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• GLI EFFETTI DEI MUTAMENTI:

-LE ASSEMBLEE DEL POPOLO: i mutamenti non furono netti:


1. Le misure tabellarie con l’introduzione del voto scritto e segreto non posero fine alle pressioni
sull’elettorato, anzi svilupparono la corruzione. Vi fu quindi un proliferare delle leggi de ambitu: limitazioni
della “violenza di piazza”, disciplinamento della presentazione delle leggi, il diritto di veto l’osservazione dei
segni celesti.
2. Comizi tributi si occuparono delle proposte di ripartizione dei cittadini in 35 tribù.
3. Concilium plebis si interessò ad ambiti di competenza senatoria
4. La costituzione Sillana tentò di restituire ai comizi centuriati tutta la loro centralità.

-LE MAGISTRATURE: si affermarono i comandi straordinari e gli usi impropri dei comandi ordinari:
1. Regolamentazione del cursus honorum e introduzione di età minime
2. Il consolato rimase la magistratura principale, ma perse l’imperium militiae, che passò al proconsolato.
3. Consolati senza collega di Pompeo e poi Cesare.
4. Numero di pretori fu di 16 con Cesare.
5. Durante la dittatura di Cesare furono aggiunti 2 edili plebei, i ceriali, incaricati della sovraintendenza delle
distribuzioni agrarie.
6. I questori 20 con Silla, 40 con Cesare
7. Il triumvirato rei publicae constiuendae fu creato da un plebiscito nel 43 a.C. Diede alla nuova
magistratura potestà consolare e imperium sulle provinciae per 5 anni.

-IL SENATO:
1. A partire dal 121 a.C. si ebbe il senatusconsultum ultimum, un provvedimento di estrema urgenza che
comportava la sospensione delle garanzie costituzionali del cittadino.
2. Silla reintrodusse il parere preventivo sulle assemblee del popolo e per la prima volta anche per il
concilium plebis.
3. Con Silla i senatori divennero 600 e rese automatica l’entrata dei questori, con Cesare si arrivò quasi a
1000 senatori.
-LE QUAESTIONES: quaestiones extra ordine mondiale furono ancora riunite per importanti processi politici
ed ebbero enorme sviluppo le quaestiones perpetuae, tribunale criminale permanente a Roma. Solo la
giuria decideva la colpevolezza o meno dell’imputato. La composizione della giuria si alternava di senatori e
cavalieri e dal 70 al 46 a.C. si affiancarono anche i meno abbienti tribuni aerarii.

-L’ITALIA E LE PROVINCE: dopo la guerra sociale le comunità latine e alleate si trovarono ad essere
trasformate in municipi, guidate da quattuorviri e nelle comunità poco urbanizzate vi erano i duumviri. Il
territorio romano si estese con l’introduzione della Gallia Cisalpina nel 42 a.C. Le province aumentarono:
Asia, Gallia Transalpina, Bitinia, Cilicia, Cirene, Creta, Siria, Africa Nova, Gallia “Comata”.

IL PRINCIPATO:
-OTTAVIANO AUGUSTO: l’ordinamento lentamente creato da Ottaviano costituì la base del potere imperiale
fino a Diocleziano. Da princeps, che indicava la primazia di Agusto, derivò principato, a indicare un sistema
nel quale, dietro una facciata ancora “repubblicana”, si celava una tendenza assolutistica. Si parla anche di
imperatori, Augusti e Cesari. Le loro dignità erano il praenomen di imperator, il nomen di Cesare il
cognomen di Augustus. Con Domiziano si aggiunse anche quello di dominus, “padrone”.
