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nell University, pp. 54-71. Press.
Cordin, Patrizia (1988), I pronomi riflessivi, in Renzi, Salvi & Cardi- Tsunoda, Tasaku (1994), Transitivity, in The encyclopedia of language
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Dowty, David (1979), Word meaning and Montague grammar. The se-
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Folli, Raffaella (2002), Constructing telicity in English and Italian (tesi S’intende con trascrizione fonetica un sistema di rappresenta-
di dottorato, Oxford University). zione grafica dei foni di una lingua (➔ fonetica) realizzata at-
Hopper, Paul J. & Thompson, Sandra A. (1980), Transitivity in gram- traverso specifici alfabeti (➔ alfabeto fonetico), elaborati
mar and discourse, «Language» 56, pp. 251-299. appositamente, solo in parte coincidenti con i simboli della
Jezek, Elisabetta (2003), Classi di verbi tra semantica e sintassi, Pisa, scrittura corrente, utilizzato prevalentemente in seno alle
ETS. scienze linguistiche.
Jezek, Elisabetta (2009), Inaccusativite, structure événementielle et ver-
bes pronominaux en Italien, in Actes de la journée d’études en hom-
mage à Andre Rousseau (Lille: Università Charles de Gaulle Lille
3), ed. par Louis Begioni (in stampa) 2. Grafemi e fonemi
Kittilä, Seppo & Zúñiga, Fernando (2010), Benefaction and malefac-
tion from a cross-linguistic perspective, in Iid. (edited by), Bene- Essendo le lingue sistemi di comunicazione orale, una parte di
factives and malefactives. Typological perspectives and case studies, esse ha sviluppato nel tempo una forma di scrittura. I sistemi
Amsterdam, John Benjamins, pp. 1-28. di scrittura alfabetica, idealmente i più vicini a rendere i suoni
Lazard, Gilbert (1994), L’actance, Paris, Presses Universitaires de di una lingua, si prestano solo parzialmente e in modo ap-
France. prossimativo a tale scopo. I simboli dell’alfabeto, denominati
Lazard, Gilbert (1998), Définition des actants dans les langues europé-
➔ grafemi (indicati di solito, come in quest’opera, fra paren-
ennes, in Actance et valence dans les langues de l’Europe, edited by
J. Feuillet, Berlin, Mouton de Gruyter, pp. 11-146. tesi uncinate: per es., ‹a›), non equivalgono per numero ai
Lazard, Gilbert (2002), Transitivity revisited as an example of a more suoni presenti in una lingua, cioè ai fonemi, causando inevi-
strict approach in typological research, «Folia linguistica» 36, pp. tabili contrazioni e sovrapposizioni di segni. Inoltre, il valore
141-190. fonetico dei grafemi è destinato a modificarsi nel tempo, per
Lazard, Gilbert (2003), What is an object in a cross-linguistic perspec- effetto di molteplici fattori. Inventario grafematico e inventa-
tive?, in Fiorentino 2003a, pp. 17-48. rio dei foni difficilmente sono in corrispondenza diretta. La
Lo Duca, Maria Giuseppa (2000), Proprietà valenziali e criteri di de- scrittura è infatti un codice secondario conservativo che non re-
scrizione lessicografica: un caso di alternanza argomentale, in Classi
di parole e conoscenza lessicale, a cura di R. Simone, «Studi italiani
gistra, o lo fa solo con estrema lentezza, le evoluzioni foneti-
di linguistica teorica e applicata» 2, pp.219-242. che a cui va incontro la pronuncia di una lingua nel corso de-
Lonzi, Lidia (1986), Pertinenza della struttura tema-rema per l’analisi gli anni.
sintattica, in Tema-Rema in Italiano. Symposium (Frankfurt am Per questo motivo, più fonemi possono essere resi da uno
Main, 26-27 aprile 1985), a cura di H. Stammerjohann, Tübin- stesso grafema o, viceversa, più grafemi possono identificare
gen, G. Narr, pp. 99-120. lo stesso suono. Questa situazione non è esclusiva delle lingue
Malchukov, Andrej, Haspelmath, Martin & Comrie, Bernard (2011), contemporanee dotate di tradizione scritta, ma si apprezza in
Ditransitive constructions: a typological overview, in Iid. (edited tutto il percorso storico-evolutivo di una lingua, sebbene in mi-
by), Studies in Ditransitive Constructions. A Comparative Han- sura progressivamente minore. In alcune lingue, le divergenze
dbook, Berlin, Mouton de Gruyter, 1-64.
