Sei sulla pagina 1di 13

L’ARTE DEI DRAGOMANNI

• Premessa
Tradizionalmente: traduzione considerata semplice trasferimento del discorso da una lingua a un’altra →
processo puramente linguistico, impersonale e derivativo (obiettivo: equivalenza semantica tra i testi);

Tipi di traduzione:

- Interlineare (tipica di didattica)


- Letterale (versione, parola per parola)
- Senso moderno (attenzione al significato, rispetto della lingua straniera e di quella di arrivo in
parole, costruzione, stile)

Traduzione → problema letterario pratico; luogo in cui convergono lingue, letterature, culture → luogo in
cui si crea una tradizione (traduzione fondamentale perché alla base di confronto con l’Altro, di rapporto
tra familiare ed estraneo in reciproche influenze e quindi di ricostruzione di genealogia della propria
cultura);

In epoche diverse le traduzioni hanno rinnovato, ampliato, arricchito e a volte perfino creato lingua e
letteratura → “Ogni civiltà nasce da una traduzione” -Folena (cultura latina nei confronti di greca, lingua
tedesca nei confronti di traduzione della Bibbia di Lutero);

Funzione innovativa di traduzione all’interno del “polisistema letterario” (insieme letterario complessivo di
una cultura): introduzione di elementi nuovi o mantenimento di elementi già presenti rafforzandoli;

Come pratica traduttiva nasce sempre da esigenza pratica, speculazione teorica non fine a se stessa ma
nasce come riflessione in seguito ad esperienza personale dei traduttori → tradurre: attività
complementare utile anche per la sfera creativa (esercizio per raffinare stile e linguaggio) → riflessioni su
traduzione svolta confinate in prefazioni o note del traduttore;

Fase prescientifica di traduzione: importante discutere su metodo di traduzione, sul “fare” traduzione →
focalizzazione empirica immediata;

Progressivamente (non in modo unitario, teleologico e univoco) riflessione diventa più metodologico-
filosofico-filosofica → superamento visione tradizionale di traduzione (prospettiva più ampia, rapporto tra
storia di lingua e cultura e traduzione) → attenzione oltre a difficoltà di tradurre da punto di vista
linguistico, sintattico, morfologico e grammaticale a costrizioni di natura extralinguistica (ideologie, centri di
potere, poetiche e tradizioni letterarie) → “tradizione è di fatto riscrittura” -Lefevere;

Smentita definitiva di concezione sacrale di partenza e smascheramento di artificiosità del mito


dell’originalità autoriale → traduzione da considerare come testo originale, che manipola letteratura
perché funzioni in un determinato modo;

Traduttore da una parte schiavo del testo originale (figura secondaria) dall’altra sottoposto a pressioni su
come e cosa tradurre, censurato nel nome delle pressioni ideologiche e politiche dei vari centri di potere →
traduzione assolutamente non riducibile ad atto linguistico meccanico e neutrale compiuto da traduttore
meccanico e neutrale: pratica politropa e multiforme, screziata e costantemente condizionata da fattori
esterni alla mera dimensione linguistica.

• L’antichità classica
Civiltà romana attinge a piene mani a letteratura e a cultura greca → a differenza da quanto accadeva
precedentemente nel mondo antico (traduzione perlopiù per scopi pratici, no finalità estetiche particolari)
in civiltà romana antica traduzione diventa importante strumento di accoglienza, trasformazione e
assimilazione del modello ellenico → inizio anche di riflessione teorica e metodologica;

Liber de optimo genere oratorum -Cicerone (46 a.C.): prime riflessioni su traduzione in una sorta di
premessa e giustificazione alla sua traduzione di due orazioni attiche (Per la Corona di Demostene e Contro
Ctesifonte di Eschine) → “ho tradotto da oratore e non da interprete di un testo, con espressioni stesse del
pensiero, con stessi modi di rendere di questo, con lessico appropriato a indole della nostra lingua. Non ho
creduto di rendere parola con parola, ma ho mantenuto ogni carattere e ogni efficacia espressiva delle
parole stesse” → dichiarazione programmatica: obiettivo della traduzione = resa globale del senso del testo
mediante adattamento alle norme della lingua d’arrivo → fine ultimo: rispetto funzione originaria del testo;

Testo d’arrivo deve persuadere, dilettare, commuovere suoi ascoltatori, non rendere ragione a corretta
interpretazione della struttura del testo di partenza (restituzione di versione letterale) → diversi secoli
prima che tale concezione di traduzione venga recuperata: maggior parte di riflessioni su traduzione Bibbia
in inetta opposizione a precetto ciceroniano della traduzione a senso.

• Il Medioevo e la traduzione della Bibbia


Prima traduzione di Bibbia commissionata da faraone Tolomeo II in III secolo a.C. per far fronte a esigenze
di comunità ebraica di lingua greca di Alessandria → incarico affidato a gruppo di 72 dotti e teologi, la cui
versione greca di Antico Testamento prende nome di Bibbia dei Settanta;

Comunità ebraica: testo ufficiale è solo quello d’origine ≠ Comunità cristiana: Bibbia dei Settanta
equivalente perfetto di originale, da prendere a modello per traduzioni successive;

Filone di Alessandria (membro dotto di locale comunità ebraica): qualità di traduzione dei Settanta
garantita da ispirazione divina dei traduttori → “traduzione come rivelazione” (grande influenza da epoca
romana fino a Rinascimento, quando Lutero sosterrà che per tradurre Bibbia non basta conoscenza lingua
ma occorre grazia ispiratrice di Dio e aiuto dei teologi) → traduttore di testi sacri come strumento nelle
mani di Dio che deve (per evitare errori dovuti a soggettività) tradurre letteralmente e mantenere ordine di
parole senza badare a caratteristiche di lingua di arrivo → obiettivo: preservare testo in quanto parola di
Dio, basandosi su concezione fallace di lingua che presuppone possibilità di corrispondenze perfette tra
singoli termini ed espressioni di lingue diverse → principio della letteralità → Vetus Latina;

