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Capitolo 1
Il concetto di traduzione
Il termine traduzione assume diversi significati: può riferirsi all’argomento generale, al prodotto, o
al processo. Il processo traduttivo fra due diverse lingue scritte prevede che il traduttore modifichi
un testo originale (il testo di partenza o TP) scritto nella lingua verbale originale (la lingua di partenza
o LP) per arrivare ad un testo scritto (il testo di arrivo o TA) in una diversa lingua verbale (la lingua di
arrivo o LA). Questo tipo di traduzione è detta interlinguistica ed è una delle tre categorie di
traduzione descritte dallo strutturalista Roman Jakobson nel saggio fondamentale “Aspetti linguistici
della traduzione”. Le categorie di Jakobson sono:
traduzione intralinguistica: la quale avviene attraverso segni della stessa lingua , con un passaggio
da un registro alto ad uno basso , e riformulando una frase con altre forme della stessa lingua.
Traduzione interlinguistica: viene definita come la traduzione vera e propria, ovvero è la
traduzione tra due sistemi linguistici diversi
Traduzione intersemiotica: è la traduzione che passa da un insieme di sistemi linguistici a un
sistema di segni non necessariamente linguistici.
La mappa di Holmes/Toury
Un saggio fondamentale nel campo come disciplina è ‘’The name and nature of translation studies’’
di holmes definito da Gentzler e Snell-Hornby statuto fondante del campo di studi sulla traduzione.
Holmes propone un impianto generale che descrive gli ambiti affrontati dagli studi sulla traduzione.
Questo impianto fu successivamente presentato come grafico illustrato da Toury, Gli obiettivi delle
problemi
1. La descrizione dei fenomeni relativi alla traduzione ( teoria descrittiva della traduzione)
1. La costituzione di principi general mirati a spiegare e prevedere tali fenomeni ( teoria della
traduzione)
La sezione teorica è suddivisa in teoria generali e parziali, Per ‘’generale’’ Holmes si riferisce alle
pubblicazioni che tentano di descrivere o rendere conto di ogni tipo di traduzione e di trarre
generalizzazioni che siano rivelanti per la traduzione, Gli studi teorici ‘’parziali’’ sono delimitati
secondo alcuni parametri:
1. Le teorie delimitate dal mezzo sono suddivise a seconda che si tratti di traduzione automatica
o umana, con ulteriori suddivisioni a seconda che la macchina lavora automaticamente o
come sussidio ad un traduttore umano
1. Le teorie delimitate dall’area sono limitate a specifiche lingue o gruppi di lingue o culture.
1. Le teorie delimitate dal grado sono teorie linguistiche che sono state limitate a un livello
specifico , ovvero il livello lessicale o di frase.
2. Le teorie delimitate dalla tipologia testuale si occupano di tipologie e generi testuali precisi,
questi approcci si affermarono con la ricerca di Reiss e Vermeer
3. Le teorie delimitate dal periodo temporale si riferiscono a teorie e traduzioni limitate in base
a specifici periodi di tempo.
4. Le teorie delimitate dal problema possono riguardare problemi specifici, come l’equivalenza
negli anni 60-70 oppure quesiti di più ampia portata , come quello riguardante l’esistenza di
universali nella lingua tradotta.
L’altra sezione all’interno della ricerca ‘’pura’’ nella mappa di Holmes è quella denominata come
descrittiva, la quale ha tre fulcri :l’analisi del prodotto, l’analisi della funzione, e l’analisi del
processo. Questi sono:
1. Gli studi descrittivi orientati verso il prodotto analizzano traduzioni esistenti. Questo
approccio può comprendere la descrizione o l’analisi di un’unica coppia TP-TA o un’analisi
comparata di diverse versioni dello stesso TP in una o più LA. Questi studi sull’analisi della
traduzione prendono in esame un determinato periodo di tempo, lingua o tipologia di
testo/discorso. Infine, gli studi descrittivi possono essere diacronici (che seguono cioè lo
sviluppo attraverso il tempo) o sincronici (focalizzati su un singolo punto o periodo
temporale).
1. Con studi descrittivi orientati verso la funzione Holmes indica la descrizione della funzione
delle traduzioni nella situazione socioculturale ricevente: si tratta dunque di uno studio di
contesti piuttosto che di testi. Alcuni aspetti che potrebbero venir presi in esame sono ad
esempio quali libri sono stati tradotti, quando e dove, e quale influenza hanno esercitato.
1. Gli studi descrittivi orientati verso il processo si occupano della psicologia della traduzione,
ovvero del tentativo di scoprire che cosa accade nella mente di un traduttore.
Nonostante questa tassonomia, Holmes insiste nel sottolineare che si possono avere anche più
limitazioni insieme.La sezione ‘’applicata’’ dello schema di Holmes riguarda:
- La formazione del traduttore con metodi didattici, tecniche di valutazione
- Sussidi alla traduzione che riguarda i dizionari, grammatiche e risorse informatiche
- La critica della traduzione che riguarda la valutazione delle traduzioni , compresa
l’attribuzione di voti alle traduzioni degli studenti e la revisione di traduzioni pubblicate
Un’altra area menzionata da Holmes è la politica della traduzione, egli vede lo studioso di
traduzione impegnato nella consulenza relativa al posto occupato dalla traduzione nella società.
Holmes stesso si occupa di sottolineare che le aree teoriche, decrittive e applicate esercitano
un’influenza l’una sulle altre. Il fatto che Holmes abbia dedicato due terzi della sua attenzione agli
aspetti puri della teoria e della descrizione riflette senza dubbio i suoi interessi di ricerca piuttosto
che una mancanza di possibilità per il lato applicato. Eppure era precisamente la spaccatura tra
teoria e pratica che Holmes cercava di colmare. Con l’accrescersi dell’interesse sugli studi sulla
traduzione, le manifestazioni e gli effetti di tale spaccatura divennero più evidenti, situazione
chiaramente riportata da Kitty van Leuven-Zwart. La studiosa infatti descriveva il timore dei docenti
di traduzione che la teoria togliesse spazio alla formazione pratica e il punto di vista dei traduttori,
secondo i quali la traduzione era un’arte e come tale non poteva essere teorizzata.
Capitolo 2
La teoria della traduzione prima del XX secolo
Parola per parola o senso per senso ?
Fino alla seconda metà del XX secolo, la teoria occidentale della traduzione sembrava essere
bloccata nella sterile diatriba sulla triade composta da traduzione letterale, libera e fedele. La
distinzione fra traduzione parola per parola e senso per senso risale a Cicerone e San Girolamo e
rappresenta la base per i testi chiave della traduzione scritta in epoche più moderne. In epoca latina
la traduzione parola per parola comportava la sostituzione di ogni singola parola del TP con il suo
equivalente grammaticale più vicino in latino. Ciò avveniva perché i romani leggevano i testi tradotti
a fronte con il testo greco di partenza. Cicerone delineò il suo approccio alla traduzione in De optimo
genere oratorum (testo più antico contenente riflessioni sulla traduzione), specificando di aver
tradotto da oratore (e non da interprete), cioè producendo un discorso che emozionasse chi lo
ascoltava, non parola per parola, ma mantenendo, seppur con parole diverse ogni carattere e ogni
efficacia delle parole stesse. In epoca latina la traduzione parola per parola era esattamente questo,
la sostituzione di ogni parola det TP con l’equivalente grammaticale più vicino al latino. La
denigrazione della traduzione parola per parola da parte di Cicerone e Orazio sottolinea il fine di
produrre un testo esteticamente piacevole e cretivo nella LA, ebbe grande influenza nei secoli
successivi. San Girolamo,Padre della Chiesa e il più celebre di tutti i traduttori, in un’opera che
sarebbe divenuta nota come la Vulgata editio, revisionò e corresse le precedenti traduzioni in latino
del Nuovo Testamento e, per il Vecchio Testamento, decise di riprendere in mano il testo originale,
l’hebraica veritas (ebraico), questo riuscì a diventare la versione ufficiale della Bibbia della chiesa
cattolica latina per contrastare le nuove traduzioni bibliche nel segno della Riforma protestante. La
sua strategia traduttiva viene formulata in De optimo genere interpretandi, Difendendosi dall’accusa
di avere tradotto in maniera inesatta, Girolamo espone i criteri da lui ritenuti indispensabili per una
buona traduzione. La maniera migliore di tradurre da una lingua all’altra, secondo Girolamo, è
quella di riprodurre il senso del testo, non l’esatto significato di ogni singola parola. La dichiarazione
di Girolamo è solitamente interpretata come un riferimento a ciò che divenne nota come traduzione
‘’letterale’’ e traduzione ‘’libera’’. Girolamo rifiuta l’approccio parola per parola in quanto
un’adesione cosi impersonale al TP produceva una traduzione assurda che oscurava il significato
dell’originale.Dall’altra parte l’approccio senso per senso permetteva al senso o al contenuto del TP
di essere tradotto.
Martin Lutero
Nella società occidentale le questioni relative alla traduzione letterale e libera furono legate dopo
San Girolamo alla traduzione della Bibbia e dei testi religiosi e filosofici. Leonardo Brubi dimostrò
particolare interesse per il mantenimento dello stile dell’autore originale, che egli vedeva come un
amalgama tra l’ordine e il ritmo delle parole e la raffinatezza dell’eleganza dell’originale. Bruni
riteneva che questo fosse l’unico modo corretto di tradurre e a tali requisiti stilistici si poteva far
fronte per mezzo della cultura e dell’erudizione del traduttore, il quale doveva possedere
un’eccellente conoscenza della lingua originale nonché una notevole abilità letteraria nella propria
lingua. Per quanto concerneva la Bibbia la preoccupazione della Chiesa cattolica romana era quella
di proteggere il significato di ‘’corretto’’ e ‘’ufficiale’’ delle Scritture. Qualunque interpretazione che
si allontanasse dall’interpretazione riconosciuta, poteva subire accuse di eresia ed essere censurata .
Una sorte peggiore spettava ai traduttori. I progessi nello studio e nella conoscenza delle lingue
bibliche e della cultura dei classici , portarono a una rivoluzione nella pratica della traduzione della
Bibbia che dominò la produzione libraria del 16 secolo in Europa. La traduzione non letterale o non
riconosciuta venne ad essere vista e utilizzata come un’arma contro la Chiesa, e l’esempio più
rilevante è la traduzione che Lutero fece del Nuovo Testamento nel 1522 e del vecchio testamento
nel 1534, nella varietà di tedesco centro-orientale. Lutero ebbe un ruolo chiave nella Riforma, così
come, linguisticamente, il suo uso di un dialetto regionale ampiamente diffuso, apportò un grande
contributo al consolidamento di quella forma di tedesco come varietà standard. Gli furono rivolte
delle accuse secondo le quali , egli avrebbe alterato le sacre scritture nelle proprie traduzioni , e si
difese nella sua Epistola sull’arte del tradurre del 1530. L’accusa era che il tedesco implicasse che
l’atto di fede dell’individuo fosse sufficiente per valutarla , e ciò rendeva superfluo le opere della
legge. Lutero replicò affermando che la sua traduzione in tedesco era pura e chiara. Lutero segue S.
Girolamo nel suo rifiuto per una traduzione parola per parola , che non sarebbe in grado di
comunicare lo stesso significato del TP e potrebbe risultare incomprensibile. Sebbene la traduzione
di Lutero della diatriba tra traduzione letterale e libera non mostrino alcun reale progresso rispetto
la posizione di S.Girolamo, la sua inclusione del linguaggio della gente comune all’interno della
Bibbia e le sue osservazioni sulla traduzione furono di fondamentale importanza.
Primi tentativi verso una teoria della traduzione sistematica: Dryden, Dolet e Tyler
L’Inghilterra del XVII di Denham , Cowley e Dryden segnò un’importante passo avanti nella teoria
della traduzione. La traduzione verso l’inglese era all’epoca quasi esclusivamente limitata alle
trasposizioni in versi greci e latini, alcune delle quali erano libere. Gli approcci come quelli di Cowley
e Dryden , sono motivati dalla volontà di contrastare l’inevitabile perdita di bellezza in traduzione
attraverso l’uso dell’ingegno o invenzione , con lo scopo di creare una nuova bellezza. John Dryden
scrive il processo traduttivo che avrebbe in poche epoche successi un enorme impatto sulla teoria e
la pratica della traduzione. Nella proliferazione alla propria traduzione delle Epistole di Ovidio nel
1680, Dryden riduce la traduzione a tre categorie
Metafasi: traduzione parola per parola e riga per riga, che corrisponde alla traduzione letterale;
Parafrasi: traduzione libera o senso per senso (fedele al senso)
Imitazione: è un’opera che prende spunto artistico dal TP, cioè abbandona sia le parole che il senso.
Dryden critica i traduttori che adottano la metafasi, giudicandoli degli ‘’ imitatori verbali’’.
