Qual è la differenza fra pattern e cornice? Il copione è un pattern comunicativo (script),
uno schema comunicativo fisso, una sequenza di frasi che solitamente sono impiegate in un contesto. La cornice in inglese detta frame e lo schema cognitivo entro il quale colloquiamo un oggetto o una situazione. Dal punto di vista linguistico le cornici agiscono a livello paradigmatico contengono elementi interconnessi ma non indicazioni sull’ ordine in cui vengono usati o sulla probabilità che uno o più di questi siano menzionati all’ interno dello stesso testo. L’ attivazione dei frame facilitano non solo la gestione paradigmatica ma anche quella sintagmatica della competenza testuale perche le cornici sono collegate tra loro in una rete di concetti questa rete è regolata dia relazioni gerarchiche, associative e analogiche. La cornice (frame) fa riferimento allo schema cognitivo dentro al quale collochiamo un oggetto, al fine di dargli senso, mediante la nostra capacità di prevedere il contesto. Cosa sono le implicazioni? Fornire alcuni esempi Implicazioni: possono essere di diversa natura, di solito sono convenzionali, basate sul rapporto causa-effetto (es. Sebbene piova, Micaela non prende l’ombrello); quando piove si prende l’ombrello. Le implicazioni non convenzionali sono valide a partire dalla conoscenza del contesto (Roberto non mangia il pollo – Roberto è vegetariano). Cosa sono le presupposizioni? Fornire alcuni esempi Presupposizioni: si hanno quando un elemento non è presente in maniera esplicita in un testo, ma è desumibile dalla semantica del verbo, degli altri costituenti immediati e dagli aspetti grammaticali. Cosa sono le inferenze? Fornire alcuni esempi Inferenze: si stabiliscono legami logici tra gli enunciati; alcune sono obbligate, altre lo sono meno. Es. L’esame di linguistica è scritto. Inf – Ci sono esami orali Inf. – Ci sono esami scritti e orali Inf. – Ci sono modalità diverse di esame. Quali sono le massime testuali di Grice? Nel 1975 Paul Grice pubblica il saggio Logic and Conversation, definendo che il motore della comunicazione è rappresentato delle intenzioni comunicative dei parlanti. Il rapporto fra emittente e destinatario è di cooperazione. Il principio di cooperazione si basa sul rispetto di 4 massime: qualità, quantità, relazione e modo. Le massime sono principi costitutivi che regolano l’interazione orale, ma che possono essere adattati a qualsiasi pratica discorsiva. Massima della qualità – Sii sincero, non dire ciò che pensi sia falso o di cui non hai prove sufficienti. Massima della quantità – Rendi il tuo contributo informativo quanto richiesto dalla situazione; non fornire più informazione del necessario. Massima della relazione – Sii pertinente. Massima del modo – Sii chiaro. Evita oscurità e ambiguità. Fa’ che il tuo messaggio sia lungo quanto necessario e la presentazione dei contenuti sia ordinata. Che cos'è la valenza di un verbo? Uno dei concetti più significativi per la descrizione e per l’insegnamento della grammatica è in concetto di valenza, mutuato da Lucien Tesnière nel 1953-9. La valenza di un verbo ne determina il numero di attanti. Oggi per valenza si intende la capacità di un verbo di operare sui tipi di sintagma che lo circondano. Il verbo, o testa, impone ai suoi argomenti delle restrizioni di tipo semantico, dei vincoli. Il verbo "amare", ad esempio ammette esseri animati, un soggetto e un complementatore diretto. Il verbo "sbadigliare" ammette un soggetto animato e non ammette un complementatore diretto. La valenza non è un’esclusiva dei verbi: anche le preposizioni possono selezionare uno o più argomenti. Gli attanti, o partecipanti, sono argomenti in un dato ruolo tematico e l’argomento rappresenta la realizzazione sintattica di un attante. Quali sono le valenze di un verbo? Vedi sopra In merito alla valenza, i verbi sono distinti in zerovalenti, se non ammettono argomenti necessari, in monovalenti, bivalenti, trivalenti. Soggetto, oggetto e predicato sono le tre funzioni sintattiche essenziali per la grammatica valenziale. Zerovalente-> piovere Monovalente-> correre Bivalente-> lodare Trivalente->condividere Tetravalente->vendere Le categorie rispetto ai ruoli semantici sono: agente, paziente, sperimentatore, beneficiario, strumento, destinazione. Che cosa si intende per "coesione"? La coesione rimanda alla struttura grammaticale, linguistica, di un testo. La coesione non garantisce la comprensibilità in termini di contenuti, dipende dalla - e aiuta - la coerenza; il legame tra i contenuti di un testo. Il modo migliore per studiare la coerenza è costituito dall’analisi sintattica. Gli attori di uno scambio comunicativo condividono dei referenti. I referenti sono entità indefinite, dormienti, se ne conosce il senso, ma esso è depositato nella memoria a lungo termine. Una volta definiti, i referenti si attivano e sono disponibili all’interno del testo. Tutti gli elementi di un testo che si riferiscono a uno stesso referente, si chiamano coreferenti. Il legame semantico che si instaura fra un riferimento del testo e un referente è il riferimento, mentre la relazione di rimando fra due elementi di uno stesso testo o fra uno del testo e uno del contesto è il rinvio. Rinvio e referente spesso convivono nella stessa forma. Per riprendere un elemento è possibile rifarsi alla sinonimia assoluta, parziale (nel caso venga ripresa una parte dell’elemento) o della sostituzione. La sostituzione avviene per mezzo dei riferimenti anaforici e cataforici. La coerenza e la coesione due indizi, due parametri per la strutturazione per l’ interpretazione di un testo, due parametri per la qualità di un testo lavorano insieme. Si tratta infatti di due forze convergenti che cooperano per tenere legate insieme le parti di un testo. Prendiamo la frase “è tardi, non vengo” all’ interno di questa frase siamo in grado di cogliere il rapporto causale tra i due membri, la presenza di un collettivo causale magari esplicito faciliterebbe l’ interpretazione – siccome è tardi non vengo - in una frase come “ ho comprato i pomodori e li ho lavati accuratamente” la continuità di senso è garantita dalla capacità di stabilire un legame di co-referenza tra il pronome li e l’ antecedente, questa cooperazione tra coesione e coerenza, quindi in un certo senso fra resa grammaticale e resa contenutistica non è tuttavia paritaria, la coerenza talvolta può colmare le lacune nella coesione Che cosa si intende per "anafora"?L’anafora si basa sulla ripresa attraverso meccanismi svariati di un antecedente o punto d’attacco, mentre la catafora si riferisce all’elemento prima che sia nominato per la prima volta. I rinvii possono essere all’interno del testo (endoforici) o all’esterno (esoforici). Che cosa si intende per unitarietà? Una sequenza di unità comunicative di un testo è caratterizzata da alcune proprietà: unitarietà, continuità e progressione. L’unitarietà riguarda i nuclei semantici, la continuità al rapporto con il cotesto precedente e la progressione alle modifiche, cancellazioni o arricchimento di quanto è stato già comunicato in precedenza. Che cosa si intende per architettura di un testo? Il testo è l’unità della comunicazione linguistica ed è definito da una natura funzionale. La sostanza di un testo è primariamente semantica: ogni testo seleziona una porzione del mondo. Il contenuto semantico di un testo proviene in parte dalla decodifica del materiale linguistico, in parte dall’inferenza. L’architettura di un testo si basa su gerarchie. L’unità fondamentale è di tipo comunicativo e può comprendere, facoltativamente, più unità informative. Le relazioni in un testo si basano su un piano logico, su uno referenziale e su uno enunciativo: il collegamento tra le parti, la selezione contenutistica, i punti di vista. Come avviene la decodifica di un messaggio? Il testo è il risultato di due operazioni: decodifica e inferenza. La decodifica è un’operazione per la quale un destinatario competente associa alle strutture linguistiche, che danno forma al testo, i significati convenzionalmente iscritti in esse. L’inferenza è una strategia cognitiva: si appoggia a informazioni contestuali, espandendo il testo al suo ambiente di riferimento. Ogni atto comunicativo si iscrive all’interno di uno sfondo cognitivo costituito dalle conoscenze potenzialmente disponibili per gli interlocutori. [Wilson 1993, Ducrot 1995] Come interviene il contesto sul testo? Il contesto è il presupposto della comunicazione, risultandone lo sfondo cognitivo dato dall’intersezione delle conoscenze. È un’entità variabile e negoziabile: può essere oggetto