Sei sulla pagina 1di 24

Filologia romanza II

VIDEO 1.1

Tradurre nel Medioevo

Concetto che abbiamo oggi di traduzione fedele, di “invisibilità del traduttore” (Lawrence Venuti), non esiste nel
Medioevo  altra funzione e altre modalità  interpretare testi e trasferire non solo da lingua all’altra, ma anche da
cultura all’altra

Cervantes nel “Don Quijote”, II, 62 (1605)  cos’è per lui la traduzione: esercizio di trasposizione da una lingua ad
un’altra, una forma di allenamento per l’ingegno delle persone  ci sono due tipi di traduzione: dalle lingue regine
(greco e latino) e quello dalle lingue molto simili alla lingua di ricezione, quindi da romanza a romanza (lenguas fáciles)
 paragona a un tappeto visto da dietro, si vedono soltanto i fili, si perdono quindi delle cose

Tradurre:

1. Dizionario della lingua italiana Devoto-Oli  Trasferire un testo, scritto od orale, in una lingua diversa
dall’originale (part., nella propria lingua).
2. Dictionnaire de la langue française Larousse  Traduire un texte, un discours, etc. : les faire passer d’une
langue dans une autre.
3. Diccionario de la lengua española (RAE)  Expresar en una lengua lo que está escrito o se ha expresado antes
en otra.

La definizione di traduzione come “passaggio da una lingua all’altra” apparirà molto tardi  perché etimologia di
tradurre: TRADUCO (transduco), is, duxi, ductum, ĕre: condurre di là, far passare; trasferire, trasportare oltre.
(Vocabolario della lingua latina Castiglioni-Mariotti)  qualcosa di molto più materiale rispetto al significato simbolico,
tipo lessico bellico (es. “far passare le truppe aldilà del fiume” cit. Cesare)

L’uso di traduzione nel senso di trasferire da una lingua all’altra che gli diamo noi oggi deriva da un errore di
traduzione di Leonardo Bruni, De interpretatione recta, 1420-1426  “Dico, dunque, che la forza dell’esegesi consiste
nel fatto che ciò che sia scritto in una data lingua sia tradotto correttamente in un’altra.”

“Bruni aveva bisogno di un vocabolo nuovo, non consunto come transferre, che manifestasse l'operazione di trapianto
d'una in altra lingua con maggior energia e plasticità: e traduco non era solo più dinamico di transfero, ma rispetto al
suo più vulgato predecessore conteneva, oltre al tratto semantico dell'“attraversamento” e del “movimento”, anche il
tratto della “individualità” o della causatività soggettiva (si pensi a duco/dux rispetto a fero), insieme l'originalità,
l'impegno personale e la “proprietà letteraria” di questa operazione sempre meno anonima.” (Gianfranco Folena,
Volgarizzare e tradurre, Torino, Einaudi, 1991, p. 72)

Gran parte produzione letteraria nel Medioevo:

1. anonima  non era importante chi scriveva ma lo scopo, utilitas, concetto legato alla moralità
2. originale  opera fatta in modo tale per cui supera quello che è stato detto prima di lei

Termini che usavano gli scrittori latini per indicare il trasferimento da una lingua all’altra:

 Cicerone († 43 A.C.): vertere ‘volgere’, transferre ‘trasferire’, exprimere ‘mostrare’, reddere ‘restituire’,
interpretari (figura dell’interpres)
 Quintiliano († 96 D.C.): vertere, transferre, interpretatio (vb. interpretari), conversio (vb. convertere)
 San Girolamo († 420 D.C.): interpretari e interpretatio, transponere ‘trasporre’, exprimere, transferre, translatio e
translator

VIDEO 1.

1
Interpres  alter ego del traduttore  in De optimo genere oratorum vv. 14-15  “Ho tradotto da oratore, non già da
interprete di un testo con le espressioni stesse del pensiero, con gli stessi modi di rendere questo, con un lessico
appropriato all’indole della nostra lingua. In essi non ho creduto di rendere parola con parola, ma ho mantenuto ogni
carattere e ogni efficacia espressiva delle parole stesse.”  interprete è colui che rende il testo nel miglior modo
possibile perché sia più fedele, che rispetti l’originale il più possibile  a Cicerone non interessa che il testo sia
filologicamente preciso, all’oratore, che deve persuadere col proprio discorso, interessa che il messaggio arrivi nel
modo più efficace possibile, non parola per parola ma a senso (da una cultura all’altra)  traduzione ad verbum ≠
traduzione ad sensum

Vulgarizar  passaggio da una lingua a una lingua volgare (dal latino al greco o da una lingua romanza a un’altra
lingua romanza o da una lingua romanza a una germanica)  traduzione, conversione, versione da una lingua di
partenza al proprio volgare (una lingua derivata dal latino)

San Girolamo  tradotto dal latino al greco la Bibbia  “ (…) nelle mie traduzioni dal greco (in latino), eccezion fatta
per i libri sacri, dove anche l’ordine delle parole racchiude un mistero, non miro a rendere parola per parola, ma a
riprodurre integralmente il senso dell’originale.”  fa distinzione tra traduzione di testi sacri (rispetto quasi religioso
perché tutto è parola di Dio) e testi profani  interprete è colui che in una contrattazione stabilisce il prezzo della
vendita, dell’acquisto  il traduttore è interprete perché sta in mezzo tra i due testi e decide quali scelte effettuare
per trasferire al prezzo migliore, perdendo il meno possibile ciò che sta nel testo A, nel testo d’arrivo

VIDEO 1.

Legame tra tradUzione e tradIzione  trasferimento di cultura, di saperi, di tutto ciò che il testo di partenza porta con
sé come testimonianze di cultura e si basa sul concetto di originalità nel Medioevo (non dire cose nuove, ma dire le
cose meglio degli auctoritates, opere e autori del passato che hanno marcato una tappa fondamentale nell’evoluzione
delle conoscenze, punti di partenza imprescindibili per creare qualunque cosa venga dopo)

Auctoritates sacre e profane (distinzione di Sant’Agostino)  “eminentissima auctoritas”, parola di Dio, il verbo, la
sede della verità ≠ auctoritates profane non è detto che dicano la verità, possono fornire dei modelli difficilmente
superabili di argomentazione  Medioevo votato a ottenere un’utilitas, avviene attraverso la persuasione  svolta
secondo 2 metodi canonizzati: vis rationis, procedimento di argomentazione logico o vis auctoritatis, enumerazione di
una serie di citazioni

TradUzione  TRANS + DUCĔRE trasportare da un luogo ad un altro

TradIzione  TRADĔRE dare oltre, consegnare, trasmettere, attraverso Traduzione di queste auctoritates si acquisisce
la conoscenza e la competenza di migliorarle e di superarle

 AUCTORITATES CRISTIANE: Bibbia: Antico e Nuovo Testamento – Patristica greca e latina (Patres) – Scrittori
ecclesiastici dell’alto Medioevo (Scriptores) come Boezio e Isidoro di Siviglia.
 AUCTORITATES PROFANE: Poeti e filosofi antichi, greci e latini (Antiqui o Philosophi) come Virgilio, Ovidio,
Lucano, Terenzio, etc. – autorità scientifiche come Aristotele, Ippocrate, Galeno, Tolomeo, ecc.

Trasmettono, trasferiscono, traslano la cultura da un popolo all’altro  ci porta al concetto di traslazione dei
saperi e del potere  translatio studii e translatio imperii: passaggio di potere e d’importanza nel popoli della
storia dell’umanità, chi detiene il potere è anche colui che detiene la cultura, che riceve l’eredità della tradizione
precedente che la porta al suo massimo compimento  deriva dal Sogno di Daniele  quattro grandi bestie
escono dal mare, rappresentano la successione di quattro regni che, nell’interpretazione di Gerolamo, sono
babilonese, persiano, greco-macedone (Atene) e romano (Roma), ai quali seguirà l’universale dominio di Cristo su
questa terra  trasferimento di potere da popolo a popolo, si attua anche una sorta di trasferimento delle
conoscenze (potente metodo di propaganda soprattutto in epoca carolingia)

7 arti liberali che venivano studiate nel Medioevo sono divise in:

 TRIVIUM  grammatica, retorica, dialettica


 QUADRIVIUM  aritmetica, geometria, musica, astronomia

2
VIDEO 1.

Prologo Cligès di Chrétien de Troyes (ca. 1176-1177, vv. 1-49)  Cligès, figlio dell’imperatore di Costantinopoli, viene
mandato in Bretagna dal padre per impratichirsi nelle armi  spostamento da oriente a occidente (spazio gallo-
romanzo) simbolico, rappresenta trasmissione dei saperi orientali nell’occidente dove predomina in questo momento
la lingua e la cultura francese

« Cil qui fist d’Erec et d’Enide, et les comandemanz d’Ovide et l’art d’amors an romans mist, et le mors de l’espaule
fist, del roi Marc et d’Ysalt la blonde, et de la hupe et de l’aronde et del rossignol la muance, un novel conte
rancomance d’un vaslet qui an Grece fu del linage le roi Artu. Mes ainz que de lui rien vos die, Orroiz de son pere la
vie, Dom il fu et de quel linage. Tant fu preuz et de fier corage Que por pris et por los conquerre Ala de Grece an
Engleterre, Qui lors estoit Bretaigne dite. Ceste estoire trovons escrite, Que conter vos vuel et retraire, En .i. des livres
de l'aumaire Monseignor saint Pere a Biauvez, De la fu li contes estrez Qui tesmoingne l'estoire a voire, Por ce fet ele
mialz a croire. Par les livres que nos avons Les fez des ancïens savons Et del siegle qui fu jadis. Ce nos ont nostre livre
apris Qu’an Grece ot de chevalerie Le premier los et de clergie. Puis vint chevalerie a Rome Et de la clergie la some,
Qui or est an France venue. Dex doint qu'ele i soit maintenue Et que li leus li abelisse Tant que ja mes de France
n'isse L'enors qui s'i est arestee. Dex l'avoit as altres prestee, Car des Grezois ne des Romains Ne dit an mes ne plus
ne mains, Et estainte la vive brese. Crestiens comance son conte, Si con li livres nos reconte, Qui trez fu d'un empereor
Puissant de richesce et d'enor, Qui tint Grece et Costantinoble. »

(Colui che scrisse di Erec e di Enide, / e i precetti di Ovidio / e l’Arte amatoria volgarizzò, / e scrisse il Morso della
spalla, / e di re Marco e d’Isotta la bionda, / e della metamorfosi dell’upupa, della rondine / e dell’usignuolo, /
comincia un nuovo racconto / su un apprendista cava- liere di Grecia, / della stirpe di re Artù. / Ma prima che vi
racconti di lui, / ascolterete la vita di suo padre, / di dove era e di quale lignaggio. / Tanto fu prode e di ardito
temperamento / che, per conquistare pregio e riconoscimento, / andò dalla Grecia in Inghilterra, / che a quel tempo
era detta Bretagna. / Questa storia la troviamo scritta, / questa che vi voglio raccontare e riportare, / in uno dei libri
dell’armadio / di monsignor san Pietro a Beauvais: / da lì fu preso il racconto / che narra di una storia vera / e che per
questo è bene sia creduta. / Dai libri che possediamo / apprendiamo i fatti degli Antichi / e del mondo del passato. / I
nostri libri ci hanno insegnato / che anzitutto in Grecia / regnò cavalleria e cultura; / in séguito la cavalleria passò a
Roma / insieme a tutta la cultura / ed entrambe ora sono arrivate in Francia. / Dio voglia che essa vi rimanga / e che le
piaccia il luogo, / così che non esca mai dalla Francia / l’onore che vi si è fermato. / Dio l’aveva prestato agli altri; /
infatti, dei Greci e dei Romani / non si dice più nulla, / e la viva brace è spenta. / Chrétien comincia il suo racconto, /
così come racconta il libro / che tratta di un imperatore / potente per ricchezza e reputazione, / il quale governò la
Grecia e Costantinopoli.)

1. les comandemanz d’Ovide et l’art d’amors an romans mist  ha tradotto, ha volgarizzato le due opere di
Ovidio, maestro d’amore
2. fist  fatto, creato, termine biblico, Dio “creò”
3. conte ≠ estoire  conte: trama, argomento della narrazione ≠ estoire: vicenda circolante, da rielaborare
letterariamente.
4. Par les livres que nos avons Les fez des ancïens savons Et del siegle qui fu jadis. Ce nos ont nostre livre apris
Qu’an Grece ot de chevalerie Le premier los et de clergie. Puis vint chevalerie a Rome Et de la clergie la
some, Qui or est an France venue. Dex doint qu'ele i soit maintenue Et que li leus li abelisse Tant que ja
mes de France n'isse L'enors qui s'i est arestee  per Chrétien de Troyes la Francia è l’epicentro di
radiazione della cultura occidentale

VIDEO 1.

