308 Dopo la morte dei Gracchi, sulla scena politica romana emerse la figura di
Mario, ‘uomo nuovo’, in quanto nessuno dei suoi antenati aveva ricoperto cariche
pubbliche. Riformò l’esercito introducendo i cosiddetti capite censi, ossia coloro che
come ricchezza avevano solo la loro testa, la loro persona. Il governo provvedeva a
rifornirli dell’equipaggiamento. In precedenza, invece, bisognava avere i soldi per
pagarselo e inoltre era utile avere un terreno che rendesse (e che procurasse
sostentamento alla famiglia, mentre il capofamiglia era a combattere).
Mario si distinse nella guerra giugurtina 112-105 a.C. Giugurta, re di Numidia, dopo
una contesa dinastica, assunse il potere con la forza. La questione non si risolveva,
perché G. riusciva a corrompere i politici romani, eccetto Mario, che riuscì a
sconfiggerlo.
Mario sconfisse i Cimbri e i Teutoni, tribù germaniche, ad Aquae Sextiae (102 a.C.) in
Provenza, regione a sud della Francia, e ai Campi Raudii (presso Vercelli) nel 101 a.C.
Nota di trascrizione: le parole e le espressioni inserite in una lingua diversa da quella
del testo vengono scritte in corsivo. In questo caso, si tratta di toponimi (nomi di topoi,
ossia luoghi, in greco antico) latini.
OTTIMATI: fazione politica costituita perlopiù da patrizi (i patrizi erano i discendenti dei
fondatori di Roma). Di essi farà parte l’avvocato e console Marco Tullio Cicerone.
POPOLARI: fazione politica perlopiù costituita da uomini del ceto equestre (cavalieri,
ossia persone abbastanza ricche da potersi permettere l’acquisto di un cavallo e
dell’equipaggiamento militare) e da plebei ricchi, ossia da non-patrizi. Di essa farà
parte il comandante Caio Giulio Cesare, appartenente alla gens Iulia, che si vantava di
discendere da Iulo o Ascanio, figlio di Enea, a rimarcare la discendenza greca e divina
(Enea era figlio di Anchise e della dea Afrodite).
GUERRA SOCIALE 91-89 a.C. socii = alleati
Il tribuno Druso aveva proposto di estendere la cittadinanza agli alleati italici e venne
ucciso. Gli alleati italici formarono uno Stato indipendente con capitale Corfinio, in
Abruzzo, e alla fine venne concessa loro la cittadinanza. Essa garantiva diritti attivi e
passivi, la possibilità di votare e di essere votati, lo ius connubii, lo ius migrandi
SILLA della gens Cornelia comparve/comparì in scena per contrastare il popolare Mario.
Mitridate VI re del Ponto, per contrastare il governo di Roma, volle creare una lega
indipendente. Contro di lui, venne inviato Silla, ma i popolari non erano d’accordo. (nei
popolari vi erano molti commercianti, che ci tenevano ad avere buoni rapporti con
l’Oriente, e i publicani, ossia gli appaltatori per l’esazione delle tasse). Per questo, il
Senato fece dietro-front e affidò la spedizione contro Mitridate a Mario.
Silla reagì marciando su Roma con l’esercito, che quindi passò a essere ‘esercito di Stato’ a
esercito personale di un comandante. Mario, allora, scappò in Africa.
Mario perseguitò i sillani. 87-85 a.C. : Silla sconfisse Mitridate, che fu costretto alla pace.
Nota di italiano: mitridatizzare, ossia immunizzarsi da un veleno, come M. che ogni giorno
prendeva un poco di veleno, cosicché, per uccidersi, dovette usare la spada, perché il suo
corpo.
Interessante pagina: https://unaparolaalgiorno.it/significato/M/mitridatizzare
82 a.C. a Roma si instaura la dittatura sillana.
Dittatura: istituzione straordinaria del governo romano, che conferiva poteri illimitati a un
solo uomo, in circostanze eccezionali e pericolose per lo Stato, per un arco di sei mesi.