Analogamente rifiuta l’imitazione, poiché permette al traduttore di diventare maggiormente visibile
ma commette ‘‘il più grande torto alla memoria e alla reputazione dei defunti’’. Egli predilige
dunque , la parafrasi, raccomandando di evitare imitazioni e metafasi. Il modello triadico proposto
da Dryden avrebbe avuto una notevole influenza sulle successive pubblicazioni sulla traduzione, ma
è anche vero che egli stesso cambia la sua posizione verso un punto intermedio fra parafrasi e
traduzione letterale. Etienne Dolet pubblica La manière de bien traduire d’une langue en aultre e
individua 5 principi secondo cui il traduttore deve :
1 capire il senso e il materiale dell’autore originale
2 avere un’ottima conoscenza delle due lingue;
3 evitare la resa del testo originale parola per parola;
4 deve evitare forme insolite e di origine latina;
5 mettere insieme e collegare le parole in modo eloquente al fine di evitare goffaggini;
Anche qui la preoccupazione è quella di riprodurre il senso e di evitare una traduzione parola per
parola , ma l’enfasi su un TA naturale era radicata nel desiderio di rafforzare la struttura e
l’indipendenza del nuovo volgare francese. Alexander Fraser Tytler pubblica Essay on the principles
of translation che è definito come il primo studio sistematico della traduzione in inglese. Invece
della descrizione incentrata sull’autore proposta da Dryden, Tyler propone una definizione di una
traduzione incentrata sul lettore della lingua di arrivo e al posto dei cinque principi di Dolet, elabora
tre leggi o regole generali:
1 la traduzione deve fornire una riproduzione completa delle idee dell’opera originale;
2 lo stile e il modo di scrivere devono avere lo stesso carattere dell’originale;
3 la traduzione deve possedere tutta la naturalezza della composizione originale;
La prima legge si ricollega ai primi due principi di Dolet, in quanto si riferisce al fatto che il traduttore
debba possedere una perfetta conoscenza dell’originale, deve essere competente nella materia e
deve fornire una fedele trasfusione del senso e del significato, la seconda si riferisce al quinto
principio, e tratta lo stile dell’autore e implica che il traduttore da una parte individui ‘’la vera
natura’’ dello stile , e dall’altra che abbia abilità per ricrearla nella LA. La terza legge afferma la
necessità di trasmettere ‘’tutta la naturalezza della composizione’’ del TP. Tyler considera questo
compito diffcile e afferma che l’imitazione pedissequa deve essere evitata , poiché perde la
naturalezza e lo spirito del’’originale. Tyler stesso riconosce che le prime due leggi rappresentano
due opinioni sulla traduzione ampiamente divergenti. Possono essere visti come i poli della fedeltà
al contenuto e alla forma , o come riformulazioni delle diade senso per senso e parola per parola.
Tuttavia egli elenca le proprie leggi in ordine di relativa importanza, una tale classificazione
gerarchica conquista maggiore importanza nella teoria della traduzione più moderna , per esempio
nel dibattito sulla perdita e il guadagno in traduzione.
Il secondo tipo opera su un livello creativo più elevato. La domanda di Schleiermacher riguarda
come sia possibile avvicinare lo scrittore del TP al lettore del TA. Egli si spinge al di là della questione
della traduzione parola per parola e senso per senso, letterale fedele e libera, e osserva che esistono
solo due percorsi disponibili per il ''vero'' traduttore. O il traduttore lascia il più possibile in pace lo
scrittore e gli muove incontro il lettore , o lascia il più possibile in pace il lettore e gli muove incontro
lo scrittore. Quella prediletta da Schleiermacher è la prima , ovvero muovere il lettore contro lo
scrittore. Ciò implica non scrivere come avrebbe fatto l'autore se avesse scritto in tedesco, ma
piuttosto dare al lettore, attraverso la traduzione, l'impressione che egli, come tedesco, riceverebbe
dalla lettura dell'opera in lingua originale. Il traduttore quindi deve adottare un metodo traduttivo
''alienante''. Tale approccio ha diverse conseguenze, tra le quali
1. se il traduttore cercare di comunicare la medesima impressione che lui stesso ha ricevuto dal
TP, questa impressione dipenderà anche dal livello di istruzione e di comprensione dei lettori
del TA , il quale sarà probabilmente diverso da quello del traduttore
1. potrebbe essere necessario un linguaggio specifico della traduzione , per esempio
compensando in un punto con una parola creativa dove altrove altrove il traduttore abbia
dovuto accontentarsi di un'espressione trita che non può trasmettere l'impressione dell'altro
Capitolo 3
Equivalenza ed effetto equivalente
Roman Jakobson : la natura del significato linguistico e dell'equivalenza
Dopo aver definito i tre tipi di traduzione, Jakobson procede ad analizzare le questioni chiave di
questo tipo di traduzione, particolarmente il signficato linguistico e l'equivalenza. Jakobson segue la
relazione determinata da Saussure tra il significante e significato, i quali insieme formano il segno
linguistico. Tuttavia, tale segno è arbitrario o immotivato. Jakobson sottolinea che è possibile capire
il significato di una parola anche se non abbiamo mai visto o avuto esperienza del concetto della
cosa nella vita reale, come per esempio i termini della mitologia che i lettori moderni hanno letto
anche se non hanno mai incontrato la sostanza nella vita reale. Jakobson procede a considerare il
problema dell’equivalenza di significato tra parole in lingue diverse. Egli sottolinea che non c’è un
equivalenza assoluta fra le unità codificate e offre un esempio di cheese che non è uguale al russo
syr, poiché con questi due termini si intendono due tipi di formaggio diversi. Nella descrizione di
Jakobson, la traduzione interlinguistica consiste nel sostituire in una lingua dei messaggi non ad
unità distinte ma interi messaggi dell’altra lingua. Perché il messaggio sia equivalente le unità di
codice dovranno essere diverse poiché esse appartengono a due sistemi di segni, i quali
suddividono la realtà in modo diverso. Jakobson afferma che “l’equivalenza nella differenza è il
problema centrale del linguaggio e l’oggetto fondamentale della linguistica”. Dunque, il problema di
significato e equivalenza si concentra sulle differenze nella struttura e nella terminologia delle
lingue, piuttosto che su qualunque incapacità di una lingua di rendere un messaggio. Secondo
Jakobson le differenze tra lingue si concentrano intorno alle forme grammaticali e lessicali
obbligatorie. Vi sono alcuni esempi di differenze, esse sono:
a livello di genere
a livello di morfologia
a livello di campi semantici.
Soltanto la poesia, nella quale la forma esprime il senso e nella quale la fonologia è sentita come
un’affinità semantica, è considerata da Jakobson come intraducibile e richiede una trasposizione
creatrice. Le questioni di significato, equivalenza e traducibilità diventano un tema costante degli
studi sulla traduzione degli anni ‘60 e furono affrontati da un nuovo approccio scientifico elaborato
dallo studioso americano Nida.
Nida e la ‘’scienza del tradurre’’
La teoria della traduzione di Nida si sviluppò a partire dal suo lavoro pratico di traduzione e
organizzazione della traduzione della Bibbia. La sua teoria prese forma concreta nelle opere
principali degli anni 60, Towards the science of Translating , e il volume a quattro mani The Theory
and Practice of Translation . Nida tenta di trasportare la traduzione un’epoca scientifica, tramite
l’inclusione di recenti teorie nel campo della linguistica. L’approccio di Nida prende in prestito
concetti e terminologia sia dalla semantica e dalla pragmatica sia dal lavoro di Chomsky sulla
struttura sintattica che fu la base della teoria della grammatica generativo-trasformazionale.
L’influenza di Chomsky
Il modello generativo-trasformazionale di Chomsky analizza le frasi in una serie di livelli collegati tra
loro e governati da regole. Le caratteristiche di questo modello sono:
(1)Le regole relative alla strattura generano una struttura profonda o sottostante che viene (2)
traformata dalle regole trasformazionali che collegano una struttura sottostante a un’altra per
produrre (3) una struttura superficiale finale che essa stessa soggetta alle regole fonologiche e
morfemiche.
Le relazioni strutturali descritte in questo modello sono considerate da Chomsky come una
caratteristica universale del linguaggio umano.Le più basilari di queste strutture sono le frasi
nucleari, che sono frasi semplici, attive e dichiarative che richiedono un livello minimo di
trasformazione. Nida incorpora alcune caratteristiche del modello di Chomsky nella sua ‘’scienza’’
della traduzione e in particolare nota che il modello fornisce al traduttore una tecnica per
decodificare il TP e una procedura per codificare il TA. Dunque la struttura superficiale del TP è
scomposta degli elementi base della struttura profonda, questi vengono trasferiti nel processo
traduttivo e poi ristrutturati semanticamente e stilisticamente la struttura superficiale del TA. La
descrizione del processo di Nida e Taber pone l’accento sui vantaggi scientifici e pratici di questo
metodo. “Kernel” è una parola chiave in questo modello. Proprio come le frasi nucleari erano le
strutture più basilari del modello di Chomsky iniziale, allo stesso modo secondo Nida e Taber, esse
rappresentano gli elementi strutturali di base a partire dai quali la lingua costruisce le sue elaborate
strutture superficiali. Le frasi nucleari si ottengono dalla struttura superficiale del TP attraverso un
processo riduttivo di trasforma zione a ritroso ,la quale prevede un’analisi che si serve di quattro tipi
di categorie funzionali:
Nida afferma che tutte le lingue possiedono fra le 6 e le 12 strutture kernel di base. E’ al livello delle
frasi nucleari che il messaggio viene trasferito nella lingua ricevente prima di essere trasformato
nella struttura superficiale in tre fasi: ‘’literal transfer’’, ‘’minimal transfer’’, ‘’literary transfer’’
Koller procede poi con l’individuazione di diversi tipi di equivalenza in base ai punti centrali della
loro ricerca e sottolinea successivamente come ciò possa essere d’aiuto al traduttore e quale sia il
ruolo della teoria della traduzione. Il punto cruciale è di nuovo la necessità che le equivalenze siano
gerarchicamente ordinate a seconda della situazione comunicativa, ma la questione è ancora
aperta. Koller propone un elenco dell’analisi testuale traduttivamente rilevante secondo le seguenti
voci: funzione linguistica,caratteristiche del contenuto, caratteristiche linguistico-stilistiche,
caratteristiche statico-formali, caratteristiche pragmatiche
Capitolo 4
Lo studio del prodotto e del processo traduttivo
Le sette categorie traduttive operano su tre livelli: lessico, strutture sintattiche, messaggio.
Il termine “messaggio” è utilizzato per indicare l’enunciato e la sua situazione o contesto
metalinguistico. Vengono introdotti due ulteriori termini che guardano oltre il livello lessicale:
l’ordine delle parole struttura tematica e connettori. Questo livello di analisi preannuncia in parte il
più elevato livello di analisi basata sul testo e sul discorso. Un ulteriore importante parametro preso
in considerazione da Vinay e Dalbernet è quello relativo alla “servitù” e “opzione”: la servitù, si
riferisce alle trasposizioni e modulazioni obbligatorie dovute a una differenza fra due sistemi linguistici
,
l’opzione, si riferisce ai cambiamenti non obbligatori che sono dovuti allo stile e alle preferenze
individuali del traduttore
Questa è una differenza fondamentale. Vinay e Dalbernet sottolineano che è l’opzione a dover
rappresentare la principale preoccupazione del traduttore. Il ruolo del traduttore è dunque quello di
fare una scelta fra le opzioni disponibili per esprimere le sfumature del messaggio. Gli autori
proseguono fornendo l’elenco di cinque passi che il traduttore può seguire nel passaggio da TP a TA:
individuare le unità traduttive, analizzare il testo nella LP, ricostruire contesto metalinguistico del
messaggio, valutare gli effetti stilistici, produrre e revisionare il TA. I primi quattro passaggi vengono
seguiti anche da Vinay e Dalbernet nella loro analisi di traduzioni pubblicate. Per quanto riguarda la
questione fondamentale dell’unità traduttiva” gli autori rifiutano la parola singola e considerano
l’unità traduttiva come l’insieme di un’unità lessicologica e unità di pensiero e la definiscono come
segmento più piccolo dell’enunciato i cui segni sono collegati in modo tale da non dover essere
tradotti singolarmente. Per facilitare l’analisi nei casi di traduzione obliqua, Vinay e Dalbernet
suggeriscono di numerare le unità traduttive sia nel TP sia nel TA. Le unità che hanno lo stesso
numero in ogni testo possono poi essere paragonate per vedere quale procedura traduttiva sia
stata applicata.
Catford e gli spostamenti traduttivi
Benchè Vinay e Darbelnet non usino la parola spostamento (shift) nella descrizione dello
spostamento traduttivo , è in realtà a questo che si riferiscono. Catford segue il modello linguistico
di Firth e Halliday, che analizza linguaggio in quanto comunicazione e che opera funzionalmente nel
contesto, e su una serie di livelli diversi e gradi. Per ciò che riguarda la traduzione Catford fa
un’importante distinzione fra la corrispondenza formale e l’equivalenza testuale. Per corrispondenza
formale, si intende qualunque categoria della LA che si può dire occupare, lo stesso posto nella
‘’economia’’ della LA di quello occupato nella LP da una data categoria della LP. Per equivalenza
testuale, con cui si intende qualunque testo o porzione di testo nella LA che appare come
l’equivalente di un dato testo o porzione di testo nella LP. L’equivalenza testuale è collegata a una
particolare coppia TP-TA, mentre l’equivalenza formale è un concetto più generale basato sul
sistema e che interessa una coppia di lingue. Secondo Catford, quando questi due concetti collidono
si verifica uno slittamento traduttivo che sono, pertanto, “allontanamenti dalla corrispondenza
formale nel passaggio tra LP e LA” Catford nota due tipi di spostamenti : spostamento di livello e
spostamento di categorie. Uno spostamento di livello è un fenomeno espresso da elementi diversi in
lingue diverse, come grammatica e lessico, es.: condizionale francese reso con voce lessicale in
inglese. Uno spostamento di categorie è diviso in quattro tipi di spostamento : strutturali, di classe ,
unità , e intra-sistemici.