Con “las reinas de las lenguas, griega y latina”  Cervantes dice che ci sono delle lingue più importanti di altre 
greco e latino più importanti delle lingue volgari (anche Cervantes si esprime in una lingua volgare, castigliano) 
perché nel Medioevo sono lingue neo nate, si stanno ancora formando, non sono ancora stabili  stessa parola scritta
in molti modi diversi, non c’è grafia fissa, non c’è un sistema fonetico stabile e soprattutto non c’è nessuna letteratura

3
alle spalle  lingua romanza si forma dall’oralità  817 Tours  popolo non è più in grado di capire le omelie in
latino  pronunciate le omelie in volgare

Traduzione verticale  da Latino (auctores/scriptura sacra) a lingue romanze: ruolo del traduttore è fondamentale,
viene chiamato “esponitore” da esporre, tirare fuori, rendere chiaro il senso di un discorso, elucida un testo, un
vocabolo, un discorso

ROMANICE (LOQUI)  romanz (con uscita etimologica interpretata come segnacaso)

 sec. XII Romanz ‘lingua volgare (neolatina’) / ‘discorso orale o testo scritto in lingua volgare (neolatina)’
 seconda metà sec. XII Romanz ‘opera narrativa versificata in volgare, destinata non al canto ma alla lettura’
(materia antica o bretone). dal sec. XIII Roman ‘opera narrativa anche in prosa volgare’.
 secc. XV-XVI Roman ‘opera in versi o in prosa, evocante un mondo avventuroso-cavalleresco, eroico-galante o
erotico-pastorale’.
 dal sec. XVII Roman ‘il genere romanzo in senso moderno’.

Termine “romanz” col romanzo contemporaneo  in comune hanno la volontà di arrivare a un pubblico più ampio

“Traducir de lenguas fáciles”  guardare il tappeto da dietro in cui si vedono solo i fili  le lingue romanze non sono
ancora così evolute dal punto di vista grammaticale, lessicale e retorico come le lingue regine, è un esercizio riuscito a
metà, perché entrambe le lingue hanno dei limiti  anche all’interno dello spazio romanzo ci sono delle lingue che si
evolvono prima anche grazie alle questioni socio-politiche della translatio imperii, anche la traduzione orizzontale non
è mai allo stesso livello, alcune lingue godono di una fortuna particolare e anche di una letteratura di maggior successo

Traduzione estraniante (letterale): si traduce ad verbum, parola per parola, nel Medioevo non esiste perché bisogna
rendere chiaro il significato ≠ traduzione naturalizzante (libera): far dire al testo ciò che è più importante e conforme
alla cultura d’arrivo (molti volgarizzamenti medievali ai nostri occhi appaiono come dei veri e propri rifacimenti, delle
rielaborazioni creative)

Le lingue romanze non hanno la stessa importanza  prologo di Tresor di Brunetto Latini  “Et se aucun demandoit
por quoi ceste livre est escrit en roman selonc le patois de France, puis que nos fumes ytaliens, je diroie que ce est
par .ii. raisons; l’une que nos fumes en France, l’autre por ce que la parleure est plus delitable et plus comune a touz
languaiges.”  scelta anche strategica per arrivare a un pubblico più ampio e per esprimersi in una lingua di cultura
più evoluta al suo tempo rispetto all’italiano (francese dignità letteraria, struttura sintattica e lessico più evoluti
rispetto a lingue più conservative come italiano e spagnolo)

(E se alcuno domandasse, perché questo libro è scritto in lingua francesca, poi che noi siamo d’Italia; io gli risponderei
che ciò è per due cose: l’una perché noi siamo in Francia, e l’altra per ciò che la parlatura francesca è più dilettevole e
più comune che tutti gli altri linguaggi)

VIDEO 1.

Dictionnaire de Linguistique, par Jean Dubois et autres, Paris 1973.  « Traduire c'est énoncer dans une autre langue
(ou langue cible) ce qui a été énoncé dans une langue source, en conservant les équivalences sémantiques et
stilistiques. »  non troviamo questa volontà da parte del trascrittore medievale, l’importante è garantire la
compatibilità più che l’equivalenza nel sistema ricevente, la conformità di quello che viene tradotto con la cultura del
pubblico ricevente  nel Medioevo la cultura è completamente impregnata di spirito religioso

Bonaventura da Bagnoregio (1217-1274)  modi per scrivere un libro  “Ci sono quattro modi di fare un libro. Alcuni
scrivono parole altrui, senza aggiungere o cambiare alcunché, e chi fa questo è uno scriba. Altri scrivono parole altrui
e aggiungono qualcosa, però non di proprio. Chi fa questo è un compilatore. Poi ci sono quelli che scrivono sia cose
altrui sia proprie, ma il materiale altrui predomina e quello proprio è aggiunto come un allegato a scopo di
chiarimento. Chi fa questo si definisce commentatore, non autore. Chi invece scrive sia cose che vengono da lui
stesso sia cose d’altri, riportando il materiale altrui allo scopo di confermare il proprio , questi è da chiamare
autore.” (auctoritates)

Traduzione può essere:

4
1. Traduzione intralinguistica (endolinguistica), detta anche “riformulazione”: è la trasposizione di un testo da
una forma a un’altra, all’interno dello stesso codice linguistico.

Esempio: Ovide moralisé  la versione francese, l’Ovide moralisé in versi del primo Trecento, è già un
volgarizzamento delle Metamorfosi di Ovidio padre dell’etica cortese)  traduce tutti i 15 libri delle
Metamorfosi in 72.000 distici di octosyllabes a rima baciata e si chiama “moralisé” perché accompagna i versi
con delle interpretazioni allegoriche moralizzanti in chiave cristiana degli episodi mitologici originari (es.
Tiresia non è più soltanto un indovino che prevede il futuro, ma una prefigurazione dei profeti, per
giustificare la letteratura pagana, altrimenti non sarebbe compatibile con il sistema culturale ricevente, quello
cristianamente orientato del Medioevo)  l’opera ha avuto un grande successo (ci è tramandata da 25
manoscritti), quindi un secolo dopo viene ancora letta  i gusti del pubblico sono cambiati (la forma
versificata perde successo, viene fatta una prosificazione, e certe glosse risultano pesanti e quindi vengono
tolte)  non si va a ritradurre nel Quattrocento le Metamorfosi di Ovidio dal latino, ma si va a ritradurre le
Metamorfosi moralizzate di Ovidio dal testo in versi francese dell’inizio del Trecento

2. Traduzione interlinguistica: è la traduzione propriamente detta, quella cioè che trasferisce un testo da una
lingua a un’altra.

Esempio: Glosaa Aemilianenses  traduzioni in castigliano di formule latine di carattere religioso


(cronologicamente molto antiche, 10° secolo)  viene introdotto l’articolo  “Cono aiutorio de nuestro
dueno, dueno Christo, dueno salbatore, qual dueno get ena honore et qual duenno tienet ela mandatione
cono patre cono Spiritu Sancto, enos sieculos delo sieculos. Facamus Deus Omnipotes tal serbitio fere ke
denante ela sua face gaudioso segamus. Amen.”  traduzione ad sensum molto ridondante, più lungo del
testo latino, non rispetta lo stile, è interessata a far capire il meglio possibile quello che il testo fonte vuole
comunicare, aggiunge, toglie, esplicita quello che ritiene necessario

3. Traduzione intersemiotica, traspone un testo da un sistema di segni a un altro (“trasmutazione”), tradurre ad


esempio in immagini o trasposizione cinematografica di un’opera letteraria.

Esempio: Bibbia istoriata padovana della fine Trecento  traduzione che sintetizza molto, volgarizzamento
non in italiano standard ma in veneto  il testo descrive ciò che la miniatura visualizza e la miniatura
descrive esattamente ciò che il testo descrive

VIDEO 2.1

Le Origini delle lingue e delle letterature romanze – Nascita dei volgari e della produzione in volgare

 Fine sec. III d.C. Separazione dell’Impero Romano, tra oriente (greco) e occidente (latino).

 Fine sec. IV – sec. V Disgregazione dell’unità politica nell’impero occidentale a causa delle invasioni di
popolazioni barbare (soprattutto di stirpe germanica):
410 sacco di Roma da parte dei Visigoti di Alarico > formazione di regni fondati su nuclei di popolazioni
germaniche.
476: deposizione dell’ultimo imperatore d’Occidente > Teodorico giunge in Italia con gli Ostrogoti su mandato
imperiale.

 Tra VI e VIII secolo Divisioni del dominio franco in età precarolingia e carolingia. Invasione arabo-berbera del
711. Suddivisione interna dell’Italia: regno longobardo al Nord, ducati longobardi al Centro vs territori del
Papa e Bisanzio, Sicilia araba (secc. IX-XI) e poi normanna (sec. metà sec. XI).

 Regno di Francia. Rapido collasso unità Carlo Magno. Principati territoriali (Angiò, Champagne, Bourgogne,
ecc.) e abbazie (Cluny prima, dal sec. XII abbazie cistercensi).

5
987: Ugo Capeto (conte di Parigi) = inizio dinastia capetingia Il potere della monarchia resta debole fino a
Filippo II Augusto (fine XII-inizio XIII secolo).

 Midi Francia. Al Sud, Contea di Tolosa e di Provenza + media e piccola feudalità.

 Inghilterra. 1066: Conquista normanna d’Inghilterra: Guglielmo il Conquistatore ai danni della stirpe sassone.
Prima metà sec. XII: con Enrico I = organismo politico non integrato Inghilterra + Normandia Con Enrico II e
sua moglie Eleonora d’Aquitania, si aggiungono Angiò + Poitou + Aquitania. 1204-1208: Filippo Augusto re di
Francia riduce la presenza inglese alla sola Aquitania.

 Penisola iberica. 711: Conquista araba. Dall’inizio sec. XI: Reconquista cristiana. Sec. XIII: crollo dominazione
araba sotto spinta Castiglia. Portogallo è già regno autonomo dalla metà del sec. XII.

 Italia. Frammentazione Nord + Centro (società comunale). Dominio di San Pietro. Stato normanno nel Sud.

 Prima Crociata. 1099: Conquista di Gerusalemme. Stati cristiani nell’Oriente mediterraneo. 1291: caduta di
Acri.

 Crociata contro Albigesi. 1209-1229: Crociata indetta da Papa Innocenzo III nel 1208 contro i territori della
Linguadoca; esercita capitanato da Simon de Montfort.

Stefano Asperti, Origini romanze. Lingue, testi antichi, letterature, Roma, Viella, 2006, p. 9  “Nel corso dell’Alto
Medioevo giunge a compimento l’evoluzione linguistica che porta dal latino al sistema composito delle parlate
romanze: si dissolve una primitiva unità linguistica e culturale e nel corso del tempo, all’interno di ambiti prima
regionali, poi sovraregionali, si riorganizzano nuove unità linguistiche, dai caratteri più o meno coesi. A fianco di esse,
o meglio insieme ed entro di esse, nell’Europa Occidentale si vengono anche formando nuove tradizioni letterarie,
legate alle espressioni linguistiche neolatine. Queste nuove lingue e letterature costituiscono, congiuntamente, il
nucleo originario essenziale delle attuali lingue e letterature nazionali romanze di queste regioni d’Europa:
portoghese, spagnolo, francese, italiano, con l’aggiunta non trascurabile almeno del catalano.”

Prima la lingua volgare è legata all’oralità e poi crea una propria letteratura (prime testimonianze di poesia scritta in
volgare le troviamo in Francia del sud, Guglielmo 9° è il primo trovatore)

Lingue romanze  Portoghese, Spagnolo (o castigliano), Catalano, Occitano (o provenzale), Franco-provenzale,


Francese Romancio, Ladino, Friulano, Sardo, Italiano, Dalmatico [unica lingua romanza estinta] e Rumeno

Le lingue romanze non vengono dal latino «classico», ma dal latino «volgare» (dal latino parlato dal popolo), che noi
possiamo definire solo attraverso le testimonianze dirette e indirette di scarti tra il latino letterario e quello non
letterario.

