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SEGNO E CODICE:
Qualcosa che sta per qualcos’altro e serve per comunicare questo qualcos’altro.
Molto importante il tipo di relazione che sta il "qualcosa" e il "qualcos'altro", in
particolare la motivazione che li lega.
Triangolo semiotico:
4 TIPI DI ARBITRAREITÀ:
1. Rapporto tra segno e referente
2. Rapporto tra significante e significato
3. Rapporto tra forma e sostanza del significato (ogni lingua può dare un’organizzazione
diversa al significato
4. Rapporto tra forma e sostanza del significante. (il significante è primariamente un fatto
fonico ed il materiale fonico può essere organizzato in maniera diversa, ad esempio la
lunghezza delle vocali in alcune lingue).
ECCEZIONI ALL’ARBITRARIETÀ:
DOPPIA ARTICOLAZIONE:
Il significante di un segno è articolato a due livelli diversi:
1- PRIMA ARTICOLAZIONE: unità minime dotate di significato (lessicale o grammaticale),
i morfemi
Non esistono unità più piccole dei fonemi che siano rilevati per il sistema linguistico.
1. Ordine degli elementi (linearità): Mario mangia la mela, La mela mangia Mario,
mangia Mario la mela, *la Mario mela mangia
2. Dipendenze: ho visto il soldato con il cannocchiale
3. Incassature: [hai fotografato l'albero [che hanno tagliato [prima che cadesse?]]]
4. Ricorsività
5. Parti della lingua che danno informazioni sulla struttura sintattica (congiunzioni
coordinanti e subordinanti: e, perché, ma, sebbene...)
6. Discontinuità: i criminali sono quasi immediatamente stati messi in fuga, Arma
virumque cano Troiae qui primus ab oris
FONETICA E FONOLOGIA:
1) Articolatoria: articolazione dei suoni con l'apparato fonatorio umano (ci occuperemo di
questa)
2) Acustica: analisi fisica dei suoni prodotti
3) Uditiva (uditivo-percettiva): come i suoni vengono percepiti
L’APPARATO FONATORIO:
VOCALI: l'aria passa libera nel canale (non vi è un'ostruzione di qualche tipo), le corde vocali
vibrano sempre, l’aria non incontra ostruzioni
CONSONANTI: l'aria non passa libera, vi è una qualche ostruzione di qualche tipo
Traduzione: (Radcliffe, partecipante alla maratona (marathon) olimpica, concorrerà anche per i
diecimila metri)
ALFABETO FONETICO INTERNAZIONALE (IPA)
Un carattere = un suono
- Nessuna combinazione di caratteri per un suono, indipendente dal contesto
Caratteri basati sull'alfabeto latino e greco
Sono presenti solo diacritici sopra e sotto i caratteri, alcuni segni
accanto
Si trascrive tra parentesi quadre [ ] per i foni, tra sbarre / / per i fonemi (lo vedremo)
͡
- [ˈfɔːʎa], [ˈʃentsa], [ˈɲɔːmo], [ˈaŋke], [ˈnaːve], [ˈkaːne], [ˈkjeːza]
Si possono trascrivere tutte le lingue del mondo
• Una parte molto importante di questo corso è imparare a trascrivere in IPA l'italiano
CONSONANTI
Le righe indicano il modo di articolazione, mentre le colonne indicano il luogo di articolazione.
I simboli (no lettere) che si trovano sulla sinistra sono sordi, quelli sulla destra sono suoni
LUOGHI DI ARTICOLAZIONE
MODI DI ARTICOLAZIONE:
1) Occlusivo
2) Nasale: articolazione occlusiva con il velo palatino abbassato, che lascia uscire l’aria dal
naso.