Nel 27 a.C. un senatoconsulto segnò la nascita del governo imperiale, conferendogli ai precedenti privilegi,
quello di Augustus, l’imperium decennale sulle provincie non pacificate, il diritto di raccomandazioni ai
magistrati. Nel 23 a.C. il Senato e il popolo gli offrirono la tribunacia potestas, (che gli dava i poteri di
tribuno senza gli obblighi), rinnovabile annualmente a vita, il diritto di convocare il Senato con diritto di
prima relazione e l’imperium proconsolare maius, che gli permise di intervenire in tutte le province. Alla fine
del 19 a.C. accettò una cura delle leggi e dei costumi e una censoria potestas per 5 anni. Nel 12 a.C. divenne
pontefice massimo per elezione comiziale e nel 2 a.C. fu salutato dal Senato e dal popolo pater patriae. In
sintesi, l’imperium e la tribunicia potestas divennero i pilastri della legittimazione, rafforzati da sommi
poteri religiosi.
• DINASTIA GIULIO-CLAUDIA:
-TIBERIO (14-37): sposò la figlia di Augusto Giulia e adottato dallo stesso Augusto. Ritiratosi a Capri, dove
pensava di poter governare, lasciò Roma al prefetto Lucio Elio Seiano, che gli divenne infine collega e per
questo lo fece uccidere.
-CALIGOLA (37-41): diede vita al culto del principe; contro il Senato, amato dal popolo, cercò di restituire
potere effettivo alle assemblee.
-CLAUDIO (41-54): Ideò una nuova organizzazione della burocrazia imperiale attraverso i liberti; cercò
soluzioni per l’approvvigionamento agrario; rinnovò il porto di Ostia; bonificò la piana del Fucino per
ottenere terreno coltivabile. Convinto dalla moglie Agrippina adottò Nerone.
-NERONE (54-68): guidato inizialmente dalla madre e dal filosofo Seneca, propose una politica filosenatoria.
Dopodiché assunse un modello di governo autocratico e di stampo ellenistico. Ricordato principalmente per
la prima persecuzione anticristiana e l’incendio di Roma del 64 a.C. Dichiarato nemico pubblico dal Senato,
si uccise.
• PRIMA ANARCHIA MILITARE E DINASTIA FLAVIA: Ebbe inizio una guerra civile, i cui protagonisti furono
Senato, pretoriani governatori delle provincie imperiali, comandanti degli eserciti principali. Si succedettero
Servio Sulpicio Galba, governatore della Spagna Terraconense, ma non pagò ai pretoriani il donativo
promesso e lo uccisero nel foro. Portarono in Senato Marco Salvio Otone, governatore della Lusitania, ma le
forze di Aulo Vitiello, governatore della Germania inferiore, sconfissero Otone. Vitellio che cercava di
raggiungere il consolato perpetuo perdette il controllo di soldati e pretoriani che si diedero ai saccheggi.
-VESPASIANO (69-79): la lex de imperio Vespasiani, giunta a noi in copia epigrafica, fa riferimento al potere
dei predecessori per legittimare quelli di un uomo non legato a essi da parentela.
-TITO (79-81): figlio maggiore di Vespasiano, fu vicino al popolo nelle calamità (eruzione Vesuvio, incendio
Roma, pestilenza).
-DOMIZIANO (81-96): figlio minore di Vespasiano, basò il proprio potere sui militari e sull’ordine equestre.
Fu autore di una persecuzione anticristiana.
• MONARCHIA ADOTTIVA: Sino a Marco Aurelio, si affermò un nuovo sistema di successione: il migliore
candidato, indipendentemente dai legami di sangue, era scelto dal principe tra i senatori, e formalmente
adottato.
-NERVA (96-98): scelto dal Senato, attuò una politica attenta alle esigenze dei cittadini in difficoltà, in
sostegno ai coltivatori e alla crescita demografica della penisola.
-TRAIANO (98-117): sostenuto dal prestigio militare, dalle legioni e dal Senato, fece raggiungere all’impero
la sua massima estensione.
-ADRIANO (117-138): Acclamato dalle truppe, si occupò di consolidare i confini, costruendo due grandi
barriere: in Britannia e un’altra da Ratisbona sul Danubio a Magonza sul Reno.
