Questo vocabolario è il risultato di oltre dieci anni di lavoro, suddivisi tra la ricerca sul campo,
attuata mediante la somministrazione di un questionario dialettale ad alcuni informatori dialettali da
sempre residenti nell’area in cui è parlato il dialetto spoletino (cfr.pag. 2). Gli informatori sono stati
scelti tra i nativi aventi un inesistente o scarso tasso di alfabetizzazione; inoltre è stato appurato che
i medesimi soggetti fossero residenti nelle aree di appartenenza fin dalla nascita e che fossero figli
di genitori entrambi dell’area fin dalla nascita. Quanto ai punti oggetto dell’ indagine dialettale, essi
sono stati tre: l’area comunale di Campello sul Clitunno, l’area del comune di Spoleto e l’area della
Valnerina in cui è parla to il dialetto spoletino, escludendo ovviamente i comuni di Norcia e Preci.
La presente opera rinnova e completa il volume del 2004 1 , includendo oltre 10.000 lemmi, completi
di fraseologia illustrativa (laddove ritenuto necessario), di locuzioni e di proverbi. Quando si è
ritenuto necessario ai fini della comprensione, si è posta la traduzione in lingua accanto alla relativa
frase dialettale. Sono presenti inoltre diversi termini dialettali arcaici e ormai in disuso, accanto a
numerosi vocaboli propri dei lessici specialistici propri dell’agricoltura, della pastorizia e delle altre
attività che caratterizzavano i mestieri di un tempo. La scelta di porre questa opera sul web è stata
fatta per consentire di arricchire il la raccolte con immagni relative alle attrezzature agricole e a
quant’altro sia necessario a completare l’opera. Grazie alla multimedialità degli strumenti
informatici, tutto questo sarà possibile. La possibilità di consultare liberamente il presente lavoro
on- line ha anche lo scopo di far avvicinare di più i giovani al dialetto, proponendoglielo con il
canale multimediale, il più evoluto. Un’altra opportunità permessa dallo strumento informatico è
quella di essere suscettibile di periodico aggiorna mento. La caratteristica fondamentale del
linguaggio, infatti, è quella di evolversi, di subire continue modificazioni. E il dialetto non ne è
immune.
Fabrizio Canolla 2
1
Fabrizio Canolla, Vocabolario del dialetto spoletino, Spoleto 2004.
2
Fabrizio Canolla insegna Lettere negli istituti secondari superiori. E’ nato a Spoleto nel 1971. Si è laureato in Lettere
con il massimo dei voti e con la lode nel 1994 presso l’Università degli Studi di Perugia, discutendo una tesi in
dialettologia italiana sulla locuzioni dialettali umbre. Nel 1996 ha ottenuto l’idoneità al dottorato di ricerca in Filologia
romanza e Linguistica generale. Nel 2005 ha conseguito, a pieni voti, la laurea specialistica in Filologia Moderna presso
l’Università degli Studi di Pavia. Attualmente sta conseguendo un ph.d.internazionale in Filologia Romanza.
Altre pubblicazioni : Un carteggio inedito tra Gentile da Varano di Camerino e il comune di Montesanto (1391) –
edizione interpretativa e appunti linguistici intorno al volgare camerte del XIV sec., Spoleto 1994; Un libro mastro
spoletino in volgare trecentesco (1391) – edizione interpretativa e appunti linguistici, Spoleto 1994; 1600 proverbi
umbri, Spoleto 1995; Vocabolario del dialetto spoletino, Spoleto 2004; Vocabolario del dialetto nursino,Roma 2005,
Cannellora cannellora, 2700 proverbi dai dialetti dell’Umbria, Roma 2006 (in corso di stampa), Lo statuto comunale
del castello di Orsano (XVI sec.): edizione interpretativa e annotazioni linguistiche, Spoleto 2006 (in corso di
stampa).
1
Caratteristiche principali del dialetto del territorio di Spoleto 3
3
Giovanni Moretti, Umbria in Profilo dei dialetti italiani a cura di Manlio Cortelazzo, Pisa 1987, pp.79-105, con
qualche adattamento
2
Fonematica
“L’inventario fonematica dello spoletino consta di 29 unità (22 consonanti e 7 vocali). Il sistema
fonematico dello spoletino non si discosta troppo da quello dell’italiano standard.
Vocali
anteriori posteriori
chiuse /i/ /u/
semichiuse /é/ /o/
semiaperte /è/ /ò/
aperte /a/
Consonanti
Fonemi vocalici
Vocalismo tonico
A (latino volgare a)in sillaba aperta e chiusa [a] : [lana], [artu] ‘alto’, [ggià] e, per quanto riguarda
i suffissi –ariu(m), -aria(m) >, [-ara] : [pajjàru] ‘pagliaio’, [lavannàra] ‘lavandaia’, ecc.
E (lat.volgare è), con vocale finale latina diversa da –U, -I, in sillaba aperta, > [è] e raramente [je] :
[fèle] ‘fiele’, [tène] ‘tiene’, [diesci] ‘dieci’, [pjéti] ‘piede’, ecc.
È,nelle condizioni di cui sopra, ma in sillaba chiusa, > [è]: [accènne] ‘accendere’, [koscénza]
‘coscienza’, ecc.
È (dati –U,-I finali latini) per metafonesi di tipo sabino-ciociaresco > [e] : [bellu] ‘bello’ (ma
[bèlla]).
È (dati –U, -I finali latini) per metafonesi di tipo napoletano o antico-romanesca o dittongamento
metafonetico) > [jé], col timbro della vocale sillabica chiusa: [ljéttu] ‘letto’.
E, I (lat.volg. e), con vocale finale latina diversa da –U, -I > [e]: [kannélla] ‘candela’ e, in
condizioni che nel fiorentino sono ana fonetiche, [vénce] ‘vincere’, [matrégna] ‘matrigna’, ecc.
- e(dati –U, -I finali latini), per metafonesi di tipo centro- meridionale, > [i]: [tittu] ‘tetto’.
-ì(lat.volg. i) > [i]: [amiku] ‘amico’, ecc.
-ò(lat.volg. ò), con vocale finale latina diversa da –U, -I, in sillaba aperta e chiusa, > [ò] : [ròta]
‘ruota’, [òme] ‘uomo’, ecc.
-ò(dati –U,-I finali latini), per metafonesi di tipo sabino-ciociaresco, > [o]: [foku] ‘fuoco’, [bonu]
‘buono’ ma [bòna] ‘buona’.
3
O, U (lat.volg. o) con vocale finale latina diversa da –U, -I, > [o] : [sposa] e,in condizioni che nel
fiorentino non sono anafonetiche, [mogne]‘mungere’, [onta] ‘unta’, ecc.
-o(dati –U, -I finali latini), per metafonesi di tipo centro- meridionale, > [u]: [kuntu] ‘conto’, [sulu]
‘solo’ (ma [sola], [suli] ‘soli’.
-U(lat.volg. u) > [u] : [muru], [lupu], ecc.
Fenomeni di distribuzione
Distribuzione conforme allo standard (ma non ai dialetti dell’Umbria settentrionale) per quanto
riguarda la vocale più aperta; asimmetria relativamente agli esiti delle vocali semiaperte (molto
probabilmente inesistente in antico); la distribuzione delle toniche risulta poi notevolmente diversa
anche dall’italiano per quanto concerne gli altri fonemi vocalici a causa dell’aumentata occorrenza
di suoni semichiusi o chiusi dovuta soprattutto ai vari tipi di metafonesi.
Vocalismo atono
A differenza del perugino, nel dialetto di Spoleto (e in tutti quelli dell’Umbria sud-orientale) non
c’è in genere affievolimento o dileguo di vocali atone né in protonia né in postonica, nella singola
voce o nella catena sintagmatica.
Vocali protoniche
/a/, malgrado i non rari casi di aferesi : [scélla] ‘ala’ [axilla(m)] ecc., in posizione iniziale assoluta,
dopo pausa, presenta una frequenza maggiore che in italiano perché reintrodotta come vocale
prostatica di appoggio quasi sempre con allungamento della consonante seguente (soprattutto nei
verbi): [abbuskà] ‘buscare’, [abbenànke] ‘sebbene’,ecc.
In posizione postconsonantica, marcata tendenza alla risoluzione di e > [i], o > [u], [vinidìttu]
‘benedetto’, [furtùna] ‘fortuna’, ecc.
/e/ di fronte a /r/ ha oggi quasi la stessa distribuzione del perugino: [tarina] ‘terrina’, [kanerìnu]
‘canarino’, ecc.
Vocali postoniche
Nell’intertonica dei proparossitoni, in genere la vocale di base latina subisce alterazioni per spinte
dissimilative rispetto alla tonica, per armonizzazione alla finale, ecc.: [kòmmitu] ‘comodo’, [àrburu]
‘albero’, [fétiku] ‘fegato’. In presenza di geminata labiale, /o / è preferito ad /i/ : [amàbbole]
(arcaico) ‘amabile’, ecc. Nelle forme verbali con particella enclitica : [agghjìnete] ‘affrettati’, ecc.
Non rari i casi di epentesi : [résiku] ‘rischio’, [genuvìnu] ‘genuino’, ecc.
Vocalismo finale
Nel triangolo vocalico dello spoletino possono occorrere tutti e cinque i fonemi (due rami e tre gradi
di apertura) :
/i/ /u/
/e/ /o/
/a/
Le vocali finali si mantengono intatte : a differenza dello standard si ha anche [kwìllu pjéde] ‘quel
piede’, ecc. Non sempre si ha tendenza a mantenere la distinzione fra /-o/ ed /-u/ latine originarie
secondo la ragione etimologica : [céllu] ‘uccello’, ecc.
4
Altre particolarità
-a,è anche marca di plurale tipo [le prata] ‘i prati’.
-o,di frequenza molto ridotta, è morfema desinenziale di sostantivi, aggettivi, eccetto morfemi con
valore neutrale : [lo vinu] ‘il vino’, ecc.
-u,di altissima frequenza, è segnale morfologico dei morfemi singolari : [mulu] ‘mulo’, ecc.
-i,oltre ad essere marca di maschile plurale, si trova al singolare in [barbjèri] ‘barbiere’, ecc.
-e, fra l’altro, è sempre anche marca di femminile plurale, specialmente in voci straniere terminanti
per consonante: [gasse] ‘gas’. L’epitesi più frequente, invece, dopo gli ossitoni è /-ne/ : [a-
mmagnàne] ‘a mangiare’, ecc.
Fonemi consonantici
Occlusive
Realizzazione in genere atipica rispetto alla norma della lingua comune delle occlusive
intervocaliche specialmente sorde /p t k/ (i fenomeni interessano quasi tutta l’area dell’Umbria sud-
rientale). L’articolazione delle medesime, la cui esatta natura attende ancora una descrizione
esauriente tramite i dati di fonetica sperimentale, può realizzarsi in posizione intervocalica e in nessi
di occlusive più vibranti con una debole spirantizzazione e con la lenizione (umbro- laziale). I due
fenomeni non sono territorialmente uniformi né stabili in uno stesso parlante e nemmeno all’interno
di una medesima situazione comunicativa. I primi risultati di inchieste ancora in corso darebbero,
anche per quanto riguarda il territorio spoletino, la compresenza di casi di spirantizzazione e di
lenizione, la quale ultima sembra diventare preponderante man mano che ci si sposta verso la parte
meridionale dell’area. Si vedano, ad es. [parlàthu] ‘parlato’, [rekàzzu] ‘fidanzato’, [la kotika] ‘la
cotica’, con la fricativa interdentale sorda e la velare sonora nei primi due lemmi e con suoni leni
(misti o mormorati) nel terzo. Si registra inoltre una più decisa tendenza alla lenizione di consonanti
postnasali e postliquide (in presenza di liquide si può parlare di vera e propria sonorizzazione:
[kampàna], [ardu] ‘alto’, [surgu] ‘solco’, ecc.).
Compresenti ai fenomeni di spirantizzazione e di lenizione sono il fenomeno di rilassamento di
sonorità (che a volta sembra, specialmente nei proparossitoni, giungere a un vero e proprio
assordimento) di consonanti intervocaliche ed anche in nessi di nasale più occlusiva sonora e
quello, parallelo, del mantenimento di sorde di base : [me dòle] ‘mi duole’, [lu mètiku] ‘il medico’,
[laku] ‘lago’, ecc.
Bilabiali /p/, /b/, B + vocale o B intervocalica (latina o romanza) tendono a spirantizzarsi >[v] e,in
posizione intervocalica di frase > [w] (es. [tavàkko] ) oppure > [ ] (es. [sta uttìa] ‘questa bottiglia’).
Parimenti –RB-> [rv]: [la vàrva] ‘la barba’, ecc. Il fenomeno è in via di attenuazione, sostituito dal
5
rafforzamento della occlusiva bilabiale in posizione iniziale (dopo pausa) : [bbonanòtte]
‘buonanotte’ e intervocalica : [va bbène] ‘va bene’.
Dentali /t/, /d/. Inserzione di una /d/ omorganica (o della sequenza /d/ + e,i) nei nessi di /sr/, /sl/.
Molto comune la risoluzione di D intervocalica > [ ] : [krij] ‘credi’, [te l àgghjo ittu] ‘te l’ho detto’,
ecc. (che è anche di tutta l’area sud-orientale). Da notare [koa, kova] ‘coda’ (con l’inserzione di un
suono di transizione per evitare lo iato) e [rove] ‘rodere’, ecc.
Velari /k/, /g/. Rari casi di C + a , G + a iniziali > [ ] : [lu attu] ‘il gatto’ ma anche [lu alle] ‘il gallo’.
Perdita dell’articolazione velare anche in [vòjjo wardà] ‘voglio guardare’ e nei nessi di sonora con –
R + vocale in posizione iniziale: [lo rane] ‘il grano’, [lu rillu] ‘il grillo’.
AFFRICATE
Dentali /tz/, /dz/. Sempre intense in posizione iniziale di parola e intervocalica. Distribuzione
diversa dal toscano con occorrenza, di preferenza, della sonora al posto della sorda: [dzziu],
[koladzzjone], ecc. Per [dz] allofono di /s/ in nesso con liquide e nasali, cfr. fricative (dentali).
Alveo-palatali /c i/, /g i/. La sorda non può mai occorrere tra vocali e si realizza nell’allofono
deaffricato [sc] (di grado tenue): [ciscìlia] ‘Cecilia’ e ‘Sicilia’, [la scéna] ‘la cena’, ecc. In nesso
con laterale dentale (che si rotacizza), il fonema sordo si sonorizza: [dorge] ‘dolce’, [fàrge] ‘falce’,
ecc. Alquanto recente e dovuta alla progressiva italianizzazione del dialetto è l’opposizione /ci/ vs
/gi/ in quanto l’esito di j del latino volgare o preromanzo, qualunque sia la base del latino classico, è
/gh/ e /j/. Ormai, si va estendendo l’uso di /gi/ toscano che, in posizione intervocalica e anche in
posizione iniziale assoluta, a Spoleto e in gran parte dell’Umbria sud-orientale, è rafforzata :
[ammagghjinàsse] ‘immaginarsi’, [la ggènte] ‘la gente’, ecc.
Postpalatali /kj/, /ghj/. Come nel perugino è presente nello spoletino /c i/, affricata postpalatale
sorda, con funzione distintiva rispetto alla velare vera e propria (l’opposizione è a bassissimo
rendimento funzionale: /mukkj/ ‘mucchi’ vs. /mukki/ ‘biondi, rossicci’). Anche per la sonora /ghi/, a
differenza di quanto avviene per il perugino e per altri dialetti dell’Umbria, ci sembrano sussistere
le condizioni per l’attribuzione dello status fonetico : essa infatti conserva ancora un netto valore
distintivo rispetto alla velare sonora /g/ malgrado lo scarso rendimento funzionale dell’opposizione
relativa: /ghjùstu/ ‘giusto’ vs. /giustu/, ecc. Storicamente rappresenta, in alternanza con /j/, l’esito di
J del latino volgare o preromanzo, qualunque sia la base di latino classico (G + e, i oppure G
intervocalico +e,i, J-, -J-, Dj-, -Dj-): [ghjènte (jènte) ‘gente’,ecc. Inoltre in esso, sempre in
alternanza con /j/ si realizzano GL-, CL- e, tra vocali, -G(U)L- : [ghjànna (jànna)] ‘ghianda’, ecc.
Circa l’uso di /ghj/ e di /j/, si possono rilevare certe costanti. In posizione iniziale assoluta e tra
vocali, è preferito /ghj/, spesso rafforzato: [gghjokamo] ‘giochiamo’, [pègghjo] ‘peggio’, ecc. In
fonetica sintattica (in posizione debole di frase), si usa di preferenza /jj/: [era jjallu] ‘era giallo’,
ecc.
Dopo particelle rafforzanti compare più spesso /ghj/: [pju-gghjù] ‘più giù’, ecc.; però anche : [tre
jjujddì] ‘tre giovedì’, [a jjugno] ‘a giugno’. Se precede nasale, invece di [lu jjoku] ‘il gioco’ si ha :
[u-gnòko] ‘un gioco’, ecc.
FRICATIVE
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appoggio [gwerru] ‘verro’, ecc., la frequenza di /v / rimane nettamente superiore a quella dello
standard a causa della spirantizzazione della bilabiale sonora (B + vocale, B intervocalico > [v]).
Sibilante dentale sorda /s/ con gli allofoni [sc], [s], [z], [dz]. Condizione alquanto diversa dallo
standard in quanto, come nel perugino, in contesti intervocalici, condizioni centro- meridionali di
totale assordimento [naso, kasa, analisi]; nei nessi con /s/ preconsonantico, davanti a sorda
abbastanza frequentemente occorre [sc] realizzato come alveo-prepalatale: [sctrégne] ‘stringere’,
ecc. e davanti a sonora, il corrispettivo [s] : [sbajjà] ‘sbagliare’, ecc. Infine [s] in nesso con /l r n/
precedenti si risolve nell’allofono affricato [z] o, più spesso [dz] : [n-zomaru] ‘un somaro’.
