenire i futuri delitti, perché vi è la
probabilità che vi saranno futuri delitti; e in ragione
della maggior probabilità, divien più necessaria la di-
fesa. Ora, è sempre più probabile la ricaduta del mal-
fattore, che non la prima caduta dell'innocente. La leg-
ll - RIFORMA PENALE 379

ge non ha bisogno di ritener certa la recidiva; poiché


se la tenesse certa, allora il principio della necessaria di-
fesa le imporrebbe il rigoroso dovere d'impedire al-
meno col perpetuo cárcere del futuro malfattore l'al-
trimenti inevitabile suo delitto. La grande e costante
probabilità della recidiva, e più ancora quella del suc-
cessivo progresso nel male, basta dunque per rendere
di rigoroso diritto l'azione emendante della pena, o di
qualsiasi parte della pena.
E v'ha di più; giacché il principio della necessaria
difesa impone di prevenire ad ogni patto quel certis-
simo male che si prepara dalla reciproca conoscenza
dei prigionieri aggregati, dall'inevitábile loro corru-
zione, e dall'insegnamento d'una tradizionale malva-
gità. Dove la prigione è scuola del delitto, se non è
certo che il tale o tale altro dei liberati commetterà
in appresso peggiori scelleratezze, è certo almeno che
un dato número di loro le commetterà. Una si costante
e irrefragábile certezza prescrive il positivo dovere d'in-
tercettar codesta corruzione, di sopprimere codesta
scuola, di prevenire codesto peggioramento, assai pri-
ma e assai più che non prescriva il dovere di prevenir
la ripetizione del medésimo grado di colpa; poiché
prima vuolsi metter argine al male maggiore.
E questo è un sacro dovere di giustizia verso gl'in-
felici, che si contano a migliaja, i quali, gettati nel cár-
cere per lieve fallo, o per mero sospetto o fortúito ar-
resto, possono con tutto il candore dell'innocenza tro-
varsi associati con indissolubil vincolo ai destini di
qualche scellerato, che li trascini di guasto in guasto
a disperata perdizione. Come? Si premette che il cár-
cere è una difesa, e il patibolo può essere una neces-
sità, perché ad ogni modo e ad ogni costo il consorzio
civile ha diritto di distogliere i futuri delinquenti: e
poi si trova facoltativo di fondare in ogni cárcere una
fábrica di futuri scellerati, e gettarvi dentro, per ma-
380 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

teria prima, colpévoli e innocenti! Qui lo strumento di


difesa si converte in arme di distruzione. Se il carcere
è una difesa e la morte una necessità, anche la segrega-
zione dei prigionieri è difesa e necessità, anche la loro
emenda è difesa e necessità. E d è una difesa che in
órdine penale precede al diritto di morte; perché la
morte è un male, e l’emenda non è un male; e l’atroce
necessità d’una violenta e pública morte non si avvera
se non dopo che siasi tentata indarno ogni men dura
via di salvamento. E quindi noi osiamo asserire, ciò
che ad altri forse parrà sforzo di conseguenze estreme,
osiamo asserire, che nella presente condizione dei fatti
e della scienza, tutte quelle nazioni incivilite, che non
avranno proveduto prima alla segregazione e all’emen-
da, e chiusa l’alta scuola ove si perpetua la tradizione
del delitto, non potranno più d’ora in poi allegare quel
principio d’assoluta necessità, sul quale il patibolo
tiene il condizionale ed único suo fondamento.
Cade in altro errore il sig. Pasini, supponendo che
il principio moderno, di non aggiunger sevizie alla pe-
na di morte, e non irrogare l’infamia legale, dipenda
d a ciò che « sono mali da cui non può attendersi l’in-
timidazione e l’emenda )>. - La dichiarazione legale
d‘infamia è superflua quando l’infamia vera è già de-
cretata dall’opinione; ed è invalida e inane quando
l’opinione pública non la riconosce : judex damnatur
si reus absolvitur. - La sevizie è il dolore; finché l’uo-
mo avrà nervi e sensi, il dolore gli farà spavento; e la
ruota, e la tanaglia, e il piombo liquefatto ecciteranno
più ribrezzo che non la cicuta ateniese, o il cordone
orientale. Le sevizie, predilette ai nostri padri, cadde-
ro in disuso, perché l’umanità, fatta adulta e imperiosa,
le riprovò e le respinse; e perché si riconobbe che
l’atrocità delle pene inferociva la plebe spettatrice. Ma
qui non v’è questione di timore o d’emenda. È vero che
la morte inasprita da sevizie non emenda il paziente;
ll - RIFORMA PENALE 381

ma nessuna più mite maniera di morte lo potrebbe


emendare; poiché l'emenda suppone la vita, e non la
morte.
Né possiamo adottar l'opinione del sig. Pasini, che
« la sola pérdita della libertà personale è inetta nella
maggior parte dei casi a produrre una sufficiente inti-
midazione ». Tutti sanno qual formidabil senso pren-
da questa frase, ogniqualvolta si traduca nel vigoroso
linguaggio del pópolo, il quale dice quegli non vede
più aria! e non dice con fredda astrazione: quegli sof-
frirà la pérdita della libertà personale. Fatto sta che la
segregazione è una pena assai temuta.
Un'altra asserzione alquanto singolare è questa,
che « l'emenda positiva sia tanto meno a sperarsi quan-
to la pena è più lunga ». Dunque un giorno di carcere
domerà più l'animo, che non vent'anni, o trenta, o una
intera vita? Non vede il sig. Pasini che il solo corso
del tempo e il solo maturar dell'età spengono già mol-
te di quelle passioni, che danno impulso od occasione
agli eccessi e al delitto? Forse egli avrà voluto significa-
re che la maggior pena corrisponde ad un maggior
delitto, e questo ad un maggior grado di malvagità, e
quindi ad una maggior difficoltà d'emenda. Ma il fat-
to dimostra che le ánime capaci di gravi eccessi sono
talora le più fácili e rotte al pentimento ed alla dispe-
razione; e che l'infimo grado di pravità sì manifesta
nella viltà delle colpe, e nella indifferenza alle pene.
Ma son cose queste di assai sottile e complicata ra-
gione.
Nel dire che « il sistema di Filadelfiia, e poi quello
d'Auburne, trassero origine dal solo sentimento filantro-
pico di prevenire la corruzione e di preparare l'emen-
da », il signor Pasini mostra d'aver preso poca notizia
dell'andamento istórico della riforma. Prima di tutto la
prigione d'Auburne fu aperta nel 1821, otto anni prima,
e non dopo, di quella di Filadelfia ossia di Cherry-
382 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Hill, che diede il nome di Filadelfiano al regime se-


gregante, e fu aperta nel 1829. Ma l'origine della ri-
forma non è a datarsi né da Auburne né da Cherry-
Hill, giacché nel 1821 era già compiuto il suntuoso
cárcere di Millbank, col quale fin dal 1813 s'intrapren-
deva il secondo stadio della riforma carceraria in In-
ghilterra.
La prima applicazione della cella segregante ai
malfattori fu fatta in Milano nel 1766; non era intesa
a filantropico sollievo, ma bensì a maggiore intensità,
e a duplicazione di pena, poiché si stabilì che u n
giorno di segregazione ne scontasse due di condanna;
e la nuova pena era dettata dalla necessità di supplire
alla sopravenuta abolizione della galera marittima, e
fare del cárcere un equivalente della galera. Per egual
modo anche in Inghilterra il primo stadio della ri-
forma (1775) fu promosso dalla rivolta delle colonie
americane, ossia dal bisogno di supplire con grandiose
carceri alla interrotta deportazione; e venne meno quan-
do questa si ravviò nella nuova colonia penale di Baja
Botanica.
Certamente l'umanità dei tempi influiva possente-
mente a sospingere gli oscillanti magistrati piuttosto
in un senso che in un altro; ma essi erano già posti in
moto da necessità inevitabili, e tra la perplessità delle
deliberazioni, seguivano costretti l'onda del tempo, al-
la quale i potenti non sogliono arrendersi volontieri. E
in América pure, il primo tentativo di riforma non fu
dettato da solo sentimento filantropico, quando, nel
1790, si costrussero le trenta famose celle di Walnut-
Street « oscure, malventilate, pavimentate con graticcio
di ferro »; né quando, dopo trent'anni d'intervallo, nel
1821, si fece ad Auburne « una cerna dei più atroci
malfattori, e si chiusero in secrete, basse, lunghe circa
tre passi e larghe due... dove l'aria ristagnava, e il pri-
gioniero non riceveva alcun conforto d'istruzione; sic-
ll - RIFORMA PENALE 383

ché in dieci mesi molti vi perdettero la salute e alcuni


la ragione ... e si sparse un tal terrore che il carcere
parve più formidabile della morte ». Chi negava ogni
conforto d'istruzione, per fermo non era mosso dal solo
sentimento di preparare l'emenda Né molta umanità
risplendeva in quelle celle solitarie di Pittsburg, che
« non avevano luce, ed erano poste lungo un ándito
che anche di giorno si praticava a lume di torce; ove
l'alito si deponeva in gocce sulle squallide pareti, e nel
verno un misero derelitto perdeva per gelo i piedi ».
Né l'umanità per certo aveva scavato quei pozzi del
Maine « entro cui si scendeva per una scala a mano,
da un'apertura larga due piedi, e richiusa con grata di
ferro ». Senonché, dal sommo del male scaturì final-
mente il bene, perché « i tristi abusi, svelati dalla
stampa, eccitarono il risentimento universale ». E nel
mondo avvenne sempre così. ll principio dell'umanità
non operò tanto direttamente, improvisando la riforma
della ragion penale, quanto indirettamente, provocan-
do la pública riprovazione alla tortura, alla ruota, alla
tanaglia e persino ad ogni pena capitale, e così ridu-
cendo « l'armamentario penale a quella súbita povertà,
la quale costrinse i giureconsulti a studiare accurata-
mente il miglior uso delle poche e miti pene che rima-
nevano >. I1 cárcere segregante prepara bensì l'emen-
da, e sopratutto intercetta la conoscenza, e la corru-
zione; ma non per questo i grandi suoi promotori
smarriscono il fine della minaccia legale. E perciò fin
dal sécolo scorso il sig. Paul, magistrato di somma espe-
rienza, dichiarò al parlamento, che il carcere solitario
aveva forza di domare qualunque réprobo. E perciò
più d'un carcerato americano disse al sig. De Tocque-
ville, che nessuno può imaginarsi qual terribile casti-
go sia la continua solitudine. E perciò abbiamo potuto
dire di quegli egregi magistrati, Crawford e Russell,
che « studiarono il principio morale di tutto il regime,
384 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

e lo ridussero ad una sémplice e robusta unità. Abolite


le súcide taverne tenute dai carcerieri, vitto salubre,
sémplice, austero, nessuna ghiottonería, nessun peculio,
nessun guadagno, nessuna speranza di remissione ... La
prigione strettamente separativa ... si riduce tutta a
pura e nuda e concentrata pena ... e porta sull'ánima
tutta quella più profonda impressione ch'è concesso a
forza umana di conseguire ». E noi stessi non mirava-
mo tanto alle qualità emendanti della segregazione
quanto alla sua efficacia penale, dacché abbiamo scrit-
to: « Quando le antiche leggi inventavano con atroce
poesia ogni sorta di strazj pel corpo umano, oltrepas-
savano senza curarlo un tormento più squisito e poten-
te, che piomba con tutto il suo peso sull'ánima. La so-
litaria riflessione, la quale allora si apprezzava così
poco, che, a richiesta d'un tutore impaziente o d'un pa-
dre iracondo, si applicava a giovanetti svogliati e lo-
quaci, si palesò una pena di tale intensità, che alcuni
già la gridano soverchia a qualsiasi più nero misfatto, e
sproporzionata alle forze dell'umana ragione ».
Dunque nella riforma carceraria il principio supre-
mo e dominante fu sempre quello dell'austerità penale,
e tale è pure la pública persuasione, cosicché, se vi
hanno formidábili avversarj al principio segregante,
sono mossi tutti dal supposto dell'eccessiva sua se-
verità, ch'essi ritengono insopportabile alle forze della
niente e del corpo. Contro questa persuasione si deb-
bono dunque rivolgere gli sforzi degli scrittori, ponendo
in luce gli ammirábili progressi che quell'arte subli-
ine va facendo nei grandi modelli di Filadelfia, di
Varsavia, di Londra, e sopratutto nella Roquette di
Parigi, dove la segregazione dei giovani traviati è tan-
to lontana da una disperata solitudine, che l'uscio d'o-
gni cella s'apre per lo meno diciotto volte al giorno; e
la più trista feccia non solo vien redenta dalla via del
patibolo, ma si cangia davvero in un seminano di pa-
ll - RIFORMA PENALE 385
zienti e laboriosi operaj. Adunque tutti i ragionamenti
i quali danno per supposto, che la segregazione, debi-
tamente e perfettamente applicata, riesca funesta alla
salute e alla ragione, sono inutili, tardi, fallaci; e fanno
retrocedere una questione, ch'è tutta d'esperienza, a
quei tempi in cui le buone esperienze non si avevano
ancora. Noi non abbiamo bisogno d'invocare la ne-
cessità penale, e rivendicare alla legge il diritto d'in-
fliggere per gioco di sorte il deperimento fisico e l'alie-
nazione mentale. Noi non sapremmo che fare di que-
sto equivoco e odioso diritto; perché la cella segregan-
te, nella sua perfezione attuale, non può esser causa
di deperimento né di demenza; e il solo supporre que-
sto fatto, per aver agio di farvi sopra un ozioso ragio-
namento, ravviverebbe i dubj e i pregiudizj, e travie-
rebbe la pública opinione. Ragioniamo su quei fatti
che stringiamo in pugno, e non sui supposti gratuiti e
imaginarj. Vent'anni sono, questo fiero ragionamento
avrebbe potuto proteggere contro la pública indegna-
zione i pozzi del Maine e i sepolcri di Pittsburg; cin-
quant'anni sono, avrebbe potuto giustificare i pavi-
menti di ferro in Walnut-Street; più addietro ancora
avrebbe potuto rispondere a Beccaría, e difendere le
nequizie della tortura. Ma nell'anno 1842, e nella so-
lennità d'un Congresso scientifico italiano, chi voleva
rappresentare al cospetto della malevolente Europa
lo stato mentale della nostra nazione, chi voleva met-
ter mano anche in quest'altra questione di pública uti-
lità, aveva il dovere di prender notizia dei fatti, e col-
locarsi alla data del tempo.