382: papa Damaso I affida al suo segretario Gerolamo la redazione di testo latino che raccolga le Scritture e
costituisca interpretazione unica destinata a diventare nuovo testo canonico (incarico: traduzione di Nuovo
Testamento dal greco + revisione e integrazione della Vetus Latina per l’Antico Testamento) → conoscenza
di Greco porta Gerolamo a perplessità circa la traduzione dei Settanta (resa letteraria porta talvolta a greco
incomprensibile) → partenza per Betlemme (documentazione per uso testi ebraici e per conoscenze
linguistiche) → Vulgata (unione tra Nuovo Testamento e traduzione di Antico Testamento, opera che
richiede 15 anni di lavoro);

De optimo genere interpretandi (395 o 396 d.C.): lettera di Gerolamo scritta non per parlare di suo lavoro su
Bibbia ma per rispondere ad attacchi in seguito a traduzione da greco a latino di lettera di vescovo Epifanio
a vescovo di Gerusalemme Giovanni, attacchi poi estesi a traduzione biblica, che rompendo con tradizione
esegetica gli vale l’accusa di eresia → Gerolamo distingue tra traduzione a senso e traduzione letterale →
afferma di seguire primo metodo su orme di Cicerone (rendere testo parola per parola significherebbe
privarlo di forza e proprietà di vocaboli, restituendo a lettori “numero di parole” ma non “il loro peso”) ma
di non applicare questo criterio ma quello letterale ai libri sacri (in tal caso “anche ordine di parole
racchiude un mistero”) → operazione di una distinzione di campo: occorre distinguere tra testo profano e
sacro (in traduzioni secolari è meglio farsi oratore piuttosto che ligio interprete, in Bibbia vengono meno
criteri di retorica e filologia);
In epoca medievale riflessione teorica non paragonabile a quella precedente, ma attività traduttiva
abbonda grazie a nascita e ad affermazione progressiva di lingue volgari a scapito di greco e latino, ad
espansione araba ne bacino mediterraneo e nell’Europa meridionale → traduzione perlopiù da latino a
lingue volgari, che si affermano anche in forma scritta + in ambito sacro è Chiesa a farsi garante di esattezza
delle traduzioni e di corretta interpretazione di scritture;

Religione (espansione Cristianesimo): movente principale dietro ad esigenza di tradurre → cristianizzare


equivale sempre a tradurre;

Caso esempio: Alfredo il Grande, in Inghilterra, ispirandosi a Carlo Magno, dà nuovo impulso a vita
culturale del paese dedicandosi in prima persona alla traduzione dei vari testi latini in inglese → scopo
traduzione = contrastare effetti nefasti di invasioni danesi → traduzioni verso lingua volgare considerate
determinanti in rinascita culturale (in quanto in grado di garantire un più ampio accesso ai testi +
rivendicazione di natura letteraria di lingua inglese);

Ambito religioso: traduzione parte da presupposti di rigorosità e fedeltà alla lettera di testo sacro;
Ambito profano: prevale tendenza a rimaneggiare, integrare e trasformare liberamente il testo da tradurre
(esempio: Chanson de Roland);

Maimonide, fine del XII secolo: traduttore deve chiarire lo svolgersi del pensiero cambiando, integrando in
funzione della chiarezza, come se il testo fosse scritto nella lingua nella quale si traduce → atteggiamento
non univoco e rigido: es. Dante mette in guardia su difficoltà di tradurre poesia nel Convivio oppure
Benedetto Croce che parlerà esplicitamente di “eresia della traduzione”;

In periodo medievale acquistano crescente importanza traduzioni dall’arabo → prima scuola di traduzione
nasce in Spagna (Toledo e Cordoba, XII sec.) per studiare e rendere in latino testi ebraici e greci ma anche
ad esempio le opere di Averroè e il Corano.

• Il Rinascimento

Rottura ideologica, religiosa e filosofica con la versio medievale e continuazione idea di Cicerone aprendo
strada a traduzione come bene di consumo ante litteram → grande impulso dato a traduzione dimostrato
anche da nascita dei primi dizionari bilingui e poliglotti (1550) e il dizionario delle 11 lingue (1677);

1535: nascita di prima scuola per interpreti (auspicio di corona francese per i legami con i Turchi);
1600: Pietro il Grande crea la prima associazione di traduttori per occidentalizzare la Russia;

Rottura portata da diversi fattori:

- L’Umanesimo: nuovo paradigma culturale, stimolato anche da grandi figure, da Petrarca a Erasmo,
implica forte impulso a tradurre da greco e da latino;
- La stampa: moltiplicazione del numero dei lettori (anche se con numeri diversi da quelli attuali) →
conseguente aumento di necessità di traduzioni;
- Consolidamento delle lingue nazionali: riconosciute nobili e quindi degne per letteratura, linguaggio
giuridico, diplomatico e filosofico;
- Nuovi criteri filologici ed ermeneutici: approccio al testo non passivo (copista) ma attivo (studioso
che cerca di penetrare in profondità nel testo, di recuperarne significato originario ed esprimerne
contenuto con eleganza stilistica adeguata o di smascherarne inautenticità es. Donazione di
Costantino di Lorenzo Valla);
- Crescente attrazione a processi traduttivi: aumento teorizzazioni su arte di tradurre in volgare +
mutazione progressiva di concezione del traduttore (a tutti gli effetti un orator, uno scrittore);
- Riforma protestante: traduzione in lingue nazionali deve avvenire non in base a versione letterale
ma cercando di rendere spirito profondo del testo in modo intellegibile, riflettendo lingua di gente
comune (pietra miliare successiva a Erasmo: traduzione di Nuovo Testamento di Lutero in
Germania);

