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The Estate of the Late


Professor J. E. Shaw M
pran€p:sco zambaldi

LE

PAROLE GRECHE
DELL'USO ITALIANO

SECONDA EDIZIONE
compiutamente rifatta

1883
DITTA G. B. PARAVIA E COMP.
DI I. VIGLIARDI
TORINO - ROMA- MILANO FIRENZE
-
TC
1582.

I l'-^-i /"^ ':2*

PROPRIETÀ LETTERARIA

s2608fl

Torino 1883 — Stamperia Reale di G. B. Paravia e C


PREFAZIONE

Nella prima edizione di questo lavoro io studiai le

alterazioni a cui le parole greche andarono


soggette
entrando in italiano e le cause della loro grande varietà.
Invitato ora dall'editore a prepararne la ristampa, par-
vemi utile trattare più diffusamente questo soggetto,
aggiungendovi una breve rassegna degl'influssi greci
sull'Italia antica e un indice di parole italiane d'origine
greca. Né con ciòmi proposi di rifare l'opera del Ca-
nini (1) ,
né di comporre un altro dizionario tecnolo-
gico , recando tutti i vocaboli che le scienze e le arti
moderne presero dal greco. Queste formano un linguag-
gio artificiale che ha poca attinenza con le vicende
,

di
spontanee della coltura; laddove, proponendomi io
contribuire in qualche modo a mettere in luce l'influsso
ellenico sulla coltura nostra, doveva aver di mira anzi
tutto le parole divenute popolari e da lui in gran parte
omesse. Queste adunque mi studiai di raccògliere ; delle
parole dotte scelsi soltanto quelle che sono d' uso co-
mune, e non avendo per lo più un equivalente popolare;

(1) Dizionario etimologico dei vocaboli italiani d^ origine ellenica.


Ultima ediz. Torino, 1882.
possono essere considerate come elemento vivo del nostro
linguaggio.
La civiltà di ciascun popolo è composta di varii ele-
menti fusi insieme in un tutto organico, di maniera che
non è facile separarli. Le cause costanti d'una cultura
sono le disposizioni naturali del popolo, il clima, la con-
figurazione del paese.Dove queste cause operano sole,
sembrano imprimere nell'uomo un marchio così profondo
e foggiarlo in modo tanto rigido, da togliergli ogni fa-
coltà di rinnovarsi e di progredire. Lo provano alcuni

popoli che crearono da se soli un'alta coltura ^ ma vis-


sero schivi di contatti stranieri, come gl'Indiani, gli

Egizi e più di tutti i Cinesi. All'opposto i


popoli pro-
gressivi cominciano con quelli che ebbero maggiori con-
tatticon altri questi soli lasciarono dopo di sé qualche
;

cosa di perenne e universalmente umano, che s'innestò


come lievito di civiltà e di rinnovamento nell'avvenire.
Nessuna coltura apparisce più originale della greca;
ma l'ingegno greco si destò al contatto con l'Oriente;
in Asia brillano le sue prime scintille nei canti im-
mortali di Omero, nei tentativi di filosofia naturale, nelle
storie. Deirinflusso greco sui Romani è
prime piena la
letteratura e Tarte di questo popolo. Dopo l'antichità

pagana, il Cristianesimo e la discesa dei popoli setten-


trionali apportarono idee ed istituti nuovi, e
quindi in-
nanzi un intreccio avviluppato di mutui influssi andò
formando la coltura dei popoli
d'Europa; i quali ormai
hanno comuni tante parti della vita e sono stretti da
relazioni così facili e continue che diventerà
, sempre
più faticoso riconoscere quanto ciascuno vi abbia con-
tribuito.
Fra tutti i mezzi per ottenere tale separazione uno
dei più efficaci è di cavar fuori da una lingua tutti gli
elementi stranieri e riferirli Ogni cosa
alla loro origine.

idea nuova porta naturalmentenna parola nella lingua,


e prendendo una cosa straniera, è comune la tendenza
ad accettare anche la parola da cui è significata. Cer-
tamente molte cose straniere vengono indicate anche con
parole paesane, e per converso molte cose nazionali ri-
cevono il nome da lingue diverse. Questo ci avverte che
nelle parole, allo studio della forma, bisogna accoppiare

quello del significato, il quale, posto in relazione con


la storia della coltura, chiarisce sovente l'origine delle

parole e il tempo in cui entrarono in una data lingua.


Per esempio la storia delle scienze e delle arti antiche
e quella del Cristianesimo ci spiegano l'origine e l' età
di molte parole entrate in latino, come la storia delle
scienze e delle scoperte moderne mette in rilievo il ca-
rattere artificiale della nostra nomenclatura scientifica.

Appunto perciò allo studio sulle trasformazioni delle

parole e alla ricerca dei criterii morfologici della loro


origine, io credetti opportuno premettere una breve ras-
segna degli antichi influssi greci che lasciarono qualche
traccia in italiano.

Nell'Indice, alle parole che entrarono anticamente in


Italia e di cui si trovino esempi latini, aggiunsi quello
che a mia notizia è il
più antico o fra i
più antichi,
di guisa che il nome dell'autore citato può, fino ad un
certo punto, essere indizio del tempo in cui la parola
entrò in Italia. Dove non è aggiunta la forma latina,
è segno che della sua esistenza nella nostra antichità
ci manca ogni prova. Nelle parole, di cui oltre a sem-
plici esempi restino più particolari notizie, recai tutte
quelle che potei raccogliere. Intorno ad un numero con-
siderevole di parole, i moderni non sono d'accordo se
derivino da fonte greca od abbiano altra origine. Io
— VI —
compresi, senza darle per sicure, tutte quelle, la cui
origine greca abbia per sé l'autorità di filologi riputati,
né sia stata dimostrata evidentemente falsa.

Al gran numero di parole greche entrate in latino,


fu rivolta l'attenzione fino dall'antichità, ed alcuni uo-
mini dotti, come Ennio e Terenzio Yarrone, pensarono
che il latino fosse derivato dal greco (1). Questa opi-
nione prevalse anche tra i filologi dell'età moderna fino
al principio del nostro secolo (2). Ma, prima che sorgesse
la linguistica, l'etimologia, piuttostochè una scienza,
era un campo aperto all'arbitrio, dove i
filologi si sbiz-
zarrivano a giocare con le più fantastiche combinazioni.
Così è ben poco da rimpiangere la perdita degli antichi
lavori intorno a questo soggetto (3), e dei copiosi studi

etimologici che vennero dopo il Hinascimento, o conte-


nuti in opere speciali, come quella famosa di Gr. C. Scali-

gero I)e causis linguae latinae, Y Etymologicum linguae


latinae di Grer. Jo. Vossius ,
Parallelismi graeco-latini
i

di Daniele Vechner, i Bizionarii etimologici del Mé-

nage, ecc., sparsi in commenti e in altri libri, salvo

alcune felici divinazioni, poco sicuri e i risultati sono

debbonsi assoggettare a più accurato esame. La ricerca


veramente scientifica delle parole greche entrate in la-
tino incomincia con una dissertazione di Griorgio Curtius

al Congresso filologico d'Amburgo nel 1855. A lui se-

guirono il Corssen ed altri filologi, fino al Weise, il

(1) Varrò, Ling. lat., passim.


— Cfr. Quintiliano, 1, 6, 31 —
Dionys. Halic. , 1
,
90.

(2) L' ultimo e oramai solitario sostenitore di questa opinione


fu LoD. Ross. Ftaliker und Grcìken, Halle, 1859.
(3) Aulo Gelilo ,
^ 6 ,
i 2 ricorda un Liber verborum a Graecis
,

tractorum di Cloatius Verus, e un Hypsicrates, che scrisse Super


his quae a Graecis accepta sunt
— VII —
più recente e il più compiuto di tutti. Per le parole
entrate in Italia nell'evo medio e nel moderno molti e

preziosi dati si trovano sparsi in opere generali e in


molte monografìe, ma uno studio speciale, per quanto
io sappia, non fu tentato ancora.
opere più spesso citate nell'Indice sotto
I titoli delle

il
semplice nome dell'autore sono:

G. Curtius, Gruudzùge der griechischen Etymologie, — 5. ed. Lips.


i879.

W. Corssen, Aussprache Vocalismus und Betonung der lateinischen


Sprache, —
2 ed. Lips. 1868.

0. Weise, Die griechischen Wòrter im Latein. — Lips. 1882.

G. A. Saalfeld, Index vocabulorum in linguam latinam translato-


rum. — Berlino. i874.

Id. De graecis vocabulis in linguam latinam translatis. — Lips.


1874.

Id. Griechische Lehnwòrter im Lateinischen. — Berlino. 1877.

Id. Italograeca,
— fase. I, II. — Hannover. 1882.

N. I. Tuchhàndler, De vocabulis graecis in linguam latinam translatis.


— BerUno. 1876.

W. Ruge, Bemerkungen zu den griechischen Lehnwòrtern im La-


teinischen. — Berlino. 1881.

Th. Benfey, Griechisches Wurzellexikon Berlin. 1839-42.

A. FIck, Vergleichendes Wòrterbuch der indogermanischen Sprachen.


— Gotting. 1874-76.

A. Vanicek, Griechisch-lateinisches etymologisches Wòrterbuch. —


Lips. 1877.
Oiez, Etymologisches Wòrterbuch der romanischen Sprachen. ^
Lips. 1878.

N. Caix ,
Studi di etimologia italiana e romanza. — Firenze. 1878.

K. Z. Zeiscthrift fiir vergleichende Sprachforschung von D' Kuhn.


V, Hehn Kulturpflanzen und Hausthiere in ihrem Uebergang aus
,

Asien nach Griechenland und Italien, sowie in das


iibrige
Europa.

4 ed. Berlino. 1883.
— vili —
Ménage, Dictionnaire étymologique de la langue fran^aise,
~ Paris.
1694.

Id. Le origini delia lingua italiana. — Genova. 1685.

Du Gange , Glossarium mediae et infiraae latinitatis. — ed. Henschel.


Parisiis. 1840-50.

Id. Glossarium ad scriptores mediae et infimae graecitatis.



Lugdun. 1688.
I.

Degli ìnilussi greci che lasciarono tracce in italiano.

Un gruppo di quelle genti, che movend£^dairaltipiano


nell'Occidente e
_deìrKF]sr^^^ero]^^^^^S^ direzioni
nell'India ^^ivoltosi al mezzodì cìeir Europa formò una
grande lamiglia, cne visse a lungo muta e lece alcuni passi
imporlaSH^nelIa civiltà, mentre il clima meridionale, la
natura del paese e nuovi bisogni andavano staccandolo a
poco a poco nella maniera del vivere, del pensare e del
parlare dalle altre genti, con le quali aveva comu^le
origini. Questo gruppo fu detto grecoHitalic^

perchè^semlosi più tardi separato in due^grandi rami,

in quelle deiritalia.
Mentre adunquele ggenti ve^"^-f^ ì^^
Tf.a.li^, ImcririjLigi!!!!^^'

leorigini della lingua coi popoli dell'India e dell'Europa,


ma partendo dalle stesse radici ~aHeggiarono"'eT^5^c^^
fono ir^Iòro^^Tm^u^^
germanici e slavi, il loro distacco dai Greci^^u^ ijO^olto

liieuo
JmiLymu^ »pp uiitlir^p^f^ quenaTvita comune ch'essi
,'

mèiiarono per un tempo a noi ignoto, ma certo conside-


\ Zambaldi ,
Le parole greche.
~2-
revole. Cosi accade che di oggetti
un^ grgjidissimonumero
abbiano uno stesso nome in greco, in latino e in altri
dialetìnitalicij_s^^ presi dal-
l'altro e questa
parte^omune^el vocabolario""greco-italico
siajpSF noTjinar prejioM^ -i^eli4uIÌlT~^5[ias t a ad attestare
quali idee e quali oggetti fossero noti in quegli antichis-
simi tempi, e a qual grado di coltura fossero arrivate

quelle genti quando si distaccarono l'una dall'altra.


Ma dopo quel distacco la varia natura dei paesi im-
pose ai nuovi abitatori condizioni di vita cosi diverse ,

che fino dalle più antiche memorie storiche i popoli greci


e gl'italici appariscono con caratteri, attitudini, costumi
e istituti differenti. Quelli ,
in un paese montuoso ma
pieno di golfi, con tante piccole regioni sboccanti al mare,
con difficili comunicazioni terrestri, con un arcipelago co-
perto disole, con le belle coste dell'Asia minore a poca
distanza, vengono naturalmente tratti alla vita marina-
resca. La configurazione del paese non permette loro di
aggrupparsi in grandi stati, ed essi rimangono divisi in
molte popolazioni col sentimento d'indipendenza proprio
delle piccole società e non oltrepassando mai il concetto
politico del comune. 1 viaggi e i commerci li
pongono
a contatto con popoli più colti e in essi va destandosi così
lo spirito operoso e intraprendente,
il
bisogno dell'agia-
tezza, l'accorgimento nei negozi, il sentimento del bello,
la curiosità del sapere. L'Italia meridionale piena di selve
e di con pochi porti
paludi ,
fece de' suoi abitanti un
,

popolo anzi tutto pastorale ed agricolo co' suoi pregi e


co' suoi difetti. In esso si risvegliò col tempo l'istinto

politico e militare e religioso, le tendenze conservatrici,

l'energia e la costanza del carattere ma la fantasia restò ;

povera e quasi infeconda, l'ingegno rude, poco flessibile,


rivolto all'utile immediato non curante di tutto quello
,

che non
avesse pronta ed utile applicazione ottuso il ;

senso della forma, la vita severa e non temperata dalla


serena e allegra socievolezza dei Greci.
-^ 3 —
Allorché dopo una lunga separazione questi tratti fon-
damentali del carattere erano già formati nei due popoli,
essi cominciarono i loro primi contatti. Vuoisi^ che ^rimi
i Fo^e§i_seiiissero..-Jiella_ilampania a fondare Puma in

tempi antichissimi; appresso tutte le coste meridionali del-


ritaliaT e Sella Sicilia ""Turono^'coperte^ yia via djb^ stabi^
limenti greci, "che
~v1mpòKar^oTI^ua^]c^umi^^ÌSÌ^^
dei pesi, JelTe"^' mrsure,'13[egGTc^^
di cose appartenenti ai pro-
ti'^^^gnid^lknato
dotti industriali dell'Oriente.
Da qùè"stò "tèmpo^n^^ la storia_^^]]jnflussogreco
in JJalìa^^è per dura^uT'per''"^£cacia non ha7iocre3o7
riscontro nella storia di altri popoli. Gli eifetti delle co-
lonie greche sulle popolazioni indigene delF Italia meridio-
nale per questi primi tempi si possono immaginare più che

provare e, salvo alcuni nomi geografici, forse non avrebbe


alcun risultamento certo la ricerca delle parole, che ve-
nute fin da quel tempo rimangono ancora neiruso italiano.

La storia della colonnizzazione greca nell'Italia meridio-


nale e nella Sicilia è troppo oscura per misurarne gli
effetti (1) e non possiamo capire se non quelli che
noi
sentirono i Eomani. Perciò anche di tempi più chiari e
di fatti più illustri, come la scuola di Pitagora, l'impero
di Dionigi, la poesia e l'arte fiorita in Sicilia, non è dato
stabilire quali tracce abbiano lasciato nella lingua degli
indigeni. Ma nondimeno la storia di quelle colonizzazioni
ci assicura clie i contatti coi Latini debbono essere stati
molto più antichi di quanto si crede comunemente perchè ;

appena i Komani cominciarono qualche scambio com-


merciale con la vicina Campania, dovettero incontrarvi i

mercanti greci, e j)robabilmente questi medesimi vennero


primi a trovarli nel Lazio. Poco dopo la cacciata dei re

(1) Vedi Lenormant , La Grande Grece, Litoral de la mer io-


nienne, Paris, 1881. - Luyjses, Metaponte, Paris, 1874, e trad. da
G. Gallo, Castro villari , 1882. - Saalfeld, Italograeca.
i Komani strinsero coi Cartaginesi un trattato di com-
mercio. Ma prima di sentire il bisogno di regolare i loro

rapporti con un popolo d'oltre mare e comparativamente


lontano quanti vincoli commerciali non dovettero essi
,

contrarre coi Greci del mezzodì? Certamente il popolo


che esercita il primo e il più diretto influsso su Eoma
'

sono gli Etrusclii : ma questi alla loro volta impararono


molte cose dai Greci, e in Eoma, appena abolita la mo-

narchia il loro influsso va scemando per cedere a quello


,

dei Greci.
E verisimile che le prime cose importate e cercate
dai Latini ancora tanto rozzi fossero piante, animali, vesti,
ornamenti commestibili unguenti monete ; al tempo dei
, , ,

Tarquinii cominciano gl'influssi morali con Tintportazione


di divinità greche, alle quali non molto dopo s'inalzarono

templi con architetti greci e si fecero dipingere e ornare


da greci artisti.

Ma le porte di Eoma furono veramente aperte ad in-


flussipiù diretti ed efficaci e per così dire ad una con-

quista morale, quando le armi romane, domato il Sannio,


s'incontrarono con Pirro, e poi con la presa di Taranto
conquistarono via via lltalia meridionale. Venne poi Toc-
cupazioiie della Sicilia, da cui si trasportò a Eoma un
grandissimo numero di oggetti d'arte. statue e d'altri

Alle guerre puniche succede la conquista della Grecia e


dei regni ellenici ch'eransi formati dall'impero sfasciato
di Alessandro. Tutto ciò ebbe per effetto non solo di

portare i Eomani in paesi greci fiorenti d'arti e di lettere,


e superiori per civiltà, ma di portare anche a Eoma una
considerevole popolazione di schiavi ,
di prigionieri ,
di
avventurieri greci ,
e d'innestare così un forte elemento
ellenico plebe della capitale. Aggiungasi che la
nella

lingua greca era a quel tenipo^il^solo ofgàno^d^urra -ei-


vitta3plendicla e^gloriosa, che era parlata ed" Intèsa quasi
in t utte
.
Jejcoste^ Jel mediterfàlieo^ Tlìhe'pèTCitr^
bentosto anche a Eoma. Già fino daI^princrpio"dlTra^
tarentina ^2^jS:sLsh^^l^yi^< 1
rAmima..jaJ:Jiìa.
p,g^.7Ìanfì-. pRirJfffn

greco (1). Al tempo degli Scipioni la classe colta cominciò


a prediligere il greco nella conversazione, e quanto se ne
diffondesse Fuso lo provano le prime prose degli annalisti
romani che scrissero in greco, p. e. Fabio Pittore, Cincio,
Acilio poi ;
la lingua dei comici, tutta sparsa di parole

greche, che sarebbero state fuor di proposito davanti ad


un pubblico ignaro di quella lingua. Al tempo di Lucrezio
il greco era la lingua prediletta dagli amanti più tardi ;

le donne cinguettavano greco per civetteria.


il

Ben intendevano alcuni uomini gravi e severi che questa


nuova specie d'invasione straniera avrebbe fiaccata l'antica
disciplina e sciolti gli ordini patrii. I Greci di questi
tempi, eredi di un nome e d'una civiltà meravigliosa,
erano però gente corrotta e degenerata, e dopo la spe-
dizione di Alessandro misti a genti asiatiche ne avevano
contratto la superstizione ed i vizi.
Nulla adunque poteva essere tanto esiziale ai costumi
d'un popolo che si fondava sulla tradizione religiosa mo-

rale e politica dei suoi padri quanto la rilassatezza del


costume, lo scetticismo filosofico, i lenocinli dell'arte, le su-

perstizioni magiche culto orgiastico di dei orientali. La


e il

storia è piena di sfratti dati a filosofi, retori, sacerdoti


e indovini ;
ma
essi rispondevano ormai tanto alla piega

degli animi, che cacciati oggi in massa ricominciavano ,

a ritornare domani alla spicciolata e perseguitati dal go-


verno, trovavano protezione nell'universale dei cittadini.
Così a poco a poco l'ellenismo pervase quasi tutte le

parti *della coltura romana alcune creò, altre trasformò


;

compiutamente, in altre invece, dove le disposizioni ori-


ginali del popolo avevano fondato istituti vigorosi e schiet-
tamente nazionali, quell'influsso appena si avverte.
Così, per esempio fu minimo nello stato
, perchè la ,

costituzione andò esplicandosi per virtù interna, e dap-

(1) Vedi Dionys.Hal. 17, 7. Appian. 3, 7.


- 6 -
prima solo qualche cosa esteriore fu presa, come la veste
di porpora dei re lo scettro d'avorio. Che nella legi-
,

slazione dei Decemviri sia entrata qualche legge e isti-


tuzione greca pare accertato, ma nella lingua non se

ne trovano traccio. Le
reliquie della lingua politica dei
Greci che si trovano in tempi antichi indicano per lo più
istituti greci, come tyrannus prytaneum ecclesia synedri.

Maggior messe si raccoglie negli scrittori politici: politia


e poh'tictis si trovano fin da Cicerone. L'influsso politico
si scorge nella lingua incominciando con l'impero, dalla
metà del primo secolo dopo Cr., dove la corte si chiama
aula, la commendatizia pubblica diploma, ecc., e cresce
poi a dismisura col trasporto della sede a Costantinopoli,
dove troviamo metropolis, syndici, arcìihim, nosocomhim,
hrephofrophium, orphanotrophium, ecc.

Sulle istituzioni militari i primi influssi si manifestano


nella riforma di Servio. La
falange dorica fu modello per
l'ordinamento e la tattica la quinta classe fu armata
;

della funda, acosv^óvrj. I mercenarii si conobbero ben


presto, e sono molto antichi i nomi latro Idzptg, latro-
cinimn, latrodnari ma i Komani ne usarono soltanto
,

dopo Mario. Quando in tempi posteriori, entrarono stra-


nieri negli eserciti romani, vi portarono le proprie armi,
come idi spaili a and^Ti una larga lama a due tagli e
,

appuntata (Tac. 12, 35). Più tracce d'influsso greco si


trovano nelle macchine e arnesi militari come Varies ,

la festudo il trapano {terchra rpvnocvov),


y.fjtóg, yù^fjìVTi,
le catapulte naTanilrat, le halliste (^dìloi), il trihulus

per impedire la cavalleria poi il


trionfo
( rpl^olog ) ,

^p'!c<iJ.^og
. il trofeo zpóncaov, ecc. La divisione della notte
in quattro vigilie, data probabilmente dalla metà del se-
condo secolo a. Cr. quando fu introdotta la clepsydra
e con essa fu possibile misurare esattamente il tempo
(Cfr. Veget. 3, 8). L'introduzione relativamente tarda
delle vigilie è provata anche dall'essere quattro, laddove
in tempi anteriori i Greci ne avevano tre.
Nel calendario non appariscono voci greche, e nondi-
meno l'influsso greco è evidente. I mesi di 29 e 30 giorni,
Tanno di dodici mesi col mese periodicamente intercalare
sono dovuti ai Babilonesi, da cui li presero i Greci; e
questi certamente li trasmisero ai Komani. Al tempo dei
Decemviri fu introdotto il ciclo attico di otto anni ; poi,

specialmente nelle campagne, s'infiltrò il periodo di Eu-


doxus, sul quale poi si fondò la riforma di Cesare. Dai
Greci poi si prese pure Vhora e Vhorolognim ,
conser-
vandone i nomi.
Molto maggiore^clie^jjal^^
^i1],fl. YJtp privata, f]fii l^Qmgj,ni. Il mercato dei commestibili ,

macelìum p.aKsk\ov, fu fondato nel 179 a. Or. su mo-


,

dello greco. Dai Greci fu preso il costume di stare sdraiati


nel triclinio, laddove l'antico costume romano era di stare
seduti. E gusto dei banchetti e delle goz-
fu preso pure il

zoviglie (comissor xoj//,afco) forse insieme al culto della


Madre Idea nel 204 a. C. In quel tempo s'introdussero
le parole propinare , crapula ,
massa , placenta , pti-
sana, lusso della tavola crebbe poi con le spe-
ecc. Il

dizioni d'Asia; ma dei nomi di cibi che allora s'intro-


dussero quasi nulla si conservò fino a noi. L'apotheca
o canova (bottega) è della fine del secondo secolo (Plin.
19, 34).
Un numero infinito di cose greche invase la casa ro-
mana ,
e il vestito stesso, che avea carattere nazionale,
cedette a poco a poco in molti particolari al costume
greco. Anzi tutto i Komani impararono dai Greci del-
ritalia meridionale a fabbricare in pietra, e fino da tempi
molto antichi' presero la calce la camera
;^a).i5, (x^^apa,
tetto a vòlta). In progresso di tempo ne imitarono le parti
e la disposizione e s'introdussero i\ peristilio, i haìnea,
la hihliotheca, la pinacotheca, ecc. Di arredi domestici
restano fino da quel tempo i nomi di cattedra, canapè,
cofano, canestro, cratere, lanterna. Di nomi relativi ai-
antico vestito abbiamo clamide, stola, 0ona, ecc.
- 8 -
Al tempo di Numa si ricordano otto associazioni di
operai (Plut., Numa 17); allora molta parte delle cose
necessarie alla vita si producevano in casa. Qualche secolo

dopo troviamo più che duecento nomi di mestieri terminati


in arius, e tra questi oltre settanta derivati dal greco.
Tra le materie e gli arnesi che servivano alV industria
troviamo Vindaco, il
canape, la stoppia, lo sparto, Var-
gilla, il torno, ecc.

L'agricoltura è arte nazionale e nomi greci non si

trovano quasi ne negli strumenti adoperati né nei primi


prodotti agricoli. Più tardi vediamo introdursi la colti-
vazione di piante straniere , come diremo parlando di
queste. Solo la voce ergastulum ci avverte che il sistema
da qualche
delle piantagioni con servi incatenati fu imitato

paese abitato da Greci, mentre la sua ibrida derivazione


indica che essa risale a tempi molto antichi.
Il commercio, come osservammo, dovette incominciare
del commercio greco si
in tempi antichissimi e l'influsso
avverte nella riforma del sistema monetario e delle mi-
sure lineari volume poste in relazione col sistema
e di

voOjUp.og siculo, che era una moneta particolare,


greco. Il

divenne per i Komani il nome generale di moneta. Fra


tutte le parti della giurisprudenza il diritto commerciale

porta maggiori tracce d'influsso greco. L'arrJia, d'origine


fenicia, fu presa dai Greci d'Italia; da quelli dell'Asia
minore Vhypotheca; più tardi il
cliirograplms , Venpliy-
teiisis, ecc.
Fra tutte le arti quella dove manifesta più evidente
si

l'influsso greco è la marina. Qui tutta la nomenclatura


è trasportata in latino: nauta, guhcrnator, ancora, prora,

machina, artcmon, pahinis, scapila, nausea, pausa (l'ar-


restarsi dei rematori). Carahus {caravella) è del tempo

deirimpero. E mentre i venti principali avevano nomi


romani questi nella marina cedettero ai greci il vol-
, ,

turnus divenne eunis, il favonius !^ephyrus il caurus ,

argestes, Vauster notus, Y aquila boreas.


-9-
Quanto i Romani debbano ai Greci nella cognizione
della natura è provato dai nomi che ritennero molti pro-
dotti dei tre regni, che non si trovavano in Italia o non
erano conosciuti ancora. E tra questi forse il minor nu-
mero è d'origine greca la parte maggiore provenne dal-
:

l'Asia e dall'Africa, e i Greci o vi diedero un nome o

presero quello del paese foggiandolo alla greca. Avvenne


i Romani vedessero
perciò lo strano fatto che, quantunque
per la prima volta molte cose nelle loro spedizioni d'Asia,
ne accettassero il nome greco o grecizzato, o perchè già
lo conoscevano prima , o perchè rispondeva alla loro

pronunzia più del nome indigeno.


Di minerali presero la calce, V argilla, il
gesso, il

marmo, V alabastro, granito, porfido ; poi V arsenico,


il il

la sandraca la naphtha,
il nitro, V ammoniaca. Dei ,

metalli Y oricalco (mistura di rame e di zinco) il p tropo

(misto di bronzo e oro), il


magnete. La maggior parte
delle pietre preziose qualcuna dal-
veniva dall' India :

ei Greci le conobbero quasi tutte per mezzo


l'Egitto ,

dei Semiti, dai quali presero i nomi dopo la spedizione :

di Alessandro anche direttamente dall' India come lo ,

smeraldo e il ber ilio. Siila Lucullo Pompeo Cesare , , ,

nelle campagne d'Asia predarono ricchissime colle-


loro
zioni di gemme, e da quel tempo in poi se ne destò il

gusto a Roma (Plin. 37, 12). Le perle sembrano in-


,

trodotte da Pompeo col trionfo mitridatico, ma Fuso ne


divenne comune a Roma dopo che fu assoggettato T Egitto
e i Romani si trovarono in comunicazione diretta col
Mar Rosso e con FOceano Indiano.
Dei vegetali la prima importazione accertata è Votivo;
poi il mirto venuto col culto di Aphrodite il lauro fu
, ;

importato da Cuma insieme al culto di Apollo ma senza ,

il suo nome. Vennero poi il bosso, il cipresso, il 2^1 alano,


il
cotogno, la palma. Nelle spedizioni d'Asia i Romani
trovarono e portarono in Italia castagno, il mandorlo,
il

il
ciliegio, V oleandro ,
il tamarisco, il pisjtacchio il ,
-io-
giuggiolo^ il nespolo, Yalbicocco, Yerba medica, il citiso^
il
canape, lo sparto, il coriandolo, Vasparago, la menta,
la maiorantty il
giacinto, il croco, la melissa, la scam-
monea, il
fagiuolo, il narciso, V acanto, il
giusquiamo ,

Vissopo, cappero, Vasfodillo, H pepe, il popone, ecc.


il

Queste piante entrarono nella comune coltivazione e perciò


nell'uso popolare. L'immenso numero di altre piante che
in Plinio e poi in Apuleio portano nomi greci, rimasero
circoscritte allascienza botanica e non entrarono nel

parlare comune.
Dall'oriente vennero poi gli aromi, il balsamo, il cin-
namomo, il nardo, la mirra, V incenso ,
lo ^en,?ero,
Vebano, lo zucchero, il
papiro, il dittamo. Questi però
non si coltivarono in non negli orti botanici
Italia se
e medicinali. Sappiamo che gomma, papiro, cicoria,
acacia sono d'origine egizia: il dittamo da Creta, il ra-
barbaro dal Ponto, il riso dall'India, il cipero da Cipro.
Greci importarono pochi animali in Italia; proba-
I

bilmente il mtdo. Fra i domestici il gatto pare una


tarda importazione dall'Egitto. L'elefante fu conosciuto
da essi nella guerra di Pirro. La maggior parte delle
bestie fu portata in Italia dai Komani stessi per
feroci

gli spettacoli del circo dai paesi eh' essi domarono con
le armi (1), eppure molti portano nomi greci, benché i

Greci stessi pigliassero il nome degli orientali, p. e. quello


àQ\idi pantera (che sanscrito), quelh) ì^qW elefante e
è
del camello dai Fenici e quello della tigre dagli Armeni.
La maggior parte però sono nomi imposti dai Greci
stessi, come dromedario ((Jpo[j,ag corridore) eoccodrillo,
rinoceronte, iena, istrice, cinocefalo, sfnge, bufalo, ecc.
Degli uccelli qualcuno manifesta la sua origine greca
per essere una traduzione del nome greco p. es. ear- ;

duelis (cardello) da cardims corrisponde ad ^x^v^^g da

(1) Vedi MoNGEZ, Sur les animaux promenés ou Lués dans les

cirques. Mém. de l'Institut 1833, X, 379.


axav^og ; falco è connesso con faìx ,
come àpuTt
ha
il doppio significato falco. di falce
pavone e Il e la

gallina faraona furono importati dai Fenicii; è incerto


se da questi o dai Greci la gallina comune e la co-

lomba, che troviamo dapprima nel culto di Venere Eri-


cina.Importazioni greche furono il fagiano, il fenicot-
tero, la pernice; e nome foggiato alla greca hanno lo
struzzo d'Africa, il pelicano e molti altri di cui non
rimase il nome in italiano. Aggiungansi poi gli uccelli
favolosi, come grifo e la fenice.
il

La notizia dei pesci crehbe in particolar modo col


raffinamento della tavola. Il vivo commercio del Lazio
con la Campania e con la Sicilia contribuì certamente
a far conoscere molte sorte di pesci di cui è ricco il
mediterraneo. Pochi nomi però bastavano all'uso comune
e per gli studi scientifici Plinio si valse di nomi greci

(Cfr. 9,42). In italiano ne rimasero pochissimi, p. es.

acciuga , foca, granciporro, trota.

Degl'insetti pochissimi sono greci: lo scarabeo, la


cantaride ,
il baco da seta lo scorpione, il grillo il
, ,

bruco. Dei vermi la tenia. Degli anfibii il


drago ,
la

salamandra, il camaleonte, il basilisco, Vanfesibena, il

coccodrillo.
La
religione romana benché partita da un' origine
,

comune con la greca, erasi formata in un sistema indi-

pendente da essa. Le forze della natura, che alle menti


infantili dei popoli primitivi erano apparse come esseri

individuali, in Grecia avevano a poco a poco preso fi-

gura e carattere umano. I canti omerici e le arti pla-


stiche creando quei tipi geniali n'aveano fatto altrettanti

uomini, con affetti e abitudini umane sublimate. All'op-


posto in Italia ne poesia ne arte aveano. contribuito a
tale evoluzione; gli dei erano rimasti potenze, astratte
e tutta la religione dominava la rigidezza del rito e
in
della consuetudine. A questa forma religiosa contribuì
certamente nei primi secoli TEtruria col suo organismo
- i2-
sacerdotale e la sue dottrine augurali. Ma pel contatto
coi Greci deir Italia meridionale le divinità greche tro-
varono bentosto accesso in Koma. Primo sembra essersi
introdotto il culto di
Apollo da Cuma, e il
primo tempio
in Eoma gli fu eretto l'anno 432 a. Cr. La leggenda
conosce i JDiosciiri fino dalla battaglia al lago Eegillo:
nel 304 ebbero un tempio. Presto troviamo anche
essi

Demeter, Bionysos, Fersephone sotto i nomi di Ceres


Liher, Libera ; poi Latona, Artemis, Hermes. Aphrodite
ebbe un tempio nel 295 e con essa Friapo ; Esculapio
fu portato da Epiclauro nel 291. Tale invasione si spiega
non pur col vivo commercio di Roma coi Greci, ma con
lo stabilirsi di gente greca in Roma e con l'autorità dei
libri sibillini, che erano d'origine greca e favorivano la
diffusione di culti ellenici. E qui vuoisi notare come
i Romani tentassero di dare un nome nazionale alle
nuove divinità, sia traducendo il nome greco, come
Azj^iog Liher, ID.ourwv Bis, sia denominandole con
proprie voci p. e. Hermes Mercnrius connesso a mer-
cari, Apìirodite (di cui l'antica storpiatura latina è

Friitis) con Venus ,


Artemis con Diana. Insieme alle

divinità furono introdotte naturalmente tutte le parti del

culto, sacerdoti, riti, pompe, giuochi, il tempio col suo


thesaurus e le imagini. Agli dei seguirono gli eroi, Ulixes,
Aeneas, Aiax, Laomedon, ed altri più o meno alterati.
Ed anche gli dei nazionali pigliano figura greca come ,

Mars e Neptmms.
Con la seconda guerra punica cominciano ad entrare in

Roma divinità greco-orientali


p. Cihele dalla Frigia nel
,
e.

204, Bellona dalla Cappodocia, Lside dall'Egitto; il culto


delle quali aveva carattere d'orgia e dissolutezza. Quanta
corruzione diffondessero questi nuovi riti e quanto ne
rimanesse sgomenta la parte sana della popolazione, lo
dimostrano il Senatusconsulto de Bacchanalibus ed altri
tentativi fatti per sradicare il male. Ma ormai nessuna
forza poteva arrestare la corrente impetuosa. Una quantità
- f3 -
immensa di servi orientali diffondeva e conservava in Eoma
la superstizione e gusto di religioni orgiasticlie, e la se-
il

vera religione nazionale rimase sopraffatta dalla mitologia


greca e da ogni maniera di superstizioni e magie orientali.
Anche nei riti romani delle nozze e dei funerali si
scorge qualche influsso greco. Alle consuetudini nazionali
delle nozze si aggiunsero col tempo l'
hymenaeus e Vepi-
thalamium ; in quelle delle tombe vediamo introdotte le
parole nenia, epitafio , cenotafio, catacomba, elogio,
sarcofago, tomba, crypta, cimitero.
L'influsso dei Greci sulle arti belle fu tanto grande,

quanto era piccola l'abitudine dei Eomani ad eser-


citarle.

Nell'architettura primi maestri dei Eomani furono gli


Etruschi, che fabbricarono l'antichissimo tempio di Giove
Capitolino. L' influsso diretto dei Greci è connesso pro-
babilmente all'introduzione di divinità greche. Il circo
massimo fu costruito ad imitazione dei Greci. questa Ma
imitazione crebbe poi con le spedizioni in Grecia e in

Oriente. La basilica Porcia, costruita da Catone nella


sua censura del 184, fu imitata dalla basilica d'Atene.
Poi si fabbricarono altri portici ;
con l'introduzione degli
atleti si costruì lo bagni, i teatri dap-
stadio, poi i

prima provvisori, poi stabili, cominciando da quello di


Pompeo nel 97 a. Cr. li' anfiteatro, benché sia romano,

ebbe nome greco. Abbiamo dunque un gran numero di


parole greche relative all'architettura, conservate in molta
parte da Vitruvio, come architectus o arcìiitecto, thea-
trum, basilica, tJiermae, stadium, e^nstUitcm, ecc. e delle
parti del teatro ritennero scena, orchestra, siparium,
si

aulaetim, cothurnus, soccus, si tradussero cavea, arena,


cunei, praecinctiones, ecc.
I principii della plastica sembrano essere stati indi-

pendenti da influssi stranieri, per quanto almeno si può

ricavare dall'essere originali i nomi di forma, furnus,


fornax , incudo , malleus , forceps , follis , scalprum ,
- 14 -

signum, statua, simulacrum, effigies, imago. La parte


che da principio ebbero gli Etruschi nella plastica a
Koma vuoisi riguardare come un influsso indiretto dei
Greci che furono loro maestri. Poi i Greci influirono
direttamente con le imagini di cera e coi lavori nel

tempio di Cerere (Plin. 35,154). Nel 485 fu dedicata la


prima statua in bronzo a Cerere (Plin. 34,15. Liv. 2,41.
Dionys. Hai. 8, 79). Poi cominciano i monumenti pubblici
e privati, e con la conquista dell'Italia meridionale e della
Sicilia, Koma diviene un vero magazzino di statue. I termini
tecnici appariscono però relativamente tardi, come em-
blema Cicerone, plastica in Plinio, ecc.
in
I Eomani conobbero la pittura nei vasi greco-orientali,

ma non Pimitarono. Invece piacque loro l'affresco, talché


il famoso Fabio pittore nel 304 dipinse il tempio della
Salute. Ma poi la pittura scadde nella stima dei Eomani
e fu esercitata dai Greci, sicché tranne pictor penictdum
tabula termini tecnici erano greci.
i

Nella musica gli Etruschi diedero ai Komani la tibia :

tutti gli altri stromenti e il sistema del canto si presero


dai Greci; la tromba {laknq^) e il lituo o corno
{"/.ipug)
nell'ordinamento militare di Servio Tullio gli stromenti a :

corda probabilmente con Pintroduzione del culto greco. In


seguito alle spedizioni d'Asia accorsero a Roma turbe
di musicanti portandovi nuovi stromenti, la citJiara, il

psalteriìim^ il barbitos, la sambuca, iltrigono, pan- la


dura siriaca, V arpa. Col culto di Cibele entrarono gli
strumenti da battere, cembalo, timpano, crotalo o ca-
stagnette. L^ organo ad acqua (hydraulos) è del tempo

imperiale. A Roma si diffuse il gusto della musica, che


volevasi nelle feste, nei banchetti, e un po' dappertutto ;

ma l'esercizio era spregiato, fino a che Nerone, suonando


e cantando egli medesimo, non indusse i nobili a di-
ventare dilettanti. Così la nomenclatura fu tutta greca:
symphonia, hymnus, harmonia, musica rhythmus tro- ,

vansi già da Lucilio a Cicerone. Yitruvio ha dir orna,


- i5 —
diatonon , hemitonion, diesis diapason e molte
tonos , ,

altre voci che non si conservano nella musica moderna.

L' educazione romana ebbe nei primi secoli carattere


nazionale. I giovani facevano esercizi ginnastici, la corsa,
il salto, il
pugillato, il nuoto, il cavalcare, lo
la lotta,

scagliar sassi e frecce e giavellotti. La ginnastica greca


fu conosciuta soltanto nel 2" secolo, allorché essa avea

perduto il suo carattere educativo per diventare un'arte


atletica professionale. E questa introdotta nel 186 a. Cr.
(Liv.39,22) piacque e prese stanza a Eoma, ma non
ebbe alcun valore educativo.
Nella coltura intellettuale i Komani dipendono quasi
per intero dai Greci. Anzi tutto presero da essi l'alfa-
beto, che non è invenzione greca, ma, come pare, egizia
e dall'Egitto passò ai Fenicii. Di cose relative alla scrit-
tura durano ancora i nomi greci alfabeto, carta, papiro,
scheda, pergamena, inchiostro, hihiioteca, ecc.
Già fino dalla seconda guerra punica accanto al maestro
di lettere (litterator) vediamo sorgere il
grammaticus
maestro greco professione esercitata anche da Livio
,

Andronico e da Ennio. Del grandissimo numero di Greci ,

che poi affluirono a Koma in seguito alle guerre orien-


tali buona parte dedicavasi all'istruzione dei giovani;
,

alcuni entravano nelle case della nobiltà, dove all'antico


custos vien sostituito il
paedagogus ; altri aprirono scuole
dove interpretarono i poeti greci e latini. Al principio
dell'ultimo secolo s'aggiunge il rhetor o maestro di elo-

quenza. Del resto la scuola a Eoma fu istituzione pri-


vata indipendente dallo stato, anche quando i primi im-
peratori stipendiarono maestri famosi. L'istruzione pubblica
è una creazione di Adriano.
Lastoria della letteratura latina è poco più che una
storia della imitazione greca. I primi poeti non fecero
che traduzioni o parafrasi dal greco ed erano di paesi
ellenizzati:Livio Andronico fu probabilmente un prigio-
niero tarentino, condotto a Koma da Livio Salinatore
— 16 —
nel 272 a. Cr. ; Nevio di Campania, Ennio di Eudiae
nel paese dei Peucezi in Puglia, fra Bari e Brindisi.
Così i nomi dei generi poetici furono greci: poesia,
poema, comedia , tragedia , mimo pantomimo
, , elegia,
ode, epigramma , epitalamio , egloga , idillio, epicedio,
epinicio, rapsodia, ecc., poi tutti i nomi dei versi e dei
loro elementi.
Grammatica e retorica cominciarono a coltivarsi a Koma
circa alla metà del secondo secolo a. Cr. quando let-
terati e oratori greci vennero prima legati di città o di
principi, poi vi si stabilirono. In queste dottrine però i
Komani presero una parte più viva ed efficace che nelle
arti e nelle scienze speculative, e tentarono di renderle
nazionali traducendone
i termini con nomi latini. Così
rimangono da fino
quel tempo le parole: vocali, con-
sonanti, lunghe, brevi, nome, verho, flessione, declina-
mone ecc. L' autore della Wietorica ad Herennium,
,

che si crede essere stato Cornificio, trasportò in latino


le parole; causa, quaestio, genus demonstrativum delihe-
rativum iudiciale, accusatio, defensio, invcntio, dispo-
sitio, elocutio, memoria, pronuntiatio, actio, exordium,

narratio, propositio, argumentatio rcfutatio, digressio, ,

conclusio, ecc. Solo alcune parole difficili a tradurre, prin-


cipalmente le composte, furono ritenute, come sillaba,
apostrofo, glossa, analogia, anomalia, patronimico, ecc.
All'opposto i
grammatici e retori posteriori, quando ormai
la le cose greche era tale, che non si
famigliarità con
riguardavano più come straniere, non si presero la briga
di cercare il corrispondente latino, e perciò troviamo le
voci grammaticali: dieresi, sincope, metatesi, eupìionia,
idioma, ecc e le retoriche metapliora, sinccdoche, me-
,

tonymia, allegoria, rliythmus, periodus, aphorismus, pe-


apostroplie, plconasmus, ellipsis
ri^ìJirasis, hyp)erbole , ,

ironia, parabola, prosopopoeia, barbarismus, soloecis-


mtis, idiotismus, panegyricus, paradoxon, ecc.
Anche per la filosofia Lucrezio e Cicerone tentarono
— 17 —
di creare un linguaggio nazionale. Di tutte le discipline
filosofiche i Romani non intendevano ne apprezzavano se

non che può trovare applicazione nella


la parte morale,

vita; appunto perchè divenisse popolare e contribuisse


e
a rendere gli uomini buoni e felici, si volle usare il
linguaggio del paese. Perciò poche parole greche atti-
nenti a filosofia si trovano negli antichi tempi, sophia
in Ennio, philosophus, philosophia philosophari in ,

Ennio e Plauto, poi i nomi delle parti della filosofia


etìlica, physica, logica, e i nomi delle varie scuole. In
Lucilio troviamo atomos, in Cicerone dialogus, libri po-
litici, phy Biologia, scìiola, sorites. Alcune egli usa ora
nella forma greca, ora nella latina, come dogma e de-

cretum, haeresis e seda, idolum e imago, paradoxa e


mirabilia. Ma
negli scrittori posteriori, come nei gram-
matici e nei retori, cessa lo studio di trovar vocaboli
latini, sicché troviamo idea, theorema, problema, axioma,
entelechia, pathos, sophismata, metempsychosis, micro-
cosmus , cynismus, ecc. La filosofia diede poi l'impulso
alla trattazione teorica e sistematica del diritto, e qui
vediamo sostituiti alcune volte termini greci ad istituzioni
e cose romane preesistenti, come parapherna, apocha,

olographus , antinomia, ecc. Anche pandette è nome


greco.
La matematica fu coltivata dai Romani per il fine

pratico delle operazioni aritmetiche e geometriche neces-


sarie nel commercio e nell'agrimensura. Questa parte ele-
mentare porta quasi interamente nomi romani. Quando
alcuni studiarono questa scienza, presero dai Greci insieme
alle dottrine anche il linguaggio scientifico. Sono già molto
antichi i nomi di matematica, aritmetica, geometria, cubo,
cilindro, sfera, trigono. Un po' più tardi gli altri com-
posti di yodvia (tetragono, pentagono, ecc.), prisma,
cono, piramide (come fig. geometrica), isoscele, rombo,
trapezio, parallelogrammo, emiciclo, ipotenusa, cateto,
diametro, perimetro, ecc.
2 Zambaldi, Le parole greche.
- t8 -
Nella fisica i fenomeni più appariscenti erano natu-
ralmente noti ed hanno nomi romani ;
ma quelli che
richiedono un'osservazione più attenta, furono appresi dai
Greci, p. e. aer, aura, aether, ecc., e perfino V eclio.
Nella meccanica poi le macchine erano tutte greche;
ma i loro nomi non si usano più.
L'astronomia nacque in Oriente, dove la religione stessa
degli astri spingeva a studiarli. I dotti greci la conob-
bero viaggiando in quelle regioni e poi con la spedizione
di Alessandro. Essi poi l'insegnarono ai Komani. I nomi
dei cinque pianeti furono presi certamente dopo Aristo-
tele, perchè prima quelli avevano altri nomi indicanti
splendore (^at'yoov, <Pa£^wv, IrAjSwv, <^c»)7(pópog, Uvpósig);
dopo si chiamarono con nomi degli dei.
Lo studio dell'astronomia a Koma, comincia propria-
mente al tempo di Varrone e di Cicerone : i vocaboli

per lo più sono tradotti, come lo dimostrano i nomi dei


segni del Zodiaco. Però s'incontrano anche nomi greci,
come Astronomia, Arcturus Andromeda, Cassiopea, ,

Cepheus Centaiirus ecc. In italiano rimasero alcuni


, ,

nomi astronomici latini, come: equinozio, solstizio, oriente,


occidente, equatore, ma molti più greci, benché avessero
un corrispondente polus e non vertex, horizon
latino, p. e.
e non finiens circulus eclipsis e non lunae defectus
, ,

planetae e non stellae errantes, cometae e non steìlae


crinitae (Cic. cincinnatae) zona e non regio orhis
, , ,

plaga, Jiemisphaerium e non sectae pilae pars. Il che


è dovuto principalmente agli scrittori posteriori, come
Jul. Firmicus Maternus, che anteposero i nomi greci.
L'astrologia, rispondente alla superstizione e al fata-
lismo popolare, si diffuse molto a Roma, ne valse cac-
ciare indovini e astrologi e ciarlatani, come si fece più
volte. Al tempo d'Augusto Roma era piena di così fatta

gente, che portò i nomi greci dell'arte sua, astrologia,


horoscopus, genesis, genethliacus, ecc.
Nella geografìa i Romani non conobbero direttamente
- i9 -
prima d'altrinon paesi settentrionali nelle loro tarde
se

spedizioni in Germania e Britannia. Per l'oriente


Gallia,
d'Europa, per l'Asia e rAfrica essi presero i nomi dai
Greci che li avevano preceduti, come Aethiopia, Aegyptus,
Lihya, Cirenaica, Babylonia, Syria, Arabia, India,
Armenia, Scythia. Perfino Hispania ha impronta greca.
Italia è prohahilmente la forma grecizzata ( ^noCkla. ) ,

di un nome Sannitico dato dapprima ad una piccola re-

gione meridionale. Greci del pari sono i nomi di tutte le


fondazioni greche dell' Italia meridionale e della Sicilia.
Perfino i nomi fenicii passarono attraverso i Greci, sicché
i Komani dissero Tyrus e non Sarra, Berytus e non
Beeròth, Tartessus e non Tarscìiisch, ecc. Presero poi
oasi, cataratta, istmo, hosforo, oceano, pelago, ponto,
scoglio, ecc.
Per_quanto riguarda lo studio del corpo umano, i Eo-
majù^onos£evaiw
ment^ esterne^jjgLcj^^o, e alcune, malattie e difetti , ben
prÌDaE«.&-^lieròe».^^ Nai)^meiiQ.4.uaÌche
nonie^,^,,greco,.^jMn^ ,
benché esistesse il

nome nazionale, come hraccJiium per armus, arteria per


canalis, stomachus per venter.
La medicina^comincia a Koma col trasporto del culto

d'Msculapio neirisola irBérma''~ni^'òMa§icme^3^^^


det 29 1" (Liv7'"Tt)7''^Tfr"Fu esercitata in principio da
saceiidii^tij^i^^HJiP^i^^i greci,
da schiavi liberti (Plinio,

29, 17). DapprirQSTl^sercì^zio'd senza


sospetto (Plut., Cat., M., 23), ma col tempo i medici
acquistarono la fiducia pubblica ; Cesare diede la citta-
dinanza romana a quelli che pigliassero domicilio in città ;

Augusto concesse loro alcune immunità di guisa che ,

anche persone libere affluirono a Koma e perfino qualche


romano esercitò medicina. Le grandi famiglie avevano il

medico di casa. V'erano anche gli specialisti per gli occhi,


i denti e gli orecchi.
Il primo che scrisse di medicina fu Catone, benché
— 20 —
tanto avverso ad ogni cosa greca. Durante l'impero ne
scrissero Celso, Scribonio Largo, Plinio, sempre però di-

pendendo dai Greci.


Malattie esistevano naturalmente anche prima, ma
poiché i Greci furono" ipnini 11 cùràrlè^^ ^m^^
'

esse^f itènnero p5?TBr"^iunnr"nonre "gf^^^^ ftio da


Plauto troviamo nausea, podagra, glaucoma', in Lucilio,
gangraena, herpetice] in Lucr., lethargia; in Cat. r. r.,
dyspepsia, ischiacìms, carcinoma; in Cìc, artJir iti cus,
phreneticus, cardiacus. 'U elephantiasis fu portata nel
62 a. C. dairesercito di Pompeo che la prese in Siria;
la colica (colum) trovasi al tempo di Tiberio.
Alcune malattie furono dai trattatisti tradotte in la-
tino, p. e. articularius morbus per artJiritìs cancer ,

per carcinoma, ascessus per apostema, lunaticus per


seleniacus, carhunculus per anthracion, angina per sy-
nancJie, caleuli per lithiasis, suffucatio mulierum per

hysteria, scropJiulae per clioirades, ecc.


I nomi più comuni di medicina entrati in Italia fino

dair antichità e conservati poi sono :


artrite, diabete, afte,
dissenteria, cholera, scrofole, emorroidi, tisi (phthisis),
cachessia, spasmo, tetano, epilessia, isterismo, apo-
plessia, paralisi, coriza, cefalea, emicrania, diarrea,
melanconia, reuma, pleurite, idrope, esantema, polipo,
panariccio, accidia.
Fra i rimedi: collirio, empiastro, pittima, anodino,
emetico, caustico, diuretico, flebotomia, clistere, elet^

tuario, gargarismo, ecc.

L'influsso dei Greci sul mondo latino non s'arresta


all'etàpagana. Abbiamo già ricordato come il trasporto
della capitale per opera di Costantino avesse per effetto
di ellenizzare la Corte e V alta amministrazione. Prima
ancora di questo fatto una religione nuova era sorta
nell'Asia, gettando nella società decadente il
principio più
vigoroso del suo rinnovamento. Ma quella nuova dottrina
-21 -
sarebbesi forse circoscritta nell'Asia e avrebbe tutto al

più creato una nuova setta israelitica, se non fosse stata


bentosto conosciuta dai Greci e nel loro paese nativo e
in quelli ellenizzati dell'Oriente, e questi nutrendola di
filosofìa non avessero sopra quelle semplici fondamenta
inalzato un edifìcio teologico e fondato una nuova chiesa.
La letteratura cristiana per due secoli fu greca. Minucio
Felice intorno al 220 di Cr., è il primo scrittore latino
di cose cristiane. Poi i
primi scrittori latini non vissero
a Koma, ma in paesi dell'Africa, dove la coltura greca
era predominante. Non è dunque da meravigliare se la
nomenclatura della gerarchia e della dottrina cristiana
è quasi interamente greca.
Nelle comunità religiose che
si fondarono in Oriente,
la riunione dei fedeli ebbe, come le adunanze popolari,
il nome di ecclesia. I vecchi che presero ufficio sacer-
dotale preshyteri. Nella comunità entravasi col battesimo
e il nuovo venuto era proselito. Il capo della comunità
fu detto ispettore, episcopus, quelli che servivano i po-
veri e gli ammalati diaconi. L'ordine sacerdotale andò

organizzandosi sempre meglio e vi furono gli arcidiaconi,


arcivescovi, i
metropolitani; ì
gli arcipreti, gli patriarchi,
l'intero ordine contrapposto al popolo (laici), fu detto
clero ;
i suoi membri clerici. Le circoscrizioni ammini-
strative Chiesa furono, come quelle dello Stato,
della
dette diocesi. Le assemblee generali, sinodi; la prima
universale o ecumenica fu quella di Nicea nel 225. La
deliberazione conciliare fu il dogana; la fede universale,
cattolica; i credenti orthodoxi; la setta haeresis ed
eretici i suoi seguaci. L'amore della vita solitaria pro-
dusse gli anachoreti, gli eremiti, i monaci, i monasteri,
i cenohii, gli archimandriti, ecc.
Nella dottrina i libri santi furono i libri per eccel-
lenza, Bihlia (Bibbia); le loro parti ritennero quasi tutte
nome greco: genesis, exodos, leviticus, deuteronomion ;
^oi profeti, salmi, evangeli, paralipomeni, apocalissi, ecc.
- 22 -
I padri usarono; idolum^ idolatria^ ethnici, diabolus,
antichristus, angelus , archangelus , paracletus , para-
disus, abyssus^ pentecoste, epiphania haptismus ana-
, ,

thema , scandalum , schisma , apostata catechumeni


, ,

eucharistia, agape, eleemosyna, monogamia, hlasphemia,


zelus, exorcismus ,
coemeterium ecc. Pochissimi nomi
,

ebraici, come: pascha, satanas, gehenna.

Caduto rimpero d'Occidente, non perciò hanno ter-


mine i rapporti del mondo latino col greco. La domina-
zione bizantina che dura con varie fortune dal YI ali 'XI
secolo, poi le crociate, il vivo commercio di alcune città
italiane con T Oriente, il lungo dominio dei Veneziani in

Grecia, Temigrazione in Italia degli eruditi bizantini prin-


cipalmente dopo la caduta di Costantinopoli formano una ,

continuità di relazioni, che rannodano in qualche modo


il mondo antico col moderno e promuovono in questo il

rinascimento degli studi. Ma la storia particolareggiata


di quelle relazioni non è ancora abbastanza chiara, ne
la quantità di vocaboli rimasti vivi nella nostra lingua
è abbastanza considerevole per giudicare quali e quante

parti della coltura nostra siano effetto di quelle.


Certamente se dalla lingua comunemente intesa, che
forma per ora soggetto dello studio nostro, volessimo
passare ai dialetti, troveremmo una messe abbondante da
raccogliere. Un gran numero di documenti e diplomi
del X e deirXI secolo attesta che la Calabria la Terra
d'Otranto e la Puglia a quei tempi parlavano greco e
seguivano il rito greco. E noto che vi sono ancora paesi
meridionali in cui si parlano dialetti greci. Questo fatto
volle prima spiegarsi col durare degli antichi abitatori,
che avrebbero conservato la propria lingua attraverso la
conquista romana. Ma studi più accurati dimostrano che
Pelemento greco dell'Italia meridionale soggiacque com-
piutamente alla vigorosa propaganda romana. Già Stra-
bene si lagna che al tempo suo soltanto Napoli, Reggio
~ 23 -
e Taranto resistessero all'invadente latinità, o com'egli
dice, alla barbarie ;
e durante l'impero sembra che anche
questi ultimi focolari delF ellenismo andassero spegnendosi.
Tutti i documenti medievali del mezzodì sono redatti, non
già in un dialetto che possa considerarsi come una evo-
luzione spontanea dalF antico, ma nella più schietta lingua
bizantina (1). Il Bruttium di Cassiodoro nel VI secolo
è compiutamente latino laddove la Calabria del X è
;

greca. Devesi adunque attribuire ai Bizantini, cosi spre-


giati e derisi egualmente dal fanatismo cattolico e dallo
spiritofilosofico del secolo scorso tanta superiorità di ,

coltura e vigore di propaganda, che poterono rifar greco


un paese già divenuto latino da qualche secolo, benché
predisposto più d'ogni altro a trasformarsi per il suo
antico fondo di popolazione ellenica. Che se l' ellenismo
bizantino non fosse stato combattuto da due potenti av-
versari, le armi dei Longobardi e la chiesa latina, si
sarebbe probabilmente diffuso molto più in qua delle

provinole meridionali.
La causa precipua di cotesta ellenizzazione fu religiosa.

Quando Leone Isaurico volle imporre colla forza la dot-


trina iconoclasta, i fuggiaschi dalla sua persecuzione tro-
varono rifugio principalmente in Calabria e in Terra
d'Otranto, portandovi le sacre imagini sottratte al fuoco
e con esse i primi modelli d'arte bizantina. Circa cin-

quantamila persone vennero allora in Italia, e molte di


queste erano monaci, che l'imperatore voleva aboliti, di
guisa che resta memoria di novantasette conventi di Ba-
stabiliti a quei tempi soltanto in Calabria. Questi
siliani,
divennero altrettanti centri di studi teologici filosofici e
letterari, ed assorbirono in breve la scarsa coltura del

paese rappresentata dal clero latino. Leone capi il par-


tito che poteva trarre da questa immigrazione e li lasciò

(1) Vedi ZaMBELLIS, 'IraXoe^iyjvtxa , i^TOt y^pimr) npocy/xa.rdoc itspl Twv


h roti ''A.px^ioti Ne«7róA£W5 «vsxòótwv IWyjvtxwv mpyaiiYivSiv. Atene, 1864.
— 24 -
tranquilli, contento di staccare alcune diocesi dalla dipen-
denza di Eoma per sottoporle a quella di Costantinopoli.
Questo spiega come non molto dopo il paese fosse ridi-
venuto greco nella lingua, nell'amministrazione, nei riti,
e tale si mantenesse per qualche secolo, rinvigorito dalla

conquista di Basilio e da nuove colonie venute dal Pe-


loponneso e da altre parti. I Normanni stessi ne subi-
rono l'influsso nella lingua della cancelleria, nelle monete,
nei costumi del vestire. Di là vennero Leonzio, Pilato e

Barlaam, S. Nilo fondatore dell'Abazia di Grottaferrata


così si spiega numero considerevole di Papi greci del-
il

l' Italia meridionale dalla metà del settimo a tutto il


decimo secolo (1).
Ma questo rifiorire deir ellenismo non poteva durare
in paese straniero, sotto altre dominazioni e con l'inimi-
cizia delle due Chiose che divenne sempre più aspra. Il
conte Buggero, per ottenere da Urbano II la dignità di
Legato a latere, ridona alla soggezione della S. Sede le
diocesi che dipendevano dal Patriarcato Costantinopoli-
tano. Una rivolta delle Puglie sotto Guglielmo il Mal-

vagio è seguita da una fiera persecuzione contro i Basi-


liani, quali vanno sempre più diminuendo di numero
i

e d'importanza, e con essi la lingua e la coltura che

rappresentavano, la quale scompare quasi interamente


sotto gli Angioini (2).
Toccai brevemente queste vicende dell' ellenismo nel-
l'Italia inferiore per mostrare quanto influsso esso abbia

avuto nel medio evo e come debba aver lasciato larghe


tracce nella lingua del paese. Già fino dal 1634,

(1) Teodoro I nel 642; Agatone di Reggio nel 678 Leone II di ;

Piana presso Reggio nel 682 Giovanni VI nel 701 ; Giovanni VII
;

di Rossano nel 705; Zaccaria di S. Severina nel 74 i Stefano IV di ;

Reggio nel 768, Giovanni XVI di Calabria nel 997.


(2) Per le vicende dell'ellenismo bizantino nell' Italia Inferiore
vedi Lenormant nell'opera citata a pag. 3.
- 25-
G. C. Capaccio nei Dialoghi intitolati // Forastiero,
parlando dei Napoletani, osservava che « sempre gre-
cissano nell'idioma, il
quale, corrotto già, pur fa sentire
il suono delle voci greche, e alle volte par che i Napo-
letani parlino goffamente, che non parerà cosi a quei
che pratici della lingua greca sanno il significato di ,

e considerano che '1 mescolamento di molte


quelle, lingue
l'ha già guasto in quella maniera (1) ». Così dal dia-

(1) A pag. 19 sgg. trovasi un lungo catalogo di parole greche comu-


nemente usate a Napoli. Tra queste egli comprende un certo numero
che non sono d'origine greca, come sbandito da ajSswuw, catafalco da
xara^a^vw, maschera da /j-xvtag x<^p<^ ecc. altre non sono proprie sol- ;

tanto del dialetto napoletano. Del resto buona parte delle etimologie
è indovinata. Ecco un saggio di quella raccolta spamfiare Tra/A'^atvw : ,

smargiasso //a/jyatvw, chiafeo (sordido) yva'^eu?, perchia (brutto) Ttép/.r]


o Tcspxi; (pesce nero), vallane (castagne cotte) |3a>avot, strummolo
(jTpój3u/og, pede
caia pede (pian piano) ttoù; xarà 7ró5a, infenocchiare
^svaxi^siv, ova tariche
wà Taptx«, sia (voce marinaresca) ^stw, zaffio
(che non sa parlare) «aa^y^s, far lame (dar belle parole) zhla^ioc^
scatapuzza (sorta d'erba purgativa) xaTKTroxta? smorfia da //-opf/?,
tiano (vaso di creta) Tfrjv.vo'j^ vesenieria luvripCa, spatolare <77T«^t'^w,
cona (immagine) incegnare (incominciare) lyxatvstv, encenia
stVwv,
lyAcx.tvi(x.,
treccia &pii tnostaccio [/.-ócxa^
, infratta o sfratta k/j.'fp!x/.ruó.
, ,

farmaca (purganti) ^ap/jiaxa, schizzare da ffx''^«, spata aiza^-ri, mo-


lutrarse da Xourpóv, lagana ^ayava, stola (s-zoln stoppa c-runTr/?^ scalmo ,

TAoàfjLó^ , mìsce ( voce che si dice al gatto ) fj^'^i hastazo /SaTra^oiv , ,

sparare anapurru, ancino (frutto di mare) sx^^os, ancarella àyxwv,


galliare (pigliarsi gusto) àyóùltiv , tropea (conversione di venti)
trappito (luogo da calcar Toliva) rpaTréw, catarratta (parte
Tpo-Kv.ix^

superiore della casa) xarappa/.r/js , intonato da róvo;, sbano (raro)


77T«vtos, camorra (veste che corre fino a terra) x^l^-^^'- P^^'^t cristiero

xAu^siv, scutella ffxuTe).>ov , cortiglio yòp'zoc,^ cancello if.ày/.zlloi; ^


casacca
xaaas? magagna iJ.cc/ycc-i7ia. ^
canistro nAvwJTpov ^
cesta xiVt/j , graffio
ypaipstov , sfamato ^uff^rj/Ast^S-at ,
attizzare òcTTi^stv, borsa ^ùpax^ brasa
^pa^eiv , Pausilipo navTiAuTTOS ,
malinconia ii.Ù.(x:jio\Loc , zaino t^avv;
(pelle), morale iJ.òpv. ^ pasta 'rzy.'sxr\
^
cuscino (vaglio) xóuxtvov , cocchiaro
Myltó(.piov ^ cofino Mfivoi, cannavo xawa^t;, sarpa axln-/], ceraso y.ipocTov,
menta /^it'v&y;, spilorcio O7r0.o/Aat, centrelle xivrpov^ fratta ypaxTyj, impiz-
zare (accendere) w^a?, mattra [j-iy-rpa^ cria (nulla) ypt, morga «.[x-ópyri,

matto {/.«.rocio^, calafato xa^a^ar/;?, urea ó/xaj , discolo SùcKoT^oq.


- 26 -
letto veneziano sarebbe facile trar fuori un numero con-
siderevole di voci greche. Ma ciò allargherebbe troppo
i confini imposti al presente lavoro ;
il
quale proponen-
dosi di ricercare le tracce presenti dell'influsso greco nella

lingua comune, deve omettere e l'importanza dell'arte bi-


zantina, di cui la costa orientale della penisola conserva
monumenti preziosi, come il S. Marco di Venezia, e quella
degli studi che mirarono alla ristorazione dell'antichità,
perchè fatta astrazione dalla parte antica, la lingua pre-
sente conserva troppo scarse vestigia d'influssi che abbiano
innestato idee e cose nuove nell'organismo della coltura
moderna.
Nel gran numero di parole che siamo venuti recando
finora il lettore avrà forse notato come alcune fra esse
siano di tal natura , che i Latini non doveano certamente
aver bisogno di pigliare dai Greci. Epjg]ire_si_J[à_jqu^s^
fatto strano che la parola greca si stabili nenajingua
,

^anto ad un£iriàTinà^'^""qug<^Tvon§;3£^
laiifìlSQuelIaT'^tTos^ cacciò dall'usoarmus,
cycnus si sostituì ad olor, ^slog e ^s/a a patrmis, avun-
culus, amita, matertera; poeta a vates ; poema e poesis
a Carmen; e più tardi golfo Sisintis; trapano {rpvnoc-
vov) a terehra. Dei nomi di venti abbiamo parlato più
su. Altre volte due nomi durarono paralleli come mare,
i ,

pontos , peìagus ; stella ed astrum e più spesso con


,

significatopoco o molto diverso, come venter e stoma-


cìms; vesper ed hesperus ; feretrum e faretra; cuneus
e conìis; silva ed hyle. Così durano paralleli in italiano
aria ed atmosfera; iscrizione ed exrigrafe; trasforma-
zione e metamorfosi ; florilegio e antologia, ecc., e con
significazione modificata palla e sfera; ascesso e po-
stema; immersione e battesimo; compassione e simpatia;
individuo e atomo e attimo; circolare ed enciclica;
lucifero e fosforo; supposizione e ipotesi; bastone e
scettro ecc.
-27 —

IL

Le trasformazioni delle parole greche entrate in italiano-

Dopo aver detto in quali parti l'influsso greco sia stato

maggiore in Italia ed abbia lasciato più copiose tracce


nella nostra lingua, dobbiamo studiare le trasformazioni
a cui furono soggette le parole greche entrando in ita-
liano.

Paragonando forma italiana con la greca s'intende


la
siamo proceduti su per giù
che in molti vocaboli noi
come Lucio Mummio a Corinto: ne abbiamo fatto strazio.
Figuriamoci che d% amygdala Mm^^m^J^ìojmoMd^^

proprii, dove Ahragant-i è diventato Girgenti, Foly-


deuJces Polluce, TheoMeia Tecla e via via. E non so-
lamente abbiamo storpiato le parole nelle quali c'erano
combinazioni di lettere ripugnanti alla nostra pronunzia,
ma offendemmo anche quella che ben fu detta l'anima
della parola (1) e accentra la sua unità melodica e
ritmica, l'accento. Così historia divenne storia tridda ,

triade, Sappilo Saffo. Con altri ci siamo contenuti più


politamente, e se abbiamo fatto pur sempre qualche
strappo nelle lettere, abbiamo rispettato Tàccento, come
in melodia miope tetragono
, ,
Taranto Lepanto. In
, ,

alcuni casi abbiamo coniato due forme, una di lusso e

(1.)
At quid est ipse accentus? ita definitus est: accentus est
quasi anima vocis. Pompei Comm ad Donat.
~ 28 -
l'altra da strapazzo ,
come epifania e hefdna^ Berenice
e Veronica e con diverso significato manìa e smania ,

sinfonia e rampogna, platèa e piazza^ machina e ma-


cina^ p)arahola e parola, atomo ed attimo, encausto e
inchiostro, ecc.
Ma dunque le parole greche passando in italiano non
tennero veruna norma, non seguirono alcuna analogia?
E proprio vero, come fu detto della quantità, che « graeca
per Ausoniae fines sine lege vagantur » ? Abbiamo noi

adoperato in queste parole maggiore arbitrio di quanto


ne usassero gli antichi verso i meteci e i peregrini, in
cambio degli utili servigi che ci hanno reso col farci co-
noscere tanto cose e idee nuove?
Nelle parole che si trasportano da una lingua in
un'altra convien distinguere quelle che entrano nell'uso

popolare dalle altre che rimangono nella cerchia più


ristrettadel linguaggio colto ed erudito. Ciascun popolo
e frazione di popolo ha gli organi della favella confor-
mati dall'uso del proprio dialetto in maniere diverse, di
guisa che l'uno ama certe combinazioni di suoni che
l'altro rifiuta. Per esempio ai Toscani costa un grande
sforzo terminare le parole in consonante, laddove i Lom-
bardi amano troncare le vocali finali. Perciò se le per-
sone colte riescono a pronunziare esattamente le parole
straniere, il
popolo non è capace di quello sforzo, e fa
come bambini, i quali storpiano con tutta franchezza
i

le parole che loro si fanno ripetere, adattandole alla


capacità dei loro organi, per quanto si tenti di cor-
e

reggerli, ripetono la storpiatura credendo di dir bene.