25. . CATTANEO. Scritti politici. I ,


386 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Febbraio 1860
Della pena di morte
nella futura legislazione italiana *
Sarà in breve un secolo dacché un nostro concit-
tadino publicò un libro sul cui frontispizio si leggeva:
Dei Delitti e delle Pene. Lo publicò fuori della sua
patria; e non osò apporvi il suo nome.

In questo libro, sul principio del capitolo XVI, si


leggeva: - « Non è dunque la pena di morte un di-
ritto. - È una guerra della nazione con un cittadino. )>
E verso la fine dello stesso capitolo: - « Se mi si
opponesse l’esempio di quasi tutti i secoli e quasi tutte
le nazioni che hanno data pena di morte ad alcuni
delitti, io risponderò ch’egli si annienta in faccia alla
verità contro della quale non v’ha prescrizione; che la
storia degli uomini ci dà l’idea d’un immenso pelago di
errori fra i quali poche e confuse e a grandi inter-
valli distanti verità sopranuotano. Gli umani sacrificj
furono communi a quasi tutte le nazioni; e chi oserà
perciò ,scusarli? Che alcune poche società, e per poco
tempo solamente, si siano astenute dal dare la morte,
ciò mi è piuttosto favorevole che contrario; perché ciò
è conforme alla fortuna delle grandi verità, la durata
delle quali non è un lampo, in paragone della lun-
ga e tenebrosa notte che involge gli uomini. Non è an-
cor giunta l’epoca fortunata in cui la verità, come fi-
nora l’errore, appartenga al maggior numero ».
ll pensatore credeva bensì che il regno della ve-
rità sulla terra fosse temporario e fugace; ma credeva

* Pubblicato in POL., 1860, Vlll, pp. 159-176, in


estratto, Milano, 1860, in S.P.E., lll, pp, 111-131 e in
S.C.E.I., ll, pp. 209-229.
ll - RIFORMA PENALE 387

eziandio alla finale vittoria della ragione. Altri pensatori


del suo tempo non vi credevano ancora; e si volgevano
addietro con rammarico verso età remote e imagina-
rie in cui li uomini, nati solitarii, errassero sparsi, non
avvinti da consuetudine o da patto o da legge ai loro
simili.
I1 nostro secolo crede alla vittoria finale dell’uma-
nità; il nostro secolo crede al progresso; noi chiamerem-
mo insensato chi oggidì non vi credesse. Ma noi, cen-
t’anni omai dopo che apparve il libro di Cesare Becca-
ria, crediamo ancora nel patibolo. Or non basta cre-
dere al progresso; vuolsi onorare la propria fede e
operare.
Quanti fra noi hanno il privilegio di elettori, sono
anche virtualmente legislatori; poiché danno agli eletti
loro il mandato di far le leggi. Le leggi potranno dun-
que dirsi oramai diretta o indiretta opera nostra. Do-
vremo risponder noi di esse al cospetto del diritto,
della ragione, della posterità.
Perché Beccaria non publicò il suo libro nella sua
città nativa? - Leggo che la prima delle cento edizioni
ch‘ebbero quelle sacre pagine, fu fatta a Napoli. For-
seché Napoli era allora tanto più di Milano inoltrata
sulle vie del secolo?
No. - Appunto in quei giorni in cui Beccaria det-
tava ai solleciti amici i suoi pensieri, si stava edifican-
do in Milano un carcere colle mani dei condannati me-
desimi che dovevano abitarlo. Lo si chiamava Casa di
Correzione; il qual nome per sé attesta che il concetto
della pena non si confondeva già pur nella mente dei
magistrati nostri colla vendetta dell‘offeso, né coll‘espia-
zione, ossia colla vendetta della divinità. La pena aveva
assunto già l’indole d’un atto paterno che per la via
del dolore adduce l’anima traviata all’emenda e alla
conciliazione.
V’è un altro fatto, già da parecchi anni ricordato
388 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

in questi nostri volumi, ma quasi ignoto ancora al mon-


do; eppur molto onorevole alla nostra patria. In quella
casa d’emenda si destinarono centoventi celle alla re-
clusione solitaria come supplemento ed equivalenza al-
la pena delle galere allora abolita. Era dunque già nota
fra noi l‘immensa forza penale della solitudine ¹.
L’edificio della nostra Casa di Correzione fu intra-
preso nel 1762, cioè due anni prima che Beccaria det-
tasse il suo libro; e venne aperto due anni dopo, cioè
nel 1766. Or solo nel 1775 il duca di Richmond pro-
pose la fondazione del carcere cellulare di Horsham,
dal quale gli Inglesi datano la scoperta del nuovo prin-
cipio penale. La mente dei nostri magistrati era dunque
in Milano alla somma altezza di quel secolo di reden-
zione; Milano aveva preceduto di nove anni il pen-
siero inglese.
Perché dunque il libro di Beccaria uscì alla luce
non in Milano ma in Napoli?
La ragione è la medesima per la quale l’abolizione
del patibolo divenne primamente legge, non a Milano,
né a Napoli, ma in Toscana. ll fatto è che se un solo e
medesimo fosse stato il legislatore a Milano, a Napoli,
a Firenze e in tutta l’Italia, l’idea di Beccaria sarebbe
forse rimasa sepolta in un manoscritto.
Imperocché, bisogna farsene persuasi, ogni legisla-
zione di qualsiasi più grande o più piccolo stato, è un
sistema di pensieri, nel quale si possono intessere facil-
mente certi altri pensieri, ossia certe altre leggi; ma
non certe altre. E pertanto riforme, facili a svolgersi in
una legislazione, nemmeno in cento secoli potrebbero
determinarsi in un’altra. Egli è come una semente che
in una rupe incontra una fessura e vi alligna; e sulla ru-
pe vicina non porrebbe radice in eterno.

V. Politecnico, vol. lll.


ll - RIFORMA PENALE 389

Per cagioni che altri potrà meglio chiarire, egli è


ben certo che già l’anno seguente a quello in cui corse
per l’Italia la luce del nuovo libro, benché la legge to-
scana sancisse la pena di morte, l’applicazione sua di
fatto cessò. Ma per cagioni che altri potrà pur chiarire,
non così avvenne nello Stato di Milano. Laonde nei no-
stri primi anni sovente udimmo i vecchi ricordare con
terrore, anzi con venerazione e quasi con gratitudine, la
terribile quaresima di quel Capitano di Giustizia che si
era dato la gloria di mandarne almeno uno alla forca,
ogni giorno non festivo d’una intera quaresima!
In fronte alla riforma penale, sancita poi dal le-
gislatore toscano in Pisa il 30 novembre 1786, si leg-
ge: - « Fin dal nostro avvenimento (cioè fin dal
1765) riguardammo come uno dei nostri principali do-
veri l’esame e riforma della legislazione criminale ....
Procurammo provisionalmente temperarne il rigore con
istruzioni ed ordini ai nostri tribunali e con partico-
lari editti, con i quali vennero abolite la pena di morte,
la tortura e le pene immoderate e non proporziona-
te. )> - La riforma del 1786 abolì - << per sempre la
pena di morte contro qualunque reo. » - E vi sostituì,
sotto il nome d’estremo supplicio, la pena dei lavori pu-
blici a vita; i quali, vi si diceva, « servono di un esempio
continuato e non di un momentaneo terrore che spesso
degenera in compassione. » - Queste parole erano
quasi letteralmente prese dal libro di Beccaria
Pertanto in Toscana il tacito e pratico disuso dei
supplicii di sangue era incominciato fin dal 1765 e an-
tecesse di ventun anni la publica abolizione. Forse con
questa cautela il legislatore avrà voluto procacciarsi il
presidio dell’esperienza; forse avrà voluto tenere il
vulgo sotto i terrori della prisca legge, sebbene delibe-

Nuova legislazione criminale da osservarsi in tutto il


granducato di Toscana, § 51.
390 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

rato a non valersene. Ma l’aperta e solenne abolizione


non cagionò poi sinistri effetti. La forca non lasciò de-
siderio,
Nel seguente anno 1787 v’ebbero in tutta Tosca-
na (in una popolazione non so quanta allora, ma che
oggi si è fatta poco minore di due millioni) v’ebbero
due soli delitti d’omicidio; due ve n’ebbe nel 1788;
due parimenti nel 1789; nessuno nel 1790! Così l’uma-
nità del popolo risponde all’umanità della legge. E
non solo cessarono i delitti feroci, ma benanco le più
lievi trasgressioni. Scrive il Carmignani: - L’aboli-
zione delle stragi giuridiche fu susseguita dal prodi-
gioso fenomeno delle carceri vuote di accusati e di
rei »
Come avvenne mai che dopo sì fausta prova, il le-
gislatore, a mezzo l’anno 1790, ripristinò la pena di
morte pei reati politici?
Ciò avvenne perché il legislatore era come un vian-
dante schiarato dalla lanterna del filosofo. Dove il lu-
me del filosofo si era ottenebrato, il legislatore aveva
smarrito la via.
Sì, Beccaria o per necessità simili a quelle che gli
avevano tolto di publicare nella sua città nativa i suoi
pensieri, o per certa venerazione al potere del quale
egli stesso era partecipe: o perché ogni pensiero co-
munque ardito ha il suo limite: non aveva osato af-
fermare l’intera e assoluta abolizione del patibolo. Fin
dal principio del suo ragionamento, egli aveva ammesso
che la morte d’un cittadino fosse necessaria «quando
anche privo di libertà, egli abbia ancora tali relazioni
e tal potenza che interessi la sicurezza della nazione;
quando la sua esistenza possa produrre una rivoluzione
pericolosa nella forma di governo stabilita; quando la

V. Carmignani: Una lezione accademica ecc. Pisa


1836, pag. 18.
ll - RIFORMA PENALE 391

nazione ricupera o perde la sua libertà; o nel tempo del-


l’anarchia quando i disordini stessi tengono luogo di
legge.
Finché il legislatore toscano non ebbe timore che
i disordini tenessero luogo di legge, egli stette fermo.
Ma nel 1790, quando vide giganteggiarsi a fronte la ri-
voluzione francese, ebbe a riputarsi in diritto d'accet-
tare l'infausta licenza datagli dal suo maestro. Si cir-
coscrisse però a minacciar di morte chi osasse infam-
mare il popolo e condurlo a publiche violenze'.
E a misura che il fremito delle commozioni popolari
propagavasi alla terra d'Italia, non solo si risuscitò pei
reati politici la vaga e fastosa intitolazione di lesa
maestà; non solo si riabilitò la pena di morte contro i
fatti che tendessero ad alterare la religione, ma venne
accomunata agli omicidii deliberati, compreso l'infan-
ticidio e il colpevole aborto ².
E i delitti s'accrebbero.
E così si compì per contraposto Ia prova già data
dalle carceri vuote di rei.
Perché il legislatore toscano accoppiò allora, sen-
za necessità e senza vantaggio, ai reati politici le sce-
leraggini private?
Egli è perché, al pari degli altri legislatori moderni,
non volle che la morte inflitta ad un avversario politico
sembrasse, com'era veramente, una guerra e una ven-
detta. E perciò volle dissimularla e avvolgerla nel fa-
scio delle infamie vulgari. Era l'artificio antico del cro-
cifiggere fra i due ladroni.