Leonardo Bruni: figura centrale in questo periodo, con il testo “De interpretazione recta” enuncia alcuni
principi fondamentali di traduzione ritenibili in buona parte validi ancora oggi:

- Accento su alcuni requisiti fondamentali di traduttore: padronanza di lingua di partenza e di arrivo


+ esempio dei “migliori scrittori” al fine di esprimersi in lingue efficace su piano comunicativo;
- Criteri estetici: traduttore deve affidarsi anche a giudizio dell’udito per non rovinare o sconvolgere
ciò che in un testo è espresso con eleganza e senso del ritmo → importante che nel testo tradotto
non vadano perdute qualità sonore e ritmiche del testo di partenza;
- Possibili mancanze di traduttore: scorretta comprensione di ciò che si traduce o traduzione
scorretta o trasposizione inadeguata, sgraziata e disordinata;
- Compito di traduttore di riprodurre stile di autore attraverso imitazione degli espedienti retorici e
semantici del suo testo;

Espressione di idea innovativa che il traduttore debba avere precise competenze e che queste riguardino
sia lingua di partenza che lingua di arrivo + importanza di tentativo di inclusione di considerazioni estetiche
nella riflessione sulla traduzione (benché concetto di gusto sia espresso in modo vago);

Modernità di riflessioni su traduzione esposte da Lutero (prima versione di traduzione in tedesco completa
realizzata tra il 1522 e il 1534 alla base di Riforma protestante + inserita in ottica di ampia divulgazione di
testo sacro) → per la prima volta atto traduttivo acquista statuto fondamentale in vita di collettività (germe
di identità linguistica e nazionale tedesca);

Lutero: concezione democratica di testo sacro + volontà di diffonderlo il più possibile (sforzo per rendere
testo accessibile a tutti → necessaria diffusione di messaggio divino anche presso ceti più umili: traduzione
efficace oltre che fedele a dottrina → auspicata “fedeltà all’originale” in contrasto con necessità di
divulgazione ed efficacia) → scelta di compromesso;

- Aspetti moderni: idea di divulgazione massiva del testo sacro, aderenza al parlato, efficacia
comunicativa e funzionale di testo tradotto (anticipazione teorie del ‘900);
- Aspetti meno moderni: traduttore deve essere buon cristiano, dotto, sperimentato, esercitato, pio,
fedele, zelante, timoroso (aggettivi più legati a fede religiosa che a competenze).

• Il Classicismo
Inquietudini e polemiche su natura stessa linguaggio attraversano tutto XVI e XVII secolo → dibattito
arricchito di nuovi elementi in concomitanza con supremazia culturale di Francia → diffusione di nuova
pratica traduttiva: “bella infedele”, frutto di basilare e contraddittoria scissione che investe in diversi campi
di sapere → da una parte categorie fondamentali di nascente cultura borghese (come il razionalismo
scientifico, l’empirismo filosofico, il soggettivismo religioso e l’individualismo economico) portano a
considerare cultura, conoscenze e gusto dell’epoca come il migliore (= traduttori sottovalutati perché
parassitari adattatori e falsificatori di opere originali) dall’altra idea di linguaggio prevalente è ancora quella
medievale (latino e greco modelli di perfezione inarrivabili, meno corrotti da uso umano = traduttori hanno
ruolo fondamentale di rafforzare e raffinare lingue moderne);

Diffusione di “bella infedele” con ambizione sia di arricchire lingua d’arrivo che di raffinare originale dal
punto di vista stilistico;

Consuetudine si diffonde anche in Inghilterra del primo Seicento (assoggettata a Francia) ma con
Restaurazione Inghilterra si sottrae a modello francese → poeta Dryden in prefazione a traduzione di Ovid’s
Epistles (1680) propone tripartizione di modalità traduttive:
1) Metafrasi: versione molto letterale;
2) Parafrasi: “translation with latitude”, traduzione a senso che tiene conto di intenzioni di autore e
amplifica testo ove necessario senza modificarlo arbitrariamente;
3) Imitazione: ispirazione libera all’originale;

Dryden si schiera a favore di parafrasi criticando imitazione (vicina a retaggio francese) → simile posizione:
Alexander Pope, che in traduzione Iliade propende per un’aurea mediocritas ripristinando gerarchia autore-
traduttore (anticipazione posizioni del Romanticismo).

• Il Romanticismo
Maggiori contributi a pensiero su traduzione provenienti da Germania: traduzione evento fondante di
identità nazionale (eredità di Lutero), strumento per ampliare possibilità di propria lingua e cultura
assumendo significato collettivo, di rilevanza nazionale e matrice popolare;

Goethe (Note e saggi sul Divan orientale-occidentale, 1819) → 3 modi di affrontare traduzione
corrispondenti a 3 diverse epoche:

1) Traduzione interlineare: pur livellando particolarità artistiche di opera ne avvicina materia a cultura
di arrivo comunicando “sensazione superiore” ispirata dall’originale → associazione a versione di
Bibbia compiuta da Lutero;
2) Ricerca di appropriarsi dell’estraneo per riprodurlo in lingua d’arrivo → corrisponde a “bella
infedele”, modello associato a Francia e criticato come “parodistico”;
3) Desiderio di resa traduzione identica a originale (l’una non è surrogato di altro ma lo rappresenta
paritariamente) → traduzione identificabile con originale vicina a versione interlineare, facilita
comprensione di originale;

Riflessione di Goethe rispecchia romantica esaltazione di originalità e di creatività di cui opera d’arte è
depositaria → testo di partenza su piano di superiorità rispetto a quello di arrivo;

Schleiermacher (Sui diversi metodi del tradurre, 1813): difficoltà ineludibile di comunicazione umana,
propria anche di traduzione endolinguistica (anche parlando o scrivendo in propria lingua si fa atto di
traduzione del pensiero in verbo);
Per traduzione interlinguistica proposta di distinzione tra interpretare e tradurre →

- interprete: ambito dell’attività quotidiana + forma orale;


- traduttore: ambito di scienza e arte + forma scritta (resa duratura dell’opera);

Difficoltà nel produrre tassonomia di generi e tipologie testuali (es. traduttore di resoconti e articoli va per
lui equiparato a interprete) ma anticipazione di odierna definizione di linguaggi specialistici + merito di
teorizzare assenza di corrispondenze biunivoche perfette tra vocaboli di due lingue diverse → traduzione
non operazione meccanica ma attività che solo conoscente di lingua e cultura di partenza può compiere
efficacemente.