Alveo-palatale sorda /sc/. Può essere articolata come una fricativa di grado tenue o di grado
rafforzato: [sc], [ssc]. La tensione di lunghezza ha valore distintivo : [piscione] ‘pigione’,
[pisscione] ‘piscione’, ecc. Nel primo caso [sc] è risposta diretta al latino –SJ- : [vascià] ‘baciare’; è
poi realizzazione di /ci/ tra vocali: [la scéna] ‘la cena’ (cf. affricate) e, a volte, allofono di /s/ più
consonante sorda : [sctàgna] ‘tanica’. Compare infine in diverse parole di varia origine, in genere
come esito di G intervocalico di base, che si riflette nell’esito toscano di affricata alveo-palatale-
sonora : [riscìstru] ‘registro’, ecc. Nel secondo caso, con la realizzazione rafforzata [ssc] anche in
posizione iniziale, il fonema può derivare da –SC + e,i , SI + vocale, SSJ intervocalico, X
intervocalico: [prèsscia] ‘fretta’, [ssci] ‘sì’, ecc.
Palatale sonora /j/ di grado rafforzato rispetto alla l mouillée francese. E’ assente il fonema laterale
palatale dello standard. Di regola intenso [jj], in contesto intervocalico: [jokà (ghjokà)] ‘giocare’,
[tèjja(tègghja)] ‘teglia’, ecc. (Per altri esempi e per le derivazioni dal latino in alternanza con /ghj/,
cfr. affricate postpalatali).Inoltre /j/ continua i nessi latini (L)LJ intervocalico, (L)L(I)G
intervocalico: [fòjja] ‘foglia’, [ajju] ‘aglio’, ecc.In [nejje] ‘neve’, [bejje] ‘bere’, ecc. ; /jj/ è suono
epentico di appoggio sviluppato in seguito a V intervocalica > [ ] e a D intervocalica > [ ] .(Cfr.
anche semivocali).
VIBRANTI
Dentale /r/. All’aumento dell’occorrenza rispetto allo standard (cfr. laterali) fa riscontro una
rilevante diminuzione della frequenza della medesima che non può occorrere in posizione
preconsonantica nei contesti di infiniti più particelle pronominali e avverbiali enclitiche
(assimilazione regressiva): [favve] ‘farvi’, [parlàtte] ‘parlarti’, ecc.
LATERALI
Dentale /l/. Si presenta, in genere, solo in posizione iniziale o in contesto intervocalico (es.
[kremènte] ‘clemente’ e [ardu] ‘alto’, [purge] ‘pulce’ con sonorizzazione della consonante
seguente). Ma LD intervocalico > [llu]: [kallu] ‘caldo’, ecc.
Per la laterale palatale dello standard realizzata come fricativa palatale sonora /j/, cfr. fricative.
NASALI
Bilabiale /m/. Storicamente, oltreché dal latino M + vocale, M intervocalica, risulta, geminata, dai
nessi MB e NV intervocalici che > [mm]: [pjùmmu] ‘piombo’, [mmìdja] ‘invidia’. Per lenizione
umbro- laziale: [kampo], [m-po’] ‘un poco’.
Dentale /n/. Continua il latino N, iniziale o interno, ed è anche risoluzione del nesso GN
intervocalico: [kwinatu] ‘cognato’. Geminata, può rappresentare l’esito di ND intervocalico latino:
7
[munnu] ‘mondo’, [kwanno] ‘quando’, ecc. Per lenizione umbro- laziale: [bjanko], [montagna], ecc.
Davanti ad occlusiva bilabiale sorda e sonora, ne assume il punto di articolazione: [m-mallittu] ‘un
balletto’, ecc.
Palatale /gn/. Ha una realizzazione intensa, sia in posizione iniziale che tra vocali: [gnokku]
‘gnocco’, [pjagne] ‘piangere’. Storicamente, rappresenta l’esito dei seguenti nessi : NJ intervocalico
(primario e secondario): [skugnuru] ‘scongiuro’, ecc.; MJ intervocalico [vellegnà] ‘vendemmiare’;
NG finale + e,i : [fugni]; NCL e NGL intervocalici : [gnòstru] ‘inchiostro’, [gnuttì] ‘inghiottire’,
ecc.
Come nel perugino, in posizione iniziale, aumento dell’occorrenza di fenomeni consonantici scempi
o rafforzati e di nessi (anche atipici) rispetto all’italiano standard, per aferesi della vocale
etimologica in posizione iniziale assoluta: [céllu] ‘uccello’, [mmorojjà] ‘imbrogliare’, ecc. e per
prostesi consonantica dovuta soprattutto all’accresciuta frequenza di s privativo o intensivo:
[scfetàsse] ‘cessare di fare le uova’, ecc.
In posizione interna, rara è la semplificazione delle consonanti che, in genere, non ha occorrenza
postonica : [matina] ‘mattina’, [kaminà] ‘camminare’, ecc.
Rilevante invece, è il fenomeno della geminazione consonantica in posizione protonica, con
l’allungamento della consonante iniziale etimologica in seguito alla prostesi di una vocale di
appoggio: [addotà] ‘dotare’, ecc. e, in posizione postonica, nei proparossitoni dove una consonante
scempia non può presentarsi, in genere, dopo la vocale accentata: [sctòmmiku] ‘stomaco’, [sàbbitu]
‘sabato’, ecc.
In posizione finale, nessun fonema consonantico può occorrere (cfr. vocalismo finale).
Rafforzamento sintattico
E’ presente ma, come si è visto, con alcune eccezioni: [dimme se –kke-ffaj] ‘dimmi ciò che fai’;
[ke-tte sa kattiu] ‘ti pare cattivo?’; [ò fattu], [a vistu], [sta male], ecc. Come reliquie: [lu-rre] ‘il re’,
[li-rre] (pl.), ecc.
Fonologia di giuntura
Oltre ai fenomeni che intervengono in sede di fonosintassi, di cui si è dato conto finora, vanno
rilevati:
a) gli esiti dell’occlusiva bilabiale sonora etimologica, iniziale di parola, in vari contesti: [m-
masciu] ‘un bacio’, [du wasci] ‘due baci’, [tre bbasci] < baseu(m); i troncamenti che
intervengono nelle forme verbali di terza pers.pl. del presente indicativo e anche del futuro:
[ke sto (stonno) a-ffà] ‘che stanno a fare?’, ecc.
b) la forma aferetica /ke/ dell’aggettivo pronominale indefinito per [kwalke] ‘qualche’: [ò vistu
sulu ke scillìttu] ‘ho visto solo qualche uccelletto’.
c) la forma aferetica /e/ di /ke/ (congiunzione e pronome): [è m-pèzz e-cce roppe] ‘è un pezzo
che ci rompe’, ecc.
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MORFOSINTASSI
L’articolo
Articolo determinato
________________________________________________________________________________
contesto m.s. m.s. “neutro” m.pl. f.s. f.pl.
parola iniziante per consonante /lu/ [u] /lo/ [o] /i/ /la/ [a ] /le/ [e]
parola iniziante per vocale /l/ /l/ /l/ /l/
Esempi: m.s. [lu trokku] ‘abbeveratoio’, [l asse] ‘l’asso’, [u poru nonnu mia] ‘il mio povero nonno’,
[lu vinu] ‘il vino’ (con valore dimostrativo, in riferimento all’oggetto di cui si parla), [lo vino] ‘il
vino’; m.pl. [li foki] ‘i fuochi’, [l attrézzi] ‘gli attrezzi’; f.s. [la scèrkwa] ‘la quercia’, [a tòssa] ‘la
tosse’, [ l èrba] ‘la verdura (commestibile)’; f.pl. [le vardàsce] ‘le ragazze’, [e purge] ‘le pulci’, [l
àsule] ‘le asole’.
Particolarità
a) Presenza dell’articolo di tipo aferetico (sempre di forma forte) [u], [o], [a], [e]; /lo/ ([o])
introducono il neutro di materia.
b) Il nome proprio femminile non è mai preceduto dall’articolo: [maria nun ci scta] ‘Maria non
c’è’, ecc.
Preposizioni articolate : /de/ ‘di’: [de lu kane, du (u) kane] ‘del cane’, [de la matònna, da (a)
matònna] ‘della Madonna’; /kon/ ‘con’: [ku (u) prisciuttu] ‘con il prosciutto’; /a/: [a (a) fjéra] ‘alla
fiera’, ecc.
Articolo indeterminato
Esempi : m.s. [n kane] ‘un cane’, [l-libbru] ‘un libro’ [nu strillu] ‘uno strillo’, [n accidènti]; f.s. [na
ranuskja] ‘una grandine fitta’, [n èrba] ‘una verdura commestibile’, ecc.
Tutti gli articoli sono proclitici.
Il sostantivo
Lo schema morfologico singolare e plurale dei sostantivi isomorfi è il seguente:
singolare a e è i ì o u
m. i i inv. inv. inv. i i
plurale
f. e inv.
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Esempi: m. [fukista] ‘fochista’ vs. [fukisti], [fume], ‘fumo’ vs. [fumi], [pjéti] ‘piede, -i’, [lo vino]
(con valore neutrale) vs. [li vini], [surgu] ‘solco’ vs. [surghi]; f. [scélla] ‘ala’ vs. [scélle], [botte]
‘botte, botti’.
A differenza dello standard, quindi, lo spoletino insieme ai dialetti dell’Umbria sud-orientale,
presenta anche la /u/ come vocale finale e come morfema del maschile singolare di altissima
freque nza.
L’area registra inoltre, preceduti dalla forma neutrale dell’articolo /lo/ ([o]), anche sostantivi con
valore neutrale (neutro di materia) in genere terminanti in /o/ (raramente in /e/): [lo vino], [lo pane].
Ne discende che l’opposizione /u/ vs. /o/ assume valore morfematico: [pàssame lo vinu] ‘passami il
vino (che hai davanti), [lo vino sctanno è-kkàru ngwastìtu] ‘il vino quest’anno è carissimo’.
Bassa la frequenza dei sostantivi con vocale finale accentata -i [k-aparrè] ‘vassoio,’, [luniddì]
‘lunedì’, ecc.
Eteromorfi.
Per metafonesi: [dènte] vs [djénti], [patrone] ‘padrone’ vs. [patruni], ecc. Altri : [funku] ‘fungo’ vs.
[fugni], [òme] ‘uomo’ vs. [ommini].
Da notare : [milu] 1. melo (albero); 2. mela.
L’aggettivo
singolare u a e
m. i i
pl. inv.
f. e i
inv.
Esempi: [fjàkku] ‘fiacco’ vs. [fjàkki], [fjakka] vs. [fjakke]; [difìscile] ‘difficile’ vs. [difiscili];
[attènte] ‘attento, -a, -i, -e’.
Comparativi e superlativi.
[st ua è-ttantu trista pe-kkwànte è bbèlla] ‘quest’uva è tanto cattiva di sapore quanto bella a
vedersi’.
Per il superlativo, in mancanza della forma in /- issimo/, si ha, per esempio, [è bbèllu fòrte] ‘è molto
bello’ (superlativo intensivo attenuato), [so amari arrabbiati] ‘sono amarissimi’, ecc.
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Numerali
/unu duj tré kwattru scénkwe (arc.) sèi sètte òtto nòe dèsce (désci) ùnnisci dodesci tredesci
kwattòrdesci kwìnnisci sétisci discissètte discidòtto…vénti…scéntu duscéntu mille duemila m-
mijjone m-mijjardu/, ecc.
Tra le particolarità: [duj] (m.) vs. [due] (f.), [tutti a-dduj] ‘tutti e due’ (m.) vs. [tutti a-ddue] (f.)
Il pronome
Pronomi personali
Forme soggettive toniche Forme complementari toniche
/io/ /me/
/tu/ /te/
/issu/ (m.) /issu/ (m.)
/éssa/ (f.) /éssa/ (f.)
/nuj/ /nuj/
/vuj/ /vuj/
/issi/ (m.) /issi/ (m.)
/ésse/ (f.) /ésse/ (f.)
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Pronome riflessivo di terza persona.
Forma tonica. Il /se/ non è molto usato; si preferisce, al suo posto /issu/, /éssa/, ecc.; [anno fattu
tuttu da per issi] ‘hanno fatto tutto da sé’.
Forma atona. /se/ ‘sì’: [se spèkkja sèmpre] ‘si specchia sempre’.
Particolarità.
a) Per l’obliquo del pronome vengono adoperate ambedue le forme, tonica e atona: [a issu jje
tòkkono le vèstje] ‘a lui tocca il bestiame’.
b) Generalmente di adopera /jje/ nell’espressione [je l ò fatta] ‘ce l’ho fatta’.
maschile femminile
singolare plurale singolare plurale
/ mia/ /mia/ / mia/ /mia/
/tua/ / tua / /tua/ /tua/
/sua/ /sua/ /sua/ /sua/
/nosctru/ /nosctri/ /nòsctra/ /nòsctre/
/vosctru/ /vosctri/ /vòsctra/ /vòsctre/
/sua/ [de issi] /sua/ [de issi] /sua/ [de issi] /sua/ [de issi]
In funzione di aggettivo pronominale: [papà-mmia] ‘mio padre’, [mamma tua] ‘tua madre’, ecc.,
con l’aggettivo sempre posposto al nome: [u karru sua e u mia] ‘il suo carro ed il mio’, ecc. In
funzione predicativa, il pronome possessivo preceduto dall’articolo: [kwìllu pòttu è lu sua] ‘quel
bambino è il suo’.Nelle zone marginali (appenniniche) dell’area, sono ancora in uso forme con
l’agglutinazione a schema invertito (sostantivo a carattere affettivo e aggettivo possessivo): [sòrita]
‘tua sorella’, [màmmata] ‘tua madre’, [fràtimu] ‘mio fratello’, [zìesu] ‘suo zio’. Sempre nel discorso
affettivo, ha luogo l’omissione dell’aggettivo possessivo riferito ai componenti della famiglia di chi
parla o di chi ascolta: [spètti mamma] ‘aspetti mia (o tua) madre?’, [c’ ò nònna ke sta pòko bbène],
[èkko mamma] ‘ecco mia madre’.
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Pronomi e aggettivi dimostrativi
Pronomi
Aggettivi
/tistu/ non corrisponde quasi mai all’uso del fiorentino ‘codesto’ e significa in genere ‘questo qui’.
La forma in /- o/ (che non presenta alla tonica il fenomeno della metafonesi) si adopera con
sostantivi di valore neutrale e generico (v.sostantivi). Come aggettivo pronominale, invece di
/kwìstu/, si adopera la forma aferetica /stu/ (che si elide davanti a vocale): [stu vardàsciu] ‘questo
ragazzo’, [st òme] ‘quest’uomo’. Anche /kwìllu/ si elide davanti a vocale: [kwill aku] ‘quell’ago’
ma, a differenza dello standard: [kwìllu ròspu] ‘quel rospo’, ecc.
/karkuno, kwarkidùnu, kidunu/ ‘qualcuno’: [ c è-kkwarkidunu ke-cc a mille lire] ‘c’è qualcuno che
ha mille lire?’, /kikkòsa/ ‘qualcosa’, /nisciuno/ ‘nessuno’ (si usa generalmente come pronome,
raramente come aggettivo; al suo posto, in funzione aggettivale, si adopera l’espressione [manko
n,na]: [n ci sctia manko m-bardasciu] ‘non c’era nessun ragazzo’), /gnènte/ ‘niente’: [ke gnènte
gnènte va a-ttrèvi] ‘non andrà mica a Trevi?’. Per la forma aferetica di /kwalke/ cfr. consonantismo
(fonologia di giuntura).
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Pronomi allocutivi
L’avverbio
a) di tempo : [gnipoko] ‘ogni tanto’, [masséra] ‘questa sera’, [mo, mmo, ammò] ‘ora’, [gghjà]
‘già’, [dimatina] ‘domattina’, [passato dimani] ‘dopodomani’, [mantemane] ‘stamani prima
di giorno’, [ogghji] ‘oggi’, [pua, pu] ‘poi’, [asséa] ‘ora’, [moramae, ormae] ‘ormai’;
b) di luogo : [derèto] ‘dietro’, [jjo,jjù] ‘giù’, [ddò] ‘dove’, [ttèkko, dèkko,djèkka] ‘qui’, [djésta]
‘qui intorno’, [dèllo, ttèllo, dèlla, dellafò] ‘lì’, [dekko menzu] ‘lì in mezzo’, [dekkofò,
djekkafò] ‘da questa parte, qui fuori!’.
c) di modo : [kuscì, akkuscì, akkuscìnto] ‘in questo modo’, [luscì, alluscì] ‘in quel modo’, [a
bbàbise] ‘a casaccio’, [a-ggargallozzu] ‘a garganella’, [a-ppisciaréllu] ‘a getto continuo’,
[a-ttintuni] ‘a tastoni’, [scintu] ‘a sedere’.
Uso preposizionale di alcuni avverbi di luogo : [llà u muru] ‘presso (o ‘su’) il muro’, [llà lu kòre]
‘nel cuore’, [su-kkasa] ‘in casa’, [jjù lu spacciu] ‘giù allo spaccio’, ecc.
Affermazione
Negazione
/nun/ ‘non’ con l’allomorfo [n] (e adeguamento al punto di articolazione della consonante seguente)
davanti a consonante scempia: [nun fa male], [n kanta], [m-balla] ‘non balla’, ecc.; /no/ [nu] ‘non’
davanti a consonante foneticamente realizzata sempre lunga ed a nessi consonantici che non siano
formati da muta (o effe) più liquida: [no-rragghja] ‘non raglia’, [no zzompà] ‘non saltare’, [no jje
(gne) dessi troppu àzziku] ‘non provocarlo troppo’, [nu scrie mae] ‘non scrive mai’, ecc. Con gli
allomorfi [n], [nn] davanti a vocale: [ankò (n) è-kkòttu] ‘ancora non è cotto’.[nu (u) viti] ‘non lo
vedi?’; [gne la faccio ppjù] ‘non ce la faccio più’./no/, [nòne] ‘no’.
Preposizionali (particolarità)
a) /n/ ‘in’ (con adeguamento al punto di articolazione della consonante seguente): [m-pjazza];
b) /su/ ‘su,in’: [l agghjo lassatu su la ghjésa] ‘l’ho lasciato in chiesa’.
c) Rafforzamento dativale in uso nell’umbro settentrionale (rarissimo e pressoché inesistente):
[da-tte te lo dirrò io] ‘a te lo dirò io’; accusativo preposizionale: [kjamono a-tte];
d) [kome se dove da fa] ‘come si deve fare?’;
e) [non ve gusta de stacce] ‘non vi piace starci?’, [se sintia de vatte] ‘si sentiva battere’, ecc.
