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Lessico e grammatica.
La suffissazione. Derivati denominali.
Funzioni morfo-sintattiche del nome.
Il lessico è percepito dai parlanti come componente di base di una lingua, il lessico di
una lingua è costituito dalle parole. Con parole si intendono le parole che appaiono nelle frasi,
invece con il termine lessema si intende l’unità di base del lessico. Più in generale, l’unità
astratta che in un lessico, inteso come lista di parole o dizionario, viene assunta come forma di
base comprendente tutte le forme della sua flessione (per es., l’infinitivo dei verbi, la forma
singolare maschile per gli aggettivi ecc.).
Ma conoscere un sistema linguistico significa conoscere la sua grammatica, cioè le
regole per usare le parole. La grammatica si suddivide a sua volta in sintassi e morfologia. La
sintassi è l’insieme delle regole per ottenere combinazioni significative degli elementi del
lessico ed un aspetto universale del linguaggio. La morfologia è lo studio della flessione, della
composizione e derivazione delle parole, della determinazione delle categorie grammaticali e
degli elementi formativi, desinenze, affissi e alternanze qualitative.
La grammatica è un sistema chiuso, mentre il lessico un sistema aperto, cioè suscettibile
ad ogni momento di variazione e arricchimento. Questo significa che le strutture
morfologiche e sintattiche di una lingua sono insiemi stabili in un certo periodo storico, non
modificabili e aumentabili, a differenza di quanto accade con il lessico. Mediante la
formazione delle parole, mediante il prestito linguistico si possono coniare nuove parole, ma
non si possono introdurre di punto in bianco nuove forme di articolo, nuove desinenze verbali
o aggettivali. Mutamenti nei settori della morfologia e della sintassi avvengono nel tempo
molto lentamente, in numero incomparabilmente inferiore rispetto ai mutamenti che
riguardano il lessico.
I piani di relazione tra i due sistemi sono uno sincronico e l’altro diacronico. Sul piano
sincronico il lessico è organizzato in classi di parole secondo la grammatica (parti di discorso),
perciò il lessico non può essere studiato indipendentemente dalla sua struttura grammaticale.
Inoltre vi è uno stretto legame nella formazione delle parole (molte parole o locuzioni sono
usate come elementi grammaticali: es. a causa di).
Sul piano diacronico avvengono i fenomeni della grammaticalizzazione e della
lessicalizzazione.
a) grammaticalizzazione: passaggio di elementi lessicali al sistema grammaticale (es.ablativo
mente del sost.lat. mens,mentis + agg. forte mente = con la mente forte ha dato origine al
suffisso avverbiale – mente, da cui fortemente avv.)
b) lessicalizzazione: passaggio da elemento grammaticale a elemento lessicale (es. cantante
verbo – sost.)
2.2 La suffissazione
-aio / fioraio
-aro / campanaro
-ario / propretario
-iere / banchiere
-ista / automobilista
-ino / postino
-ente / esercente
-ante / commerciante
-ano / guardiano
-aiolo / pizzaiolo
servono per lo più a derivare nomi che si riferiscono a chi svolge un’attività o, con minor
frequenza, ad un contenitore di qualcosa:
3) i suffissi:
-ale / bracciale
-iera / tastiera
servono per lo più a derivare nomi che si riferiscono a strumenti, ornamenti o oggetti formati
da diverse parti.
4) I suffissi:
-ata / scalinata
-eto / frutteto
-eta / pineta
-aggio / chilometraggio
-aglia / sterpaglia
-aia / abetaia
-ame / bestiame
-aggine / fanciullaggine
-ina / ventina
-atura / scaffalatura
servono a derivare nomi che assumono un valore collettivo.
