Sei sulla pagina 1di 33

LINGUISTICA GENERALE

PRIMA LEZIONE: (30/09)

CHE COS’È LA LINGUISTICA? CONCETTI FONDAMENTALI


La linguistica è lo studio scientifico delle lingue e del linguaggio, si occupa di studiare lingue storico
naturali ossia quelle nate nel corso della civiltà umana. Il linguaggio umano è una facoltà umana.
La linguistica si colloca a metà tra le scienze umanistiche o storiche ermeneutiche (letteratura,
storia, filosofia…) e le scienze dure o empirico-analitiche (fisica, biologia, chimica…)

COSA NON È LA LINGUISTICA:


Essere un linguista non significa sapere molte lingue (poliglotta).
La linguistica non è la grammatica che si impara a scuola, non insegna una lingua.
Non cerca gli “errori” a livello grammatico, anzi li trova interessanti poiché rivelano caratteristiche
strutturali.

L’uso tradizionale della linguistica: avversativo o comparativo (= anziché)


Es. preferisco non venire piuttosto che andare a casa sua (= anziché andare a casa sua)
Uso nuovo: disgiuntivo (=o, oppure, così come)

Per la linguistica contemporanea il parlato è una priorità.

FUNZIONI DELLA LINGUA:


“Schema di Jakobson”
Sei classi di funzioni della lingua:
1. Funzione referenziale: fattore contesto, informazioni sulla realtà esterna (l’acqua bolle a
100°)
2. Funzione fatica: fattore canale, per verificare la possibilità di comunicazione (buongiorno!)
3. Funzione conativa: volta a sortire un effetto sul ricevente (vattene!)
4. Funzione emotiva: esprime uno stato dell’emittente (che schifo!)
5. Funzione poetica: fattore messaggio, volta a mostrare potenzialità della lingua.
6. Funzione metalinguistica: fattore codice per cui la lingua descrive sé stessa (velocemente è
un avverbio)

SEGNO E CODICE:
Qualcosa che sta per qualcos’altro e serve per comunicare questo qualcos’altro.
Molto importante il tipo di relazione che sta il "qualcosa" e il "qualcos'altro", in
particolare la motivazione che li lega.

Biplanarità: Il segno linguistico "giace" su due piani


• Uno fisico, percepibile (canale fonico-acustico): il SIGNIFICANTE es. mela [ˈmela], apple
[ˈæpəl], 蘋果 [phĭŋ kwɔ̀] ecc.
• Uno ideale, non materialmente percepibile, mentale: il SIGNIFICATO, 'mela' (l'idea di
'mela')
L'associazione tra i due è il SEGNO.
Il CODICE è un insieme di segni (= lingua).
Il legame tra significante e significato è convenzionale e arbitrario.

Triangolo semiotico:

4 TIPI DI ARBITRAREITÀ:
1. Rapporto tra segno e referente
2. Rapporto tra significante e significato
3. Rapporto tra forma e sostanza del significato (ogni lingua può dare un’organizzazione
diversa al significato
4. Rapporto tra forma e sostanza del significante. (il significante è primariamente un fatto
fonico ed il materiale fonico può essere organizzato in maniera diversa, ad esempio la
lunghezza delle vocali in alcune lingue).

ECCEZIONI ALL’ARBITRARIETÀ:

• ONOMATOPEE: il significante richiama fisicamente ciò che viene designato (tintinnio,


sussurrare, din don dan, chicchirichì)
• IDEOFONI: imitano suoni del mondo esterno (bum, zac, trac)
• PRINCIPIO DI ICONISMO: la lingua riprodurrebbe con i propri mezzi la realtà.In italiano però
non si aggiunge niente: bambino / bambini; nel lombardo occidentale e in molte varietà di
emiliano vi è addirittura una sottrazione di materiale linguistico: dona / donn 'donna /
donne'.
Superlativo espresso con reduplicazione in alcune varietà di italiano (bello bello
'bellissimo')
• FONOSIMBOLISMO: Alcuni suoni sarebbero associati a certi significati.
Ad es. [i], vocale prodotta con l'apertura minima della bocca, sarebbe associata a cose
'piccole'. Piccolo, -ino, -y.
• L'approccio cognitivista e funzionalista; la struttura della mente umana e il modo in cui
l'Homo sapiens organizza la realtà influenzano la lingua
Non un sistema indipendente con principi organizzativi propri, secondo l'approccio formale
e strutturalista

DOPPIA ARTICOLAZIONE:
Il significante di un segno è articolato a due livelli diversi:
1- PRIMA ARTICOLAZIONE: unità minime dotate di significato (lessicale o grammaticale),
i morfemi

2- SECONDA ARTICOLAZIONE: unità minime dotate di valore distintivo, i fonemi

Non esistono unità più piccole dei fonemi che siano rilevati per il sistema linguistico.

ALTRE PROPRIETÀ DELLA LINGUA:

1. Produttività: possibilità di creare materiale sempre nuovo con la lingua


2. Ricorsività: proprietà per cui uno stesso procedimento è riapplicabile un numero
teoricamente illimitato di volte (se sono date le condizioni strutturali in cui questo si applica).
Molto importante in morfologia e sintassi
Alla fiera dell'Est: ricorsività delle frasi relative
"E venne il bastone [che picchiò il cane [che morse il gatto [che si mangiò il topo [che al
mercato mio padre comprò]]]]".
3. Complessità sintattica: proprietà che distingue il linguaggio umano da altri tipi di linguaggio
(es. animale)

Rapporti complessi tra gli elementi linguistici

1. Ordine degli elementi (linearità): Mario mangia la mela, La mela mangia Mario,
mangia Mario la mela, *la Mario mela mangia
2. Dipendenze: ho visto il soldato con il cannocchiale
3. Incassature: [hai fotografato l'albero [che hanno tagliato [prima che cadesse?]]]
4. Ricorsività
5. Parti della lingua che danno informazioni sulla struttura sintattica (congiunzioni
coordinanti e subordinanti: e, perché, ma, sebbene...)
6. Discontinuità: i criminali sono quasi immediatamente stati messi in fuga, Arma
virumque cano Troiae qui primus ab oris

SECONDA LEZIONE: (01/10)

FONETICA E FONOLOGIA:

- Il canale fonico acustico è il veicolo principale di espressione del significante.


- L'anatomia dell'apparato fonatorio condiziona fortemente il linguaggio.
- Si tratta di un livello inferiore alla cosiddetta "seconda articolazione".
- Anche se i suoni (foni) non hanno carattere distintivo, sono comunque molto importanti
per i linguisti.

TRE CAMPI PRINCIPALI DELLA FONETICA:

1) Articolatoria: articolazione dei suoni con l'apparato fonatorio umano (ci occuperemo di
questa)
2) Acustica: analisi fisica dei suoni prodotti
3) Uditiva (uditivo-percettiva): come i suoni vengono percepiti
L’APPARATO FONATORIO:

VOCALI: l'aria passa libera nel canale (non vi è un'ostruzione di qualche tipo), le corde vocali
vibrano sempre, l’aria non incontra ostruzioni

CONSONANTI: l'aria non passa libera, vi è una qualche ostruzione di qualche tipo

- Luogo di articolazione: denti, alveoli, palato, ugola ecc.