Leipzig, Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology. sono notevolissime: ad es., la pronuncia dell’inglese contem-
Manente, Mara (2008), L’aspect, les auxilaires ‘être’ et ‘avoir’ et l’hy- poraneo non traspare quasi mai dalla grafia, anche se tale di-
pothèse inaccusative dans une perspective comparative Français/Ita- stanza era molto meno rilevante in passato. In italiano, come
lien (tesi di dottorato, Venezia, Università di Venezia). anche in spagnolo, il grado di corrispondenza tra i due livelli
Perlmutter, David (1978), Impersonal passives and the unaccusative hy- (grafematico e fonematico), per una serie di concause storiche,
pothesis, in Proceedings of the fourth annual meeting of the Berke- è invece decisamente migliore (➔ lingue romanze e italiano):
ley linguistic Society, Berkeley, University of California, pp. i grafemi del nostro alfabeto che hanno valore univoco sono in-
157-189. fatti undici; le incongruenze tuttavia non mancano.
Renzi, Lorenzo, Salvi, Giampaolo & Cardinaletti, Anna (a cura di)
(1988), Grande grammatica italiana di consultazione, Bologna, il
Per secoli, fino circa alla metà del Seicento, ‹v›, suono as-
Mulino, 3 voll. (vol. 1º, La frase. I sintagmi nominale e preposizio- sente in latino, ha rappresentato sia /u/ che /w/ (la differenza
nale). nella grafia fra ‹v› e ‹u› si affermò infatti solo nella metà del
Rizzi, Luigi (1986), Null objects in Italian and the theory of pro, «Lin- Settecento), mentre ‹ti› seguito da vocale valeva ‹zi›: basti
guistic inquiry» 17, 3, pp. 501-557. menzionare la grafia antica di parole come iustitia «giustizia» e
Salvi, Giampaolo (1988), La frase semplice, in Renzi, Id. & Cardina- gratia «grazia». Nell’italiano di oggi, entrambi i fonemi /g/ e
letti 1988, pp. 29-113. /ʤ/, rispettivamente occlusiva velare sonora e affricata alveo-
Salvi, Giampaolo & Vanelli, Laura (2004), Nuova grammatica ita- palatale sonora, sono riflessi nella scrittura dal grafema ‹g›:
liana, Bologna, il Mulino. mago e magia; per contro, i due diversi segni grafici ‹g› e ‹gh›
Schäfer, Florian (2008), The syntax of (Anti-)causatives. External ar-
guments in change-of-state contexts, Amsterdam, John Benjamins. equivalgono al fonema /g/: lago e laghi. Incongruenze di que-
Serianni, Luca (1989), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua sto tipo si rilevano in italiano anche per ‹c›, ‹e›, ‹o›, ‹s› e
letteraria, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, ‹z›, per questo definiti grafemi polivalenti. D’altra parte, è suf-
UTET. ficiente spostare il raggio d’osservazione oltre l’italiano per ac-
Siller-Runggaldier, Heidi (2003), Changes of valence and their effect on corgerci che molte ambiguità si ravvisano anche in tutte quelle
objects, in Fiorentino 2003a, pp. 187-216. lingue neolatine che hanno adottato l’alfabeto romano, un co-
Simone, Raffaele (1990), Fondamenti di linguistica, Roma - Bari, La- dice di scrittura inizialmente forgiato sui suoni della sola lin-
terza. gua latina.
Sorace, Antonella (2000), Gradients in auxiliary selection with intran-
sitive verbs, «Language» 76, pp. 859-890.