Uno molto famoso fu Cincinnato, che era un contadino.
Dittature nel mondo moderno: Adolf Hitler, Mussolini nel Ventennio fascista, Pinochet in
Cile, molti dittatori in Africa, Francisco Franco in Spagna, Mao Zedong/Tse Tung in Cina
Silla fu dittatore dall’82 a.C. al 79 a.C., anno in cui si ritirò a vita privata (ossia non ricoprì
più cariche pubbliche).
- Aumentò il numero di senatori da 300 a 600 (conseguenza dell’estensione della
cittadinanza agli italici).
- Abolì la carica della censura, che controllava censo e moralità dei cittadini. Oggi, la
censura è il controllo, la limitazione o il divieto di diffondere opere scritte-libri, discorsi…,
film ecc. Un famoso censore fu Catone, che pronunciò la frase ‘Cartagine dev’essere
distrutta’ ed era contrario all’ellenizzazione, ossia all’influsso greco, che veniva diffuso sul
mondo romano.
- Emanò le liste di proscrizione (p. 315). Essa è la condanna a morte, più raramente l’esilio,
per coloro che erano considerati nemici dello Stato. Nel caso di Silla, erano i populares.
! Attenzione, la proscrizione, oggi, è l'estinzione di un reato a seguito del trascorrere di un
determinato periodo di tempo.
- Obbligo di approvazione del Senato per le proposte dei tribuni della plebe, che erano
l’organo che portava le istanze dei cittadini, specie delle classi più deboli.
- Tolse i cavalieri, gli equites, dai tribunali, che erano popolari, e al loro posto mise
senatori, perlopiù optimates (ottimati).
- ! Reimpostò i confini del pomoerium, che era il territorio della penisola nel quale non
si poteva entrare armati. A nord-ovest, il fiume Magra, presso Sarzana (tra la Liguria e
la Toscana) – dove il poeta stilnovista Guido Guinizzelli andò in esilio;
a nord-est, il fiume Rubicone, vicino a Cesenatico, ora un torrente, che Cesare
oltrepassò nel 49 a.C. con l’esercito e sul quale pronunciò la frase ‘Alea iacta est’, ‘Il
dado (della sorte) sia tirato’.
Nel 73 a.C. il gladiatore Spartaco guidò una rivolta a Cuma , anch’essa sedata da
Pompeo e poi da Crasso, ricchissimo. I due, nel 70 a.C., divennero consoli, pur non
avendo ricoperto cariche del cursus honorum, ossia della successione di cariche che
bisognava ricoprire per poi arrivare al consolato.
66 a.C. Pompeo sconfisse Mitridate VI re del Ponto, che si era impadronito della
Bitinia, una regione confinante al Ponto, che il re Nicomede aveva dato in eredità a
Roma (come Attalo III nel 133 a.C. aveva dato in eredità a Roma il suo regno di
Pergamo).
Dopo che Mitridate fu uscito di scena, le coste dell’Asia Minore divennero dominio di Roma (p.
323). Nella capitale, intanto, vi era molto malcontento per lo sconvolgimento dell’assetto
politico-sociale, prima con Silla e poi con Pompeo e Crasso. La corruzione dilagava.
Nel 63 a.C. Catilina, un nobile impoverito, tentò un colpo di Stato, ma esso venne sventato da
Cicerone, avvocato e senatore appartenente agli optimates. Catilina venne sconfitto a Pistoia
nel 62 a.C.
La vicenda è narrata ne La congiura di Catilina, scritta dal politico e storico Sallustio.
Dopo aver sconfitto Mitridate, Pompeo tentò di entrare nel pomerio con l’esercito, per ricevere
il trionfo dal popolo; era però rischioso, perché P. si sarebbe potuto comportare come Silla. Per
questo, sciolse l’esercito, però non venne comunque celebrato. Per questo, passò dalla fazione
degli ottimati a quella dei popolari.