Ma codesto ritorno verso il patibolo rimase un'inno-


cua minaccia. La morte non venne inflitta finché la
Toscana conservò governo proprio. ll che fu sino al

Legge di Leopoldo I del 30 giugno 1790.


Legge di Ferdinando lll del 30 agosto 1795.
i
392 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
maggio 1808, quando, per uno strano pensamento,
Napoleone, dopo aver deliberato d'aggregarla al regno
d'Italia, di repente l'aggregò all'imperio francese. Sot-
to l'aspetto della legislazione penale, l'una e l'altra
innovazione era una pari sventura. Restò affondata
quasi in largo e torbido stagno una limpida fonte di
leggi, che a modo di libero esperimento e per forza
d'esempio era utile al genere umano, e onorevole.
I1 rinovato pascolo dei supplicii infierì e depravò le
popolazioni. Dice il medesimo scrittore: - « Sotto i
Francesi, tre guillotine fecero a gara. » - E l'effetto
si fu: - « essersi veduti a dismisura aumentare i gravi
delitti dei malfattori di professione, i quali.... si riuni-
rono in bande; e spesso si dettero alla depredazione e
al saccheggio »
E questo era un terzo esperimento.
E chi per escusare le crude legislazioni criminali
dell'imperio francese e del regno d'Italia, disse che solo
in piccolo stato si possa senza pericolo risparmiare il
carnefice, pronunciò un'alta condanna contro i grandi
stati, come se fossero inetti alla vigilanza, invalidi alla
difesa, disadatti a combinare colle loro forme da ci-
clope la giustizia e l'umanità. L'abuso delle pene la-
sciò nelle abitudini del popolo sì funeste vestigia, che,
al ritorno della legislazione toscana, parve necessario
comprendere fra i delitti di morte certi casi d'aggres-
sione a mano armata « tuttoché nessuno sia rimasto of-
feso ».
Senonché, la vista del patibolo ripugnava omai trop-
po e al popolo e al magistrato e al principe. * I1 principe
aveva potuto atterrarlo; rialzarlo, non poté. La dura

Carmignani. Ib. Nota 80, p. 152.


Leg e 22 giu no 1816.
* Nell’estratto delPolitecnico sono soppresse le parole:
« e al popolo P.
ll - RIFORMA PENALE 393

legge venne delusa, o perché non v'era nei giudici la


richiesta unanimità: o perché interveniva atto di cas-
sazione, e allora il processo consideravasi come viziato
e non si poteva più far sentenza di morte: o perché la
coscienza publica favoriva l'eloquenza dei difensori e
la interpretazione benigna del giudice: o perché si
era reso obligatorio il ricorso in grazia: o perché in
questa guerra della legge col delitto, la fierezza dei
trasgressori, coll'allenirsi delle pene, andò di pari pas-
so mancando. Laonde uno di quei professori di diritto
penale e redattore di leggi, sebbene per sé non avverso
scientificamente alla pena di morte, ricordando, nel
1847, come fin dal 20 luglio 1830 non se ne fosse più
veduto in Toscana lo spettacolo, scrisse: - « Quando
si volesse decapitare il colpevole alla presenza del pu-
blico, recenti fatti dimostrano che non sarebbe age-
vole trovare artigiani che prestassero I'opera loro per
inalzare il patibolo! »
Tale è il popolo.
Indarno passarono sulla terra toscana le orde di
Radetzky, quasi per disprezzo e per sacrilegio, fa-
cendo scialacquo di supplicj. ll governo, da loro in-
staurato e protetto, indarno sognò di poter durare a
reggersi col piombo e col capestro. La ragione publica
non lo soffriva. La sublime filosofia del secolo XVIII
aveva vinto.

In questo solenne intervallo dell'istoria d'Italia, in


cui la nazione cerca forza e onore nell'unità delle armi
e nell'armonia delle leggi, noi siamo ad un bivio in-
declinabile. Da un lato ci sta la via che lo scrittore
dei Delitti e delle Pene aperse, sono oramai cento anni

¹ Mori. Sulla scula penale del diritto toscano. Livorno.


Nanni. 1847, p. 23.
394 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

e che la Toscana ha gloriosamente seguito, ponendosi


all'avanguardia del genere umano! Dall'altro lato sta la
insanguinata via del palco, l'odioso ludibrio della scala
e della corda, l'empia machina a cui Radetzky legò
il suo nome. Non siamo noi dunque degni ancora di
collocarci, oggi, al posto che i Toscani hanno potuto
tenere un secolo fa? Non basta essere restati addietro
un secolo?
Eppure è forza scegliere. - Dobbiamo noi rag-
giungere i Toscani: o devono i Toscani retrocedere
fino a noi? - Vogliamo dunque, a nome dell'Italia
Una, ricondurre in Toscana il carnefice? E non per
innocua minaccia, come ai peggiori dì del granduca
Leopoldo e de' suoi, ma daddovero, e per supplire con
quelle oscene braccia all'impotenza delle nostre leg-
gi? Vogliamo noi dunque imbarbarire la madre Tosca-
na, la quale dopoché, sotto l'immane regno longobar-
do, tornammo idioti e quasi muti, ci diede questa fa-
vella che ci ha fatti una nazione?
Che se non vogliamo profanare quell'antico sacra-
rio della nostra civiltà, se la Toscana deve conservare
l'eredità del suo passato, noi quella del nostro, avver-
rà che giunti là dove era un giorno la pietra del suo
confine, dovremo soffrire che alcuno ci dica in viso:
Sappiate che di qua stanno coloro che si chiamano To-
scani, uomini civili che obediscono alla ragione; e di
là stanno coloro che si chiamano Italiani ma non To-
scani, uomini a cui non basta legge o ragione, se non
v'è anco il capestro e la mannaja.
No, a questo ingiurioso confronto tra la Toscana e
la rimanente Italia non si deve lasciar ansa. Dacché
la Toscana dare addietro non deve e non può, avanti
dunque tutta l'Italia!
Né si dica che le altre nazioni più civìli conservano
nelle loro leggi la pena di morte. Imitiamo negli altri
popoli ciò che li fa grandi e gloriosi, ciò che li fa indi-
ll - RIFORMA PENALE 395

pendenti sulla terra propria, e potenti pur troppo an-


.
che sulla terra altrui. Dovremo dunque in ogni cosa es-
ser minori degli altri? Dovevano forse vivere senza
strade, perché, anni sono, la Spagna dominatrice di
mezza America lasciava il suo commercio ai mulattieri?
Dovevamo aver li schiavi della gleba, perché la Russia
e la Polonia li avevano a millioni?
Poiché abbiamo in Italia l'esempio d'un progresso
che le altre nazioni non hanno raggiunto, o che non fu-
rono capaci di conservare, noi, anziché abbattere la fau-
sta pianta ove ha radice antica, facciamo che l'ombra sua
si spanda su tutta l'Italia. Non indugiamo fino a quel
giorno nel quale, superati anche in questo da qualche
altra più saggia e magnanima nazione, dovremo aver
sembiante di fare allora per imitazione ciò ch'ebbe già
lunga e felice prova fra noi. I nostri padri hanno dato
ai popoli esempio di cose grandi. Perché vorremo noi
che solamente questa nostra generazione sia vissuta
sterile e impotente? È assurdo porre sotto i nostri atrj
il venerabile simulacro di Beccaria; e poi, se occorre,
rizzargli a fronte la forca stataria, quasi a derisione
della sua parola.
Che anzi, se ricordiamo quanto tempo corse già
dall'apparizione del suo libro fino a questi giorni, ve-
diamo che noi, quanti scriviamo, per mostrarci non in-
degni e degeneri seguaci suoi in quel suo sacerdozio di
ragione e d'umanità, abbiamo a render conto d'un se-
colo di più. Noi dobbiamo dunque oltrepassare anche
quei termine al quale il vecchio pensatore, o per pru-
denza di magistrato, o per timore di suddito, o perché
il tempo è necessario a svolgere tutte le deduzioni d'un
pensiero, ebbe ad arrestarsi.
Beccaria viveva quando tutti i principi della Cri-
stianità, dal Portogallo fino alla Russia, parevano es-
sersi rigenerati in una nuova luce. E si valevano della
filosofia e della filantropia come d'armi per assoggettare
396 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

ad un accentramento non ancor visto dell'autorità regia


le due caste fra le quali il patto di Carlomagno aveva
diviso la terra feudale e i servi della gleba. Ma l'allean-
za del despotismo e della ragione poteva durare sola-
mente, finché questa, simile alla marea che non inon-
da oltre a certa striscia di lido, dovesse, anche sconsa-
crando la dualità feudale, aggiunger sempre, e non mai
togliere, alla potenza dei re.
Or l'uomo è uno, la mente è una, la ragione è una;
essa non può affermarsi insieme e negarsi; essa deve
scendere come un'aqua pel continuo pendio della lo-
gica necessità.
Un popolo isolano, che una filosofia semplice e for-
te aveva penetrato sino alle midolle e a cui la lettura
quotidiana del testo biblico aveva esaltata la coscien-
za de' suoi diritti, non potendo, fra le vetuste tradizioni
di un regno fondato da un conquistatore col vessillo
d'un pontefice, svolgere tutta la geometria della libertà
e dell'eguaglianza, era andato a cercare una nuova ter-
ra alle selve dell'America.
Beccaria visse abbastanza per vedere la dichiarazio-
ne d'indipendenza del popolo americano ripresa e com-
piuta al di qua dai mari nella dichiarazione dei diritti
dell'uomo. In ottant'anni, la Spagna europea, la Spagna
americana, l'Italia, la Polonia, la Germania, la Grecia,
il Belgio, l'Ungaria, la Dacia, la Serbia risposero in
varj modi comunque imperfetti alla grande affermazio-
ne del diritto dei popoli. Ciò che a Beccaria, suddito e
consigliere di principi, regnanti per diritti di patrimo-
nio e per trattati quasi mercantili, poteva apparire co-
me un'illegalità, come un disordine, or si annuncia al-
le menti nostre come il trapasso ad un ordine di più
alta ragione. Noi viviamo testimoni e partecipi d'una
guerra sempre più aperta tra una forza crescente e
una forza decrescente. Armati e inermi, soldati e scrit-
tori, uomini e donne, noi siamo la leva in massa nella
ll - RIFORMA PENALE 397

guerra tra il diritto degli stati, tra il diritto dei trattati,


e il diritto ingenito e inalienabile delle nazioni.
In questo conflitto, noi non possiamo ritorcere con-
tro il nemico tutte le armi colle quali ei può ferirci;
noi possiamo rapirgli le sue artiglierie, le sue navi, le
sue fortezze; non possiamo rapirgli il patibolo. Quando
uno de’ suoi soldati sia caduto sul campo, noi, soldati
della ragione e dell’umanità, non possiamo più infierire.
Noi dividiamo seco il letto dei nostri dolori, le fasce del-
le nostre piaghe. Disarmato, egli è uno dei nostri, egli
è uno di noi. Egli ha combattuto senza volere; egli
soccumbe senza responsabilità. Ma se noi siamo tro-
vati dal nemico giacenti sovra un campo di sventura,
allora egli può cominciar contro di noi un’altra forma
di guerra; egli può consegnarci inermi e sanguinanti
alla catena, al carcere, al giudicio, al capestro. I suoi
soldati sono protetti da un diritto, che in noi viene an-
cora negato, I nostri fratelli, i nostri figli, che balzano
fuori dal tetto materno per correr dietro la nostra ban-
diera, senza aspettare d’esser prima chiamati e costretti
e rivestiti della livrea d‘un governo patentato, sono
tutti ribelli, sono tutti corsari e malfattori. I sette ge-
nerali ungaresi pendono dalle forche d’Arad come
sette assassini; le loro ossa giacciono dieci anni senza
onore d’eseque. V’è ancora nella coscienza degli uo-
mini una feccia d’antiche tradizioni, d’antica ignoranza,
d’antica viltà, per cui forza l’imperatore e il ponte-
fice possono mandare i vinti al capestro; e noi non pos-
siamo. ll carnefice è un membro dell’ordine che cade;
il carnefice non appartiene a noi. Quando il popolo
francese volle armarsi di questo modo di terrore, egli
smarrì la via; come li eroi deliranti delle saghe nor-
manne, egli sterminò nemici e amici e si precipitò
nell’abisso. Ma lasciò un’indelebil macchia, ma gettò
un’eterna maledizione sul nome della libertà. - No,
questa non è l’arme della nostra guerra. Alla vendetta
398 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - ¹.

del carnefice noi non possiamo nemmeno opporre altra


forma di vendetta. Se i parenti e gli amici dei citta-
I
dini sacrificati prorompono a vendicarsi anche d‘uno
solo dei loro persecutori e omicidi, tutta l’Europa si
leva a fare atto d’orrore. Ma perché non si era levata
quando Anviti mandava impunemente a morte gli iner-
mi suoi cittadini?

