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2.

2 Il pronome relativo latino


La concordanza del pronome relativo
Il pronome relativo concorda con il suo antecedente in genere e numero, ma il caso è determinato dalla funzione
logica svolta all’interno della subordinata cui appartiene. Se consideriamo la frase:
Scriptor de quo mihi loqueris haud multum in iuvenum manibus versatur.
L’autore di cui mi parli non circola molto tra i giovani.
Il complemento di argomento de quo (de + ablativo del pronome relativo) lega la proposzione principale “Scriptor haud
multum in iuvenum manibus versatur” («L’autore non circola molto tra i giovani») alla subordinata relativa “de quo
mihi loqueris” («di cui mi parli»). Essendo scriptor l’antecedente del relativo, il pronome si accorderà al maschile
singolare, ma il caso andrà all’ablativo richiesto dal de.

Attenzione a non confondere quod, nominativo e accusativo neutro singolare del pronome relativo qui,
quae, quod, con la congiunzione subordinante causale suo omografo (per es.: Quod aegrotabam, ruri permansi,
«Dal momento che ero ammalato, rimasi in campagna»).

2.3 Le proposizioni relative latine


Proposizioni relative proprie e improprie
Grammaticalmente legate alla sovraordinata attraverso un pronome relativo, anche in latino le proposizioni relative si
suddividono in proprie e improprie:
■ le relative proprie hanno semplice valore attributivo e sono generalmente espresse all’indicativo.
Si distinguono in:
■ limitative (o determinative), quando esprimono una determinazione necessaria al significato del periodo (per es.:
«Quello che dici è vero»);
■ esplicative (o appositive), quando sono portatrici di un’informazione accessoria o comunque non indispensabile alla
compiutezza del discorso (per es.: Mio fratello, che è un architetto affermato, abita a Londra»);
■ le relative improprie, sempre espresse al modo congiuntivo, aggiungono all’abituale valore attributivo anche
sfumature di valore finale, causale, consecutivo ecc.
Coordinazione di due o più relative
Se in un testo latino figurano due o più proposizioni relative coordinate possono verificarsi due possibilità:
■ che tutti i pronomi relativi siano espressi nello stesso caso: in questa circostanza, il pronome relativo può essere
ripetuto in tutte le coordinate o essere presente soltanto nella prima e omesso nelle altre;
■ che i pronomi relativi siano espressi in casi diversi: in questa circostanza, il pronome relativo è ripetuto prima di
ciascuna coordinata, declinato nel caso richiesto dalla specifica funzione logica. È tuttavia possibile che il relativo
venga omesso anche in questa circostanza e allora deve essere reintegrato ‘a senso’ nella traduzione italiana.
Costrutti particolari
In alcune circostanze, la presenza del pronome relativo può determinare costruzioni particolari da rendere in italiano
con forme non propriamente letterali. Analizziamo i casi più frequenti.
■ Ellissi del dimostrativo: se il pronome relativo è espresso allo stesso caso del dimostrativo, gli antecedenti
pronominali possono essere omessi. Nella frase Quos amicos vocas, laudo («Io lodo quelli che tu chiami amici») il
pronome quos ‘assorbe’ in sé il dimostrativo illos, che ‘ricompare’ nella traduzione italiana nel pronome «quelli».
■ Prolessi (o anticipazione) del relativo: avviene quando la relativa, invece di seguire, precede la sovraordinata o
l’antecedente da cui dipende. In tal caso, il pronome relativo viene ‘richiamato’ nella reggente da un pronome
dimostrativo o determinativo oppure dal sostantivo cui il relativo si riferisce. Nella frase Quos ferro trucidari oportebat,
eos nondum voce vulnero la proposizione relativa precede la proposizione principale, ma nella principale vi è un
dimostrativo che ‘riprende’ il relativo. La traduzione sarà: «Non colpisco ancora con la voce [prop. principale] quelli
che (eos… quos) sarebbe stato opportuno fossero trucidati con la spada [prop. relativa]». Nel tradurre, insomma,
occorrerà procedere come sempre, ‘ricomponendo’ l’intero periodo a cominciare dalla principale.
■ Attrazione del relativo: in alcuni casi, alla prolessi del relativo si unisce una trasformazione del termine
antecedente che, abbandonato il caso cui logicamente dovrebbe appartenere, viene ‘attratto’ dal caso del relativo.
Consideriamo la frase Qua in vita est aliquid mali, ea beata esse non potest e proviamo a riorganizzarla partendo dalla
proposizione principale: Non potest esse beata ea vita in qua est aliquid mali. Come si nota, il termine vita – al
nominativo nella frase ‘riorganizzata’ – nella frase d’origine è in ablativo per ‘attrazione’ con il caso espresso dal
relativo. La nostra traduzione dovrà tenere conto di ciò e preferire alla resa letterale («nella qual vita… in essa….»), una
versione più libera: «Non può essere felice una vita in cui ci sia qualche male».
■ Il nesso del relativo: posto solitamente a inizio di frase o periodo, si ha quando il pronome relativo non introduce
una subordinata relativa ma esprime la coordinazione con la proposizione precedente. In italiano viene reso con un
pronome dimostrativo preceduto dalla congiunzione «e» o «ma» (per es.: Quae omnia fere Gallis incognita erant
(Cesare), «Ma tutte queste cose erano per lo più sconosciute ai Galli»).

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