Abbiamo due fasi, non sono la stessa cosa e non avvengono nello stesso momento:

1. Formazione e stabilizzazione delle parlate romanze


2. Formazione e affermazione delle letterature volgari

Le lingue romanze cominciano a produrre una letteratura quando vengono percepite come tali, come varianti, dai
parlanti, quando chi parla ha la percezione di star parlando una lingua diversa dal latino (avviene età carolingia,
attorno al 9° secolo); le letterature romanze come sistemi organizzati di tradizioni linguistiche-letterarie dello spazio
romanzo si affermano a partire dal 12° secolo in area galloromanza e all’inizio del 13° secolo per l’area iberica.

“La prima tappa consiste nella nascita della nuova oralità: evento che si verifica quando la struttura della lingua parlata
cessa di essere latina per diventare romanza. La seconda è costituita dalla presa di coscienza di questa metamorfosi e
dalla coesistenza di una scrittura e di un’oralità che non coincidono più. La terza sopraggiunge quando la nuova oralità
è consacrata da una nuova forma di scrittura, la cui natura rivela che si tratta di un cambiamento radicale; in altri
termini occorre che una scripta specifica riveli che i suoi parlanti letterati hanno preso coscienza del carattere
irreversibilmente eterogeneo delle due scriptae: l’antica, la latina, e la nuova, la romanza.”

6
VIDEO 2.2

Documento che ci attesta presa di coscienza di una differenziazione insanabile tra lingua parlata e la lingua scritta,
volgare del popolo e il latino dell’élite  17° deliberazione del Concilio di Tours (813 d.C.)  i vescovi si confrontano e
si rendono conto che per la maggior parte dei fedeli la messa in latino non è più chiara  è un problema se non passa
il messaggio morale affidato al momento della predicazione  “Sembra opportuno a tutti noi che ogni vescovo
pronunci omelie che contengono gli insegnamenti necessari all’educazione degli inferiori, cioè riguardanti la fede
cattolica […]. E che quelle omelie ciascun vescovo si impegni a tradurle chiaramente nella lingua romana rustica, del
popolo, o in lingua tedesca, così che tutti possano facilmente capire ciò che viene loro detto.”  coscienza che ormai
esistono due lingue diverse  testimonianza della pratica della traduzione: serve a trasferire in una lingua nuova, per
arrivare a un pubblico più ampio, ciò che risulta incomprensibile nella lingua di partenza

 Documento  scrittura avventizia con una finalità pratica (deliberazione di un concilio, atto notarile, atto di
cancelleria), non ha velleità di sopravvivenza, non vuole trasferire conoscenze o memoria nel corso dei secoli
successivi, è legata a una contingenza, utile a fotografare o stato di una lingua n un momento cronologico ben
preciso
 Monumento  depositario di memoria (opera letteraria o storiografica che vogliono conservare la memoria
di un evento), ad esempio i Giuramenti di Strasburgo.

3 tappe del passaggio da lingua a letteratura:

1. Circolazione dei testi in forma orale


2. Circolazione dei testi in forma (mano)scritta
3. Formazione dei sistemi ortografici specifici per la trascrizione di testi in volgare (scripta).

I Giuramenti di Strasburgo (14 febbraio 842)  Sono una delle prime attestazioni dell’uso del volgare francese in
forma scritta (in lingua d’oil). È un documento perché non è un testo di carattere letterario, ma è un monumento della
nascita della produzione in volgare. In questo manoscritto troviamo una duplice formula di giuramento in lingue
volgari (romanzo e germanico) tra Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico e i rispettivi eserciti che si giurano fedeltà.
Essi si alleano contro Lotario, Carlo giura in alto tedesco e Ludovico in francese antico. La formula è contenuta nella
Historia filiorum Ludovici Pii, scritta dallo storiografo Nitardo, un nipote di Carlo Magno. La lingua volgare nasce e si
sviluppa a partire di una acquisizione e trasformazione di una base latina. In questi giuramenti si giura fedeltà
attraverso anche l’utilizzo di un lessico specifico di carattere militare (es. plaid-placito, salvament-salvezza, sagrament-
sacramento).

Nella trascrizione diplomatica l’unico intervento consentito per facilitare la lettura del testo è quello di sciogliere i tituli
e le abbreviazioni in corsivo o tra parentesi tonde.

“Per l'amore di Dio e per il popolo cristiano e per la nostra comune salvezza, da qui in avanti, in quanto Dio mi conceda
sapere e potere, così soccorrerò io questo mio fratello Carlo sia con aiuti (militari), sia in qualsiasi altro modo, così
come è giusto che si debba soccorrere il proprio fratello, purché egli faccia altrettanto con me. E con Lotario non farò
mai alcun accordo che, me volente, sia di danno a questo mio fratello Carlo.”

Nel testo si nota già una fase di affievolimento delle occlusive intervocaliche (sviluppo diacronico) che troviamo nella
sintassi romanza, es. fratrem  fradre  frère

La declinazione bicasuale è tipica delle lingue dell’ambito gallo-romanzo (francese antico e provenzale), per cui i casi
del latino sono ridotti a due (nominativo, cas sujet e accusativo, cas régime). Se al nominativo il termine latino
corrispondente aveva la “s” finale, noi abbiamo la conservazione della “s” flessionale anche al nominativo del volgare
francese. Nei Giuramenti di Strasburgo ci sono già elementi di formazione della lingua romanza francese.

Se nelle lingue romanze moderne la costruzione è Soggetto+Verbo+Oggetto, qui è Soggetto+Oggetto+Verbo (come in


latino).

I Giuramenti di Strasburgo sono la prima testimonianza di una lingua ancora in fase di sviluppo, dove alcuni elementi
che sono già tipicamente romanzi si formano ancora con strutture sintattiche e con influssi determinati dal latino e che
sono molto importanti dl punto di vista storico e culturale perché dimostrano la coscienza di una lingua nazionale che

7
si va formando. I Giuramenti di Strasburgo non sono un testo letterario, ma un testo documentario, hanno un valore
politico e storico.

Fino a tutto il 13° secolo  maggior parte dei testi scritti in volgare è destinata non ad essere letta individualmente,
ma ascoltata attraverso canto e recitazione  epica trasmessa sotto forma di cantilena ritmata, dai giullari nelle
piazze  anche la lirica in volgare nasce per essere cantata e accompagnata da melodia  uno dei privi trovatori,
Jaufre Rudel, scrive Quan lo rius de la fontana, vv. 29-32 (prima metà del 12° secolo)  tornada (congedo, strofa
finale) in provenzale  “Senza foglio di pergamena (breu, breve) invio la poesia (vers), che cantiamo in semplice
(plana, che parla il popolo) lingua romanza, a messer Ugo Bruno, attraverso Filhol (classico nome da giullare): sono
contento che la gente del Poitou, del Berry, dell’Aquitania e della Bretagna si rallegri per lui (il provenzale è parlato in
uno spazio ampio).”

Questa tornada è importante per capire le modalità di composizione, trasmissione e trascrizione della lirica medievale:
la lirica normalmente si scrive su fogli di pergamena, è una tradizione scritta che può essere rappresentata a una sua
esecuzione di tipo orale (Jaufre Rudel scrive le parole e la melodia, la poesia del Medioevo è cantata ed ha un aspetto
performativo che è affidato a una persona). Il ciclo composizione-scrittura-trascrizione-lettura-ascolto sono le
modalità di trasmissione della letteratura medievale. Il genere che risente di più della matrice orale è il poema epico-
cavalleresco. I rotuli di pergamena sono l’unità codicologica minima, tanti di questi formano le raccolte d’autore o i
codici. Tutte le opere medievale ci sono tramandate in forma manoscritta, che sono nella quasi totalità dei casi
miscellanei (raccoglie opere diverse di autori diversi).

Filologia/critica testuale/ecdotica  serve a fissare un testo il più stabile possibile che si può leggere in maniera
moderna. Una delle prime tappe è dare una trascrizione diplomatica.

Sprecare la pergamena per un margine largo significa che il committente può spendere molti soldi. Vi è una capitale
con un fregio e l’uso dei colori è segno di committenza ricca (corti aristocratiche). La capitale piò essere di tipo:

1. Filigranato
2. Decorato
3. Historiato  anticipa la storia
4. Abitato  la figura crea la lettera stessa

Il compito della filologia è quello di mettere assieme tutte le informazioni ricavabili dalla tradizione manoscritta dei
testi per raggiungere una versione del testo stesso che sia il più possibile simile all’originale. Questo è il metodo
lachmanniano, che si fonda sulla ricostruzione tramite stemma codicum, cioè lo stemma dei codici nei quali l’opera è
attestata, in modo da confrontarli e cercare di ricostruire la versione più prossima all’originale perduto.

Metodo lachmanniano ≠ metodo bédieriano:

 Il metodo lachmanniano, che è quello più adottato, consiste nelle seguenti tappe:
1. recensio  censire tutti i codici in cui il componimento interessato è contenuto;
2. examinatio  confrontare tra le varie versioni di quel testo per vedere quali sono le similarità e le
differenze. I manoscritti più antichi di norma veicolano una versione del testo che teoricamente è vicina a
quella che doveva essere l’originale, ma non è sempre così (recentiores non deteriores).
3. emendatio apportare a un testo le correzioni congetturali, per renderlo più vicino all’originale
4. collatio  individuazione dei loci critici, gli errori che permettono di accomunare i manoscritti tra di loro
o isolarsi rispetto agli altri

 Il metodo bédieriano prevede una pubblicazione secondo l’autorità del manoscritto che l’editore ritiene
migliore, per motivi cronologici, linguistici o testuali, cioè il codex optimus (≠ codex unicus, quando cioè di
un’opera non esiste altro manoscritto)

Problemi della tradizione manoscritta  mancano gli autografi, relativismo della copia manoscritta e instabilità della
tradizione.

VIDEO 3.1

8
Brunetto Latini, La Rettorica e il Tresor

Rettorica di Brunetto Latini  volgarizzamento in italiano del Duecento, in toscano, del De inventione di Cicerone

Vita di Brunetto Latini:

 1220 ca. - 1293 Risulta morto in un Atto del 26 dicembre 1293. È notaio. Figlio di Bonaccorso Latini, notaio.
Latini è forma genitivale tosc. del cognome per ‘di Latino’.
 1254 Scriba degli Anziani del Comune di Firenze.
 1260 Il Libro di Montaperti lo registra sindaco del Comune di Montevarchi. Ambasciata alla corte di Alfonso X
El Sabio, re di León e Castiglia, per chiedere il suo appoggio contro Manfredi di Svevia.
 4 settembre Sconfitta dei Guelfi fiorentini a Montaperti contro i Ghibellini sostenuti da Manfredi. Brunetto è
costretto all’esilio in Francia, dove esercita le funzioni di notaio.
 26 febbraio 1266 Vittoria di Carlo d’Angiò a Benevento. Brunetto rientra in Italia.
 1287 diventa priore del Comune di Firenze.

Opere di Brunetto Latini:

 1260-1266 Tresor  opera enciclopedica in prosa, in tre libri:


Libro I – Filosofia teorica;
Libro II – Scienza morale, etica;
Libro III – Scienza politica, retorica e governo della città.
 1260-1261 Rettorica  volgarizzamento con aggiunta di commento in toscano del De inventione di Cicerone,
opera nota nel Medioevo come Rethorica vetus in coppia con la Retorica ad Herennium (o Rethorica nova).
 Post 1260 Tesoretto Poema allegorico in versi (settenari a rima baciata), comprendente parti in prosa che non
furono però mai scritte. Si interrompe al v. 2944.
 Favolello  epistola in versi (62 settenari a rima baciata) indirizzata a Rustico Filippi sull’amicizia,
rielaborazione libera dei temi dell’Amicitia di Boncompagno da Signa.
 Volgarizzamenti ciceroniani  3 orazioni: Pro Ligario, Pro Marcello, Pro rege Deiòtaro.
 S’eo son distretto inamoratamente  canzone (solo nel ms. Vat. lat. 3793).

Figura di Brunetto  elemento di passaggio a più livelli:

1) Brunetto passa fisicamente dall’Italia alla Francia e indietro.


2) Brunetto passa da una lingua all’altra: dal latino (della formazione scolastica) al volgare (dei documenti in
fresca formazione); dal volgare fiorentino al volgare francese; dal francese al volgare italiano.
3) Brunetto è artefice di una vera e propria translatio studii (rielabora l’eredità latina).