Comunque sia, poiché noi non possiamo impugnar


quest’arme, noi dobbiamo spuntarla, disabilitarla, infa-
marla. Nella coscienza del popolo la forca non deve
più apparire come uno strumento e un simbolo d’alta
ragione e d‘alta providenza, come un sacrificio reso
all’eterna giustizia; ma come un eccesso di feroce e
codarda ostilità.
Oggi noi ci sembriamo vincitori; ma la nostra guer-
ra non è finita; non tutti i nostri sono vincitori con
noi. Tre quinti della terra d’Italia soggiaciono ancora
al diritto patibolare per quei fatti che noi consideria-
mo come un dovere e come una virtù. Noi dobbiamo
dunque abolire il patibolo sulla terra libera, affinché
più iniquo e odioso esso appaja sulla terra di servitù.
Se v’è una parte d’Italia ove queste turpi scene sono
dette necessarie, son giustificate dalla legge, son bene-
dette dalla teologia, fin d’ora in tutta la rimanente Ita-
lia questa necessità, questa legitimità, questa santi-
monia sia negata con atto solenne; sicché l’estremo sup-
plicio appaja, com’è veramente, un’avanzo di barbarie.
Beccaria aveva abbandonato alla morte il reato po-
litico; ma il principe s’avvide che quando rimanesse
abolita la morte pei delitti privati, non si poteva più
colpire l’avversario politico senza ferire la coscienza del
popolo; epperò trovossi spinto a colpir di morte an-
che il delitto d’alterata religione, poi anche il col-
pevole aborto, finché, tornando indietro di passo in ’
passo, giunse all’eccesso di minacciar di morte a tut-
ll - RIFORMA PENALE 399

toché nessuno sia rimasto offeso. » Per la stessa catena


logica, se noi viceversa abbandoniamo alla morte il delit-
to privato, noi veniamo di grado in grado a fulcire late-
ralmente la pena di morte anche contro il reato politico;
veniamo a coonestarla, a consacrarla, ad agevolarla. In
breve: noi armiamo il carnefice contro di noi. Poiché,
infine, chi è di noi senza delitto politico? Chiunque di
noi tenne obliato o nascosto un cencio tricolore, un fram-
mento di pistola, un vecchio foglio di ciance politiche,
chiunque in momenti d'allarme ridisse una novella udita,
egli alla lettera di leggi che non sono abrogate, né si
tosto il saranno, ha già meritato la morte!
Né possiamo noi stupirci della draconiana ferocia del-
le leggi, quando il riformatore stesso che ci volle redi-
mere, abbandonò a sentenza mortale chi, sebbene senza
delitto, « anche privo di libertà, abbia ancora tali rela-
zioni e tal potenza che interessi la sicurezza della na-
zione. » Sicurezza, qui, vale sospetto.
Adunque, allorché vedete un assassino trascinato alle
forche, non dite già ch'egli muore affinché voi viviate si-
curi; ma dite ch'egli muore affinché voi tremiate. Dite
ch'egli muore per consacrare nei vostri nemici il diritto
di farvi un giorno, se occorre, morir come lui, morire
nell'infamia come lui. La pena di morte non può venir
se non raramente inflitta ai malfattori; ma può venir pro-
digata in massa contro li avversarii politici. Ne fanno
recente fede Brescia, Bologna, Este, Livorno. Quando
tutto un popolo si solleva, tutto un popolo ha meritato
la morte. Nerone si dolse di non poter troncar d'un colpo
di scure tutta la caparbia razza dei vecchi Romani.
Voi dite di voler colla mano del carnefice difenderci
dalla mano dell'assassino. Troppa grazia! Non è un fatto
ben probabile che ad uno di noi tocchi di soccumbere ad
un assassino. Ma se, con questa importuna vostra solle-
citudine per la nostra vita, voi patrocinate e fomentate la
mala usanza dei supplicii per causa politica, voi ponete
400 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

la nostra vita ad un pericolo mille volte più prossimo.


Ognuno di noi, a lungo andare, ha ben più a temere
il carnefice che l'assassino.
Non esageriamo i pericoli privati. Anche in tempi
d'agitazione civica e d'arenamento commerciale, dacché
la legge non ci vieta più il possesso delle armi, a fronte
degli assassini noi possiamo essere a forze uguali. Ma da
una feroce reazione politica nessuno, nessuno, è sicuro. La
guillotina non conobbe amici o nemici; non conobbe né
sudditi, né re.

La nostra liberazione è ben lungi dall'essere compiuta;


noi non abbiamo pegno di certezza, nemmeno per un
anno, nemmeno per un mese. Noi non possiamo dir come
avvenga, ma tutti sanno, e non son pochi a dirlo, che per
potenza inesplicabile di certi uomini, i quali ben sanno
afferrare il potere, ma non sanno poi che farsene perché
non hanno idee, pesa sopra di noi quasi una morale pa-
ralisia, quasi un incantesimo, che ci vieta di porre in atto
le nostre forze; che rende la nostra difesa militare lenta
e invalida, che non ci lascia tranquilli se non all'ombra di
una forza che infine non è nostra. V'è intanto nel seno del-
l'Italia chi può adoperarsi impunemente ad aizzare con-
tro di noi tutte le male passioni d'una vasta parte del ge-
nere umano, la superstizione, la venalità, la rapacità, la
ferocia. Noi siamo nati col destino indosso di questa pe-
renne ansietà; in essa abbiamo logorato e funestato la
vita, senza poter dire quando il dì della pace si leverà
per noi, noi che siamo l'irco propiziatorio d'una fratel-
lanza iniqua e sacrilega. In un ritorno di sventura, noi sia-
mo colpevoli tutti, a termine di legge, e nell'abusato nome
di Dio, colpevoli di pena capitale; poiché in questi argo-
menti il principe e il prelato non vanno per sottile. Noi
siamo sottoposti alla ipocrisia dei giudicii, al nudo arbitrio
delle commissioni militari, alla impostura del falso stato
d'assedio; e per intermezzo, ai sospetti e agli eccessi delle
ll - RIFORMA PENALE 401

alterne fazioni. Noi possiamo cadere a discrezione d‘uo-


mini che ci aborrono, che da quarant’anni tengono so-
spesa sopra il nostro capo la minaccia di morte, - non
foss’altro, per poterci avvilire e contaminare col loro
perdono.
Beccaria voleva abolite le pene di sangue, perché la
società gli pareva allora stabilmente posata nella ragio-
ne dei regnanti e nella gratitudine dei popoli. Noi dob-
biamo volerle abolite, non perché la società sia stabile,
ma veramente perché appunto essa instabile, perché
dietro a noi e innanzi a noi stanno i nembi d‘una ostinata
tempesta.

Uno scrittore di diritto penale, nato pure, se mal non


m’appongo, in questa nostra città, riserba l’abolizione del
patibolo ai tempi di somma civiltà ¹.Io credo che se que-
sta riforma non precede, se non si disarmano gli odii
politici, a codesto sommo grado di civiltà non si per-
verrà mai. Piuttosto saremo ribalzati alle crociate d’Al-
by e alle scelerate fiamme dei frati inquisitori.
La legislazione deve mirare alla sicurtà dei citta-
dini con tutto il complesso delle sue sanzioni. I citta-
dini hanno a temere dal nemico, hanno a temere dal
malvagio. Per salvarli dal nemico, la legislazione ordi-
ni ogni cosa affinché il popolo sia valoroso e non tema
la morte. Ma poi non aggiunga a tutto questo una leg-
ge penale che presenti la morte come il sommo dei
mali, che fomenti nel popolo l’affanno della morte e
la viltà. Se la legislazione d‘un popolo libero vuol
essere concorde a sé stessa, minacci in luogo della morte
l’austero e solitario e laborioso e studioso carcere; pon-
ga innanzi alla mente del popolo come sommo dei mali
la perdita perpetua della libertà; eziandio nel perse-

¹ Giuliani. Istituzioni di Diritto Criminale. Macerata,


1833. Vol. I, pag. 88.

26. . CATTANEO. Scritti politici. I.


402 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

guitare i delitti, rammenti sempre al popolo che il


sommo dei beni è la libertà. Essendoché i più animosi
nostri amici, o i più sventurati, hanno consacrato colla
loro passione il patibolo, la legge lo rispetti; e non lo
profani col piede di carnefici e malfattori. Non possa
il malvagio atteggiarsi sulla forca ad una smorfia di
coraggio, mostrando al popolo come si muore nel di-
sprezzo della legge. ll popolo conservò per secoli come
un insegnamento di virtù la memoria di coloro che co-
ronarono con una morte impavida una vita infame.
La legge deve rimovere questi atroci trionfi della mal-
vagità, che svelano l’impotenza de’ suoi rigori.

Se fin qui non ho contemplato la pena di morte


sotto l’aspetto del diritto, egli è perché ho visto uomi-
ni che fecero di questi tenebrosi studii la vocazione
continua di loro vita, pervenir da ultimo a conchiu-
dere come: - « la decisione della gran controversia
dipenda dalle relazioni di civile opportunità! » - e
a riconoscere che, infin di tutto, questa materia -
« non è di diritto ma di politica criminale » ¹. E così,
dopo un secolo è ancora al detto di Beccaria: « Non è
dunque la pena di morte un diritto. È una guerra. »
Ai lettori iniziati negli studj giuridici non è d’uopo
il dirlo, ma sappia il lettore inesperto di codesti cupi
misterj della società, che quando si entra nel sacra-
rio delle leggi per avverare e giudicare la ragione che
le ha dettate, la mente vacilla e rifugge; la coscienza si
turba; e il diritto svanisce inanzi alla mano illusa che
tenta afferrarlo. Che più, i fervidi filantropi della No-
vella Enciclopedia, che sognano d’essere i precursori
d’un’era di sapienza, sono ricaduti indietro sino alla
dottrina dell’espiazione, sino ai primi albori della giuri-
sprudenza; si assisero a fianco del misantropo De

¹ Mori, ib., p. 19.


ll - RIFORMA PENALE 403

Maistre, il quale venerava nel carnefice il simbolo del-


la morale. - < Le droit de punir n'est donc, dans sa
partie essentielle, que le droit d'imposer aux coupables
une expiation ¹.»
Io non intendo ripigliare tutti li antichi argomenti
giuridici pro e contro la pena di morte. Già da secoli,
il più commune fondamento del diritto penale non è
l'espiazione, non è la vendetta, ma l'esempio. Si vuol
mostrare alle moltitudini che il misfatto non conduce
al profitto e al piacere, ma conduce al dolore e alla
morte. Alla spinta criminosa si oppone la controspinta
penale; si tratta di tener la coscienza in equilibrio; si
tratta d'una mecanica delle forze morali.
Si riduce il quesito giuridico alla costruzione d'una
sola scala certa di pene, che corrisponda numerica-
mente ad una scala certa d'impulsi criminosi. Ciò sup-
pone in tutti i delinquenti una similarità di interessi,
di calcoli, d'idee, di passioni, che infatto non è. Ma
se la scala criminosa vacilla e cade, cade seco anche la
legittimità della scala penale.
Vi sono delitti senza lucro, senza calcolo, senza
piacere, ispirati da cieco istinto, da violenti affetti, da
idea fissa che confina già col delirio, da debolezza e
quasi da inerzia della coscienza che si lascia spingere
da passioni non sue, da servile imitazione, da cor-
ruttele che scendono dalla più alta società, da obe-
dienza e ammirazione per i veterani del carcere, per i
campioni della sceleraggine. Intorno a ciò il medico
ch'ebbe la diuturna confidenza dei miseri carcerati è
ben più dotto del legislatore e del magistrato, ai quali
l'accusato nasconde ogni moto del suo cuore. Di que-
sto abbiamo ragionato altre volte ².

Encycl. Nouv. - Droit.


V. Della riforma carceraria, Politecn. vol. lll, -
Della deportazione, vol. V. - Delle galere, vol. VI.
404 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

Infine v'è un calcolo del reo che esclude tutti i


calcoli della scala penale. la speranza dell'impunità;
è la fiducia nell'arte del delitto, che s'insegna per tra-
dizione immemorabile nella società del carcere, nel-
I'inestinguibile discendenza degli scelerati per mestie-
re. E la premeditazione, quando accoppia il duplice
intento di compiere il delitto e di celarlo. Per ratte-
nere il malvagio che ha l'esperienza o la credenza
dell'impunità, non vale aggravar la pena; è mestieri ac-
crescere la vigilanza. Era la vigilanza che in Toscana
suppliva all'inutile lusso della forca e che fece quasi spa-
rire il delitto.
Ma In vigilanza è affatto estrania al diritto pena-
le; essa appartiene ad altro ordine di leggi e di ma-
gistrati.