di chiarimento, di esplicitazione e può mutare in base alle esigenze comunicative e interpretative. La costruzione del contesto avviene tramite la lingua, che offre un insieme di indicazioni riguardo al modo e alla misura in cui va completato e arricchito il significato veicolato esplicitamente. Il contesto interviene sul significato per: - Arricchirlo - Disambiguarlo - Precisarlo - Completarlo. Che cos'è un poliptoto? Fornire alcuni esempi La ripetizione può essere strutturale o formale: si accumulano elementi che hanno lo stesso valore grammaticale o si riprendono elementi linguistici identici o con variazioni nella forma. Il poliptoto è una variante della ripetizione formale, consiste nel ripetere un lessema lasciando invariato il morfema lessicale e variando quello grammaticale (vincere e vinceremo\Mussolini). Cosa si intende per "epifora"? ripetizione di una o più parole ala fine di un verso ( canterò stasera canterò, tutte le mie canzoni stasera canterò\ vecchioni-Euridice Che cos'è un'anafora retorica? Consiste nella ripetizione di una o più parole all’inizio di un verso o di un segmento testuale Quali parti del discorso sono indicative per la coesione? Quali sono i meccanismi di ripetizione? La figura base della ripetizione strutturale è l’accumulazione: l’enumerazione di più elementi che svolgono la stessa funzione sintattica. Un esempio comune è la lista; in letteratura, spesso solamente in apparenza caotica. Se l’accumulazione realizza un crescendo, si definisce climax. La ripetizione solitamente è sanzionata dalle istituzioni formative, ma in alcuni tipi di testo, soprattutto in quelli tecnici è inevitabile. Che cos'è una catafora? La ripetizione può anche manifestare disaccordo, così come possono manifestarlo gli elementi prosodici. .La catafora consiste in un rinvio speculare a quello anaforico. Il punto d’attacco va ricercato nel cotesto successivo e il sostituto precede – invece di seguire – il referente testuale. Quali sono le differenze fra catafora e anafora? La catafora rispetto all’anafora comporta una sospensione dell’interpretazione del testo. L’anafora è il procedimento non marcato e universale della gestione della coesione di un testo, mentre la catafora è un procedimento marcato, utilizzato in particolari contesti per ottenere effetti stilistici di sorpresa o di attesa. Che cos'è un'ellissi? L’ellissi (<greco elleipsis, mancanza) consiste nella soppressione di una parola che rimane sottintesa. Quali tipi di ellissi esistono? Si distingue fra ellissi grammaticale ed ellissi retorica. Il primo tipo riguarda la soppressione di un elemento della frase, in genere un soggetto o un verbo; il secondo, di carattere letterario, riguarda la ricostruzione del senso del testo da parte del lettore. L’ellissi co-testuale consiste nell’omissione di un termine recuperabile, perché precedentemente menzionato, mentre l’ellissi contestuale presenta un recupero a partire dagli elementi del contesto.Nel caso dei soggetti pronominali, in italiano, l’ellissi è attesa e prevale sull’espressione del soggetto. Se il soggetto è identico in una coordinata e in una principale, l’ellissi è obbligatoria. Il vincolo anaforico impone di interpretare il soggetto zero della seconda proposizione, come coreferente con quello della prima in tre contesti: - Dopo coordinata; - Nella successione reggente+ subordinata; - Nella successione subordinata+ reggente. Non è possibile elidere l’oggetto, mentre in qualche caso è possibile elidere il verbo, nominalizzando la frase. Quali forme assume la deissi? Attraverso la deissi si realizza un rinvio dal testo alla realtà extralinguistica. Il punto di attacco (prima volta in cui si menziona un referente) è da rilevare al di fuori del testo. Gli elementi deittici hanno un significato fluttuante fino al momento in cui avviene un ancoraggio al contesto Che cosa si intende per deissi? La deissi può essere inerente se si realizza attraverso la conoscenza della situazione, e può essere non inerente se si riferisce solamente ad alcuni contesti. La deissi fantasmatica si riferisce a un mondo immaginario entro il quale ci si muove nel tempo. Che cosa si intende per deissi temporale? La deissi temporale è affidata ad avverbi ed espressioni avverbiali. Nel caso della deissi temporale, il punto di riferimento per definire le relazioni deittiche è il momento dell’enunciazione. Alcuni avverbi (ora, allora, adesso) indicano coincidenza con il momento dell’enunciazione (ME) o anteriorità rispetto ad esso. Alcuni avverbi si riferiscono a unità di tempo convenzionalmente definite dal calendario: il giorno, la settimana, il mese. L’italiano possiede unità per riferirsi a un intervallo di più o meno due unità rispetto all’oggi (l’altro ieri, dopo domani). Gli aggettivi «scorso» e «passato», «prossimo» e «venturo» indicano unità di tempo adiacenti (immediatamente precedenti o successive) a quella in corso. Sono aggettivi inerentemente deittici perché non definibili direttamente dal ME. La rappresentazione concettuale del tempo fisico nella lingua italiana è affidata ai tempi verbali. Alcuni tempi sono definiti deittici, altri deittico- anaforici. I deittici sono l’indicativo presente, passato prossimo, passato remoto, imperfetto, futuro semplice. L’ancoraggio temporale è semplice: si collocano semplicemente rispetto al momento dell’enunciazione. Il momento dell’avvenimento (MA) può essere coincidente, posteriore o anteriore rispetto al ME. I tempi deittico-anaforici richiedono un ancoraggio temporale complesso; compaiono in relazione con un tempo deittico e insieme a opportune determinazioni di tempo, costituiscono il momento di riferimento (MR). I tempi deittico-anaforici dell’italiano sono il trapassato prossimo, il trapassato remoto, il futuro anteriore e il condizionale composto.Questi tempi giocano sulla posizione di ME, MA, MR.
Quali sono i principi costitutivi di un testo?
I principi costitutivi di un testo sono: Coesione – riguarda i rapporti grammaticali e il modo in cui sono collegate le componenti di un testo. Coerenza – si riferisce alla connessione tra i contenuti presenti in un testo e al piano logico. Intenzionalità – riguarda l’atteggiamento dell’emittente, la sua volontà di farsi capire. Accettabilità – riguarda l’atteggiamento del ricevente, la disponibilità alla comprensione di un testo e le sue aspettative. Informatività – concerne il grado di densità informativa, il rapporto fra elementi noti e elementi sconosciuti e la misura in cui un testo giunge inatteso o atteso. Situazionalità – riguarda il rapporto del testo con la situazione in cui è prodotto e collocato. Intertestualità – riguarda il rapporto del testo con altri testi presenti o assenti. Quali sono i principi regolativi di un testo? I principi regolativi di un testo sono: Efficienza – riguarda il rapporto fra il testo e lo scopo per il quale è prodotto. Effettività – consiste nella capacità di un testo di rimanere impresso nella memoria e di produrre condizioni favorevoli rispetto allo scopo per il quale è stato prodotto. Appropriatezza – riguarda la composizione armonica di un testo fra i contenuti e le specificità testuali, il fatto di essere adatto o inadatto per un pubblico e un contesto. Qual è il contributo di Jakobson rispetto allo studio della comunicazione? Proprio al fine di rendere conto della complessità della comunicazione umana, ed in particolare della comunicazione linguistica, il linguista Roman Jakobson ha proposto una rielaborazione dello schema comunicativo che ha avuto un grande influenza in discipline come la semiotica, oltre a fornire lo spunto per molti modelli adottati negli studi sulle comunicazioni di massa. Secondo lo schema di Jakobson, il mittente invia un messaggio al destinatario. Il messaggio richiede in primo luogo il riferimento a un contesto che possa essere afferrato dal destinatario e che sia verbale o suscettibile di verbalizzazione; in secondo luogo esige un codice interamente, o almeno parzialmente, comune al mittente e al destinatario; infine, un contatto, un canale fisico ed una connessione psicologica fra il mittente ed il destinatario, che consenta loro di stabilire e mantenere la comunicazione. Jakobson invece ha costruito un modello della comunicazione umana che ci permetta di capire come e perché siamo in grado di parlare di qualcosa e di comprendere ciò che ci viene detto; a questo scopo, scompaiono le nozioni di segnale e di rumore e sono introdotti esplicitamente due fattori che non comparivano nel modello precedente: il codice ed il contesto.
Che cosa si intende per "teoria della comunicazione"?
