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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI TORINO

FACOLT DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE

CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

LA PARLATA DI BAGNOLO PIEMONTE

Relatore Prof. Antonio Romano

Laureanda Elena Piccato 218250

Anno Accademico 2006/2007


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INDICE

La parlata di Bagnolo Piemonte


Introduzione..3

I. Cenni storici sul comune di Bagnolo Piemonte 1.1 Origine del nome5 1.2 Prime tracce storiche documentabili del comune di Bagnolo P.te.5 1.3 I primi insediamenti...6 1.4 Linfluenza longobarda..7 1.5 Vicina, Confratria dello Spirito Santo e Comunit: alle origini dellAmministrazione locale bagnolese ....8 1.6 I signori di Bagnolo..10 1.7 Uno sguardo sul presente.12

II. Caratteristiche della parlata 2.1 Premessa...13 2.2 Raccolta del materiale e questionario .13 2.3 Sintesi dellinventario..20 2.4 Confronto con litaliano...22 2.5 Confronto con il francese.25 2.6 Confronto con i materiali pubblicati delle inchieste dellALI e dellALEPO..27

III. Conclusione 3.1 Classificazione della parlata tra arcaismi e innovazione.28 3.2 Prospettive per studi futuri..30

Bibliografia..31

INTRODUZIONE
Con questo lavoro ci si propone di dare un contributo iniziale allanalisi sincronica delle caratteristiche fonetiche ed alla contestualizzazione della parlata di Bagnolo Piemonte (paese di circa 5500 abitanti situato in provincia di Cuneo e confinante con la provincia di Torino) nell'ambito dialettologico dell'area dato che non esiste nulla in letteratura riguardo a questi aspetti. Contrariamente a molti testi sul piemontese a circolazione locale, per una rappresentazione delle caratteristiche fonetiche di questo dialetto, si deciso di utilizzare l'alfabeto IPA (International Phonetic Alphabet) che ha permesso di ottenere una certa omogeneit interna nella rappresentazione fonetica e di offrire una maggiore possibilit di lettura delle sue caratteristiche sonore nel confronto con i suoni di altre variet linguistiche. Nel primo capitolo si localizza e si descrive il Comune di Bagnolo dal punto di vista storico attraverso lo studio delletimologia del nome e delle prime testimonianze scritte riguardanti il paese. Sulla base di alcune fonti autorevoli, si passa poi ad una descrizione dei primi insediamenti a partire dallantichit e si analizzano (con le dovute riserve) le tracce di una possibile influenza longobarda nel dialetto. Vengono poi elencati in modo sommario alcuni eventi alle origini dellamministrazione comunale di Bagnolo che hanno sicuramente inciso sull'autonomia linguistica di questo centro mentre si rimanda ad un breve paragrafo finale per un riferimento alla situazione attuale. Nel secondo capitolo si presenta una breve rassegna di testi scientifici che hanno fornito contributi sulla parlata di Bagnolo ed un accenno alle inchieste degli Atlanti Linguistici rivolte alla descrizione dialettologica del comune stesso o dei comuni limitrofi; dopodich, a partire dal secondo paragrafo, si analizzano in maniera sincronica le caratteristiche della parlata attraverso un questionario originale il cui Corpus mirava alla ricerca di tratti tipici segmentali della parlata stessa. Il questionario stato sottoposto allattenzione di un informatore e i dati raccolti sono stati analizzati anche in base alle nostre conoscenze personali (sono originaria del comune di Bagnolo P.te) e dal nostro contatto giornaliero con il dialetto.

Oltre alla trascrizione fonetica IPA dell'intero corpus, in questo paragrafo sono riportate alcune annotazioni specifiche riguardo la trascrizione, mentre nel paragrafo successivo si propone una sintesi dellinventario fonetico e fonologico del dialetto di Bagnolo derivante dall'analisi di questo materiale. Nei paragrafi successivi viene allestito un confronto con i tratti fonetici salienti dellitaliano nel quale si fa un particolare riferimento alle caratteristiche tipiche e allevoluzione generale del piemontese; in questa sezione si fanno riferimenti ai testi sul Piemonte e sul piemontese di importanti autori quali Berruto, Clivio e Telmon. Si allestisce quindi un ulteriore elementare confronto con il francese attraverso il suo inventario fonetico e fonologico e, dalle questioni emerse dal suddetto paragrafo, si trae spunto per una piccola disquisizione di fonetica storica sulla dittongazione. Infine nellultima parte del secondo capitolo si confrontano rapidamente i materiali citati nella premessa con le realizzazioni del questionario. Nel terzo capitolo la trattazione verte principalmente su due argomenti: in primo luogo sulle conclusioni tratte dal questionario e dallinventario fonetico e fonologico, evidenziando gli arcaismi e le correnti di innovazione presenti nel dialetto; in secondo luogo si apre un ampio raggio di prospettive di studi futuri che vanno dallindagine sincronica, passando per quella sociolinguistica, fino allo studio diacronico del dialetto i quali, date le possibilit offerte dai mezzi tecnologici oggi a disposizione, dovranno essere affrontati attraverso ulteriori studi acustici pi approfonditi condotti con un maggior numero di informatori al fine di indagare la parlata in maniera esaustiva e concludere ci che questo lavoro ha appena iniziato.

I.

CENNI STORICI SUL COMUNE DI BAGNOLO PIEMONTE

I.1 Origine del nome

Il toponimo Bagnolo deriverebbe, secondo alcuni eruditi del XVIII e XIX secolo, dalla parola latina balneolum che significa bagno. Si dava questa origine al nome di Bagnolo credendo alla tradizione secondo la quale al tempo dei romani l sorsero dei bagni termali (tradizione originata da una discussa interpretazione di un documento di epoca romana)1. Il termine Bagnolo sarebbe attestato fin dal Basso Medioevo nella forma genitiva Bagnolij2. E su tutti i documenti rinvenuti fino ad ora Bagnolo sempre indicato con il termine Bagnolij o Bagnolio fino allottobre del 1862, anno in cui dopo lUnit dItalia e su proposta del Ministero dellInterno, il Consiglio Comunale di Bagnolo delibera di assumere la denominazione Bagnolo Piemonte per evitare possibili confusioni con altri comuni aventi lo stesso nome ma situati in regioni italiane diverse.