Tappa 1: il Tresor interpreta, volgarizza in francese lo scibile prima accessibile solo in latino.
Tappa 2: I volgarizzatori italiani del Tresor lo interpretano, lo traducono da un volgare ad un altro.

Giovanni Villani, Nuova cronica, to. II, l. IX, cap. x.  “Nel detto anno MCCLXXXXIIII morì in Firenze uno valente
cittadino il quale ebbe nome ser Brunetto Latini, il quale fu gran filosafo, e fue sommo maestro in rettorica, tanto in
bene sapere dire come in bene dittare. E fu quegli che spuose la Rettorica di Tulio, e fece il buono e utile libro detto
Tesoro, e il Tesoretto, e la Chiave del Tesoro, e più altri libri in filosofia, e de' vizi e di virtù, e fu dittatore del nostro
Comune. Fu mondano uomo, ma di lui avemo fatta menzione però ch'egli fue cominciatore e maestro in digrossare i
Fiorentini, e farli scorti in bene parlare, e in sapere guidare e reggere la nostra repubblica secondo la Politica.”

Rivestì delle cariche importanti, fu uomo di grande cultura (“filosofo e maestro di rettorica”), mondano (non di chiesa,
rappresentante della cultura laica che si va sempre più diffondendo nel corso del Duecento)

Opera di volgarizzatore di latini raggiunge complessità, precisione e articolazione di intenti che ha pochi rivali a suo
tempo  Il volgare, la nuova lingua sprovincializzata, capace di conseguire un'alta dignità letteraria, elevandosi al di
sopra delle varie parlate regionali e sottraendosi all'egemonia del latino, doveva avere per Dante (De Vulgari
Eloquentia ‘Della retorica in volgare’, 1304: libro I) 4 caratteristiche: doveva cioè essere illustre (che dia onore e gloria
a chi lo usa), cardinale (come un "cardine" attorno al quale devono ruotare le minori parlate locali), aulico (da "aula",

9
cioè degno d'essere ascoltato in una corte regale) e curiale (adatto all'uso di un'assemblea legislativa o senato,
faccende della vita politica).

Autori che come Brunetto Latini gettano le basi per l’evoluzione di una riflessione sistematica sull’importanza del
volgare e sulla primazia auspicata del volgare come lingua di espressione collettiva italiana al di sopra delle varietà
regionali in opposizione come superamento del latino  Guido Fava, Guidotto da Bologna, Guittone d’Arezzo, Bono
Giamboni  si sono formati sulle Artes dictaminis (retorica, grammatica, dialettica e carattere più scientifico)  su dei
manuali: libri scolastici sono le Artes poetriae  manuali di retorica, summe dei caratteri fondamentali della lingua
prosa e poesia), insegnano a come dire e scrivere bene le cose  molto diffusi  es. Mathieu de Vendôme, Ars
versificatoria (post 1175); Geoffroy of Vinsauf, Poetria nova (1199-1216) ;

Altro esempio  Cicerone, De inventione (opera incompleta)  “Opera giovanile incompleta, scritta quando Cicerone
aveva vent’anni, conosciuta nel Medioevo come Rhetorica prima o Rhetorica vetus, tratta della retorica come quella
parte della scienza politica che tratta dell’eloquenza basata sulle regole dell’arte; essa pertanto implica una
conoscenza della filosofia e dell’agire umano. La retorica consta di 5 parti: inventio (scoperta dell’argomento), elocutio
(esposizione, stile), memoria, pronuntiatio o actio (declamazione).”

A Cicerone viene anche attribuito (in realtà non è sua) Rhetorica ad herennium (86/82 A.C.)  “Primo manuale
completo di retorica giunto sino a noi, si basa sugli stessi materiali usati da Cicerone (il I e II libro sono paralleli a quelli
ciceroniani) e questo spiega perché gli sia stata per molto tempo attribuita. La parte di manuale che ha avuto più
successo è quella dedicata allo stile, nella quale l’autore ne definisce tre: elevato, medio, basso; ciascuno di essi deve
possedere le seguenti qualità: elegantia, compositio, dignitas, quest’ultima ottenuta mediante l’impiego di
exornationes (figure).”

VIDEO 3.2

Rettorica  fusione tra « retore » (colui che sa parlare) e “rettore” (colui che regge, che sa comandare, il politico) 
retorica appartiene al trivio (artes sermocinalis, che hanno a che fare col discorso in grado di persuadere)

Si apre con un prologo, assente dal modello Ciceroniano, perché serve da l’introduzione al volgarizzamento di
Brunetto Latini  i prologhi di qualunque opera: luogo testuale fondamentale, introduzione delle tragedie del teatro
classico affidata al coro e nelle opere letterarie è la sede dell’anticipazione e della dichiarazione di intenti da parte
dell’autore

“Qui comincia lo ’nsegnamento di rettorica, lo quale è ritratto in vulgare de' libri di Tullio e di molti filosofi per ser
Brunetto Latino da Firenze. Là dove è la lettera grossa si è il testo di Tullio, e la lettera sottile sono le parole de lo
sponitore.”  poi inizia il primo capitolo del De inventionae di Cicerone  prologo importante perché ci dice che si
tratta di un insegnamento (messaggio importante che deve essere ricordato) + “ritratto in volgare”, termine tecnico
del lessico del volgarizzatore medievale che deriva dal latino RETRAIRE “tirare via”, “ricavare”, quindi ricavato ed
esposto in volgare, la lingua del popolo + parte del volgarizzamento di Cicerone (traduzione letterale, il più fedele
possibile all’originale, ad verbum) e altra parte scritta in caratteri più piccoli che appartiene allo sponitore (parte in cui
il trattato di Cicerone viene glossato da Brunetto Latini)

Codice ricco, è miniato, presenta delle cornici, la mise en page rispetta le indicazioni che sono date dello stesso
Brunetto (modulo dei caratteri), inchiostro rosso mette in risalto i titoli

Capitali:

1. Filigranata
2. Decorata
3. Historiata  anticipa la storia (come in questo caso, sopra Cicerone perché è l’auctoritas e sotto Brunetto
Latini, lo sponitore)
4. Abitata  la figura crea la lettera stessa

VIDEO 3.3

10
Organizzazione interna dei contenuti ciceroniani è cambiata  pratica molto diffusa nel Medioevo e nel rinascimento
 i traduttori riorganizzano internamente l’opera del loro testo fonte, introducendo per esempio sotto capitoli
diversi, rubriche di sottosezione, ecc.

Prima sezione è divisa in due parti  prime 5/6 righe tradotte ad verbum da Brunetto, segue la lunga digressione di
commento, si torna a tradurre l’altra parte di 5/6 righe, di nuovo segue la glossa, e così via

“I. Sovente e molto ò io pensato in me medesimo se lla copia del dicere e lo sommo studio della eloquenzia àe fatto
più bene o più male agli uomini et alle cittadi; però (per questo) che quando io considero li dannaggii del nostro
comune (res publica, adatta il testo alla società dell’epoca, equivalenza che ha modernizzato e reso comprensibile il
testo latino) e raccolgo nell’animo l'antiche aversitadi delle grandissime cittadi, veggio che non picciola parte di danni
v'è messa per uomini molto parlanti sanza sapienza.”

“Tullio. II. Sì come quando ordino di ritrarre dell'antiche scritte le cose che sono fatte lontane dalla nostra ricordanza
per loro antichezza, intendo che eloquenzia congiunta con ragione d'animo, cioè con sapienzia, piùe agevolemente àe
potuto conquistare e mettere inn opera ad hedifficare cittadi, a stutare molte battaglie, fare fermissime compagnie et
anovare santissime amicizie.”

“cum autem res ab nostra memoria propter vetustatem remotas ex litterarum monumentis repetere instituto” 
testi con lo scopo di fissare la memoria di un evento

In mezzo a queste due parti c’è il commento di Brunetto Latini “qui parla lo sponitore”  spiega cos’è la retorica +
menzionate parecchie auctoritates (Boezio, Vittorino, Erennio, Aristotele, Platone, Lucano, ecc.) + “Rector è quelli che
'nsegna questa scienzia secondo le regole e' comandamenti dell'arte. Orator è colui che poi che elli àe bene appresa
l'arte, sì ll'usa in dire et in dittare sopra le quistioni apposte” + “L'autore di questa opera è doppio” quindi autore del
De inventione, considerato il più esperto di questa materia, ed esponitore + dice che Brunetto Latini era una persona
colta che si mise a fare quest’opera alla quale antepone il testo di Cicerone (traduzione ad verbum è la cosa più
importante, per dare autorevolezza all’opera che sta scrivendo), poi aggiunge di sua scienza ed altrui tutto ciò che è
necessario a chiarificare il senso del testo (Brunetto Latini nella “Rettorica” è commentator (le auctoritates ci sono, ma
servono solo per dare fermezza, sono delle vere e proprie citazioni autoritative alle cose in più che sta dicendo
Brunetto in virtù del fatto di essere una persona colta, letterata)

Brunetto in questo caso è soprattutto un ottimo retore, cioè un maestro che sta chiosando Cicerone per renderlo
chiaro a chi poi vorrà trarre giovamento per mettere in pratica i consigli sulla retorica, cioè sull’arte di ben parlare e
convincere una platea che sono formalizzati da Cicerone nel De inventionae, ma che appunto Brunetto Latini sta
spiegando come applicare per trarne un’utilitas che possa essere impiegata nelle funzioni del reggitore del comune,
della realtà politica nella quale è immerso

VIDEO 3.4

Brunetto è scriptor (traduzione ad verbum del De inventionae), commentator (è sponitore nella Rettorica) ed autor
(opera più importante, Li Livre du Tresor, 1260-1266 in francese antico)

Tresor  opera di carattere enciclopedico organizzata in 3 libri:

I. Filosofia teorica  teologia, geografia, medicina, astronomia, agricultura, ecc.


II. Scienza morale ed etica  sorta di volgarizzamento dell’Etica Nicomachea di Aristotele
III. Scienza politica retorica e il governo della città  si apre con la definizione di retorica (arte fondamentale per
governare le città)

Retorica:

 Rettorica  “Officio di questa arte pare che sia dicere appostatamente per fare credere; fine è far credere
per lo dire.”

11
 Tresor, III  “Rethorique est une science qui nos enseigne bien pleinement et parfaitement dire es choses
comunes et es privees; et toute sa entencion est a dire paroles en tel maniere que l’en face croire ses diz a
çaus qui les oient. Et sachés que rethorique est desouz la science de cité governer, selonc ce que Aristotes dit
en son livre qui est translaté ça en errieres en romains, autresi come art de faire frains et seles est souz l’art
de chevalerie. L’office de ceste art, selonc ce que Tulles dit, est de parler pensseement por faire croire ce
que il a dit.”

Riformulazione molto vicina al commento che aveva già usato nel glossare i primi versi del De inventionae
nella sua traduzione della Rettorica  “((Qui parla lo sponitore - 1)) Rettorica è scienza d'usare piena e
perfetta eloquenzia nelle publiche cause e nelle private; ciò viene a dire scienzia per la quale noi sapemo
parlare pienamente e perfettamente nelle publiche e nelle private questioni; e certo quelli parla pienamente
e perfettamente che nella sua diceria mette parole adorne, piene di buone sentenzie.”

 Tesoro volg. da Bono Giamboni  “Retorica è una scienza che insegna di dire bene pienamente e
perfettamente le cose comuni, e le private. E tutta sua intenzione è a dire parole, e in tal maniera che lo
uomo faccia credere lo suo detto a quelli che l’odono. E sappiate, che rettorica è sopra la scienza di governare
la città, secondo che disse Aristotile qua addietro nel suo libro, (*) sì come l’arte di fare freni e selle è sotto
l’arte di cavalleria. L’ufficio di questa arte, secondo che dice Tullio, è di parlare pensatamente, per fare
credere lo suo detto. E la sua fine è far credere quello che dice, in tal maniera che sia onesta.”