Or qui ci si para innanzi il supremo principio della


prevenzione indiretta. Tutta quanta la legislazione de-
ve cooperare a reprimere nella moltitudine ogni spinta
criminosa. La legge penale è solamente una delle parti
di questa università di leggi. Nel diritto preventivo
la pena diviene un accessorio. Questa è la grande sco-
perta sociale, che toglie ai giuristi il tristo regno dei
tormenti e della morte.
In quei brevi capitoli delle opere di Bentham, ri-
fuse da Dumont, che si trovano infine alla quarta parte
del diritto penale, il saggio vecchio notò come la so-
cietà dovesse sviare la passione criminosa fomentando
li affetti benevoli, il senso dell'onore, la retta e non
superstiziosa religione, la libera discussione che di-
rozza le genti, l'educazione che prepara i costumi,
additando ai governi il dovere di preordinare tutte
queste forze morali, egli venne a riversare sulla socie-
tà intera quella responsabilità, che iracondi giuristi
iniquamente addossavano alla coscienza dei miserabili
i quali costituiscono la maggioranza dei delinquenti,
c alle spinte criminose che la società non combatte se
non dopo averle fatte nascere e crescere. Questa tra-
sformazione della mecanica penale in una grande pro-
videnza morale non salvò quel venerabile scrittore da
una censura impotente e insensata, che lo confinò
nella sezione dei materialisti, egoisti ed epicurei -
« Tel est le principe moral et juridique de Bentham,
principe égoiste, base du systême d'Epicure » -
« La doctrine philosophique de l'égoisme lui parut
évidente d'elle même ². »
Romagnosi, publicando in sua gioventù, poco pri-
ma della morte di Beccaria, la sua Genesi del Diritto
Penale 3 , erasi rinchiuso nel rigido principio della con-
'
trospinta penale. Ritornando negli ultimi suoi anni sul
grave argomento, trasformò tutto il senso del suo libro
coll'aggiungervi una parte cui pose per titolo: Del
prevenire le cagioni dei delitti. In essa egli contem-
plò la politica come potenza cospirante a quest'uopo
colle sanzioni morali della religione, della convivenza,
dell'onore; ricercò le origini del delitto nel difetto di
sussistenza, di educazione, di vigilanza, di giustizia.
Rifece con altra catena di pensieri ciò che aveva fat-
to Bentham, ma ch'egli aveva già espresso in quell'al-
ta formula : che il governo civile debb'essere una grande
tutela accoppiata ad una grande educazione.
Frattanto gli studii fatti in tutta questa serie d'an-
ni sul sistema carcerario svelavano come la legge penale,
costringendo a vita promiscua i condannati, avesse fon-
dato nel domicilio stesso della giustizia la scola del
delitto, gettando nelle anime già guaste una più in-
tensa depravazione. E abbandonava poscia senza al-
cun patrocinio i liberati sotto lo sprone delle più

Dictionnairedes Sciencec philocophiques, - Bentham.


Encycl. Nouv. - Bentham.
Pavia, 1791.
406 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I
stringenti necessità, in mezzo ad una società che li
respingeva e li relegava tra le male pratiche imposte
loro nel carcere. La legge faceva dunque essa mede-
sima il male con una mano, mentre armava fiera-
mente l'altra mano per disfare l'opera sua.

Infine mi sia lecito proporre agli studii dei giu-


risti un altro lato della questione.
Se si avesse diritto d'aumentare la controspinta
penale fino ad equilibrare ed elidere ogni spinta cri-
minosa, si avrebbe, ogni qualvolta la morte non ba-
stasse, il diritto d'esacerbarla più oltre con gradi di
tormento e di vilipendio. Ma un tal principio condur-
rebbe logicamente di grado in grado a oltraggiar la
natura, senza sopprimere il delitto. ll delitto è un fu-
nesto frutto delle umane passioni; è un morbo ine-
rente alla vita sociale, come altri mali sono insepa-
rabili dalla vita fisica. Ma ogni delitto impune o invita
all'imitazione o provoca alla vendetta. Or se nel seno
della società un animo già turbato da sinistre passioni ri-
ceve dalla vista dell'altrui delitto una spinta al male,
è sacro dovere della società di rimovere quell'incen-
tivo funesto che dal suo medesimo seno, e soventi per
sua colpa e per sua corruttela, è scaturito. Ma per
rimovere dalla vista publica codesto spettacolo del de-
litto impune e provocante, non è necessario uccidere il
colpevole.
Quando la legge romana surrogava alla pena di
morte l'esilio, essa voleva appunto ammorzare l'effet-
to provocatore che il delitto esercitava sopra quelli che
potevano con altro misfatto imitarlo o con altro mi-
sfatto vendicarlo.
Figli o certamente eredi dei Romani su questa ter-
ra d'Italia, rinoviamo la tradizione della romana sag-
gezza. La nuova nostra legislazione non miri tanto a
ostentar l'esempio del fallo punito, quanto a torre
ll - RIFORMA PENALE 407

l’invito e il contagio del delitto vittorioso. Allora, non


solo diviene superfluo il barbarico apparato del san-
gue, ma benanche il suono quotidiano delle catene
che la legge toscana diede da strascinare ai colpevoli
per le vie della città, ed eziandio quella ingiusta .
publicità che le pompe giudiciarie infliggono agIi
accusati non ancora convinti e alle loro famiglie, seb-
bene innocenti e sventurate. La pena dev’essere au-
stera per chi la soffre, austera per chi la infligge. ll
tribunale non è un teatro. Andate a sollazzarvi altrove.
Ormai tutto l’ordine giudiciario dovrebbe comporsi
ad una più provida difesa sociale, non vendicativa,
non ostentatrice. La grande tutela accoppiata ad una
grande educazione non può consistere nell’affacciare
alle moltitudine la scenica alternativa della malvagità
che tremando in faccia alla morte fa parer la legge
atroce, o che sfidandola con disprezzo la fa parere
impotente.

È chiaro che l’Italia non potrebbe astergere da’


suoi codici ogni pena di sangue, senza rinnovare dalle
fondamenta tutto l’edificio penale, riconducendolo ai
limiti che gli competono in una vasta e sapiente legi-
slazione preventiva. A quest’opera si accingano pen-
satori e magistrati. La vera ed efficace prevenzione dei
delitti sta nell’educazione delle moltitudini.
E qui ancora, ci grandeggia innanzi la necessità
d’abbracciare nell’educazione militare e di rigenerare
coll’onor militare anche quelle classi fino a cui non può
discendere il privilegio della guardia nazionale.
L’Italia antica fondò col diritto civile l’ordine della
famiglia; il quale indarno si sarebbe dimandato alle
tradizioni del poligamo Oriente. L’Italia rinovellata
fondi, coll’abolizione intera e assoluta della pena di
morte e coll’inaugurazione d‘un vasto diritto preven-
tivo, l‘ordine della città.
408 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

L'Italia riprenda augustamente il seggio che il suo


passato le assegna nel santuario delle leggi, nell'ordine
dell'umanità.

Senza data

Pena di morte *
Se i Cristiani fossero Cristiani, se quelli che si di-
cono seguaci dell'uomo crocifisso, avessero nella co-
scienza ciò che hanno sulle labbra, essi, pur anco so-
lo per rispetto al loro maestro, a ricordo della ingiu-
sta giustizia degli uomini, non avrebbero mai eretto
un patibolo.
Ma più che a Cristo essi credettero alle scelerate
confratemite le quali non paghe di dar l'infamia e
la morte vollero che si morisse di spasimo sui carboni
ardenti. E condussero uomini e donne in folla, e re
e regine con tutta pompa a pascere lungamente li oc-
chi e inferocir l'anima in quelle torture dei loro simili.
È poco più di due secoli, fu nell'anno 1600, che di tal
orrida morte perì Giordano Bruno, un pensatore, non
d'altro occupato che de' suoi pensieri; e ciò non in
Ispagna, né al Messico, ma in Italia e a Roma. Fra
questi atroci sacrilegi crebbero i nostri avi; e noi
difendiamo ancora contro i rimproveri della filosofia
che richiama ogni uomo a' suoi doveri, le reliquie
d'una infame eredità.

* Inedito. I1 ms. non porta data. M.R.M., Archivio Cat-


taneo, cart. 4, pl. X, doc. 9.
408 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

L'Italia riprenda augustamente il seggio che il suo


passato le assegna nel santuario delle leggi, nell'ordine
dell'umanità.

Senza data

Pena di morte *
Se i Cristiani fossero Cristiani, se quelli che si di-
cono seguaci dell'uomo crocifisso, avessero nella co-
scienza ciò che hanno sulle labbra, essi, pur anco so-
lo per rispetto al loro maestro, a ricordo della ingiu-
sta giustizia degli uomini, non avrebbero mai eretto
un patibolo.
Ma più che a Cristo essi credettero alle scelerate
confratemite le quali non paghe di dar l'infamia e
la morte vollero che si morisse di spasimo sui carboni
ardenti. E condussero uomini e donne in folla, e re
e regine con tutta pompa a pascere lungamente li oc-
chi e inferocir l'anima in quelle torture dei loro simili.
È poco più di due secoli, fu nell'anno 1600, che di tal
orrida morte perì Giordano Bruno, un pensatore, non
d'altro occupato che de' suoi pensieri; e ciò non in
Ispagna, né al Messico, ma in Italia e a Roma. Fra
questi atroci sacrilegi crebbero i nostri avi; e noi
difendiamo ancora contro i rimproveri della filosofia
che richiama ogni uomo a' suoi doveri, le reliquie
d'una infame eredità.

* Inedito. I1 ms. non porta data. M.R.M., Archivio Cat-


taneo, cart. 4, pl. X, doc. 9.
ll - RIFORMA PENALE 409

Senza data

Atavismo delittuoso *
Felice è il pensamento di notare, colla consueta
esattezza medica, tutti i fatti morali e corporei del-
l'individuo malfattore; e siamo persuasi che da queste
particolari istorie, raccolte in più luoghi e presso di-
verse nazioni con tutta fedeltà debba scaturire una pro-
fonda induzione sulla effettiva natura della spinta cri-
minosa. Allora si verranno sempre più dichiarando i
grandi aspetti sotto qui ella si presenta, ora diretta ora
indiretta, ora maliziosa e riflessiva, ora impulsiva, quasi
cieca. Quindi una gran parte della controspinta ver-
rà tuttora delegata alla legge criminale, al carceriere e
fors'anche al carnefice; ma una gran parte verrà dele-
gata a cure indirette e ad altri rami della civile autorità,
massime per ciò che riguarda il costume e l'educazione;
e un'altra parte verrà finalmente rassegnata del tutto
alla cura del medico; e forse una reclusione preventiva e
scevra d'ogni penalità verrassi palesando come l'unica
via di proteggere la società da certi delitti, che possono
piuttosto riguardarsi come eruzione d'infamia naturale
che come atti di calcolata malvagità. Noi vorremmo che
i nostri medici non si ristringessero troppo timidamente
nella prima quistione che sul grave e profondo argo-
mento della dottrina carceraria venne loro proposta,
cioè, sulla preferenza da darsi piuttosto ad uno che ad
altro modo di reclusione. Ma facciamo loro il più sol-
lecito invito a prendere un più vasto campo d'inda-
gine scientifica, ben certi che chi allarga i confini del-
l'osservazione allarga i confini della scienza.

* Pubblicato come frammento in S.P.E., I, pp. 88-89.