6) Approssimante: avvicinamento degli organi articolatori, laterale (l’aria passa dai due lati
della lingua)
7) Affricate:
- Coarticolazione di un'occlusiva e di una fricativa
- ͡ [d†z]: [ˈtat͡ːsa] tazza, [ˈd†zio] zio
Alveolari [ts],
- ͡ [dʒ† ]: [ˈtʃento]
Postalveolari [tʃ], ͡ cento, [ˈdʒ† alːo] giallo
LE VOCALI:
I DITTONGHI:
Tradizionalmente definiti come composti da una vocale e da una semivocale i, u
• Discendenti (vocale + semivocale): zaino, euro, dèi
• Ascendenti (semiconsonante + vocale): piano, fiore, uovo
Come si trascrivono?
• Si possono usare sempre gli approssimanti [j] e [w]: [ˈd†zajno], [ˈewro],
[dɛj] / [ˈpjano], [ˈfjore], [ˈwɔvo]
• Nel caso dei dittonghi discendenti, si può segnare anche il secondo elemento con [i], [u] con il
segno ̯ ("non sillabico"): [ˈdz† ai ̯no], [ˈeu̯ ro], [dɛi ̯].
ACCENTO:
Cade sulla sillaba pronunciata con maggiore intensità, detta tonica. Le sillabe non accentate sono
dette atone.
L’accento si segna con [ˈ] prima della sillaba e non sulla vocale come in italiano! Non si segna sui
monosillabi.
Es) [por.te.ˈra] porterà, [ˈgwiː.da] guida, [kon.ˈtaː.re] contare.
͡
Es) [ˈzgwatː.e.ro] sguattero, [pja.ˈtʃeː.re] piacere, [tɛ] tè
Talvolta è presente un accento secondario (in parole molto lunghe o composti)
͡ rompighiaccio; interˌnat͡sjonaˌlid†ːzaˈtsjone
Es) rompiˈgjatːʃo ͡ internazionalizzazione
LUNGHEZZA:
L'articolazione dei suoni può essere più lunga. Le consonanti doppie "geminate" in italiano sono un
esempio, si possono scrivere in due modi: raddoppiando il fono o con [ː] es: [ˈpalla], [ˈpalːa] palla
Nelle affricate si allunga solo il primo elemento es: [ˈrad†ːzo], [ˈrad†dzo] razzo e NON *[ˈrad†zdz† o]!!!
͡ non è mai sonora in inizio di parola ed è sempre lunga negli altri contesti (questo vale per gran
[ts]
parte delle altre varietà di italiano)
- [ˈt͡sio] zio, [ˈt͡sukːa] zucca, [aˈt͡ːsjone] azione
- LF [ˈdz† io], [ˈdz† ukːa]
Le vocali toniche in sillaba aperta (cioè che non termina in consonante) sono lunghe
- [ˈkaː.ro] caro vs [ˈkar.ta] carta
- [ˈpaːla] pala vs [ˈpal.la] palla (la geminata si divide tra le due sillabe)
Era inverno, faceva freddo e sono andato a casa di corsa a prendere la giacca a vento
͡
- LF [ˈeːra iŋˈvɛrno faˈtʃeːva ˈfrɛdːo e ˈsoːno aŋˈdaːto a ˈkaːza di ˈkorsa a ˈpreŋdere la ˈdʒ͡ akːa
a ˈveŋto]
- taliano di Roma [ˈɛra iɱˈvɛrno faˈʃeːva ˈfredːo e ˈsːɔːno anˈdaːto a ˈkːaːsa di ˈkːortsa ͡ a
ˈpːrɛndere la ˈdʒ͡ akːa a ˈvːɛnto]
- Italiano di Firenze [ˈɛra iɱˈvɛrno faˈʃeːva ˈfredːo e ˈsːoːno anˈdaːθo a ˈkːaːsa di ˈkːorsa a
ˈpːrɛndere la ˈʒakːa a ˈvːɛnto
- Italiano standard [ˈɛra iɱˈvɛrno faˈtʃeːva͡ ˈfredːo e ˈsoːno anˈdaːto a ˈkːaːsa di ˈkorsa a
ˈpːrɛndere la ˈd†ʒakːa a ˈvːɛnto]
Foneticamente sono molto diverse. Fonologicamente no, perché le variazioni presenti non sono
significative a livello di sistema
/ˈɛra inˈvɛrno faˈt͡ʃeva ˈfredːo e ˈsono a anˈdato a ˈkasa di ˈkorsa a ˈprɛndere la ˈdʒ† akːa a ˈvɛnto/
CORREZIONE ESERCITAZIONE N° 1
FONO E FONEMI:
Fono: suono prodotto concretamente.