- Modo di articolazione: ostruzione totale, avvicinamento della lingua al palato ecc.
- Se le corde vocali vibrano si hanno consonanti sonore, se non vibrano sorde

RAPPRESENTAZIONE DEI SUONI E DELLE LINGUE


- Le lettere sono un’espediente grafico.
- Spesso non vi è una corrispondenza esatta tra un suono di una lingua e la sua
rappresentazione grafica (grafema) in sistemi di scrittura alfabetici
- La lingua inglese ha una grafia etimologica e troviamo: stesso suono rappresentato in
modo diverso: green, be, sea suono rappresentato ma non pronunciato: climb, bomb,
womb stessa rappresentazione grafica ma diversi suoni: <ough> ought, through, cough,
thorough, though, bough, rough

- Anche l'italiano ha problemi di questo tipo (in misura minore)


Foglia, scienza, gnomo: un suono rappresentato da più grafemi, anche, nave: suoni diversi
rappresentati da un solo grafema. Cane, chiesa: stesso suono rappresentato in modo
diverso

È ancora peggio con le lingue con sistemi grafici non alfabetici


- Sillabici (es. sanscrito) स ि◌◌ंह siṃ-haḥ (leone)
- Logografici (es. cinese) 麥 [màɪ̯] (grano)
- Misti (es. giapponese: logogrammi kanji per il lessico, sillabogrammi hiragana per parole e
flessione, sillabogrammi katakana per parole straniere, onomatopee ecc.)

Traduzione: (Radcliffe, partecipante alla maratona (marathon) olimpica, concorrerà anche per i
diecimila metri)
ALFABETO FONETICO INTERNAZIONALE (IPA)
Un carattere = un suono
- Nessuna combinazione di caratteri per un suono, indipendente dal contesto
Caratteri basati sull'alfabeto latino e greco
Sono presenti solo diacritici sopra e sotto i caratteri, alcuni segni
accanto
Si trascrive tra parentesi quadre [ ] per i foni, tra sbarre / / per i fonemi (lo vedremo)
͡
- [ˈfɔːʎa], [ˈʃentsa], [ˈɲɔːmo], [ˈaŋke], [ˈnaːve], [ˈkaːne], [ˈkjeːza]
Si possono trascrivere tutte le lingue del mondo
• Una parte molto importante di questo corso è imparare a trascrivere in IPA l'italiano

CONSONANTI
Le righe indicano il modo di articolazione, mentre le colonne indicano il luogo di articolazione.
I simboli (no lettere) che si trovano sulla sinistra sono sordi, quelli sulla destra sono suoni

LUOGHI DI ARTICOLAZIONE
MODI DI ARTICOLAZIONE:

1) Occlusivo

2) Nasale: articolazione occlusiva con il velo palatino abbassato, che lascia uscire l’aria dal
naso.

3) Vibrante: contatti intermittenti tra la lingua e un organo articolatorio


4) Mono vibrante: con una singola vibrazione (tap,flap)
5) Fricativo: causato da uno sfregamento degli organi articolatori
- Laterale: l’aria passa ai lati della lingua

6) Approssimante: avvicinamento degli organi articolatori, laterale (l’aria passa dai due lati
della lingua)

- approssimante labiovelare sonora: Avvicinamento della lingua al velo e coarticolazione con


arrotondamento delle labbra: [ˈwɔvo] uovo

7) Affricate:
- Coarticolazione di un'occlusiva e di una fricativa
- ͡ [d†z]: [ˈtat͡ːsa] tazza, [ˈd†zio] zio
Alveolari [ts],
- ͡ [dʒ† ]: [ˈtʃento]
Postalveolari [tʃ], ͡ cento, [ˈdʒ† alːo] giallo
LE VOCALI:

Le vocali possono essere nasalizzate se pronunciate con il velo palatino abbassato


Es) fr. [dɔkˆ ] donc, [kʁwasɑ̃ ] croissant
͡
Es) italiano milanese [tʃĩŋkwet ͡ʃẽnto] cinquecento

I DITTONGHI:
Tradizionalmente definiti come composti da una vocale e da una semivocale i, u
• Discendenti (vocale + semivocale): zaino, euro, dèi
• Ascendenti (semiconsonante + vocale): piano, fiore, uovo
Come si trascrivono?
• Si possono usare sempre gli approssimanti [j] e [w]: [ˈd†zajno], [ˈewro],
[dɛj] / [ˈpjano], [ˈfjore], [ˈwɔvo]
• Nel caso dei dittonghi discendenti, si può segnare anche il secondo elemento con [i], [u] con il
segno ̯ ("non sillabico"): [ˈdz† ai ̯no], [ˈeu̯ ro], [dɛi ̯].

ACCENTO:
Cade sulla sillaba pronunciata con maggiore intensità, detta tonica. Le sillabe non accentate sono
dette atone.
L’accento si segna con [ˈ] prima della sillaba e non sulla vocale come in italiano! Non si segna sui
monosillabi.
Es) [por.te.ˈra] porterà, [ˈgwiː.da] guida, [kon.ˈtaː.re] contare.
͡
Es) [ˈzgwatː.e.ro] sguattero, [pja.ˈtʃeː.re] piacere, [tɛ] tè
Talvolta è presente un accento secondario (in parole molto lunghe o composti)
͡ rompighiaccio; interˌnat͡sjonaˌlid†ːzaˈtsjone
Es) rompiˈgjatːʃo ͡ internazionalizzazione

LUNGHEZZA:
L'articolazione dei suoni può essere più lunga. Le consonanti doppie "geminate" in italiano sono un
esempio, si possono scrivere in due modi: raddoppiando il fono o con [ː] es: [ˈpalla], [ˈpalːa] palla
Nelle affricate si allunga solo il primo elemento es: [ˈrad†ːzo], [ˈrad†dzo] razzo e NON *[ˈrad†zdz† o]!!!

TRATTI GENERALI DELLA TRASCRIZIONE DELL’ITALIANO STANDARD:


[ɛ]/[e] e [ɔ]/[o] sono distribuite diversamente da molte varietà di italiano parlato
͡
- I.S. [ˈtʃɛnto] cento, [beˈlːet͡sa] bellezza, [perˈke] perché, [ˈdotːʃa]
͡ doccia
͡ ͡ ͡
- LF [ˈtʃento], [beˈlːɛtsa], [perˈkɛ], [ˈdɔtːʃa]

[ʎ], [ɲ], [ʃ] sono sempre lunghe in posizione intervocalica:


- [ˈraɲːo] ragno, [ˈfɔʎːa] foglia, [ˈpeʃːe] pesce

͡ non è mai sonora in inizio di parola ed è sempre lunga negli altri contesti (questo vale per gran
[ts]
parte delle altre varietà di italiano)
- [ˈt͡sio] zio, [ˈt͡sukːa] zucca, [aˈt͡ːsjone] azione
- LF [ˈdz† io], [ˈdz† ukːa]

[n] + [v] [f] [ɱ]


- [iɱˈvɛrno] inverno [iɱˈfante] infante
- LF [iŋˈvɛrno] ecc.