Prefissi e suffissi
Risoluzione del prefisso latino RE > [ar-, ari-]: [arbirà] ‘rigirare’, [arjèsse] ‘essere di nuovo’,
[arijjì] ‘andare di nuovo’, ecc. Per gli esiti dei suffissi –ariu(m), -aria(m), cfr. vocalismo tonico : -
oriu(m) si realizza in [-uru]: [lavaturu].
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Diminutivi: a differenza dell’umbro settentrionale, i suffissi più usati sono /-ittu/: [guccìttu]
‘goccetto’, [bascìttu] ‘bacetto’; /-illu, -éllo, -élla/: [karillu] ‘carino’ vs [karélla], [nu tuzzittìllu] ‘un
tozzetto’; /-ucciu/: [kavallucciu] ‘cavallino’, [karùcciu] ‘carino,gentile,simpatico’,ecc.
Verbi
Gli ausiliari
Inf. pres. /èsse/ ‘essere’ /avé/ ‘avere’
Ind. pres . /sò /c’ agghjo
si (séi) c’ ai
è c’a
sémo c’émo
séte c’ete
sonno (so) / c’onno (ò) /
Imperf. /èro /io (c’io)
èri ii
èra ia
eriàmo (èrimo) iamo
eriàte (èrivo) iate
èrono (èrno) / iono /
Le coniugazioni regolari
Tempo Persona I coniug.-à II coniug. –è, -e III coniug. –ì
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Inf. presente /parl-à/ /vet-è, mète/ /partì/
Presente Indicativo 1° sing. –o -o -o
2° sing. –i -i -i
3° sing. –a -e -e
1° plur. –amo -émo -émo
2° plur. –ate -éte -éte
3° plur. –ono -ono -ono
Tempo Persona
Imperfetto 1° sing. –ao -io -io
2° sing. –ai -ii -ii
3° sing. –aa -ia -ia
1° plu. –iamo -iamo -iamo
2° plu. –iate -iate -iate
3° plu. –àono -ìono -ìono
Passato remoto 1° sing. –aj -étti -étti
2° sing. –asti -isti -isti
3° sing. –ò -étte -étte
1° plu. –àssimo -éssimo -éssimo
2° plu. –àssivo -éssivo -éssivo
3° plu -orno -érno -éttero
(-arno) (-arro) (-érro) (éttero) (-érno) (érro)
Infinito. Quando l’infinito è accompagnato dalla negazione, le particelle pronominali possono anche essere preposte,
come nel perugino: [spèro de n ce jjì], ‘spero di non andarci’, ecc.
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/jjì o gghjì/, anche /annà/ ‘andare’. Pres. Ind. /vako vaj va jjémo (gghjémo ) jjéte (gghjéte) vonno/ ‘vanno’.
/poté/ ‘potere’. Pres.ind. /pòzzo poj pòle...ecc./
/paré/ ‘sembrare’. Pres. Ind. /pargo pari pare...ecc./
/dové/ ‘dovere’. Pres.ind. /dovo (doo) dovi (doj) dove (doe)…ecc./.
/sapé/ ‘sapere’. Pres.ind. /saccio…ecc./
/kòsce/ ‘cuocere’.Pres.ind. /kòscio kosci kòsce koscémo koscéte kòsciono/.
/kuscì/ ‘cucire’.Pres.ind. /koscio kusci kosce koscémo koscéte kosciono/
Forma passiva.
E’praticamente inesistente.
Forme impersonali: [kwanno unu è-ffimminìnku] ‘quando si è donnaioli…’, [disce k è-mmortu] ‘si dice che sia morto,
ecc.
LESSICO
Fra le voci più significative : [cifu] ‘madia’; [skurlà] ‘scuotere’; [pulla] ‘gallina’, [mazzamuréllu]
‘fantasma’; [fémmina] ‘donna’; [scélla] ‘ala’; [viru] ‘tacchino’; [arvirà la vira] ‘ridare il tacchino
alla tacchina’; [ossu pazzu] ‘malleolo’; [cioppu] ‘zoppo’; [papà (patre)] ‘padre’; [pòtto] ‘bambino’;
[ronfekà] ‘russare’; [nénna] ‘mammella’; [nzomarìtu] ‘eccitato sessualmente’; [fimminìnku]
‘donnaiolo’; [mintwà] ‘chiamare, nominare (rif.al nome di battesimo)’; [mukko] ‘biondo, rossiccio’;
[petòsciu] ‘ingenuo’; [trofju] ‘morbido’; [vaku] ‘baca, drupa dell’olivo’; [volatùjju] ‘volastro’;
[zuppu kolènte] ‘bagnato fradicio’; [me s arkwìra] ‘mi viene in tempo’; [bij mèjjo] ‘bevi ancora’;
[lèsciu] ‘melenso’; [lèllu] ‘cocco di mamma (rif.ai ternani)’; [kuturà] ‘ruzzolare, capovolgere’;
[skaravujjà] ‘vuotare’; [ciumméllu] ‘goffo’; [attòrta] ‘torta di mele fatta a lumaca’; [àmpola] ‘parti!
pussa via!’ [agghinete] ‘affrettati!’; [arroméntete] ‘affrettati!’; [sctramàno] ‘difficile’; [minò] ‘tu
che hai preso il mio nome, senti un po’!’; [nkanàta] ‘rimprovero’; [va présci] ‘va nel peggiore dei
modi’; [taolino] ‘tavolo’; [la kommùna] ‘il comune’; [ardunobbléssu] ‘di alto lignaggio, nobile’;
[kraddemàne] ‘domani mattina’; [mulufuttùtu] ‘ragazzaccio’; [koèlle] ‘nulla’, ecc.
INTONAZIONE
La pretonica nelle interrogative totali e nelle dichiarative può cominciare con una tonalità medio-
alta, sempre però inferiore a quella di Foligno; è caratterizzata da un movimento tonale più
uniforme, con ascesa graduale verso l’accento del gruppo ritmico e l’accento logico della frase.”
Per dare modo di fruire appieno di questa opera ad una platea di lettori più ampia possibile, si è
scelto di utilizzare grafemi mutuati, perlopiù, dall’alfabeto corrente. Da notare il segno< k > per la
velare occlusiva sorda (che nell’alfabeto corrente si identifica con la c di cane, cuore, chiesa,
costola), il segno < j > per la i semiconsonantica (i di ieri, piede, chiave, chiodo), il segno < w > per
la u semiconsonantica ( la u di acqua, ecc.), il digramma < gn > per la nasale palatale sonora (es. ni-
di niente), il digramma gl per la laterale liquida sonora ( < gl > di foglia), < gh > per la velare
occlusiva sono ra (es. gh- di ghiro), il segno < è > per la /e/ aperta e il segno /é/ per /e/ chiusa, il
grafema /ò/ per la /o/ aperta e il segno /o/ per la /o/ chiusa. Quando si incontra il segno < c > , la
relativa pronuncia si deve intendere quella dell’alveo-palatale sorda /c/.
17
Abbreviazioni
Legenda dei colori : in blu sono indicati i termini dia lettali raccolti nell’area del comune di Spoleto; in verde
sono contrassegnati i termini dialettali raccolti nel territorio del comune di Campello sul Clitunno,
mentre il viola identifica i vocaboli dialettali raccolti nell’area della Valnerina. In arancione, infine,
sono rappresentati i termini dialettali arcaici, ormai in disuso. Nel caso un lemma contenga ad
esempio l’indicazione 2, vuol dire che la relativa accezione appartiene all’area contrassegnata dal
colore di riferimento. L’indicazione (g), invece, significa che tra parentesi è racchiusa la variante
fonetica dell’area contrassegnata dal relativo colore. Nel caso l’indicazione racchiusa tra parentesi
sia invece dello stesso colore del lemma, è da interpretarsi come variante di pronuncia possibile
all’interno della medesima area. Accanto ad alcuni lemmi si è scelto di porre l’etimologia, per dare
al lettore alcune esemplificazioni di come il dialetto non sia una corruzione della lingua nazionale.
Tutte le etimologie proposte sono state tratte da un volume di riferimento di chiara fama 4 . In
relazione a questo, con il simbolo * si indicano le ricostruzioni incerte.
4
Giacomo Devoto, Dizionario etimologico, avviamento alla etimologia italiana, Firenze 1968.
18
Per quanto riguarda l’area del comune di Campello sul Clitunno, si è fatto riferimento anche ad un
volume edito precedentemente. 5
5
Domizio Natali, I cassetti della memoria, Campello 1999.
19
20
abbirokkjàta : s.f., avvolgimento.
A
àbbitu : s.m., vestito, àgghjo kombràtu n’àbbitu
a : art.det.fem.sing., la .
nou, ho comprato un vestito nuovo.
abbaciulì : v., abbagliare.
abbjokkàsse : v., demoralizzarsi.
abbaciulìtu : aprt.pass., abbagliato.
abbjokkàta : s.f., perdita di fiducia.
abbakkjàsse : v., avvilirsi.
abbjokku : s.m., atto del demoralizzarsi.
abbakkjàtu : part.pass., avvilito.
abbokkàjju : s.m., protuberanza del tubo da
abbàkkju : s.m., agnello da latte.
irrigazione dove viene agganciato l’irrigatore; 2
abbastà : v., bastare .
aggancio.
abbastàtu : part.pass., bastato.
abbonà : v., abbonare, fr.abboner.
abbatà : v., badare.
abbonaméndu : s.m., abbonamento.
abbatàtu : part.pass., badato.
abbonàtu : part.pass., abbonato.
abbàte : s.m., abate, lat. abbas.
abbonnà : v., abbondare, lat. abundare.
abbenànke : cong., sebbene.
abbonnànde : agg., abbondante.
abberà : v., abbeverare.
abbottàsse : v., gonfiarsi, riempirsi, jerzéra me so
abberàtu : part.pass., abbeverato.
abbottaàtu komme u rròspu, ieri sera ho
abbirokkjà : v., avvolgere.
mangiato a crepapelle.
abbirokkjà : v., avvolgere la fune dell’argano del
abbottàtu : part.pass., gonfio.
barroccio.
21
abbozzà : v., abbozzare. (a)ccennà : v., accennare.
abbruskàta : s.f., atto del bruscare. (a)cciangikàta : s.f., atto del rendere cencioso.
cci stà da bbuffàsse komme pporki, qui c’è da accikkaccìkka : avv., a poco a poco.
accekognà : socchiudere gli occhi difronte ad una arare con un solco a rilievo; 3 valicare una salita.
22
(a)cciuffà : v., acciuffare. addjétro : avv., indietro.
acitìllu : s.m., bevanda di acqua e aceto, usata dai affebbràtu : part.pass., febbricitante.
acìtu : s.m., aceto, sto vinu pare acìtu, questo affelàtu : part.pass., rauco, me so affelàtu, mi
adattasse : v., darsi da fare; 2 accontentarsi. affilà : v., affilare, lat.mil., affilare.
23
affinà : v., assottigliare. affrjurì : v., diventare freddo.
affokàta : s.f., si dice di terra che, a causa di una aggià : avv., già.
24
aggrucciàsse : v., ranicchiarsi. ajjutà : v., aiutare, lat. adiutare < adiuvare.
agnélla : s.f., giovane pecora che non ha ancora akkaellàsse : v., avvilirsi.
addossando i solchi.
àjju : s.m., aglio.
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akkappucciatùra : s.f., copertura. akkodàtu : part.pass., messo in coda; 2 affilare,
akkatastà : v., registrare un immobile; 2 comporre hai akkodàtu la forgia? hai affilato la falce?
akkattà : v., elemosinare, ce tòkka jjì akkattànno, akkollasse : v., ingrossarsi per gonfiore del collo
akkodà : v., arrotare la falce con la cote. akkoràtu : part.pass., annoiato, sméttetela, m’ài
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(a)kkordà : v., accondiscendere. (a)kkwikkjàsse : v., umiliarsi.
d’akkordu, dovrebbero andare d’accordo. (a)kkunnì : v., condire ; prov., (a)kkunnì kon
(a)kkormonà : v., cimare un pagliaio; 2 riempire consumo, l’olio d’oliva può provocare l’ernia.
(a)kkostà : v., accostare. àkkwa : s.f., solfato di rame in acqua e calce per
27
aku : s.m., ago, lat.acus. allokàsse : v., fermarsi in un luogo.
allégru : agg., allegro, staséra me sèndo allègru, allo(u)ngà : v., distendere, allungare.
allicciàsse : v., litigare, venendo alle mani. ambò ! : inter., guarda un po'!
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(a)mmagghinà : v., riprendere la virilità. (am)marmìtu : part.pass., preparato.
(a)mmakkà : v., deformare, mìtti jju ppjànu sta (a)mmattatojju : s.m., mattatoio.
frùtta ke ss’(a)mmàkka tutta ! fai attenzione a (a)mmazzà : v., uccidere ; 2 superare la briscola
(a)mmakkàsse : v., l’infradiciarsi della frutta. ll’àssu, ha superato il tre con l’asso.
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(a)mmojjàsse : v., sposarsi. (a)mmostàtu : part.pass., coperto di lividi.
(a)mmorà : v., procurare dei lividi. ànga : s.f., anca, germ.ant. *hanka
(a)mmostà : v., coprire di lividi, t’ammosto !, ti ankarkatora : s.f., bastone biforcuto per caricare
copro di lividi !
il basto delle bestie da soma.
30
(a)nkìnu : s.m., inchino. an(d)tikistà : s.m., archeologo.
(a)nnukkà : v., stordire con un colpo alla nuca. (a)ppartedjétro : avv., dietro, si sporku
31
Appekoràsse : v., addormentarsi. appikkapànni : s.m., attaccapanni.
(a)ppennikàsse : v., addormentarsi. (a)ppipitàsse : v., ammalarsi della pepita dei polli.
(a)ppiccià : v., accendere ; 2 prendere per mano. (a)ppjoppà : v., rifilare una fregatura.
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appòle : v., competere, non ge appòle, non può aràdju : s.m., apparecchio radio, na vòrda ci stìa
appòsta : avv., per dispetto. si utilizzava per fabbricare le travi dei tetti.
tuttu appunttàtu, parlava tutto rifinito. arbate kegghjà : v., raccogliere le olive dalla
(a)ppuskjàsse : v., essere molto assetato. arbullì : v., ribollire, o mùstu arbolle, il mosto
33
arbuttà : v., germogliare di nuovo; 2 gettare ardirizzà : v., raddrizzare, tòkka rdirizzà u palu,
arcerkjà : v., mettere di nuovo i cerchi alla botte àrdru : agg., altro, lat.pop. * altrus per alter.
lava sennò n t’ardà la frittata : per ottenere una arembertekàsse : v., rovesciarsi; 2 arrampicarsi
ardàre : s.m., altare, lat. altare. arfabbèto : s.m., alfabeto, lat.tardo alphabetum.
arde : v., accendersi, pozzi arde! che ti venga un arfàcce ! : inter., smettila !
34
arfijjà : v., partorire nuovamente. arindorà : v., dare il toro alla vacca.
arghjùntu : agg., malandato fisicamente.; 2 curvo. arinfreskatùra : s.f., posizione di terra umida
arikwà ! : inter., incitamento per buoi o asini. recipiente, aringàrga vène lu bbjùnzu, colma
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aringarì : v., rincarare, a frùtta s’è aringarìta, la arisò : inter., comando che si dà all’asino o al
arippogghjà : v., ruminare di nuovo ( di bovini ). aristongà : v., ungere le ruote del carro agricolo.
ariskallàtu : s.m., si dice di fieno bagnato, me so aritiràta : s.f., motivo finale di ballo.
rriskallàtu vène vène, mi sono ben riscaldato. àrja : s.f., cielo , ci stia n’àrja pulita, il cieloo era
ariskappà : v., cavarsela ; 2 guadagnare, ce so sgombro da nubi; 2 vento, lat. aera (accusativo).
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ark(a)ccià : v., tirare fuori. arkòjjese : v., contagiare, s’è arkòrda la frèbbe
sèmbre l’arkèmise, l’alchermes si usa per (a)rkongiatùra : s.f., l’atto del rammendare.
37
(a)rkordore : s.m., raccoglitore a domicilio di (a)rkutìsu : s.m., idea fissa, stà kko ll’àrkutìsu,
(a)rkorgatìcciu : s.m., si dice di cereali o fieno (a)rleà : v., allevare ; prov. ki (a)rlèa m porku lu
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(a)rmagnà : v., rimangiare, kwélla fémmina jje (a)rmocci(k)gàtu : part.pass., morso nuovamente.
(a)rmétte : v., mettere nuovamente ; 2 rimettere; 3 (a)rpizzutà : v., fare la punta, aguzzare.
39
(a)rpresciàsse : v., affrettarsi. (a)rrambikàsse : v., arrampicarsi.
(a)rrabbjàsse : v., arrabbiarsi; 2 ammalarsi di (a)rranvàta : s.f., furto, onno arranvàtu tùttu,
(a)rràbbjj ! : inter., caspita ! (a)rregnàta : s.f., quantità di roba che può essere
40
(a)rrèto : avv., indietro. (a)rrokkjà : v., abborracciare; 2 tagliare dei pezzi
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(a)rtìgne : v., tingere di nuovo. (a)rvordigàsse : v., ribaltarsi.
(a)rtirà : v., accorciare; loc., (a)rtirà le zzambe , (a)rvordik (g)à : v., rivoltare.
(a)rtiràtu : part.pass., accorciato. (a)rzapé : v., sapere per vie traverse, l’ò rzapùtu,
artornete , hai sabagliato strada, torna indietro. (a)rzerenàsse : v., volgere al bello del tempo
(a)rvénne : v., rivendere, me la so rvinnùta, l’ho (a)rzig ògulu : agg., complicato ( di persona); 2
(a)rveràjju : s.m., setaccio usato un tempo dai (a)rzillà : v., manifestare segni di vita.
(a)rv(e)inì : v.intr. ritornare, kwànno c’arvéni ? (a)rzìllu : s.m., estro bovino : aécce l’ arzìllu ,
(a)rvirà la vira (solo in questa espr.) : loc., coprire (a)rzindìsse : v., risentirsi.