Moderna concezione di rapporto tra lingua e parlante --> la prima influenza il secondo (condizionandone
visione del mondo), ma il secondo agisce su prima (modificandola con contributo personale);

Analisi diversi approcci a traduzione:

1) Autore e lettore contemporaneo in rapporto simile a quello che esisteva tra autore e pubblico
originario --> ipotesi concetto di attualizzazione (“impresa folle”);
2) Parafrasi e rifacimento:
• parafrasi basata su processo meccanico (segni linguistici trattati come matematici) --> ambito
delle scienze --> avvicinamento testo ad autore;
• rifacimento (imitazione) --> arti belle --> avvicinamento testo a lettore;

! Rifacimento si piega a irrazionalità lingua --> riconoscimento impossibilità produzione copia di opera
d’arte in altra lingua in cui singole parti corrispondano esattamente a quelle dell’originale --> rassegnazione
a elaborazione di imitazione: un tutto composto da parti diverse da quelle di modello ma i cui effetti
sarebbero simili a quelli di quest’ultimo!

Von Humboldt (Introduzione a traduzione dell’Agamennone, 1816): tragedia di Eschilo intraducibile per sua
natura ma tutte le lingue hanno strumenti per tradurre cose alte, profonde, forti e delicate + traduzione
importante per nazione in senso romantico: arricchimento linguistico e letterario accogliendo nuove opere
e aumento capacità espressive grazie a contatto con culture diverse + traduzione improntata a fedeltà
(“semplice e non pretenzioso amore dell’originale” --> relazione di devozione e rispetto tra traduttore e
originale) --> risultato = testo tradotto che “invece di stranezza fa sentire l‘estraneo”;

Risultato non frutto di rimaneggiamenti e revisioni ma di “prima felice ispirazione” (idea romantica di genio
innato e di immediatezza di espressione letteraria e artistica);

Accento su molteplicità e diversità traduzioni ≠ unicità e irraggiungibilità originale;

Traduzione: prodotto non solo di un’epoca ma anche di singola interpretazione di testo da parte di singolo
traduttore --> limite in sua ottica e in ottica romantica --> supremazia di originale messa in dubbio nel ‘900.

• Il Novecento
Traducibilità ed estraneità

Primi studiosi del Novecento elaborano teorie partendo da concezioni romantiche --> rifacendosi a
Humboldt, Mathesius sostiene che testo tradotto è creazione letteraria personale e originale --> non solo
lecito ma quasi doveroso violare il testo rielaborando originale --> vera e propria riscrittura da parte di
traduttore, considerato a stregua di un autore;

Benedetto Croce: rielaborazione posizioni romantiche in chiave idealistica --> arriva a sostenere
impossibilità del tradurre non tanto per differenze tra lingue ma per unicità e irrepetibilità di ogni
espressione (vera poesia è “sentimento gagliardo fattosi immagine nitidissima”) --> intraducibilità è vita
stessa della parola;

Crescente rilevanza durante Novecento di problema romantico di fedeltà a originale: etnologo Malinowski
(idee riprese poi da Scuola di Londra) sostiene che traduzione, anche meccanica, rozza o inelegante, fa sì
che su piano linguistico il lettore europeo si senta trasportato in altro mondo e avverta differenza del testo
che legge --> resa estraneità di testo tradotto;

Walter Benjamin (saggio “Il compito del traduttore”, 1923):

- Opera d’arte non rivolta a nessun destinatario, quindi non ha senso riferirsi a pubblico particolare;
- Traducibilità va rivista secondo due possibilità:
1) Se l’opera troverà mai traduttore adeguato;
2) Se l’opera consenta una traduzione e dunque la esiga;
- Non sono le traduzioni a dar gloria a un’opera, è la gloria esistente a far sì che si attuino le
traduzioni;
- Critica a teoria tradizionale di traduzione --> impossibile definire concetto di esattezza in quanto
contradditorio con quello di riproduzione del reale (originale), mai obiettivo;
- Idea di dinamica del senso (“maturazione postuma delle parole fissate”): mutazione dei valori e dei
componenti di un testo in base a parametro del tempo (introduzione di moderna concezione di
ricezione testuale) --> lingua di traduttore mutevole, parola di poeta in sua lingua fissa
(contraddizione con maturazione postuma, che dovrebbe valere anche per poesia “originale”);
- Rifiuto estetica di ricezione: traduzione non deve essere rivolta a lettori che non comprendano
l’originale --> insignificante trasmissione di significati, piuttosto traduzione deve partecipare a vita
futura di testo tradotto (ricreazione valori sedimentati in testo) + necessario far sentire l’estraneo
(permette a lettore di fare esperienza di sé mentre esperisce l’Altro) --> ricostruzione e liberazione
di vera essenza di linguaggio (“pura lingua”), presente in ogni lingua (traduttore contribuisce a
riattivarla);

José Ortega y Gasset (saggio “Miseria e splendore della traduzione”, 1937):

- Presupposto: essere umano aspira a utopia, perfezione, realizzazione di opere irrealizzabili;