Spostamenti strutturali: è la forma di spostamento più comuni, che implica per lo più uno
spostamento nella struttura grammaticale. Ad esempio le strutture pronome soggetto+verbo+
compl.oggetto dell’inglese, tradotte con una struttura pronome indiretto+verbo+soggetto in
spagnolo e italiano
Spostamenti di classe: si tratta di spostamenti da una parte del discorso a un’altra. Un esempio
fornito da Cadford è il paragone fra l’inglese a medical student e il francese un ètudient en medicine,
dove l’oggetto premodificatore in inglese medical viene tradotto con l’espressione avverbiale
qualificativa en medicine.
Spostamenti di unità: si tratta di spostamenti nei quali l’equivalente traduttivo nella La si trova a un
grado diverso rispetto alla LP. ‘’ il grado’’ si riferisce qui alle unità linguistiche gerarchiche di frase,
gruppo, parola.
Spostamenti intra-sistemici: si tratat di spostamenti che hanno luogo quando i sistemi di LP e LA
sono approssivimativamente corrispondenti ma in cui ‘’la traduzione implica la selezione di un
termine non corrispondente nel sistema TA’’ Ad esempio il termine in inglese advice ( singolare)
diventa des conseils ( plurale) in francese.
Il gruppo cecoslovacco
Anton Popovič: prosegue quanto portato avanti dal gruppo ceco con il lavoro comparativo per ottenere un -
confronto delle analogie e delle differenze tra originale e opera tradotta, con cui giunge al concetto di shift
(cambiamento, trasposizione) ammesso non come problema ma come parte inevitabile del processo
traduttivo. Popovic afferma che ogni metodo di traduzione è determinato dalla presenza o assenza di
trasposizioni ai vari livelli della traduzione, ovvero tutto quello che sembra nuovo rispetto all’originale o
non compare dove ce lo si sarebbe aspettato, può essere interpretato come un cambiamento. Di norma in
una traduzione possiamo dunque aspettarci dei cambiamenti perché la questione dell’identità e della
differenza rispetto all’originale non può mai essere risolta senza lasciare qualche residuo; l’identità infatti,
non può essere l’unico aspetto che caratterizza il rapporto. In un simile approccio, l’equivalenze e le
differenze diventano importanti alla stessa maniera e si ammette una “tensione dialettica lungo l’asse
fedeltà/libertà”.Invece di criticare l’assenza di identità tra originale e testo tradotto, Popovič cerca di
motivare questa impossibilità andando ad analizzare il residuo ,emerge così il ruolo della traduzione come
mediazione.
Una quarta fase, è la verifica, nella quale , il traduttore ritorna sul TAeffettuandone una valutazione
Questo modello può sembrare abbastanza simile al modello di Nida di analisi, trasferimento e
ristrutturazione.Ma piuttosto che porre l’accento su una rappresentazione strutturale della
semantica, la teoria del senso mette in risalto il verificarsi dell’elaborazione cognitiva deverbalizzata.
Tuttavia la deverbalizzazione, caposaldo della storia del senso, è in effetti sviluppata teoricamente al
di sotto delle sue potenzialità a causa dei problemi insiti nell’osservazione del processo. Se la
deverbalizzazione avviene in uno stato non verbale nella mente, come può il ricercatore ottenervi
accesso, se non attraverso la forma ricostituita dell’output verbalizzato a seguito della fase di ri-
espressione? Dal punto di vista della teoria della pertinenza, Ernst-August Gutt postula
la traduzione come esempio di comunicazione basata su un modello causa-effetto di inferenza e
interpretazione; ogni comunicazione successiva è presentata come dipendente dalla capacità del
comunicatore di garantire che il suo intento informativo venga colto dal ricevente. Questo obiettivo
si raggiunge facendo sì che lo stimolo sia ottimamente pertinente fino al punto che il ricevente può
aspettarsi di ricavare effetti contestuali adeguati, senza impiegare uno sforzo inutile. I traduttori, da
parte loro, devono far fronte a una situazione simile e hanno diverse responsabilità: devono
decidere se e come sia possibile comunicare l’intento informativo, se tradurre descrittivamente o
interpretativamente, quale debba essere il livello di somiglianza con il TP. Tali decisioni
sono basate sulla valutazione da parte del traduttore dell’ambiente cognitivo del ricevente.
Per la buona riuscita della comunicazione, il traduttore e il ricevente devono condividere dei
presupposti di base relativi, alla somiglianza che viene ricercata e le intenzioni del traduttore devono
combaciare con le aspettative del ricevente. Gutt rifiuta i modelli produttivi come quello dell’analisi
del registro e quello degli studi descrittivi. Egli afferma che la traduzione come comunicazione può
essere spiegata utilizzando soltanto concetti teorici di pertinenza ,e afferma che non è necessario
sviluppare una teoria della traduzione separata, con concetti e impianto teorico propri.Nella
progettazione del proprio modello del processo traduttivo, Roger Bell attinge a concetti linguistici
quali l’analisi della struttura semantica, a categorie dell’analisi del discorso quali la
transitività/modalità/coesione e all’elaborazione psicolinguistica. Egli postula un processo che
comprende analisi e sintesi, ciascuna delle quali avviene in tre aree ( sintassi, semantica e
pragmatica) . Questo modello è destinato a rimanere ipotetico, poiché Bell non lo corrobora con
prove empiriche e i testi esplicativi sono decontestualizzati. Altri teorici hanno cercato di ottenere
dati sperimentali mirati alla spiegazione dei processi decisionali in traduzione adottando metodi
quali i “think aloud protocols”, nel quale al traduttore viene chiesto di verbalizzare i propri processi
mentali
Capitolo 5
Teorie funzionali della traduzione
Tipologia testuale
La ricerca di Katharina Reiss negli anni 60 parte dal concetto di equivalenza e prende in
considerazione il testo ,come livello sul quale viene raggiunta la comunicazione e sul quale si deve
ricercare l’equivalenza. Il suo approccio funzionale mira una sistematizzazione della valutazione
delle traduzioni, e mette in relazione le tre funzioni con le loro corrispondenti dimensioni
linguistiche e con le tipologie testuali o le situazioni comunicative nelle quali vengono utilizzate.
Reiss riassume le caratteristiche di ciascuna tipologia in :
- Semplice comunicazione di fatti: informazioni, conoscenza, opinioni. La dimensione
linguistica utilizzata per trasmettere le informazioni è del tipo logico o referenziale, il
contenuto o argomento è il fulcro principale della comunicazione, e la tipologia testuale è
informativa
- Composizione creativa: l’autore utilizza la dimensione estetica del linguaggio. L’autore o
mittente, viene portato in primo piano, così come la forma del messaggio, e la tipologia
testuale è espressiva
- Produrre reazioni comportamentali: lo scopo della funzione appellativa è quella di
convincere o persuadere il lettore o ricevente del testo, ad agire in una certa maniera. La
forma del linguaggio è dialogica, il fulcro è appellativo , Reiss chiama questa tipologia
testuale , operativa
- Testi automediali: quali film e spot pubblicitari visivi e parlati , che integrano le altre tre
funzioni con immagini, musica. Si tratta della quarta tipologia di Reiss che viene
rappresentata nella Tabella.
Fulcro del testo Incentrato sul Incentrato sulla forma Incentrato sulla
contenuto funzione appellativa
Il TA deve Trasmettere il Trasmettere la forma Ottenere la reazione
contenuto referenziale estetica desiderata
Metodo traduttivo Posa semplice, Metodo identificativo, Adattiva, effetto
esplicitazione se adottare la prospettiva equivalente
richiesta dell’autore del TP
Alcuni esempi di varietà testuali o generi associati a ciascuna delle tre tipologie testuali vengono
rappresentati da Chesterman. Seguendo questo schema,il lavoro documentario è la varietà testuale
che rappresenta la tipologia più pienamente informativa, la poesia è una tipologia altamente
espressiva, l’annuncio pubblicitario è la tipologia più operativa. Tra questi poli si posiziona una serie
di tipologie ibride: una biografia potrebbe stare fra la tipologia informativa ed espressiva, un
sermone fra la informativa e l’operativa. Nonostante l’esistenza di tali tipologie ibride, Reiss afferma
che la trasmissione della funzione predominante del TP , è il fattore determinante secondo il quale il
TA viene giudicato e suggerisce dei metodi traduttive specifici a seconda della tipologia testuale, Tali
metodi sono:
- Il TA di un testo informativo deve tramettere il contenuto referenziale o concettuale del
TP. La traduzione deve essere in prosa semplice , senza ridondanze.
- Il TA di un testo espressivo deve trasmettere la forma estetica e artistica del TP. La
traduzione deve utilizzare il metodo identificativo, nel quale il traduttore adotta il
punto di vista dell’autore del TP.
- Il TA di un testo operativo deve produrre del ricevente del TA la reazione desiderata.
La traduzione deve impiegare il metodo adattivo , tramite il quale si crea tra i lettori
del TA un effetto equivalente.
- I testi audiomediali richiedono ciñ che Reiss chiama metodo integrativo, che ovvero
integra le parole con immagini e musica
Reiss elenca inoltre una serie di direttive intralinguistiche e extralinguistiche secondo le quali
si può valutare l’adeguatezza di un TA. Si tratta di :
- Criteri intralinguistici: caratteristiche semantiche, lessicali, grammaticali e stilistiche
- Criteri extralinguistici: situazione, tempo, argomento, luogo, ricevente, mittente e
implicazioni affettive ( umorismo ironia emozioni)
Benché i criteri siano interconnessi tra loro, la loro importanza varia a seconda della tipologia
testuale. Per esempio un testo incentrato sul contenuto ha come scopo la conservazione
dell’equivalenza semantica. In modo analogo Reiss sostiene che per esempio,la metafora debba
essere mantenuta in un testo espressivo piuttosto che informativo, nel quale sarà sufficiente una
traduzione semplice. Ci sono poi delle occasioni nelle quali la funzione del TA è differente da quella
del TP, come per esempio un testo concepito come satira della società del TP, ma letto a scopo di
intrattenimento nel TA. Oppure, un TA può avere delle funzioni comunicative diverse rispetto al TP,
come per esempio un testo di una campagna elettorale di un paese.
Azione traduttiva
Il modello dell’azione traduttiva riprende dei concetti dalla teoria della comunicazione e dalla teoria
dell’azione con lo scopo di fornire un modello e delle linee guida applicabili a una vasta gamma di
situazioni traduttive. L’azione traduttiva considera la traduzione come un’interazione umana mirata
allo scopo e al risultato, che si concentra sul processo della traduzione in quanto composti di
trasmissione del messaggio. La traduzione interlinguistica viene descritta come azione traduttiva da
un testo di partenza e come un processo comunicativo che implica una serie di ruoli e di
partecipanti: l’iniziatore (chi necessita della traduzione), il committente, il produttore del TP, il
produttore del TA (traduttore), l’utilizzatore del TA (per esempio del materiale per l’insegnamento), il
ricevente del TA (destinatario). Ognuno di questi partecipanti ha i suoi specifici scopi primari e
secondari, nel quale vengono analizzati i ruoli dei diversi partecipanti all’azione traduttiva. Nel
caso del traduttore gli scopi possibili sono il guadagno economico, l’adempimento del contratto
e l’elaborazione del messaggio del testo. Il traduttore potrebbe non essere esperto della tipologia
testuale né della materia specifica. L’azione traduttiva si concentra molto sulla produzione di un TA
che sia funzionalmente comunicativo per il ricevente. Ciò significa che la forma e il genere del TA
devono essere guidati da ciò che è funzionalmente adatto nella cultura di arrivo. Ciò che è
funzionalmente adatto deve essere determinato dal traduttore che all’esperto dell’azione traduttiva
e
il cui ruolo è quello di assicurarsi che la trasposizione interculturale avvenga in modo soddisfacente.
Nelle operazioni traduttive del testo, il TP viene analizzato unicamente per il suo profilo di
costruzione e funzione Le caratteristiche pertinenti sono descritte secondo la suddivisione
tradizionale tra contenuto (strutturato dalla “tettonica”, formato da informazioni fattuali e strategia
comunicativa complessiva) e forma (strutturata dalla “trama” suddivisa in terminologia e elementi
coesivi).
Le necessità del ricevente costituiscono i fattori determinanti per il TA; quindi per quanto riguarda la
terminologia, un termine tecnico in un manuale potrebbe richiedere chiarimenti dell’utilizzatore
non tecnico del TA e per mantenere la coesione lo stesso termine dovrà essere tradotto nello stesso
modo in tutto il testo.