CESARE
Nacque nel 100 a.C. nella gens Iulia, che si vantava discendere da Iulo o Ascanio, figlio di Enea e
nipote di Afrodite. Faceva parte della fazione popolare. Nel 63 a.C. ricoprì la carica di pontefice
massimo, massima carica sacerdotale (‘che fa i ponti fra cielo e terra’).
Nel 60 a.C. con Pompeo e Crasso stipulò un’alleanza chiamata triumvirato, definito da Cicerone
‘mostro a tre teste’. In questo modo, tutti e tre tenevano sotto controllo la vita pubblica. Essa
era una magistratura composta da tre uomini (tresviri).
Nel 59 Cesare fu eletto console e poi gli fu affidato il proconsolato della Gallia Cispadana (al di
qua delle Alpi) e della Gallia Narbonese (l’odierna Provenza). Le prime vittorie sui Galli furono
tra il 58 e il 56 (contro Elvezi, Belgi e Aquitani), nel 56 a Lucca i tre rinnovarono il triumvirato.
Un avversario tenace per lui fu Vercingetorige, in Francia centrale. Lo scontro finale fu ad
Alesia, presso Digione, nel 52. Con questa battaglia, la Gallia intera fu definitivamente
sotto il dominio romano.
Nel 53 a.C. Crasso, volendo emulare le imprese militari di Pompeo e di Cesare, tentò di
sottomettere i Parti, che risiedevano nell’attuale Iraq; subì una pesantissima sconfitta a
Carre e le insegne romane vennero strappate, atto ritenuto simbolicamente molto
vergognoso. Egli morì durante lo scontro.
Nella città di Roma, intanto, vi era una sorta di guerriglia urbana fra le bande di Clodio,
popolare, e Milone, ottimate, che quando fu accusato dell’omicidio di Clodio fu difeso da
Cicerone con l’orazione Pro Milone.
Cicerone, intanto, elaborò la teoria del princeps, ossia di colui che doveva prendere in
mano le sorti della res publica, non lasciandola però trasformare in tirannia.
Con l’uscita di scena di Crasso, Pompeo e Cesare da alleati divennero rivali per il controllo
assoluto dello Stato. Il resoconto degli scontri lo leggiamo nel De bello civili, opera scritta
da Cesare. Altra opera è il De bello gallico.
Cesare rimase in Gallia fino al 49. In quest’anno il Senato, ora piuttosto vicino a Pompeo,
gli inviò un ultimatum ingiungendogli di abbandonare la provincia e di congedare il suo
esercito, se avesse voluto rientrare da privato cittadino a Roma per presentare, a norma
di legge, la candidatura al secondo consolato (il c. era a carica annuale).
La situazione era delicata: Pompeo e Cesare comandavano un esercito a testa.
Quest’ultimo era pronto a scioglierlo se anche Pompeo avesse fatto questo (con un
esercito non si poteva entrare nel pomerio). Ciò non successe, quindi Cesare l’11 gennaio
del 49 a.C. varcò il fiume Rubicone, esclamando ‘il dado (della sorte) sia tirato’. Cesare
cominciò a marciare verso Roma e intanto ottennva la resa di molte città.
Pompeo allora volle riorganizzarsi e rafforzarsi: andò verso l’Oriente, ma dovette affrontare
Cesare che lo aveva rincorso. Lo scontro si ebbe a Farsàlo, in Tessaglia (Grecia) nel 48 a.C.
Pompeo scappò in Egitto, dove il faraone Tolomeo XIII, per ingraziarsi Cesare sperando di
evitare che l’Egitto, ultimo regno ellenistico, non venisse inglobato nell’Impero romano, lo
uccise.
Cesare, invece, disprezzò l’atto e volle rendere omaggio alla memoria dell’avversario.
Tra il 48 e il 47, la sorella di Tolomeo, Cleopatra, si legò politicamente e sentimentalmente
a Cesare. Da questo legame nacque Cesarione.