Il suffisso -ata può assumere, oltre al valore collettivo, diversi altri valori, tra i quali:
cucchiaiata
-quello di indicare il colpo inferto con un dato oggetto:
bastonata
-quello di indicare un atto o un comportamento tipico di una categoria:
ragazzata
5) i suffissi
-ite / appendicite
-osi / artrosi
-oma / fibroma
sono suffissi tipici del linguaggio medico.
osteoporosi
-oma designa i vari tipi di tumore
epitelioma
Inoltre ci sono altri suffissi che appartengono ai diversi linguaggi scientifici.
canide
mentre -acea si riferisce ad un individuo di una famiglia di piante
graminacea
-ato / fortunato
-ito / turrito
-uto / occhialuto
-oso / giocoso
-are / popolare
-ario / comunitario
-ale / commerciale
-ano / mondano
-aio / carraio
-aneo / momentaneo
-ineo / femmineo
-ile / signorile
-ino / marino
-igno / terrigno
-iero / battagliero
-esco / animalesco
-estre / campestre
-evole / confortevole
-ivo / furtivo
-ico / atomico
-istico / artistico
-ifico / prolifico
Gli aggettivi tratti da nomi geografici si formano principalmente con i suffissi:
• -ano, -ino, -ese: America — americano, Roma — romano; Perugia — perugino, Tunisia —
tunisino; Africa — africano, Parigi — parigino, Bologna – bolognese, Milano – milanese.
guerreggiare
o che danno una particolare coloritura espressiva alla frase:
ancheggiare, occhieggiare
il suffisso -izzare attualmente ha molta fortuna e, partendo dai linguaggi settoriali delle scienze,
ha investito altri linguaggi e la lingua comune:
informatizzare, computerizzare
Nei nomi inanimati il genere non ha alcuna relazione con il tipo di significato espresso né con le
caratteristiche del referente del nome: si pensi a coppie di parole quali il collo / la colla, il
limo / la lima, il mento / la menta, il palo / la pala, il panno / la panna.
Non esiste per l’italiano una distinzione consolidata della flessione dei nomi in classi
flessive, paragonabile alla coniugazione verbale dell’italiano. Solo recentemente D’Achille &
Thornton (2003) hanno proposto una classificazione basata su criteri coerenti ed efficaci, grazie
alla quale si possono distinguere sei classi flessive. Le prime cinque comprendono i lessemi che
hanno la stessa coppia di terminazioni per il singolare e per il plurale, la sesta classe flessiva
comprende tutti i nomi invariabili.
(a) la classe 1 comprende quasi solo nomi maschili
(libro / libri, principio / principi, rifugio / rifugi, fico / fichi, portico / portici); i pochissimi nomi
femminili (mano / mani) costituiscono un’eccezione;
(f) la classe 6 comprende tutti i nomi che finiscono in consonante (sport, film) o vocale
accentata (re, gru, città, virtù, età), i quali sono sempre invariabili, ma anche alcuni nomi
invariabili che terminano in vocale non accentata sia maschili (vaglia, golpe, kiwi, video) sia
femminili (consolle, ipotesi, radio).
(1) hai letto un libro molto difficile, dove al nome libro sono aggiunti elementi posti sia prima
che dopo: prima l’articolo un; dopo l’avverbio molto e l’aggettivo difficile. Insieme,
queste quattro parole formano un sintagma nominale, con il nome libro come testa.
Si riconoscono tre tipi principali di sintagmi: il sintagma nominale (SN), il sintagma verbale
(SV), il sintagma preposizionale (SP).
Il sintagma nominale ha come testa un nome e svolge la funzione di soggetto (1),
complemento oggetto (2) o complemento predicativo che fa parte del predicato nominale (3).
(1) Il gatto di Letizia miagola.
(2) La mamma di Letizia vuole comprare un gatto.
(3) Il gatto di Letizia è un animale domestico.
Esercizi
Nei seguenti gruppi di parole derivate indica con una crocetta quale significato assumono i
vari suffissi.
1. Il suffisso -ame in vasellame, bestiame, legname indica:
a. materiale b. insieme di c. qualità
2. Il suffisso -enza in diffidenza, malevolenza, indifferenza indica:
a. caratteristiche morali b. contenitore c. oggetto
3. Il suffisso -orio in ambulatorio, oratorio, laboratorio indica:
a. luogo b. insieme di c. oggetto
4. Il suffisso -iere in barbiere, ragioniere, salumiere indica:
a. caratteristica b. mestiere c. luogo
5. Il suffisso -abile in edificabile, potabile, trovabile indica:
a. insieme di b. che non si può c. che si può