Skopostheorie
La parola skopos fu introdotto nella teoria della traduzione da Hans J. Vermeer degli anni 70 per
indicare il fine di una traduzione e dell’azione del traduttore. L’opera di maggior importanza sulla
Skopostheorie è Groundwork for a general theory of translation, volume scritto da Vermeer e Reiss.
Benché la Skopostheorie sia apparsa prima del modello dell’azione traduttiva di Holz-Mänttäri,
potrebbe essere vista come una parte della stessa teoria,perché si occupa di un’azione traduttiva
basata su un TP che deve essere negoziata ed eseguita e che ha un fine e un risultato. La
Skopostheorie si concentra soprattutto sul fine della traduzione, che determina i metodi e le
strategie traduttive da adottare. Il risultato è il TA, che Vermeer chiama translatum. Pertanto, nellla
Skopostheorie, sarà cruciale che il traduttore sia a conoscenza del motivo per cui un TP deve essere
tradotto e di quale sarà la funzione del TA. Reiss e Vermeer mirano a formulare una teoria della
traduzione generale per tutti i testi. La prima parte del loro volume espone una spiegazione
dettagliata della Skopostheorie di Vermeer mentre la seconda parte adatta il modello funzionale
delle tipologie testuali di Reiss alla teoria generale. Le regole basilari della teoria sono:
1. Il TA è determinato dal suo skopos
2. Un TA è un’offerta di informazioni in una cultura e lingua d’arrivo che riguarda un’offerta
di informazioni in una cultura e lingua di partenza (importante perché mette in relazione il
TP e il TA con la loro funzione nei loro rispettivi contesti linguistico-culturali)
3. Un TA non dare inizio a un’offerta di informazioni in maniera chiaramente reversibile
(indica che la funzione di un TA nella sua cultura d’arrivo non è necessariamente la stessa
che aveva nella cultura di partenza
4. Un TA deve essere coerente al suo interno
5. Un TA deve essere coerente con il TP
6. Le cinque regole menzionate sono applicate in ordine gerarchico e la regola dello skopos è
quella predominante
Le regole 4 e 5 si riferiscono alle norme generali dello skopos relative alle modalità di valutazione del
successo del trasferimento di azione e informazioni, ovvero la regola della coerenza e la regola della
fedeltà. La regola della coerenza afferma che il TA deve essere interpretabile come coerente con la
situazione del ricevente del TA. La regola della fedeltà afferma che deve esserci coerenza fra il TA e il
TP (informazioni sul TP ricevute dal traduttore, l'interpretazione che il traduttore offre di queste
informazioni e informazioni che vengono codificate per i riceventi del TA).L’ordine gerarchico delle
regole significa che la coerenza intertestuale è di minore importanza rispetto alla coerenza che a sua
volta è subordinata alla regola dello skopos. Tale minimizzazione dello status del TP ha creato
notevoli polemiche. Tuttavia, un vantaggio importante della Skopostheorie è che essa offre la
possibilità di tradurre lo stesso testo in modi diversi a seconda del fine del TA e della consegna che è
stata data al traduttore.Perché l’azione traduttiva si è appropriata al caso specifico, lo skopos deve
essere dichiarato esplicitamente o implicitamente dal committente. Vermeer afferma che l’incarico
deve comprendere un obiettivo e le condizioni secondo le quali tale obiettivo deve essere raggiunto.
La natura del TA è determinata in primo luogo dal suo skopos e dall’adeguatezza. In Reiss e Vermeer
l’adeguatezza descrive i rapporti esistenti
Vermeer risponde alla prima osservazione sottolineando che obiettivi, fini, funzioni e le intenzioni
sono attribuiti alle azioni. Per quanto riguarda la seconda critica, Vermeer si chiede fino a che punto
la tipologia del TP determina il metodo traduttivo e qual è la logica alla base del collegamento fra la
tipologia del TP e lo skopos della traduzione. La terza critica e affrontata in modo particolare da un
altro teorico funzionalista, Nord con il suo modello di analisi testuale orientata alla traduzione. Altre
critiche riguardano il gergo utilizzato come per esempio traslatum che non offre un contributo allo
sviluppo della teoria della traduzione, nella quale esistono già termini utilizzabili, e che le questioni
differenze culturali devono giocare un ruolo fondamentale nella decisione relativa al modo in cui lo
skopos deve essere raggiunto
In realtà Nord si propone principalmente di fornire un modello di analisi del TP che sia applicabile a
tutte le tipologie testuali e le situazioni traduttive. Il modello si basa su un concetto funzionale e
permette la comprensione della funzione delle caratteristiche del TP e la scelta di strategie
traduttive appropriate per il fine ultimo della traduzione. Il modello condivide molte premesse del
lavoro di Reiss e Vermeer ma dedica più attenzione alle caratteristiche del TP, prevede l’analisi di
una serie complessa di fattori extratestuali e di caratteristiche intratestuali del TP interconnessi tra
loro. In un altro suo libro Nord aveva proposto una versione più flessibile in questo modello,
sintetizzando molti degli elementi descritti evidenziando tre aspetti dell’approccio funzionalista che
sono utili nella formazione del traduttore:
L’importanza dell’incarico traduttivo : deve fornire per entrambi i testi le seguenti informazioni:
funzioni testuali desiderate, destinatari, momento il luogo della ricezione del testo, mezzo di
comunicazione, il perché il testo è stato scritto e perché deve essere tradotto
l ruolo dell’analisi del TP : una volta paragonati profili TP e TA si può analizzare il TP per decidere le
priorità funzionali della strategia traduttiva. I fattori intratestuali per l’analisi del TP sono
l’argomento, contenuto, presupposizioni sul testo di partenza, composizione (micro e macro
struttura), elementi non verbali, lessico, la struttura della frase, caratteristiche soprasegmentali.
La gerarchia funzionale dei problemi tradotti : si deve decidere la funzione desiderata della
traduzione, si devono determinare quegli elementi funzionali che dovranno essere adattati alla
situazione dei riceventi del TA, la tipologia traduttiva determina lo stile traduttivo (source o target
oriented), si possono dunque affrontare i problemi del testo a un livello linguistico inferiore.
Sotto molti aspetti questo approccio sintetizzato riunisce i punti di forza delle varie teoria
funzionalista e dell’azione:
l’analisi della commissione della traduzione porta avanti il contributo di Holz-Mänttäri,
le funzioni testuali desiderate proseguono concetto di skopos di Reiss e Vermeer senza mettere lo
skopos sopra a tutto,
l’analisi del TP dedica alla dovuta attenzione alla funzione comunicativa e alle caratteristiche del
genere e della tipologia e del linguaggio del TP ma senza la rigidità di altre tassonomie.
Capitolo 6
Il modello hallidayiano di linguaggio e discorso
Il modello di analisi del discorso di Halliday si basa su quella che egli chiama grammatica sistemico-
funzionale, è concepito per lo studio del linguaggio come comunicazione, vede il significato delle
scelte linguistiche dell’autore e mette in relazione queste scelte con una struttura socioculturale più
ampia. Nel modello di Halliday esiste una forte interrelazione fra le realizzazioni superficiali delle
funzioni linguistiche e la struttura socioculturale. Il genere inteso come tipologia testuale
convenzionale associata a una funzione comunicativa specifica, è condizionato dall’ambiente
socioculturale e determina altri elementi all’interno della struttura sistemica. Il primo è il registro,
che include tre elementi variabili: campo (ciò di cui si scrive), tenore (chi sta comunicando e con chi),
modo (la forma della comunicazione).Ognuna delle variabili del registro è associata a un aspetto nel
significato. Questi aspetti, che insieme formano la semantica discorsiva di un testo, sono le tre
metafunzioni: ideativa, interpersonale e testuale. Le metafunzioni sono costruite o realizzate dalla
lessico-grammatica, ovvero le scelte di formulazione e struttura sintattica.
• Il campo di un testo è collegato al significato ideativo che è realizzato attraverso schemi di
transitività (tipologie verbali, strutture attive o passive ecc),
• il tenore di un testo è collegato al significato interpersonale che è realizzato attraverso schemi
di modalità (verbi e avverbi modali),
• il modo di un testo è collegato al significato testuale che viene realizzato attraverso le
strutture tematiche e informative (l’ordine degli elementi della proposizione) e la coesione è
il modo in cui il testo rimane lessicalmente coerente.
L’analisi delle metafunzioni occupa un posto di estrema rilevanza in questo modello. I collegamenti
fra gli schemi lessico-grammaticali delle metafunzioni significano che l’analisi degli schemi di
transitività, modalità, struttura tematica e coesione di un testo rivelano il modo in cui operano le
metafunzioni e in cui il testo crea significato. Tuttavia, la grammatica di Halliday è estremamente
complessa ed è questo il motivo per cui nel presente studio si è scelto di operare una selezione e di
semplificare quegli elementi che risultano di particolare rilevanza per la traduzione. Nel caso il
primo modello, quello di Juliane House, il concetto centrale è l’analisi del registro.
Il modello di House per la valutazione della qualità della traduzione
Benché esistano alcune somiglianze tra le categorie e l’analisi testuale del modello di House e il
modello hallidayano, il primo modello presenta degli sviluppi importanti. House rifiuta la nozione di
appropriatezza traduttiva più orientata verso pubblico di arrivo come errata e perciò basa proprio
modello su un’analisi comparativa TP-TA che porta a una collocazione della qualità della traduzione.
Il modello originario provocò critiche che vennero poi affrontate nella successiva edizione e alcune
di queste fanno eco a dibattiti come la natura, la complessità e la terminologia delle categorie
analitiche utilizzate e l’assenza nei studi di House dei testi poetici. Il modello di House integra alcune
delle sue prime categorie con un’analisi del registro di chiaro stampo hallidayano come campo,
tenore e modo. Il modello comprende un paragone del profilo testuale di TP e TA e trae spunto da
varie e complesse tassonomie, ma lo si può riassumere come l’analisi del registro sia del TP sia del
TA, secondo le loro realizzazioni attraverso mezzi lessicali, sintattici e testuali. Questi ultimi si
riferiscono a dinamiche tematiche ( struttura tematica e coesione), collegamento proporzionale
(addivo – and, in addition, avversivo – but, however) e collegamento iconico (parallelismo di
strutture).
Nel modello di House il registro comprende una grande varietà di elementi. Il campo si riferisce
all’argomento e all’azione sociale e comprenderà ciclicità degli elementi lessicali. Il tenore include la
provenienza temporale, geografica e sociale del mittente e la sua posizione intellettuale, emotiva o
affettiva. Esiste in questo un elemento di individualità così come succede per la posizione. Infine, il
modo si rapporta al canale e a livello di partecipazione fra mittente e destinatario.
Una traduzione palese è un TA che non si propone come un originale; è questo il caso della
traduzione il quale discorso è legato a una particolare cultura di partenza, momento e contesto
storico, e della traduzione di opere letterarie, che sono legate alla loro cultura di partenza. House
ritiene che con tali traduzioni l’equivalenza debba essere ricercata a livello di lingua, testo, registro,
genere. È per questo motivo che House suggerisce che si debba ricercare una equivalenza
funzionale di secondo livello. Una traduzione nascosta è una traduzione che nella cultura di arrivo
detiene lo status di un testo di partenza originale. Il TP non è particolarmente collegato alla cultura o
al pubblico di partenza,sia il TP sia il TA si rivolgono direttamente ai propri rispettivi riceventi. La
funzione della traduzione nascosta è quella di ricreare, riprodurre, e può rappresentare nel testo
tradotto la funzione dell’originale nella sua cornice linguistico- culturale e del suo universo di
discorso. Questo obiettivo viene raggiunto senza portare il lettore del TA all’interno dell’universo di
discorso del TP; ne consegue che l’equivalenza è necessario al livello del genere e della singola
funzione testuale, ma il traduttore deve applicare quello che House chiama il “filtro culturale”,
modificando elementi culturali e dando quindi l’impressione che il TA sia l’originale. House sostiene
che la distinzione tra traduzione palese e nascosta costituisce un continuum piuttosto che una
coppia gli opposti. Inoltre, lo scopo deve essere quello di produrre una versione nascosta piuttosto
che una traduzione nascosta. Versione è anche il termine usato per descrivere modifiche nel genere
all’appartenenza non forzate.
Coesione
Blum-Kulka, nello studio Shifts of cohesion and coherence in translation, ipotizza che la maggiore
esplicitazione dei legami di coesione possa essere una strategia generale adottata dai traduttori e
mostra come i cambiamenti relativi alla coesione possano causare spostamenti funzionali nei testi.