[n] diventa SEMPRE velare prima di [k] e [g]


- [ˈaŋke] anche [paŋgoˈlino] pangolino

Le vocali toniche in sillaba aperta (cioè che non termina in consonante) sono lunghe
- [ˈkaː.ro] caro vs [ˈkar.ta] carta
- [ˈpaːla] pala vs [ˈpal.la] palla (la geminata si divide tra le due sillabe)
Era inverno, faceva freddo e sono andato a casa di corsa a prendere la giacca a vento
͡
- LF [ˈeːra iŋˈvɛrno faˈtʃeːva ˈfrɛdːo e ˈsoːno aŋˈdaːto a ˈkaːza di ˈkorsa a ˈpreŋdere la ˈdʒ͡ akːa
a ˈveŋto]
- taliano di Roma [ˈɛra iɱˈvɛrno faˈʃeːva ˈfredːo e ˈsːɔːno anˈdaːto a ˈkːaːsa di ˈkːortsa ͡ a
ˈpːrɛndere la ˈdʒ͡ akːa a ˈvːɛnto]
- Italiano di Firenze [ˈɛra iɱˈvɛrno faˈʃeːva ˈfredːo e ˈsːoːno anˈdaːθo a ˈkːaːsa di ˈkːorsa a
ˈpːrɛndere la ˈʒakːa a ˈvːɛnto
- Italiano standard [ˈɛra iɱˈvɛrno faˈtʃeːva͡ ˈfredːo e ˈsoːno anˈdaːto a ˈkːaːsa di ˈkorsa a
ˈpːrɛndere la ˈd†ʒakːa a ˈvːɛnto]
Foneticamente sono molto diverse. Fonologicamente no, perché le variazioni presenti non sono
significative a livello di sistema
/ˈɛra inˈvɛrno faˈt͡ʃeva ˈfredːo e ˈsono a anˈdato a ˈkasa di ˈkorsa a ˈprɛndere la ˈdʒ† akːa a ˈvɛnto/

TERZA LEZIONE: (07/10)

CORREZIONE ESERCITAZIONE N° 1

QUARTA LEZIONE: (08/10)

FONO E FONEMI:
Fono: suono prodotto concretamente.
I fonemi invece sono rilevanti ("pertinenti") per il sistema linguistico. Sono una classe astratta, si
indicano tra / / e sono unità minime di seconda articolazione.
I fonemi hanno valore distintivo, cioè hanno la capacità di creare opposizioni tra parole
"Prova di commutazione”
- /ˈpolːo/ ~ /ˈbolːo/ Sono due parole diverse? Sì. /p/ e /b/ sono fonemi diversi
- /ˈbolːo/ ~ /ˈbalːo/ Sono due parole diverse? Sì. /o/ e /a/ sono due fonemi diversi
Le parole che formano opposizioni di questo tipo sono definite coppie
Si definisce rendimento funzionale la quantità di opposizioni che genera una coppia di fonemi
minime (cioè differiscono solo per un fonema.

Un fonema è però un’unità astratta, la sua realizzazione concreta può variare.


Le parole che si distinguono per un fonema solo si chiamano coppie minime.
Le realizzazioni possibili di un fonema sono dette ALLOFONI.
Allofoni in variazione libera: es. [ˈkaːro] vs [ˈkaːʀo] /ˈkaro/

In distribuzione complementare: allofoni che non compaiono mai nello stesso contesto (la loro
occorrenza è predicibile dal contesto)
Es. fonema /n/ prima di consonante in /inˈtanto/, /inˈvɛrno/, /ˈankora/
- [n] prima di /t/ (occlusiva dentale sorda)
- [ɱ] prima di /v/ (fricativa labiodentale sonora)
- [ŋ] prima di /k/ (occlusiva velare sorda)
Le lingue del mondo hanno inventari fonematici molto diversi. In italiano il numero di fonemi è 30
o 28, 45 considerando le consonanti lunghe.

La lunghezza consonantica ha valore distintivo


- /ˈpalːa/ ~ /ˈpala/, /ˈkarːo/ ~ /ˈkaro/, /ˈfatːo/ ~ /ˈfato/
/ɲ/, /ʃ/, /ʎ/, /dz† /, /t͡s/ sono sempre lunghi in posizione intervocalica
- (almeno in IS): /ˈpat͡ːso/, /aˈtːsjone/
͡ ecc.
- Valore distintivo in certe varietà dell'Italia centrale: [ˈpeʃːe] 'pesce', [ˈpeʃe] 'pece'
In IS vi è un contrasto tra /ɛ/ ~ /e/, /ɔ/ ~ /o/ tonici
- /ˈpɛska/ 'frutto' ~ /ˈpeska/ '3sg. ind. pres. pescare'
- /ˈvɛnti/ 'pl. di vento' ~ /ˈventi/ '20'
- /rɛ/ 'nota musicale' ~ /re/ 'sovrano'
- /ˈbɔtːe/ 'percosse' ~ /ˈbotːe/ 'barile di legno'
- /oraˈtɔri/ 'pl. di oratorio' ~ /oraˈtori/ 'pl. di oratore'
- In atonia solo /e/, /o/: [ˈpɛlːe], [ˈwɔmo]
- La variazione è enorme nelle varietà parlate di italiano

In IS "tradizionale" anche /s/ e /z/ hanno valore distintivo solo in contesto intervocalico
- /ˈkjɛze/ 'edifici di culto' ~ /ˈkjɛse/ '3sg.ind.pass.rem chiedere'
- /ˈfuzo/ 'p.p. di fondere' ~ /ˈfuso/ 'strumento per filare'
Le opposizioni di questo tipo (come quelle delle vocali medie) sono molto poche: si dice che hanno
uno scarso rendimento funzionale
Anche /t͡s/ e /dz† / hanno scarsissimo rendimento funzionale
- /ˈradː† za/ 'tipo di pesce' ~ /ˈrat͡ːsa/ 'etnia'
Vi è una tendenza fortissima nello standard contemporaneo a una convergenza su /z/ in posizione
intervocalica (come nel Nord Italia), così come molte varietà non distinguono l'apertura delle
vocali medie
- In questo caso si potrebbe parlare di fonemi /s/, /e/, /o/ con allofoni determinati dal
contesto ("arcifonemi"?)
Talvolta la realizzazione è [s] in contesto intervocalico quando si ha un confine di morfema (ad es.
con alcuni prefissi)
- [presiˈdente], [risentiˈmento], [asintoˈmatiko]
- [prezenˈtaːre], [reziˈstenza]
- Casi curiosi: Gratosoglio [gratoˈsɔʎo], [gratoˈzɔʎo]
- Risaltare: [rizalˈtare] vs. [risalˈtare]?
In alcune posizioni due fonemi non contrastano mai: in questo caso si parla di neutralizzazione
In italiano /s/ prima di consonante sonora è sempre realizzata come [z]
- Non vi è contrasto tra i due fonemi in questa posizione: [ˈzgombro], [ˈzbaʎo], [zviˈtaːre]
- /s/ [z]_ C [+ sonora]
- Altro esempio: /ɛ/ ~ /e/, /ɔ/ ~ /o/ non contrastano in atonia
Altra caratteristica dell'italiano: il raddoppiamento fonosintattico
- Allungamento consonantico iniziale dopo alcune parole
- Tipico dell'IS, dell'italiano centrale e meridionale (caratteristiche variabili)
- Non notato nella scrittura... [anˈdjamo a ˈkːasa] andiamo a casa
- ... se non in alcuni casi "cristallizzati": [sopraˈtːutːo] soprattutto, [neˈpːure] neppure,
[aˈpːena] appena

Accento:
/ˈsubito/ ̃ /suˈbito/
In italiano la posizione dell'accento può variare:
͡
- Parole ossitone o tronche (ultima sillaba): /tʃiˈtːa/
- Parossitone o piane (penultima): /faˈtika/
- Proparossitone o sdrucciole (terzultima): /ˈpɔrtiko/
- Anteproparossitone o bisdrucciole (quartultima): /ˈregolano/
- Quintultima (solo con gruppi di clitici, cioè parole senza accento proprio, che devono per
forza "appoggiarsi" ad altre parole): /ˈfabːrikamelo/
Anche in inglese l'accento ha funzione distintiva, seppure in modo marginale: /ˈɹɛkɔɹd/ (nome),
/ɹɛˈkɔɹd/ (verbo) record

LA SILLABA:
Proprietà ‘fonotattiche’ dei foni e delle combinazioni contestuali in cui i singoli foni possono
occorrere. Contesto in cui appare un fono.
Sillaba: combinazione di fonemi. Ogni lingua ammette diverse configurazioni sillabiche
Picco sonoro, vocalico: nucleo.