Se non che i bambini sogliono almeno rispettare Pac-
cento : ciò che non sempre fa il
popolo ,
il quale ,
non
sorretto nelle parole straniere dal naturale senso etimo-

logico ond'è guidato nella propria lingua, procede senza


bussola lasciandosi illudere spesso da false analogie. Cosi
come dicevasi gloria, memoria, inedia fu. detto história
e tragoédia. Come tutti i
prodotti del mondo vegetale
- 29-
debbono modificarsi per allignare in altri terreni e sotto
altri climi, così una parola straniera può acquistare cit-

tadinanza in altra lingua soltanto adattandosi alle regole


e alle analogie della lingua in cui entra. Quindi la bella
osservazione del Pott (1), che dal modo in cui una lingua
riduce le parole d 'un'altra e ne toglie la parte per così
dire indigesta, spesso è dato cogliere la natura di quella
che riceve come di quella che dà. Le parole dotte e

poco alterate restano sempre straniere.


Però se le due lingue fossero rimaste sempre uguali
e avessero conservato le regole di fonologia
stesse di ,

quantità, di accento, le alterazioni patite dalle parole

greche entrate in Italia sarebbero rimaste sempre eguali


e riuscirebbe ora più facile e più semplice classificarle.
Ma nel lunghissimo intervallo di tanti secoli il greco fu
soggetto a gravi mutazioni nella pronunzia, il latino di-
ventò italiano e oscurandosi la quantità mancò il fonda-
mento principale dell'accentuazione. Così per esempio le
stesse parole '/.fi^og e entrate in latino, e di là
YiijJpa
in italiano, quando la
pronunziavasi e,
v: conservano
questa pronunzia nei composti epicedio, effemeride ; tolte

più tardi, quando la


pronunziavasi ^,
v: questa hanno
pronunzia in accidia, effimero. Quando la Yi conservava
in latino il suo valore di e, secondo la legge dell'accen-
tuazione latina ebbe l'accento sopra di se nellapenul-
tima ancorché atona in greco, p. e. in Aristo-
sillaba,
demo, sistema; quand'ebbe perduto il suo valore di
lunga, l'accento prevalse nelle parole entrate più tardi,
come in eremo, diocesi. Pertanto oltre a distinguere le

parole entrate nell'uso popolare da quelle adoperate sol-


tanto dalle persone colte, devesi determinare anche il
tempo, nel quale ciascuna parola fu cominciata ad usare
in Italia, cosi che sarebbe ufficio del filologo rispondere

(1) Etymologische Forschungen II,


- 30-
alla domanda: data una parola con determinate altera-
zioni, in qual tempo entrò nell'uso latino o italiano ? o
invertendo i termini della domanda: in un dato secolo,
qual forma doveva prendere una parola greca entrando
in Italia?
Dal diverso modo in cui le parole greche furono trat-
tate in Italia da più di venticinque secoli, si possono
formare quattro grandi periodi. Il primo incomincia dai
più antichi contatti dei Greci Italioti coi popoli italici
e principalmente coi Latini. Carattere di questo periodo
è la rude libertà con cui le parole venivano alterate,
storpiate, mutate di flessione, fino a che prendessero fi-
gura latina. Basta aprire Plauto per vedere il governo
che fa delle parole greche, come derivi da esse parole
con sufiissi latini e formi composti ibridi. Dalla forma
stessa s'intende che entrarono in questo periodo le pa-
role :
purpura ,
talentum , mimmus ,
mina , obulus ,

amurca, haìaena, cadiiceus halneum, camera, nauta,


,

tus, apiia, tessera, scopuhis, cupressus, huxus, muraena,


murra, stappa, mtirtum, funda, fiicus, fundus, platea, ecc.
poi i nomi proprii Agrigentum, Siculi, Sicilia, Bruges,
,

Foeni, Tarentmn, Sipontum Paestus TJlixes Aiax,


, , ,

Hercules, Follux, Froserpina, Alcumena, Heciiha, ecc.


Ma greche trapiantate in Italia in
parlando di voci
questo periodo antichissimo è necessario non dimenticare
che greco e latino sono due rami d'uno stesso tronco,
e che perciò un immenso numero di parole, che potreb-
bero parer tolte dal greco non passarono già da un
,

ramo all'altro, ma nacquero contemporanee dalla radice


comune d'una lingua primitiva. Tale identità fece na-
scere e conservò così a lungo l'opinione che il latino
fosse derivato dal greco. Poiché adunque in questo primo

periodo le parole tolte dal greco prendono figura latina,


non è sempre facile determinare se una parola fosse co-
mune al ceppo greco-latino ovvero sia derivata più tardi
dal greco, e non di rado gli uomini più autorevoli sono
— 31 ~
discordi. Per esempio dice Giorgio Curtius che crapula
è derivato evidentemente dal greco xp/xtnakTj, e per con-
trario il Corssen crede altrettanto evidente clie sia pa-
rola latina formata dalla radice comune Jcrap. La stessa
controversia si agita per un numero considerevole di

parole (1), e la disparità d'opinione tra filologi di grande


autorità deve consigliare molta cautela e molta modestia

prima d'affermare risolutamente l'una o l'altra cosa. Cer-


tamente il confronto colle altre lingue ariane, le forme
di derivazione, la storia stessa della civiltà vanno restrin-

gendo sempre più il numero delle parole dubbie. Così

per esempio è certo che navis non deriva dal greco vaDg,
ma è parola comune alle lingue indo-europee, naus in
sanscrito, navi neirantico persiano, nau nell'antico ira-
nico: ma nausea dalla maniera della sua formazione si
rivela come derivato dal greco vav7ia. Inoltre non è
verosimile chei Komani provassero il mal di mare e gli
dessero un nome ancor prima di venire a contatto coi
Greci delle colonie italiche. Al contrario prima di quel
tempo essi aravano i loro campi, ond'è certo che ara-
trum, hos, ed altre parole attinenti all'agricoltura, pur

(1) Ecco un saggio di parole contestate: acero, acino, addome,


aglio, alea, allucinare, angina, anima ^ antenna,
borgo, asse,
braccio, cacare, calice, canale, capestro, caprone, carcere, cassa ^

castrare, catino^ cipolla^ circo, classe, colomba, colubro, coppa,


corona creta , cubito , cuoio , duomo , elogio ernia faggio , falce,
, , ,

fascino^ feretro, fico, flemmone, formica, giglio, inclito, lana, lardo,


lauro, linfa, lino, lontra, lorica, lusso, macerie, malva, mammella,
marra, melo, mica, monile, moro m,usco
miele, miglio, moggio, ^

nave, nébbia, nervo, nonno, oncia, orca, or duolo pagina, pallio, ,

palma panno, patina persona piaga,


^ y , pilare (nei composti com-
pilare^ espilare), pisello^ pituita, porco, porro, polmone, pruno, pus,
fpur-ulento), ragno, remo, rima, rogo rosa, ruta, saliva, satira t
^

scrofa, scudo, setola, socco, spazio, sponda, sporta, stame, stile,


stipite^ strige, stuoia, sus {su-ino), teda, torno, turba, ideerà, uncino ^

upupa, vescica, vespa^ vino^ viola, vischio, vitello.


— 32 -
essendo identiche a parole greche, non derivarono dal
greco ma da radici comuni. Però ne le leggi di forma-
zione, buon numero delle quali è comune alle due lingue,
ne la storia della civiltà, in parte ancora nel buio^ val-

gono sempre a chiarire i dubbi. Fra gli stessi nomi


proprii, il
significato quali parrebbe più evi-
storico dei

dente, ve n'ha alcuno tuttora incerto se derivi dal greco


sia schiettamente latino, come Proserpina greco Per- ,

sephone (1).
Con Attio incomincia periodo durante il
il secondo ,

quale la coltura greca va diffondendosi fra i Komani e


con essa un rispetto maggiore della forma. Allora furono
introdotte le lettere greche ?/ e ^, le aspirate ph, eh,
th, l'uso dei casi greci, come Laomedon, Hectora, Ore-
sten, Laertiade. Questa tendenza, validamente sostenuta
da Yarrone, crebbe coi poeti del secolo d'Augusto, per

opera dei quali la declinazione greca diventò d'uso co-


mune nella letteratura, sicché troviamo i genitivi musices,
matheseos, Pallados, Tetìiyos ,
Peìeos , Sapphus , gli
accusativi lieroa
tyrannida , tapeta poesin, ,
Perseci , ,

musicen, Aeschinen, i vocativi Alexi, Bapìmi, Perseti,


Atla, Achille, i nominativi plurali Arcades, Erinnyes,
cete, Tempe, i genitivi metamorphoseon, epigrammaton,
satyricon, i dativi Troesin, Charisin, gli accusativi Ar~

ccidas, CycJopas ,
ecc. Oltre a ciò si usarono derivati

greci di nomi latini, come Seipiadas ,


Memmiadas. La
tendenza latina ad abbreviare la vocale davanti a vocale,
(tendenza non originaria in latino, dove si conservarono
lunghe aiddi, terrai fio dius Diana, , , ,
ma già molto
avanzata al tempo di Plauto), non impedì ai poeti clas-
ritenere le vocali lunghe dei Greci, come in aer,
sici di

Aeneas, Argeiis, Medea e in cento altri nomi.

(1) Vedi rUsener nel Museo Renano XXII, 436, il Grassmann


e lo Zeyss nel Giornale di Kuhn XVI, 106 XVII, 436. Cfr. Curtius.
Griech. Etym. p. 265.
- 33 —
Questa maniera di- trattare le parole greche dura poi
nella lingua letteraria e forma una tradizione delle scuole ;

ma popolo non partecipò mai a questo sforzo erudito


il

e continuò a trattarle a modo suo. Quando pertanto e


il cristianesimo e
l'impero d'oriente cominciarono a dif-
fondere in occidente parole greche attinenti al nuovo
culto e all'amministrazione, incomincia il terzo periodo.
La pronunzia del greco erasi modificata con l'iotacismo

progredito, coi dittonghi fusi in un suono semplice, col


yalore della quantità quasi scomparso, e il popolo pro-
nunciò i la vj e la y, ritenne l'accento sulla terzultima
anche con la penultima lunga, dicendo par adito anti- ^

fona, Agapito^ diòcesi, ecc.,le quali forme compaiono

anche in Prudenzio e negli altri poeti cristiani, tuttoché


conservatori delle forme letterarie.
In questa guisa si continuò per tutto il medio evo,
ritenendo la pronunzia latina nelle parole date dagli
scrittori classici e imparate nelle scuole e seguendo la
pronunzia greca nelle parole che venivano prese dai
Greci viventi. L'ultimo periodo incomincia cogli umanisti
e dura ancora ai tempi nostri, nei quali si formano ogni

giorno derivati e nuovi per i bisogni della


composti
scienza. Questo periodo tutto artificiale tende a pronun-
ziare le parole greche con quelle lettere e quell'accento
che avrebbero se fossero prima diventate latine e di là
passate in italiano, ma non sempre con perfetta coerenza
nel ritenere o rifiutare certi gruppi di consonanti e nel
collocare l'accento secondo la quantità.
In questi quattro periodi abbiamo pertanto due età
popolari e due età erudite, ma ciascuna differente dal-
l'altra sotto un doppio aspetto. Nella prima età popo-
lare il latino è ancora vicino alle sue origini il sistema
;

consonantico quasi intatto; il greco da cui attinge ha


tuttora integra la quantità. Nel secondo periodo popolare
cristiano le due lingue sono già molto progredite nella
loro evoluzione, l'iotacismo diffuso, la quantità cede via
3 Zambaldi ,
Le parole greche.
-34~
via nell'importanza all'accento. Delle due età erudite la

prima può ritenere la forma genuina delle parole greche


co' suoi dittonghi, colle aspirate, col suono y distinto da
i, con tutti i
gruppi di consonanti. La seconda età
erudita non ammette più alcuni di questi, ha il voca-
lismo confuso e turbato l'accento, riproduce insomma
quanto può, e non quanto dovrebbe, la forma originaria.
Altra diversità essenziale fra i due periodi eruditi è questa,
che il primo attinge liberamente dal greco ma non crea

nuove parole se non di raro e più che per altro per


comica festività laddove il secondo non fa che creare
,

nuovi composti non mai usati in greco, e attribuisce a


parole semplici significati particolari e convenzionali che
non ebbero mai.
Questi quattro periodi non si devono però intendere
così separati e
indipendenti V uno dall' altro che ogni,

parola passando dall'uno all'altro prendesse forma diversa


e consentanea alla tendenza di ciascuno; ma ogni pe-
riodo lascia ampia traccia di sé nel seguente. Il primo

periodo erudito accolse molte parole nella forma popolare


che avevano già ricevuto, come amp-ulla pwrpura Si-
culi Hercules Poeni .
ecc., laddove attingendo diretta-
mente dal greco gli scrittori classici dissero mnpìiora,
porphyritis ,
Siceìides ,
HeracUdae , Pìioenices. Altre
forme furono rigettate come rustiche
p. e. Bruges per

Phryges, Burrus per Pyrrhus, Patricoles per Patrocles,


Procina per Procne, Aìcumena per Aìcmena. ytimina-
smm per gymnasiwììì ,
ecc. Il periodo classico, avendo
resa tradizionale pronunzia di un gran numero di
la

voci, estende azione sua sopra i periodi seguenti e la


l'

conserva più che mai nel nostro. Finalmente il periodo


cristiano consacrò la pronunzia di alcune parole per
tutto il tempo posteriore, anche quando la conoscenza
dell'antico greco avrebbe potuto correggere gli errori di
suono, quantità, di accento. Quindi si vede che in
di

generale le parole conservano la forma e la pronunzia


- 35 -
che avevano quando la prima volta entrarono in Italia,
e qui patirono i mutamenti fonetici comuni alle parole

latine nella loro evoluzione verso l'italiano. Perciò salvo


alcune parole che si mantengono in una doppia forma,
una dotta e l'altra popolare, (cfr. pag. 27 sg.) la forma
può essere fino ad un certo punto indizio del
italiana

tempo, nel quale furono per la prima volta adoperate


in Italia.

Kispetto al genere delle parole greche entrate in ita-


liano vuoisi osservare che in ogni lingua i vocaboli presi
da altre lingue sono quasi tutti sostantivi; poi aggettivi
derivati da Gli aggettivi semplici sono pochissimi,
essi.

come austero^ bleso, ecc. E invero un altro po-


ilare,

polo e un'altra civiltà possono far conoscere un numero


infinito di cose e idee nuove, ma non molte azioni nuove
elementari quali sono indicate da verbi semplici
,
ne ,

nuove relazioni di cose indicate dalle particelle. Perciò


nel gran numero di parole greche usate in italiano non
si trova quasi alcun verbo primitivo, e v'ha solo un
certo numero di verbi derivati.
Un
ordine tutto particolare di vocaboli è formato dai
nomi greci di paesi e fiumi italiani, i quali da tempi
antichissimi continuarono sempre ad essere pronunziati
sui luoghi anche attraverso la dominazione romana. Al-
cuni di essi rimasero nella forma data loro dai Latini,
p. e. Sicilia per Sicelia, Agrigentum e quindi Girgenti

per Acragante. Altri invece ritennero la loro forma

primitiva, come Taranto e non Tarénto. La forma ita-


liana di altri nomi geografici, quali per esempio Otranto
e non Idrunte (Iscr. lat. anche Hutrentum), Ofanto e
non Aufido, forse non è senza importanza per risalire
alla pronunzia primitiva (1).
Non tutte le parole ricevute dai Greci sono greche.

(1) Cfr. Ascoli, Archiv. Glottol. Ili, 126, N; IV, 461.


• —se-
ne tutte entrarono in Italia direttamente. Vedemmo es-
servi un numero considerevole di parole die i Greci pre-
seroda popoli orientali e trasmisero ai Latini dopo averle
accomodate alla loro pronunzia e dato loro impronta
nazionale. Qualcuna pervenne dal greco attraverso l'arabo,

qualcuna attraversando il provenzale od altre lingue


neo-latine. Di queste parole che patirono un doppio o

triplo ordine di mutazioni non potremmo trattare com-


piutamente senza addentrarci nella fonologia di più lingue
e senza accrescere smisuratamente la mole di questo la-
voro. Del pari quando avremo accompagnata una parola
dal greco in latino, non potremmo accompagnarla sino
alla forma italiana senza rifare la grammatica storica
della nostra lingua e ridire cose già note. Limitandoci
adunque a segnare le mutazioni più degne di nota, ci
rimetteremo pel resto alle regole generali.
Le alterazioni che patirono le parole greche passando
in latino e in italiano si possono ridurre a due specie:
fonetiche e toniche. Le prime consistono nelle mutazioni^
omissioni e aggiunte di lettere ;
le altre negli sposta-
menti dell'accento, a cui si possono riferire anche le mu-
tazioni di quantità che vi sono strettamente legate. Di-
remo adunque in primo luogo delle principali alterazioni
dei suoni; appresso ci occuperemo dell'accento.

Nello studio delle alterazioni fonetiche dovremo ri-

volgere in particolar modo la nostra attenzione ai suoni

particolari del greco ed estranei al latino, indagando qual


forma prendessero nel passare dall'una all'altra lingua.

Questi suoni sono le aspirate, la ,r, la ?/ e alcune com-


binazioni di consonanti.
Le mute aspirate non erano in greco suoni semplici,
ma l'unione della tenue con una seguente aspirazione;
cioè (p non era /"ma p -+- h, -h h, ^ t ~h Ji. Ciò
y^Jc
ebbe per effetto che i Latini, per adattare questi suoni
alla loro pronunzia popolare, ritenessero la tenue omet-
- 37 -
tendo l'aspirazione, nella stessa guisa che noi Italiani
tuttora pronunziamo per come ilPantheon e il
th t in
eh per k come in architetto. Così nopfvpa diventò pur-
pura, 7Tp6'^og struppus (stroppa), àmopsvg nel diminutivo
amp-uUa, àyjtì apua (acciuga), <^oivty.eg Poeni, G^atptrTig
spaerita (cfr. acpoclpa
e il
poet. spera) ;
<7)(^làY}
scida

yjy.ipi(^vX\ov caerefoUum,
it.
(= skida, scheda) ,
yjxki^
calx^ p.7j7Xi/ri masticum ; [jav^Tì menta, ^vog tus, cmy^Ttp
spinter. Anche triumphus, antic. triumpe, sembra deri-
vato da ^ph.p.^og. Più di raro all'aspirata corrisponde
la media, come (^akaivx balaena, ^pvyeg Bruges, ^i^v^ov
nella tarda forma popolare iuiuha (giuggiola), ^oy^Ci doga,
^py.yjjM dragma. Così in parole comuni vediamo corri-
spondere ambo ad CK[j.(pj), umbilicus ad òp/^oHòg, ecc.
In tempi posteriori, quando Timitazione fu più esatta
e più consapevole, le aspirate si riproducevano aggiun-
gendo h alla tenue, come philosophia, achates, Athenae,
e benché per la labbiale i Latini avessero /*, distinguevano
da questa il suono ph, (1) e dove innanzi Si ph stava n lo
facevano m-, come in amphora, laddove ritenevano n in-
nanzi ad f, come infelix. Ma in progresso di tempo la
distinzione scomparve e si ritornò all'antichissimo uso
italico. Perchè nelle parole comuni alle due lingue la la-
biale aspirata bh della lingua primitiva, segnatamente in

principio di parola, suol diventare in greco, /' in latino,


(p

come fCiiJSfì fama, (pip<:ò fero, a^vjri fuga ; di che trovasi


esempio anche in parole prese dal greco in tempi molto
antichi, come (papirpa faretra, (paWtazpa fenestra, (jfóyyog
fungus ,
(7(p£v^ovyj funda.
E così nelle tarde iscrizioni
dell'impero troviamo sarcofagus, per sarcophagus, trium-
fatori^er triumphator, Filoxenus iper Philoxenus, ecc. (2),

(1)Vedi Quintil. 1, 4, 14; 12, 10, 29. Anche Prisciano 1, l4


dice: non fixis labris est pronuntianda ^/i quomodo f.
(2) Per la rappresentazione della f in tutti i periodi della lingua
latina vedi Moramsen, Hermes XIV, p. 65, sgg.
- 38 -
In italiano adunque la 9 è riprodotta da _p da /* se-
condo il tempo in cui la parola entrò in Italia e secondo
che vi prese forma dotta o popolare; abbiamo perciò
e an-
porpora da nop(Pvpa, colpo da KÓlacpog, ampolla
fora da àu/sopsvg, filosofia da rpi\G7Gcpia,
ecc. Alla doppia
tenue con aspirazione corrisponde la doppia aspirata,
come da lancprj) Saffo, da 7dn'f£ipog zaffiro.
Anche le altre due aspirate che nel tempo classico
,

si scrivevano eh th ,
nel linguaggio popolare rigettarono

l'aspirazione, di maniera che in italiano davanti a vocali


forti e a consonanti rimasero tenui, p. e. ca-
yapoc/.vhp
rattere,X^pib Xpi^vóg ^alaixog talamo,
coro, Cristo,

.^wpa§ torace, 3póvog trono. In mezzo di parola alcune


volte diventarono medie, come Ir/ÓLTdg agata, 'inibri

spada. Davanti alle vocali e i la gutturale aspirata suol


^

conservare in italiano il suono duro, come hyip(^v Ache-


'

ronte, hyaiig acìtf<o, yip.aipa chimera, y^upi^i pOLc^ov


chirografo, 7yri[JM schema, (jyiàtoi' schizzo, ecc., ma
in alcune parole popolari corrispondendo al e latino . ,

patì la modificazione di questo, p. yslidovtoc celidonia, e.

yaipiffìlov cerfoglio, 7ym\ì/j, scisriìa, hyiadt/.ri sciatica.


La parola 'yyiòrj ha le due forme scheda e cedola (sce-
dula) ,
apy si mantiene duro in archivio, architetto, ar-
chitrave, archiatro, archeologia, monarchia, gerarchia
ed aire parole dotte, ma diviene e nelle parole dell'uso
cristiano popolare, arcivescovo, arcidiacono, arciprete;
brachi um divenne braccio dalla forma popolare latina
hracitim attestata nelle iscrizioni. La dentale aspirata th
rimane t, p. e. oùtog ateo ,
^Eoloyia theologia, ^u[j.og
timo, tirso, a /"ii^e ; alcune volte è raddop-
^vpGog (/.'^^c/.i

piata, come in cattedra da 'Aoùi^py., in cattolico da


Y.y.^o)iY.ig. Davanti ad i seguita da altra vocale suole
diventar z come il ti latino, p. e. ^dog zio òp^lag orza
, ,

crestomazia,
yprj'7T0iJ.(/3£i(/, GXpov^f/^v struzzo, nv^iog
pizio. Conserva il suono di t in alcune parole del lin-
guaggio colto, come da t.v.^uol diciamo simpatia, antipatia.
- 39 -
Del resto la presenza di mute aspirate nelle parole
latine non è sempre indizio certo che derivino dal greco,
sia perchè possono essere entrate anche da altre lingue,

come Chatti, Cherusci, sia perchè una volta presa la


consuetudine della pronunzia greca i Eomani usarono
aspirate anche in parole latine, e pare che divenisse un
vezzo nel mondo elegante aspirare principalmente la gut-
turale (1). Così si disse pulcher, sepulchrum, inchoare,
ed anche ai nomi
aggiunse h, come Grac-
di famiglia si

chi, Cetliegi, per dare loro aspetto di grande antichità.


Per gli altri gradi delle mute è da osservare che la
labiale tenue delle parole greche tende in latino a di-
ventare media, come nxj^og buxtis, y.ap^c«7Gg carhasus,

nùpyog burgus à'Mig ahsis Xinpa lebbra. Si dà però


, ,

anche il caso inverso , come xavva/3ig divenuto canape.


Del resto p q b ^ì scambiano facilmente entro al latino

stesso, come populus, (poplicus) ptiblicus. Né mancano


esempi medie riprodotte con aspirate, come
di tenui e
il che av-
Bóijnopog Bosphorus ^piaiJ.^og triumphus , ,

viene più spesso in italiano, p. e. y.Onog golfo,


rpónatov
trofeo, no[XfG\v^ fanfaluca, ^ov^akog bufalo, ^Kapa^aiog
scarafaggio. La stessa modificazione avvenne anche in

parole latine come bubulcus bifolco tabanus tafano,


, ,

In qualche caso la labiale tenue e media in italiano


diventò v, come snhzonog vescovo ,
y.apa^og
caravella
dta^olog diavolo, B^.povUin Veronica.
Al suono kv della lingua primitiva corrisponde in la-
tino qu, in greco z n r, e ciò segnatamente in principio
di parola. Il che spiega l'identità di nivrs. e quinque,
di innog ed equus, ecc. Ove adunque troveremo in latino
la ^5 corrispondere al primitivo suono kv ,
sarà ragione-
vole ammettere che la parola non sia comune alle due
lingue, ma derivata dal greco. Così per esempio la forma

(1) Cfr. Cic. orat. 48, 160. Catullo 84. Quintil. 1, 5, 20.
- 40 -
regolare di petra in latino sarebbe quadra, ài pepo (po-
pone) sarebbe coquo, di opium sarebbe succus. E verisi-
mile adunque che petra , pepio , opium sieno le parole
greche nirpv., nincùv^ ònog.
Anche la gutturale tenue seguita da vocale o da li-
quida tende a diventar media in latino p. e. xo^ap,? ,

gummi, Kv^spvav gubernare, ^Axpdyag Agrigentum ,

KTjxvog cygnus, Rvcoo-o-og Gnossus, Upóxvn Progne. In


italiano
y.a(j.[j.c/.pog gambero,
: xarra gatto, y.arjv6(pvllov
xwocog iv.7.Aio(.
garofolo , xoXrrog golfo , goffo , gaggia ,

(7ay.cùiJ.c/, sagoma, '/.pvma. grotta, ecc., il che rende ve-


risimile Fetimologia di gala da y.cù,a, di gamba da /.aiJ.nri.
E la stessa tendenza che si manifesta nelle parole co-
muni alle due lingue, come [jjjy.do[j.yA mugio, Tpidy.oyT(x
triginta, ecc.
La gutturale tenue e la media innanzi alle vocali e

i patirono l'assibilazione delle parole latine, p. e.


xivTpov
centro, i/.ri^sca. accidia, ysvcTig genesi, yuyar/.sio'u gi-
neceo, scettro, o-xy^v/f scena, ecc. Poche man-
o'T.riTiTpoy
tennero il suono duro, come /.r/,y.og chicco, ^Kelsróg sche-
letro, m7Toiy.iov pistacchio, quest'ultimo per analogia col
suffisso a culti s Anche la dentale tenue
. si assibilò, p. e.

drj[xoy.paTLa democrazia,
nohxsla polizia, npo'^mucf. pro-
fezia, nlcnziy. piazza ecc. La media cominciò pur essa
,

ad assibilarsi, e come da medius, radius si fece mezzo,


razzo, così nei manoscritti di tardi scrittori latini tro-
viamo zeta per diaeta, zabolus per diabolus, zaconus per
diaconus; ma poi queste forme si abbandonarono quasi
tutte e rimangono scarsi esempi, come (jyJdtGg schizzo,
e forse idi<y)Tty.Gg zotico. Meno infrequente è il passaggio
del ^[ in gi, come in naiUov paggio nóàtov poggio, ,

(jy^làia scheggia.
L'aspirazione iniziale e quella di p pp furono comu-
nemente conservate in latino, e sono indizio abbastanza
sicuro di origine greca, p. e. hilarus , halec, rhombus,
Pyrrhus, calar rlms. Però la sua mancanza non è indizio
- 41 -
del contrario, perchè la pronuncia popolare rifiutava l'a-

spirazione, e così troviamo le parole greche resina, ra-


phanus con semplice r; e Plauto dice murra quella
che più tardi si disse myrrha. D' altra parte anche in
questo caso l'aspirazione può trovarsi iij parole entrate
in latino da altre lingue, come histrio dall'etrusco, e
la smania di rannodare le origini romane alle greche
fece che si scrivessero con h Bìiammes, Bhea ed altre

parole schiettamente latine.


La ^ nel latino popolare del primo periodo era rap-
presentata da 55, come si vede nel gran numero dei
verbi in /^w isso che troviamo nei comici p. e. atticisso,
cymhalisso, ecc. Questo ci spiega la forma di massa da
[xói^ot..
Più tardi, circa al tempo di Siila, la ^ entrò
neir uso latino rimase stabilmente. In epoca molto
e vi

tarda fu però anche rappresentata con di, p. e. glycyr-


ridia, haptidiator, ecc. (1), e questo ci spiega come in
alcune parole sia rappresentata in italiano da g, p. e.

selotypia, gelosia, ^i^vcpo'j giuggiola (mi. iuiuha).


Le semi-vocali iniziali «; ^* e la 5 davanti a vocale
andarono regolarmente perdute in greco in latino furono ,

mantenute, come si vede nelle parole comuni ifjuipcx. ve-


spera, Ttiiap iecurinrci septem. Qualora dunque tro-
,

viamo in latino una parola che abbia perduto queste


iniziali ,
è segno che
greco fu
p. e. ep^os
presa dal ,

Finog, ergastulum da Fsoyd^oixat. Fra due vocali la F


scompare anche in latino, ma lasciando traccie di sé nella
vocale lunga, p. hoszzzhovs. In greco non lascia questa
e.

traccia, e perciò hoare è probabilmente derivato da j3oàv ;

se fosse originale hoare avrebbe o lunga, benché del


resto i Latini tendessero ad abbreviare la vocale davanti
ad altra vocale.

(1) Vedi Schneider elem. p. 385, Ribbeck Rhein. Mus. 12, 4t9,
Corssen Ausspr. 1, 216).
- 42 —
Intorno all'anno 300 a. Cr. si compie quel muta-
mento della s fra due vocali nella r, che si conosce
sotto il nome di rotacismo (1), come in mos, moris, gè-
Le parole entrate in latino prima di quel
mis, generis, ecc.
tempo patirono anch'esse quella mutazione, e perciò ab-
biamo thus, thuris, donde turibolo. Ma in quelle entrate

dopo sirispettò la forma greca e perciò V s fra due ,

vocali, p, e. in musa, hJaesus, anisus, sesamum^ è indizio


della loro origine.

Quello scambio di d con / che trovasi anche dentro


al latino, come odor e olere, dacruma
{àdy.pu) e lacrima,
trovasi pure in derivati dal greco, come '0du77£vg TJli-

xes, e l'inverso akHO«x adeps, 'jÙkIVov sedano, aiivXov


amido; d provenne da r in caduceus da in
y.apuy.£tov,
proda da nprJìpy.^
da nop(pvpovg. Vi sono pure
in porfido
alcuni esempi dello scambio delle liquide, come dattero
e dattilo, (Qavóg e falò, philomela e philomena,
nzrpo-
(jùdvov petrosemolo e poi ])rezzemolo del mutamento ;

di d ìnn è -proja, pernice da nioàiB. In principio di parola


troviamo lo scambio di m in n, come nespola da [j.hnt-
Xov, nicchio da [j.vc/.^ mytuìus (cfr. nibbio da milvius ,

nappa per mappa), ecc.


Saranno indizio d'origine greca anche le combinazioni
di consonanti estranee al latino, quali sarebbero in prin-
cipio di parola Cnido Mnemosine, pnetimatico, sme-
,

raldo, tmesi ptisana


, Ctesia, pseudo, xystus, drama,
,

Tlepolemo, ecc., e in mezzo di parola Alcmena, Echidna,


Admeto, amygdala. hebdomada, Atlante, Latmos, ecc.
Nella pronunzia popolare del primo periodo queste com-
binazioni difficili in mezzo di parola si accomodavano

per lo più separando le consonanti con una vocale, p. e.


Alcumena per Alcmena, drachuma per ^o^.y^^M,
techina

(1) Cfr. Edw. Walter, rhotacism in the old Italian languages


and the exceptions. Lips, 1876. - Jordan Krit. Beitr. p. 151 sgg.
— 43 -
per rs^vv:, Hercules per 'HjOaxXyJg, cocula per cochlea, ecc.
Ciò stesso facciamo ancora in italiano nella combinazione
sm, come spasimo per spasmo, cresima per chrisma ,

Cosimo per Cosma, cristianesimo per cristianismo, ecc.


In principio di parola si ometteva qualche lettera nelle
combinazioni ripugnanti alla pronunzia. Come per esempio
nelle parole comuni alle due lingue gn e cn divennero n,

(natus natus novi ìamentum per gnatus, gnavus gnovi,


clamentum) così da si fece
(norima) norma. In sul
yvcòpiixYj
cadere della latinità troviamo Toìomeus, tisicus, tisana

per Ftolemaeiis, phthysiciis, ptisana; ylvxvppi^oi diventò


liquiritia. È rara in principio l'inserzione d'una vocale,
come in mina da
juva.
In italiano poi abbiamo ridotto ad s
le iniziali ?come sesto ^ìj7t6v, silografia ^uloyp&.'^Kx;
dj,

di
mapiiVAT,
abbiamo fatto arnica ; lastra e piastra si
ritiene essere la stessa parola derivata da n'k&.7vpov.
Probabilmente barattare è da Gravi mutazioni
npoirrsiv.
abbiamo fatto anclie in mezzo di parola, p. e. da (jocyixoc

salma, da
(7iJ.ap7,y^og smeraldo;
usammo largamente
l'assimilazione, come àpoc/^ixc dramma, ^Ib^ij.gc flemma,
^r/.zotiJ.GV dittamo, (prattica) pratica, àno-
npaxrtìiri '

TÙXi^ioL apoplessia, epilessia,


inùrt^iGL A(j/fiy.Toovsg
(Amfittioni) Anfizioni. Da
pSj^a è venuto miccia. Dove
s' incontrarono tre consonanti ne omettemmo una per ,

esempio \(/.p.nxrip lanterna, crùiJ.nvcùU.a


sintomo, apy.zr/.og
artico, (ka'^ixa asma. Cosi questa forma si confonde con
l'altra corrispondente ad aau.c/, canto ,
nella stessa guisa
che nella pronunzia fiorentina dramma àpa[j.cx. si confonde
con dramma ^pof.yj^:^. Combinazioni ripugnanti all' ita-
liano si consertano solo nel linguaggio colto, come dogma,
apoftegma, oftalmia, autoctono, atmosfera, etnografia,
ritmo, istmo, psicologia, ecc.
Rispetto alle vocali è da osservare che esse mutano
per lo più secondo certe affinità che hanno in latino con
le consonanti vicine. Così p. e. a seguita da r tendeva

a divenire e, come fcx'koipa phalera ,


KajJLcipa camera,
— 44 —
xh^upoL tessera, e più tardi citerà per cithara. Diven-
tava e altresì davanti a nt, come p. e. xdXavxov e ta-
'

lentum, HapoLVTOv e Tarentum, kzpdy a'ur e Agrigentum.


Anche in canestrum
navy.^rpov divenne e. Quandoda
è atona entro alla parola, segnatamente nella penultima

sillaba, tende a diventare i, come da (xocyava machina,


namva patina, halineum, ^ukoÌi^Tì bucina,
^où.olvzXov
trutina (1). Diventa / anche nei composti alla
rpvrawj
fine del primo componente; nella stessa guisa che da

causa, terra, stella, si formano, causidicus, terrigena,


stellifer per, così es. Mithridates per Mùp7.^c/.i:rtg e
monistero per monastero iJ.o'j(/.7Tripio'j. Diviene o nella
forma del tardo latino fiola per uoù.a, in mandorla per
«/ui»7^aXvy e per attrazione alla o della sillaba seguente
nella forma notomia per anatomia. Seguita da labiale
diviene o e poi u, come Hecuha (antico latino Hecoha)

per 'ExajSy?, triumphus per ^ptaiJ.^og. Diventa u anche


seguita da /, come crapula, spatula, strangulo da /.pai-
nakTi, Gn(/.xd(.):Ci, (jXp(/,Yid)À(^, Questa u ridivenne in ita-
liano l'antica o. Ad a di ).dòo(.vov risponde in italiano
il dittongo au di laudano. Alcune volte a iniziale, prin-
cipalmente il privativo, si
perdette per aferesi, come in
diamante per iòdixavT, in mandorla da amygdale in ,

gaggia per acacia ecc. In sillaba atona scomparve


,

qualche volta anche in mezzo di parola, p. e. y.un(xpi<j(7og

cuparéssus, cupressus.
La vocale £ trovasi mutata in u davanti a /, per

esempio scopulus da T/,ónù.oq, Siculus da lc/.{kiq. Ma

^1) È tale questa tendenza in latino, che a conservato nella


penultima sillaba può riguardarsi come indizio di origine greca;

p. e.amygdalum, asparagus, astragalus, barathrum, barbarus, cala-


mus cantharus cithara crotalum cymbalum eschara hilarus
, , , , , ,
,

libanus organus orphanus pelagus petalum phiala platanus


, , , , , , ,

plisana raphanus scandalum thesaurus supparum tetanus


, , , , , ,

tympanum ,
ecc.
-45 -
questa medesima £ diventa i per assimilazione al suono
della seguente in Sicilia da ltY.{kia. Ciò sembra av-
i

venuto anche in Brundisium forma più accertata di,

Brundusium quanto appare dalla


e più verisimile per
forma grecizzata Bpsvrhtoy, analoga alle formazioni la-
tine Vaìesium, Nervesia, ecc. Nel linguaggio popolare
tendeva a diventare i anche nella penultima sillaba atona,
come Melpomina MslnoixiyTi^ catecumino Y.axriyo\)jj.Evoq^
pittima intasila. In italiano i participii medii ritengono
la e, sicché diciamo fenomeno, Melpomene, catecumeno.
La e trovasi mutata in o nell'italiano risipola per
£pv7t-
nslag, in Cefalonia per Cefallenia in Veronica per ,

Berenice, in Tolomeo per Ptolemaeus. Ma forse questi


due nomi patirono il mutamento anche in greco; di

{ÌToloiJmog v'è esempio in iscrizioni, ed è verosimile che


si dicesse anche BcGovtxvy. Probabilmente erano maniere

macedoniche portate ad Alessandria. Nell'italiano Uonfante


per elefante forse qualche antica storpiatura, come
olopantus che trovasi al n. 1091 del Corpus Inscriptio-
num, diede occasione all'etimologia popolare da leone.
Finalmente trovasi qualche volta mutata in a come in
Trapani da Drepanon. L'aferesi della e iniziale ha luogo
in saggio da
ì^aytov, in risipola da ipvdinslag in scia- ,

mito da ì^dp.ixov ecc. ,

La lunga v: ritiene l'antico suono di e nel maggior


numero delle parole italiane ,
o perchè furono tolte dal
greco già ab antico, o perchè si formarono dai moderni
secondo l'analogia degli antichi derivati. Cosi diciamo
dicastero
dixaGr/ipioy , problema np6^1rjiJ,a, eremo ìprip^og,
Peleo yiYjlEvg, matematica [j.c(^YjiJ.oiTi}iri, ecc. E indizio
di parola derivata la vj ionica conservata in quei vocaboli,
che nel dialetto dorico e in latino dovrebbero avere a.
Mentre p. e. rl^i/g, dor. dòvg, (jFaòug, in lat. è suavis,
la e in cera, ion. dor. in sceptrum ion.
xvjpo'g, v.OLpòg,
cyrinrpov dor. (7y.dmpov, in sepia cTiTiia^ dimostra l'origine
greca di queste parole. Ma
l'iotacismo di y? cominciò
— 46 -
molto presto nel greco, così che negli scrittori cristiani

già trovansi eclisia ÌK7lrj(7ia, erimus eprì[XGg, mathisis

Ixol^Yìacg^ phrenisis NelFuso nostro riman- ecc.


(ppEvri(7ig,

gono poche parole col suono i, p. e. camomilla jOL\ìm'-

[xr^lov,
ParacUfo parallelo a Paracleto Uapazlmog,
Agapito 'Ayanrjzog, accidia /xx/i^sta, amnistia dijyrjdvia,
effimero Sf/jiispog, Giovanni da loìdvvYjg (nelle iscrizioni
s'incontrano le due forme Ioannes e lohannis). Del
resto anche la e dei latini si iotacizzò nei secoli poste-
riori all'età classica, ci danno p. e. Cor-
e le iscrizioni

nilitis, onde
Cornigliail Dante non è senza esempio.
di
L'antica pronunzia dorica Me s sana detta comunemente ^

dagli scrittori greci flessene, l'iotacismo


dovette patire

per tempo e diventare Messina. L'a di Aescuìapius per


"A(TZ/;/;7rtog è connesso ad un'antica storpiatura latina ;

forse deriva da una forma dorica. Quello di stratagemma


per axpyj.iì^iriixoL, lat. stratagema, o è una forma dorica,
o è assimilato all'a della sillaba precedente.
La davanti a l diventa in latino regolarmente ti ;

p. e.
jSoXjSog ìnilhus, (paivólrjg paenula, rptó^oloD trio-
hidimi. Ma nel linguaggio popolare quella u pronunzia-
vasi 0, e fino al tempo dei Gracchi e della guerra cim-
brica si trovano le forme consolihus, epistola, Hercoles,

laddove quelle predominanti nei tempi dell' impero sono


consiilibus, epistula, Hercules (1). Anche nella terza
persona plurale dei verbi la forma antica è ont, per
esempio cledcront, feceront. Che questa pronunzia anti-
chissima sia sempre rimasta nell'uso popolare lo attestano
le forme italiane Console, Ercole, diedero, fecero, ecc.
La diventa i nei composti alla fine del primo compo-
nente. Come con agro, (diro, fato si formano i composti

(1) Vedi Prisciano 1, 27, 9. Romanorum quoque vetustissimi in


multis dictionibus loco eius (u) o posuisse inveniuntur. Cfr. Schu-
cbardt, Vocalismus des Vulgàrlateins II, p. i79.
— 47 —
agricultura , aurifer,fatidicus, così già fino dai primi
tempi zpo(.yo}iCùixct)ò{o(. divenne tragicomoedia ^spiJ.on^ùhov ,

thermipoUum, Patrocles Patricoles, ecc. Seguendo la


,

tendenza latina ricordata sopra nella penultima sillaba


divenne i in attimo da
UToixog. In Acerentia per Ache-
rontia la o fu mutata in e; la o atona della penultima
sillaba divenne a in abrotano da <x^p6TO)/ov. La muta-
zione di in a«* nella parola aurichalcum da òpziyoL\Y.oq
non segue veruna analogia fonetica, ma è dovuta ad un
errore etimologico.
La w suol conservare il suono di o e raramente pa-
tisce qualche mutazione ; p. e. in 'ATroXXwvogche divenne
ApoUmis, perchè i Latini declinarono Apollo secondo homo
hominis. Divenne a in canapè da zcavwTrsrov , forse per
assonanza con canape. Scomparve in cornice da y.opcùvtg.
Nell'antico latino la vocale i diventa e nella termina-
zione ea ; p. nausea cochlea per vauma
e.
xo/}d(xg.
In
italiano diventa e alla fine di alcuni nomi in ig, come

base, dose per (BaV^g, (pacig, àómg e sotto l'ac-


fase,
cento mutasi in e in desco per disco, nel suffisso ismo

diventato esimo, come cattolicismo e cattolicesimo. Di-


venta a nella penultima sillaba atona di cronaca y^po-
viY.(/.^ cofano xócptvog sindaco (7vvòiy.Gg, come tunica
,

divien tonaca e pampino pampano. Viene poi spesso


assorbita nella desinenza io, come
monastero [xovoc-in
dicastero òv/.OLG'ripiov, ecc. Per attrazione della
^Wjpiov,
vocale seguente diviene o in nespolo da ixi^nCkov. Benché
la i
greca non sia mai consonante, in principio di sil-
laba e seguita da vocale si consonantizza in gi, per
esempio laix^og giambo, hpy.pyioL gerarchia, Upoylvc^uóv
geroglifico; l'ci7nig divenne diaspro. Bimane i consonante
nelle forme dotte ionio, iodio, iotacismo, ecc.
La lettera v nell'antica lingua popolare passa in u, (1)

(1) Mario Vittorino, de acc. Quae sunt litterae peregrinae? y et £.

Quare peregrinae? Siquidem a nobis propter graeca nomina ad-


- 48 ^
e questa era la sua pronunzia originaria anche in greco,

quale si mantenne nel dialetto di Beozia, anche quando


erasi attenuata negli altri. Ahbiamo pertanto purpura
da nop'pvpCiC,
òuxus da nv^og^ cupressus da y.vndpt7(7og,
òurgus da nvoyog, muraena da [j.vpai'ua, guhernare da
'A.u^Epv<xy spehtnca da (jnfilvy^ , amulum da ajuiuXoy
, ,

cuhus da y.u^og. Davanti a r e ^ trovasi pure mutata


in 0, per ancora da cxyyivpa^ in cotonia per cy-
es. in
(ionia. Scomparve nella forma Polhices da UGlvd£vy.rig,
probabilmente con la forma intermedia Foìduces. Nella
stessa guisa fu tolta nella parola prete, da presbyter,
dove equivale ad i atona. Circa al tempo di Siila la u
entrò nelF alfabeto latino insieme alla C, e per tutto il
tempo classico la pronunzia della y distinguevasi da quella
di i. Ma a poco a poco la distinzione diminuì e nel

ijuarto secolo era scomparsa affatto. Perciò nelle parole

già entrate nell'antico latino la i>


corrisponde in italiano
ad 0, che sostituisce l'antica ti, come tomba Ti>/aj3og,
mortella [JMproc, bosso nv^og,
grottay.pvr.Tc^.^ borgo nvpyog,
ancora (iyy.vpc/.^ torre tonno 3uyyog, cotogno
rvpptg ,

zv^cùvioi, ovvero si mantenne -u come nmrena pMpatva ,

cubo 7.vfiog,
mulo ujjylog, sambuca^ i7a[j.^vy.rj , acciuga
yjivrjinvece corrisponde ad i nelle parole entrate nel
;

tempo classico o dopo, come cimino -/.viJdvov, giro yupog,


lira Xiìpa gineceo 'frjax/.ihv elemosina
^ D.gyyjUtC/O'KVV; ,
,

timo ^x)\ìsjg.
È rara la / nelle parole entrate nel primo
periodo, come IJlixes, stilus. Alcune hanno una doppia
forma, per es. tufo e tifo torso e tirso
rù'^og, ^vpaog,
porpora antico,
porfido posteriore nopcpup , ,
martdro e
martirio [j^aprupioy^ Sorta {Suria) e Siria Ivpia. Nei
tardi scrittori la u è una reminiscenza arcaica, come
p. es. in Cledonio le forme amphibracJius ,
dactulus e

suraptae sunt, ut puta Hylas Zephyrus; quae si adsumptae non


essent Hulas Sdephurus diceremus.
simili.
Tpvnavov divenne trapano, credo per falsa de-
rivazione da tra trans. Alcune volte la v passò in oi,

principalmente nel dialetto di Beozia quindi Motfjoi per ;

Mv(7oi. Ciò spiega come Mvata in latino sia divenuto


anch'e Maestà, in italiano Mesta. Poi come Vi tonica

passò anche in e, come yiùii^akov cembalo. Seguita da


vocale qualche volta si consonantizzò come la ^, per

esempio vo^Kvaixog giusquiamo, vdxLV^og giacinto.


Il dittongo oa, passato nel latino classico in ae, an-
tico ai, è divenuto e in italiano. Già fino dai primi
secoli cristiani si confuse col suono della e, che i poeti

cristiani usano come breve, per es. heresis per haeresis,

enigmata per aenigmata, spìiera per sphaera, rompJiealì


per romphaeali. In alcune parole esso è rappresentato
dalla semplice a, per es. amatita per haimatite, crapula

per craipale camaleonte per chamaeleon paggio_ per


, ,

naiàtoVy il indurrebbe ad ammettere che queste


che
parole fossero entrate in Italia quando distinguevasi an-
cora il doppio suono e quello dell 'a era il più spiccato
dei due. Ma dacché alcune di tali parole entrarono evi-
dentemente in tempi tardi ,
è più verisimile che si tratti
di forme dialettali. Atono si mutò in altre lettere, come
le semplici vocali, p. e..
)(^a[j.'xiiiri\ov
camomilla. Ai suf-
fissiaiog e atsug corrisponde l'italiano eo, p. e. Imeneo,
Pangéo, N'eméo, Pireo. In parole molto antiche atog
'

trovasi diventato ivus, come kyjxioi Achivi, Hata, oliva.


La doppia pronunzia di
(jxapa^alog generò le due forme
scarabeo e scarafaggio.
Il dittongo av che per lo più s'incontra in parole

dotte, mantiene in italiano la pronunzia aw, p. e. austero

axxjxTipiq,
automa avróixaTov, amaurosi daavpco7tg, areo-
nauta àzpovamnq, caustico xavfJTtKÓg. In alcune parole
fu contratto in o, come posa e pausa, tesoro da ^Tj^avpóg.
Nel riprodurre il dittongo et non si trova uniformità
nei Latini, i
quali ora ne fecero e ora i, p. e. Uolv^iksizog
Folicletus, 'Epaxlsizog Heraclitus. Così accadde nel
4 Zambaldi, Le parole greche.
— 50 ~-

suffisso eio, eia, che negli antichi Latini prende la forma


eo, ea, abbreviando la e davanti a vocale, e come di-

cevasi vinea, dòleum, così si disse platea iikoLxda, chd~


rea yo^doL, hdlineum ^alavBiov gynéceum yuvar/sbv, ,

Epeus 'Kmióg ,
e come fiducia così Seléucia. Anche gli
scrittori classici variano da e ad ^, ma conservano lunga
la vocale che rappresenta il
dittongo, per es. Baréus
Ao^pelog, Alexandréa ^AlsBd'j^psia,
Medea Myj^sia, mu~
séum platea nlarsia, panacèa navdy.eia, Sper-
[j^ovasiov,
cJiéus Inepyjtóg spondéus Gnoy§EiGg\ e JDarius, Ale-
,

xandria, Clio KXsicó, elegia ù.systa, Nicomedia, Seléucia,


Basilius (BactXsrog). La i prevale in principio di parola,
come Irene Sirenae IztpriVsg
Elprii^Yi
Sirius
,
idpioq. ,

I poeti cristiani
seguendo l'uso popolare abbreviano di
nuovo in Ddrius, cydneus, epictlreus, glicdnius, phere-
crdtius, ecc. Del resto Ve è indizio di origine greca,
perchè nelle parole comuni alle due lingue ad Et cor-
risponde in latino ?', p. e.
^er/.-yvp.i, dico. Così si ri-
conoscono per greci i vocaboli ipotenusa vnoTclvovGa ,

elettuario skXsr/.rov, ecc.


Il dittongo su si mantiene in latino e in italiano nel
suono eu, come in aneurisma dvsvpv(7iJ.a, enfiteusi Ip/^v-
TcVGig, eupJionia sv(^(f)yia, Eunienes Eup.fvyfg, e raramente
si turbò in u, come nell'antico Follucc ilolv^sùy.rjg. Più
incerto è il modo nel quale
Latini riprodussero la fi- i

nale Evg. Nel primo tempo diedero ai nomi in £vg essi

la forma latina della terza declinazione in es, come ap-

pare nei nomi degli eroi prima conosciuti, Acìiilles 'A)(^tl-


levg, IJìixes 0^L»7(7£yg Servio ad Verg. Aen., 8, 383).
(cfr.
Però il genitivo nei tempi migliori ed anche in Cicerone
è TJUxi, Achilli. Negli altri nomi prevalse la forma eus,

come Protens, Nereus, ecc. Nei primi secoli dell'impero


in molti casipendevano incerti se dovessero scrivere eus
od aeus corrispondenti alle forme greche svg e aiog. Il
grammatico Mario Vittorino, p. 2510 P scrive: « con-
simili ratione quaeritur Orpheus in metro utrum trisyl-
— 51 -
labum an disyllabum sit, an idem nomen duplici enun-

tiatione promatur, aut sine a littera, ut Pentheus, aut


cum a, ut ita declinetur Orpliaeus ut Aristaeus. Visum
est tamen hoc posse discerni, ut illa sine a littera graeca
sit enuntiatio, haec latina quae per diphthongon ef-
fertur » (1).
Il dittongo 01 per i Komani classici è oe, che in ita-
liano rimane e, p. Phoehus, Fhoenicia^ oecumenicus,
e.

coenohium, Oedipus, oestrus, soìoecismus. Ma come ve-


demmo al dittongo ai corrispondere in latino a, cosi al
dittongo 01 vediamo in parole entrate nella lingua in
tempi antichissimi corrispondere o, p. e. noirjv/ig poeta,
noiTifLa poema, e questo antico uso popolare si mantiene
anche in parole entrate più tardi, p. e. ^loiKYj^ig dio-
cesi, nopoiìiiix par occhia. In altre parole la e atona che

rappresenta oe divenne ^, come }ioiiJ.rjTy]piov cimitero, il


che avvenne certo per assimilazione alla seguente i. Nelle
parole non derivate dal greco, ma comuni alle due lingue,
come oiy.og vicus, oìvog vinum, e nel nominativo plurale
della seconda declinazione ad ot corrisponde in latino i.

Il
dittongo improprio co nelle parole entrate più an-
ticamente in latino ebbe la forma oe, italiano e, come
tragedia, comedia, citaredo : in altre entrate nel tempo
classico rimase o, come in rapsodo, epodo.
Il dittongo ov rappresentava suono u
il e
semplice ,

in latino è riprodotto regolarmente da questo suono, per


esempio Musa. Ma ,
come osservammo ti scambiavasi ,

con ed anche in greco troviamo forme parallele nei


dialetti, [xóvog e p^ovvog, y.ópo(.
e
xovpa, ecc. Ciò accade
per lo più davanti a l, onde troviamo le forme italiane
Trasiholo Euholo e Trasihulo Euhulo ; da 'òzo^ouloi
venne cognome Theddoìi. In acolito il dittongo ov di
il

dy-okov^og rimese v e questa fu pronunziata per i breve.

(i) Pel dittongo eu in latino vedi Th. Birt, Rhein. Mus. 34, I,
- 52 -
Il dittongo ut e rimasto in italiano semplice ^, come
'hpnvloLi Arpie.
Anche eli due vocali che non formano dittongo ab-
biamo qualche esempio di contrazione e fusione in un
suono solo. Per esempio in ^ai^(*)V Phaeton le vocali ae
si pronunziarono già ah antico in una sola sillaba, come

nel verso recato da Mario Vittorino, 1, 20:

cura te flagranti deiecit lumina Phaeton,

e il grammatico Pompeo (p. 297) cita questa parola


come esempio di sineresi. In italiano diciamo Fetonte.
Le forme che prendono in italiano i suffissi dei nomi
greci seguono di regola l'analogia delle parole latine.

Questi nel più dei casi bastano anche


suffissi da se soli

a contrassegnare le parole derivate dal greco, perchè le

due lingue o usarono suffissi diversi di derivazione o quelli


comuni foggiarono in diversa maniera.
Sono suffissi greci :

MAT, come drama,


suffisso di sostantivi verbali neutri,

diadema, emblema, diplomila, idioma. Nel latino popo-


lare questi nomi furono trattati anche come femminili
della prima declinazione in Plauto troviamo gìaMcomam,
:

in Laberio Pomponio diadcm.am, in Cecilie


dogmam, in
Tabi, schema. Di che abbiamo anche esempi italiani,
come (pliyiJ.a flemma, [j.dla^iJ.a amalgama, XP'^p^oc croma,
(pv<7riiJ.a fisima. Altri passarono nella declinazione in o,
come auuTZTQiJ.a sintomo, e parecchi nell'analogia dei
nomi in ismo, come
[xriyjxvtiyiia meccanismo, yapyo(.pi.(7U.a
gargarismo. Bimane poi la regola costante che questi
nomi non si derivano da casi obliqui, come j^oemate,
dramate, ma dal nominativo. Il plurale Gvr/[J.Cicra
fu
inteso nella lingua popolare come un femminile singo-
lare e se ne derivò il plurale stimmate.
AA TA :
lafj.nag lampas rptag trias, Iholg Ilias,
,

ylafjvg chlamys, ecc. La forma italiana deriva dai casi


obliqui, p. e. triade, Iliade^ clamide. Lampada passò
- 53 -
nell'analogia dei femminili della prima declinazione. Di
decade, ^EY.iq, v'è anche la forma deca.
lA puossi riguardare come suffisso greco perchè di
temi latini non si trovano che cassid- cuspid- hellid-
capid-. Tutti gli altri, come aegis, holis, iris, tyrannis,
pyramis ,
ecc. ,
sono greci :
ar/ig (BcX/g iptg xvpoL'uvig
nvpocfxlg.
In italiano diciamo bolide, iride, tirannide,
piramide. Egida fu preso dall'acc. greco e divenne
dellaprima declinazione. In latino magis, [J-Oi^tg, divenne
magida, e da questa forma venne (magdia) madia. Tigri
sàsb
riyptgnyptàog^ ion. divenne un nome xlypiog,
in-^5, come classis, donde noi traemmo tigre.

AAj lAj è il suffisso dei verbi terminati in a?w ed


i^(ù come x«/Jia?so, y/xv/?w, 7aknl(^(^, ecc. Nell'antico la-

tino, come già osservammo, ? diveniva 55, onde i verbi


atticisso, malacisso, ecc. Poi si disse azo, izo, come in
citliarizo,haptiso, exorcizo, e quando tale suffisso entrò
nella consuetudine latina, fu applicato anche a parole
non greche, come paganizo, sollemnizo, chri-
latinizo,
stianizo, continua
e cosia fare in italiano, derivando
si

ogni maniera di verbi in azzare, izzare e poi ezzare,


eggiare, care (1).
Dai verbi in a?w e e^ca derivano quasi tutti i sostan-
tivi coi suffissi:
A2M02 I2M02 come iv^GV7L(X7tj.6g entusiasmo, nlsó-

vacp-og pleonasmo ,
(/.(popi7ix6g aforismo ,
GuWoyi(jp.6g

suffisso eggiare si deriva comunemente dal latino icare


(f) Il ,

p. rammaricare e amareggiare albicare e albeggiare. Anche


e, ,

ammettendo come sicura tale derivazione, rimane però che queste


varie forme di derivazione si applicano in italiano anche a verbi
t'^w indipendentemente dalla loro origine. Nessuno certamente vorrà
i verbi
riferii'e inneggiare, e tiranneggiare ai tipi fantastici hymni-
care tyrannicare, se esistono i verbi ùf.vi^co e TupKwt^w. Anche in
italiano abbiamo le doppie forme particolarizzare e pariicolareg-
giare, grecizzare e grecheggiare ,
cilarizzare e citareggiare, ecc.
~ 54 -
sillogismo ,
(jo\orM(7iJ.óg
solecismo ,
ecc. Spasmo, ma-
rasmo ed altri hanno diversa derivazione. Salvo alcune
forme popolari, come spasimo, cristianesimo, in cui è
evitato l'incontro di sm, quei suffissi si mantengono nel

linguaggio colto. Il suffismo ismo poi entrò tanto nella


consuetudine moderna, che si applica ad ogni specie di

parole per indicare il sistema, p. e. egoismo, pessimismo ,

ottimismo, dottrinarismo, ecc.


TH2 è di nomi maschili, laddove il suffisso
suffisso

TA
latino è di nomi femminili, come Jiasta, cicuta, meta,
semita, ecc. La forma latina dei nomi greci in rrig è ta,
come nsLpc/.TYtg pirata, a^lYiv/tg athleta , Tzoirixrig poeta,
eremita, tàtCjòTTig idiota, e tale è pure in ita-
spriixiTTjg
liano, p. e.
àya/W|3v:Tvig anacoreta, -Xavvirv^g pianeta,
eccettuati alcuni nomi propri! come
slÒGloldvprig idolatra,
Aulete Poiiorcete, ecc. Alcuni di questi divennero fem-
minili anche in latino, p. e.
aap^^aplxrig margarita, /aprvjg
charta , xaTCcnilTng cataptdta e in italiano
, "/.oiiXiTTig

cometa, agata, cfluMTivrig matita, T^wzTyjg trota.


y.yjy.rCtg

Qualcuno passò nelle declinazione in o come


holetus. —A questo genere appartengono pure
,

i
|3wXjr/:g
sostan-
tivi in -ista derivati da verbi in /?w, come 70'pi7T/ig
sofista, y.t^api(jxrig citarista, cJvri^ywvfaT/yg antagonista,
^anxiGvr^g battista.
In italiano il suffisso si applica anche
a parole nostrali, come umanista, dentista, flautista,
sicché non è più indizio d'origine greca. Anche i Latini
avevano cominciato ad usarne in qualche parola, come
computista, Donatista, ecc.
THP trovasi per esempio in y.paT/ip cratere, yoipccATCip

carattere, clistere. Qualche nome passò già in la-


Y^jjixrip
tino alla prima declinazione, come 7xofrr,p staterà, it. sta-
dera ; anche y.poc-.iip usavasi nel femminile cratera (1).
(Il latino presiyter, donde la storpiatura italiana prete,

(1) Prisciano Y, 4 in mullis videmus commutatione terrainationis


genera quoque esse conversa, ut ó /.purrtp haec cratera.
- 55 —
non appartiene a questa classe ,
ma è abbreviato da
preshyteros nps^^uxspog).
THPION :
p. e. p.v(7Triptov mysterium. In italiano per
lo più Tiene assorbita la i e diciamo mistero, ^v^oLmpiov
battistero.
dicastero, noip^riTripiov cimitero, ^of.nxiar'fipiov
In pochi nomi rimane il suffisso integro, come in
^oclvYìpiGv
salterio, sferisterio, ecc.
(7^aipi7zrìptoy
2TPA :
orchestra, noCkaidupa palestra, (poiv-
òp)(y]7zp/x
suffisso è solo apparente nei nomi
'Ó^'cpa fenestra. (Questo
latini magistra e ministra doye la s appartiene ai
,

comparativi magis e minus).


ET trovasi p. e. in
:
Ipnrig erpete, zanrjg tappeto.
AGO AN0O INGO; Kva^rog cyathus, axav3og acan-
thus, vaKi'u^og hyacintus, Xa^ùpiv^og lahyrinthus.
AH2: i nomi patronimici, come IXsXs/^Vyg Pelides ,

'Arpslàng Atrides, MCkTid^Tig Miltiades, passano quasi


tutti alla terza declinazione.
EIAH2: si formano aggettivi come àtjvspoEiHg aste-
roide, ecc. Si
^mtposMg sferoide, y.v/.losLà'/ig cicloide,
formarono anche derivati moderni, come aneroide, alca-
loide, ecc.
Arr irr Xrr: ©«Xa^? falange, (7'^jy§ sfinge, [X'nvuy^

meninge; Gràtlvy^ passò anticamente nella prima decli-

nazione, spelunca.
Il tardo suffisso femminile iGda {ty.]o()
è proprio ve-
ramente dei temi gutturali, come ^pf,77cx. tracia, (pom7(7oc
fenicia; ma poi si usò anche in altri nomi come (jAlt^aa
([xskiz) ape, ^o^GilKJfjoi (P(K7tktò) regina.
Nel tardo latino
troviamo prophetissa, ahhatissa, diaconissa pytho- ,

nissa ,
ecc. Nelle lingue romanze si usò come suffisso
femminile anche di nomi non greci, come contessa, dw
chessa, baronessa, ecc.
O^ Q.m (xvoi'^ miope,
:
vdpco^ idrope ,
xuxXo'^ ci-

clope, ecc.
AN IN HN AINA: nuicHv peana, òsl(ptg del/ino,
XztyriV lichene, Ìolvjol iena, gangrena, ecc.
^id^pipof.ivoL
- 56 —
A 102 suffisso aggettivale, come (xiJ,oi^odog amébeo ^

imeneo.
y.opu(paiog corifeo, vpÀvaioq
I nomi comuni in n ed Tì^ della prima declinazione
passarono per più lo a; ben
pochi conservarono la
in
desinenza greca, e solo nel linguaggio colto, come epitome^
cramhe, anagnostes, pyrites. La stessa varietà dura in
italiano. Escono in a le parole entrate nell'uso volgare,
come ino)(jn epoca, UTTO^yjzv? ipoteca, crvvayc^yr' synagoga,
dsGKGTrjg despota e i nomi d' arti e di scienze ,
come
ypaiJ.iJ.O(.zr/.in grammatica, prjVopr/.Ti retorica, ^oi>OT/yi mu-
sica, ecc. ; ritengono e quelle appartenenti al linguaggio
colto, come
o:i>aypa(pri anagrafe, ànG7vpo(pin apostrofe,
smroiJ.ri epitome. L'aggettivo numerale Pentecoste, nzvxYn
Y^oirri, del linguaggio liturgico ritenne la forma greca;
la quale è conservata comunemente anche dai nomi proprii,
come Ismene, Dindimene, Euripide, Tucidide, ecc. Al-
cuni maschili, come già osservammo nei nomi in rriq,

passarono al femminile, p. e. sWvJg erma, y.a'kaiJArrjg


calamita, ed altri fecero il passaggio inverso, come iJ.a(7Xi)rCi
mastice, ^Isyixov/i flemmone.
TI in latino come vestis,
o rimane inalterato , sitis,
si come mens, gens. In greco
perde nel nomin. (salvo
pochissimi nomi, come [xfiTig), passa in at, come hasis,
thesis, dioecesis, syntaxis , eclipsis, ecc. In italiano le

parole dotte ritengono si, come tesi, genesi, diocesi, pe-

rifrasi, estasi, ecc., nella pronuncia popolare si diventa

se, p. e. base, fase, dose. Poesis passò nella prima


deci, poesia, come oap^aig, vnóy.pi7tg.
A NT E NT ONT: in latino il nominativo sigmatico
conserva n, come anians, tenens; in greco nel nomina-
tivo sigmatico si perdette nt, col prolungamento di com-

penso ;
neir asigmatico si perdette la t allungando la
vocale. Così si riconoscono come greci i nominativi as ,

p. Atlas ''ArXag, adamas a^ol.[J^ag, elephas slicpag, e


e.

quelli in on come archon apy^^v, ìiorizon Gpt(^0)V, cha-


maeleon y^aixaikicùv in italiano elefante, diamante, oriz-
',
-57-
zonte, camaleonte. Fanno eccezione i due nomi latinizzati
draco S/saxwv e leo licòv, che nei casi obliqui perdettero
la t, àpd}iovrog draconis, liovrog leonis.
In italiano ab-
biamo la doppia forma drago e dragone. Fra i nomi
ampliati in nt da TrXazoug si formò placenta. Dei nomi
geografici in ani cent alcuni furono latinizzati, e la forma
come 'Ay.p(xya.vr Agrigentum
italiana deriva dalla latina ,

Girgenti, Imouvr- Sipontum Siponto, ìéoloug Soluntum


Solunto; qualcuno conserva la forma greca, come Tapavz
Tarentum Taranto^ Hydrous divenne Otranto, Trapezus
Trehisonda, Selinus Selinunte.
AG in latino è lungo come rapax , rapacis ; àc è
greco ,
come in ahax aj3a| (abacus) , thridax ^plàa^
tridace^ thorax ^6pa^ torace. Alauz passato in latino
in tempi antichissimi prese questo suffisso, Aiax, Aiace.
12 KO in greco è diminutivo, come ò^ikhy-og obeliscus,
basiliscus, aors/s/fTZog asteriscus ; in latino
^a(jCkl(7Y.oq
no, p. e. lentiscus, turMscus.
AGUS AGA AGUM con à non appartengono al la-
tino ; quindi sono greci abacus aj3a?, sandar aca cav^a-
pocKV} ,
amaracum Così iacus come fw^^ax&g
o:[iapcx.Kov. ,

zodiacus ysvs^X^axog
,
iliacus
genethliacus , iliocY.óg ,

cardiacus. Questo però fu applicato anche a


}{ocp^t(xxGg
qualche parola latina, come apìacus, comitiacus.
ON MON MON si riconoscono greci, prima perchè
molti ritengono n nel nominativo poi perchè i latini ,

hanno gen. il inis hanno onis ; ninoòv


, laddove i greci
pepon^ «Xzycóy alcyon canon, mv^^v sindon,
,
zavwv
yvwjULWv gnomon, ayoóv agon. Ancona ^Ayzcóv, Crotona
K/30TWV passarono alla prima deci.
àpyiTÌy.x(ù\f
archi- ;

tecton, alla seconda, architectus.


Dei neutri in - - i latini hanno il nomin. us come
sg

genus; i
greci ritennero os come enog epos, (xilog melos,
ntòog pathos. U-élayog pelagus fu latinizzato: tus,^\jog,

patì nei casi obliqui il rotacismo (turis) come crus, rus.


I neutri in i sono tutti derivati. Nei nomi latini i è
- 58 - '

mutata in e, come mare; così in italiano da iiiki di-


ciamo mele. Il maggior numero fu preso dai Greci, ma
sono nomi stranieri anche per questi, come xo'/x/j.ì eummi,

yavvoc^api cinnahari, divani sinapi, (^rfp^spi zingiberi;


solo ninep'. piper perdette la i finale. In italiano non
conservano alcuna regola, e ne abbiamo fatto gomma,
cinabro, senape, pepe. Di senape divani troviamo in la-
tino sinapis fem. e sinape neutro.

L^origine greca delle parole si riconosce altresì nella


formazione dei composti. Nei composti greci, quando il

primo componente ha il tema in consonante, o appartiene


alla declinazione in o, troviamo fra due componenti la
vocale come xzpax-o-T/.ónoq, dsvdpo-xónog; alcune volte
0,
anche nella declinazione a, come dpo-lóytov. All'opposto
in latino come già abbiamo osservato, predomina la vo-
cale i. Così la vocale o ci darà indizio di parola greca,
p. e. in orologio, (^poHytoy, androgino àyàpóyuvog, ecc.
poi come composti greci quelli formati da
Si rivelano

parole senza dubbio greche, come p. e. con preposizioni:


epistola ìmixoìJi, peri-odo nepiGÒog, ana-logia av^Xc/y/a,
dia-logo dcaloyog, pro-logo npoko'^iog , ecc.; quelli col
tema ysvsg come Diogene AtoyivTjg, Origene 'OptyivYig', gli
ossitoni passano spesso nella seconda declinazione seguendo

l'analogia di estraneo, consentaneo come omo-


oiJ.GysvTig
geneo ,
ixzpoyvj'fig eterogeneo; quelli
con
Ijbyo,
come tau-
maturgo ^av[j.<xToupyóg dramaturgo ^pap.cKTOvp''/ig, e con
,

SL^sg come asteroide àdrepost^-óg sferoide (J'fatposiò-cg.


,

Havvi però fino dall'antichità un certo numero di voci


ibride, come monoculus, archisacerdos pseudo-magi- ,

ster, ecc., in italiano abbiamo agnocasto, bigamia, bisil-

labo, clavicembalo {clavis-KV[j,po(.'koy), semitono, semi-


diametro, pellagra, planisfero, burocrazia, gazometro,
terminologia, sociologia, ecc.
Tra le formazioni ibride vanno pure annoverate le

derivazioni di parole greche con suffissi latini e italiani,


come electuarium da IxXstXTOV, hehdomadarius ,
da
- 59 ^
i^^opAq ergastulum da ipya^v/ipiov fanale da cpoLvóg, ,

maiorana da amaracus, da pocx^r} ragazzo.