Anche la coesione, l’altro elemento della metafunzione testuale, è stata oggetto di diversi studi. Uno
studio ipotizza che una maggiore esplicitazione dei legami di coesione possa essere una strategia
generale adottata da tutti traduttori. I cambiamenti relativi alla coesione in traduzione possono
causare spostamenti funzionali nei testi. Come nel caso della struttura tematica, sono sotto molti
aspetti la densità e la progressione dei legami di coesione in un testo a essere importanti. È possibile
che questa rete di rapporti debba essere diversa fra TP e TA, poiché le reti di coesione lessicale non
saranno identiche in tutte le lingue. Baker propone l’idea, supportata da brevi brani e dalle loro
traduzioni, che il portoghese preferisca la ripetizione lessicale all’utilizzo di pronomi e che l’arabo
preferisca la ripetizione lessicale alla variazione. Anche il TA deve essere coerente, ovvero essere
coeso logicamente nella mente del suo ricevente. Questo aspetto a che fare con la pragmatica,
argomento dell’ultimo capitolo del volume di Baker
Pragmatica e traduzione
Baker prende in considerazione vari aspetti dell’equivalenza pragmatica in traduzione e applica
concetti linguistici pertinenti alla trasposizione interlinguistica. Baker definisce la pragmatica “lo
studio dell’uso della lingua, è lo studio del significato in quanto trasmesso e manipolato dai
partecipanti a una situazione comunicativa”.
I tre concetti pragmatici principali sono coerenza, presupposizione e implicatura.
La coerenza di un testo è collegata alla coesione, “dipende dalle aspettative e dall’esperienza del
mondo di colui che ascolta” che, naturalmente, possono essere divergenti per lettori di TP e TA. La
presupposizione, è collegata alla coerenza, viene definita da Baker come “interferenza pragmatica”
perché collegata alle conoscenze linguistiche ed extralinguistiche necessarie per recuperare il
messaggio del mittente e che il ricevente si presume possieda. Mona Baker dedica particolare
attenzione al concetto di implicatura, un’altra forma di interferenza pragmatica che la studiosa definisce
come “ciò che viene inteso o implicato dal parlante piuttosto che ciò che viene detto” Il concetto fu
sviluppato da Paul Grice, il quale descrisse una serie di regole o massime, che si trovano all’opera in una
normale conversazione cooperativa. Sono le massime di:
Quantità: fornisce la qualità di informazioni necessaria, non fornirne troppe o troppo poche
Qualità : Di solito ciò che sai essere vero o ciò che sei in grado di sostenere
Pertinenza : Ciò che dici deve essere pertinente alla conversazione
Modo: Di ciò che devi dire in un modo che sia appropriato al messaggio che intendi trasmettere e
che sia comprensibile al ricevente.
Alcuni teorici aggiungono la massima della cortesia. I partecipanti alla conversazione presumono che la
persona con la quale parlano stia seguendo queste regole e che stiano cooperando cercando di
trarre significato da ciò che viene detto. A sua volta, anche l’altra persona tende a cooperare in ciò
che dice e nel modo in cui lo dice. Chiaramente, anche i contesti linguistico-culturali sono di cruciale
importanza nel limitare la gamma di implicature. Le regole possono anche essere deliberatamente
ignorate per ottenere un effetto umoristico. Particolari problemi sorgono per il traduttore
quando il TA opera secondo regole diverse, come nel caso dell’umorismo. I traduttori
devono essere pienamente consapevoli dei diversi principi di cooperazione in atto nelle rispettive
lingue e culture
Critiche agli approcci alla traduzione basati sull’analisi del discorso e del registro
I modelli di analisi del discorso sono diventati estremamente diffusi fra numerosi teorici della
traduzione che adottano un approccio linguistico e rappresentano un modo utile di affrontare la
struttura linguistica e il significato di un testo. Tuttavia, è famosa la critica mossa da Stanley Fish al
modello hallidayano, colpevole di essere troppo complicato nella sua categorizzazione della
grammatica e di presentare una corrispondenza univoca apparentemente inflessibile fra struttura e
significato. Alcune applicazioni alla letteratura hanno pertanto adottato un approccio più flessibile,
ovvero che giudica quegli elementi che sembrano dei maggiore utilità e integra allo stesso tempo
anche alcuni punti della critica letteraria. Per quanto riguarda House ci si chiede se sia possibile
recuperare l’intenzione autoriale e la funzione del TP tramite l’analisi del registro. Anche se fosse
possibile, il modello di House si basa sulla scoperta di discrepanze fra TP e TA, le quali possono
indicare errori di traduzione di essere causate da altre strategie traduttive come esplicitazione o
compensazione. Molti degli esempi riportati vengono dall’inglese, ma ciò causa problemi nell’analisi
di altre lingue europee con una struttura più flessibile e questo problema diventa più serio se si
tenta di imporre una simile analisi contrastiva del discorso su lingue non europee.
Le differenze linguistiche non sono ovviamente indicative di differenze culturali e Venuti è uno dei
critici che sostengono che gli approcci basati sulla linguistica proiettino un modello conservatore di
traduzione che limiterebbe il ruolo del traduttore nell’innovazione e nel cambiamento culturale.
Venuti cita poi le regole di Grice e le critica per il modo in cui sostengono una strategia traduttiva
fluida e addomesticante e Baker stessa è consapevole della parzialità culturale delle regole.
Sono Hatim e Mason a compiere un maggiore sforzo verso l’integrazione di una nozione hallidayana
all’interno della propria analisi della non è. I loro risultati sono illuminanti ma il loro fulcro rimane
incentrato sulla linguistica
Capitolo 7
La teoria dei polisistemi
La teoria dei polisistemi fu sviluppata negli anni Settanta dallo studioso israeliano Itamar Even-Zohar
prendendo in prestito idee dai formalisti russi degli anni Venti, i quali avevano lavorato sulla
storiografia letteraria. La letteratura è parte della struttura sociale, culturale e letteraria e il
concetto chiave è quello di sistema, nel quale si verifica una dinamica continua di mutamento e di
lotta per raggiungere la posizione principale all’interno del canone letterario. Even-Zohar sottolinea
che la letteratura tradotta opera come sistema:
1) Nel modo in cui la LA seleziona le opere da tradurre;
2) Nel modo in cui le norme, i comportamenti e le linee di condotta traduttive vengono influenzati
da altri co-sistemi
La letteratura viene concepita come polisistema, termine per riferirsi alla letteratura di una
determinata cultura / società come un insieme di sistemi letterari, o polisistema, che comprende sia
quelli che sono tradizionalmente considerati forme canonizzate (forme "alte" come la poesia
epica) e forme non canonizzate ( forme "basse" come la letteratura per bambini, thriller, narrativa
popolare, tutta la letteratura tradotta, ecc. Spesso gli scrittori di rilievo producono le traduzioni più
importanti e queste rappresentano un fattore di spicco nella formazione di nuovi modelli per la
cultura di arrivo, introducendo nuove poetiche, tecniche e così via. Even-Zohar fornisce 3 casi
principali nei quali la letteratura tradotta occupa la posizione primaria:
1) Quando una letteratura “giovane” è in fase di formazione e guarda inizialmente a letterature più
“vecchie” alla ricerca di modelli già pronti;
2) Quando una letteratura è “periferica” o “debole” e importa quei generi letterari di cui è carente;
3) Quando si verifica una svolta cruciale nella storia letteraria, nella quale i modelli consolidati non
sono più considerati sufficienti,
oppure quando esiste un vuoto nella letteratura del paese.
Se la letteratura tradotta assume una posizione secondaria , allora rappresenta un sistema periferico
all’interno del polisistema. Non esercita un’influenza rilevante sul sistema centrale e diventa persino
un elemento conservatore, che mantiene forme convenzionali e si conforma alle norme letterarie
del sistema di arrivo. Even-Zohar sottolinea che questa posizione secondaria è quella “normale” per
le letterature tradotte. Gentzer sottolinea come la teoria dei polisistemi rappresenti un importante
passo avanti per gli studi sulla traduzione. I vantaggi di questa teoria sono moltepli:
La letteratura viene studiata di pari passo con le forze sociali, storiche e culturali
Even- Zohar si allontana dallo studio isolato dei testi individuali e si muove verso lo studio
della traduzione all’interno dei sistemi culturali e letterari nel contesto in cui opera
La definizione non prescritta di equivalenza e adeguatezza lascia spazio a una variazione che
dipende dalla situazione storica e culturale del testo.
Genztel delinea anche delle critiche alla teoria dei polisistemi tra le quali:
La generalizzazione eccessiva verso ‘’leggi universali’’ della traduzione sulla base di dati
relativamente scarsi
La dipendenza eccessiva del modello formalista, storicamente creatosi negli anni ’20 , che
stando al modello di Even-Zohar stesso relativo alle tendenze in evoluzione, potrebbe non
essere adeguato ai testi tradotti negli anni ‘60
La tendenza a porre l’accento sul modello astratto invece che sulle limitazioni ‘’reali’’ poste
su testi e traduttori
La questione riguardante la misura in cui il presunto modello scientifico sia veramente
oggettivo
Nonostante questo, la teroia dei polisistemi ha avuto una profonda influenza sugli studi sulla
traduzione, spingendo la disciplina verso un’osservazione meno prescrittiva della traduzione
all’interno dei suoi diversi contesti
Toury e gli studi descrittivi sulla traduzione
Ad affiancare Even-Zohar a Tel Aviv c’era Toury: dopo il suo primo contributo sui polisistemi relativo
alle condizioni socioculturali che determinano la traduzione della letteratura straniera in ebraico,
toury si concentrò sulla creazione di una teoria generale della traduzione. In Descriptive Translation
Studies – And Beyond esprime la necessità di sviluppare un ramo descrittivo e adeguatamente
sistematico della disciplina, che sostituisca gli studi isolati e fini a se stessi che erano diventati la
norma. Secondo Toury le traduzioni occupano prima di tutto una posizione nel sistema sociale e
letterario della cultura di arrivo. Egli riprende e amplia la teoria dei polisitemi, nella quale include
una descrizione del prodotto e il ruolo più ampio ricoperto dal sistema socio-culturale, proponendo
3 fasi:
Un importante passo aggiuntivo è la possibilità di ripetere queste fasi per altre coppie di testi simili
allo scopo di ampliare il corpus e di mettere insieme un profilo descrittivo delle traduzioni a seconda
di genere, periodo, autore. In tal modo, Le norme relative a ogni tipo di traduzione possono essere
individuate con lo scopo ultimo di presentare leggi di comportamento per la traduzione in generale.
Il secondo passo della metodologia di Toury è una delle aree più controverse. Le decisioni relative
alla scelta dei segmenti TP-TA da analizzare e a quali siano i rapporti tra essi è un apparato che
secondo Toury deve essere fornito dalla teoria della traduzione. Tuttavia, lo studioso ammette
anche, che in pratica, nessuna traduzione è mai pienamente ‘’adeguata’’ per questa contraddizione,
e per il suo concetto di ipotetico elemento invariabile come universale. Nel suo libro del 1995, Toury
abbandona il concetto di invariabile. Ciò che rimane nel suo modello è una ‘’mappatura’’ del TA sul
TP , che ‘’produce una serie di coppie associate ‘’. Questo è un tipo di paragone che, come ammette
lo studioso è inevitabilmente ‘’parziale e indiretto’’
Le norme professionali regolano il processo traduttivo stesso. Sono subordinate e determinate dalle
norme di aspettativa. Chesterman propone tre tipi di norme professionali.
La norma di responsabilità sono delle norme etiche , che riguardano gli standard professionali di
integrità e accuratezza. Il traduttore accetterà la responsabilità del lavoro prodotto per il
committente e il lettore.
La norma di relazione è una norma linguistica che concerne la relazione fra TP e TA. Chesterman
rifiuta gli stretti rapporti di equivalenza e vede il traduttore come giudice dell’appropriatezza della
relazione ‘’a seconda della tipologia testuale , dei desideri del committente, delle intenzioni dello
scrittore originale e delle presunte necessità dei potenziali lettori’’
Altri modelli di studi descrittivi sulla traduzione: Lambert e van Gorp e la Manipulation
School
A seguito dell’influenza di Even-Zohar e dei primi contributi di Toury alla teoria dei polisistemi , la
International Comparative Literature Association tenne diversi incontri e convegni sul tema della
letteratura tradotta. Di particolare spicco erano i centri in Belgio, Israele, e Olanda e i primi
convegni si tennero in Leuven , Tel Aviv e Anversa. La pubblicazione chiave prodotta da questo
gruppo di studiosi, noti come Manipulation School/ Group , fu la raccolta di saggi The Manipulation
of Literature: Studies in Literary Translation, curata da Theo Hermans. Nella sua introduzione ,
Translation studies and a new paradigm, Hermans riassume la concezione del gruppo sulla
letteratura tradotta. Si può notare un forte collegamento con la teoria dei polisistemi e gli studi
descrittivi . La Manipulation School continuò a muoversi sulla base della ‘’continua interazione fra i
modelli teorici e i case study pratici’’ Un punto chiave all’epoca era l’esata metodologia utilizzata
nei case study. Il saggio di Josè Lambert e Hendrik van Gorp , On describing translation , trae spunto
dalla ricerca precedente di Even-Zohar e Toury e propone uno schema simile per il paragone dei
sistemi letterari di TP e TA e per una descrizione di autore , testo e lettore. Lambert e von Gorp
dividono lo schema in quattro sezioni:
Macro-livello, riguarda la suddivisione del testo, titoli e presentazione dei capitoli , la struttura
narrativa interna e ogni esplicito commento autoriale
Capitolo 8
Svolte culturali e ideologiche
1 Professionisti all’interno del sistema letterario: tra questi vi sono critici e i recensori, gl insegnanti e
i traduttori stessi, i quali prendono decisioni in merito alla poetica e tavolta all’ideologia del testo
tradotto
2 Patronato al di fuori del sistema letterario: si tratta dei ‘’centri di potere’’ in grado di favorire od
ostacolare la produzione, la diffusione la riscrittura di opera letterarie. I patroni possono essere:
un individuo influente e potente in un determinato periodo storico;
gruppi di persone;
istituzioni che controllano la distribuzione della letteratura e delle idee letterarie.