Sorace, Antonella (2004), Gradience at the lexicon-syntax interface:
evidence from auxiliary selection and implications for unaccusati- 3. La trascrizione fonetica
vity, in The unaccusativity puzzle. Explorations of the syntax-lexi-
con interface, edited by A. Alexiadou, E. Anagnostopoulou & M. La trascrizione fonetica risolve queste contraddizioni presen-
Everaert, Oxford, Oxford University Press, pp. 243-268. tandosi come l’unica forma di scrittura non ambigua in cui tra
Stassen, Leon (1997), Intransitive predication,Oxford, Clarendon segni grafici e suoni sussiste perfetta biunivocità. La trascri-

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zione fonetica ha validità universale, poiché può essere appli- nologico, ad es. nella descrizione di varietà dialettali o sub-
cata, con pari efficacia, in tutte le lingue; inoltre è una rap- standard, nell’analisi di tratti sociofonetici, ecc. La rappre-
presentazione economica, priva di ridondanza. sentazione stretta è corredata da simboli diacritici, i quali mo-
Non sorprende pertanto che forme di decodifica fonetica siano dificano la natura articolatoria del simbolo base, e richiede alte
state costantemente impiegate, con intento descrittivo, nel- competenze di fonetica strumentale per l’interpretazione dei
l’interpretazione e nello studio di fenomeni linguistici, in dia- dati spettro-acustici o articolatori, insieme a un’elevata capa-
cronia come in sincronia, o in campo dialettologico. La tra- cità di discriminazione uditiva. Ad es., la trascrizione larga del
scrizione fonetica si è presto rivelata indispensabile anche per lessema invito è [inˈvito], mentre quella stretta è [iɱˈviːto], con
rappresentare i suoni delle lingue che non sono mai state l’indicazione dell’allofono labiodentale (➔ allofoni) e della
scritte o di quelle che usano altri sistemi di scrittura. lunghezza della vocale tonica (➔ quantità fonologica).
Con un intento meramente prescrittivo, la trascrizione fo- Nella fonologia postlessicale, vale a dire in un dominio di
netica trova la sua massima espressione invece in ambito di- osservazione più ampio del singolo segmento, la trascrizione
dattico: si pensi ai vantaggi che derivano dal suo impiego nel- stretta rende anche l’insieme dei fenomeni di coarticolazione
l’insegnamento delle lingue straniere o alla sua utilità nei che si verificano all’interno del flusso verbale continuo, come
dizionari. L’utilizzo della trascrizione fonetica travalica inol- pure la distribuzione delle prominenze accentuali: ad es., i
tre il settore propriamente linguistico: la sua applicazione si è bambini sono in casa [ibamˈbiːnisoniŋˈkaːsa].
dimostrata vantaggiosa anche nel settore tecnologico, ad esem- Le due forme di trascrizione non devono essere intese
pio per affinare le sempre più sofisticate interazioni verbali come contrapposte, il loro uso essendo direttamente vincolato
uomo-macchina, o nel settore medico, nella diagnosi come alle finalità che si intendono perseguire: entrambe condividono
nella riabilitazione delle persone con disturbi primari o se- il medesimo alfabeto fonetico come pure i principi dell’IPA,
condari del linguaggio. sebbene il numero dei grafismi sia direttamente proporzionale
al grado di accuratezza descrittiva e di profondità interpreta-
tiva che si vuole adottare. Tuttavia la trascrizione fonetica, per
4. I sistemi di trascrizione fonetica quanto dettagliata, rimane pur sempre un’astrazione della
complessa realtà fonica dei nostri messaggi verbali.
La trascrizione fonetica si avvale di alfabeti appositamente ela- La trascrizione tra barre oblique segnala infine una rap-
borati, il cui uso necessita di caratteri tipografici specifici, i co- presentazione fonologica, guidata cioè da principi distintivi e
siddetti font fonetici. Per compensare l’inadeguatezza dei si- funzionali: ad es., bianco [ˈbjaŋko] ma, in trascrizione fonolo-
stemi di scrittura, essi comprendono, oltre ai simboli gica, /ˈbjanko/, essendo [ŋ] un allofono di /n/, la cui ricorrenza
dell’alfabeto romano, anche lettere inventate e svariati segni è prevedibile in italiano dal contesto.
diacritici (trattini, apici, apostrofi ecc.).