- Traduzione condivide natura utopica con tutta la comunicazione umana (= Schleiermacher);
- Traduzione difficilmente può rendere stile (componente unica che caratterizza autore in sua lingua
madre) --> eliminazione di componente più deviante e innovativa a favore di adeguamento a
norme linguistiche --> originale e traduzione mai coincidenti;
- Natura utopica rende traduzione compito ancora più elevato e nobile (ma risultato: sempre
approssimazione);
- Traduzione come “genere letterario a sé”, con regole e finalità proprie --> molteplicità traduzioni in
base ad aspetti su cui si vuole porre attenzione;
- Aspirazione ad avvicinamento e incorporazione in traduzione di ciò che è estraneo ad originale

Scienza della traduzione vs Arte della traduzione

Linguista Roman Jakobson (saggio “Aspetti linguistici della traduzione”):

- 3 forme di traduzione:
1) Traduzione endolinguistica o riformulazione: interpretazione dei segni linguistici per mezzo di
altri segni della stessa lingua --> scrittura nel senso più ampio del termine;
2) Traduzione interlinguistica o traduzione propriamente detta: interpretazione dei segni
linguistici per mezzo di un’altra lingua --> traduzione scritta e interpretazione;
3) Traduzione intersemiotica o trasmutazione: interpretazione dei segni linguistici per mezzo di
sistemi di segni non linguistici --> ricodifica attraverso diverso sistema di segni (libro-film,
quadro-brano musicale, ...);
- Traduzione interlinguistica: “non vi è equivalenza assoluta tra unità codificate” (esempio di parola
“formaggio” non identificabile con termine russo “syr” perché indica formaggio ottenuto con
particolare fermento) --> “equivalenza nella differenza” problema centrale di linguistica (critica a
chi svia problema proclamando impossibilità di traduzione);
- Convinzione che ogni esperienza conoscitiva possa essere espressa e classificata in qualunque
lingua esistente (in caso di lacune: terminologia modificabile e ampliabile es. da neologismi o
prestiti);
- Lingue “differiscono essenzialmente per ciò che devono esprimere, non per ciò che possono
esprimere”;
- Linguaggio importante strumento di conoscenza --> necessaria interpretazione per mezzo di altri
codici (oltre a linguistico anche visivo, uditivo, ecc.);
- Laddove norme stesse di lingua diventano portatrici di significato (es. barzellette, giochi di parole,
linguaggio onirico e poetico): traduzione interlinguistica difficoltosa perché trovare corrispondenza
all’interno di sistema normativo di altra lingua pressoché impossibile;
- Poesia intraducibile per definizione --> possibile solo trasposizione creatrice dentro a data lingua o
tra lingue diverse + possibile trasposizione intersemiotica (es. da arte del linguaggio a musica);
Eugene Nida (studioso e traduttore di Bibbia): contributo di matrice linguistica, è tra i primi a impostare
riflessione su traduzione di tesi sacri secondo criteri laici (associazione traduzione Bibbia ad attività
traduttiva generale e a sviluppi contemporanei in linguistica, antropologia e psicologia);

- Centro di sua visione: concetto di equivalenza dinamica (idea di continuo adeguamento di elementi
linguistici in traduzione a seconda del contesto semantico in cui si trovano ed effetto globale che
testo deve sortire su lettori) contrapposto a equivalenza formale;
- Impronta formalista e poi strutturalista impressa a teorie linguistiche --> traduzione come sistema
di corrispondenze regolate da norme meccaniche e principi matematici;

1975: pubblicazione di “After Babel” --> Steiner propone non solo teoria su traduzione ma teoria su
comunicazione e linguaggio in generale (unione istanze romantiche e di tradizione ermeneutica con
rigorosità scientifica per fare di traduzione “arte esatta”);

- Traduzione come interpretazione di testo straniero al contempo simpatetica e violenta, sfruttatrice


e ristoratrice;
- 4 momenti in processo traduttivo:
o Fiducia in serietà e validità del testo traduttivo;
o Aggressione al testo (incursione ed estrazione) --> comprendere = inglobare;
o Incorporazione, trasformazione e naturalizzazione in lingua e cultura di arrivo del materiale
preso;
o Invasione testo (spogliato + ne sono assorbite le ricchezze) --> testo tradotto in evidenza,
migliorato, illuminato, “dignificato” da traduzione.

I Translation Studies e il polisistema

Vero inizio di moderna teoria di traduzione: nascita dei Translation Studies (anni Settanta) come reazione a
contrapposizione tra studi di stampo prettamente letterario (rifiuto teorie e norme di matrice linguistica) e
studi linguistici (approccio scientifico, respingendo elemento soggettivo di analisi letteraria);

James Holmes (The Name and Nature of Translation Studies): presa di distanze da teorie di traduzione e da
scienze d traduzione coniando espressione “Translation Studies” --> nuovo orientamento, che superi
opposizione precedente (linguistica e letteratura non si escludono a vicenda): apertura ad approcci
interdisciplinari (letterati affiancati a logici, linguisti, psicologi) + rifiuto di ferme contrapposizioni
giusto/sbagliato, letterale/libero, formale/dinamico, arte/scienza, teoria/pratica;

- Traduzione come disciplina ha come oggetto di indagine natura di processo traduttivo e modo in
cui esso influisce su originali (“testi di partenza”) e su prodotti di attività traduttiva (“testi di
arrivo”);
- 3 aspetti di translation studies:
1) Descrittivo, per descrivere fenomeni di traduzione esistenti;
2) Teorico, per stabilire principi attraverso cui tali fenomeni sono spiegabili (subordinato a
descrittivo);
3) Applicativo, consente utilizzo di informazione ottenuta da prime due aree in pratica di
traduzione e in formazione dei traduttori;
- 3 settori in continuo dialogo e interdipendenti;
- Processo traduttivo prevede decisioni iniziali che condizionano successive --> ogni scelta ha
conseguenze proprie che comportano cambiamenti da apportare nel corso di traduzione
(deliberate deviazioni rispetto a originale) --> sempre possibili nuove traduzioni;