Stadi di passaggio del testo  translatio studii multipla vera a propria in verticale, che si realizza nel passaggio dal
latino al volgare ad opera di Brunetto Latini (volgarizzamento del De inventionae di Cicerone), è un’operazione di
trasferimento da una lingua all’altra composita perché Brunetto è sia scriptor che commentator + Brunetto Latini
trarrà ispirazione da questa glossa per ritrattare l’argomento nella sua opera massima, il Tresor in francese antico, in
cui sarà auctor + sarà a sua volta volgarizzato da altre persone, anonimi o conosciuti come Bono Giamboni (dal
francese al volgare toscano di fine Trecento)

VIDEO 4.1

La fortuna di Ovidio nel Medioevo

Autore di grande successo nel Medioevo (sia l’Ovidio delle metamorfosi sia l’Ovidio “minore”, delle opere di carattere
amoroso)

Secoli 12°-13° testimonianza di una vera e propria aetas ovidiana, che arriva dopo all’aetas oratiana dei secoli 10°-11°
(Medioevo centrale) e all’aetas virgiliana (8°-9° secolo, epoca carolingia)  Ovidio più vicino ai gusti del basso
Medioevo  uno dei centri di propulsione di questo interesse per Ovidio è la Francia e in particolare la scuola di
Chartres (capitolo che fa capo alla cattedrale della città, dove Fulberto comincia a insegnare e riflettere sulla fortuna
dei classici e a concentrarsi in modo particolare a Platone)  Maîtres d’Orléans (dal 9° secolo centro privilegiato per la
copia e la trasmissione di testi classici.): Arnolfo d’Orléans (Allegoriae super Ovidii Metamorphosen), Guglielmo
d’Orléans (Versus bursarii), Fulco d’Orléans (commenti al corpus ovidiano)

Modalità di analisi e di recupero dei testi classici  metodo dell’integumentum  in termini tecnici è l’involucro, la
corteccia che ricopre il midollo della pianta, quindi in senso metaforico è la scorza che ricopre il vero messaggio dei
testi  l’opera di Ovidio racconta una storia che è soltanto una parvenza del vero messaggio, bisognerà andare oltre a
questa scorza con lo scopo di delectare, e andare a cercare un messaggio utile, morale, per il pubblico medievale

Giovanni di Garlandia (n. 1195), Integumenta Ovidii  “Giovanni apre con una piccola chiave le Metamorfosi di
Ovidio, e si serve di questo piccolo supporto di carta. Scioglie i nodi segreti, svela le cose nascoste, disperde le nuvole,
canta degli involucri.”  oper che avrà molto successo

Vulgata (ca. 1260).  versione delle Metamorfosi tràdita da più di una ventina di mss. Utilizza, tra gli altri, i commenti
di Arnolfo e Guglielmo d’Orléans e diventa il testo di riferimento, copiato in Italia e Francia fino al sec. XIV (fu forse
usata da Dante e Chaucer). I maestri di grammatica la usano come auctoritas per l’interpretazione delle Metamorfosi.

12
Glosse interlineari e marginali attorno al testo: le une elucidano il verso dal punto di vista grammaticale, le altre danno
informazioni di tipo allegorico e bibliografico.

Nel 13°-14° secolo gli Accessus, i commenti e le allegorie relative alle Metamorfosi, si moltiplicano  Guglielmo di
Thiegiis  “Ho completato l’opera – cioè ‘ho portato a compimento’, come Guglielmo di Thiegiis che ha
scrupolosamente compilato, ordinato e messo insieme questo commento per gli studenti meno avanzati e chiede una
preghiera a Cristo da tutti coloro che analizzeranno, leggeranno e studieranno l’opera, affinché Cristo abbia pietà di
lui.”

Traduce tutti e 15 i libri delle Metamorfosi di Ovidio, per 14 di questi ogni favola mitologia è accompagnata anche
dalla versione che ne dà Lattanzio Placido

VIDEO 4.2

Heroides, Ars amatoria, Remedia amoris  considerate l’una la palinodia dell’altra  larga circolazione nel Medioevo
a differenza degli Amores (non abbiamo notizie di volgarizzamenti)

1. Heroides  epistole amorose scritte da eroine della letteratura o della mitologia classica per i loro innamorati
da cui sono separate  importanti perché diventano repertorio esemplare della passione femminile, dei veri
e propri exempla, forniscono varie categorie delle modalità di provare un sentimento amoroso da parte delle
donne  molti testi in latini, non molti volgarizzamenti (il più antico è contenuto all’interno di un’opera
storiograica di Alfonso 10° di Castiglia, seconda metà del Duecento)  1496 volgarizzamento francese ad
opera di Octavien de Saint-Gelais
2. Ovidio, Ars amatoria, vv. 1-2  “Se c’è tra di voi qualcuno che ancora non conosce l’arte di amare, legga il
mio poema e reso edotto ami!”
3. Ovidio, Remedia amoris, vv. 43, 53-54  “Imparate a guarire da colui dal quale avete imparato ad amare. E’
un proposito utile quello di smorzare le fiamme crudeli dell’amore e non avere il cuore schiavo della sua
leggerezza.”  immagini che saranno topiche in tutta la poesia medievale (fiamme, passione che rende
schiavi)

Nel Medioevo hanno fortuna solo gli autori classici le cui opere sono considerate utili  Ovidio insegna l’arte di amare
solo per mettere in guardia a come non cadere in questa passione (per l’uomo medievale religioso peccato che
conduce alle fiamme dell’inferno)

Circolazione di Ovidio nel MMedioevo:

 Trovatore Arnaut de Maruelh (seconda metà sec. 12°)  “Ma Ovidio afferma / che fra amanti sinceri /
lignaggio e ricchezza non valgono.”
 Trovatore Rigaut de Berbezilh (metà sec. 12°)  “perché Ovidio dice, nel libro che non mente, / che
soffrendo si ha ricompensa d’amore / e soffrendo molti torti sono perdonati / e il soffrire rende molto amanti
felici.” (topos del gioire della sofferenza, ci si sente nobilitati per la profondità del sentimento che si indirizza
alla donna amata)
 Brunetto Latini, Tesoretto, vv. 2357-2375  “Poi mi tornai da canto, E in un ricco manto, Vidi Ovidio
maggiore Che gli atti dell’amore, Che sono così diversi, Rasembra ‘n motti e versi. E io mi trassi apresso, E
domandai lu’ stesso Ched elli apertamente Mi dica il convenente E lo bene e lo male De lo fante dell’ale, C’ha
le saette e l’arco…”
 Dante, Inf. IV, vv. 85-90  Lo buon maestro cominciò a dire: «Mira colui con quella spada in mano, che vien
dinanzi ai tre sì come sire: quelli è Omero poeta sovrano; l’altro è Orazio satiro che vene; Ovidio è ’l terzo, e
l’ultimo Lucano».
 Andrea Cappellano, De Amore (ca. 1180)  poeta di professione attivo alla corte di Marie de Champagne,
una dei figli di Eleonora d’Aquitania  trattato sulla natura dell’amore importantissimo per Medioevo e
secoli successivi  Bisogna sapere cosa è amore e come si pratica, dopo aver imparato cosa è amore, bisogna
evitarlo, Amore=lussuria=opera del Demonio  amore proviene dalla vista della donna amata

13
VIDEO 4.3

Trattamento delle favole mitologiche di Ovidio, cioè alcuni episodi tratti dalle Metamorfosi, all’interno della
produzione di uno dei più grandi intellettuali del Medioevo, il sovrano di Castilla y León Alfonso X (1221-1284), sale al
trono nel 1252  artefice uno dei grandi momenti della Reconquista spagnola, si spingono sempre più a sud i territori
recuperati dagli stati cristiani  corte attivissima, frequentata da autori provenienti da tutto lo spazio romanzo e non
solo  Alfonso X è un autore, progettatore di molte opere che spaziano in tuti i campi del sapere umano (storie
universali, poesia, letteratura agiografia, storica, storiografica, giuridica, ecc.)

Entrambe le opere scritte fra 1270 e 1280:

General Estoria  opera di carattere storico e storiografico scritta in castigliano (nella penisola iberica poesia in
galego-portoghese e prosa in castigliano) che vuole essere di cronologia universale, che vorrebbe coprire in 6 volumi
tutta la storia del mondo dalla creazione fino al tempo di Alfonso X (primi 5 libri dalla creazione alla nascita di Cristo, il
6 libro è a livello di bozza)

Estoria de Espana  storia dalle origini mitiche della penisola iberica fino ai tempi di Alfonso X (ariva fino a Ferdinando
III)  ha due versioni

Il primo volgarizzamento a noi noto delle Heroides di Ovidio compare all’interno della General Estoria, accoglie altri
estratti delle Metamorfosi, non vengono prese come favole ma come episodi storici  volontà di utilizzare il metodo
dell’integumentum viene teorizzato all’interno dell’opera  “E trattano, tutte queste vicende, di re e di figli e di nipoti
di re, e parlano di usanze, e di come cambiare sorti negative e funeste in buone; e per questo noi, per non perdere i
validi messaggi che veicolano queste storie e che gli autori nascondono dietro le metamorfosi, che sembrano
favolette ma non lo sono, vi spiegheremo il significato delle storie narrate dai pagani e disseminate nei loro libri così
come le riportano i nostri sapienti, e vi spiegheremo quali furono e cosa vogliono dire quelle metamorfosi, e l’utile e
l’insegnamento che ne deriva, così come spiegano anche questo i nostri sapienti.” (scopo)

La General Estoria si rifà come struttura a San Girolamo, una delle auctoritates più importanti anche perché traduttore
dei Sacri Testi  Chronicon di San Girolamo è una sorta di trasformazione in latino aggiornata fino al 1378 della
cronaca in greco di Eusebio di Cesarea, storia universale strutturata in tabelle cronologiche che copriva un periodo da
Abramo al 14° anno dell’imperatore Valente (opera andata persa)  primo libro della General Estoria  “E questo è
ciò che Eusebio e Girolamo raccontano di questo re Arca. Ma Ovidio racconta la vita e i fatti di questo re Arca in modo
più completo nel secondo libro della sua Opera maggiore. E noi mettendo in questa storia tutti i suoi materiali e i suoi
argomenti in maniera esaustiva, vogliamo raccontarvela come la racconta Ovidio, e alla fine di questa storia vi
racconteremo una spiegazione che delle metamorfosi dà Ovidio, affinché vi sia chiaro che cosa significano.”

Uno degli episodi di seduzione ad opera di Giove, tratto dal 2° libro delle Metamorfosi  Giove si aggirava in Arcadia
ed incappa in una bellissima fanciulla, Callisto, che fa parte del seguito della dea Diana, dea della caccia, queste
amazzoni sono caste e pure, Giove si tramuta in Diana stessa e la possiede. Dopo lo stupro Callisto rimane incinta, non
lo dice a Diana, si accorgono che Callisto è incinta dopo 9 mesi e viene scacciata. Ne viene a conoscenza anche
Giunone, decide di punire Callisto trasformandola in orsa. Una volta partorito, il figlio viene allevato in forma regale,
un giorno va a caccia, incontra l’orsa, Giove si accorge della situazione e fa sorgere un vento potentissimo che porta i
due in cielo trasformandoli in stelle (Orsa Maggiore e Orsa Minore)

VIDEO 4.4

Volgarizzamento del mito ovidiano di Callisto nella General Estoria

“Mentre va e viene di continuo, da una vergine di Nonacre è colpito e un fuoco gli brucia fin dentro le ossa. Ella non
pensava a cardare la lana per renderla soffice, né ad acconciarsi in modi diversi i capelli: quando una fibbia la veste o
una benda bianca aveva raccolto i suoi capelli sciolti, e quando in mano stringeva una lancia leggera, oppure un arco,
era un soldato di Febe: più cara a Trivia nessuna mise mai piede sul Mènalo. Ma non c'è protezione che duri.”

Giove ha un colpo di fulmine per Callisto, una donna non vanitosa che non conduce una vita come quella delle altre
donne perché fa parte del seguito di Diana, è la più amata delle sue ancelle.

14
La capacità di condensare in poche parole molti dettagli e molte informazioni di Ovidio non corrisponde allo stile dei
commentatori medievali.

