Le problematiche economico-sociali - Nel 146 a.C. Roma aveva dominato Cartagine ed a causa delle
continue espansioni, si avviarono importanti conseguenze di tipo sociale:
- L’affermazione di un nuovo “ordine sociale” (equites = cavalieri) andava sempre più crescendo di
importanza, formato per lo più da banchieri e mercanti che si arricchivano dall’apertura di nuovi mercati.
- Le province erano viste come territori da sfruttare in ogni modo e causarono l’esigenza di un nuovo
assetto politico-amministrativo dello Stato.
- La popolazione dell’Italia romana si era largamente impoverita, poichè molti piccoli proprietari terrieri
dovettero vendere i loro terreni ai grandi latifondisti che, grazie all’accesso ai nuovi mercati di schiavi greco-
orientali, potevano fruire di manodopera agricola a basso prezzo.
- All’interno dell’aristocrazia senatoria si delinearono gli ottimati (più tradizionalisti) e i popolari (più aperti
al nuovo).
I Gracchi - Tiberio Sempronio Gracco e Gaio Sempronio Gracco cercarono di rispondere alla crescente
povertà di larghi strati della popolazione. Tiberio propose una riforma agraria che limitava il possesso
dell’ager publicus (terreno di proprietà dello Stato) e Gaio riprese con ancora più forza il progetto del
fratello, associandovi anche una politica di fondazione di colonie in Italia ed in Africa, e di progressiva
estensione della cittadinanza romana a Latini e Italici. Entrambi furono uccisi – nel 133 a.C. il primo e nel
122 a.C. il secondo.
Gli eventi politici: Mario e Silla - Tra il II e I secolo a.C. ci fu un progressivo e inarrestabile scivolamento
verso la monarchia causata dalle vittorie militari di “leader carismatici”, tra i quali Scipione Emiliano e Lucio
Emilio Paolo, che culminò nella guerra civile tra Gaio Mario e Lucio Cornelio Silla. Gaio Mario, grande
generale e sette volte console, collezionò molte vittorie militari, e la sua riforma dell’esercito portò
all’introduzione della paga per i soldati. Essi si vincolarono a lui come “soldati di Mario” invece che “soldati
di Roma”. Mario ed i popolari dominarono la scena politica romana fino all’88 a.C. quando Silla fu in grado
di sconfiggerlo in guerre civili scaturite dal contendimento del comando dell’imminente guerra contro il re
Ponto Mitridate. Lucio Cornelio Silla riuscì a sbaragliare i mariani e fu proclamato dittatore a vita,
incominciando l’opera di ripristino della Repubblica aristocratica. Morì poi nel 79 a.C.. Mario e Silla furono
uomini politici e veri leader protagonisti di un’epoca di crisi.
Il tramonto della Respublica – Alla morte di Silla inizia quel periodo chiamato “età di Cesare” che segna la
fine del tradizionale ordinamento politico repubblicano a Roma. Alla fine della dittatura sillana si riaccese lo
scontro tra gli optimates ed i populares e ci fu un vero e proprio colpo di Stato, la congiura di Catilina,
sventato da Cicerone. Inoltre le personalità emergenti come Cesare e Pompeo non tardarono a spartirsi il
poterre prima e a contendersi con le armi la supremazia sullo Stato poi. Se la vecchia classe dirigente era
corrotta e logorata dalle divisioni, gli equites non potevano ancora assumere un ruolo-guida della politica
romana. Inoltre i numerosi provinciali assoggettati avevano reso enorme l’estensione dei domini romani,
ormai sempre più difficili da gestire.
Le personalità dominanti – Il personaggio più eminente dopo Silla fu Gneo Pompeo leader degli optimates e
prestigioso per le sue vittorie militari. Nel 63 a.C. Lucio Sergio Catilina, facendo leva sulla popolazione più
povera, tentò un colpo di Stato, sventato da, a quel tempo console, Marco Tullio Cicerone. Nel 60 a.C.
Pompeo strinse un patto privato (il primo triumvirato) con Gaio Giulio Cesare e Marco Licino Crasso.
Mentre Cesare era a combattere nella Gallia Transalpina tra il 58 a.C. ed il 51 a.C., Crasso morì nel 53 a.C. in
Siria. Pompeo nel 52 a.C. si fece eleggere console unico e tra i due ambiziosi leader, Cesare e Pompeo,
scaturì una cruenta guerra civile nella quale Cesare sconfisse Pompeo a Farsalo nel 48 a.C..
La dittatura, la morte e la difficile eredità di Cesare – Cesare diede luogo ad un regime politico fortemente
autocratico e riuscendo a mantenere il consenso tra il popolo e i soldati, riuscì a farsi proclamare imperator
e ad assumere nel 44 a.C. una dittatura a vita. Nello stesso anno, alle idi di Marzo, fu assassinato in una
congiura capeggiata da Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino. Nel 43 a.C. si formò il secondo
triumvirato tra Marco Antonio, Gaio Giulio Cesare Ottaviano e Marco Emilio Lepido. Soprattutto per volontà
di Antonio fu ucciso anche Cicerone che non aveva mai smesso di proclamare la sua fedeltà alla Repubblica.
Nel 42 a.C. Bruto e Cassio furono sconfitti nella battaglia di Filippi dalla quale si scaturì lo scontro tra
Antonio e Ottaviano, il futuro Augusto.