ˈstaŋ.ko

- Sillaba chiusa: sillaba con una coda


- Sillaba aperta: sillaba senza una coda
L'italiano è una lingua a isocronismo sillabico: ogni sillaba ha la stessa durata

Configurazioni sillabiche ammesse in italiano: [V= VOCALE, C = CONSONANTE]


- CV ['maːno], parola costituita da due sillabe entrambe CV ([ma]+[no]).
- V (['aːpe] = [a]+[pe])
- VC (['alto] = [al]+[to])
- CCV (['stiːle] = [sti]+[le])
- CVC (['kanto] = [kan]+[to])
- CCCV (['straːno] = [stra]+[no])
- -CC in coda solo in parole di origine straniera: [spɔrt]
QUINTA LEZIONE: (14/10)

MORFOLOGIA:
Con la morfologia si affronta la parte meno tecnica, si parte da una citazione di Aronoff Mark, dice
che la morfologia è indecentemente innaturale, è una malattia delle lingue: questo è dimostrato
dal fatto che ci sono lingue che ce la fanno senza di essa e altre, come il groenlandese, che hanno
una morfologia molto peggiore rispetto ad altre. Cosa vuol dire? La morfologia è un tratto delle
lingue in larga parte inutile, perché ci sono alcune lingue che se la cavano senza di essa, cioè
realizzano tutti i valori con la sintassi o non esprimendo quei valori.

CHE COS’È LA MORFOLOGIA:

avevamo parlato di doppia articolazione della lingua, abbiamo visto che la seconda articolazione è
la fonologia, le cui unità di base sono i fonemi; la morfologia, invece, è la prima articolazione,
significante in quanto portatore di significato. L’unità minima si chiama MORFEMA. Se il fonema
era l’unità minima dotata di valore distintivo, rilevante a livello di sistema, in morfologia questa
distinzione è rappresentata dal morfema: unità minima in quanto portatrice di qualsiasi significato.
La morfologia si occupa della struttura della parola.

Che cos’è una parola? È una minima combinazione di morfemi, costruita spesso attorno a una
base lessicale, con unità separabili.
Criteri:
1. all’interno della parola l’ordine dei morfemi che la costituiscono è rigido e fisso: gatto (gatt-
o), ma non *ogatt (o-gatt);
2. i confini di parola sono punti di pausa potenziale nel discorso;
3. il fatto che la parola è di solito separata/separabile nella scrittura (almeno nella scrittura
moderna);
4. il fatto che foneticamente la pronuncia di una parola non è interrotta ed è caratterizzata da
un unico accento primario.
Casi problematici: Ferro da stiro; Ferrovia; Pescespada; Pesce palla; Società a responsabilità
limitata semplificata; sigle come S.p.A.

L’articolo è una parola? Noi possediamo la nozione di parola in modo intuitivo e la consideriamo
da un punto di vista fonologico, semantico e morfosintattico. L’ortografia non è un buon criterio
per tutte le lingue del mondo, come anche i criteri fonologici: è un problema, dobbiamo
considerare la parola in termini graduali e non categorici, è importante la coesione interna, cioè
una parola non può essere interrotta da altro, i morfemi hanno una posizione fissa. Si parla di
coesione interna anche per la mobilità di combinazione, cioè una parola assume posizioni diverse
all’interno di un enunciato; enunciabilità in isolamento della combinazione, per cui una parola può
costituire un enunciato da sola. Una parola può essere isolata da una pausa, contiene tipicamente
una radice lessicale, cioè ogni parola ha un valore lessicale: dobbiamo considerare in termini
graduali e non categorici la nozione di parola.

• I parlanti di una lingua possiedono la nozione di parola in maniera generalmente intuitiva


• Unità fonologica, semantica e morfosintattica
• Difficile un unico criterio per tutte le lingue del mondo
• Criteri ortografici? pesce spada o camera oscura vs. pescecane a unità lessicali polilessematiche
• Criteri fonologici: e le lingue come il francese?
• Elle est petite [ɛlɛptit], je suis français [ʃɥjfrɒ̃ sɛ] (fr. par. cont.)

Sul piano morfologico: coesione interna.


1) la non interrompibilità della combinazione: una parola non può essere liberamente
interrotta da materiale morfologico
2) la posizione fissa dei singoli morfemi: l’ordine dei morfemi che costituiscono una parola
non può essere modificato
3) la mobilità della combinazione: una parola può assumere posizioni diverse all’interno di un
enunciato, nei limiti della relativa libertà o rigidità di ordine dei costituenti di una data
lingua
4) l’enunciabilità in isolamento della combinazione: una parola può costituire un enunciato da
sola
• Criterio della pausa potenziale
• Una parola tipica contiene normalmente una sola radice lessicale.
• Considerare in termini graduali e non categorici la nozione stessa di parola.

I MORFEMI:
“pezzi” di parole che costituiscono le parole, possiamo dividerli in due categorie in base alla
funzione che svolgono:
- lessicali: significato referenziale (mela= mel)
- grammaticali: significato grammaticale (-a singolare femminile)
Il nostro obiettivo è di capire come i morfemi contribuiscono al significato di una parola.

Cosa significa dentale? Qualcosa di relativo ai denti, grammaticalmente è un aggettivo: l’obiettivo


è capire come un aggettivo che significa “relativo ai denti” passi da dente a dentale. Perché il
significato è diverso? In dente abbiamo dent, il morfema lessicale, ed e, quello grammaticale che
dice che è singolare. Al li distingue: il contenuto grammaticale di dentale è un morfema che
trasforma aggettivi a partire da nomi, si attacca a una base nominale creando un aggettivo che
significa “relativo ad x”. Questo morfema prende la sua flessione in e, indica che la parola è
singolare ma non siamo capaci di dire il genere, perché essendo un aggettivo non abbiamo il nome
che lo controlla: l’esistenza di questo morfema al possiamo vederla con la prova di commutazione,
possiamo usare la parola stradale e maniacale, in cui abbiamo morfemi che non hanno un
significato a senso stretto, non indicano significati nel mondo esterno, ma sono morfemi con
valore grammaticale. Dentale contiene un morfema lessicale e due grammaticali, il contenuto
lessicale è dent, detto anche radice o base, e contiene a livello di significato dente, e
successivamente abbiamo il morfema al.