I fonemi invece sono rilevanti ("pertinenti") per il sistema linguistico. Sono una classe astratta, si
indicano tra / / e sono unità minime di seconda articolazione.
I fonemi hanno valore distintivo, cioè hanno la capacità di creare opposizioni tra parole
"Prova di commutazione”
- /ˈpolːo/ ~ /ˈbolːo/ Sono due parole diverse? Sì. /p/ e /b/ sono fonemi diversi
- /ˈbolːo/ ~ /ˈbalːo/ Sono due parole diverse? Sì. /o/ e /a/ sono due fonemi diversi
Le parole che formano opposizioni di questo tipo sono definite coppie
Si definisce rendimento funzionale la quantità di opposizioni che genera una coppia di fonemi
minime (cioè differiscono solo per un fonema.
In distribuzione complementare: allofoni che non compaiono mai nello stesso contesto (la loro
occorrenza è predicibile dal contesto)
Es. fonema /n/ prima di consonante in /inˈtanto/, /inˈvɛrno/, /ˈankora/
- [n] prima di /t/ (occlusiva dentale sorda)
- [ɱ] prima di /v/ (fricativa labiodentale sonora)
- [ŋ] prima di /k/ (occlusiva velare sorda)
Le lingue del mondo hanno inventari fonematici molto diversi. In italiano il numero di fonemi è 30
o 28, 45 considerando le consonanti lunghe.
In IS "tradizionale" anche /s/ e /z/ hanno valore distintivo solo in contesto intervocalico
- /ˈkjɛze/ 'edifici di culto' ~ /ˈkjɛse/ '3sg.ind.pass.rem chiedere'
- /ˈfuzo/ 'p.p. di fondere' ~ /ˈfuso/ 'strumento per filare'
Le opposizioni di questo tipo (come quelle delle vocali medie) sono molto poche: si dice che hanno
uno scarso rendimento funzionale
Anche /t͡s/ e /dz† / hanno scarsissimo rendimento funzionale
- /ˈradː† za/ 'tipo di pesce' ~ /ˈrat͡ːsa/ 'etnia'
Vi è una tendenza fortissima nello standard contemporaneo a una convergenza su /z/ in posizione
intervocalica (come nel Nord Italia), così come molte varietà non distinguono l'apertura delle
vocali medie
- In questo caso si potrebbe parlare di fonemi /s/, /e/, /o/ con allofoni determinati dal
contesto ("arcifonemi"?)
Talvolta la realizzazione è [s] in contesto intervocalico quando si ha un confine di morfema (ad es.
con alcuni prefissi)
- [presiˈdente], [risentiˈmento], [asintoˈmatiko]
- [prezenˈtaːre], [reziˈstenza]
- Casi curiosi: Gratosoglio [gratoˈsɔʎo], [gratoˈzɔʎo]
- Risaltare: [rizalˈtare] vs. [risalˈtare]?