410 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

15 ottobre 1864

Osservazioni
sul progetto di riforma delle carceri*
I. Le due operazioni indicate nel Progetto, cioè la
riduzione delle carceri antiche e la costruzione delle
nuove, sono insufficienti alle attuali urgenze.
Non basta che molte delle carceri antiche, in torri
e casematte, a livello di fossi e paludi e perfino a li-
vello di mare, non ventilate, talora non ventilabili,
basse, oscure, sepolcrali, già intese a strumenti non
di pena legale ma di torture e di vendette, siano im-
mantinenti sgombrate e distrutte. Altre carceri, non
così abominevoli, ma più o meno ripugnanti alla giu-
stizia e all'umanità, devono essere in largo numero
condannate, perché non riducibili con qualsiasi spesa
a buone norme di custodia, sanità, moralità e indu-
stria. ll volerle riattare, massime se in centri di città
o altri luoghi ove si possono molto utilmente alienare,
sarebbe una falsa avarizia, più dispendiosa della prodi-
galità.
AI pronto abbandono delle carceri abolite è im-
possibile supplire, affollando maggiormente i prigio-
nieri in quelle che saranno per eccezione conservate.
L'affollamento poi dovrà crescere vie più, a misura
che si dovessero sgombrare le carceri a fine di riat-
tarle. Or supposto, per esempio, che si potesse d'an-
no in anno sgombrarne una decima parte, il graduale
riattamento di tutte esigerebbe dieci anni. Per un sem-
plice riattamento che lascerà le cose all'incirca come
le avrà trovate, è troppo.
Né alle carceri abolite, né a quella parte di car-

* Pubblicato in S.P.E., lll, pp. 132-137.


ll - RIFORMA PENALE 411

ceri riattabili che si dovesse a tal uopo sgombrare, si


potrebbe immediatamente supplire colle nuove costru-
zioni. Prima che di queste si possa far uso, si consu-
meranno alcuni anni, sia nella sistemazione generale
e nella scelta dei luoghi e nella redazione dei singoli
progetti e negli altri preliminari, compresa la deter-
minazione e allocazione delle relative somme, sia nei
lavori, più o meno lenti, e anche nella loro stagiona-
tura; la quale per le tristi circostanze dei reclusi, di-
manda tempo alquanto più lungo che nelle abitazioni
libere.
Si dovrà dunque intanto supplire: - alle carceri
irriducibili: - alle riducibili, ma che un interesse
ben inteso non consiglia di riattare; - a quelle che
per potersi riattare, verranno successivamente sgom-
brate; - ai reclusorii del tutto nuovi, la cui costru-
zione e stagionatura occuperà necessariamente qualche
anno; - a quelli fra i reclusorii nuovi che si saranno
bensì calcolati nella sistemazione generale, ma la cui
costruzione venisse ad abbandonarsi, o almeno a dif-
ferirsi, o per mutamento d'opinione nei governanti sul
modo e sul luogo della costruzione, o per deviazione
delle somme allogate, o per più gravi casi, già preve-
duti nel progetto.

11. Per tutto ciò diventa necessaria un'altra classe


di reclusorii, d'uso più razionale che le carceri abo-
lite, e d'uso più pronto che le carceri nuove.
Si può destinare a tal uopo qualche centinaio di
conventi; e si può in minimo tempo e con modica spe-
sa ridurli, in qualche parte, a convenevoli carceri giu-
diziarie; in qualche parte a perfetti laboratorii segre-
ganti, e pel rimanente almeno a ergastoli disciplinari,
come quello di Alessandria; perocché nei conventi si
può facilmente trovare libera ventilazione, acqua sa-
lubre, spazio sufficiente al necessario moto e le altre
412 CATTANEO - SCRITTI POLITICI -I
condizioni materiali di vitalità. Le condizioni morali
poi che nell'ergastolo d'Alessandria dovevano produrre
e produssero un'intensa mortalità, come riferiscono quei
lodevoli medici Roggero e Valsecchi, si devono in par-
te attribuire alla convivenza con silenzio forzato, ep-
però ad una disciplina inevitabilmente arbitraria, fa-
cilmente ingiusta, violenta, più tormentosa alle indoli
più espansive e umane. Né a questi mali si potrebbe
ovviare se non con un regime inoffensivo, educativo,
paterno, possibile solo col volontario e implorato lavoro
della cella solitaria.

lll. I1 Progetto dovrebbe pertanto comprendere,


tre classi d'operazioni; cioè: - 1°. la pronta trasfor-
mazione di molti conventi in carceri provvisorie; -
2°. il successivo riattamento d'alcune carceri eccezio-
nali; - 3°. la costruzione di perfetti laboratorii segre-
ganti.
La trasformazione si può, se si vuole, estendere
d'un tratto a tal numero di conventi da bastare in
ogni provincia anche alla totalità dei carcerati. E gli
adattamenti si potrebbero ben compiere, se si vuole
in un anno o poco più.
Sgombrate allora tutte benanco, se si vuole, le car-
ceri attuali, si potrà riattarne a stabile uso alcune;
distruggere subito tutte le altre.
Questo primo grado di riforma ha il vantaggio
d'essere pronto, certo e generale; - e di potersi com-
piere con mediocre spesa, sia con somme che non si
avrà tempo di deviare ad altro uso, sia con anticipa-
zioni della Società imprenditrice. Sarà un passo fatto;
e se non appagherà ogni voto della nuova scienza pe-
nale, almeno avrà troncato la tradizione barbara.

IV. I1 secondo grado di riforma, cioè la costru-


zione dei laboratorii segreganti, sarà opera lenta per-
ll - RIFORMA PENALE 413

ché dispendiosa. E qui si affacciano le difficoltà finan-


ziarie e politiche già prevedute nel Progetto; contro le
quali non basta premunirsi colla facoltà di sospen-
dere le operazioni; ma bisogna tracciare una via pra-
ticabile per continuare l'impresa.
Conviene soprattutto mirare ad un pronto comin-
ciamento, benché limitato, e ad una continuazione
possibilmente sicura, fino al compimento. Perciò lo Sta-
to deve impegnarsi colla concessione d'un'annualità
modica bensì ma costante, e a tali condizioni che la
Società resti assicurata degl'interessi e del rimborso,
e possa, senza pericolo, sopperire essa medesima ad
ogni eventuale indugio dello Stato.
Si faccia il vago supposto che questa annualità co-
stante fosse di tre o quattro milioni e fosse sufficiente
a compiere due o tre laboratorii segreganti. Si aggiunga
il supposto che alla costruzione e all'apprestamento fi-
nale si richiedano due anni. Si potrebbe nel primo an- ,
no porre le fondamenta di quattro o sei stabilimenti:
e alla fine del secondo anno averli compiti. Di questo
passo, in dieci anni si avrebbero da venti a trenta
laboratorii di perfetto modello segregante. E non si
dovrebbe temere che la concessione di questa somma,
per tutto lo Stato comparativamente modica, anzi te-
nue, potesse mai venire formalmente revocata.

V. Ma questo è poco. Una società potente, volente,


degna dell'opera, dovrebbe incalzarla con ben altro
vigore; dovrebbe anticipare sulle annate future. E le
potrebbe convenire; perché, oltre all'interesse del capi-
tale anticipato, essa, col sollecitare i lavori, può rac- .
cogliere in minor tempo i possibili lucri d'un maggior
numero d'operazioni. A tal uopo, non sarebbe neces-
sario di variare la suddetta annualità costante; ma so-
lo dovrebbe quella somma fissa funzionare,' non più
come rimborso delle somme consunte nelle singole
414 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

operazioni, ma come interesse e ammortimento sca-


lare nel complessivo capitale anticipato dalla Società.
Dati quattro milioni annui, e supposto l'interesse pari
incirca all'interesse effettivo delle carte pubbliche (7,5),
quando il capitale anticipato avesse raggiunto pure
la somma di 40 milioni, rimarrebbe tuttora libero
un milione per avviare l'ammortimento; e questo pro-
cederebbe poi molto rapidamente, appunto per la forte
misura degl'interessi che verrebbero annualmente estinti.
Di mano in mano che si aprissero i nuovi laboratorii,
la Società potrebbe disporre di quei conventi, che, do-
po aver prestato il provvisorio servizio di prigioni giu-
diziarie o di case di pena, le venissero abbandonati in
proprietà, per patto consentito fin da principio.
Nelle terre annesse ad alcuno di questi conventi,
e principalmente nelle isole, si potrebbe istituire il
lavoro agrario, sia dei condannati, sia dei discoli.

VI, Un vantaggio pratico dell'anticipazione è quel-


lo d'assicurare in modo indiretto al capitale una con-
grua misura d'interesse netto, oltre al possibile lucro
industriale sui singoli lavori. Senza di ciò l'assicura-
zione, dimandata nell'articolo 22 del Progetto, non si
potrebbe giustificare.
Infatti codesta assicurazione si pratica talvolta per
le ferrovie, perché si tratta d'imporre un vincolo per-
manente e un impiego irrevocabile a ingenti capitali
con incertissima misura di frutto, sicché, senza l'assi-
curazione dello Stato, quelle ferrovie non si farebbero.
E si assicura sempre un interesse assai tenue, che ap-
. pena promette di preservare dalla ruina gli azionisti,
e porli in grado di ridurre a obbligazioni garantite
una parte del capitale e di fare un altro passo.
Ben altra cosa è nell'attuale Progetto. Qui si tratta
veramente di molte operazioni d'appalto, tutte bensì d'un
medesimo genere, ma fra loro indipendenti, da farsi in .
ll - RIFORMA PENALE 415

diversi luoghi e tempi, a prezzi determinati di volta in


volta, e di volta in volta pagati, e che si presumono
ben calcolati dagl'intraprenditori e onestamente lucrosi.
Qui non si può dire che, senza l'assicurazione dell'in-
teresse, l'opera non si farebbe. I1 numero dei contratti
non muta la loro natura. I1 guadagno dipende dall'equi-
tà della stima nelle singole costruzioni, dalla volontà
degli imprenditori nell'accettarle o ricusarle, e dalla
industria loro nell'eseguirle. Ma non possono i governi
garantire il profitto degli appaltatori e fomentare la
loro incuria.
Senza l'elemento del capitale anticipato in tempi
difficili, i governanti non potrebbero giustificare una
sì grande e precipitosa allocazione di opere, fatta a
porte chiuse, da compiersi poi a indefinite distanze di
tempi. Né potrebbero essi legare le mani ai loro suc-
cessori, facendo d'una lontana operazione d'industria
una specie di fedecommesso in certe persone e loro
eredi e possibili rappresentanti, come all'articolo 20.
Né, senza l'anticipazione, si potrebbe giustificare la ven-
dita, parimenti a porte chiuse, di tante pubbliche pro-
prietà da darsi in conto di denaro sonante, come agli
articoli 23, 26, 27, 29.
La giusta ansietà di possedere stabilimenti che sono
altamente reclamati dalla pubblica sicurezza, e più
ancora dalla pubblica morale, potrebbe forse anche
giustificare che lo Stato accettasse le azioni della So-
cietà in prezzo di beni demaniali.

VII. Riassumendo, si può affermare che una genera-


le riforma delle case d'arresto e di pena, come venne
tracciata nel Progetto, avrebbe il non lodevole effetto
di conservare il maggior numero delle carceri in uno
stato ben poco migliore di quello in cui sono e di
prorogare a tempo indefinito la costruzione di stabi-
limenti penali degni del secolo e della nazione, vinco-
416 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

lando per indefinito numero d‘anni la riforma a tutte le


vicende che possono sovrastare alle infelici finanze del
regno.

10 febbraio 1865

All’Associazione di propaganda
per 1’ abolizione della pena capitale *
Signori,
Prima vi rendo le più sincere grazie pel molto ono-
revole invito; poi vi prego di accettare le mie scuse, e
le sono molto semplici. Io sono vicino a compiere li
anni sessantaquattro. Già da ben venticinque anni io
venni pagando il mio tributo a codesti lugubri argo-
menti: del carcere, della galera, della deportazione, del
patibolo. E ora vi dirò che se nell’abolire la barbara
farsa della forca non si pensa anche a chiudere con
una vera e pronta riforma delle carceri la scuola del
delitto, poco frutto ne avranno la pubblica sicurezza
e la morale.
Tra la più sollecita riforma delle carceri, e I’abo-
lizione dei conventi io vedo una stretta connessione.
L’anno scorso mi si comunicò un progetto per la ri-
duzione delle carceri antiche e la costruzione delle
nuove.
Risposi che ciò avrebbe l’effetto di conservare il
maggior numero delle carceri in uno stato poco men
che riprovevole di quello in cui sono e di prorogare
a tempo indefinito la costruzione di stabilimenti penali
e giudiziari degni del secolo e della nazione, vinco-
lando per indefinito numero d’anni la riforma a tutte
le vicende che possono sovrastare alle nostre infelici

* Pubblicato in S.P.E., lll, pp. 137-138.


416 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

lando per indefinito numero d‘anni la riforma a tutte le


vicende che possono sovrastare alle infelici finanze del
regno.