- l contenuto lessicale della parola è dato da dent- [Morfema lessicale (radice, base, stem)
della parola]
- -al- non ha contenuto lessicale: indica che si tratta di un aggettivo derivato da un nome
(morfema derivazionale)
- -e indica che la parola è singolare (morfema flessionale)
CLASSIFICAZIONE FUNZIONALE DEI MORFEMI:

i morfemi si classificano in base alla loro funzione, si hanno morfemi lessicali, che formano una
classe aperta, cioè possiamo sempre creare parola nuove. Gli altri sono i morfemi grammaticali,
che si dividono in derivazionali, che creano parole nuove e sono una classe chiusa, perché sono
finiti, non si possono inventare parole all’infinito; la seconda classe sono i morfemi flessionali,
chiusi, che danno luogo alle diverse forme di una parola.
Le parole con almeno un morfema lessicale sono dette parole piene, come mela, dentale e
velocemente, mentre le parole senza morfemi lessicali sono dette parole vuote, come
congiunzioni e articoli: c’è anche una differenza che funziona male nell’italiano, tra morfemi liberi,
che possono apparire in isolamento (caffè), e morfemi legati, che non possono apparire in
isolamento (gatto-i).

CLASSIFICAZIONE POSIZIONALE:
i morfemi si possono classificare in base alla loro posizione, in questo senso si parla di morfemi
affissi (legati), che si legano a qualcos’altro rispetto al morfema lessicale (base).
I primi sono i prefissi, che precedono la base lessicale (es. in- utile, pre-vedere, ri-vedere): che
significato grammaticale ha in, in inutile? Vuol dire no, che si combina con aggettivi ed è
derivazionale, perché crea aggettivi a partire da aggettivi, prevedibile = che si può vedere prima,
rivedere = vedere di nuovo.

Ci sono i suffissi, come inutil-e, cambia-ment-o, inter-nazion-al-izz-abil-i: in cambiamento c’è o, che


ci dice che è maschile ma anche ment, che ha la funzione di creare nomi con significato generico di
nome astratto a partire da un verbo. Internazionalizzabili ha alla fine un suffisso flessibile, che ci
dice che è plurale, c’è un suffisso derivazionale, che trasforma i verbi in aggettivi:
internazionalizzare ha dei morfemi derivazionali, perché è creato dall’aggettivo nazionale. In
italiano i suffissi sono sia derivazionali che flessionali, gli ultimi generano paradigmi.

Ci sono poi gli infissi, in cui si inserisce qualcosa all’interno della radice lessicale per marcare i
valori morfologici: in latino abbiamo vinco, vinci, vici, victum, vincere, solo nel tema del presente
abbiamo la n, inserita è una strategia morfologica, perché marca l’aspetto.

I circonfissi invece sono affissi formati da una parte prima della radice, e da una dopo: si hanno
casi nel tedesco.

Nei transfissi la radice è discontinua e anche i morfemi che si possono inserire sono discontinui:
questo tipo di configurazione è tipica delle lingue semitiche, in cui le radici sono morfemi lessicali
triconsonantici.
I morfemi non segmentabili non sono isolabili in termine di posizione come quelli precedenti, ma
si sostituisce un fonema della radice lessicale per motivi morfologici; l’effetto di questo si vede
bene in inglese, perché per marcare il plurale cambia un fonema della radice (es. foot —> feet). Si
parla di morfema zero quando la lingua non marca una categoria grammaticale che normalmente
è espressa, un caso visibile è presente in inglese con sheep, che anche al plurale non cambia
nessun fonema, ma resta invariato.

ALLOMORFIA:
Abbiamo parlato di fonemi e allofoni: così come i fonemi hanno allofoni, morfemi hanno allomorfi,
cioè così come la realizzazione di un fonema può essere condizionata dal contesto, la realizzazione
di un morfema può essere condizionata dal contesto. In questo caso abbiamo un morfo, cioè la
forma più semplice del fonema, solo dal punto di vista del significante: come fono sta a fonema,
morfo sta a morfema, che sta ad allomorfo. Sono concetti paralleli a livello di unità di articolazione
della lingua: l’allomorfo è la realizzazione di un morfema che varia in base al contesto, gli allomorfi
possono essere selezionati non solo perché condizionati dal contesto, ma anche in modo
imprevedibile.
- V --> Agg 'che si può x' mangiabile, leggibile ecc.
- Agg --> Agg 'non x' in-capace, il-logico, ir-reale
Occorre comunque che ci sia sempre una certa affinità fonetica tra i diversi morfi che realizzano lo
stesso morfema perché si tratti di allomorfia.

In caso contrario, si parla di suppletivismo


Es: Vado, andavo; Francese: je vais, nous allons, j'irai; Acqua-idrico; Avorio-eburneo

- Morfemi cumulativi: un morfema può assumere più di un valore (lingue flessivo- fusive)

- Amalgama: non sono più riconoscibili singoli morfemi (fusi in diacronia)


Es: Fr. au [o] 'a + il', aux [o]
- Morfoma: "pura morfologia", valore esclusivamente morfologico
- Alternanza tra basi diverse: veng-, ven- 'venire'
- Vocale tematica: -are, -ere, -ire
LEZIONE 6:

DERIVAZIONE:
I morfemi derivazionali mutano il significato della base. Creano una nuova parola.

“famiglie di parole”:

Sociologia: Socio- 'società' + -logia 'studio di N'


Qual è il prefisso e qual è il suffisso? Nessuno dei due è autonomo
Si definiscono "prefissoidi" o "suffissoidi" o anche "semiparole", e sono sia lessicali
sia derivazionali.
Le parole che formano hanno due radici lessicali: per questo sono anche detti "composti
neoclassici"
Derivazione greca e latina
Es: Cronometro, termometro, metronomo
- Auto- 'sé stesso': autocritica, autopunirsi, automobile
- Cfr. Auto- 'automobile': autostrada, autolavaggio ecc.
Nazionalsocialismo: Composto vero e proprio. Entrambi i membri sono riconoscibili e hanno un
apporto lessicale.
Es: portacenere, apriporta, lavavetro, portafinestra, asciugamano, altopiano,
cassaforte, pastasciutta...
La composizione è molto produttiva in tedesco: Straßenbahnhaltestelle 'fermata del tram'
Di solito in italiano la seconda parola modifica la prima
Ordine modificato (testa)-modificatore (cfr. però ferrovia, bagnoschiuma)
- Composti endocentrici: la testa è interna al composto (capostazione, ferrovia)
- Composti esocentrici: la testa è esterna (spartitraffico, apriporta)
- Coordinativi: due teste (cassapanca, caffelatte)
- Unità plurilessematiche
- Sigle e acronimi

SUFFISSAZIONE: in italiano è il tipo di derivazione più produttivo


Tipo di suffissazione molto presente in italiano: alterazione
• Valore valutativo
• "diminutivo" (es.: gattino, finestrella, affaruccio; altri suffissi con analogo valore: -ett-, -ott-, -ol-,
ecc.)
• "accrescitivo"(-on-: donnone, librone, ecc.)
• ‘peggiorativo’ (es.: amorazzo, robaccia; altri suffissi con questo valore: -
astr-, per i verbi -icchi-, ecc.)