I.2 Prime tracce storiche documentabili del comune di Bagnolo Piemonte

La prima presenza ufficiale del nome del comune di Bagnolo risale ad un documento originale di incerta datazione che stato ritenuto anteriore allanno 1000 d.C. (forse 999). Questo documento, con il quale il vescovo torinese Gesone fond labbazia di Sangano, riporta, tra le diverse donazioni e concessioni fatte per favorire la costruzione della suddetta, linserimento di tutta la terra che Gilberto di Bagnolo aveva permutato con la mensa vescovile. Non ci dato sapere con certezza se Gilberto venisse dal nostro Bagnolo e non da un luogo pi lontano, ma probabile dato che i beni in oggetto si trovavano nel Pinerolese3.
1

Per altre notizie si veda la voce Bagnolo Piemonte curata da A. Rossebastiano in Gasca Queirazza et alii (1990). 2 Quest'ultima derivante forse dal termine francone bampn da riferirsi ad un bosco bandito esistente in loco dopo linvasione franca del regno longobardo (cfr. Vindemmio e Di Francesco, 2004, p. 19). 3 Cfr. Vindemmio e Di Francesco (2004, p. 50).

Unaltra menzione risalente allincirca allo stesso periodo riguarda una donazione di alcuni terreni a favore dellabbazia di Santa Maria di Cavour da parte di Adelaide figlia del Marchese Oldrico Manfredi.

I.3 I primi insediamenti Pur essendo situato in una zona in parte pedemontana e in parte montana, le vicissitudini storiche di Bagnolo Piemonte sono caratterizzate da continui rimescolamenti di popoli anche se, in un primo tempo, probabile che in quella zona fosse di stanza una trib celto-ligure nativa. I primi insediamenti accertati nel territorio dellattuale comune di Bagnolo Piemonte risalgono per allepoca romana: la citt pi vicina fondata dai coloni romani era stata Forum Vibii detta anche Vibii Forum (in alcune iscrizioni chiamata anche Cabur) tale nome fu dato a partire dagli anni 44 e 45 d.C. quando un proconsole di Caio Giulio Cesare scelse il territorio della trib celto-ligure dei Caburriates come centro mercatale. Il territorio di detta citt andava oltre ai confini dellattuale Cavour e sconfinava negli odierni comuni di Barge, Campiglione Fenile e Bagnolo Piemonte per quanto riguarda la parte pi pianeggiante delle terre che furono centuriate dagli agrimensori romani. La terra che in precedenza molto probabilmente era comune fu suddivisa in ager (appezzamento privato). Quindi mentre le estreme propaggini pianeggianti dellattuale territorio comunale bagnolese in direzione di Cavour erano lavorate da coloni di cultura latina, nelle zone boschive della fascia che va da Barge a Bibiana dovettero risiedere ancora piccoli gruppi familiari di cultura celto-ligure profondamente influenzati da quella latina dominante. In seguito, nel territorio bagnolese linsediamento primitivo un villar detto del Bagnolo cio non un centro demico ad similitudinem urbis ma, piuttosto, case sparse in un territorio ancora ampiamente boschivo e facenti riferimento ad una piccola chiesa cristiana (originariamente neppure dotata di un fonte battesimale). Inoltre lesistenza in territorio bagnolese di un Villaretus, documentata gi nel 1338 in epoca tardo medioevale farebbe propendere per la fondazione successiva dun insediamento analogo, ma di dimensioni minori, sempre in prossimit dei boschi, ma in direzione di Bibiana. Detto ci i bagnolesi dellAlto Medioevo si potrebbero dunque definire woodlanders cio abitanti dei boschi.

I.4 Linfluenza longobarda Secondo Di Francesco, quando si parla di Longobardi si deve intendere anche l'insieme di tutte quelle trib germaniche sottomesse dai primi che furono stanziate in Italia nel VI-VII secolo probabilmente per uniniziale volont bizantina di difendere il territorio e coltivare le zone spopolate dalle precedenti guerre e pestilenze. I Longobardi si stanziarono prevalentemente nel Nord Est e solo in unepoca immediamente successiva (probabilmente risalente al VII secolo d.C.) si sarebbero decisi a occupare il resto dItalia contro la volont bizantina. Arrivarono pertanto anche in Piemonte e, nello specifico, probabilmente anche nel territorio corrispondente a quello odierno di Bagnolo e nelle zone limitrofe. Non abbiamo reperti archeologici che lo provano, se escludiamo una lapide longobarda reperita in quel di Staffarda, ma abbiamo delle tracce linguistiche come ci riferisce Giorgio Di Francesco (in Vindemmio e Di Francesco, 2004):
Gram per cattivo parola longobarda e, in Bagnolo, usata comunemente, anche se si conosce pure la forma mar, comune nelle terre alte, che non subirono linfluenza culturale di quel popolo. Inoltre, nel dialetto bagnolese attuale si nota che la W- germanica non evoluta in GW-, al contrario dellostrogotico, prima, e della lingua francone, poi, sempre nelle Alte Valli (es. Ostana, Oncino e Crissolo, in alta Valle Po). Cos il verbo germanico warten/wartan diventato vard e non gard/ gardar. Allo stesso modo, il nome proprio germanico Wilhelm diventato Vihrm e non Guiaoume. Tra gli addetti ai lavori, non mancher, per, certamente, chi sar disposto a far notare che non si pu sapere quando la parola gram e le forme attuali in w- abbiano preso piede e se la loro affermazione sia dovuta, piuttosto, soltanto ad un fenomeno di rculement delloccitano, probabilmente avvenuto in modo prepotente a partire dal XV secolo, quando si potrebbero potute affermare forme piemontesi arcaiche per diretta influenza pinerolese. Daltra parte, loccitano latore di forme in gw-, prima di rinculare, potrebbe aver precedentemente colonizzato un territorio sul quale gi esistevano forme in w-. Si potrebbe propendere a favore della tesi del rculement delloccitano, se si ci riallacciasse alla pronuncia dialettale del nome germanico Wilhelm/Gwilhelm = Guglielmo, che oggi, in Bagnolo, pronunciato Vihrm, ma che nei documenti redatti fino al XIV secolo era trascritto Guglaume facendo pensare ad una pronuncia antica occitaneggiante Guhiaoume/Guiaoume, derivante da una forma germanica in Gw- , che avrebbe potuto essere ostrogota e francone. Nulla certo, in simili situazioni di frontiera cerniera tra due aree culturali molto simili, nelle quali le varianti non minarono mai sostanzialmente le capacit di intercomprensione (da Vindemmio e Di Francesco, 2004, p. 19.).

Sempre Di Francesco sottolinea come altro indizio di questa influenza culturale la presenza di toponimi che richiamano la lingua longobarda, per evidenziare il fatto che la cultura di quel popolo non sia giunta ad affermarsi per tardivo riflesso ma bens direttamente:
Ad esempio, un microtoponimo riferentesi ad una localit del Villaretto, cio l Gucch, gi si trova in atti nella forma latinizzata Gachium, cos come nella vicina Sanfront reperiamo un Gacch (in antico, Gachium, Gaggio, Gaccio). A Bagnolo, esistette addirittura una famiglia Vayrolato detta Gachio / de Gachio ed un luogo detto ad crucem gagiorum. Il fatto che tali toponimi non siano citati specificatamente in fonti depoca longobarda davvero importante? Essi non possono che derivare ugualmente dal longobardo gahagi / ighagi, trascritto nelle legislazioni longobarde col latinismo gagium (regis) che signific bosco bandito. Questo fu un modo solo longobardo di definire tale spazio forestale, perch sappiamo che i Franchi preferirono pi semplicemente chiamarlo bampnitum / bampnita o, addirittura, bampn: quindi tutti i nostri Gucch / Gacch non possono che essere toponimi nati prima della sconfitta di re Desiderio (da Vindemmio e Di Francesco, 2004, ibidem).