42
(a)rzindìtu : part.pass., risentito, se n’è rzindìtu, ascìntu : part.pass., seduto ; loc. mettese ascìntu,
(a)rzolàtu : part.pass., con la suola nuova., asciuttarèlla : s.f., sterilità lattea di ovini e
(a)rzomendà : v., seminare nuovamente, ò aspettà : v., aspettare, lat.pop. * adspectare per lat.
(a)rzugàtu : part.pass., risucchiato. asséa : avv., adesso, assèa stò mèjjo, adesso sto
ascélla : s.f., ala, lat. axilla, dim.di ala. associàsse : v., associarsi.
43
associàtu : part.pass., associato. atorizzà : part.pass., autorizzato, m’onno
atorizzà : v., autorizzare. introdurre il dito indice nel sedere di una gallina
44
attènne : v., attendere. austrjése : agg. e s.m., austriaco.
45
avvjaméntu : s.m., scuola media inferiore, ò fattu
46
B bajjokku : s.m., soldo.
terra.
è un fesso.
di parallelepipedo.
bagarìnu : s.m., truffatore.
47
bambino : n. prop., Gesù . barbàjja : s.f., guanciale del maiale.
capanna con un tetto in lamiera. barbìttu : s.m., ometto con la barba ; 2 pizzetto.
bannèlla : s.f., bastone posto di traverso per barkòne : s.m., pagliaio; 2 grossa barca.
bannjéra : s.f., bandiera, prov.ant. bandiera. bàrzamu : s.m., balsamo, gr. bàlsamon.
baràkka : s.f., rozza capanna. barzànu : s.,m., pazzo, strambo, sta ttènte ke io so
barakkìnu : s.m., autoradio dei camionisti; 2 bbarzànu, fai attenzione che io sono pazzo.
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barzellétta : s.f., storiella, mo tt’arkonto na batte : v., trebbiare.
bàrzu : s.m., legatura del covone di grano. bàtticia : s.f., sponda del carro .
bassitàlja : s.f., meridione d’Italia. battikjàppe : s.m., parte anteriore del carro.
bàssu : agg., basso, lat.tardo bassus. battistèru : s.m., fracco di botte, jjémo dàtu m
bastronzi : s.m.pl., asso di bastoni, nel gioco delle baullàta : s.f., quantità di roba contenuta da un
carte. baule.
bat(t)ézzu : s.m., battesimo, doméniga facémo lu bbagghjà : v., abbaiare, u kane à bbagghjàtu
bbattézzu, domenica si terrà il battesimo. tutta a nòtte, il cane ha abbaiato per tutta la notte.
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bbassàtu : part.pass., abbassato. bekalìnu : s.m., persona ipovedente.
pe la bbruskétta, bisogna abbrustolire il pane per b(v)ertàcciu : s.m., gozzo; loc., arrimbì lu
bbuskàcce : v., prendere le busse, ce voi bbuskà ? bberzajjèra, ha sposato una donna che sembra un
befanìa : festiv., Epifania ( 6 gennaio ). bèstja : s.f., animale ; 2 gioco a carte, lat.bestia.
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bèstje : s.f.pl., i bovini (per gli altri animali si usa bilangiòne : s.m., bascula per animali.
bifùrgu : s.m., addetto all’aratura di un tempo, lat. binùcciu : avv., abbastanza bene, kommo va ?
bigattìnu : s.m., verme da esca per la pesca. binzìna : s.f., benzina, fr. benzine.
bikkjerétta : s.f., bicchierino da cantina. birràkkju : s.m., vitello di età compresa tra i 12 e i
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birrikùsu : agg., rugoso. bjòkka : s.f., chioccia; 2 orologio impreciso.
birròcciu : s.m., carro agricolo, barroccio. bjokkàta : s.f., covata di pulcini della chioccia.
birròkkju : s.m., verricello in legno. bjùnzu : s.m., bigoncia, émo kordu m bjùnzu
bisùgnu : s.m., bisogno, lat.tardo bisonium. bòccia : s.f., involucro del cavolfiore.
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bolla : s.f., documento. bottà : v., fare a cornate di ovini e caprini.
bollènde : agg., bollente, sta ttènde, ke è bottéga : s.f., bar; 2 chiusura lampo dei pantaloni;
bombolone : s.m., ciccione. bràcia : s.f., brace, lat. * brasia dal germ. *brasa.
borzétta : s.f., busta di plastica, tòkka portasse na bràngata : s.f., grossa quantità .
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bréccia : s.f., rena di cava con sassolini. brùciulu : s.m., foruncolo.
breccìnu : s.m., rena di cava fine con sassolini. bruciulùsu : s.m., pieno di foruncoli
bricikétta : s.f., bicicletta, fr. bicyclette, dall’ingl. bruskétta : s.f., bruschetta, pane abbrustolito con
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buciarderìa : s.f., vizio di mentire. buga : s.f., buca.
bùciu : s.m., buco; loc., bùciu de kulu, fortuna, 2 bullì : v., bollire.
costumi, s’è jjìtu a sposà stu bbudéllu! burjàna : s.f., tramontana; 2 gelo.
bufatèa : s.f., vampata di vento. bùrzu : s.m., alveare; 2 agg., bolso, loc., bùrzu
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bùsku : s.m., bosco, lat.buscus.
elemosine.
tombola.
con i bottoni. C
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cekalìnu : s.m., campanello della bicicletta. céntru : s.m., centrum.
cekàssene : v., vergognarsi, tòkka cekàssene ceràsa : s.f., ciliegia, loc., ceràsa marìna,
cekàtu : part.pass., ipovedente ; 2 vergognato. cerkatore : loc., frate cerkatore : frate addetto
cendésimu : s.m., centesimo ; prov. , è la lira ke cerkjòne : s.m., cerchio di ferro che cinge la botte
ffà u cendésimu : il risparmio è importante. o la ruota del carro agricolo e della bicicletta.
cenneràcciu : s.m., panno cui si mettevano sopra ccerkwétta : sparare agli uccelli che si posano su
cenere e panni sporchi per fare il bucato. di un albero stando appostati in un vicino capanno
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cèrtu : agg.e avv., certo. ciankìttu > cianghìtti.
cianghìttu : s.m., gamba esile, do vai ko sti cibbàsse : v., sopportare, tòkka cibbàssela tuttu lu
cianghìtti ? dove vai con queste gambe esili ? jjornu, bisogna sopportarlo tutto il giorno.
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cicìia : nome proprio, Cecilia. cimén(d)tu : s.m., cemento.
cìciu : s.m., cecio ; loc., fà ccìciu, fare cilecca. cìmicia : s.f., cimice.
liquore; 3 starter dei motori a scoppio. cindurone : s.m., cinta di trasmissione delle
cìklu : s.m., ciclo, lat.kyklos. cingwìna : s.f., cinquina al gioco della tombola; 2
cìkulu : s.m., uccello; 2 uomo di scarso valore. schiaffo dato a mano aperta, te dò na cingwìna, ti
cikurìllu (n) : loc. n cikurìllu, appena appena. do uno schiaffo a mano piena.
cimà : v., spuntare le colture; 2 valicare una salita. aperta, jj’ò dàtu n cingwinòttu, gli ho affibbiato
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cioccétta : s.f., antico gioco pasquale fatto con le cipolla : s.f., accessorio bucherellato da applicarsi
chi riusciva a non incrinare il proprio uovo cipollàru : s.m., venditore di cipolle.
cioccià : v., battere insieme due oggetti delicati sonno profondo, lat.cipppus.
cioettone : s.m., curiosone; 2 persona col naso cìrkulu : s.m., circolo ricreativo, staséra vaco llà
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cirvéllu : s.m., cervello, non c’ha n gràmmu de ciùkka : s.f., zucca, a jjì jjù kkutùrono nki le
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D dapjédi : avv., daccapo.
ddài, ìssu dà, nui démo, vui déte , ìssi donno; dat(d)u : s.m., dado; 2 dado vegetale, lat.datum.
indic.imperf., io dìo, tu dìi, ìssu dìa, nui djàmo, dazzjére : s.m., guardia del dazio.
vui djàte, ìssi dìono; indic.pass.rem., io détti, tu dàzzju : s.m., tassa comunale.
ddìsti, ìssu dètte , nui dèssimo, vui dèssivo, ìssi de : prep., da; 2 di.
daéro : avv., davvero. débbitu : s.m., debito, ìssu è ppjéno de débbiti, lui
dannàsse : v., faticare molto con scarsi risultati; 2 dekrétu : s.m., decreto.
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de(i)mònju : s.m., demonio, gr. daemon. desordene : s.m., disordine, ke è stu desordene ?
denàra : s.f., il seme di denari nel gioco delle che è questo disordine ?
dende : s.m., dente; loc., ki cc’à o pane non c’à i dèsto : avv., lì.
derèto : avv., dietro, tòkka pulì dderèto, bisogna dicistjone : s.f., digestione.
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diferènte : agg., differente, tìstu è ddiferènte, dilatà : v., dilatare.
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dimostrà : v., dimostrare. diskorre : v. intr., discorrere, zìttu mbo, stài
dimostràtu : part.pass., dimostrato. sèmbre a diskorre, taci, non fai altro che parlare.
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dispòtiku : agg., dispotico. divèrzu : agg. diverso.
diwsìlla : il ‘dies irae’, l’inizio della messa per i divòtu : agg., devoto.
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djarèa : s.f., diarrea. domanannòtte : avv., domani notte.
djèkka : avv., qui;.djèkka dréndo : loc.avv., qui domatìna : avv., domani mattina.
dentro; djèkka fòra : loc.avv., qui fuori, loc. doméneka : s.f., domenica.
djèkka llàne : verso là; loc. djèkka sùne : verso dòmo : s.m., duomo.
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dubbitàtu : part.pass., dubitato. durmìta : s.f., dormita, me cce vorrébbe na bbèlla
edukazzjone ? chi ti ha insegnato l’educazione ? duttrìna: s.f., catechismo, kwànno erjàmo pòtti
dulurìttu : s.m., dolore fisico di poco conto. jjiàmo a dduttrìna, da bambini andavamo a
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E
ebbè : inter., e allora ? èrba : s.f., verdura cotta, loc. l’èrba è ffatta pe li
emékkje : s.f.pl., pelle morta sulle unghie delle èrgna : s.f., ernia.
ent(d)rà : v., entrare, loc., entrà in kasa : értu : agg., spesso, è ttàntu értu, è molto spesso.
trasferirsi degli sposi a casa dei genitori di uno dei esaggerà : v., esagerare, lat.exaggerare.
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eprìmese : v., esprimersi.
pag. ).
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F faggiànu : s.m., fagiano, lat.phasianus.
fà : v., fare ; prov., ki ffà da sé ffà per ttre : chi fa fàgghju : s.m., faggio.
da sé fa meglio; indic.pres., io fò, tu ffai, issu fa, fagòttu : s.m., fagotto, mo kke a mojje t’à
nui facémo, vui facéte, ìssi fonno ; indic.imperf., cacciàtu via, te tòkka fa ffagòttu, adesso che tua
io facìo, tu ffacìi, ìssu facìa, nui faciàmo, vui moglie ti ha lasciato, devi prendere le tue cose e
ffacìsti, ìssu fìce, nui facèssimo, vui facèssivo, faìnu : s.m., becchime per volatili.
faétta : s.f., fava macinata per il bestiame. fànda : s.f., fante, figura delle carte da briscola.
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fandasìa : s.f., fantasia. fargiatùra : s.f., falciatura.
fandélla : s.f., bambina. fargione : s.m., grossa falce per tagliare i rovi.
fant(d)a : s.f., il fante nel gioco delle carte. farzifikàtu : part.pass., falsificato.
faone : s.m., fuoco della notte di san Giovanni. farzu : agg., falso, lat.falsus.
fàrge > fàrgia . fàsciu : s.m., insieme di legna raccolte dal bosco.
fargétta : s.f., piccola falce. fatìka : s.f., lavoro ; prov., ki fatìka fà la gòbba,
fargià : v., falciare, tòkka fargià ll’erbàccia su lli fatikà : v., lavorare ; prov., ki ffatìka na kamìcia ,
pjand ùni, bisogna falciare l’erba sugli olivi. ki n fatìka ddue : spesso i fannulloni se la passano
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fatik(g)àta : s.f., faticata. fèra : s.f., bestia ; 2 pene; 3 persona malvagia.
fémmina : s.f., donna ; prov. , le fémmene una pe festa, kwist’anno u festarolu è Ppèppe,
kkandòne e kkasa fosse tònna : alla larga dalle quest’anno la festa sarà preparata da Giuseppe.
ttizzà gni poku : la donna, come il fuoco, va fétiku : s.m., fegato; 2 coraggio.
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ffettà : v., affettare fikétta : s.f., uomo effeminato
figùra : s.f., il re, il cavallo e il fante nel gioco filéttu : s.m., noce del vitello.
fij)jàstra : s.f., nuora, a fij)jàstra mia è ttanda filu : s.m., filo ; loc., fir de fèrru : filo di ferro.
bbràa, mia nuora è una brava donna. filùka : s.f., imbarcazione molto veloce, loc.,korre
f(ij)jàta : s.f., covata di animali. fimminìnku : s.m., donnaiolo, zìttu zzìttu è n gran
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finìle : s.m. fienile. fìttu : agg., fitto, loc., fìttu fìttu, molto fitto,
firì : v., ferire. fjàkku : agg., debole , è stàtu male e mmo se sènte
firruvìa : s.f., ferrovia. fjenajjòla : s.f., piccola serpe che vive nei prati.
fiskjà : v., fischiare, lat.fistulari. fjaràsse : v., avventarsi in malo modo contro
fìskulu : s.m., fiscolo del molino ad olio. fjàska : s.f., ernia, kwànno unu è vvékkju jje vène
fistìnu : s.m., festa da ballo domestica. pjàssi sù ke ppésa troppu, te vène a fjàska, non
fìtta : s.f., taglio di fieno dal pagliaio. fjaskone : s.m., grosso fiasco.
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fjàsku : s.m., fiasco, got. * flasko. fjuritùra : s.f., fioritura.
fjerajjolu : s.m., chi va alla fiera per compiere fojjàta : s.f., torta a base di verdura.
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fontanèlla : s.f., piccola fonte ; 2 centro del fornì : v., fornire.
forka : s.f., forca in legno a due corni, lat.furca. fracikàsse : v., inzupparsi.
forkata : s.f., quantità che si può infilare con la fracikàtu : part.pass., inzuppato.
forkòne : s.m., grossa forca a tre o quattro corni. frakàzzu : s.m., spaccone.
forma : s.f., fossa di scolo delle acque. frakòscia : s.f., particolare taglio delle bistecche
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frang ése : agg., francese. fregàtu : part.pass., imbrogliato, m’onno fregàtu,
fràska : s.f., insieme di rami e foglie ; 2 ramo frégna : s.f., cosa ; 2 vicenda, se cc’ài témbu
d’olivo portato in corteo quando terminava la t’arkondo na frégna , se hai tempo ti racconto una
arditàlja , mio fratello vive nel nord Italia , loc., frellekàsse : v., muoversi con agitazione.
frèbbe : s.f., febbre, lat.febris. frìddu : agg., freddo, ke ffrìddu ke ffà ! che razza
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friddulùsu : s.m., freddoloso, tu ssi ttàndo fròcia : s.f., narice.
frignàtu : part.pass., frignato. frontìnu : s.m., colpo dato a mano aperta sulla
fringwéllu : s.m., fringuello. fruffrù : s.f., biscotto friabile del tipo wafer.
den domminzubbìsku non manga mae lo pane frullìnu : s.m., smerigliatrice angolare; 2
non manca mai il pane fresco, germ. *frisk. frund(t)ìnu : s.m., colpo dato in fronte col palamo
frizzandìnu : s.m., vino frizzante. frustavìa ! : inter., via di qui ! (rif. a cani e gatti).
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fruttà : v.,fruttare; 2 rendere, li sòrdi in bànka me fume : s.m., fumo.
fugghjì(à) : v., fuggire, émo fugghjàtu de korza, funzjòne : s.f., cerimonia religiosa, messa.
fugghj(à)tu : part.pass., fuggito. la fjonna, ho tagliato una forcina per costruire una
fukùsu : agg., focoso. fùrkuru : s.m., distanza tra pollice e indice aperti.
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furmikòne : s.m., formica con le ali.
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G gallìttu : s.m., galletto ; 2 donnaiolo.
galèra : s.f., carcere, tòkka méttelu n galèra, garufà : v., scavare col muso ( proprio del maiale
bisognerebbe carcerarlo. ).
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garzungìllu : s.m., giovane apprendista. ghjì > jì.
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gnallìsse : v., ingiallirsi. goccia : s.f., goccio, damme na goccia de vìnu,
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gramégna : s.f., gramigna. gràzzja : s.f., grazia.
grassìllu : s.m., grasso fatto a pezzetti che viene gròlia : s.f., gloria ; prov. , le vòtte de lu marìtu so
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groppone : s.m., schiena animale , jj’ò data na guzzéttu : s.m., Moto Guzzi 50.
grossu : agg., grosso, lat.grossus. vvène vène, state gozzovigliando ben bene.
la trasportavano nei campi i contadini d’estate. gwardjolu : s.m., piccolo telaio in legno per
gumèra : s.f., vomere, tòkka kambjà a gumèra, gwarì : v., guarire, germ. warjan.
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gwàstu : part.pass., : rovinato.
largo.
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I imbostu : s.m., luogo del bosco dove si caricava la
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ingènzu : s.m., incenso. inzìstu : s.m., noioso, seccante, sì ttroppu inzìstu,
maglietta al contrario.
l’intonaco.
