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Mutamento fonologico sintagmatico: ripasso

Tendenze generali
Le articolazioni tendono universalmente a modificarsi in diacronia. Ciò è dovuto alla struttura stessa
dell’apparato articolatorio e alla propensione dell’essere umano a economizzare ogni sforzo muscolare,
incluso quello necessario per articolare i foni linguistici. Le tendenze principali sono due: indebolimento
e assimilazione. Tali tendenze sono valide tanto per le consonanti quanto per le vocali. Il contesto in cui si
trova il fono può favorire di più o di meno tali tendenze.

Consonanti
Indebolimento e assimilazione delle consonanti
Ecco una la tabella consonantica IPA un po’ semplificata (i foni rari sono stati omessi):

⇆ ASSIMILAZIONE ⇄
labiale dentale/alveolare palatale velare
occlusive sorde p t c k
sonore b d ɟ ɡ
affricate sorde p͜f ʦ ʧ k͜x
→ INDEBOLIMENTO →

sonore ʣ ʤ
fricative sorde f s, θ ç x, h
sonore v z, ð ɣ
nasali m n ɲ ŋ
laterali, (mono)vibranti l, r, ɾ ʎ
approssimanti w j

Tale tabella può essere usata come uno schema mnemonico per distinguere l’indebolimento
dall’assimilazione, nelle consonanti.
L’indebolimento consiste nel “movimento verso giù” nella tabella delle consonanti, incluso il
movimento dal rigo delle sorde a quello delle sonore. (Invece, l’indebolimento non produce mai il processo
inverso, cioè sonora→sorda; una volta diventata sonora per indebolimento, la consonante rimane tale, a
meno che non intervengano altri fattori).
Fanno parte dell’indebolimento anche i mutamenti seguenti:
– da una consonante geminata (“doppia”) alla rispettiva semplice;
– da un’articolazione complessa alla rispettiva semplice; ad esempio, aspirata → non aspirata;
– da una qualsiasi consonante a una consonante glottidale, [h] o [ʔ];
– la cancellazione di una qualsiasi consonante.
Invece, l’assimilazione — almeno nei casi più evidenti — consiste in uno “spostamento laterale”
all’interno della tabella delle consonanti.
Se lo “spostamento laterale” converge verso il luogo diaframmatico palatale o alveolare, tale
mutamento è noto come palatalizzazione, che è un caso specifico di assimilazione. La palatalizzazione di
solito viene accompagnata anche dall’indebolimento (occlusiva → affricata/fricativa).

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Rafforzamento
Più raro è il mutamento che va nella direzione contraria rispetto all’indebolimento, ossia il
rafforzamento, frequente soprattutto nelle approssimanti, che spesso diventano fricative o affricate.
Contesti dell’indebolimento
L’indebolimento si verifica soprattutto all’interno della parola, soprattutto tra vocali, o comunque tra
foni sonori (ad esempio, nasali o vibranti: [atra]→[adra]).
L’inizio assoluto della parola favorisce meno l’indebolimento, quindi questa posizione tende a
preservare le consonanti intatte.
La fine assoluta della parola favorisce l’indebolimento, con l’unica distinzione: invece del passaggio
sorde→sonore favorisce il passaggio inverso, ossia sonore→sorde (detta desonorizzazione), perché in quella
posizione è più facile da realizzare una sorda che una sonora.
Contesti dell’assimilazione
Affinché un fono si assimili a un altro, quest’ultimo deve essere adiacente; non importa la posizione
assoluta nella parola (può essere anche iniziale o finale). Per le consonanti il contesto di assimilazione per
eccellenza sono i gruppi consonantici.
Il contesto per le palatalizzazioni è generalmente una vocale palatale come [i], [e], [ɛ], [æ], oppure
un’altra consonante palatale, soprattutto l’approssimante [j].
Esiste anche l’assimilazione a distanza, cioè tra due foni non attigui. Nelle consonanti è rara, mentre
può diventare sistematica nelle vocali (dove si presenta come metafonia oppure come armonia vocalica).
Casi complessi
Spesso assimilazione e indebolimento si sovrappongono, al punto che diventa difficile distinguere
tra i due. In questi casi è determinante il contesto: bisogna optare per l’indebolimento, a meno che il
contesto non suggerisca inequivocabilmente l’assimilazione. Alcuni esempi:
– in [ki]→[ʧi] la [k] si è indebolita passando da occlusiva ad affricata; tuttavia, il contesto è palatale
(dato dalla [i] adiacente), cosa che impone di interpretare questo mutamento come
palatalizzazione;
– in [nd]→[nn] la [d] si è indebolita passando da occlusiva a nasale; tuttavia, il contesto contiene
già una nasale identica, per cui si preferisce interpretare questo mutamento come assimilazione.

Vocali
Indebolimento e caduta delle vocali
Le vocali possono indebolirsi spostando il timbro verso il centro del triangolo articolatorio, quindi
verso il fono [ə]. Un’altra forma di indebolimento è il mutamento verso i timbri alti: vocali avanzate verso
la [i], vocali arretrate verso la [u].
Qualsiasi vocale può anche cadere, sempre a causa dell’indebolimento.
Contesti dell’indebolimento vocalico
Le vocali si indeboliscono, generalmente, in:
– sillabe non accentate;
– sillabe estreme (la prima e l’ultima), a patto che non siano accentate;
– iato (sequenza di vocali).
Tuttavia, le vocali alte, se seguite da altre vocali, possono anche rafforzarsi diventando consonanti
approssimanti: [i]→[j] e [u]→[w].