In alcune posizioni due fonemi non contrastano mai: in questo caso si parla di neutralizzazione
In italiano /s/ prima di consonante sonora è sempre realizzata come [z]
- Non vi è contrasto tra i due fonemi in questa posizione: [ˈzgombro], [ˈzbaʎo], [zviˈtaːre]
- /s/ [z]_ C [+ sonora]
- Altro esempio: /ɛ/ ~ /e/, /ɔ/ ~ /o/ non contrastano in atonia
Altra caratteristica dell'italiano: il raddoppiamento fonosintattico
- Allungamento consonantico iniziale dopo alcune parole
- Tipico dell'IS, dell'italiano centrale e meridionale (caratteristiche variabili)
- Non notato nella scrittura... [anˈdjamo a ˈkːasa] andiamo a casa
- ... se non in alcuni casi "cristallizzati": [sopraˈtːutːo] soprattutto, [neˈpːure] neppure,
[aˈpːena] appena
Accento:
/ˈsubito/ ̃ /suˈbito/
In italiano la posizione dell'accento può variare:
͡
- Parole ossitone o tronche (ultima sillaba): /tʃiˈtːa/
- Parossitone o piane (penultima): /faˈtika/
- Proparossitone o sdrucciole (terzultima): /ˈpɔrtiko/
- Anteproparossitone o bisdrucciole (quartultima): /ˈregolano/
- Quintultima (solo con gruppi di clitici, cioè parole senza accento proprio, che devono per
forza "appoggiarsi" ad altre parole): /ˈfabːrikamelo/
Anche in inglese l'accento ha funzione distintiva, seppure in modo marginale: /ˈɹɛkɔɹd/ (nome),
/ɹɛˈkɔɹd/ (verbo) record
LA SILLABA:
Proprietà ‘fonotattiche’ dei foni e delle combinazioni contestuali in cui i singoli foni possono
occorrere. Contesto in cui appare un fono.
Sillaba: combinazione di fonemi. Ogni lingua ammette diverse configurazioni sillabiche
Picco sonoro, vocalico: nucleo.
ˈstaŋ.ko
MORFOLOGIA:
Con la morfologia si affronta la parte meno tecnica, si parte da una citazione di Aronoff Mark, dice
che la morfologia è indecentemente innaturale, è una malattia delle lingue: questo è dimostrato
dal fatto che ci sono lingue che ce la fanno senza di essa e altre, come il groenlandese, che hanno
una morfologia molto peggiore rispetto ad altre. Cosa vuol dire? La morfologia è un tratto delle
lingue in larga parte inutile, perché ci sono alcune lingue che se la cavano senza di essa, cioè
realizzano tutti i valori con la sintassi o non esprimendo quei valori.
avevamo parlato di doppia articolazione della lingua, abbiamo visto che la seconda articolazione è
la fonologia, le cui unità di base sono i fonemi; la morfologia, invece, è la prima articolazione,
significante in quanto portatore di significato. L’unità minima si chiama MORFEMA. Se il fonema
era l’unità minima dotata di valore distintivo, rilevante a livello di sistema, in morfologia questa
distinzione è rappresentata dal morfema: unità minima in quanto portatrice di qualsiasi significato.
La morfologia si occupa della struttura della parola.
Che cos’è una parola? È una minima combinazione di morfemi, costruita spesso attorno a una
base lessicale, con unità separabili.
Criteri:
1. all’interno della parola l’ordine dei morfemi che la costituiscono è rigido e fisso: gatto (gatt-
o), ma non *ogatt (o-gatt);
2. i confini di parola sono punti di pausa potenziale nel discorso;
3. il fatto che la parola è di solito separata/separabile nella scrittura (almeno nella scrittura
moderna);
4. il fatto che foneticamente la pronuncia di una parola non è interrotta ed è caratterizzata da
un unico accento primario.
Casi problematici: Ferro da stiro; Ferrovia; Pescespada; Pesce palla; Società a responsabilità
limitata semplificata; sigle come S.p.A.
