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R a d ica N IK O D IN O V S K A
(U niversità “ Ss. Cirillo e M etodio” di Skopje)
G L I A N T R O P O N IM I N E L L A T R A D U Z IO N E M A C E D O N E D E L L A
G E R U S A L E M M E L IB E R A T A D I T O R Q U A T O T A S S O
In tro d u z io n e
Quasi tren t’anni fa il linguista olandese Van den Toorn (1986: 119, cit.
in H erm ans 1988)2 afferm ava sosteneva l ’im possibilità di tradurre i nom i propri.
Opinioni analoghe sono state espresse anche da altri studiosi come ad es. Georges
K leiber (1981) il quale afferm a che ogni m odifica com porta, non la traduzione di
un nom e proprio, m a a un nuovo nom e proprio3. Secondo la stessa scia A nthony
Pym (2004:92 ) afferm a che i nom i propri non si dovrebbero tradurre 4.
L a m aggior parte delle gram m atiche riporta la non traducibilità dei nom i
propri com e una delle regole definitorie della categoria dei nom i propri. Altri
studi hanno aperto nuove prospettive concernenti la traduzione dei nom i propri.
D a assolutam ente intraducibile il nom e proprio è stato considerato traducibile
per alcune eccezioni ad es. per i nom i parlanti (Delisle 1993), prim a di divenire
per altri u n ’unità traduttiva a pieno titolo. I sostenitori di quest’ultim o pensiero
sono M ichel B allard (2001)5 e Thierry Grass (2002)6 che si sono occupati della
traduzione dei nom i propri, il prim o dall’inglese in francese m entre il secondo
dal tedesco in francese. C ondivide il loro parere anche Laura Salm on Kovarski
(1997:70) la quale afferm a che «l’antica opinione che i N P siano intraducibili si
scontra con l ’evidenza che si sono tradotti tutti i N P che si voleva».
posto a parte nel sistem a dei m ezzi lessicali, data la loro destinazione particolare,
rispetto agli appellütivi com uni nel processo di com unicazione. I nom i sono le
parole le più generiche e specifiche allo stesso tem po ed è proprio per questo
m otivo che la loro traduzione richiede una conoscenza dettagliata della cultura
del popolo oltre che della lingua di partenza. Le lingue possiedonco anche
dei nom i che fanno pаrte di espressioni funzionali che non devono essere
om m esse/neutralizzate nel corso della traduzione m a devono essere sostituite da
com binazioni che hanno lo stesso valore nella lingua di arrivo, al fine di ridurre
le perdite com unicative.
Com unque sia il nom e proprio, in quanto parte del testo, può essere
trasferito dalla lingua di partenza alla lingua di arrivo con l ’aiuto di determ inate
tecniche traduttive. I linguisti e i traduttologi si basano di solito sulle tecniche
traduttive proposte da Vinay et D arbelnet7 m a la loro concezione è difficilm ente
applicabile alla problem atica dei nom i propri.
Le strategie che propongono H ervey and H iggins (1986:29) per la
traduzione dei nom i propri sono: 1. Esotismo: il nom e della lingua di partenza
(LP) rim ane invariato nella lingua di arrivo (LA), questa strategia non im plica
la trasposizione culturale . 2. Transliterazione: il nom e si conform a alle regole
fonetiche e grafem iche della LA. 3. Trasposizione culturale: il nom e della LP è
sostituito da un nom e della LA che possiede la stessa connotazione d ell’originale.
Peter N ew m ark (1988b: 214) ritiene che i nom i di persone, di regola, non si
devono tradurre quando non sono portatori di connotazioni nel testo. M ette tra
le eccezioni i nom i di santi conosciuti, m onarchi e papi i quali sono diffusi nella
loro form a tradotta nella LA. Theo H erm ans (1988: 13) parla di quattro strategie
a cui il traduttore può ricorrere per la traduzione dei nom i propri:
«They can be copied, i.e. reproduced in the target text exactly as they
were in the source text. They can be transcribed, i.e. transliterated
or adapted on the level o f spelling, phonology, etc. A fo rm a lly
unrelated nam e can be substituted in the target text fo r any given
nam e in the source text. A n d insofar as a name in a source text is
enm eshed in the lexicon o f that language a n d acquires ‘meaning, ’
it can be translated.»
siano suscettibili di subire delle m odifiche nel corso del loro passaggio dalla
lingua di partenza alla lingua di arrivo.