Noteremo finalmente come indizio di derivazione greca
i femminili della declinazione in o, che in latino sono

pochissimi (alvus, humus, ecc.) e in greco sono più nu-


merosi; p. e. i composti di d^Jg, periodus, exodus, me-
thodus, synodus, gli aggettivi che sottintendono un so-
stantivo femminile, come dtak^/.rog dialectus (yXwjo'a),

àiaiJ.srpog
diametrus (y^^a/XjULvi),
e così poi ^((p^oyyog
dipMhongus, nllv^ogpUnthus, a^v77og ahyssus, àvTLÒorog
antidotus, anoaTpo'pGg apostrophus, aTO[xog atomus, na-

poiypacpog paragraphus, j3/j3Xog hihlos, nanvpog papyrus,


carhasus ,
^uiióg hyssus , za^srog cathetus,
xajOjSao-og
a(7<paXTog aspJiaUus, ecc. In tutti questi prevalse Tana-
logia dei nomi in o, sicché in italiano presero il genere
maschile.
Ad alterare le parole greche contribuì molto anche
quell'intuito etimologico, per cui il
popolo nei vocaboli
stranieri cerca una somiglianza o un' analogia con la

propria lingua. Così per esempio nel formare liquiritia


da y'kuy.vppi(^a si raccostò la parola a liquidus ; in aman-

dula da aixvyàoilrj mandere ; in accidia da (XKTtàstoc


si>

ad accidere, in electarium da v/Xbvatov ad electus, in


aurichaìcmn da òpdyoCkY.og ad aurum, in oleum da
l'iatov ad olere, in caduceus da a cauda o
KapvxsLOV
cadere, in amolum da aij.v'kov
a molere, in parochia da
a parochus (ndpo)(og), in ramolaccio
noLpordoL àsiipixopLay.o(.
a ramo, in millefoglie da [j.rjló'pv'k'koy a mille, in ?a^-
tovaro da electarium IxXsf/trov, a ?a^ife. Se ahdomen
,

è veramente contratto da adipomen, è evidente T etimo-

logia di abdere che influì sulla sua forma. Alcuni furono


accostati a preposizioni latine, come à'^ig ab-sis ò^óviov ,

ob-sonium. Anche nei nomi proprii le false etimologie


sono frequenti; p. e. diede Proserpina rife-
Usp7e(p6vin
rito a proserpere, Avjrw Latona a latere, in Pollux da

noXuècuXìfig influì ?Wì:i?,


ecc.
Ancora più facile è far mutar genere e declinazione
ad una parola straniera per false analogie con la propria
lingua. Di ciò siamo venuti recando via via esempi in
buon numero. Qui ne aggiungeremo alcuni altri. Era
molto ovvio per il popolo prendere un neutro plu-
rale per un femminile della prima declinazione. Cosi
molti neutri plurali greci sono in italiano femminili e
singolari: tol
[XEiicopa
la meteora, za Gp'^jiy, Forgia, toc

la cronaca, za (j-ylàta
la scheggia, rà (3rj3X«a
ypovr/.a.
la bibbia, toc
Koy)(yha la conchiglia, rà (xiJ.iJ.O)vtay.a
r ammoniaca poi varii nomi di piante e frutta che
; ,

l'analogia italiana ridusse al femminile, come }iiy6piov


la cicoria,
àyyovpiov l'anguria, ì^i^dviov la sizania.
Divennero maschili to p^ao-^v^f/a il blasfema, toc ^Ósit.
il boia. Altri provennero dall'accusativo singolare, come

Ancona "Ayzwv, placenta Tilay.ovg, siringa (jvpiy^, pan-


tliera nu'u^r^p, ed altri già recati sopra. Parecchi muta-
rono declinazione senza motivo apparente, come da noój^ig
pausa ,
da alps7tg eresia ,
da vnÓKpt(7ig ipocrisia ,
da
cera.
y.Tipòg
Un altro errore fu
quello di prendere per composti
due parole separate indicanti un concetto solo. Già an-
ticamente abbiamo Areopagiis per ''Apstog nolyog^ Dio-
scuri per Aiòg y.ovpor, poi dia 7:oc7'j)v si unì in diapason,
in reubarbarum, rabarbaro, did
poi pYiOV ^dpf'japov
xc)(^££wy in diacodion, i'fAXìyXiog natdsta in enciclopedia.
Dall'Indice appariranno più particolarmente le varie
alterazioni a cui le singole parole furono soggette. Qui
recheremo per saggio alcuni esempi di quelle che con-
sistono in omissioni aggiunte e trasposizioni di lettere:
Aferesi: baco da bom-bacius ^op^^vy-iog, bigatto da
bom-bycatus, ^óu.^v'^, buccia da Io-buccio \o^6g, risi-
pola da spv7mslag riso da òpv^a, zotico per idiotico
,

o secondo altri per esotico. k\V aferesi d'una semplice


vocale contribuì spesso l'articolo, la cui vocale fu con-
fusa con la vocale iniziale della parola; p. e. V amandola
— 61 -
divenne la mandola, V acacia la gaggia, V amatita la

matita, ecc.
Apocope: automa da ayro/iarov; catasta da koctoc-

(JXOLGiq, epa da 'nnap.

Sincope: da sl^ololotTpia, (cfr. eroicomico


idolatria

per eroicocomico) parola da parabola nao7.^okrì,


,

dragante da trementina da terebentina


xpoL-^id-^av^a ^
rspi^iv^og, colpo da xoXa^og, jj^sca da persica, cetra
da chitarra madia da magida ecc.
, ,

Protesi: amalgama da [j.d'kayiJ.a, fromba da rombo,


smania da mania.
Epentesi : abbiamo già notato la ^ fra due consonanti ;

qui aggiungeremo la m innanzi a labiale, che rende


verisimile da derivazione di strambo da arpa^og poi ;

l'inserzione della r, come mandorla da amygdala, sche-


letro da cxsXsTog ma più spesso nella desinenza sto
;

(cfr. celeste, cilestro) come da (3aXau(7T«oy balaustro,


ly/auoTov inchiostro, Xr/ucrixoy ligustro.
Metatesi: coccodrillo da xpoKéèsilog panariccio da ,

napovv)(^ioVj òt.pp.opiOLy.ia
ramolaccio.
Fra le parole che si vanno coniando nel linguaggio
scientifico e per nominare le scoperte nuove, non tutte
sono formate secondo l'analogia più corretta; anzi non
poche rivelano l'imperizia dei loro autori. Per esempio
la parola telegramma pecca contra la regola, che i verbi
e i sostantivi verbali composti con altre parole che non
siano preposizioni, non rimangono inalterati, ma formano
un verbo derivato. Perciò se dicesi anagramma, epi-
gramma, programma, perchè àvdi ini sono pre-
npo
posizioni, non si può dire telegramma perchè tyìX£ è
avverbio e il verbo composto non sarebbe rrjlsypdfpcù ma

TYjlsypacpicù ,
donde il sostantivo telegrafema. Le parole
indicanti malattie infiammatorie ora si troncano in ite,

come artrite, encefalite, meningite, laddove, essendo


sostantivi dentali, sarebbe più corretto derivarle dai casi
obliqui, come un tempo dicevasi artritide. Il composto
- 62 -
scafo a fuoco non dà la giusta idea della
piroscafo, ,

nave mossa dal vapore, e perciò i Greci, che hanno il


senso naturale della loro lingua non l'accettarono , ma
,

vi sostituirono òtriJ^ónloiov nave a vapore. Abbiamo dato


un saggio di così fatti errori ed anomalie perchè il let-
tore intenda qual sia la sorte d'una lingua in paese
non per attaccare un' inutile briga con l' uso,
straniero,
quem penes arhitrium est et ius et norma loquendi.

Le mutazioni d'accento che dovevano patire le parole


greche entrando in latino si riconoscono agevolmente po-
nendo a riscontro le leggi dell' accentuazione latina con
quelle della greca.
Ancorché quelle leggi, come notammo sopra, non siano
rimaste sempre le stesse, noi porremo a fondamento quelle
che prevalsero nel massimo fiore della lingua, tenendo
conto all'occasione di quelle che valevano in tempi più
antichi e delle altre seguite nella corrotta latinità e nel

predominio della favella popolare.


Lasciando ora la distinzione fra accento acuto e cir-

conflesso, che non è di grande importanza per la nostra


ricerca, le regole d'accentuazione nelle due lingue si
possono riassumere così:
nelle parole greche 1' accento può cadere sulle tre
ultime sillabe; ma perchè possa stare sulla terzultima
è necessario che Tultima sia breve:
in latino Taccento non può cadere sull'ultima sil-

laba, salvo in poche parole tronche. Nelle parole di più


sillabe la penultima lunga chiama Taccento sopra di sé ;

la breve lo respinge sulla terzultima.


Dal paragone queste leggi fondam.entali s'intende
di

quali parole greche potessero conservare il proprio ac-


cento passando in latino e quali dovessero alterarlo per
adattarsi alla natura di questa, lingua.
Potevano conservare l'accento:
a) le parole bisillabe con l'accento sulla penultima,
^ 63 —
fosse esso acuto o circonflesso ,
come ^wv/y zona , ^w'C
theca^ ^u'fVYj claphne, acpaìpoc sphaera;
h) le parole polisillabe con l'accento acuto o cir-
conflesso sulla penultima lunga, come npofriTcg propheta ,

nloivriTYig planetes, AiOfXTiOrig Biomedes, 'ApiGTBiò'rìg Ari-


stides 'k^rivai Athenae, Alyotiov Aegaeum, Movaaiog
,

Musaeus, Aapslog Darius:


parole polisillabe con l'accento sulla terzul-
e) le

tima quando avessero breye e l'ultima e la penultima


sillaba,come ^d^rvlog dactyìus, ayyskog angelus, [xùo^og
methodus, aro/xog atomus, UpóàLy.og Prodicus.
Dovettero mutar posto all'accento;
a) tutte le parole con Taccento sull'ultima sillaba.
I bisillabi lo trasportarono sulla prima, come y^opóg cJio-
rus, ypp^Ti chorda, noiJ.nri pompa, ò^Yi ode, lo:n^i,6
Sappilo, Klsi6 Clio; ì polisillabi lo trasportarono sulla
penultima se questa era lunga per natura o per posizione,
come noiTiTTig poeta, d^y.YjTYig athleta, mipazY^g pirata,
IsikYjVÓg Silenus, xt^apt^TTig citharista, 'Ayj^lsvg Achil-
les; lo rimandarono sulla terzultima se la penultima
era breve, come ImixoX'/i epistola, ImxoixYi epitome,
iìilGyYi ecloga , (XGV(7rA'/ì musica, Ylspiìi'kYig Pericles,
£[jA<7T0'iù:rig
Themis to e les ;
li) parole parossitone con la penultima breve,
le

che rimandarono l'accento sulla terzultima, come xpaY-^òla


'

tragoedia, xco/aw^j'a comoedia, 'EXsvvy Helena, ApiGxoxùng


Aristoteles, [J^avòpocyópag mandragora, Rv^ayópocg Py-
thagoras ;

e) le parole proparossitone con la penultima lunga


o per natura o per posizione, che trasportarono l'accento

sopra questa sillaba; come ^sarpov theatrum, (7v<77Yj(xcì

sy stema, ^ù\)paiJ.^og dithyramhus, òtals/izog dialectus,


nc/.nvpogpapyrus, MsvsXaog Menelaus.
Nel periodo più antico le dette leggi non erano an-
cora fissate così stabilmente che possano dar norma a,

determinare le mutazioni di accento di tutte le parole


— 64 —
entrate fino dai primi tempi in latino. E già stato di-
mostrato che l'accento non rimaneva di necessità sulla
penultima quando era lunga, ma poteva stare anche sulla
terzultima, e che questa non era l'ultimo confine del-

l'accento, il quale trovavasi anche sulla quartultima. Il


principio che la vocale accentata non può sparire dalla
parola applicato alle forme latine sincopate dimostra che
amasse, scripse, insti, balneum, non potevano abbre-
viarsi da amavisse scripsisse , iussisti, balineum, ma ,

solo da amavisse, scripsisse, iussisti, bdlineum. I gram-


matici poi attestano che le enclitiche bisillabe unite alla
parola precedente perdevano il loro accento anche se la
vocale della prima sillaba fosse seguita da due conso-
nanti, p. e. dextróvorsmn, siquando, périnde. Kispetto
all'ultima sillaba i
grammatici sono concordi nell' atte-
stare che le parole tronche e sincopate ritenevano l'ac-
cento sull'ultima sillaba, e Prisciano citando appunto
prodìic, illic, istic , aitdit, cupit, fumàt per produce,
illice, istice, audivit, ciipivit, fumavit, aggiunge: idque
omnium placet artium scriptorihus qui de accentu
scripserunt (1). Adunque dicevasi ancora al tempo di
Prisciano Maecenàs Arpinds nostràs cuiàs, e solo più
,

tardi l'aborrimento del latino per l'accento sull'ultima


sillaba valse a ritirarlo anche in queste parole.
Che l'antica pronunzia popolare siasi mantenuta in
molte parole quasi latente, anche quando opposte leggi
furono stabilite nel linguaggio urbano, lo provano le
forme italiane desti, festi, sorto, trenta, quaranta, ecc.,
sincopate da dédisti, fécisti, surrectus, triginta, qua-
drdginta. Ne credo che poeti di tempi ancor buoni
i

avrebbero osato abbreviare la penultima sillaba di dé-


dcrunt, stéterunt, se questa non fosse stata una pronunzia
già nota, donde abbiamo in italiano diedero, stettero.

(1) Vedi Prisciano, 4, 4, 22} 7, 12, 60; 12, 6, i7.


- 65 -
L'italiano conviene poi col latino anche nell' ammettere

l'accento sull'ultima sillaba nelle parole tronche.


D'altra parte le leggi stesse dominanti nell'accentua-
zione latina valsero a modificare l'accento di parole stra-
niere, nelle quali, come osservammo, il senso etimologico
non aiutava e la quantità non era ben sentita.
Le cause principali onde alcune parole entrando nel-
Tantico latino si discostarono dalle leggi più comuni del-
l'accentuazione latina furono:
a) la tendenza ad abbreviare vocale avanti a vocale,
così che una penultima lunga od un dittongo davanti
alla vocale finale, si riguardava come breve. Ciò spiega
la forma platea per Klarsta (non essendo verosimile che
entrasse in latino la forma ionica nlarioi), la quale si
mantenne nel linguaggio volgare parallela alla forma più
corretta platea usata nel tempo classico. E come i La-
tini dicevano doleum, linteum, calceus, atireus, tinea,
vinea, così ^otkocvEiov divenne bdlineum, yuvar/.eiov gy-
néceum, jo^iioL chórea, e così Epeus, Seléucia, Aleos,
Fhilippeos ;

h) la durata irrazionale delle consonanti m, n, s,


le quali unite ad altre nei gruppi ne, nt, nd, mp, rg,
rn, spesso non fanno posizione. Nei comici abbondano
gli esempi di sillaba breve nelle parole Jiunc, liane, Jiine,
interim, intus, hahent, déinde, suhinde, périnde, éxtemplo.
Anche dai classici fu mantenuta breve la vocale finale
davanti a parola che cominciasse con certi gruppi di con-
sonanti e la w
finale non vieta la sinalefe della vocale

precedente colla iniziale della parola che segue. Perciò


i Eomani
potevano ritenere l'accento greco in t alavi ov
tdlentum, mantenendo breve la penultima (cfr. Plauto,
Mil gì 1061);
e)' la varia ed incerta pronunzia delle doppie ,
che
fino ad Ennio non si scrivevano, specialmente II, ss, ee,

pp, tt, davanti alle quali troviamo mantenuta breve la


sillaba. Perciò Plauto poteva dire Philippus (Trin. 955).
5 Zambaldi, Le parole greche.
La conoscenza più intima del greco, la famigliarità
coi Greci, i
viaggi, scuole
greche ebbero per effetto
le

che i poeti dell'età classica conservarono più fedel-


mente la quantità greca. La vocale rimase lunga anche
davanti a vocale, come àrìp der, Ma;^awy Machdon,
MfVc'Xas Meneìde, yio^da choréa, Mvì^s^a Medea, nkoLXzia
platèa ,
navci./.u7, panacea ,
2r/eioy Sigéum , (jnoiJ^mg
spondéus, KXsiw Clio, Aapsioc Barius, ileyelo: elegia,
IsksvyiEioc Seleucia, 'hvxioyzia Antiochia, BacfXsiog
Basiliiis, rj(^og edus, aùlata aulaéa, Xletpatsvg Piraéus,

Udyyaioy Pangaéum (1). Ma nei derivati prevale la re-

gola latina, onde p. da Ahstac Aenéas abbiamo Ae-


e.

neadae con e breve. L'analogia col latino mantenne breve


Va finale del nominativo
qualunque fosse la quantità sua
in greco. 6, 2, 10 scrive: « hoc etiam scien-
Prisciano
dum, quod omnis nominati vus in a desinens corripitur,
quamvis sit apud Graecos productus ut Lydia Syria , , ,

Phrygia;, Italia, Hispania, unde accentus quoque cum


tempore mutatur. In paucis tamen inveniuntur poètae
graecis servare morem graecum » e cita il
Tegea di Stazio
nel IV della Tehaide e il Nemea nel VI con a lunga.
Lo stesso ripete 7, 2, 5.
Nell'età classica fu adottata una pronunzia che di- ,

venne poi tradizionale nelle scuole anche quando il cri-


stianesimo scriveva parole alterate nella quantità e quindi
nell'accento.La convenzione adottata dalla classe colta,
attestata concordemente dai grammatici, fu che le pa-
role greche, quando pronunziavano con le stesse let-
si

tere che avevano nella loro lingua, ne conservavano pure


l'accento quando invece venivano alterate con desinenza
;

e declinazione latina avevano l'accento richiesto dall'ac-


centuazione latina. Cosi Diomede: « de acc. p. 433:
sane graeca verba graecis accentibus efFerimus si isdem

(1) Vedi L. MùUer. De re metrica poètarum latinorum, p. 247.


- 67 -
litteris pronuntiaverimus ». Quindi conservavasi l'ac-
cento sull'ultima in Thyds, Nais
Themistó, Callisto,
,

Theanó, Bidò (1). E Servio Comm. in Donat. « hos


Arcades quoniam latina declinatio est, prior syllaba ha-
bebit acutum, id est tertia a fine quando autem di- ;

cimus hos Arcàdas media quoniam declinatio graeca


, ,

est ». E Prisciano de acc. 3, 15 « notatur autem ple-

rumque quae i vocalem longam babent ante yocalem, ut


philosophia, Papia, quemadmodum unum verbum fio,
quod solum i ante o pruductum habet ». Prisciano pro-
babilmente chiama lunga la i, non perchè da poeti fosse
usata per lunga, ma solo perchè aveva l' accento se- ,

guendo la tendenza popolare di ritenere per lunga la vo-


cale accentata e brevi le altre. Del pari, 3, 14, egli
dice: « latina quaedam propria nomina nominativum
singularem a terminantia in paenultima syllaba accentum
servant, quamquam nonnulla vocalem ante vocalem ha-
bere videntur quae alia differentiae causa, alia solo usu
producta sunt ut Catilina Yerania Stephania »
, ,
In ,
.

Catilina havvi forse una ragione etimologica, per cui la


penultima è lunga di natura: il che non è altrettanto
probabile in Verania e Stephania.
Però questa tradizione non era tanto salda, che molti
non la violassero, ed anche nella pronunzia delle parole
greche, per quanto fosse diffusa la cognizione della lingua,
non durasse l'incertezza medesima che nelle parole stra-
niere introdotte altre lingue. A proposito delle quali
da
dice Diomede: accentus in integris dictionibus obser-
«

vantur; in peregrinis autem verbis et in barbaris nomi-


nibus, maxime in interiectionibus, nulli certi sunt, in bis
enim maxime accentuum lex certa esse non potest, cum
sit absurdum a turbato tenoris exigere rationem ». E

(1) Vedi (Sergio) explanationes in Donatum. - Mar. Victor, de


- Cledonii
accent. ars, de accent.
Sergio in Donat. de acc. « autem debemus quod
Scire
nuUum barbarum nomen verbum aliquod peregrinum
vel
nec interiectio certuni poterunt accentum tenere. Nam in
barbaricis nominibus nulla sui ratione sunt, sed quali
volumus, sane non aspero, proferamus accentu ». Distin-
guendo poi le parole greche da quelle di altre lingue

aggiunge: « graeca autem suis accentibus pronuntianda


esse noscamus ». Quintiliano 1, 5, 24 nota l'incertezza
d'accento delle parole greche: « id (ciò sono gli errori

d'accento) saepius in graecis nominibus


accidit, ut Atreus,

quem nobis iuvenibus doctissimi senes acuta prima dicere


solebant, ut necessario secunda gravis esset, item Nerei
Tereique ». i doctissimi senes seguivano la tendenza ci-
ceroniana di dar forma latina alle parole d'altre lingue,
laddove col tempo prevalse la scuola varroniana che vo-
leva conservata e rispettata la forma greca. A questi
errori e a tuttele incertezze tenta di porre un termine

l'autore delle Explanationes in Donatiim attribuite a


Sergio, il quale ne tratta con maggior diligenza di tutti
e che qui riportiamo in nota, perchè conservano ancora
una certa importanza per la tradizione della scuola già
molto turbata e confusa (1).

(1) Vedi Keil, Gramm. Lat., IV, 526 « Superest estendere quem
:

usum prosodìae circa graeca nomina habere debeamus; in qua re

quum plurimum tamen est amovendi erroris brevissima,


erretur, via
nisi forte qui eo demersus imperitiae est, ut in graeca nostraque
lingua toni simul et clinatus discrimen ignoret. Nam cum primis
latinum merum sit nomen an merum grae-
id convenit/dispicere,
cum an etiam inter utrumque comraune ; quorum de singulis suo
ordine explicabimus. Mera latina appellanda sunt quibus nec origo,
nec declinatio a Graecia est nec uUum adeo cum peregrinis com-
mercium, ut Cato, aquila, quae quo accentu efferenda sint superiora
declarant, cavenduraque hoc unum , ne quem graecorum nominum
similitudo a praescriptis regulis deducat, ut si quis dicat cuspidis
acuens quamvis brevem paenultimam, eo in fraudem inductus, quod
quorundam simile est graecorum, ut Phyllidos , Aulidos, quae in
-69 -
Nel periodo cristiano s'aggiungono altre cause per le
quali l'accento greco non segue in tutto le dette regole
del tono latino. Le due lingue si trovano in uno stadio
ulteriore della loro evoluzione e i mutamenti toccano in

particolar modo la quantità. Il processo dell' abbrevia-


zione delle lunghe non è incominciato tardi ma si può
notare come continuo. Già nel tempo classico troviamo
abbreviata la i del perfetto che era lunga, come venimus,
dedimus, scripsimus, putavimus. La o dei nominativi
in or e tor era lunga, come nei casi obliqui così pure ;

quella dei nominativi in o e della prima persona nel

paenultirna brevi acuuntur , cum potius cuspidis quasi càssidis ,

Tlgridis ,
Isidis ,
Thétidis , Thymbridis , Dàphnidis prima acuta
proferendum sit, quia brevis est paenultirna graeca. Graeca autem
mera sunt quae et graeco fonte manant et ita per casus nu-
merosque clinantur, ut nunquam ab origine sua ne litterae qui-
dem unius commutatione decedant. Haec in carminibus poètarum
passim reperiuntur, ut in his Vergilii » quorum alter Acharnàn »
et « fatidicae Mantùs », quae omnia, ut a graeca declinatione
mutata non sunt, ita a graeco tono corrumpi non debent quare ;

Acharnàn, Mantùs, Orphì flexa ultima legenda sunt, Pallàs autem


et AUectó eadem ultima acuta quorum neutrum in latinis fieri
,

solet nominibus. Item cum legimus « nec longe Cissea durum » et


«
liquidumque per aera lapsae » et » Epytiden vocat » Cisséa aera
Epytfden quamvis contra regulam latinam tamen quia graeca
, ,

sunt, paenultima acuta pronuntiare debemus. Sic et in his « creber


utraque manu pulsat versatque Dareta » « Dodonaeosque lebetas »
Dàreta et lébetas per se legere debemus, quamvis utrobique natura
longa est paenultima; sed quia graeca sunt germana, latinorum
accentuum lege se liberant. Communia vero sunt quae ab alterutro
orta sermone in alterius declinationem concedunt, idque fit modis
duobus; nam aut latina declinantur in graeca, ut Scipiadas, Mem-
miadas, aut graeca de stirpe sua degenerant et latine declinantur ,

ut « aeris in campis latis » et» Evandrum petimus ». Latina quae

graecae declinationis colorem duxerunt graecum quoque retinent


accentum; quare ut Miltiàdes Asclepiàdes, ita Luciàdes et Mem-
miàdes Scipiàdes acuta quamvis brevi paenultima proferuntur. At
quae radicem ducunt a Graecia et iugo latinarum declinationum
- 70 -
presente indicativo dei verbi, che fino da Ennio e da
Plauto comincia ad essere usata breve. Era lunga a del
nominativo singolare, com'è nelle reliquie dell'antico sa-
turnio lunga pure nel neutro plurale nell' imperativo,
, ,

nelle preposizioni e nelle forme pronominali composte,

succedunt, bifariam deducta ambiguas tonorum vias secuatur. Atque


ideo aetheris et aeris, quia origine graeca sunt, graecae quoque

prosodiae formam apte recipiunt, ut aéris aetheris sic dicantur


latine paenultima acuta, quasi graece aspo? at.^ipo?; quia autem de-
'

clinatione facta sunt latina, impune ritu nostro prima syllaba

acuuntur, quia brevis est paenultima, ut sit àeris aetheris, quasi


ànseris àsseris. Similiter Simoentis Thermodontis proparoxytona
sunt si ad Graecos respicias qui sic faciunt 2t/;.ó£VTo; 0£p//ó5ovTos;
,

paroxytona autem si ad nostram redigas regulam, quo modo dici-


mus sapientis audientis sic Simoentis Thermodontis. Eadem ratione
Euàndrum tyrànnum, quasi amandum Britannum, paenultima acuta
quia positione longa est, proferimus, latinum secuti praeceptum ;

et rursus in isdem nominibus tertiam ab ultima acuere absurdum


non est et ita enuntiare Eùandrum tyrànnum ut Graeci EDavopov
Tupavvov dicunt ... In quibusdam nominibus licet videre plerosque
recti casus ambiguo tenore deceptos mendose oblicos proferre ut ,

qui in patrico casa Euandri et tyranni primam syllabam acuunt


potius quam mediam nullam secuti rationem. Nani neque
,
a Graecis
ea nomina, cum casu isto sunt, aliter quam paenultima acuta prò-
feruntur Eòàvopou Tuoawou dicentibus neque rursum a nobis , quia
,

paenultima positione longa semper acuenda nobis est Idem in . . .

dativo ablativoque casu servandum est, ut cum apud Vergilium le-

gimus a Amphion Dircaeus in Actaeo


Aracyntho » et « qua fieri
ferro liquidare potest electro » item « Centauro invehitur magno »
et « Sergesto Mnestiqno » et « classemque sub ipsa Antandro ».
Haec omnia nomina Aracyntho eléctro Centauro Sergesto Antandro
paenultima acuta proferuntur, quam recto et accusativo casu pos-
sunt acutam tertiam ab ultima habere. Sed in recto atque accusa-
in his verbis
tivo casu solet quidam error plerosque obtinere qui
« tum etiam Cassandra futuris ora » et « huc casta
fatis aperit

Sibylla imperite proparoxytona faciunt Cassandra et Sibylla, cum


))

id sinant nec latina praecepta, quia est penultima positione longa ,

neque adeo graeca cum sint paroxytona Ka^ffàv^pa li^ùlla.-^ quoniam


ubi longa est ultima in graecis tertiam a se acutam esse non patitur.
- 7f -
p. e. antea, interea, eapropter. Lunga era la e nell'in-
finito. Era pur lunga la vocale nelle sillabe finali di legar,

amer, sequerer, fuat, det, soìet, velit, ecc. come si vede


nei comici (1). Più evidente appare questo processo di
abbreviazione nei composti e nei derivati , p. e. auro au-
rifera cubare cubiculum^ merere meritum^ ecc. Tutto il

corso della lingua è adunque una progressiva abbrevia-


zione delle lunghe, ed anche se le forme letterarie rima-
sero immobili, quel progresso non si arrestò mai nella,

favella popolare, come lo mostrano le forme italiane ri-


dere, rispóndere , pendere ecc. da ridere , responde're,
pendere. poeti, che primi attinsero a quella fonte già
I

nel tempo classico usarono abbreviate le forme déderunt,

stéterunt, meruerunt e simili.


Ma quanto più lingue vanno abbreviandosi
le tanto ,

maggiore efficacia va prendendo l' accento che rimane ,

solo dominatore e il più forte elemento sensibile della

parola, e così prevale via via la tendenza di riguardare


come lunga la vocale tonica e brevi le altre. Cosi vocali
lunghe radicali spostandosi l'accento si abbreviano, come
móles e moìestus, pus io e pusillus, scribere e conscri-
billent, iuro e deiero peiero ; e si perde anche la po-
sizione in offa e o fella ,
mamma e mamilla , farris e

farina e nei composti aperio, omitto ecc. Nei primi se-


coli dell'era nostra questo procedimento era già molto

avanzato, e i poeti cristiani, tuttoché conservando le


forme classiche tendessero anche a mantenere la quantità,
abbreviarono molte vocali atone, come a in creatura,
pervolaturus, sacramentum, contra, frustra, supra, ecc.
e in feralem, temulentus, tenebamur, verecundus ; i in

feriturus, petiturus ; o in locusta, controversia, morosus,


socordia ; u in ablutum, rubigo, ecc. e allungarono al-
cune brevi toniche, come tinca, gula, centurio, ecc. Lo

(1) Cfr. Ritschl Proleg. Trin. 176, 182.


- 72 -
stesso fecero nelle parole greche. In Prudenzio e negli
altri poeti cristiani troviamo abbreviate vocali atone in
allóphylus iXko^vkGg^ dzymon aCvixov, hldsphemus ^Xolg--
(prj[J,Gg^
accanto a hlasphémia ^la^cpTjpJoc^ herillum (3-/i-

pvklou^ éremus epri^Sj^, enérgima svspyvjjuia, phrénesis


cppiyri7ig^ pardcUtus HapazXy^TGg, idolum sidcùkov ido- ,

latria £10001010.10 loc^ trigonus zpiyuvGg^ e per converso


allungata la tonica in Asclepiddes 'AdKlrintoiòrjg, chd-
risma '/àpi(J\i'x^
cìildmide ylap.vg Hermióne 'EpiXióuTj, ^

pìiidla r^idloL (1). Altre voci greche sono trattate da loro


in vario modo e con libertà maggiore. Prudenzio usa
haeresin (Amartig.) ed hereses (Praef. cath. e Conc.
Disc. Pugna), allunga Va atona di smaragdinus, catho-
liciwi (Apoth. 3) e tJioraca Fr. Pugna) ecc.
^(Jìpc/Ma (Pat.
Alla metà del terzo secolo la vocale tonica era ormai
considerata per lunga e le atone per brevi; e la preva-
lenza dell'accento sulla quantità fu tanta, che si abbre-
viarono non solamente vocali lunghe ma anche dittonghi,
come Yet in Eugenia Eijyiysia, Alexandria 'kls^avàpsia.
Già nell'antico latino, comò abbiamo notato sopra il ,

suffisso sto iiOL fu per l'accento abbreviato in ea come

pldtea nlazsic/, ,
cl-órea
yopziay halineuni ^alc/.vslov,
gynéceum yjvcir/.stoy ,
Seìéiicla IsÌEvzsLa. Tanto più ciò
accadde nell'oscurarsi della quantità, sicché nei poeti
cristiani troviamo il suffisso stog riprodotto con etis, per
esemi^ìo JSfa^dreits, epicureus, gìiconius, pherccratitis, ecc.
Queste considerazioni generali sulle leggi delP accento
latino e sulle cause che ne produssero lo spostamento
valgono a spiegare nel più dei casi il tono che le parole
greche hanno in italiano.
Per quanto riguarda l'accento dei bisillabi la regola
è semplicissima. L'italiano, come il latino, è alieno dal

(1) Schuchardt, Vocalisiiius des Vulgàrlateins I, p. 17"^, 227


III, 333 - L. Mailer, de re metr. p. 313-364.
— 73 -
porre l'accento suirultima sillaba, e lo ammette soltanto
nelle parole troncate. Perciò tutti i bisillabi greci che
avevano l'accento sulla penultima lo conservarono, per
esempio |3aV«g base, }ÙJij.oc clima, Kévzpov centro, }ii(7ztg
cisti, Kpiatg crisi, xv^og cubo, Aa(pvri Dafne, èpa[xcK
drama, (p(X(7tg fase, Tiinkog peplo, ay/icp^OL scisma, ^i[j.(x.

tema, xvnog tipo, ^vpGog tirso, cp^taig tisi, ^póvog trono,


(^r^^og zelo. Quelli che avevano l'accento sull'ultima sil-
laba lo trasportarono sulla penultima, p. e.
xapnog carpo,
ìLYipòg
cera KXsdoó Clio
,
xu^w-cg chimo , ,
"/hùpog cloro ,

'/pp^Ti corda, eco, ylavxóg glauco, tójuog istmo,


Yì/^od

«W ode, pleura, no[J.7iin pompa, pv^[j.Gg ritmo,


TÙsvpcx.

Ìoc[X(p6 Saffo, ^al[XGg salmo, (jKonog scopo, gkoItì scuola,


(jn(x.(Tixóg spasmo, (jxoa stoa, Gxokrt stola, (iipof/i strofe,

Tocp7Óg tarso, G(7[j.ri


usma.
Le parole o più sillabe, che hanno a breve
di tre
nella penultima,prendono l'accento sulla terzultima, in
qualunque posto esse lo abbiano in greco, p. e. dy.po-
(3arr3g
acrohate ,
òr^anri agape, àixoipaY.ov
amaraco ,

àv^poiiavrig andromane, (xvoqpc/.(^ri anagrafe, ànoGTOixrig


apostata, ^Oikdaiiov balsamo, y.i(^où\og cefalo, sixcpamg
enfasi, ivoùlaj/i enallage, snr/pacpTi epigrafe, vnsp^azóv
iperbato, \ìXiyj:cjrì macchina, [j.avcoixóg maniaco, \kovoLj6g

monaco, wxsavog oceano, èprpavóg orfano, (jyXXajSyi 5//-


laba, (jaxpdnTig satrapo, opyavov organo néroikog pe- ,

talo, nikayog pelago, ^aXajULog talamo; i nomi proprii


' '

kyjxxn Agata, Al-ai^cddrig Alcibiade, kvòpoijAyrì An-


dromaca, 'Api(7VG(pocvrjg Aristofane, Kapvsd^Tjg Cameade,
Aavao'g Banao, Aiaìióg Eaco, 'Exarvy Ecate, ''InnGKpdvYig
Ippocrate, 'Icozparv^g Isocrate, 'Oaxvj Itaca, flyj'yao'og
Pegaso, ^evGmvYjg Senofane, 2wzparyyg Socrate, Itig-
pdàsg Sporadi, Irpocodòsg Strofadi, ©so^avvyg Teofane,
TtixGKpdxYg Timocrate, ecc., tutti i nomi dentali, come
^£xag decade, laixndg lampada, [XGvdg monade, vo]Ut,ag
nomade , òhjiintdg olimpiade ,
xpidg triade ,
Apvdàsg
Driadi, vdòeg ladi, Asyzag Leucade, NaVa&g Naiadi,
- 74 -
iìliioiòegPleiadi. Nei composti di ypafog e (pocyog il
trasporto dell'accento sulla terzultima sillaba fa scompa-
rire la distinzione fra il significato attivo e il passivo.
E noto che in greco i composti di un tema nominale
e di uno verbale mutano significato secondo 1' accento ;

i
proparossitoni hanno valore passivo, gli ossitoni attivo.
Per esempio yjipQyp(X(poi^ è il manoscritto, laddove /£«po-
sarebbe chi scrive a mano, l'amanuense. Per ri-
yp(X(pog
spettare questa regola dovremmo adunque dire in signi-
ficato attivo, calligrafo, coreografo, poligrafo, steno-
grafo, tachigrafo, ecc. ma questa distinzione non si

mantenne, e i
composti attivi calligrafo, comediografo,
coreografo, fotografo, litografo, stenografo, telegrafo,
come pure antropofago, entomofago, sarcofago non dif-
feriscono nell'accento dai composti passivi autografo chi-

rografo , olografo, ecc. — Pochissime parole hanno


l'accento sopra Va breve della penultima sillaba; tra

queste fiala usata per lunga dai poeti cristiani in virtù


dell'accento (1) Areopago formato dalle due parole sepa-
;

rate ^'Apsiog Tiayog, ambedue col proprio accento; teriaca


o triaca, specie di farmaco, di cui Venezia fa-
^rtptaKa,
ceva grande commercio in Oriente, finalmente qualche
nome proprio non greco che ha pronunzia variabile, come
Sam osata.
Le parole con a lunga nella penultima sillaba per lo
più hanno l'accento su questa, p. e. of.p'/jotxpog archidtro,

[xslG-àpaixa melodrama, nstpar/ig pirata, ^iaxpov teatro,


nolv-^iaixcK politeama, i
composti di cosmorama,
opaiJ.a,
diorama, ecc. La parola diapason, che si pronunzia con
l'accento sulla terzultima, come abbiamo osservato, è for-
mata dalle due parole dia Tiaccòv, che è l'intervallo mu-
sicale di ottava. I nomi proprii sogliono avere l'accento
sopra Va lunga della penultima sillaba, p. e. i composti

(1; Cfr. Diez Gramm. der roman. Sprachen, I, p. 472.


— 75 -
di laòg, 'A7yj(7tXaog Agesilao, 'kpy^i.'kaog Archelao, Kpi-

xokaog Critolao, ^CkokoLog Filolao, MsvsXaog Menelao;


poi 'Aix(ptapo:o; Amfiarao ^'Apoizog
Arato Aoi»ttavG$
, ,

Luciano, liapvaaóg Parnaso, llplanog Priapo. Alcuni


però si pronunziano comunemente con l' accento greco
sulla terzultima, come (papcrcxXog Far salo lw[X(poàog ,

Stimfalo e i composti dorici con §aiJ.og, Archidamo ,

Zeusidamo, laddove i composti della forma ^ri'ftog, per


esempio Aristodemo, Caridemo, hanno l'accento sulla
penultima. Più strano è il ritiro dell'accento in Demade

Anixd^Tig, che non corrisponde ne al tono greco né al


latino, ma fu ritratto per l'apparente analogia con gli
altri nomi in ade che hanno a breve, quali sono Alci-'
biade, Cameade, ecc.
Le parole che hanno s nella penultima ritirano l'ac-
cento sulla terzultima, come (X(paipS(7Lg aferesi, oiyys'ko;
angelo, s(priix£pGg effimero, al'^ip ipog etere,
^ivs(7ig ge-
nere, T[(xpiv^c7ig parentesi, 7vy^e(7ig sintesi, ecc. I nomi
proprii 'Avòpó'pcùg Androgeo ,
'AvòpopAH Andromeda,
'

Elena, ecc. Gli aggettivi


ApiGXGxi\r,g Aristotele, 'Ylkivn
in Tig log come ho<7y.sking isoscele, ó/j.o'/£VYÌg omogeneo,
hspGysvTig eterogeneo, i composti di ysvsg, come AioyivTig
Diogene, 'EpiJ.oyivrig Ermogene e i moderni ossigene, ,

idrogene. I participii presenti medii conservano Taccento


comune greco-latino come }iOizri)(OTj[j,syog catecumeno
, ,

'^atv6p.ivoy fenomeno hspyovixs'uoy energumeno


,
napo:- ,

\zik6i},zvol paralipomeni,
ma alcuni femminili mantengono
'

l'accento greco, come Ava^uouÉvin Anadiomène. I nomi

proprii in (j^évrig hanno la penultima atona, come Ati-


[j.oar'^syrìg
Demostene KaXXco-^svyjg Callistene 'E^aro-
, ,

7^i)/ng Eratostene ; quelli in iiivTig comunemente l'hanno


tonica, come KXsofJisvy?g Cleomene, SspoiixivYìg
Tera-
mene, ecc. Anche il nome non greco Boristene è paros-
sitono. Un '

ricordo dell'accento greco si mantiene nella

storpiatura popolare cadrega per Y.cùi^poi.


Hanno l'accento sulla z della penultima sillaba i nomi
- 76 —
terminati in ioL come j'^sa idea , Asy/o^sa Leucotea ,

Ns/xsa Nemea, \ÌOL7Ùio(. Pasitea ; alcune parole in era


come y^olipa cìiolera, '[[jÀpoc
Himera. Tutte queste ri-
tennero l'accento greco. Idea, parola filosofica, fu intro-
dotta in latino quando già si rispettava l'accento delle
voci greche. Al tempo di Cicerone era appena nota, ed
« formae sunt, quas Graeci ideas
egli la definisce Top. 7
vocant ». Cholera è usato da Plinio e da Celso gli altri ;

sono nomi proprii, nei quali l'accento originario si man-


tiene più facilmente. Portano l'accento sulla s della pe-
nultima sillaba anche alcune parole in eto, come jta^srog
cateto, 'lansTÓg Giapeto, credo per analogia con le pa-
role italiane vigneto, amuleto, ecc.
Le parole che hanno y; nella penultima sillaba con-
servano quasi tutte l'accento latino. Qui appartengono
molti sostantivi verbali in //.a, come j3Xa(7'j^ry|Ua blasfema,

òioidrj[j.c(.
diadema ,
oldrjp.a edema ,
EiJ.^Xrip.a emblema,
ìv^\Jlj:r,iia entimema, koItiIj.ol poema, o'yoTv:/;.^ sistema;
(ma fisima con /
per e ritiene l'accento greco); molti
in TTig, latino ta, come Xloì.topy.riTrig Poliorcete, àva)(fj)-
priVCig anacoreta, i'^lrrÀg atleta, nlaWtTTjg pianeta, npo-
cp'/iTYjg profeta, molti nomi proprii in [jM^'Cg e p.YiVTj, come
Archimede, Ato[j.riàrjg Diomede, rayyp.yj^y^g
'kp-/iu:ri^rtg
Ganimede, Aìy.tjMvY} Alcmene, i\iv^up:rivri Dindimene,
Ijir/iVTi Ismene; molti in dfi[J.og come 'Api^vó^rjixog ,

'
Aristodemo X.aptòriiJ.og
, Caridemo Ev^v^YiiJ.Gg Euti- ,

demo, ecc. (cfr. sopra gli abbreviati in dfX[j,Gg) ,


i mo-
derni composti di XYj'krj, p. e. cardiocele, idrocele, ecc.
finalmente le parole Arpoc^Ttrog alfabeto, y^oorr/og corego,
vno^riKri ipoteca, YÀpriVTi Irene, nc/.poùXrXog parallelo, ecc.
e i nomi proprii
"OiJ,r,pog Omero, ^A^rivad Atene,
Fa-
lYiVÓg Galeno, Istkrr^óg Sileno, Xzppó'uriGQg Chcrsoneso,
WEXonóv'jTi^jog Peloponneso, ecc.
Non hanno l'accento sulla v: della penultima sillaba
le parole spYiixog
eremo e ^loUriGig diòcesi, divenute
comuni nei secoli cristiani serbando l'accento greco. In
— 77
Par adito UapdalriTog,
che si usò parallelo a Paracleto,
la Vi fu prima abbreviata in i. Di sostantivi verbali in

ig derivati da verbi in ico alcuni hanno l'accento sulla v:

della penultima, come l'^ri^Timg esegesi, zara^^pv^o-ig ca-


tacresi ecc. , altri ritengono l'accento greco al pari di
diocesi, p. e.
7iapay.Bvzri(7ig paracentesi , probabilmente
per analogia con altre parole che hanno s nella penul-

tima, come diatesi, genesi, ecc. Anche il recente com-


posto filossera (da ^vllov inaridire le foglie)
^Ttpóc»)^
suolsi pronunziare sdrucciolo.
La della penultima sillaba di regola non ha accento :

p. e. s^oàog esodo ,
(lé^o^og metodo ,
nspioSog periodo ,

(jvvoàog sinodo, ^apmovog baritono, [lovóroyog monotono,

t(7G)[povGg
isocrono ,
v/koy/i egloga , iniToiin epitome ,

£7ro;(vi epoca, àva-aolog discolo, dsunGTYjg despota, òcApo-


nohg acropoli, [j/rirpónoktg metropoli, àva^rpo^ri ana-
strofe, (7Ìy)[povog sincrono, anoGzpoffi apostrofe, y.(/xol-

catastrofe, ecc. e i nomi proprii Aiayópag Dia-


(7tpo(pri

gora, Uv^ayópocg Pitagora,'K.pv(76(7ToiJ.Gg Crisostomo, ecc.


Nei composti scompare la sopradetta distinzione fra attivi
e passivi. Conservano la forma e il significato greco i

composti con preposizioni, per es.


avaXoyog analogo,
(kvÌY.^oxGV aneddoto, «TrooToXog apostolo, ivTtàGZGv anti-
doto, arofJiog atomo, xc/.ralGyGg catalogo, ^talGyGg
dia-
logo, noGkGyGg prologo, e la parola ^sxaXoyog decalogo.
Ma i composti di un tema nominale e d'uno verbale con

significato attivo non si distinguono più dalla forma che


avrebbero come passivi; p. e.
^iG\6yGg biologo, (pv(7iG-
lóyGg fisiologo, Givo-Xó^Gg enologo, aspG-r^ópGg aero foro,
(PG)(j(pGpGg fosforo, pEG-fópGg reoforo, nvpG-(pGpGg piroforo,

^).£j3cTO|ULog flebotomo, juisrpo-vofxog metronomo, o:ypGVG[iGg


agronomo, aorpovo/xog astronomo, otxovojULog economo, ecc.
Di questi composti soltanto semaforo (jrj[j,azGpog suolsi
pronunziare parossitono. Al contrario le parole (^CkG(70'£og
(pilólG^Gg filologo e simili, benché attive,
filosofo, sono

proparossitone anche in greco, come quelle che hanno


- 78 -
primo Telemento verbale e secondo il nominale (©«XoXoyog
z= (fik(ùv Xóyov e non a Xsycov
cpikov).
Le sole parole dove la o della penultima sillaba prende
alcune volte l'accento sono quelle terminate in one, certo
per analogia con l'accento del maggior numero di parole
italiane che hanno questa desinenza p. e. ahivdv al-
;

cione yv^ixov- gnomone, 'Ep[j.t6vrj Ermione, khicùv


,

Esione, 'A[X(^iKzvov£g Anfi^ioni. Al contrario o si man-


tiene atona in altri nomi in one, come 'A|U!,a?«v Amatone,
'

k'^^aiJÀjj.voòV Agamennone, YizpGZCfovTi Persefone,


xavojv
canone, (7lv^6v sindone, nei composti di cotiledone zotd-
Xyy^oóv, ecc.Anche embrione sp^^ovoy e dragone dpayiO)y,
hanno Taccento sulla o; il primo perchè non deriva
già da nome in cóv o óvn, ma da un nome della seconda,
ì'ii^pvoy,
assimilato ai nomi in one; il secondo perchè già
in latino divenne draconis e non dracontis. La parola
automa ha poi l'accento sulla o perchè troncata da
OLmo\ìMX(jV ritenne T accento suo anche perduta l'ultima
sillaba, tanto più che divenne simile alle parole assioma,
diploma e simili.
Maggior varietà d'accento mostrano le parole che
hanno w nella penultima. La « è la vocale che più fa-
cilmente si abbrevia e ammette l'accento sulla terzultima
sillaba. si conserva
lunga sopra i^ir}ìrr,q idiota, vìpcog
eroe, nvloòpog piloro, nei sostantivi col suffisso [xo.y come

apWjUia aroma, (i^tCK>[j.a assioma, (^his-y^p(^[J.c(.) hiscroma,


di-
xap-/.tvc»)ixoc carcinoma, y.z<'^ak^p.a cefaìoma, dlnluiJ.a

ploma, ylavy,o)aa glaucoma; ma si abbrevia in [j.sTsoìpy.


meteora, nlrj'^cùpv. pléttora, toij.utcùijm sintomo, che prese
la forma d'un nome della seconda, seguendo l'analogia
dei composti di roao, come atomo. Conservarono lunga
la accentata le parole in one come aycóv agone
, ,

ivòp^JìV androne, ry^wv tifone, e i nomi proprii ''Aàcùvtg


Adone, 'Aya^wv Agatone, Ayzwv Ancona, XsipcùV Chi-
rone, àsvxoùdOòv Beucalione, Uap'^zv^v Partenone, WXd-
Twv Platone. Fa eccezione anemone [àveiKÓvn). Conser-
- 79 ~
vano l'accento sulla penultima i nomi proprii in Scùpog :

Apollodoro, Artemidoro, Atenodoro, Diodoro, Isidoro,


Metrodoro, Polidoro, Teodoro, quelli composti di cùSóg
e «7^ come incoòóg epodo, pot^^Àiàóg rapsodo, ytùapuòóg
citaredo, (7vi>aycòj/i sinagoga, àri{xay(ùyóg demagogo ; pure
dicesi comunemente avaycayrl , andgoge ,
TrapaYwyvJ pa-
rdgoge.
Per contrario abbreviarono Tw, portando l'accento sulla
terzultima sillaba, i
composti di (pcavvf,
come -np^cpcùvog
emifono, iJ.ay.p6(C(^vog macrdfono, [xeyakócpcùyog megald-
fono, G[x6cpcùVog omofono, òvèipócpcùvog onirdfono, rvjXe-
(pcovog telèfono ; antifona, che ritenne l'accento greco
del neutro plurale avrr^wva, responsorii, i composti di

^ip e Òkyì vista, come àix^lvco^ amhliope, ^VGCù^p disope,


micrope, [xvcù'p miope,
ixiytpciiì'^ periope, di guisa nEpic^nri
che si confondono coi composti di o^ voce, come KaX-
hónrì Calliope. Idrope ha in greco la doppia forma
e
vòpoìTzog v^ponog.
Abbreviano la w anche i
composti di y^v/a come digono,
trigono, tetragono, pentagono, esagono, poligono, ecc.
Trigono trovasi già abbreviato nei poeti cristiani. Hanno
l'w atona i composti di come av^pconog ,
àyptdv^pQnog
agriantropo, (piloiv^poìnog filantropo, [xiaocv^pcùnog mi-
santropo.
I sostantivi verbali in ig derivati da verbi in ow si
usano abbreviare quasi tutti ,
come àyyilcùGig anchilosi,
òiayv(»)7tg diagnosi, (pliJ.0!)7ig fimosi, (plóyoìcrig flogosi ,

lxsTa[j.Gp(p(ii<7ig metamorfosi, credo per


viy.poò(jig necrosi,
analogia con sintesi, analisi, parentesi, ecc. Pochi con-
servano la lunga come apoteosi ùno^Écùdig
, ematdsi ,

OiiixoÌTCù7ig,
neurdsi
vsvpcù<7tg.
Alcuni non hanno accento universalmente stabilito, ma
la pronunzia è varia, come in dj^oto e a^dto afcoTov, cred-
soto creosdto Z|0£(M(70ot(5V,
e i
composti di zwXov come
dicolo, tricolo, isocolo ^r/wXov, xpUcSkov, hÓT-ùìlov, ecc.
I nomi proprii conservano generalmente Yo lunga, come
• — 80 —
'A/sXwog Achei 00 khcùnog Esopo, Aizcùkot Etóli
, ^

riazTwXog Pattólo.
Idolo è usato breve fino dai poeti cristiani.
La maggior parte delle parole che hanno i breve sulla
penultima sillaba si pronuziano sdrucciole, come vno'/.pii:riq
ipocrita. Così tutti i numerosi aggettivi col suffisso iy.o,
p. e.
ày.po^axiY.6q acrobatico, iyoclvTfaóg analitico, iva-
roixtyióg anatomico, apxnxog artico, xa^oXr/og cattolico,
K0LV(7rty.óg caustico, KBpo(iJ.£iy.6g ceramico, vlnpf/.6g chie-

rico, Kv/lixóg ciclico, inVéióg epico, ix£rpr/.óg, metrico,


apÙLLrj7iy.6g aritmetico, ^aaLltx'ó basilica, KptriKYi critica,
y^povvm cronaca, riòv/:h etica, Tiok£\Jx/:Ci polemica, noli-
U7.rj politica, npa7.xiyri pratica, prjTGpty.ri retorica, ecc.
Tutti i sostantivi dentali in td, vd come à<^tg abside, ,

[iolig bolide, v^ap^^nlg carotide, ylaiivg clamide, y^pv-


callig crisalide, efemeride, atytg egida ecc. ,
È(^rjp.£ptg
i nomi proprii ''Apv£[JAg
Artemide XaXx/g , Calcide ,

XpvfjTitg Criseide, 'Y^^nzpl^zg Esperidi, Yjvp.Evtdsg Eume-


nidi, Sktg Tetide come pure quelli in i^Tig come Epi-
menide , Euripide ,
Tucidide ,
Dercillida ,
Leonida ; i
composti di (Dikog e li'^og come ^t^Xtó(ptlog bibliofilo,
aerolito
"^E(ùpy6(ptlog gcorgofilo a£p6\ùog ,
ypiGolùog ,

crisolito. Edipo Oiòtnovg è pronunziato variamente. Cosi


pure è varia la pronunzia di periplo nspinlovg composto
di nlovg. Adamantino a^ap^avvivog per lo più si pro-
nuncia parossitono, per analogia con le parole italiane
terminate in ino. —
I nomi in io conservarono l'accento

sulla terzultima, come iàvj^iov assenzio, npooiiJAov proemio,


e questi in
àyyovpLOi anguria, (jCpaLpiar/jptov sferisterio,

'/iptov
mantennero Taccento allo stesso posto anche quando
perdettero la t come dr/.a<7Tcptoi> dicastero
, ,
p.vfjxripiov
mistero e i composti di come emi-
G'ùaìpa, riiJA7(patpLoy
sfero, plani-c^palptov planisfero.
Maun ordine particolare è formato dai nomi in la,
che offrono la maggiore varietà d'accento, e in questi si
applica principalmente quella legge sopra detta, che le
— 81 —
o nei
parole, le quali entrano nell'uso popolare latino,
tempi precedenti a Varrone o dopo il fiore del classicismo,
sono sdrucciole, quelle invece che rimasero nella classe
colta e nel linguaggio scientifico conservano l'accento greco
sulla penultima. Alcune delle parole popolari si ricono-
scono anche dalla alterazione della forma, come nausea
voLDdia^ storia i7Topta, chiesa zYyìkrìaia^ seppia (yrinia,

hihhia T(x
jSi^X/a.
Le prime due parole entrarono assai di buon^ora in
latino ;
Jiistdria probabilmente fino dal tempo
doveva dirsi

di Fabio Pittore chiesa e bibbia furono parole volgari dei


:

Cristiani. Del pari dovettero essere note ai Latini fino


da Ennio e Nevio le parole zpaycòòta tragoedia, y.(ùp.(ù^la
comoedia, aix^poata ambrosia e quelle geografiche 'kyixua
Acaia, 'kpv.ot.hla Arcadia, Aiolia Eolia, hixcAia Etolia,
Mayvrt^lcx. Magnesia. Noi pronunziamo brevi in italiano
molte altre, come arteria (xpzYjpla,
antonomasia avro-
vofiaGia, tenia raivtoc, Urania Oùpavia Mesopotamia ,

MsaoTiGTaiiia, alcuni nomi di nuova


formazione come
Polinesia, Micronesia ecc. Nei composti di noilcx. la
,
t

fu assorbita dal dittongo, di guisa che diciamo epopea,

farmacopea, prosopopea.
Al contrario abbiamo conservate parossitone le parole
scientifiche, le quali anche dai Latini, secondo le testi-

monianze già recate dei grammatici, conservarono 1' ac-


cento greco ; p. e.
ày.a(Ji^ia acampsia ,
àcpuvicx. afonia,
agonia, o:ypovop.ia agronomia, ak'krjyopia
alle-
i'^cùvia
goria, àyaloyla analogia, àvapyja anarchia, àvcaoi^loL
anatomia, iu(ùiJ.akia anomalia, anonlrj'^la apoplessia,
àpiJvoKpazla aristocrazia, dpixovioL armonia, xa/s^/a
cachessia, Kc/.vmyopla categoria, òrjiXGUpaTioc democrazia,
riixiTtlrjyia emiplegia EV)(^apt7rta
eucaristia
,
(piXo(70(pia. ,

IsLrovpytoc liturgia, [xelcù^ia melodia, 7ipo7(ùài(x.


filosofia,
prosodia, Gvp.(p(ùvta sinfonia (colla forma popolare zam-
pogna, cioè sampdnja) ^sc»)pta teoria, tutti i nomi delle
scienze composti con loyla, come cptkoloyla filologia ^

6 Zaimbaldi ,
Le parole greche.
• — 82 —
Bioloyia teologia, (pap[j.aìio\oyio(. farmacologia, ecc. Per
analogia con questi nomi greci si pronunziano parossitoni
anche molti nomi geografici, come Albania (Strabene,
11,500), Boniania, Rumelia, Anatolia. Epifania prese
l'accento per analogia con queste parole, tuttoché non
derivi dal singolare snKpoivEtoc o InKpavi'a^ ma dal neutro

plur. rà ÈmcpavEca o Ènfùocvia, che così gli scrittori eccle-


siastici chiamarono quella festa, e l'uso popolare ne fece

a ragione befana. La parola gaggia conserva Taccento


greco, benché ritirato nella forma latina acacia (àxax/a).
Le parole che hanno lunga nella penultima per lo
i

più hanno l'accento sopra di essa, come 'Acppo^irrj Afro-


dite, ipiJ.a(pp6àzog ermafrodito, àpeonayiZTjg areopagita,
£prj[JAring eremita, Ar//vv3 Egina napoLGirog parasita, ,

e tutte le malattie terminate in ite, come artrite ence- ,

falite,meningite, pleurite, pneumonite, ecc., ma l'abbre-


viano ày.ivLxo'j aconito e i composti di vvAfì, come ^kpi-
aròvvAog Aristonico, 'AvdpGyLy.og Andronico^ 'EXXavr/og
Ellanico, certamente per analogia coi sopradetti aggettivi
in ly.òg, come cinico, oceanico, ecc.
L'y breve della penultima sillaba si mantiene atono
in (y.v(xlv<7ig analisi, àay.i:vlog dattilo,
Ahyylog, Eschilo,
TI olvnovg polipo ,
ecc. nei composti di ovopM^ nelle forme
dotte, anonimo, òiJ.fJìvvp.og omonimo, (Tdvwvk/xoc:
ò:'j(J)vvp.og
sinonimo forma popolare Girolamo 'hpcùvvixog.
ecc., e nella
In qualche nome proprio, come Odrisi, prende comune-
mente Taccento. Così pure in coriza, dove forse la z fa
sentire la sua natura di consonante doppia e forma po-
sizione. La V lunga conserva l'accento in ot<7vlov asilo,

^omvpov ndnvpog papiro, "A^v^og Abido, Ks^-


hutiro,

y.vp(/.
e
Y^ópmìpoL Corcira
ma non in ancora àyy.vpo(.
, ,

dove V fu mutata in o breve fino da tempi antichissimi.


Il dittongo c/.i della penultima ritiene l'accento. Pochi

nomi comuni con ai sulla penultima si usano in italiano,


come <xx[}.0'G(^oiipa atmosfera, (xix(j^(G^aLVCK anfesibena,
dl^ocia altea, matxa dieta, xpinaiov trofeo; per lo più
- 83 -
sono forme aggettivali in atog, spesso sostantivate, p. e»

(X[JLOt^(x.iGg ameheo, y.Qpv(pa,lGg corifeo, vpÀvaiov imeneo,


Èpv^poiiog eritreo, X£(paXa/a cefalea, 'A^yfvajov Ateneo,
nv^ipmog pigmeo, molti nomi proprii, p. e. kh^aiog Alceo,
'hpiGTalog Aristeo, Méyocipa Megera , Movaoiiog Museo,
UiocTaia Platea, TiiJ.af.og Timeo, Tirteo
Tvpraiog ,

Xtp.aipoc Chimera.
Eitiene l'accento anche il dittongo av, non pur nella
sua forma originaria, come àspo-vaùrrjg aeronauta, xsv-

ravpog centauro, ma anche nella contratta, come j3oy-


y.ivxaupog bucintoro, ^Tjaavpóg tesoro.
Il dittongo SI nella penultima sillaba, come fu detto
sopra, è diventato già in latino ora e ora i. Dove è di-
ventato e esso ritiene di regola l'accento, p. e.
ànóyaiov
apogeo, yopdog coreo, ywaiifisiov gineceo, uyistWi igiene,
Xyzsiov liceo, (jnovÒEiog spondeo, 'AÀ^sjog Alfeo, Xatpcù-
vsia. Cheronea
Kv^ripsiu Citerea
, AsyJlsia Becelea , ,

Aivstag Enea, 'Hpay.lsccx. Eraclea Aotoòr/sta Laodicea,,

MoLvnvziOi Mantinea, M'CìÒsìol Medea, Hev'^e(7Ì\eiol Pen-


tesilea. Il mantenere l'accento è dovuto probabilmente
al fatto che i Latini riprodussero spesso, e principalmente
nei tardi secoli, ,£r con ae, e come trovasi diae speciae
e gli avverbi praecipuae, mirificae (1) così scrivevasi
mausolaeum, aJphaeus, gynaecaeum per ii(/x>(7(Skmv
, ,

'Al^ùiiog, yvvotrAEiov, ecc. Solo in qualche aggettivo, come


iperboreo, ritira T accento per analogia cogli aggettivi
latiniextraneus, consentaneus, ecc.
Dove è diventato i esso mantiene per lo più l'accento
davanti a consonante, come 'AXzsj'^vjg Alcide,
'ATpsiàrjg
Atride, EùxXs/^vjg Euclide, ''Enstpog Epiro, Ev'^sivog
Eusino, napa(ìsi7og paradiso, UrjlBioYjg elide, (jancpstpog P
zaffiro, TOf.netDÓg tapino. Nondimeno qualche nome proprio
fu abbreviato p. e. Eraclito credo per
;
'Hpa'xXsirog ,

(1) Vedi Schuchardt, o. e. I, 243 segg.


- 84 -
analogia con Democrito Artiióxpirog , suo compagno in-

separabile nella storia della filosofia, con Onomacrito

'Ovoixaìipizog, ed
altri nomi con i breve nella penultima;
poi su qualche patronimico, come 'Epa/kelòai Eraclidi,
'YnepEtSrjgIperide. Aristide 'Apt<7TSiàrjg si pronunzia in
due modi. Divenne poi breve nei composti di stòsg, come
alcaloide, asteroide, encefaloide, oficleide , sferoide ,
e
simili.

Nel maggiore numero di nomi uscenti in hol l'accento


rimane sopra i, p. e. àvzina^eia antipatia ,
òvvo(.(7Tcioc

dinastia, sXsysta hipypAa energia, r/>ivy.hog-


elegia,
nai^ziOL enciclopedia, sl^^Ktlolavpsi'X idolatria, 'Hr/sv£toc

Ifigenia, Aa^oa/x^^a Laodamia, u.a^iv.amagia, vExpo-


negromanzia, ofj.oLo-n'y.^er/. omiopatia, mpinézsia
[xc/cvreta

peripezia, noltzsta .polizia, npoY^jZsta profezia, (7V[J.nd-


^sLa simpatia. Ma non pochi ritirarono l'accento, prin-
cipalmente per l'analogia coi nomi latini in ia, per
esempio 'Als^ocvàpsta
Alessandria ,
'A/xsXsta Amelia,
lialaùpsia Calauria, Euysvsja Eugenia, OtXa^sXfpsja
Filadelfia. A ciò contribuì certamente per alcune voci
la doppia scrittura che usavasi in greco. P. e. trovasi
scritto 'Axarìyj^aj^a e 'Axaov^^aj^, onde più facilmente in
latino e in italiano venneAccadèmia. Alcune che nella
forma dotta conservano l'accento sulla /, lo ritirano nella
forma popolare, come Xfravcja litania e litclnia (con-
fronta Dante nel verso: Che fanno le litane in cpiesto

mondo). Dal nome Theocleia la u divenuta i scomparve


in Thecla.
L'abbreviazione della i toccò poi per analogia a tutti
i nomi Già nei primi secoli
in SLO. cristiani di Ba^ilstog
si fece Basilins, di di àòcjdvsiog adonuis.
ù^apdog Ddrius,
Mentre Eraclea conservò Taccento sulla penultima, il

nome Eraclio lo ritrasse sulla terzultima; cosi


pure Eu-
genio. In italiano pronunziamo brevi
composti di cxo- i

nEiov come microscopio, telescopio. Archivio lo man-


,

tenne perchè crebbe d'una sillaba colla inserzione di v


-85 -
da ip^iloy, ma telonio rikrù'Jih'j lo ritrasse, come matri-
monio, mercimonio.
I nomi che hanno il dittongo su sulla penultima sono
pochissimi e conseryano l'accento su di esso, come iix(pv-

7SU7tg enfiteusi, 'Ehif^lg Eleusi. Meritano invece parti-


colare attenzione i nomi proprii terminati in siig, alcuni

dei quali nel comune uso italiano prendono Taccento


sulla e, come 'Arpsug Atreo ,
'Eps/^sug Eretteo lào- ,

lJ.cV£vgIdemeneo, Ttòsvg Tideo. Non va annoverato tra


questi Pireo, che mantiene l'accento per Vai della penul-
tima sillaba, IÌ£ipc/Acvg:
ma maggior numero lo ri-
il

tira sulla penultima, come <^iyevg Fineo, NvjXsyg Neleo,

Nrjpsvg Nereo, lirjlsùg Peleo, Ilsv^sug Penteo, Usp^svg


Perseo, lipop^Yj^sug Prometeo, Up'jìTsvg Proteo. Che pur
nei Latini fosse varia la pronunzia lo attesta Quinti-
liano nel passo sopra citato 1, 5, 24, ove dice che da

giovane intese vecchi dottissimi dire Atreus con Taccento


sulla terzultima, laddove al suo tempo conservavasi l'ac-
'

cento greco Ar p su g.
Ma
questo accento sull'ultima sillaba confuse insieme
le parole derivanti dai due suffissi atog ed evg, di guisa

che non era più chiaro se dovessero pronunziarsi in una


o due sillabe di che vedi il passo di Mario Vittorino
:

recato sopra a proposito del dittongo £v, a pag. 50.


II dittongo ot della penultima sillaba conserva sempre

l'accènto sulla e che lo rappresenta in italiano come in ,

[jJzotKOi meteci, perieci, e ne' composti di


nzploiY.ot pi'^,
ecc.
òidppoioL diarrea, vdpóppoiocidrorrea, òzóppoic/. otorrea,
Sta solo in apparenza sulla penultima nei composti di noiio)
che hanno perduta la i; così diciamo epopea per epo-
peia, farmacopea, melopea, prosopopea, ecc.
Il dittongo ou della penultima sillaba mantenne di

regola l'accento, come in


'Api^ov<70c Aretusa, 'Apy.rovpog
Arturo, 'JLnUovpog Epicuro, zxjvovyog
eunuco -ojioxzl- ,

voxxsa ipotenusa,
lupaKovaai Siracusa. Ma seguito da
l esso nel
linguaggio volgare tendeva a mutarsi in o breve,
— 86 -
p. e.
Ev^ouXog Euhoìo, Klsó^ovlog Cleoholo, ed anche
pronunziando u si ritrae generalmente l'accento, per
'

esempio \pt7zó^oulog Aristóbuìo, Spa^v^oulog Trasihulo.


Nella unione della parola à.iog v.oxjpoi l'accento della
prima smorzò quello della seconda, sicché diciamo Dio-
scuri. Nella parola acolito, y.-/.o).ov?iog, usata nei primi
secoli cristiani oy si attenuò in v
,
sicché rimase in ita-
,

liano i breve.
Finalmente il dittongo vi si mantenne lungo, come in
'

hùnvioi.1
Arpie.
Se la vocale breve della penultima sillaba è seguita
da due o più consonanti la sillaba diventa lunga per ,

posizione ed ha l'accento, fosse essa ossitona come fj.a-

paipAg marasmo, nkzo'jy.dixóg pleonasmo, Ò7Xpa}iL7[j.6g


ostracismo, ovvero proparossitona, come y.ó^opvog coturno,
le-
àv^ùpc/.p.fÌGg ditirambo, mpiGXog aoristo, l'tì^^pyov
targo, U.AovTapy^og Plutarco, Wìi^av^pog
Alessandro e
cento altri. Se la parola viene alterata verso la fine,
l'accentonon muta posto, come Gua^iJ.og spasmo e spa-
simo. Solo formano eccezione alcuni nomi geografici col
sufiìsso nt, che ritennero l'accento sulla terzultima, come
Taranto, Lepanto, ed anche Otranto che pur deriva
dal dittongo ou seguito da vr, Hydruntos.
Le consonanti raddoppiate fanno pure posizione, come
quelle che derivano per lo più dall'assimilazione d'una
prima consonante con la seconda, p. e. (7'JyTa|(g sintassi,
anoKdlv^ig apocalissi, Ar/unrog Egitto, dialsxvog dia-
letto
inr/pc/.iiiJ.a epigramma,
,
d[lrjiJ.u.a dilemma, ecc.

Quelle che si scrivono doppie in greco fanno pur esse

posizione, come nolvyluTZog poliglotta, p.o}.o776g mo-


losso, xpj77^),).oc cristaUo, ^l^vìXa sibilla. Queste però
in origine potevano ritenere Taccento sulla terzultima.
e. sembra che i vecchi Eomani dicessero Philippus.
P.
La parola popolare g aro foto, y.oipvó'w}lov, rimase propa-
rossitona con una sola /.

Rispetto alla posizione della muta e liquida anche in


- 87 -
queste parole ha riconferma la legge, che la muta tenue
od aspirata lascia breve la vocale molto più facilmente
della media. Così p. e. tutti i
composti di pÀxoov ri-
mangono parossitoni, come y^poifóiJ.srpGw cronometro, àioi-
lJ,BTpGvdiametro, nolviJ.srpGV poUmetro, ^spixóiJ.STpov ter-
mometro; laddove i
composti di iòpa e vdcop tengono
per lo più Taccento sulla penultima, p. e. òààpog diedro,
zpUàpog triedro tetraedro noXvsàpog po-
,
Tsipas^pog ,

liedro, ecc. e in clessidra. Cattedra, y.oc^iòp7., ritrae l'ac-


cento, ma la metatesi popolare cadréga è ossitona. Cosi
sono proparossitoni CaricleXapmlrtg, Empedocle 'Efj.ns-
ooTlng, Pericle Usptìùrig, Sofocle lo'^O/tHg ecc. lad- ,

dove sono ossitone podagra chiragra nBtpd-


noàolypa ,

ecc. Ritengono l'accento sulla vocale breve davanti


^IpcA,
a tr
YSkEondxpy, Cleopatra, slàcùlGl&.TpYjg idolatra, (poc-
pixpa faretra. I composti di llrpGV ritengono o rigettano
l'accento secondo la vocale che precede. E facile appog-

giare l'accento sulla sillaba ca di decalitro, ma non


sulla i di decilitro che suolsi pronunziare parassitono.
,

Da questa ricerca s'intende che nella massima parte


le parole greche ritengono in italiano quell'accento che

avrebbero applicando alle loro quantità le regole delFac-


centuazione latina, e solo un piccolo numero, dove la
quantità fu alterata nell'uso popolare in tempi antichis-
simi, come ancora, od avea già perduto il suo valore
quando entrò in Italia, si diparte da quella
la parola

regola generale, o ritenendo l'accento greco o seguendo


l'analogia di altre parole italiane.
— 89 —

m.

INDICE
Abbreviature : e. ra. composto moderno
— e. ibr. composto ibrido deriv.
derivali — I. m. latino medievale. — vb. verbo o verbale. —

Abaco, a|3a?, tavoletta spalmata di acanthus Verg. ed. 3, 45. Il nome


arena o di farina, in cui si face- è formato dalla rad. ac come ,

vano calcoli aritmetici e si dise- acacia.


gnavano figure. Abacus Pers. 1 Acaro 9 tò àxapf, sorta d'insetto,
,

132. vb. abacare. Arist. ft. a. 5, 31.