Il più noto strumento di trascrizione è l’Alfabeto Fonetico In-
ternazionale, comunemente denominato IPA (sigla del- 6. Altre forme di trascrizione fonetica
l’espressione inglese International Phonetic Alphabet; ➔ alfa-
beto fonetico). Elaborato in Francia nel 1886 per finalità Parallelamente allo sviluppo e alla diffusione dell’IPA, altri si-
didattiche, rappresenta oggi l’unico sistema di trascrizione fo- stemi di trascrizione sono stati elaborati negli anni, sebbene la
netica che può vantare un’elevata adeguatezza descrittiva in- loro diffusione sia stata circoscritta a determinati sottoambiti
sieme a un’applicazione universale. È periodicamente aggior- scientifici o a specifiche aree geografiche. Gli studi di filologia
nato e affiancato dalla pubblicazione di un periodico ufficiale e dialettologia romanza si contraddistinguono per l’impiego,
(il «Journal of the International Phonetic Association», in sigla pressoché sistematico, del sistema cosiddetto Ascoli-Merlo, dal
JIPA). nome dei dialettologi che lo idearono (Graziadio Isaia ➔ Ascoli; ➔
La trascrizione fonetica secondo i principi codificati dal- dialettologia italiana). Questo sistema, codificato nel XIX
l’IPA segue norme diverse da quelle presenti nelle scritture secolo (o una delle sue numerose varianti), è stato applicato
correnti, una caratteristica quest’ultima dettata dall’esigenza di nella compilazione degli ➔ atlanti linguistici come pure in
differenziare l’ortografia comune dalla trasposizione fonica. La diverse opere di fonologia e dialettologia romanza.
trascrizione fonetica è sempre racchiusa tra parentesi quadre, Più recentemente è stato elaborato un nuovo metodo di tra-
l’accento lessicale precede la sillaba accentata (telefono [teˈle- scrizione fonetica per ovviare ai problemi tipografici insiti
ːfono]), l’indicazione della lunghezza di un fono è affidata al nell’impiego della rappresentazione IPA. Questa forma di de-
diacritico [ː] (rosso [ˈrosːo]). La trascrizione non rende le let- codifica fonetica, denominata SAMPA (Speech Assessment
tere maiuscole a inizio frase o nei nomi propri, non prevede Methods Phonetic Alphabet) trae origine dall’IPA, ma se ne di-
l’inserimento di spazi tra parole, sebbene siano previsti dei stanzia per l’impiego esclusivo di caratteri ASCII (cfr. Wells
simboli per indicare pause maggiori (II) o minori (I). I sim- 1994 e 1997). Concepito da un gruppo internazionale di fone-
boli dell’IPA sono ripartiti in Tavole, per la precisione: Vocali, tisti nel 1987-1989, SAMPA (o la sua più recente versione
Consonanti polmonari, Consonanti non polmonari, Sopraseg- estesa, X-SAMPA) è stato applicato inizialmente in ambito eu-
mentali, Toni e accenti di parola, Altri simboli, Diacritici (cfr. ropeo, italiano compreso, per poi diffondersi rapidamente an-
Pullum & Ladusaw 1996). che in altre lingue come arabo, turco, cantonese, ecc. L’alfa-
beto SAMPA, pur partendo da un numero base di elementi,
è stato di volta in volta adattato e integrato alle caratteristiche
5. Trascrizione fonetica larga e stretta fonetiche delle diverse lingue. Per maggiori approfondimenti
sull’elenco dei simboli proposti in ciascuna lingua e sull’equi-
I documenti programmatici e teorici dell’IPA (fra tutti citiamo valente simbolo IPA rinviamo alla pagina web
The handbook of the International Phonetic Alphabet Associa- http://www.phon.ucl.ac.uk/home/sampa.