André Lefevere e altri: proposta di abbandono tentativo di definire in modo esatto natura di traduzione o di
significato --> attenzione su procedure di traduzione e modalità di trasferimento del significato;
- Rifiuto norme prescrittive, fisse e immutabili --> necessità di processo sempre in fieri;
- Oggetto di indagine: traduzioni stesse, soggette a manipolazioni teoriche e norme artistiche
prevalenti, ma a loro volta influenti su norme che le informano --> traduzioni prodotti-produttori,
mediator su piano sincronico tra due culture e diacronico tra diverse tradizioni storiche;

Henri Meschonnic: sottolinea importanza di sistema culturale di arrivo e di sue interazioni con componenti
storico-sociali + capacità di traduzione di stimolare o causare direttamente trasformazioni in lingua e
letteratura di arrivo (anticipazione concetto di polisistema di scuola israeliana);

- “Proposizioni per una poetica della traduzione”: sorta di elenco di riflessioni su teoria, pratica e
storia di traduzione, postulati di traduzione letteraria incentrati su intraducibilità di poesia (uno dei
temi più dibattuti da studiosi);
- Concetto di ritmo e rifiuto di rigida idea tradizionale di tecnica poetica --> superamento pregiudizio
di intraducibilità (principio di identità assoluta tra testo di partenza e arrivo, mentre traduzione ha
in sé idea di trasformazione) --> intraducibile mai metafisico, ma sempre sociale e storico;
- Testi naturalizzati-omologati che non danno impressione di essere tradotti mascherano in realtà
processo di annessione in cui testo tradotto traspone ideologie dominanti sotto illusione di
trasparenza;
- Proposta di traduzione che resista a pressioni di annessione di lingua di arrivo --> processo di
decentramento e messa in discussione che strutture e polivalenze di testo straniero possono
generare in cultura di arrivo;

Scuola israeliana: Itamar Even-Zohar (Papers in Historical Poetics, 1978) --> introduzione di termine
“polisistema”: insieme dei sistemi letterari in una data cultura (sia forme elevate e canonizzate come poesia
e narrativa sia forme basse e non canonizzate es. fumetto);

- Riconoscimento a letteratura tradotta di importanza sia primaria (creazione di nuovi esempi e


modelli) sia secondaria (consolidamento esempi e modelli esistenti);

1976, Lovanio: Translaton Studies Colloquium --> fusione teoria polisistemica con Translation Studies;

- Storicizzazione di testi realmente tradotti + considerazione di natura di presupposti estetici che


influiscono su processo traduttivo;
- Differenza con prima fase di Translation Studies: no capacità soggettiva di traduttore di produrre
testo equivalente che a sua volta influisce su convinzioni sociali particolari, ma partenza da norme
sociali e convenzioni letterarie di cultura ricevente, alla base di presupposti estetici di traduttore e
influenti quindi su successive decisioni di traduzione (inclusione aspetto storico fondamentale);
- Problema insito in prima fase di T.S.: tentativo di teorizzazione processo di traduzione e di valutare
successo di singoli testi in modo sincronico, secondo pura “letterarietà” --> no componente
diacronica a causa di ipotesi possibilità di importazione diretta di funzione intesa dall’autore
attraverso i secoli;
- Contributo israeliani: abbandono tentativi di prescrizione, inclusione di descrizioni di molteplici
processi di traduzione e analisi di vari prodotti storici --> teoria di traduzione moderna include idea
di cambiamento di sistema che mina concetti statici e meccanicistici;
- Processo: non più trasferimento di singolo testo ma produzione e cambiamento apportato da
traduzioni in ambito di sistema letterario nel suo complesso;
- Letteratura tradotta costituisce parte integrante di polisistema --> rapporto opere tradotte-sistema
letterario né primario né secondario ma variabile a seconda di circostanze specifiche dentro a
sistema --> 3 condizioni sociali determinano posizione primaria di traduzione:
1) Letteratura giovane o in fase di affermazione: es. Letteratura israeliana (traduzione ha ruolo
fondamentale in importazione generi e modelli di scrittura da concretizzare in lingua letteraria
che ne è priva);
2) Letteratura periferica/debole: es. Letteratura di nazione piccola come i Paesi Bassi (no capacità
realizzazione di tutti i tipi di scrittura di sistema più ampio--> traduzione introduce innovazioni -
-> letteratura tradotta anche imitata da scrittori creativi autoctoni);
3) Letteratura in crisi o in punto di svolta: es. America di anni Sessanta (sistema letterario
consolidato privo di idee --> ricerca nuova linfa in sistemi diversi tramite traduzioni);
- Teoria polisistemica: rilevanza di un proprio eventuale ampliamento + integrazione studio di
letteratura con studio di forze sociali ed economiche operanti nel corso di storia (fattori letterari +
fattori extraletterari);
- Nonostante tendenza a generalizzazione e ricerca di leggi universali, grande passo avanti per
integrazione testi e loro contesto + versatilità (valida per tipologie culturali e testuali diverse).

La seconda fase dei Translation Studies: manipolazione invisibilità e scopo

Theo Hermans (“The manipulation of literature”): importanza di contributo di Even-Zohar + propugnazione


visione di letteratura come sistema complesso e dinamico + convinzione in interazione continua tra modelli
teorici e casi pratici + approccio descrittivo, mirato a testo di arrivo, funzionale e sistemico + interesse per
norme e costrizioni che regolano produzione e ricezione di traduzioni;

Settore dei TS che in anni ‘80 si è occupato di analisi descrittive ha influito su teoria: ricerca di elementi
ricorrenti in processi traduttivi in situazioni culturale reali --> mutevoli definizioni dei fenomeni su cui
indaga --> concetti tradizionali minati alla base --> teoria si evolve;

Inghilterra e America (Bassnett, Lefevere): distanze da modello polisistemico di Even-Zohar (troppo


formalistico e restrittivo) --> modello più improntato ai Cultural Studies: attenzione su istituzioni di prestigio
e potere all’interno di cultura + modelli di traduzione letteraria;