Prefissazione: In italiano non muta la classe grammaticale della parola


Conversione (derivazione zero, non c'è suffisso)
Lavoro, lavorare; stanco, stancare; fiore, fiorire: non è chiaro quale sia la
base e quale il derivato
V --> N cambiare, cambio; giocare, gioco
Agg --> V calmo, calmare
Inglese: Cut, shop, dog...
Imbianchino < imbiancare 'dare il bianco' < *imbianco?
No: si ha prefissazione e conversione simultaneamente: in- + bianco + -are
Tradizionalmente chiamati ‘parasintetici’: abbellire, inaridire, ingiallire ecc.

Definizione dei derivati sulla base:


1. del procedimento di derivazione
2. della classe lessicale a cui appartiene il risultato (cioè la parola derivata)
3. della classe lessicale della base da cui derivano (direttamente)
lavaggio: suffissato nominale deverbale
asociale: prefissato aggettivale deaggettivale
polverizzare è un suffissato verbale denominale
rileggere è un...

FLESSIONE:
La flessione non crea nuove parole, sono informazioni aggiuntive sulla radice lessicale, modifica le
parole per esprimere un valore delle categorie grammaticali e suddivisibile in flessione nominale e
flessione verbale
Categoria lessicale (parte del discorso): nome, aggettivo, verbo...
Categoria grammaticale: numero, genere, caso, tempo, aspetto...
• Valore della categoria: singolare, femminile, accusativo, presente, perfettivo

Genere
• Maschile, femminile, neutro ('né uno né l'altro')
• Aspetto semantico e aspetto formale
- Donna, uomo ma sole, luna, tavola, muro, tigre, guardia giurata
- Cfr. tedesco: Mädchen 'signorina' (neutro), Kind 'bambino' (neutro), Sonne 'sole'
(femminile), Mond 'luna'(maschile)
• Molte lingue distinguono tra animato e inanimato

• Il genere è uno strumento che hanno alcune lingue per creare classi di parole in interazione col
numero
- Singolare, plurale, duale, paucale...
- Alcune lingue come lo swahili hanno molte classi nominali
- classificatori preverbali: : ki-/vi- "cose, esseri inanimati” kiti / viti 'sedie'
Classi flessive dell’italiano:

Come si fa a capire il genere di una parola che finisce in -a?


Differenza tra flessione inerente e flessione contestuale
• Sui nomi:
- Genere: flessione inerente al lessema (cioè è una proprietà della parola: luna è un nome
femminile, sole è un nome maschile)
- Numero: flessione inerente a una forma flessa del lessema, luna-lune ecc.
• Su articoli, aggettivi
- Flessione contestuale di numero e genere: non si tratta di proprietà dei lessemi o delle
forme flesse, ma dipende dall'accordo
- Le foglie gialle cadono
• Accordo:
- Meccanismo molto importante in molte lingue
- Le marche flessive sono espresse in base all'elemento a cui si riferiscono

Categoria con flessione tipicamente contestuale: il caso


- Serve a marcare funzioni sintattiche delle parole
- Piuttosto diffuso interlinguisticamente
- Spesso interagisce con numero e genere (e le classi flessive)

Reggenza di determinati casi da parte di preposizioni e verbi


- In Italia (abl.) 'in Italia', In Catilinam (acc.) 'contro Catilina'
- Cave canem! (acc.) 'stai attento al cane', cave tibi (dat.) 'provvedi a te stesso'
In italiano non c'è il caso marcato morfologicamente, perché si usano le preposizioni e l'ordine
delle parole
- Conservato però nei pronomi: io / me, tu / te ecc.
- Marcatura dell'accusativo con una preposizione nei dialetti e
nell'italiano regionale meridionale
es. Ho visto a Mario; *Ho visto a molta gente; *Ho visto al tuo libro
Altre categorie grammaticali della flessione nominale
• Grado degli aggettivi
- In italiano è flessivo (inerente) solo il superlativo, -issim-; in inglese anche il comparativo,
higher, highest
• Definitezza
- In italiano il marcamento è con l'articolo determinativo: cfr. arabo al-maktabatu 'la
libreria'; maktabatun 'una libreria'
• Possesso
- Turco kardeşim 'mio fratello', kardeşin 'tuo fratello, che vanno considerate dunque
anch’esse categorie grammaticali; eccetera.
Categorie della flessione verbale
Modo: modalità, maniera in cui il parlante si pone rispetto a quanto viene
detto all'evento o alla scena rappresentati nella frase
- indicativo, mangio (modo che indica certezza rispetto a quanto affermato)
- condizionale, mangerei (modo che indica incertezza, supposizione, ecc.)
Modalità, anche non espressa morfologicamente, ma con strategie sintattiche:
- assertiva (il treno parte)
- dubitativa (il treno partirà?)
- epistemica (il treno dovrebbe esser partito), coinvolge il giudizio del parlante
- deontica (il treno deve assolutamente partire)
- evidenziale (il treno è partito, l’ho visto io), che indica la natura della fonte d’informazione
in base a cui si formula un’asserzione
- Molte lingue marcano l'evidenzialità, in modi molto diversi
Tempo: colloca appunto nel tempo assoluto e relativo quanto viene detto
- presente, vedo vs. futuro vedrò, vs. passato ho visto/vidi
Aspetto: riguarda la maniera in cui vengono osservati e presentati in relazione al loro svolgimento
l’azione o l’evento o il processo espressi dal verbo
- perfettivo vs. imperfettivo: ho visto vs. vedevo
• Diatesi o voce: rapporto in cui viene rappresentata l’azione o l’evento rispetto ai partecipanti e
in particolare rispetto al soggetto (attivo vs. passivo vs. medio: lavo, sono lavato o vengo lavato, mi
lavo)
• Persona: indica chi compie l’azione o più in generale riferisce e collega la forma verbale al suo
soggetto (in certe lingue, anche ad altri complementi!).
- Spesso vi è anche una marcatura di numero: gioco, giochiamo
• Genere: in italiano si marca solo sul participio passato, ma in altre lingue
anche su altri modi e tempi (arabo)
- Il giapponese e il coreano marcano sul verbo e sui pronomi personali gli onorifici
Parti del discorso, categorie lessicali:
- nome o sostantivo (es.: libro, pazienza, albero, Gianni)
- aggettivo (es.: bello, corto, possibile, veneziano)
- verbo (es.: giocare, mettere, credere, sedersi)
- pronome (es.: tu, chi, il quale, qualcuno)
- articolo (es.: il, un)
- preposizione (es.: di, per, secondo)
- congiunzione (es.: e, mentre, benché, dato che)
- avverbio (es.: bene, facilmente, allora, soltanto, ieri, qua)
- interiezione (es.: ahi, ohibò, uffa, accidenti!)
- ideòfoni (zigzag).
Di molte parole non è ben definibile l’appartenenza a una classe determinata, dato che si pongono
a cavallo fra più classi o presentano proprietà particolari
- il quantificatore tutto è ritenuto un aggettivo, perché si accorda col nome a cui si riferisce,
ma al contrario degli aggettivi sta prima dell’articolo, e non dopo (tutti i libri, e non *i tutti
libri)
- ecco è ritenuto un avverbio, ma ha anche una proprietà che pare esclusiva dei verbi,
quella di poter reggere un pronome clitico: eccolo, eccomi qua (è stato pertanto definito
come un "paraverbo")
• Partitivi: le preposizioni articolate del, degli, ecc. possono funzionare sia come preposizioni
(l’albero del giardino, la scoperta degli asteroidi) sia come articoli partitivi, indicanti una quantità
indefinita, imprecisata (prendo del pane, sono arrivati degli studenti)

SINTASSI: CHE COS’È?