Abate, àjSjSas siriaco, abba padre, poi Acattolico, e. m. di /a&oAtxó? con à
titolo d'onore. Passò in occidente priv. non cattolico.
dal Nuovo Testamento. Derivati Accademia, 'Ax.a5v7/x£ta e 'AxaS/ì/Aia,
abazia, badìa, abaziale, badiale. accademia Oic. ì)e or. \ 43. Era ,

AbissO) ajSucTffos (à-j3u(77ó? senza fondo); un ginnasio a sei stadi da Atene,


parola presa dai Cristiani per dalla parte nord-est in luogo ,

indicare l' inferno dei dannati. ameno e sacro all' eroe ateniese
Abyssus Tert. De bapt. e. 3. Akademos, dove Platone insegnò
Abrotano^ àjSpóTovov, nome di pianta. la sua filosofia e dopo di lui i
Abrotonus Lucr. 4, 123. Abroto- suoi discepoli. Quindi accademia
num Hor. ep. 2, 1,14. significò pure la scuola e la dot-
Abside^ absis Plin, 2, 63, ab-
à<fi5, trina di Platone, e i suoi seguaci
sida [sìa. or. 15, 8, 7. Significa furono detti Accademici.
curvatura, vòlta, forma arcuata Acceggia, uccello di becco lungo.
che congiunge («tt-tw) due cose. Alcuni derivano questo nome da
In architettura è il termine semi- V.Y.Ó
punta, altri dal lat. acies. Si
circolare d'un portico, d'un tem- trovano le forme medievali acacia,
pio, ecc. che congiunge le due accia.
pareti parallele. Accidia, à-y.-rMioc (non curanza) ace
Acacia^ àxaxta, acacia Cels. 6, 6; dia Vulg. Sirac. 29, 6. Accidia
Plin. 20, 109. Pianta spinosa, e Isid.Sen^. 2, 37, 2. Cicerone l'usò
perciò ebbe il nome dal rad. ac, in greco. Agg. accidioso.
che si trova in acre, acuto, ace- Acciaga, aphye ed apua Plin.
à'^ó-zj,

to, ecc. Cresceva specialmente in 31, 95. Da apjuca venne poi ac-
Egitto, sicché Linneo la nominò ciuga. La sardella fu cibo popo-
mimosa nilotica. Una forma po- lare a Roma ancor prima di
polare della stessa parola è gaggia. Plauto.
Acanto, ax«v2ro$ e uav.v'^x (spino) Acefalo, à-xs^«/o; (senza testa), ace-
90 -
phali, Isid. or. 5, 39, 39, erano una Addome, vedi adipe.
setta eretica. Adianto, àStavTov sorta di pianta
AcinO) 5:>(.tvoi, acinus e acinum Cic. {capillusVeneris). Adiantum Plin.
C. M. 15. In Dion. è il basilico sel- 21, 100.
vatico; cfr. Plin. 21, 174.11 nome Adipe, aìti'f oc, adeps Lucil. 4, 35.
è dalla radice ac (cfr. acacia). ^el tardo latino anche aleps. Che
Secondo Fick è originale latino. adeps derivi da alufx è dimo-
Acolito 9 à/.ó).ou&05, acoluthos Cypr. strato dal Benfey II, 122, e am-
ep.7. Dal significato generale di messo dal Curtius, p. 166, dal
satellite nel linguaggio cristiano Vanicek, p. 81 1 dal Weise, p. 329.
prese quello particolare di chi — Da adeps deriva adipomen
,

serve messa, eguale a ceroferarius. donde l'it. addome, agg. addo-


Aconito^ àxóvtTdv, aconitum Verg. minale. (Max MùUer KZ V, 152
152. non ammette passaggio di l or-
il
georg._^2,
Acoro» e anopo-j
u/.opoi ^
acorus e ganico in d, e perciò adeps, e,
acorum Cels. 3, 21. Plin. 25, uX-i'fx sarebbero parole comuni,
IT)?; sorta di pianta. non quello derivato da questo ).
Acrobata: à/po-|3aTiw significa cam- agg. adiposo.
minare in punta di piedi. Gli Adito, a-òjTov, im-penetrabile, ady-
antichi chiamavano così anche il tum Lucr. 1, 737, la parte più
camminare dello struzzo e del- riposta del tempio, inaccessibile
l'oca, Diod. Sic. 2,50; Lue. Icarom. ai profani. Caes. 6, e. 3, 105 in
10. Usavasi anche per salire in occultis et reconditis templi, quae
cima, Polyaen. 4, 3, 23. Ora dicesi Graeci aòura appellant. ( Non si
acrobate chi balla sulla corda, confonda con adito, lat. aditus
Più comune è l'agg. acrobatico. da ad-ire ingresso).
,

Vitr. 10, 1
genus ma- AdoniO , koój^rciOi agg. di WSoìvig
àz|00j3aT£/.óv , ,

chinarum scansorium. adonius Serv. de ?netr, Hor. 468,


Acromatico , e. m. di '/.rMu-y. con à 23. È la chiusa della strofa saf-
priv. significa senza colore. Dicesi fica, che pare denominata dal ri-
di lente o cannocchiale. Deriv. tornello d'un antico inno ad A-
acromatismo. done, w Tòv 'A^wviv.
Acropoli, à/.oó-7to>t5, città alta o parte Aere, àvip, aer Plaut. Asin. 99; Cic.
della città posta in alto e per lo Acad. 1, 7, 26 aer, utimur enim
più fortificata, acropolis Iscr. prò latino. Cfr. nat. d. 2, 36, 91.
Acrostico, à/.|5ó--T£xov, componimento (rad. ar spirare), agg. aereo xi-
poetico, in cui le lettere iniziali pioi aerius, Lucr. 1, 1 2; aeronauta
di ciascun verso formano un nome areonauta, e. m. da à-np e v«u-
o un verso. Cic. div. 2, 54, 111, Tv;,- navigatore per l'aria; agg. a-
tum vero ea qy.ae ày.po'jTr/J; dici- reoiiautico. Aereostato e areostato
tur, quum deinceps ex primis ver- e. m. da àr,p e la rad. c-tk, oggetto
suurn litleris aliquid connectitur, che sta sospeso in aria, pallone
ut in quibusdam Ennianis: Q. En- volante, agg. areostatico. Areolito
nius fecit. c/:/.po':r:iyio-J Or. Sib. 1 1 , 17. e. m. da Hp e /tS'o,- pietra aerea,
Acustico, àxouT-rwó;, che appartiene cioè che cade dall'aria. Aeriforme
all'udito.Piut. Audit. 2, agg. dal e. ibr. da àr,p e forma.
verbo àzouw udire. (Arist. Eth. 1, Afa, «f/j accensione, quindi calore
13, 19 significa che ode volentieri). soffocante.
Acustica dicesi ora la dottrina fi- Afelio, e. m. da «ito -/jìioc, distante
sica del suono. dal sole. Indica il punto in cui
Adamantino, «Sa^xvTcvo,- , agg. di un pianeta è alla massima distanza
àoi<j.y.; (cfr. diamante) adaman- dal sole (Galli. Sagg. 19).
tinus Lucr. 2, 447. Aferesi, «^-«tpsati (il toglier via)
- 9( -
aphaeresis' Ch'dria. 278, 15, K. Si- nastico, e quindi passò a signi-
gnifica l'omissione d'una o più ficare lo sforzo, l'ansietà, la trepi-
lettere in principio di parola , dazione, cfr. Dem. 1 8, 33. Ora indica
come badia per abadia, fante per la lotta suprema fra la vita e la
infante . morte. Da agonia deriva il verbo
AforismOj àf-'opicfj.ói (de-finizione) agoniare (àywviòcv) che si pronun-
aphorismus Jul. Rufin. de fig. zia agognare da àywvi^w agoniz-
;

seni. 14. Breve proposizione che zare.


riassume il concetto fondamen- Agronomo, ày/3o-vó//o,-, abitatore ed
tale di una cosa. anche amministratore di campi.
Afrodisiaco, àypo5tffta/.Ó9, agg. da Nell'antica Atene era 1' ammini-
Aphrodite (Venere) equivale a ve- stratore dei terreni dello Stato e
nereo aphrodisiacum metrum
, l'ufiìcio suo dice vasi agronomia.
Mar. Victor, art. gr. 2, 6, 7, pa- Ora questa è l'agricoltura razio-
gine 86, 34, K. aphrodisiaca è una nale.
pietra preziosa in Plin. 37, 148. Alii, ed interiezione di dolore, ai
Afte, «y&«£, aphthae Marc. Emp. 11; Ov. Met. 10, 215. Le interiezioni
pustole in bocca. latine erano ah, au, io, hei, heu-,
A^ape, à.yó.Tzri amore, agape Tert. gli eruditi s'accordano a riguar-
de ieiun. adv. psych. e. 17 è l'a- dare ai come interiezione greca.
more del prossimo. Poi è il ban- Alabastro, à;«/3a7T/3os, alabaster e
chetto cristiano, così detto perchè alabasirum Plin. 13, 19. Più
vi si chiamavano i poveri per dar comunemente la_ pietra dicevasi
loro l'elemosina; Tertul., Apolog., alabastrite; 36, 60 huic
Pliri.

{onychem) lapidem aliqui alaba-


Agiata, «x«Tyj?, specie di pietra pre- stritem vocant. Alabastrum era
ziosa, achates Plin. 37, 5. Deriv. una scattola da unguenti. Deriv.
agatoso, agatato. alabastrino, alabastraio.
Agrio, il Perion de ling. gali., p. 45, Alcaico, à).xatkóv alcaicuìn Diom.
,

lo derivada odzkoq fausto, prospero, 509 32 K , metro nominato dal


,

frane, aise , quindi comodo ( cfr. poeta Alceo.


'Afx^póaio; Ambrogio). Il Ménage Alchimia, l'arte di far l'oro. La
da oHum, altri dal got. azéts, fa- parola araba al-ktmtd non ha
cile,comodo; agio o aggio per so- una radice nell'arabo, e il Mahn
prassoldo è la stessa parola. Deriv. fra varie etimologie antepone
agiato, agiatezza, disagio, ecc. quella dal greco x^/^ó*» succo., U'
A^nocasto, sembra parola ibrida for- more. Altri la crede voce egizia,
mata di a^vos, che è il nome greco perchè in Egitto già sotto i Ro-
di
q^uesta pianta
e castus. Gli an- mani esercitavasi una chimica
tichi lo poneano in relazione con magica, a cui si rannodò poi la
l'agg. àyvós, casto, e attribuivano alchimia degli Arabi. xruxzXa, da
a questa pianta la virtù di con- cui noi abbiamo formato chimica,
servare la purezza. Aqnos Plin, si trova in Suida.

24, 9, 38. Alcione, à>zuwv^ alcyon Pacuv. trag.


Agognare, vedi agonia. 393 Rbb. Agg. alcionio à)>/.yóvcw?
Agone, à'/wv agon Plin.
, ep. 4, 22, alcyoneus Plin. 32, 86.
1, certame. Deriv. agonista, ago- Aletoscopio, e. m. dalle parole
nistico, agonale (da cui la piazza òà:ri?ili (7X07TSIOV stromento da ve-
,

Navona in Roma, antico circo dere al vero, cioè con lenti che
agonale). ingrandiscono le immagini fino
Agonia, agonia Y\x\g. Lue.
àywvta, allagrandezza naturale e con di-
22, 44. In greco è sinonimo di stacco delle figure.
à/cóv, poi anche d'esercizio gin- Alfabeto, «Xyà^vjTos, parola compo-
92

sta coi nomi


delle due prime let- vb. ambasciare. (Ambasciata per
tere a (alpha), h {beta). Non si legazione ha origine diversa; ved.
trova che nei secoli cristiani ; al- Diez. p. 18 sg.).
phabetum Tert. haer. 50. Ambrosia, cctx^pocix, fem. dell'ag-
AlÌC6j à).u/.i'; e à),ux/5, salsa^ àXuxt^v, gettivo à^w-j3/5Ó7i9; immortale. Era
salsa di pesce, donde halec, Cat. il cibo degli dèi e dei cavalli di-
r. r. 58. vini ambrosia Lucr. 6, 976. Agg.
;

Allegoria j allegoria.
yXi-ri/opiv. ,
\

'
ambrosio; nome propr. Ambrosio
Quint. 8, 6, Ai z= inversio Agg. . e Ambrogio.
allegorico, aù-nyopuói, allegoricus Amen, avv. affermativo ebraico, ri-
Arnob. 5, p. 183. vb. Allegorizzare. tenuto dagli scrittori greci cri-
Allopatia^ e. m. di allo-'xóùs.ioi.. Si- stiani e da questi trasmesso ai
stema di medicina, che usa ri- Latini; «//./; v amen
, Aug. doctr.
medi quali producono altri ef-
i chr. 2, 11, 16.
fetti da. quelli della malattia. L'op- Ametista, «-/as^u^to;, agg, vb. da
posto è omeopatia. Agg. allopa- /AiS-uc),essere ebbro , con à priv.
tico. Gli antichi attribuivano a questa
Aloe, «/o'y/, aloe Cels, 1, 3. Parola pietra la virtù di attirare i va-
di forma semitica (sanscr. agaru). pori del vino e di liberare dalla
Il migliore veniva dall'Arabia. ubbriachezza. Amethystus Ovid.
Altea^ à/Sata, pianta malvacea, al- \
a. a. 9, 81. Cfr. Plin. 37, 9, 40.
thaeaVVm. 20, 222. Il femminile italiano sottintende
j

Amadriade, à/j-uSpuiti^ ninfa bosche- pietra. Agg. ametistino.


'

reccia, hamadryas Prop. 1, 20, Amianto, «-//tavros, agg. vb. da


32.
'

//cai'vw con
à priv. Significa incon-
Amalgama, iJ.i.ict.yiJ.y., sost. verb. da \
taminato. In Dioscor. è la pietra,
rammollimento. Propr.
ij.où.ccQ^'jì j
che gli antichi filavano e ne fa-
l'unione di un metallo con mer- ;
cevano più che altro salviette e
curio; malagrna Cels. 5, 17, 2. |
pezzuole. Amiantus Plin. 36, 139.
vb. amalgamare. Amido, K-/y.j).ov, comp. da /atj)./?, mo- j

Amanite; à/xaviraj in Nicandro lino con à priv. Significa non ma-


(presso Athen. 2, 61) sono funghi; cinato, cioè sostanza ricavata dal
probabilmente agg. da 'A/y-avó; frumento senza macinarlo. In A- ,

che è una diramazione del monte ristoph. Acharn. 1057 è una fo-
Tauro in Cilicia. caccia di fior di farina. Amylum
Amaraco, u'j.dpuy.o; (-ov). amaracus e amulura Cat. r. r. 87 = amo-
{-um) Catull. 61 ,
7. lurn.
Amaranto, o:,v.apavTo; agg. vb. da Ammi, a//'., sorta di pianta, ami e
,

con a priv. significa in-


!j.y.poi.vjo)
amium Plin. 20, 163.
corruttibile che non appassisce; Ammoniaca, àij,ij.o-nx-/.óv, agg. di 'A//-
,

amarantus Tib. 3, 4, 3'. Agg. /v.wv, perchè questo sale trovavasi


amarantino. nell'oasi di Giove Ammone. Am-
Amatita, v. matita. moniacum Cels. 5,5; agg. am-
accecamento,
Amaurosi, àfj.ujpo)(7ii ,
moniacale.
indebolimento (del nervo ottico). Amnestia e Amnistia, u- [j.-jr^aiia. di-

Agg. amaiirotìco. menticanza, cioè il non ricordar


Ambascia, Erich nell' 'AvS^pw-oy/cjT- più le colpe. Amnestia Vopisc.
zoyu-Hcc ^ 417 la deriva da à-^aTt'a, Aur. 39, 4. Vb. amnistiare.
il non poter parlare, come effetto Amorfo, a-fj.op'fOs, senza forma de-
dell'agoscia; poi à/z/^aaiK, da cui terminata.
sarebbe venuta la forma pop. lat. Ampelografia, e. m. àij.nùo-ypocfix^
amphdsia. Il Caix (p. 67) riferisce descrizione delle viti.
amb-a^cm a^mh-asciare ad anxiare. Ainpolla,am^M/^«, Plaut. Stich. 228,
— 93

dim. di amphora, gr. y.ix(fQpzvc,.


le lettere di un'altra disposte di-

(Contro questa etimologìa, soste- versamente. P. es. della parola


nuta dal Corssen e dal Dietrich, Roma sarebbero anagrammi ra-
lo Zeyss crede ampolla formato ^no am,or y orma, m,ora ; agg.
,

da olla, KZ. 17,414). Come poi anagrammatico.


nelle ampolline serbavansi gli Analfabeta9 e. m. In greco v'è lo
unguenti, il belletto, ecc. così fino agg. àv-aìfi^-ziro^ {Epigr. adesp.),
dall'antichità l'ampolla (gr. >>ixu' privo dell alfabeto. Dicesi di chi
S'os) significò l'abuso di ornamenti non sa leggere e scrivere.
e di artifizi principalmente nel AnalisÌ9 àva->u(7t5, ri-soluzione, cioè
,

parlare e nello scrivere, e ancora decomposizione di cosa composta,


diciamo stile ampolloso. Deriv. Aristot. Anal. prim. 1, 45 è la
Ampollosità, ampolliera. decomposizione di un concetto
Anabattista 9 àv«-|3«7m7T/5;, ri-bat- complesso nei concetti semplici.
tezzatore; antica setta cristiana. Deriv. analìtico, àva^uTwóg, ana-
Anàbaptismus è in S. Agostino, lylicus Boeth. de interpr. ed. pr.
enarr. in psalm. 38. 2, post init. Deriv. analizzare,
Anacoluto 9 in-conse-
àv-azóAouSov ,
analista.
guente anacoluthurn Serv. ad
, Analogia 9 proporzione,
à-jo.-ìoyi'x ,

Virg. Aen. 3, 541. È figura, e corrispondenza in un dato rap-


spesso anche difetto del discorso, porto; analogia Varr. 1. 1. 8,
quando un periodo non continua 32 =
comparalo proportiove ;

nella costruzione rispondente al agg. analogo, àvóc^oyo?, analogus


suo principio. Varr. 1. 1. 10, 37. Deriv. analo-
Anacoreta 9 «va-xw/svjTyjs ritirato gico. k'ialoyiAòi analogicus Geli.
, ,

anachoreta Sulp. Ser. Dial. 1 4, \Q, 9 =. proportionatus; ana-


,

18. Agg. anacoretico. logismo.


Anacreontica, genere di poesia no- Anapest09 àva-Trat^To?, piede metrico
minata dal poeta Anacreonte. Lo composto di due brevi e una
agg. gr. è àvaxpóvTitos; anacreon- lunga, anapaestus Ciò. Tusc. 2,
teum {metrum) Diom. 520, 21 K. 16, 137; agg. anapestico, àva-Trat-
Anacronismo 9 a'ja-y^ponaixóq tras- (TTtxós ,anapaesticus Diom. 504, ,

porto, e quindi errore di tempo; 30


K.^
parola della tarda grecità; sost. Anarchia 9 àv-apx''« ,
mancanza di
deriv.da àva-xpove^w. governo, poi anche disobbedienza
Anafora9 àva-^opa, è la fig.ret. della all'autorità; agg. anarchico.
ripetizione. Anaphora Plin. 7 , Anatenia9 «va-^s/za, sost. vb. da àva-
160; agg. anaforico, «vayoptxój, «- sospendere, quindi esporre
TiS-vj/At,

naphoricus, termine di medicina anathema Tert. de ieiun.


in vista,
in Firmic. 3, 13. e. 1 uomo scomunicato ed esposto
,

Anaglif09 «v«-y>u'^o$, scolpito in ri- per vergogna. Vb. anatemizzare.


lievo, cioè bassorilievo; anagly- Anatolia9 àva-To).v5, levata del sole
phus Juv. 14, 62. o d'un astro levante. ;

Anagogia, àv-avwy/?, elevazione, ana- Anatomia, àva-To/j-.ta, il tagliare le


goge Hieron. inlsai. 1,1,3. Senso membra, anatomia Cael. Aur.
profondo, solitamente mistico, di acut. 1, 8, 57. Deriv. anatomico,
uno scrittore di un passo. Agg. anatomista, anatomiz-
àvaTO//exó;;
anagogico, àvaycoyaój. zare. usano altresì le forme
Si
Anagrafe 9 àva-ypaip/; [de-scriptio) notomia, notomizzare, notomista.
registro catalogo
, agg. anagra-
, Anca, incerto se da «v^^, piega, cur-
nco. vatura, dal germ. anhe, curva-
Anagrammo9 ot.-ii.~'/paiiiiot.j trasporto tura e nuca. Pesto registra ancus,
dì lettere; poi parola formata con qui aduncum hrachium habet ut
94 -
exporrigi nonpossit. Nel portogh. Serviva per gli spettacoli di gla-
anco, ayjtos, è il gomito. diatori fiere e naumachie. Il pri-
Ancona^ àyxcóv, curvatura, gomito mo è di C. Scribonius Curius^
(del lido), anche nicchia destinata nell'anno 50 a. C. ed era formato
^ all'immagine di un santo. di due teatri giranti, che si uni-
Ancona anconetta corr. da sàwv
, ,
vano in un anfiteatro solo. Il pri-
immagine. mo costruito in pietra è del tempo
Ancora, «yxu^a, ancora Naev. com. d'Augusto; lo eresse Statilius Tau-
fr. 52 Rbb. Deriv. ancorare, au- rus.
coragfifio. Anflzioni, «/i^t-xTuovi; deputati delle
Androgino, àvo^ó-yuvo,- (maschio- città greche che si univano in
femmina), androgynus Lucil. sat. comune consiglio. Amphictyones
30, 77 M=
hermaphroditus. Cic. invent. 2, 23. Deriv. anflzio-
Androne, «vSowv, nella casa greca nio, anflzionico, anflzlonla.
era la sala per gli uomini (avop;g), Anfora, a/x^opiù^^ amphora Naev.
opposta al gineceo. Andron in com. 124. E parola abbreviata
Vitr. 150, 20 è corridoio fra due da ap.fifopvji;^ che si porta da due
pareti di case o di giardini. parti cioè vaso a doppio manico.
,

Aneddoto^ «v-é/.-Sotov, in-edito, agg. Angelo, cf.yy-.loi, propr. nunzio, an-


vb. da ÌK-òiSoì/xi con «v priv. Agg. gelus Tert. de idol. e. 7., agg.
aneddotico. angelico, àyy-:).txó;, angelicus Tert.
Anemia^ à^j-oafxia^ mancanza di san- ad Mari. e. 3.

gue, Aristot. pari. an. 2, 7; agg. Angheria, à.yyapziy. , l'ufficio degli


anemico. ayya.pQi, messaggeri a cavallo po-
Anemone) àvs^uojv/j, anemone 'Pìm, sti di stazione in stazione per
21, 64. tutto l'antico impero persiano. E
Anestesia, àv-at7Sr/:7ta, in-sensibi- poiché questi potevano requisire
Plat. Phileh. 34 a.
lità, e imporre alle popolazioni tutto
Aneto, «vyjS-ov, specie di pianta, a- quello che faceva bisogno al loro
nethum Verg. ed. 2, 48. servizio, angaria prese il signi-
Aneurisma, à-jiùpi^/j.u ,
sost. vb. da ficato di prestazione gratuita e
àviup'jvw, dilatare, è la dilatazione forzata
pel principe. Angaria
d' un'arteria ;
aneurisma Veget, Hermog. Dig. 50, 4, 18, 21.
2, 30, 1
; agg. anenrìsmatico. Anguria, c/.yyoùpio-j\ plur. àyyoupia.
Anfesibena, K;Uj?i(7-|3«tva che cam- , (rad. gur curvare, cfr. Vanicek
,

mina da due parti, genere di serpe p. 21 i).


che va avanti e indietro amphis- Anice, avtcrov, anisum Cat. r. r. 121,
;

haena Lucan. 9, 719. (Cfr. la forma pop. anisi). Deriv.


Anfibio, à/^-'^i-j^tov (^wov), animale anisetta, anacino.
che vive in due parti, cioè in ac- Anodino, a.-J-'J>Q'rio-j (int. tfàpii.ot.y.o'i)
qua in terra; amphibium Isid. farmaco che toglie il dolore.
12, 6, 3. Anomalia, àv-o)//a/ta, in-eguaglianza,
Anfibologia, à'/yt.^^/iytV. por à/j.-frio- anomalia Varr. l. 1. 9, 1,1; agg.
lo-j.oyix, ambiguità, amphihologia anomalo ò(.-^o}//.aìo: anomalos , ^

Acron. ad Hor. a. p. 449. agg. Diom. 327, 1 K.


anflbologieo. Anonimo, ày-wvu//o,- ,
senza nome,
Anfiteatro, v.ij.-j^i-'biv.Tpo-j, amphithea- anonym,us Cassiod. inst. div.
trum Vitruv. 30, 12 R. Nel teatro litt. 8.
greco il giro dei sedili {^iurpov) Ansima, ansimare, vedi asma.
occupavano circa tre quinti di Antagonista, «vT-aywviTTó?, avversa-
cerchio, e di rimpettoera la scena. rio inuna gara; antagonista
Invece nell' anfiteatro romano i Hier, vit. EU. extr. Astratto anta-
sedili occupavano un'intera olisse. gonismo.
- 95

Antartico^ àvT-apxrtxó? opposto al- minatio; antonomasia Quint. 8,


l'artico, antarcticus Hygin. astr. 6, 29, agg. antononiastico.

1,6; vedi artico. Antracite, «v&paxtTi? (v»?), terra car-


Antenna 9 antenna, Verg. Aen. 3, bonica agg. di av&pai, carbone.
;

549. Secondo Keller (Jahrb. f. Antro, avTpov, antrumYerg. g. 4,


Phil. 1877, p. 125) da à-jx-ccra/xivrì, 44.
distesa, part. perf. pass, di àva- Antropofago, àv^p^oTzo-fùyoi ,
man-
Tei'vw. Il Weise, p. 64, lo crede giatore d'uomini'^ antropophagus
originale come transenna. Il
, Plin. 4, 88.
Zeyss (KZ. 14, 415) lo crede sin- Antropologia, àv^/jwTro-^oyta, scien-
^copato da antetenna come ante- za che ha per oggetto 1' uomo.
stari da antetestarù Nell'antico greco v'è solo l'agg.
Anticattolico, e m. di àvTt-xa&o>i- àv^pMTzoìóyoi, che parla d'uomini,
xó?, contrario al cattolicismo. Arist. eth. 4, 8, antropologo, e il
Anticristo, àvTt-xptTTos, antichristus vb. ccvòpo)uoìoyio>, parlare umana-
Mot. Bern. 69, 88. Dai Cristiani mente.
fu identificato al demonio. Antropomorf(>,àv&pw7TÓ-/Ao/3yo5,Plut.
Antidoto, kvri-Sorov (-05) agg.
yb. di forma umana; astr. antropo-
di àvri-SiSoìfii, dato contro, cioè morOsmo, sistema teologico che
contraveleno , antidotum ( -us ) rappresentava gli dèi in forma
Cels. 5, 23. Geli. 17, 16, 6. umana. S. Agostino ricorda una
Antìfona, àvTt-ìj?wvog, che risponde setta eretica degli anthropomor-
al suono; antic. l'accompagna- phitae^ che figuravano dio
come
mento a distanza di ottava; poi uomo.
responsorio, canto alternato; an- Aorta, «opTV7 Arist. hist. anim. 1,16.
tiphona Isid. Orig. 6, 19. Deriv. Apatia, à-7r«3-s<a, mancanza d'afie-
al
6, 19. Deriv. antifonale antifo- zioni, indifferenza al piacere e
,

nario. dolore; apathia Geli. 19, 12, 10.


Antifrasi, à-nì-t^padiz frase opposta Deriv. Apatico, apatista, apatistico.
al senso in cui è usata, anliphra- Apocalisse, à.-Ko--/.i.l^^ic„ scoprimento,
sis Charis. 276, 13 K. Agg. anti- rivelazione apqcalypsis Tert. de ;

frastico. pudic. e. È il titolo di uno


19.
Antilogia, à-jri-ìoyix, contra-dizione, scritto mistico di S. Giovanni.
contesa di parole. Apocope, àTTo-xoTTVì, il tagliar via; fig.
Antinomia, àvri-vof^ix , ripugnanza gramm. quando una parola perde
di leggi, antinomia Quint. 7, 7, 1 . la sua ultima parte, come ca* per
Antipatia ,
àvTt-Tra&sia
antipathia , casa ; apocope e apocopa Prob.
=- discordia rerum, Plin. 20, 28; Cath. 263, 12 K.
37, 59, agg. antipatico. Apocrifo, ànó-xpu'^o?, nascosto, poi
Antipodi,àvTt-7ro5!?, opposti ai piedi, suppositizio, non genuino; apo-
cioè che abitano in due punti cryphus Tert. de pud.., e. 10.
della terra diametralmente oppo- Apodittico, àTTo-SstxTtxóg, capace
di

antipodes Sali. hist. 1, 63.


sti; provare, agg. da àuoSsc'xvu/xt, apo-
Antistrofe, àvrt-drpo'fv^, strofa che dicticus Geli. 17, 5, 'òzzzcertis-
risponde ad un'altra precedente ; simus.
antistropha come fig^ ret. Aquila Apodosi, aTTÓ-^oTt;, proposizione che
Rom. de fig. seni. 35. risponde alla protasi; apodosis
Antitesi, u-nl-^zsi^, contrapposizione, Donat. ad Terent. Andr. 1, 5, 44
antithesis Charis. 279 1 6 K agg. Apoftegma, aT:ò-f^zy,aoc, detto breve
, ;

antitetico. e arguto ; apophthegma Cat. in


Antologia, k-i'^o-lo-iia.^ flori-legio; Cic. Off. 29. 1,

anthologia Plin. 21, 13. Apogeo, àiTÓ-ysios e aTTÓ-yato;, lontano


Antonomasia, «vr-ovofiusia, pro-no- dalla terra; «Tióyatov SiscisrYifiK è la
96 —
distanza massima d' un pianeta Appoggio 5 e. ibr. di ad e TtóSiov;
dalla terra. Cfr. Plut. fac. orb. vedi podio; vb. appoggiare.
lun. 20. Trasl. è il punto più
Arcade, «pxa^, propr. abitante d'Ar-
alto. In Plin. 2, 114, apogeus è cadia. Arcas Verg. ed. 10, 32.
il vento che spira da terra. Poi membro d'un' Accademia ro-
Ipografo, àitó-ypayovjcosa trascritta, mana e seguace di quella scuola
copia; apographon Plin. 35, 125 letteraria.
=::
exemplar. Arcaico, àpxcàxóì, vetusto sost. ar- ;

Apollinare, e Apollineo, agg. da caismo; ora per lo più significa


'AttóàXwv.
Apolline , Apollinaria frasi, parole o forme antiquate.
Apul. herb. 74 apollineus Ovid.
;
Arcangelo, àpx-àyytìoi\ capo degli
Met. 1, 473. Tert. adv.
angeli, archangelus
Apologia, ì->^o'jìa., difesa; apo- Valer. 19.
logia Hier. adv. Rufin. 2, 4.
Arcavolo, e. ibr. di àp^-avolo, avolo
Deriv. apologetico, ùjzoloyrtrv/.ói, a-
primitivo, padre del bisavolo.
pologeticum Lact. 5, 4, 3; apo- antic.
Archeologia , àpxaio-).oyc« ,
logista, apologizzare. narrazione di storie antiche, Plat.
Apologo, u7i6-loyoi^ favola, apologus
Plaut. Stick. 538. Hipp. mai. 285 a; ora è la dot-
trina dell'antichità ; archeologo,
Apoplessia, àno-nUiiu, colpo, sost.
vb. di «TTOTT/vìTa-w colpire; apople- apyaio) òyoi àoìio in antichità, agg.
,
archeologico, kpyjj.ioloyvf.oc,'
xia. Oros, 7, 15, agg. apoplettico,
Archetipo, àpxJ-TUTio? , tipo primi-
a-!io-KiTrA-T:i/.òi,apoplecticusò\x\.Y\vm.
math. 3, 14, 8. tivo, originale ; archetypus Lucil.
9, 60 M.
ApOSiopesi, à7ro-c7£WTr/:7is, sost. vb. di
ffiwTxac-) reticenza Archiatro, xp^-tarpoi, capo-medico ;
, , aposiopesis archiatros Cod. Theod. 12,3, 1.
Serv. ad Verg. Aen. 2, 100.
Apostata, àTio-^TaT/;,-, che si distacca, Archiginnasio à/j^t yu/zvacrtov , ar-
,

ribelle, apostata Tert. adv. Marc. chigi/mnasium, è lezione incerta


5, 11 =
desertor divinae legis-^
in una iscrizione. Ora prendesi
astr. apostasia, àr^onrcciia^ aposta- per Università di studi.
sia Salv. de guh. D. 6, p. 128; Archimandrita, kpxi-/j-ci-JopizYìi, capo
vb. apostatare. dei monaci; archimandrita Sidon.

Apostema, àTió-Tr/^^ua, ahs-cessus ep. 8, 14; vedi inandra.


Plin. 30, 38, Suppurationes quae Architetto, àpx'-féxTwv capo-mastro,
Graeci apostemata vocant. archiiectus Plaut. Mil. 901 , ar-
chitecto ib. 919. Deriv. architet-
Apostolo, àizó-aroìoì^ di-missus, in-
viato apostolus Modest. Dig. 50,
;
tonico, xpyi-rc./.ro-jvKóg ^ architecto-
nicus Vitr. 218, 29. Deriv. lat.
16, 106; agg. apostolico, àTio^ToIt-
architettura architectura Cic.
apostoliciis Tert. de ieiun.
,
/.ó$,
adv, psych. e. 10. Off. 1, 42, 151.
Architraye, comp. ibr. up^i-trave^
Apostrofe, à-o~r;tpo'f/i ^ a-versìo, o-
ratio aversa, cioè il rivolgere ad trave principale.
altri il discorso apostrophe ; Archiyio, upyyio-j, residenza d'un
Quint. 4, 1, 69. Deriv. apostro- magistrato, reggia; archium e
fare, apostrofatura. archimim Mei. 3, 8 extr. Tert.
Apostrofo, unó-arpofo; (;,), apostro- opol. 19:= tabularium, tablinum.
phus Donat. 372 9 K. ,
Deriv. archivista.
Apoteosi, à-o-2rio)crt?, divinizzazione, Arci, or.pyi, primo, precipuo
in ita- ;

apotheosis Tert. apol. 34. liano divenne prefisso superlativo,


Appio, umo-j, mela appia ed anche come in arcibeato, arcicontento,
ravano selvatico. Deriv. appliioio, e trovasi in molti composti ibridi,
appiollna. come arciconfraternità, arcicon-
97 —
solo, arcidiavolo, arciduca, arci- Aristocrazìa, àp i sto -xp scria, governo
spedale, ecc. degli ottimati; agg. aristocratico,
Arcidiacono) àpxt-^taxovo?, capo-dia- àpt^TOxpaTtxós.
cono archidiaconus Hier. ad Aristolócliia , aristológia, astro-
,

Pamm. ep. 61, 4. logia, àpiaxo'/.oxio!., che rende ot-


Arcipelago, e. m. di àpy_i--:ziloiyoc timo il parto, specie di pianta;
,

mare principale. aristolochia Cic. de div. 1, 10, 16.


Arciprete, àpxt-Trps^jSuTspos, capo Aritmetica, àpi^^fx-nrim, arte del nu-
degli anziani o preti; archypre- merare ( cipi^/j.é(,)) aritmethice Vi- ;

shyter Hieron. ep. 4 ad rust. truv. 4, 2.


ArcìvescOYO, àp/t-sTri^rzoTcos, archìe- Armonia, àpy.ovix, harmonia Lucr.
piscopus Cod. Just. 1 1,7; vedi , 3, 131 B. Deriv. armonico, àp/xo-
vescovo. vtxÓ5, harmonicus Varr. 1. 1. 10,
Arconte, «px^^;, partic. di
apxw, es- 30, 64; armonioso, armonica come
sere a capo ; archon Cic. fat, 9 ,
sost. è uno strumento musicale;
19; magistrato ateniese. antic. la teoria armonica, àp^xo-
Areometro, e. m. di «paté;, raro, vtxTì, harmonice Yìtr. 110, 14 ;
ar-
e fiirpo-j^ misura^ strumento che monio, sorta di strumento, vb. ar-
misura la densità dei liquidi. monizzare.
Areopago, ocpzi.o?-nùyoq, colle di Mar- Arnica , v:rxpfM/.-n agg. da maìpo),
,

te, sede dell'antico tribunale ate- sternutare, perchè l'odore pro-


niese, areopagos Cic. nat. d. 2, voca lo sternuto. Perciò si usa
29, 74. Deriv. areopagita, ùptio- anche come tabacco.
TtayiTvj; membro dell'Areopago, Aroma, apw//a, aroma Col. 12,20,
areopagites {-tà) Cic. off. 1 , 22 ,
2. Deriv. aromatico, ap&)//aT£xÓ5 ,

75; areopagltico, àpstonaytTtzós, a- aromaticus Spart. Hadr. 19; a-


reopagiticus Sidon. ep. 9, 9. romatizzare, àpw//.aTttw, aromatizo
AreostatO, vedi aereostato. Eccl. 24, 20 vulg.
Argano, secondo Ferrari da ìpyàx-m Arpa, apTtv), falce. Lo strumento mu-
nella forma ergàta. Il Ménage lo sicale avrebbe avuto questo nome
deriva da opyo-^jov. per la sua curvatura simile alla
Argilla, apyùloi upytloi, argilla falce.Ma contro l'origine greca di
Caes. b. g. 5, 43; agg. argillaceo, questo vocabolo sta il verso di Ve-
argilloso. nanzio, Fort. Carm.l, 8,63« Roma-
Argonauti, àpyo-vo:i)rai, navigatori nusque lyra^ plaudat Uhi harbarus
sulla nave Argo nella spedizione harpa » dov'è indicato come stru-
,

alla Colchide per la ricerca del mento barbarico; poi l'aspirazio-


vello d'oro; argonautae Val. Flac. ne conservata nella forma fran-
U 353. cese harpe. Perciò il Diez lo crede
Aria, da àépa acc. di artp, dal- d'origine germanica (/iar/?^«, har-
l' agg. aerea. (Cfr. Schneider lat. pa). Deriv. arpeggio, arpeggiare.
gr. 2, 92. Diez W. v. aere). Deriv. Arpie, apnutat, predatrici, mostri
arioso, arieggiare. favolosi; arpyiae Verg. Aen. 3,
Aringa, derivasi comunemente da 209.
halec allec, pesce salato e salsa Arra, àppa^uv, parola fenicia presa
di pesce, e questo da k).uxóv. Cfr. dai Greci e passata a Roma dalle
alice. colonie della Magna Grecia ar- ;

Aristarco, 'Api'yra.pxoi ^
dottissimo rhabo Plaut. Mil. 957, arrha
critico alessandrino, quindi ogni Inscr. in Eckel doctr. numm.
critico. Cic. fam. 3, 1 1 hinc Ari- Vili, p. 316.
starchosvocamus alienorum seri- Arritmia, àp-pu^riùx^ mancanza di
ptorum censores, edam in bonam ritmo arrhythmia Mar. Vict.
,

partem. art. gr. 1, 10, 13; agg. arritmlco.

Zambàldi ,
Le parole greche.
98-
Arsenico 9 àp^vny-óv e àppivuóv , vi- 25, 82; agg. asmatico, à7&//aTtxÓ5,
rile; aì'senicum e arrhenicum asthmaticus Plin. 26, 34.
Plin. 6, 98. Deriv. arsenicale, ar- Asparago, àanipoi.yoi ^ asparagus
ftcuicato. Cat. v.v. 6, 3, 5, sparagna Theod.
Arteiuone, artimone, àprs/Awv, specie Prisc. 1, 5.
di vela, artemo Lucil. 26, 98 M. Aspide, cciniq^ aspis Cic. fin. 2, 18
Artemisia, àprcy-i^tx, specie di pian- = coluber.
ta,artemisia Plin. 25, 73. Assa^^iare, assaggio, vedi saggio.
Arteria , àpzrtplx arteria Cornif. , Assenzio, ài/tv3tov, absinthìum Plaut.
rhet. 3, 12; agg. arterioso. Trin. 935.
Artico, àpxTtxó;, agg. di apxrog, orsa, Assioma, à5tw/xa, sost. vb. di à|tów,
costellazione polare ; arcticus Hy- principio, enunciato ;
axioma A-
gin. astr. 1,6 = septentriona- pul. dogm, Plat. 3; agg. assio-
lis. matico, à^tw/z-arizó,.
Artritide, àp^pìng , malattia delle Asterisco, à7T£|3i7X05, piccolo astro,
articolazioni ( ap^px ) ;
arthritis segno critico a figura di stella;
Cael. Aur. chron. 5, 2,28; agg. asteriscus Svet. fr. 107, pag. 137,
artritico , àp^piTr/.ó^ ,
arthriticus 10.
Cic.ad fam, 9, 23. Asteroide, à7T-;poct^>7?, che ha l'a-
Arturo, àproupo;, arcturus Piaut. spetto di stella.
Rud. proL 71. Stella di Boote. Astragalo , h.i-.pó.'jxlo'i o.stragalus ,

Asaro, v.^xpo-j sorfa d'erba; asa-


, Vitr. 79, 11.
rum Plin. 12, 47. Astro , u7zpo-j ,
astruin Cic. Tusc.
Ascetico , à7Zv;T£x.Ó5 , agg. di ùnifjì ,
1 ,
25.
^
esercitare. Dicevansi dai Cristiani Astrolabio, à^Tpo-j.i^oi; stromento
quelli che flagellavano il corpo astronomico ricordato da Tolo-
per penitenza e mortificazione. meo.
Sost. asceta, à7zv;T/ig, fem. lat. a- Astrologo , à^rpo-ìóyoi astrologus ,

scetria^ àrA-h-zpKx., Julian. epit. nov. Enn. trag. 275 V. Deriv. astrolo-
e. 115; astr. ascetismo. gia, à'jTpoj.oyici^ astrologia Cic. or.
Ascite, à!7xtTv;5, idropisia del basso 1 16; astrologico, à.7Tpo).o-/t/.ói
, ^

ventre; ascites Cael. Aur. chron. astrologicus Boeth. Cons. 2, pros.


3, 8, 102; agg. ascitico. 7 vb. astrologare.
;

Asclepiatleo, xa/irtmiozio-j, sorta di Astronomo, à^rpo-jó/j.oc, astronomus


verso; asclepiadeum Diom. 508, Firmic. niath. 0, 13; astr. astro-
5 K. nomia , à7zpo-jo/j.iu ,
astronomia
Asfalto, a7-^a/To,-, asphaltus Pela- Sen. ep. 95; agg. astronomico,
gon. vet. 26, p. 88 =z bitumen; à'jrpq-^ofj.L-/,ùi , astronomicus Chal-
asg. asfaltico. cid. 2'im. 2.
Asfissia, y.-r^-^vltu, sost. vb. da (7-^u- Ateneo, 'ASr/^vat^v, Athenaeum Lam-
che è moversi del sangue, Sev. 35. Significa o
prid. Alex.
^0), il
con à priv. cessa/ione del polso; istituto ateniese o luogo dedicato
RGir. asOttico. ad Athena (Minerva). Ad Atene
Asfodelo, sorta di pianta,
à7^ófj£>o? , T'AS^v^vatov era durante l'impero
(isphodelus Col. 9, 4, 3. un istituto d'istr-uzione superiore.
Asilo, à-7u/ov, luogo non depredato, Adriano, che è il vero fondatore
quindi inviolabile asylum Cic. ;
dell'istruzione pubblica in Roma
^err. 2, 1, 33. (perchè se da Augusto in poi pro-
Asindeto, non congiunto,
à-7Ùv-ò=Tov, fessori illustri ebbero stipendi
mancanza congiunzione; a-
di dallo Stato, la scuola in se ri-
syndeton Donat. 399 8 K = dis- ,
mase istituzione privata) creò ,

solutio, dissolutum. anche a Roma un istituto simile


Asma, a7&//«, anelito, asthma Plin. col nome di Athenaeum, dove in-
- 99 -
segnavasi grammatica retorica, , aulico, ahliMi^ aulicus Svet. Do-
filosofia e giurisprudenza. Vedi mit. 4.
Aurei. Vict. Caes. 14. Aura, aupa, aura Enn. trag. 30 Rbb.
Ateo, a-3-ios, senza dio, atheos contr. óra. Da attra, mediante la
Minuc. Fel. 8, 2 Halm. Deriv. forma derivato auritium ( donde
ateismo, ateista, ateistico. Arezzo) sembra formato Orezzo,
Atlante, 'Ar/a;, personaggio favo- luogo fresco e ombroso, e dalla
loso che dicevasi sostenesse il forma fem. con la protesi di b
cielo sulle spalle. Atlas Verg. Brezza, da cui ribrezzo.
Aen. 4, 246, coelum qui vertice Austero, auffT/jpó^, austerus Cic.
fulcit. Ora usasi per una serie di Pis. 29; astr. austerità.
carte geografiche ; agg. atlantico Autentico, «u&svTtxó^, agg. da auro-
,

attributo di un oceano, atlanti- évTvj,-, che fa da se (Vanic, p.73);


cum 7nare Cic. Somn. Scip. 6. authenticus Tert. de monog.
Atleta, à3-/>3Tv]5, lottatore, athleta e. 11. Deriv. autenticità, autenti-
Cic. Ttisc. 2, 73 agg. atletico
i
care. ,

à&zyjTtxó^,athleticus Cels. 1,1. Autobiografia, e. m. di «uTo.|3to-


Atmosfera, e. m. di àr/^ós e ntfoCipa., descrizione della propria
ypccfix,
sfera vaporosa sinon. di aria 5
;
vita agg. autobiograflco.
;

agg. atoiosferico. Autocrata, aÒTCj-xparv^s agg. che


;

Atomo, u-Toixoi, indivisibile. Secon- impera da se, regnante assoluto.


do Democrito le particelle mini- Deriv. autocrazia, auToxparsea, au-
me e indivisibili della materia, tocratico.
onde sarebbero formate tutte le Autoctono, auTó-x&wv, della terra
cose; atomus Plin. 12, 62. Come stessa, indigeno. Cfr. Demosth.
sost. CÌQ. fin. 1, 17, ille atomos 60, 40. Justin. 2, 6; autochthon
quas appellai, idest corpora indi- Ampel. 8, 2.
vidua. Appresso indicò pure una Autografo ì-ypafoi scritto da ,

particella di tempo, di cui si cal- sé, di propria mano, autographus


colò anche la durata secondo Svet. Aug. 71 Deriv. autograflco,
;
.

Papias: /ior« hahet atomos XXII autografia, autografare.


milia. Da
ciò l'italiano pop. at- Automa, «uTó-//aT05, di proprio im-
timo. Deriv. atomista, atomistica, pulso, (agg. vb. di /A-:-/Aa-a), au-
atomismo come sistema filosofico. tomatus Vitr. 9, 9 Sch. Deriv.
Atono, a-Tovos agg. non disteso,
,
automatico.
lento, gram. senza accento astr. ; Autonomo, ayro-vó/zos, che si regge
atonia, àrovia. da se, indipendente; astr. auto-
Atrofia, à-Tpoytoc, difetto di nutri- nomia, auTOvo/Ata.
zione ;
med. tisichezza, atrophia Autopsia, auT-oii^t'a, (Luc. dea Syr. 1),
Prisc. 2, 1 1 . Deriv. atroflco, atro- l'atto di vedere coi propri occhi.
fizzare. Azimo, X'Cujj.oi, senza lievito (da
Atticismo, ax'zuiQ[j.òij proprietà del ?u/Av) lievito, con à priv.) azymus
=
;

parlare attico; atticismus Diom. Scribon. 133 sine fermento.


440, 23 K. Ora significa la schiet- Azoto, a-^wTOv ( Hesych. =
àjSi'wTOv.
ta venustà dello stile, simile a Altri però legge a^w»'''), elemento
quella degli scrittori attici. dell'aria che, separato dall'ossi-
Attimo, vedi Atomo. geno, non conserva la vita a chi
Aula, «u>.>?, propr. cortile, poi corte lo respira.
reale; aula Cic. fam. 15, 4; agg.
— 100 —

Babbo, TraTTTzos, pap- Baia, per burla è incerto se dal


vecchio, nonno,
pus, Varr. 1. 1. Pare voca-
6, 3. gr. |3atÓ5, piccolo, tenue, o dal
bolo derivato ma nelle parole
j
frane, baie.^ bacca, cosa minima,
infantili, che nascono spontanee dal prov. bada. Cfr. Diez, p.
dappertutto, la derivazione è sem- 46 sg.
pre incerta. Balaustro, /SaiauaTtov, fiore del me-
Baccanale, festa allegra e sfrenata lagrano selvatico sembra parola ;

in onore di Ba/.^oc. Bacchanal aramea. (Cfr. Lòw, Aram. Pflan-


Plaut. Aul. 3, 1, 3 è il luogo di zennamen Lips. 1881 p. 364) , ;

convegno delle Baccanti agg. ;


balaustium Col. 10, 297. Poi si
bacchanalis e bacchanalia feste chiamò così la colonnina del pa-
,

di Bacco; o dallo stesso bacchanal rapetto per la sua forma simile


colla perdita della consonante fi- a quel fiore. Quindi balaustrata,
nale o da una forma aggettivale
, parapetto a colonnine.
\Sitìn3i (bacchanus?) venne baccano. Balena, ^a) atva, balaena Plaut. Rud.
Baccante, partic. di bacchari (j3ax- 545; deriv. baleniere, baleniera.
xSv) , celebrare le orgie di Ba/^'s. Baleno, il Diez lo deriva da ^ilz-
Come sost. è femm. e corrisponde /xvov, dardo [^iltiJ.-nTr,^ fulmine), ^

alle antiche Bacchae. benché osservi che la forma ita-


Baccello, bacciocco, jSazv^/o?, servo liana dovrebbe essere balenno.
evirato di Cibele; poi uomo ef- Lo Schuchardt (Romania 1875, p.
feminato; baceolus Svet. Aug. 253) lo riferisce alla radice di
87 = stultus. Lo Schuchardt KZ. ballare, trovandovi il significato
!^t , 450 lo crede identico a baccello di barcollare. Il Caix ( Saggio ,

in senso proprio, da bacca, e lo p. 103, 187. Studi, p.7) lo deriva


identifica e baggeo , baggiano , da un tema lucin, da cui sono
significando baggiana la bacca ancor vive in Toscana le parole
appena sgusciata. baluginare, balecenare ,
ecc. Da
Baco, Im. bacius è abbreviato da questo arco baleno.
bombacius; agg. di f^ò/j-^vl cfr. Balestra e balista, sost. derivato
;

bambagia. Deriv. bacherozzo. Dal- da |3a/).o) machina da scagliare ,

lo stesso bombyx (Prop. 2, 8, lo), proiettili; ballistra Martyr. 173,


derivò bombycatus donde bi-
,
1 balista Trin. 668. Deriv. ba-
;

g-atto. Da bombycius con la stes- lestrare, balestriere, ecc.


sa perdita della sillaba iniziale Ballare e ballo, alcuni lo derivano
pare derivato biscio, biscia, ser- da /3aA).w gettare; ballare è in
pente acquatico, simile a ver- August. Serm. 215 davidico more
me (Caix, p. 11). Il Diez lo rife- ballare et saltare. AH' opposto il
risce ad un germ. bizo animale Wackernagel [Altfranz. Lieder,
mordace; ma questo non è il si- p. 236) Io trae da balla, palla,
gnificato primo di biscia. Dalla perchè il giuoco della palla era
forma [bom^hucius deriva l'aret. unito anticamente a canti e danze.
boccio e l'ital. bozzolo, involucro In quanto poi a palla v'è chi la
del baco. Dal dirnin. [bom) bycu- riferisce a |3a/).w o -Kà'ùo) balzare,
lus venne bisbellone, bigolonc ma più comunemente è riguar-
,

inetto fanullone. C. m, bacolo-


, data d'origine germanica [palla^
gia, bacologo, bacologico. balla).
Baj^no, |?a)-avóiov, balineum o bai- Balneare, vedi bagno.
neum Plaut. Pers. 90 ; agg. bal- Balsamo, i5à).aa/j!,(3y, balsamum Verg.
neare. Deriv, bagnare, bagnaiuolo. G. 2, 119. Plin. 12, 111 uni ter-
— 101 —
rarum Judaeae concessum ; agg. Base, |3aT«?, basis Cic. Verr. 2,2,
balsamico. 63.
Bambagia e
bambagie, gr. med. Basilica, ^scr:iki-/.-n = regia. il Era
gr. antic. jSó/AjSu^, baco,
j5a/A^à)ctoy,
nome d'un portico (croi) d'Atene,
(cfr. baco), lat.volg. hambis; agg. dove l'arconte re (/SacrJsus) teneva
bambagino, ^of^^xj/.Lvoi^ bombyci- i suoi giudizi. Poi furono chia-

nus Mart. 8, 68, 7. mati così gli splendidi edifizi


Bambino, bamboccio, bambolo, greci e romani che, ad imitazione
bimbo, ^xfM^oclói (^cifJ.^o:iv(>i e |3«//.- del portico regio d'Atene, servi-
balbettare); bambalio Cic. vano alle riunioni dei tribunali,
j3a/t^&),
Phil. 2, 36, 90 =
balbettante. De- dei consigli, e come borse di com-
riv.bambinesco, bambinaia, ecc. mercio; basilica Cic. Verr. 2,5,
Baratro ^ipx'^pov
, voragine pro-
,
58. Da Costantino in poi furono
fonda. In Atene un precipizio die- ridotti ad uso di chiese cristiane ;
tro l'acropoli ove gettavansi i e quindi basilica prese il signi-
condannati baraihrum Plaut.
;
ficato di tempio.
Bacch. 148. Basilico, |?K<7i/t/.óv, regio-, specie di
Barattare, Baratto: fra le etimo- pianta detta regia per la sua bel-
logie proposte la più verisimile lezza e il grato odore.
è il greco TtpàrTstv, negoziare, e Basilisco, ^xfjùi'j/.oi, specie di ret-
poi frodare con trufferie e gher- tile; basiliscus Lucan. 9, 726.
minelle, con una modificazione BaStagio, ^a^Tae, facchino (/Sa^ra^oj,
simile a quella della voce lirpie,; portare). In lat. bdstaga, Cod. Just.
vedi ladro. Il che non farebbe 12, 58, 3, significa il servizio ob-
onore al commercio greco del bligatorio di trasporti per lo
medio evo. Stato.
Barbaro, ^apjSapo?, straniero, propr. Basto: forse era parola popolare
il cui linguaggio non s' intende. latina, connessa al gr. |3a7Tà^w,
La parola corrispondente latina portare, e vorrebbe dire sostegno,
è balbus; barbarus Naev. Com. appoggio. Dalla stessa fonte ver-
68. Deriv. barbarle, barbarla e rebbe bastone ( Diez , p. 58), e
barbaries Cic. fin, 15; barbarico, bastardo, propr. portatore di l3a-
|3ap(3aptxó?, barbaricusVìdiUi. Gas. sto, cioè mulo, e quindi figlio il-
619; barbarismo, ^ap^xpi'7u.ói,bar- legittimo ( Caix, Studi p. 8 sg.).
barismus Cornif. rhet. 4, 17 = In molti luoghi dell'Alta Italia
rusticus sermo. dicesi ancora mulo il figlio ille-
Barca, forse sinc. da barica e que- gittimo.
sto da jSKpu, specie di zattera e- Batassare, TraTa^ffitv, scuotere.
gizia (Herod. 2, 41), poi piccola Battesimo, |5a7TTic7//ó,-immersione;
,

barca da carico ; baris Prop. 3, baptismus Tert. de bapt. e. 6.


11, 44; barca Isid. 19, 1, 19. (11 Deriv. battesimale, battezzare, /3a-
Wackernagel deriva barca dal KTt'^w, immergere; baptizo Tert.
germ. barkr., fatto di corteccia; de monog. e. 8; battistero, /SarrTi-
vedi Haupts-Zeitschr. IX 573 ). , (iTy;p£ov, baptisterium Plin. ep. 5,
Deriv. barcaiuolo, barcarola, bar- 6, 25- Nome pr. Battista, panxiiTrn ,
cheggiare, ecc. battista Sedul. de op. Pasch. 2,
Baritono, [3apu-Tovo5, di suono gra- = 1 43 battezzatore.
ve; barytonus Macr. de diff. 4, Befana, vedi Epifania.
1. Deriv, baritonale. Belletta, il Blanc (Vocab. Dani.)
Barometro, e. m. di ^xpó^i^sTpov suppone che derivi da tt/j^ó?, che
,

misura della gravità, stromento ha lo stesso significato.


che misura la pressione atmosfe - Berillo, j^vjpàXo;, nome indiano (vài-
rica; agg. barometrico. dùrya) di pietra preziosa, beryl-
102 —
lus Prop. 4,7,9. Deriv. brillare dal suo colore rossigno, Troppo?.
(berillare), brillante. Da questo mantello furono nomi-
Berretta, affine a birro , veste di nati 1 birri. (Da Truppó,- alcuni de-
materia pelosa; vedi birro. rivano anche parrucca, perchè le
Bestemmia, ^Àa^'^/^uta, hlasphemia donne romane portavano par-
Tert. de idol. e. 14. Notisi la rucche bionde. Ma è più verisi-
forma popolare hiastema vb. mile che sia alterato da pilucca^
;

bestemmiare. derivato da pilus).


Biasciare, vedi bleso. Bisante, pu^avrtos, bizantino specie ;

Biasimo, ficca fr,<j.oi^ ingiurioso ; hla- di moneta.


sphemus Prudent. perict. 1 75. Biscia, vedi baco. ,

Sost. in Tert. resur. carn. 26. Biscroma, e. ^ibr. da bis-xpò^i^oc^ ve-


Deriv. biasimare, biasimevole. di croma. È la nota che dura un
Bibbia, ,5t,3/ia, libri. Il neutro plur. quarto di croma.
bihlia sacra divenne in ital. fem. Bisillabo, e. ibr. da bi-'rM.x^og u- -,

sing. sasi per disillabo.


Bibliofilo, e. m. da ^ip-io-^ e ytO.o,-, Bisso, /5UC77Ó5, cotone; byssus Apul.
amante di libri. met. 11, 3.
Bibliografo, ^.[•ilw--/py.oo; antic. ^ Blasfema, /3)i<^'f/;/j'-a, agg. plur. neutr.
scrittore di libri; ora versato Cfr. biasimo e bestemmia.
nella dottrina dei libri , che di- Bleso, /3).a(7Ó,-, contorto, balbo; blae-
cesi bìbliogratia, ffuo-jca.'jix. sus Ov. a. a. 3, 294. (Il Bugge,
Bibliomane, e. m. di |3t,3/to-//.av/i,-, KZ. 18, 433 lo considera come
pazzo per i libri ; astr. biblio- originale latino ). Forse da un
manìa. derivato blaesare venne biasciare,
Biblioteca, ripostiglio di
f^fkio-'^ry.-n biascicare,
libri; hihliotheca Cìc. fam. 1, 28, Blito, biedone, bietolone, jS)tTov ,
2. Deriv. bibliotecario. specie d' erba insipida; blituni
Bigamia, e. ibr.
bi-yiy.oida
dop- ,
Plaut. Pseud. 815. Quindi l'agg.
pie nozze; agg. bigamo, marito bliteus Plaut. Truc. 4, 4, 1, che
di due donne. Cfr. digamia. significa sciocco, e da bliteus pro-
Bigatto, vedi baco. babilmente bizzocco, bizzocchero.
Bigio. Fra varie etimologie propo- Boato, da boare, j?5av, mandare un
ste dagli eruditi le due verisimili suono. (Secondo l'Aufrecht, KZ,
risalgono al greco. L'una è bys- 1, 190 boare è parola originale
seus di bisso, i^jttó,- ;
l'altra hom- latina).
htjcius, di seta, da ^òy.^yol (cfr. ham- Boga, specie di
pesce, /5óa^, |3w?,
bagia). Per l'omissione della pri- box Plin. 32,11, 53. Fest. bocas
ma sillaba cfr. baco. La parola a boando appellatur.
bìjsseus non è attestata, laddove Boia, jSóita, agg. neutr. plur. strin-
bombycius si trova. ghe di cuoio bovino da serrare
Bimbo, vedi bambino. il collo; boia Plaut. Capi. 888.
Biografo, ^lo-ypx'^oi, scrittore di Papias bogia, torques daynnato-
:

vite. Deriv. biografia, |3to-7payta, rum. Poi indicò la persona che


biografico. strozza.
Biologia, e. m. da |3to-),ovta, scienza Boleto, |3w).tr/;?, specie
di fungo;
della vita cioè dei fenomeni e
,
boletus Plaut, Curc.b, 2, 14.
delle leggi della vita fisica. Lo Bolide, i?o>.[5, proiettile (^Aììo), sca-
scienziato dicesi biologo. gliare) poi meteora; bolis Plin.
;

Birro, TTuppó,-, birrus edict. Diocl. 2, 96.


7, 42 ; altrove byrrus , byrrhus , Bomba, da [^ó//j3o5,
romore sordo e
byrrum ; collare di materia pe- profondo voce onomatopeica
; ;

losa, col cappuccio , detto così bombus Enn. ine. lib. 59 V. Dalla
- 105

stessa origine bombarda, rimbom- p. 124). Deriv. bottino, bottìglia.


bo, rimbombare, ecc. Bottega, -9-/5X/?, deposito, ma-
Borea, vento settentrionale
^opé7.i^ gazzino; apotheca Cic. Yatin.'ò,
,*

borcas Nep. Milt. 2, 4. Dalla for- è magazzino di vino. Plin. 14, 94


ma contratta ^oppx^ viene borra, ne prova l'esistenza in Roma alla
borras Prud. psych. 887. Deriv. fine del secondo secolo a. Cr.
boreale burrasca (
,
=
boreasca), Deriv. bottegaio.
burrascoso. Alcuni derivano da Braccio f^px^ìwi brachium Plaut. , ,

borea anche boria, altri propon- MiL 26. Im. bracium. Deriv. brac-
gono vaporea ed altri finalmente ciale bracciante, ecc.
,

il germ. burjan, inalzare. Dalla Brachilogia, ^pxyy-ìoyìx, brevi-lo-


metatesi di un agg. borearius y quenza; brachylogia Rutil. Lup.
robearius, il Ménage deriva ro- de fig. seni. 2, 8.
vaio. Brago, secondo Ménage da [^poe.yòi,
Borgo, Trujsyo,-, torre, fortificazione riportato da Esichio, che significa
j

burgus Yeget. Milit. 4, \ 0. L'agg. padule, maremma.


suo sarebbe l'antico borgese^ bur- Branchia, ^pó(.yx^^-, organi dei pesci ;

gensis. Forse la pronunzia dura branchìae Col. 8, 17, 12.


dellag in borghese^ borghesia, è BraTO, derivavasi da ^px^uov, pre-
dovuta all'infl usso del germ. burg. mio al vincitore d' una gara ,

Deriv . borgata , borghese ,


bor- divenuto nella bassa latinità bra-
ghesia, ecc. bium e bracium ( vedi l' inno a
Boria, vedi borea. San Francesco di Tommaso da
Borsa, tSó^cTa, byrsa graece, latine Capua), Ora il maggior numero
corium, Beda 265, 5 K. Da questo dei filologi esclude questa etimo-
viene bozzacchione ( per borsac- logia, benché la forma spagnuola
chione), cosa floscia come una e portoghese bravio parrebbe con-
borsa, quindi susina flaccida. fermarla. Si ricorre al latino pra-
Bosforo , /3ó(r-7Topo5 passaggio da
, vus^ al cimbrico braw spaventare,
bue qualsiasi stretto canale di
,
al germ. rato rozzo, fiero ; Grimm.
mare; ora lo stretto di Costan- cita altresì lo slavo pravo, buono,
tinopoli; bosphorus e bosporus genuino.
Propert. ?, 9, 60. Brefotrofio, ppi-jo-Tpo-^zìov , luogo
Bosso, TTu^o;, buxus Enn. ann, 268 dove si nutrono bambini ;
trovasi
V. Portato in Italia dalle colonie negli scrittori greci cristiani per
greche, diede il nome a Buxen- ricovero di trovatelli.
tum (nu^ou,), fondata dai Messi- Brezza, vedi aura.
nesi sulla costa di Lucania nel Brillare, brillante, vedi berillo.
467 a. Cr. La scatola di bosso è Brio. 11 Diaz reca due etimologie
7Tu?i5, e da TTu^t^a buxida^ bussila, possibili, una da ^pivM^ essere vi-
derivano poi bossolo, bussola, bus- goroso, l'altra dall'antico ir-
solotto, bussolante, ecc. landese brig forza, vita. Ancor
Botanica, jSoravwa, agg. di jSoTavv;, più vicino parrebbemi |3puo) , il
erba, pianta-^ agg. botanico, |3o- germogliare rigoglioso delle pian-
Tavjxós, botanicum Isid. 4, 10, 4 te. Agg. brioso.
= herbarium. Brocca: Il Ferrari dà per etimolo-
Botro, ^à^poiy cavità in cui stagna gia upó/ous che ha lo stesso si-
l'acqua. gnificato.
Botte, trovasi nel greco ^ounq o Bronchi, ^póyxtx, bronchia Cael.
^ÙTt5, fiasco, ma anche in parec- Aur. acut. 2, 28, 147. 11 sing.
chie lingue nordiche. Perciò la bronchus è usato per bronchite
derivazione è incerta. Butte sta in in Theod. Prisc. 2, 7. Deriv.
un docum. dell'anno 564 ( Marini, bronchiale, bronchite.
— 104 —
Brontolare 9 Diez lo deriva da
il famoso il cavallo di Alessandro M.
^povrri tuono, tuonare. Il Bucolico, /?ou/.o),t/ó?, agg. di j3ouxó-
/Spovràw,
Caix (p. 13) però lo ricongiunge )o5 pastore di buoi; bucolicus pa-
a ì'i[m)brottolare rimbrottare y
, storale, Col. 7, 1. Il fem. buco-
ch'egli derivai da. repr abitar e. Sost. lica sottintende poesia.
brontolio, brontolone. Buffalo, j3où/3a)o,-, bubalos Plin. 8,
Bronzo le etimologie proposte sono:
: 38 ; bufalus Ven. Fort. carm. 7,
I
) obrussa) epiteto del-
o^pxt^ov (lat. 4, 21. Secondo Hehn pag. 411,
,

l'oro provato al fuoco. 11 bronzo sarebbe stato portato in occidente


avrebbe avuto questo nome perchè dall' Aracosia circa 1* anno 600
quando è appena fuso somiglia a. Cr.
I
j3óE5 uypioi
di Erodoto 7,
all'oro; 2) hrunitius da bruno 26, sono probabilmente i buffali.
(Muratori) 3) dall' inglese hrass
;
Del resto il bubalus era veramente
rame dal pers. buring' o pi-
; 4) una bestia africana che apparve
ring' rame. (Dozy). In tanta di- in Roma nel circo al tempo di
scordanza di opinioni v'è posto Domiziano Friedlànder, Sitten-
(

anche per un' altra etimologia. gesch. 2, 402). Il popolo poi ap-
BpovTv; significa tuono, e nell'an- plicò questo nome al bue selva-
tico teatro ^po-j-ziio-j dicevasi un tico per l'assonanza con bos.
bacino di bronzo entro al quale Buglossa, j3oJ-7>w770,-, a lingua di
si agitavano sassi bue, specie d'erba, buglossos Plin.
per produrre
l'effetto del tuono. B^covrEtov da- 25, 81.
rebbe il latino brontiura e poi Buio, -TZ'jppói, burrus, e da questo
bronthmi, e poteva indicare qual- la forma aggettivale burreus. Fest.
siasi bacino e campana, e poi il burrv/m antiqui quod nos dici-
metallo di cui era formata. Sa- mus rufum. Dal rosso scuro il
rebbe la metonimia inversa a significato sarebbe passato ad
quella che usiamo noi allorché oscuro. Cfr. Diez, p. 94.
diciamo i sacri bronzi per cam- Bulbo, j3o/,3ó5, bulbus, Cat. r. r. 8.
pane. Deriv. bronzino, bronzista, Bulimo, -io-j-M/j.oi, fame da bue, cioè
abbronzare, abbronzire. morbosa; bulimus Veget. 5, 37;
Bruco, j?.c5vx55, b7^uc lius Prnd. ha- astr. bulimia, ^ovIl/j.lcc. Per aferesi
mart. 229. limo, consunzione di stomaco.
Bubbone, j'ì5j,5ojv, gianduia dell'in- Buratto, specie di drappo rado e
guine; negli scrittori di medicina trasparente, nominato dal suo co-
la stessa gianduia enfiata. Dalla lore rossigno , mppóg , burrus.
forma buba, che trovasi p. es. in Cfr. buio. In altri casi il colore
spagn. e port. venne il dimin. diede nome alla stoffa. Deriv. bu-
bubbola. rattino, fantoccio di cenci, burat-
Buccia, fem. di buccio il Diez tella, sacchetto di stamigna per
.,

lo crede abbreviato da lobuccio, abburattare la farina.


e questo da y.o^ò^ o j.o-ó; scorza.
Burrasca, vedi borea.
II Caix,
p. 13, lo riferisce a ^r«e- Burro, sincop. da butirro, v.
putiiim, che sembra avere signi- Burrone, accresc. di borro o bo-
ficato più tardi anche buccia delle tro, fosso scavato da un torrente;
frutta. secondo Muratori da ('Bó&oos, j3o-
Buccintoro, ^.ou-y.ivrxvpog specie di , òpio-j, fossa. Cfr. botro.
barca, detta così certamente per- Bussola, dimin. di Tru^t^; vedi bosso
chè a prora aveva la figura di e pisside.
un bue centauro. Busta e busto. Nel lat. med. busta
Bucefalo, j^^j-xi-^a/oc, che ha testa e bustola sono sinonimi di arca,
da bue. Così dicevasi una razza e derivano probabilmente da bu-
di cavalli tessali, tra i xida TTu^i'òcz acc. di ti^IU (cfr. pis-
quali è
- 105 -
side).Busto sarebbe la forma ma- colla significazione. Comp. imbu-
schile e indicherebbe il torso u- sto, trambusto, trambustare.
mano come un recipiente, (cfr. Butirro, ^où-rvpov, cacio di bue;
1. m. arca, it. casso, capsus, ingl. butyrum Cels. 4 15. ( Secondo
,

cheste). La derivazione da bustum, Plin. 28, 9 è parola scitica).


cadavere abbruciato, non conviene

O
Cacare ,
xaxa&) e xa//àw ,
caco Hor. rotto da y.xSi^iisi xxò//.t2, con suf-
Sai. 1,8, 38. Sembra derivato fisso aggettivale, cadmia Plin.
dalla parola infantile x.a/./a. So- 34, 2.
stengono la derivazione dal greco Calamita, /.xlv.jj.iTrti, derivato da xa-
il Fick
1,
55 2, 48, e il Corssen
; /a/zo?, canna. In greco era il nome
2, 733 N.; la credono parola co- d'una rana verde e piccola che
mune alle due lingue Curtius vive fra i canneti. CalamitesVìm.
,

p. 139. Weise, p. 26. Vanicek, 32, 10, 42. Questa parola fu tras-
p. 102. portata a significare l'ago ma-
Cachessia, xax-£ii«, mal-essere, a- gnetico applicato alla navigazione,
bito malaticcio; cachexia Cael. forse perchè lo si chiudeva in
Aur. chron. 3, 6, 80 = tisi. Agg. una capsula piena d'acqua fissan-
cachettico, e da questo scaclilc- dolo sopra un pernio e sopra un
cio. pezzetto di sughero. (Cfr. Diez,
Cacofonia, x«xo-y wvia, cattivo suono, p. 98). Alla derivazione diretta da
Strab. 13, p. 618. nelle lingue romanze
calamus
Cactus, xàxTos, cactus Plin. 21, 97. contrasta il suffisso ita, rarissimo
Da questo cacchioni , spuntoni in esse per oggetti materiali.
delle prime penne. Calandra, xà^avSpa, parola che si
Cadrega, alterazione popolare di trova nei tardi scrittori greci per
cattedra. una specie d'allodola. Altri volle
Caduceo, xvìpuxiiov (dor. xapu/.stov), senza necessità derivarlo da x«P«-
agg. di xvipul, araldo; era una ^pm, uccello simile al calandrino
verga d'alloro o d'ulivo con due che vive nei burroni [xccpà^cu).
serpi attortigliati, portata dagli Calare, xa^aw, allentare, chalare
araldi ed attribuivasi anche a
, Vitr. 26 1, 12; calare C. 1. L 4,
Mercurio come araldo degli dèi. 2021. Calata, calia, minuzzoli di
Calafato , xa) ««^jar/j; e calafatare , oro che si staccano nel lavorarlo,
xa/a-^aTiiv, derivasi comunemente e rappresentano ciò ch'esso cala.
dall'arabo qalafa^ saldare le fes- Quindi usasi di cosa consunta e
sure della nave. Non sappiamo se vieta.
l'Occidente abbia preso questa Calce, yàxi'S, caloo Cai r. r. 18. Che ,

voce dai Greci. L'Engelmann però sia parola derivata dal greco, ol-
la vuol derivata da calefactare. tre che dalla forma, pare verisi-
Calamaio, calamarìus, agg. da xa- mile anche da questo, che i Ro-
lot-ix-oi.^ calamus, penna. Significò mani impararono dai Greci la
poi un arnese da riporre le penne, fabbricazione in pietra. (Cfr. Leo
theca calamaria Suet. Claud. 35. Meyer KZ. V, 386). Deriv. calca-
Calamandrea o Calamandrina , reo, calcina, calcinare, calcinaccio.
specie di pianta, da x^/^^^'-^P^^? Calcedonia, specie di pietra dura,
quercia bassa, querciuola, cala- agg. da Ra)>xv)5wv, città di Bitinia.
mandrea Plin. 14, 112. Calcografia, e. m. yaXM-'ip<x'^iQt. ,

Calamìnaria, specie di pietra, cor- stampa in rame.