La componente ideologica vincola la scelta della tematica e la forma della sua presentazione. È una
griglia di forme, convenzioni e credenze che determina le nostre azioni;
La componente sociale che ci si aspetta spesso che il beneficiario si conformi alle aspettative del
patrono.
Il patronato può essere indifferenziato se tutte e 3 le componenti vengono fornite dalla stessa
persona o gruppo come avverrebbe nel caso di un governo totalitario, gli sforzi del patrono sono
rivolti al mantenimento della stabilità del sistema; oppure può essere differenziato qualora le 3
componenti non siano dipendenti l’una dall’altra.
3 La poetica dominante in cui si individuano: i mezzi letterari (generi, simboli, personaggi, etc) e il
concetto del ruolo della letteratura (si tratta del rapporto della letteratura con il sistema sociale nel
quale essa esiste. Il conflitto tra le diverse forme letterarie è una caratteristica della teoria dei
polisistemi)
Traduzione e genere
Nel suo Gender in Translation:Cultural Identity and the Politicsof Transmission Sherry Simon critica
gli studi sulla traduzione per l’uso frequente del termine cultura “come se si riferisse ad una realtà
aproblematica”. Simon si avvicina alla traduzione da una prospettiiva di studi di genere. Negli studi
sulla traduzione vede un linguaggio sessita, con le sue immagini di dominio, lealtà, fedeltà e
tradimento (immagine maschile di traduzione come penetrazione). Tipica è l’immagine del XVII
secolo relativa a les belles infideles, le traduzioni verso il francese che erano artisticamente belle ma
infedeli. I teorici del femminismo osservano un parallelo fra lo status della traduzione (derivativa e
inferiore allo scritto originale) e quello delle donne (represse nella società e in letteratura). Si tratta
del fulcro della teoria femminista della traduzione, che cerca di individuare e analizzare criticamente
il groviglio di conetti che relega sia le donne sia la traduzione sul fondo della scala sociale e
letteraria. Simon si spinge oltre con il concetto di progetto di traduzione impegnato:
‘’Per la traduzione femminista, la fedeltà non deve esser rivolta né verso l'autore, né verso il lettore ma
verso il progetto di scrittura – un progetto nel quale partecipano sia chi scrive che chi traduce’’
Per contrastare queste problematiche, Niranjana propone delle raccomandazioni concrete, relative
al ruolo del traduttore:
In generale, il traduttore postcoloniale deve mettere in discussione ogni aspetto del
colonialismo e del nazionalismo liberale, non solo evitando rappresentazioni metafisiche
occidentali ma decostruendo e demolendo o mezzi con cui l’occidente reprime il non-
occidente e marginalizza la sua alterità.
Nello specifico, il traduttore deve adottare un “approccio interventista” capace di rendere
libero il testo tradotto dall’asservimento alle culture egemoniche e alle loro categorizzazioni
concettuali.
I rapporti di potere asimmetrci in un contesto postcoloniale formano il filo conduttore dello studio
di Bassnett e Trivedi che analizzano il svilupparsi di questi rapporti di potere nella lotta impari
delle varie lingue locali contro l’unica lingua-padrone del nostro mondo postcoloniale, l’inglese. La
traduzione è pertanto vista come il campo di battaglia e l’esemplificazione del contesto
postcoloniale; esiste uno stretto collegamento fra traslazionale e transnazionale, dove quest’ultimo
termine si riferisce sia ai postcoloniali che vivono tra nazioni come emigrati, sia in modo più ampio,
allo sconvolgimento di luogo che descrive la situazione di coloro che rimangono nel melting pot del
proprio sito nativo Cruciali sono i concetti interconnessi di interstizialità, terzo spazio, ibridità e
differenza culturale. Secondo Bhabha, il discorso del potere coloniale è sofisticato e camuffato, ma
la sua autorità può essere sovvertita attraverso la produzione di un’ambivalente ibridità culturale
che permette uno spazio di enunciazione nel quale il discorso dei colonizzati possa porvisi in
relazione e quindi metterlo a repentaglio
Il contesto irlandese
Le pubblicazioni postcoloniali sulla traduzione non sono limitate a contesti non europei. La
traduzione della letteratura è il campo di Michael Cronin e Maria Tymoczko. Cronin contesta
Niranjana e altri autori in materia di traduzione e postcolonialismo relativamente alla loro
semplicistica contrapposizione Europa/Nuovo Mondo e al loro mancato riferimento al colonialismo
interno, dentro gli stesi confini dell’europa. Si concentra sul ruolo della traduzione nel conflitto
linguistico e politico tra le lingue irlandese ed inglese, utilizzando il modo in cui i traduttori irlandesi
nel corso della storia hanno presentato e discusso il proprio lavoro in prefazioni, commenti e altri
scritti. Cronin usa la metafora della traduzione per descrivere l’assoggettamento dell’Irlanda da
parte degli inglesi, a partire dall’Act for English Order del 1537 con cui si costringeva gli irlandesi a
parlare in inglese. Attraverso una prospettiva diacronica Cronin sottolinea gli equilibri e le tensioni
che hanno animato il rapporto tra le due lingue e culture. A partire dall’Act del 1536, Cronin osserva
come nel XVII sec. la traduzione verso l’inglese fosse incoraggiata attraverso il mecenatismo
(istruzione, Chiesa, aristocrazia terriera, etc.) mentre nel XVIII e XIX sec. le traduzioni in inglese
vengono scritte dagli autori irlandesi per contrastare una visione distorta della propria storia e
cultura, elemento che tuttavia ebbe un effetto inaspettato, ovvero rafforzare l’inglese in Irlanda.
Oggi l’Arts Council inglese finanzia la traduzione verso altre lingue europee della letteratura
prodotta sia in irlandese sia in inglese da autori irlandesi e ciò, secondo Cronin, mostra ancora quale
sia il potere economico sulla cultura che la ex potenza coloniale è capace di esercitare.
Molta della ricerca proveniente dalla prospettiva ideologica è interessata alla scoperta di
manipolazioni nel TA che potrebbero essere sintomatiche dell’ideologia cosciente del traduttore o
prodotte da elementi ideologici presenti nell’ambiente traduttivo. I severi limiti macro-contestuali
della censura possono esistere nei regimi autoritari sono gli esempi più ovvi della manipolazione
ideologica. Lo sbilanciamento linguistico costituisce da secoli lo sfondo della traduzione,
dall’egemonia e prestigio delle lingue classiche.
Capitolo 9
Invisibilità è un termine utilizzato da Ventti per descrivere la situazione e l’attività del traduttore
nella cultura angloamericana contemporanea. Dice che la invisibilità è prodotta:
• Dal modo in cui i traduttori stessi tendono a tradurre in maniera scorrevole verso l’inglese, allo
scopo di produrre un TA idiomatico e leggibile, creando così l’illusione della trasparenza;
• Dal modo in cui i testi tradotti vengono tipicamente letti nella cultura di arrivo.
Venuti osserva che il fattore più importante in questo stato di cose è il concetto prevalente di
autorità. La traduzione viene vista come derivativa e di qualità e importanza secondarie. Pratica
traduttiva mirata a celare la traduzione
Addomesticamento e estraniamento
Venuti tratta l’invisibilità parallelamente a due tipi di strategie traduttive: l’addomesticamento e
l’estraniamento. Venuti fa risalire la distinzione tra queste due strategie opposte al saggio di
Schleiermacher (1813) e all’idea di un movimento orizzontale tra autore e lettore, tuttavia, come
ricorda Umberto Eco, anche von Humboldt richiama l’attenzione sull’estraneo in traduzione. Venuti
vede l’addomesticamento come dominante nella cultura traduttiva anglo-americana. Lamenta il
fenomeno dell’addomesticamento poichè esso comporta una riduzione etnocentrica del testo
straniero ai valori culturali della lingua di arrivo. Questo implica che la traduzione sia redatta in uno
stile trasparente, scorrevole e invisibile allo scopo di minimizzare l’alterità del TA. Questo riguarda
inoltre l’aderenza ai canoni letterari interni tramite ‘attenta selezione dei testi che verosimilmente si
presteranno a una tale strategia traduttiva. L’estraniamento implica la scelta di un testo straniero e
lo sviluppo di un metodo traduttivo conformandosi a posizioni escluse dai valori culturali dominanti
nella lingua di arrivo Venuti sostiene che il metodo estraniante sia una pressione etnodeviante
esercitata sui valori per registrare la differenza linguistica e culturale del testo straniero, con il
risultato di inviare il lettore all’estero. Il metodo straniante ha il potere di contenere i valori culturali
violentemente addomesticanti del mondo anglofono. Il metodo traduttivo estraniante, adotta anche
la strategia della resistenza che è uno stile traduttivo non scorrevole o estraniante, concepito per
rendere visibile la presenza del traduttore evidenziando l’identità straniera del TP e proteggendola
dal predominio ideologico della cultura di arrivo. Venuti afferma anche che la traduzione straniante
è anche minorizzante : la quale vede l’inclusione intenzionale di elementi stranianti nel tentativo di
rendere il traduttore visibile e di far sì che i lettori diventino consapevoli di trovarsi di fronte alla
traduzione di un’opera proveniente da una cultura straniera. Per far urtare il lettore contro un
discorso eterogeneo si fa uso di calchi, una struttura arcaica, arcaicismi e colloquialismi moderni.
Benchè Venuti si esprima a favore della traduzione estraniante è consapevole anche di alcune sue
contraddizioni: si tratta di un termine soggettivo e relativo che comporta comunque un certo
addomesticamento, poiché traduce un TP per una cultura di arrivo e dipende dai valori dominanti di
questa cultura per divenire visibile quando se ne allontana. Venuti difende la traduzioni estranianti
perché sfoggiano la propria parzialità. Invece di occultarla. È importante individuare la specifica
situazione culturale in cui la traduzione viene realizzata e in cui produce i suoi effetti. Secondo
Venuti, ciò significa che i termini possono cambiare significato nel corso del tempo e in diversi
luoghi. Quanto la traduzione assimili un testo straniero alla lingua e cultura in cui viene tradotto e a
quanto la traduzione segnali piuttosto le differenze di quello stesso testo.
Venuti è influenzato da Berman nel suo desiderio di metter alla prova il lettore evidenziando la sfida
e le prove che la traduzione rappresenta per il TP. Berman la descrive come un PROVA in 2 sensi:
una prova per la cultura di arrivo nello sperimentare la stranezza del testo e della parola
stranieri
una prova per il testo straniero che viene sradicato dal suo contesto linguistico originario.
Berman afferma che il fine propriamente etico dell’atto traduttivo è quello di ricevere l’elemento
straniero come straniero, aspetto che sembrerebbe avere influenzato la strategia traduttiva
dell’estraniamento di Venuti. Berman osserva che generalmente esiste un sistema di deformazione
testuale nei testi di arrivo che impedisce all’elemento straniero di trasparire. La sua analisi delle
forme di deformazione è chiamata analitica negativa. Berman vede ogni traduttore come
inevitabilmente e intrinsecamente esposto a tali forze etnocentriche, le quali determinano il
desiderio di tradurre, nonché la forma del TA. L’autore ritiene soltanto che per mezzo dell’analisi
psicoanalitica del lavoro del traduttore e della consapevolezza tali tendenze possano essere
neutralizzate. Individua 12 tendenze deformanti:
• Espansione: berman afferma che i testi di arrivo tendono a essere più lunghi di quelli di partenza.