Livello più "alto" della morfologia. Nella sintassi le parole si combinano nelle frasi.
• Che cos'è una frase?
- Contiene una predicazione
- Centrale il ruolo del verbo: Mario mangia la torta
- Frasi nominali: la torta è buona vs. buona, questa torta
• Frase con un'unica predicazione (in senso stretto): proposizione (clause)
• Da che cosa è costituita una proposizione? Parole?
Es: *torta mangia la Mario
Sintagmi (phrases): come si analizzano? Con l’analisi in "costituenti immediati"
- "Tagliare" la frase in unità più piccole
- Comprenderne le dipendenze
• Prova di commutazione (importante)
Es: Gianni | legge
Es: Mio cugino | ha comprato una macchina nuova

INDICATORI SINTAGMATICI:
Ambiguità sintattica: La rappresentazione della struttura può disambiguare costrutti che
sembrano identici
es: “Sono invitate tutte le ragazze e le signore col cappellino”

Importanza del soggetto, che di norma occupa il primo SN dipendente da F che va rappresentato
anche quando non è espresso.

SINTAGMI:
Che cos'è un sintagma? Definibile come minima combinazione di parole (almeno una) che
funzioni come un’unità della struttura frasale.
Molto importante il concetto di testa del sintagma
- Elemento minimo del sintagma (verbo, nome, preposizione...)
- Quello che ne determina la categoria e il nome (SV, SN, SPrep...)
TEORIA “X-BARRA”

- Sintagma nominale (SN): testa N (la copertina blu)


- Sintagma verbale (SV): testa V (corre)
- Sintagma aggettivale (SAgg): testa Agg (molto bello)
- Sintagma avverbiale (SAvv): testa Avv (abbastanza rapidamente)
- Sintagma preposizionale (SPrep): testa Prep (da cortile, per caso)
• Sintagma nominale: La coperta blu
- Se si elimina la testa il sintagma nominale non esiste più
- I pronomi (PRO) possono fungere da testa di sintagma nominale
• La struttura del sintagma nominale può essere molto complessa
- (Quant) + (Det) + (Poss) + (Num) + (Agg) + N+ (Agg)
[tutti quei miei quattro bei polli grassi]
- Gli Agg possono avere posizione sia pre- sia postnominale
• Brutti polli grassi ruspanti
• tutti quei miei quattro bei polli da cortile
• SAgg può essere sostituito da una preposizione
• SPrep: Sintagma preposizionale
- La testa è la preposizione (testa "funzionale")
- Non può rappresentare da sola il sintagma (diversamente dalle altre teste)
• Un obiettivo importante nella rappresentazione in alberi è collocare al posto giusto i SPrep
• L'ordine lineare spesso non corrisponde alla struttura sintattica delle dipendenze

Esempi:
1. Gianni ha letto un libro con gran piacere
2. Gianni ha letto un libro con la copertina blu
3. Gianni ha letto un libro per tutta la notte
Doppia interpretazione di un sintagma (ambiguità sintattica)
Es: “il libro di favole di Fedro”
I rapporti di costituenza tra i sintagmi possono essere descritti con regole di riscrittura
• Alcuni esempi:

Tipi di avverbi di frase (cioè che modificano l'intera frase e si legano direttamente a F)
• Circostanziali di spazio, tempo, frequenza
- Qui Marco ha fatto esperienza sul campo
- Ieri sono andato a letto presto (notare la differenza)
- Spesso corre rapidamente a casa
• Valutativi
- Curiosamente è saltato dalla finestra
• Modali
- Forse / sicuramente / difficilmente ce la farà
• Di dominio o di punto di vista
- Legalmente non è accettabile
• Di atto linguistico
- Sinceramente è un ipocrita

SN + SPrep: se il sintagma nominale ha un determinante, esso domina N, che a sua volta domina
SPrep che segue.
È da N, cioè dalla testa di SN', che dipende SPrep; il determinante controlla N
• Sintagmi nominali complessi + preposizioni articolate

• Preposizioni articolate: vanno separate


- Es.nelcampo
- SPrep in + SN il campo
•Osservazioni
- Partire dall'alto
- Applicare sempre F SN + SV, anche quando il soggetto non è espresso
- Ragionare in termini di "costituenti"
• Vado [a casa di Mario]]
• [[Vado a casa] in treno]]

STRUTTURA DELLA FRASE:


Il modo in cui i diversi elementi della frase si combinano tra loro è governato da principi complessi
Rapporto semantica-sintassi:
- Funzioni sintattiche (ruoli sintattici che i vari elementi assumono nella frase)
- Schemi valenziali (argomenti del verbo)
- Ruoli semantici

FUNZIONI SINTATTICHE:
Ruoli che i sintagmi assumono nella struttura sintattica della frase
• Soggetto: chi fa l’azione
• Predicato verbale: l'azione
• Oggetto: chi subisce l’azione
• Complementi; di specificazione (la zia di Gianni), termine (ho dato un libro a Gianni) ecc.
Il complemento di termine è detto anche oggetto indiretto
LEZIONE DEL 29/10/2021

SCHEMI VALENZIALI:
Le valenze sono gli argomenti "necessari" al verbo, deriva dalla terminologia chimica.

I verbi sono per la maggior parte monovalenti (camminare, es: Marco cammina, azione svolta da
un unico soggetto), bivalenti (interrogare, es: il professore interroga l’alunno, due soggetti
presenti) o trivalenti (tre argomenti, es: Marco dà i soldi al fratello)

Non tutti i complementi di una frase fanno parte dello schema valenziale: si chiamano
circostanziali, non sono direttamente implicati dal significato del verbo; quindi, non fanno parte
delle funzioni sintattiche fondamentali. Aggiungono elementi.

RUOLI SEMANTICI:
Frase come "evento". Funzioni semantiche dei vari elementi. Punto di vista del significato.
- Agente: entità animata che provoca ciò che accade (Gianni mangia una mela);
- Paziente: entità coinvolta nell’azione senza intervento attivo, subisce ciò che accade
(Gianni mangia una mela)
Tema: entità toccata dall'azione, in uno stato o in cambiamento di stato
Es. Marta cammina
- Sperimentatore (experiencer): entità che prova o è toccata da un certo stato, un certo
processo psicologico (a Luisa piacciono le mele)
- Beneficiario (beneficiary, recipient): entità che trae beneficio dall’azione (Gianni regala
una mela a Luisa)
- Strumento: entità inanimata mediante la quale avviene ciò che accade (Gianni taglia la
mela col coltello)
- Destinazione (goal): entità verso la quale si dirige l’attività espressa dal predicato (Luisa
parte per le vacanze)
- Località: entità in cui sono situati spazialmente l’azione, lo stato, il processo (Gianni abita
in campagna)
- Provenienza (source): il ruolo semantico dell’entità dalla quale un’entità si muove in
relazione all’attività espressa dal predicato (Luisa preleva soldi dal conto)
- Dimensione: ruolo semantico dell’entità che indica una determinata estensione nel
tempo, nello spazio, nella massa, ecc.: (Luisa pesa cento chili);
- Comitativo: ruolo semantico dell’entità che partecipa all’attività svolta dall’agente (Luisa
ha discusso la tesi col professore).
- Forza o causa naturale: ruolo semantico che esprime l'entità inanimata che compie
un'azione (La frana travolse la casa)
- Possessore: ruolo semantico che esprime il possesso (Marta ha due mele)
I ruoli semantici agiscono al di sotto della struttura sintattica, sono detti anche "deep cases" nella
grammatica generativa.
1. Gianni (soggetto, agente) ha aperto la porta (oggetto, paziente)
2. La porta (soggetto, paziente) è stata aperta.
3. Il vento (soggetto, strumento o causa naturale) ha aperto la porta (oggetto, paziente)
Frase passiva: La porta è stata aperta da Gianni. Sono passivizzabili solo i verbi transitivi
I ruoli della sintassi sono indipendenti dai ruoli semantici. Possiamo avere gli stessi ruoli semantici
in frasi che sono sintatticamente diverse.
Sappiamo che il soggetto è sempre la parte preminente. Tranne nel passivo.