L’articolo è una parola? Noi possediamo la nozione di parola in modo intuitivo e la consideriamo
da un punto di vista fonologico, semantico e morfosintattico. L’ortografia non è un buon criterio
per tutte le lingue del mondo, come anche i criteri fonologici: è un problema, dobbiamo
considerare la parola in termini graduali e non categorici, è importante la coesione interna, cioè
una parola non può essere interrotta da altro, i morfemi hanno una posizione fissa. Si parla di
coesione interna anche per la mobilità di combinazione, cioè una parola assume posizioni diverse
all’interno di un enunciato; enunciabilità in isolamento della combinazione, per cui una parola può
costituire un enunciato da sola. Una parola può essere isolata da una pausa, contiene tipicamente
una radice lessicale, cioè ogni parola ha un valore lessicale: dobbiamo considerare in termini
graduali e non categorici la nozione di parola.
I MORFEMI:
“pezzi” di parole che costituiscono le parole, possiamo dividerli in due categorie in base alla
funzione che svolgono:
- lessicali: significato referenziale (mela= mel)
- grammaticali: significato grammaticale (-a singolare femminile)
Il nostro obiettivo è di capire come i morfemi contribuiscono al significato di una parola.
- l contenuto lessicale della parola è dato da dent- [Morfema lessicale (radice, base, stem)
della parola]
- -al- non ha contenuto lessicale: indica che si tratta di un aggettivo derivato da un nome
(morfema derivazionale)
- -e indica che la parola è singolare (morfema flessionale)
CLASSIFICAZIONE FUNZIONALE DEI MORFEMI:
i morfemi si classificano in base alla loro funzione, si hanno morfemi lessicali, che formano una
classe aperta, cioè possiamo sempre creare parola nuove. Gli altri sono i morfemi grammaticali,
che si dividono in derivazionali, che creano parole nuove e sono una classe chiusa, perché sono
finiti, non si possono inventare parole all’infinito; la seconda classe sono i morfemi flessionali,
chiusi, che danno luogo alle diverse forme di una parola.
Le parole con almeno un morfema lessicale sono dette parole piene, come mela, dentale e
velocemente, mentre le parole senza morfemi lessicali sono dette parole vuote, come
congiunzioni e articoli: c’è anche una differenza che funziona male nell’italiano, tra morfemi liberi,
che possono apparire in isolamento (caffè), e morfemi legati, che non possono apparire in
isolamento (gatto-i).
CLASSIFICAZIONE POSIZIONALE:
i morfemi si possono classificare in base alla loro posizione, in questo senso si parla di morfemi
affissi (legati), che si legano a qualcos’altro rispetto al morfema lessicale (base).
I primi sono i prefissi, che precedono la base lessicale (es. in- utile, pre-vedere, ri-vedere): che
significato grammaticale ha in, in inutile? Vuol dire no, che si combina con aggettivi ed è
derivazionale, perché crea aggettivi a partire da aggettivi, prevedibile = che si può vedere prima,
rivedere = vedere di nuovo.
Ci sono poi gli infissi, in cui si inserisce qualcosa all’interno della radice lessicale per marcare i
valori morfologici: in latino abbiamo vinco, vinci, vici, victum, vincere, solo nel tema del presente
abbiamo la n, inserita è una strategia morfologica, perché marca l’aspetto.
I circonfissi invece sono affissi formati da una parte prima della radice, e da una dopo: si hanno
casi nel tedesco.
Nei transfissi la radice è discontinua e anche i morfemi che si possono inserire sono discontinui:
questo tipo di configurazione è tipica delle lingue semitiche, in cui le radici sono morfemi lessicali
triconsonantici.
I morfemi non segmentabili non sono isolabili in termine di posizione come quelli precedenti, ma
si sostituisce un fonema della radice lessicale per motivi morfologici; l’effetto di questo si vede
bene in inglese, perché per marcare il plurale cambia un fonema della radice (es. foot —> feet). Si
parla di morfema zero quando la lingua non marca una categoria grammaticale che normalmente
è espressa, un caso visibile è presente in inglese con sheep, che anche al plurale non cambia
nessun fonema, ma resta invariato.