Tali aggiunte servono soltanto a ridurre la chiarezza della voce dell’opera;
• Innobilimento si riferisce alla tendenza da parte di certi traduttori a migliorare l’originale
riscrivendolo in uno stile più elegante,
• Impoverimento qualitativo si tratta della sostituzione di parole ed espressioni con equivalenti del
TA che non possiedono la loro ricchezza evocativa o i loro tratti iconici;
• La distruzione del ritmo: può essere distrutto per mezzo della deformazione dell’ordine delle
parole e della punteggiatura;
• La distruzione delle reti significanti soggiacenti: il traduttore deve essere consapevole della rete di
parole che si forma attraverso tutto il testo;
• La distruzione dei pattern linguistici. Se il TP può essere sistematico nelle costruzione e nei
pattern della frase, la traduzione tende ad essere asistematica;
• la distruzione delle reti vernacolari o la loro esotizzazione: si riferisce in modo particolare alla
parlata locale e ai pattern linguistici che giocano un ruolo importante nella costituzione
dell’ambientazione di un romanzo;
• la cancellazione della sovrapposizione delle lingue: Berman intende qui il modo in cui la
traduzione tende a cancellare le tracce di diverse forme linguistiche che coesistono nel TP (es.
varietà di spagnolo peninsulare e sudamericano)
a controbilanciare troviamo l’analitica positiva che fa riferimento alla traduzione letterale. L’uso di
letterale e lettera e il su riferimento al processo di significazione indicano una prospettiva
sassuriana e una trasformazione positiva della LA. Il termine letterale è discusso anche da Venuti, il
quale concepisce la lettera come la gamma possibilità significanti nella LA. Il contributo di Berman
importante in quanto mette in relazione idee filosofiche a strategie traduttive per mezzo di
numerosi esempi tratti da traduzioni esistenti
Il richiamo all’azione di Venuti affinchè i traduttori adottino strategie visibili ed estranianti è forse
una reazione ai traduttori contemporanei che sembrano discutere il proprio lavoro secondo le
posizioni e i termii vaghi e antiquati. I traduttori ritengono spesso che il loro lavoro sia intuitivo e
che si debba ascoltare il proprio “orecchio”, altri parlano di “voce”, il che riguarda tutte le scelte
relative alla cadenza e al tono, al lessico e alla sintassi. L’invisibilità del traduttore è stata tale che un
numero relativamente esigo di loro ha scritto resoconti dettagliati della propria pratica traduttivaLo
scriba sovversivo distrugge la forma dell’originale ma ne produce il significato di un’altra forma, crea
talvolta brani completamente diversi dalla traduzione. Sembrerebbe una strategia fortemente
addomesticante invece il risultato linguistico è estraniante. La visione femminista e poststrutturlista
della traduzione che svolge un ruolo ideologico: una traduzione deve essere un atto critico, che crea
dubbio, che pone domande al lettore, ricontestualizzando l’ideologia del testo
originale. La creatività della traduzione è un tema in espansione. Si è iniziato a esplorare
l’intersezione di studi sulla traduzione e scrittura creativa, mettendovi i relazione la meccanica della
lettura e l’elaborazione cognitiva e la riformulazione sperimentaledella fonte. L’atteggiamento del
traduttore e la sua posizione – o posizionalità – acquisiscono lentamente sempre più peso nella
riflessione sulla traduzione, anche grazie al contributo di alcuni studiosi che concentrano
l’attenzione sul ruolo della traduzione come atto di asservimento o di opposizione agli equilibri di
potere. Maria Tymoczko in Ideology and the position of the translator: in what sense is a translator
«in between» fa una critica al traduttore come mediatore neutrale della comunicazione rifiuta
inoltre l’immagine romantica ed elitaria del traduttore che opera in modo isolato; e conclude
affermando che il traduttore deve agire come un agente etico di cambiamento sociale. Carol
Meier (2007) definisce questa presa di posizione/ posizionamento intervenience e il traduttore
come intervenient being.
Il lavoro di Bordieu è stato adottato da alcuni studiosi come alternativa meno deterministica alla
struttura del polisistema, soprattutto come mezzo per teorizzare il ruolo del traduttore, la cui
assenza in teorie precedenti sembrava essere preoccupante.
Capitolo 10
Il movimento ermeneutico deve le sue origini ai Romantici tedeschi, si definisce approccio
ermeneutico come l’indagine di che cosa significhi comprendere un brano di discorso orale o
scritto, e il tentativo di diagnosticare tale processo nei termini di un modello generale di significato.
After Babel, pubblicato nel 1975 è la prima indagine sistematica della teoria e dei processi della
traduzione dal XVIII secolo a questa parte. Il punto focale iniziale di Steiner è sul trattamento
psicologico e intellettuale della mente del traduttore , tratta inoltre il processo di significazione e di
comprensione che sottostà al processo traduttivo. La descrizione di Steiner dell’emerneutica della
traduzione , è basata non sulla concezione della traduzione come una scienza , ma come un’arte
esatta , con precisioni che sono di tipo intenso ma non sistematico. Il moto ermeneutico di Steiner
è formato da quattro parti: fede iniziale, aggressione, incorporazione, reciprocità.
Fede iniziale : ovvero l’impegno di fiducia del traduttore verso il TP, verso la possibilità stessa
che ci sia qualcosa nel TP che può essere compreso e reso in traduzione;
Aggressione: ovvero l’incursione, l’invasione con cui il traduttore fa proprio il TP; Steiner si
rifà alla visione di Heidegger della comprensione come “appropriativa” e “violenta”, così
come San Gerolamo propone il paragone del traduttore che porta a casa il TP come fosse
uno schiavo prigioniero. Steiner adotta la metafora della miniera all’aperto e dell’estrazione
(del significato) da parte del traduttore. Steiner descrive questa fase anche come
“penetrazione” (criticato per questo dalle teoriche femministe)
Incorporazione: si riferisce al significato del TP che, estratto dal traduttore, viene portato
dentro al TA in diverse modalità che spaziano tra i poli dell’addomesticamento completo o
dell’estraneità; secondo Steiner si può parlare di “immissione sacramentale” quando la
cultura d’arrivo accetta assimila il testo straniero e ne viene arricchita, mentre chiama
“infezione” il processo secondo cui la cultura viene infettata dal testo straniero e finisce con
il rifiutarlo, come accade con i modelli letterari francesi neoclassici del XVIII sec. respinti dai
romantici tedeschi (cfr. idea di supremazia dei sistemi letterari nel polisistema di Zohar).
Steiner parla di “dialettica dell’incorporazione”
Reciprocità: secondo Steiner è il “fulcro del mestiere e della moralità della traduzione”,
intesa come il riequilibrio delle forze in gioco nella dialettica dell’incorporazione. Secondo
Steiner l’incorporazione aggressiva lascia un ‘residuo’ all’originale, un residuo positivo.
L’intensificazione del TP che avviene in traduzione, inoltre, anche se il TA è solo parzialmente
adeguato, contribuisce a vitalizzare il TP. Lo squilibrio che si crea tra le energie del TP e del TA
deve essere riequilibrata dal traduttore con equità
Steiner è fiducioso nel fatto che questa fluida, morale, bilanciata “ermeneutica della fiducia”
permetterà alla teoria della traduzione di rifuggire lo “sterile modello triadico” che ha
caratterizzato così a lungo la teoria. L’attenzione di Steiner è sulla parola, che può essere
circoscritta e aperta in modo che riveli la propria individualità organica. Se Steiner ritiene
che la vera comprensione e traduzione avvenga nel punto in cui le lingue si fondono l’una
nell’altra, allora l’abilità di spostarsi al di là dell’io è di fondamentale importanza Secondo
Steiner, la tenace differenza linguistica e culturale che potrebbe rendere impenetrabile il
testo originale viene trascesa grazie all’affinità elettiva, ovvero grazie a ciò che accade
quando un traduttore mette in gioco il proprio impegno di fiducia verso un TP.
Discussione di Steiner
Fortuna di cui gode l’opera di Steiner è testimoniata dalle nuove edizioni e ristampe a più di 30
anni dalla prima pubblicazione. Contributo maggiore è aver contribuito a far conoscere la teoria
della traduzione ai non specialisti del settore.
Meriti: l’idea di ‘affinità elettiva’ e di ‘tenace differenza’ contribuiscono ad arricchire il discorso
relativo alla tensione tra addomesticamento e estraniamento di Venuti.
Critiche:
eccessivi riferimenti alla grammatica generativotrasformazionale di Chosmky;
visione universalistica del linguaggio e teoria della traduzione onnicomprensiva che appaiono
datati e obsoleti;
linguaggio sessista (penetrazione, metafore di possesso erotico);
modello basato sull’approccio di Lévy-Strauss che considera le strutture sociali come tentativi di
riequilibrio dinamico.
Decostruzionismo
Il decostruzionismo di Christopher Norris comporta la messa in discussione della lingua e
dei termini, sistemi e concetti stessi che sono costruiti da quella lingua. La decostruzione
rifiuta il primato del significato fissato nella parola e porta invece i n primo piano o
“decostruisce” i modi in cui un testo indebolisce le sue stesse presupposizioni e rivela le
sue contraddizioni interne. Il movimento deve le sue origini alla Francia degli anni Sessanta e la
sua figura di spicco è il filosofo Jacques Derrida. La terminologia utilizzata da Derrida è complessa e
sfuggente, come il significato che demolisce. Il termine diffèrance è forse il più significativo; gioca
con i due significati del verbo diffèrer, nessuno dei quali incapsula completamente il suo significato,
e la variazione ortografica è un’indicazione visiva, anche se silenziosa, dell’offuscamento del
significante e della dislocazione o differimento del significato. Di conseguenza la decostruzione ha
iniziato a demolire alcune delle premesse chiave della linguistica come la chiara
suddivisione tra significante e significato.Ovviamente questa messa in dubbio ha delle
conseguenze per la traduzione,che i decostruzionisti hanno affrontato attraverso la lettura
e il commento al saggio di Benjamin "il compito del traduttore".Di primaria importanza fra
queste interpretazioni è Des tours de Babel di Derrida.Il titolo stesso è un gioco di parole
basato su due potenziali significati di Tours,e inoltre des tours suona come detour(nel
senso di deviazione).Pertanto già dall'inizio vi è una messa in discussione della base del
linguaggio della traduzione ,dato che vi è un rifiuto delle teorie del significato e della traduzione che
sono basate a loro volta sull'identità e sull'unità di una lingua .Derrida mette in discussione il
concetta di lingua pura di Benjamin ,definendola differance, e decostruisce la distinzione tra i testi
di partenza e di arrivo, affermando che hanno un legame di dipendenza e sopravvivenza l'uno
dall'altro una volta che la traduzione ha avuto luogo. Derrida critica il concetto di pertinenza in
traduzione. La critica è dovuta al fatto che una traduzione pertinente, secondo Derrida, si basa sulla
presunta stabilità della relazione significato-significante ed è finalizzata ad una totale trasparenza.
Se da una parte di può affermare che Derrida avesse una conoscenza limitata della teoria della
traduzione, la sua analisi critica culturale e religiosa del testo aggiunge una profondità e un’attualità
che intensificano la descrizione del processo traduttivo. L’autore procede mettendo in relazione
queste strategie traduttive con la cultura e le ideologie religiose rappresentate nell’opera teatrale:
così some la “lettera” è associata all’ebraismo e lo “spirito” al cristianesimo, allo stesso modo
l’interpretazione o traduzione “pertinente” delle parole di Shylock da part di Porzia mostra la
“pietà” del discorso cristiano dominante che assimila la “giustizia” dell’ebraismo. La strategia
traduttiva di Derrida non è pertinente ma cerca di mettere in luce questa assimilazione. Oltre ad
essere una strategia estraniante , questa può essere vista come una fedeltà abusiva, di cui si fa
fautore Lewis . Questa implica una serie di rischi e la sperimentazione di modelli linguistici espressivi
e teorici , e l’integrazione del TP , nel quale viene infusa nuova energia. Nel tradurre Derrida ho
cercato di mettere in pratica le sue riflessioni sulla traduzione e sui concetti e le pratiche che quelle
riflessioni hanno ispirato nel lavoro di altri teorici e traduttori. Questo ha voluto dire aderire quanto
più possibile al suo francese, cercando di riprodurre la sua sintassi, il lessico e gli accorgimenti
tipografici inventando effetti che fossero paragonabili – persino quando questi rischiano di
distorcere l’inglese in forme strane e inconsuete.
Capitolo 11
La prima edizione di questo capitolo si cocnlcudeva con un case study interdisciplinare che
utilizzava lo strumento della linguistica dei corpora come aiuto per l'analisi di un testo letterario.La
motivazione principale alla base dell'uso dei corpora era la qualità dei dati linguistici .In un saggio
che spronava all'uso dei corpora elettronici nella ricerca nel campo degli studi sulla traduzione.
Baker vedeva il concetto di tipicalità come collegato ai concetti di norme, leggi e universali sui quali
stava lavorando Gideon Toury. Baker si concentrava sull’individuazione delle tipicalità della lingua di
un corpus di testi tradotti che poteva poi essere paragonata alla lingua non tradotta. e differenze
tra le quali avrebbero potenzialmente messo in luce elementi dovuti al processo del tradurre e alle
norme in azione. Ed è con l'avvento di ampi database elettronici e di strumenti facilmente reperibili
che si poterono testare queste ipotesi su vaste quantità di testo
*i corpora sono collezioni di testi orali o scritti ,prodotti in contesti comunicativi reali conservati
I saggi contenuti dell'edizione speciale della rivista Meta curata da Laviosa erano suddivisi
tra quelli che trattavano questioni di tipo teorico-metodologico e quelli che utilizzavano i
nuovi strumenti dei corpora per la ricerca empirica. In concomitanza con il rapido sviluppo
della tecnologia e la diffusione molto più ampia di testi in formato elettronico ,le due
questioni si sono sviluppate ma non sono ancora confluite in una metodologia di ricerca
generalmente accettata. Forse però la questione chiave è relativa alla tipologia del corpus
e alla sua progettazione: in un volume sull'uso dei corpora nella formazione del
traduttore,Bernardini riassume prevemente le tipologie dei corpora e i loro usi,nonostante
l'ammissione che la terminologia in questo campo non è uniforme. Si tratta di :
Corpora monolingui* : testi che possono essere analizzati in base al criterio della
naturalezza,essi possono servire anche da corpora di riferimento rappresentativi,una pietra
d paragone della lingua sulla quale misurare la deviazione
E' importante sottolineare come Bernardini evidenzi, che tramite i corpora monolingui si
possano individuare i tratti salienti lessicali o grammaticali nei testi di arrivo e
successivamente verificare se tali tratti sono analogamente salienti anche nei testi non
tradotti della stessa lingua. L’uso dei corpora può consentire di paragonare caratteristiche dei TA
sia in relazione ai TP in lingua straniera sia in relazione ad altri TP prodotti nella LA
Introducind Corpora in Translation Studies di Olohan fornisce una panoramica più recente di
quest’area di ricerca e comprende altri case study su caratteristiche sintattiche e di altro genere.