N ella prim a categoria (a) è stata rilevata una forte presenza di antroponim i
stranieri italianizzati, secondo la tradizione d ell’epoca che usava addom esticare
i nom i propri stranieri. P er fortuna Tasso, a volte, accanto all’antroponim o
italianizzato riporta anche la sua provenienza il che ci h a consentito di risalire
alla sua form a originale. Per la resa di tali antroponim i in lingua m acedone è
stata applicata la strategia di Trascrizione della fo rm a o rig in ale del nom e del
p erso n ag g io storico. Si è deciso di ricorrere alla provenienza dei personaggi
e di seguito alla trascrizione del loro nom e d ’origine per rendere l ’idea della
com posizione m ista e variegata d ell’esercito cristiano. P er il reperim ento
d ell’origine dei personaggi è occorso consultare varie fonti attendibili su
internet, controllare anche la pronuncia degli antroponim i in lingua straniera
per poi adattarla al sistem a linguistico m acedone. Com unque sia, la presenza
di vari popoli n ell’opera di Tasso h a creato non pochi problem i nel corso della
traduzione.
Fanno parte della seconda categoria (b) i nom i dei personaggi inventati
che incontriam o in entram bi gli eserciti, sebbene la m aggior parte provenga
dal cam po m usulm ano. N ei casi in cui non è stata specificata l ’origine del
personaggio è stata adottata la strategia di Trascrizione secondo la pronuncia
italiana com e si evince dagli esem pi seguenti:
[ . ] Questi or M a c o n e adora, e
f u cristiano, ma i prim i riti anco Х рист ијанин беше, а сеГа пред
М ухам ед се клањ а,иако с è уш т e
lasciar non pote. [11.2]
првиот обред Го памет и
N egli esempi che seguono incontriamo due figure la cui fama supera
di gran lunga le frontiere del luogo della loro origine. Il primo personaggio è
l ’enigmatica figura del re A rtù la cui storicità è stata a lungo dibattuta dagli
studiosi. Nonostante non si sia ancora raggiunto un consenso circa le sue origini,
questo personaggio è ormai da tempo consolidato nella tradizione macedone
sotto il nome A rtur il che ci ha indotti ad adottare la strategia di Equivalenza
referenziale. N el secondo esempio incontriamo la figura del gran Carlo, re dei
Franchi dal 768, re dei Longobardi dal 774 e, dall’800, primo imperatore del
Sacro Romano Impero al quale l ’appellativo M agno fu attribuito dal suo biografo
Eginardo. Anche in questo caso si è fatto ricorso alla strategia di Equivalenza
referenziale data la sua presenza tradizionale nella letteratura macedone sotto
nome di K arlo Veliki (Карло Велики).
b)E quali sian, tu ’l sai, che lor cedesti b )Какви се тие, т и м ногу добро
sì spesso il cam po, o valoroso знаеш, А р га н т е храбар, често
A rg a n te , [X.45] пред нив д а отстапиш си морал,
(Vocativo m asch.:
A rg a n te ^A rg a n t-e )
GLI ANTROPONIMI NELLA TRADUZIONE MACEDONE DELLA GERUSALEMME LIBERATA DI 431
Conclusione
B ib lio g ra fia :
14 Purtroppo, in questo contributo non abbiamo toccato il problema della semantica degli
antroponimi che consideriamo meriti l’attenzione da parte degli studiosi.
GLI ANTROPONIMI NELLA TRADUZIONE MACEDONE DELLA GERUSALEMME LIBERATA DI 433