Per teoria della comunicazione si intende un modello comunicativo che ha lo scopo di studiare i fondamenti della trasmissione di segnali tra un sistema e un altro di uguale o diversa natura. Il linguista Roman Jakobson teorizza il suo modello comunicativo affinchè noi possiamo capire come e perché siamo in grado di parlare di qualcosa e di comprendere ciò che ci viene detto; a questo scopo, scompaiono le nozioni di segnale e di rumore e sono introdotti esplicitamente due fattori che non comparivano nel modello precedente: il codice ed il contesto. Quali sono le funzioni individuate da Jakobson? Secondo lo studioso Jakobson, un messaggio linguistico assolve a funzioni differenti: fatica, emotiva, conativa, referenziale, poetica, metalinguistica. Queste funzioni si riferiscono a un aspetto della condizione stessa del messaggio. In ogni caso, che sia verbale o non verbale, nella comunicazione ci sono sempre 6 elementi fondamentali: - l mittente, chi invia un messaggio; - il destinatario (o interlocutore, o ricevente) del messaggio; - il contesto, cioè la situazione in cui il messaggio viene inviato; - il codice, ossia la forma del messaggio (parole/ linguaggio, gesti, immagini, suoni od altro) che deve essere comprensibile al mittente e al destinatario, altrimenti non si riesce a comunicare: se mi parlano in cinese, io probabilmente non capirò nulla, perché non conosco il codice di questa lingua; - il canale che consente di stabilire la comunicazione e di mantenerla (il linguaggio orale o scritto, la vista… ma anche il telefono, la connessione ad internet, la pellicola di un film, un canale televisivo…); - il messaggio, che è il contenuto della comunicazione, quello che viene espresso e recepito. Secondo Jakobson, ai 6 elementi della comunicazione corrispondono altrettante funzioni: la funzione referenziale (il contesto) ˛ la funzione emotiva (il mittente) ˛ la funzione conativa (il destinatario) ˛ la funzione fàtica (il contatto) ˛ la funzione poetica (il messaggio) ˛ la funzione metalinguistica (il codice) Queste 6 funzioni non si trovano quasi mai da sole: nella stessa comunicazione se ne trovano quasi sempre almeno due o tre assieme. Vediamo quali sono e che ruolo hanno nella nostra vita di tutti i giorni: La funzione referenziale è ciò di cui si parla, l’argomento della comunicazione: un titolo in una pagina del libro, ad esempio, ha una funzione referenziale.·Il mittente esprime sempre un suo punto di vista, il suo “sentire” : questa è la funzione emotiva, che si dimostra attraverso il tipo di parole usate, i gesti o il tono della voce. Ad esempio, se l’insegnante ti dice <Ma bravo!!!> puoi capire subito (dal suo tono di voce, dallo sguardo, dall’espressione del viso e dai gesti) se pensa veramente che tu sia stato bravo, oppure se, secondo lei, hai fatto qualcosa che non va. · La funzione conativa (dal latino conari = tentare) si ha quando il mittente cerca di convincere il destinatario usando particolari espressioni (nel caso linguaggio) o tecniche (nel caso dell’uso di immagini, suoni, gesti…). cercando di ottenere il tuo scopo mettendo in atto le strategie di persuasione che conosci benissimo… La pubblicità utilizza tantissime tecniche messe assieme in un unico messaggio (slogan, immagine, ecc.) per convincere le persone ad acquistare un prodotto, usando proprio la funzione conativa. · La funzione fàtica serve ad introdurre il messaggio, a richiamare l'attenzione dell'ascoltatore sul canale comunicativo. Le sigle televisive che precedono i vari programmi, servono proprio a questo, ma anche le frasi che usiamo e sentiamo ogni giorno:"pronto?"; "buongiorno!"; "attenzione!"; “desidera?”; “come va?”; “chi si vede!” ecc. · La funzione poetica serve a dare un “certo effetto” al messaggio; si trova la funzione poetica nella scelta di determinate parole e frasi, ma anche, nella comunicazione non verbale, nella scelta delle immagini, dei colori, dei suoni… Il messaggio può cambiare completamente a seconda delle parole, dei colori, dei suoni usati! Non serve solo nei testi poetici, ma anche nei discorsi (dei politici, ad esempio…) e si usa moltissimo nella pubblicità. La funzione metalinguistica è presente quando si chiede o si riceve una spiegazione sul codice stesso della comunicazione: il dizionario, il libro in cui sono spiegate le regole della grammatica, una dimostrazione di una formula di geometria… hanno una funzione metalinguistica.
Che cosa si intende per asse paradigmatico e per asse sintagmatico?
Si definisce "asse sintagmatico" il concatenamento degli elementi comunicativi (le parole o qualsiasi altro segno) considerati nel loro rapporto di contiguità (l'uno dopo l'altro) e "asse paradigmatico" l'insieme delle parole o dei segni con i quali, per associazione, si può procedere per sostituzione. Che cosa si intende per indoeuropeo? L’indoeuropeo rappresenta una fase linguistica molto antica della quale non sono stati tramandati documenti diretti, ma della quale si deve ammettere l’esistenza per spiegare le corrispondenze precise, ricorrenti e numerose che collegano tra loro la maggior parte delle lingue europee e varie lingue dell’Asia. Illustrare il passaggio dal latino alle lingue romanze La diffusione del Cristianesimo influì moltissimo sulla diffusione del latino volgare mentre le invasioni barbariche contribuirono alla differenziazione lessicale, fonologica e morfosintattica che avrebbe dato luogo alle lingue romanze. Ciascuno, infatti, adattava il latino al proprio repertorio linguistico barbarico. Dal latino volgare si sviluppano così il portoghese, lo spagnolo castigliano (ibero-romanzo), il catalano, il provenzale, il franco- provenzale, il francese (gallo-romanzo), il sardo, il ladino, l’italiano (italo-romanzo), il dalmatico e il rumeno (balcano-romanzo). Descrivere le lingue presenti in Italia I dialetti dell’Italia rappresentano altre lingue romanze, appartenenti ai gruppi precedentemente descritti. La linea di demarcazione rispetto a un’area linguistica, si chiama «isoglossa». In Italia, l’isoglossa più rilevante è la linea La Spezia-Rimini che separa i dialetti settentrionali da quelli centro-meridionali. I dialetti settentrionali si dividono in: a) Gallo-italici; b) Veneti; c) Istriani. I dialetti centro-meridionali in: a) Toscani;b) Mediani; c) Meridionali intermedi; d) Meridionali estremi. Altre lingue con caratteri propri, vicini all’italiano sono il Sardo, diviso in:a) Logudorese-campidanese; b) Sassarese- gallurese. Ladino, diviso in: a) Friulano; b) Ladino dolomitico. Che cosa sono le transazioni? Le transazioni costituiscono dei domini tematici omogenei, dove si attuano accomodamenti, compromessi e patteggiamenti. Quali sono le caratteristiche del contesto? La lingua potrebbe essere concepita come insieme, assemblaggio di unità dalla più piccola alla più grande, dai fonemi ai morfemi, dalle proposizioni ai testi. In realtà, il contesto è determinante per le prassi comunicative ed è alla base di ogni atto comunicativo. Esistono due tipi di contesto: un contesto globale e uno locale. Il primo è in relazione con le componenti sociolinguistiche di una determinata situazione, mentre il secondo è in rapporto con situazioni di tipo cognitivo e linguistico. Le caratteristiche del contesto variano di situazione in situazione e dipendono da alcuni fattori: - Partecipanti alla conversazione; - Atti, forma e contenuto di ciò che viene detto; - Risultati che si vogliono ottenere; - Localizzazione, definizione culturale e clima psicologico; - Mezzo e norme di interazione e di interpretazione; - Categorie di atti linguistici. Che cos'è l'interazione? Con «interazione» si intende l’influsso reciproco che i partecipanti, fisicamente presenti, esercitano sulle loro aziono linguistiche, come: - Influssi reciproci che si scambiano gli interattanti (partecipanti); - Il luogo dove si attua la complessità dell’interazione. Di che cosa si occupa la pragmatica? La linguistica pragmatica studia gli aspetti che riguardano il linguaggio come azione; studia il parlare come forma di un agire linguistico che si svolge all’interno di una determinata situazione comunicativa e sociale. La pragmatica studia una lingua dal punto di vista degli utenti, considerando le scelte che compiono nel comunicare, le costrizioni che incontrano usando la lingua nell’interazione sociale e gli effetti ottenuti dal loro uso della lingua su coloro che partecipano alla comunicazione. Com'è organizzato un testo? Un testo, soprattutto se molto lungo, prevede una struttura e una suddivisione in parti. La struttura prevede: Premessa, Prefazione (non scritta dall’autore), Introduzione, Corpo del testo, Conclusione, Sommario (posto anche all’inizio), Indice analitico, indice dei nomi, Appendice, Bibliografia.
Quali sono le caratteristiche e le specificità di un testo narrativo?