I.5 Vicina, Confratria dello Spirito Santo e Comunit: alle origini dellAmministrazione locale bagnolese

In mondi come quello antico e alto medievale un uomo da solo non era nulla, se non inteso come membro della famiglia. Si pu quindi immaginare lesistenza di unentit che amministrava i beni comuni di tutte le famiglie residenti in una piccola zona attraverso unassemblea generale dei vicini avente potere decisionale; questa istituzione si pu chiamare Vicina anche se luso del termine specifico non attestato in zona4. Pertanto essa pu essere considerata come una maniera primitiva di gestire la cosa pubblica in maniera locale. Con il passare del tempo, secondo la tesi sostenuta da Di Francesco che qui di seguito riassumiamo brevemente, la Confratria dello Spirito Santo and a sovrapporsi a queste comunit di famiglie precristiane (la Vicina) ma non mir a distruggerla bens a conservare quanto in essa vi era di buono.

Cfr. Vindemmio e Di Francesco (2004), p. 66.

Le Confratrie si diffusero in Provenza, Alvernia, Linguadoca, Savoia, Svizzera romanza, terre intralpine e subalpine del Marchese di Saluzzo e dei Principi dAcaia, cos come nelle Langhe e nel Monferrato; furono cos un fenomeno molto esteso che present le seguenti caratteristiche: non furono compagnie religiose, e pertanto non rendevano conto della propria attivit allautorit ecclesiastica, anche se i loro scopi furono relativi allaccompagnamento dei defunti durante le esequie oltre che allassistenza dei confratelli (poveri o meno che fossero); il loro fine ultimo era la solidariet di gruppo che veniva cementato attraverso un pasto tradizionale offerto dai confratelli ai poveri che si svolgeva nel Luned di Pentecoste; ogni Confraternita dello Spirito Santo, almeno a partire dal XIII / XIV secolo possedeva una casa di propriet o in disponibilit, chiamata Casa della Confratria nella quale si riuniva il gruppo degli amministratori della medesima, i mass.

Tali Confratrie possono essere spesso pi di una allinterno di uno stesso territorio comunale (interessando singole frazioni o gruppi familiari), infatti quelle attestate in Bagnolo con il tempo divennero tre: del Villar, del Villaretto e di San Pietro. Presto per le autorit tentarono di minare lindipendenza di queste istituzioni: gi prima del Concilio di Trento (met del XVI secolo) si assistette a tentativi ecclesiastici di incamerare i redditi annui di singole Confratrie, ma in seguito ad esso molti sodalizi di questo tipo furono soppressi o furono trasformati in entit pi legate alla religione. In verit il patrimonio immobiliare delle medesime faceva gola da tempo al clero, ai nobili e ai maggiorenti in genere. Infatti il Duca di Savoia negli anni che vanno dal 1595 al 1618 cerc di definire la questione: dapprima avrebbe voluto unire le Confratrie allOrdine Mauriziano facendo censire tutti i loro beni, ma il compito non si rivel poi cos facile perch i beni delle Confratrie non erano cos ingenti ma nemmeno cos ben visibili anche perch si tent quasi ovunque di occultarli. Alla fine per le terre furono vendute a ricchi e nobili e le case comuni rimasero in mano ai sodalizi superstiti. In questo periodo ci fu una sorta di compresenza tra la Confratria e la Communitas che come la prima fu unistituzione comunale, anche se era assoggettata ad un potere signorile e si occupava quindi di mediare tra gli interessi 9

del signore e quelli della comunit. Le istituzioni comunali come questa nel settore geografico delle vallate alpine occidentali si formarono certamente dal basso e non dallalto, a seguito di un continuo dialogo tra forze aventi interessi contrastanti che dovettero essere necessariamente mediati. Il processo di formazione delle Communitates ebbe la medesima direzione assunta dal processo di formazione del feudo: cos come esso part dallesercizio di potere senza delega alcuna per arrivare al dominus di diritto feudale investito dallalto, alla medesima maniera le Communitates si formarono a partire dalla necessit della popolazione di avere regole chiare, scritte e rispettate per poi arrivare alla mediazione degli interessi di una comunit di famiglie con quelli di un gruppo di dmini affermatisi sul territorio. La Communitas di Bagnolo nacque quindi dal dialogo tra la parte popolare (gli homines communis, cio i capifamiglia facenti parte della locale ed originariamente unica Confratria dello Spirito Santo che gestivano il commune inteso come complesso delle terre comuni alle famiglie locali) e la parte signorile. Per il comune di Bagnolo esiste unimportante testimonianza riguardo a ci: si possiede ancora larbitrato tra la parte popolare e quella signorile datato 31 marzo 12935. Per quanto riguarda la Credenza6 si pu ancora citare una sentenza arbitramentale del 1441 nella quale Ludovico Malingri chiede che essa sia formata per due parti da uomini abitanti in Bagnolo e da una parte di nomina signorile, in questa sentenza viene anche puntualizzata la possibilit di regolamentare la vita del feudo con degli ordinamenti statutari purch essi non siano in contrasto con il Duca di Savoia ed in subordine con il nobile Ludovico7.

I.6 I signori di Bagnolo

A partire dal XIII secolo fino allinizio del XV Bagnolo fu posto sotto il dominio del Principato di Acaja con capitale a Pinerolo e in seguito, dalla morte dellultimo principe nel 1418, i territori vennero riuniti al Ducato dei Savoia di Amedeo VIII. Nello specifico, a governare le singole unit territoriali era posto un castellanus il quale in un primo tempo era una sorta di funzionario professionista
5 6

Cfr. Vindemmio e Di Francesco (2004), pp. 76-78. Credenza: sorta di Consiglio della Comunit. 7 Cfr. Riva P. e Riva V. (2004), pp. 28-36.