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Mutamento fonologico sintagmatico: esercizi
Premessa
Per risolvere gli esercizi seguenti bisogna eseguire i seguenti passaggi.
1. Individuare il fonema mutato, confrontando ciò che sta prima della freccia con ciò che sta dopo.
2. Determinare se il mutamento si configura come uno spostamento “verso giù” oppure “laterale”.
3. Valutare il contesto, tenendo a mente che contesti diversi suggeriscono interpretazioni diverse.

Esercizio 1
Ecco una serie di mutamenti consonantici, senza l’indicazione del contesto (in simboli IPA):
[t]→[k] [w]→[b] [d]→[n] [j]→[ʣ] [k]→[ʧ] [pp]→[p] [n]→[ŋ] [s]→[h]
Qualificare ciascun mutamento come indebolimento, rafforzamento, assimilazione,
palatalizzazione, o una combinazione di più tipi.

Esercizio 2
Ecco una serie di mutamenti di sequenze di foni (in simboli IPA):
[apta]→[atta] [eti]→[eʦi] [ate]→[aʔe] [adlo]→[allo] [upa]→[up͜fa]
Quali di questi mutamenti possono essere qualificati come indebolimenti? E quali, invece, possono
avere una duplice interpretazione?

Esercizio 3
Premessa: in teoria, l’indebolimento avviene un “grado” del per volta. Ma nella realtà non tutti i
“gradi” sono attestati direttamente, ciè nei testi scritti. Spesso possiamo osservare solo l’inizio e la fine di
un lungo processo di indebolimento.
Si considerino i seguenti mutamenti:
[utta]→[uda] [akʰa]→[aka] [apa]→[aha] [aka]→[aɣa] [ato]→[aro]
Determinare per ciascuno di essi, quanti gradi di indebolimento possono essersi verificati tra la
prima e la seconda sequenza. Si noti che non sempre c’è una risposta univoca.

Esercizio 4
La seguente tabella presenta gli esiti della parola latina pratus in varie lingue romanze (in forma
ortografica e in trascrizione fonologica in simboli IPA):

italiano spagnolo ladino portoghese sardo romeno francese


prato prado pra prado pratu prat pré
/prato/ /praðo/ /pra/ /pradu/ /pratu/ /prat/ /pre/

Determinare quanti gradi dell’indebolimento della /t/ latina si sono verificati in ciascuna lingua.

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Esercizio 5
La seguente tabella presenta gli esiti della parola latina faba in varie lingue romanze, incluso
l’arumeno, una lingua romanza parlata nei Balcani e imparentata con il rumeno (le parole sono in forma
ortografica e in trascrizione fonologica in simboli IPA):

italiano spagnolo ladino portoghese sardo francese arumeno


fava haba faa fava faba fève fauã
/fava/ /aβa/ /faː/ /favə/ /faba/ /fɛv/ /fawə/

Determinare quanti gradi di indebolimento ha subito la /b/ latina in ciascuna lingua. Cosa possiamo
dire della /f/?

Esercizio 6
La seguente tabella presenta gli esiti della parola latina caput in varie lingue romanze, incluse alcune
lingue locali o “dialetti” (le parole sono in forma ortografica e in trascrizione fonologica in simboli IPA):

italiano spagnolo ladino portoghese francese rumeno veneziano


capo cabo cë cabo chef cap cao
/kapo/ /kaβo/ /ʧə/ /kabu/ /ʃɛf/ /kap/ /kao/

Determinare quanti gradi di indebolimento hanno subito la /k/ e la /p/ latine in ciascuna lingua. Ci
sono casi di palatalizzazione?

Esercizio 7
Ecco una serie di mutamenti di sequenze di foni (in simboli IPA):
[omni]→[oɲɲi] [atja]→[aʧa] [akja]→[acca] [ɟjo]→[ʤo] [cja]→[ʧa] [alja]→[aʎʎa]
Determinare il tipo di mutamento per ciascun caso. Vi sono casi in cui possiamo osservare due
mutamenti diversi?

Esercizio 8
Si considerino i seguenti foni (in simboli IPA):
[r] [k] [z] [ʣ] [ʦ]
Si provi a ordinare i foni in ordine “cronologico”, ipotizzando un grado di indebolimento per ogni
passaggio.

Esercizio 9
Si considerino i seguenti foni (in simboli IPA; il simbolo “∅” indica l’assenza di fono):
[tt] [s] ∅ [t] [h]
Si provi a ordinare i foni in ordine “cronologico”, ipotizzando un grado di indebolimento per ogni
passaggio.

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Esercizio 10
Si considerino le seguenti sequenze di foni (in simboli IPA):
[akpa] [aba] [appa] [aβa] [awa] [apa] [aː]
Si provi a ordinare tali sequenze in ordine “cronologico”, ipotizzando un mutamento per ogni
passaggio.

Esercizio 11
Si considerino le seguenti sequenze di foni (in simboli IPA):
[aa] [aktja] [assa] [asa] [attja] [aha] [atʦa]
Si provi a ordinare tali sequenze in ordine “cronologico”, ipotizzando un mutamento per ogni
passaggio.

Esercizio 12
Si considerino le seguenti parole francesi con i relativi prototipi latini (le parole francesi sono in
forma ortografica e in trascrizione fonologica in simboli IPA; nelle parole latine è indicata con il grassetto
la vocale accentata):

latino cambiare sapiam computare ripa caballum capra latronem


changer sache compter rive cheval chèvre larron
francese
/ʃãʒe/ /saʃ/ /kõte/ /ʀiv/ /ʃəval/ /ʃɛvʀ/ /laʀɔ̃ /

Si provi a descrivere tutti i mutamenti, sia consonantici che vocalici, avvenuti in ognuna di queste
parole francesi.

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