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J jjelà : v., gelare.
jjà : avv., già , jjà ài fàttu ? hai già finito ? jjellàtu : part.pass., sfortunato, cèrto ke ssémo
jjakkétta : s.f., giacca, ò kombràtu na jjakkétta panettellàru vène de jjunu e dde jjennàru : per la
nòa, ho acquistato una nuova giacca. festa di sant’Antonio (17 gennaio e 13 giugno) è
jjamà : v., chiamare. jjì : v., andare, indic.pres.,io vàco, tu vvai,ìssu va,
jjamàtu : part.pass., chiamato. nui jjémo, vui jjéte, ìssi vonno; indic.imperf., io
jjàmmeru : s.m., gambero. jìo, tu jìi, ìssu jìa, nui jiàmo, vui jiàte, ìssi jìono;
jjànna : s.f., ghianda, lat.glanda. indic.pass.rem., io jétti, tu jjìsti, ìssu jètte, nui
jjàra : s.f., albume d’uovo. jèssimo, vui jèssivo, ìssi jèttero, lat.ire.
jjaràta : s.f., ingessatura rudimentale praticata un jjìlèppe : s.f., qualsiasi cosa succulenta e dolce.
tempo sugli arti rotti a base di albume d’uovo. jjnébbre : s.m., ginepro.
jjé !: inter., ferma ! usata dai carrettieri con gli jjinèstra : s.f., ginestra.
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jjinukkjìttu : s.m., gomito. jjògu : s.m., giogo.
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jjù : avv., giù, jjù ssotto, giù in basso. jjuraméndu : s.m., giuramento.
fìjj mia, dovete metter giudizio, figli miei. jjùitu : s.m., gomito.
gioventù è breve.
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K kaciòla : s.f., tartufo non commestibile.
ccemmìtti : non calzare bene una scarpa . kakà : v. tr., defecare, me skàppa de kakà, ho
k(a)ccià : v., tirare fuori, loc., jjì a kkàccia a necessità di defecare, lat.cacare.
kkojjoni, jjì a kkàccia a mikki, fare i furbi, loc., kakabbikkjére : s.m., carabiniere.
k(a)cciatora : s.f., loc., a la k(a)cciatora : modo kakacìci (a) : loc., sulle spalle.
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kàki : s.m., albero e frutto del cachi. kallàccia : s.f., vampata di calore improvvisa.
kàkiru : s.m., escremento di piccole dimensioni, kallafrédda : s.f., repentino cambiamento del
kakka(v)èlla : s.m., strumento musicale kallàra : s.f., caldaia; loc., a ttutta kallàra : al
stantuffo che viene sollevato e abbassato dal kallaràru (kallarellàru) : s.m., fabbricante e
kakkjìtu : part.pass., germogliato; 2 sfiorito. kallasciùtta : s.f., si dice di terra bagnata e poi
kalavèrna : s.f., inverno. sola non basta ; prov., pèkora néra, pèkora
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vjànka, ki mmòre mòre, ki kkàmba kàmba : chi kamìna ! : interiez. , forza, sbrigati !
ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto. kaminà : v. intr., camminare, tòkka kaminà fino
kambàna : s.f., campana ; 2 gioco infantile , a llajjù, bisogna camminare fin laggiù.
kambétta : s.f., piccolo appezzamento di terreno, fonno sotto u kammìnu : gli affari vanno conclus i
kàmbu : s.m., campo, loc., kàmbu de pallòne, kammorétta : s.f., sala da pranzo.
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kampanàcciu > kambanàcciu. kane : s.m., cane; 2 persona molto esosa.
kanaìne : s.f.pl., terreni acquitrinosi di pianura. kangéllu : s.m., cancello; 2 persona brutta.
kanàle : s.m., canale di scolo del mosto in kànk(gh)e(u)ru : s.m., tumore; 2 cosa o persona
kanassone : s.m., persona con mandibole kannélla , abbiamo acceso una candela.
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tempio) ; prov., kannellòra kannellòra, kàpa : s.f., testa.
dell’immerno sémo fòra, se cci stà lu solicìllu, n kapà : v., fare la cernita, scegliere.
andru mese de ngwernicìllu : per la Candelora il kapace : avv., probabilmente, può essere.
pallido, entro una quarantina di giorni il clima kapàta : s.f., sbucciatura; 2 scelta.
kannìlli : s.m.pl., protezioni per le dita usate un kapetàgna : s.f.,margine del campo.
kàola : s.m., rubinetto in legno della botte del kapiscione,è convinto di capire tutto lui.
vino, apri la kàola e kkàccia mbo de vìnu, apri il kapistìu : s.m., grosso vassoio in legno utilizzato
rubinetto della botte e fai uscire un po’ di vino. per riporre le carni del maiale durante la
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kapità : v., accadere. kappèlla : s.f., cappella tombale; 2 chiesetta; 3
kapìzzu : s.m., capo di una corda o di uno spago. kappellàru : s.m., cappellaio.
kapòccia : s.f., testa ; loc., kapòccia a kkoppu , kappellàta : s.f., quantità contenuta in un
kapoccione : s.m., persona dura di comprendonio; kappéllu : s.m., cappello ; prov., per dì ppòru
pìjjo na kapumìlla, prima di andare a letto mi kappillìttu : s.m., cartuccia ; 2 piccolo cappello.
bevo una camomilla. kàppja : s.f. cappio di nodo scorsoio, tòkka facce
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kappottà : v., finire sottosopra alla guida di un kapukollu : s.m., lonza ; 2 inetto.
lasciare gli avversari a zero punti nel gioco delle kapuskàla : s.m., capo operaio di una squadra di
kapu : s.m., capo; loc., kapu d’òpra : caporale dei karabbàttola : s.f., fagotto di masserizie.
kapu e kkollu (tra) : loc., all’improvviso. karabbinjéra : s.f., donna dai modi molto
kapufìkku : avv., sottosopra, drénto sta kasa stà maschili, pare na karabbinjéra, sembra un
kapufoku : s.m. alare. karabbòi : s.m., grosso carro, con stanga centrale,
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karavujjà : v., svuotare. kàrgiu : s.m., calcio , jj’à dàtu n kàrgiu llà n
karavujjàtu : part.pass., svuotare. kùlu, gli ha rifilato una pedata nel sedere.
kargàta : s.f., atto del calcare. kar(i)kà : s.f., caricare, lat.pop.* carricare.
kargàtu : part.pass. calcato. kar(i)ku : s.m., carico ; tre o asso al gioco delle
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karne : s.f., carne, loc., parlà le karne : avere un karrìttu : s.m., carro agricolo trainato da forza
gni sghérzu vale : a carnevale ogni scherzo vale . karrjolu : s.m., carro agricolo a quattro ruote.
karregghjà : v. tr., trasportare col carro, tòkka kartìna : s.f., lievito in polvere per dolce.
karreghjà o fjénu, bisogna trasportare il fieno col kartulìna : s.f., cartolina , m’è rrjàta na kartulìna,
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karzétta : s.f., collant femminile , a mojje mja à kasku : s.m., cascata idrica ; 2 casco
karzùni, mi sono scesi i pantaloni. kassìttu : s.m., cassetto, émo apértu tutti i kassìtti
kasàkka : s.f., giacca priva di maniche. ma nnon l’émo troàtu, abbiamo aperto ogni
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katenàcciu : s.m., chiavistello. kàvola : s.f., dispositivo per spillare il vino dalle
kattìu : agg.e s.m., cattivo, arràbbjete kwànno si kazzarolàta : s.f., quantità contenibile in una
kkattìu ! caspita quanto sei cattivo !, lat.captivus. casseruola, iàmo kottu na kazzaròla de rìsu,
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kìkkera : s.f., schicchera. kjappamoske : s.f., nervo di bue cosparso di una
kikkirikì : onomat., verso del gallo. sorta di melassa atta ad attirare le mosche e a farle
kilàta : s.f., quantità di circa un chilo. kjapparèlla : s.f., gioco infantile che consiste nel
kjàe : s.f., chiave, n artròo a kjàe, non ritrovo la kjappàta : s.f., sculacciata.
kjakkjarone : s.m., chiacchierone, ìssu è n gran kjàttu : s.m., persona grassa e bassa.
kjakkjarone, lui è un gran pettegolo. kjàttu kjàttu : avv., di nascosto, senza farsi
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kjèlli : pron.indef., chiunque. koarìzzu : s.m., fondoschiena di un pennuto.
kjùsa : s.f., appezzamento di olivi. kòccia : s.f., scorza, tòkka leàjje a noce, bisogna
mòska : la prudenza non è mai troppa. kòcciola : loc., fà kkòcciola : rompere oggetti
pjù ddura : finire una cosa richiede più che kòjje : v., cogliere, è ora de kòjje olìa, è ora di
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kojjonerìa : s.f., corbelleria. kòllika : s.f., colica, jéri c’ò aùtu e còlike, ieri ho
kòka : s.f., cuoca, mamma mia fa la kòka, mia avuto delle coliche.
kokkjone : s.m., grosso imbuto di legno per le kollu : s.m., collo, lat.collu(m).
kòlla : s.f., mistura di acqua e farina, utilizzabile kommannà : v., comandare, a mojje mia vòle
sia come collante che come alimento kommannà , mia moglie vuole comandare,
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kommàtte : v., combattere ; 2 avere a che fare, n kompretà : v., completare.
ce sse po’ kommàtte, è difficile avere a che fare komprètu : s.m., completo.
kompàgnu : s.m., compagno nel gioco delle carte konga : s.f., conca.
komprà : v., comprare ; prov. , ki kkompra a dell’agnéllu, voglio conciare la pelle di agnello.
ddébbitu vénne a sobbàstu : se non si hanno i kongià : v., conciare il grano o le pelli.
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kongiatore : s.m., addetto alla concia del grano o ko(u)nv(i)enì : v., convenire.
kongiatùra : s.f., scarto risultante dalla concia del konvonne : v. tr., confondere.
conosco, lat.cognoscere. kòppa : s.f., cotenna e carne della testa del maiale
konvessasse : v., confessarsi, tòkka konvessàsse, koppjolu : s.m., ciascun agnello o capretto nato in
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koratèlla : s.f., interiora di ovino o caprino. korvéllu : s.m., vaglio per il grano.
korba : s.f., colpa; 2 canestro di forma ovale , korvu : s.m., corvo, lat.corvus.
kornu : s.m., corno, lat.cornu. kostorélla: s.f., costoletta del maiale, masséra
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krapàru : s.m., capraio. kràudio : nome proprio, Claudio.
krapétta : s.f., impalcatura del pozzo per attaccare krausùra : s.f., clausura.
kràpistu : s.m., corda stretta intorno alle corna dei kredenzone : s.m., grosso armadio, di solito a due
krapìttu, per Natale uccideremo un capretto. kregnàta : s.f., quantità di roba contenibile in un
kràstika : s.f., Averla Minore. krésce : v., crescere, krescerài anki tu, anche tu
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kresimà : v., fare da padrino a un cresimando; 2 kristiànu : s.m., uomo.
kresimàtu : part.pass., che ha ricevuto la cresima; manna lo frìddu sekònno li panni : il Signore
2 colpito con violenza. non manda mai delle prove insuperabili ; prov. ,
kréspe : s.f.pl., parti terminali. Krìstu paga : alla fine la giustizia trionfa; 2
krìkku : s.m., grillo, sénti komme kanda u kròce : s.f., problema, preoccupazione; loc.,fàcce
krìkku, senti il grillo come canta; 2 crick a kroce, metterci una pietra sopra.
krinétta : s.f., museruola in rete metallica per i krokkjàta : s.f., razione di busse.
krìnu : s.m., cesto di vimini. krokkju : s.m., rumore di oggetto che si spezza; 2
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kròniku : agg., cronico. kukkàgna : s.f., abbondanza.
kujjitùjju : s.m., sacca di tela da portare a tracolla kulìttu : s.m., cantuccio del pane, dàmme n
che ha un telaio in legno a forma di semicerchio : kulìttu de pane, dammi un cantuccio di pane.
si utilizza per raccogliere le olive, émo kordu n kulu : s.m., sedere; 2 fortuna ; loc., a kkùlu
kujjitùjju de lìa, abbiamo raccolto una sacca di puzzòne : a sedere per l’insù, loc., aécce kùlu,
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kulurìtu : s.m., colorito del viso. kum(b)priméntu : s.m., complimento, màgna ! ke
kumbinà : v., combinare; 2 concludere un affare. ffài li kumbriméndi ? mangia senza complimenti
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kunìllu : s.m., coniglio, lat.cuniculus. kunzijjére : s.m., consigliere.
amàra la nzalàta! ma no ll’ài kkunnìta , l’insalata kkunzumàtu de divèrzi kìli, sei dimagrito di
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kuppùtu : agg., a forma di coppo. kurrighjàru : s.m., arnese per battere il grano,
kuprì : v., coprire, kòprete ke è ffrìddu ! copriti, composto di due bastoni legati tra loro con una
fa freddo ! corda.
kuràtu : part.pass., curato, lat.curare. kùrta : s.f., scorciatoia , dòppo facémo a kùrta,
kurdìllu : s.m., cordino terminante con una cappia dopo percorreremo la scorciatoia.
che si usa per legare il maiale. kurtèlla : s.f., coltello per affettare il prosciutto.
kurdivatore : s.m., coltivatore diretto. bure dell’aratro allo scopo di spaccare le zolle .
kurgu : part.pass., coricato, nko stai kùrgu ? sei kurtellàta, gli hanno vibrato una coltellata.
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kustudìsse : v. rifl., fare le abluzioni kuturillùzzu : s.m., gioco pasquale fatto con le
kuturàtu : part.pass., ruzzolato, émo kuturàtu kuadrandìku, mi sembri vestito in modo obsoleto.
komme cciùkke, abbiamo ruzzolato come zucche. che veste in modo obsoleto.
bassa e grassa.
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kwàjju : s.m., caglio; 2 infiammazione alle mani, kwàrtu : s.m., quarto ; 2 unità di misura.
kwànn(e)o : avv., quanto; 2 quando. kwattrokkji : s.m., persona con gli occhiali.
kkwarésima nun tukkirìa magnà a karne, di kwazzarone : s.m., grosso camice da lavoro.
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kwìstu : pron., questo.
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L laméndu : s.m., lamento.
laàta : v., lavare ;loc., laàta de kapòccia , langwì : v., languire, ansimare.
lambàtu : part.pass., saettare; 2 intuito, l’ìa lattuégghja : s.f., fungo non commestibile.
lambjòne : s.m., lampione. laùru : s.m., lavoro, à fattu n grà llaùru, ha fatto
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lavamàne : s.m., lavandino. lègge : v., leggere, ma n zai lègge ? non sai
leà : v., togliere ; 2 albeggiare, lèja, albeggia . légnu : s.m., legno, è ffàttu de légnu, è di legno.
lèbbre : s.m., lepre, loc.,a ddiskorre ko tte è vai…ti percuoto se non ti allontani subito !
legà : v., legare. lèmme : avv., piano, con lentezza; 2 agg., calmo,
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léna : s.f. pl., legna da ardere, tòkka skarkà n l(i)j(a)cciòla : s.f., fagottino composto da un
karrìttu de léna, bisogna scaricare un carretto di piatto avvolto da un fazzolettone annodato con cui
lènda : s.f., lenticchia ; 2 lente ; 3 diarrea. mojje mia m’à fattu a ljacciòla, mia moglie mi ha
léngwa : s.f., lingua ; prov. , la léngwa non c’à libberà : v., liberare.
ossu, ma ossu ròppe : la lingua può ferire più libberàtu : part.pass., liberato.
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lìggiu : agg., ligio, fr.lige o liège. lippikìnu : s.m., attaccabrighe.
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llumàtu : part.pass., adocchiato. loku : s.m., luogo ; 2 maschio dell’oca.
lòdola : s.f., allodola , sémo jjìti a llòdole, siamo londanànze : evitare una persona che si conosce.
andati a caccia di allodole. lonne : solo nella loc. jjì dde lonne : camminare
fàttu a lòffa, qui qualcuno ha emesso un peto. londànu : avv., lontano, lat.pop.* longitanus da
lòffju : s.m., melenso, no stà a ffà u lòffju, non loro : pron. pers. 3° pers.pl., essi.
lòkka : s.f., colpo di sonno, doppoprànz u c’ò a lu : art. det. m.s, il.
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luccikòre : s.m., bagliore. lume : s.m., lampada.
lùcciola : s.f., ulcera peptica. lumìnu : s.m., lumino funebre, tòkka jjì a ccènne
lucénga : s.f., geco, ài vistu a lucénga ? hai visto i lumìni su u cimitèru, bisogna accendere i lumini
il geco ? al cimitero.
lucernàru : s.m., apertura a vetri ricavata nel tetto luna : s.f., luna.
per dar luce alle stanza senza finestre. lunàrju : s.m., calendario.
lucèrta : s.f., lucertola. lungu : agg., lungo, prov., strada bbòna non fu
luciòla : nome proprio, Lucia. mae longa : le vie del bene sono da preferire.
lukkéttu : s.m., lucchetto, méttece n lukkèttu, lupu : s.m., lupo ; prov., ognùnu u mestjére sua e
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lurzarèlla : s.f., voglia di giocare.
all’imbrunire.
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M maése : s.f., maggese, tòkka laorà a maése,
maffjùsu : s.m.,mafioso.
macellà : v., macellare.
canapa.
macenà : v., macinare.
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magnatòria : s.f., latrocinio. makinìsta : s.f., conduttore del treno.
majjétta : s.f., maglia intima. mallone : s.m., palo centrale del pagliaio.
makinétta : s.f., piccolo congegno meccanico. mammòcciu ? che te ne fai di quel bamboccio ?
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màn(k)go : cong., nemmeno. mankaméndu : s.m., svenimento.
mane : s.f., mano (anche pl.). manodòpra : s.f., mano d’opera ; 2 maestranze.
mangìna : s.f., sinistra, a mmangìna , a sinistra. mantemàne : avv., domani, prima del mattino.
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manwàle : s.m., manovale , tòkka pagà u mardukazzjone : s.f., maleducazione.
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màrmu : s.m., marmo. martùfu : s.m., persona molto introversa, è m
martillìna : s.f., martello da muratore; 2 piccola maskarzone : s.m., mascalzone , tu ssì n gran
martingàna : s.f., cinta di cuoio (sia dei cappotti màskeru : s.m., persona mascherata .
da uomo sia da legare sul corpo degli equini). maskjé : inter., voce con cui si chiama un giovane
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màskjo : inter., voce con cui si chiama un giovane mattàta : s.f., comportamento folle.