106

Caldeo 9 x^^^^^O' >


chaldaeus Cic. camerata. Camera prese poi il si-

divin. 1,1- astrologo. gnificato di erario pubblico, donde


Caleidoscopio, e. m. da xcù-eiSo-s-ao- camerale, incamerare, incamera-
TTstov, stromento da osservare belle mento. C. ibr. anti-camera.
(xxìu) figure i'-iS-o), Camino, /.a^w-ivo;, caminus Lueil.,
Calìa: vedi calare. Susp., 4, M.
Calice, y.àl^l (dei fiori, rad. cai, co- Cammeo: tra varie etimologie di
prire, nascondere), calyx Plin. questa difficile parola il Diez pro-
21, 121. pone timidamente il greco xó////«,
Calli^ralla, ùìi- ypx'fi il bello scri- cosa intagliata da cui sarebbe ,

vere disegnare, Plut. Pyth. or. venuto il dimin. rom. commatu-


7. Trovasi usato anche per bello lum e da questo una forma fran-
stile. — Callìgrafo, agg. calligra- cese camaìeu. lì Littrè ricorre a
nco. x.aw.£tov, officina, da xa//.-vw, lavo-
Calma, propr. la tranquillità del- rare.
l'aria, ha la forma d'un sost. vb. Camomilla, mela che
xx/j-xi- /j-nlo-j ,

greco (perchè ma
non è suffisso sta a terra , chamomilla Theod.
neolatino), e accennerebbe a yx- Prisc, 4, 1.

>y.w, allentare; ma regolarmente Canape, xavva^St,-, cannabis Varr.,


dovrebbe essere y±l-niJ.cf.. E più ve- r.r. 1, 23, 6.
risimile che sia tutt'uno con xaii/xa, Canapè, xwvwTrìtov, letto a zenzaliera,
sost. vb. di zai'w, ardere; e in ef- zanzara), conopeum Varr.,
i^/.'Jyjrjri)

fetto calma nello spagnuolo e nel r. r. 2, 10, 8; conopium Prop.,


,

prov. indica l'ardore meridiano. 4, 10, 45, M.


Benché sia raro au riprodotto Cancrena, yayy/satva (7/5ao), -/patvw ,

con al, è però frequente l'inverso, rodere), gangraena Lucil, in


p. e. auto ed alto ; qui può aver Non., 2, 375.
influito l'analogia di calor. Agg. Canestro, xzva7T|2ov, canistrumY arr.,
calmo vb. calmare.
, l. l. 5, 120. Serviva per pane,
Calomelano, e. m. di /a/òv /jAìcc-j bel frutta, fiori.
nero. Vuoisi che lo scopritore av- Canna, xawK Pollux 10, 184, canna
vertisse questa sostanza dal mu- Vitr. 169, 19. L'esistenza di questa
tato colore d'una polvere. parola in Italia è attestata per
Calotta :
probab. per caloitra, da tempi molto antichi dal nome
y.QcìÙTZ'cpx, specie di copertura della della borgata di Canne. Deriv.
testa, calyptra Fest. cannella, detta così perchè arro-
Camaleonte, xa,v.at-AÉwv, leone basso, tolata come la canna, cannone,
chamaeleon Ovid. Mg<. 15, 441. cannoniera, ecc.
Cambiare e cangiare, xa/ATi-rw, vol- Canone, zavwv, norma, regola, canon
tare,cambiare e cambire ApuL, Vitr. 261, 1, filo a piombo. Deriv.
de mag. 17:=: permutare
,
cfr. ;
canonico , xavovfxós ,
canonicus
cansare. Vitr. 6, 2 regolare. Canonizzare ,

Camelo, camelus Varr. 1.1.,


/.a//v;)>(55, xavovc'^o), canonizo Ambros. Ex- ,

5, 20, 100. Fu noto ai Romani plan. symb. VII, p. 158, Mai. Ca-
nella guerra africana di Cesare nonizzazione canonica canoni- , ,

contro il re Juba {beli, afr., 68). calo, ecc.


Il nome trovasi però fino da Lu- Causare, xa//.7iTw, campsare Enn.
cilio nel composto pantheroca- Ann. 334 V = flectere iter, navi-
melv.s. gando praeterire.
Camera, y-uaipa, tetto a vòlta, camera Cantaride, xavS^apt,-, cantharis Cic.
Lucil., Susp., 41 1 camara Plin., ; fam. 9, 21, 3.
16, 06. Deriv. cameriere e came- Cantaro, y.a-j^xpoi, specie di bicchiere
riera [camerarius, cameraria), antico, cantharus Plaut. Asin. ,
— 107

5, 2, 56. Deriv. canterano, cre- laconie della città di Karyai che


denza da tenere bicchieri ed altri faceano particolari danze nella
vasi. festa di Artemis, detta Karyatis,
Canto, Cantone, fra le etimologie dal famoso tempio che aveva in
proposte havvi pure xav&ó?, l'an- quella città. I graziosi atteggia-
golo ed il cerchio dell'occhio; menti di quelle fanciulle furono
poi anche il cerchione della ruota. spesso imitati in marmo nelle
Il lat. canthus ha statue che si dissero cariatidi.
quest'ultimo si-
gnificato e Quintiliano 1
,
5 la Cariddi xxpv^Si; , Charyhdis Cic. , ,

dice parola africana o spagnuola. PhU. 2, 27. In Prud., Cath. 6, 107


Altre etimologie sono da lingue vorago. =
germaniche. Carisma, yù.pizii.a., sost. da x^p'C^^^&at,
Caos, x^os, materia confusa e indi- far piacere donare charisma , ;

gesta, chaos Varr l. ;. 5, 19 vuoto Tert. de bapt., e. 20 == donum.


interminabile. Carota, /.«ouwt/i, caryota Varr. r. r.
Caparra: vedi arra, di cui ha lo 2 1 27. , ,

stesso significato. Probabilmente Carotidi, /.apoìrlSt?, arterie della te-


è parola ibrida, composta da cape sta, che gonfiandosi cagionano
arrham, frase che doveva usarsi sonno e stordimento (xapo^, xapoi-
nel pigliare formale impegno, e poi c7t,')
ed anche apoplessia.
sostantivata. Deriv. accaparrare. Carpo, aaprzói, parte della mano vi'
Cappa, xaTTTra, lettera dell'alfabeto, Cina ai polsi.
cappa, Auson idylL 1 2, Carta, charta Enn. ann.
yAp'^-ni ,

Cappero, capparìs Plaut.


^xTznxpi?^ 229. incartare
Deriv. scartare, ,

Cure. 90. Al tempo di Plauto già cartaceo, cartello, cartoccio, ac-


usavansi nelle vivande; ma fu- cartocciare ecc. Da charta e
,

rono coltivati in Italia solo più pellis si formò scartabello qua- ,

tardi ai tempi di Columella (r. r. derno, libro. Deriv. scartabellare.


lU, 107). Così carta e fascio si composero
Carato, x/jpaTtov, specie di caruba in scartafaccio (Caix, p. 147).
usata come peso (Freyt. Ili, 427); Carri, xapov, specie d'erba, careum
poi la ventiquattresima parte di Col. 12, 51, 2.
un'oncia d'oro. Cerates Metrol. Casamatta, il Ménage lo deriva da
script. Kat., p. 100, 2. xa7//aTa plur. di x^T^u-a fessura, chas-
Carattere, yy-pa-Kx-np^ impronta (xa- maSen. qu. nat. 1, 14, 1 hiatus.
pa(770j imprimere), character Varr. Ma il Mahn crede che casamatta
r.r. 3,2, 17. Deriv. caratterizzare, indichi casa rude, incompiuta, e
xapscxT/jpt'C'-'), caratteristico, /apv.Axri- questa significazione di matto ri-
pi<7rix.ó~. corre anche in carro matto. 11
Caravella : dimin. da y.ipx^o; sorta Wedgood deriva matta da matar,
di granchio marino; carabusPlìn. uccidere, e in questo caso sarebbe
9, 97; carata, piccola barca, Isid, la casa del macello.
19, 1, 26, e da questo car abela. Cassia, /.a^ta, casia Plaut. Cure. 101.
Carcinoma , carcinoma Castagna, castanea Verg.
Cat. r. r. 157, 4 = cancer.
y.(/.p/.ijfj)iJ.ot. ,

ed. 1
,
-aActcc-jov,
82. Fu portata in Italia da
Cardarao, xa/sòcz/zov, cardamuTu Plin. Sardes nella Lidia (Plin. 15, 93).
19, 118 —nasturtium (Apul. 4, 20). Plauto la conobbe sotto il nome
Cardamomo, f.y.pló.it.^ixo-), car damo - di nux mollusca, poi fu detta
mum Plin. 12, 50. nux calva, e finalmente il nome
Cardiaco , y.cipòix/.ói agg. di xccp^Coc^ greco la vinse sugli altri.
cuore, cardiacus Cic. divin. 1 38, ,
Castoro, xxaxMp, da cui l'agg. xa-
81, malato di cuore. Gxópiov castoreum Lucr. 6 794 ,
, ,

Cariatidi, yscpuscriSa, propr. vergini castoreo.


- 108

Cataclisma 9 xxT«-x/D5/y.a, sost. vb. Catastrofe, xarx-yrpoipvj propr. e-


=
,

da xxrx-Mzoi. Hippocr. clistere. versione, catastropha Sidon. ep.


Ora si usa per 1' antico xaraJ-xu- 5, 17.
(7^0,-, inondazione. Catechesi, xaT-vixy;7t5, istruzione dei
Catacomba, catacumha Greg. ep. catecumeni, catecliesis Hier. ep.
'ò, 30. il Weise p. 371 cita l'iden- 61, 4. Deriv. catechizzare, /.cx.-zrtyi-

tico xaTa/.u/Aj3/3. Il Bellermann am- ?jtv,catechizo Tert. de idol. e. 10.


mette un y.oi.'zv.xùijfio-). Altri lo crede catechismo , xaTnx^'y/ji.ó?, catechi-
un composto ibrido di Kxra-tumba, smus August. de fid. et op. 13; ca-
il che vorrebbe dire alle tombe. techista y.txT/jyirT/.i, catechista Hier.
Il Diez, p. 117, conghiettura che ep. 50, 1 , catecumeno, /.a.T^xoùfi.=voi,
sia un composto di catar (guar- è part. pres. del vb. xar/j^sw, istru-
dare) e tumba, sicché vorrebbe ire nella religione, catechumenos
dire tomba da guardare, da visi- Tert. ep. 69.
tare, e ciò perchè conteneva corpi Categoria, accusa, poi in
xaT-/;yopt«,
di santi. In simil modo sarebbero generale predicato d'un sog-
il

composti catafalco e cataletto , getto, cathegoria Macr. Sat. 7,


cioè palco e letto da guardare. ^
3, 2 ;agg. categorico, y-xT-rr/opi/.ó;^
Catacresi, xaTà-xpv;c7f?, abuso, poi categoricus Sidon. ep. 9, 9, che
fig. ret. catachresis Caris. 273, 1 K. appartiene al predicato.
Catalessi, /.aTà-/v;];t,- , l'occupare, il Cateto, xà&-ìT05 V7, agg. yb. di xa&-
cogliere 5 medie. V irrigidirsi e t/7//£ calare, intendesi linea calata

divenire insensibile catalepsis


;
da un punto; cathetusyììv.l'è^Q.
Cael. Aur. acut, 2, 10, 56, agg. Cattedra, -mò-éòpa, sedile a spal-
catalettico, zara/vj-Tt/.ó,-. (Nel lin- liera, cathedra Hor. Sat. 1, 10, 91.
guaggio metrico ,
catalessi è da Cattolico, xa3--o/txÓ5, agg. di yccò^olo-j,
xara/vi^tg, cessazione, ed indica un universale, cathoUcus Plin. 1,
verso un membro di esso non epit. II. nr. 15. Deriv. cattolicismo,
compiuto). cattolicità.
Catalogo, /aT«-).oyo:, indice, enume- Caustico, xaucTTJzóc, agg. da xat'w, ar-
razione, catalogus Macrob. Sat. dere, bruciare, causticus Plin. 20
5, 15. Deriv, catalogare. 90.
Catapecchia, forse è xaraTiv;'^, regi- Cauterio, y.y.^jr/.pLov, mezzo per bru-
strato da Snida, xarx-vì/ì; rà TT-;- ciare ( cfr. caustico ) cauterìum ;

^u/a l'i TOu uoa-jtv , pali


Ta:iiJ.ViOi Plin. 22, 102. Deriv. cauterizzare,
piantati in acqua 5 sarebbe adun- cauterizo =
y.y.-j-:r,piv.t^fji.

que una capanna lacustre. Cedola, =:scedula; vedi scheda.


Cataplasma, xaTa-7r),a7/jia, sost. vb. di Cedro, yiopoi cedrus Vitr. 58, 19;
,

xKTaTr/x770), ungere, spalmare, in- Hor. ep. 2, 3, 331 La forma la- .

tonacare; cataplasma Cat. ad M. tina è citrus, donde abbiamo ci-


fil. p. 78, 7. trato citrico
,
citriuolo. Il Diez
,

Catapulta, /.y.zci--iìrr,g ^
macchina da deriva cedro da citrus, spiegando
scagliare dardi ed altri proiet- la mutazione in e per l' incerta
tili, catapulta Plaut. Pers. 28. quantità dell't; ma non v' è bi-
Cataratta xara-o^xT/;? e xaTapoaxr/;?, sogno se fino da Orazio usavasi
caduta d'acqua, cataracta 6 cata- a Roma la forma greca. Deriv.
r«c<(?5Liv.27,28, 10;Plin 10,126. cedrino, cedrato.
Catarro, xara/s-zsoug, propr. deflusso, Cefalea, xEya).ai«, agg. di y.ivy.lr„ te-
catarrhus Marc. Èmp. 5. sta, cephalaea Plin. 20, 135= do-
Catartico, y.^^apruSì, purgativo. lor capìitis inveteratus. Nello stesso
Catasta, xaTà-Tmcrtg, suggesto, palco senso anche cefalalgia, Xi^aX-a)//ta.
da spettacoli, catasta Tibull. 2, Cefalo, x£^a).05, pesce notissimo con
3, 60. Deriv. accatastare. gran testa {y-i-joù.-^).
109 —
Celidonia, yùiSovtx, specie d'erba, cuUo la portò dal Ponto in Italia
chelidonia Plin. 25, 89. nell'anno 74 a. Cr. ( Hehn p. 346
Cembalo^ xu/A(3a>oy, specie di stro- sgg-^-
mento di rame, a forma di bacino Cerfoglio, xa'P^f^^^^^/ caerefolium,
semicircolare ; cymhalum Lucr. Plin. 19,17j.
2, 618.Composto con claviSf ta- Cerotto, xvjpwTóv, agg. vb. di x/jpów,
sto,divenne clavicembalo. incerare, cerotum Orib. Bern. 10,
Cenno, probab. abbreviato da cin- 14 —ceratum.
cinnus^ riccio, capelli arricciati, Cerusico, corr. di chirurgo.
e questo da /.tV.twog. Il cenno sa- Cesta, xi!7Tv5, cista Att. trag. 528,
rebbe dunque propriamente l'on- dim. cestella , cistella Plaut., Cic.
1, 3. Della stessa origine
è
deggiar dei capelli per effetto del 4,
crollare il capo. Deriv. accenno, cisterna.
accennare. Cetaceo, agg. da x^to;, balena, pe-
Cenobio, y.oaó-^io-^, luogo di vita sce cane, cetus Plaut. Aul. 373,
comune, coenobium Hieron. ep. plur. cete Verg. Aen. 5, 822.
22, 36. Deriv. cenobita. Cetra, xt&àpa, cithara Lucr. 2 28. ,

Cenotaflo, xsvo-ra'^tov.sepolcro vuoto, Deriv. citarista, xiSapisTv^s, citha-


quindi monumento onorario, ce- rista Cic. Yerr. 2 , 1 , 20, 53 , ci-
notaphium Ulp. Dig. 11, 7, 6, 1. tarlzzare e citareggiare, xt&apt^eiv,
Centauro, xavraupo?, nome d'un an- citharizo Nep. Epam. i, 2.
tico popolo della Tessaglia che Chiasmo, x'^'/'-ós» ^g- gi'amm.
che
stava molto a cavallo, dal che indicavasi con la lettera x, chia-
provenne la favola dei mostri smus Gramm. vet. 108, 2.
metà uomini e metà cavalli cen- ; Cliicco, xtxxo5, involucro del grano,
taurus in Cic. Arat. 203 è il no- ciccum e ciccus, Plaut. Rud. 580.
me d'una costellazione. Chierico, xX/jptxós, clericus Hieron.
Centro, xsvrpov. pungiglione, poi quol ep. 60, 10, agg. di clero.
Chie-
punto dove sta fissa la punta del rica è il femminile e sottintende
compasso nel tirare un cerchio, tonsura. Deriv, chieresia, chieri-
centrum Vitr. 26, 8. Deriv. cen- cato, chercuto, cfr. clero.
trale, comp. eccentrico, fuor di Clliesa, IxxJy/fTta, adunanza; le riu-
centro, gr. t/.-y.z-j-zpo:, accentrare, nioni dei cristiani ebbero lo stesso
accentramento, centripeto, e. m. nome delle antiche assemblee po-
xsvTpo-TteTyj'?, centrlfugfo, e. ibr. polari; ecclesia Plin. ep.\0, 110.
Cera, cera, Plaut. Pseud. 33. dim. chiesuola.
x/jpó,,
La forma maschile greca dura in Chilo, yyilòi , chylus
= sucus Veget-
cero. Deriv. cerato, ceroso, cere- 5, 37.
ria, cfr. cerotto. 11 senso di « co- Chilogramma, e. m. di x^'^ta ypy.ixixa.xa.
lore del viso » pare derivato dai mille grammi. Così chilolitro x^'^'a
ritratti in cera, tanto usati dagli )tTpa e chilometro X'^'^ /xéipoc.
antichi. Aver buona cera sarebbe Chimera, poi un
x'^>«'-p='» capra;
adunque anzi tutto avere un ri- mostro spirante fuoco, con la
tratto con un bel colorito. parte superiore di leone, l'infe-
Ceramica, xEpa/xstxv7, arte di fare sto- riore di serpe e il mezzo di capra;
viglie; xépa/A05 è terra da stoviglie. chimaera Lucr. 5, 902. Ora si usa
Cerasta, xspaTTvj; , cornuto, specie per idea fantastica. Agg. chime-
di serpe, cerastes Prop. 3 (4), 22, rico.
27. Chimica, x^F-'-^'^'. vedi Alchimie.
Ceresa, l'albero, KEpduiov il
y-ipaioq Chimo, x^A'-ó?, chymus Ser. Samm.
frutto (cirlegia e ciliegia.), cera- 48, 90, liquido dello stomaco.
sus Varr. r. r. 1, 39, 2 Ebbe il Chiocciola, dim. daxox^t'a^, lumaca,
nome dalla città di K^pccsou^ j Lu- cochlea Plaut, Poen. 5^3,
~ no —
Chioma, xó//vj, coma Enn. ann. 352. Cimitero, xoifXYìT^piov luogo di ri- ,

Chira^ra, X''p-«7pa» morbo artico- poso, deriv. da y.oi/xM/xa.i, dormire,


lare della mano (x-'p). chyragra riposare, coemeterium Tert. anim.
Hor. ep. 1, 1, 31.
Chirografo , X''p° - vp»? «v mano- , Cinabro, /.rrjx^xpi^ cinnahari Lucil.
scritto, chirographum Cic. i4«. 2, me. 138, M.
20. Deriv. chlrografario. Cinedo, xtv-at^o;, cinaedus Plaut.
Chiromanzia) divina-
yupo-/j.avTcioc, Men. 514.
zione che si faceva osservando la con-
Cineg'eticajX.uv-yjy/yTtxy], l'arte di
mano (xi(p). durre cani cioè della caccia,
i
,

Chirurgo, yvp-oupyó;, Operatore cynegetica Grat. Falisc.


con la mano , chirurgus Cels. 7 Cinico, XUVIXÓ5, cynicus Plaut. Pers.
praef. astr. chirurgia, xtipo\>p-j-doi.,
1 23 R. I Cinici erano una scuola
chirurgia Cic. Att, 4, 3, 3. Agg. di filosofi; astr. cinismo, y.wi'jij.òì,
chirurgico, yupo-op-ji-zM. cynismus Cassiod. hist. eccl. 7, 2.

Chitarra, /tS^apa, cithara Lucr. 2, Cinnamomo, n^'i%iì.'j^iJ.o'i ,


cinnamo-
28. mum Cels. 3, 4, L
Ciacco, secondo Ménage da crupa? Cinocefalo, xuvo-x£^«)>5;, con la testa
cruj^a/.o:, maialesco. di cane, specie di scimia, cyno-
Ciborio, -/u^upiov, specie di bicchiere cephalus Cic. ad Att. 6, 1, 25.
egizio ,
ciborium Hor. oc?. 2 , 7 , Cinoglossa, xuvó-7).o)cr7ov, a lingua
21. di cane, specie di pianta, cyno-
Ciclo, cyclus Isid. 3, 36; agg.
zv/./o?, glossos Plin. 25, 81.
ciclico /.ux).(/.ó; cyclicus Hor. ej9.
, Cipero, -A-ÙTz-fipoi, specie di giunco,
2, 3, 136. Deriv. ciclone, cicloide, cyperos Petr. 127, 9. Secondo Plin.
xux).o-2t^v7; di forma
circolare. 12, 109, veniva da Cipro da cui
Ciclope, dall'occhio roton-
xù/.).-ù)j^, prendeva il nome.
do. Mome d'una razza d'uomini Cipresso, xu7ra|Ot7cog, cupressus Eun.
favolosa, che credevasi avere un ann. 267. L'albero è d'origine se-
sol occhio in mezzo alla fronte. mitica (Renan, hist. gén. des lang.
Cfr. V Odissea lib. IX. Agg. ciclo- Sem, p. 192. Benfey W. ), ma il
pico. nome greco accenna all'isola di
Cicoria, y.iyupiQ-j, cicorìum Plin. 20, Cipro. Pel suffisso tcrcrog vedi Mùl-

73. Dagli antichi si usava in me- lers Beitr. zur Kunde der indog.
dicina e traevasi dall'Egitto. Spr. 2, 290.
Cìg-no, xu/.vo,-, cycnus Lucr. 3, 7. Ciprio, xwpto5, dell'isola di Cipro,
Cilicio, xtÀcV-tov, cilicium^ agg. che cyprius Cic. Bom. 20.
sottintende textum slragulum, , Ciro , porco secondo Ferrari da
,

panno di Cilicia fatto di


peli di yoTpOi.
capra. Varr. r. r. 2 fin. Cic. Verr. Cisterna, vedi cesia.
3, 38. Citiso, xOTt705, cytisus e cytisum
Ciliegia, V. Cercsa. Verg. ed. 1, 78, Varr. r.r. 2, 1,
Cilindro , xv/tvòpo,- , cylindrus Cat. 17. Conosciuto in Italia fino da
r.r. 129. agg. cslindrico. Teocrito (10, 30) ma a Roma,
Cima, x'J/y.a, il germoglio più alto perquanto pare, solo dopo Catone.
del cavolo, cyma Lucil. ine. \(5Q, Ciurma, xÉ>.iU!r//.a, sost. vb. di xì/cì^w,
M. Quindi ogni punto culminante. il comando del capo dei rematori,
Deriv. cimiero. celeuma Mart. 3, 67, 4. xs/ìua/za di-
Cimasa, piccola onda; cy-
/.u/j^anov, venne poi cleusma, chusma chiur-
matium Vitr. 81, -i^^uovolo. ma, (sicil. ciurma. Dal significato
)

Cimelio, /it///i).iov, oggetto riposto, di comando dovette poi passare a


(xcì>.aj, giacere riposto) quindi da quello delle persone comandate.
riporre, prezioso. Deriv. cluruiaglia, ciurmare, in-
— Ili -
cantare con parole ed atti mistici, clorotico, clorosi, cloruro, comp.
deriva dai cloroformio.
significato che forse
gesti convenzionali del capo
dei Cocca, piccola nave = concAtì!, vedi
rematori ; quindi ciurmerla, ciur- Conca.
madore. Coccige, xóxxu?, estremità inferiore
Clamide, x^^/^'^s» specie di mantello, della colonna vertebrale, propr.
chlamys Plaut. Pseud. 735. osso dì cuculo.
Classe, Pott {Et. Forsch. 2, 376)
il Cocciniglia, da xóxxtvo5, agg. di
e lo Schweizer (K.Z. 11, 77) rife- xóxxog, colore scarlatto, coccinus
riscono il latino classis ad una Petr. Sat. 28.
forma dorica v.lu'jiq ion. xX/jcrt?, , Coccio, dalla forma aggettivale con-
sost. di xa/sw chiaqaare, e sarebbe cheus, vedi conca. Altri lo deriva
la chiamata sotto le armi ( cfr. da y.oyli-<^i, chiocciola.
classicum). Il Curtius p. 139 ne Cocco, XÓXX05, coccus (-um) Hor.
dubita, e così il Mommsen che Sat. 2, 6, 102.
prima l'aflFermava (
R. G. 1, 81). Coccodrillo, ^po-AóStàog , crocodilus
11 Corssen 1, 496, ilTuchàndler, Cic. n. d. 2, 48. Fu veduto la prima

p. 12, il Weise la credono parola volta a Roma nei giuochi dati


originale latina. dall 'edile curule M. Emilio Scauro
ClaYicembale, vedi Cembalo. l'anno 58 a. Cr. Plin. 8, 96.
Clero, x/v5/50s, sorte, eredità, parte Cofano, y.ór^^i-joq, cophinus Coli. 11,
assegnata. Vuoisi che così fosse 3, 51. Serviva per giardinieri e
chiamata la parte eletta del po- maestri di casa.
polo assegnata a Dio, come presso Coglione, coleus, testicolo, Cic. fam.
gli Ebrei la tribù sacerdotale di 9. 22 da ^oUói, fodero.
Levi. Clerus Tert. Monog. 12. Colèra, xo^ipa, forse da xok-hy bile,
Deriv. clericale, clericalismo, cfr. indica flusso di bile, diarrea; cho-
chierico. leva Cels. 2, 13. Deriv. coleroso,
Clessidra, x/sj^-u^pa, che racchiude colerico, e. m. anticolerico.
acqua clepsydra Cic. de or. 3 ,
, Colica, xw).ixvì (vÓ505), agg. di xw>ov,
34, 138, orologio ad acqua. Fu intestino, malattia intestinale, co-
introdotta a Roma da Scipione lice in Cels. 5, 25, 12 è il rime-
Nasica l'anno 159 a. Gr., Plin. 7, dio di quella malattia.
215. Colla, xó/>a, glutine. Deriv. incol-
Clima, x)-t>a, inclinazione, sost. vb. lare.
di xXt'vo; clima Serv. ad Verg. , Collirio, y.oìXvpiov^ unguento per gli
geo. 246. Deriv. acclimare. occhi collyrium Hor. Sat. 1 5, 30.
, ,

Climaterico, /.hy.ccxTripi-/.ói, agg. da Colosso, xo/ocrffo; C0^055U5 Plin. 24,


,

x/i/AaxTvip, anno scalare (z>t>a?, 41. Deriv. colosseo, xo^osaatos co- ,

scala) nell'antica medicina ogni


; lossale, colossaeus e colosseus,
settimo anno della vita, che giu- Plin. 34, 39, l'usa di statue.
dicavasi pericoloso; climactericus Colpo, xó^a'^o;, schiaffo, colaphus
Plin. ep. 2, 20. 40. Piaut. Pers. 293, R. Deriv. colpire.
Clinica, x>tvixv7, l'arte per chi sta a 11 Gaix, p. 67, deriva anche ac-
letto (x>iV/)); clinice Plin. 29, 4; coppare per accolpare ,
finire a
clinico, x).tvtxó;, il medico curante, colpi.
Mart. 1 ,
30. Coma, -/Mf-oc, sonno profondo.
Clistere, annaffiatore, sost. Comedia, canto del xw//05
zw//-w5ia,
da
yl-^oxr.p,
x),u5w, clyster Cels. 1,27 = lofio; comitiva baccante, comoedia
y.ìwzYipio)) è lo stromento, clyste- Plaut. Pseud. 1081. Comediografo,
rium Scribon. i 14. mìixM^Lo-ypà'foi, scrittore
di come-
Cloro, x^^pó?, verde pallido. Ora è die,'Prob. cathol. 38, 17 K; come-
nome d'un corpo semplice. Deriv. diante.
112 —
Cometa, y.oiirtT/ii, chiomato (astro), Cornice) y-op^vi^, piccola corona, co-
deriv. da xó//v7, vedi Gtiioma; co- ronìs Mart. 10, 1, 1.
metes Cic. n. d. 2, 5. Coro , xopói chorus Naev. com. 75,
,

Comico, y-oì/j.uói, agg. di xw/^og, (cfr. Rbb. Deriv. corale, corista.


comedia); comicus Plaut. Poen. Corografia, x<^p°-yp^'f^^^ descrizione
588. del paese, chorogrofia Pomp.
Conca , x-óyx'! , conchiglia ,
concha Mela;^
Lact. ad Stat. Theb.2, 44.
Plaut. Rud. 297. Cosmetico, /0(7/jtv5Ttxó?, agg. da xo^/zém,
Conchiglia, /.oyyyìio-j, dimin. di xó'/X'?, adornare. I Romani avevano il
conckylium Lucr. 6, 1072, agg. cosmeta, yoap.YiTrrì? cameriere ad-
,

concliiglìacco. detto all'abbigliamento.


Conia, burla, celia, forse da st/.óvta, Cosmo, xósr/Aog^ mondo, agg. cosmi-
piccole immagini, figurine grot- co, yo'jfMy.óì^ cosmicus Mart. 7, 41
tesche, od anche smorfie del viso z= mundanus, cosmopolita. Comp.
per imitare e canzonare qualcuno. Cosmografia, yop//.o-ypxfia descri- ,

Cono, XWV05, conus Lucr. 4, 427, B ;


zione del mondo cosmographia
,

agg. conico, xwvtxós, conicus Vitr. Cassiod. div. lect. 25; cosmografo,
236, 22. y.Q'jlj.oypi.'^oi^ cosmographus Myth.
Coppa, incerto se dal gr. xuttv^ ,
o se lat. 3, 6, 35 } agg. cosmografico ;

ambedue derivino da una rad. cosmorama, e. m. yozij.'òpv.iJ.oi., ve-


comune, donde anche il sanscr. duta del mondo, cosmogonia, xo-
hiìpas. (7^(/,o-7ovta, generazione e formazione

Corallo, y.opxùiov, corallium Ovìd. del mondo, cosmopolita, yontj.o-


Met. 15, 416. Agg. corallino, /.o- -KolìTr^i, cittadino del mondo, agg.

pdìM-Jo;^ corallinus Anthol. L.989, cosmopolitico.


13, M. Cotogno, xuowvi'a, cotonia (-ea), Cat.
Corda, -/.opH, budella, corda di bu- r. r. 7, anche xuSwvtov, cydoneum
della, chorda Lucr. 2, 412. (I Plin. 15, 37 e Creta insula adve-
composti accordare, concordare, cta. Deriv. cotognata.
discordare, non sono formati da Coturno, xóSropvos, specie di calzare,
corda, ma da corcordis^ cuore). cothurnus Liv. Andr. trag. in Te-
Coreo, yopiioi, piede metrico, cho- rent. Maur. 9, 5. Era usato dagli 1

reus Cic. or. 63, 212. attori tragici e così indicò poi
Coreografo, e. m. di -/opno-ypiooi, anche la tragedia.
scrittore di balli; coreografla. Cranio, xpavtcv; craniologia, e. m.
Coriambo, xopiv.ij.poi, piede metrico, xpav[&-/oyta, dottrina del cranio.
choriambus Auson. ep. 10 37, Crapula, x^atTra/vj crapula Plaut.
, ,

agg. coriambico, xopiay.lìi/.òi, cho- Parola derivata


Pseud. 12, 82.
riambicus Sidon. ep. 9, 13. secondo Curtius, p. 68 e Vanicek,
Coriandolo, dimin. da coriandro, p. 148; comune secondo Corssen
/.opiciv-jo-j coriandrum Plauto
, 2, 143
Pseud. 814, R. Crasi, xp57t5, mescolanza, Gramm.
Corifeo, y.opvjcdoc, che sta in cima, fusione di due vocaboli in uno.
a capo, agg. da/(3pu5j4, corìphaeus Medie, qualità speciale del sangue.
Cic. n.d.i, 1^1, 59 rr princeps. Cratere, y.pxHp, vaso grande per
Corimbo, y.óp^jfj.po;, grappolo d'edera, mescere il vino, crater Cic. Att.
corijmbus \erg.ecl.3, 3 2, 8, 2. Ora significa la bocca
'.

Corintio, y.opOj^'.o;, agg. di Corinto, dei vulcani, che nella forma so-
ora agg. di un ordine architet- miglia all'antico cratere.
tonico, corinthius Cic. Orai. 2, 65. Creosoto, e. m. di zpéa; (To'j^j), che
Coriza, z-ipu^a, coryza Cael. Aur. salva la carne, olio volatile che
acut. 2, 17, 101 =r destillatio, pi- conserva a lungo le carni.
tuita. Cresima, xp''^^F°^7 unzione, sost. vb.
- 113 -
di x/5'«^5
chrìsma Tert. de bapt. giudice d'arte. Fem. critica, xpt-
7; vb. cresimare. arte di giudicare, vb. criti-
Ttx/7,

Crestomazìa, xP'^^to-/^»^''», appren- care.


dimento di cose utili. Così dice- Crittogama, e. m. da
X|5y7rTo-ya/Aos,
vansi i libri in cui erano raccolti dalle nozze nascoste. Specie di
gli squarci più belli di varii scrit- piante che si riproducono in modo
tori. ignoto non apparente.
Cripta, xpuTTTa, antic. andito coperto; Crocchiare vb. deriv. da x/jóra/ov,
,

ora la cappella sotterranea d'una castagnetta, nacchera (cfr. fischia-


chiesa. Cfr. grotta. re da fistula), crotalum Scip. in
Crisalide, xp^^a'^t?, il verme color MsLCrob.Sat. V, lU
d'oro (xp^ó^) prima che si tra- Croco, y.fjóxoi e y.póM'j^ crocus e cro-
muti in farfalla. cum, Lucr. 2, 416, Varr. r. r.\y
Crisi, giudizio, decisione, sost.
x/5t5t5, 85; agg. croceo, Xjoixsos, croceus
da xpi'-vw. In medie, indica il mo- Verg. geo. 1 , 56.
mento in cui la malattia si ri- Croma, '/.pSìiJ.a^ genere di tono mu-
solve per la morte o per la sicale, chroma Vitr. Ili, 18. Ora
guarigione. Ora usasi per qual- significa la durata d'un mezzo
siasi stato difficile o politico o quarto di battuta , agg. croma-
finanziario o d'altra specie che tico, xpoì/xcf.riy.ó';, chromaticus Vitr.
ha bisogno d'essere risoluto. Cfr. 1.15, 19.
critico. Cromolitografia, e. m. di xp^F-'^-
Crisma, vedi Cresima. li^oi-ypafix^ stampa sulla pietra, a
Crisolito, xf.vsó-hj'èoi, pietra aurea, colori; agg. cromolitograflco.
chrysolithus Prop. 2, \Q, 44. Cronaca, xpovux, agg. plur. da xp°-
Crisostomo y^pùao-axoiJ.Oi
, ,
con la V05 , tempo ; significa narrazione
bocca d'oro, eloquente. storica che segue l'ordine del
CrÌstallo,x/5U7Ta».og, crystallus (-um)^ tempo.
Prop. 4, 3, 52; Verg. co;). 30. De- Cronico, xpo'-'wós, agg. da /póvos, tem-
riv. cristallino, y.pvjruù'.voi; , cry- po, chronicus Geli. 17, 21.
stallinus ^Qw.de ir 3, 40, 2, cri- Cronografia, xpovo-vp«y''a, descri-
stallizzare, e. m. Gristallografla, zione dei tempi, annali, crono-
la descrizione o scienza dei cri- grafo, xpovo-y/jK'^o?, annalista, chro-
stalli. nogrophus Sidon. ep. 8, 6.
Cristo, unto, agg. vb. di
x/5tcrTó,-, Cronologia, yoo-io-lo-jioL, antic. cal-
xptw, Christus Vulg. 2, Macch.1, colo del tempo; ora la dottrina
10. Deriv. cristiano, xp'^^'«''°' ,
dei tempi e delle date. Chi tratta
christianus Tac. ann. 15, 44 cri- , questa materia è cronologo.
stianesimo, xpicrTtavt5-/^.(3,-, christia- Cronometro, xpovó-/^.£T/3ov, strumento
nismus Tert. adv. Marc. 4, 33, da misurare il tempo orologio ;

cristianità, cristianizzare, /pt^tta- esattissimo.


vt^M, christianizo Tert. adv. Marc. Cubo, xu^o?, dado, elibus Vitr. 10,
1, 21. 4, 5. agg. cubico, xu^txós, cubicus
Criterio, xpiT^piov, mezzo o norma Vitr. 104, 13.
per giudicare (xpivitv). Caccliiaio, yoyUàpiov, dimin. di xo-
Critico, xptTtxó,-, agg. da x/ji'vw, come x>^a?, chiocciola, cochlear Petron.
crisi, criticus Cic. fam. 9, 10, 1, Sat. 33.

Zambaldi, Le parole greche.


114 -

Dardo, secondo alcuni da ^óp-j òó- mon-^ demonico, Sai/j.ovtx.ói,dae-


/3aTo$, lancia, ma più comune- monicus Tert. de spect. 9 ; demo-
mente da una parola germ. tari, nologia, e. m. dottrina delle divi-
ingl. dart. nità.
Dattero, Sàxru^os, dactylus Plin 13, Desco = disco. Poi si chiamò così
46. In italiano dattilo è il piede la mensa circolare; vedi disco.
metrico composto d'una lunga e Desinare, alcuni lo derivano da
due brevi. ouTTVitv, devenuto dinar, disnary
Dattilìoteca, óa/Tu^'-o-Sr/jx/^, riposti- il che mostrerebbe che entrasse

glio e raccolta di anelli da si- nelle lingue neolatine dalla Pro-


gillo; dactyliotheca Plin. 37, 11. venza. Il Diez propone decoenare^
Deca e Decade, 5s/.a;, decina, de- etimologia che non è senza dif-
cas Tert. praescr. haer. 49. Nei coltà, ma pur verisimile.
composti deca vale dieci, come Despota, signore, padrone.
oe<77iót/;?,
in decagono, ^sxà-vovo^ a dieci an- Deriv. despotico, oì^ttotjxóc; despo-
goli decagonus Boeth. geom.
,
tismo.
p 422; decalogo hy.i-loyoi i dieci Deuteronomio, oiD-tapo-vó/Mo-^, secon-
comandamenti, decalogus Tert. da legge. È il titolo del quinto
de anim. 37; decasillabo, ot/.ct.-aù>.- libro di Mosè nella traduzione
lufioi di dieci sillabe, decosylla- dei Settanta.
hus Mar. Vict. 111,31 K dcca-
p. ;
Diabete, ota-p/jTV/i, SOSt. da òta-jSatvw
merone le dieci giornate [rif-ipcc.) passare; sifone per cui passa l'ac-
del Boccaccio. qua, diahetes Cai r. r.3, 10, 2.
Delfino, Stlfii, delphinus Att. trag. Nei medici greci è la malattia
404. Forse il delfino entrò a Roma che porta ancora questo nome ;

col culto d'Apollo, cioè poco dopo agg. diabetico.


la cacciata dei re. Era creduto Diabolico, vedi Diavolo.
per antiche leggende amante del- Diacodio, òtà xwòìtwv, (per mezzo
la musica e amico degli uomini. di piipaveri )
succo di papaveri,
Alla vigilia del sacrificio ad A- diacodion Plin. 20, 200.
poUo era portato in processione Diacono, 5cax?iv5«-, servo, ministro,
per la città dai Quindicemviri. diaconus Tert. de hapt e. 17.
Delta, Una, lettera dell' alfabeto, Tievìv. diaconia, ùiv./.o'jìu.

poi fino dal tempo di Erodoto la Diadema, òtao/;//«, sost. vb. di^ta-^éw,
terra compresa fra i due rami legare intorno, cingere, diadema
del Nilo e il mare, che raffigura- Cat. or. p.28, 13. L'uso del dia-
va appunto un A; Beltà Mei. '<?, 7, dema venne dalla Persia.
14. Ora indicali paese Diafano, oi
compreso trasparente.
fra due rami di un fiume qual- Diaframma, ^là-'fpv.yiJ.u, tramezzo
siasi e il mare. fra due spazi, comunemente il
Demagogo, ov;//-avwvór, capopopolo; muscolo che separa il torace dal-
astr. demagogia, ^/i/y.aywyiaj
agg. l'addome
demagogico, ^nij.ayjy/'./.óc. Diagnosi, òtayvwcru, distinzione, in
Democrazia, ò-niio-y.pv.Tiy., governo particolareil riconoscere una ma-
popolai-e; agg. democratico, o/;//o- lattia; agg. diagnostico, òtavv&)7Ttxóc.
^lu e ywvta che
/.pv.-u/.òi,. Diagonale, agg. da
Dèmone, òylij.wi^ (spirito, ente su- attraversa gli angoli, diogonalis
periore) daemon Apul. de deo Vitr. 213, 2tS =
disterminus.
Socr. 13. Deiiv. demonio, Sutf/.ó-jio-j, Diagridio, oiaz^ùòtov, diagrydium
daemonium Manil, 2, 938 dae- = Cael. Aur. acM^. 1, 17, 179.
1i5 —
Dialettica; Sta-isxTtxv^, propr. l'arte SiSócT/.oc'Xoi , maestro, didascalicus
del conversare e discutere, dia- Auson. ep. 17.
lectica {-e) Quintil. 1,10, 42. Agg. Didattico, 5t5«xTixó?, che appartiene
masch. dialettico, Sta^sxrtx.ó^, dia- all'istruzione, agg. di StSaerxw, in-
lecticus Ciò,. Fin. 2,6, 17. segnare.
Dialetto, (la parlata) dia-
StàX-:xToc, Dieresi, Staipzsi?, distinzione, diae-
lectus Svet. Tib.Z6;agg. dialettale. resis Prob. 363 , 21 K , separa-
conversazione, zione di sillabe.
Dialogo, Sidc-loyoi,
dialogus, Cic. or. 44. Deriv. dialo- Diesis, ^t2<rt5, sost. vb. di St-i-/)/xi, di-
gico, dialogizzare, dialogismo. videre, in musica un quarto di
Diamante, kSx/xag, in-domabile; tono cioè la divisione di un se-
,

antic. ferro ed acciaio durissimo; mitono, diesis Vitr. HI, 23


da Teofrasto in poi il diamante, Dieta, StatTa, regime di vita, diaeta
adamas Verg. Aen. 6, 552; agg. Cic. Att. 4, 3,3; agg.
dietetico,
adamantino, à5a//.àvTtvo?, adaman- diaeteticus Cael. Aur.
Sicitxvìxuòi ,

tinus Lucr. 2, 447. chron. 2, 12, 145. (Non si con-


Diametro, SiA-y.trpoi,trasversale, fonda con dieta nel senso di assem-
sottinteso linea (vpa/^/"']}, diametros blea politica, che deriva da dies).
Vitr. 79, 7 =
dimetiens. Deriv. Difterite, deriv. da Si^Srépa, mem-
diametrale, diametralmente , sic- brana; malattia che produce mem-
ché due cose opposte diametral- brane, specialmente nella bocca
mente sono collocate ai due punti e nella faringe; agg. difterico.
estremi d'un diametro. Digamia, Si-yx/xix, propr. le secon-
Diapason, ^tà7rac;&jv, letteralm. per de nozze, digamia Tert. monog.
tutte (le corde dell'ettacordo) cioè 6, agg. digamo, óiyxy.oc, digamus
la distanza di ottava. Ora si usa Tert. monog. 8.
comunemente per estensione di Digamma, 5i--/«/7.aa e^ ^i-ya/x/xov,
voce. doppio gamma ,
antica lettera
Diarrea^ StAp-poia, flusso, diarrhoea dell'alfabeto, cui indicavasi con
Cael. Aur. chron. acut. 2, 19, 192. due r uno sovrapposto all'altro,
DiasprO) '«^Tzf^, iaspis Verg Aen. F ; digamma e digamnon Cic.
4, 261. Att. 9, 9; 4. Quint. 1. 4, 7,
Diastole^ Six-aro).r„ distensione, è il Dilemma, Sì-ìrtij.txx, doppio lemma,
contrario di sistole, agg. dlastai- dilemma Serv. ad Verg. Aen. 2,
tico, SicirciltiAÒi, dicesi il movi- 675; vedi lemma.
mento di cosa ristretta o con-
Diuainica, Su-jx/ja-kt, dottrina delle ,

tratta che si distende. potenze (òuva^ast^). Deriv. dinami-


Diatonico, oia-rovtxó?, diatonicus co frjvxf/.t/.ói, dinamismo, c. m.
,

Plin. 36, 172, nome d'una scala dinamometro, strumento per mi-
musicale. surare la forza.
Diatriba, otz-rpt^ó, propr. tratte- Dinamite, deriv. mod. da òùvufj.i^
nimento, diatriba in Geli. 1, 26, potenza, indica una sostanza e-
1 è scuola filosofica. Quindi dis-
splodente di gran potenza.
sertazione; ora scrittura violenta. Dinasta, ouvajrv;?, il potente, chi
Diavolo, Sià'^oloi calunniatore
,
ha il potere nello Stato; dynasta
,

diaboluSf in senso cristiano Tert. Cic. Att. 2, 9, 1 astr. dinastia, ;

de idol.c. 5. Deriv. diabolico, Six- òuvaTTìta, la magistratura supre-


^oh/.ói, diabolicus Paul. Noi. 29, ma dello Stato; agg. dinastico.
1 1, diavoleto, dìavolio, diavolerio. Diocesi, amministrazione,
(5t-otxv;7j;,

Dicastero, Sr/.ao'zrìpiov tribunale.


, sost. vb. Poi indicò
di tìiofxéw.
Ora in generale ufficio pubblico, la circoscrizione amministrativa.
ministero. Dioecesis Cic. fam. 3, 8, 4; agg.
Didascalico , 5t5ac7x«),àó,- , agg. di diocesano.
— fl6 —
Diottrica) òiompiA-r,, agg. di oi-ón- Diuretico, òt-ouprtziAói che pro- ,

T/5«, tra-guardo, dioptra Vitr. muove rorina (oupov), agg. da 8i-


205, 19. Ora la parte dell'ottica oupio/xxi.
che tratta delle proprietà della Dodecasillabo, owtìs/.«-(jy>^3o; di ,

luce rifratta; agg. «lìottrico. dodici sillabe duodecasyllabus ,

Diploma, SmÌMfxu, SOSt. vb. di otrt/óo), Mar. Vict.p. 161, 3 K.


addoppiare, indica una carta pie- Doga, ^oyjn, recipiente doga Vo- ,

gata in due, cioè aperta, una let- pisc. Aurei. 48, 2. Ora sì dicono
tera patente, un passaporto, ecc. doghe le assi curve di legno
diploma Cic. fam. 6, 12, 3. De- ond'è composta la botte. '
riv. diplomatico, diplomazia. Dogma e Domma, òó//j(.a, decreto ,

Disagio, vedi agio. sost. vb. di ^oxsTv, dogma Laber.


Disarmonia, e. m. di 'rj7-y.p;j.o-jiu; com. 17; Cic. Acad. 2, 43, 132.
agg. digarmonico. Poi la definizione d' una verità
Disastro, e. m. di ou^-a^-ri'.&v, cattiva religiosa deliberata da un Con-
stella,
cjuindi
sventura accaduta cilio.Derìv. dogmatico dogma- ,

per maligno influsso d'una stella; ticus Auson. idyll. 17, 16; dog-
agg. disastroso. matizzare ,
dogmatizo August.
Disco, oiaxoq, discus Plaut. Most. ep. 57, 8 estr. dogmatismo.
152. ?]ra un piatto circolare, dì Dorico, ÒMpv/.ói doricus Plin. 6,
,

metallo o di pietra molto pe- , 2, 2. ^


sante, che gli antichi si eserci- Dose, òàiii, il dare, la sommistra-
tavano a gara a gettare in alto. zione, poi la porzione di farmaco
In S. Agostino e in Apuleio è che si dà in una volta. Lue.
anche un piatto da mangiarvi. obd. 4.
Cfr. desco. Dragante, Tpay-a/.av&a, spini di ca-
Discolo, 0Ù7/.0J.0Ì ,
di carattere dif- pro, specie dì pianta, tragacan^
ficile, scontento. tha Plin. 13, 115; fioriva spe-
Discrasia, contrario di /;.y.ou:, alte- cialmente a Creta. Poi indicò la
razione degli umori; cfr. crasi. gomma che ne stilla. In Apuleio
Disillabo, oi-c7J//a,3&^-, di due silla- trovasi già la forma traganthes.
be, disyllahus Quint. 1, 5, 31. Drago e Dragone, òjsizojv, draco
Disorganizzare, vedi organo. Enn. trag. 314.
Dispepsia, òv7-7T£'itz, digestione dif- Drama e Dramma, opy.ij.rx azio-
ficile, di/spepsìa Cat. r. 7\ 127, 1. ne, sost. vb. di opi'j). drama Au-
Dissenteria, ou7 evrc^ota ,
disordine son. ep. 18, 15; agg. dramatico ,

intestinale dysenteria
, Plin. 28, òjOa/y.aTtxó; , Dìom.
dramaiiciis
j28,* agg.
dissenterico. 482, 15 K; comp. dramaturgo,
Distico, òc-7TtxOi, di due versi, di- vpu;j.y.r-ovp-/òi, compositore di dra-
stichus Col. 2,9, 16. Comune- mi; dramaturgia, draniaturgico.
mente indica un esametro e un Dramma, ^pv-'/jj-h,
nome d' un peso
pentametro dattilico. e d'una moneta, drachma ,
dra-
Ditirambo, ot-^-jpxiJ.^oc, nome d'un chuma, Plaut. Pseud. 88.
canto bacchico, dithi/rambus Cic. I

Drastico, 5pv.7rv/.óc, efficace, opera-


de or. 3, 48, 185; agg. ditiram- I

tivo, agg. da òpào), si sottintende


bico, òi'ò-jpxij.^f/.ói , dithyrambiciis I

farmaco, {fup/^a-Ao-j opsf.zti/.óv Eu-


Cic. opt. gen. 1, 1. rìp. fon. 1185)
Dittamo, oi/.-vx'j.-jO': -ov ,
dictamus Driadi, op-jàfì-c, deriv. da op'jc, quer-
{-um) Cic. n.' d. 2, 50, 126. Trae- cia ninfe degli alberi dryades
, ,

vasida Creta e da Cipro. Verg. geo. ], ]ì.


Dittongo, òi'^^ojjoi, doppio suono, Dromedario, dromedarius
C. I. L.
diphthongus Prob. 219 25 K. , 3,93, gr. àpouÀi corridore, dro-
vb. dittongare. i
mas Liv.37, 40, 12.
117 —
Bnca^ Questa forma della parola Taccus. 5ouxa da SoO?, o al nom.
latina dux^ condottiero, che in titolo dato dai Bizantini
5oj/.a5,
italiano diventò duce (ven. doge) al comandante militare d' una
non può spiegarsi altrimenti che provincia. Deriv. duchessa, du-
derivandola dalla forma greca cato, duchea, ducale.
che essa dovette prendere a Bi- Diilia, 5ou>-ta, servitù, teol. culto
sanzio. Può corrispondere o al- degli Angeli.

E
Ebano) sjSsvo?,ehenus Verg. geo. 2, 9 la giusta disposizione del di-
117: Sola India nìgrum feri ebe- scorso, economo, otxovó/xos, oeco-
num. Deriv. ebanista. nomus Cod. Just. 1, 3, 33. De-
Ebdomadario^ agg. deriv. da £|35o- riv. economico, oìx'jvo/jitxó;, oeco-
[xxi, il numero sette, la setti- nomicus Quint. 7, 10, 11 ;
eco-
mana. nomista, economizzare.
EbreOj e^parìoi, forma d'agg. greco, Ecumenico, ouov/mvixóì, agg. da
hebraeus Tac. hist. 5, 2. Deriv. otxou/^év/7 ,
la terra abitata , oecu-
ebraico, hehraicus Lactant. 417. menicus che appartiene alla terra
Ecatombe, haró/j.^-n ,
sacrificio di abitata, Eckel Doctr. Nura. Ili ,
cento (Ixaróv) buoi (^/j.
Altri cre- p. 336, 372, Comunemente è at-
de jSvj suffisso aggettivale, per tributo dei Concilii della Chiesa
j3ot/j,
sottinteso S'unta, sacrificio, e universale.
indicherebbe un sacrificio di cen- Edema, oiS-ri^u, gonfiezza, sost. vb.
to vittime.Cfr. Vanicek p. 229 da olSioì'j ^Sg- edematico.
Poi significò un sacrificio
sg.). Efebo, if-Yj^oì adolescente, ephe-
di più vittime, anche se erano bus Tert, Andr. 51.

molto meno di cento; hacatombe Effemeride, l^-vj/xsp tV giornale, ,

Varr. in Non. 131, 19. commentarli ephemeris , Cic.


Eccentrico, vedi centro. Quint. 18, 57.
Ecclesiastico , izx).-/3Jt«TT£xó; agg. Effimero, kf--rìiJLtpo;,
che dura un
da haìrìiicc ecclesiasticus Tert.
, giorno.
pud, 22. Cfr. Chiesa. Eforo, i'f-opoi, sorvegliante, epho-
Eclettico, sx-)>cXT£xo,-, agg. da èy.-U- rus Cic. leg. 3, 7, 16,
yoj, scegliere fuori. Così furono Egemonia, v^ys/zovta, comando, di-
detti i filosofi che sceglievano le rezione suprema, principalmente
dottrine da altre scuole e ne com- in guerra.
ponevano un sistema misto. Astr. Egida, atyt,-, propr. uragano; poi
eclettismo. il terribile scudo di Giove, che
Eclissi, £x-;,cn|/j;, deficienza, sost. scuotendosi produceva tuoni, ful-
vb. da sx->st7Tw , eclipsis Cornif. mini e tenebre Gli antichi deri-
rhet. 3, 22, 36. vavano questa parola da Ktyt's,

Eclittica, agg. da sxXsittw,


Ix-^stTTTJxv;, pelle di capra, favoleggiando che
cfr. eclissi. Plin. 2, ic, 13 me- Giove nella guerra coi Giganti
dii latitudinum articuli, quae vo- si fosse fatto lo scudo con la
cant ediptica scilicet quia ibi
, pelle della capra amaltea , che
contingere eclipses solent. Serv. l'avea nutrito bambino.
ad Verg. Aen. 10, 2l6 sol cur- Egloga, ix.).07vì, scelta, poi squar-
sus agit per eclipticam lineam. cio scelto da uno scrittore, ecloga'
Eco, yi//J), echo Att. trag. 572 Rbb. Varr. in Charis. 120, 18 K. Ora
vb. echeggiare. significa il genere virgiliano di
Economia, governo della
oho-vo/j.{x, poesia pastorale.
famiglia, oeconomia Quint. 1,8, Elastico, agg. derivato da klx<jr-/iì,
- 118 —
sost. da £/auv&), spingere. Indica Elicona, 'EXexwv, catena di monti
gli oggetti, le cui molecole ripi- in Beozia, sede delle Muse. He-
gliano per propria spinta la loro licon Verg. Aen. 10, 163. Agg.
posizione naturale alterata per ,
eliconio.
compressione, distensione, ecc. Eiìso, ;j>u5tov, salita, luogo dei
Elaterio^ i/arZ/ptov, dal tema di Holò- beati Odyss. 4
,
563. Elysium ,

v&), mezzo per spingere fuori. In Verg. Aen, 6, 538.


medicina un purgante. Anche il Elitropio, Tilio-rpóruov gira-sole, ,

succo del cocomero selvatico. helìotropium Varr. r. r 46. .

Elefante, Di'^as elephas ed eU'


, Eliade, 'E)Mì, nome dato dai Greci
phantus Lucr. 6, 1112. Plaut. al loro paese. Hellas Mela 2, 3.
Mil. 25. Probabilmente fu cono- Elleboro, tul^opoi, pianta con cui
sciuto dai Romani nelle guerre curavasi la pazzia helleborus ,

di Pirro. Dapprima dicevasi luca (-um) Plaut. Pseud. 1185, Cat.


bos, bue lucano. (Plaut. e Naev. r. r. 157, 12.
beli. pun. f)\ ine. 11). Fu veduto Ellenico, kll-m-Aòi agg. di "E/iyjy ,

in Roma la prima volta nel greco. Deriv. ellenista, I/)./3vi7t-4-,


trionfo di M. Curio Dentato , ellenismo, DJvjvjt/zó?, hellenismus
(Senec. brev. mt. 13, 3, cfr. 13, Diomed. 440, 22 K, ellenizzare,
8). Agg. elefantino.
Elefantìasi, sk^avTta^t,- , malattia Ellissi, sl~hA<iii omissione, ellipais
della pelle, per cui diventa ru- Quint. 8, 6, 21 agg. ellittico, ;

gosa come quella dell'elefante;


elephantiasis Plin. 20, 144. Ehninti, DutvSrsg, vermi; e. m. an-
Elegia, ìli /Eia, componimento in ti-elniintico, rimedio contro i
distici dattilici, elegia Ovid, am vermi.
-', 3; ag-g. elegìaco, iliyiu/.ói
9, Elogio, ìóyio-j. lode ,
iscrizione
elegiacus Diom. 507, 1 K. sepolcrale, eulogium Placid, gì.
Elemosina, s/iv-j^y-o^jw; compassione, i Beuerl. , elogium Plaut. Mere.
eleemosyna Tert. de idol. 22 , j
409. Altri, fra i quali il Curtius,
ciò che si dà ai poveri per com- [Accad. bav. 1864), derivano questa
|

passione. Deriv. elemosinare, eie- i

parola da kUyzXov ,
nome che gli
mosìniere. antichi davano al distico formato
Elenco, 'iUyxoi, prova, controllo,! d'un esametro e d'un pentametro
quindi registro; elenchus fu an- dattilico, e in questa forma si
che nome di perle grosse e bis- componevano le iscrizioni funebri,
lunghe, Plin. y, 113. tra le celeberrime quelle
quali
Elettrico, agg. da rtlzy.Tpo^^, ambra, di Simonide. Il Delbriick K Z. V,
la quale strofinata sviluppa l'e- 275 ammette una forma eloc-iunij
lettrico. Deriv. elettricità, elettriz- parallela ad eloquium, con cui
zare, ecc. l'avea già identificato il Doe-
Elettuario, To-j,agg. vb. da derlein Synonym. IV, 1 1 Il Va- .

sxkt'/w, leccare, electarium Cael. nicek p. 775, lo riferisce diret-


Aur. chron. 1, 4, 112. Forma po- tamente ad una rad. lag. donde
polare italiana lattovaro. /syoj, lò'/oz, loquor ecc.
Eliaco, v^/ta/ó,-, solare, attrib. del Emblema, cosa gettata
zi^-p.-ny-oc,
levare e tramontare dei pianeti entro, inserita, sost. vb. di i//-
in dato posizioni rispetto al sole.
quindi rilievo riportato,
|3aA).w;
Elice, uii ed DtV.v], cosa contorta figurine e ornamenti dei vasi. In
(i>icr7W;, helice, la voluta nel gu- Lucil. ine. 34 M, emblema è la-
scio della chiocciola, Cic. de u- voro di musaico. Agg. emblema-
niv. 9, 27 H e B; h<dix specie di tico.
edera, Plin. 16, 105. Embrione, è>.-j2/5uov, che germoglia
119

dentro. In italiano passò nella tura antica d'incorporare il co-


forma dei nomi in one. lore con la cera e poi fissarlo
Emetico, I/zcti/.ó,- agg. ,
_
da ì/xìm ,
col calore} agg. encaustico, ìy-
mezzo per vomitare ,
emeticus xauiTTwó?, encausticus Plin. 35,
Apul. herb. 35. 122. Cfr. inchiostro.
GMI9 iì/Mt, mezzo, corrisponde al Encefalite, deriv. da ìyyAfaìog, cer-
semi latino e si usa in varii com- vello, infiammazione cerebrale.
posti :
Enciclica, sottint.
lettera, deriv.
Emiciclo^ fl/^ii-xuxXog semicerchio,
,
da circolare. Ora signi-
l'/xu/itoj

hemicydus Ambros. in Psalm. fica particolarmente le circolari


118. del Pontefice Romano.
Emicrania, YlfXl-ìCpCiVKX. dolore di Enciclopedia, hy/.ù^ho^ nociBua, prò-
mezza testa, hemicrania Cael pr. coltura generale. Deriv. en-
Aur. chron. 1, 1, 4. ciclopedico enciclopedista.
,

Emiplegia, colpo a me-


vi^t-nlnyCa, Enclitico, £y-x).iTtxó?, agg. da iyxJ.tvw
tà della persona; agg. emiplegico. inclinare, encliticus Prisc. 14,
Emisfero, hf/.t-vfxipiov, mezza sfera, 6K. ^
hemisphaerium Naev. in Varr. Encomio , ly^f-óìi^iov , encom,ium,
l. l. 7, 2, 7; agg. emisferico. Quint. 7, 2, 33. Deriv. encomiare,
Emistichio, rìfjn-a'rixtov, mezzo ver- encomiastico.
so hemistichium Svet. Yit. Lu- Endecasillabo, £vòsxa-ffu)i«j3o?, di
,

can. p. 51, 8 R. undici sillabe hendecasyllabus ,

Emorragia, cdixop-payiK^ eruzione in Catull. 12, 10 è il verso fa-


di sangue haemorrhagia Plin.
,
lecio.
23, 132. Endemico, agg. deriv. da iv-or,iJiOi,
Emorroide, ul/j.o-p-poìi corso di che sta nel popolo indigeno
, , ,

sangue, haemorrhois Amm. 30 presente. Dicesi di malattie pro-,

6, o; agg. emorroidale. prie di certi paesi.


Empiastro, if^Tzìdarpov sost. da Endica, h-^m-n, deposito di merci.
,

ì>x-Tzly.'7iM, spalmare, emplastrum Endivia, svtujSov, gloss. geop. 12,


Cat. r. r. 39, 1. 1, l,intubus,F\m. 20,8, 29. La
Empireo, forma derivata da e/x-n:u- forma italiana deve derivare da
poi infocato.Così fu detta la sfe- una forma aggettivale intubia o
ra del fuoco, il più alto dei cieli. intybia^ sottint. herba.
Empirico, h/^nsipiMi, sperimentale, Endogeno, h^o-yzvra, nato dentro,
agg. da Ifi-nzipia, empiricus Cic. interiore.
Acad. 2, 39, 122; sost. empiri- Energia, h-ipynu efficacia, energia
smo. Hieron. ep. 50; agg. energico.
Emporio, e/A-rró/stov, com- Energumeno, iv'zpyoùy.zvoi partic.
piazza di ^

mercio, deriv. da t/j-nopoi mer- di ìv-spyioì, operare dentro, ener-


cante, emporium Naev. beli. pun. gumenus a daemone correpius =
74 agg. emporetlco ì/j.T:op-/ìxiy.óg^
; , Sulpic. Sev. dial. 1, 20, 9.
commerciale, emporeticus Plin. Enfasi, emphasis Quint.
64 ^ pondus
£V-<?«<7'5,
13, 36. 9, 2, significatio;
,

Enallage, h-anay/i, scambio, poi agg. enfatico, s/jiyanxos.


fig. gramm. enallage CI. Sacerd. Enfiteusi,
; £//.-yùT£U(Tt$ , im-pianta-
art. gramm. 1, 88. gione, poi il diritto dì usufruire
Enarmonico, h-ocpfiò'jioi concor- un fondo altrui, con l'obbligo di
,

dante, specie d'intervallo musi- pagare un canone e migliorarlo


cale, enarmonius Macrob. Somn. con piantagioni. I Romani pre-
Scip. 2, 4, 13. sero la parola dai Greci d'oriente;
Encausto, ey-xauTTov, agg. vb. da emphiteusis Cod. lust. 4, 66, 1 ;

èy-xatoj in-urerej metodo di pit- enflteuta, s/AijjtTsuTigs, emphiteuta


- f20 —
Cod. lust., ibid.'^ enateutico, ;//-! Epico, sTrtxó^, agg. di stto;, epicus
juTsuTtxó^ , emphyteuticus Cod. |
Cic. opt. gen. or. 1, 1.

lust. ihid. Epicureo, ìtzi-mù^iio;, agg. seguace


Enigma, arvr//y.«, sost, vb. di aìvi-r- del filo sofo Epicuro. Deriv. ep icu-

To//aj, significare oscuramente, al-? rei 8 mo."


ludere; agg. enigmatico, «tv(y//av Epidemia, km-o-o/uoc, propr.il sog-
Ttxóg. giorno in un luogo; poi malat-
Énola, ed anche ella, iella, klhio tia che si diffonde in unpaggfì^
>•*"— ^

specie d'erba, inula Hor. Sat. 2) apidomieo.


8, 51. Epidermide, ìm-Sipy.ii, lo strato su-
Enologia, e. m. di oho-lo'/ìv.^ dot- perficiale della pelle , epidermis
trina del vino. (Ateneo, 2, 40 ha 1.
yeget.3, 61,
il verbo oìv^Àoyiw,
parlare di vino). Epifania, tó. iirtyavsta oÈTK^àvta, sot-
Deriv. enologo, enologico. tint. hfA, la festa dell'apparizione
Enorme, vedi noima. di Cristo, epiphania 21, 2,Amm.
Enterite , mod. da svrs^ca, in-
deriv. 4. Nella pronunzia popolare di-
intestini, significa infiammazione ventò befana, che indicò poi an-
intestinale; agg. da I'vtì^/z, ente- che un fantoccio di strega usato
rico, SVTÌOtZÓ,. nel giorno dell'Epifania.
Entimema, da Epifonema, Ì7rt-vojv/;,ua
£v-&u//-/ì//a, sost. vb. esclama- ,

£v-3-u,uoD//at considerare
,
enthy- zione, epiphonema Senec. conU\
,

7nem.a Lucil. 9, 45 M z:= conimen- 1, praef, 23 Burs,; agg. eplfone-


tatio agg. entìmematico.
;
lico.
Entomologia, e. m. hzoij.o-lo-^io^, dot- Epigastrio, ì-vjiizpio-j agg. sopra ,

trina degli insetti entomologo, il ventre.


r- —-ciUom o io gico-:-
;

Epigoni, nati dopo, discendenti.


,

|ì Entusiasmo, £v,^ou7ì«7,v.ó ispirazio- Comunemente i dei Sette a


figli
ne divina; (IvS-ousfa^oj è da sv-ìrsog, Tebe; poi anche discendenti dei
i

ispirato); entusiasta, ìv&ojcrta^Tv^j ;


successori d'Alessandro. Significa
enthusiastaeCod. lust. 1, ,5, 5 ancora discendenti degeneri, suc-
sono una setta eretica. Deriv. en- \
cessori indegni.
tusiastico, entusiastare ,
entusia pigrafe, i7zi--^pu.or, iscrizione. Deriv.
^smare^ ,
^ epigraOa, epigrafico, epigiansta.
Eolici)^" 'aéoUcus Quint. 1, 4
«tci/t/.ó'?, Epigramma, lTd-/py.ij.p.o(. iscrizione,
Eoo, r/^ioi, orientale, agg. da -^w,-, epigramma Cic. Verr. 2, 4, 57;agg.
aurora; eous Verg. g. 1, 221, 288. epigrammatico ìraypaij.iJ.x'zvArji epi-
Epa, YtTzcip, fegato, hepar Plin. 32, grammaticus Spart. Rei. 5, § 9.
149. In italiano è sinonimo di La brevità necessaria dell'iscri-
pancia. Ma si riferiscono al fe- zione costrinse a chiudere un
gato l'agg. epatico, -hTiczc/.ó;, hepa- pensiero arguto ed efficace in
ticus Plin. 26, 39, e la malattia poche parole e molto significa-
epatite. tive; da ciò il senso moderno di
Epentesi, ìn-h-^tau, inserzione, questa parola.
epenthesis Donat. 396, 3 K. Usasi Epilessia, int-Uòirx assalto di mal
per indicare 1' introduzione di caduco, epilepsia Cael. kuv.chron.
qualche lettera in una parola, p. e. 1
4, 60. agg. epilettico ì-mkmzmòi
,

spasimo per spasmo, epilepticus. Auct. fr. iur. anteiust.


Epesegesi, Ì7z-i%T,yT,^ii spiegazione ,
p.38 Mai.
aggiunta epexegesis Serv. ad
, Epilogo, sTTi-^oyo,- discorso che vien
Verg. Aen. 1, 12. !

dopo, conclusione, perorazione;


Epicedio, i-i-ArfitXo-j ^ canto funebre, !

epilogus Cic. de or. 2, 69.


agg. di A-r.^oi, epicedion Stat. Silv. i

Episcopale, episcopio: vedi ve-


2 praef.; agg. epiccdico. i
- m-
Episodio^ iTC-stffó^tov, aggiunta ad setta. In italiano passò fra i nomi
una cosa principale. Nell'antica in ia; haeresis Laber. Mim. 36
tragedia dove il coro era dap-
,
Rbb =5ecia,- agg. eretico «tjOSTtxó?
prima la cosa principale, furono seguace d' una setta religiosa,
detti episodi i dialoghi inseriti haereticusTQvi. de bapt. 15. Deriv.
fra l'uno e l'altro coro. ereticale. Comp. eresiarca oclptsi-
Epistilio^ àm-aruAtov sopra colonna, ót-py/ìi capo
di setta, haeresiarcha
architrave, epistylium Varr. r r. Sidon. ep. 7, 6.
3, 5. Eretismo èp&^fs/j.ói
, eccitamento ,

Epìstola^ ÌTiii-zol-f]^ epistola ed


epi- sost. vb.da IpìSt^w.
stula Plaut. Trin. Ili. Deriv. epi- Ergastolo, ergastulum Cic. Gluent.
stolare, epistolario. 8, derivazione ibrida da ipya.'jx-^pio-j
Epistrofe^ sTzmpo'frt riversione, fig. laboratorio, fabbrica, officina.
ret. epistrophe Jul. Rufin.c?^ fig. Erica, Ipiro ed IptUn specie d'erba,
sent. 16. erice Plin. 24, 64.
Epitaflo, ln.iTó(.'jioi sepolcrale, epita- Erinni, 'Eptvus? divinità punitrici,
phium iscrizione funebre Inscr. furie, Erinnys Verg. Aen. 2, 337 .

