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Unita’ 2

Lessico e grammatica.
La suffissazione. Derivati denominali.
Funzioni morfo-sintattiche del nome.

2.1 Lessico e grammatica

Il lessico è percepito dai parlanti come componente di base di una lingua, il lessico di
una lingua è costituito dalle parole. Con parole si intendono le parole che appaiono nelle frasi,
invece con il termine lessema si intende l’unità di base del lessico. Più in generale, l’unità
astratta che in un lessico, inteso come lista di parole o dizionario, viene assunta come forma di
base comprendente tutte le forme della sua flessione (per es., l’infinitivo dei verbi, la forma
singolare maschile per gli aggettivi ecc.).
Ma conoscere un sistema linguistico significa conoscere la sua grammatica, cioè le
regole per usare le parole. La grammatica si suddivide a sua volta in sintassi e morfologia. La
sintassi è l’insieme delle regole per ottenere combinazioni significative degli elementi del
lessico ed un aspetto universale del linguaggio. La morfologia è lo studio della flessione, della
composizione e derivazione delle parole, della determinazione delle categorie grammaticali e
degli elementi formativi, desinenze, affissi e alternanze qualitative.
La grammatica è un sistema chiuso, mentre il lessico un sistema aperto, cioè suscettibile
ad ogni momento di variazione e arricchimento. Questo significa che le strutture
morfologiche e sintattiche di una lingua sono insiemi stabili in un certo periodo storico, non
modificabili e aumentabili, a differenza di quanto accade con il lessico. Mediante la
formazione delle parole, mediante il prestito linguistico si possono coniare nuove parole, ma
non si possono introdurre di punto in bianco nuove forme di articolo, nuove desinenze verbali
o aggettivali. Mutamenti nei settori della morfologia e della sintassi avvengono nel tempo
molto lentamente, in numero incomparabilmente inferiore rispetto ai mutamenti che
riguardano il lessico.
I piani di relazione tra i due sistemi sono uno sincronico e l’altro diacronico. Sul piano
sincronico il lessico è organizzato in classi di parole secondo la grammatica (parti di discorso),
perciò il lessico non può essere studiato indipendentemente dalla sua struttura grammaticale.
Inoltre vi è uno stretto legame nella formazione delle parole (molte parole o locuzioni sono
usate come elementi grammaticali: es. a causa di).
Sul piano diacronico avvengono i fenomeni della grammaticalizzazione e della
lessicalizzazione.
a) grammaticalizzazione: passaggio di elementi lessicali al sistema grammaticale (es.ablativo
mente del sost.lat. mens,mentis + agg. forte mente = con la mente forte ha dato origine al
suffisso avverbiale – mente, da cui fortemente avv.)
b) lessicalizzazione: passaggio da elemento grammaticale a elemento lessicale (es. cantante
verbo – sost.)

2.2 La suffissazione

La formazione delle parole è il complesso di trasformazioni per il quale si può passare da


parole di base a suffissati (orologio — orologiaio), prefissati (campionato — precampionato) e
composti (fermare e carte – fermacarte).
Il suffisso è la particella che appare alla fine dei suffissati, per esempio –aio di orologiaio.
Dal punto di vista della loro struttura, le parole si distinguono in parole primitive e parole
derivate; dicendosi primitive quelle dove non apparisce altro elemento che il tema e la
desinenza; derivate, quelle dove al tema si vede attaccato qualche suffisso. Così da lod-e e lod-
are, parole primitive, nascono, mediante suffissi, lod-evole, lod-atore, lod-atrice, ecc., che sono
parole derivate. Una parola derivata può avere un solo ed anche più suffissi. Così lod-evole ne
ha uno; lod-evol-issimo ne ha due; am-or-os-etto ne ha tre (-ore, -oso,-etto).
La formazione delle parole si divide in tre settori: la suffissazione, la prefissazione, la
composizione.
La suffissazione consiste nell’aggiungere un affisso dopo la base:
forma — formale
formale — formalizzare
formalizzare — formalizzazione

Fondamentale nella suffissazione è il passaggio da una categoria a un'altra di parole: un


verbo può dar luogo a un nome o a un aggettivo; un nome a un verbo o a un aggettivo; un
aggettivo a un verbo o a un nome. La suffissazione si ha anche all'interno della stessa categoria
di parole: da un nome a un altro nome, da aggettivo ad aggettivo, da verbo a verbo. I suffissati
che hanno come base un nome si chiamano denominali. Inoltre i suffissati formati, secondo che
siano nomi, aggettivi o verbi, si dicono nominali, aggettivali o verbali. Per esempio, orologiaio è
un suffissato nominale denominale: si tratta infatti di un nome che deriva da un altro nome.
Diamo ora un quadro delle linee principali della suffissazione denominale nella lingua italiana.