Il testo narrativo si propone di raccontare una storia o un fatto che si svolge nel tempo. I testi narrativi sono molto frequenti e riguardano qualsiasi racconto. In un testo narrativo risulta fondamentale la sequenza degli eventi e la strutturazione temporale del testo, così gli indicatori temporali precisano i fatti e la loro durata. I verbi sono percepiti in termini di modi, di tempi e anche colti a seconda degli aspetti che ne determinano il valore durativo (concluso, non concluso, progressivo). Oltre al tempo, gli indicatori di luogo collocano spazialmente gli eventi. Quali sono le caratteristiche e le specificità di un testo descrittivo? Il testo descrittivo rappresenta le caratteristiche di un oggetto, di un fenomeno, di una persona e di un ambiente. È un testo dotato di scarsa autonomia e generalmente è inserito all’interno di altri tipi testuali. La descrizione solitamente asseconda un punto di vista, una prospettiva. Quali sono le differenze fra diglossia e dilalia? ll termine diglossia indica la compresenza di due lingue, differenziate funzionalmente, spesso storicamente contigue, delle quali la lingua A è utilizzata solo in ambito formale e la lingua B solo in ambito informale. Il termine "diglossia" indica la compresenza di più lingue o varietà sociogeografiche diverse di lingue sociofunzionalmente ben differenziate, cioè usate dalla comunità parlante con specializzazione per diverse funzioni. Il termine dilalia indica una situazione molto più frequente e tipica, ad esempio, della realtà italiana, in cui la varietà alta può essere usata in tutti gli ambiti, formali e informali, mentre la varietà bassa è riservata esclusivamente a usi orali e familiari accanto alla prima. Quindi non troviamo più una differenziazione dell’uso della lingua relazionato agli ambiti di utilizzo. Definire "dialetto" Sistema linguistico di ambito geografico o culturale per lo più limitato, che non ha raggiunto o che ha perduto autonomia e prestigio di fronte agli altri sistemi con i quali costituisce geneticamente un gruppo. Un dialetto rappresenta non una varietà della lingua, ma una lingua a tutti gli effetti, caratterizzata da un lessico e da una grammatica. Il grado di istituzionalizzazione del dialetto dipende da ragioni storico-culturali; alcuni dialetti possiedono una letteratura (napoletano, lombardo), altri no. Perché assegnare i tipi testuali a un testo è un'operazione complessa? Perché l’assegnazione della tipologia testuale è relazionata alla sua funzione e al suo fine. In base al nostro scopo elaboriamo un testo al quale assegniamo uno specifico tipo testuale che determina la sua struttura e le sue caratteristiche.
Quali sono le caratteristiche dei testi informativi?
Il testo informativo si propone di arricchire le conoscenze del destinatario, fornendo notizie utili su personaggi, fatti e problemi. In un testo informativo è fondamentale la disposizione, la sequenza dei fatti. Un testo informativo, inoltre, deve presentare i fatti in maniera chiara e ordinata, anche a seconda di criteri diversificati (logici, cronologici, narrativi, descrittivi). Il testo regolativo indica istruzioni e norme da rispettare. Anche in questo caso, il testo ha per obiettivo la persuasione, ma è differente il grado di autorità che l’emittente riveste. La struttura di un testo regolativo dipende dalla funzione, la descrizione è dettagliata e le procedure sono definite in modo chiaro. Quali sono le caratteristiche dei testi argomentativi? Il testo argomentativo si propone di convincere il destinatario, ha una finalità persuasiva. Si impiega una strategia volta a convincere il destinatario di una tesi, adottando una certa dialettica, volta a produrre argomentazioni e controargomentazioni. È necessario osservare che non su tutto è possibile argomentare, quindi i testi argomentativi si rivolgono a categorie opinabili. In un testo argomentativo occorre partire dalle premesse, formulare una tesi corroborarla con le argomentazioni e produrre anche una difesa parziale o un punto di vista di altre argomentazioni contrarie. Quali sono le caratteristiche dei testi regolativi? Il testo regolativo indica istruzioni e norme da rispettare. Anche in questo caso, il testo ha per obiettivo la persuasione, ma è differente il grado di autorità che l’emittente riveste. La struttura di un testo regolativo dipende dalla funzione, la descrizione è dettagliata e le procedure sono definite in modo chiaro. Che cosa si intende per "code-switching"? code switching (cambio di varietà), il grado di formalità o di informalità, e di apprezzare il grado di dipendenza e di progettualità dell’interazione. Quali sono le dimensioni di variazione per la lingua italiana? Illustrare l'asse della variabilità per mezzo di opportuni esempi le dimensioni di variazione per la lingua italiana sono le seguenti: -Le varietà diacroniche si riferiscono al cambiamento della lingua nel tempo. - Le varietà diatopiche al cambiamento della lingua nello spazio; - Le varietà diastratiche alla lingua in relazione a un gruppo sociale; - Le varietà diafasiche alla lingua in relazione al suo contesto (registro, sottocodici); - Le varietà diamesiche al canale usato per la comunicazione. Es. Diacronia: Augello/Uccello; Es. Diatopia: Papà/Babbo; Es. Diastratia: Ci ho dato/Gli ho dato; Es. Diafasia: Bella raga/Ciao; Es. Diamesia: la punteggiatura presente solamente nello scritto.
Che cosa si intende per "varietà", "repertorio", "registro?
Una varietà di lingua è un insieme solidale di varianti e di variabili sociolinguistiche. Dalle scelte di pronuncia, di lessico, di grammatica, di organizzazione del discorso e di stile si possono distinguere gli individui per età, sesso, gruppo sociale, periodo storico. Il repertorio è l’insieme delle varietà e delle lingue di un parlante. Per registro si intende Le varietà linguistiche che dipendono dalla situazione comunicativa. Che cosa si intende per pianifcazione linguistica? La pluralità linguistica rappresenta un banco di prova della pluralità culturale. Qualsiasi strategia che un governo o un’amministrazione si proponga di adottare rientra nel campo della politica linguistica. La messa in atto della politica linguistica si concretizza nella pianificazione linguistica. La pianificazione linguistica può riguardare il corpus o lo status di una lingua. Si definisce pianificata una lingua frutto di ingegneria linguistica, anziché di una glottogenesi. Illustrare le specificità delle lingue pianificate La pianificazione del corpus riguarda la struttura della lingua. Si introducono cambiamenti nella struttura di una lingua a varietà a livello di grammatica, pronuncia, spelling e lessico. Per l’inglese: J. Swift nel 1712 pubblicò A Proposal for Correcting, Improving and Ascertaining the English Tongue ; Noah Webster nel XIX secolo propose alcune riforme ortografiche che ancora oggi distinguono l’inglese britannico da quello americano (Theatre/Theater; Labour/Labor). Per il francese: Richelieu nel 1635 fondò l’ Académie Française , nel tentativo di fissare la grammatica e codificare il lessico; nel 1694 le Dictionaire de l’Académie stabilisce il bel usage , la lingua di corte come varietà suprema. Per il tedesco: Recentemente la presenza di <ß> dopo vocale breve accentata è stata sostituita da <ss>, come nel caso di mußte> musste. Per l’italiano: Nel 1582 viene fondata l’Accademia della Crusca, il cui motto è il verso petrarchesco «il più bel fior ne coglie». Nel ventennio fascista vengono emanate alcune leggi rispetto all’abolizione dei forestierismi (pena l’arresto fino ai sei mesi o 5.000 lire di ammenda). Si sono prodotte alcune forme come *barro (bar), *bidetto (bidet), *sciampagna (champagne). Descrivere l'esperanto L’esperanto è stato fondato dal medico polacco Lazar Ludwig Zamenhof nel 1887 (Internacia Lingvo) e codificato nel 1905 (Fundamento de Esperanto). Rappresenta una lingua a posteriormista con derivazione in parte schematica, in parte naturalistica. Quali sono le lingue di minoranza in Italia? Si definisce lingua minoritaria un codice linguistico impiegato da una comunità linguistica che possiede tale codice come lingua materna all’interno di un territorio nel quale la maggioranza della popolazione ha un’altra lingua materna. Le lingue di minoranza possono essere storiche o recenti e sono tutelate dall’articolo 6 della Costituzione italiana e dalla Legge 482 del 15/12/1999 (lim. albanese, catalano, germanico, greco, sloveno, croato, francese, franco-provenzale, friulano, ladino, occitano e sardo). L’albanese (lingua indoeuropea isolata) è parlato in Calabria, Basilicata, Sicilia, Puglia, Molise, Sicilia, Abruzzo, Campania. Il catalano (lingua indoeuropea, ramo romanzo) è parlato ad Alghero (Sassari) da 20.000 parlanti. È arrivato ad Alghero per mezzo della conquista del XIV secolo da parte del Regno di Aragona. Il tedesco (lingua indoeuropea, ramo germanico) è parlato come: - dialetti tirolesi, Alto Adige, 280.000 parlanti; - dialetto walser (Valle d’Aosta e Piemonte); - dialetto mocheno (provincia di Trento); - dialetto pustero-carinziano (Veneto); - dialetto cimbrico (Veneto); -dialetto carinziano (Friuli), 10.000 parlanti. Il greco (lingua indoeuropea isolata) è parlato in Puglia - grico e in Calabria - romaico. Si contano 35.000 parlanti. Discendono dalla Magna Grecia o da immigrazioni di epoca bizantina. Lo sloveno (lingua indoeuropea, ramo slavo) è parlato in Friuli Venezia Giulia, conta 120.000 parlanti. Una parte del Friuli faceva parte del Regno Austro-ungarico e del Regno di Slovenia e di Croazia, prima di essere governato dall’Italia, dalla Germania nazista e dalla Jugoslavia comunista. In questi due secoli di alternanze, la comunità slovena si è insediata. ll croato (lingua indoeuropea, ramo slavo) conta 2.500 parlanti ed è parlato in Molise, grazie a comunità immigrate nel XV secolo. Oggi è una lingua in forte regresso in Italia. Il francese (lingua indoeuropea, ramo romanzo) è parlato (?) in Valle d’Aosta e nel Piemonte. In Valle d’Aosta è lingua