Orell. 4518. Il più antico


esempio Eristico, iptTTtxó? litigioso, agg. da
che resta in Italia è l'iscrizione zpiz. Eristici erano detti i filosofi
sul sepolcro di L. Scipione Bar- della scuola megarese, perchè di-
bato, console nell'anno 298 a. Cr. sputavano e si esercitavano nella
Epitalamio, £T:£&a>«://.tov, inno che si dialettica.
cantava davanti alla camera nu- Eritreo, ìp^j'^pcdo^ rosseggiante, ery-
ziale, epithalamium Quint. 9, 3, thraeus Col. 7,2. Ora è nome del
16. Cfr. talamo; agg. epitalamico. golfo persico.
Epiteto, £7ti-&£Tov
aggiunto, agg. vb. Erma: i Greci dicevano ipi^-xi le
da sTrt-Tt&yjy.t epithelon Quint. 3, 3
, teste che uscivano da una base
20; vb. epitetare. quadrangolare o da una colonna.
Epitome, £7rt-To/xv7 compendio, epi- Le usavano nelle strade e da-
toma Cic. Att. 12, 5, 3; vb. epito- vanti alle case. Avevano il nome
mare. da Hermes, Mercurio, che i Pe-
Epoca, ìu-oxh punto di fermata
, ; lasgi, nei loro primi e rozzi ten-
quindi tempo segnalato da qual- tativi di scultura, rappresenta-
che avvenimento memorabile. vano senza mani e senza piedi.
Epodo, zn-oìSói verso minore che Poi si scolpirono così anche altri
vien dopo un verso maggiore, dèi. In Italia si usavano special-
epodus Quint. 10, 1, 96; agg. mente come termini o pietre di
epodico £7r5w5txÓ5. confine; hermae Cic. leg. 2,26, 65.
Eponimo, krto')vv[j.o? che trae il nome Ermafrodito, kpii.-at^póhixoi di dop-
o dà il nome a qualche cosa. Ad pio sesso, hermaphroditus Titin.
Atene 1' arconte da cui denomi- 112 Rbb.
navasi l'anno. Ermeneutica, èpfXYi-jivrvKrì arte in-
,

Epopea, ÌTvo-rzouu fattura d'un poe- terpretativa


{ìpix-n^nùoì interpre-
ma epico. tare\agg. ermeneutico épy.rivzvzuóg.
Erelbo, £ps/2o<;, caligine sotterranea; Ermeticamente, avv. da ermetico,
la parte più profonda dell'Orco; usasi col verbo chiudere, ed in-
Erebus Cic n. <^. 3, 17. dicava propriamente il chiudere
Eremo, ermo, if>r,,uiOi solitario, ere- a fuoco un vaso, come usavasi
mus Tert. idol. 5. Deriv. eremita nell'alchimia, detta appunto arte
kp-ofj.iTrìi eremita Sulp. Sev. rfia^ 1, ermetica o mercuriale da Hermes
17, 1. Come agg. usasi romito. (Mercurio) suo protettore. Erme-
Deriv. eremitico. ticamente equivale adunque a
Eresia, odpzaiq scelta, quindi partito, chimicamente. Ora indica chiù-
- 122

dere in qualsiasi modo un reci- Esofago, oÌ70-fxyoi Arist. pari,


piente a tenuta d'aria. anim. 2, condotto che porta
3, il

Eroe* >?pw;, heros Catull. 64, 23; cibo nello stomaco.


feram. eroina ripoìì-j-n heroine Prop. Esorcismo , ll-opy.isiiói scongiuro
1
, 13, 31 =
semidea. Deriv. eroico (degli spiriti maligni), exorci-
vvpwi/ó; heroicus Cic. n. d. 3, 28; e
- smus Tert. de cor. mil. ìi. Deriv.
roicamentev9pwuóJ5^e?rojceMacrob. esorcizzare elop/.ì^M exorcizo Ulp.
Saturn.b, 14; eroismo. dig. iOj 13, 1, 3; esorcista slopy.i-
Eroicomico, per eroico-comico è ,
(STr,? exorcista Cod. J ust. 1 , 3, 6.

l'unione dei due aggettivi rpmxó<; Esoterico, ijwTsptxó; interiore.


xw//txó;. Esotico, s^&JTtxós forestiero, exoticus
Erotico, epwTt/ó,- amoroso agg. di Mm. ,
Plaut. 236, Plin. 13, 24.
£pw5 amore, eroticus Geli. 19, 9. Esperidi, 'E77TS/510Ì5, figlie di Hesperis
Erpete, epTry?? (cfr. £/57rw serpeggiare) e di Atlante, custodivano ne'
morbo serpeggiante herpes Lucil. ; giardini posti all' estremo occi-
in Non. 2, 375. dente le mele d'oro che Gè (Terra)
ES, può corrispondere ad s? sei, Il aveva donato ad Hera (Giunone)
fuori h dentro. Da II sei ab-
, quando sposò Giove. Hesperis
biamo alcuni composti come i , significa occidentale. Hesperides
tre seguenti : 17.
Cic.^n.rf.3,
Esaedro, klàt^o-j a sei faccie, hexa- Estasi, stare fuor di se,
£x-(TTa7i5 lo
edrum Chalcid : Tim. p. 53. ecstasis Tert. anim. 45; agg. esta-
Esagono, s?«vwvov di sei tico £Z7TxrtxÓ5,
exagonum Col. 5, 2, \Q = angoli,
sexan'- Estetica, ali'^-oxiy.r, agg. da ah'^-
gulum :
sentire; la dottrina del sen-
a-iojj.ai

Esametro, £ia//.-:Tpov
di sei misure; timento e di ciò che fa impres-
nome di versi : hexametrum j
sione sui sensi. Ora s'intende la
Lucil.5a«.6, 39M. teoria del bello.
Esantema, £i-av2rr)//.a efflorescenza, Estro, oTazpoi tafano, oestrus Verg.
exanthema Marc. Emp. 9. geo. 3, 148. All'effetto che produce
che sta a capo, pre- il morso del tafano fu
Esarca, È'Iapx»? poi ras-
fetto nome dei governatori bi-
, somigliato il furore poetico, l'ec-
zantini, ea7«rc/itt5J usti n. nov. 133. citamento dei sensi nell'amore ecc.
4. Deriv. esarcato, circoscrizione agg. estroso.
d'un esarca. Etere, od^r.p, aether Enn. ann. 520
Escara, ì'^yipoi. crosta, escìiara Cael. V. agg. etereo oi.l'èr,pioi aetherius
Aur. chron. o, 1 extr. agg. esca- Host. bell.istr. lib. 1.
rotico. Eteroclito, irepó-x^tTos d' altra de-
Esedra, ìl-iopa sedile esterno, semi- clinazione, parola che s' inflette
cerchio nel portico con sedili. in modo diverso dalla regola
Nelle case salotto da conversare, generale, heteroclitus Charis.l 23. ,

exedra Varr. r. r. 3, 5. Eterodosso, h^.pó-Solo^ d'altra opi-


Esegesi, el-vi/vjTtj spiegazione, agg. nione, particolarmente in reli-
esegetico exegetice l'arte
ìl-ny-nriM;, gione, di altra fede; astr. etero-
di spiegare, Diom.
426, 16 K. dossia.
Esergo, Il ip-jo^i fuor d'opera, dicesi Eterogeneo, htpo-yvjr.g d' altro ge-
lo spazio della medaglia sotto il nere.
campo delle figure dove sta un , Etesii, propr. venti che spi-
£T/i7tat
motto o una data , fuori della rano determinati tempi del-
in
rappresentazione principale l'anno (£70^-); più particolarmente
Esodo, 000^ uscita. Titolo del se- venti di nord-est che spirano per
condo libro di Mosè, che contiene qualche settimana dopo levata la
l'uscita dall'Egitto. canicola; etesiae Cic. Att. 6, 7.
- 123

Etica, h^iy-n morale; agg. da vì^o^; poi anche il silenzio di voto, eu-
costume ,
carattere ,
ehica Cic. phemia Claud. Sacerd. art.gram.
Acad. p. 1,7; etico y).9f£y,ó5 ethicus 1, 156; agg. eufemico.
Sen.rhetContr.2, 12, 8. Eufemismo, sù'^yj/z-ta/zós sost. da eùyvj-
Etico ed etticO) I/t^ós malato di lj.iioij.a.1, dir parole di
significa
petto; sost. etisia. buon augurio poi l'indicare cosa
;

Etimologia^ etymologia
èTu^ao->oyta, di cattivo significato con una
Quint. 1 , 6, 28 =
veriloquium, parola o frase che l'attenui.
nominum interpretatio'-, etimologo Eufonia, eù-^wvta buon suono, agg.
ìrvfxolóyoi etymologus Varr. L l. 6, eufonico.
39; etimologico £tu/aoìo'/£xó; ety- Eugenio, eù-yévstos bennato, nobile,
mologicus Geli. 1, 18, 1; vb. eti- eugeneus Cat. r. r. 6.
mologizzare. Enmenidi, Eù/zsvtSss benevole, ap-
Etnografia, e. m. l'Ss-jo-ypoi.fìx descri- pellativo delle Erinni placate;
zione delle stirpi; agg. etnograflco; cfr. Erinni.
etnologia k^fvoìoyia. scienza delle Eunuco, sùvoOxos custode del letto;
stirpi. servo evirato degli orientali, cu-
Etologia, h'^Q-loyix descrizione dei stode delle donne, eunuchus Ter.
caratteri. Eun. 167.
EtOpea, hOo-noux formazione di Eupatoria, tùnxropix erba giulia,
caratteri , ethopoeia Rutil. Lup. eupatoria Plin. 25, 56.
de fig. sent. 21 .
Euritmia, zup^^/jLi», eurhythmiaYìtr.
Etra, aX°rpa. cielo sereno, aethra 12, 9; agg. euritmico.
Naev.in Varr. ^ LI, 81. Euro, s.Zpoi vento di sud-est, eurus
Ettacordo, tmù-xopSo^ che ha sette Yerg.Aen. 1, 108.
corde, heptachordus Boet. inst. Eusino, £u-?stvo5 ospitale , appella-
mus.ì, 120. tivo del mar Nero, Euxinus Ov.
Ettagono, irtrà-vovos di sette angoli, Trist. 4, 4, 55.

heptagonus Vitr. 190, 19. Evangelio, zò-ayyéhov che reca


Etto, nei moderni composti corri- buona novella, evangelium Tert.
sponde ad Ixaróv cento, p. e. etto- de idol. 9. Deriv. evangelico eùay-
litro cento litri ettogramma
, y£>txÓ5 evangelicusTevì. adv.Marc.
cento grammi. 39; evangelizzare euayye/i^w evan-
Eucaristia, zhxoLpisxia gratitudine, gelizo Matth. 11,5, evangelista
eucharistia Tert. de cor. 3; in Cy- zha.yy-li'jfni evangelista Prud. cath~
prian. ep. 10 è il sacramento; 6, 77.
agg. eucaristico. ETOé, suot grido bacchico euoe
Eufemia, ^.u-^niJ-ioL di buon signifi- Plaut. A/m..836.
cato, buon nome, acclamazione.

F
Fagiano, ^astavós uccello del fiume glia, anche parti delle dita, pha-
Phasis. phasianus Suet. Yit.. 13. lanx Caes. h. g. 1 24, 5. Deriv.,

Dalle regioni del Phasis fu por- falaustero.


tato in Egitto al tempo di To- Fallo, (fcùUi simbolo della gene-
lomeo Euergete. Al tempo di razione, phallus 5, 28; agg. fal-
Augusto era in Roma fra le de- lico acùlf/.òi.
lizie della tavola. Colum. 8, 10. Falò, corr. di
yavój lanterna, fiac-
Petron. 93. cola.
Fagiuolo, phaselus Verg, Fanale, deriv. ibr. dà fxvói.
(f(i.<s-filoi,

geo. 1, 227, poi phaseolus. Fanfaluca, 7to//^óAu| propr. favilla o


Falange, f«>ay? ordine di batta- frasca che bruciata si leva ia
- 124

aria ; quindi ciancia , bagattella gine settentrionale. II Diez lo in-


e burla.; pompholyx Plin.34, 128. terpreta come una corruzione di
Fanfulla pare abbreviato da fan- vasculum.
faluca. Filantropo, yt).-av&pw7to5 amante
Fantasia, favrccGia immaginazione, degli uomini, philanthroposai^Qcìe
sost. da yavra^w, phantasia Petr. di lappola Plin. 24, 19, 11 6. Deriv.
38 extr. Ì)eriv. fantasilco, fanta- filantropia fàxv^poìj:ia. philanthro-
sticare, fantasticherìa, fantasfare, pia Ulp. Di^. 50,14,2; filantropico
fantasioso. yt).av&pw7rtxÓ5.
Fantasma, ^avra^aa immagine, sost. Filippica, int. orazione, invettiva
da (i>xv'Tó(.>:o},pliantasma Plin. ep.7, smille a quelle di Demostene
27, 1; comp. fantasmagoria '^av- contro Filippo re di Macedonia,
raccolta di fantasmi,
rx^fx-ayopiu (^ù.m-KiMiìò-jGi.orationesphilippicae.
contrapposto a cose vere. Fillossera, e. m. di yu/iov-i/jp^? che
Faretra, fxpirpx, pharetra Liv. dissecca le foglie nome d'un ,

Audr. in Terent. Maur. 1937. animaletto.


Faringe, f«puy^ le fauci. Filodramatico, e. m. di ^ao-
Farmaco, -fAp/j-x/.o-^ rimedio e anche Spy./j.oiri/.6c^
amante del drama.
veleno. Deriv. farmacia fy.p/j.'x/.-.i'v. Filologia, fòo'ìoyìot. propr. amor
propr. il dare e l'usare un far- del conversare (Plat.) poi sino-
maco ;
farmaceutico '^pac/za/suTt/.ó; nimo di letteratura, philologio
pharmnceuticus Cael. Aur. chron. Cic. Att. 2, 17; filologo fiW.oyoi
5, 10, 126; comp. farmacopea philologus Cic. Att. 13, 12; filolo-
yapy.axo-7roa'a fattura di farmaci. gico VÙ.oloyi-AÒ~.
Farneticare, vedi frenetico. Filomela, '-^ùQ-p-ilfi figlia di Pan-
Faro, *a/5o; isoletta presso Alessan- dione e sorella di Procne mu- ,

dria d'Egitto, che Alessandro unì tata in usignuolo o secondo ,

alla costa mediante una diga. un' altra versione in rondine.


Ivi era il fanale del porto, e così Quindi in latino philomela vale
fa detto poi ogni altro fanale di anche usignuolo, Verg. ^. 4, 5M.
costa; pharus Cod. Theod. 14,9,3. Con io scambio di l in n diventò
Fase, ^v.'jii apparenza. Le fasi della Filomena.
luna e dei pianeti sono i varii Filosofia, '^ù.o-GQ'^ix amor del sa-
aspetti sotto cui ci appariscono. pere, philosophia Cic. off. 2, Z; fl-
Febo, Jucente) appellativo di
i?oc(3o; losofo '^àóiofo; philosophus Cic.
Apollo, Phoehus Verg. Aen. 3,251 ;
Tusc. 5, 3. Deriv. filosofico, filoso-
agg. febeo. fale, filosofare, pihilosophari Cic.
Fenice, -^oi-ni uccello favoloso degli n.d,\, 3.
Egizi, (Ilerod. 2, 73); significa Filotecnico, '^t/o-Ts/vt/c;,- deriv. da
anche palma; phoenix Plin. 29, '^ùA-Tiyyoi amante delle arti.
56; Manil. in Plin. 10, 4. Filtro, (fu-po-j mezzo per eccitare
Fenicii, Phoenices Cic. n. d.
'^otvixt?, l'timore, philtrum Ov. a. a. 2, 105.
2, 4!. La forma latina
è Poeni, Finestra, -^av^^Tpa deriv. da yxtvw,
da cui l'agg. punico. 11 paese è luogo che dà luce, fenestra Plaut
Fenìcia, <4>'5fv(zta, Phoenicin Cic. Mil. 379 R. Altri la crede voce
Phil. 11, 13 extr. latina da fen. Vanicek p. 579,
Fenomeno, 'jaiyófj-vjo-j apparente, Curtius Hamburg. Vortrag p.3.
part. di fxtvofj.xi, phaenomenon Fionda, ^yjvòów;, funda Plaut. Epid.
Theod. Prisc. 2, 7. 2, 2, 47. (Curtius p. 247 trova
Fiala, yta/v), phiala Plin. 3:^, 12, 55. difficoltà nella f e ammette la
Fiasco: alcuni lo derivano dal gr. possibilità d'una etimologia di-
^/aTxstov, lat. phlasca Isid. Orig. versa. Cfr. Corssen 1, 16.1, Pick
ZO^ 6. Altri la crede parola d'ori- KZ. XXII, 102.
- 125

Fisarmonica) e. m. di 'j^j(sa'a.piiovi/.-fi infiammazione, tumore, phleg-


strumento a mantice. mone Plin. 20, 24.
Fisica^ f uTtxa cose naturali, physica Foca, f f'V-vj, phoca Verg. geo. 4, 395.
Cic. or, 34 fisico ^uutxó^ physicus Fogna, vedi sifone; vb. fognare.
;

Cic. div. 2,59. Fondaco, dalla forma arabica fon-


Fìsima, fVTrifia. cosa gonfiata, sost. doq, albergo per mercanti e
i

vb.di fuado), bolla, vescica, phi/- per le loro merci , e fondoq è


sema Plin. 9, 35, 54. Significa dal greco na.vSo/.ùo-j O forse TravSó-
anche un mucchio d'alga. Il Caix x.tov
albergo.
lo deriva da fisare e vorrebbe dire Fonetico, ycdwjTtxós che appartiene
fissazione; lo crede formato con al suono, alla voce, alla parola,
r analogia di fantasima. Ma né agg. da f(rìv/i.
per la forma né per il significato Fonologìa, e. m. di ^ wvo-/ovia, dot-
parmi che si abbia a dubitare trina dei suoni della lingua.
dell'origine greca e ricorrere ad Forziere, il Ferrari lo crede un
una formazione tanto singolare. derivato da fopriov carico; ma
^

Fisiocratrici, e. m. da yujjg e xparo? più comunemente lo si deriva da


dominio della natura indica i ,
forza.
seguaci d'una scuola che ammet- Fosforo, che porta luce.
foì'y-'fópoi,
tevano la natura come unica Phosphorus in 20 è
Cic. n. d. 2,
fonte di ricchezza e perciò anzi la stella del mattino. Ora indica
tutto l'agricoltura. un corpo che al contatto dell'os-
Fisiologìa, 'fj<7iQ-).oyC'/. ant. studio sigeno diventa luminoso; poi an-
della natura in generale; ora lo che zolfanello. Deriv. fosorico,
studio dei corpi vivi e delle loro fosforescente, fosforescenza.
funzioni organiche fisiologo
; , Fotografia, e. m. di (f^no-ypxyix,
(fwsioìò-joi physiologus Fulg. myth. pittura o disegno a luce, foto-
2, 16: agg. fisiologico ^uTtoAoyt/.ó,-, grafo, fotografico, fotografare.
physiologicus Tert. ad nat. 2, 4. Frase, 'fp^cr^ locuzione, phrasis
Fisonomia, ^usio-yjoìy.ia, forma rara Quint. 8, vb. fraseggiare; comp.
1;

per fU7io-yvo)/j.ov(oc, scienza di giu- fraseologia, raccolta di locuzioni.


dicare gli uomini dal loro corpo Fratta, ypaxTvj, (Du Cange) siepe,
e principalmente dai tratti del da fpi'ZTO) chiudere, otturare.
viso; agg fisionomico yujtoyvw/xixó^ Frenetico, fpz^r,Ti-/.ó£ e 'fpfjiTi-/.ói, da
physiognomicusF\x\g. coni. Yerg. fpiv/)niì
e fpzvXrii, malattia di spi-
p. 139 M, Deriv. fisononilsta. rito, (fpv;-'), frenesia. Deriv. con
Flebotomo, 'flt^o-^òixoi taglia vene, metatesi farneticare farnetica- ,

phlebotomus per lancetta Cael. mento, farnetlcberia.


Aur. acut. 2,19,21, iper salasso Frenologia, e. m. opi-^o-ìoyix, da
Yeget.Veter. 1, 19. Ora indica la fprr^, anima, spirito;
studio delle
persona che punge la vena; astr. qualità e tendenze dello spirito
fìehotomiix fXi^o-ro'j.tx phlebotomia dalla forma del cranio e delle
Cael. A\ir.acut.2, 18, 104. sue sporgenze; frenologo.
Flemma, Froniba e frombola,
f ^sy/za, propr. cosa infiam- corr. da
mata, rombo. La fionda ebbe questo
sost. vb. di fìiyo) bruciare.
In medie, muscosità nel corpo nome dalla forma romboidale
umano che credevasi prodotta da della reticella dove posavasi il
infiammazione. Poi la tardità e sasso.Da questo nome della fionda
la lentezza è affetto da
di chi s'intende come rombo significhi
quel male. Usasi anche in senso altresì il ronzio della fionda, e
buono per calma, pazienza. Agg. da questo altre specie di suoni.
aemmatico (fìzy/xxztxói. Fuco, fi>-/.o;, pianta marina da cui
Flemmone, fUyfj.ov/i deriv. da fUyoì traevasi il belletto rosso fucus ,
- 126 -
'

Plaut. Most. 215. Veramente è Fungo, «^fóyyos , fungus Plaut.


parola semitica, che passò in |
Bacch. 283. Deriv. fungaia, fon-
latino probabilmente attraverso I
goso, funghire.
i Greci. Cfr. Tuchhàndler, p. 21. i

Gaggia, vedi acacia. Plaut. fr. 21, anche gammarus.


Gala, r etimologia più verisimile Gamma, vw«> terza lettera del-
è xa/a, cose belle, proposta dal l'alfabeto greco; poi prima nota
Perion. Altri propone à/a/ktv, or- della scala musicale, e quindi
nare, e nel medio ornarsi, pa- scala.
voneggiarsi; ma l da li non si Gancio, alcuni lo derivano da xa/^-
spiega facilmente. Meno proba- \ió:, adunco, spagn. gaucho.
Però
bili sono due altre etimologie, non è facile il passaggio da jps a
una dall'arabico chalaah^ veste eh più facile sarebbe quello da ;

d'onore regalata da un principe; pi di /.xiJ.-KÙloc, ricurvo sincop. , ,

l'altra dal germ. geilt, fasto, or- camplos; vb. agganciare.


goglio, Deriv. galante, galanteria. Ganghero, in Esichio trovasi zay-
Galazza, tina usata dai conciapelli, X«/«^", che ha lo stesso significato,
è forma aggettivale di calathus, /.pi/.oc,
b ÌTTì Tati òùpxii'j vb. aggan-
•/Muòoi, cesta, recipiente, da cui gherare.
calatia. Ganglio, '/a/y/tov, enfiagione d'un'
Galbano, x^/;?a;/;, specie di pianta, articolazione; specialmente sopra
galbanum Cels. 3, 21, ';?,5. osso; ganglion Cels. 7, 6.
Galèa, alcuni la derivano da
Gangrena, vedi cancrena.
ya/é/;,
pesce-cane, per una certa somi- Gargarismo, •lap-jóLpi'Jij.v.^ sost. da
glianza di forma con questo ani- /7.p'j(xpi'i'A parola onomatopeica , ,

male altri da •/«'


;
vocabolo ri- gargarisma Theod. Priscian 1
'5, ,

portato da Esichio col significato 15; vb. gargarizzare, yapya/si^'j),


d' una specie di galleria gargarizo Cels. 1
gargari-
( ìU^pu^ 4, -^, ;

dooi ) a cui poteva essere rasso- zatio Plin. 23, 8, 80.


migliata una nave. Muratori la Garofano ogarofolo, xapjó-'fu>)ov,
deriva dall'arabo chalaia o cha- (propr. foglia di noce ) cargo-
lion. diali A alveare e poi nave phìjllon Plin. 12, 30 ex India
grande. Deriv. galeone galera , , advehitur odoris causa.
galeazza, galeotta, galeotto, galle- Gastralgia, e. m. y:<7rp-«).yiy. ,
do-
ria. V'ha chi deriva galeotta di- lore di ventre.
rettamente da ys^À-rwT/]?, pesce spa- Gastrica, agg. derivato da ya7Tr,p,
da, e invero trovansi descritte ventre e stomaco, indica malat-
galee collo sperone. tia d'indigestione; gastrite, in-
Gallio, v«/t5v, specie di pianta, ga- fiammazione dello stomaco ga- ;

lion Plin. 27, 81. stro-enterite, infiammazione dello


Gamba, trovasi in Veget. vet. T-), stomaco e degli intestini (evrspa);
19, nel significato di giuntura del gastricismo.
piede delle bestie. Nello spagnuolo Gastronomia, y^arpo-vc/^ta, regime
antico è camba. La forma camba, dello stomaco, gastronomo. (Tro-
piega, curvatura, (cfv. camurus, vasi anche gastrologia che è il
curvo) ha grande affinità col greco titolo d'un poema di Archestrato).
che ha lo stesso significato,
y.ct/j.ixr, Gatto, /y.TTa, catta Mart. 13, 69.
masch. gambo. Deriv. gambale , Mentre il gatto selvatico {felis),
gambiera. era noto ai Romani in tempi
Gambero , x«/7.^ua/io; , cammams antichissimi ,
il gatto domestico,
127 —
ricordato da Cicerone n. d. 1, stot. Metaph. 2, 2 agg. geodetico. ;

36, pare che siasi portato molto Geografia, ytoì-ypxf(<x descrizione ,

tardi in Roma. Esso trovasi in della terra, geographia Cic. Att.


alcune pitture murali di Caere e 2, 4, 3; geografo, yswy/sayos, geo-
di Tarquinia ; al mezzodì solo in graphus Amm. 22, 15, 4; agg.
alcuni vasi di Taranto .(Lenor- geograflco, yswypa^ixós, geographì-
mant, Grande Grece j, 97 sgg.). cus Amm. 23, 6, 13.
Fra i Romani è ricordato da Pal- Geologia, e. m. y£w-)>oyia studio ,

ladio 4, 9, 4, circa alla metà del della terra, cioè della sua forma-
secolo. Forse la cura re zione e struttura fisica; geologo,
-

quarto
ligiosa degli Egiziani per la con- geologico.
servazione di questa bestia (Diod. Geometria, yz^-ixi-rpia^ misura della
1, 83) ne rese difficile l'esporta- terra, geometria Cic. de or. 1,
zione. D' altra parte i Romani 42, 18 /; geometra, ysw/AÉTpyjs, geO'
non ne sentivano gran bisogno, metra Cic. Acad. 2, 7, 22; geo-
servendosi della donnola e della metrico, yzdiixtrpi-AQii geometricus ,

martora per pigliare i topi. Del Cic. fin. 1, 6. 20; geometrizzare.


resto il Pictet crede che il lat. Georgico, ysw/syixó,-, agricolo, agg.
sia catus e derivi direttamente di yìcw/syia, agricoltura georgica, ;

dal siriaco gató. Secondo lui il yewpytxa, sono cose agricole e ,

gatto delle regioni dell'Alto Nilo quindi^ un trattato d' agricol-


e dell'Abissinia sarebbe passato tura. È il titolo d'un poema di
in Arabia donde l'avrebbero preso Virgilio e. m. georgolllo,
;
amante
i Romani. dell'agricoltura.
Oazometro , comp. ibr. di gas (pa- Geranio, yipx^to-j, dimin. di yépxvoi,
rola inventata dal chimico olan- gru. Poi specie di pianta, gera-'
dese van Helmont nel secolo nion Plin. 26, 11, 68.
XVII}, e /xirpov^ misuratore del Gerarca, hp-xpxni, capo dei sacer-
gas. doti. L'ufficio suo è hp-apxix, ge-
Oelosia, zelotypia Cic
C/)^o-TU7rta, rarchia; agg. gerarchico, Upxpxiì^ói.
Alt. 10,8, 1; geloso, C^).ótu7to?, Geroglifico, ispo-y^u'^txós, agg. comp.
zelotypus Petron. frag. trag. 45 da hpói, sacro e yìùmo) scolpire,
Burm.= aemulus; vb. ingelosire. ed indica i segni della scrittura
Genealogia 9 v^vj«->cyta, studio delle sacerdotale degli Egiziani; hiero-
generazioni e famiglie, genealo- glyphicus Amm. 17, 4, 8.
gia Vulg. 1 Esdr. 2, 62; agg. Gesso, yu'^o,-, gijpsum Cat. r. r. 39,
genealogico, yzvexìoytxói;.
Genesi, yivz^ii, generazione, na- Gheppio, specie d'uccello di rapina,
scita, genesis Petron. 39, 8. y{j'p, yuTTÓ?, avoltoio O aiyu- (Diez)
Genetliaco, da yt-
v-:v£&kaxó?, agg. TTtog, (Caix p.26).
véòì-/i, Anticamente astro
nascita.
Giacinto, ua/.«v&o?, hyacinthus Verg.
genetliaco era detto quello che ed. 3, 63.
presiedeva alla nascita d'una per- Giamlbo, toLixZo^^ piede metrico com-
sona , genethliacus Varr. fr in posto d'una breve e d'una lunga,
August. civ. dei 22, 28. Ora si iambus CatuU. 40, 2. Indica al-
usa per giorno natalizio, la cui tresì un genere di poesia in quel
festa gli antichi chiamavano -ri metro organo dell' invettiva e
,

y£V£&).ta. della contumelia che prorompe


Gengiovo, vedi zenzero. dall'ira.
Genia, Pasqualino lo deriva da /-:- Gigante, yiy»? yt'yavTo;, gigas Cic.
Via, generazione Senect. 2; agg. gigantesco; comp,
Geodesia , ys&j-SatTia divisione
, gigantomachia, ytyavTo-//.axi«, la
della terra o d'una regione, Ari- battaglia dei giganti contro Giove.
128 -
gigantomachia Ampel. lib. mem. Glauco, y)auxó$, cilestro, glaucus
8, 14. Verg. Aen. 12, 885. Deriv. glau-
Gineceo, yuvaaeiov, luogo della casa coma, ylK'MOì/xu , sost. vb. di y>au-
riservato alle donne (vuvat/.i;) gy- xów, cataratta verde dell' occhio,
naeceum Plaut. Most. 755. Dal glaucoma Plaut. Mi7. 148.
nome yuvsctx.ss e /.paro;, formasi il Glicerina, deriv. da y^uxspóg, dolce,
composto giiiecocraiia, yjvxi/.o/.pó.- materia zuccherina.
T?£K Plut. Lijc. 14, potere o go- Glittica, yl-oTzxu-n, l'arte d'incidere.
verno delle donne. Con fix-jiu for- Glossa, y>wc77«, lingua, poi parola
masi ginccoiiianla /^rjii.uo/j.a.-Jicc
, ,
frase oscura che abbisogna di
Athen XI, 464 d, follia per le spiegazione, e quindi la spiega-
donne. I moderni dicono gineco- zione stessa, la nota; glossa Varr.
logia, quella parte della medicina l. l. 7, 2, 10; glossario, raccolta
che tratta delle funzioni fisiche di glosse, glossarium, Geli. 18, 7;
femminili. glossatore, glossografo.
Ginnasio, vvy.va7wv, luogo d' eser- Glottologia, e. m. y/WTT(3-).oyt«,
cizi (yu/y-và^w, esercitare) gymna- scienza della lingua, linguistica.
sium Plaut. Epid. 190; agg. gin- Gnomico , yvw/jtt/ós sentenzioso ,

nasiale. Gfr. ginnastica. agg. di yvoj//v5, Vitr. 10,


gnomicus
Ginnastica, vj/'.vacTfzv;, l'arte di eser- 18; gnomologla, yvoìy.o-'j.oyix, rac-
citare (v'j'/và^w) il corpo ginna- ;
colta di sentenze.
stico yv/v.vaffTt/ó; , gymnasticus
,
Gnomo, specie di spiriti. La parola
Plaut. 7iM(^. '296; ginnasta, yu^va- risale a Paracelso, e forse deriva
c/T-4-, maestro di ginnastica. da yvw//wv, conoscitore.
Ginnico, yj/zvtzó;, ginnastico, ggm- Gnomone, yvw//&>v, indice, gnomon
niciis Cic. Tusc. 2, 26, 62. Vitr. 25, 21, indice dell'orologio
Giro, yyf'f5;, curvatura, cerchio, gg- solare.^
rus Catull. 66, 6. Deriv. girare, Gnostici, yvo)7Ttx5t, agg. da yvw, co-
aggirare, giramento, girandola. noscere; setta eretica che pre-
Fra le etimologie proposte per tendeva di conoscere tutto in ma-
ghirlanda, havvi pure r^poi, cfr. teria di re\ìg\oi\Q\, gnostici Tert.
p.2I0. scorpA. Il sistema dicesi gnosti-
Dip^z,
Giubileo, io-j^ùMOi, agg. derivato cismo.
dall'ebraico iobel, specie di trom- il latino gibbus , avrebbe
Gobbo,
ba con cui annunziavasi la gioia dato gibbo. Gobbo, non può spie-
del cinquantesimo anno, (anno garsi altrimenti che da una for-
sacro, nel quale si rimettevano i ma popolare gubbus. E invero
,

debiti, le servitù, ecc.). iubilaeus nel latino medioevale troviamo


Levit. 25, 28 vulg. giubilo, ha la gybbus corrispondente al xu^óc,
,

stessa origine. greco. Potrebbe anche venire da


Giuggiola, ^tu'jov, zizyphuùi Plin. A-j^^py.,
altra forma di zj^.^Sa, cym-
15, forma popolare latina
47, ba, barca, dalla convessità del
iuiuba. Più vicina al greco è la suo fondo.
forma zizzola. L'albero conosciuto Goffo, forse da xo)-vóc, sordo, e poi
dai Romani nella Siria, fu pian- ottuso, stolto.
tato nel campo romano da Sestio Gogna, il Ménage lo deriva da «y-
Papirio (che poi fu console nel- xóv/;,laccio da imp-ccare il Diez ;

l'anno 36 di Cr.) negli ultimi lo crede piuttosto una abbrevia-


tempi d'Augusto; appresso fu zione di vergogna. A me pare che
portato in Italia, il senso corrisponderebbe più ad

Giusquiamo, uoì-ì^ùu/j-o^ ,
fava da agonia^ àywvia, con 1' accento ri-
porci, hyosciamus i'um) Cels. 2, tirato e l'aferesi tanto frequente
:-^3, 7. dell'a iniziale. Cfr. agognare.
- 129

(xolfo, /.ó>-a,- seno. In un antico Graffio 1, ) parola o segno fatto


gìossario trovasi la forma dialet- con la ypoL^fic, o stiletto da scalfire
tale y.ólooi; vedi Ducange, gloss. e da scrivere: 2) materia con cui
si fanno matite per disegnare.
graec. Deriv. ingolfare.
Ooinina, x.òij.ij.i ,
cummi ,
cummis , Grafico, vp«r">'-ó.-, agg. di ypà'ju scri-
gummii Cat. r. r. 69, 2. E nome vere, disegnare, grophicus Plaut.
d'origine egizia; agg. gommoso. Pseud. 519.
Gondola, xóvou, specie di bicchiere, Graiìima, ypy.p.ii.v., come peso era
quindi barchette. E parola per- anticamente la ventiquattresima
siana. In latino il Manage cita parte di un'oncia.
gondus spiegato con scyphus^ pa- Grammatica, arte lette- ypja.p.iJ.v.-.iv.-ri

tera, e uno Scoliastadi Giovenale, raria, agg. da ypcijj.ixoLxv. lettere;


Sat. 5 genus navis quae gon-
:
grammatica Cic. fin. 3,2, 5; gram-
deia diciiur. Deriv. gondoliere. matico, vpKv.aaTixó,-, graniniaticus
GrOnga e gondola, specie di tumore, Cornif. rhet.Aj 12, 17; gramma-
yo'f/-j\r, rapa rotonda {yoyyjyoi ro- ticale;c.m. grammatologla, dot-
tondo). trina grammaticale.
QonorresLfyoJò-p-potx scolo di seme, Granciporro, vedi porro.
gonorrhosa Cael, Aur. acut. 3, Grascia^ ayopAaLv.^ propr. cose in
18, 178. vendita comestibili al mercato.
,

Oonzo, zovTÓ,- stanga, contus Verg. 11 Caix propone invece il lat. med.
Aen. 5, 208. L'assibilazione della granea, grano e granaio, attra-
t si può spiegare con una forma verso alla forma francese gran-
aggettivale conteus o contius. chi (p. 28).
(Cfr. il venez. palo, il tose, pinolo Greco, ypai/.ó^, graecus Plaut. A-
per uomo golfo e scimunito). sin. 1, 3, 47; grecizzare, ypyuìiM,
Gorernare, xu,?-:pvav reggere il ti-
graecisso Plaut. Men. prol. 7 R.
mone della nave, gubernare Enn. grecismo.
ann. 472; governo guhernium , Grifo e Grifone, ypi/'p, animale fa-
Laber. in Geli. 16, 7. ( U greco voloso, quadrupede alato, gryps
xu/3e|5vo5 è una tarda forma per Verg. ecl.S, 27; ipìur. gryphes.
y.ujSì/svyjT/!; governatore, guberna-
, Grillo, ypfAlo: gryllus Plin. 29,
,

tor pilota Cic. Senect. 6. guber-


,
138. Deriv. grilletto.
nio-onis, Isid. Orig. 3, 19, 1). Grongo, vóy/pc?, specie d'anguilla
Graffio, ypxfuov stroraento da scal- di mare, conger Plaut. Mil. 760
fire, e quindi da scrivere o
dise-
gnare, stiletto, graphium Ovid. Grotta, /f/VTiTa , crypla Varr. Sat.
am. 11,23(11 Diez,non potendo
1, Men. L36; agg. grottesco.
spiegare il significato di uncino, Grotto, e agrotto, alterato da è-jo-

inclina a ritenere questa parola specied'uccelloacquatico;


y./5(jTa>o?,

d'origine germanica da hrapfo , onocrotalus Plin. 10, 74.


e krafo ). Deriv. graillare graf- ,

namento, grafliatura.

ladi, bx5zi, costellazione che sorge maiale, perchè rappresenterebbe


quando incomincia la stagione una mandra di giovani maiali.
delle pioggie, e perciò gli anti- (Cfr. Savelsberg, K
Z. XIX, 10).
chi derivavano comunemente il hyades Cic. n. d. 2, 43, 111.
nome da Cìtv, piovere. Ora però Ialino, ua^tvoj, agg. di y«io;, specie
si antepone l'
etimologia da us. di quarzo verdastro.

Zamb VLDi ,
La parole greche.
- i30 -
Ibi, '$1^, uccello egizio, ibis Cic. Idiota^ ìSiwTvj^ uomo privato, poi
n. d. \, 36, 101. profano ad una cosa, imperito ;
Ibrido, agg. che vien derivato co- anche plebeo, Sost. da tho^ pro-
munemente da u/3p(?, violenza e prio, privato; idiota Lucil. 26,
anche stupro, e indicherebbe un 32 M; idiotismo, iSioìrL:j/j.ói, il par-
animale nato da genitori d'ordine lare del volgo, idiotismus Senec.
diverso, appunto perchè il loro contr.2, 3, 21. Cfr. zotico.
accoppiamento fosse riguardato Idolo, si^M/ov immagine, idolum
come una violenza alla natura; Plin. ep. 7, 27, 5; vb. idolatrare;
hybridaPìm. 8,53, 79. (O.Mùller comp, idolatra, ziSMlo-Ààrp/n ado-
ad Fest. p. 33, 14 lo deriva dallo ratore di idoli, idololatres Tert.
spagn. iher , rj/j-io-joi una (3oò,- xsà deidol. 1; idolatria, Etòw/o-zarpita,
lì Weise, p. 23 crede che idolatria Tert. ibid. Agg. idola-
Tizùpo-j.
h e y siano stati aggiunti dai trico.

grammatici per avvicinare la for- Idra, yùpv. serpe d'acqua (-^òwp),


ma ad t^pii e spiegarla con una hydra Lucr.5, 27.
parola nota). Idrargirio, b^jp-àp-ppo; propr. ar- ^

Icneumone, indagatore,
lyjjvji^w gento liquido quindi mercurio
,

nome d'un animale che cerca le preparato, hydrargyrus Plin. 33,


uova di coccodrillo icneurnon ,
(:4. L'italiano deriva dalla forma
Cic. n. d. ì, 33, 101. aggettivale bopupyùpzo;.
Icnografla, t^'^o-ypccfioc ,
pianta di Idraulico, agg. formato da uSojp
un edilìzio, ichnographia Vitr. 11, acqua, e aj/ojv canale, condotto.
23; agg. icnografico. Quindi r idraulica è propr. la
IconograJaa, pittura
-J./.o-jo-'/px-^iy.,
scienza di condurre l'acqua me-
di iconograpliia JNot.
ritratti ,
diante canali o condotti. Per gli
Bern. 29, 29. Agg. icoMOgraflco. antichi bòpot.vM/.6i è agg. di uopau-
Dallo stesso zI/m-j composto con
, /tg, organo ad acqua. In Vitruvio
x/àw rompere, si formò il com- fìiachinae hydraidicae sono quelle
posto iconoclasta, il/.o-jo-y.ly.nTric , che portavano l'acqua in alto o
setta religiosa che rifiutava il per organi o per orologi.
culto delle immagini e le distrug- Idrocele, bopo-y.-O.ri tumore acquoso,
geva, jcosiologia, zi/.o-jo-).o-/iy., spie- ÌV/drocele Mart. 12, 83, 3.
gazione delle immagini. Da sì/.wv Idrodinamica, e. m. da Oòwp e òu-
viene altresì ancona o anconeta, va//£5, dottrina dinamica dei li-
immagine offerta ex voto. quidi.
Idea, tòéa, forma, apparenza, spe- Idrofobia, hòpo--^o^Ax paura o ri-
cie,idea Senec. ep. 58, 18. Deriv. brezzo dell'acqua, hydrophobia
ideare, ideale, idealismo, ideali- Cael. Aur. acut. 3, 9, 98; idrofobo,
sta, idealità. Comp. ideologia, ideo- lopooò^oi^
' hydrophobus Plin. 29,
logo, ideologico. 99.
Idillio, £Ìòj//t5v, figurina, bozzetto, Idrogeno, e. m. jòp5-v£v-4-, corpoche
dimin. di cT^jo^^ quindi una breve ottiene dall'acqua
si
{\jSo)p) sepa-
e graziosa scenetta pastorale in randone l'ossigeno.
versi; idijllìum ed edijUium Lu- Idrografia, m. bSpo-ypcc^ic, de-
e.
cil. 19, 38 M. Agg. idillico. scrizione delle acque d' una re-
Idioma, tòtow.a, cosa propria, par- gione. Agg. idrografico.
ticolare, sost. vb, da èòfóoj, e que- Idromele, bopò-y.-li bevanda mista
sto da ioioc proprio; idioma Cha- d'acqua e mele, Jti/dromeli
^ Pììn.
9 K, ciò che è caratte- 14, 113.
ris._254,
ristico nell'espressione. Idrometro, e. m. 'jòpà-y.-.rpo-j^
mi-
Idiosincrasia, ?oi5-7j'/-z^ca7ia, tem- suratore d'acqua. La dottrina di-
peramento proprio e particolare. cesi idrometrìa; agg. idrometrico.
131 -
Idrope, ^Sp-c^'^ d'aspetto acquoso, la forma aggettivale imeneo, xj/mz-

hydrops Hor. carm. '2,2, 13 idro- jxiog, hymenaeus Plaut. Gas. 667,
;

pico, bSpoìuuó^, hydropicus Hor. in significato di nozze.


ep. I, 2, 34; idropisia, O^pwTttfft;, Impiastro, vedi empiastro.
hydropisis Plin. 20, 43. Inchiostro, s/xaucrTos, agg. vb. da
Idrostatica, agg. da u^po-crraT-/?? bi- sv-xai'w in-urere, dicevasi così una
lancia d'acqua, Proci, dottrina specie d'inchiostro rosso con cui
dell' equilibrio dei liquidi agg. firmavano gì' imperatori greci;
;

masch. idrostatico. encaustus Plin. 35, 149. Cfr. en-


Idroterapia, vSpo-Sfzpxix-Ja^ cura di causto.
acqua; agg. idroterapico. Indaco, «vi5uov indiano, indicmn
Iena, liaiva, così detta per somi- Plin. 3'\ 46, il succo d' un' erba
glianza alla scrofa, 5?, hyaena indiana per tingere.
Ovid. met. !b, 40J. Probabilmen- Inno, C/Avo?, canto
religioso, hym-
te fu veduta a Roma nel circo nus Sen. fr. 88; deriv. inneggiare.
insieme ad altre bestie africane così deno-
loziol^ Iodio, violetto,
fino dall'anno 169 a. Cr.
minato dal vapore violetto che
Ieratico hpcccixòi sacerdotale, agg.
sviluppa nel volatilizzare.
,

da hpxr-iLx, sacerdozio, hyerati-


Ionico iwvtxóc, ionicus Horat epod.
,
cus Plin. 13, lì, religioso.
2, 54; twvjxóv era nome anche di
lerofante, hpo-yavTvjg che mostra un metro poetico, ionicum Serg.
le cose sacre, capo dei misteri
eleusini che dimostrava i sacri 454, 1 K.
Iota, nome greco della lettera i:
simboli hierophanta Arnob. 5,
;
s'usa in italiano per indicare una
25. I misteri eleusini s'introdus-
cosa minima, un nonnulla, co-
sero a Roma sotto Claudio e poi
munemente in frasi negative, per
sotto Adriano.
es. « senza mutare un iota » . De-
Igea, uytEia sanità, come dea era riv.
Plin. iotacismo, twTaxtr7//.ó; pronun-
figlia di Esculapio: Hygea zia sbagliata della i iotacismus ,
34, 8, 19. Donat. 393, K. Poi significò la
1

Igiene, hyiim^ agg. femm. sottin- maniera moderna di pronunziare


teso arte o scienza della sanità.
come i le lettere /?,
u e varii dit-
Deriv igienico, igienista.
Igrometro, e. m hypó-iJ.zrpo-i misu- tonghi.
ratore dell'umidità; agg. igrome- Ipallage, hn-aC/layn permutazione,
trico. fìg. del discorso, hypallage Serv.
ad Verg. Aen. 1 9.
Ilare, t^apó^ hìlarus Plaut. Mil.
,
,

1199; poi passò anche alla terza Iperbato, vmp^xTò'j trapasso, agg.
vb. da imzp^xhoìy fig. gram. che
declinazione, hilaris, (cfr. Lach-
mann ad Lucr. 2, 1122,1 donde consiste in una trasposizione di

hilaritas, ilarità. Per l'origine parole, hj/perbaton Quint. 8, 6,


greca di questa parola cfr. Ser-
62 =
verborum concinna trans-
vio ad Verg. ed. 5, 69. Tuchh. gressio .

p. 22; vb.esilarare, ex-liilarare Iperbole, b^zip^oH esagerazione,


Plin. 16, 25, 40. hyperbole Senec. Benef. 7, 13.
Ilota Ec/wT£,- erano i servi dello Deriv. iperbolico, h-rz-.p^oliy.òi, hy-
,

Stato a Sparta, HelotasNep. Paus. perholicus Sinod. ep. 7, Iper- 'i?;

3. Ora usa di persona soggetta


si boleggiare.
e trattata duramente. Ipercritica, e. m. {)Tzzp--/.pi-u-A-f] cri- ,

Imene, uiJ.r,v, inno nuziale che si tica esagerata.


cantava conducendo la sposa a Iperestesia, e. m. uTrsp-at^s-zj^isc sen-
casa dello sposo, liymen Plaut. sibilità eccessiva.
Cas. 668. Lo stesso significato ha Ipertrofia, e. m. hnzp-zpoolv., nutri-
132 -^

zione eccessiva , sviluppo ecces- Ippogrrifo, mostro favoloso imma-


sivo d'un organo. ginato dai poeti.
Ipocondria, malattia dell* '^tto^O''- Ippoiìiane, l-no-iJ.ccTr.i, appassionato
Spioi (sotto la cartilagine) parte per i cavalli; astr. ìpponiania.
dell'addome che sta sotto la car- Ippopotamo, ir.-KO-iiórx/j.oi hyppo- ,

tilagine del petto; agg. iiiocon- potamus Mei. 1,9,3. Fu ve-


driaCO, 'j7:oyo;>Spty./.ó;. duto per la prima volta a Roma
Ipocrita u-o-/piTvi,-, propr. attore
,
nei giuochi dati dall'edile curule
dramatico, hypocrita Svet. Ner. M. Emilio Scauro l'anno 58 a. C.
21 quindi uno che sostiene un
; Ipsilon, y tenue, così detto
carattere o una parte non sua ; perche il segno di questa lettera
ipocrisia, b-òy.pt'zu. usavasi anche pel digamma, cioè
Ipogastrio, l-o-'j'X'jTpio-j basso ven- per una semplice aspirazione.
tre. Iride, ''-pu arcobaleno, iris Cat. r. r.
Ipogeo, u-ò--jxt.oi sotterraneo, h;/- V. 107, 1. Deriv. iridescente, iri-

pogaeum Vitr. 151, 25, la cantina. desccsìz.n;.

Ipoteca, 'jTHO-xrry.r, COSa sottoposta, Ironia, i'.pwiix dissimulazione ,

pegno, hypotheca Cic. Fani. 13, propr. il mostrarsi da meno di


Deriv. ipotecare, ipoiecari«.
56, 2. quello che uno è quindi la si- ,

Ipotenusa, O-o-Titvou^a linea sot- I


mulata ignoranza di Socrate ;
tesa, hypotenusa gromat. vet. p. finalmente la dissimulazione u-
j

190, 11. nita a derisione, ironia Cic. de


Ipotesi, -'j-ò-^i-ni supposizione. I or. 2, 67, 270. Agg. ironico,
!

sèpw-
Latini lo sci'ivono in greco, p. e. •Ji/.ò;, ironicus Fulg. ìnytk. 1,
ì

Cic. Top. 21; Quint. 3, a Agg. prae/: 25 M. j

ipotetico, 'jr.o-hi-v/.ò; condizionale, liso, t7o; eguale, entra nei com-


hypotheticus Cassiod. ds Syllog. posti. !

p. 542. Isocolo Ì7Ó-/.',ù.Q-j


pari-membre
I
,
,

IpotipOSi, iTiO-TJTZOì'^ii, sost. Vb di isocolon Rutil. Lup. de flg. Ssnt.


)5 = (ixaequatum membris.
I

jr.rj.z-j-òo) raffigurare, come fig.


ret. è la descrizione al vivo di Isocrono, t7ó-/pov^,- di tempo , e-
una cosa. gualo deriv. isocronismo.
;

IPPO, cTr-5--, cavallo; si usa l'ag- Isoscele, ì^o-'j/.zUì di gambe eguali


gettivo ippico, ?.--'./&:, attinente (triangolo che ha due lati eguali),
ai cavalli. Trovasi come compo- isosceles Auson. praef. ad edylL
nente in molti nomi proprii, co- p. 205, 23 B.
me Ippoersue 'lKno--/.prrrri fonte Isotermico, e. m. da iipfj.ói caldo,
,

del cavallo, secondo la favola, fatta di calore eguale.


sorgere dall' unghia djl cavallo Issopo, v-70ì~c,-j ( -0,- ) hyssopum ,

Pegaso. Ipparco "l-irap/o, ( co- , i-US) Cels. 2, 21


, 4, 8. ;

mandante la cavalleria). Ipyo- Isterico, 'j77ipi/.ó; uterino, agg. diI

crate, 'iTì-o/.pirr,;, Ippodamia, 1-- jG-ipx utero, hystericus Mart.


-oov.fj.z'.x ^ Ippolito, Mtt-ó/utjj , ecc. 11, 7, li. Sost. isterismo.
poi in varii altri nomi, come: Istmo, ì72r;/5-- , (ì-(7-3--//-C''.-,
dalla rad.
Ippocastano. pianta a
tn-o-xaT-rav^v, i di ire
passo, passaggio ), isth-
cui attribuivasi la proprietà di nius Prop. 3, 21, 1; agg. istmico.
guarire i cavalli. Istologia, e, m. ÌTvo.iy.iy. dottrina
Ippocentauro, t--i-/.ivr.up5,- mezzo dei tessuti.
cavallo e mozzo uomo, hyppo- [storia, vedi storia.
centaurus Cic. Tusc. 37, 90. Istrice, \j^-zpii a peli di maiale,
i ,

Ippodromo, luogo do-


ircizo-opòfMo:,ovvero a peli ritti (Vanicek, p.
ve corrono cavalli, circo, hyppo- 400), hystrix Plin. 8, 1 25.
dromus Plaut. Bacch. 431. Italia, 'ira/i'a è forma greca. In-
— 133 —
dico dapprima una piccola regione bergk, iiher den Namen Italien,
al mezzodì fra il Silaro ed il Lao. Freib. u. Tiibing. 1881.
Secondo il Cocchia (il santo no- Itterizia, da wTEpo,-, icterus Plin.
me d'Italia, N. Antol. 15 sett. 30, 11, 29, uccellino giallo. Avis
1882) una colonia sannitica scesa icterus vocatur a colore ; quae si
ad occuparla le avrebbe dato il spectetur^ sanari id malum tra-
nome di Yitelio, per ricordare la dunt et avem mori. La forma
sua discendenza dal toro Sannita. italiana dovrebbe provenire da
I Greci avrebbero trasformato un aggettivo ictericia che ha il
Yitelio in Italia e ne avrebbero e- colore dell' icterus-, agg. itterico,
steso il significato al continente, l/.rtpiy.óg, ictericus Juv. 6, 564.
contrapponendo Italia all'isola di Ittiolojjia, e. m. ix^vo-loyix , dot-
Sicilia. Cfr. anche B. Heister- trina dei pesci.

Labaro , la^xpó-j V insegna di Co- Laico, Àxi/.ói popolare agg di ).aó,- ;

stantino, labarum Symm. 1, 487. popolo ;poi conlrapposto a sa-


Sull'origine di questa parola v'è cerdote laicus Tert. exhort. ad
;

molta oscurità, cfr. Du Gange. castit. 7.


Probabilmente è voce barbara. Lampada, '^ay-ió.;fiaccola, lampas
Labirinto, ).5c,3u/3tv.9-o5(>aF^p-'--'S''2) pro- Fì'dVit. Men. 842. Deriv. lampadario.
pr. gli avvolgimenti sotterranei Dalla forma popolare lampana
delle caverne e dello miniere; poi viene allampastato ,
colla pelle
i labirinti d'Egitto e di Creta; fi- trasparente. Dallo stesso tema
nalmente in senso traslato qual- lamp si formò poi il sost. lampo
siasi cosa o discorso avviluppato; da cai lampione, lampante, lam-
lahyrinthus Verg. Aen. 5, 5H8. peggiare, allampare, ecc.
Lacca, luogo fondo, probabilmente Lanterna, Ix/xr^rr^p {lampterna) lan-
da >a/.zo; fosso, buco, oda /a/.// fossa. terna Plaut. Am. prol. 149 Ir. De-
Laconico, >ax.wvtx.o',' di Laconia, la- riv. lanternàrio lanlernarius In-
conicus Hor. Carm. ?, 18, 7. Ri- scr. Regni INeap. 3710.
mase nell'uso italiano col signi- Lapato, là.ny.xjo-j
specie d' erba, la-
ficato di breviloquente , essendo pat'iur.t {'Us) Lucil. 4, 1 M.
decantata la breviloquenza degli Lappare, /c^ttt^iv
leccare, bere avi-
Spartani. Sost. laconismo /a/.ove- damente.
(T/zó; laconismiis Cic. Fam. 2, 25, Laringe, Hp-/?. Deriv. laringite in-
significa breviloquenza. fiammazione della laringe, comp.
Ladro, eLaclrone,/«T|5ts mercenario, laringotomia j.c<p'jyyo-zo/j.ix taglio
principalmente soldato; poi ladro: della laringe, laringotomia Cael.
trapasso di significato che con- Aur. acut. 3, 4, 39.
tiene un giudizio storico sui Lasca, il Ménage e con lui il Diez
mercenari; latro Plaut. r)iil. 74; da ìtvy.h/.oi barbio, specie di pesce.
cfr. Varr. 1. 1. 7, 52 latrones diati 11 Caix p. 118 dal germ. «5C0, un

qui conducehontur: ea enini mer- pesce di fiume, con agglutinazione


ces Graecis dicitur luzpo-j. Dalla dell'articolo.
forma latina latro, latronis venne Lastra, probab. per piastra ,
vedi
ladrone. Deriv. latrocinio latro- piastra.
cinium servizio militare; poi Latomie, /a-ro/y-cac tagli cave di
banda di malfattori e brigantag- pietra , lantumiae Plaut. Poen.
gio: Plaut. in Non. 2, 508, Cic. 817, poi usato a Siracusa come
Catil. 2, 1; ladronesco, ladrone- prigioni.
ria, ecc. LattOTaro: vedi elettuario.
134 —
Laudano, )aòavov, ladanum Plia. Leonino, nome d' un verso rimato
12, 73. Secondo Herod. 3, 112 è membri (p. e. contra vim
ne' suoi
voce arabica. mortis non est rnedicaìnen in
Lebbra, (Un-M pelare, sgu-
/é-npx hortis). Partendo dalla forma
sciare) leprae Plin. 24, 8, 33;
, francese di rime leonime, che è
lepra ycribon.250. la consonanza di due parole nelle
Leccare, il Diez nega che questo due ultime sillabe (in francese
verbo derivi da ^st'^w, perchè in la tonica , che è l'ultima, e la
italiano sarebbe e la
licare, precedente) il Wackernagel de-
prima volta che apparisce questa riva leonino da ìimw/.'.oì (e questo
parola in Isidoro, ha Ve [lecato?^, da ktog liscio) nome che corri-
non licator). Perciò lo deriva dal
sponderebbe a quello della nostra
germ. lecchon, e solo al valacco rima piana. Il Diez però crede
li^eiconcede 1' origine greca. A che leonime sia mutazione eufo-
me pare che il Diez dia troppa nica di leoninus, e si usasse ad
importanza ad una vocale atona indicare la rima latina che con-
che facilmente si muta; per e- suona in due sillabe.
sempio il venez. dice licar ne da /éwy
lió-napSoi unito
;

certo mancano esempi di £« ri-


Leopardo,
e TiàpSoc o -KupouyiiJeopardiisLam-
prodotto con non solo
e latino ,
prid. Heliog. 21, 1, leopardalis
quando è atono come dSù/lto-j
Paul. Diac. p. 33, 14. Benché si
edylliu'm ma anche quando è
,
trovi ricordato solo da questi
tonico, come spesso nel suffisso tardi scrittori è verisimile che
,
eu>! per sto;; cfr.pag. 49. sia stato veduto a Roma con le
Lemma, ).Iij.<uì assunto soggetto, bestie del circo nell' anno
,
altre
sost. vb. di /x///3avo), lemma Plin.
169 a. Cr. 1 Romani le chiama-
ep. 4, 27, o. Quindi proposizione
che si ammette a dimostrazione vano hestiae (Liv. 44, 48) e bestiae
di un problema. africanae senza distinguerle
molto l'una dall'altra.
Leone,>£wv, ieo Plaut. Vidid.fr. Co-
nosciuto probabilmente nelle Lessico, )-':c£/5v,agg. di /j?f; vocabolo,
guerre africane fu portato a ,
quindi /s^txòv f^ipXov libro di vo-
Roma da M. Fulvio nell'anno 186 caboli comp. lessicografia, lessi-
;

a. Cr. (Liv. 39, 22i. Essendo stato cografo, lessicografico. Da ).i'iii an-
il leone conosciuto dai che lessigrafia, modo di scrivere
popoli eu-
le parole.
ropei fino da tempi antichissimi
(e perciò è da credere che i Ro- Letargo, H^apyoz^ leihargus Lucr.
mani l'avessero dimenticato fino 3, 405.
Deriv. letargia lrlìa.pyi(x. le-
a che lo rividero in Africa}, il thargia Cael. Aur. acut. \,Q^ 49;
Pauli vuol dimostrare che Ieo agg. letargico ).r;^ap7jz&5 lethargicus
non è derivata, ma co-
parola Hor. sat. 2,
3_,
30.
mune dalla rad. liv. Ma in questo Libeccio, ).tj' libico, vento da ovest-
caso la forma latina avrebbe con- sud-ovest anche africus libs
,

servato la V fra le due vocali e Senec. nat. quaest. 5, 16, 5.


sarebbe Ilvo. Né vi si rimedia Liceo, ginnasio in Atene
/'j/^iov
con la radice hi squarciare, pro- presso tempio di Apollo liceo,
il

posta da L. Meier (K. Z. 385) o dove insegnò Aristotele; agg. li-


hi guadagnare proposta dal Pictet ceale.
(1, perchè sarebbe htus o Lichene, ìtiyyr^ Plin. 26, 2 Uchenas
423)
una forma simile a questa. Leo graeco nomine appellavere, latine
passò in latino dalla classe dei menta gram.
nomi in vt ().ssvr-o,-) a quella dei Lieo, , >uajo; appellativo di Bacco
nomi in v (leon-is). che scioglie (j.vv.) le cure.
J35

Ligustro, >r/uaTtxóv (ligure) ligusti- Litotrizia comp. ibrid. da >t&o; e


,

cum Col. 12, 59, 5. tero tritum^ frangere pietre. Così


Lince, >ii-/?, lynx Verg. ed. 8, 3. Fu si dice un'operazione sulla
pietra
veduta a Roma la prima volta della vescica.
ne' giuochi di Pompeo l'anno 55 Litro, da lirpc*. libbra.
a. Cr. ed ebbe ilnome gallico di Liturgia,). 5 tT-oupyt« un servizio pub-
chamo. Il popolo per altro la blico. Dai cristiani prese il signi-
chiamò lupo cerviero, lupus cer-^ ficato di servizio divino. Liturg:o
varius Plin.8, 84, e il nome di ìztrovpyog liturgus Cod. Theod. 11,
lynx trovasi la prima volta nei 24, 6; liturgico Utrovp-yiy.óq.
poeti del tempo d'Augusto. Anche Lobo )o(2ó5
, r estremità inferiore
Plinio l'usa soltanto delle specie dell'orecchio esterno, parti spor-
africane etiopiche e indiane. Da genti degli organi, come del cer-
lyncea derivasi comunemente vello, del fegato. Deriv. lobato.
lonza, la qual forma accenna ad Logaritmo, e. m. dicevo? rapporto
una pronunzia popolare luncea. e àpt3-//ó5 numero, indica il nu-
Il Wackernagel però antepone mero che sta in un rapporto con
l'etimologia /eóvTEto?, agg. di )iwv, altro numero. Ora significa l'e-
e vorrebbe dire « a forma di sponente che deve prendere un
leone ». numero costante, preso a base
Linfa, il Saalfeld la riguarda come d'un sistema, per produrre un
un riflesso di vj/y-fi (cfr. Yarr. ^. altro numero; agg. logarìtmico.
1.
1, 87. Mommsen TJnterit. Dial. Loggia, molti derivano questa pa-
p. 256); ma il Weise lo nega, rola da '/.oyiiov ìóyióv, la parte
anzitutto per la gran diversità anteriore della scena. Ma il Diez
di significato ,
essendo lympha tiene l'etimologia dal germ.lav.ba
acqua e vv/j.'fn una dea. o laubja, lat. med. laubia da cui
Lipomania, e. m. )jTr/:-/;.avtK pazzìa loggia (cfr. cambiare e cangiare).
malinconica; agg. lipemaniaco. Deriv. alloggio, alloggiare, allog-
Lipsanoteca, e. m. di Uid/x-jo-^^-^/.-n giamento.
deposito di avanzi d'antichità. Logica, loyv/.Yj agg. da Uyoi ra-
Liquirizia e ligorizia, -/ìv/.ù-p-pi^x gione, l'arte di ragionare, logica
radice dolce pianta d' onde si
,
Isid. 2, 22, 1 agg. masch. logico.
;

trae un succo dolce, glycyrrhiza Logismografia, e. m. di >ovt7//.ó5 cal-


Plin. II, 284. colo, è l'arte di scrivere i
conti;
Lira, l'jpo(. stromento a corde, lyra agg. logismograflco.
Hor. carm. 1,60,10; agg. lìrico Logogrifo e. m. di lóya parola e
,

Mpiy.ói lyricus Hor. carm. 1, 1, 35. cosa intricata, specie d'in-


yp~i'fo<;

Liscio, incerto se dal greco >ic77Ó;, dovinello in cui con le lettere


,

che ha lo stesso significato, o dal componenti una parola se ne


gerra. Usi (oggi leise) piano, mite. formano altre che si debbono
Litania, Inxvzix preghiera, litania indovinare da una definizione.
Cod.Just. 1, 5, 3, 1. Logomacliia loyo-ij.r/.yi(/, battaglia ,

Litargirio, h^-upyvpzoi, agg. di li- contesa di parole.


thargyros Plin. 26, 101 spuma = Lonza, vedi lince.
argenti. Loppa ,
il Ménage lo deriva da
Litografia, e. m. di It^o-ypo'fix scrit- scorza, buccia; agg. lopposo.
loT.ài
tura o disegno a pietra. Litografo, Loto, /6JTÓ,- specie di pianta. Ictus
litoi^rafico. Cic. fam. 7, 20, 1 ; comp. lotofagi
Litologia, e. m. li'èo-lo^iv. dottrina ^wTo-'^ayotmangiatori di loto,
delle pietre. popolo favoloso nell'Odissea IX,
Litotomia, h^o-70fj.ix il tagliar pie- 82-104, lotophagi Ovid. Rem. am.
tre. 789.
f36 -
M
Maccheroni ,
alcuni lo derivano l'arte degl' incanti; magia Apul.
dalla parola greca definita ij.-x/.y.pix Apol. p. 450; agg. magico /j.xyixóc
da Esichio per una vivanda di magicus Verg. ed. 8, 66.
orzo in brodo. Il nome, che si- Magnete, y-y.-prii e iJ.yprr.ii pietra di
gnifica beatitudine accenna ad , Magnesia, magnes Lucr. 6, 908,
una vivanda prelibata. Altri de- Deriv. magnetico magnetizzare, ,

riva da Macco, minestra di fava magnetismo, magnetizzazione. Lo


ridotta in pasta. Però fra macco stesso nome è nel magnesio e
e maccarone convien sempre nella magnesia.
ammettere la forma di mezzo Mago, y-y.yoi. I Magi erano la casta
r/iaccaria. Agg. niaccSjercnico. sacerdotale dei Persiani maqus ,

Macchina, y-rr/_y.->ó, machina Piaut. Cic div. J, 23.


Mil.SÌ'ò. Deriv. inacchinaie, mac- Maiorana: trasform. di aìnaracus;
chinare, ìiiacchi:i!sia,Kiacc2i5uisjno, vedi nmaraco.
macchiiiazionc. La pronunzia po- Malachite, fu detta da /j.yj-y.yr,
polare macina prese un signifi- malva forse per il bel colore
,

cato speciale. Deriv. suacìuarc. verde di questo minerale.


Dall' agg. y/iachineus venne ma- Malinconia, vedi melanconia.
cigno. Malta, y.y/'^y propr. mistura di cera
Mace, y.y./.so scorza di pianta in- e pece, ^naltha Lucil. 27, 38 M.
diana, onacii- Plin. 12, :-)2, ex In- La malta di calce è in Plin. 66,
dia adceìiHur. 24, 3H-. Da malta si volle spiegare
Macello, Varrone LI. 4, 35. deriva anche smalto, ma questo piiì pro-
macollum.mQvcdito, ài carni, dal babilmente deriva dal germ.^me^
gv. (j.yy.ùio-j chiusa, ricinto, e os- 2o.n (oggi schmelzen) fondere.
serva Jones hostia horlorum et
:
Mrilvavischio, comp. ibr. di malva
castelli iJ.y./.ù'joji vocant. Invece e i'oiscuni^ gr. ("St^xag.
Donato ad Terent. Eun. 2, 2, 26 Mandorla, cv/j'/oa/-/?, amygdala Col.
deriva macellum a mactandis -

5, 10. Fu detta prima nux graeca.


'pecoribiis. Weise p.4o2 segue
Il Plinio 15, 90 dubita che si tro-
V^arrone; Grassraann e il Va-
il vasse in Italia al tempo di Ca-
nicek p. (i83 seguono Donato (cfr. tone.
anche Ascoli K. Z. XVII, 334). Ma- Mandra /j.y-jopy.
,
ricinto , special-
ctare starebbe in relazione con mente pel bestiame , mandra in
Altri ricorrono alla
Ij-'i-yr,^ l>.y.yj)ij.y.i. Mart. 5, 22, 7 giumenti attaccati
impastare; civ. madia.
rad. mrt/j al carro , e poi anche i mulat-
Macigno: Vìdi maccUina. tieri e custodi del treno. In
ge-
Madia, y-y.yi;, acc. >j.y.-n'.Qy., rad. m.ag. nerale turba di gente vile. Deriv.
domare, impastare niaqis Plin. ,
manih*iano mandriale, che poi
,

33, 146. divenne madrigale nel senso di


Madrigale, vedi maadra. canto pastorale. Mandra significò
poi anche monastero
Magari, /J.y./.y.pi0i VOC. /j.y/.y.pit, gr.
,
sia per ,

mod. /j.y./.y.pi beato felice. Come , luogo chiuso sia perchè i mo- ,

forma desiderativa significa me naci per umiltà si chiamassero


<(

beato se, ecc. » In Giulio (o Cielo) così; donde archimandrita il capo


d'Alcamo ò già passato in senso del monastero àpy'.acc-jophr^i ar- ;

avversativo « macara se doles-


: chimandrita Sidon.ep. 8, 14.
seti » anche se tu ti dolessi. Mandola, sembra corruzione di
Magia, /j.y.yiiu propr. la dottrina e Kx-j^o'jpy. it.
pandòra e sarebbe
il culto dei magi persiani; poi dalla forma francese mandare
137 -
strumento musicale a quattro li.y.'7'zv./Ji.r^ stridere coi denti, sgre-
corde; cfr. pandòra. tolare. In Esiodo Sicut. 389 v' è
Il Bréal. Etym.lat.
Mandragora, ij.xvop7.yQp7.i specie di li.T.'-j'.v/Quyi. p.
erba, mandragora Gol. 10, ^0. 383 non crede all' origine greca
Mangano, .«.avyxvov. e l' ammette derivato da man-
Mania //.xvt'a pazzia mania CaeL
, ,
dere. A masticare il Grimm
Aur. acut. 3, 12, 107. Con l'accento [Mythol. \0'òQ) riferisce masca
ritirato e la protesi di s diviene strega come tale che divora i
,

smania. Agg. manìaco. Corap. con bambini. Da masca poi inserendo


ZO//.ÌO) guardare, curare, è mani- r sarebbe venuto mascra e quindi
comio ospitale di matti. maschera. Altri invece riferiscono
Manna, y.awa manna Plin 12, 62 : maschera a j3a(7/3c , che si trova
micas concussu elisas mannam in F]sichio. Ma |3d7xa avrebbe il

vo Camus. significato di jSaTzavt'a, mania di


Mantica, /j-cc-jn/.-ó arte del divinare, biasimare ed anche malia. Altre
rad. //.ocv follia, dal furore dell'i- etimologie sono il germ. mascd
spirazione divina; mantice Mart. rete e l'arab. mascharat risata.
cap. 1, 6. Mastice, y.a.'jzix-n resina degli alberi,
Marasmo, //.y-pa^/ió^ languore, sost. mastiche Plin. 12, 72.
da ft.sipot.ho) estinguere, consumare. Mastodonte, e. m.da //.«ctt^s mam-
Margarita o margherita, //scpyapiTvj,- mella e òoovT dente animale fos- :

pietra preziosa margarita Cic.