Lawrence Venuti: denuncia condizione di oscurità e marginalità di traduzione -->

- Operazione “invisibile”, che gode di scarsa considerazione e prestigio influenza concetto di


scorrevolezza: traduzione scorrevole è omologa a convenzioni lingua e cultura di arrivo -->
completo adattamento a questa, anche dove testo di partenza introduce elementi eversivi e
innovativi, fortemente “altri” --> mantenimento nell’ombra di traduttore e componente eversiva
insita in ogni nuova traduzione + conferma di strutture di potere che governano cultura di arrivo;
- Denuncia di tale pratica (omologazione o addomesticamento, domestication: manipolazione
secondo caratteristiche di arrivo ottenuta intervenendo a livello di lingua e stile) contrapposta a
straniamento (foreignization) --> riproduzione elemento di alterità proprio del testo di partenza
(aspetto esotico in risalto + traduzione visibile), resa estranea di lingua d’arrivo utilizzando frasi che
evocano costruzioni e sintagmi di lingua di partenza --> operazione rischiosa, possibile
compromissione di comprensibilità (meno pericoloso evocare estraneità con nomi, oggetti, richiami
culturali);
- Teoria legata e circoscritta a Stati Uniti (dove si traduce poco e si tende ad assimilare poche opere
tradotte a cultura di arrivo);

Hans Vermeer: la Skopostheorie (con cui TS condividono molti aspetti), fondata su concetto greco di skopòs
(obiettivo, scopo, funzione) --> sovvertimento/ridefinizione concetto di fedeltà in traduzione:

- In discussione fedeltà alla lettera del testo o a sua struttura semantica e formale;
- Traduttore deve fedeltà a scopo per cu si pone in essere il testo di arrivo --> obiettivo alla base di
atto traduttivo determina strategia da adottare (maggiore autonomia traduttore);
- Tradizione condizionata da sue stesse finalità, da sua funzione e da caratteristiche dei presunti
destinatari --> orientamento verso testo d’arrivo e utente finale;
- Unica fedeltà possibile: traduttore – progetto traduttivo;
- Affrancamento traduttore da obbligo di fedeltà a forma, autore o testo di partenza = maggiore
libertà a traduttore, non libertà da qualcosa (es. testo fonte) ma libertà per qualcosa (es. elaborare
testo d’arrivo in grado di svolgere scopo prefisso presso destinatari desiderati);
- Dimensione professionale (rilevanza di obiettivi di lavoro, condizioni in cui si traduce, ricerca
necessaria a traduzione, tempo concesso a traduttore, norme culturali e convenzioni adottate) -->
Sostituzione concetto di fedeltà con concetto di lealtà a persone che partecipano a processo
traduttivo e non ad autore o testo di partenza;
- Professionalità di figura spesso misconosciuta in luce --> rivalutazione attività traduttiva e sua
sistematizzazione teorica.

Traduzione e imperialismo

Orientamento culturale e politico di ricerche e teorie post-strutturaliste --> traduzione loro oggetto di
studio in quanto fisiologicamente connessa a pratiche di tipo imperialistico;

Iscrizioni in tombe dei principi di Elefantina (metà-fine III millennio a.C.): principi come custodi-sorveglianti
dei dragomanni (interpreti) --> nonostante abitanti Nubia considerati inferiori, mire espansionistiche
faraoni comportavano necessità di interpreti --> guardiani di dragomanni incarico importante;

Douglas Robinson: 2 emblematiche vicende di interpreti-traduttori durante conquista Messico di Cortés e


consolidamento di Plymouth Plantation nei primi anni del XVII secolo --> essendo in grado di parlare
entrambe le lingue forniscono simbolicamente chiavi per aprire porte a conquista straniera --> in luce
tensioni, pressioni, isolamento e disprezzo nei confronti di traduttori che per status ibrido di mediatori
finiscono per non appartenere né a comunità nativa né a quella dei conquistatori;

! Traduzione implica molto più che solo linguaggio: legata a sistemi culturali, politici, economici e storici,
non è mero atto estetico, ha connaturata e fortissima dimensione ideologica !

Caso esemplare: Mille e una notte, tradotto da Edward Lane nel 1859 --> note a piè pagina hanno scopo
apparentemente esplicativo ma tendono a ribadire pregiudizio che arabi siano sprovveduti nel confondere
razionale e fantastico;

Indagine di studiosi su componenti ideologiche insite in ciascun atto traduttivo per smascherare dinamiche
di potere da esse occultate:

- 1984: Antoine Berman denuncia etnocentricità di traduzione, che deforma testo assimilandolo a
cultura di lingua d’arrivo --> per lui traduzione dovrebbe essere basata su letteralismo per
segnalare estraneità di testo tradotto rispettando differenze culturali e linguistiche di testo
originale;
- Eric Cheyfitz (The Poetics of Imperialism): analisi reazioni tra traduzione e colonialismo, in
particolare dinamiche tra conquistatori europei e popolazioni locali --> incontro con diverso implica
incontro con razza senza caratteristiche di “civiltà” occidentale: linguaggio (principale canale di
scambio tra i due gruppi) reciprocamente incomprensibile;
- Psicologia di colonizzazione prevede che estroflessione e oggettivizzazione di conflitti interni a
propria cultura in linguaggio barbaro e primitivo dell’Altro (es. Robinson Crusoe) --> colonialismo
fondamentalmente linguistico;
- Scarto simbolico: europeo datore di leggi che deve dare a indigeni “loro” proprie leggi -->
traduzione diventa mezzo fondamentale per imposizione di uno stereotipo culturale, razziale ed
etnico che “razionalizza” dominio;
- Vicente Rafael (Contracting Colonialism): analisi di caso interessante di conquista coloniale
associata a traduzione --> durante colonizzazione spagnola di Filippine conversione a Cattolicesimo
e conquista militare due facce della stessa medaglia (fattori inscindibilmente legati per trasformare
nativi a immagine e somiglianza di governanti spagnoli) --> traduzione elemento di mediazione
fondamentale per convertire: conquista di anima e corpo di Filippini --> conquista mascherata
dietro autogiustificative finalità religiose --> ottenimento di forma di dominio più pervasiva di
quella che si avrebbe assoggettando e rendendo schiavo solo corpo di popolazioni locali;
- Tradurre anche e sempre “tradurre” persone, convertirle e trasformarle;
- Vicente mostra anche crepe di questo processo: funziona in modo imperfetto quando colonizzati
riescono a resistere e ristrutturare questa situazione in qualcosa di imprevedibile;
- Tagalog (lingua nativa) acquista statuto ibrido;
- Si arriva a situazione di convivenza e osmosi tra le due lingue, in cui se popolazioni colonizzate
possono essere tradotte per interessi coloniali hanno anche possibilità di aprirsi varchi di dissenso e
trasformarsi culturalmente;
- Sforzo di apprendere lingua dei colonizzatori è processo lungo e spesso problematico --> proprio
errori, traduzioni sbagliate e misinterpretazioni fanno prendere coscienza di potenzialità di lingua
indigena;
- Esempio di preghiera del Padre Nostro in cui due lingue sono mischiate: spagnolo lingua ufficiale di
preghiera, ma affinché questa sia davvero comprensibile e recitabile da nativi è necessario
affiancarla a tagalog (“interrompe” lo spagnolo, lo spiega, lo commenta e apre inusitati spiragli di
libertà e possibilità);
- Vicente si sforza di stimolare una presa di coscienza diversa che partendo da analisi di pratiche
traduttive metta in luce potenzialità che forzata mescolanza tra due lingue sempre contiene.

Postcoloniale e traduzione

- “The Empire Writes Back”: uso di termine “post-coloniale” per riferirsi a tutte le culture in qualche
modo toccate da processo colonialistico e imperialistico (che arriva ai giorni nostri) → critiche da
chi ritiene necessario usare termine solo per alcuni periodi (soprattutto dopo indipendenza),
oppure escludendo opere di scrittori che pur essendo stati influenzati da colonialismo e
trattandone non sono autoctoni;
- “Post” da intendersi come “anti” rispetto a ideologia di segregazione → non qualcosa che viene
dopo colonialismo in senso cronologico, ma come reazione a tutto ciò che il termine “coloniale”
rappresentava;
- C’è chi sostiene che alcune società non sono ancora veramente post-coloniali (non ancora
decolonizzazione di loro mentalità) o addirittura che non ci si potrà mai liberare degli effetti della
colonizzazione che permangono con globalizzazione;
- Romanzo “Shame” (1984): Rushdie partendo da concetto di perdita in traduzione dichiara
prospettiva ottimista: possibilità anche di guadagno → metafora del migrante (rielaborazione della
realtà attraverso nuove metafore fino a creazione di patrie immaginarie, “Indie della mente”) →
traduttore si fa trasportare metaforicamente da una lingua all’altra: ruolo di facilitare passaggio da
confine linguistico di parole, favorirne metamorfosi in un altro idioma, trasformarle in qualcosa di
nuovo ma uguale;
- Traduzione sinonimo di transculturazione, strumento principe con cui si trasportano da paese a
paese parole, oggetti, idee, costumi, religioni, immagini, simboli → non sempre così;
- In letteratura postcoloniale problema di rapporto tra cultura d’origine e d’approdo e difficoltà di
mantenere inalterato rapporto con mondo d’origine;
- “The Tempest” di Shakespeare (riferimenti spesso presenti in letteratura postcoloniale): rende in
chiave metaforica complesso rapporto tra semantica lingua madre/dominata e paterno/lingua
egemone → metafora generale per rappresentare lingua dell’oppressione imperialista + legame
complesso e ambiguo con madrepatria;
- Lingua di oppressore (“che ha insegnato a Calibano a maledire”) è la più adatta a esprimere la
propria arte (di oppressi)? → dibattito tra intellettuali africani:
o Chinua Achebe: occorre accettare la lingua imposta a forza dalla storia perché le proprie
opere siano lette dal numero più vasto possibile di persone + uso di inglese non porterà a
sterilità di creatività di scrittori autoctoni ma forgerà nuova voce emergente di Africa,
parlando di esperienza africana in lingua conosciuta in tutto il mondo;
o Ngugi wa Thiong’o: inglese non è soltanto lingua ma lingua a cui tutti devono inchinarsi con
deferenza → uso letterario non fa altro che rafforzarne egemonia → saggio “Decolonising
the Mind”: addio a lingua inglese come scrittore, dopo scriverà solo in lingue autoctone;
- Non spiegare con note a margine parole culturospecifiche intraducibili in testo postcoloniale ha
valenza politica: spiegarle significherebbe dare a lingua d’arrivo posizione di superiorità
(eliminazione presenza latente di cultura rappresentata);
- Vexata quaestio di traduzione come interpretazione amplificata all’infinito in letteratura
postcoloniale:
o Metafora di Steiner: scrittori di fine secolo non più rappresentanti di letteratura
felicemente collocata in lingua, per loro lingua è prigione;
o Se si legge Borges si realizza quanto letteratura sia costante riflessione su letteratura del
resto del mondo;
- Problema di canone universale/occidentale e canonizzazione di linea minore, postcoloniale e
postmoderno, nodi intrecciati tra loro perché molti autori postcoloniali riflettono cu narrativa di
scrittori occidentali (es. Shakespeare) o fanno metanarrativa (storie che riflettono su atto di
scrittura), tipica postmoderna;
- Traduttore necessita di notevoli conoscenze → aspetti imprescindibili: relazione traduzione-altri
campi di studio, attenzione alla “otherness” e alla realtà linguistica “in between”.

Potrebbero piacerti anche