coufficiale per lo scritto, a partire dal 1945. Il franco- provenzale (lingua indoeuropea, ramo romanzo) è parlato in Valle d’Aosta, in Piemonte e in Puglia, conta 70.000 parlanti. In Valle d’Aosta si utilizza il francese per lo scritto e il franco-provenzale e/o l’italiano per il parlato. La lingua fu riconosciuta solo nel 1878 dal linguista Ascoli. In Puglia si è diffuso per migrazioni valdesi del XV secolo. Il friulano (lingua indoeuropea, ramo romanzo) è parlato in Friuli e conta 700.000 parlanti. Oggi è in regresso nelle città più grandi e negli strati più giovani della società. Alla sua diffusione ha contribuito la Chiesa cattolica, per mezzo della diffusione della versione in friulano della Bibbia. Il ladino (lingua indoeuropea, ramo romanzo), è parlato in Trentino Alto Adige e in Veneto, conta 35.000 parlanti. Le comunità sono molto divise e con differenze linguistiche molto significative. L’occitano (lingua indoeuropea, ramo romanzo) è parlato in Piemonte e in Calabria, conta 40.000 parlanti. La comunità calabrese si è costituita per effetto di migrazioni valdesi del XV secolo. Il sardo (lingua indoeuropea, ramo romanzo) è parlato in Sardegna e conta 1.000.000 di parlanti. Si divide in differenti varietà di cui il logudorese rappresenta la più conservativa. Quali sono le nuove minoranze linguistiche, causate dalle migrazioni, in Italia? Oltre alle minoranze storiche, occorre osservare le nuove minoranze migratorie. Le comunità più rilevanti sono: - arabofoni; - albanofoni; - rumenofoni; - sinofoni. La diversità linguistica contribuisce alla ricchezza e alla diversità culturale [Balboni 2005]. La glottodidattica dimostra che da un lato occorre lavorare con le comunità minoritarie storiche per valorizzarne le lingue, con quelle recenti per avviare i processi di integrazione e per valorizzarne le lingue e con i nativi per promuovere interesse culturale (non solo rispetto e tolleranza). Cosa si intende per "famiglia semantica? Corredare di opportuni esempi La famiglia semantica è un insieme di lessemi imparentati a seconda del significato e del significante; es.: latte, lattosio, allattamento, latteria. Cosa si intende per "connotazione"? Riportare qualche esempio La connotazione riporta al significato indotto, soggettivo, connesso alle sensazioni suscitate da un segno e alle associazioni a cui dà luogo. Con la connotazione invece i vocaboli evocano un’idea che varia secondo chi ne fa uso, o secondo le situazioni in cui sono impiegati. Esempio: la parola "deserto", può indicare una condizione umana (connotazione: deserto dell'anima = solitudine); Asino può indicare da un punto di vista connotativo come cattivo studente o l’animale da un punto di vista denotativo. Cosa si intende per "denotazione"? Proporre qualche esempio La denotazione riporta a ciò che il segno descrive e rappresenta; corrisponde al valore di identificazione di un elemento della realtà esterna, un referente. La denotazione è la funzione che nomi, aggettivi qualificativi e verbi possiedono per rappresentare: -una realtà concreta, asino (quadrupede domestico), o astratta, coraggio (forza d’animo); -una qualità, semplice (formato da un solo elemento); - un’azione, ragliare (il verso dell’asino). Esempio: la parola "deserto", può indicare un luogo geografico (denotazione); Asino può indicare l’animale da un punto di vista denotativo o da un punto di vista connotativo come cattivo studente. Definire il concetto di norma e la tipologia La norma, in ambito sociolinguistico, rappresenta un insieme di regole che dichiarano la preferenza di certe forme rispetto ad altre che hanno lo stesso potenziale funzionale. Da un punto di vista teorico è possibile classificare le norme in base a una tipologia qualitativa: a) Norme prescrittive: si parte da una o più varietà della lingua (solitamente si tratta di varietà letterarie), si eliminano gli elementi non formali che contrastano con le varietà di partenza, si privilegia lo scritto al parlato e si propone una didattica basata sull’imitazione di un modello “fondato sul prestigio di un unico gruppo sociale o su autorevoli pareri di una data epoca (scrittori)”; b) Norme statistiche: sono estrapolate da uno studio sulla base della frequenza e della distribuzione delle variabili, si propone una valutazione di massima sugli usi del sistema linguistico; c) Norme a priori: si ha una prescrizione linguistica laddove non si è ancora formato il consenso sociale e si decide a priori il modello di lingua da imporre (un esempio significativo potrebbe essere la storia dell’italiano parlato); d) Norme a posteriori: si opera una scelta delle norme tra le varietà linguistiche in base al consenso sociale e al prestigio linguistico; e) Norme descrittive: si descrive la lingua in un determinato momento storico, culturale, sociale e non si forniscono giudizi di valore sulle scelte operate; per quanto concerne l’italiano, la grammatica descrittiva ha coinciso con quella prescrittiva, privilegiando alcune varietà da imporre a scapito di altre; f) Norme sociali: non sono imposte a livello ufficiale ma si formano nel corso dell’evoluzione della lingua; nel momento in cui le norme sociali sono assunte come modelli, divengono norme prescrittive; g) Norme esplicite: all’emergere di fattori socioculturali di rilievo, si descrivono le norme sociali, esplicitandole e con il passare del tempo, l’esplicitazione delle norme coincide con la loro normatività; h) Norme dello scritto: spesso coincidono con le varietà formali della lingua; i) Norme del parlato: nella lingua italiana l’aspetto normativo del parlato è praticamente assente e riguarda per lo più la pronuncia; j) Norme sociolinguistiche: si prendono come riferimento le regole che vincolano le scelte linguistiche legate alla varietà di una comunità più o meno ristretta di parlanti. Com'è possibile suddividere la modalità relazionale? La modalità relazionale è divisa in simmetrica e asimmetrica. La comunicazione simmetrica avviene tra pari, quella asimmetrica prevede un attante al vertice che regola e valuta la comunicazione. Quali sono le differenze e le analogie fra analisi della conversazione e analisi del discorso? Differenze: L’analisi del discorso adotta modelli più linguistici che sociologici (a differenza dell’analisi della conversazione) e si basa su processi deduttivi (dalla regola ai dati). I punti di convergenza fra l’analisi del discorso e quella della conversazione si possono riassumere come segue: 1) Uso di dati reali; 2) Interesse per i turni; 3) Nozione di sequenza; 4) Nozione di preferenza; 5) Ricorso a procedure per la trascrizione del parlato (la più comune è il sistema Jefferson). Su quali aspetti si concentra l'analisi della conversazione? L’analisi della conversazione (AC), di stampo sociologico, si basa su dati empirici, analizzati per mezzo di un approccio descrittivo. I pionieri dell’AC possono essere considerati gli etnometodologi americani (Levinson, Garfinkel). L’AC è nata all’interno delle ricerche di profilo sociologico ed è attenta alla relazione fra microambiente e produzione linguistica e paralinguistica. In particolare, gli studiosi si sono concentrati sull’avvicendamento dei turni comunicativi. Un’altra nozione molto produttiva per l’AC è la sequenza complementare, intesa come rispondenza a un’attesa ben definita.
Quali sono i principi costitutivi di un testo?
I principi costitutivi di un testo sono: Coesione – riguarda i rapporti grammaticali e il modo in cui sono collegate le componenti di un testo. Coerenza – si riferisce alla connessione tra i contenuti presenti in un testo e al piano logico. Intenzionalità – riguarda l’atteggiamento dell’emittente, la sua volontà di farsi capire. Accettabilità – riguarda l’atteggiamento del ricevente, la disponibilità alla comprensione di un testo e le sue aspettative. Informatività – concerne il grado di densità informativa, il rapporto fra elementi noti e elementi sconosciuti e la misura in cui un testo giunge inatteso o atteso. Situazionalità – riguarda il rapporto del testo con la situazione in cui è prodotto e collocato. Intertestualità – riguarda il rapporto del testo con altri testi presenti o assenti. Quali sono i principi regolativi di un testo? I principi regolativi di un testo sono: Efficienza – riguarda il rapporto fra il testo e lo scopo per il quale è prodotto. Effettività – consiste nella capacità di un testo di rimanere impresso nella memoria e di produrre condizioni favorevoli rispetto allo scopo per il quale è stato prodotto. Appropriatezza – riguarda la composizione armonica di un testo fra i contenuti e le specificità testuali, il fatto di essere adatto o inadatto per un pubblico e un contesto. Qual è il contributo di Jakobson rispetto allo studio della comunicazione? Proprio al fine di rendere conto della complessità della comunicazione umana, ed in particolare della comunicazione linguistica, il linguista Roman Jakobson ha proposto una rielaborazione dello schema comunicativo che ha avuto un grande influenza in discipline come la semiotica, oltre a fornire lo spunto per molti modelli adottati negli studi sulle comunicazioni di massa. Secondo lo schema di Jakobson, il mittente invia un messaggio al destinatario. Il messaggio richiede in primo luogo il riferimento a un contesto che possa essere afferrato dal destinatario e che sia verbale o suscettibile di verbalizzazione; in secondo luogo esige un codice interamente, o almeno parzialmente, comune al mittente e al destinatario; infine, un contatto, un canale fisico ed una connessione psicologica fra il mittente ed il destinatario, che consenta loro di stabilire e mantenere la comunicazione. Jakobson invece ha costruito un modello della comunicazione umana che ci permetta di capire come e perché siamo in grado di parlare di qualcosa e di comprendere ciò che ci viene detto; a questo scopo, scompaiono le nozioni di segnale e di rumore e sono introdotti esplicitamente due fattori che non comparivano nel modello precedente: il codice ed il contesto.