Le ultime resistenze dei pompeiani furono vinte nel 46 a Tapso, nell’odierna Tunisia, e a
Munda (nell’odierna Andalusia, a sud della Spagna) nel 45.
Nel febbraio del 44 divenne dittatore a vita: oltre che imperator (sommo comandante
militare) a vita, era già pontefice massimo ed ebbe la possibilità di scegliere i magistrati
e di imporre al Senato la fedeltà alla sua persona.
Si temeva molto che Cesare diventasse un monarca. Iniziò un complesso piano di riforme:
una secca riduzione dei beneficiari delle distribuzioni gratuite di grano a Roma, la
realizzazione di grandi opere pubbliche, la fondazione di colonie e lo stanziamento di
veterani in terre provinciali.
Come fece Silla, ampliò (ulteriormente) il numero di senatori (all’inizio 300, poi 600
con Silla, poi 900 con Cesare) per inserirvi i suoi seguaci; riordinò il calendario civile
basandosi sull’anno solare, che si chiamò giuliano, e che è seguito ancora oggi
dagli ortodossi nella liturgia.
Il punto cruciale, che determinò l’assassinio di Cesare alle idi* di Marzo del 44, il 15
del mese, fu il conferimento di dittatura perpetua. Aveva in mente di preparare
una spedizione in Gallia.
*celebrazioni religiose che scandivano il tempo a Roma
Marco Antonio, fidato cesariano, offrì a Cesare la corona di monarca, ma C. la rifiutò.
Cesare fu vittima di una congiura ordita da nemici ed ex compagni, fra i quali Bruto e
Cassio.
Bruto, Cassio e Giuda sono rispettivamente in ciascuna delle tre bocche di Lucifero
nell’Inferno dantesco, in fondo alla voragine a forma di imbuto formatasi dalla
caduta dell’angelo ribelle a Dio. Al lato opposto, la terra si ritrasse e si formò la
montagna del Purgatorio. Custode del P. è Marco Porcio Catone, il giovane, fervido
repubblicano che divenne simbolo degli ideali repubblicani per i contemporanei e i
posteri.
Dopo la morte di Cesare, ci fu paura per i congiurati per timore di essere scoperti e per i
cesariani, temendo le vendette.
Cicerone fu per il rispetto dei decreti di Cesare; M.Antonio lesse il suo testamento, in cui si
prometteva di elargire benefici al popolo.
Da qualche tempo si era affacciato sulla vita politica Caio Ottavio, adottato da Cesare col nome
di Caio Giulio Cesare Ottaviano, che rivendicò di esserne l’erede legittimo.
Si diceva che Cesare fosse stato visto mentre ascendeva al cielo e per questo venne proclamato
divus, ossia dio a tutti gli effetti, da aggiungere agli altri del Pantheon romano.
Nel 43 a.C. ci fu il secondo triumvirato, fra Ottaviano, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido, un
aristocratico, come tresviri rei publicae costituendae ‘tre uomini (uniti) al fine di
costituire/formare la repubblica (= cosa pubblica, concetto diverso da oggi)’.
Essi emanarono delle liste di proscrizione, in esse vi era anche Cicerone, che aveva sbagliato a
pensare che Ottaviano lo avesse preso in simpatia.
Bisognava punire i cesaricidi: Bruto e Cassio. Nel 42 a.C. vennero sconfitti a Filippi, in Epiro
(circa l’odierna Albania e Grecia nord-occidentale). Ant. Ebbe il dominio della Gallia e
dell’Oriente, Lepido dell’Africa e Ottaviano di Spagna e Italia. Quest’ultimo, espropriò le
terre italiche per distribuirle ai veterani. Il poeta Virgilio ne fu vittima.
Il figlio di Pompeo, Sesto, compì atti di pirateria in Sicilia e Sardegna. Ot. lo vinse a Naulòco nel
36. Lep. fu allontanato dal triumvirato. Nel frattempo, Antonio si era unito a Cleopatra.