-ANTONINO PIO (138-161): Fu detto Pio per l’immagine che seppe dare di sé come sovrano preoccupato per
il bene collettivo, rispettoso del Senato e delle tradizioni.
-MARCO AURELIO (161-180): preferì associarsi il fratello adottivo Lucio Vero, fu il primo caso di doppio
principato paritario.
-COMMODO (180-1192): promosse atteggiamenti populisti e autocratici, ripetendo gli eccessi di Nerone e
Domiziano. Ebbe così fine il periodo più stabile dell’impero.

• SECONDA ANARCHIA MILITARE E I SEVERI: I congiurati scelsero Publio Elvio Pertinace, ma dopo soli 87
giorni fu ucciso dai pretoriani, facendogli succedere Marco Didio Severo Giuliano. Seguirono 4 anni di guerra
civile e ne uscì vincitore il governatore della Pannonia superiore Lucio Settimo Severo.
-SETTIMO SEVERO (193-211): si propose come “Nuovo Traiano”. Il suo programma era incentrato sul
potenziamento dell’apparato militare e riuscì così a sconfiggere i Parti e a portare la frontiera dei domini
romani al Tigri.
-CARACALLA (211-217): salì al potere insieme al fratello Geta, ma ben presto venne fatto assassinare. Attuò
la trasformazione dei sudditi dell’impero, tranne che per i barbari arresi e i loro discendenti, in cittadini,
estendendo il diritto romano a tutto l’Urbe attraverso la Costitutio Antoniniana (212).
-MACRINO (217-218): un mauritano, non sentore.
-ELAGABALO (218-222): Per trovare legittimazione divina, venne imposto il culto di Elaglabalo, dio siriaco. -
SEVERO ALESSANDRO (222-235): I suoi tentativi di conciliazione con gli Alamanni portarono a una ribellione
delle truppe, che uccisero Alessandro e acclamarono Massimino.
• TERZA ANARCHIA MILITARE: susseguirono molti imperatori e la svolta si ebbe quando i soldati
acclamarono il capo della guardia imperiale Gaio Valerio Diocle, Diocleziano (284-305).
• LE ISTITUZIONI, LE FINANZE, L’ESERCITO:
-PRINCEPS: Imperium e tribunicia potestas divennero i pilastri della legittimazione di Augusto e successori. Il
pontificato massimo garantì al princeps il monopolio sulla religione ufficiale, grazie anche alla presenza nei
collegi sacerdotali maggiori e al controllo degli auspici, attraverso l’imperium maius.
-ASSEMBLEE POPOLARI: Con Augusto si registrò un aumento delle attività comiziale, che andò a diminuire
con i successori fino a spegnersi con una lex agraria di Nerva. Il luogo di nomina delle magistrature passò
dalle assemblee al Senato, in modo che fossero sotto il controllo attento del princeps. Tuttavia, ancora
all’inizio del III sec. il popolo si raccoglieva nel Campo Marzio per acclamare i magistrati con imperium.
Inoltre, il popolo era chiamato a votare le necessarie ratifiche (approvazioni) popolari dell’imperium e della
tribunicia potestas per ogni nuovo princeps.
-DUE ORDINES E I FUNZIONARI DEL PRIINCEPS: Augusto divise la classe dirigente in due ordini:
1. SENATORIO: erede dalla nobilitas repubblicana, si entrava per concessione del princeps o per diritto
ereditario. I senatori continuarono a rivestire le magistrature e le promagistrature, divenendo anche
incaricati particolari, legati, del principe.
2. EQUESTRE: erede dei cavalieri in età repubblicana, l’ammissione era subordinata alla decisione del
princeps. Non rivestivano le magistrature, ma altre funzioni, come quella di prefetto, che sostituiva il
magistrato in un compito definito e quella di procuratore, supplente di un responsabile.