PRODUZIONE DI UNA FRASE:


Rappresentazione di un evento o stato di cose del mondo esterno (codificati dalla mente umana
come significati) --> catena fonica
- Patrimonio lessicale + verbo (schema valenziale): primo embrione della frase, quadro
strutturale di riferimento.
- Interpretazione semantica attraverso l’assegnazione di ruoli semantici ai diversi elementi
che esso contiene
- I ruoli semantici vengono tradotti, "proiettati" in funzioni sintattiche.
Il tutto è espresso in una struttura con i costituenti sintattici
effettivamente realizzati --> struttura superficiale
I passaggi precedenti sono la "struttura profonda".

STRUTTURA PRAGMATICO-INFORMATIVA:
pragmatica: analisi che analizza le frasi in base allo scopo comunicativo con cui sono enunciate.
Nella strutturazione finale della frase, non è importante solo la struttura profonda, vi è anche un
altro piano, più superficiale e legato alla comunicazione
Organizzazione pragmatico-informativa
Pragmatico = che cosa vuole fare il parlante producendo una frase
Ad es.: tipi di frasi
- Dichiarative (Luisa va a Milano)
- Interrogative (Luisa va a Milano?)
• Polari (Leggi un libro? Sì/No)
• Aperte WH- (Quale libro leggi?)
- Esclamative (Luisa va a Milano!)
- Iussive, o imperative (Luisa, vai a Milano)
- Ottative (se Luisa andasse a Milano...)

TRAMA E REMA:
una frase dal punto di vista comunicativo può essere analizzata dalla strutturazione
dell'informazione veicolata.
Tema (topic): ciò su cui si fa un'affermazione, l'entità su cui è fatta la
Predicazione, ambito nel cui agisce il significato.
Rema (comment): la predicazione che viene fatta
• Luisa (TEMA) va a Milano (REMA)
• Ieri (TEMA) pioveva (REMA)
• Un gatto (TEMA) insegue il topo (REMA)
• Stanotte (TEMA) ha tirato un forte vento (REMA)
La posizione "naturale" del tema è la prima nella frase
Frasi "atematiche": “Prendi la valigia!”
Si parla della struttura informativa di una frase.

DATO E NUOVO:
dato: elemento da considerare noto; nuovo: ciò che non era noto.
Opposizione fra dato e nuovo, spesso considerata analoga a tema e rema
Altro punto di vista: rapporto con il contesto precedente, conoscenze condivise presupposte di
parlante e ascoltatore
Il dato è l’elemento della frase da considerare noto. Il nuovo è l’elemento portato come
informazione non nota
Il dato spesso coincide con il tema, e il nuovo con il rema, ma non necessariamente
Es: [Un gatto grigio] TEMA [sta giocando (NUOVO) nel tuo giardino (DATO)] REMA
Due aspetti diversi del processo di elaborazione concettuale che porta alla produzione di una
frase.

DISLOCAZIONI:
Nelle frasi non marcate ("normali"), soggetto, agente e tema tendono spesso a coincidere sullo
stesso costituente frasale
Es. Un gatto insegue il topo
Le lingue possiedono però dispositivi per separare le tre funzioni e mutare o invertire l’ordine non
marcato dei costituenti
Dislocazioni a sinistra: isolamento di un costituente, ripreso nel rema con un clitico
Es. un gatto insegue il topo

In realtà il “lo” dovrebbe essere nella parte del rema.

[il televisore] TEMA [lo spegne Elena] REMA


A volte può non essere marcata la funzione sintattica del costituente dislocato
es: Elena, le avevano chiesto un favore
Talvolta può anche essere assente il clitico di ripresa
Es: Elena, avevano chiesto un favore
In questi casi si parla di "tema sospeso" o di nominativus pendens
Il cinese è una lingua topic prominent, in cui il tema è sempre in prima
Posizione. Si può dire che le frasi in cinese siano tutte costruite con il "tema sospeso"
• Wáng wǒ yǐjīng jiàn-guo [Wang]TEMA [io già visto] REMA
Dislocazione a destra: Isolamento sulla "destra" (in fondo alla frase) di un costituente, ripreso con
un clitico sul verbo. Il tema viene messo alla fine ma è una strategia per metterlo in evidenza
Es: [Lo vuole] REMA [un caffè] TEMA
Es: Elena lo spegne] REMA [il televisore] TEMa
FRSE SCISSA:
Frase spezzata in due parti: è portato all’inizio della frase, introdotto dal verbo essere, un
costituente, che è ripreso da una frase relativa
Primo membro = soggetto, anche frase infinitiva + a
Es: È Gianni che ha rubato la marmellata --> È stato Gianni a rubare la marmellata
La frase scissa serve per evidenziare un elemento della frase come dotato del maggior carico
informativo

FOCUS:
Punto di maggior salienza comunicativa della frase, è l’elemento su cui si concentra maggiormente
l’interesse del parlante e che fornisce la massima quantità di informazione nuova.
In genere il focus fa parte del rema
È contrassegnato da una particolare curva intonativa enfatica
Carla al mattino prende il caffè (ma è importante l'intonazione!)
Il focus è altresì l’elemento della frase che può essere contrastato
Carla al mattino prende il caffé, non la cioccolata!
Le lingue possiedono mezzi particolari per evidenziare il focus uno di questi è la frase scissa
Ci sono anche avverbi o particelle deputati a introdurre il focus detti "focalizzatori" (anche, solo,
addirittura, ecc.)
Carla al mattino prende proprio il caffè
Frase con ordine normale dei costituenti:
1) Gianni ha preso un caffè
2) Un caffè lo ha preso Gianni (dislocato il tema a destra)
3) Gianni lo ha preso, un caffè (caffè a focus)
4) È Gianni che ha preso un caffè (focus su Gianni)

PROSPETTIVE DELL’ANALISI SINTATTICA:


- la prospettiva configurazionale, relativa alla struttura in costituenti;
- la prospettiva sintattica propriamente detta, relativa alle funzioni sintattiche;
- la prospettiva semantica, relativa ai ruoli semantici;
- la prospettiva pragmatico-informativa, relativa all’articolazione in tema/rema
(edeventualmente in dato/nuovo, ecc.)

Potrebbero piacerti anche