tion 1999: 28-30) distinguono due forme di rappresentazione, Relativamente all’italiano, riportiamo qui di seguito alcune
rispettivamente identificate come trascrizione fonetica larga corrispondenze tra IPA e SAMPA (ma si confrontino anche la
(ingl. broad transcription) e trascrizione fonetica stretta (ingl. trascrizione fonetica IPA e la trascrizione SAMPA delle parole
narrow transcription). elencate nella tab. 1):
La prima è contrassegnata da una forma grafica semplificata,
e il numero dei diacritici impiegati è minimo, poiché risponde
a precipue esigenze pratiche; la trascrizione larga è di solito
usata in campo linguistico, non solo specificamente fonetico,
ad esempio nei dizionari, nei lessici, nelle grammatiche o nei
manuali di pronuncia.
La trascrizione stretta, per contro, ha lo scopo di eviden-
ziare l’esatta modalità articolatoria con cui è stata prodotta una
sequenza fonica. È usata in ambito squisitamente fonetico e fo-

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Alfabeto IPA SAMPA la lineetta può presentarsi da sola oppure, a differenza del
[ɛ] E trattino, in coppia, formando un segno composto da due ele-
[ɔ] O menti correlati, di cui il secondo può essere assorbito da un al-
[ʧ] tS tro segno di interpunzione più forte (ad es., il punto fermo).
[ʤ] dZ
[ʃ] S 2.1 Cenni storici
[ɲ] J Nell’antichità greca non esisteva il segno di parentesi, ma «per
[ʎ] L marcare un inciso si premetteva qualche volta un trattino oriz-
[ŋ] N zontale (parágraphos)» (Geymonat 2008: 47).
[ɱ] F «In testi letterari vergati su papiri del IV secolo a.C., in capo
[ˈ] “ alla riga in cui ha inizio un nuovo argomento si trova una li-
[ː] davanti a vocale: nea orizzontale detta parágraphos (o paragraphḗ [grammḗ] «li-
desonorizzazione _0 neetta fatta a lato»)» (Mortara Garavelli 2003: 118) e, nei testi
sonorizzazione _V dei copisti antichi, quando ancora vigeva la scriptio continua,
prima dell’introduzione delle scritture minuscole fra il VII e
l’VIII secolo,
Tab. 1 – Esempi di trascrizione fonetica IPA e di
trascrizione SAMPA qualche volta erano i lettori a marcare l’inizio di capi-
toli o paragrafi con un segno verticale o anche oriz-
lemma alfabeto IPA SAMPA zontale, per distinguere ad esempio le battute dei per-
agnello [aˈɲːɛlːo] aJ”JEllo sonaggi nei testi teatrali e nei dialoghi e facilitare così
gli interpreti successivi (Geymonat 2008: 33 nota).
bianco [ˈbjaŋko] “bjaNko
Il parágraphos dei Greci, diventato paragraphus presso i
facile [ˈfaːʧile] “fa:tSile Romani, simplex ductus con Isidoro di Siviglia, fu riscoperto
invece [iɱˈveːʧe] iF”ve:tSe intorno al 1760, diventando il celebre shandean dash (dall’im-
piego larghissimo che ne fece Laurence Sterne in The life and
liscio [ˈliʃːo] “liSSo opinions of Tristram Shandy), una «lunga lineetta d’inserzione-
oggi [ˈɔdːʒi] “OddZi segnalazione del discorso diretto» (ma non solo), in funzione sia
pelle [ˈpɛlːe] “pElle aprente sia chiudente.
A differenza dell’inglese e del tedesco, «l’italiano, con i ter-
roccia [ˈrɔtːʃa] “rOttSa mini lineetta e trattino, non distingue» fra il valore omissivo o
tagliare [taˈʎːaːre] taL”La:re «sospensivo» (Gedankenstrich in tedesco, dash in inglese) ana-
logo a quello dei puntini, e il valore «connettivo o separativo»
Patrizia Sorianello (Bindestrich in tedesco, hyphen in inglese): una «mancanza di
precisione terminologica [che] indica come questo fenomeno Tab
Studi abbia un’importanza minore nella tradizione italiana rispetto
Handbook of the International Phonetic Association. A guide to the use a quella inglese e tedesca» (Lepschy & Lepschy 2008: 17).