10 febbraio 1865

All’Associazione di propaganda
per 1’ abolizione della pena capitale *
Signori,
Prima vi rendo le più sincere grazie pel molto ono-
revole invito; poi vi prego di accettare le mie scuse, e
le sono molto semplici. Io sono vicino a compiere li
anni sessantaquattro. Già da ben venticinque anni io
venni pagando il mio tributo a codesti lugubri argo-
menti: del carcere, della galera, della deportazione, del
patibolo. E ora vi dirò che se nell’abolire la barbara
farsa della forca non si pensa anche a chiudere con
una vera e pronta riforma delle carceri la scuola del
delitto, poco frutto ne avranno la pubblica sicurezza
e la morale.
Tra la più sollecita riforma delle carceri, e I’abo-
lizione dei conventi io vedo una stretta connessione.
L’anno scorso mi si comunicò un progetto per la ri-
duzione delle carceri antiche e la costruzione delle
nuove.
Risposi che ciò avrebbe l’effetto di conservare il
maggior numero delle carceri in uno stato poco men
che riprovevole di quello in cui sono e di prorogare
a tempo indefinito la costruzione di stabilimenti penali
e giudiziari degni del secolo e della nazione, vinco-
lando per indefinito numero d’anni la riforma a tutte
le vicende che possono sovrastare alle nostre infelici

* Pubblicato in S.P.E., lll, pp. 137-138.


ll - RIFORMA PENALE 417

finanze. E proposi di destinare a tal uopo qualche cen-


tinaio di conventi, riducendoli in parte a convenevoli
carceri giudiziarie; in parte a perfetti laboratorii se-
greganti, e in parte almeno a ergastoli silenziari, CO-
me quello d’Alessandria, il quale però soggiacque ad
un’intensa mortalità. Questo primo grado di riforma
avrebbe il vantaggio di poter essere pronto, certo
e generale. Amerei che si cogliesse quest’occasione per
diffondere il libro dei Delitti e delle Pene e ravvivare
la benefica filosofia del secolo XVIII.
Ho ricevuto da un paio di giorni un altro numero
del giornale per l’abolizione della pena di morte che si
pubblica dal signor Ellero. Direi che i buoni cittadini
gli siano debitori per lo meno d’un saluto e d’un
ringraziamento.
Signori, voi continuate a svegliare la coscienza del
popolo e dei legislatori.

Senza data
Storia di una casa di correzione*
Nel tracciare l’istoria del regime penitenziale e cer-
carne i primi tentativi nelle case di correzione di Roma
e di Milano si comprendono due cose assai disparate.
A quel tempo i grandi delitti ed anche i piccoli ve-
nivano puniti con supplicii tormentosi e affatto mate-
riali, la morte esacerbata colla ruota o colla tenaglia,
e talora la licenziosità del costume bastava a sottomet-
tere a sanguinosa flagellazione. I1 carcere non era per
sé considerato come una pena; i lavori delle galere si
facevano all’aria aperta nelle strade delle città.

* Inedito. ll ms. non porta data. M.R.M. Archivio Cat-


taneo, carte 14, pl. X, doc. 12.

27. - CATTANEO. Scritti politici. I.


ll - RIFORMA PENALE 417

finanze. E proposi di destinare a tal uopo qualche cen-


tinaio di conventi, riducendoli in parte a convenevoli
carceri giudiziarie; in parte a perfetti laboratorii se-
greganti, e in parte almeno a ergastoli silenziari, CO-
me quello d’Alessandria, il quale però soggiacque ad
un’intensa mortalità. Questo primo grado di riforma
avrebbe il vantaggio di poter essere pronto, certo
e generale. Amerei che si cogliesse quest’occasione per
diffondere il libro dei Delitti e delle Pene e ravvivare
la benefica filosofia del secolo XVIII.
Ho ricevuto da un paio di giorni un altro numero
del giornale per l’abolizione della pena di morte che si
pubblica dal signor Ellero. Direi che i buoni cittadini
gli siano debitori per lo meno d’un saluto e d’un
ringraziamento.
Signori, voi continuate a svegliare la coscienza del
popolo e dei legislatori.

Senza data
Storia di una casa di correzione*
Nel tracciare l’istoria del regime penitenziale e cer-
carne i primi tentativi nelle case di correzione di Roma
e di Milano si comprendono due cose assai disparate.
A quel tempo i grandi delitti ed anche i piccoli ve-
nivano puniti con supplicii tormentosi e affatto mate-
riali, la morte esacerbata colla ruota o colla tenaglia,
e talora la licenziosità del costume bastava a sottomet-
tere a sanguinosa flagellazione. I1 carcere non era per
sé considerato come una pena; i lavori delle galere si
facevano all’aria aperta nelle strade delle città.

* Inedito. ll ms. non porta data. M.R.M. Archivio Cat-


taneo, carte 14, pl. X, doc. 12.

27. - CATTANEO. Scritti politici. I.


418 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I
La mera prigione era un correggimento piuttosto
che una pena, quindi si infliggeva ai discoli, non ai
malfattori. Le case di correzione erano un'applicazione
a nome pubblico di un castigo che s'applicava in tutti
i conventi, in tutti i collegii e perfino in molte fami-
glie, cioè la reclusione, il digiuno e il lavoro. Ma quan-
do si trattava di delitti la società misurava la pena
all'unico intento del terrore, se non vi si aggiungeva
quello dell'espiazione e perfino della vendetta. Ma essa
imaginando con atroce fecondità ogni sorte di strazii pel
corpo, non aveva pensato che ve ne era uno più squi-
sito, più irresistibile, che si dirigeva tutto sull'anima
e solo la poteva domare, la solitaria riflessione. Questa
è pur quella pena che oggidì molti gridano soverchia a
qualsiasi più nero misfatto, e alla forza del sentimento
e della ragione. Ebbene questa repressione allora si
conosceva sì poco, si apprezzava così poco, che a ri-
chiesta di un tutore malsoddisfatto si applicava a un
giovine dissipato o inerte.
A poco a poco un principio affatto nuovo si diffu-
se nella società e prese la parte di tutti gli infelici non
più parlando sommessamente di carità e di pietà, come
si era fatto per 17 secoli, ma facendo suonare alta-
mente le prepotenti parole di diritto e di dovere, e
portandole in tutte le miserie della società. Questa vo-
ce nuova demolì tutto I'apparato delle pene materiali
e per poco non disarmò la giustizia. Beccaria negò in
faccia a tutti la pena di morte.
Le orribili esacerbazioni della morte si dileguarono
tutte in faccia alle opinioni del secolo. A poco a poco
le pene del delitto, falcidiate da ogni parte, vennero
a attenuarsi e identificarsi colle antiche correzioni; il
malfattore invase le prigioni del discolo, che si mandò
libero fra il tumulto di un mondo che sembrava volersi
I ricostruire dalle fondamenta.
Quelle stesse mani che demolirono in Pensilvania
ll - RIFORMA PENALE 419

I’antica monarchia normanna, furono le prime a chiu-


dere nelle celle il delitto. Quelle menti serene divina-
rono tutta la potenza del silenzio; e educati da una fi-
losofia che traeva tutto dalla riflessione applicata al-
l'esperienza, vollero trar dalla riflessione anche la pe-
na, e richiamare coll'esperienza questa sublime indu-
zione. Ecco il carcere solitario di Filadelfia: furono es-
si i primi che quasi sdegnando il corpo del malfattore
esultarono di farsi l'anima pura.
I1 patibolo con tutti i brutali supplicii studiati dal-
la perseveranza dell'età barbare, si spiritualizzò nelle
celle solitarie. Chi pretende che questa è un'applicazio-
ne, una imitazione, non una scoperta fondamentale e
assoluta, deve supporre che non vi sia differenza tra
l'anima e il corpo, fra la tanaglia e il rimorso. È ben
vero che la scoperta era matura, che le pene materiali
ripugnavano al secolo e che bisognava presto o tardi
ridursi alle pene morali. Ma il fatto sta che la scoper-
ta presente e matura in Europa fu pur fatta in America,
come quella del parafulmine; e della nave a vapore. E
in tutte queste tre cose la gloria debb'essere di chi fece
e vide, non di chi tenendo le mani sulle cose non le
seppe vedere. E la prova sia questo: che due genera-
zioni sono ormai tramontate e l'Europa appena metta
mano con dubbia fede e con esitanza all'impresa.
Quindi noi rendiamo grazie al signor Cusben che
con imparzialità come f a poi dice che dall'ltalia, da
Roma da Milano da Firenze partì il movimento che
oggidì si manifesta nei due mondi. Ma noi crediamo
che la gloria che ci appartiene di buon diritto è quel-
la d'aver previsto le case di correzione per discoli,
l'altra d'aver trovato l'immensa forza morale del si-
lenzio e della reclusione e la sua superiorità a tutti i
castighi carnali appartiene ad altri e la cediamo volen-
tieri a chi tocca perché la nostra nazione non ha biso-
gno di rubar gloria alle altre.
420 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

I Pensilvani applicavano ai malfattori ciò che l’Ita-


lia applicava ai discoli o ai più giovani delinquenti;
nella distanza tra il malfattore e il discolo sta la sco-
perta di Filadelfia
Non vedo qual forza morale possono avere quattro
muraglie dice Cusben. Certo se fra quattro muraglie
poniamo una statua o un imbecille, ritroveremo alla
fine di bel nuovo la statua o l’imbecille. Ma se in quel
perpetuo silenzio immaginiamo un’anima piena di pas-
sioni, di rimembranze, di rimorsi, se dopo che i suoi
pianti saranno calmati e assopiti dal tempo e dalla
quiete, andremo di tempo in tempo a spargere in quel-
la profonda tristezza parole di pace e richiami etc.
È inutile lo scrutare i primi albori del sistema pe-
nitenziario nei secoli andati, perché i grandi delitti era-
no puniti con atroci pene corporali, e non colla pri-
gione; e questa si applicava dalla legge non come
I’unica pena, ma come l’ultima e la più mite. ll vero
sistema penitenziario nasce nelle diverse nazioni man
mano che l’umanità, la filosofia disarmando il carne-
fice e riducendo la pena alla semplice prigionia costrin-
gono a graduare e uniformare questa e soprattutto a ren-
derla abbastanza ferma da sostenere tutto lo sforzo della
spinta criminosa. Quindi, il regime Penitenziario, cri-
minale è figlio del tempo e della filosofia.
È falso che la base della riforma delle prigioni sia
il pentimento del colpevole. Un omicida può essere
pentito anche prima d’essere condannato, anzi d’essere
accusato e che importa il suo pentimento? La legge per
questo non avrà il suo corso? Resterà egli impunito?
Ne vuole dunque in questo caso la condanna ..., non vuo-
le il pentimento, ma la pena, cioè l’esempio. ll pen-
timento comincia e finisce nel colpevole, l’esempio s’in-
dirizza a tutti.
Quindi si vede quanto falsa sia l’identità che Gui-
zot ritrova tra la legge penale e le penitenze cano-
ll - RIFORMA PENALE 421

niche. E quanto angusta sia la tesi del Manuale di


Greller Wannoy: Le point où vise l'emprisonnement
est de coriger le comndanné.

Senza data

Della Genesi del diritto penale *


SULLA GENESI
Trovandosi Romagnosi a villeggiare sulle colline
Parmigiane andò in compagnia d'un amico speziale di
Salso a far colazione presso un altro amico Luca un
miglio lontano. Usciva in quei tempi l'opera di Filan-
geri, la quale divenne fra i tre amici argomento di
discorso. Si venne a discutere la, questione, se l'uomo
isolato, e non sociale abbia il diritto punire. Rom. lo
negò, gli altri due lo sostennero. La disputa li inte-
ressò vivamente, cosicché si convenne di esporre le
.proprie ragioni riposatamente in una dissertazione.
Rom. addestrato alla maniera dell'unico Bonnet, co-
minciò a ricercare una verità fondamentale per cui si
potesse erigere tutto l'edificio. Colta la radice si ac-
corse di aver nelle mani le fila di una intera scienza,
quindi passando di deduzione in deduzione, senza sa-
pere dove le conseguenze lo potessero condurre, ab-
bandonandosi al filo del raziocinio fece si che la dis-
sertazione divenne una Scienza nuova.
G.D.R. mentre componeva la sua Genesi volle un
giorno disporre in serie dodici pensieri che scaturivano
l'un dall'altro in forma di dimostrazioni geometriche.
Giunto al fine del suo raziocinio si accorse d'essere in
contradizione con sé stesso. O questo è un errore di

* Frammento inedito. Ms. M.R.M. Archivio Cattaneo,


cart. 17, pl. I, doc. 2.
ll - RIFORMA PENALE 421

niche. E quanto angusta sia la tesi del Manuale di


Greller Wannoy: Le point où vise l'emprisonnement
est de coriger le comndanné.