2.3 Derivati denominali

A) DA NOME A NOME


1) I suffissi:

-aio / fioraio
-aro / campanaro
-ario / propretario
-iere / banchiere
-ista / automobilista
-ino / postino
-ente / esercente
-ante / commerciante
-ano / guardiano
-aiolo / pizzaiolo
servono per lo più a derivare nomi che si riferiscono a chi svolge un’attività o, con minor
frequenza, ad un contenitore di qualcosa:

bagagliaio, granaio, schedario, medagliere...


2) I  suffissi:
-eria / acciaieria
-ificio / calzaturificio
-ato / consolato
-ile / fienile
servono per lo più a derivare nomi che si riferiscono a un’attività o un luogo dove un’attività si
svolge.

3) i suffissi:

-ale / bracciale
-iera / tastiera
servono per lo più a derivare nomi che si riferiscono a strumenti, ornamenti o oggetti formati
da diverse parti.

4) I suffissi:

-ata / scalinata
-eto / frutteto
-eta / pineta
-aggio / chilometraggio
-aglia / sterpaglia
-aia / abetaia
-ame / bestiame
-aggine / fanciullaggine
-ina / ventina
-atura / scaffalatura
servono a derivare nomi che assumono un valore collettivo.

Il suffisso -ata può assumere, oltre al valore collettivo, diversi altri valori, tra i quali:

-quello di indicare il contenuto

cucchiaiata
-quello di indicare il colpo inferto con un dato oggetto:

bastonata
-quello di indicare un atto o un comportamento tipico di una categoria:
ragazzata
5) i suffissi

-ite / appendicite
-osi / artrosi
-oma / fibroma
sono suffissi tipici del linguaggio medico.

In particolare -ite indica un’infiammazione acuta.

Epatite, meningite, laringite …


-osi indica uno stato patologico cronico:

osteoporosi
-oma designa i vari tipi di tumore

epitelioma
Inoltre ci sono altri suffissi che appartengono ai diversi linguaggi scientifici.

Ad esempio. -ide si riferisce ad un elemento di una famiglia di animali:

canide
mentre -acea si riferisce ad un individuo di una famiglia di piante

graminacea

B) DA NOME AD AGGETTIVO

-ato / fortunato
-ito / turrito
-uto / occhialuto
-oso / giocoso
-are / popolare
-ario / comunitario
-ale / commerciale
-ano / mondano
-aio / carraio
-aneo / momentaneo
-ineo / femmineo
-ile / signorile
-ino / marino
-igno / terrigno
-iero / battagliero
-esco / animalesco
-estre / campestre
-evole / confortevole
-ivo / furtivo
-ico / atomico
-istico / artistico
-ifico / prolifico
Gli aggettivi tratti da nomi geografici si formano principalmente con i suffissi:
• -ano, -ino, -ese: America — americano, Roma — romano; Perugia — perugino, Tunisia —
tunisino; Africa — africano, Parigi — parigino, Bologna – bolognese, Milano – milanese.

C) DA NOME A VERBO (con l’aggiunta di suffissi-desinenza)


-are / giocare
-iare / potenziare
-icare / nevicare
-ificare / santificare
-ire / gioire
-izzare / verbalizzare
-eggiare / fiancheggiare
Il suffisso -eggiare, con variante -ezzare, serve per lo più a formare verbi che indicano un’azione
durativa:

guerreggiare
o che danno una particolare coloritura espressiva alla frase:

ancheggiare, occhieggiare
il suffisso -izzare attualmente ha molta fortuna e, partendo dai linguaggi settoriali delle scienze,
ha investito altri linguaggi e la lingua comune:

informatizzare, computerizzare

2.4 Funzioni morfo-sintattiche del nome


I nomi dell’italiano possono essere flessi per la sola categoria del numero. Nei nomi il
genere è predeterminato, cioè ciascun nome è o maschile o femminile. Dal momento che non
c’è un’alternativa possibile, il genere non è una categoria flessiva dei nomi dell’italiano. Di
conseguenza un nome dell’italiano ha al massimo due forme flesse: singolare o plurale.