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mazzétta : s.f., mazzuolo. mbarà : v., apprendere ; 2 insegnare ; loc., mbarà
mazzokkjone : s.m., persona o cosa sgraziata. educazzjòne : dare una lezione a qlc.no.
mazzolu : s.m., mazzuolo di legno, te daco u mbastà : v., impastare, doémo mbastà a kàrgia ,
màzzu : s.m., mazzo; 2 mazza di legno usata dai mbastìta : s.f., atto dell’imbastire.
mbanzàta : s.f., gran mangiata, émo fatta na mbegnàsse : v., impegnarsi; 2 fidanzarsi.
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mbennà : v., camminare con la sola ruota mbicciàsse : v. rifl., farsi gli affari altrui; prov. ,
posteriore in bicicletta o in moto, sollevando non te mbiccià e nn avrai mae male : chi non si
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mbjastràtu : part.pass., impiastrato, te si mbrestàtu : part.pass.,
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mbwirìsse : v., impoverirsi. mèle : s.m., miele, ò vinnùtu lo mèle, ho venduto
mb(p)undàsse : v., ostinarsi, s’è mbundàtu, si è ména ddu vòrde : chi ben comincia è già a metà
ostinato. dell’opera.
melagràna ta : s.f., albero e frutto del melograno. merkàtu : part.pass., marcato, émo markàtu lu
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meròlla : s.f., midollo. micìtju : s.m., omicidio.
mète : v., mietere, è ora de mète, è ora di mietere. micìzzja : s.f., amicizia , émo fàttu micìzzja,
métte : v., mettere, prov., ki dde tre n ce ne métte mignòtta : s.f., prostituta; 2 donna di facili
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milugranàtu : s.m., albero e frutto del melograno. miseràbbile : agg., miserabile.
minestrà : v., scodellare un cibo nel piatto. miskjéttu : s.m., bevanda a base di vino e gassosa.
mirkurdì : s.m.,mercoledì, ce vedémo mirkurdì, ci stà mi(d)ticìna, per gli ingenui non c’è rimedio.
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mjardàta : s.f., circa un miliardo di lire. mmollà : v., bagnare.
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mocc(e)ikàtu : part.pass., morso. mondà : v., ricoprire con la monta; 2 salire.
mojje : s.f., moglie ; prov., a lassastà je sse mongànu : s.m., uomo alto e biondo, dalla
alla larga dalle donne ! ; prov., pe ppijjà mmòjje monnézza : s.f., immondizia , vàko a bbuttà vvìa a
il sacco della farina e la botte del vino, lat.mulier. mònnika : s.f. . suora.
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mòrka : s.f., morchia. mosciarèlla : s.f., castagna secca, me vòjjo magnà
mort(a)ccìnu : s.m., puzza di morto. moska : s.f., insetto che danneggia gli olivi.
mòrte : s.f., morte ; prov., a mòrte vòle sèmbre a mòssa : s.f., movimento ; loc., dà la mòssa,
volto umano con una candela all’ interno. mostru : s.m., mostro, lat.monstrum.
mortòrju : s.m., funerale , sémo jìti a u mortòrju, motore : s.m., trattore a ruote.
morza : s.f., morsa da banco; 2 morsa per bovini. mùffu : s.m., persona vecchia.
mòrzu : s.m., morso che si applica agli equini. mugnitùra : s.f., mungitura.
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mwiméndu : s.m., movimento, non po’ fa ppjù mùngu : s.m., storpio, è rmàstu mùngu, è rimasto
mùkkulu : s.m., moccolo di candela ; 2 muco murajjone : s.m., muraglione, émo sardàtu m
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murrìkkji : s.f.pl., fronde di ulivo date in pasto mustaccioli : s.m.pl., dolci a base di mosto, tipici
musétta : s.f., recipiente di cuoio, contenente mùtria : s.f., accigliamento del viso.
biada, che si attaccava alla testa del mulo per farlo mùtu : s.m., muto.
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N natta : s.f., colpo, m’è rrjàta na nàtta tra
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ndartajjone : s.m.,, balbuziente, parla male, è nu ndignàsse : v., ostinarsi con caparbietà.
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ndoppàtu : part.pass., intoppato, me ss’è ndrèa : nome proprio, Andrea.
ndorà : v., far ricoprire le mucche dal toro. ndrécciu : s.m., intreccio.
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ndruppàta : s.f., scontro. negàtu : part.pass., negato.
ndwinàtu : part.pass., indovinato, bràu, c’ài néngwe : v.intr.imp., nevicare, me sa ke ffra poku
ndwinàtu, bravo, hai indovinato. néngwue, credo che stia per nevicare a breve.
ndulìsse : v., sentirsi indolenziti. nèrbi : s.m.pl., rabbia ; loc., aécce li nèrbi : essere
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nf(v)rociàtu : part.pass., andato a sbattere. ngemmàle : avv., non c’è male.
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ngignà : v., inaugurare. ngollà : v., incollare.
ngignàtu : part.pass., inaugurato, tòkka ngignà li ngollàsse : v., caricare sulle spalle.
karzùni noi, bisogna inaugurare i pantaloni nuovi. ngollàta : s.f., sollevamento di un peso sulle
ngignùsu : agg., ingegnoso. spalle, ki sse lu ngòlla stu sàkku ?, chi solleverà
ngojjà : v., ingoiare, kwànde tòkka ngojànne, ngwastìsse : v., andare a male.
ngòkku : s.m., persona o oggetto poco armonioso ngularèlla : s.f., pratica oscena, consistente nella
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ngulàsse : v., rimanere buggerati. ngwattàtu : part.pass., nascosto.
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nìsba : avv., per niente. nk(g)ollà : v., incollare.
ma non rùbba : gli oggetti perduti in casa si nkaikkjà : v., indossare la cravatta.
nk(g)azzàsse : v., arrabbiarsi. nkartàsse : v., nel gioco delle carte, essere in
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nko’ : avv., ancora. nnumitìtu : part.pass., bagnato, me so nnumitìtu
nnértu : agg., spesso, è ttandu nnértu, è molto nocènzju : nome proprio, Innocenzo.
nnocendélla : s.f., innocenza infantile. noèna : s.f., novena, ci sta la noèna pe li sàndi,
nnukkà : v., stordire con un colpo alla nuca. nòra : nome proprio, Eleonora.
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notàjju : s.m., notaio, ogghjòtto jjémo da u nutùsu : agg., nodoso.
notàjju, tra una settimana ci recheremo dal notaio. nùulu(su) : agg., nuvoloso, lat.nubilus.
nùd(t)u : agg., nudo, loc., nùd(t)u màtre, come lo nvirzàta : s.f., sfilza.
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nvìtja : s.f., invidia. nvraskà : v., nascondere tra le frasche.
nvitjùsu : agg. invidioso. nvraskàta : s.f., atto del nascondere tra le frasche.
nvornà : v., infornare;2 far affacciare un cucciolo nvrocià : v., andare a sbattere.
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nzakkà : v., insaccare ; 2 preparare gli insaccati di nzèrmu : nome proprio, Anselmo.
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nzurdà : v., insultare.inzurdàtu : part.pass.,
insultato.
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O offrì : v., offrire.
òbbrigu : s.m., obbligo; 2 òbbrighi : s.pl.m., patti òjju : s.m., olio ; prov., òjju de lume gni male
colonici che disciplinavano un tempo il rapporto kunzùma : l’olio di lucerna è un toccasana per
offésu : part.pass., offeso, te si offèsu ? ti sei bbue, uovo al tegamino; okkju de gallu, vino
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olìa : s.f., oliva (anche al plurale). op(e)ràre : v., operare.
òpra : s.f., lavoro agricolo ; loc. jjì n òpra : orgnolu : s.m., parte posteriore dello zoccolo
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orgnonàta : s.f., prelibatezza. òrzu : s.m., orzo.
orka (all) : loc., all orka : sulle spalle . ossupàzzu : s.m., malleolo.
ormae : avv., ormai, ormae è ttardi, ormai è tardi. otomòbbile : s.f., automobile.
ornèllu : s.m., ornello ; loc., ornèllu pùzzu, tipo ottàvu : agg., ottavo.
ortu : s.m., orto, prov., l’ortu vòle l’ome mortu : periodo agricolo.
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ovu > ou.
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P pajjaràzza : s.f., piccolo pagliaio di fieno fatto nei
pàgghja : s.m., fungo (Russula aurata). pàkka : s.f., metà di una bestia macellata, na
painàcciu : s.m., contenitore di trappole per pakkjànu : agg., ridicolo, stu vistìtu è ppakkjànu,
paìnu : s.m., loc., fà lu paìnu : comportarsi da pakkjaròttu : agg., uomo basso e grasso.
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pakkùttu : agg., pasciuto. palomma : s.f., palomba.
palétta : s.f., paletta di ferro del camino; 2 palommàru, bisogna ripulire la colombaia.
per segnalare una determinata coltura agricola pàm(p)b(a)ena : s.f., foglia di vite; 2 orecchio a
palìttu : s.m., palo di ferro lungo e sottile. panacìtu : s.m., pane e aceto.
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pand(t)umìna : s.f., insieme di gesti e panzone : s.m., uomo obeso.
qualcuno di ciò che si dice, no mme ngàndi ko sta paonegghjà : v., darsi delle arie.
pan(k)gòttu : s.m., pane che veniva fatto bollire nasu, ti assesto un pugno sul naso.
panni : s.m. pl., vestiti ; prov. , li panni spòrki se paparone : s.m., anatra maschio; 2 peperone.
panzanèlla : s.f., fetta di pane bagnato e condito pappone : s.m., gran mangiatore ; 2 lenone, me sa
con pezzetti di pomodoro fresco, sale ed olio , me ke kkwìllu è m pappone, credo che di mestiere
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paracénda : s.f., recinzione di pali per delimitare paré : v., sembrare, lat.parere.
paracénnere : s.f., paracenere del camino. pareddìspari : s.m., gioco consistente nel buttare
parafok (g)u : s.m., parafuoco. il conto per vedere a chi toccherà una certa cosa.
che si metteva ai piedi dei muri per salvaguardarli pàrku : s.m., parco.
paratìsu de li tùnti : la storia non si fa coi “se”. paru : agg., paro ; s.m., paio.
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pasìne : s.f.pl., piccoli campi divisi da solchi di passatùttu : s.m., passino.
pasìtu : s.m., agg., appassito. passìttu : s.m., piccolo passo, loc., a passìttu, a
passà : v., passare, lat.pop.* passare. pasta : s.f., bignè, me so mmagnàtu ddu paste, ho
passàbbile : agg., accettabile , è ppassàbbile, è mangiato due bignè; 2 pasta fatta in casa.
passapummid òri : s.m., macchinetta per fare la pàstene : s.m., vivaio per le talee dell’ulivo.
passàta : s.f., l’entrare e l’uscire dalla chiesa in per impedire che si allontanassero dal luogo di
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pasturà : v., pascolare; 2 gettare le esche in acqua patrone : s.m., padrone.
ppastùra, le pecore sono al pascolo; 2 confidenza. pattùjja : s.f., pattuglia, fr. patrouille.
pa(d)talòkka : s.f., sonnolenza pomeridiana post paurùsu : s.m., pauroso, ìssu è ttando paurùsu,
patatòne : s.m., bugiardo, è n gran patatone, è un peakkjà : v., lasciare l’impronta del piede.
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pègghjo : avv., peggio. pekurìnu : s.m., formaggio di pecora.
pegghjoràtu, credo che abbiamo peggiorato. pelarèlla : s.f., coltello per pelare il maiale.
cappotto ); 2 senza un soldo. pèlle : s.f., pelle; loc., fàsse na pèlle, avere un
pekkjonda : s.f., dolce cotto nello strutto. pelléngika : s.f., cartilagine ; 2 pelle ricoperta di
pekurìllu : s.m., agnello. pénna : s.f., parte più fina della zappa e del
a gattoni.
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pennàkkju : s.m., sorta di strofinaccio con manico penzàtu : part.pass., pensato.
penninzù : avv., in giù. perakòtta : s.f., pera fatta cuocere al forno e poi
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perdùtu : part.pass., perduto. perzona : s.f., persona.
pertek(g)àjja : s.f., tipo di arartro. petòciu : s.m., ingenuo, ìssu è ppròpju m petòciu,
pèrziku : s.m., pesco ; 2 pesca. pèttene : s.m., pettine ; 2 corno del rastrello.
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pettenélla : s.f., piccolo pettine femminile ; 2 e piccione : s.m., colombo ; noce del vitello.
piccikore : s.m., prurito, me sèndo m piccikore de pignàru : s.m., produttore o venditore di pentole.
picciku : sm., pizzico ; dolore. pignolu : s.m., pinolo ; 2 colpo inferto sul capo
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pignurìllu : s.m., pentolino di terracotta per pìkku : s.m., puntura.
pikkaréllu : s.m., sorta di erpice trainato dai buoi, pillìccia : s.f., pelliccia ; 2 grossa sudata.
utilizzato per sarchiarfe il terreno; 2 strumento pillicciòne : s.m., uomo che suda molto; 2
appendere la roncola alla cintura. pilu : s.m., pelo, no jje l’à fatta pe m pìlu, non ce
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pindu : agg., dipinto ; loc., pìndu e kakàtu : pipe., pipe ! : richiamo per le galline.
pinitènza : s.f., penitenza, tòkka fa ppinitènza, pipinàru : s.m., gruppo di persone che
chiaccherano rumorosamente.
pinzjéri : s.m., pensiero. pippétta : s.f., involucro che ricopre la candela nel
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pi(e)rìkulu : s.m., pericolo, n gi stà pirìkulu, non pisciaréllu : s.m., scorrimento di un liquido, loc.,
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pistòne : s.m., pestone, m’onno datu m pistone su pìzzu : s.m., becco.
pitéllu : s.m., tappo di legno della botte. pjàgne : v., piangere, lat.plangere.
pittinìnu : s.m., piccolo pettine da donna usato grande facilità, è n gran pjagnone, si lamenta
pizze : s.f.pl., ceppi di legno che si pongono sotto stàbbju, un rimorchio di letame.
la pressa del torchio enologico per pig iare le uve. pjanda : s.f., albero, lat.planta.
pizzìttu : s.m., piccola porzione di un qualcosa. pjandaréllu : s.m., pianto di breve durata.
pizzolu : s.m., paletto di legno, jj’ò dàtu m pizzolu pjandàta : s.f., piantagione.
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pjandone : s.m., olivo, prov., u pjandone pjazzà : v., piazzare; 2 bagagliare.
pjàndu : s.m., pianto. pjénu : agg., pieno, me sènto pjénu komme n ou,
pjanèlla : s.f., mattone usato per il sottotetto. mi sento completamente pieno, lat.plenus.
pjanéta : s.f., destino ; prov., gnùnu ne la vita à pjétri : nome proprio, Pietro.
pjastrà : v., ferrare un equino o un bovino. pjòe : v., piovere, à rkumingiàtu a ppjòe, ha
pjattuk ùpu : s.m., piatto profondo. pjommo > pjùmmu, pésa komme o pjùmmu, è
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pjoppu : s.m., pioppo, lat.populus. ppogghjàta : s.f., posizionamento della scala ,
pjòzzu : s.m., pezzo di legno appuntito. tòkka facce n’àndra ppogghjàta, bisogna
proiettile per fucile ad aria compressa. pòggia : inter., voce con cui si cerca di far stare al
pjùmmu : s.m., piombo, lat.plumbum. loro posto i bovini quando si entra nella stalla.
pjuttòstu : cong., piuttosto. poku : agg., poco; prov., o poku bbasta, l’assai
pocciona : s.f., donna dal seno molto procace. pomba : s.f., pompa.
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pombàta : s.f., atto del pompare; 2 coito. porbàcciu : s.m., polpaccio.
pommicià : v., scambiarsi effusioni amorose. pordrona : s.f., poltrona ; prov., ki vvà a Rroma,
pommiciàta : s.f., atto del pommicià. pèrde la pordrona : chi va via, perde il posto
pongekàtu : part.pass., punto. porkàta : s.f., brutta azione, jj’à fattu na porkàta ,
ponza : s.f., spinta ; raccomandazione. ha compiuto una brutta azione ai suoi danni.
popà : s.m., papà. porkétta : s.f., porco arrostito dopo essere stato
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porkettàri e kwarand ’òsti, so ccèndovendi latri portòne : s.m., grossa porta di legno.
justi justi : guai a fidarsi dei disonesti. portongìnu : s.m., porta di casa.
pormonàka : s.f., rovo di montagna con grossi poru : s.m., povero; 2 defunto, u poru nònnu
bacchetta o di cintura; loc., fà li pormongèlli : porverélla : s.m., persona molto rapida nei
senza portafòjjo, sono uscito di casa senza pòsta : loc., sta a la pòsta : aspettare il momento
portaramarìa : s.f., telaio di legno per appendere postu : s.m., luogo ; 2 posto di lavoro.
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potèka : s.f., ipoteca. pressà : v., pressare.
préci : loc., jjì ( mannà , k(a)ccià ) préci., andare préstu : avv., presto.
predikà : v., predicare. lèttu c’ò u prète, per scaldare il letto utilizzo il
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pretikà : v., predicare. prikuratore : s.m., procuratore.
priciùttu : s.m., prosciutto ; prov., priciùttu pringìpju : s.m., inizio, principio ; prov., né dde
vékkju, vinu de n’annu, pane d’un jjòrnu : il vènere né dde marte non ze dà pringìpju all’arte
prosciutto è buono invecchiato, il vino di un anno : il martedì e il venerdì sono giorni infausti.
priciùttu fa nzurdì : consumare troppo prosciutto pritìna ( a la ) : loc., a la pritìna , alla maniera dei
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pro(ù)ndu : agg., pronto. pronòspra : s.f., peronospera., malattia che
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prufumàtu : part.pass., profumato, s’è prusikwì : v., proseguire.
prulùnga : s.f., prolunga, ce vòle na prulùnga, pugnétta : s.f., masturbazione maschile ; loc.,
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pulitikone : s.m., politicone. pundàta : s.f., calcio dato con la punta del piede
pulla : s.f., gallina, a pùlla à fetàtu, la gallina ha pùndu : s.m. e part.pass., punto, lat.punctum.
pullìna : s.f., letame dei polli, ò dàtu la pullìna a pùnvete ! : onomat., ecco fatto !
li pjand ùni, ho dato il letame dei polli agli olivi. pupétta : s.f., bambina.