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che rappresentava localmente il principe dAcaia, anche se in altri posti ritenuti pi importanti o pi strategici veniva posto un vicarius8; sia la carica di vicarius che quella di castellanus erano ricoperte da uomini dellantica aristocrazia signorile. In un secondo tempo invece tale incarico venne poi assegnato a chi aveva rapporti di natura economica con il principe (per esempio chi gli aveva elargito prestiti): praticamente essi ottenevano la carica in garanzia del prestito e la lasciavano quando esso era stato saldato9. Nei secoli furono signori di Bagnolo membri di varie famiglie che qui di seguito elencheremo brevemente per avere una panoramica del passaggio dei poteri nel corso degli anni10: i Tolosani (Torresani, Torosani) furono signori di Bagnolo sin dai remotissimi tempi e vengono menzionati come de Turri de Canapicio nei documenti del 1200, essi avevano anche giurisdizione su Campiglione. Ebbero investitura di una parte del territorio bagnolese nel 1337 e nel 1370; gli Orsini di Rivalta, Orbassano e Trana furono tra i consignori di Bagnolo e a giudicare dai contratti e dagli affrancamenti, ebbero un considerevole peso nei rapporti con la comunit nei secoli XV e XVI. Nel 1659 vendettero la loro parte di consignoria ai Malingri; i dei Bunei (De Buneis), conti di Ronco, Variglie, Roccaforte e Pasce, Val dEllero, Zumaglia, signori di Bagnolo, Monale, consignori di Bussoleno, facevano parte s della cerchia signorile di Bagnolo ma con il tempo cedettero agli altri condomini la loro parte di potere;

Vicarius: carica che stava a significare che il princeps avrebbe voluto governare in prima persona ma doveva accontentarsi di un sostituto, per esempio a Barge vi era un vicarius perch era considerata una terra di confine essendo la frontiera con il Marchesato di Saluzzo. 9 In teoria il castellanus avrebbe dovuto rimanere in carica per circa 18 mesi e il suo mandato non poteva essere rinnovato se non dopo un certo lasso di tempo, e il suo ruolo era inoltre generosamente retribuito. Egli era la massima autorit militare e sovrintendeva allamministrazione della giustizia in prima istanza, sia civile che criminale. Imponeva le pene, rendeva esecutive le sentenze, vigilava sullapplicazione delle norme statutarie e garantiva la tutela dellordine pubblico. In sua assenza poteva servirsi di un vicecastellano o luogotenente, in tal caso tutte le sue funzioni erano esercitate dal sostituto. Il castellano aveva al proprio servizio dei familiares con compiti di polizia, sicurezza interna ed esterna, nonch di vigilanza; allatto di assumere lufficio doveva pronunciare un solenne giuramento innanzi al Consiglio di Credenza, in seguito lo convocava e presenziava le sue sedute. Generalmente, alla fine del mandato, il castellano era sottoposto a sindacato innanzi al suo successore. Si trattava di un procedimento giuridico per verificare eventuali malversazioni, anche se compiute dai suoi aiutanti. In ogni caso egli era direttamente responsabile degli eventuali ammanchi di cassa e dei debiti contratti. Gli abitanti avevano un certo tempo, dalla scadenza dellufficio, per denunciare irregolarit e pretendere pagamenti o somme a loro dovute (cfr. Vindemmio e Di Francesco, 2004, p. 105). 10 Cfr. sottocapitolo I signori di Bagnolo, in Riva P. e Riva V. (2004), pp. 44-60.

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gli Opezzi furono consignori di Bagnolo e Bibiana, ma con scarso peso; gli Albertengo conti di Bagnolo, Monasterolo, consignori di Bagnolo, Bibiana, Campiglione, Casalgrasso, Lusernetta, furono i primi, e sino allinizio del XIV secolo, i pi importanti signori di Bagnolo tanto che in studi e ricerche storiche erano chiamati inizialmente i Di Bagnolo. i Malingri conti di Bagnolo, signori di Cantogno. Originari di St. Gnix nel Belley vennero in Piemonte nella met del 1300 con Giovanni di St. Gnix ma sul territorio di Bagnolo iniziarono la loro crescente influenza nei primi anni del 1400. Con il passare del tempo le loro propriet feudali si incrementarono sia con acquisizioni da parte di altri condomini sia con investiture. Linfeudazione dei Malingri avvenne nel 1412 con un investitura ufficiale da parte del principe Ludovico dAcaia (confermato poi il 2

maggio del 1415 dallimperatore Sigismondo). Da quel momento in poi Bagnolo cadde in mano a uno stringente potere signorile: il titolo di castellano spett infatti da quel momento in poi solo pi a un Malingri.

I.7 Uno sguardo sul presente Ai giorni nostri il comune di Bagnolo P.te conta pi di 5.500 abitanti, fa parte della Comunit Montana Valle Po, Bronda e Infernotto ed composto, oltre che dal centro, da varie frazioni: verso labitato di Cavour SantAnna e San Grato, verso Barge San Maurizio e San Bernardo, in direzione di Bibiana la frazione Villaretto con la sua propaggine pi alta detta Olmetto e, salendo verso Rucas, Villar Bagnolo e Montoso. Lattivit economica prevalente lestrazione e lavorazione su scala industriale - dato che con lavvento della tecnologia e del benessere economico il mestiere del lusatiaire ormai scomparso11 - della pietra di Luserna di cui le montagne circostanti sono molto ricche. Grande negli ultimi anni stata limmigrazione cinese che rappresenta oggigiorno la fonte principale di manodopera dei cavatori. La comunit cinese per non per ora molto integrata con quella bagnolese, nonostante gli sforzi dellAmministrazione Comunale a proposito.

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Lusatiaire: artigiano che estraeva e lavorava la pietra (cfr. Gruppo "Da pare n fieul", 1982, pp. 121, interamente basato su questo argomento).

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II. CARATTERISTICHE DELLA PARLATA

II.1 Premessa

Prima di iniziare la raccolta del materiale per formare il questionario da sottoporre allinformatore ci si premurati di verificare se in letteratura qualcosa fosse stato scritto sulla parlata di Bagnolo. In prima istanza ci si attivati per una ricerca sugli Atlanti Linguistici e, anche se nessuna inchiesta ha toccato direttamente il comune di Bagnolo, sono stati individuati due punti limitrofi: Barge (CN) per lALI12 e Bibiana (TO) per lALEPO13 (entrambi i paesi distano pochi km da Bagnolo). Un testo che esamina la parlata di Barge datato 1912 ed quello di M. Ginotta14. Invece lunico testo di dialettologia riguardante direttamente il Comune di Bagnolo P.te la Tesi di Laurea di Signifredi (1969-70) dedicata alla sua toponomastica15.

II.2 Raccolta materiale e questionario

Al fine di poter raccogliere del materiale linguistico da analizzare per evidenziare le caratteristiche della parlata di Bagnolo (dato che la stessa non mai stata oggetto di studio fino ad ora) si deciso di elaborare un questionario da sottoporre ad un informatore. Il giorno 6 luglio 2007 mi sono recata al Laboratorio di Fonetica A. Genre dellUniversit degli Studi di Torino per la registrazione con il mio informatore Cesare Piccato nato il 21.6.1945 ed originario della Frazione Olmetto del comune di Bagnolo P.te.