ALLOMORFIA:
Abbiamo parlato di fonemi e allofoni: così come i fonemi hanno allofoni, morfemi hanno allomorfi,
cioè così come la realizzazione di un fonema può essere condizionata dal contesto, la realizzazione
di un morfema può essere condizionata dal contesto. In questo caso abbiamo un morfo, cioè la
forma più semplice del fonema, solo dal punto di vista del significante: come fono sta a fonema,
morfo sta a morfema, che sta ad allomorfo. Sono concetti paralleli a livello di unità di articolazione
della lingua: l’allomorfo è la realizzazione di un morfema che varia in base al contesto, gli allomorfi
possono essere selezionati non solo perché condizionati dal contesto, ma anche in modo
imprevedibile.
- V --> Agg 'che si può x' mangiabile, leggibile ecc.
- Agg --> Agg 'non x' in-capace, il-logico, ir-reale
Occorre comunque che ci sia sempre una certa affinità fonetica tra i diversi morfi che realizzano lo
stesso morfema perché si tratti di allomorfia.
- Morfemi cumulativi: un morfema può assumere più di un valore (lingue flessivo- fusive)
DERIVAZIONE:
I morfemi derivazionali mutano il significato della base. Creano una nuova parola.
“famiglie di parole”:
FLESSIONE:
La flessione non crea nuove parole, sono informazioni aggiuntive sulla radice lessicale, modifica le
parole per esprimere un valore delle categorie grammaticali e suddivisibile in flessione nominale e
flessione verbale
Categoria lessicale (parte del discorso): nome, aggettivo, verbo...
Categoria grammaticale: numero, genere, caso, tempo, aspetto...
• Valore della categoria: singolare, femminile, accusativo, presente, perfettivo
Genere
• Maschile, femminile, neutro ('né uno né l'altro')
• Aspetto semantico e aspetto formale
- Donna, uomo ma sole, luna, tavola, muro, tigre, guardia giurata
- Cfr. tedesco: Mädchen 'signorina' (neutro), Kind 'bambino' (neutro), Sonne 'sole'
(femminile), Mond 'luna'(maschile)
• Molte lingue distinguono tra animato e inanimato
• Il genere è uno strumento che hanno alcune lingue per creare classi di parole in interazione col
numero
- Singolare, plurale, duale, paucale...
- Alcune lingue come lo swahili hanno molte classi nominali
- classificatori preverbali: : ki-/vi- "cose, esseri inanimati” kiti / viti 'sedie'
Classi flessive dell’italiano:
INDICATORI SINTAGMATICI:
Ambiguità sintattica: La rappresentazione della struttura può disambiguare costrutti che
sembrano identici
es: “Sono invitate tutte le ragazze e le signore col cappellino”
Importanza del soggetto, che di norma occupa il primo SN dipendente da F che va rappresentato
anche quando non è espresso.
SINTAGMI:
Che cos'è un sintagma? Definibile come minima combinazione di parole (almeno una) che
funzioni come un’unità della struttura frasale.
Molto importante il concetto di testa del sintagma
- Elemento minimo del sintagma (verbo, nome, preposizione...)
- Quello che ne determina la categoria e il nome (SV, SN, SPrep...)
TEORIA “X-BARRA”
Esempi:
1. Gianni ha letto un libro con gran piacere
2. Gianni ha letto un libro con la copertina blu
3. Gianni ha letto un libro per tutta la notte
Doppia interpretazione di un sintagma (ambiguità sintattica)
Es: “il libro di favole di Fedro”
I rapporti di costituenza tra i sintagmi possono essere descritti con regole di riscrittura
• Alcuni esempi:
Tipi di avverbi di frase (cioè che modificano l'intera frase e si legano direttamente a F)
• Circostanziali di spazio, tempo, frequenza
- Qui Marco ha fatto esperienza sul campo
- Ieri sono andato a letto presto (notare la differenza)
- Spesso corre rapidamente a casa
• Valutativi
- Curiosamente è saltato dalla finestra
• Modali
- Forse / sicuramente / difficilmente ce la farà
• Di dominio o di punto di vista
- Legalmente non è accettabile
• Di atto linguistico
- Sinceramente è un ipocrita
SN + SPrep: se il sintagma nominale ha un determinante, esso domina N, che a sua volta domina
SPrep che segue.