Ci sono delle parti di traduzione quasi ad verbum della versione latina e in alcune parti i commentatori non fanno una
traduzione ma una parafrasi, vengono aggiunte informazioni che non troviamo nel testo ovidiano. Un’altra
caratteristica tra le più ricorrenti nei volgarizzamenti medioevali, cioè l’inserimento di una rubrica (“De cuàl era la
infante Calixto e de la vida que ella fazié”)  pratica molto diffusa nei commenti e nelle traduzioni perché vengono
fatte per rendere più chiaro il testo originale, quindi questo viene suddiviso in maniera diversa da quella pensata nel
suo autore (rendere più chiare le transizioni da un episodio all’altro o le varie parti all’interno del medesimo episodio)
 il titolo del capitolo è un esempio di una pratica molto diffusa di intervento esegetico sul paratesto della traduzione
 nella maggior parte dei casi la chiosa è maggiore del testo ovidiano stesso  8 versi di Ovidio diventano recto e
verso di una carta, perché diventa una parafrasi che delucida il senso del testo, è in prosa e si aggiunge una serie di
chiose che espandono l’originale

Commento abbinato all’emistichio “in virgine Nonacrina” è una glossa di tipo etimologico (interlineari o collocate ai
margini del manoscritto)  nel Medioevo vige l’equazione per cui nomen omen (essenza delle cose è definita dal loro
nome, attraverso spiegazione del nome si definisce la natura della cosa che esso indica)  Nonacria fusione di due
termini, latino novem (“nueve” castigliano) e il termine greco archos (monte), perché in questa terra c’erano 9 grandi
monti

I nomi di Giove e di Callisto sono sottintesi (resi in latino con un epiteto), ma vengono esplicitati nel volgarizzamento

Nel testo latino Giove brucia per lei (fiamme della passione descritte nell’Ars amatoria e nei Remedi amoris), mentre
nel volgarizzamento viene attenuato l’effetto (una sorta di censura degli aspetti erotici che vanno contro alla morale
cristiana del Medioevo), “si innamorò di lei”, anche se l’intenzione di Giove è il possedimento carnale della donna

Passo di parafrasi del testo latino viene accompagnato da una glossa mitologica che spiega chi era Callisto

Informazioni ridondanti che appesantiscono la narrazione “nin lavar nin liarse los cabellos (…)”  per dire che non era
vanitosa, ma il fatto di sottolineare questa vanità femminile fa parte di quella mentalità che stigmatizza la cura estetica
come lusinga diabolica  funziona da exempla

Parafrasi ridondante che serve al traduttore medievale a chiarire meglio quello che nello stile sintetico di Ovidio
potrebbe risultare criptico

“amazzone”, “signora”  linguaggio medievale che non appartiene ad Ovidio, ma al sistema feudale dell’epoca del
copista  rapporto di soggezione del seguito di vergini guerriere della dea Diana viene riletto in chiave sociologica
come se si trattasse del rapporto di vassallaggio tra il signore e i suoi sottoposti  il dominus è la dea Diana “doña”,
Callisto è una “cavallera”

Glossa esplicativa sulla figura di diana che insiste sulla sua castità (atteggiamento moralistico della mentalità
medievale e dei copisti del tempo che utilizzavano tutte le situazioni per far filtrare un messaggio di tipo moralistico)
 viene messa in evidenza quella che dovrebbe essere una delle virtù muliebri per eccellenza, la castità

Parte finale traduzione letterale circondata da parafrasi + duplicazione, spiega 2 volte con parole diverse la stessa cosa
+ il commentatore riporta l’episodio narrato da Ovidio (non c’è nella fonte perché Ovidio parla in prima persona) 
“nessuna protezione è duratura” aspetto di stile particolarmente caro agli autori medievali è quello di concludere la
loro opera o un capitolo, la chiusa di un discorso, con una sentenza, un proverbio (viene citata l’auctoritas, quello che
si sta raccontando è invenzione non del commentator, ma dell’auctor)  questo motto dà origine all’ultima glossa, di
tipo allegorico  siamo in presenza di un’esegesi di tipo allegorico quando incontriamo il verbo chiave “entender”
(intendere, vuol dire, significa, cioè si sta spiegando il significato nascosto di questa frase)  Ovidio sta cercando di
dirci che (…)

“sponitore” arricchisce il testo originale

Volgarizzamento medievale  non semplice traduzione ad verbum, ma un organismo ibrido e composito che ingloba
il testo tradotto ad verbum, la sua parafrasi che serve a elucidarlo quanto meglio possibile e un apparato para-testuale
di chiose che servono a tirarne fuori un messaggio spesso improprio, non presente nella volontà dell’autore originale,
ma funzionale agli obiettivi del commentatore e del pubblico medievali

15
VIDEO 4.5

“Dize ell esponedor de los dichos de Ovidio que cuando Júpiter mudó en estrellas a Parrasis e a Arcas que los fizo dos
signos, e púsolos vezinos uno cerca otro en el postrimero e menor cerco dell ex del firmamiento en la parte de
septentrión,”  autore, lo sponitore (esponedor) e l’artefice della General Estoria che non conosce necessariamente
la spiegazione e quindi la riporta secondo le parole di un altro tecnico del volgarizzamento  questa fase di
spiegazione naturalistica è il secondo livello di comprensione del testo classico rivisitato, tradotto e adattato alla
mentalità medievale (primo livello è meramente narrativo, la storia della favola ovidiana, il secondo livello prevede la
spiegazione di tipo naturalistico)

Capitolo 16  “Circa quelle metamorfosi delle quali abbiamo parlato a proposito di Parrasia, da vergine a non più
vergine, e da casta a non più casta, e da non più vergine e non più casta a incinta, e da incinta a generatrice di un figlio,
ammesso che veramente queste siano metamorfosi e così le definiscano i sapienti, il frate (potrebbe essere
identificato col creatore di una delle opere più complesse di volgarizzamento delle Metamorfosi ovidiane, l’Ovide
moralisé in medio-francese dell’inizio del Trecento) e il maestro Giovanni l’inglese (Giovanni di Garlandia) FONTI
MEDIEVALI, che commentano le parole di Ovidio FONTE CLASSICA, noi dunque diciamo che queste non sono
metamorfosi, perché non necessitano di altra spiegazione (esponimiento, uso consapevole di termini che indicano
l’esegesi del testo attraverso gradi di significazione) o ulteriore interpretazione allegorica, dal momento che non solo
la vicenda è attendibile ed è fatto naturale, ma vediamo che accade ogni giorno nel mondo, alle donne. Circa l’altro
aspetto, se Callisto fosse del séguito di Diana, il commentatore racconta che fu proprio così, che era sottoposta e
sodale della dea della castità finché rimase vergine e casta, e [sott. dice] che è uguale ancora oggi, e chi conduce una
vita retta e vive secondo la legge di Dio, [sott. dice] che è sottoposto di Dio, suo intimo e sodale. E anche questa
vicenda è attendibile. E circa l’altro aspetto, di come abbiamo detto si fosse allontanata da Diana e fosse andata a
caccia da sola, e la ingannasse Giove, il commentatore dice quanto evitasse di applicarsi alle nobili attività da fanciulla,
e come avesse comportamenti virili, ma che appena volle concedersi una pausa, come avete sentito che fece quando
giunse alla sorgente e al prato su cui si distese, dice che questo significa (da a entender) che quando una persona è
pigra e non conclude nulla, facilmente le si fa appresso il diavolo che la inganna con cattive azioni a non compiere più
opere buone. Per cui dicono a questo proposito le Sacre Scritture: fai qualcosa di buono, così che quando il diavolo
arrivasse ti trovi occupato in altro e non ti istighi ai suoi mali e alle sue malvagità. E, analogamente, Ovidio nel libro
sulle guarigioni dall’amore che chiamano: Ovidio, ‘Remedia amoris’, nel quale c’è il rimedio al peggioramento o al
miglioramento che il caso richieda, dice così su questo argomento, nel seguente verso in latino: “Dai alla mente
libera un lavoro in cui impegnarsi”. E questo verso vuol dire, in lingua castigliana, ciò che segue: alla testa vuota,
quando non fa nulla e se ne sta oziosa, dàlle una occupazione nella quale si impegni (interpretazione allegorica: non
andare contro la natura + oziare e stare con le mani in mano rende prede del maligno). E di questa occupazione non
si può dire che bene, perché quando la persona e la sua testa si mettessero a pensare ad essa, ne deriverebbe un tal
gusto che il diavolo a stento o per niente potrebbe spingerle a far altro, e nemmeno a pensare ad altro.”

Caratteristiche dei volgarizzamenti ovidiani nella General Estoria:

 Elementi para-testuali  inserimento di rubriche di suddivisione dei segmenti della fabula e della glossa;
inclusione delle glosse dei commenti ovidiani in latino (Vulgata, Arnolfo d’Orléans, ecc.), con particolare
predilezione per le spiegazioni etimologiche; inserimento di citazioni autoritative (Sacre Scritture, auctores
pagani e cristiani); inserimento di spiegazioni naturalistiche e allegoriche.

 Elementi infra-testuali  prosificazione (scelta della prosa); riduzione del pathos, semplificazione della
sintassi e delle immagini poetiche; rielaborazione parafrastica (di singoli termini o di segmenti narrativi),
variatio a fini illustrativi.

Le Heroides nella General Estoria

Modalità di rielaborazione sono le stesse all’interno della General Estoria riservate alle Metamorfosi di Ovidio 
tradotte per la prima volta in una lingua romanza nel castigliano della General Estoria

16
VIDEO 5.1

Cantigas de Santa María

Alfonso ne è l’ideatore  raccolta di miracoli mariani, nel Medioevo questo genere di letteratura è estremamente
diffuso (anche all’interno delle omelie, per il pubblico analfabeta)

Agiografia nel Medioevo è uno dei generi letterari che per primi attestano della produzione in vernacolo 
descrizione vite dei santi molti punti in comune con i paladini di Carlo Magno, i protagonisti dell’epica (i miles christi)

La legenda riguarda la vita di un santo ne evidenzia alcuni momenti fondamentali: passio (modo in cui è morto),
miracula (miracoli che ha compiuto in vita o dopo la morte) e translatio (traslazione del corpo dal luogo originario a un
luogo di culto)

Modelli letterari a cui ci si rifà per creare letteratura di tipo agiografico:

 Latino  Gregorio Magno, Dialogorum libri IV de vita et miraculis Patrum Italicorum (seconda metà sec. 6°)
da cui derivano una serie di volgarizzamenti, sec. 13°, corpus oitanico delle Vies des Pères in distici di
octosyllabes a rima baciata, metro romanzo più diffuso per le opere di tipo lirico-narrativo

Produzione mariana quella dei miracoli della Vergine Maria:

 Adgar, detto Williame (forse vicario di Sainte-Marie Madeleine, Londra, 1162-1200): autore di una raccolta di
49 Miracles de la Vierge, in anglonormanno, in octosyllabes, 2 versioni (1165-1170, 1175-1180).
 Gautier de Coinci, priore dal 1233 di Saint-Médard de Soissons, Miracles de Nostre Dame, 1230 ca.: due libri
articolati in modo simmetrico; presente notazione musicale. 114 mss. (17 completi). Mise en page su 2
colonne
 Gonzalo de Berceo, (1196 ca.-1260 ca.) chierico secolare vincolato al monastero di San Millán, 25 miracoli in
cuaderna vía, in castigliano.
 Alfonso X el Sabio, 420 Cantigas de Santa María, tre redazioni, in galego-portoghese, con notazione musicale,
seconda metà sec. XIII.
 Anonimo, collezione di miracoli in anglonormanno, metà sec. XIII.

Struttura dei miracula è fissa che si articola in 3 momenti fondamentali:

1. il protagonista commette un peccato grave, opera del Maligno o si trova in una situazione drammatica.
2. il protagonista sta per soccombere, quando interviene la Vergine.
3. l’intervento della Vergine salva il protagonista e viene riconosciuta l’eccezionalità del fatto soprannaturale,
cosa che conferma il pubblico nella fede.

Identificazione da parte del pubblico ≠ vite dei santi

Il corpus alfonsino ci è tramandato da 4 manoscritti, probabilmente tutti compilati nello scriptorium toledanum 
ricchi, belli, pieni di miniature e accompagnati dall’annotazione musicale (molto raro nel Medioevo):

1. To (1264-1277) = Madrid, Biblioteca Nacional, 10069 [già nella Biblioteca della Cattedrale di Toledo, fino al
1860]. Copia più tarda (fine sec. XIII-inizio sec. XIV) della prima redazione delle Cantigas = 100 cantigas + app.

2. T (1274-1277) = Real Biblioteca de San Lorenzo de El Escorial, T.I.1 [già nella Cattedrale di Siviglia].
Denominato códice rico per l’importanza delle miniature (212 carte su 256 totali). Incompleto, interrotto alla
cantiga 195 su 200. Probabilmente il ms. F ne rappresenta il secondo volume, perché contiene testi non
reperibili in T.

3. F = Firenze, BNC, Banco Rari 20. Ordinamento testi sconvolto, carte mancanti per mutilazione, musica e
decorazione non eseguita. Contiene 106 cantigas [su previste 400].

4. E (1277-1283) = Real Biblioteca de San Lorenzo de El Escorial, j.b.2. Contiene 412 testi. È chiamato códice de
los musicos per le miniature rappresentanti musici con i loro strumenti.