Che cosa si intende per "teoria della comunicazione"?
Per teoria della comunicazione si intende un modello comunicativo che ha lo scopo di studiare i fondamenti della trasmissione di segnali tra un sistema e un altro di uguale o diversa natura. Il linguista Roman Jakobson teorizza il suo modello comunicativo affinchè noi possiamo capire come e perché siamo in grado di parlare di qualcosa e di comprendere ciò che ci viene detto; a questo scopo, scompaiono le nozioni di segnale e di rumore e sono introdotti esplicitamente due fattori che non comparivano nel modello precedente: il codice ed il contesto. Quali sono le funzioni individuate da Jakobson? Secondo lo studioso Jakobson, un messaggio linguistico assolve a funzioni differenti: fatica, emotiva, conativa, referenziale, poetica, metalinguistica. Queste funzioni si riferiscono a un aspetto della condizione stessa del messaggio. In ogni caso, che sia verbale o non verbale, nella comunicazione ci sono sempre 6 elementi fondamentali: - l mittente, chi invia un messaggio; - il destinatario (o interlocutore, o ricevente) del messaggio; - il contesto, cioè la situazione in cui il messaggio viene inviato; - il codice, ossia la forma del messaggio (parole/ linguaggio, gesti, immagini, suoni od altro) che deve essere comprensibile al mittente e al destinatario, altrimenti non si riesce a comunicare: se mi parlano in cinese, io probabilmente non capirò nulla, perché non conosco il codice di questa lingua; - il canale che consente di stabilire la comunicazione e di mantenerla (il linguaggio orale o scritto, la vista… ma anche il telefono, la connessione ad internet, la pellicola di un film, un canale televisivo…); - il messaggio, che è il contenuto della comunicazione, quello che viene espresso e recepito. Secondo Jakobson, ai 6 elementi della comunicazione corrispondono altrettante funzioni: la funzione referenziale (il contesto) ˛ la funzione emotiva (il mittente) ˛ la funzione conativa (il destinatario) ˛ la funzione fàtica (il contatto) ˛ la funzione poetica (il messaggio) ˛ la funzione metalinguistica (il codice) Queste 6 funzioni non si trovano quasi mai da sole: nella stessa comunicazione se ne trovano quasi sempre almeno due o tre assieme. Vediamo quali sono e che ruolo hanno nella nostra vita di tutti i giorni: La funzione referenziale è ciò di cui si parla, l’argomento della comunicazione: un titolo in una pagina del libro, ad esempio, ha una funzione referenziale.·Il mittente esprime sempre un suo punto di vista, il suo “sentire” : questa è la funzione emotiva, che si dimostra attraverso il tipo di parole usate, i gesti o il tono della voce. Ad esempio, se l’insegnante ti dice <Ma bravo!!!> puoi capire subito (dal suo tono di voce, dallo sguardo, dall’espressione del viso e dai gesti) se pensa veramente che tu sia stato bravo, oppure se, secondo lei, hai fatto qualcosa che non va. · La funzione conativa (dal latino conari = tentare) si ha quando il mittente cerca di convincere il destinatario usando particolari espressioni (nel caso linguaggio) o tecniche (nel caso dell’uso di immagini, suoni, gesti…). cercando di ottenere il tuo scopo mettendo in atto le strategie di persuasione che conosci benissimo… La pubblicità utilizza tantissime tecniche messe assieme in un unico messaggio (slogan, immagine, ecc.) per convincere le persone ad acquistare un prodotto, usando proprio la funzione conativa. · La funzione fàtica serve ad introdurre il messaggio, a richiamare l'attenzione dell'ascoltatore sul canale comunicativo. Le sigle televisive che precedono i vari programmi, servono proprio a questo, ma anche le frasi che usiamo e sentiamo ogni giorno:"pronto?"; "buongiorno!"; "attenzione!"; “desidera?”; “come va?”; “chi si vede!” ecc. · La funzione poetica serve a dare un “certo effetto” al messaggio; si trova la funzione poetica nella scelta di determinate parole e frasi, ma anche, nella comunicazione non verbale, nella scelta delle immagini, dei colori, dei suoni… Il messaggio può cambiare completamente a seconda delle parole, dei colori, dei suoni usati! Non serve solo nei testi poetici, ma anche nei discorsi (dei politici, ad esempio…) e si usa moltissimo nella pubblicità. La funzione metalinguistica è presente quando si chiede o si riceve una spiegazione sul codice stesso della comunicazione: il dizionario, il libro in cui sono spiegate le regole della grammatica, una dimostrazione di una formula di geometria… hanno una funzione metalinguistica. Che cosa si intende per asse paradigmatico e per asse sintagmatico? Si definisce "asse sintagmatico" il concatenamento degli elementi comunicativi (le parole o qualsiasi altro segno) considerati nel loro rapporto di contiguità (l'uno dopo l'altro) e "asse paradigmatico" l'insieme delle parole o dei segni con i quali, per associazione, si può procedere per sostituzione. Che cosa si intende per indoeuropeo? L’indoeuropeo rappresenta una fase linguistica molto antica della quale non sono stati tramandati documenti diretti, ma della quale si deve ammettere l’esistenza per spiegare le corrispondenze precise, ricorrenti e numerose che collegano tra loro la maggior parte delle lingue europee e varie lingue dell’Asia. Illustrare il passaggio dal latino alle lingue romanze La diffusione del Cristianesimo influì moltissimo sulla diffusione del latino volgare mentre le invasioni barbariche contribuirono alla differenziazione lessicale, fonologica e morfosintattica che avrebbe dato luogo alle lingue romanze. Ciascuno, infatti, adattava il latino al proprio repertorio linguistico barbarico. Dal latino volgare si sviluppano così il portoghese, lo spagnolo castigliano (ibero-romanzo), il catalano, il provenzale, il franco- provenzale, il francese (gallo-romanzo), il sardo, il ladino, l’italiano (italo-romanzo), il dalmatico e il rumeno (balcano-romanzo). Descrivere le lingue presenti in Italia I dialetti dell’Italia rappresentano altre lingue romanze, appartenenti ai gruppi precedentemente descritti. La linea di demarcazione rispetto a un’area linguistica, si chiama «isoglossa». In Italia, l’isoglossa più rilevante è la linea La Spezia-Rimini che separa i dialetti settentrionali da quelli centro-meridionali. I dialetti settentrionali si dividono in: a) Gallo-italici; b) Veneti; c) Istriani. I dialetti centro-meridionali in: a) Toscani;b) Mediani; c) Meridionali intermedi; d) Meridionali estremi. Altre lingue con caratteri propri, vicini all’italiano sono il Sardo, diviso in:a) Logudorese-campidanese; b) Sassarese- gallurese. Ladino, diviso in: a) Friulano; b) Ladino dolomitico.
Che cosa sono le transazioni?