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pùrgia : s.f., pulce ; prov., anke e purge c’onno a pussibbilità : s.f., possibilità.
tòssa : non bisogna mai sottovalutare niente e pussi(d)tènde : s.m., proprietario terriero, na òrda
pussavìa ! : inter., voce con cui si scaccia il cane. puzzuk ùpu : s.m., persona introversa ; prov. ,
pussìbbele ( pussìbbile ) : agg., possibile. mèjjo de fòra nkontrà lu lupu ke ddréndo kasa
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ko n puzzukùpu : non è bello avere un familiare
eccessivamente introverso.
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R raggionàta : s.f., ragionamento.
rabbjùsu : agg., idrofobo; 2 arrabbiato. raìle : s.m., piolo della scala di legno, ò rmìssu un
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ramàta : s.f., rete metallica di recinzione, émo rangikarèlla : s.f., raucedine, c’ò a rangikarèlla ,
rambàzzu : s.m., raspo, scarto del grappolo d’uva ràngu : s.m., crampo.
ramìnu : s.m., gioco che si esegue con le carte da rànu : s.m., girino.
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kùkulu : i raperonzoli si trovano in abbondanza rastellàta : s.f., colpo di rastello.
fino a quando si ode il canto del cuculo. rastellatùra : s.f., atto del rastrellare.
usato per ripulire l’aratro dalla terra. rasu : agg., quasi pieno.
raskjétta : s.f., spatola per raschiare. ràtta : s.f., velo pleurico animale in cui si
raspu : s.m., malattia dei conigli, te pòzza pjà u rattàtu : part.pass., grattugiato, o kàciu rattàtu, il
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rbirìku : nome proprio, Alberico. règlio : nome proprio, Aurelio.
rbjurìtu : agg., rinsecchito. po’ regnà : gli ingenui hanno vita breve.
rèfe : s.f., filo ; loc., a rrèfe dùppju : con preghiera in suffragio dei defunti.
règge : v., reggere, tòkka règge u taulìnu, delle scarpe, c’ài na rekkjòla sgarràta , hai la
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rekkjone : s.m., omosessuale; 2 orecchio del rèstu : s.m., resto.
reklamà : v., reclamare. réte : s.f.sing. e plur., rete (o reti) di corda unita a
rènn(d e : v., rendere (in senso agricolo). rj(a)ccènne : v., riaccendere, vòjjo riaccènne a
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rjatattà : v., riadattare. ricìndu > ricìndru.
rjavvòjje : v., avvolgere di nuovo. rideréllu : s.m., persona che ride di continuo.
l’atomòbbile, mi sono ribaltato con l’auto. rifàttu : agg., rifatto ; 2 pane del giorno
ricci : pl.m., riccioli ; 2 ritagli di legno derivanti gli ho rifilato una fregatura.
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rifreddòre : s.f., raffreddore. riggirà : v., imbrogliare, no stà a rriggirà a
rigginàle : agg., originale. rikjàmu : s.m., uccello usato dai cacciatori per
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rikkjùni : s.m.pl., orecchioni ; 2 orecchie del rimbajjà : v., rimpagliare.
rikwisìtu gni kosa, mi hanno requisito tutto. rimbonnese : v., andare di traverso ( del boccone
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rimbopolà : v., ripopolare. rimmarzàtu : part.pass., rimbalzato.
rimèdju : s.m., rimedio. rìna : s.f.pl., reni, c’ò n gran mar de rìna, ho un
rimissìnu : s.m., recinto per il bestiame. rindelà : v., mettere una nuova tela .
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rindundìtu : part.pass., rimbambito, m’onno rinkujjunìtu : part.pass., rimbambito.
ringhjà : v., ringhiare. rinvekkjà : v., serbare per gli anni futur i (olio,
ringrikkà : v., cacciarsi nei guai; 2 salire su di un rinvità : v., invitare di nuovo.
ringrikkàta : s.f., atto di cacciarsi nei guai; 2 atto rinvreskà : v., rinfrescare.
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rinzaffà : v., rinzaffare. rippogghjàta : s.f., atto di appoggiare una scala di
rinzorgà : v., accostare la terra alla base. riprésa : s.f., round di boxe.
u vitéllu, bisogna allattare di nuovo il vitello. risindìsse : v., offendersi, speràmo ke nnun z’è
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risìste : v., resistere. rìskju : s.m., rischio.
riskjaratìcciu : s.m., puzza di piatto non ben rispidì : v., spedire di nuovo.
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rispirà : v., respirare. rìt(d)e : v., ridere, a mme me cce vène da rìde, mi
risurdàtu : s.m., risultato. rkòjje : v., raccogliere; loc., rkòjje sù, raccogliere.
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rmàndu : nome proprio, Armando. rokazzjòni : s.m.pl., preghiere.
ròbba : s.f., roba ; 2 proprietà, loc., aécce a ròbba, romatìsmo, soffro di reumatismi.
robbò : s.m., robot, ceco ròbot. ronvà : v., dormire della grossa; 2 russare.
rode : v., rodere, me cce rode tàndo, mi fa tanto rosàrju : s.m., rosario, masséra dicémo u rosàrju,
rogna : s.f., scabbia ; prov., ki cc’à la rogna se la rosekétta : s.f., piccola quantità.
gratta : chi è nei guai se la spicci da sé. rosétta : nome proprio, Rosa.
rognikà : v., borbottare ; digrignare i denti ( del rosikà : v., rosicchiare; 2 rodere d’invidia.
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ròspu : s.m., rospo. rùbbja : s.f., antico sistema di misura dello Stato
rubbamàzzu : s.m., gioco a carte. ruka : s.f., grinza che si forma sulla pelle degli
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rùkola : s.f., verdura che si accompagna rùttu : s.m., eruttazione; part.pass., rotto.
rùllu : s.m., rullo. rùzzika : s.f., piccola ruota di legno ; loc., cerkà a
rumitòrju : s.m., romitorio. ruzzolòne : s.m., gioco consistente nel far correre
rusìna : nome proprio, Rosa. rvordekà : v., rivoltare, à rvordekàtu gni kosa, ha
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S sakkàta : s.f., quantità contenibile in un sacco.
s(a)ccènde : s.m., sapientone; 2 osso del sakkoccià ta : s.f., quantità di roba che entra in una
sagnoése : s.m., sangiovese, tipo di vino rosso. néngwe e sse cce pjòe, sakkoccione non ze mòe,
sagristìa : s.f., sacrestia . sàkku : s.m., sacco, loc., kòsta n zàkku (pùzzu)
grande e grossa.
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sakraméndu : s.m., sacramento; 2 uomo grande e salùtu : s.m., saluto.
salàta : s.f., salagione delle carni suine. sandand ògnu : s.m., marcantonio; sant’Antonio
salàtu : part.pass., salato, émo salàtu u porku, abate, protettore degli animali. Entrando in una
sallà : v., saldare, émo sallàtu o fèrru, abbiamo sandaréllu : s.m., finto tonto ; 2 immaginetta
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sangwin(o)ùsu : s.m., sanguinoso, varietà fi sardamerènne : s.m., poveraccio.
sanu : agg., castrato; 2 sano, lat.sanus. sardaréllu : s.m., ballo contadinesco, jerzéra émo
sardà : v., saltare. sargicciolu : s.m., corona di piccole sals icce che i
sardalamùla : s.f., gioco infantile in cui un sargiccione : s.m., persona robusta e impacciata.
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sarmone : s.m., salmone. sarvu : part.pass., salvo.
sarvjétta : s.f., salvietta, pulìscete a vokka ko a sbàffu : s.m., segnaccio ; loc., a sbaffu : gratis.
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sbajjàtu : part.pass., sbagliato. sbarajjà : v., sbaragliare.
sbakà : v., togliere gli acini. sbarakkàtu tùttu, abbiamo demolito tutto.
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sbelàtu : part.pass., belato. sbjéku : agg., obliquo.
sbertacciàtu : agg., con gli abiti fuori posto. sbollendatùra : atto dello sbollendà.
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sbracciàta : s.f., atto del gesticolare. sbrìsciku : s.m., scivolone
tando ma nnon m’ài vìstu, ho gesticolato tanto giocandone di superiori, nel gioco della briscola.
sbrisci(k)gà : v., scivolare, loc., sbrìsci(k)ga sbrollà : v., cimare i ramoscelli delle piante per
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sbruffone : s.m., persona spavalda. sbùrru : s.m., sperma.
sbùffu : s.m., atto dello sbuffare. scembreciòttu : s.m., sciocco, ìssu era nu
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scèrne : v., distinguere ; loc., no lu pòzzu scèrne : sciàllu : s.m., scialle.
scialàtu : part.pass., scialato, c’ò scialàtu, sono sciarpéllu : solo nella loc., fa lu sciarpéllu, fare
stato molto soddisfatto. una smorfia con le labbra (detto dei bambini
scialinèa : s.f., sentiero per trascinare la legna nel quando accennano a piangere).
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scignitùru : s.m., sedia. scivulùsu : agg., indigesto.
sciorà : v., lasciar passare aria. contadini all’inizio del lavoro, verso le ore 4 del
scioràtu : part.pass., che ha lasciato passare aria. mattino, consistente in due fette di pane con
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sdjùnt(d)u : agg., fiacco. segàcciu : s.m., sega a mano senza telaio, u poru
sdoganà : v., scomporre una botte. Ruggero sonàva u segàcciu, il defunto Ruggero
sdregàtu : part.pass., stregato, parìa sdregàtu, segnàsse : v., farsi il segno della croce.
sdrìna : s.f., freddo pungente ; prov., a sdrìna de se(k)gone : s.m., grossa sega utilizzata per tagliare
se : pron. pers. atono di 3° pers. sing., si ; sékkja : s.f., recipiente da cantina, per raccogliere
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sekonnà : v., espellere la placenta. sepajjolu : s.m., uccello siepaiolo.
sèlla : s.f., parte del vello ovino che non veniva serpùllu : s.m., serpillo, cespuglio di macchia
sèlle(u)ru : s.m., sedano, u sèlleru è ttando bbonu sèrta : s.f., treccia di cipolle o di agli.
ko lo pèpe e ll’òjju, il sedano è ottimo condito con sèrva : s.f., domestica; 2 treppiedi del focolare.
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sèttola : s.f., chiusura della porta o della finestra. sfasà : v., sfasare.
sfardà : v., asfaltare. sfecciatùra : s.f., esito della pulitura delle botti.
sfardatùra : s.f., asfaltatura, mo speràmo ke sfetà : v., non deporre più le uova, a pùlla s’è
sfàrdono, speriamo che rifacciano l’asfalto. sfetàta , la gallina non depone più le uova.
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sfilàcciu : s.m., filaccia. sfoderà : v., sfoderare.
sfilàtu : part.pass., con la colonna vertebrale rotta. sfogu : s.m., sfogo; 2 sfogo di sant’Antonio,
sfìzzju : s.m., capriccio. sfojjà : v., sfogliare, tòkka sfojjà e vìte, bisogna
sfjuritùra : s.f., sfioritura. sformà : v., cavare dalla forma (es. di scarpe).
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sforzàsse : v., sforzarsi. sfronnà : v., togliere le fronde.
sfràtu : s.m., spazio intercorrente tra un infisso sfùnnu : s.m., sfondo; 2 agg., privo di fondo.
socchiuso e il telaio dello stesso. sfurdì : v., sfoltire, tòkka dàjje na sfurdìta ,
sfrocià : v., far uscire il moccio dal naso. sfurdìtu : s.m., sfoltito.
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sgallettàtu : part.pass., rovinato. sgarràtu : part.pass., strappato.
sgamà : v., sorprendere, m onno sgamàtu sgarufà : v., smuovere il terreno con il grugno,
sgamàta : s.f., improvvisata. sgarufàta : s.f., scavo nel terreno prodotto col
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sgnakkàtu : part.pass., infilato. sgrignà : v., digrignare i denti.
sgnaolà : v., miagolare, u gàttu sgàola sùlu sgrignàta : s.f., digrignamento dei denti.
kwànne cc’à fame, il gatto miagola solo quando sgrugnàsse : v. rifl., procurarsi delle ferite in
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sg(k)willà : v., squillare; 2 scivolare. signùzzu > signozzu.
sgwìllu : s.m., squillo; 2 scivolone. sìkaru : s.m., sigaro; 2 tipo sui generis.
siciljàna : s.f., cinta per legare il basto dell’asino. sikkjone : s.m., secchio della spazzatura.
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sindì : v., sentire, n ce sènde vène, ha problemi di sirìnu : agg., sereno.
sindìtu : part.pass., sentito; 2 s.m., persona sittimàna : s.f., settimana, na vòrda a a sittimàna ,
sìnniku : s.m., sindaco, onno rfàttu u sìnniku, sk(a)ccìnu : s.m., addetto alla sicurezza in un
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skagnà : v., scambiare. skalìnu : s.m., gradino.
skajkkjàtu : part.pass., scalzato. posto sul letto per riscaldarlo prima di coricarsi.
skakarellàsse : v., avere una forte diarrea. skamiciàsse : v., restare in maniche di camicia.
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skanà : v., dover partire. skapocciolu : s.m., girino.
skapocciàta : s.f., uscita di senno. skardazzàta : s.f., atto del cardare la lana.
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skardazzàtu : part.pass., spettinato, si tùttu skarognàtu : part.pass., sfortunato.
skardazzàtu, sei tutto spettinato. skarpa : s.f., scarpa, loc., skarpe rossélle,
skarmokkju :n s.m., cosa brutta. vetrata, émo skartavetràtu tùtte e pòrte, abbiamo
skarogna : s.f., sfortuna, na grà skarogna , una passato con la carta vetrata tutte le porte.
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skartoccià : v., liberare la pannocchia del mais skatàrru : s.m., sputo catarroso.
skartocciàta : s.f., atto del liberare la pannocchia skatizzà : v., muovere la legna nel fuoco.
skarzakàne : sm., povero disgraziato. skatrafossu : s.m., burrone, ttènte ke cci stà nu
skarzàta : s.f., atto dello scalzare. skatrafossu, attento che c’è un burrone.
cui interno si riponevano carboni ardenti; serviva skazzàtu : part.pass., sbollito dalla rabbia.
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skazzokkju : s.m., sciocchezza; 2 persona brutta; 3 skjàffu : s.m., schiaffo, m’à datu nu skjàffu, mi
parolaccia. ha schiaffeggiato.
skìkkera : s.f., colpetto inferto con il dito indice o skjattà : v., schiattare.
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skjoppu : s.m., fucile. skòla : s.f., scuola.
sko(u)nvinveràtu : part.pass., andato a genio. skollàsse : v., rompersi l’osso del collo ; 2 correre
skoàta : s.f., colpo di coda inferto da bovino. skollasùrci : s.m., tetto senza soffitto.
croccolando.
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skonokkjàtu : part.pass., rotto, s’è skonokkjàtu skòpu : s.m., scopo, obiettivo.
skopone : s.m., grossa ramazza per pulire la stalla skorge : v, scorgere, lat.*excorrigere.
skòppola : s.f., scapaccione ; 2 berretto da uomo. à skorregghjàtu ? senti che fetore, chi ha emesso
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skorregghjàtu : part.pass., scorreggiato. skottadìtu : avv., a scottadito, dicesi di costolette
loc., è na skòrza de cérkwa, è un tipo molto skrikkjolà : v., crepitare, sintìo skrikkjolà
skorzone : s.m., tartufo nero comune ; 2 skrìmu : s.m., scriminatura ( dei capelli ).
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skrokkàtu : part.pass., scroccato. skùffja : s.f., copricapo.
jémo dàtu nu skrokkjone d’òssa, lo abbiamo skugnùru : s.m., scongiuro, tòkka fa li skugnùri,
skrwégghju : agg., crudo, poco cotto. skwikkjàta : s.f., atto dello scodinzolare.
troppu, lui si fa troppi scrupoli. skukkjone : s.m., persona dal mento molto
skùbbja : s.f., lama del zappaccetto. skukuzzàtu : part.pass., coi capelli a zero.
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skulettàtu : part.pass., sculettato. skùndu : s.m., sconto.
skumbisciàsse : v., farsi la pipì addosso; 2 ridere a skunnìtu, la carne di agnello non è ben condita.
ssèmbre skundéndu ? cos’hai, visto che non sei skunziterazzjone : s.f., sconsiderazione.
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skupèrta : s.f., scoperta, ài fàtta na bbèlla skurì : v., oscurare, u témbu s’è ddatu na skurìta,
skuppìttu : s.m., gioco infantile praticato con delle skurtà : v., accorciare.
skuppolone : s.m., schiaffo inferto dietro la testa. skùru : s.m., imposta situata tra la finestra e la
skuppolòttu : s.m., forte schiaffo dietro la testa. persiana per oscurare i vetri ; 2 agg., buio.
skuprì : v., scoprire. skurucciàsse : v., litigare fino a non parlarsi più.
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skustumàtu : agg. scostumato, è na gran sliciàta : s.f., accostamento.
skwakkwarakkwàtu : part.pass., che ha riso a smak(gh)inàta : s.f., atto del macinare l’uva.
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smanàta : s.f., colpo inferto su una mano, a smazzà : v., rodare ; 2 inaugurare un nuovo mazzo
smarràtu : part.pass., di lama che ha perso smerdàsse : v., sporcarsi di sterco; 2 diffamarsi.
smarratùra : s.f., perdita del filo della lama di un smerdàtu : part.pass., sporco di sterco; 2
attrezzo. diffamato.
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smezzàtu : part.pass., dimezzato, émo smezzàtu u smokkolà : v., gocciolare del muco nasale.
smicciàta : s.f., atto del guardare di sfuggita. smòrka : s.f., deposito dell’olio.
smoccik(g)àta : s.f., morso. smucinà : v., rimestare, non déi smucinà ! non
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smujjikà : v., sbriciolare. sognone : s.m., grasso di maiale, usato come
smukkjà : v., ridurre un mucchio. sòccita : s.f., sòccida per commerciare il bestiame.
smukkjàtu : part.pass., ridotto (di un mucchio). sòcera : s.f., suocera; 2 donna curiosa e petulante.
smusàsse : v., colpirsi col muso. sòjja : s.f., soglia ; 2 soia ( cereale ).
smussata : s.f., atto dello smussare. solàjju : s.m., solaio, tòkka arfà u solàjju,
ddébbitu vénne a sobbàstu, chi compra a credito solétta : s.f., soletta di pulizia che si infila nelle
va in fallimento. scarpe .
