Sei sulla pagina 1di 2

Tacito attribuisce la decadenza dell'oratoria al principato ed è una delle motivazioni che vengono poi

analizzate nelle Historiae e anche negli Annales, infatti in queste due opere lui analizza il principato per
capire i meccanismi che hanno portato a esso, che secondo lui era l'unico governo in grado di poter gestire
la vastità dell'impero. Nel Dialogus de Oratoribus lui sostiene che la decadenza dell'oratoria è proprio
dovuta al fatto che nel principato non ci può essere più libertà, essendoci anche un forte contrasto con il
ceto senatorio e lui, in questo dialogo, immagina per l’appunto un dialogo fra 3 personaggi, di cui 1
materno e portavoce delle istanze di Tacito e immagina questo dialogo in stile ciceroniano, infatti lo stile
abbastanza scorrevole, per questo riprende anche a livello stilistico Cicerone, cosa che non è presente
invece nelle altre due opere nelle quali lo stile è più vicino all’inconcinnitas proprio che si contrappone alla
concinnitas ciceroniana e nel dialogo lui sostiene che era inevitabile il principato, ma che ovviamente
questo ha comportato una perdita della libertà e questo ha comportato la decadenza dell'oratoria. Nelle
Historiae, inoltre Tacito analizza le diverse successioni imperiali, elemento fondamentale all’interno
dell’opera. Per lui è fondamentale che si trovi una modalità giusta per la successione, perché finora si erano
succeduti: Tiberio, (che era figlio di Livio e Drusilla, non era figlio di Augusto), Caligola, Claudio nominato
anziano, che poi come riporta spesso lo stesso Tacito, si faceva manipolare dalle due mogli Messalina e
Agrippina (che poi lo fa uccidere per far salire al potere Nerone). Quindi lui ritiene che la degenerazione
della situazione politica sia dovuta al fatto che alla guida dell’impero ci siano persone incapaci, quindi
appoggia Nerva che sceglie come modalità l’adozione del migliore, infatti da Nerva in poi, l'erede, verrà
scelto per merito quindi nel lui dice che uno dei problemi principali della degenerazione del principato, è
attribuito alla scelta dell’erede. E infatti lui nelle Historiae sostiene apertamente che il principato è il male
quindi è una visione molto pessimista. Al contempo egli è consapevole che non c'è un’alternativa che lui
non dà alternative, perché è cosciente che non c'è ne sono alternative, perché l’impero è troppo vasto e
per governarlo è necessaria una persona sola; tuttavia Tacito auspica che questa persona sia valida,
moderata, capace e questo dipende da chi lo elegge. (Nelle Historiae, lui cita anche tutti quei personaggi
coinvolti nella congiura pisoniana, tra cui anche Seneca) In queste opere storiche ( in particolar modo negli
Annales) analizzando i vari principati, Tacito si sofferma sul principato di Nerone che nel primo quinquennio
(nel cosiddetto “quinquennio felice” ) lo giudica rispettoso e moderato solo che successivamente Tacito fa
una dettagliata descrizione di Nerone affermando che fosse ossessionato, che vivesse di ossessione e
giudicava di conseguenza il suo comportamento fuori dalla normalità, e che in ultima istanza lo giudica
come un pazzo preda di incubi notturni, manie persecutorie e angosce. Nelle Historiae, Tacito vorrebbe
arrivare ad analizzare anche la storia presente, (infatti nel proemio lui affermava la volontà di rievocare gli
anni della tirannide di Domiziano) però non arriva a compimento totale del progetto e inoltre ci sono
pervenuti appena quattro libri più l’inizio del V. In quest’opera lui analizza un passato recente, perché parte
dal periodo post-neroniano, mentre negli Annales lui analizza dal periodo della dinastia Giulio-Claudia,
nonché il passaggio dalla res pubblica al principato proprio a partire dalla dinastia Giulio-Claudia.
Caratteristica di Tacito, nella realizzazione di queste due opere, è il modo con cui si approccia alle fonti:
infatti lui utilizza le fonti e le utilizza in modo critico, ed è per questo che attraverso l’opera di Tacito siamo
a conoscenza di opere andate perdute (come ad esempio il Satyricon di Petronio). L’intento di Tacito in
queste opere storiografiche è quello di fornire una ricostruzione oggettiva e imparziale dei fatti condotta
sine ira et studio. Tuttavia, sono presenti degli episodi dove Tacito crea una narrazione ambigua, costituita
dall’intento di riportare più versioni di uno stesso evento cercando di persuadere il lettore nella tesi verso
cui propende lo storico. Ne è un esempio l’episodio della morte di Agricola, in cui Tacito afferma che egli sia
morto per cause naturali, ma riporta al contempo delle dicerie su un presunto avvelenamento da parte di
Domiziano, propendendo verso questa tesi. Lo stile di Tacito subisce molto la visione pessimistica e cupa
della realtà che lo circonda. Spesso ricorre l’ellissi del verbo, o ancora la frammentazione del periodo, o
ancora i segni di punteggiatura che fanno meglio emergere il malessere di Tacito, quindi lo stile è lo
specchio della sua insofferenza e del suo dispiacere, proprio perché provenendo dal ceto senatorio
lui si sente privato di questo ruolo che un tempo apparteneva al Senato, cioè quello di prendere le
decisioni, ai tempi della Res pubblica. Una parte importante presente nelle Historiae, riguarda le usanze
giudaiche. In quest’opera è presente dell’antisemitismo perché Tacito non comprendendo, o non volendo
comprendere il popolo ebraico, ne parla in maniera dispregiativa. Infatti, questa parte dell'opera è definita
come la prima opera antisemita, proprio perché riferendosi alla rivolta giudaica che è stata soppressa da
Tito, con l’assedio di Gerusalemme e con una sanguinosa repressione, avvalora le tesi antisemite non
comprendendone le usanze quali il monoteismo e questo costituisce uno dei più antichi documenti
dell’antisemitismo già diffuso in età classica. Negli Annales parla di Capri perché Tiberio decise di
abbandonare Roma per trasferirsi a Capri, perché era convinto che tutti tramassero contro di lui. Tacito
traccia un quadro negativo di Tiberio, considerandolo subdolo, ipocrita e profondamente ambiguo, mentre
nutre stima per Germanico, probabilmente ucciso per mano di Tiberio, anche se nemmeno qui si è saputa
la verità.

Potrebbero piacerti anche