17
VIDEO 5.2

Concetto di autorìa  Alfonso X el Sabio  “Il re fa un libro non perché lo scriva di proprio pugno, ma perché è lui che
ne fissa i contenuti e li corregge ed equilibra e ordina, e mostra come essi debbano essere fatti.”

Prologo delle Cantigas de Santa María  “E o que quero dizer loor (lodare) da Virgen, madre de Nostro Sennor, Santa
María, que est’a mellor cousa que El fez, e por aquest’eu quero seer oimais seu trobador, e rogo lle que me queira por
seu trobador e que queira meu trobar receber, ca per el quer’eu mostrar dos miragres que Ela fez; e ar querrei me
leixar de trobar des i por outra dona, e cuid’a cobrar per Esta quant’enas outras perdi.”  “E ciò che voglio dire è una
lode della Vergine, madre di Nostro Signore, Santa Maria, che è la miglior cosa che Dio fece, e per questo desidero
essere sempre il suo trovatore, e le chiedo che mi tenga come suo trovatore e che le piaccia ricevere la mia poesia,
perché attraverso di essa intendo mostrare i miracoli che Ella fece; e voglio smettere di poetare da qui in avanti per
altra donna, e spero di recuperare grazie a Questa quanto ho perduto con le altre”

Linguaggio di Alfonso X stesso che si trova nella lirica cortese profana in cui si canta la dama terrena (qui si canta la
dama celeste)  si tratta di rifunzionalizzare un lessico comune  poetica della lode e del servitium amoris, del
vassallaggio del poeta innamorato nei confronti della propria dama irraggiungibile perché elevata, si esprime negli
stessi termini anche se noi cantiamo una preghiera alla Vergine, quello che cambia è l’obiettivo, da una parte
esaltiamo l’amore terreno, dall’altra un amore spirituale

Cantiga 10 de loor  “Rosa di bellezza e di aspetto, / fiore di gioia e di piacere, / Donna pietosa nell’essere, / Sovrana
nel togliere pene e dolori. / Rosa delle rose e Fiore dei fiori, / Donna delle donne e Signora delle signore. Una simile
Signora bisogna amare, / Colei che può proteggere da ogni male / e può rimettere i peccati / che ci sono nel mondo a
causa della malignità. Dobbiamo servirla e amarla molto, / perché ci sproni a tenerci lontani dall’errore / e ci faccia
pentire degli sbagli / che noi commettiamo in quanto peccatori. Da questa Donna che considero la mia Signora / e
della quale voglio essere il cantore, / se qualcosa del suo amore posso avere, / mando al diavolo tutti gli altri amori.”

“dona” e “senhor”  termini tecnici lessico cortese, sinonimi di “midons”, signora del cuore del poeta

“servir”  come il poeta serve la propria midons, il fedele serve la propria dama celeste

Alfonso X utilizza alcuni strumenti tipici produzione colta galego-portoghese:

 Ritornello
 Strutture parallelistiche
 Lessico semplice
 Sintassi paratattica

per esprimere gli stessi concetti che troviamo nella cantiga de amor, però rifunzionalizzati in chiave religiosa perché
diretti alla lode della Vergine. La miniatura riprende e sintetizza visivamente gli aspetti fondamentali del testo
letterario

Nel codice Escorialense, molte delle cantigas sono accompagnate dalle loro prosificazioni, mise en prose, traduzione in
prosa in castigliano della cantiga in versi in galego-portoghese (tentativo di resa letterale + aggiustamenti che mirano
all’elucidazione del testo, perché già metà del 14° secolo castigliano diventa la lingua della lirica nella penisola iberica)

La prosificazione castigliana è un rimaneggiamento della cantiga de loor 10, non una traduzione in senso stretto, sia
per le aggiunte esplicative che accompagnano la traduzione del componimento, sia per la libertà con la quale viene
manipolato il testo poetico di base (cfr. il rifacimento dell’ultima cobra, stanza):

“Esta estoria es de como la muy santa, e muy alta, e muy noble, e mucho onrrada, e mas bienaventurada que otra
criatura, Virgen gloriosa salua Ssanta Maria, rreyna del cielo e de la tierra es nuestra Señora e nuestra Abogada e
medianera entre Dios; e nos fue, e es, e sienpre sera com[...] de fermosura, e de beldat, e de sçiençia, e de piadat, e
[...]ria en todas las otras virtudes e bien aver, e al[...]ar, e que es

Rrosa de las rrosas e flor de las flores e dueña de las dueñas, e Señora de las señoras. Rrosa de beldat e de parescer e
flor de alegria e de plazer, e dueña muy piadosa en nos toller nuestras cuytas e nuestros dolores. E que es atal Señora

18
que devemos mucho amar, porque de todo mal nos puede guardar, e nuestros pecados nos faz perdonar, que nos
fazemos por malos sabores. E que La devemos sienpre [amar e servir], que p[ugna] de nos guarir [de falir], e de los
yerros nos faz rrepentir, que nos fazemos como pecadores. E que devemos sienpre trabajar por todavia su amor
ganar, ca es valiosa e muy celestial, e non valen nada los otros amores.

E dize en esta estoria que por quanto el buen rrey don Alfonso el Sabio, seyendo en grandes peligros, le saco a su
onrra todavia d'ellos que tornon [sic] perder el su amor e al[...]r della tanta merçed que se apartava a la loar en
cantigas e en llores por se q[...] rar[...] del diablo e de sus tenptaçion [...] que en cobdigia de la costunbre [...] a los
grandes señores por lo que esta señora le [...] perdon del su glorioso fijo e lo llevo a la santa gloria de parayso [...]
seamos dignos de yr al su servigio.”

Termini cortesi  Glynnis M. Cropp, Le vocabulaire courtois des troubadours de l’époque classique

VIDEO 6.1

L’Ovide Moralisé medio-francese - in versi e in prosa

Ovide moralisé in versi (1317-1328)  Ovidio maggiore, delle Metamorfosi, viene volgarizzato in moyen-français nel
primo trentennio del Trecento da un anonimo chierico borgognone che dedica l’opera a Jeanne de Bourgogne  è
volontà del copista autore quella di rimpolpare le favole mitologiche ovidiane con delle glosse che le chiarifichino sia
dal punto di vista metaforico sia morale  circa 72mila octosyllabes in distici a rima baciata  tramandato da 25
manoscritti  oltre un secolo dopo 2 prosificazioni:

1. Data: da Pasqua 1466 a settembre 1467. Dedicato a René d’Anjou. Autore: Anonimo (clerc normanno). Mise
en prose accorciata dell’Ovide moralisé (unica testimonianza manoscritta)

2. Data: 1475 circa. Dedicato a Louis de Bruges. Autore: Anonimo (di patina piccarda).

In linguaggio genettiano possiamo chiamare le Metamorfosi latine “architesto”, il volgarizzamento in versi in medio-
francese “ipertesto di primo grado” e le prosificazioni sono degli “ipertesti di secondo grado”, perché derivano
dall’Ovide moralisé in versi

Incipit (vv. 1-): “Se l’Escripture (Sacre Scritture) ne me ment, tout est pour nostre enseignement (utilitas) quanqu'il a es
livres escript, soient bon ou mal li escript.”

“Per questo voglio cominciare a volgere (traire, ricavare dal latino al vernacolo, termine “tradurre” entra tardi nel
lessico della traduzione) dal latino in volgare (= francese) le favole (indicano la narrazione mitologica) del tempo
antico, per ciò che sono capace di capirne, così come Ovidio le tramanda.”

Ovide moralisé in prosa 1:

Rubr. I: “Prologo di colui che ha convertito da rimato in prosa il libro di Ovidio chiamato ‘Metamorfosi’.”

Rubr. II: “Segue la conversione in prosa del prologo del traduttore che tempo prima lo aveva tradotto in versi
francesi.”

Perché esigenza nel Quattrocento di prosificare le Metamorfosi di Ovidio?  verso considerato meno “fededegno”
rispetto alla prosa, motivo per cui abbastanza presto i romanzi scritti originariamente in versi vengono prosificati,
perché la prosa è considerata lo strumento di espressione della storia e della storiografia, discipline veritiere, che
tramandano i fatti così come sono realmente accaduti, ai quali bisogna prestare maggior affidamento (poeti
menzogneri, poesia pericolosa, spesso altera la verità)  prosa preferibile per opere di contenuto morale, che
avessero valore edificante perché è più attendibile  seconda traduzione (Johannes, c. 1208) della Historia Karoli
Magni et Rotholandi (1145) dello Pseudo-Turpino  prologo Ovide Moralisé prosa 1: “…mi sono messo a trasformare
dai versi alla prosa il grande libro di Ovidio, chiamato Metamorfosi, mantenendo, per quanto nelle mie possibilità, lo
scopo e il messaggio delle cose che vi sono contenute in rima, adattandole al linguaggio prosastico più sintetico che io

19
abbia potuto, secondo quanto richiesto dal suddetto nobilissimo principe, e senza lasciare alcuno spazio per le
fandonie.”

VIDEO 6.2

Prologo Ovide moralisé in versi  Intentio didascalica  materia: Ovidio maggiore, mitologia  ordo: cronologia
universale orientata in senso cristiano  utilitas: morale (rivelare la verità della fede)  integumentum

Libro III dell’Ovide Moralisé contiene l’episodio di Tiresia  libro complesso incentrato sull’argomento tebano, tutti i
protagonisti collegati alla città di Tebe, dal suo mitico fondatore, Cadmo  fonda città sparpagliando denti del
dragone appena ucciso da cui nascono primi abitanti che aiutano a costruire nuova città  segue mito di Atteone, che
vede Diana che si fa il bagno e viene trasformato in cervo  mito di Semele che porta in grembo il figlio di Giove,
Bacco, ma viene bruciata alla vista dell’amante divino risplendente di luce dopo che Giunone le aveva detto “se ti ama
veramente deve farsi vedere in tutto il suo splendore”, Bacco salvato e allevato dalle ninfe  episodio di Tiresia, che
viene convocato da Giove e Giunone che stanno litigando per esprimere il proprio giudizio  mito di Narciso, madre
di Narciso porta il figlio da Tiresia per sapere il suo futuro (non morirà solo se non si innamorerà di se stesso) 
Penteo, re di Tebe, si oppone alla diffusione del culto di Bacco in città e per questo viene dilaniato dalle baccanti in
delirio durante uno dei loro rituali

Lessico tecnico che usa delle parole chiave legate all’attività dello svelamento dell’integumentum delle opere
medievali dall’intento didascalico:

 Atteone  “Doppio significato può avere la spiegazione della favola che avete ascoltato.” – “Un altro senso
può avere la favola. Più nobile e di miglior intendimento. Ora ne ascolterete la morale (signifiance).”

 Semele  “Semèle è l’essere dissoluto, pieno di ebbrezza e di voglie. Giove, che rappresenta il fuoco, è
l’irrefrenabile desiderio di bere. Un altro significato (allegorico) si può trovare. Semèle significa l’anima ebbra
e piena dell’amore divino.”  Messaggio negativo ≠ messaggio positivo, nel medioevo tutti i simboli sono
bivalenti, le allegorie possono essere interpretate a seconda dell’utilità e della circostanza, in un modo e nel
suo esatto apposto

 Eco e Narciso  “Se lo scritto non mente, Eco che ingannò Giunone, significa la buona fama.” (glossa
allegorica)” – “Chi vuole capire sul serio questo racconto, deve interpretare Narciso come le persone frivole,
superbe, supponenti che abusano dei beni temporali, che si ammirano e traggono piacere dai falsi specchi di
questi mondo.”

 Penteo  “Ora è bene che io vi spieghi che cosa vogliono dire questi racconti. Coloro che riveriscono Bacco e
gli dedicano sacrifici sono coloro che non hanno altro Dio se non la loro pancia. Penteo può significare l’uomo
molto religioso e di sante parole, di nobili costumi e vita pia.”