Cfr. AA. VV., Atlante Linguistico Italiano, sei voll. finora pubblicati dal 1995. Cfr. AA.VV., Atlante Linguistico ed Etnografico del Piemonte Occidentale, tre voll. finora pubblicati a partire dal 2003. 14 Cfr. Ginotta M. (1912), pp. 54. 15 Un esemplare della Tesi reperibile presso la biblioteca dell'Atlante Toponomastico del Piemonte Montano dell'Universit di Torino.
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I materiali sono stati raccolti in cabina silente con un registratore digitale TASCAM-DA/P1 (microfono SHURE SM58) e con presa diretta su PC (dotato di scheda audio Digidesign Mbox2) presso il laboratorio suddetto. Il corpus si basa un questionario maggiormente indirizzato alla ricerca di tratti tipici segmentali; segue lelenco delle parole in questione in un'ortografia convenzionale e in trascrizione fonetica IPA:

1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9)

BRETELLA CREDERE PIACERE VICINO PUNGERE REGGERE CENA CENTO CERA

bardela crei piasi dausin pugni resi sin-a sent sira srch

[bardela] [kri] [pjazi] [dauzi] [pui] [rezi] [sia] [sent] [sira] [srke]

10) CERCARE 11) CERIMONIA 12) CESTINO 13) SORGENTE 14) CIELO 15) FACILE 16) DIFFICILE 17) CERCHIO 18) DECINA 19) CENERE 20) TENERO 21) GENERO 22) DELICATO

sirimonia [sirimonja] sstin surgiva ciel facil dificil srch desen-a snr tnr gnr dlic [ssti] [surdiva] [tel] [fatil] [difitil] [srt] [desea] [snr] [tnr] [dnr] [dlika]

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23) DISEREDARE 24) DIVENTARE

dsered [dsrede] divent [divente] [fne] [fe] [fnera] [mne] [mlu] [tle] [tnaje] [fnesta] [mnesta] [vrita] [kandela] [ner] ma comunemente [nr] [pela] [pes] [previ] [sera] [stela] [strt] [tela] [mes] [frt] [mes] ma comunemente [ms] [vae] [varde] [vari]

25) FARE IL FIENO fn 26) FIENO 27) FIENILE 28) PORTARE 29) MELONE 30) TELAIO 31) TENAGLIE 32) FINESTRA 33) MINESTRA 34) VERIT 35) CANDELA 36) NERO 37) PADELLA 38) PESO 39) PRETE 40) SERA 41) STELLA 42) STRETTO 43) TELA 44) MESE 45) FREDDO 46) MEZZO fen fnera mn mlun tl tnaje fnesta mnesta vrit candela ner pela pes previ sera stela stret tela mes fret mes

47) GUADAGNARE vagn 48) GUARDARE 49) GUARIRE vard vari

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50) SORELLA 51) REGALO 52) REGINA 53) RIBASSARE 54) RIBATTERE 55) RIFARE 56) RIFIUTARE

sori regal regin-a arbas ribati arf rifit

[sri] [real] [redia] [arbase] [ribati] [arfe] [rifjyte]

57) RIMBOMBARE arbumb [arbumbe] 58) RINCALZARE 59) RUMORE 60) RICORDARE 61) GALLINA 62) GALLO 63) PULCINO 64) CAPRA 65) CAPRONE 66) CAPRETTO 67) PASTORE 68) PECORA 69) SCIMMIA 70) MOSCA 71) LEPRE 72) FEBBRE 73) LUPO 74) VOLPE 75) PULCE 76) GATTO arcaus rumur [arkause] [rumur]

arcurdese [arkurdese] galin-a gal pip crava buc brulin brg brra smia musca leu freu l vulp plia ciat [alia] [al] [pipi] [krava] [buk] [bruli] [brde] [bra] [symja] [muska] [leu] [freu] [ly] [vulp] [pylja] [tat]

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77) BUE 78) COSCIA 79) FUOCO 80) FAGGIO 81) ACACIA 82) CANE 83) FAME 84) PANE 85) SALAME 86) CAMPO 87) PRATO 88) MANGIARE 89) NIENTE 90) PIEGARE 91) CAPELLO 92) LUNA 93) LANA 94) TANA 95) ACQUA 96) CARRO 97) COTTO 98) CUORE 99) FERMO 100) VERME 101) ERBA 102) SERPE 103) PESCA

b csa f f garza can fam pan salam camp pra mang nen dubi cavei lun-a lan-a tan-a va cher cit cheur frem verm erba serp persi

[b] [ksa] [f] [fo] [arzia] [ka] ma nella zona anche [k] [fam] ma nella zona anche [fm] [pa] ma nella zona anche [p] [salam] ma nella zona anche [salm] [kamp] ma nella zona anche [kmp] [pra] ma nella zona anche [pr] [mande] ma nella zona anche [mnde] [ne] ma nella zona anche [n] [dubje] [kavi] [lya] [la] [taa] [eva] [kr] [kit] [kr] [frm] [vrm] [rba] [srp] [prsi]

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104) FIORE 105) FOGLIO 106) GRASSO 107) LINGUA 108) MAGRO 109) GIORNO 110) NOTTE 111) OGGI 112) VOCE 113) POZZO 114) NOCE 115) FIGLIO 116) FIGLIA 117) FRATELLO 118) ZIA 119) ZIO 120) MAMMA 121) PAP 122) FAMIGLIA 123) APE 124) ORECCHIO 125) VESPA 126) PRESTO 127) CERVELLO 128) SEMINARE 129) INDOVINA 130) ARRIVARE

fiur fj gras lenga maire d nit nkj vus pus nus fieoul fia frel magna barba mare pare famja avja urja vespa prest servel semn

[fjur] [fi] [ras] [lea] [maire] [di] [nit] [ki] [vus] [pus] [nus] [fil] [fia] [frel] [maa] [barba] [mare] [pare] [famia] [avia] [uria] [vspa] [prst] [srvel] [smne]

enduin-a [dwia] riv [rive]

18

131) FISCHIARE 132) MORIRE 133) SCEGLIERE 134) TROVARE 135) SINGHIOZZO 136) POLLICE 137) TESTA 138) TIEPIDO 139) ZUCCHERO

sbi mri serni tru sangt pli testa tbi sukr

[sybje] [mri] [srni] [true] [truwe] [sayt] [poli] [testa] [tbi] [sykr]

140) IL FRATELLO DEL PESCATORE HA PORTATO I VITELLI ALLA SORGENTE PER CERCARE DI FARLI BERE PRIMA CHE TORNASSE A GELARE LACQUA E GUARDARE SE CERANO STATI I CERVI l frel dl pscadur la purt i vitei a la funtan-a per feie bevi prima chi gialssa leva e a vard se leren staie i cervi [l frel dl pskadur la purta i vitei ala funtaa pr feie bevi pri ma k dalsa leva e varde s iern stajt i trvi]. Osservazioni in merito alla trascrizione fonetica: come si pu notare in due casi (nella parola n. 36 e in quella n. 46) sono state annotate due trascrizioni fonetiche: la prima la pronuncia della registrazione, mentre nella seconda ho segnalato la variante pi comune in uso nella parlata di Bagnolo, probabilmente linformatore durante la registrazione si lasciato condizionare da un modello di pronuncia pi vicino al torinese; in un secondo gruppo di parole (dalla n. 82 alla n. 89) stata indicata una doppia trascrizione fonetica per evidenziare la presenza (che va scomparendo) della vocale centrale medio-aperta []. Linformatore ha pronunciato la vocale spontaneamente ununica volta nella parola n. 93.