Impiegati veri e propri servivano nella cancelleria imperiale, creati da Claudio, si ebbero 4-6 uffici:
1. AB EPISTULIS: per la corrispondenza greca e latina soprattutto in risposta a magistrati;
2. A RATIONIBUS: per la gestione del fisco;
3. A LIBELLIS: per le risposte alle suppliche o alle richieste di pareri dei privati;
4. A STUDIIS: per la documentazione necessaria alle altre decisioni imperiali;
5. A COGNITIONIBUS: per istruire le cause sottoposte al tribunale del principe;
6. A MEMORIA: per sovraintendere agli archivi e coordinare gli uffici ab epistulis e a libellis.
Le magistrature mantennero la loro continuità, a eccezione della dittatura che fu abolita e della censura, che
perse gradualmente importanza. Il tribunato della plebe decadde rapidamente; la pretura perse il potere
politico, ma accrebbe quello giurisdizionale; i consoli persero ogni potere politico, gli ex consoli potevano
portare avanti la loro carriera con altri dispendiosi incarichi pubblici, per essere infine posti a capo delle
provincie imperiali maggiori o estratti a sorte per le provincie senatorie e diventare infine prefetti urbani.
-SENATO: I senatus consulta acquisirono valore normativo, equiparandosi alle leggi; assunse una funzione
predominante nell’elezione dei magistrati; divenne una delle corti di giustizia incaricate di svolgere la nuova
procedura della cognito extra ordinem, di giudicare reati politici e crimini comuni in cui fossero coinvolti
senatori, ma poi la concorrente giuria del principe ebbe la meglio; continuò a ricevere le ambascerie, ma
perdette la capacità di dichiarare guerra o pace; mantenne il controllo delle provincie senatorie,
l’attribuzione del governo delle stesse restò al Senato sino a Settimo Severo; conservò il diritto di conferire
la nomina al nuovo princeps.
-CURSUS EQUESTRE: L’ordine equestre rivestiva cariche militari, amministrative e giudiziarie. Nella seconda
metà del II sec. la carriera partiva dalle funzioni di ufficiale dell’esercito, seguivano poi le procuratele
organizzate in 5 classi salariali e infine si avevano le grandi prefetture. Il numero delle funzioni aumentò e
nel III sec. si giunse a contare 182 funzionari.
-LEGGE E GIUSTIZIA: Almeno a partire da Adriano i poteri legislativi si accentrarono nella figura del princeps.
Sorse un nuovo processo, la cognizione straordinaria, che garantì al princeps un ruolo primario. La pena
divenne discrezionale, con il ripristino della condanna a morte e di castighi efferati per i ceti più bassi.
Almeno da Antonino Pio l’ineguaglianza giuridica fu sancita dalla distinzione tra honestiores (senatori,
cavalieri, veterani, decurioni municipali, che potevano essere uccisi solo con la spada per i delitti più gravi) e
humiliores (morte per fustigazione, crocifissione, animali feroci, lavori forzati). Si sviluppò attraverso due
nuove corti giudicanti: quella del principe e consiglieri e quella del Senato, presieduta dai consoli.
-FINANZE: Vi fu una riorganizzazione in “casse”. L’antico erario passò lentamente sotto il controllo del
princeps; venne creato l’erario militare per pagare i veterani in denaro; venne creato il fisco per incamerare
le entrate delle provincie imperiali. Iniziò a svilupparsi la nozione fiscus Caesaris, incaricato di gestire il
patrimonio personale del principe, i beni del principe in quanto tal, le entrate delle provincie imperiali e
l’erario. In età severiana l’erario fu assorbito dal fisco.