Le transazioni costituiscono dei domini tematici omogenei, dove si attuano accomodamenti, compromessi e patteggiamenti. Quali sono le caratteristiche del contesto? La lingua potrebbe essere concepita come insieme, assemblaggio di unità dalla più piccola alla più grande, dai fonemi ai morfemi, dalle proposizioni ai testi. In realtà, il contesto è determinante per le prassi comunicative ed è alla base di ogni atto comunicativo. Esistono due tipi di contesto: un contesto globale e uno locale. Il primo è in relazione con le componenti sociolinguistiche di una determinata situazione, mentre il secondo è in rapporto con situazioni di tipo cognitivo e linguistico. Le caratteristiche del contesto variano di situazione in situazione e dipendono da alcuni fattori: - Partecipanti alla conversazione; - Atti, forma e contenuto di ciò che viene detto; - Risultati che si vogliono ottenere; - Localizzazione, definizione culturale e clima psicologico; - Mezzo e norme di interazione e di interpretazione; - Categorie di atti linguistici. Che cos'è l'interazione? Con «interazione» si intende l’influsso reciproco che i partecipanti, fisicamente presenti, esercitano sulle loro aziono linguistiche, come: - Influssi reciproci che si scambiano gli interattanti (partecipanti); - Il luogo dove si attua la complessità dell’interazione. Di che cosa si occupa la pragmatica? La linguistica pragmatica studia gli aspetti che riguardano il linguaggio come azione; studia il parlare come forma di un agire linguistico che si svolge all’interno di una determinata situazione comunicativa e sociale. La pragmatica studia una lingua dal punto di vista degli utenti, considerando le scelte che compiono nel comunicare, le costrizioni che incontrano usando la lingua nell’interazione sociale e gli effetti ottenuti dal loro uso della lingua su coloro che partecipano alla comunicazione. Com'è organizzato un testo? Un testo, soprattutto se molto lungo, prevede una struttura e una suddivisione in parti. La struttura prevede: Premessa, Prefazione (non scritta dall’autore), Introduzione, Corpo del testo, Conclusione, Sommario (posto anche all’inizio), Indice analitico, indice dei nomi, Appendice, Bibliografia. Quali sono le caratteristiche e le specificità di un testo narrativo? Il testo narrativo si propone di raccontare una storia o un fatto che si svolge nel tempo. I testi narrativi sono molto frequenti e riguardano qualsiasi racconto. In un testo narrativo risulta fondamentale la sequenza degli eventi e la strutturazione temporale del testo, così gli indicatori temporali precisano i fatti e la loro durata. I verbi sono percepiti in termini di modi, di tempi e anche colti a seconda degli aspetti che ne determinano il valore durativo (concluso, non concluso, progressivo). Oltre al tempo, gli indicatori di luogo collocano spazialmente gli eventi. Quali sono le caratteristiche e le specificità di un testo descrittivo? Il testo descrittivo rappresenta le caratteristiche di un oggetto, di un fenomeno, di una persona e di un ambiente. È un testo dotato di scarsa autonomia e generalmente è inserito all’interno di altri tipi testuali. La descrizione solitamente asseconda un punto di vista, una prospettiva. Quali sono le differenze fra diglossia e dilalia? ll termine diglossia indica la compresenza di due lingue, differenziate funzionalmente, spesso storicamente contigue, delle quali la lingua A è utilizzata solo in ambito formale e la lingua B solo in ambito informale. Il termine "diglossia" indica la compresenza di più lingue o varietà sociogeografiche diverse di lingue sociofunzionalmente ben differenziate, cioè usate dalla comunità parlante con specializzazione per diverse funzioni. Il termine dilalia indica una situazione molto più frequente e tipica, ad esempio, della realtà italiana, in cui la varietà alta può essere usata in tutti gli ambiti, formali e informali, mentre la varietà bassa è riservata esclusivamente a usi orali e familiari accanto alla prima. Quindi non troviamo più una differenziazione dell’uso della lingua relazionato agli ambiti di utilizzo. Definire "dialetto" Sistema linguistico di ambito geografico o culturale per lo più limitato, che non ha raggiunto o che ha perduto autonomia e prestigio di fronte agli altri sistemi con i quali costituisce geneticamente un gruppo. Un dialetto rappresenta non una varietà della lingua, ma una lingua a tutti gli effetti, caratterizzata da un lessico e da una grammatica. Il grado di istituzionalizzazione del dialetto dipende da ragioni storico-culturali; alcuni dialetti possiedono una letteratura (napoletano, lombardo), altri no. Perché assegnare i tipi testuali a un testo è un'operazione complessa? Perché l’assegnazione della tipologia testuale è relazionata alla sua funzione e al suo fine. In base al nostro scopo elaboriamo un testo al quale assegniamo uno specifico tipo testuale che determina la sua struttura e le sue caratteristiche.
Quali sono le caratteristiche dei testi informativi?
Il testo informativo si propone di arricchire le conoscenze del destinatario, fornendo notizie utili su personaggi, fatti e problemi. In un testo informativo è fondamentale la disposizione, la sequenza dei fatti. Un testo informativo, inoltre, deve presentare i fatti in maniera chiara e ordinata, anche a secondo di criteri diversificati (logici, cronologici, narrativi, descrittivi). Il testo regolativo indica istruzioni e norme da rispettare. Anche in questo caso, il testo ha per obiettivo la persuasione, ma è differente il grado di autorità che l’emittente riveste. La struttura di un testo regolativo dipende dalla funzione, la descrizione è dettagliata e le procedure sono definite in modo chiaro. Quali sono le caratteristiche dei testi argomentativi? Il testo argomentativo si propone di convincere il destinatario, ha una finalità persuasiva. Si impiega una strategia volta a convincere il destinatario di una tesi, adottando una certa dialettica, volta a produrre argomentazioni e controargomentazioni. È necessario osservare che non su tutto è possibile argomentare, quindi i testi argomentativi si rivolgono a categorie opinabili. In un testo argomentativo occorre partire dalle premesse, formulare una tesi corroborarla con le argomentazioni e produrre anche una difesa parziale o un punto di vista di altre argomentazioni contrarie. Quali sono le caratteristiche dei testi regolativi? Il testo regolativo indica istruzioni e norme da rispettare. Anche in questo caso, il testo ha per obiettivo la persuasione, ma è differente il grado di autorità che l’emittente riveste. La struttura di un testo regolativo dipende dalla funzione, la descrizione è dettagliata e le procedure sono definite in modo chiaro. Che cosa si intende per "code-switching"? code switching (cambio di varietà), il grado di formalità o di informalità, e di apprezzare il grado di dipendenza e di progettualità dell’interazione. Quali sono le dimensioni di variazione per la lingua italiana? Illustrare l'asse della variabilità per mezzo di opportuni esempi le dimensioni di variazione per la lingua italiana sono le seguenti: -Le varietà diacroniche si riferiscono al cambiamento della lingua nel tempo. - Le varietà diatopiche al cambiamento della lingua nello spazio; - Le varietà diastratiche alla lingua in relazione a un gruppo sociale; - Le varietà diafasiche alla lingua in relazione al suo contesto (registro, sottocodici); - Le varietà diamesiche al canale usato per la comunicazione. Es. Diacronia: Augello/Uccello; Es. Diatopia: Papà/Babbo; Es. Diastratia: Ci ho dato/Gli ho dato; Es. Diafasia: Bella raga/Ciao; Es. Diamesia: la punteggiatura presente solamente nello scritto. Che cosa si intende per "varietà", "repertorio", "registro? Una varietà di lingua è un insieme solidale di varianti e di variabili sociolinguistiche. Dalle scelte di pronuncia, di lessico, di grammatica, di organizzazione del discorso e di stile si possono distinguere gli individui per età, sesso, gruppo sociale, periodo storico. Il repertorio è l’insieme delle varietà e delle lingue di un parlante. Per registro si intende Le varietà linguistiche che dipendono dalla situazione comunicativa. Che cosa si intende per pianifcazione linguistica? La pluralità linguistica rappresenta un banco di prova della pluralità culturale. Qualsiasi strategia che un governo o un’amministrazione si proponga di adottare rientra nel campo della politica linguistica. La messa in atto della politica linguistica si concretizza nella pianificazione linguistica. La pianificazione linguistica può riguardare il corpus o lo status di una lingua. Si definisce pianificata una lingua frutto di ingegneria linguistica, anziché di una glottogenesi. Illustrare le specificità delle lingue pianificate La pianificazione del corpus riguarda la struttura della lingua. Si introducono cambiamenti nella struttura di una lingua a varietà a livello di grammatica, pronuncia, spelling e lessico. Per l’inglese: J. Swift nel 1712 pubblicò A Proposal for Correcting, Improving and Ascertaining the English Tongue ; Noah Webster nel XIX secolo propose alcune riforme ortografiche che ancora oggi distinguono l’inglese britannico da quello americano (Theatre/Theater; Labour/Labor). Per il francese: Richelieu nel 1635 fondò l’ Académie Française , nel tentativo di fissare la grammatica e codificare il lessico; nel 1694 le Dictionaire de l’Académie stabilisce il bel usage , la lingua di corte come varietà suprema. Per il tedesco: Recentemente la presenza di <ß> dopo vocale breve accentata è stata sostituita da <ss>, come nel caso di mußte> musste. Per l’italiano: Nel 1582 viene fondata l’Accademia della Crusca, il cui motto è il verso petrarchesco «il più bel fior ne coglie». Nel ventennio fascista vengono emanate alcune leggi rispetto all’abolizione dei forestierismi (pena l’arresto fino ai sei mesi o 5.000 lire di ammenda). Si sono prodotte alcune forme come *barro (bar), *bidetto (bidet), *sciampagna (champagne). Descrivere l'esperanto L’esperanto è stato fondato dal medico polacco Lazar Ludwig Zamenhof nel 1887 (Internacia Lingvo) e codificato nel 1905 (Fundamento de Esperanto). Rappresenta una lingua a posteriormista con derivazione in parte schematica, in parte naturalistica.
Quali sono le lingue di minoranza in Italia?