È da N, cioè dalla testa di SN', che dipende SPrep; il determinante controlla N
• Sintagmi nominali complessi + preposizioni articolate
FUNZIONI SINTATTICHE:
Ruoli che i sintagmi assumono nella struttura sintattica della frase
• Soggetto: chi fa l’azione
• Predicato verbale: l'azione
• Oggetto: chi subisce l’azione
• Complementi; di specificazione (la zia di Gianni), termine (ho dato un libro a Gianni) ecc.
Il complemento di termine è detto anche oggetto indiretto
LEZIONE DEL 29/10/2021
SCHEMI VALENZIALI:
Le valenze sono gli argomenti "necessari" al verbo, deriva dalla terminologia chimica.
I verbi sono per la maggior parte monovalenti (camminare, es: Marco cammina, azione svolta da
un unico soggetto), bivalenti (interrogare, es: il professore interroga l’alunno, due soggetti
presenti) o trivalenti (tre argomenti, es: Marco dà i soldi al fratello)
Non tutti i complementi di una frase fanno parte dello schema valenziale: si chiamano
circostanziali, non sono direttamente implicati dal significato del verbo; quindi, non fanno parte
delle funzioni sintattiche fondamentali. Aggiungono elementi.
RUOLI SEMANTICI:
Frase come "evento". Funzioni semantiche dei vari elementi. Punto di vista del significato.
- Agente: entità animata che provoca ciò che accade (Gianni mangia una mela);
- Paziente: entità coinvolta nell’azione senza intervento attivo, subisce ciò che accade
(Gianni mangia una mela)
Tema: entità toccata dall'azione, in uno stato o in cambiamento di stato
Es. Marta cammina
- Sperimentatore (experiencer): entità che prova o è toccata da un certo stato, un certo
processo psicologico (a Luisa piacciono le mele)
- Beneficiario (beneficiary, recipient): entità che trae beneficio dall’azione (Gianni regala
una mela a Luisa)
- Strumento: entità inanimata mediante la quale avviene ciò che accade (Gianni taglia la
mela col coltello)
- Destinazione (goal): entità verso la quale si dirige l’attività espressa dal predicato (Luisa
parte per le vacanze)
- Località: entità in cui sono situati spazialmente l’azione, lo stato, il processo (Gianni abita
in campagna)
- Provenienza (source): il ruolo semantico dell’entità dalla quale un’entità si muove in
relazione all’attività espressa dal predicato (Luisa preleva soldi dal conto)
- Dimensione: ruolo semantico dell’entità che indica una determinata estensione nel
tempo, nello spazio, nella massa, ecc.: (Luisa pesa cento chili);
- Comitativo: ruolo semantico dell’entità che partecipa all’attività svolta dall’agente (Luisa
ha discusso la tesi col professore).
- Forza o causa naturale: ruolo semantico che esprime l'entità inanimata che compie
un'azione (La frana travolse la casa)
- Possessore: ruolo semantico che esprime il possesso (Marta ha due mele)
I ruoli semantici agiscono al di sotto della struttura sintattica, sono detti anche "deep cases" nella
grammatica generativa.
1. Gianni (soggetto, agente) ha aperto la porta (oggetto, paziente)
2. La porta (soggetto, paziente) è stata aperta.
3. Il vento (soggetto, strumento o causa naturale) ha aperto la porta (oggetto, paziente)
Frase passiva: La porta è stata aperta da Gianni. Sono passivizzabili solo i verbi transitivi
I ruoli della sintassi sono indipendenti dai ruoli semantici. Possiamo avere gli stessi ruoli semantici
in frasi che sono sintatticamente diverse.
