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Martello Piervincenzo cl 2C

Elaborazione personale: IL PRINCIPATO PER ADOZIONE E LA ROMANIZZAZIONE

A partire dall’imperatore Nerva, eletto nel 96 d.C. dal Senato e dai congiurati che avevano
assassinato Domiziano, viene ad instaurarsi il meccanismo dell’adozione, che rimase in
vigore per quasi un secolo e che comportava da parte dell’imperatore in carica la scelta del
suo successore tra i senatori più autorevoli per merito verso lo stato e qualità personali e
militari, questa scelta dell’imperatore doveva anche essere accettata dal senato.

Ciò permise di portare al potere persone preparate con buone capacità gradite sia al senato
sia all’esercito e di realizzare anche l’ideale filosofico di Platone e di altri storici, che ponevano
al vertice dello stato un optimus princeps, ossia un saggio rispettato da tutti. Il primo
imperatore adottato fu Traiano che a sua volta adottò suo nipote Adriano, un uomo di
eccezionale cultura letteraria ed artistica ma anche un buon amministratore poiché intraprese
la politica di consolidamento dei confini, piuttosto che continuare con le mire
espansionistiche troppo costose soprattutto per le spese militari. Anzi per frenare queste
spese abbandonò le province mesopotamiche, mentre in Britannia per difendere i confini
delle proprie province, fece costruire il vallo, una grande muraglia lunga 118 km.

Alla morte di Adriano nel 138 d.C. inizia la dinastia degli Antonini per adozione di Antonino
Pio che continuò la politica di consolidamento della pax romana, avviata dal suo
predecessore, evitando di impegnare lo stato in costose operazioni di militari. Adriano aveva
imposto ad Antonino di adottare a sua volta i due fratelli Marco Aurelio e Lucio Vero che alla
morte di Antonino presero il potere insieme e solo nel 169 d.c. dopo la morte di Lucio, al
potere rimase da solo Marco Aurelio. Quest’ultimo viveva una profonda inquietudine interiore
(che espose anche nella sua opera A se stesso) dovuta al fatto che durante il suo regno non
mancarono instabilità e guerre: quella contro i Germani e i Parti dalle quali il suo esercito ne
uscì decimato per via anche del vaiolo.

Queste guerre e i nemici che premevano ai confini posero fine a quei 20 anni di prosperità che
l’impero aveva avuto e iniziò un periodo di grande crisi. A Marco Aurelio succedette il figlio
Commodo, di temperamento completamente diverso con il quale ebbe fine il principato
adottivo e ritornò la successione dinastica. Commodo esautorò completamente il senato e
nel 192 d.c. fu vittima di una congiura di palazzo. Con la morte di Commodo finì la dinastia
degli Antonini e si concluse l’epoca degli imperatori per adozione. La società romana subì
dunque profondi cambiamenti che produssero un progressivo livellamento delle differenze
tra i popoli delle province al fine di costruire un mondo comune grazie alla concessione della
cittadinanza. Imperatori e senatori ora si ritrovavano ad avere origini ed interessi comuni
poiché provenienti dalla nobiltà provinciale romanizzata e ciò li portava ad operare con
maggiore sintonia. Il mondo controllato da Roma subì anche l’uniformazione urbanistica:
sorsero nuove città e vennero ristrutturate le vecchie. Anche molti accampamenti militari si
trasformarono in vere città nelle quali i soldati rimanevano a vivere contribuendo così alla
romanizzazione culturale. Il fenomeno dell’urbanizzazione cambiò il volto dell’impero romano
in quanto la vita si concentrò nelle città che ben presto raggiunsero notevoli dimensioni come
Roma, Alessandria D’Egitto, Antiochia, Cartagine ricche di terme, teatri, biblioteche, scuole,
rete stradali. E poiché in tutto l’Oriente si usava il greco e in Occidente il latino, l’impero era
bilingue. Dal punto di vista culturale i numerosi autori provenienti da diverse aree periferiche
non produssero nuove idee ma rielaborarono quelle del passato. Ma nel II secolo d.C. si
assistette al declino dell’Italia con la decadenza dell’agricoltura, la diminuzione della
popolazione e il generale rallentamento dell’economia. Per far rinascere l’agricoltura si
affermò il sistema del colonato, ossia la divisione delle terre in piccoli lotti affidati a contadini
nullatenenti o a schiavi detti coloni. Tale sistema riuscì a sopravvivere per tutto il II sec. d.C.
grazie al fatto che la qualità e la sicurezza dei campi veniva sorvegliata e soprattutto veniva
garantita l’equità dei tributi impedendo agli esattori di chiedere di più .

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