-ESERCITO E UFFICIALI: con Augusto si creò l'esercito stanziale a presidio dei confini dell'impero con numero
di legioni variabili a seconda del periodo delle guerre civili. Ogni legione su base volontaria era composta da
10 coorti di fanti e da una cavalleria di 120 uomini. Gli ausiliari non romani, provenienti dalle provincie,
erano posti nella fanteria leggera, nella cavalleria e nelle truppe specializzate. Questi ottenevano, dopo un
servizio di 20 anni, la cittadinanza romana e privilegi. Dopo Azio, Augusto creò flotte stabili a Miseno (nel
Golfo di Pozzuoli) e a Classe, (oggi frazione di Ravenna). Solo i senatori (poi sostituti da prefetti equestri),
magistrati o ex-magistrati potevano condurre gli eserciti; ad eccezione delle legioni in Egitto, comandate da
prefetti equestri.
• ROMA, L’ITALIA E LE PROVINCIE:
-ROMA: vicina al milione di abitanti, fu divisa da Augusto in 14 zone, regiones. Gli aspetti centrali
dell’amministrazione furono attribuiti a figure direttamente legate all’imperatore.
1. PREFETTO URBANO: divenne stabile nel 46 a.C. e si trasformò nella massima carica senatoria. Giunse a
gestire la cognizione straordinaria a Roma ed entro 100 miglia dal pomerio. Ai suoi ordini, con mansioni di
polizia, vi erano coorti urbaniciani.
2. PRAEFECTUS ANNONAE: di rango equestre, provvedeva all’approvvigionamento cittadino ed esercitava
anche funzioni giurisdizionali straordinarie.
3. PREFETTO DEI VIGILI: di rango equestre fronteggiava i frequenti incendi e svolgeva compiti di polizia
notturna. Alle sue dipendenze vi erano 7 coorti di vigili, composte da liberti.
4. PREFETTI DEL PRETORIO: erano due e rappresentavano il vertice della carriera equestre. Assunsero poteri
giurisdizionali nei confronti dei governatori provinciali. Alla loro dipendenza vi erano le coorti pretorie, i
pretoriani.
Legate alla città furono poi le funzioni dei curatores, ex pretori e ex consoli, che si occupavano della cura
degli acquedotti, delle vie, delle rive e dell’alveo del Tevere, degli edifici sacri e delle opere pubbliche.
-ITALIA E PROVINCIE: Con Augusto l’Italia raggiunse il confine delle Alpi e divise lle provincie di Roma in due
grandi entità:
1. PACIFICATE, attribuite al popolo, non richiedevano grandi contingenti militari ed erano governate da
promagistrati estratti a sorte annualmente dal Senato.
2.NECESSITAVANO ESERCITI, attribuite al princeps, erano governate da legati Augusti propraetore, scelti dal
principe tra i senatori e che restavano in carica per più anni. In base all’importanza le provincie imperiali
erano, a scendere, consulares, praetoriae o procuratoriae.
IL DOMINATO:
-DIOCLEZIANO: La critica ha coniato il termine “dominato” da dominus detentore del sommo potere. Gaio
Valerio Aurelio Diocleziano, al comando della guardia imperiale, fu acclamato dalle truppe nel 284 e conferì
il titolo di Cesare all’ufficiale Marco Aurelio Valerio Massimiano e, adottato come figlio, lo fece Augusto.
Seguì così per 7 anni una diarchia. Roma fu abbandonata, con l’imperatore si spostava anche l’intera
macchina burocratica. Nel 293 Diocleziano diede vita alla tetrarchia, governo congiunto di 2 Augusti e 2
Cesari. Si ha l’impressione che a ognuno dei quattro sia stato affidato un dominio geografico preciso, ovvero
4 grandi prefetture:
1. Da ANTIOCHIA e NICOMEDIA sull’Oriente governò DIOCLEZIANO;
2. Da TESSALONICA e SERDICA governò GALERIO;
3. Da MILANO e AQUILEIA governò MASSIMIANO;
4. Da TREVIRI governò COSTANZO.
La nuova monarchia militare permise a Diocleziano di operare diverse riforme: ridimensionamento e
riorganizzazione delle provinciae e riordinamento dei funzionari in una militia. La pressione fiscale fu
spietata e nel frattempo ebbe luogo l’ultima “grande persecuzione” contro i cristiani nel 303.