Senza data

Della Genesi del diritto penale *


SULLA GENESI
Trovandosi Romagnosi a villeggiare sulle colline
Parmigiane andò in compagnia d'un amico speziale di
Salso a far colazione presso un altro amico Luca un
miglio lontano. Usciva in quei tempi l'opera di Filan-
geri, la quale divenne fra i tre amici argomento di
discorso. Si venne a discutere la, questione, se l'uomo
isolato, e non sociale abbia il diritto punire. Rom. lo
negò, gli altri due lo sostennero. La disputa li inte-
ressò vivamente, cosicché si convenne di esporre le
.proprie ragioni riposatamente in una dissertazione.
Rom. addestrato alla maniera dell'unico Bonnet, co-
minciò a ricercare una verità fondamentale per cui si
potesse erigere tutto l'edificio. Colta la radice si ac-
corse di aver nelle mani le fila di una intera scienza,
quindi passando di deduzione in deduzione, senza sa-
pere dove le conseguenze lo potessero condurre, ab-
bandonandosi al filo del raziocinio fece si che la dis-
sertazione divenne una Scienza nuova.
G.D.R. mentre componeva la sua Genesi volle un
giorno disporre in serie dodici pensieri che scaturivano
l'un dall'altro in forma di dimostrazioni geometriche.
Giunto al fine del suo raziocinio si accorse d'essere in
contradizione con sé stesso. O questo è un errore di

* Frammento inedito. Ms. M.R.M. Archivio Cattaneo,


cart. 17, pl. I, doc. 2.
422 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - I

deduzione o è di principio, egli disse allora, e ritor-


nando sulle sue vestigia trovò che tutto veniva da un
principio falso, la cui assurdità non risaltava nelle
prime conseguenze e appariva fortissima nelle ultime.
A guisa di due linee quasi parallele, la cui convergenza
o divergenza non è avvertita dall’occhio s’elle non ven-
gono prolungate per un tratto considerevole. La que-
stione era se vi sia diritto di uccidere una persona per
difendersi il possesso di una cosa. Partendo dal princi-
pio apparentemente giusto, che un diritto maggiore
debba cedere ad un minore, egli era venuto a con-
chiudere che non era lecito toglier la vita per difender
un bene. Ma sono qui forse a confronto due diritti?
Veggo benissimo dall’una parte il diritto di possedere
un bene; ma non vedo dall’altra il diritto di usurparlo.
Se si supponesse un diritto anche da questa parte, non
sarebbe egli veramente: jus datum sceleri? Io difen-
dendo il mio bene fino alla morte del prepotente non
mi arrogo un diritto sulla sua vita, ma esercito un di-
ritto sul bene mio.
Un buon codice civile si riduce a questa minima
formola : Pareggiare tra privati l’utilità, mediante l’in-
violato esercizio della comune libertà. Ecco la pietra del
paragone per i codici. Tutto quello che oltrepassa questi
confini è ingiustizia legalmente consacrata. G.D.R.
Un negletto pensiero di Bonnet fu il seme di un
grandissimo sistema. Eccolo. Le leggi sono risultati de’
rapporti reali e necessarj delle cose. L’autore non sep-
pe conoscerne le conseguenze. Esse divennero immen-
samente importanti nelle mani di G.D.R.
I N D I C E

Introduzione , . . . . . . . . , . . Pag. v
Avvertenza . . , . . , . . . , , . , . XXVII
I
NOTIZIE ITALIANE E STRANIERE
Società per sovvenire i poveri e dissodare le terre
inculte . . . . . . . . . . . . . . .
Navigazione dell' Indo . . . . . . . . . . .
Stato delle scuole dell'India . . . . . . . . .
Altre notizie interessanti l'India . . . .
America - Nuova setta dei Marmoniti . . . . . .
Oceanica - Esito delle missioni cristiane nelle isole
della Società . . . . . . . . . .
. . . 1o
Giornali nell'India . . . . . . . . . . . . 14
Abbandono della cultura del tè c del baco da seta
aJava . . . , , . . . . . . . . . . 16
Riduzioni di spese nella regia marina britannici . . 17
Museo nautico e militare di Londra . . . . . . . 18
Asia - Introduzione dei telegrafi nel Bengala . . . 19
Via militare dalla Russia all'India . . . . . . . 19
Giornali nell'India . . . . . . . . . . . . 22
Progressi dell'incivilimento nell’isola di Ceilan . . . 23
Pro etto d'un instituto agrario nelle terre inculte del-
l’alto Novarese . . . . . . . . . . . . 25
Gran concilio scientifico adunato a Cambridge . .. 31
Spese militari della Monarchia Prussiana .
. . . . 32
Grande strada ferrata nel Belgio . . .
. . . . . 33
I
424 INDICE

Sulle carte di pubblico credito dello Stato romano . . 34


Asia - Partecipazione degli indigeni dell'India nelle
funzioni dei giudici europei . . , .
. . . . 34
Progressi del commercio britannico nell'Asia interiore 35
Oceanica - Monopolio generale del caffè nell'isola di
Java .
. . . . . . . . , . .. . . 40
Strada ferrata da Manchester a Bolton e da Birmingham
a Londra . . . . , .
. . .
. . . . . 42
Valore delle importazioni ed esportazioni della Gran
Britannia , , . . . , . . .
. . . . . 43
Riforma dei riti Israelitici nel Granducato di Weimar 43
'Giornali in Ispagna e in Italia . . . .
. . . . 44
Sul commercio dell'uve passe dell'isole Joniche colla
Gran Britannia . . . . . . . . . . . . 46
Africa - Liberia, Colonia di Liberti negri . . , . . 49
Progressi dell'incivilimento nelle vicinanze del Capo 53
Commercio delle Repubbliche dell'America meridio-
nale . . . . . , . . . . . , , . , . 55
Oceania - Stato delle Colonie in lesi istituite nella
Nuova Galles, a Fiume Cigno a Vandiemen . . 58
Scoperta di una nuova terra australe . . ., , , 59
Deliberazioni prese dalla commissione commerciale di
Zurigo sul sistema doganale . . . . . . . . 60
Stato delle fortificazioni dei Dardanelii . , . , , 61
America - Pertinace continuazione della tratta dei Negri 63
Vendita dei beni del clero, e riforma daziaria nel
Messico . . . . . . . . .
. . , . , . 64
Nuovo Instituto architettonico di Zurigo . .
. . . 65
Fondazione d'un giornale letterario anglo-italo-greco 66
America - Compimento del Canale Welland nell'Alto
Canadà . . . . . . . . . . . . . . . 67
Sull'incanto delle sete a Londra . . . . . . . . 67
Generale sottoscrizione a favore delle pubbliche scuole
del Cantone Ticino , . .
. . . . , , , . 69
Aumento dell'importazione delle sete grezze nella Gran
Brettagna; stato delle sete sulla piazza di Napoli 71
Osservazioni alle ricerche sul progetto di una strada
di ferro da Milano a Venezia colle relative risposte 74
Premio pel miglioramento del bestiame svizzero . . 93
. .. . . ,

INDICE 425

Società per un battello di ferro, mosso dal vapore,


sul lago d'Iseo. . .
. . . . . , , . . . 93
Progresso nell'escavazione delle ligniti e delle torbe
nel Regno Lombardo-Veneto e negli Stati vicini 95
Progressi delle imprese per le strade ferrate nel Regno
Lombardo-Veneto , . . . . . . . , . . 96
Introduzione di nuove industrie in Lombardia . . . 99
Progetto di valve di bronzo alle porte del Duomo di
Milano . . . . . . . . . . . . . . . 100
Prossima esposizione di Belle Arti in Brera? . . . , 101
Intorno ai Macelli Publici e ad un disegno di Macello
per la città di Napoli . . . . . . , , , . 101
Delle imprese per la filatura meccanica del lino . . 110
Progressi della filatura dei cascami serici nella Scozia,
e prime prove della sua introduzione in Milano . . 114
Amministrazione della Società di Milano per lo scavo
dei combustibili . . . . , , . , . , . , 116
Gruppo marmoreo per ornamento della piazza di Tre-
scorre . . . . . . . . . . . . . . . 117
Confronto dei pericoli sulle strade ferrate e sulle stra-
de comuni . . . . . . . . . . , . . . 118
Commissione scientifica per l'ordinamento generale del-
le strade ferrate in Irlanda . . . . . . . , 122
Alcuni tratti del discorso del sig. Thénard, presidente
della Commissione distributrice dei premj all'in-
dustria francese . . . . . . . , . . . , 129
Multe ai così detti ristauratori d'edificj antichi . . . 132
Navigazione a vapore sul Mediterraneo . . . . . 133
Progressi dell'industria in Lombardia . . . . . . 134
Notizie sul Sesto Congresso dei dotti francesi, tenuto
a Clermont Ferrand . . . . . . . . . 135
Continuazione e fine delle notizie sul Congresso dei
dotti francesi a Clermont . . . . . .
. . 151
Strada ferrata aeromotiva dell'ing. Clegg . . .
. . 159
Nuovo progetto di strada ferrata da Milano a Como 162
Alcune notizie sulle riforme delle artiglierie . . . . 166
Strada ferrata da Napoli a Castellamare , . . . . 170
Delle strade ferrate bélgiche nel 1841 . . . . . . 171
Sismondo De' Sismondi . . . . .
. . . . . 172
426 INDICE

Il congresso scientifico del venturo anno 1844 in Milano 174


Sui buoni effetti del carcere segregante, nella casa
centrale di Parigi, durante il decorso triennio . . 176
Sul modo di trasportare i marmi dalle cave di Carrara 181
Sulla riforma carceraria, Rapporto fatto al Congresso
scientifico di Lucca dalla Commissione eletta nel
Congresso scientifico di Padova . . . , . , . 184
Prima società carbonifera italiana . . . . . . . 200
Sugli istituti di beneficenza e d’istruzione in Forli . . 202
Nuova scuola di chimica industriale in Milano . . . 206
La nuova legge del publico insegnamento . . . . 208
Decrescenza del Pesce nei laghi della Provincia di
Como; misure governative per studiarne i rimedi 219
Adunanza dei naturalisti in Lugano . . . . , . 224
L’Europa ricongiunta all’America col filo telegrafico 226
Miniera di piombo e argento a Brusinpiano . . . . 227
Le nuove miniere di Washoe e di Mono Lake . , . 227
Fatti che potrebbero servire per una storia naturale
com arata degli animali politici - Pre otenza del
più forte - La schiavitù tra le specie d e le formiche 229
Sull’esaurimento del terreno coltivato in Inghilterra 231
Forza militare d’Europa . . . . . . , . , . 233
importazione delle granaglie in Inghilterra . . . . 236
L’istituto Lombardo e la nostra proposta di una Società
meteorologica italiana . . , . . . . . . . 237
Bibliografia storica . .
. . . . . . . . . . 241
Sulla perpetuità della proprietà letteraria . . . . . 244
La popolazione della Francia . . . . . . . . . 248
La società di mutuo soccorso in Francia . . . . , 250
Le Casse di Risparmio in Europa e in America . . , 252
La società dei Carabinieri milanesi . . . . . . . 254
La proprietà letteraria e il Canton Ticino . , . , . 255
Associazione fra gli agrofili italiani , . , . . . . 257
Ricchezze naturali dell’isola di Madagascar . . . . 259
Associazione per l’esplorazione di combustibili fossili
in Val Cuvia ed adjacenze . . . . .
. . . 261
Sull’im ortanza internazionale della ferrovia pel Got-
. . . . . . . . . . . . . . . 262
INDICE 427

rendiconto dell'esercizio delle ferrovie dello Stato du-


rante gli anni 1860, 1861 e 1862 . . , . . . 268
L'istituto agrario parmense , , . . . . . . . 275
II
RIFORMA PENALE
Della riforma penale . . . . . . . . . . . 283
I - Delle carceri . , . . . . . , , , . . 285
II - Della deportazione , . . . . . , . . . 328
III - Delle galere . . . . . . . . . . . . 354
Pensieri sul modo di proporre la questione della rifor-
ma penitenziaria , . . . . . . . . . . . 374
Della pena di morte nella futura legislazione italiana 386
Pena di morte , . . . . . . . . . , . , 408
Atavismo delittuoso , . . . . . . . , . . , 409
Osservazioni sul progetto di riforma delle carceri , . 410
All'Associazione di propaganda per l'abolizione della
pena capitale. . . . . . . . , . . . . 416
Storia di una casa di correzione . . . . . , . . 417
Della genesi del diritto penale , , . . . . . , , 42 1
STAMPATO
CON I T I P I DELLA CARTOGRAFICA S . P . A .

VIA D E L L E CASINE, 11 - FIRENZE

i
CASA EDITRICE
FELICE LE MONNIER - FIRENZE

BIBLIOTECA NAZIONALE
EDIZIONE DELLE O P E R E D I
CARLO CATTANEO
.. a cura del Comitato Italo-Svizzero

CARLO CATTANEO.Scritti economici, a cura di ALBERTO


BER-
TOLI NO.

Vol. I : pp. XXVIII-436.


Vol. II: pp. IV-478.
VOI. III: pp. IV-476.

- Scritti storici e geografici, a cura di GAETANOSALVEMINI


e di ERNESTO SESTAN.
Vol. I: pp. XII-436.
Vol. II: pp. IV-440.
Vol. III: pp. IV-376.
Vol. IV: pp. IV-556
- Scritti filosofici, a cura di N. BOBBIO.
Vol. I: pp. LXX-498.
vol. II: pp. IV-384.
Vol. 111: pp. Iv-446.

- Scritti politici, a cura di MARIO BONESCHI.


Vol. I: pp. XXIV-448.
vol. II: pp. IV-544.
Vol. III: pp. IV-306.
Vol. IV ( i n corso d i stampa).

Di prossima pubblicazione:
- Scritti letterari, artistici c linguistici. Nuova edizione
a cura di MARIO

Prezzi
( I . V . A . compre

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