 Tiresia  “Ora vi vorrei far sapere quale altro significato può avere ciò che abbiamo visto in questi racconti,
così come sembra a me. L’indovino Tiresia che profetizzava del dio del vino che doveva scendere a terra e che
doveva essere considerato una divinità, a pena si incorrere in grandi sventure mortali, si può interpretare
come i profeti che un tempo annunciarono la venuta di Gesù Cristo, figlio del re del Pardiso, nel quale risiede
ogni bene.” (è un indovino, ma è la prefigurazione dei profeti che annunciano la venuta di Cristo)

VIDEO 6.3

Mito di Tiresia

Di tutti i miti esistono più versioni  versione del mito come ci viene raccontata da Ovidio  un giorno Tiresia, figlio
maschio di Evereo, vede sul monte Cillene due serpenti mentre si accoppiano; tenta di separarli con un bastone e per
questo viene trasformato in donna, condizione nella quale passa i successivi sette anni, finché non ritrova gli stessi
serpenti intenti ad accoppiarsi e, dopo averli di nuovo divisi, riacquista le sembianze maschili originarie. Poiché Tiresia

20
ha sperimentato direttamente cosa significhi essere uomo e donna, viene eletto ad arbitro della diatriba sorta tra
Giove e Giunone su quale dei due sessi provi maggiore piacere nell’atto sessuale: Tiresia risponde che è favorita la
donna, per cui Giunone, adirata, lo rende cieco; Giove, dispiaciuto dell’accaduto, gli dona poteri divinatori.

Elementi del racconto delle Metamorfosi ripresi nella versione dell’OMv:

1. i serpenti in accoppiamento;
2. la loro divisione da parte di Tiresia con un bastone;
3. il fatto che Tiresia li ferisca ma non li uccida;
4. il conseguente cambio di sesso di Tiresia;
5. il ritrovamento delle serpi sette anni dopo e il ritorno di Tiresia a fattezze maschili;
6. la lite tra Giove e Giunone che Tiresia è chiamato a dirimere; il suo giudizio, favorevole a Giove, e il suo
accecamento ad opera di Giunone;
7. il dono compensatorio di Giove che rende Tiresia indovino.

Zeppa metrica  per riempire il verso, non ha alcun valore narrativo

VIDEO 6.3bis

Parti di Tiresia  slide 17

Tirata Misogina  si invita la donna aristocratica a non identificarsi con Giunone, ma dalle figure positive che
provengono dall’allegoria (es. Maddalena pentita)  imperativo che fustiga il vizio ha lo scopo di sottolineare la
portata edificante della moralizzazione che è il filo conduttore dell’intero Ovide Moralisé in versi

Fable (1° parte) + tirata misogina + fable (2° parte)  narratio (si racconta la fabula mitologica)

Explanatio (esposizione naturalistica)

Moralisatio (significato simbolico e moralmente più importante)

Riepilogo mito

VIDEO 6.4

Si aggiungono diversi elementi a ciò che doveva essere la fabula mitologica

Testo latino “pater omnipotens” ≠ testo in vernacolo “Jupiter”  adeguamento culturale, il padre onnipotente è Dio,
non Giove, un dio pagano

Ovidio, Met. circa 12mila versi  Ovide moralisé circa 72mila versi

Episodio Tiresia in Ovidio, Met. III 21 versi  Episodio Tiresia in Ovide moralisé 100 versi (è una parafrasi in molti casi,
un commento, non una traduzione ad verbum)

Amplificatio  consente di abbellire il discorso, rimpolparlo e, a fini esegetici, di chiosarlo. È lo strumento espressivo e
artistico più usato nel medioevo, consiste nel riformulare con parole diverse lo stesso concetto  qui doppia funzione:
tecnica retorica + funzione didascalica (repetita iuvant)

VIDEO 6.5

21
Exposición  (vv. 1107-1114) “Li temps, qui a double nature, or de chalour, or de froidure, et diversement se varie,
est entendus par Tyresie, qui vit les serpens joindre ensamble: c’est la semence qui s’assamble dedens la terre pour
germer, que li tans voit aus champs semer.” (Tiresia e i suoi cambi di sesso sono una metafora che indica i passaggi di
stagione)

Alegorie  (vv. 1191-1200) “Emprez ce que nostre Sauverres, nostre Dieus, nostre Delivrerres, Jhesucris, li filz Dieu le
Pere, ot char prise en sa Vierge mere, et pour nostre redemption ot souffert mort et passion, dont il ressourt a grant
victoire; et puis qu’il fu montez en gloire, ou il regne en eternité avuec la Sainte Trinité …” (preghiera Credo niceno-
costantinopolitano)

I personaggi di Maddalena e San Paolo esplicano in senso cristiano le trasformazioni di sesso di Tiresia (prima non ci
vedevano in senso metaforico)  “Ne offre prova la Maddalena, / d’amor divino tutta piena: / più n’ebbe il cuore
penetrato / che se non avesse peccato. […] Chi vuole, dica apertamente / che le donne Dio fermamente / amarono più
degli uomini. / […] E quando alla tomba fu tratto, / tre donne andarono a ungerlo; / però Dio poté risorgerlo; / allora la
santa Maddalena, / tutta d’amor divino piena, / non volle lasciare la tomba, / fintantoché dall’oltretomba / non lo vide
resuscitato.” – “O di San Paolo c’è l’esempio, / che fu dapprima vile ed empio, / refrattario dal fare il bene, / un tipo
altero e non dabbene, / pieno d’ogni difetto e vizio, / finché un giorno mise giudizio, / e mutò il suo infame contegno, /
diventando nobile e degno, / forte dentro, razza genuina; / è lui che, per virtù divina, / la vista sensibile perse / per tre
dì, poi gli occhi riaperse, / ma, quando non vedeva niente, / lo illuminò Dio, certamente, / ché vide ogni sommo
segreto, / e tanto fu saggio e discreto / che seppe ai problemi più vari / rispondere in termini chiari: / del mondo la
doppia natura / sapeva, ché sua prima cura / furono i mondani diletti.”

Attraverso questi due esempi, quello che il volgarizzatore vuole ottenere è la persuasione ad imitarli ed emularli, una
delle utilitas principali delle opere di carattere edificante

VIDEO 6.6

Rubriche prosificazioni dell’Ovide Moralisé in versi:

1. René 1er d’Anjou:


1. Question née entre Jupiter et Juno sa femme lequel se delicte plus en fait d’amours, l’omme ou la femme,
avec jugement qui en fu fait.
(2). (Toutesvoyes, pour aucunement recompenser Tyresie de son aveuglement, Jupiter luy donna
cognoissance des choses à venir…). Et a propos de icestes choses s’en suit dedans le livre du dit Ovide autre
exposicion appliqée aux quatre diverses saisons de l’an selon lesquelles les fruiz viennent de florison à
meüreté, qui longue seroit à reciter yci et de guères ne serviroit. Et pour ce la laisse.
3. Exposicion allegoricque sur le chappitre cy dessus prouchain precedent touchant le jugement de Thiresie.
Fa detractio  sintesi; ellissi; eliminazione del pathos; censura

2. Louis de Bruges:
1. D’un debat amoureux entre Jupiter et Juno, et du jugement que Thiresias le devin en fist, dont Juno le fist
aveugle.
2. Sens allegoricque à ces fables dessus dites. Or vous vueil exposer ces fables. Le temps qui a double nature,
ores de froit ores de chaleur, est entendu par Thyresias… (confonde senso allegorico con il senso
metaforico)
3. - -
Prosificazione più fedele all’OMv

VIDEO 7.1

Traduzione e rimaneggiamento – il “caso” della ricezione trobadorica in Italia

Scuola siciliana  corte (itinerante) di Federico II di Svevia con base in Sicilia  quarto e quinto decennio del
Duecento  denominazione non territoriale ma legata al convergere degli autori attorno alla Magna Curia  lingua:

22
siciliano “illustre” variamente ibridato di gallicismi e latinismi  riduzione dei generi occitani: manca il sirventese e
diventa esclusivo l’argomento amoroso, in forma più astratta e intellettualistica. Contatti con la tradizione mediati dai
canzonieri, non diretti.

Lirica in lingua d’oc e d’oil  i poeti siciliani si esercitano in una fin’amors diversa da quella coltivata in ambito
galloromanzo  es. cambio di schemi metrici che movimenta andamento prosodico e metrico del componimento +
deriva dal fatto che si rompe quel binomio prima inscindibile in ambito romanzo tra poesia e musica

Madonna, dir vo voglio (manifesto scuola siciliana)  prima strofa  “Madonna, dir vo voglio como l’amor m’à priso,
inver’ lo grande orgoglio che voi, bella, mostrate, e no m’aita. Oi lasso lo meo core, che ’n tante pene è miso che vive
quando more per bene amare, e teneselo a vita. Dunque mor’ e viv’ eo? No, ma lo core meo more spesso e più forte
che no faria di morte naturale, per voi, donna, cui ama, più che se stesso brama, e voi pur lo sdegnate: amor, vostr’
amistate vidi male.”  Stanze autonome eterometriche (endecasillabi e settenari) di 16 versi con rimalmezzo a
schema: abaCdbdC eefG(f)hhiG(i)

Folquet de Marselha  comincia carriera come trovatore, come adepto della fin’amors, cantando di questi amori
sublimi e idealizzati nei confronti di una midontç  “A vos, midontç, voill retrair’en cantan cosi m destreign Amors e
men’a fre vas l’arguogll gran, e no m aguda re, qe m mostras on plu merce vos deman; mas tan mi son li consir e l’afan
que viu qant muer per amar finamen. Donc mor e viu? non, mas mos cors cocios mor e reviu de cosir amoros a vos,
dompna, c’am tan coralmen; sufretç ab gioi sa vid’ al mort cuisen, per qe mal vi la gran beutat de vos.”  Coblas
unissonans monometriche di 11 décasyllabes maschili a schema: ABBA ACDDCCCD, con sirma concatenata alla fronte.

Immagine topica Amore

Poeta chiede misericordia, donna orgogliosa, sopraelevata (termini tecnici lessico trobadorico), quasi sempre crudele
e insensibile alle suppliche del poeta

Duplicazione  dire stessa cosa con parole diverse attraverso metodo amplificatio

Amar finamen indica pratica della fin’amors, il servitium amoris che non richiede necessariamente ricompensa pratica,
solo la mercé, la grazia di essere ammessi al seguito della donna che innesca meccanismo del paradosso cortese del
vivere quando si muore, poeta vivo quando muore d’amore, fatto di morire per la donna amata gli fa percepire la
potenza della sua passione  è il cuore che vive non io

Gioi  termine tecnico che indica amore nobilitante, spiritualizzato, che si accontenta non della ricompensa sensuale,
ma di quella spirituale

Ferito a morte attraverso vista

VIDEO 7.2

Cambiamenti apportati da GiLe:

 Sintassi più lineare (ordo naturalis)


 Sintesi (riduzione dei binomi)  “consir” e “afan” diventano “pene” (si riunifica in un unico termine quello
che viene amplificato in 2 o 3 nella fonte occitana)
 Oggettivazione fenomenologica della passione amorosa.
 Allitterazioni in FolMar, Echi rimici in GiLe.
 Situazione da circostanziale e marcatamente cortese-cavalleresca a assoluta e meno connotata in senso di
vassallaggio amoroso.

Non si può dire che la canzone di Giacomo da Lentini sia una parafrasi, non spiega con parole diverse e non utilizza una
forma di esegesi più spinta il testo di Folquet de Marselha (aggiunge/toglie/cambia il testo), non si può dire che sia
traduzione fedele, in alcuni punti sì ma per niente in altri, non è neanche una traduzione libera perché si capisce quali
sono i punti di partenza dell’operazione di rielaborazione di Giacomo da Lentini  è un tentativo di trasporre nel
proprio contesto culturale, cronologico e linguistico un materiale che appartiene ad un’altra epoca e ad un altro
contesto socio-politico, trasformandolo per riadattarlo meglio alle esigenze del pubblico ricevente (transcreazione)

23
Chiaro Davanzati ≠ Perdigon

 Scomparsa delle tracce propriamente cortesi (es.: senhal al v. 1 mon Bon Esper → la dolze speme).
 Dislocazione diversa delle parti della stanza.
 Rifacimento della parte centrale della strofa che in Chiaro non accenna all’indifferenza di midons, bensì
all’unica colpa del proprio folle agire.
 Schema metrico: Chiaro Davanzati AbCAbCcdEEDD; Perdigon ABBAccdd.

VIDEO 7.3

Il mancato rispetto del sistema metrico dei componimenti provenzali rimaneggiati dai Siciliani potrebbe essere un
indizio del loro disinteresse per la componente musicale, forse assente nella tradizione italiana

Dreit  è sancito dalla legge, termine tecnico che rientra in quel patto che stipulano gli innamorati al quale entrambi
devono attenersi

VIDEO 8.1

VIDEO 8.2

VIDEO 8.3

24

Potrebbero piacerti anche