,
sile i cui denti molari hanno la
Yerr. 4, 1 1 ,
. corona con certe protuberanze
Marmo, fjApuxpo^ (rad. mar scin- simili a mammella.
tillare)marmar Enn. ann. 377. Masturbare, [j.(/,'jtpo)izvjm, mastur-
Pare che a lipoma non si usasse bari Mart. 9, 42, 7. Deriv. mastur-
molto prima del secondo secolo. bazione.
Il primo monumento in marmo Matassa, >j.ir%ly, seta greggia
poi ,

che sia ricordato è la statua di seta in generale metaxa Lucil. ,

Ennio sul sepolcro degli Scipioni 3, 44 M.


{Cic. Arch. 22). Le cave di Lucca Matematica, y.a5v7'/.aT(/.-/3 agg. da //.a-
e di Carrara non si conoscevano "èr^ij.y.-zx insegnamenti mathema^ ,

ancora e il marmo importavasi tice Senec. ep.H8, 23, matematico


dall'Attica e dalle isole greche. ^v.«3'/;//aTtzó5 mathemalicus Cic.
Marsupio, /xxp^ù-uo-j borsa, marsu- Tusc. 1,17, 40.
pium Plaut. Men. 2, 51. Deriv, Matita, at//.aTiTvj; pietra sanguigna
marsupiale. (da uì/uLd sangue) propr. lapis rosso,
Martire, /j.àprup testimonio, martyr haematites Plin. 36, 129.
Tert. ad mart. \. Deriv. martìrio Matto, tra varie etimologie sij

e martoro, jj.apTJpio'j martyr iuni propose anche !J.àraioz che ha lo


, |

Tert. de pud. 22; comp. martiro- stesso significato ma la forma :

logio. non spiegata abbastanza, per-


Mascalzone, forse è il partic. //k7- chè si aspetterebbe mateo o
Xa/ti^wv; è ascella, e /^ta^xa-
/j.x'j/.àì/] m.az20. In Petronio sat. 41 si
y.rrj
capzi-j alzar le ascelle, dicevasi trova matus o mattus per ub-
dei beoni che ridevano sganghe- briaco ma forse è sinonimo di
;

ratamente a braccia alzate. madidus o identico ad una forma


Maschera, vedi masticare. ignota [J.C/.-ZÒ-..

Massa, //à^a pasta massa Plaut. Mausoleo, iia-onoiiio-ì ^ sottinteso , ,

Mil. 1065; nella forma maschile /ji'j?ì/j.x


monumento. E aggettivo
masso, ammasso, vb. ammassare. del nome Mausolo che fu prin-
Masticare, /Aa^rd^w, mastico Apul. cipe di Caria negli anni 377-353
herb. 79. Altri lo derivano da a. C. La moglie Artemisia gli
- 138 -
eresse un monumento che di- Melanite- deriva da //p.«v, nero,
venne una dello sette meraviglie. specie di pietra nera.
Perciò ogni bel se- monumento Meliaca, «pusvta/.-/: , albicocca d'Ar-
polcrale fu poi detto mausoleo. menia, armeniaca Coli, 11, 2.
Meandro, /j.y.ix-jSpoi propr. fiume Melico, fxzhxói;, agg. da /Jis/o,' canto,
dell'Asia Minore, molto noto per melicus
^Lncv. 5, 335, musicale;
le sue tortuosità. Poi significò melica è la lirica cantata.
qualsiasi fiume o via tortuosa; !

Melissa, /jàìi^^oc, è l' ape (da //é/t,


meander Cic. Pis. 22, 53. I
miele). Poi melissa indicò il fiore
Meccanica, agg. da li-nyjx-yh
iJ.r,yxvv/.r., I prediletto dell'ape, che i Greci
stromento, macchina, propr. l'ar- I
dicevano fJzj.i's\j}jo-j, e //ì/tTTatva, 1
te delle macchine ;
masch. mec- !
Latini opiastrum,. Cfr. Varr. r.
,

'mechanicus Lu- r. 3, 16, 10; Colum. 9, 8,


canico, ij:r,-/y.-ny.ó;^ I
13;Verg.
oM.inc. tOOiM. Deriv. nicccanismo, /;.
4. Qò; Plin 2, 14.
I

inechanisma Cassiod. Melodia, ii.ù.wiìy. melodia Mart.


= ,
I

ixfixivLiij.y.^
var. 1, 45. I

Co.p. 9,905 modulano. Deriv.


Meco, >j-oiyó;, amante di donna al- j
melodico, jj.i'j'aoiaò:, e melodioso.
trui, moeclius Piaut. 2?acc/?. 918. i
Melodrania, e melodramma; e. m.
Meconio irr^/^vio'^^ succo di papa-
, j
di ij.i'j.oi e orA/j.y., drama cantato;
vero (//v:/.o)v, papavero), ^neconion I
agg. melodramatico.
Piin. 20,202. Poi per somiglian- j
Melone, //-^^^^v, melo Pali. 4. 9;
za di colore le feccie del neonato.
'
anche frr,'j.o~i~o)-j, ìnelopepo Plin.
19, 67. Cfr. popone.
Medaglia, metaltea forma agget- ,

tivale di
metallo, /j.i-rcàlo-j 'jNel .
Melopea, ij.ùo--oux composizione
di canto; melopoeia Fulg. myth.
XII secolo indicava una piccola i

moneta. (Altri deriva questa pa- I


3, 9.
1-ola da medius, media Us; Guill. i

Menade, //aiva,- furente (//aivo/^at

iJrito ohulus dicitur raedalia, i.


:
I

esser folle) baccante , maenas


Catull. 63, 23.
e. rnedielas nummi ma ; se fosse
\

vera questa etimologia, la forma


;

Meninge, jj-rrn^/i pelle, poi in parti-


italiana sarebbe
i
colare la membrana che avvolge
messagliaome- il
meninga Theod. Prisc.
cervello,
diaglio. Cfr. Diez, p. 270 . Deriv. j

Deriv. meningite, l'infìam-


! 2, 2, 9.
medaglione, mcclaglìere. mazione di quella membrana.
Medica, agg. di Media. Era
j

//^òj/.v:,
Menta, yi-^^n, menta Cat. r.r 119.
il nome di
un'erba, medica, Varr. Piin. anche mintha e smintha.
r. r. \, 12. Fu cominciata a col-
tivare nel
Mesopotamia, Mi^onozy.y.ix inter- ,

tempo fra Catone e liuv'iale, sottint, terra; in parti-


Varrone. colare la regione fra il Tigri e
Mefite, iJ-ifi-'.;., propr. puzzo di esa l'Eufrate.
lazioni d'acque sulfuree o cor- mistula Gloss.
Mestola, /unr-'Ar, ,

rotte; mephitis YQvg.Aen. 7, 84; Philox. propr. un pezzo di pane


agg. montico. incavato a forma di cucchiaio.
Megera, Mi/a-pa, una delle Furie; Metacarpo, /j-iza-y-upruov parte della ,

Megaera Yerg. Aen^ 12, 815. mano che sta dopo il carpo fino
Mela //vj/ov; cfr. mpione. La forma alle dita. Cfr. carpo.
latina originale è malum. Quindi
Metafisica, lù. /j-i^à. rà ov^i/J., titolo
i
corap. ibr. mei-arancio, mela- d'un' opera di Aristotele che ve-
g;rauo. niva dopo la fisica. Poi dal con-
Melanconia, iJ.iUy-yyj.ix atra-bile, tenuto di quell'opera indicò la
melanclioUa Geli. 18, 7; agg. me- dottrina del soprasensibile. Ma-
lanconico, iJ.ù.yjyo'.ny.òq, melaucho- sch. meian$«ico. Deriv. metaflsica-
licus Cic. Tusc. 33, 80. re, mctaflgichcria.
\,
f39

Metafora; iJ.ixy.'^or3x traslato, meta- Vitr. 103, 10; agg. metrico, //s-
pliora Quint. 6, 4; agg. me-
8, metricus Plin. 1 1, 219; fem.
-zpiMi,
taforico, /x&raf opiy.ó;. In lat. v' è metrica, dottrina dei versi; comp.
l'avv. metaphorice , Acron. ad metrologia, dottrina delle misure
Horat, ep. 1 20, i vb. metaforiz-
,
. e dei pesi.
zare. Metronomo, //.it,oo-vó/>io?, antic. ma-
Metallo 9 /j.i7x>loj, mstallum Verg. gistrato che vegliava sui pesi e
geo. 2, 165; agg. metallico, //.iTa»t- sulle misure. Ora significa un ap-
xó;, metallicus Plin. 34, 173; parecchio d'orologeria che batte
comp. metallurgia , lavoro dei il tempo automaticamente.
metalli ; agg. metallurgico. Metropoli, >j.-rìrpó-nohg, città madre,
Metamorfosi, rj.i7x-/j.óf)foì7ti trasfor- detta così rispetto alle sue colo-
mazione, (sost. vb. di /j.trx-fj.op- nie, poi capitale d'uno Stato,
uów, trasformare) mdamorphosis metropolis Cod. Theod. 13, 3, 11.
Quint. 4, 1, 77. Deriv. metropolita, /j.r,rpo-n:Qlizr,i ,
il vescovo della capitale, metro-
Metaplasmo, iJ.nu.-7z).v.niJ.ò^ trasfiga-
razione di parole, metaplasmus, polila Ven. Fort. Carm.'ò^ 4, 20;
Quint. 1, cS, 14. agg. metropolitano.
Metatarso, e. m. di //.ira e raoTó;, Miagro , ii.^xypoi specie , d'erba ,

dopo il tarso, parte del piede fra myagros Plin. 27, 106.
il tarso e le falangi. Cfr. tarso. Miasma , iJlxnixx infezione ,
sost.
Metatesi, trasposizione,
[j.fzà-'^i'jii vb. da fj.ixh'j)
insudiciare, infet-
metathesis Prob. 264, 15 K. tar'»; agg. miasmatico.
Metempsicosi, //ir-s/y.-lux'-'J^t^ ani- , Miccia, y-v?a stoppino della lu-
mazione trasportata, cioè trasmi- cerna, niyxa Plin. 13, 51. Dalla
grazione delie anime in altri mutazione di xìn e il Diez crede
corpi, metempsychosis Tert, de che questo nome sia entrato in
anim. 34. italiano dal francese, dove ap-
Meteora, /j.iT-ir.ypo; sospeso in aria, punto X diventa c/i, come laxus,
neutro piar, rà /xirioìpx, i corpi lache.
celesti, le nubi, le procelle, ecc., Microcosmo, /M/.pó-y.oafj.oi, il mondo
agg. meteorico, conip. meteoro- in piccolo, microcosmus Isid. 3,
logia, iJiZTZ'jìpo-loyix, dottrina delle 22, 2.
meteore; meteorologo, /j.irzptoì-).ó- Microscopio, e. m. iJ.vApQ-T/.oiziXo-j,
yo:, meteorologico, iJ.irto>poÀoyi-/.ói. stromento da osservare gli og-
Metodo, //éSr-c3005, methodus Vitr. getti piccoli; agg. microscopico,
7, 5; agg. metodico, methodicus sost. microscopia.
Tert. de anim. 6, fem. inetti o dice Millefoglie, iJ.r)Q^'^^A\o-j, a foglie di
Quint. I, 9, 1; metodica, la dot- melo, melophyllum Apul. herb.
trina del metodo; metodista, setta 88, millefolium Plin. 25, 4V, mi-
religiosa; e. mod. metodologia. li
folium Plin. 24, 152.
Metonimia, denomi- Mimo, /^c/jLo,-, specie di farsa, mi-
ij.i'7-w\>/ux ,

nazione trasportata, metonymia mus Laber. mim. 11 Rbb.; agg. 1

Fast. p. 153, 21; agg. Metonimico, mimico, f/.ifj.uó:, mimicus Cic. de


fj.iroì^rjfiLuó;^ melonymicus Eucher. or. 2, 59, femm. mimica, nome
in genes. \ , 6. dell'arte; comp.inimografo, //t//o-

Metopa, fAiTÓTryj, propr. spazio tra scrittore di mimi, mimo-


ypx'fog,
due fori, Vitr. 90, 30, metopa in- graphus C. 1 L. 2, 4092.
ter denticulos et trigh/phos, inter- Mina, /Jtva, valore di cento dram-
vallo fra i triglifi del fregio do- me, mina Plaut. Pseud. 87.
rico, dove si pongono gli orna- Anche l'antico mezzo staio. (Mi-
menti. na nel senso di scavo sotterra-
Metro, [xixpo-i misura, metrum neo è parola italica da minare,
uo —
menare ;
deriv. minerale ,
mi- 1, 8, 6; comp. mitologìa, v.y.9ro-).o.

niera). Vta. Poi


iiiìtografla , //uS^-yc.^yta ,
Mineralogia, comp, ibr. di mine- scrittura di miti; mitografo, //.vS-fs-
rale e /ó/o;, dottrina dei mine- ypàyos ; mitcgraflco.
rali; agg. mineralogico. Mitra, benda intorno alla
yirpx,
Minotauro, /y.tv';>-Taupo^- toro dì Mi- testa, mitra Afr. 37 Rbb. Deriv.
nos, minotaurus C. I. L. 4, 2331. mitrato.
Miope, iJ.'j-f^'b , che pocchiude gli Mnemonica, ii-i>r,ixo-jv/.r, arte di ri-
occhi, corto di
vista, Aristot. cordare [wi-f^p-w) ^ memore), mne-
probi. 31, monicimi Cornif. rhet. 3, 30.
IO, 2ó; astr. miopia,
ixjfjiiziy.. Moccio, da muceus, forma agget-
Mirabella, alterato da mirabolano tivale di mucus, muco. Cfr. muco.
e applicato al frutto; vedi mira- Mogio, yoipòi stolto, poi tardo,
bolasso. I
inebetito, morus Plaut. Trin.
Mirabolano, wpo-fjòì/j.-jo-? , fnyrobo- \
Gij9.In italiano passò forse at-
lanum Piin. 12, lUO, specie di !
traverso lo spagnuolo rnurcio ,

susino. \
donde morjo, ìnojo, mogio.
Miria , /^.'>>ta diecimila; entra nei Molosso, yoAor^^óc, paese del dei
composti raod. mirìagraHima ,
! Molossi in Epiro, razza di cani,
uìirsameiro, ecc. I
molossus Lucr. 5, 1052. Anche
Miriade, /^upia?, decina di migliaia, I
un piede metrico.
poi una gran quantità indefinita, ;
Monaco, u.o-juxài solitario, rnona-
myrias Intorpr. Irenaei 1, 24, 0.
''

cìms Rutil. Nam. ], 441; m.o-


Mirice, y-'JptV-'/, myrica Verg. ed. 4,2. nacba Hieron. ep. 39, 4. Deriv.
Mirra, y--^pp«, murra Plaut. Asin. monacare, monacale, monaclii-
929, poi Yiiyrrha. smf>, iiìonacazione.
Mirride, y-'^pi^k., specie di geranio, Monade, yo-ju:^ unità, prese poi il

myrrhis e rmjriis Piin. 26, 10?^. significato di unità semplice, in-


Mirto y.-uprog, murtus, Cat. r. r. S,
, 1
divisibile, monas Tert. adv. Val.
2, /A-jp-rov ,
muriimi Yerg. geo. 1 ,
\
37.
30b. Da murtum viene mortella Monarca , yrjó'.pyr.i che governa
Piin. 15, 119 dice del mirto: !
solo; mosìarciiia, yo-jy.pyjv. ,
mo-
graecumque ei nomen re^nanet ,
\
n ardila, Capitol. JMax. et Balb.
quo peregrina esse opparet. Fu 14, 4. Deriv. monarchico, y.o-jc.p-
]ìOrtato in Italia col culto d'A- I
xtxi?, nioiiarcaCo.
frodite e nel 300 a. Cr. n'era già ;

Monastero, /7.ovy.77/pfov, luogo di


pieno il Lazio (Theophr. hist.
I
vita solitaria, monasterium Au-
plani. 5, 8, 3). ;

gust. in Joa traci. 97, 4; agg.


Misantropo, ,w.t7-avSrr,o)7:5,-, odiatore ;
moìsastico, //ovaT-rtxó;, monastichus
d'uomini. Deriv. misantropìa, ^v.t- Cassiod. hist. trip. 10, 2.
^y.vS-o'/j-ia, Jisisantrojìico. Monocolo, e. ibr. da /^.óvo,- oculus ,

Mistero, culto segreto di


uj^rr^^-stov, di un occhio solo ,
monoculus.
anticiie divinità naturali, e spe- Firmic. mathes 8, 19.
cialmente quello di Cerere ad Monocordo , iJ.o'jò-yopooi ad una
Eleusi. I misteri furono introdotti corda, m^onochordus Acron. ad
anche a Roma nel primo secolo Horat. ep. 2, 3, 216.
di Cr. mysterhim Caocil. Stat. 223. Monodia y.o/.-ow.ot.
, canto a solo,
Deriv. iiì^sterjoso. monodia Isid. 6, 19, 6.
Mistico, //urrtzi,- relativo ai mi- Monogamia, u.o-;o-yo(.[j.u, connubio
,

steri mysticus Att. trag. 6i)7.


, con una sola persona, monoga-
Deriv misticismo. mia Tert. de ieiun. adv. psych.
Mito, //.:,^5; favola; agg. mitico, 1. monogamo, [j.o-jò'jv.yoi mono- .,

yj'ìvAÓ; mythicus Macrob. Sat.


,
gamus Tevtde 7nonog.S.
14i

Monografia, e. m. //ovo
- ypa^ia , Mortella, vedi mirto.
scritto che tratta uà soggetto Mosaico, agg. da Musa, gr. /Jtoy^cto,-,
d'
speciale. musivus Inscr. Orell. 3323.
Monogramma, [j.Q'Jó--^pxiJ.tj.x è un Mota, alterato da malta (mauta),
,

intreccio di più lettere unite in usasi per fango. Cfr. malta.


una cifra sola , monogramma Macco, fj.'J/.oi, materia viscosa, moc-

Paul. Noi. in natal. XI .S. Felic. cio, mucus Catull ^À'ò^ 17. Del
Monolite /j.ow-h^oi masso di pie-
,
resto se mucus è parola derivata ,
tra in un pezzo solo, monolithus dovette entrare molto presto in
Laber. com. 39, Rbb. latino , dove 1' aggettivo niucius
Monologo, antic. trovasi fj-ovo-lóyo:, divenne fino da tempi antichis-
attivo, che discorre solo. Ora si simi anche nome di famiglia.
prende passivamente pel discorso Deriv. muccoso, mucido, mucillag-
di una persona con sé stessa; gine. Da mucus proviene anche
astr. nionologia, ^ovo— /oyta. moccolo, propr. ciò che cola dalle
Monomachia , duello,//5vo-//.axia candele.
monomachia Cassiod. var,3, 24 Mulo, iJxt/jM o [j.ùylQi, asino da
= certamen singulare. monta. ( Hesych. ó-jo^jì luì oy_ti(x.v
Monomania e. m. iJ-a^o-'j-yMoi. paz-
, 7i-/A7r&^(/.év(5u,-). Dal Ponto, che pare
zia particolare ad un solo ordine essere stata la sua patria {liiad.
d'idee; agg. monomaae e mono- 2, 852) fu portato probabilmente
niaiiiaco. dai Focesi nelle loro stazioni oc-
Monopodio, ijmoitòùio-j tavolino ,
cidentali dei Mediterraneo (Velia.
con un piede solo, monopodium Sardegna Marsiglia
, ecc. Cfr. ,

Liv. 39. 6, 7. Hehn. p. 515) La diffusione del


Monopolio, fj.ovo-Tzoìho'j^ il privile- mulo in tempi molto antichi è
gio di vendere solo una cosa, provata anche dai modi prover-
rnonopolium Svet. Tib. 3J e 71: biali di Plauto, \i.Q.mulo insci-
m,onopolium nominaturus prius tior, Cist. 4, 2, 12; Aul 3, 5. 2l.
veniam postulami quod sibi verbo Murena, //-vpatv a, specie d'anguilla
peregrino utendum esset. Deriv. di mare, muraena Plaut. Aul.
monopolista. 396. Il nome più antico di questo
Monosìllabo, v.o-jo-a-yù.'x^oc, d' una pesce è fiuta, tt) wt/^, Varr r, r. 2,
sola sillaba, monosillahus Quint. 6, 2. La qualità migliore pesca-
9, 4, 42. vasi nello stretto di Sicilia.
Monoteismo, da //óvo^ e Muse, Moucxi. Musae Cic. n. d.3,
e. m. deriv.
3-£ó$, dottrina religiosa che am- 21.
mette un solo dio, monoteista, Museo, //'juììov tempio e luogo sa- ,

monoteistico. cro alle Muse, musaeura Varr.


Monotono, :o-Joi, che dà un r.r.3, 5, 9.
tuono solo; poi uniforme. Ora Musica [j.oMGCAr, musica Cic. de , ,

indica l' uniformità noiosa. Sost. or. 3, 33; masch. musico, //.ouTt/.ó,-,
monotonia, ij.o'jo-xovìv.. musicus Pacuv. 1 J4. Deriv. musi-
Morchia, àu-òpyo feccia dell'olio, care.
amurca o amurga^ Y erg. geo. ì. Mustacchio, jW.u7Ta/.tov dimin. di
,

Corssen 2, 162).
194. (Cfr (dorico per //aira?, il lab-
fxxjfjTO'.^,

Morfologia, e. m. da y.opf^^ forma, bro superiore, poi i peli che vi


dottrina delle forme grammati- spuntano. (In varii dialetti della
cali;agg. morfologico. Italia superiore, mustag ritiene
Morocomio ,
e. m. di //wpó; stolto, l'antico significato del greco /^à-
matto e y.o//sw, guardare, curare, <7Ta?, cioè di bocca e della regione
indica l'ospedale dei matti. del viso intorno ad essa).
- 142

N
Nafta , va'y),&«,
bitume liquido, naph- antica gramanzia da cui scara-
iha Plìn. ^, 235. manzia.
Naìade, vaia?, ninfa di fonte o fiu- Nemesi, vé/xìsis, la giustizia divina
me (
vao) il fluire dell'acqua) che punisce.
Naias Verg ecl.Q, 2l. Nenia, (v/;vta), canto funebre, nenia
Xano , vavo,- uomo piccolo
, ,
dalla V\2i\\t Pseud. 1278; rri^iu non è

parola infantile nana bambino, attestato ,


ma vuoisi ammettere
nanus Laber. et Helv. Ginn, in perchè Cic. de leg. 2, 24 dice che
Geli. 17, 13. nenia è voce greca.
Narciso, vacxt77(3-:, narcissus Verg. NEO, véo5 nuovo; si formano com-
ed. 2, 48. posti come neocattolico, ncoelle-
Narcotico, v^ozoTt/ù;, agg. de vapóo), nico, neologia, neologismo, e ibr.
irrigidire, agghiadare. neolatino, neonato, ecc.
Nardo, v^^/^o^--, nardus Lucv. 2, Sì\\ Neolìto, vió-'juT&c piantato di re-
Naumachia, v-yu-^a/ta, battaglia cente. Negli scrittori cristiani il
navale, naumachia Lucil. 14, l(J nuovo convertito, neophitus Tert.
M. A Roma il primo spettacolo adv. haer. 41.
d'una naumachia fu dato da Ce- Nereidi, ^-npiuitz figlie di Kereo,
sai ninfe marine. Nereides Serv. ad
44. Vgv^. Aen. 1, 500.
Nausea, •^y.-j7iy.^ mal di mare, deriv. Nespola. mespilum Plin.
da yv:^: nave, nausea Plaut. Mere. lo, 84, nespolo [j-in-xù-r, ìnespilus
375. Doriv. iiaut^earo, nauseabon- Plin, ibid. Catonis aevo non fuit.
do. Fu portato in Italia nell'età im-
Nautico, vauT(/.&c navale, agg. di periale.
vy-j,-
nave, nauticus Cic. Att. 13, Nettare, -ji^rrup bevanda degli dèi,
'21; fem. nautica, vaJT'.x/;, arte del nectar Lucr. 2, 848; agg. nettareo
navigare. •^f/.Tv.pzoi nectareus Ovid. met. 7,
Nebbia, nebula. Che questo nome 707.
latino sia ti'atlo da vz-^ùt) lo so- Neyralgia, e. m, •jvipy.l-/tcf. dolore
stiene il Georges (vedi Bursian nei'voso.
Jahresber. 1874-75 p. 159), ma Nicchio, dattero di mare, lat. my-
è contestato da Curtius, Vanicek, tulus o mutulus Cat. r. r. 158, de-
Fick, Weise. rivato dal gr. /Jival, dim. ///jtVxo?;
Nccrolog-ia, e. m. di v-Y.5-;,5yi« di- nicchia è 1' incavo a forma di
scorso dei morti, elogio funebre; conchiglia. Deriv. rannicchiare.
agg. necrologico. Nichetto niccolino, dimin. di
Necropoli, v-:/ci-/.o;.(c ,
città dei onice, V.
morti, cimitero. Ninfa, -rjfj.'^r,, nympha Liv. Andr.
Necroscopia , v-Y-^-^xo-ta l'esame Od. 16; agg. ninfea, vu///^aia specie
d'un morto; agg necroscopico. di pianta, nytnphaea Plin. 25, 75;
Necrosi, -ji/.poìzn mortificazione, ninfeo -rj o -^'JiJ.'joào-j fon-
ij.-jxio-j
cio3 il morire d'una parte del tana o grotta sacra alle ninfe,
corpo, necrosis Cael. Aur. chron. nymphaeuìn Plin. 35, 151.
1, 4, 125. Ninfomania, e. m. •jjy.'^o-fj.x-nufarore
Negromante, vìxcó-//.xvtu- divinatore uterino.
dai morti ,
che evoca i morti e Nitro, virpo-j^ Cael. in Cic.
nytrum
li
interroga; astr. negromanzia, fam.8, Deriv. nitrico, ni-
14, 14.
v;z/i5y.&cvT£ta, necromantea Lactan. trato, nitroso, nitrite, nitrogeno.
2, 16. Da questo una forma pop. Nolo, vKuJ&v prezzo del trasporto
— 143 -
per nave {jx^ì), naulum luven. Nostalgia, era. di vójtoj ritorno in
8, 97. Dei'iv. nolpggio, noleggiare. patria e
dolore. Malattia
uìyoi
Nomade, vo/z-as propr. pastore, nu- prodotta dallo stare lontano dal
mida Fast. p. 173. paese nativo.
Norma, yjo)pi/j.n, agg. femm, nota, Noto, VÓTO? vento di mezzodì, notus
conosciuta, solita (sottint. misura, Verg Aen.6, 355.'
via, regola, metodo), norma Lucr. Numismatica, agg. da •^oixi'^ixxTot.
4, 512. Deriv. normale, enorme, monete correnti. (Dalla forma
enormità, enormczza. jouy./jiOi fu preso il latino num-
Nosocomio, •^o'70AOfMiXo-j ospitale, de- mus Plaut. Pseud. 81 ).
riv. da voioAoixi'jì curare ammalati,
nosocomium Cod. lust. 1,2, 19.

Oasi, oy.7ti probab. la parola copta Oligarchia, o)vj-xpyj.x governo di


ouahe. oasis Ulp. Dig. 48, 22, pochi; agg. oligarchico okvj'j.pY,iv.òc,.

7,5. Olimpiade, oìmij.-kix- celebrazione


Obelisco, o',3£Xi«5; dim. di ò^zióì de' giuochi in Olimpia. Poi lo
spiedo, obeliscus Plin.36, 64. spazio di quattro anni che cor-
Obolo, ò^oloi moneta che valeva revano dall'una all' altra festa;
un sesto di dramma, obulus Ter. olympias Plin. 2, 8, 6; agg. olim-
Andr 369. pico e olimpiaco ó/uv.rrtK/i,-.

Obrussa, o^puiv-j prova a fuoco del- Olimpo, "0/u,aTco,- monte di Tessa-


l'oro, obrussa Cic. Brut. 1\. glia, creduto sede degli dèi poi ;

Oceano, &ixiavó;, oceanus Enn. ann. il cielo;


Olympus Nqv'^. ed. 6, 8o
418. Deriv. oceanico, oceanino. agg. olimpio èl'j'j.Tuoi olympius
Oclocrazia, ó'/)o-y.pcKrLx governo Liv. 24, 21, agg. di Giove.
della plebaglia, Poi. 6, 4, 6. Olio, iXxio-j^ oleum Plaut. Poen. 201.
Ode, ò)ò-ó canto, ode oda Anth. Lat. La forma latina è dovuta proba-
763,' 13. bilmente ad un'etimologia popo-
Odéo, òiùìXo-j luogo per cantare, lare da olere.
edifizio in Atene per spettacoli Oliva, ilxix^ oliva Plaut. Cure. 90.
musicali, odeum Vitr. 122, 4. Fu portata dalla Magna Grecia
Odontalgia, e. m. òòovT-a/yia dolore circa al tempo dei Tarquinii (cfr.
di denti agg odoiitalgico.
;
Fenestella in Plin. lo, 1). Già la
Olìcleide, e. m. di S-fti serpe e x/st's forma oliva indica grande anti-
chiave, strumento musicale d'ot- chità come pure 1' influsso di
,

tone a chiavi , di forma serpen- olere. Il Fick 2, 26 la vorrebbe


tina. parola originale; ma stanno per
Oftalmia, èf^xì/jXx malattia dell'oc- la derivazione Curtius 361 Va- ,

chio (ó»9fa>/xó5), agg. oftalmico nicek 82, Benfey 2, 120, Diefen-


è'fòxìff.uói ophthalmicus Mart. 8,
bach 1,36, Mommsen St. Rom. 1,
74, 1 = oculista. 191, Hehn 99,513. Deriv. olivcto,
Oibò, pare l'esclamazione greca olivastro.
otjSot. Muratori però
la crede ab- Olocausto, ó/óxKVTTov arso tutto in-
breviazione delle parole a heu tero (da oloi e /.aiw) sacrifizio in
bone deus ». cui si abbruciava tutta la vit-
Oleandro, corr. da poSo-Siv^po-j al- tima ,
holocaustum Prudent.
bero a rose rhododendros{-on) apoth. 537.
Plin. 16, 79. Fu trasportato dalla Olografo, óió-y/saspos scritto tutto
Siria nelFetà imperiale. intero. Dicesi di un atto scritto
— ili

tutto dall'autore, come p. es. un senza negare però che questo


testamento; holographus Hieron. stesso provenga dal basso lat.
adv. Ruf, 3, 5. holcas.
Omelia, óy-ùioc. propr. conversazione, Orchestra, èpx-óarpx luogo nel teatro
poi discorso popolare , homilia dove danzava il coro {èpyjo/j.oi.i
Isid.6, 8,2. danzare) , orchestra Varr. Sat.
Omeopatia ed ©miopatia, e. m. Mm.fr. 561.
bixoio-ità'iti'x
patimento eguale. Si- Orchite, deriv. da opyj?^ infiamma-
stema di medicina che cura le zione dei testicoli.
malattie con rimedi che ne pro- Oreadi, èptiàStg ninfe montanine
vocano i sintomi e gli effetti; (opoi monte), oreades Verg. Aen.
agg, onieopalico. 2, 502.
Omogeneo, ó/zo-viv/^^- d' una stessa Orfano, òp^^-x-jò;, orphanus Ambros.
famiglia.; astr. omogeneità. seì^ni. 2, 4, 3, Migne. Comp. con
Omologo, QiJ.ò-loyoc, consonante,
ri- Tpi'f'j^
orfanotfoflo èp'fa-JO-'zpofs.lQ-j

spondente. Doriv. omologare, luogo dove nutrono gli orfani,


si
omologazione. orphanotrophium Cod. lust. 1,
Omonimo, ó/j.-orjju.oi che ha comune 2, 17.
il nome. Dicesi di due parole Organo, opyx-jo-j strumento orga- ,

che hanno origine e significato nimi Vitr. 9, 15. Deriv. organico


diverso, ma forma identica, p. e. opyv.viy.òi organicus Cat.fr.
in Non.
riso biada (oryza) e 7'iso il ridere 75, 9 (== musicale), organizzare

(risus). op-javCio) , organismo , organista,


Onice, oyj'i unghia, poi qualità di disorganizzare .

quarzo che ha il colore e la tra- Orgasmo, op/acruó-- concitamento ,

sparenza dell'unghia umana; ont/x SOSt. da òpyr,^ òpyxtvo).


Catull. G6, 82. Orgia, opy-y- neutr. plur. feste del
Onomastico, ^v&ax^Tt/.ój, agg. da culto di Bacco, ot'-gia Catull. 64,
òvo/j.y.^o) nominare. E attributo 260; agg. orgiastico cpytacrTtxó;.
del giorno dedicato al santo di Oricalco, opc(-yx).zoi rame di monte,
cuiuna persona porta il nome. poi metallo misto orichalcum ,

Onomatopea, o^ouc^.to-tzoucc forma- Gìc. off ^i, 23, 92.


zione di nomi, agg. onomaioiìeico Orizzonte, òpiio)v limitante, partic.
dicesi di parola il cui suono di òpitoi^ sottint. cerchio che li-
imita la cosa significata come ,
mita la vista, Vitr. 135, 24; agg.
homba, fischio. orizzontale.
Ontologia, e. m. da ovt ente, la dot-
Orma, mutato da usma Ò'j/j.^ odore;
trina dell'ente. Deriv. oniologico, vedi usma.
ontologismo, ontologista. Ormeggiare, ópidioì gettar l'ancora
Opale, o-vX/Lo- specie di pietra pre- in luogo sicuro cioè in un
{op/j.oc)
ziosa, opalus Plin.37, 6, 21. porto o rada; ormeggio, ormeg-
Oppio, C7TC0V succo
di papavero, glamento.
opiiun Plin. 20, 199. Ornitologia, opvi^o-lr,yh. dottrina
Ora, '"'pu stagione, tempo, ora, hora degli uccelli ornitologo èpMtòo-
,

Aquil. 1. I Romani conobbero )(>/o?; agg. ornitologico.


r ora in Sicilia ,
dove trovarono Orografia, e. m. òpo-ypafix descri-
gli orologi solari nella prima
, zione dei monti; agg. orografico.
guerra punica. Orologio, ó>poìó'/iGv horologium
Ora, contraz. poetica di oAira, vedi Varr. r. r. 3, 5, 17. L'orologio so-
anra. lare, noto ai Greci fino dai tempi
Orca, specie di nave. Il Nerucci la di Anassimandro e Anassimene
deriva da ó/x«5. Il Caix p. 130 intorno all'anno 500 a. Cr. fu co-
crede che sia dal germ. holchum, nosciuto dai Romani in Sicilia
145

durante la prima guerra punica. Ossitono, ò?u-Tovo5 di suono acuto.


Il console M. Valerio Messala Osteologia, e. m. oVrso-^oyta dot-
portò il primo orologio da Mes- trina delle ossa; agg. osteologico.
sina a Roma e Io fissò in una co- Ostico, w!7T£x.<5? urtante, agg. da
lonna vicino ai rostri (Plin. 7, w&éw frequent. c-Wri^w, osticusMB,rc.
212). Emp. 15. Il Ménage deriva ostico
Oroscopo, óìpo-axònoi che osserva le da aùsTTós secco donde aùffr/só? ,

ore, principalmente quella della aspro.


nascita; horoscopus Manil. 3, 190. Ostrica, ocrpuMv. In lat. ostrea da
Ortodosso, èp^ó-Soioi che ha rette 57T(5£ov Plaut. Rud. 297. Erano ri-
opinioni, poi seguace della vera cercate dai ghiottoni fino dal
fede, orthodoxus CodAust 1, I, 2, tempo di Plauto. Più tardi Sergio
2; astr. ortodossìa ò/jS-o Sott'a. L'op- Orata guadagnò tesori con la
posto è eterodosso. coltivazione delle ostriche, Plin.
Ortoepia, òpS^o-sTrsta retta pronunzia. 9, 168. Da òsTpaxt'^w venne ostra-
Ortografia, òp^o-ypxfix lo scrivere cismo è'JTpa/.iv/j.ó?.
rettamente , orthographia Lucil. Otoiatria, e. m. uro-iaTpzix medi-
lib.IX, Agg. ortografico.
tit. cina dell'orecchio.
Ortopedia, e. m.
opòo-T:xihix educa- Ottacordo, èy.xx-xopSoi strumento
zione diritta, regime per far cre- con otto corde, octachordos Vitr.
scere diritti i bambini; agg. 10, 13.
ortopedico. Ottagono, ÒArx-y moi ad otto angoli,
Orza, corda che legasi al capo si- octagonos Vitr. 25, 4.
nistro dell'antenna; òp^ixi (He- Ottica, ÒTCTtxy? agg. da èu vedere, ò'
sych.) ed òp^ia? era la parte in- la dottrina della visione, la parte
feriore dell* albero di nave; vb. della fisica che tratta della luce;
orzare. optice Vitr. 4, 1 .

Ossigeno, e. m.ò|u-v£v>75 generatore Ozono, parola mal derivata da


di acidi. Da formò pure
è^ù si o^wv odoroso , olezzante partic. ,

ossido che combinazione


è la di o^w. È l'ossigeno che posto in
dell'ossigeno con un corpo sem- certe condizioni acquista un
plice. odore.

Pacchia, il Du Gange registra Paleografia, e. m. Tca^ato-y/sa^ia scrit-


pachOy porcus saginatus. Questo tura antica: paleografo, paleogra-
probabilmente risale a Tra^j? fico.

grasso. Deriv. pacchiare, pacchìc- Paleontologia, e. m. di nulocio-o-no-


rnne, paccbinco. dottrina degli esseri antichi;
loyltx.

Pachidermo, nxx'j-Bip/j.oi di grossa paleontologo, paleontologico.


pelle, ordine di animali, Arist. Paletnologia, e. m. di Ti«>at-s&vo-
gen. anim. 5, 3. ìoyia. dottrina delle razze antiche;

Paggio, Ttat^t'ov ragazzino , piccolo paletnologo, paletnologico.


servo. In questo senso il nome Palingenesi, e. m. Kxhv-yéysvig ri-
provenne dai Bizantini. generazione.
Palafreno, probabilmente è com- Palinodia, 7raXtv-w5ta ripetizione
posto ibrido da napA veredus dei canto, poi cantare sulla stessa
y

cavallo aggiunto. melodia il contrario della prima


Palanca, vedi placca. volta, quindi ritrattazione pali- ;

Palestra, nalaiarpu luogo per lot- nodia Amm. 18, 5, 4.


tare {noàdibì) palaestra Plaut. Palinsesto, 7Ta>t>-<fv3ffT05 raschiato
Bacch. 66. di nuovo, agg. vb. di «faw, libro

^0 Zaaibaldi ,
Le parole greche.
— J46 -
di cui raschiavasi la prima scrit- Pantano, incerto se da nxr-^fj.x, sost.
tura per scrivervi altra cosa, pa- vb.di TTaréw, ciò che si calpesta,
limpsestos Catull, 22, 5. da pollo, lat.^tt^5, pappa e pol-
Fnlladio, Tia/XaStov dirairi. di Pallas, tiglia.
Pallade Athena Minerva. Così Panteismo, e. m. derivato da ttìcv-
,

chiamavansi le piccole statue di &CÓ5 sistema filosofico secondo il


questa dea e specialmente quella quale l'universo (7t«v) è dio (^sój);
a Troia, che proteggeva la città. panteista, pantelstico.
Quindi prese il significato di Pantera, -màv^-np^ panthera Lucr. 4,
tutela, difesa. 1009. In Plauto l'agg. pantheri-
Panacea, T^av-à/sta che guarisce num genus,. Epid. 18 Non sap-
tutto, specie d'erba,panacea Lucil. piamo però se la pantera sia stata
duh.fr. ^ M. veduta a Roma prima dell' anno
Paiiariccio e patereccio, -rap-ovuxtov 186 Cr. in cui ebbe luogo il pri-
a.
che sta presso l'unghia tumore ,
mo spettacolo di bestie feroci
all'estremità delie dita
panari- , (Liv. 44, 18). Più tardi fu indicata
cium Apul./<é?r&. 42. anche con gli altri nomi greci
Pandemonio, comp. formato da izàpooq pardus Plin.8, 63, nàpSaìn
Milton, nav-oat/y-óvKsv luogo dove SÌ pardalis Curt. 5, 1, 21.
radunano tutti i demonii. Pantheon, Trav-Ssov sottinteso hpó^j
Pandette, r.v.-j-^i/.Tr,q che comprende tempio dedicato a tutti gli dèi,
tutto, raccolta di scritti, di leggi, cioè a tutti i dodici dèi maggiori;
ecc., pandectes Charis. 194, 20 K. pantheum Plin. 36, 15, 24.
Pandora, k7.vo&U|Ssc strumento mu- Pantografo, e. ai. di TravTO-ypa'^os,
sicale, Specie di liuto a tre corde strumento che scrive tutto.
usato dagli Assiri (Poli. 4, 60;, Pantomima, nawò-iJ.i/j.o^ azione
pandura Varr. l ^.8,33, 61; cfr, dramatica tutta rappresentata
luandòla Ha diversa origine il no- con ballo e gesti, pantomimus
me Pandora, Wu-joù^.x. moglie favo- Piin. 7, 184; agg. pantomimico
losa di Epiraeteo, dal cui vaso sco- TtavTo/At/;.wój pantomimicus Sen.
si diffusero sulla terra tutti
pei'to ep. 29, 11.
i mali.
Papa , parola infantile che
TraTTTras

Panegirico, :tu-jr,-fjpuói agg. di na- significa padre. Così poi furono


folla di gente, quindi festa
vv,yu(jii chiamati i vecchi ed i sacerdoti.
solenne o spettacolo a cui tutti Ved. Prudent. peristeph. 11, 127.
accorrono. Discorso panegirico è In Giovenale 7, 653 è nel senso di
quello che si tiene in qualche educatore, maestro. Deriv. papale,
solennità lo per più laudativo
, ; papato, papismo, ecc.
paneyyricus Cic. or. 1 Quint. 2 Pape, interiezione nu-Kcd^ papae
1
, ,

10, 1 ìzmzlaudatio. L'oratore dicesi Plaut. Pseud. 365, babae ibid.


panegirista Ttuvrr/vfAaTr.i panegy- 353.
o.sto-S'i-don, epi^tri-:^- '-'"^ ^"
"jPapiro, -arcupo,-, papyvus Catull. 35,
Panico ,
Tiravwóv sottinteso 2
tìst/xaagg. papiraceo papyraceus ,*

timore. Gli antichi attribuivano


Plin. 2S, 11,47.
questa specie di turbamenti ad; Parabola, Tzr/.pufioìr, confronto, simi-
opera del dio Pane, llav, da cui/ litudine, parabola Sen. ep. 59, 6.
^.^.J'agg. 7Tavt/Ó5,^ __^ ^.,_.,.,-.,- -'-—•"''^^T Negli scrittori di matematica è
Paiiof affi.1^" c7'Tii.'"Trav4y>a^^^ vedui a una sezione conica. Deriv. para-
di tutto, cioè dove si vede bolico Tiapaj^o/ixóc; parabolano. Cfr.
ogni
specie di cose. parola.
Pantalone, nomignolo dato ai Ve- Paracentesi, 7ra/>a-x£VT/5<3t« puntura,
neziani, dal santo Uavra/Éwv ch'esci paroj'entesi Plin. 25, 144.
veneravano. Paracleto o paraclito, i^c^pa.-Amà'i
- 147 -
invocato, agg. vb. di TTa(5a-x«)iw, Paralogismo, Trapa-Aoyw/xós calcolo
paracletus Tert. de ieiun. adv. sbagliato , deduzione falsa j agg.
phych. 13. paralogistico.
Paradigma e paradimma, rra/sa- Paraninfo, Trapa-vu/A^o, che sta pres-
^ii7//.a cosa mostrata, esempio, so la sposa [jù/xfYi),
chi conduceva
sost. vb. da SzUw/xi, paradigma la sposa al mRnio, paranymphus
Tert. de anim. 43. Augnat civ dei 6, 9. .

Paradiso, izoLpiUirso^ parco, quindi Parasito, Trapa-utros chi mangia


luogo delizioso paradisus Tert.
, presso altri alla mensa altrui, ,

de monog. 16} agg. paradisiaco parasitus Naev. com 60; agg. pa-
TzocpxSei'siccì^ói paradisiacus Alcim.
rasitico parasiticus Plaut. Capi.
Avit. 1,298. 4, 69.
Paradosso, che è contro Pardo, 7T«p5o5, pardus Plin.8, (:3;
Trapà-^olov
l'opinione inaspettato e quindi
,
cfr. pantera.
strano, paradoxum Cic. titolo Parelio, nap-ZiUoi un secondo sole.
d' un' opera. Deriv. paradossale, Fenomeno di riflessione per cui
paradossare. apparisce un altro sole accanto
Parafrasi, Tra/sa-^p^crts l'esporre am- al vero parelion Sen. nat. qu. 1
; ,

pliando e dilucidando, paraphra- 11,2.


sis Quint. 1,9, 2. Deriv. parafra- Parentesi, Trap-év-Sscrts frapposizione

stico, parafrasare. cosa aggiunta in mezzo paren- ;

Paragog'e, tta.p-oL-jwj-h ad-duzione, tìiesis in Rutil. Lup./?^. seni. 1, 17

aggiunta in fine di parola, 'pa- è l'intromissione d'una lettera.


ragoge Diom. 523, 19 K. agg. pa- Parisillabo, comp. ibr. pari-<ixjl-
ragogico. Ix^oij parola d'un numero pari di
Paragone, comp. di napà e àycóv, è sillabe.
il nomedella pietra sulla quale Parlare, vedi parola.
si prova l'oro; poi in generale Parletico, corr. da paralitico.
con-fronto. Parnaso, napvaTós monte della Fo-
Paragrafo, Tiapa-y/oa^os ad-scritto, cide sacro ad Apollo e alle Muse,
segno grammaticale,para^ra^/it{5 Parnasus Verg. ed. 10, 11.
Isid. 1 , 20, 8 vb. paragrafare.
; Parodia uap. w^ia canto parallelo
,

Paralipomeni, Ko.^T.-Xtiv.òii.viv. cose od altro che lo imita, poi che ne


omesse e quindi restanti, avanzi, imita la forma mutando il con-
'paralipomena Hieron. ap. 53, 8. tenuto ,
di solito dal serio allo
Paralisi, nv.pà-l-o'sie, dissoluzione, scherzo; parodia Ascon. ad Cic.
rilassamento, paralysis Vitr. 193, Verr. 1, 10, 29 =
replica; agg pa-
2\=nervorum resolutio; agg pa- rodico 7TKp-w5txÓ5 vb. parodiare ;

ralitico TxxpxlvTiMi paralyticus gr. TlOCp-OlSio),


Petr. Sat. 131 j vb. paralizzare. Parola, sincop. da parabola (para-
Parallasse ,''E7rap-ana?js|differenza. bla, paraula) cfr. parabola, che
Indica la differente posizione di dal significato di similitudine
un astro veduto dalla superficie passò fino dal principio del
o dal centro della terra. medio evo a quello di sentenza,
Parallelo, Trap-a^/j/os l'uno accanto detto, vocabolo. Da parola venne
aW aMvo, par allelus Nìiv.
117,7. Parlare (parolare, parabolare. Gap.
Deriv. parallelismo, comp. paral- Car. Calv. nostri seniores parabo-
lelepipedo Kv.poùl-fil-ziziizih-J solido laverunt simul et consideravc-
a facce parallele , parallelepipe- runtj. Deriv. parolaio , parlala,
dum Chalcid. Tim. p.l8; parallelo- parlamento, parlamentare, parla-
grammo 7iapaX)-/3).ó-7p«//./jio5 a linee mentario, ecc.
^a.r3i\ìeìe,parallelogrammv,sGrow.- Paronomasia, ri%p-o^)oit.v.ilv. leggera
vet.p.249,9. mo4ificazione di vocabolo, fig. ret.
148-
che unisce due parole poco di riv. pasteggiare, impasto, Impa-
differenti , come fare e disfare, stare.
Roma e Toma. Patema, uì^^/mx, patimento, sost.
Parossismo, •jta/j-o^usr/xós irritazione, vb. di Tiaò patire.
esacerbaziene, in medie, il mo- Patereccio, vedi Panariecio.
mento in cui la febbre è al col- Patetico, TraS-vjTwós commovente, /)a-
mo. theticus MaiQvob.Sat.rr 2, 1.
ParOSSitonO, Tta/s-olù-rovos quasi OS- Patologia, e. m. 7ix^o-loyia^ dottrina
sitono , parola che ha 1' accento delle malattie. (La forma antica
acuto sulla penultima sillaba. era Tzx^oìoyu/j). Agg. patologico,
Parrocchia, izup-ouia, propr. l'abi-
tare dappresso, e dicevasi l'abi-
Patriarca, Tzurpi-xpx-rn capostipite,
tazione in paese forestiero. Poi d'una famiglia o gente, patriar-
significò la coabitazione, il vici- cha Tert. ad nal. 2, 10. Deriv.
nato; quindi paroecia in S. Ago-
patriarcale, patriarcato.
stino ep. 261, 51 è la circoscri-
dello stesso
zione d' un vescovo, posterior- Patriota, Trar^twT/i? ,

mente detta diocesi. laPerò paese. Prima si usò


forma di cose e di
bestie, poi anche di uomini.
italiana dovrebbe essere parecìa,
nella stessa guisa che in francese Patrizzare, -rtarptà^w, patrisso Plaut.
è paroisse. L'anomalia si può
Pseud 442.

spiegare in due modi: o che oi Patronimico, -Kxrp-oìwpMÒ-j^ nome


sia divenuto o come in diocesi derivato da quello del padre (p.
da e. Atride == figlio di Atreo), pa-
(così vuole il Diez,
oiovAvìsti,
tronimicum Donat. 373, 23 K
p. 307), o che parrocchia venga
direttamente da -nxpoxoi, che ha Pausa, TicciJuti cessazione, pausa
diversa etimologia; e veramente Plaut Pers 878; contratto posa,
vb. posare, comp. riposo, ripo-
parochia trovasi in Hieron. ep.
sare.
51, 2 per circoscrizione di un
paro^hus. Deriv. parrocchiale , Peana, -atav, canto giulivo, paean
parrocchiano. Cic. de or. 59, 251.

Parroco, -ndpoxoi, fornitore, spe- Pedagogo, rtato-avw/'°s, chi conduce


cialmente chi forniva i viveri o dirige i fanciulli. Prima dice-
all'esercito in marcia {Tzxpixoì
vasi lo schiavo che conduceva a
somministrare); parochus in Cic. scuola i figli, poi il precettore;
ad Ait. 13, 2, 2 è albergatore, in paedagoyus Plaut. Bacch. IrS;
Hor. iS«^ 1, 5, 45 è il padrone di astr. pedagogìa, Trat^aywyta; ora è
casa che dà un pranzo. Nei tempi la dottrina del metodo nell'edu-
cristiani fu detta parochus la cazione. Agg. pedagogico, -hxiSu'/oì-
persona che distribuiva l'elemo- ytxó,-.

sina ai
poveri; poi significò partic. di un verbo pae-
Pedante,
chiunque avesse cura 'd'anime. dare, forma romana del greco
Partenone, naps-svwv, tempio della -rrattìiuótv, educare. 11 primo signi-

Vergine Athena, {Ttap^bjoi vergi- ficato è dunque di maestro edu-


ne). Il più famoso è quello sulla catore. (Il Mahn crede che sia
acropoli d'Atene. derivato da paedagogus, ma vien
Pasqua, ebr pesach passaggio confutato dal Diez, p 310) Deriv.
, I

uscita (dall'Egitto), 7Ta7xa, pasrha pedanteria, pedantesco.


I

Tevì.de hapt. 19. Deriv. pasquale, Pederasta, Trat^-s/ja^Tv^?, amatore di


Pasquino. fanciulli. Deriv. Pederastia, t: iSz-
I

Pasta, Tr«7r/5, pasta Marc. Emp. 1. pacyria-j pederastico, rrat^i^ac-Ttzós,


i

11 Diez lo deriva àd^pastus, donde Pegaso, Ur.yxio:, cavallo alato delle


j

paslilluSy pastillum, pastiglia. De- \


favole. Pegasus Cic. Quint 80
i49 -
agg. pegaseo, pegaseus CatuU. 55, alto, quindi nel tempio il
pul-
24. pito.
Pelago 9 v:é\xyoi mare, Pericardio, nspt-xApSto? che è in-
pelagus ^

Piauxt.Pers.ilS. torno al cuore; la membrana


PelicaaO) 7rj).s)t«voi pelicanus Hie-
,
che lo avvolge. L'infiammazione
roa.brev.in psalm. 101. di questa dicesi pericardite.

Pellagra 9 e ibr. di pelle-iypx, se- Perielio, e. m. Tcspe-vj^to; intorno ,

condo 1' analogia di TzoSAypix. e al sole. Dicesi il punto in cui un


X^ip-xypoc. pianeta trovasi più vicino al sole.
Pena, poena Leg. XII Tab. Periferia, Tz&pi-féptia. linea che gira
Trotwi,
8, 3. Da poena venne punire [poe- intorno, p^rip^ma Mart. Gap. 8,
nire, Cic. rep. 3, 9, 15), punizione, 8>7.
penitenza, poenitentia Liv. 31 , 32, Perifrasi, izepi'fpxvii circon-locu-
penale, penalità, penitenziere, pe- zione, periphrasis Suet. gram. 4.
nitenziario. Deriv. perifrastico, perifrasare.
PENTE > cinque, entra in
TrévTs, Perigeo, e. m. mpi-yaioi, intorno
composti come pentagono, Trìvra- alla terra. Dicesi il punto in cui
ywvos di cinque angoli, pentago- un pianeta è più vicino alla terra.
nus Grom. vet. p. 106, 24 penta- r
Perimetro, T:epi-/j.zrpQ?^ sottinteso
metro, nvjrd'fjierpov di cinque mi- linea che gira intorno,
ypxa/j.ri,
sure, specie di verso, pentameter perimetros Vitr. WQ^ 27; agg. pe-
Quint. 9, 4, 98: pentapoli, Tt^vrà- rimetrico.
Tzolii unione di cinque città , Perineo, izspì'vzo?, perineos Cael.
pentapolis Solin, 35 pentateuco :
,
Aur. chron. 5, 3, 59.
TT£VT«-T£uxo9 Opera in cinque vo- Periodo, TZipi-oSo? circuito, perio-
lumi pentateuchus Tert. adv.
,
dus Quint. 9, 4, 14. Deriv. perio-
Marc. 1, 10 i cinque libri di dico, TTspioStxój, periodicus Piin.
Mosè; pentasillabo, tzìvtx.<7Ù).Xoc^oì 20, 15 è detto della febbre; pe-
di cinque sillabe, pentasyllabus riodare.
Mail. Theod. de metris, 2. Periostio, TTept-óTTtov, membrana
Pentecoste 9 usvTvjxoaT/j cinquante- che sta intorno alle ossa, perio-
sima (giornata dopo pasqua), pi3n- steum Cael. Aur. chron. 5, i, 5.
tecoste Tert. de idol. 14. Trept-TTar/jTtxcJs agg. di
Peripatetico, ,

Peonia 9 Tratwv^ del paese dei Peo- passeggio. Si


Tzzpi-Kxxoi dissero
ni in Macedonia, specie di pianta, peripatetici i seguaci di Aristo-
paeonia Plin. 25, ^9. tele dal costume del maestro di
Pepe, TtéTTspt, piper Hor Sat. 2, 8, passeggiare nel Liceo facendo le-
49; agg. peperino, specie di mar- zione nel pomeriggio.
mo. Peripezia, Trspt-TréTsta caso, acciden-
Peplo, TréTrXov, e nénlog , peplum te.
Plaut. Merc.prol, 67,peplus Ma- Periplo, TTEp^TT/ous circum-naviga-
nli. 5, 393. zione.
Pepsina, sost. deriv. da Tré^-t^ dige- Perispomeno, Trspi-ffircó/zevov con-
stione digerire), sostanza
(TTéfjffw, tratto, partic. di irspi-uTtaw , peri'
che facilita la digestione. spomenon Macrob. c?e diff. 4, 1.
Pergamena, uspya/jtyjwi , carta di Peristaltico, Trspi-ffra^Ttxó,-, agg di
Pergamo, città di Frigia e capi- contrarre; dicesi il
TreptiTTsXXw,
tale del regno degli Attalidi,2?er- moto di contrazione degli inte-
gamena Not. Bern. 38, 4. stini.
Pergamo, Ttipya/xo^, propr. la citta- Peristilio, Trept-erru/tov colonnato in
della di Troia; poi d'ogni altra giro ((TTìi^os colonna), peristulium
città Jndicò appresso ogni luogo Vitr. 14, 9, 6.
- f50 ^
Peritoneo» steso intor-
utpt-zó^jxiov consonante iniziale lastra, lastri-
no, membrana distesa intorno ai co, lastricare, lastricato.
visceri; peritonaeum Cael. Aur. Piatto, risale certamente aTriarus,
acut.3, 11, 142. L'infiammazione largo, disteso. Deriv. pìattaio ,

di essa è peritonite. piattola. Della stessa origine è


Perla» fra le etimologie tentate platino.
(che sono pirula^ piccola pera, Piazza, pronunzia popolare di pla-
pillula, perna, conchiglia, herul, tea, vedi platea. Deriv. piazzale,
siriaco), il Grimm, propose il piazzaiuolo.
ger'm. herala, alterato da /5/;pu/" Pietra, nirpci rupe, petra Plaut.
/o,-, berillo, di guisa che sarebbe 5«cc/i. 23. Deriv. agg. petreo, ue-
da fonte greca. Non credo però TpcxXos, petraeus Plin. 20, 92, pe-
che a sostenere questa etimologia troso.
occorra passare pel tedesco, se la Pigmeo» KDy/xoaoi, nome d'un po-
pronuncia popolare di ,3/-p//o,- polo favoloso di nani all'estremo
dovette esser bérulus bérula mezzodì. Significa lungo quanto
, ,

perula. un pugno (ttuv/a/;).


Pernice» -F.épòii, perdix Piloro, TTuz-opó,-, portinaio, anche
Varr. in
Non. 3, 163; Plin. 10, 100. Le meato inferiore del ventricolo,
galUnae rusticae di Varrone r. r. pylorus Cael. Aur. chron. 2, 1, 10.
3, 9, 7 sembrano essere state per- Pinacoteca» 7rtvazo-&-//xv5, luogo dove
nici, il che vorrebbe dire che fino si ripongono i
quadri (Titvaxsi).
da quel tempo le pernici si al- Pinna» ttiwk o Triva, pina Cic.
fin.
levavano in Italia. 3, 19. 63. Il Vanicek però la tiene
Persa, erba maiorana, il Ménage come parola latina, per pitna.
la deriva da tt^sc^wv o npÌ7ov aglio. Comp. bipenne, (hi pinnis) hipen-
Persica» -acp^f/.óv^ frutto persiano, nis Verg. Aen. 1, 135. 1

persicum Plin. 15, 11, 1^. Pira, mpà rogo, pyra (da nup fuoco)
Pesca, sincope di persica. Verg. Aen. 6, 215.
Petalo, 7T£Ta/ov petalum Isid. oriq. Piramide, r.xtpof.ijli^ pyramìs Cic.
19, 2i. n.d.2y 18, 47. Deriv. piramidale,
Petecchia, -tTra/tov, e T^irzù/Ax, bol- piramidare.
lettino da attaccare con pece Pirata, Trìiparv;?, sost. da T.iipu.oì, che
(-('tra), etìcheUa pittacium Laber.
,
arrischia avventuriere pirata
, ,

mim.Q\ Rbb. Ora significa una Cic. Rose. Am.oO. Deriv, piratico,
nialattia in cui la pelle è coperta TizipuTi/.ó; piraticus Cic. Verr. 2,
,

di maccliie rosse,
quasi di bran- 5, 28; pirateria, pirateggiare.
delli attaccati ad
essa; agg, pe- Pirico, agg, deriv. da Tzvp fuoco.
tecchiale. Pirite, T.upÌTr,;, pyrites Plin. 36,
Pezza, l'etimologia più verosimile 138.
è da TTÉ^x, piede, orlo, lembo. Piromanzia, 7tupo-/aKVTita divina-
Piaga, -rz'i.Tiyri colpo plana Cic.
,
zione dal fuoco, pyromantia Isid.
Yerr.l, 51. 8, 9, 13.
Pianeta, Tr/awir/j?, viaggiatore, er- Pìropo, 7ru/5-wT:ó;, d'aspetto igneo,
rante, quindi le stelle erranti pyropus Lucr. 2, 803.
contrapposte alle fisse, planetes Piroscafo, e. m. Ttvpo- 3b, barca
Geli. 14, 11, 12. Deriv. planetario. a fuoco. Così pure dicesi pirofre-
Piastra, lamina di metallo, da gata pirocorvetta, ecc.
,

è/j.nìcir:rpo-j^ (cfr. eiiipìastro), pas- Pirotecnico, e. m. 7ivpo-Tiyviy.òi re-


sato a significare materie dure. lativo all' arte del fuoco. Usasi
Da plastron, vennero poi pia- dei fuochi artificiali.
strone, piastrello, e perduta la Pisside, Trulla, propr. scatola di
-^ 151 -
bosso, pyxis Cic. Planisfero, comp. ibr. di planus e
Cael. 25, 61.
cfr bosso. (jfoùpx^ proiezione della sfera ter-
Pistacchio 9 TTtffTaxtoy pistacium restre sopra un piano.
,

Plin. 13, 51. Fu trasportato dalla Plastica, Tzlx7TiA-/}, arte di formare


Siria e piantato la prima volta {Kl'x'iaoì), plastice
Plin. 34, 35; agg.
in Italia da Lucio Vitellio, legato plastico, TT^aijTtxó;, plasticus Vitr.
di Tiberio nel suo podere ad 8, 13. Dal sost. plasma derivano
Alba; Plin. ibid. plasmare, plasmatore.
Pitagorico, agg. da Pitagora, Uu^a- Platano, -n-Xaravo^, (rad. n\a.r, donde
yópui. KÌxrùg ampio, largo), platanus
Pitonessa, altra forma di Pizia, Cat.r. n51; 7r).aTavog è forma at-
derivata (ÀslU^'j^oìv ; pythonissa iNot. tica; ilnome greco comune è
Tir. Grut p, CLXXIV; vedi pizlo. 7r>.aTavt7To?. Dovrebbe adunque es-
Pitocco, TTTwxós povero. Deriv. pi- sere stato conosciuto dai Romani
toccheria. per mezzo di Ateniesi Piin. 12,
Pittima, ènl.òz/j.<x, cosa sovrappo- 6 , umbrae gratta ex alieno pen-
sta,coperta; medie, fomento epi- ;
tita orbe.
thema Scribon. 160. Platea^ %\oLxtioL larga, sottint. via.
Pinolo, il Flecchia (A. GÌ. 2, 316), (Cfr. l'aggettivo sostantivato ital.
lo raccosta a piron che in varie largo), platea Plaut. Trin. 840.
regioni dell'Alta Italia usasi per Deriv. plateale. Ritirato l'accento,
forchetta, e deriva dal neogr. -ku- da platea venne la forma popo-
f.oùviov^ come TzzXpoq succhiello, lare piazza.
cavicchio. Ma il Caix (p. 134) so- Platino, vedi piatto.
stiene la derivazione da epigrus, Platonico^ 7T).aTwvtxó?, agg. di Pla-
o epiurus che nel basso latino si- tone. Ora si usa comunemente
gnifica cavicchio. come attributo dell'amore ideale
Pizio, pythius Hor. Od. 1,
TTu&ios, secondo la teoria di Platone. Pla-
16, 5, appellativo di Apollo. Pi- tonismo, sistema filosofico di Pla-
zia, IluSia, pythia Cic. div. 1, 19 tone.
è la sacerdotessa d'Apollo a Delfo. Pleiadi, Tzlzióchq^ figlie di Pleione
Placca, u/àxa, tavola, la-
-n/al, acc. e di Atlante, divenute secondo la
stra. Dalla stessa radice, e forse favola una costellazione di sette
derivato da Tr^a^, è il lat. planca, stelle nel segno del toro. Il loro
tavola e l'it. palanca, palo diviso sorgere recava l'estate, il loro
per lungo e che serve a fare il tramonto l'inverno, quindi per
palancato o chiuso a difesa delle gli antichi il principio e la fine
porte; quindi spalancare, per to- della navigazione. Perciò il Lo-
gliere o sfondare il palancato II beck deriva il loro nome da uJ-éw,
Littré deriva palanca da yaMyyta navigare. Ma il Voss riferisce
o ^à).ayyat, bastoni rotondi. questo nome a Trs>o//at, versori;
Placenta, Tr^a/ous-oOvTo?, placenta il Pott e il Savelsberg lo iden-
Cat. r. r. 76, 1 tificarono a TXiìziaSzi colombe , ,

Plagio, TT^ayto; sbieco, storto; quin- e quest'ultima interpretazione è


di sleale, insidioso. In lat. pia- più generalmente accettata.
gium è furto d' uomini il fare , Pleonasmo, -nrXeovaff/xó?, sost. da Tr).£o-
schiavo un libero o sottrarre ad và^w , soverchiare , pleonasmus
schiavo. Ulp. dig. 17, 2,
altri lo Aquil. Rom. de fig. seni 45; agg.
51, 1. In
ital. è il furto letterario. pleonastico.
Planimetria, e. ibr. da planus e Pletora, TrXyj&ojpa ,
sost. da -kì-Zi^oì

fjLirpov^ misura di superficie piana. pieno, plethora, ISot. Tir.


e.sser
Planimetro è lo strumento per Kopp. p. 282, agg. pletorico.
tale misura. Plettro, 7T><ixT|5ov stroraento da
~ i52 —
battere (TrXviuffw), plectrum Cic. ra, agg. di tzóXe/ioì guerra. Ora si
n. d. 2, 59. usa per controversia.
Pleura, nUupa lato, costa. Ora si Poliandria, TroXu-avS/s^a, connubio di
dicono pleure due membrane del donna con più uomini (av^ps,-),
petto e la loro infiammazione Poliantea, Ttoivu-avarsta, propr. agg.
,

pleurite Tzìvjpiti^ pleuriiis Vitr.


: fem. molto fiorente. Ora usasi pei-
,

24. 15. raccolta di molte cose.


Plinto, 7z).tv&oc mattone. Significò Policlinico , e. m. ospitale ove sono
poi il zoccolo quadrato sotto la riunite più cliniche vedi; clinica.
colonna plinthus Vitr. 4, 7.
; Policromia, e. m. da -rzoiu-xpst/xcr. ^

Plutocrazìa, KÌou-ro-y.px'ricx. dominio pluralità di colori; agg. policro


della ricchezza, governo dei ric- mo.
chi. Poliedro, e. m.dÌ7ro/u-lòpa, corpo di
Pneumatico, jiviv^-umóg agg. da più faccio. ,

r:-j-ìj/j.x soffio, pneumaticus Vitr. Poligamia, -/«//ia, pluralità di


237, 6. connubi, spec. dell'uomo con più
Pnenmonia, e pneumonite, ttvìu-
donne, polygamia UÌQV.expos.in
(da TTvi'J^uwv respiratore, pol-
Mvisc, Ter.praef. agg. poligamo.
mone) malattia polmonare. Poliglotto, TTO/u-v/ojTTo? di molte ,

Podagra, -KoS-ó.ypx morbo artico- lingue.


lare dei piedi (ttó^ì,-), podagra Polìgono, r,olù-/^yfO'i di molti an- ,

Catull. 71, 2. goli, polygonum Censor. 8, 10.


Podio, TTÓ^jov, (da ~oS- piede) Torlo Polìgrafo,' T.oìv-ypxfo? chi scrive di
dell'arena, il primo gradino del molte cose. Deriv. poligrafla, poli-
teatro, poi ogni sporgenza o parte grafico.
sollevata d'un edifizio, donde pog- Polimetro, 7io/u-//.ìt|5o,- di molte
gio, pogginolo, poggiare, appoggio, misure. Ora poesia in varii me-
appoggiare. tri ; agg. pollraetrico.
Poema, -oir^fj-u componimento, Polinesia, e. m. di tt^/'j-v^j^o;, plu-
sost. da Ttotio), poema Plaut. Asin. ralità di isole.
174. Polipo, 7To/y-7T5u; molti piedi,
di
Poesia, TTToiVt; composizione, poe- pMypus Plaut. Aul. 196. L'o in-
sis Lucil. 9, 40. dica che la forma latina fu presa
Poeta, Tioi-n-crii^ (gr. VOlg. -o/^r/is, cfr. dalla dorica tioù.'j-ov^, e perciò pro-
Mommsen, St. Rom 1, 931) com- babilmente dai Dori di Taranto
positore, poeta Plaut. Mil. 211. o di Sicilia. Agg. polfposo.
Deriv. poetico, -rrot/iT'./ó;, poeticus Polisillabo, 7ro>u-7u>/a,3o? di più
Cato ad M. fil. p. 83, 2 fem. poe- ; sillabe, polysyllahus Prisc. de ac^
tica, Tzoi-nrty.ó, r arte del poetare, cent. ^ 40.
poetica Cic, Tusc. 1, 1, 'ò; poe- Polisindeto, tto/j-ijvSstov a più
tare, poetessa. congiunzioni, agg. vb. di <7uy-5éw,
Poggia, corda che legavasi al capo polysi/ndeton Donat. 399, 4 K.
destro dell'antenna. Greci dice- I
Politeama, e. m. TzoXv-Béocy.x a spet-
vano corde legate
TzóStc^ piedi, le tacolo vario, teatro per ogni spe-
ai capi inferiori della vela. Pro- cie di rappresentazioni.
babilmente poggia è il
plur. di- Politecnico, e. m.Gli antichi han-
min. ixÓQia.. no Tzo'j^ù-nyjog^ TToXu-Tìx'-'iK, plura-
Poggio, poggi uolo, vedi podio. lità di arti. Ora istituto dove si
Poledro, probabilmente da -wJ.t- insegnano più arti.
Sio-j, (e forse -u).(Bpto-j) dimin. di Politeismo, deriv. da rzo/ù-^eo;, di
TTòi/os cavallo giovano. Cfr. Diez molti dèi, sistema religioso che
1, p. 327. ammette più dèi; politeista.
Polemica, TxoUf^.i/.r,, arte della guer- Politico , TTO>tTtxcJ,', agg. da -rtóXi;
153 -
staio, politìcus Cael. in Cic. fam. silypum significa anche sepolcro
8. 1 . Fem. politica TroXmxv^ l'arte
,
in Fab retti. Inscr. 750, n.573.
di governo. Postema, vedi apostema.
Polizia^ -oUr-ix stato, costituzione, Prammatico, Kpoc/i/.oLrv/.ói relativo
governo , politia Tert. ad Mart. alla pratica degli affari (TTpày/iara)
3. Deriv. poliziesco, poliziotto. pragmaticus Cic. Att. 1, 20, 1. Il
Polmone, izlt-òiiw ionico per7rv5u//.«v, femm. sostantivato prammatica
pulmo Cic. n. d. 2, 55. Deriv. pol- indica la costumanza di rito.
monare, polmonea, polmonite. Pratico, jzpa.-ATty.òq atto ad operare,
Polo, polus Att. trag. 678. Poi
-KÓ/.oi, agg. da -Kpxisu; femm. sostanti-
fu tradotto con uer^^a;. Deriv. po- vato pratica.
lare, polarità, polarizzare. Presbiopia, e. m. nps^^u-oìnix la
Polpo^ sincope di polipo. vista da vecchio, formato secondo
Pompa, 7ro/ATc>7 accompagno, proces- l'analogia di miopia. La persona
sione, pompa Plaut. Mil. 67. Deriv. che ha questa vista dicesi pre-
pomposo, pompegr^iare. Il Ménage sbite, Tzp&apùrrii vecchio, e il difetto
deriva da tto/ativì anche pompa nel presbitismo.
senso di macchina da spingere Prete, Tr^scr/Surspos più vecchio, pre^
acqua, dall' atto dello spingere sbyter Tert. de bapt. 17. Nelle co-
avanti. munità cristiane i più vecchi
Ponto, TTÓvTo; msLVQ.pontus Att. trag. avevano uffici sacerdotali. Deriv.
399. pretesco, pretino, presbitero, pre-
Popone e pepone, ttsttwv maturo, sbiteriano.
dolce, specie di cocomero,
poi Prezzemolo, 7rcTpo-jé).tvov, petroseli-
pepo, melopepo Plin. 19, 65. Fu num da cui petro-
Plin. 20, lf8,
portato a Roma dalla Campania; semolo, pret'semolo.
Hehn p.275. Priapismo, npiy.Tzi^/xói deriv. dal dio
Porfido, Txopfupoui purpureo, antic. Priapo , priapismos Cael. Aur.
questa specie di marmo dicevasi acut.'Ò, 18, 178.
Kopfrjpir-fìi, porphirites Plin. 36, 53. Prisma , upiV/Aa segmento (Trpt^w se-
Traevasi dall'Egitto, cominciando gare), poi un corpo geometrico;
dai tempi di Claudio. agg. prismatico.
Pornografia, Tzop-jo-ypxfix lo scri- Problema, Kpò-p:r,ij.a. cosa proposta,
vere intorno a cortigiane, quindi sost. vb. di Tzpofiàllf^ì^ problema
scritti osceni; TTopvoypaoo? è in Sen. contr. 1, 3, 'è -rr^ quaestio; agg.
Athen. 13, 567 b. problematico npop.-fiiMxmói proble-
Poro, Tzópoi meato, passaggio, porus maticus Cael Aur. chron. 3, 3, 46.
Plin. 20,21,84; poi i pori nella Proboscide, TTpo^ouxig proboscis ,

pelle degli animali, Isid. \U ^, Varr. «««. men. 490=:manus.