-COSTANTINO: Nel 305 i due Augusti abdicarono e i due Cesari, Galerio e Costanzo, divennero Augusti,
nominando altri due Cesari. Costantino, il figlio naturale di Costanzo, e Massenzio, il figlio naturale di
Massimiano, iniziarono a manifestare le loro ambizioni; alla fine rimasero in campo gli Augusti Costantino,
Massenzio, Licinio e Massimino “Daia”. In Occidente, Costantino invase l’Italia e sconfisse definitivamente
Massenzio con la battaglia del Ponte Milvio nel 312. In Oriente, Licinio sconfisse Massimino “Daia”.
Restarono così due Augusti, Costantino e Licinio. Con l’Editto di Milano nel 313 venne proclamata la
tolleranza religiosa, accordando ai cristiani e ai seguaci di ogni altra fede di seguire la religione in cui
credevano. Tuttavia, l’armonia non durò: Costantino sconfisse ripetutamente il rivale e lo condusse
all’abdicazione nel 324. Così rimase a governare l’intero impero Costantino fino alla sua morte nel 337.
Fondò una nuova capitale in Oriente, Costantinopoli, per quanto possibile a immagine e somiglianza di
Roma.
-POST COSTANTINO: Nuovi Augusti furono i 3 figli di Costantino che si divisero l’impero in 3 parti:
occidentale, centrale e orientale; ma la divisione non durò a lungo e il cugino Giuliano fu acclamato dalle
truppe come Augusto. Fu l’ultimo imperatore pagano, rinunciò al titolo di dominus, ridusse il numero dei
burocrati e favorì la municipalità; morì senza nominare un successore. Seguirono altri imperatori, tra cui
Valente, che morì nella disastrosa sconfitta di Adrianopoli nel 378 contro i Visigoti. Graziano, mise a
governare sulla parte orientale Teodosio, il quale, alla morte di Graziano, mise a governare l’Occidente,
Valentiniano II, che morì poco dopo.
-DA TEODOSIO A ROMOLO AUGUSTOLO: Teodosio rimase fino alla morte l’ultimo signore di tutto l’impero.
Aveva promulgato l’Editto di Tessalonica nel 80, su sollecitazione del vescovo di Milano Ambrogio, con il
quale il cristianesimo diveniva religione unica e obbligatoria. Con altri decreti, vietò il culto pagano, accentrò
il sistema, aumentò le tasse e rese più rigida la leva militare. Nel 395 morì e l’impero fu diviso tra i due figli,
Arcadio in Oriente e Onorio in Occidente. Il magister militum di origine vandala, Stilicone, agì da protettore
del secondo e forse anche del primo, respingendo i visigoti di Alarico. La capitale occidentale divenne
Ravenna, in quanto più facilmente difendibile, mentre l’Italia, Gallia e Spagna furono soggette alle invasioni
di Goti, Alani, Suebi e Vandali. Stilicone venne condannato a morte da Onorio, così Alarico, nel 410, ordinò il
sacco di Roma. In Occidente seguirono altri imperatori e altre invasioni, tra cui l’invasione degli Unni guidata
da Attila e il sacco di Roma dai Vandali. L’ultimo imperatore di Occidente fu Romolo Augustolo, che gli fu
concessa la dignità imperiale dal padre generale goto Oreste. Oreste si rifiutò di sottostare alle richieste
economiche delle truppe barbariche, che si rivolsero al germano Odoacre e lo nominarono re. Così Oreste
fu catturato e ucciso e Augustolo deposto. A Zenone, imperatore nell’Oriente, passarono le insegne
imperiali di Occidente. Questi riconobbe a Odoacre l’autorità dell’Italia e il titolo di patrizio, rendendolo in
pratica il “primo re d’Italia”. Finì così l’Impero romano d’Occidente.