Sappiamo che il soggetto è sempre la parte preminente. Tranne nel passivo.
STRUTTURA PRAGMATICO-INFORMATIVA:
pragmatica: analisi che analizza le frasi in base allo scopo comunicativo con cui sono enunciate.
Nella strutturazione finale della frase, non è importante solo la struttura profonda, vi è anche un
altro piano, più superficiale e legato alla comunicazione
Organizzazione pragmatico-informativa
Pragmatico = che cosa vuole fare il parlante producendo una frase
Ad es.: tipi di frasi
- Dichiarative (Luisa va a Milano)
- Interrogative (Luisa va a Milano?)
• Polari (Leggi un libro? Sì/No)
• Aperte WH- (Quale libro leggi?)
- Esclamative (Luisa va a Milano!)
- Iussive, o imperative (Luisa, vai a Milano)
- Ottative (se Luisa andasse a Milano...)
TRAMA E REMA:
una frase dal punto di vista comunicativo può essere analizzata dalla strutturazione
dell'informazione veicolata.
Tema (topic): ciò su cui si fa un'affermazione, l'entità su cui è fatta la
Predicazione, ambito nel cui agisce il significato.
Rema (comment): la predicazione che viene fatta
• Luisa (TEMA) va a Milano (REMA)
• Ieri (TEMA) pioveva (REMA)
• Un gatto (TEMA) insegue il topo (REMA)
• Stanotte (TEMA) ha tirato un forte vento (REMA)
La posizione "naturale" del tema è la prima nella frase
Frasi "atematiche": “Prendi la valigia!”
Si parla della struttura informativa di una frase.
DATO E NUOVO:
dato: elemento da considerare noto; nuovo: ciò che non era noto.
Opposizione fra dato e nuovo, spesso considerata analoga a tema e rema
Altro punto di vista: rapporto con il contesto precedente, conoscenze condivise presupposte di
parlante e ascoltatore
Il dato è l’elemento della frase da considerare noto. Il nuovo è l’elemento portato come
informazione non nota
Il dato spesso coincide con il tema, e il nuovo con il rema, ma non necessariamente
Es: [Un gatto grigio] TEMA [sta giocando (NUOVO) nel tuo giardino (DATO)] REMA
Due aspetti diversi del processo di elaborazione concettuale che porta alla produzione di una
frase.
DISLOCAZIONI:
Nelle frasi non marcate ("normali"), soggetto, agente e tema tendono spesso a coincidere sullo
stesso costituente frasale
Es. Un gatto insegue il topo
Le lingue possiedono però dispositivi per separare le tre funzioni e mutare o invertire l’ordine non
marcato dei costituenti
Dislocazioni a sinistra: isolamento di un costituente, ripreso nel rema con un clitico
Es. un gatto insegue il topo
FOCUS:
Punto di maggior salienza comunicativa della frase, è l’elemento su cui si concentra maggiormente
l’interesse del parlante e che fornisce la massima quantità di informazione nuova.
In genere il focus fa parte del rema
È contrassegnato da una particolare curva intonativa enfatica
Carla al mattino prende il caffè (ma è importante l'intonazione!)
Il focus è altresì l’elemento della frase che può essere contrastato
Carla al mattino prende il caffé, non la cioccolata!
Le lingue possiedono mezzi particolari per evidenziare il focus uno di questi è la frase scissa
Ci sono anche avverbi o particelle deputati a introdurre il focus detti "focalizzatori" (anche, solo,
addirittura, ecc.)
Carla al mattino prende proprio il caffè
Frase con ordine normale dei costituenti:
1) Gianni ha preso un caffè
2) Un caffè lo ha preso Gianni (dislocato il tema a destra)
3) Gianni lo ha preso, un caffè (caffè a focus)
4) È Gianni che ha preso un caffè (focus su Gianni)