Si definisce lingua minoritaria un codice linguistico impiegato da una comunità linguistica che possiede tale codice come lingua materna all’interno di un territorio nel quale la maggioranza della popolazione ha un’altra lingua materna. Le lingue di minoranza possono essere storiche o recenti e sono tutelate dall’articolo 6 della Costituzione italiana e dalla Legge 482 del 15/12/1999 (lim. albanese, catalano, germanico, greco, sloveno, croato, francese, franco-provenzale, friulano, ladino, occitano e sardo). L’albanese (lingua indoeuropea isolata) è parlato in Calabria, Basilicata, Sicilia, Puglia, Molise, Sicilia, Abruzzo, Campania. Il catalano (lingua indoeuropea, ramo romanzo) è parlato ad Alghero (Sassari) da 20.000 parlanti. È arrivato ad Alghero per mezzo della conquista del XIV secolo da parte del Regno di Aragona. Il tedesco (lingua indoeuropea, ramo germanico) è parlato come: - dialetti tirolesi, Alto Adige, 280.000 parlanti; - dialetto walser (Valle d’Aosta e Piemonte); - dialetto mocheno (provincia di Trento); - dialetto pustero-carinziano (Veneto); - dialetto cimbrico (Veneto); -dialetto carinziano (Friuli), 10.000 parlanti. Il greco (lingua indoeuropea isolata) è parlato in Puglia - grico e in Calabria - romaico. Si contano 35.000 parlanti. Discendono dalla Magna Grecia o da immigrazioni di epoca bizantina. Lo sloveno (lingua indoeuropea, ramo slavo) è parlato in Friuli Venezia Giulia, conta 120.000 parlanti. Una parte del Friuli faceva parte del Regno Austro-ungarico e del Regno di Slovenia e di Croazia, prima di essere governato dall’Italia, dalla Germania nazista e dalla Jugoslavia comunista. In questi due secoli di alternanze, la comunità slovena si è insediata. ll croato (lingua indoeuropea, ramo slavo) conta 2.500 parlanti ed è parlato in Molise, grazie a comunità immigrate nel XV secolo. Oggi è una lingua in forte regresso in Italia. Il francese (lingua indoeuropea, ramo romanzo) è parlato (?) in Valle d’Aosta e nel Piemonte. In Valle d’Aosta è lingua coufficiale per lo scritto, a partire dal 1945. Il franco- provenzale (lingua indoeuropea, ramo romanzo) è parlato in Valle d’Aosta, in Piemonte e in Puglia, conta 70.000 parlanti. In Valle d’Aosta si utilizza il francese per lo scritto e il franco-provenzale e/o l’italiano per il parlato. La lingua fu riconosciuta solo nel 1878 dal linguista Ascoli. In Puglia si è diffuso per migrazioni valdesi del XV secolo. Il friulano (lingua indoeuropea, ramo romanzo) è parlato in Friuli e conta 700.000 parlanti. Oggi è in regresso nelle città più grandi e negli strati più giovani della società. Alla sua diffusione ha contribuito la Chiesa cattolica, per mezzo della diffusione della versione in friulano della Bibbia. Il ladino (lingua indoeuropea, ramo romanzo), è parlato in Trentino Alto Adige e in Veneto, conta 35.000 parlanti. Le comunità sono molto divise e con differenze linguistiche molto significative. L’occitano (lingua indoeuropea, ramo romanzo) è parlato in Piemonte e in Calabria, conta 40.000 parlanti. La comunità calabrese si è costituita per effetto di migrazioni valdesi del XV secolo. Il sardo (lingua indoeuropea, ramo romanzo) è parlato in Sardegna e conta 1.000.000 di parlanti. Si divide in differenti varietà di cui il logudorese rappresenta la più conservativa.
Quali sono le nuove minoranze linguistiche, causate dalle migrazioni, in Italia?
Oltre alle minoranze storiche, occorre osservare le nuove minoranze migratorie. Le comunità più rilevanti sono: - arabofoni; - albanofoni; - rumenofoni; - sinofoni. La diversità linguistica contribuisce alla ricchezza e alla diversità culturale [Balboni 2005]. La glottodidattica dimostra che da un lato occorre lavorare con le comunità minoritarie storiche per valorizzarne le lingue, con quelle recenti per avviare i processi di integrazione e per valorizzarne le lingue e con i nativi per promuovere interesse culturale (non solo rispetto e tolleranza). Cosa si intende per "famiglia semantica? Corredare di opportuni esempi La famiglia semantica è un insieme di lessemi imparentati a seconda del significato e del significante; es.: latte, lattosio, allattamento, latteria. Cosa si intende per "connotazione"? Riportare qualche esempio La connotazione riporta al significato indotto, soggettivo, connesso alle sensazioni suscitate da un segno e alle associazioni a cui dà luogo. Con la connotazione invece i vocaboli evocano un’idea che varia secondo chi ne fa uso, o secondo le situazioni in cui sono impiegati. Esempio: la parola "deserto", può indicare una condizione umana (connotazione: deserto dell'anima = solitudine); Asino può indicare da un punto di vista connotativo come cattivo studente o l’animale da un punto di vista denotativo. Cosa si intende per "denotazione"? Proporre qualche esempio La denotazione riporta a ciò che il segno descrive e rappresenta; corrisponde al valore di identificazione di un elemento della realtà esterna, un referente. La denotazione è la funzione che nomi, aggettivi qualificativi e verbi possiedono per rappresentare: -una realtà concreta, asino (quadrupede domestico), o astratta, coraggio (forza d’animo); -una qualità, semplice (formato da un solo elemento); - un’azione, ragliare (il verso dell’asino). Esempio: la parola "deserto", può indicare un luogo geografico (denotazione); Asino può indicare l’animale da un punto di vista denotativo o da un punto di vista connotativo come cattivo studente. Definire il concetto di norma e la tipologia La norma, in ambito sociolinguistico, rappresenta un insieme di regole che dichiarano la preferenza di certe forme rispetto ad altre che hanno lo stesso potenziale funzionale. Da un punto di vista teorico è possibile classificare le norme in base a una tipologia qualitativa: a) Norme prescrittive: si parte da una o più varietà della lingua (solitamente si tratta di varietà letterarie), si eliminano gli elementi non formali che contrastano con le varietà di partenza, si privilegia lo scritto al parlato e si propone una didattica basata sull’imitazione di un modello “fondato sul prestigio di un unico gruppo sociale o su autorevoli pareri di una data epoca (scrittori)”; b) Norme statistiche: sono estrapolate da uno studio sulla base della frequenza e della distribuzione delle variabili, si propone una valutazione di massima sugli usi del sistema linguistico; c) Norme a priori: si ha una prescrizione linguistica laddove non si è ancora formato il consenso sociale e si decide a priori il modello di lingua da imporre (un esempio significativo potrebbe essere la storia dell’italiano parlato); d) Norme a posteriori: si opera una scelta delle norme tra le varietà linguistiche in base al consenso sociale e al prestigio linguistico; e) Norme descrittive: si descrive la lingua in un determinato momento storico, culturale, sociale e non si forniscono giudizi di valore sulle scelte operate; per quanto concerne l’italiano, la grammatica descrittiva ha coinciso con quella prescrittiva, privilegiando alcune varietà da imporre a scapito di altre; f) Norme sociali: non sono imposte a livello ufficiale ma si formano nel corso dell’evoluzione della lingua; nel momento in cui le norme sociali sono assunte come modelli, divengono norme prescrittive; g) Norme esplicite: all’emergere di fattori socioculturali di rilievo, si descrivono le norme sociali, esplicitandole e con il passare del tempo, l’esplicitazione delle norme coincide con la loro normatività; h) Norme dello scritto: spesso coincidono con le varietà formali della lingua; i) Norme del parlato: nella lingua italiana l’aspetto normativo del parlato è praticamente assente e riguarda per lo più la pronuncia; j) Norme sociolinguistiche: si prendono come riferimento le regole che vincolano le scelte linguistiche legate alla varietà di una comunità più o meno ristretta di parlanti. Com'è possibile suddividere la modalità relazionale? La modalità relazionale è divisa in simmetrica e asimmetrica. La comunicazione simmetrica avviene tra pari, quella asimmetrica prevede un attante al vertice che regola e valuta la comunicazione. Quali sono le differenze e le analogie fra analisi della conversazione e analisi del discorso? Differenze: L’analisi del discorso adotta modelli più linguistici che sociologici (a differenza dell’analisi della conversazione) e si basa su processi deduttivi (dalla regola ai dati). I punti di convergenza fra l’analisi del discorso e quella della conversazione si possono riassumere come segue: 1) Uso di dati reali; 2) Interesse per i turni; 3) Nozione di sequenza; 4) Nozione di preferenza; 5) Ricorso a procedure per la trascrizione del parlato (la più comune è il sistema Jefferson). Su quali aspetti si concentra l'analisi della conversazione? L’analisi della conversazione (AC), di stampo sociologico, si basa su dati empirici, analizzati per mezzo di un approccio descrittivo. I pionieri dell’AC possono essere considerati gli etnometodologi americani (Levinson, Garfinkel). L’AC è nata all’interno delle ricerche di profilo sociologico ed è attenta alla relazione fra microambiente e produzione linguistica e paralinguistica. In particolare, gli studiosi si sono concentrati sull’avvicendamento dei turni comunicativi. Un’altra nozione molto produttiva per l’AC è la sequenza complementare, intesa come rispondenza a un’attesa ben definita.