80. Deriv. poroso, porosità. Proclitita, Trpoz).eTtxv5 che s' inclina
Porpora, -nopfùpa^ purpura Plaut. in avanti (7Tpo-x>tvw), parola che
Stick. 376. Deriv. purpureo viop- s' unisce strettamente a quella
fvpEog purpureus Liv. Andr. Od. che segue cfr. enclitica.
;

43, porporino, porporato. Proda, vedi prora.


Porro, (o granciporro o grance- Prodromo, Tipó-Spofxoi pre-cursore,
vola), Tz&youpoi specie di
granchio prodromus Cic. ad Att. 1, 12.
marino, cancer pagurus Plin. 9, Proemio, npo-oLy-ioy pre-ludio, {ot/^-n
97. canto epico) prooemium Cic. de
Posa, posare, vedi pausa. or. 3, S() = exor-dium.
Posilipo, TravTt'./uTTos che fa cessare Profeta, npof-riTrt; chi predice, pro-
gli affanni. Così poi si dissero pheta lui. Caes. Strab tv. fr. in
ville e luoghi di delizie, in cui Fest. p. 229, 10. Deriv. profezìa
si cercava riposo dalle cure. Pau' Tzporfrirzict. prophetia Tert. de ieiun.
— 154

adv.psych. U, profetico Trpof/jTwó^ Prosodìa, Tzpoa-wSix ac-centus, pro-


propheticus Tert. de pud. 21; sodia Varr. la Geli. 18, 12, 8 agg.;

profetare 9 profetizzare Trpo^/jTt^o), prosodiaco npoa'^Sixxói prosodia-


prophetizo Vulg. Matth. 26, 65. cus Mart. Gap. w.
Profilassi, 7Tpo-'^u).a?tg pre-cauzione, Prosopografla, TrpoffMTro-ypayta de-
cura intesa a prevenire una ma- scrizione di persone.
lattia agg. proniattico.
^ Prosopopea, npoacmo-KoUx personi-
Programma, Kpò--jpa.ixiiv. manifesto, ficazione, prosopopoeia Quint. 1
programma Cod. Just. 1, 14, 3. 8, 3 =/?c<a persmarum inductio.
,

Prolegomeni Tzpo-ityòiJ.fjx
,
cose
Protagonista, Trpwr-aywvtTT/? primo
dette innanzi, prefazione. attore. Aveva questo nome perchè
Prolessi, TTpó-Àvjft,' anticipazione, le rappresentazioni dramatiche
prolepsis Charis.280, 1 K. erano a concorso (àycóv) e gareg-
Prologo, -pó-ìoyo^ discorso che pre- giavasi per il premio.
cede, prologus Ter. Andr. 5. Protasi, u/2ó-Ta7t,' proposizione,
Pronao, -rrci-vao? avan-tempio, atrio, gramm. la prima parte del pe-
pronaus Vitr. 94, 13. riodo.
Pronostico, Trp^-yvwTTixó,- presciente, Proteo, UpMTixji antico dio marino
prognosticus Isid. 4, 10, 1, pro- che trasmutavasi in tutte le
gnoslicum indizio del futuro Cic. forme; Proteus Hor. Ep. 1, 1,90.
de divin. 1, 8, 13. e. m. ibr. proteiforme.
istru- Protesi, premessa, pro-
Propedeutica, 7rp5-7iat5-:uT(//5 7Tpó-&£7£5
zione preparatoria; agg. masch. thesis Dom. 443, 1 ilKpreporre
propedeutico. una lettera a una parola.
Propileo, Trpo-TTJ/afov anti-porta, Proto, npwTo; vale primo, ora di-
Cic. 60. rettore dei lavoranti. Entra nei
propylaeum o/f. 2, 17,
Propinare, -Kpa-rd-jw bere avanti ad composti protomartire, protome-
uno particolarmente all' ospite
,
dico, protonotario, prototipo, ecc.
prima di porgergli il bicchiere ; protologia è la scienza delle ve-
propinare Plaut. Stich. 420 rità prime.
inclinato in a- Protocollo, il
Propizio, Ttpo-niTr,; npoìzò-y.o'Ùoi) propr.
vanti , quindi pronto , disposto, foglio incollato sui rotoli di pa-
jjropitius Plaut. Trin 836.
Altri piro, contenente la data e il
crede che sia termine augurale nome dell'autore. Poi significò il
romano, pro-pù-ius prospere ,
nome riportato nei registri no-
advolans (cfr. Ascoli KZ. XVI, tarili ^vedi Tychsen nel Civil.
211, Vanicek p. 467). Il Weise Magazin di Hugo, VI, 132).
p. 59 sostiene l'origine greca, Prugna, npoCi/j-vov^ prunum, Plin. 15,
perchè se fosse parola latina,
,
13. È derivato dal greco secondo
prò sarebbe lungo, di che trovasi Lobeck, Hehn, Saalfeld, Ruge.
un solo esempio in Giovenale. Secondo il Weise p 80 è voce
Propontide, -po-izo-nii avan-mare, latina, prono è l'albero, prunus.
nome del mar di Marmara che PSEUDO, ^'--oào falso, nei composti
sta prima del .mar Nero; pro- pseudograna '|iu5o->pa'^t« scrittura
pontis CatuU. 4, 8. falsa pseudolatria ^^vjSo-ìocrpzix
,

Prora, np'ytpx, prora Lucil. 20, 12; culto falso, pseudonimo ^zuS-
mutata la r in c?,"/liven ne proda. wvu/zov nome falso, ecc.
Proscenio, npo-^/.-rrno-j anti-scena Psicologia, ^uxo-J.oyiu dottrina del-
proscaeniumPìani.Poen.prol. 17. l'anima. Deriv. psicologico, psico-
Proselito, Tipo'j-Yi/.urù; sopravvenuto, logista, psicologismo. Da 'pux'n
quindi passato da una ^religione proviene 1' agg. psichico ifo^wó,-
ad aL\ivai,proselytus Cic. prò Flacc. psychicus Tert. de pudic. 21.
28. Deriv. proseiiiìsiuo. Punire, vedi pena.
- if>^ -
R
Rabarbaro, pa. (o pììov)^ip^xpov, reu- Reuma, pia scor-
psu/^a sost. vb. di
barbarum Isid. 17, 7, 40. Veniva rere, rheuma catarro Hieron. ep.
dalla costa settentrionale del 122, 1; agg. reumatico psu/iarexé;
Ponto (cfr. Lennis, Synopsis 2, 2, rheumaticus Plin. 29, 142; reu-
118 b). matizzare psvfj-xri^M rheumatizo
Rachìte o rachitide, paxins malattia Theod.Prisc. 1, 10; reumatismo
della spina dorsale (pax'*)- rheumatismus Plin. 22, 46.
Rafano, pa'f avo?, raphanus
Cat. r r. Rezzo, vedi aura.
6, 1. Ribrezzo, vedi aura.
Ragade, pxyckSsg fenditure , crepa- Rima, vedi ritmo.
ture,rhagades Plin. 23, 87. Rimbombo, vedi bomba.
Ragazzo, propr. chi porta la Rinoceronte, pivó.xspw? col corno
pix^i
o mantello cencioso , poi servo, sul naso, rhinoceros Curt. 8, 9,
e come itat; e puer significavano 16, mostrato a Roma da Pompeo
anche servo, così all'opposto ra- l'anno 55 a. Cr. (Plin. 8, 71). Di
gazzo da servo passò a signifi- nome era noto anche prima (cfr.
care fanciullo. Lucil. sat. 3, 9 Miill.)
Ragno, dal latino aranea Plaut. Riposo, riposare, vedi pausa.
Stich.2,2, 24. L'etimologia di Risipola, ìpMni-Tizlai enfiagione
aranea è fra le più contestate. rossa della pelle (lpu^-7rs>, cfr. Va-
Secondo Corssen 1,6 4, Vanicek nicek p 502, 821).
54, Lachmann ad Lucr. 3, 383, Riso, òpu^a, oryza Hor. sat. 2, 3,
aranea è derivato dal gr. à/sàx-'^) 155. Gli antichi lo usavano solo
secondo Fick, Weise p. 75 e nella medicina. La coltivazione
Tuchhandler 5 è voce latina. fu introdotta in Italia dagli Arabi
Restano in dubbio Curtius p.34l (Hehn p.440sg.)
e loh Schmidt Vokalism. 2, 343. Ritmo, pu&//-ó? sost. da pu scorrere,
Ramolaccio^ «p/zopaxta specie di ra- rhythmus Varr. in Diom. 513, 1 K.
fano, armoracia Colum. 12, 9. Agg. ritmico pv^fiuó? rhythmicus
Rannicchiare, vedi nìcchio. Cic. de or. 3, 49, 190, fem sostan-
Ranno, pAi^vo^rhamnos Col 10, 373. tivato ritmica puòfjLtx-^ 1' arte o
Rapsodia, p^m^Ix canto epico, rha- dottrina del ritmo rhythmica ,

psodia ISep. Dion. 6, 4; rapsodo Mart. cap. 9, 969. Da ritmo po-


trebbe venire anche rima, perchè
Refe, pa'f/g cucitura. (Havvi però versus rhythmici dicevansi anche
anche il germ. reif striscia, fet- i versi rimati della
poesia popo-
tuccia, a cui potrebbesi riferire). lare. Ma la forma presenta non
Regolizìa, metatesi di Icgorlzia; piccole difficoltà, laddove il germ.
vedi liquirizia. rim, numero, è molto piiì vicino.
Resina, py)Tiv/5, resina Plaut. Mere. Rimane però a spiegare come in
139, Plin. 14, 120, resina condire Italiasi pigliasse una parola
musta vulgare ei ( Italiae ) est germanica per indicare una cosa
provincìisque flnitimis. Agg. resi- schiettamente paesana.
noso, resinaceo. Ritorno, ritornare, vedi torno.
Retore, pr/Twp oratore, rhetor mae- Rombo, pó/Aj3o5 fig. geometrica e
stro di retorica Cìc.de or. 1, 18; sorta di pesce rhombus Hor.,

agg. retorico, p-mopi-AÓ^ rhetoricus sat. 1,2, 16. Deriv. romboide po/jijSo-
Cic. de or. 1 , 29; fem sostantivato tiSr,i rhomboides Gromat. vet. p.
retorica , pvjToptxv; 1' arte del par- 341 , 7; romboidale. Nel significato
lare, rhetorica Cic./ìn. 2, 6. di suono vedi Tromba,
- 156 -
Romito, vedi la rosa passò dall' Asia Minore

Ronca, il verbo latino runcare in Grecia e di là in Italia. Però


(sost. runcus?) venne probabil- il
passaggio di e? in 5 è molto
mente da pyyxo? rostro, come più strano, sicché la credono parola
tardi r uncina pialla da puxKvvj. latina il Saalfeld Ind. Vili, il
Ronchizzare, per russare, da póy/oi Corssen 1,311 e Beitr. 506, Leo
che ha lo stesso significato, rhon- Meyer KZ. 15, 12, il Sonne KZ.
cus Mart. 3, 82, 30. Trovasi pure 12, 367, Weise p.2l. Il Curtius
ronchare, ronchismus. 352 lo trae da poUa. , poSlof.

Rosa, la derivano da póòov Hehn come Clausus da Claudius.


p 527, Vanicek Fremdwòrter 45, Royaio, vedi borea.
Pott,2, 817, KZ. 5,528. E invero

Sàbato, 7a32aTov, sabbatum Hor. sai. Macrob. 5a^. 2, 10; salmista. Com-
1,9,69. posto con ùhri è salmodia (|/«)./ji-

Sacco, ffax./.o?, saccus Plaut. Capi. 90. w5i« psalmodia Hieron. 108, ep.
Deriv. saccoccia, saccliegg^io, sac- 19.
Deriv.salmodiare, salmeggiare.
cheggiare prop. ilporre nel sacco. Salpare e sarpare, crede si daea?-
Saffico, axTzfi/.ò-j agg. di Saffo, spe- harpagare, e questo da à.p-!za.yri
cie di metro , sapphicum Serg. rampicone harpaga hist. 4 fr.
,

459 ,
22 K. 8?, significherebbe adunque stac-
Saggio, lldyio-j il
peso, il pesare, care barca togliendo il ram-
la
exagium Edict. L. Turcii Apro- pone con cui il barcaiuolo la
niaui praef. Urb. a. 362, a. Cr. (in tiene ferma alla riva. Muratori
Gruter. 647, 6) sub exagio pecora cita puramente àpiziì^zi-j strappare;
vendere, vendere a peso; vb. sag- a salpare sarebbe più vicino il

giare. composto ìloipnàiti-j.


Sagoma, cra/w/za contrappeso, sa- Sambaca aaii^ù^ri specie ,
d' arpa,
coma Vitr.239, 15. sambuca Plaut. Stick. 38 1 .

Salamandra, 7a).a//avopa, salaman- Sampogna, vedi sinfonia.


dra Piin. io, 188. Sulla origine Sandalo, ravoa/tov, sandalium Ter.
orientale di questa parola vedi Eun. 1028. Per somiglianza di
il Westermann Monatshefte 3 forma dicesi così anche una spe-
serie, n. 28, p. 395. cie di piccolo barchetto.
Salirà, secondo Saalfeld 71 e Ruge Sandracca, aav5«pàxvj, sandaraca
p. 11 dal gr. 'lìciloi. Il Curtius, il Vilruv. 176, 24.
Vanicek, il Weise riferiscono Sanna, cczwa; smoi'fìa contorsione ,

ambedue le parole a una radice del viso mostrando i denti, sanna


comune sval che in latino prese Pers. 1,62.
il suffisso ivus. Sarcasmo, cot.py.oi.QiJ.oz sost. da ffapxdJ^w
Salma, <Ty7//a carico del giumento, dilaniare le carni sarcasmos ,

peso, sost. vb. di a^TTw, sagma Charis. 276, 2bK =:exacerbatìo;


Veget. 3, 59, 1. Deriv. saimeria. agg. sarcastico aapxadTixój.
Dalla forma di mezzo sauma Sarcofago, vapy.o-tfdyoi che consuma
provenne soma, da cui somaro, le carni, sepolcro, sarcophagus
somiere, assomare. Plin. 2, 210.
Salmo, 'iK//^.ó; suono, sost. da ia/Jw, Sardonia, e sardonico, ascpoóvu? oni-
psalmus fQYi.adv. Prax. 1 1. Dallo ce, sarda, specie di pietra pre-
stesso verbo deriva salterio fa)- ziosa sardonyx Plin. 37, 86.
Tv^ptov "psalterium Corn. Scip, in Sardonico, attrib. del riso forzato,
157 —
aapScanoi yéXon gr. in Cic. fam. 7, bocchetto, trasl. inciampo (quindi
26. La forma più antica è aap- la frase, pietra di scandalo) scan-
5iv£05 che il Rais (Accad. dei Lin- dalum Tert. Marc. 3, 1. Deriv.
cei V, p. 54) riferisce alla divinità scandalizzare ajtavSuU^oì scanda-
orientale Sandan o Sardan. La lizo Tert. de idol. 7 scandaloso.
;

leggenda facea morire questo dio Scarabeo e scarafaggio, a^apx^otXoi


sul rogo (cfr. Sardanapalo ed Er- scarabaeus Plin. 11 99. Da questo ,

cole suirOeta) e le vittime umane viene altresì scarabocchio passato


che si sacrificavano a lui per ce- a significare macchia d'inchiostro
lebrarne la fine si gettavano sul come sgorbio da scorpio.
rogo sorridenti, ma d'un riso che Scartabello, vedi carta.
ai Greci doveva parere orribile. Scena, «jx/jw:, scaena Naev. com. 17.
Sarte, gr. med. ìlip-zio-j attrezzi di Deriv. scenico ffxvjvtxós scenicus
marineria, \iptiov Ducange, è^a/o- Ter. Hec. 8 sceneggiare comp. ; ;

T^^stv armare una nave. scenografia (7y.-/)-Jo-ypccfix propr.


Satana e Satanasso, aot.zxvoLi voce pittura di scene , quindi sceno-
ebr. oppositore , nemico Tert., graphia in Vitr. 1 1
,
27 adumhra-
de fug. et pers. 2. tio, forma; scenografo a/.-/ìvo-ypafO£]
Satiro, lirMpoi compagno di Bacco, scenografico (xxvjvoyioa^txós; scenario.
Satyrus Lucr. 4, 578. Deriv. sati- Scettico, ffxsTCTtxós che riflette e in-
rico aocmpuói satyricus Plin. 19, daga sottilmente, agg. da crxéuTO/Aat;
4, 19; satlriasi uaTu/sc'affts satyria- poi miscredente, in quanto vuol
sis Cael. Aur. acut 3, 18, 175 (Sa- esaminare i misteri della fede.
tira ha origine latina, da satura^ Deriv scetticismo.
e da questo 1' agg. satirico nel Scettro, ffxvjTiT/sov arnese d'appoggio,
senso moderno). bastone, sceptrum Pacuv. 217.
Satrapo, sarpin-/)^ governatore di Sclieda, (^x^S-n lista di carta, sost.
provincia nell' impero persiano, da axi.S fendere, scheda Plin. 13,
Ksatrapànan, satrapa {satrapes, 77. Deriv. schedario. Dal dimin.
satrapi) Terent. Heaut. 452. Dalla schedula, in cui la pronunzia po-
superbia e dal fasto di quei go- polare omise l'aspirazione, venne
vernatori pervenne il significato cedola.
italiano di chi fa il grande, l'au- Scheggia, ax^Sia, sost. da a/iS fen-
torevole, e presume di sé. Deriv. dere, dividere, schidiae Vitr. 180,
satrapla. 17 ;vb. scheggiare.
Sanro, tra varie etimologie il Die- Scheletro, ^xs/stó; disseccato, sce-
fenbach KZ. 12, 79 propone <sca>poi letus, Apul. rfe mag.6\.
per aòpoi di Siria. Schema , ^x'^fioc figura ,
schaema
Scafo, ffx»'^05 (j/a^vj corpo incavato, INaev. trag. 35 Rbb. Deriv. schenoa-
barca (axarr Scavare) scapha Plaut. tlco, ffx^yoiarixó?, schematicus Mot.
Rud. 163. Bern. 29, 24 ; schematismo, ff^/J/^a-
Scaleno, <Txa>y3vó5 zoppicante, ine- Tiff/AÓ,-, sost. da (Tx/j/jtaTi^M figurare,

guale, obliquo, scalenus Auson. maniera figurata di parlare, sche-


praef.ad edyll. 13. Ora dicesi del maticus Quint. 1, 8, 14.
triangolo che ha tutti i lati di- Schisto, axta-cói fesso, agg. vb. di
suguali. ffxt?w. schisios Plin. 19, 101, roc-
Scalmo e scarmo, axaXy-ó; caviglia cia che si fende a strati sottili.
a cui si lega il remo, scalmus Schizzo, (syihoz improvviso , fatto
Cic de or. 1, 38, 178. in fretta, schedius Ulp. dig. 14,
Scamonea, sx.(x/x[jìoìvix specie d' erba
e succo che se ne ricava, scam- Sciamito, gr. med. ìiK-{xnoi a sei
monia Cic. dir? 1, 10, 16. fili, stoffa di seta, poi ià/inoi.
Scandalo) ffxc4v5a>ov
trappola, tra- Sciatico, tsxtaStxós, agg. da itixiov
158 —
coscia, ischiadicus, Plin. 23. 53} Senape, ^tvaTrt, sinapi{s), Plaut
sciaiicus sofferente alle coscie , Pseiid. 8, Deriv. senapismo,
17.
Plin. Val. 2; 37, fem. sciatica, sot- aiva7Tt(T//ós, sinapismus Cael. Aur.
tinteso, malattia. chron.'S, 8, 112.
Scilla, ffxt»a specie di cipolla, Scil- Senopia e sinopia, specie di terra
la o squilla in Lucil. 4, 6, specie di color rosso, atvwTcfa, sinopis
di gambero, (cfr. il venez. schilla); Vitr.7, 7.
Scilla riproduce pure 2xO/>a, mo- Sepa, specie di lucertola, 5ój;, seps
stro descritto nell' Odissea, lib. Plin. 20, 12.
XII, che naviganti Seppia, cr/iTrta, sepia Plaut. Rud.
divorava i

nello stretto di Sicilia, dirim- 659.


petto a Cariddi. Serico cr//puó?, propr. del paese dei
,

Sciinia) simiay pare derivato da Seri fra la Scizia la Cina e ,

aii^-òcj coi
naso schiacciato. Il Va- l'India. Il prodotto principale del
nicek, p. 975 congiunge sìmia a paese era la seta, e perciò serico
sìmilis, quasi fosse denominata significò di seta] sericus Hor.
dall'istinto d'imitazione ma con carm. I, 28, 9.
;

un segno di dubbio. L' ì conviene Serpillo, lp7ruX>ov, specie d'erba da


con ae/xó?, non con similis. condire, serpillum, Cat. r.r. 73.
Scirro, a-Aifipoi ogni corpo duro, Da questo venne anche la forma
agg. !7Xl/jpóc.
serniollino.
Scisma 9 (^yj'y/j.x cosa divisa, sepa- Sesamo o sisamó, nhicf-iio-i, specie
rata, sost. vb, da t^c^w, schisma di pianta sesamuìn PI. Poen.
,

Tert. praescr. 5; agg. scismatico, 319, Plin. 19, 96 sesima ab Indis


(TXt7/aaT£v.ó; , schismaticus August. venit.
quaest. in Matlh. 1 1 , Sesta, ?uc7Tóv, squadra o secondo
Scoglio, ffxÓ7Tò).05, scopulus Enn. altri cazzuola da muratori, agg.
ann. 223. vb. di ?uw levigare; masch. sesto,
Scoiattolo, dim. di T/.iovpog, sciurus ^U7TÓ5, si disse anche il colonnato
Varr. LI. 8, 68, probab. dalla col suolo levigato, xystus Cic.
pronuncia popolare scurius. Att. 1, 8, si confonda con
2. (Non
Scombro, <7Mij.^pog specie di pesce, sesto, ordine, che risale a sistere).
scomber Plaut Capt.Sbì. Sfacelo, n'y-xAiloi infiammazione ,

Scopo, 5-X5TIÓ5 mira, scopus Suet. delle parti carnose, cancrena. Il


Dom. 19 =
meta. Caix, p. 154 ricorre senza neces-
Scordio, sxópSio-j, specie d' erba, sità a sfracellare, che risale a
scordion Plin. 25, 63. flagellare, e spiega sfacelo con la
Scoria, «W|Cia, scoria Plin. 33, 69. falsa etimologia da sfasciare.
Scorpione, i-Aop-nUù-j scorpio Cat. ^
Sfera, oa^apot. palla, sphaera Enn.
ì\r. 158 Scorpio, diede origine
]. in Gm.de or.?,, 40,*162, lat.^^o-
anche a sg:orbio, che passò a si- bus. Deriv. sferico, a'^at^jtxó^, sphae-
gnificare macchia d' inchiostro. ricus Macrob. Somn. Scip. 2, 14,
(Cfr. scarabeo). 31; sfericità, sferoide, (r-^aipoit^/js,
Scuola, c7xo>v5 ozio, riposo, tempo a figura di sfera, sphaeroides
libero, specialmente dagli affari Vitr, 206, 1
; sferoidale, sferisterio,
pubblici, poi occupazione lette- cr'^atptc7TV57iov, luogo da giuocarc a
raria, trattenimento scientifico, palla, sphaeristerium, Plin. ep. 2,
sdì ola Cic. 2 use. 1, 4. Deriv. sco- 17. 12.
lastico , '^'/^olot.iTVMi scholasticus , Sfinge, Tiity?, sphinx Plaut. Poen.
Varr. fr. Tac. or. 35 scolare, sco- ;
337.
laresca. Sfintere , af lyxxìóp ,
sost. da fsfiyy^ ,

Sedano o sciano, ^ihvr^ , selinon stringere , sphincter Cael. Aur.


Apul. herb. 8. chron. 2, I, U. Cosi dice vasi an-
159 —
che un fermaglio che le donne ret. syllepsis Donat. 397, 23 K.

portavano al braccio sinistro Sillogismo avì-ìoyia/j.ói, com-puto,


, ,

Plaut Men. 3, 3, 4. La forma po- specie di ragionamento, syllo-


polare latina era spinter. gismus Geli. 1 , 2. Deriv. sillogi-
Sfragistica, ^'^paycTTi/yj agg. di ^^pa- stico ,
syllogisticus
rj'jlloyirszubi ,

yi's, sigillo, usasi per lo studio Quint. 5, 10, 6; sillogizzare, <yu>-


archeologico dei sigilli. AO'jittiv , syllogizo Boeth. Arist.
Sghembo, 7xt/x|3ó?, (Hesyeh) zop- anal. post. 1, 9, p. 350.
picante ,
che s' accoscia. Il Diez Silografia, e. m. |u>o-vpa'^ia, stam-
preferisce il germ. slimh, sbieco,
pa su forme di legno (?u^ov); agg.
perchè più vicino di significato. silograflco.
Sghimbescio dev' essere formato Siluro, ailovpoì, specie di pesce, si-
da sghembo con un'altra parola. lurus Lucil fr. 4, 7 M.
(Per hescio cfr.il frane. 6m^5, o- Simbolo, au/z-^o^oy contrassegno, ,

bliquo, sghembo). symbolum, Plaut Pseud. 648. De-


Sgorbio, vedi scorpione. riv. simbolico, (ju/x|3oXtxó?, symbo-
Sibarita, abitante di Sibari, SùjSapt?, licus Charis. 160, 21 K; fem.
città antica sulla costa lucana, simbolica arte o dottrina dei ,

molto voluttuosa agg. sibaritico.


j simboli; simbolismo, simboleg-
Sibilla, crt^u»a, probabilmente pa- giare.
rola dei Greci d'Italia, ma adot- Simmetria, nv^u.-i^^-cpioc, com-misura-
tata dagli altri, perchè trovasi zione, symmetria Vitr. 12, 14;
in Aristofane e in Platone Phae- agg. simmetrico.
dr. p. 244. Sibylla, Verg. Aen. 3, Simpatia, ^vfjL-r.à'Snix, com-passione,
445, agg. sibillino, sibyllinus Cic. sympathia Varrò in Non. 458,
n. d. 2, 3 extr. 24. Deriv. simpatico, simpatiz-
Sicomoro, avKó-ixopoi, comp. di fico zare.
e moro, sycomorus Cels. 5, 18, 21 Simposio, <7u//-7Tófftov, il bere in-
.

Sidro, oiy.tpv., specie di bevanda di sieme, convito, banchetto, sym-


frutta, sicera Hieron eiJ.b'2, 1. posium Apul. Apol 57; agg. sim-
Sifilide, titolo dato dal Fracastoro poslaco.
al suo poema sulle malattie ve- Sinagoga, ^uv-ayo'/vj', riunione, sin-
neree. L'etimologia è ignota, ma dgoge Tert. de fug. et pers. 6.
l'aspetto della parola è greco. Sinalefe^T'jv-a^ot'^v), fusione (comun.
Letteralmente au-fUi, vorrebbe di due vocali in una sillaba), sy-
dire canna porcina. Alcuni la de- naloephe Quint. 9, 4, 109.
rivano da avfji-'fàioì, unirsi in SinallagmatiCO, 7Uva>>a7//.aTcy.Ó5, agg.
amore altri dall' arab. es-siflon
5 di c!i>vuììoi.-/fj.x transazione, con-
che sono i due pianeti Venere e tratto.
Mercurio. Sincope, <7^jy-y.on-n, l'abbreviare ta-
Sifone, atfwv, corpo forato, tubo, gliando nei Gramm. il togliere ;

sipho Lucil. 22, 3 M. Da questo una sillaba in mezzo di parola;


il Ménage fa derivare fogna; la
syncope Charis, 278, 1 8 K.
forma intermedia sarebbe sipho- Sincretismo, ^uy-zp/iTtc^/xó;, unione
nia. di più parti. Secondo Plut. de
Sillaba, ffuX-^a|3v? comprensione,,
frair. am. 19, il nome verrebbe
syllaba Plaut. Bacch. 433; agg. dai Cretesi, KpvjTcs. Poi sistema
sillabico a^AlupiMi
, syllahicus neoplatonico in cui erano fuse
,

Prisc. de acc p. 528, 22 K; masch.


più dottrine diverse.
sillabo, (Tu>/ai3o$, syllahus regi- Sincrono, «ruy-xpovo?, con-tempora-
stro, August. conf. 13, 15 = in- neo, synchronus Hieron. praef.
dex. in 12 prop/i. Deriv. sincronismo,
Sillessi, ^v^-J^jf «5 comprensione, fig. sincronisti^O,
- 160 -
Sindaco, auv-Stx.os avvocato, syn- I nione di più concetti e quindi ,

dicus Gai. dig. 3, 4, 1,1; attore, j


il processo logico opposto alla
avvocato del fisco, di società o analisi. Deriv. sintetico, (Ttv-SsTexos,

collegi Deriv. sindacare, sinda- |


sintetizzare.
calo, sindacale. i Sintomo, ffu/A-TtTw//a, cosa che coin-
Sinderesi, crjv-Tv=p/,pt,- osservazione, ! cide, accidente, symptoma, Ori-
poi rimorso di coscienza. La pa- bas.Bern.6, 25; agg. sintomatico,
rola fu cominciata ad usare pi'o- fjU'j.Tzroyij.a.ruoi

babilraente nel secolo XVI. La rf


Sione, corr. da sifone.
t
percorrisponde alla pronunzia Sipario, aij>apo-j (-05) vela, suppa-
moderna. rum Man il. 5, 48 poi tenda del ;

Sindone, (ti-jócóv stoffa fine dell' In- teatro, siparmm Cic. de prov.
dia, sindon Mart. 4, 19, 12. Da cons. 6, 1 4 (Il Tuchàndler la crede
sindone derivano le forme po- voce ibr. sub t^àpoi il Pauli la ^

polari zendado, zendale. deriva dalla rad. osca spa).


Sineddoche, auv-i/.-òoxvì, il com- Sirene, '^uprrjn, sirenes Cic./?n. 5,
18.
prendere insieme, fig. ret. per
cui una cosa viene indicata com- Sirima, coda d' una strofa, aùpixa.
prendendola in un' altra p. e. la strascico, syrma Valer. 1.
;

parte pel tutto; synecdoche Quint. Siringa, '::~^[a-/1 canna, sytHnx Ovid.
niet. 1, 691. vb. siringare.
Sinedrio, fj-rj-iòpio-j ,
il sedere in- Sirio, 'yiipioi canicola, sirius Verg.
sieme, seduta d'un consiglio, di geo. 4, 4l'5.
un'assemblea, ecc. synedrium Ar- Sirte, 7:pTt,-,5//r<wPlin.37, 10, 67.
nob. in psalm. 103. Sisaro, '^iaa.po-j specie d'erba, siser
Sineresl, ^uv- «t'osai,-, contrazione, Ysirv. 1.1.8, 48.
Sinfonia, 'i^jy.-^'jyjia. con-sonanza,
, Sisma, 7£',7^uó,- scuotimento, agg.
con cento, symphonia Cìc. Verr. sismico, relativo alle scosse. Entra
2, 3, 41, 105; agg. sinfonico. Una nei composti mod. sismografo ,

forma popolare di questa parola stromento che segna le scosse ,

è sanipogna o zanii)og;na. sismografia, sismologia, dottrina


Sinodo, aù-j-oòoi convegno adu- ,
delle scosse terrestri.
nanza, synodus Amm. lo, 7, '7; Sistema, aJam/Mx cosa composta,
^.gg ^iuodale. sy stema Mart. Gap. 9, 947 ra- —
,^
\
Sinonimo, cruv-ojyu//o,', che ha egual tio, disciplina, ars.; agg. sistema-
\ nome; poi fu detto di due parole tico, tj-jaTrifLccTuó? systematicus ^

che indicano la stessa cosa; sy-


^Mar.Vict.p.57, 2 K.
\

nonymum Front, de elog. p. 327. Sistole, cru7To//j contrazione, agg.


^i

j
Deriv. sinonimia, cr'jvwyj/;ì,ta, syno-l sistaltico , !7U7Ta),T(xó; , systalticus
''--nymia Aq Rom. de seni. 38;
fig.
l Mart. 9, 994. E il movimento op-
sinonimico ---—---«-'»•.-'-''-"-
posto a diastole.
-

Sinottico, (7JV-0-TIXÓS, agg. da ^ùv&yu-, Sistro, f7trcTpov stromento da scuo-


sguardo complessivo, compendio. tere (ffscw), sonaglio di rame o
Ora si usa, come attr-ibuto di bronzo, sistrum Verg. Aen. 8,
tavole storiche, statistiche, ecc. 696.
in cui sono riuniti più dati. Smania, vedi mania.
Sintassi, ^jv-ra'^t;, co-ordinazione , Smeraldo, iixipocyQOi smaragdus ,

Cfjstruzione, sost vb. di Ta77w,6'?/n- Lucr. if, 805. Provenne dall'India;


taxis INot. Tir. Kopp. p. 337; agg. sanscr. marahata.
sintaitico, ffuJTa/.Twós. Smeriglio, 'sij.xjpi^ of>.ipig, (^/jiaw,
7Jv-&-5tc
Sintesi, , com-posizione, fregare), specie di metallo che ri-
riunione di piiì oggetti, synthe- dotto in polvere serve a pulire i
sis Stat. sylv>. 4, 9, 44. Poi riu- metalli.
- 161

Smorfia; forse da /^op^>^, alterazio- Plin. 32, 36. Deriv. spasmodico,


ne della forma. spasimare.
Socco, 5U)c;<o? specie di calzare, Spatola, vedi spada.
soccus Cic. Rabir. post. 10. Usa- Spelonca, sTty^^uy?, spelunca Lucr.
vasi dagli attori comici , e per 1, 348.
ciò indica pure la comedia. Sperma, (jnép/ia seme , sperma
Sofisma^ (7ófi<Ty.x trovato prudente Sulp. Serv. chron. 1, 11; agg.
o scaltro, sophisma Sen. ep. 45. spermatico, amp/xaruó^f sperma-
Sofista^ fTOfiuTYii savio, maestro, so- ticus Cael. Am. «cwif. 3, 18, 180.
phista Lucil. 15, 13; agg. sofistico, Spilanto, pare composto da a-Kiloi

ffoyt(7Ttxó$, sophisticus Tiro


.
in Geli. macchia e «vS^og fiore, fiore mac-
7, 3, 35; scosti care, soflstlctaeria. chiato.
Solecismo, aoioiy^iaiJ.ó<i. Gli antichi Spira, 'jnzxpu, spira Enn. Ann. 501.
derivano questa parola da Soloi, agg. spirale.
città di Cilicia e colonia degli Spitamo, ffTitS-a/Avj spanna.
Ateniesi, dove gli abitanti, dimen- Spondeo, cmovMoi piede metrico,
ticata la purezza della patria fa- così detto perchè usato nei canti
vella , parlavano commettendo religiosi delle libazioni {aTtovSal)^
molti errori. Significa modo er- spondeus Cic. on 64, 216, anche
rato, principalmente nell'unione spondìaco, sTiov^ta/ós Diom. 495,
delle parole; soloecismus Lucil. 21 K. Un'altra forma aggettivale
9, 2 M. italiana è spondaico.
Soma, vedi salma. Sporadico, crTropa^txós disseminato.
Sonco, sòyxoi specie d'erba, grispi- spongia Cat. r. r.
Spngna, ^Tcov/ta,
gnolo, sonchos Plin. 22, 88. 13, 3; agg. spugnoso.
Sorite, soìpdzYii^ deriv. da sMpó? S(|nilla, C7xt».a specie di gambero,
mucchio, specie d'argomentazione, Scilla squilla Lucil. 4, 6 ;
cfr. M
sorites Cic. div. 2, 4, 11. Scilla.
Spada, anidri, spatha Col. 12, 42, Stadera , ^raT/jp pesatore staterà
3. Dimin. spatola, spaiula Hieron
Apic.
4, 3. Da spatula per sincope venne deraio«
spalla. Deriv. spallina, spalliera, Stadio, aràStov, stadium Lucil. 8, 13.
spalles^giare. Stalagmite, deriv. da oxóàa.yiì.Uj goc-
Spadone , anaSoiv evirato andò) ( , ciatura, materie calcari accumu-
strappare), spado Pubi. Syr. late sul suolo delle caverne dalle
mim. 6 Rbb. goccie dell'acqua che stilla at-
Spa^O, vedi sparto. traverso le roccie.
Spalla, vedi spada. Stalattite, concrezioni calcari si-
Sparagio, vedi aspargo. mili alla stalagmite, ma pendenti.
Sparare, anapàrTw fendere, squar- Statica, cTTaTtxv?, antic. l'arte di pe-
ciare. sare ; ora la dottrina dell' equi -
Sparlo, T7t«po5, genere di pesce, librio dei corpi (dalla rad. «rra,
sparus Cels 2, 18. La forma ita- stare).
liana viene dal dimin. sparulus. Stearico, agg. di u-ciap sego; la ma-
Sparto, andpToy, specie d'erba, di teria dicesi stearina.
cui si facevano corde, spartum Stefano, arÉ^avos corona, divenne
Cat. r. r, 1 35 , 3. Dovette essere nome proprio.
noto ai Romani fino dalla seconda Stemma, 'sxiij.fxx corona, sost. vb.
.
guerra punica, Liv. 22, 20, Plin. di iTTé^w cingere, stemma Sen.
19, 26. Già Pacuvio conosce og- henef. 3, 28.
getti di sparto, 251, 385. Stenografia, e. m. arsvo-y/sa^ia scrit-
Spasimo e spasmo, «ruaff/Aós stira- tura ristretta; stenografo, Steno-
mento, da (TTraw tirare, spasmus graflco.

H Zambaldi ,
Le parole greche.
— 162 —
Stentoreo, agg. di Stentore, per- stramberia, strambotto specie di ,

sonaggio omerico che aveva for- poesia che probabilmente violava


tissima voce, 11. V, 785, stento- qualche regola o la giusta mi-
reus Arnob. 2, p.97. sura del verso. F. Pasqualino
STEREO, axzpzòi solido, eatra nei spiega invece: ut innuatur de-
composti, stereoscopio, ':xzpzo-'^y.o- flexio a vera signifìcatìone in
rziio-j, strumento su
cui si vedono malam partem accepta. Neil* uso
in rilievo immagini piane, agg. comune ora significa errore ,

stereoscopico: stereometria aTipio- sproposito.


asTpia, misura
di corpi solidi, Strangolare, ffrpayyaXaw , vb. da
agg. stereometrico, axzpioi/.trpiy.òi: tjxpxyyxU laccio, strangulo Cael.
stereotipo, e. m. a tipo fìsso, cioè in Cic./«m. 8, 15.
forma tipografica fìssa, solida; Stratagemma, sxpoLzriynixo: , propr.
deriv. stereotipia : stereografìa , atto di strategia {axpocr-rtyio), con-
l'arte di disegnare i solidi,* agg. durre esercito), stratagema Cic.
stereograflco. Att. 4, 2, 2.

Sterno, crT-ipv^v, petto. Strategia, arpaT/j/ia, modo ed arte


- di condurre eserciti
Stetoscopio, e. ra. ^.zr;^o aMTtiXov, strategia ,

strumento per esaminare il petto. Plin. 4, 40; agg. strategico, ffrpa-


Stimmate, nxi/ixv.-zx punture, mar- Tr/'/£/.óg, slrategicus Yvoniin. strat.
chi, sost. vb. di arCCo) pungere; praef. lib. 'i.
poi i segni delle cinqae piaghe. Strega, vedi strige.
Stoico, (7Twf/.i,-, filosofo della c^toz o Stricnina, estratto dello axpùyyoi
portico. Hosì era detta la scuola
di morella, pianta velenosa.
Zenone, il quale aveva insegnato Strige, 77pi? o TTpi'v?, uccello not-
nella celebre 7Toà -Kouilri d'Atene, turno, barbagianni ( crpiy-rp^^w,
Stoicismo è il sistema. stridere), sirix Plin. 11, 39, 95.
Stola, c-To/vi vestito, costume, stola Su questo animale correvano mol-
te superstizioni, raccolte da Ovid.
soprabito lungo, Enn. trag. 134.
Poi indicò il vestito femminile. Fast.Q, 133.
Stomaco, <:xòixoL-/pz. stomachus Lu- Gi-ande caput, stantes oculi rostra
— ,

Canilies pennis,
cil. 4, 21 M. L'agg. stomachico di- apta rapiiiae
venta per eufonia stomatico, che unguibus haniu.s inest.
,

Nocte —
volani puerosque petunt nutricls
veramente sarebbe agg. di 'yró/j-x,
egentes, — Et vitiant cunis corpora
bocca; vb. stomacare. rapta suis. Carpare dicunlur—
Stoppa, cTTJTrTiv;, sluppa Lucr. 6, lactenlia viscera rostris, Et ple- —
8ya. Deriv. stoppino, stoppare. num poto sanguine gullur habent.
Storace, balsamo che si trae dallo Da queste superstizioni s' in-
cTjpa?, storax Solin, 33, 10.
tende come dallo strige abbia a-
Storia, b-ropi'a, propr. investiga- vuto origine la strega, che ap-
zione, historia Plaut. Bacch. 158- punto rapiva i bambini e ne suc-
Deriv. storico, (jroptzó;, histovicus chiava il sangue. Striga Apul.
Cic. Brut.'è'ò, 286; istoriare, comp. met. 5. Deriv. stregare, stregone,
istoriografo, l'jropt.oypu.voi scritto- stregoneria.
re di storie, historiographus Ca- Strofa, (jTps^v; torcimento, conver-
pitol. Gord. iun. 21, 4; istoriogra- sione, probabilmente la conver-
fla, l-~op'.o--jpv.'iioi.'^ Istoriograllco, sione del coro al termine della
hTOpl'j-jp'X'jVM^.
strofa per tornare al suo posto
Strambo, '^zpot.^ói contorto, losco,
cantando l'antistrofa. Cfr. Atilius,
strabus Varr. sat. men. 344, stra- p. 295 K. stropha Phaedr. 1,14;
ho Lucil. sat. 21, 8 M
(ffTpà,8wv). agg. stronco, uTpo-^t/.ós.
Deriv. strabuzzare cTpacjSi^w
, , Strombola, arnese da scagliare
stravolgere gli occhi, strabismo, sassi, ruota idraulica, poi per la
- 163 -
forma anche panello da ardere ;
dicina che assicura un coperchio,
viene da urpó/M^oi^ paleo, vento un tappo.
vorticoso, ecc. stromhus Plin. 32.
Struzzo^ (TTpou&twv, struthio Capitol.
117, è una specie Gord. 3, extr. In Plaut. Pers. 2, 2,
di conchiglia
a chiocciola. 17 è passer marinus.
Stroppa, (jrpófoi cinghia o corda StuolO} <7TÌ>o?, spedizione, special-
,

contorta, struppus Liv. Andr. Od. mente marittima, flotta, quindi


ti. In Isid. ortg. 19, 4, sono le le persone che fanno parte d'una
strisce di pelle o di lino che le- spedizione, stolus, Cod. Theod. 13,
gavano il remo al caviglio. Deriv. 5. 7.
stroppare, stroppolo, propr. cor-

T
Talamo, ^àìufioi, propr. stanza in- Teatro, ^sar/sov, luogo di spettacoli
terna della casa; poi camera nu- spectare )
( ò&A-o/jLsci, theathrum ,

ziale, thalamus CatuU. 61, 188. Naev. com. 71 agg. teatrale;

Talento^ TsJ^avTov, bilancia, poi un Teca, &r]xv3 ripostiglio (Ti-&v;-/At


peso e una somma di denaro porre), theca Varr. r.r. 1,48, 1.
corrispondente a quello talen- Tecnico, tóxvxó? relativo all'arte,
,

tum Plaut. Cure. 64. Dal signifi- agg. di TSXVV2 arte, technicus Quint.
cato di peso provenne nelle lin- 2, 13, 15, maestro d'arte. Deriv.
gue moderne quello d' inclina- tecnicismo comp. tecnologia ; ,

zione, voglia. Da quello di denaro Texvo-^o'/ia tecnologico tsx^o- , ,

venne l'altro d'ingegno, quasi di ^oytxós.


tesoro che uno porta in se. Teda, il Saalfeld e il Fleckeisen,
Tallo, òcàUi, gambo verde, ramo- (Jahrb. f. Phil. 90, 11), la de-
scello, thallus Col. 11,3, 58. rivano da ^«5 SocSói. Il Tuchhàn-
TapinO) TaTretvó? umile, ( rad. tap\ dler, p. 26 è incerto. 11 Corssen
disteso a terra; vb. tapinare. 1, 372, 2, 1012, il Pick 7, 105,

Tappeto, TaTTvj,-, tapete Plaut. 5«ic/i. il Weise,


p. 81, la credono parola
378, (rad. tapy distendere, spiega- latina.
re). Deriv. tappezzare, tappezziere, TELE, T^/£, avv. lontano, entra nei
tappezzeria. composti moderni telefono, t>5>6- ;

Tarso, rapsó^, la parte piatta del foìvoi, che suona o parla da lon-
piede fra il calcagno e le dita. tano, agg. telefonico: telegrafo,
Tartaro, ruprapoi luogo oscuro e che scrive da lontano,
Tokz-ypi(fOi^
profondo negli abissi della terra, telegrafla, telegrafico, telegrafista,
Tartarus Lucr. 3, 1025; Txprapov telegramma; telescopio, Tyj^s-txxo-
tartarum in tempi più tardi è la stromento per guardare da
TTctov,
scoria delle botti. lontano; agg. telescopico.
Tattica, TaxTix^ arte dell'ordinare, Tellina, -czlio-n specie di conchiglia
agg. di Tàffffw; masch. tattico, t«x- marina, lat. mitulus.
Telonio, rsi-wvstov etsXoìviov, propr.
lo
Taumaturgo, s-au/jiar-oup'/ó? opera- appalto delle imposte, quindi
tore di meraviglie, antic. presti- ufficio di riscossione, dogana, te-
giatore; più tardi santo mira- loneum [-ium) Tert. trfoM2.
coloso. Tema, &s/*«, cosa posta o proposta,
Tautologia, TauTO-/oyia, il dire la sost. vb. da S-s (Ti&yj/At), thema Seu;
stessa cosa, ripetizione, tautolo- contr. 3, 20; agg. tematico, Ss/^a-
gia Aquil. Rem. de fig. Sent. 39. TtX^?.

\\ Zadibaldi ,
Le parole greche.
- 164

Temolo, TIXÓ5 , theoreticus Fulg. myth, s=


&ù/A«>/05, specie di pesce,
thymallus Ambros. Henaem 5, 2. contemplativus.
Teniaj -ratyta benda del capo, tae- Terapia, ^épandu servizio, coltura,
nia, Enn. trag. 69 V; quindi ogni cura di ammalati; agg. terapeu-
lunga e stretta, nastro,
striscia tico, .S^yjpausuTtxóg; fem. terapeutica,
fettuccia, e finalmente una specie Sì/jaTTìuTtx/j ,
l'arte il modo di
di verme. curare.
TEO5 2r£ó;, dio. Deriv. teista che Teriaca triaca^ s-vj^iaxà, cose re-
ammette Dio; teismo, sistema teo- lative a bestie feroci
spe- (3-*3|5ta,)

logico che ammette Dio entra cialmente velenose. Poi mezzo


5

nei nomi proprii Teollio, Teodato, contro i morsi di serpi velenose;


Teodoro, Timoteo, Fìioteo, ecc. e theriaca Scribon. 163 i

nei seguenti composti: Terme, thermae Cic. Yerr. 2, 2,


I

Teocrazia, ^to-y.puTiu, signoria di 35, 86 è l'agg. fem. plur. '^tpjj.oi.i,


I

Dio, poi governo sacerdotale agg. calde (int. aquae). Erano i bagni
;
j

teocratico: teodicea, e. m. èzo-Si- caldi, che i Greci significavano


1

xaia dottrina della giustizia teo- col neutro plur. 'àipi^.à (int. vSara,
logica poi di Dio e de' suoi at-
, acque) agg. termale. ;

tributi; teofania, &io-yavta feste TERMO, '^tpiiM caldo, entra nei ^

a Delfi in cui mostravansi le composti moderni termometro, :

immagini degli dèi. Nei Cristiani ^ipij.ó-ixzxpo-j misura del calore,


la festa dell'apparizione di Cri- agg. termometrico termologia :
,

sto: teogonia, &-:o-yovta genera- "btpiJ.Q-lo'jiv. dottrina del calore;


zione degli dèi; agg. teogonie©; agg. termologico termoscopio :
,

teologia, ^co-loyici dottrina della iìip/j.G-!7y.oriiXo-^


strumento per os-
divinità, iheologia Varr. in Au- servare il calore agg. termosco ;

gust. ciu. dei 16, 5; teologo, òzo- pico: termo-dinamica, &ip//o-5uva-


/ó'/os, theologus Cic. n. (i. 3, 21 ijMYi dottrina degli effetti mecca-
,

53; teologico, ^loio-juòi, tìieologi- nici del calore: termidoro, &sp-


cus Amm. 16, 5, 5; teosofìa, ^to- y.o-òòjpo-j datore di caldo, il mese
co'^ia sinonimo di teologia. d'agosto nel calendario della re-
Teod[olite5 strumento che misura pubblica francese.
l'angolo di due visuali riportan- Tesi, &^5t5 posizione, quindi il
dolo all'orizzonte. La prima parte proporre, thesis Sen. rhet. con-
del
composto è da&sa-o/xat, guar- trov. prooem.zzz propositum.
dare; la seconda è oscura; chi ci Tesoro, ^vj^aupós, thesaurus Naev.
trova óSói via, altri Uìt^oi lun- in Geli 1, 24, 2. Deriv. tesoriere,
go. Né l'una, ne l'altra deriva- tesoreria.
zione è soddisfacente. Teurgia, S'so-spyta, ^loop-^ia. opera-
Teorema) S'swp/j/Aa, cosa osservata, zione divina, poi specie di magia,
sost. vb. da ^zupio), quindi il ri- evocazione di spiriti theurgia ,
I

sultamento d'una ricerca scien- August, civ. dei 10, 10; teurgo,
tifica,regola, precetto, theorema
I

!
òzovpyói, theurgus ih = esorcista ;

Geli. 17, 19, 3. agg. teurgico, ^sc^ jo/t/óc, theurgi-


Teoria^ ^^oìpix^ osservazione, quindi j
cus ib. 10, 9.
cognizione e trattazione scienti- Tessera, v'ha chi lo deriva da rés-
fica, opposto a pratica theoria aapa, quattro, e indicherebbe il
Hieron. in Esech. 12, 40 cogi-
;

= dado ma
l'etimologia è incerta,
;

tatio, nodo. Deriv. teorico, Sriopi- ( cfr. p. 26 ). Il Vanicek,


Weise,
theoricus Mythogr. p. 274, lo trae da tensera, cosa

XÓ5, lat. 3, 1 1
,

22-=.contem]plativus^ fem. teorica, I


che si scuote.
^ibtpvA-fi, theorica Hieron. ep. 30, 1 Tetano, rhocvoi tensione rigida ,rad.
= contemplotio ; teoretico, ^io)p-n-
I

ra stendere, tetanus Scribon. 101


165

T£TRA9 riTrocpoc. quattro, entra nei acut. 2, 15, 93; e. m. tipografia,


-7|5a(pta, scrittura a tipi, tipo-
TUTTO
composti; tetracordo, nrpaxop^o?,
strumento a quattro corde , te- grafo, tipografico.
trachordos Varr. Sat. men. 458: Tiranno, Tupawog, principe assoluto,
tetragono, Tsrpa-ywvos a quattro tyrannus Plaut. Pseud. 703. De-
angoli , tetragonus Grom. vet. riv. tirannico, Tupawt/.ós, lyranni-

219, 2; tetrametro, rc.rpx-iic.rpov cus Cie.leg. 1, 15, 42; tirannide,


verso di quattro metri, tetrame- Tupavvt',, tyrannis Cic. Att. 14, 9,
ter Diom. 506, 28 K; tetrarea, 2; tirannia, rupx-jvia: tiranneggia-
rzrp-àpxn'i , propr. signore della re, rvpxvvii^o) tirannicida, e. ibr.
:

quarta parte d' un paese, tetrar- da Tupavvo? e caedo, e così tiran-


clies Cic.Att. 2, 9, 1 ; astr. te- nicidio.
trarchia; tetrasillabo , rzrpx-avX- Tirso, verga bacchica circondata
/aj2o5 di quattro sillabe, tetrasyl-
d'edera e foglie di vite, che ter-
labus Frìsc.de acc. p. 126, 19 K; minava in un cavicchio di fico,
tetralogia, nrpx-loyicx. il complesso thyrsus Att. trag. 239 Rbb. Dalla
di quattro drami, poi opera com- pronunzia popolare thursus o
posta di quattro parti, ecc. tursus venne torso, col significato
Tiade, 9-y«5 , furiosa ,
baccante , generale di fusto di pianta vestito
thyas Not. Bern. 45, 65. all' estremità di foglie e fiori,

Tiara, rtapa, cappello orientale, come quello del cavolo.


specialmente persiano tiara , Tisana, TrTwayv?, ptisana Varr, Sat>
Plaut. Pers. 463. men. 318.
Tiaso, ^i«70i^ riunione in onore Tisi, f^tryii consunzione (y&i'vw,
d'un dio, specialmente di Bacco, consumare), phthisis Cels. 3, 22,
thiasus CatuU. 63, 28. Vitr. 24. 15; agg. tisico, f'^iaiKói,
Tifo, vedi tufo. phthisicus Vitr. 60, 20.
Tifone Tu^wv
, vortice procelloso
, , Titani, TtTavsg, antichi dèi figli di
typhon Plin.2, 131. Uranos e Gea (Terra), immagi-
Tigre, riypiz, tigris Varr. 1. 1. 5, 20, nati come grandissimi e fortis-
lOO. Una tigre fu donata da Au- simi. Perciò titanico usasi per
gusto in Samo da un'ambasciata enorme, smisurato.
indiana l'anno 18 a. Cr. (Diom. Tomba, tu/ajSo?, tumba Prud. pe'
54, 9). A Roma fu veduta la pri- risleph. 11,9.
ma volta r anno 12 a. Gr. (^Plin. Tomo, Tó/Ao; sezione (re/*, taglia-
8, 65),perchè prima non si potè re), parte di un'opera.
prenderla viva (VarrJ. Z. 5, 100). Tonno, ^Ovvos, thynnus Lucil. 1,
Gli Ateniesi però ne aveano ri- 34 M.
cevuta una molto prima da Se- Tono, TÓvog, tonus Caecin. in Sen.
leuco (Athen.l3,
p.590)._ quaest. nat, 2, ^6 agg. tonico. ;

Timiama, ^u/Aia/^a aroma, incenso, Deriv. tonalità, tonicità, intonare,


sost. vb. da Brv/xKku abbruciare, intonazione, stonare, stonatura,
thymiama Cels. 5, 18, 7 è di ecc.
timo. Topazio, róizx>;o;^ topazus Plin. 37,
Timo, 9-U/A05 (-0"), thymus {-um), 107.
Yerg.ecl.b, 77. Topica, romm, agg. da ró-no^ luOgO,
Timpano, Tu/ATiavov ,
la dottrina dei luoghi o argo-
tympanum,
Plaut. Poen. 1306. Deriv. timpa- menti oratorii, topice Boeth. in
nista. Cic. top. 1, p. 276, 37 B. La for-
Tipo 9 TUTtos , impronta battuta ma italiana però deriva più pro-
,

[rÙTz-rm, battere), forma, modello, babilmente dal neutro plur. ro-


typus Cic. Att, 1, 10, 3; agg. ti- -nui, topica titolo di un' opera ,

pico, TUTTtxós, typicus Cael. Aur. di Cicerone.


— f66 —
Topografia) To:ro-yp«'^ia descrizione Trapano, rpuTtavov, stromento da
di luoghi,topographia Serv. ad perforare (rpyTrav). Probabilmente
Verg. Aen.]^ 159; topografo, to- sulla forma italiana influì l'eti-
topografico.
izo-ypckfog, mologia popolare da tra, trans.
Torace, &wpa? difesa del petto, co- Deriv. trapanare. Per aferesi an-
razza, thorax Verg. Aen. 10, 337. che pannare, bucare, forare (Caix,
Ora significa il
petto stesso. Agg. 131).
toracico. Trapezio, rpaTré^tov, dim. di TpàTis^a
Torneo, tomeamento, vedi torno. tavola a quattro gambe poi fig. ;

Torno, rópvo;^ tornus Verg. geo^ 2, geom. a quattro lati con due
45y. Dalla pronunzia francese lati paralleli, Aristot. ^ro&/. 15,
4; trapezion Grom. vet. p. 290
'

[tour] venne turno. Deriv. lor-


nare, propr. volgerecome iltorno^ 4r
ritorno, ritornare, torneo, dalle Traumatico^ Tpau/zaTtxóg relativo i
dei cavalli in t^utjai'J
svolte u«i
s>vuii« "^ 'i — ,«—> -"
giuo t^j^^^^^^
questo giuu- ferjtajT^ìi^
j^^^ìì^w^^ì^-^
. ..>

CO cavalleresco, torneare, tornea- Treccia, incerto se da Tpt'xa acc. di


mento. ^p'i capello, o da rpiy^a. avv. di
Torre, t^o^j,- e rup^t?, turris Att. -rpta tre, perchè occorrono tre
trag. 408 Rbb. La derivazione capi a fare la treccia (cfr. trina
|

però non h fuor d'ogni dubbio; da trinus). Comp. in-treccio, in-


\

vedi Fick 451: Lottner. K Z. VII, trecciare. \

'

178. Treggea, confetti varii , -.pó.rriii.v.,


Torso, vedi tirso, tragema Plin. 13, 48.
Tossico, Tr4(/óv, agg. di Tó^^v, arco. Trementina, TspsjStv&tvv; agg. fem. da
I

Dicevasi T&?w&y O7.p;j.a.y.ov il veleno rEpi^iv^oi terebinto, terebinthinus


con cui tingevansi le freccio, to- \
Cels. 5, 6.
xicum Plaut. Mere. 492. sincop. |
Trenodia, ^prrj-oyjìx canto funebre;
tosco; attossi-
comp. attossicare, J
agg. trenoclico.
camento. tossicologia, dottrina dei I TRI , rpi- tre, entra nei composti:
veleni. trigamia -rpt-ya/zta terze nozze,
Trachea, -'.a/sra scabra, sottinteso ,
tìHgamia Hieron. adv. lovin. 1, 37;
y.p7-np(u. Così dicesi il canale del-, trigamo -zpiyx/j.oi trigamus ihid.ì,
la respirazione per la natura 24: triglifo Tpi'v^jyo; a tre incavi,
scabra della sua superfìcie a nodi. fregio della colonna dorica, tri-
Dagli antichi era rassomigliata glyphus Vitr. 13, 19: trigono -rpt-
ad un' arteria. Agg. tracheale, yorjoi a tre angoli trigonus Ma- ,

comp. m. tracheotomia, taglio nli. 2, 276: trigonometria, misura


della trachea. dei triangoli, agg. trigonometrico:
Tragedia, rpay-uSiu, canto del ca- trimetro rpi/j-irpoi verso di tre
pro. In origine coro bacchico in- metri, princip. giambico, trimeter
torno al capro che sacrificavasi Hor. ep. 2, 3, 252: tripode rpino^Ji
a Bacco, tragoedia Plaut. Cure. a tre piedi, tripus Lucr. 1, 739;
591. Da viene l'agg. tra-
Tpc/.y^.c trisillabo zpi'yùjla.^oq trisyllahus
gico, tragieus
rpayjxi,- ,
Plaut. Yarr. LI. 9,52, 91: trittongo rpl-
Pers. 465; iragodo -zpy.ywjòi attore f'^oyyo; a tre suoni ,
unione di
tragico, tragoedus Plaut. Poen. tre vocali.
.572: comp. tragediografo, rpuyr,ìSio- Triade, rptà.: il numero di tre, tri-
yp'y-'fo: scrittore di tragedie, tra- nità.
goediographus Serv. Verg. ecL Tribade, rpt^s^,-
tribas Phaedr.4, 15
8, 10;
tragicomedla, Tpa/5xw//«c;ta, = frietrix.
genere draraatico misto di tra- Tribolo, r
pinole i specie di pianta
gico e comico, tragicomoedia spinosa , poi ferro a tre punte,
Plaut. Amph.proL 59 tribulus Verg. geo . 1 ,
1 64.
167 —
Trichina, rpixivo^ capillare, agg. di armi dei nemici sospese ad un
^pi% capello, trichinus Varr. sai, albero o ad un palo; tropaeum
men. Ìb9=:ienuis. Così si deno- kit tragA4&.
minò un animaletto per la sua Troglio, Tpau/ó5 tartaglione.
piccolezza. Troglodita, Tp&)y).o-5uTy!s abitante di
Triclinio, zpuhvov a tre sofà, sala caverne.
da pranzo a tre sofà, triclinium Tronfio, Diez lo deriva da rpj^ó,
il

Naev. com. 81 . cfr. Ma il Caix p. 40 la


truffa.

Tridace, ^ptoa? specie d'erba. crede forma abbreviata di tron-


Triglia, TpOjlfi. Dai Romani dicevasi fiato ch'egli riporta a trans-in-
muUus, Varr. 3, 7; ma più tardi
1
flare.
il nome '^pòvoi sedile, thronus Plin.
popolare dovette essere Trono,
frigia. 63 solium.
35,
Trinacria, Tpiva/.pta e Tptva/.ia a tre Tropo, TpÓTzog svolta, quindi tras-
punte, antico nome della Sicilia. lato tropus Quint. 9, 1, 4; agg.
TrionfO) ^piu/j-^o? canto e proces- tropico TpoTTizó? figurato; poi an-
sione in onore di Bacco. Pare che il circolo solstiziale dove il
che il grido triumpe dei canti sole si volta tropicus Manil. 3,
,

di Bacco sia passato nel canto 614.


dei Fratelli Arvali,C. I. L. 1,28, Trota, Tpw/.T/js divoratore, sost. da
triumphus. Del resto gli eruditi rpojyw, specie di pesce, trucia Isid.
non sono d' accordo sull' etimo-
logia di questa parola. Il Pick 2, Truffa, incerto se da rpu'jj»? boria,
42 crede °rp{xfj.^oi sia per zpixfj.TZ'zog fasto, dall' antico frane, trufle
e questo da rpàfj.t^og rad. trap. Il bitorzolo e buffoneria. Deriy. truf-
Weise p. 18 trova in òpt il nu- fare, trufferia, truffaldino e forse
mero tre e in la/^^og la rad. iap tronQo.
come in ia//.^og e oi'^òpa.jj.^Oi. Il Tnfo, Tu^o5 fumo vapore, esalazione,
Dùntzer KZ. XV, 48 vi trova la poi trasl. superbia, typhus Arnob.
rad. &op saltare e quindi ^piu/x^og 2, 43. Quindi stufo per stufato,
sarebbe per òpua-ix^oq. Altri ricor- soffocato dal puzzo (ex-tufare^
rono a S-ptov foglia di fico. cfr. il frane, étouff'er) e quindi
Tripode, rpi-Troy? a tre piedi, tripus nauseato sazio, rù-fog indica al-
,

Lucr. 1 , 739. della mente


tresì^ quello stupore
Tritone, Tphorj antico dio marino. che è prodotto dal fumo e quindi
I Tritoni si raffiguravano poi si spiega il nome della malattia
metà uomini e metà pesci, e con tifo, accompagnata spesso da in-
la tromba che suonavano in torpidimento intellettuale e deli-
mare agli ordini di Nettuno. rio. Deriv. tifoide, tifoidea (febbre)
Trocheo, Tpo^aio; corrente, rapido, TU'vo-5tò/ig che ha l'aspetto di tifo

poi nome d' un piede metrico, Turibolo, composto di Suog nella


trochaeus Cic. de or. 3, 47, 182; forma latina tus, turis soggetta
agg. trocaico rpo^a'/ó; trochaicus al rotacismo (vedi pag. 41) e
Quint.9,4, 140. |3à/).w gettare, arnese per gettare
Trofeo, rpónatov segno del luogo fumo d'incenso.
dove i nemici fuggivano [rpoizr, Turno, vedi torno.
fuga). I primi trofei erano le
168 —

XJ

CIìtO) vedi oliva. Usma, o'7///3 odore, quindi la trac-

Urano, olpa-jóg cielo e il dio Cielo. '[


cia delle bestie seguita dai cani.
Deriv. Urania celeste, nome d'una Con la mutazione di 5 in r (cfr.
Musa. Poi i uranografla
comp. pag. 41). diviene orma.
olipvyo-'/pufiy.descrizione del cielo, Utopia, e. m. di oh TÓTco,- senza luogo.
agg. uranogradco uranoscopio, ;
Paese immaginario per cui To-
e. m. olipuvo-T/.o-iXo-j strumento per :
maso Moro compose una sua
osservare il cielo; uranoscopia, teoria legislazione e di go-
di
l'osservazione del cielo. verno. Da questo ora
dicesi uto
Uretra, oòp--/ìòpx canale dell'urina, pia qualsiasi progetto fantastico
urethra Cael Aur. chron. 5, 4, QQ. ^

e inapplicabile.
Deriv.ureirale. Da oupt- l'agg. ure- ;

tìco; cfr. dinreiico, ;

Vangelo, vedi evangelio. Mem. e Immag. del M. Evo 1

Velocigrafo, e. m. ibr. stromento da p- 386.


scrivere rapidamente. VeseoTO , Iru-a-Ao-noi ispettore , epi'
Veronica, Berenice
BiprM/.a. [-y.r,) scopus Tert de bapt. 17. ISei pri-
Catull. 66. Alcuni credono che la mi tempi cristiani era il sopra-
S. Veronica della leggenda me- intendente d' una piccola comu-
dievale sia una storpiatura di nità cristiana. Deriv. vescovile,
vera (con (stxwv) vera immagine vescovado, episcopio, episcopale
di Cristo. Cfr., Graf. Roma nelle

Zaffiro, aó-ufcipoi, sapphirusPììn. 37, del discorso, zeugma Donat. 395


119. 15 K = ligatio,annexio.
Zampogna, vedi sinfonia. Zigoma, cosa che con-
^u'/w/za
Zappa, probab. da a/unurn stro- giunge, sost. vb. da ^uy- in ar-
mento da scavare {^/.ùiznrj). Deriv. chitett. architrave, in medie, cla-
zappare, zappatore. vicola. Ora le due ossa laterali
Zefiro, i^-fjpog vento di nord-nord- della faccia, le cui eminenze si

ovest, zephyrus Lucr. 5, 7, 36 = uniscono all'osso frontale.


favonius. Zimbello, è il diminutivo di cym-
Zelo, i-nU;^ selus Vitr. 156, 10; cfr. balum, zó,y.j3a/ov (vedi cembalo).
gelosia. Deriv. zelare, zelante. Nel lat. med dicevasi cymhellum
Zendado, v. sindone. la campanella che chiamava i
Zenzero, zenzovero, gengiovo, Cty- monaci a refettorio. Quindi l'uc-
zingiheri Plin. 17, 27.
'li.('^tpii^ cello di richiamo.
Zeta, irixx lettera dell'alfabeto, zeta Zio, zia, ^sto; Sst'a, thius Isid. orig.
Auson, techn. de Ut. monos. 1 1
, 9,6.
significa fine nella frase dalV a Zizania, ^tC«v£ov lolio, erbaccia fra
alla zeta. biade, zìzanion plur. zizania
Zeugma, ^eS/z-ia cosa compiuta, fig. August. efjp. 119, 19.
- 169 -
Zizzola, vedi giuggiola. culto degli animali zootomia e.
:

Zodiaco, ?w5taxÓ5 (int. xux/05) agg. m. ?wo-T(3,u(a anatomia degli ani-


da ^cóJtov animaletto il cerchio
,
mali.
delle costellazioni che rappre- Zotico, il Ménage lo deriva da
sentano animali; agg zodiacale. esotico , exoticus ,
ma la z non
Zona^ fascia, cinto,
^ojyvj zona Plaiit. corrisponde mai ad a? ed è più
Pers. 155. verisimile che provenga da idio-
Zoo, ^wov animale, entra nei com- ticus, dioticuSf zoticus. Cfr, idiota
posti: zoologia e. m. ^ws-zoye'a dot- Zucca, secondo Ménage da otxua.
trina degli animali, zoologo, zoo- Diez manifesta il dubbio che sia
logico : zoofito ^wo-^uTóv animali- abbreviato e trasposto da cu-
che hanno aspetto e modi di cuzza (cuzucca , zucca) e questo
piante zooiatria e. ra. ^wo-^ar/ista poi è corruzione di cucurbita.
:

0>s^ L^ -'^»
(
INDICE

I. Degl'influssi greci che lasciarono tracce in italiano .


pag. \

II. Le trasformazioni delle parole greche entrate in italiano. » 27

III. Indice » 89
PC Zambaldi, Francesco
1582 Le parole greche dell'uso
G7Z3 italiano 2. ed.
1883

Due Date Bookmark

Robarts Library
DUE DATE:
Nov. 11,1993
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