Nei nomi inanimati il genere non ha alcuna relazione con il tipo di significato espresso né con le
caratteristiche del referente del nome: si pensi a coppie di parole quali il collo / la colla, il
limo / la lima, il mento / la menta, il palo / la pala, il panno / la panna.
Non esiste per l’italiano una distinzione consolidata della flessione dei nomi in classi
flessive, paragonabile alla coniugazione verbale dell’italiano. Solo recentemente D’Achille &
Thornton (2003) hanno proposto una classificazione basata su criteri coerenti ed efficaci, grazie
alla quale si possono distinguere sei classi flessive. Le prime cinque comprendono i lessemi che
hanno la stessa coppia di terminazioni per il singolare e per il plurale, la sesta classe flessiva
comprende tutti i nomi invariabili.
(a) la classe 1 comprende quasi solo nomi maschili
(libro / libri, principio / principi, rifugio / rifugi, fico / fichi, portico / portici); i pochissimi nomi
femminili (mano / mani) costituiscono un’eccezione;

(b) la classe 2 comprende solo nomi femminili


(rosa / rose, bugia / bugie, faccia / facce, ferocia / ferocie);

(c) la classe 3 si divide all’incirca fra un 45% di nomi maschili


(fiore / fiori, fiume / fiumi, nome / nomi),

una uguale percentuale di nomi femminili


(siepe / siepi, conversazione / conversazioni, ribellione / ribellioni),

e un 10% di nomi ambigeneri sia al singolare sia al plurale


(cantante / cantanti, contabile / contabili, inglese / inglesi, testimone / testimoni ); il diverso
genere è rivelato dall’accordo (uno splendido cantante sing. masch., una splendida
cantante sing. femm., molti splendidi cantanti plur. masch., molte splendide cantanti plur.
femm.);

(d) la classe 4 è formata in maggioranza da nomi maschili


(problema / problemi, tema / temi, pigiama / pigiami, monarca / monarchi), ma comprende
anche pochissimi nomi femminili (ala / ali, arma / armi);
(e) la classe 5 comprende pochi nomi maschili al singolare e femminili al plurale
(uovo / uova, paio / paia, centinaio / centinaia);

(f) la classe 6 comprende tutti i nomi che finiscono in consonante (sport, film) o vocale
accentata (re, gru, città, virtù, età), i quali sono sempre invariabili, ma anche alcuni nomi
invariabili che terminano in vocale non accentata sia maschili (vaglia, golpe, kiwi, video) sia
femminili (consolle, ipotesi, radio).

Nella frase, le singole parole si dispongono in sequenze linearmente ordinate, che


formano unità dette sintagmi. Il sintagma è una struttura linguistica costituita o da una sola
parola o da una combinazione di (due o più) elementi che formano un’unità costruita intorno a
un nucleo (denominato testa del sintagma) e che svolge una funzione logica precisa. Ad es., un
sintagma nominale è un nome a cui sono aggiunti altri elementi, come in (1):

(1) hai letto un libro molto difficile, dove al nome libro sono aggiunti elementi posti sia prima
che dopo: prima l’articolo un; dopo l’avverbio molto e l’aggettivo difficile. Insieme,
queste quattro parole formano un sintagma nominale, con il nome libro come testa.

Si riconoscono tre tipi principali di sintagmi: il sintagma nominale (SN), il sintagma verbale
(SV), il sintagma preposizionale (SP).
Il sintagma nominale ha come testa un nome e svolge la funzione di soggetto (1),
complemento oggetto (2) o complemento predicativo che fa parte del predicato nominale (3).
(1) Il gatto di Letizia miagola.
(2) La mamma di Letizia vuole comprare un gatto.
(3) Il gatto di Letizia è un animale domestico.

Il sintagma preposizionale è costituito tipicamente, ma non esclusivamente, da una


preposizione e un nome e svolge la funzione di complemento indiretto e circostanziale. Nella
frase (4) il sintagma di Letizia (composto dalla preposizione di e il nome proprio Letizia) svolge
la funzione del complemento di specificazione, specificando di chi fosse il gatto. Nella frase (5)
il SP svolge la funzione di complemento di termine (composto dalla preposizione articolata
alle, il pronome possessivo femminile plurale sue e il nome comune animato femminile al
plurale amiche).
(4) Il gatto di Letizia miagola.
(5) Non disse niente neanche alle sue amiche.

Esercizi
Nei seguenti gruppi di parole derivate indica con una crocetta quale significato assumono i
vari suffissi.
1. Il suffisso -ame in vasellame, bestiame, legname indica:
a. materiale b. insieme di c. qualità
2. Il suffisso -enza in diffidenza, malevolenza, indifferenza indica:
a. caratteristiche morali b. contenitore c. oggetto
3. Il suffisso -orio in ambulatorio, oratorio, laboratorio indica:
a. luogo b. insieme di c. oggetto
4. Il suffisso -iere in barbiere, ragioniere, salumiere indica:
a. caratteristica b. mestiere c. luogo
5. Il suffisso -abile in edificabile, potabile, trovabile indica:
a. insieme di b. che non si può c. che si può

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