• ISTITUZIONI, FINANZE, ESERCITO E POLITICA RELIGIOSA:


-DOMINUS: Senato e magistrature esautorate; le antiche provincie raccolte in diocesi e prefetture; l’Italia
perdette ogni privilegio fiscale e amministrativo, e la stessa Roma decadde. Garante dell’unità territoriale
era la figura dell’imperatore, affiancata da una burocrazia militarizzata. Con l’avvento del cristianesimo,
l’imperatore iniziò ad essere considerato rappresentante terreno di Dio, (infatti venne abbandonato il titolo
dii pontefice massimo). Con l’assunzione al trono dei due figli di Teodosio, per l’Occidente e l’Oriente, si creò
una diarchia dinastica, che caratterizzò le fasi successive dell’impero, strutturato in due grandi suddivisioni.
-ISTITUTI DEL POTERE CENTRALE: Centro del nuovo sistema era il comitatus, apparato militare e burocratico
che seguiva sempre l’imperatore. Comprendeva i ciambellani eunuchi, i servitori domestici, i ministri civili e
gli altri membri del Consiglio della corona, la guardia imperiale a cavallo e gli allievi ufficiali. Centrale fu
anche il ruolo del consistorium, con funzioni consultive e di assistenza; ne facevano parte i 4 ministri
palatini, i prefetti del pretorio, senatori e comites consistorii.
-ROMA, COSTANTINOPOLI E LE ALTRE SEDI IMPERIALI: Nel 330 avvenne la consacrazione ufficiale di
Costantinopoli, la “nuova Roma”, spostando così il baricentro dell’impero nell’Oriente. Roma era così
destinata a subire un declassamento progressivo. L’attività del Senato si era già ridotta nel III sec., dalla fine
di questo secolo divenne passivo, privato anche dei senatoconsulti. Tra le magistrature resistettero il
consolato, la pretura e la questura.
-PROVINCIAE, DIOCESES, PRAEFECTURAE: Una volta perduta la distinzione tra imperiali e senatorie, le
province erano sottoposte a rectores e solo una piccola parte a proconsules. In ogni provincia risiedeva un
dux che deteneva il controllo militare della stessa. Le province erano raccolte in diocesi, sottoposte a un
vicarius. Le prefetture erano sottoposte ai prefetti del pretorio. Per difendere il popolo dagli abusi dei
magistrati locali gli imperatori crearono il defensor civitatis.
-FISCALITÀ E CONTROLLO ECONOMICO: Alla base del sistema finanziario vi era l’annona militaris, riscossa
sotto il controllo dei prefetti del pretorio, il cui scopo era il mantenimento dell’esercito e dei funzionari.
Prima ogni 5,poi ogni 15 anni registravano contribuenti e proprietà di tutto l’impero e le tasse dovevano
essere pagate in base alla richiesta di ogni anno. A ciò si affiancava una serie di altri tributi ed il tutto era
organizzato in 3 casse indipendenti: quella per l’annona, quella delle sacrae largitiones e quella della res
privata.
Il sistema di produzione agricola era cambiato in colonato: liberi affittuari coltivatori (coloni) si legavano ai
padroni dei fondi pagando canoni in natura e in prestazioni personali in cambio di parte del raccolto. -
L’ESERCITO: dalla fine del III sec. l’esercito subisce molti mutamenti: si registrò un aumento delle forze
stanziali (limitanei); Costantino accrebbe l’esercito mobile (comitatus), che divenne la forza principale e
arruolò anche soldati di origine barbarica.
-POLITICA RELIGIOSA: al di là dell’Editto di Milano, Costantino garantì al clero l’immunità degli oneri
municipali e promosse distribuzioni di sussidi regolari di generi alimentari; legalizzò i lasciti alle chiese;
permise di chiedere ai governatori denaro per restaurare.

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