19

II.3 Sintesi dellinventario

A partire dalle realizzazioni fonetiche emerse dal questionario sopra presentato sopra stato elaborato linventario fonetico e fonologico del piemontese di Bagnolo P.te che viene riportato qui di seguito: CONSONANTI Nelle caselle in cui i simboli compaiono in coppia, quello alla destra rappresenta una consonante sonora. Le aree scure si riferiscono ad articolazioni giudicate impossibili.

Bilabial i
Occlusive Nasali Polivibranti Monovibranti Fricative Affricate Approssimanti * Laterali Appr.

Labiodental i

Dental i

Alveolar i

Postalveolar i

Palatali

Velar i

p b m

t d n r f v s z [] t d j l ] [

*Altra approssimante: labiale-velare w. I suoni tra [ ] sono xenofoni (compaiono solamente in prestiti da altre lingue). VOCALI ORALI
Anteriori Chiuse Centrali Posteriori

i y e

u o [] a

Medio-chiuse

Medio-aperte

Aperte

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I simboli che appaiono alla destra delle linee discendenti rappresentano vocali arrotondate. Annotazioni: per quanto riguarda le consonanti si denota una serie di occlusive sorde e sonore: /p/ /b/ /t/ /d/ /k/ // che si possono trovare in qualsiasi punto della parola; presente anche una serie di nasali: /m/ /n/ // // le quali hanno una distribuzione varia tranne // che non si pu trovare a fine parola; la vibrante pi comune la polivibrante alveolare /r/; per quanto riguarda le fricative sorde e sonore sono presenti: /f/ /v/ /s/ /z/ e [] che pu essere considerato uno xenofono in quanto presente soltanto in prestiti dallitaliano; per le affricate sorde e sonore sono presenti le postalveolari /t/ e /d/ che possono ricorrere anche in posizione finale di parola; sono presenti due approssimanti: una palatale /j/ e una labialevelare /w/ ; infine abbiamo due laterali approssimanti: la dentale-alveolare /l/ e la palatale [] che per da considerarsi uno xenofono poich compare solamente in prestiti dallitaliano; la /l/ in posizione finale pu essere leggermente velarizzata e pu interferire con il timbro della vocale precedente come in [srvel]; per quanto riguarda il trapezio delle vocali si denota la presenza della vocale chiusa anteriore /i/ e della chiusa posteriore arrotondata /u/; a met tra chiusa e medio chiusa lanteriore arrotondata /y/; sono presenti le medio-chiuse anteriore /e/ e posteriore /o/; a met tra medio-chiuse e medio-aperte stanno lanteriore arrotondata // e la centrale schwa //;

21

presente ununica vocale medio-aperta: la posteriore //; a met tra medio-aperte e aperte si denota lanteriore /a/ e la realizzazione centrale [] che si pu trovare davanti a /n/ // /m/ e non ha valore distintivo, questo fono per sta scomparendo a vantaggio della vocale anteriore /a/ che gi ora la pi utilizzata dai parlanti del dialetto di Bagnolo; dalla registrazione sono emersi i seguenti dittonghi:

/au/ /ai/ /eu/ /ei/ /i/ /i/ /ja/ /je/ /jy/. infine, per quanto riguarda gli elementi prosodici si rileva che in piemontese la posizione dellaccento ha rilevanza distintiva, per cui laccento va considerato un fonema soprasegmentale: ex: [kala] (egli scende) diverso da [kala] (sceso)16; non ha invece rilevanza fonematica, ma unicamente fonetica, la durata, in particolare la maggiore durata vocalica in determinati contesti17.

II.4 Confronto con litaliano

A partire dal sopraelencato inventario fonetico e fonologico del dialetto di Bagnolo si possono sviluppare alcune considerazioni, citando alcune tra le analogie e differenze con la lingua italiana: si attesta una minore incidenza di geminazione consonantica rispetto allitaliano: essa nel dialetto di Bagnolo avviene soprattutto con // in sillaba chiusa in seguito a dentale o labiale sorda o sonora ex: [fta] fetta, [da] elemosina, [bra] pecora, [tpa] radice

dellerba, [dta] erba grama o Nigella Romana18; a differenza dellitaliano vi sono molte consonanti che possono essere poste in posizione finale assoluta di parola come per esempio:

16 17

Cfr. Berruto (1974), p. 19 Cfr. Berruto (1974), ibidem. 18 V. Dizionario Etimologico di Gribaudo (1983).

22

/n/, /l/, /r/, /s/, /t/. Tale fenomeno causato dal dileguo delle vocali atone in posizione finale: esso pu toccare le vocali protoniche o le postoniche e in questo caso particolare si pu definire unapocope poich a cadere una vocale in posizione finale di parola. Quello appena descritto un tratto tipico dei dialetti settentrionali che conoscono il dileguo in misura notevolmente superiore a quelli meridionali19; vi un grande utilizzo della vocale centrale schwa // in sillaba atona e in posizione centrale di parola, fonema che peraltro non presente nel sistema vocalico dellitaliano; nel dialetto di Bagnolo la consonante velare // si pu trovare in posizione finale o intervocalica (ex: [fe] fieno, [sia] cena) a differenza dellitaliano in cui soltanto una variante combinatoria di /n/ e si trova prima di consonante velare ( __k, )20; nel piemontese di Bagnolo non si attestava la presenza della consonante fricativa postalveolare // ma solamente delle consonanti affricate postalveolari /t/ e /d/ (che possono anche ricorrere in posizione finale ex: [srt] cerchio) fino a quando non inizi a essere introdotta per calco dallitaliano come nella parola [jakwe] o [sjakwe] sciacquare che sostituisce la parola piemontese tradizionale [arznte]; al contrario dellitaliano il trapezio delle vocali piemontesi attesta la presenza delle vocali /y/ e //: questa caratteristica definita da Gerhard Rohlfs (insieme ad altri fenomeni linguistici come la lenizione delle consonanti occlusive sorde intervocaliche latine, la palatalizzazione della tonica latina, la tendenza della parola alluscita in consonante, la propensione alla caduta delle vocali atone pre- e postoniche latine, la palatalizzazione del nesso consonantico latino -CT- e la tendenza alla