L’autrice inserisce una breve trattazione sui software disponibili sul mercato che facilitano l’analisi
di corpora paralleli progettati dai ricercatori. L’approccio basato sui corpora si collega ad altre
metodologie e approcci, in particolare agli studi descrittivi, allo studio del prodotto traduttivo e
all’interesse per l’individuazione delle caratteristiche tipiche della traduzione. In questi ambiti,
l’accesso rapido al “quadro complessivo” dei dati quantitativi, supportano da una dettagliata analisi
critica dei testi nel loro contesto socioculturale, costituisce una metodologia interdisciplinare
complementare che mette in luce i pattern che potrebbero altrimenti passare inosservati.
Olaohan tenta di mettere in relazione i pattern stilistici di un testo con l'ideologia del traduttore o il
contesto, cercando contrazioni informali e parole chiave , ma la riuscita di questo approccio è
limitata dai risultati che il computer è in grado di generare e dalle interpretazioni plausibili che esso
permette. In ogni caso ,mettendo a contrasto il lavoro di traduttori diversi e incrociando i risultati
con un corpus di riferimento (BNC) ,è possibile confermare le intuizioni relative allo stile di un testo
e generare ipotesi in merito alla lingua tradotta. Utilizzando questo approccio,Baker analizza lo stile
dei traduttori Peter Bush(dallo
spagnolo) e Peter Clark (dall'arabo) utilizzando la frequenza del verbo say come indicatore di
standardizzazione e di ridotta variazione lessicale.Baker rileva che Clark utilizza say il doppio delle
volte rispetto a Bush,am ciò potrebbe essere dovuto all'elevata frequenza di qaal nel TP arabo.Si
tratta di un problema nello studio di Baker ,che afferma di sviluppare una metodologia per l'analisi
stilistica ,ma dedica scarsa attenzione al TP e alla LP ,in quali necessariamnete avranno effetto sul
TA. Uno dei progetti più innovativi sui corpora paralleli è il corpus parallelo bidirezionale inglese-
norvegese creato da Stig Johansson a Oslo.Tuttavia trova difficoltà a raccogliere testi adatti perchè
molti più testi vengono tradotti dall'inglese di quanto non avvenga nell'altra direzione.Un
suggerimento prevede l'uso come punto di partenza ,per i testi che sono stati tradotti,ad
esempio,verso lo svedese e il finlandese .Un altro è quello di commissionare a traduttori
professionisti molteplici traduzioni dello stesso testo letterario allo scopo di studiare la variazione.
E' inoltre evidente che un buon numero di studi adotta un approccio di analisi
contrastiva,utilizzando lo studio di corpora comparabili che possono appartenere a un genere
specifico. Un altro approccio è quello utilizzato da Ian Williams che mette a paragone testi scritti in
inglese ,testi tradotti in spagnolo (entrambi riguardanti la ricerca biomedica) e un corpus di testi
spagnoli non appartenenti allo stesso genere.Williams prnde in analisi la frequenza del verbo
observar che appare molto più frequentemente nei testi di arrivo spagnoli piuttosto che nei testi di
partenza spagnoli,il che indica una gamma lessica più ristretta e una maggiore omogeneità delle
traduzioni a dispetto delle norme della LA(ossia i testi di partenza spagnoli tendono a mostrare una
maggiore variazione)
Traduzione audiovisiva
Sviluppi ancora più radicali nell'ambito degli studi sulla traduzione si sono avuti nel campo della
traduzione audiovisiva,in particolare nel sottotitolaggio. Benchè Katharina Reiss avesse incluso nella
sua tassonomia testuale da lei chiamata ‘’audio-mediale’’, questa categoria era stata poco
sviluppata dalla studiosa e la sua definizione sembrava riferirsi più ai campi come la pubblicità
anziché alla traduzione di film e documentari. Articoli precedenti di Tiford e Mayoral, hanno coniato
il termine traduzione subordinata , concentrandosi nello specifico sugli elementi non verbali che
distinguono la traduzione audiovisiva. Il testo audiovisivo stabilisce un tipo di comunicazione basata
su più canali e più codici. Questi codici comprendono ciò che Delabastita descrive come:
• Verbale (stile e registri);
• Letterario e teatrale ( trama dialoghi)
• Prossemico (comportamenti non verbali: gesti, gestione dello spazio, etc.);
• Cinematico (tecniche e generi).
Delabastiita paragona continuamente la traduzione filmica ad altre forme di traduzione, tra le quali
la rappresentazione teatrale, come modo di determinare la sua natura specifica e distintiva e “il
cuore del problema della traduzione filmica”. Egli vede la differenza principale nel fatto che mentre il
teatro viene creato in maniera leggermente diversa ogni volta che viene rappresentato, la pellicola è
registrata e perciò è perfettamente riproducibile in termini materiali. Una volta registrato, un film
viene distribuito e ripetuto per e da parte di pubblici diversi, ma, tranne in rare occasioni, non viene
alterato. Questo porta ai limiti molto particolari che controllano la traduzione filmica, nello specifico
la coesistenza dei canali sonoro e visivo, che circoscrivono il margine d’azione del traduttore. Lo
studio vede la traduzione filmica come un prolungamento degli studi sulla traduzione, che richiede
venga svolta ricerca sulle caratteristiche specifiche di ogni modalità.
Dìaz Cintas e Remael (2007) si concentrano su considerazioni tecniche, su aspetti stilistici e linguistici del
processo traduttivo, e riassumono delle “linee guida per il sottotitolaggio”. Benchè vengano definite come
line guida, si tratta in realtà di quelle che secondo la terminologia di Toury sarebbero generalizzazioni ,
caratteristiche quasi universali che in un altro contesto potrebbero quasi spingersi verso la determinazione
di leggi descritte per la traduzione audiovisiva Sebbene alcuni degli elementi sono evidenziati perché
problematici dal punto di vista traduttivo (marcatezza, stile, registro, presenza di più varietà, uso di tabù,
umorismo, etc.) si tratta di elementi non specifici della traduzione in sottotitoli, ma della traduzione in
generale. Occupano un ruolo di primo piano altri aspetti specifici come punteggiatura, riduzione e
suddivisione delle strutture nello spazio dei sottotitoli che sono stati trattati raramente in altre forme di
traduzione.
Karamitroglou trae spunto dalla teoria dei polisistemi e dal concetto di norme per studiare le
preferenze per il doppiaggio e il sottotitolaggio in Grecia. L’autore sottolinea la necessità di
prendere in considerazione la gamma di agenti umani che prendono parte al processo, così come il
ruolo di catalizzatore del pubblico e l’importanza del differenziazione fra le varie tipologie e generi
cinematografici. L’elenco degli elementi presi in considerazione comprende:
■ i prodotti (TA);
■ la modalità;
■ l’istituzione;
■ il mercato.
Fra gli agenti umani sono inclusi anche gli addetti allo spotting e al time-coding, adattatori, direttore
di doppiaggio, tecnici del suono, esperti video, correttori di bozze, committenti della traduzione,
case di distribuzione e traduttore. Christopher Taylor affronta la fondamentale questione micro-
testuale della trascrizione multimodale, del modo in cui si documenta e si analizza un testo filmico
su carta. Egli trae spunto dal modello di Thibault per l’analisi del testo filmico e della pubblicità
televisiva, analisi che consiste nella scomposizione di una sequenza filmica
in frame/inquadrature/fasi e nella successiva produzione di una descrizione a più colonne e livelli di:
1 durata del frame e ordine di presentazione; 2. presentazione dei frame visivi; 3. componenti
dell’immagine visiva; 4. l’ “azione cinetica” dei personaggi (gesti, movimenti); 5. i dialoghi e
una descrizione della colonna sonora; 6. un’interpretazione metafunzionale del modo in cui
il film crea significato.
Il sesto elemento è tratto dalla linguistica hallidayana e dalla grammatica visiva di Kress e van
Leeuwen, che integra le diverse modalità semiotiche dei testi visivi. Lo spotting è
l’individuazione della posizione migliore per i sottotitoli, e nella decisione relativa all’omissione
di elementi verbali in alcuni punti, la forma di trascrizione, poco maneggevole per sezioni
lunghe, è probabilmente più utile per studi descrittivi del sottotitolaggio di tipo teorico. Il
risultato che la “componente interpersonale è strettamente importante e viene svolta per lo più
dalla prosodia vocale e dall’azione cinetica, che sono tutte catturate nella trascrizione
multimodale. Chaume propone un esempio di integrazione di studi sulla traduzione e studi sul
cinema, nel tentativo di riprodurre un modello ‘’integrato’’ di regole e norme pensato per
l’analisi dei codici significanti del linguaggio cinematografico. Chaume individua dieci codici. I
primi quattro riguardano il canale acustico:
1 il codice linguistico: i problemi come i giochi di parole, la coesistenza di più lingue, gli elementi
legati ad una cultura specifica, ecc. sono comuni ad altri tipi di traduzione (legale, scientifica, ecc.) e
non devono essere considerati problemi specifici della traduzione audiovisiva;
2. il codice paralinguistico: la preparazione dei dialoghi per il doppiaggio implicherebbe l’aggiunta di
simboli per indicare risate, pause
e così via, mentre nel sottotitolaggio i segni grafici (maiuscola, punti esclamativi, ecc.) indicano il
livello della voce, tono e pause;
3. il codice della musica e gli effetti speciali: la rappresentazione e l’adattamento delle parole delle
canzoni e la loro funzione.
4. il codice dell’arrangiamento sonoro: esistono differenze a seconda del fatto che il parlante appaia
sullo schermo o meno e questo richiederà una variazione ortografica nel sottotitolaggio.
I codici di Chaume focalizzano l’attenzione sul non-linguistico e in particolare sul visivo.Solo uno dei
dieci codici è linguistico, aspetto che rappresenta un enorme allontanamento dalla norma nella
maggior parte della ricerca negli studi sulla traduzione. Rispetto alle peculiarità del codice linguistico
e dei problemi traduttivi, “sembra esserci un accordo generale sul numero relativamente ristretto di
tali questioni nella traduzione audiovisiva (riduzione, omissione, variazione di registro, umorismo,
punteggiatura,)
Localizzazione e globalizzazione
La traduzione, nell’era informatica, è diventata fulcro di un grosso giro di affari e nell’industria viene
inclusa nell’acronimo GILT Globalization, Internationalization, Localization, Translation. La
localizzazione viene vista, dall’industria, come un termine superordinato che comprende la
traduzione, e secondo la definizione della LISA (Localisation Industry Standard Association): La
localizzazione implica che un prodotto venga preso e reso linguisticamente e culturalmente
appropriato alla località di arrivo (paese/regione e lingua) nella quale verrà venduto. Anthony Pym,
2004 The Moving Text: Localization, TRanslation and Distribution contribuisce alla riflessione teorica
rivisitando questioni traduttive comune all’interno del nuovo contesto. Ad esempio, per localizzare
un software per le diverse lingue locali a livello mondiale si parte da una versione internazionalizzata
e interlingua (terminologia della Traduzione Automatica) che funziona da base per le altre versioni
locali nelle diverse LA. I costanti aggiornamenti apportati alla versione interlingua, prima che a
quelle locali, trasformeranno la stessa concezione del TP; in un simile contesto, lo status e il ruolo
del TP iniziale scompare. Prospettiva di Pym dipinge la localizzazione come un processo
“disumanizzante” incentrato sul marketig, piuttosto che sulle culture umane Michael Cronin, 2003
Translation and Globalization adotta il concetto di prossimità di “reti di scambio (di traduzione)”.
Secondo Cronin la globalizzazione ha finito con il ridefinire lo stesso ruolo e status del traduttore
perché chi è lontano dai circuiti dell’informazione che viaggia in Rete è tagliato fuori come
traduttore nell’economia globale. Cronin, con una terminologia “ambientalista”, riesamina la
questione delle lingue minoritarie e parla del fragile “ecosistema linguistico” minacciato dalle
principali lingue internazionali, finendo con delineare una “ecologia della traduzione” ovvero una
pratica della traduzione capace di dare a parlanti e traduttori delle lingue minoritarie uno strumento
per l’accesso, la promozione e la diffusione di testi tradotti da e verso le proprie lingue (“dimensione
attivista” del traduttore).