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soma : s.f., carico di circa 100 kg., posto sul dorso sonàtu : s.m., pazzo, ma kke ssì ssonàtu ? per ma
dotato sessualmente (di uomo, es. pìkkju soprakkupèrta : s.f., sopra coperta.
somend(t)à : v., seminare, kwistànnu émo terriero di un tempo, sòr Gicéttu, il sigor Luigi.
sonà : v., suonare; 2 picchiare, loc., sonà a ppèlle sorce : s.m., topo.
de vékku, consiare per le feste. sorciàra : s.f., tana di topi; 2 buco in un muro di
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sorka : s.f., grosso topo, sorka akkwajjòla, topo sottokupèrta : s.f., sottocoperta.
sorkon(e)a : s.f., grosso topo ; 2 bella ragazza. sottopànza : s.m., grossa cinta che si allacciava
sòrta : s.f., specie, qualità. come paramento sulla pancia degli asini.
sospésu : part.pass., sospeso, émo sospésu tùttu, sovàttu : s.m., cinta cui era legato il campano
sottogola : s.m., paramento per animali da tiro. spagnòla : s.f., particolare posizione erotica.
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spàkku : s.m., spacco. sparammjà : v., risparmiare.
spallétta : s.f., spalla del prosciutto. sparà : v., sparare, anche in senso metaforico.
kkwànno sémo vékkji, bisogna risparmiare per spartékkja : s.f., frutto essiccato al sole o al forno.
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spàru : s.m., sparo. speciarménde : avv., specialmente.
spazzjùsu : agg., spazioso. nel punto più caldo per godersi il sole.
239
sperghjurà : v., spergiurare. spettoràsse(-razzàsse) : v., sbottonarsi la camicia
spesarolu : s.m., chi va a fare la spesa. contenitore dal proprio contenuto, loc., ce nn’ò
240
spid(t)okkjà : v., togliere i pidocchi. spilàta : s.f., atto dello stappare.
spidizzjone : s.f., spedizione. spillà : v., estorcere ; 2 cavare il vino dalla botte
spìgne : v., spingere. per la prima volta, è ora de spillà o vìnu, è ora di
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spirimend à : v.tr. esperimentare. spjazzàtu : part.pass., sorpreso.
non fare lo spiritoso ! spjòe : v., spiovere, no spjòe mai, non smette mai
spizzikafronne : s.m., persona che mangia poco. spjommà : v., togliere i piombi.
spìzziku : s.m., gioco a carte; 2 spuntino. spjuùta : s.f., cessazione della pioggia.
spjanàtu : part.pass., appianato. prèti s’è spojjàtu, il sacerdote non è più tale.
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spòla : s.f., parte del telaio tessile. sporveràta : s.f., manciata di polvere ; 2 atto dello
spondatùra : s.f., rimasuglio ; 2 frattaglie animali. sprekà : v., sprecare, non tòkka sprekà o pàne,
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sprimutu : part. passato di spreme, spremuto, spurgà : v., depurare.
spropjàtu : part.pass., espropriato, jj’onno spùrgu : s.m., pulizia della fossa settica.
spropjàtu a tèrra, gli hanno espropriato il terreno. spurtellàta : s.f., colpo di sportello, ò pjàtu na
spullà : v., andare a caccia all’alba. sputtanà : v., diffamare ; 2 rivelare un segreto a
244
spuzzunìsse : v., togliersi la puzza di dosso. stacionà : v., stagionare (spec. salumi)
stà : v., stare, indic.pres., io sto, tu stai, ìssu stà, staciòne : s.f., stagione; 2 raccolto agricolo.
nui stémo, vui stète, ìssi stonno; indic.imperf., io stadjéra : s.f., stadera.
stìo, tu tìi, ìssu stìa, nui stiàmo, vui stiàte, ìssi staffa : arnese dei calzolai di un tempo.
stìono; indic.pass.rem., io stétti, tu stìsti, ìssu stagna : s.f., tanica di plastica o di metallo.
stètte, nui stèssimo, vui stèssivu, ìssi stèttero, loc., stagnaròla : s.f., oliera metallica.
stà a rrétti sènzi, essere lucidi; 2 essere insieme a stagnìnu : s.m., idraulico.
qualcuno sia inteso in senso sentimentale sia nel stagnu : s.m., stagno.
stàbbju : s.m., letame. stamégna : s.f., filtro del grano per mulino a
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stangàta : s.f., colpo di stanga. stignà : v., far sbollire la rabbia.
starnutà : v., starnutire, me vène da starnutà , sto stikkìttu (a) : loc. avv., a corto di denaro.
stegà : v., sgranare, émo stegàtu li facioli, stìkkora : s.f., gioco infantile.
stékka : s.f., piccola asse di legno. 2 stecca da stinniréllu : s.m., matterello per stendere la
stènne : v., stendere. 2 stendere i panni. stiràta : s.f., atto dello stirare.
sterzà : v., far girare le ruote. stjalàta : s.f., colpo di stivale ; 2 calcio.
stèrzu : s.m., sterzo. stòla : s.f., paramento sacro, u vésku s’è mmìssu
stésa : s.f., estensione; 2 insieme dei panni a stòla, il vescovo ha indossato l’abito sacro.
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stommikà : v., nauseare. stracinà : v., trascinare.
stòmmiku : s.m., stomaco, me dòle u stòmmiku, stracìnu : s.m., percorso nel bosco dove si
stoppàcciu : s.m., tappo di stracci o di canapa. stradà : v., instradare, indicare la giusta
stoppacciùsu : agg., gommoso. strae : s.f., strada, loc., stràe ferràta , ferrovia,
stòzza : s.f., tozzo di pane, guadagnàsse stràkka : s.f., corda del basto.
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stramaledì : v.,stramaledire. strapazzatùra : s.f., affaticamento, ò pjàtu na
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streppà : v., sarchiare il terreno, strillàtu : part.pass., urlato.
strignitùra : s.f., mosto di uve, émo ssagghjàtu u frìddu, morire dal freddo.
strikàsse : v., estinguersi, loc., strikàsse a ràzza, strippà : v., estrarre le interiora da un animale,
strillà : v., urlare, émo strillàtu tàndo, abbiamo strisciàta : s.f., atto dello strisciare.
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stròligu : s.m., indovino, mika fàccio u stròligu !, strozzaprèti : s.m., tagliatelle.
stronzàta , commettere una sciocchezza. strùppju : s.m., storpio, ma ssì strùppju ? ma sei
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stu : pron.dim., questo. sturdì : v.,stordire.
stucì : avv., così, in questo modo. sturmuràle : s.m., strumento metallico costituito
stufà : v., stancare, annoiare. da un manico con una parte metallica terminale,
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sùbbit(d)u : avv., subito. suffértu : part.pass., sofferto.
succissjone : s.f., eredità. suffrì : v., soffrire, tòkka suffrì ttàndo, c’è molto
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suìcci : s.m.pl., terreni aridi e sassosi. sup(e)ràtu : part.pass., superato.
sùlu : agg., solo, ìssu sta sèmbre da sùlu, lui sta supponènza : s.f., saccenza.
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suprà : avv., sopra. suspittùsu : agg., sospettoso.
surdu : agg. e s.m., sordo, loc., è ssùrdu fràciu, è sustitwì : v., sostituire.
surzìttu : s.m., piccolo sorso. sutisfàttu : part.pass., contento, ssi stàtu sutisfàttu
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svamb(p)àta : v., vampata di calore; 2 alone di svendolàta : s.f.,atto dello sventolare.
svaporà : v., evaporare, a bbinzìna è svaporàta, la sverdézza : s.f., agilità; 2 impresa facile, ài fàttu
svendajjà : v., agitare a mò di ventaglio. svinàtu : part.pass., svinato, émo svinàtu fino a
svendajjàtu : part.pass., agitato a mò di ventaglio. ttùtta stamatìna , abbiamo svinato fino tutto
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svingijjàta : s.f., colpo di bacchetta.
furbi..
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tabbakkìnu : s.m., bracciante che lavora nel talianu : agg., italiano.
tajjà : v., tagliare, tòkka tajjà ll’èrba, bisogna tànvu : s.m., puzzo terribile.
tajjafjénu : s.m., lama a due tagli usata per taolàta : s.f., cospicua adunata di commensali.
asportare dal pagliaio porzioni di paglia o di fieno. taolétta (a) : loc., a ttaolétta : a tutto gas.
tajjòla : s.f., trappola. tàppu : s.m., tappo, sto vìnu sa de tàppu, questo
tàkkja : s.f., scheggia di legno usata per fare tarlàtu : part.pass., tarlato.
accendere il fuoco, ò mìssu e takkurélle llà lu tàrtaru : s.m., tartaro; 2 agg., ignorante.
foku, ho messo le zeppe nel fuoco. tassu : s.m., tasso; 2 s.m., persona solitaria.
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tàstu : s.m., tasto ; loc., kapì la mmèrda a ttàstu : tenàjje : pl.f., tenaglie.
tàzza : s.f., water closed, me ss’è tturàta a tàzza, tènna : s.f., tenda, tòkka artirà e tènne, bisogna
téka : s.f., baccello. tìgna : s.f., malattia che produce prurito al cuoio
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tìmbru : s.m., timbro. tìsiku : s.m., tisico.
tindurìa : s.f., tintoria. tìstu : pron. dim. masch., codesto ( pl. tìsti femm.
tìngu : agg., morto ; loc., tìngu de patùllu , morto tìtulu : s.m., titolo.
tinìcciu : agg., tenace, è ttàndu tinìcciu, è molto tokkà : v., toccare ; 2 v. intr., capitare ; prov., a
tinùta : s.f., grossa proprietà fondiaria. male a nessuno ; prov. , tòkka sta attènte a li mési
tirabbuciò : s.m., cavatappi. climatiche dei mesi il cui nome contiene la lettera
‘r’.
tirrìbbile : agg., terribile. tokkàta : s.f., ictus, c’à aùta na tokkàta , ha avuto
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tokkàtu : s.m., demente. tosorà : v., tosare.
tòkku : s.m., pezzo. tòssa : s.f., tosse, m’è vvinùta a tòssa, mi è venuta
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trasfirì : v., trasferire. traspòrtu : s.m., trasporto.
tramézzu : s.m., fondello, muro divisorio, émo trastùllu : s.m., perdita di tempo.
trangiàtu : part.pass., tranciato. travàjju : s.m., travaglio, dolore del parto o dolore
tranvà : v., scalciare di bovini ed equini con le grossi quadrupedi per la ferratura.
trasportà : v., trasportare. trégghja : s.f., carro senza ruote, con slitte di
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tregghjàtu : part.pass., girato. trokku : s.m., troguolo, abbeveratoio per maiali,
tribbulà : v., tribolare, kwànno tòkka tribbulà pe tròmma : s.f., tromba, ant.ted.trumba.
kkambà !, quanto bisogna tribolare per vivere ! trommòna : s.f., donna corpulenta.
trìllu : s.m., giro. tròscia : s.f., fossa con acqua sudicia in cui si
trippjédi : s.m., treppiede, mettémo u kallàru su u trùscia (in) : loc., a zonzo, jjì n trùscia,
troà : v., trovare ; prov., si ppjòe tèrra tròa : a truscéllu : s.m., ruscello.
tutto c’è rimedio, loc., troà lloku, fermarsi in tua : agg. e pron. poss. mach. e femm., tuo, tua,
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tùbbu : s.m., tubo. turkinétta : s.f., orecchino da uomo, indossato di
tummulìttu : s.m., persona piccola e grassa. turtùru : s.m., bastone robusto e nodoso, se n te
tùndu : agg., tonto ; prov. , li tùndi n déono jjì n ne vàj kkjàppo u turtùru, se non te ne vai afferro
tunzìlle : s.f.pl., tonsille, me so ffàttu e tunzìlle, tùzziku : agg., che soffre il solletico.
sono stato operato alle tonsille. tuzzìttu : s.m., piccola porzione; 2 piccolo
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U ùlciola : s.f., ulcera.
uaccìna : s.f., uva dai chicchi grandi e succosi. u(o)lìa : s.f., oliva, sémo jjìti a kkòjje olìa, siamo
ufficìna : s.f., officina meccanica, u fju mia à umendà : v., aumentare di prezzo.
aperto un’officina per riparare le automobili. umendàtu tùttu, è aumentato tutto di prezzo.
ukkjìttu : s.m., occhiolino ; loc., fà ll’ ukkjìttu,: unc(g)ikàta : s.m., colpo di artiglio..
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ùnc(g)iku : s.m., artiglio. urtikèlla : s.f., secondo la credenza popolare, il
uncinànu : loc., jjì a uncinànu, invecchiarsi. girone peggiore dell’inferno, posto oltre 1000 km
ùndu : part.pass., unto. ùrtu : s.m., fastidio, loc., ùrtu de nèrvi, fastidio.
unu : agg.num., uno. uscìttu : s.m., sportellino nel mezzale della botte;
urtà : v., innervosire. uvétta : s.f., uva passa, usata per i dolci.
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uzzjùsu : agg., ozioso.
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V vàlidu : agg., valido.
vajjòlu : s.m., vaiolo. vàrba : s.f., barba, tòkka fàsse a vàrba tùtte e
vàjju : s.m., vaglio, lat.vallus. matìne, bisogna tagliarsi la barba ogni mattina.
vàku : s.m., acino ; becchime per animali. vàrga : s.f., opificio in cui si batteva la lana.
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varjànde : s.f., variante. palpitazioni cardiache quotidianamente.
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vékkju : s.m., vecchio, anziano ; prov., li vékkji véna : s.f., avena.
mòrono de tre ccì : katàrru, kòrbu e kakarèlla : venardì : s.m., venerdì, de venardì se màgna o
tra le cause più frequenti di mortalità senile si pésce, il venerdì si mangia il pesce.
intestinali ; loc., vékkju antìku, antenato. vénda : s.f., vizio, loc., dà le vénde, viziare.
vékku : s.m., caprone; 2 cornuto. vendaròla : s.f., mantice per attizzare il fuoco ; 2
vélu : s.m., malattia del vino; 2 velo. verdéllu : s.m., qualità di uva.
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vergàru : s.m., capo dei pastori. l’amante di mia moglie all’interno della mia
vèrmutte, il dolce andrebbe guarnito con il verzàta : s.f., atto del versare.
vernàccia : s.f., vino dolce di Cannara (PG). vestarèlla : s.f., piccola veste.
vèrte : s.f., bisaccia del frate cercatore. consumo delle carni in occasione della vigilia di
troàtu u vertone drèndo kàsa, ho sorpreso vignaròla : s.f., carro con asse a due ruote.
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vikkjerétta : s.f., bicchiere da cantina, che si vingìja : s.f., verga flessibile.
lasciava sotto la botte per raccoglierne le vingjàta : s.f., colpo inferto con una verga.
vikkutélla : s.f., uva pizzutella. vìnu : s.m., vino ; prov. , o vìnu è la pòccja de li
villùtu : s.m., velluto ; prov., anke lo pane de ssa mmartìnu se stappa la vòtte de lo vìnu : per
villùtu n va jù sénza ajjùtu : ogni cosa S.Martino (11 novembre) si assaggia il vino
vindilà : v., ventilare. vinzàndu : s.m., vino liquoroso fatto con uva
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virgìglio : s.f., qualità di grano da semina. vistì : v., vestire.
virminùsu : agg., che contiene vermi, o kàciu è vitellone : s.m., manzo adulto.
virrìk (g)a : s.f., ruga della pelle. vittùra : s.f., trasporto ; loc., fà na vittùra :
visàcce : s.f.pl., bisacce di cuoio che si legavano vjàciu : nome proprio, Biagio.
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vianghélla : s.f., albero a cui si maritava la vite. vokkàccia : s.f., bocca amara.
vjùre : s.f.pl., palpebre, loc., kalà le vjùre, morire. un boccone di formaggio, loc., fà na vokkonàta ,
vòjja : s.f., voglia ; 2 ‘voglia’ sul corpo di donne volatùra : s.f., volo di uccello.
incinte, c’à na vòjja su na kjàppa, ho una voglia volé : v., volere ; prov., a na cèrta età ce vòjjono
vòkka : s.f., bocca. occorrono tre cose che iniziano per “c” : calore,
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vollétta : s.f., chiodino; 2 bolletta da calzolaio. vottegghjà : v., essere preso da dolore
vottà : v., colpire con le corna di ovini e caprini. vr(a)cciànde : s.m., bracciante agricolo.
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vràke : s.f.pl., brache. vwàndri : pron.pers., voi altri.
vrillà : v., brillare. vùciu : s.m., buco ; 2 fortuna, c’à n gran vùciu de
vrinikkjàta : s.f., nevicata di fiocchi minuti. vukkungìllu : s.m., spuntino delle ore 10,30
vrokkétta : s.f., brocca per trasportare l’acqua da vùra : s.f., bure, asse di le gno dell’aratro.
vrokkone : s.m., grande otre per contenere l’olio. vussà : v., bussare ; 2 picchiare.
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vuttìja : s.f., bottiglia.
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Z zàppa : s.f., zappa, zàppa tiratora, grande mestolo
zàffu : s.m., gioco infantile, praticato con in ferro per mescolare la calce nella fossa.
bastoncini di legno di sambuco e stoppa. zappà : v., zappare, tòkka zzappà ll’ortu, bisogna
zaganèlla : s.f., noia, ke zzaganèlla ! che noia ! zappaccèttu : s.m., zappa a due penne.
zàkku(i)ru : s.m., sporcizia ; 2 pallina di sterco. zappìttu : s.m., zappa per ortaggi.
zallu : s.m., zotico, ma ggwàrda se kke zzàllu ! zappone : s.m., zappa per scavare.
carnevalesco.
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zeppone : s.m., legno secco da ardere. zitellone : s.m., scapolo in età avanzata.
zìppuru : s.m., cordino tirando il quale di avviava zorfonèllu : s.m., fiammifero di legno.
zìrru : s.m., fusto metallico, émo rrimbìtu lu gran zozza, quella è una donnaccia.
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zùgheru : s.m., sughero. zuzzùme : s.m., sudiciume.
bagnato fradicio.
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