of the international phonetic alphabet (1999), Cambridge, Cam- Non a caso il segno fu introdotto nella letteratura italiana
bridge University Press. attraverso il medium delle traduzioni dall’inglese, a cominciare
Pullum, Geoffrey K. & Ladusaw, William A. (19962), Phonetic sym-
bol guide, Chicago - London, The University of Chicago Press (1a
da quella di ➔ Foscolo, tra il 1807 e il 1813, di A sentimental alfa
ed. 1986). journey through France and Italy (1768) di Sterne. Lo stesso
Wells, John C. (1994), Computer-coding the IPA: a proposed extension Foscolo nell’Ortis (forse anche per influenza del coevo stile epi-
of SAMPA, disponibile presso il sito stolare) ricorre alla lineetta «con grande frequenza come marca
http://www.phon.ucl.ac.uk/home/sampa/home.htm. espressiva, soprattutto per segnalare cambi di progetto, prima
Wells, John C. (1998), Computer readable phonetic alphabet, in Han- o dopo avverbi di giudizio o interiezioni primarie e per met-
dbook of standard and resources for spoken language systems a cura tere in evidenza singoli costituenti frasali» (Antonelli 2008:
di D. Gibbon, R. Moore & R. Winski, Berlin, New York, Mou- 203). Della «lineetta sospensiva» non restano oggi che alcune
ton de Gruyter, part IV, section B. presenze residuali nella narrativa italiana, non omologabili ai
valori della lineetta vera e propria.

2.2 Funzioni
La prima funzione della lineetta è quella di introdurre il ➔ di-
trattino scorso diretto, specie quando si tratti di scandire le battute
nei dialoghi.
1. Lineetta e trattino Generalmente si adopera solo un segno, poiché «a differenziare
i turni di parola – funzione indispensabile per il senso del di-
Si tende abitualmente a confondere sotto un unico segno gra- scorso – bastano le lineette di apertura e l’“a capo” alla fine di
fico quelli che sono invece due distinti segni interpuntivi: la li- ogni turno» (Mortara Garavelli 2003: 32). La lineetta di chiu-
neetta (o trattino lungo: ‹–›) e il trattino (o trattino breve o corto sura compare se si rende necessaria in funzione disambiguante
o trattino d’unione, con calco del francese trait-d’union: ‹-›) (➔ per determinare il confine tra citazione ed enunciato citante,
punteggiatura). cioè tra discorso diretto e didascalie (indicazioni di chi ha par-
Essi differiscono tanto nella forma grafica quanto nelle lato ed eventuali commenti del narratore).
funzioni: la lineetta ha un tracciato più lungo e sottile, il trat- Le lineette correlative (di apertura e di chiusura, quest’ul-
tino «è più corto e ha più spessore, almeno nelle stampe più tima espressa o assorbita dal segno di fine frase) ben si pre-
precise» (Mortara Garavelli 2003: 36); se la prima ha in genere stano, in alternanza con le virgolette (alte o basse, singole o
il ruolo di separare, operando sia entro la stessa frase sia tra doppie, a seconda del costume tipografico), a indicare un’op-
frasi diverse, il trattino breve serve invece a unire le parole tra posizione grafico-visiva tra il trattamento riservato, da un
le quali è inserito, agendo sia entro una stessa parola sia tra pa- lato, al discorso dialogato (virgolette) e, dall’altro, al discorso
role diverse. pensato (lineetta):
– Che abbia qualche pensiero per la testa, – argomentò
Renzo tra sé, poi disse: “son venuto, signor curato, per
2. Lineetta
sapere a che ora le comoda che ci troviamo in chiesa”.
«Segno paragrafematico costituito da un breve tratto orizzon- “Di che giorno volete parlare?” (Alessandro Manzoni,
tale posto ad altezza media rispetto al rigo» (Corno 2008: 601), I Promessi Sposi, Milano, dalla tipografia Guglielmini

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