Cfr. Grassi, Sobrero e Telmon (1997), pp. 96-97. Cfr. Graffi e Scalise (2002), pp. 88-90. Cfr. anche con le note agli inventari sonori al sito www.personalweb.unito.it/antonio.romano/inventari_sonori.html
20

19

23

degeminazione consonantica) come tipica dei dialetti a nord della cosiddetta linea La Spezia-Rimini21; particolarit della parlata di Bagnolo P.te (oltre che di quella altopiemontese22 in generale o di quella detta rustica)23 lutilizzo della vocale centrale medio-aperta [] davanti a /n/ // o /m/: lesistenza di questa vocale profondamente compromessa dalle influenze provenienti dallesterno; infatti la parlata dei bagnolesi condizionata da quella della pianura dove [] non attestata e viene sostituita da una vocale centrale pi aperta [a]. Infatti, a dimostrazione di ci, lo stesso informatore durante la registrazione ha utilizzato [] ununica volta, nei nove casi possibili (dalla parola n. 82 alla n. 89, e n. 93); peculiare la presenza di gruppi consonantici a inizio parola come /fn/ (ex: [fne] fare il fieno), /mn/ (ex: [mne] portare), /ml/ (ex: [mlu] melone), /tn/ (ex: [tnaje] tenaglie) e /vr/ (ex: [vrita] verit) che sono impossibili in italiano; nel dialetto di Bagnolo si possono notare fenomeni di lenizione consonantica tipici dellarea piemontese per esempio di
T

originaria in:

[frel] fratello, [pare] pap, [mare] mamma; nello stesso tempo per queste parole sono affiancate ad altre che reintroducono le occlusive sorde come in [vitel] vitello questo soprattutto perch, come scrive Gianrenzo P. Clivio:
In tempi pi recenti, soprattutto linflusso dellitaliano letterario che ha determinato e determina alterazioni del sistema fonologico piemontese giungendo, talvolta, fino ad oscurare quelli che ne costituivano gli elementi caratteristici (da Clivio, 1976, p. 91).

nel piemontese di Bagnolo si pu notare la presenza dellassibilazione in affricata postalveolare in posizioni in cui sconosciuta allitaliano (cfr.

Cfr Gerhard Rohlfs, La struttura linguistica dellItalia, Leipzig, Keller, 1937 (citato in Grassi, Sobrero e Telmon, 1997, p. 75). 22 Intendiamo per parlate alto-piemontesi le parlate della pianura pedemontana a Sud di Torino, confinanti lungo le vallate alpine con le parlate gallo-romanze si tratta dunque di un piemontese che potremmo definire rustico, con arcaismi e relitti probabilmente anche provenzali e con aree di diffusione dei fenomeni mal delimitabili (Berruto, 1974, p. 34). 23 Cfr. Clivio (2002), p. 159 e seguenti.

21

24

[srke] cercare vs. [srt] cerchio); al contrario le sibilanti patrimoniali vengono spesso sostituite dalle affricate dell'italiano in parole come [fatil] facilee [difitil] difficile24; si denota un indebolimento delle vocali atone con relativa caduta delle vocali protoniche o postoniche come in [fnesta] finestra e [mnesta] minestra ma in alcuni casi linterferenza dellitaliano porta alla rottura dei gruppi di suoni ad esso pi estranei come nel caso di [divente] diventare e [dserede] diseredare25; infine, linterferenza dellitaliano sul piemontese ha fatto s che le parole che originariamente iniziavano con il gruppo di suoni arC- fossero cambiate in rVC-, ma nel dialetto di Bagnolo questo fenomeno non accade sempre, per esempio in parole come: [arbase], [arfe], [arbumbe], [arkause] e [arkurdese] (rispettivamente: ribassare, rifare, rimbombare, rincalzare e ricordarsi) viene conservata la forma piemontese, mentre in [ribati], [rifjyte] e [rumur] (in italiano rispettivamente: ribattere, rifiutare e rumore) si stabilizzata la forma suggerita dallitaliano26.

II.5 Confronto con il francese

A partire dallinventario fonetico e fonologico del piemontese di Bagnolo P.te (di cui al II.2) si pu trarre spunto per un elementare confronto con linventario fonetico e fonologico del francese27: a differenza del francese normativo si attesta la presenza della nasale velare // anche in posizione finale di parola (fenomeno comune invece nellarea occitanica anche se non in posizione interna);

24 25

Cfr. Clivio (1976), p. 91 e seguenti. Cfr nota 21. 26 Cfr. Clivio (1976), p. 101. 27 Cfr. con gli inventari sonori inventari_sonori.html

al

sito

www.personalweb.unito.it/antonio.romano/

25

in piemontese la vibrante uvulare [] e la fricativa uvulare [] sono attestate come varianti individuali, ma la vibrante pi comune invece la polivibrante alveolare /r/; nel francese non esistono le consonanti affricate postalveolari /t/ e /d/ ma solo le fricative postalveolari // e //; la laterale approssimante palatale // non pi presente nel sistema del francese contemporaneo come nel piemontese di Bagnolo, dove presente solo nella pronuncia di parole italiane come per esempio: [sjoi] sciogliere (v. inventario in II.2); per quanto riguarda le vocali si incontra un parallelismo nella presenza di schwa // e delle vocali arrotondate o palatalizzate /y/ e // ma non si attesta la presenza di [] che rimane un tratto tipico della zona altopiemontese a met tra il galloitalico e il galloromanzo insieme alla realizzazione []; sono infatti attestate /e/ e // come in italiano e francese solo che la realizzazione pi tipica di // affidata piuttosto ad un timbro di tipo [] che per in due casi [nr] e [ms] pare in leggera regressione perch pronunciati dallinformatore [ner] e [mes]; sono attestate /o/ e // come in italiano e francese, solo che // sembra essere realizzata talvolta con un timbro dittongato (di tipo [] o []); unaltra importante differenza con la lingua francese lassenza di vocali nasali; infine pare importante citare unanalogia storica tra piemontese e francese cio la dittongazione della vocale in sillaba libera (che per ha dato esiti

nettamente differenziati): particolare indicare che questo fenomeno nel piemontese di Bagnolo non esiste; quindi parole che in altre variet occidentali di piemontese suonerebbero come [tjla], [pjla], [sjra] nel

26

dialetto di Bagnolo sono: [tela], [pela], [sera] rispettivamente tela, padella e sera28.

28

Cfr. con le considerazioni di fonetica storica in: Grassi, Sobrero e Telmon (1997), pp. 104-105.

27

II.6 Confronto con i materiali pubblicati delle inchieste dellALI e dellALEPO

In riferimento a quanto detto nella premessa di questo capitolo (II.1) si prendono ora in considerazione le inchieste svolte nei paesi limitrofi di Barge e Bibiana al fine di evidenziare eventuali affinit o differenze rilevanti con la parlata di Bagnolo. Per quanto concerne linchiesta svolta dallALI29 nel comune di Barge non emergono grandi differenze: sul piano fonetico la pronuncia di bretella che a Bagnolo bardela a Barge invece bartela, si ha quindi un cambio da sonora a sorda; sul piano lessicale la parola pollice attestata come dil gros e non come poli (che invece rilevabile nellinchiesta dellALI a Cercenasco). Infine, per quanto concerne lALEPO30 non si sono potute riscontrare analogie e differenze di sorta poich nei tre volumi sinora pubblicati stato preso in considerazione soltanto il lessico dei vegetali che non trattato nel questionario elaborato per analizzare la parlata di Bagnolo.

29 30

Cfr. nota 12. Cfr nota 13.

28

III. CONCLUSIONE
III.1 Classificazione della parlata tra arcaismi e innovazione

Bagnolo Piemonte non mai stata una comunit particolarmente chiusa. Come visto nel cap. I, pur essendo situato in una zona in parte pedemontana e in parte montana, a partire dalle origini le sue vicissitutidini storiche sono spesso state caratterizzate da rimescolamenti di popoli: in un primo tempo in quella zona probabile che le trib celto-liguri native del luogo si integrarono con i coloni di origine latina di Forum Vibii, poi arrivarono i Longobardi a portare la loro influenza fino ad arrivare al dominio degli Acaja prima, e dei Duchi di Savoia poi, sotto legida della famiglia Malingri. In linea generale per linventario fonetico e fonologico della parlata di Bagnolo riflette condizioni generali di tutta l'area: questo dialetto si pu infatti classificare come una parlata gallo-italica alto-piemontese o anche rustica per la sua posizione a Sud della zona di Torino confinante con le parlate gallo-romanze (vicinanza con la Val Pellice e la Val Po). Possono essere considerate particolarit di questa parlata alto-piemontese / rustica la compresenza di: elementi arcaici come per esempio luso (in progressiva regressione) della realizzazione centrale [] utilizzata invece di [a] davanti a /n/ // /m/ la quale per non ha (pi) valore distintivo; si considera caratteristica della parlata del luogo la grande presenza della realizzazione [] come la pi tipica di //, fenomeno che, come gi detto in precedenza (II.5) si dimostra in leggera regressione come indica la registrazione; elementi provenzaleggianti lontani dalle realizzazioni del torinese come per esempio luso delle parole [tat] e [dari] che corrispondono rispettivamente a gat e rat nel piemontese di Torino (gatto e topo in italiano);

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un altro elemento provenzaleggiante potrebbe essere considerato la mancanza di dittongazione della vocale presente invece nel torinese; si evidenzia come elemento di tipicit nella parlata luso di [varde] e [vari] invece che guard e guar in torinese; nel dialetto di Bagnolo per certe parole (quelle di uso quotidiano) persiste la presenza della lenizione consonantica (ex. [frel] fratello [pare] pap) e di alcune assibilazioni (ex. [srt] cerchio) che altrove sono gi scomparse per influenza dellitaliano; si pu notare inoltre la prosecuzione dellindebolimento delle vocali atone come in [fnesta] finestra che invece in altre variet di piemontese procede in senso inverso alla tendenza della parlata di Bagnolo; un altro fattore conservativo presente nella parlata la sopravvivenza di alcuni verbi in arC-. Nello stesso tempo si possono riscontrare elementi di innovazione nei quali il dialetto ha ceduto il passo allitaliano ed stato contaminato da esso: la presenza della fricativa sorda [] e della palatale [] le quali sono ancora da considerarsi degli xenofoni ma, come tali, sono gi entrate nella parlata nella pronuncia di parole italiane. Questi foni sono inseriti in prestiti dallitaliano che hanno sostituito parole arcaiche come nel caso di. [jakwe] o [sjakwe] sciacquare che ormai sostituisce [arznte]; per certe parole si denota una reintroduzione delle occlusive sorde come in [vitel] vitello; le sibilanti patrimoniali in alcuni casi vengono sostituite dalle affricate come in [fatil] facilee [difitil] difficile; altro fenomeno importante da segnalare la progressiva perdita delle realizzazioni [] e []; infine linterferenza con litaliano pu anche portare alla sostituzione di alcuni gruppi di suoni: come ad es. nelle parole in arC- come arbati, arfud e armur che ora sono divenute [ribati], [rifjyte] e [rumur] (in italiano rispettivamente: ribattere, rifiutare e rumore). in sillaba libera fenomeno

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III.2 Prospettive per studi futuri

Gli studi sulla parlata di Bagnolo P.te iniziati con questo lavoro di registrazione del dialetto e di realizzazione dellinventario fonetico e fonologico non possono dirsi conclusi ma potranno essere eventualmente seguiti da indagini sonore pi approfondite con lausilio di pi informatori al fine di: iniziare inchieste di carattere diacronico volte a ricercare e catalogare uneventuale presenza di relitti occitanici nella parlata, considerata la vicinanza con le Valli Pellice e Po ed i continui scambi commerciali avvenuti nel corso del tempo tra le popolazioni (aggiungendo il fatto che Bagnolo Piemonte ha in comune con la Val Pellice la fiorente estrazione di gneiss lamellare); dal punto di vista sincronico completare con unanalisi acustica la ricerca sulle registrazioni gi effettuate; cercare di quantificare quanto e come litaliano ha interferito con il dialetto di Bagnolo fino a cambiarlo dato che la registrazione ha fornito risultati in un certo senso discordanti: alcuni fenomeni arcaici sono stati infatti conservati, mentre altri sono stati abbandonati o sostituiti in maniera da essere pi vicini allitaliano; tutto questo senza un apparente schema, che forse potrebbe emergere dopo unindagine pi approfondita; studiare la presenza della realizzazione centrale [] indagandola anche in maniera sociolinguistica, anche perch questo fono sta ormai quasi scomparendo e, tra qualche anno, potrebbe non essercene pi traccia; indagare luso effettivo nella vita di tutti i giorni del dialetto con informatori di tutte le fasce det; infine, considerato l'elevato numero di immigrati che vivono ormai nella zona, una tra le tante prospettive di studio che si aprono alla fine di questo lavoro potrebbe anche essere quella d'indagare il loro rapporto con le parlate locali tradizionali e l'impatto delle loro lingue d'origine su di esse.

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